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1| Gilbert 2015.
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Uno sguardo sulla storia della moda italiana del ventesimo secolo rivela un percorso
fatto di continuit, ma anche e soprattutto
di discontinuit. Fino alla prima met del
Novecento difficile parlare di una moda
italiana vera e propria, ma di esecuzione
di modelli di ispirazione francese, soprattutto per ci che riguarda la moda femminile. Solo a partire dagli anni Cinquanta si
afferma, con le sfilate di Firenze, una moda
italiana riconosciuta internazionalmente. I Cinquanta sono anche il decennio del
decollo industriale italiano, che costituisce
tanto il presupposto quanto la conseguenza
di una crescita di interesse da parte americana per la moda italiana. Sui successi fiorentini si creano le basi e si sviluppano le
possibilit di ci che avvenne pienamente
solo negli anni Ottanta, quando con linvenzione di un nuovo prt--porter degli
stilisti cio di una moda pronta ma attraente dal punto di vista estetico, autonoma stilisticamente e strutturalmente
dallalta moda e dalla Francia lItalia sancisce lingresso della moda come linguaggio
della cultura di massa.
Il periodo attuale si configura come
unulteriore soluzione di continuit. Da un
lato, per la moda italiana, si consolidano gli
attributi di sempre, come la qualit del prodotto, lartigianalit e la sapienza di mercato. Dallaltro sono in atto sostanziali ridefinizioni dellintero comparto del tessile e
moda. In particolare il rinnovamento delle
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i settori. Lincrocio tra arte, moda, celebrities, caratterizzante lattuale registro del
lusso, costituisce la piattaforma comune di
ogni iniziativa commerciale. Il desiderio
di consumo di ci che, in modo diverso per
diversi target, considerato lusso, ormai
riconosciuto come pratica di appartenenza, spesso di upgrading sociale, come gi
avevano ipotizzato, in un periodo storico
dominato dalle dinamiche di classe, i primi
sociologi (come Georg Simmel e Thorstein
Veblen) e come, successivamente, Jean Baudrillard ha compiutamente analizzato7. Su
un altro fronte la competizione con i Paesi
a minore costo del lavoro, la presenza nel
mondo di molte mode altrettanto attraenti
e pi sperimentali di quella italiana pensiamo al successo della radical fashion, dalla rivoluzione giapponese fino alla scuola
belga mettono in discussione, per motivi
diversi e talvolta opposti, il modello commerciale del made in Italy. Paradossalmente il prezzo accessibile non pi segno di
democratizzazione del lusso come era sta-
3| Merlo 2003.
4| Segre Reinach 2013.
5| Calefato 2003.
6| Appadurai 2011;
Douglas, Isherwood 2013.
7| Segre Reinach 2010.
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9| Kaiser 2010.
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Salvatore Nigordi producono tutto in Italia, con una forte attenzione alla ricerca e
alla progettualit di stampo internazionale.
Questi marchi, insieme ad altri invece gi
consolidati come Massimo Alba, Silvia Bisconti con Raptus & Roses e Rosa Aiuto con
Roses Roses, di ricerca come Irene Silvestri
con White Mouths, o di successo globale
come Arthur Arbesser, viennese formatosi
alla scuola di Giorgio Armani, oggi stilista
che produce in Italia il proprio marchio ed
anche direttore creativo di Iceberg si
caratterizzano per lapproccio unico e personale al made in Italy che va ben oltre la
dimensione nazionale. Anche Stella Jean,
Vivetta (Ponti), Andrea Incontri, Massimo
Giorgetti, Daniele Calcaterra, Andrea Pompilio, Fausto Puglisi, CO|TE, MSGM e molti
altri (vedi linteressante elenco di Pizzadigitale13) costituiscono esempi di inedite
interpretazioni di moda italiana come officina creativa, come influsso reciproco di
mentalit contrastanti e non come perpetuatrice di sistemi desueti. Una nuova moda
italiana in grado di suscitare interesse proprio perch riesce a comunicare, ancora una
volta, una promessa di differenza, anzi una
promessa di molte differenze. Tra i nuovi mercati di sbocco per la moda italiana
troviamo gli Stati Uniti, Paese cui si rivolge uno specifico fashion plan per incrementare la gi notevolissima esportazione di
moda14. Come dichiara il nuovo presidente
della Camera della Moda Carlo Capasa: La
moda italiana in una fase di rinascita ed
espansione prima di tutto culturale15. Non
un ritorno al passato, ma un modo nuovo
di valorizzare lantropologia vestimentaria,
la competenza e la competitivit italiane.
Collegata a questa tendenza la valorizzazione dei grandi archivi della moda. Molte
universit e istituzioni si stanno attivando
per far s che venga studiata la documentazione, quegli oggetti e quelle immagini che
costituiscono il patrimonio storico della
moda italiana. La ricerca in questo senso va
di pari passo con una necessit di mostrare
per esempio attraverso mostre che siano
tanto didattiche quanto di intrattenimento
e di storicizzare i momenti significativi di
un percorso che merita di essere analizzato
in tutta la sua complessit16. Mostre in cui
la moda si manifesta in quanto prodotto collettivo, culturalmente codificato e storicamente costruito. solo attribuendo il giusto
valore ai cambiamenti e alle costanti della
moda italiana, al suo rinnovarsi allinterno
di unidentit ben delineata e storicamente
fondata, seppure composita e fatta di molti
aspetti diversi, che si pu offrire ai giovani designer e alle aziende oggi presenti con
una proposta significativa sui mercati globalizzati, il supporto e il senso di continuit
storica necessari per procedere sulla strada
dellinnovazione e del riconoscimento.
10| Fortunati, Danese 2005;
Bertola 2008; Mora 2009;
Cavalli, Colombo, Mora 2013;
Colaiacomo 2006.
11| Frisa 2011.
13| http://www.pizzadigitale.it/
main/i-nuovi-designer-italiani/
15| www.cameradellamoda.it
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BIBLIOGRAFIA
10 anni di Dolce&Gabbana, Leonardo Arte,
Milano 1996.
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