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Giovanni Rossi*

Le istituzioni di Roma pagana e Roma cristiana nellopera


Del governo de i regni et delle republiche cos antiche
come moderne di Francesco Sansovino
Abstract Francesco Sansovino, a well-known polygraph active in Venice in the
second half of the 16th c., assembling previous works of different writers, composed the treatise Del governo de i regni et delle republiche cos antiche come moderne, a profile of different forms of government and political systems by various
ancient monarchies, empires, city-states. From the translation of Andrea Fiocchis
and Ottaviano Vestris works a double focus is proposed on Rome, describing ancient Romes as well as Pontifical Romes religious and civic institutions, without
expressing any preference.
Key words: Francesco Sansovino, political treatise, Andrea Fiocchi, Ottaviano Vestri, ancient and Pontifical Rome
Riassunto Franceco Sansovino, poligrafo attivo a Venezia nella seconda met del
Cinquecento, compose riunendo opere precedenti di vari scrittori il trattato
Del governo de i regni et delle republiche cos antiche come moderne, un panorama
di forme di governo e sistemi politici diversi. Ricorrendo a opere di Andrea Fiocchi
e di Ottaviano Vestri, a Roma dedicata una duplice trattazione: sono descritte le
istituzioni religiose e civili sia di Roma antica sia della Roma pontificia, evitando di
dare un giudizio a favore delle une o delle altre.
Parole chiave: Francesco Sansoverino, trattato politico, Andrea Fiocchi, Ottaviano Vestri, Roma antica e Roma pontificia

Universit di Verona.

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Giovanni Rossi

1. Nato a Roma nel 15211, Francesco Sansovino lascia la citt natale nel 1527,
dopo il sacco delle truppe imperiali, seguendo il padre, il celebre architetto e scultore fiorentino Jacopo Tatti, che si stabilisce a Venezia. Cresciuto nella citt lagunare e nutrito di una educazione di stampo umanistico, il giovane Francesco ubbidisce senza entusiasmo quando per scelta paterna viene inviato nel 1536 a Padova a
studiare diritto: gli anni universitari saranno in effetti dedicati molto pi a coltivare
i suoi interessi letterari, aderendo allAccademia degli Infiammati ed entrando a
far parte dei circoli intellettuali patavini, che non agli studi giuridici, seguiti assai
svogliatamente. Trasferitosi a Bologna nel 1541-42, egli si addottora finalmente in
diritto civile (non anche in diritto canonico) nello Studium felsineo nel 1543.
Tornato quindi a Venezia, Sansovino esercita controvoglia la professione
forense, sperando tuttavia di potersi dedicare per intero alle lettere: loccasione sembra presentarsi con lelezione al soglio pontificio di Giulio III, al secolo
Giovanni Maria Del Monte, che lo aveva tenuto a battesimo; nel 1550 egli torna
quindi a Roma, carezzando il disegno di ottenere un impiego presso la Curia
pontificia, ma i suoi progetti non si realizzano e nel 1552 fa ritorno definitivo a
Venezia senza aver ottenuto risultati concreti, cedendo ai richiami paterni. Accantonate le velleit di fare carriera nella Curia romana, Francesco nel 1554 si sposa
e prende in quello stesso anno la decisione che segner la sua vita: abbandona
lavvocatura e si d alle lettere, seguendo la sua vera vocazione e cos realizzando
il suo antico proposito.
Della sua scarsa inclinazione alla giurisprudenza e della svolta esistenziale del
1552-54 dar conto molti anni dopo nella lettera autobiografica indirizzata a Gianfilippo Magnanini, segretario di Cornelio Bentivoglio, nel dicembre del 1579, pubblicata poi da lui stesso in appendice a una nuova edizione de Il segretario:
[...] impedito dalla troppa frettolosa voglia di mio padre, posto alle leggi in
Padova prima, et poi in Bologna, consumai il tempo assai vanamente, non
essendo io punto inchinato alle leggi; alla fine ritornato a Venetia, et fatto
giurisconsulto di titolo, ma di pensiero pi tosto ognaltra cosa, che avocato,
1
In un panorama di studi molto povero sul Nostro, utili cenni in C. Di Filippo Bareggi,
Il mestiere di scrivere. Lavoro intellettuale e mercato librario a Venezia nel Cinquecento, Roma,
Bulzoni, 1988, pp. 64-68, 101-3, 250-51. Per un profilo complessivo del letterato e dellintellettuale, pur se in una prospettiva particolare, E. Bonora, Ricerche su Francesco Sansovino
imprenditore librario e letterato, Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 1994,
in part. pp. 11-62, sul periodo della formazione. Anche se inevitabilmente invecchiato sotto
certi aspetti, il profilo dedicato al Sansovino dal Cicogna ancora degno di attenzione, per la
ricchezza dellinformazione e per alcuni giudizi meritevoli di attenta riconsiderazione: Delle
inscrizioni veneziane raccolte ed illustrate da Emmanuele Antonio Cicogna, vol. IV, Venezia,
Presso Giuseppe Picotti Stampatore, 1834, pp. 31-91; ancora utile pure G. Sforza, Francesco
Sansovino e le sue opere storiche, Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino, s.
II, XLVII (1897), pp. 27-66.

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o dottore, me ne tornai a Roma, in tempo, che Giovanni Maria de Monti fu


fatto papa [...]2.

Inizia cos la sua poliedrica e vivacissima attivit in campo letterario ed editoriale, che gli ha guadagnato presso gli storici moderni lappellativo di poligrafo,
tanto appropriato quanto in realt riduttivo di fronte al suo proteiforme impegno di scrittore, che pure non esaurisce affatto la sua operosit. Di volta in volta
Francesco ci si presenta quale consulente editoriale, curatore di edizioni di opere
altrui, traduttore di opere latine, commentatore di autori italiani ormai classici,
scrittore, oltre che imprenditore in proprio (dal 1560 al 1575) nella sua bottega di
editore/stampatore Alla luna crescente3.
Sempre nella lettera citata, Sansovino, ormai non pi giovane, cercando di redigere un bilancio della sua vita, enumera i suoi scritti, raccogliendo il frutto della
sua operosit scrittoria in tre categorie: le composizioni, le traduzioni e le raccolte.
Egli redige secondo tale criterio un nutrito elenco, che annovera quasi quaranta
opere4, ma il totale sicuramente molto pi alto, ammontando secondo laccurata
cernita del Cicogna a pi del doppio, specie ove si sommino anche quelle stese
in seguito, negli ultimi quattro anni di vita, nonch gli scritti inediti5. Quasi ogni
campo dello scibile vi considerato: grammatica, retorica e oratoria, medicina e
politica, storia e diritto, agricoltura e poesia, attraverso lantologizzazione e lannotazione ovvero la traduzione di autori antichi e moderni, ma anche mediante
la stesura ex novo di trattati dedicati a quelle materie che potessero riscuotere
linteresse e il favore del pubblico. Siamo di fronte infatti a una manifestazione
estrema dellenciclopedismo di matrice umanistica, che nella versione della polimatia del tardo Cinquecento ha ormai perso gran parte della profondit originaria,
per guadagnare tuttavia in latitudine e in capacit di coinvolgimento di una platea
sempre pi vasta di lettori, giovandosi dei volgarizzamenti dal latino e dal greco e
sfruttando anche le potenzialit di divulgazione e di disseminazione culturale ad
ampio spettro insite nella diffusione della stampa a caratteri mobili.
In questa sede concentreremo lattenzione sullopera intitolata Del governo de
i regni et delle republiche cos antiche come moderne libri XVIII6, che rientra nel
filone dispirazione politica, nel quale possiamo annoverare quantomeno anche la
2
Francesco Sansovino, Del secretario, libri VII, nel quale si mostra et insegna il modo di scriver lettere acconciamente et con arte, in qual si voglia soggetto..., in Venetia, appresso Bartolomeo
Carampello, 1596, ff. 219r-222r: 219v.
3
A tale attivit imprenditoriale associa poi anche il figlio Iacopo, che la tiene in vita fino al
1582.
4
Cfr. Francesco Sansovino, Del secretario, f. 220r-21r.
5
Cfr. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, pp. 40-87: le opere date alle stampe risultano 87,
mentre il totale arriva con gli inediti a 97.
6
Il titolo presenta qualche marginale variazione nelle diverse edizioni dellopera, di cui
diremo infra.

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raccolta di massime I concetti politici (1578); ci limiteremo per il resto a osservare


che Sansovino, a dispetto della conclamata estraneit al diritto, ha al suo attivo
anche opere di contenuto strettamente giuridico, quali la traduzione in volgare
delle Istituzioni di Giustiniano (1552) e il trattato in forma dialogica in cinque libri
dedicato a Lavvocato (1554), che descrive nel dettaglio e con grande attenzione
alla pratica quotidiana lesercizio della professione forense a Venezia7: in entrambi
i casi traspare lo sforzo consapevole di fornire informazioni spiccatamente tecnicogiuridiche a una platea pi vasta di quella degli addetti ai lavori, puntando con
decisione sullutilizzo della lingua volgare a fini di alta divulgazione in campo giuridico con pi di un secolo di anticipo rispetto al Dottor Volgare di Giovan Battista
De Luca.
2. La pubblicazione del composito scritto Del governo de i regni et delle republiche presenta una storia abbastanza complessa, su cui opportuno soffermarsi:
la prima edizione risale al 1561 e sin dal titolo se ne indica larticolazione in XVIII
libri, corrispondenti ad altrettante realt politico-istituzionali prese di volta in volta in considerazione, tra antichit e tempi moderni. Ledizione del 1567 (anchessa
veneziana, come la prima e le altre che citeremo) contiene invece XXI libri, come
anche quella del 1578, mentre lultima redazione curata dallautore, data alle stampe nellanno stesso della sua morte (1583), consta di XXII libri (con mutamenti
minimi nel titolo, gi comparsi nelled. precedente: Del governo et amministratione
di diversi regni, et republiche, cos antiche, come moderne, libri XXII). La singolarit
dellopera non per data dalla crescita costante della sua mole, segno evidente
dellinteresse che la materia rivestiva per Sansovino, ma anzitutto dal fatto che
siamo di fronte a un centone di trattazioni per la maggior parte scritte da autori
diversi dallintraprendente e iperattivo Francesco. Un contenitore di descrizioni
di stati antichi e moderni assai diverse tra loro, poste in relazione soltanto in virt
dellidea di confrontare leffettivo assetto dei pi rilevanti ed esemplari modelli
istituzionali forniti dalla storia, sulla base di due elementi discretivi oggettivamente
valutabili: la forma di governo monarchica o repubblicana e lepoca storica nella
quale quegli stati sono fioriti. Il confronto avviene quindi su base diacronica (stati
antichi e moderni) oltre che sulla base del tipo di regime politico (regni e repubbli7
Francesco Sansovino, Lavvocato. Dialogo diviso in cinque libri ne quali brevemente si contiene in materia delle cose del Palazzo Veneto, quanto si legge nella seguente facciata, con la pratica
et con lAuttorit di tutti gli offitii cos di san Marco come di Rialto, Venezia, 1554. noto il giudizio negativo espresso da Piero Calamandrei su questopera, di cui volle farsi peraltro editore
(si veda Francesco Sansovino, Lavvocato e Il segretario, a cura di P. Calamandrei, Firenze, Le
Monnier, 1942, con la Prefazione del giurista fiorentino alle pp. 7-64), ma tale giudizio ci pare in
realt pi significativo per ricostruire il pensiero del Calamandrei che per impostare una fondata
critica sul piano storico-giuridico del testo cinquecentesco.

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che). Troviamo cos alcune celebrate realt politiche antiche (Sparta, Atene, Roma
antica) accostate ai grandi regni europei moderni, ormai strutturati su una solida
base nazionale (Francia, Inghilterra, Spagna), insieme ad alcuni imperi del Vicino
Oriente (limpero turco e quello persiano), tradizionalmente adottati quale utile
pietra di paragone per valutare la bont delle istituzioni occidentali, e infine un
certo numero di citt-stato, a vocazione mercantile e tradizionalmente rette in forma di repubblica da oligarchie patrizie (quali Venezia, Ragusa, Genova, Lucca)8.
Finalit e significato dellopera sono enunciati direttamente dal Sansovino nella
epistola prefatoria A lettori, premessa alla prima edizione (uscita dai torchi dello
stesso Francesco, divenuto lanno prima anche editore in proprio); il fine quello
di offrire al lettore materiali informativi, attendibili e selezionati, per permettergli di formarsi autonomamente un giudizio in merito alla migliore organizzazione
politica e amministrativa della respublica. Lautore marca dunque una diversit di
impostazione e dintenti rispetto ad Aristotele e agli altri scrittori di cose politiche,
sia classici che moderni: non si tratta infatti di elaborare e proporre un modello perfetto, ma puramente teorico, frutto di riflessione dottrinale, da accostare a
quelli celebri della tradizione filosofico-politica occidentale, da Platone a Marsilio
da Padova, bens di formar una nuova politica, mettendola in pratica, cio di
rendere possibile un confronto fattuale di ordinamenti storicamente datisi, cos
nel passato come nel presente, sperimentati nella concretezza del divenire storico
e dellazione politica di governo, rinunciando a una ripetitiva rimasticazione della
trattatistica aristotelica e scolastica:
Lintention mia nel presente volume questa, che havendo Aristotele et molti
altri scrittori, chi per una via, et chi per unaltra, trattato il modo de governi
de principi et delle republiche con varie maniere differenti luna dallaltra,
ho voluto anchio formar una nuova politica, mettendola in pratica, con descriver i governi a punto come essi stanno, parte vecchi et parte nuovi che
vivono9.

La riprova si trae dallo stesso titolo, che nella seconda parte recita: libri XVIII,
ne quali si contengono i magistrati, gli offici, et gli ordini proprii che sosservano ne
predetti principati. Dove si ha cognitione di molte historie particolari, utili et necessarie al viver civile10. In questo modo luomo fornito delle qualit adatte per occupar8
Ecco lelenco completo, nellordine delledizione del 1561: Roma (moderna), Francia,
Germania, Inghilterra, Spagna, Turco, Persia, Tunisi, Venetia, Roma (antica), Svizzeri, Ragugi,
Sparta, Genova, Athene, Fez, Lucca, Utopia. Circa linserimento della Repubblica di Utopia,
Sansovino precisa, ancora nella epistola A lettori: Lultima republica dUtopia tutta finta,
ma bella in effetto, et per la ho voluta metter nellultimo luogo.
9
Francesco Sansovino, Del governo de i regni et delle republiche cos antiche come moderne..., in Venetia, appresso Francesco Sansovino, 1561, epistola A lettori.
10
Ancora pi completo ed esplicito, quanto ai destinatari, il sottotitolo delled. del 1583

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si del bene comune e mosso dalla giusta aspirazione a concorrere alla vita pubblica,
sulla base dunque di un interesse non solo teorico ma anche pratico per lesercizio
dellattivit politica, pu raggiungere il vero sapere e la vera prudenza politica.
Questi si identificano infatti, a giudizio del Sansovino, nella bella cognition de gli
stati, delle leggi, de costumi, e de modi del vivere che usano gli uomini in diverse
parti del mondo e in tale prospettiva la messa a punto di materiali informativi affidabili ed esaurienti resi accessibili a un pubblico pi vasto di quello della ristretta
cerchia dei dotti di professione assume una importanza decisiva per allargare la
base di quanti possono contribuire con cognizione di causa al governo della respublica. Si tratta perlopi di borghesi economicamente abbienti e attivi nella loro
comunit, meritevoli per doti personali ed eminenti per censo ma impediti nelle
loro aspirazioni ad impegnarsi nella vita politica da una formazione culturale priva
di conoscenze di prima mano relative alla filosofia morale e al diritto, perch ignari
di latino e greco e lontani dal mondo degli studi universitari. Loperazione editoriale condotta dal Sansovino (nei molteplici ruoli assunti contemporaneamente
dal versatile intellettuale: di selezionatore di testi altrui, di traduttore dal latino, di
scrittore, di editore) mira in tal modo a render possibile lampliamento del numero
dei potenziali soggetti coinvolti nella politica attiva e chiamati a ricoprire ruoli di
responsabilit nelle istituzioni e consentire anche ai membri delle lites borghesi
cittadine di assumere quelle cariche11, le quali richiedono una formazione specifica, ancorch semplificata, adeguata alla loro importanza:
[...] da questo libro se ne trarr questo utile, che discorrendo il lettore hor
sopra un governo, hor sopra laltro, potr agevolmente discernere quel che
sia bene, et quel che sia male nelluno et nellaltro, et in conseguenza formare
a suo modo un pi corretto et con migliore ordine, secondo il suo giudicio,
o il suo volere12.

Di rilievo in tal senso laccostamento endiadico di sapere e prudenza operato da Sansovino, dove teoria e prassi si fondono armonicamente: la conoscenza
teorica ma non astratta n autoreferenziale deve quindi unirsi alla capacit
di giudicare rettamente uomini e situazioni in virt di unampia esperienza delle
cose del mondo. Non a caso la prudentia, virt politica per eccellenza, lattributo
(quasi identico a quello della II e della III): Libri XXII, ne quali si contengono diversi ordini, leggi, magistrati, usanze, costumi, et altre cose notabili, appartenenti alla historia, utili ad ogni huomo
di Stato et civile, et buone cos a tempi di pace, come di guerra.
11
Ci sembra difficilmente contestabile, in una prospettiva di lunga durata; tale evoluzione,
del resto, non si pone necessariamente in contrasto con la tendenza allaccentramento del potere
(sempre pi connotato come assoluto) nelle mani del principe, lungo tutta lepoca moderna: i
due fenomeni in effetti possono coesistere, entro un processo di costruzione dello Stato moderno che ormai sappiamo esser stato molto complesso e articolato.
12
Francesco Sansovino, Del governo de i regni et delle republiche, epistola A lettori.

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tipico condiviso sia da quanti coltivano la filosofia morale e sia dai cultori della
giurisprudenza. Assistiamo cos a un recupero di lemmi e di concetti tradizionali
del pensiero politico-giuridico antico e medievale che sfocia per in una loro consapevole (almeno entro certi limiti) risemantizzazione, una riattribuzione di senso
in chiave rinascimentale, che cerca di far tesoro della sedimentata plurisecolare
riflessione filosofica (e anche giuridica) e al contempo mira a darle un significato
nuovo (in verit in parte contrastante e incompatibile con quello elaborato da tale
tradizione) alla luce (anche) delle novit introdotte dalla rivoluzionaria analisi machiavelliana dedicata al potere, ai modi in cui lo si ottiene e lo si esercita. La visione
del Segretario fiorentino si mostra in effetti alternativa a quella della tradizione sia
nei contenuti che nella forma, perch radicalmente antiaccademica13 e tutta tesa
alla lettura in chiave politica dei fatti storici, in vista della estrapolazione da essi
di regole di condotta e princpi di comportamento per il principe, sorta di speculum principis rovesciato, mediante la valorizzazione della storiografia romana quale
base conoscitiva indispensabile per tale operazione14.
A tale esempio di riuso a fini pratici della storia pare tendere anche Sansovino
in questopera, rigettando il primato di una preparazione politica eminentemente
teorica e cercando di colmare la distanza tra chi governa la respublica (o aspira a
tale ruolo), sovente ignaro di teorie filosofiche non meno che di dottrine giuridiche, e chi riflette su tale attivit, perlopi senza una qualsiasi incidenza concreta
sulla prassi di governo: cos la conoscenza approfondita dei diversi ordinamenti
storicamente esistiti si aggiunge alla riflessione sugli ordinamenti ideali, e in fondo
viene preferita a questultima, per la maggiore aderenza alla realt fattuale e la
maggiore valenza esemplare posseduta dai modelli storici. Come accennato sopra,
anche possibile scorgere qui in filigrana leffetto del pensiero di Machiavelli, o al13
Anche Sansovino tiene a rimarcare la propria distanza dai metodi scolastici ancora correntemente in uso nelle Universit: Et avegna che io non sia proceduto con quelle distintioni
et con quelle diffinitioni et con quelle divisioni che si ricercano nelle scritture importanti a
questa materia [...] (ivi); quella che potrebbe apparire una carenza di rigore scientifico nel
metodo adottato diventa cos il segnale di un diverso approccio alla materia, che rifugge volutamente dalla metodologia tradizionale, certo ben conosciuta dallautore, divenuto doctor legis
a Bologna.
14
Laspirazione a una possibile conciliazione del sapere tecnico-giuridico tradizionale di
Bartolo e del nuovo linguaggio politico di Machiavelli si ricava dallo scritto sansoviniano riproposto ora in L. Sartorello, Le due repubbliche. Bartolo e Machiavelli in un dialogo inedito di Francesco Sansovino. Con ledizione del Dialogo della pratica della ragione, Firenze, Centro Editoriale Toscano, 2010 (ledizione del testo alle pp. 103-81). Leditore moderno, tuttavia, partendo
dalla rilettura delloperetta giovanile del Sansovino rimasta inedita (particolare oggettivamente
non irrilevante, data la sua frenetica attivit editoriale), sviluppa tale chiave interpretativa in
modo troppo schematico e assiomatico, esagerandone loggettiva portata (nel pensiero del Sansovino stesso e soprattutto nellambito delle dottrine politiche del suo tempo). Cfr. ora, in una
prospettiva pi strettamente filosofico-morale, M. Marassi, Francesco Sansovino e la prudenza,
Studi Umanistici Piceni, XXXIV (2014), in corso di stampa.

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meno una sintonia di fondo con esso, l dove il Segretario fiorentino ragiona delle
vicende politiche e dellassetto istituzionale di Roma antica seguendo la narrazione
di Livio e riporta lesito delle osservazioni tratte dallo studio della historia rerum
gestarum alla prassi politica degli stati moderni, rinunciando alla sovrastruttura
teorica dei modelli filosofici, tanto classici quanto medievali. Lesempio proposto
dal Sansovino significativo in tal senso: il modello di huomo eccellentissimo et
astutissimo nelle cose de maneggi del mondo individuato non casualmente in
Ulisse. La prudenza, figlia dellesperienza, e quindi il vero sapere filosofico derivano infatti alleroe greco dai lunghi viaggi e dagli incontri che essi hanno propiziato,
non dalle conoscenze libresche: egli
non filosofo per havere egli studiato, ma pratico per haver veduto molti popoli et molti costumi di genti, da quali senzalcun dubbio lhuomo apprende
pi in poco tempo, chegli non fa in molto leggendo15.

Le nozioni offerte dallopera del Sansovino, inoltre, consentendo al lettore


di acquisire uninformazione completa sugli ordinamenti di diversi paesi in varie
epoche, permetteranno a costui di farsi onore mostrando la padronanza di tali
conoscenze ed utilizzandole appropriatamente ne suoi ragionamenti: il rimando
evidente al gusto della conversazione tanto brillante quanto dotta che si afferma
nelle corti cinquecentesche e da l si diffonde nella societ, rendendo indispensabili testi informativi di buon livello come quelli scritti, ovvero assemblati, dal
nostro poligrafo. In quella evoluzione, in atto lungo il XVI secolo, che conduce
dai dialoghi de Il Cortegiano di Baldassarre Castiglione, ambientati a corte, alla
Civile Conversazione di Stefano Guazzo, che propone un modello accessibile a
strati pi ampi della societ, si colloca anche loperazione informativo-divulgativa
sansoviniana, che offre gli indispensabili materiali per dare sostanza ai contenuti di
quei conversari16. Tali notazioni valgono in generale per tutta lattivit letteraria del
Sansovino e a maggior ragione possono ripetersi per lopera qui analizzata.
3. Bisogna peraltro chiarire come, a nostro avviso, tutto ci rivesta un sicuro
interesse, ma non basti certamente a fare di Francesco Sansovino un raffinato e
ascoltato teorico della politica, dalle idee rivoluzionarie e precorritrici dei tempi17:
Francesco Sansovino, Del governo de i regni et delle republiche, epistola A lettori.
[...] qualunque huomo si sia potr con agevolezza saper quali ordini, quai magistrati,
quali auttorit hanno gli offici di tante citt nobili et illustri che son potenti a d nostri per imperio, et per grandezza di stato [...]: ivi.
17
Cfr. in tal senso lattribuzione davvero troppo generosa al Sansovino della anticipazione
del concetto bodiniano di sovranit, secondo R. De Mattei, Il pensiero politico italiano nellet
della Controriforma, I, Milano-Napoli, Ricciardi, 1982, pp. 146-47 (difficile da sostenere anche
15
16

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forse pi esatto attribuirgli in questa materia come in altri campi dello scibile
nei quali si cimentato, dimostrando sempre sicura competenza ed ottenendo un
buon successo di pubblico una prensile capacit di cogliere i tratti salienti dellevoluzione culturale in atto nel pieno Cinquecento, facendosene efficace interprete,
pur con tratti chiaramente percepibili di scarsa originalit e talora di superficialit,
in fondo per definizione insiti nel progetto culturale di alta divulgazione perseguito. Ci non toglie che la ricchezza di riferimenti che caratterizza le sue opere e la
capacit di attingere a un patrimonio di conoscenze molto ampio e variegato per
dare sostanza alla sua attivit di divulgatore ne abbia determinato la fortuna anche
presso autori di grande spessore, quali Jean Bodin18.
Basti considerare la sua onesta e disarmante ammissione di aver disposto la
materia Del governo de i regni et delle republiche senza un ordine precostituito,
collocando le trattazioni sui diversi stati secondo che elle mi son venute di mano
in mano; in unepoca che fa della dispositio una delle sue principali preoccupazioni, in vista di una compiuta riforma del sapere, per troncare anche per quella via
i resistenti legami con la cultura medievale19, appare degno di nota leggere laffermazione per cui noi non habbiamo servato ordine nel por prima luna che laltra,
poiche tutte riguardano a un fine.
In ogni modo, proprio in virt di un interesse non episodico del Sansovino
per i temi politici, lopera viene completata inserendo nelle edizioni successive la
descrizione di nuovi stati: prima la Polonia, il Portogallo e Norimberga e infine
anche il regno di Napoli. Una attenzione costante nel tempo che induce lautore
anche a cambiare lordine dei libri, oltre che a mutare di volta in volta il dedicatario
dellopera. La novit di maggior rilievo per unaltra: infatti le nuove edizioni
non recano pi lindicazione esplicita, riportata nellindice, degli autori delle singole trattazioni sui diversi stati, da cui era possibile ricavare che soltanto la descrizione delle istituzioni di Ragusa, Genova e Lucca stata effettivamente redatta
dal Sansovino stesso. Probabilmente a tale scelta di tacere loriginale paternit dei
singoli libri si deve anche la scomparsa dellepistola prefatoria ai lettori, che vi
faceva invece ampio riferimento. Una simile disinvolta operazione di appropriazione di scritti altrui (o, quantomeno, di cosciente rimozione di ogni riferimento ai
perch le pagine sulla corte di Francia non sono scritte da Francesco, ma da lui riprese dallopera
di Vincent de La Loupe: cfr. infra).
18
Sul recupero di spunti tratti dal Del governo de i regni et delle republiche di Sansovino
da parte del giurista francese cfr. P. Carta, Magistrature repubblicane e comparazione giuridica
nellopera di Francesco Sansovino, Il Pensiero Politico, XL (2007), pp. 283-300; larticolo si
dedica poi allanalisi della descrizione, di mano dello stesso Francesco, delle istituzioni politiche
di Ragusa, Genova e Lucca.
19
Sul tema della dispositio, considerato dal punto di vista della riforma rinascimentale della
scienza giuridica, cfr. le pagine illuminanti di R. Orestano, Introduzione allo studio del diritto
romano, Bologna, il Mulino, 1987, in part. pp. 579-90.

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reali autori dei vari contributi), pur configurandosi senzaltro tecnicamente come
plagio, deve comunque essere ricondotta alla sensibilit dei letterati e al costume
editoriale correnti allepoca.
Nel pieno Cinquecento, infatti, si assiste a una involuzione dei metodi compositivi umanistici; nel XV secolo alcuni dei maggiori esponenti della nuova corrente culturale, come ad esempio Leon Battista Alberti e Biondo Flavio, si erano
largamente affidati a un riuso creativo delle fonti del passato (non solo di quelle
classiche, ma anche di un cospicuo numero di riconosciute auctoritates medievali),
con la creazione di composizioni a intarsio, o musive che dir si voglia, che innestano con naturalezza e insospettabile frequenza brani altrui nel tessuto della nuova
opera. Quello che in origine era un modo di dialogare e insieme rivaleggiare con
gli amati classici allinsegna di una esibita intertestualit che diventava cifra stilistica e metodo compositivo in un raffinato e sapiente gioco allusivo di citazioni e
rimandi non dichiarati ma ben evidenti agli occhi dei non meno dotti lettori non
impediva tuttavia di giungere alla creazione di opere innegabilmente originali, nonostante limpiego ingente di materiali mutuati de verbo ad verbum da autori pi
antichi, inserito senza troppe preoccupazioni per la salvaguardia delloriginaria
paternit.
Tutto ci diventa invece, un secolo dopo, unoperazione qualitativamente ben
diversa e decisamente pi discutibile sia sul piano culturale che su quello etico.
Schiere di volgarizzatori, divulgatori, scrittori enciclopedici sono al lavoro per recuperare intere sezioni del sapere accumulato nelle epoche anteriori attingendo
alla migliore letteratura specializzata e rimetterlo in circolo entro nuovi contenitori, pur se immutato nella sostanza e nella forma; si tratta di autori di opere sovente di assai scarso valore intrinseco, che riproducono entro i propri scritti parti
cospicue di opere altrui: gi tale modalit di estrapolazione e fagocitazione, che
rinuncia a procedere in base a una scelta accurata e autoriale dei passi da riusare
per inglobare interi capitoli e libri, indica che assai spesso di tratta di volgare plagio
e non di una forma di omaggio implicito compiuto con originalit di contenuti.
Questa pratica stata ben studiata con riguardo a taluni autori, che sono stati pi
di altri capaci di innalzarsi, nonostante tutto, al livello di una apprezzabile dignit
letteraria: si pensi alle enciclopedie composte da Tomaso Garzoni, traboccanti
di informazioni concernenti le pi svariate discipline, frutto di un assemblaggio
neppure mascherato di materiali ripresi da altri scrittori20.
Anche Sansovino, pur collocandosi tra i migliori esponenti della variegata e
nutrita coorte dei poligrafi e degli enciclopedisti tardorinascimentali, partecipe
20
Tomaso Garzoni, La piazza universale di tutte le professioni del mondo, a cura di P. Cherchi e B. Collina, 2 voll., Torino, Einaudi, 1996. In merito si veda P. Cherchi, Enciclopedismo e
politica della riscrittura: Tommaso Garzoni, Pisa, Pacini, 1980; nonch Id., Polimatia di riuso.
Mezzo secolo di plagio (1539-1589), Roma, Bulzoni, 1998.

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Roma pagana e Roma cristiana nellopera Del governo de i regni et delle republiche cos antiche come moderne

di tale temperie culturale e condivide simile impostazione di fondo, tanto che talora non pare scorgere il confine tra citazione, riuso e plagio. Infatti, pur avendo
distinto nella epistola gi citata tra composizioni (proprie) e raccolte (di scritti
altrui), non esita a inserire tra le prime Il governo de i regni et delle republiche,
dimentico del fatto di poter vantare soltanto lidea del confronto tra i diversi ordinamenti e la scelta degli autori dai quali attingere le singole descrizioni, insieme
alla traduzione in volgare di quelle opere in latino che non ha trovato gi tradotte
da altri (oltre alla stesura di appena tre brevi capitoli, come abbiamo visto).
Le opere alle quali Francesco Sansovino attinge sono le pi varie e spesso le
pi recenti, a dimostrazione della sua ampia cultura e dellinteresse non occasionale per i temi istituzionali. Ci soffermiamo qui, e.g., soltanto sui capitoli dedicati a
Francia e Inghilterra. Per la Francia la fonte prescelta uno scritto del magistrato
e giurista transalpino Vincent de La Loupe (che pubblica con il nome latinizzato
in Vincentius Lupanus)21, che era uscito a stampa pochi anni prima: i Commentarii de magistratibus et praefecturis Francorum, edito in latino in II libri nel 1551 e
poi ancora nel 1553, 1557, 1560, con revisioni e laggiunta di un III libro, e altre
svariate volte a partire dal 1553 in francese, con il titolo Des dignitez, magistrats, et
offices du royaume de France22. Per lInghilterra si propone la ricostruzione offerta
da Giulio Raviglio Rosso, ferrarese, nella Historia delle cose occorse nel Regno dInghilterra, in materia del Duca di Notomberlan dopo la morte di Odoardo VI, scritto
nel 1554 ed edito a Venezia nel 1558 e poi a Ferrara nel 1560 (ed ancora nel 1591),
con il titolo I Successi dInghilterra dopo la morte di Odoardo sesto fino alla giunta in
quel regno del Sereniss. don Filippo dAustria principe di Spagna23. Verosimilmente
laccurata descrizione del Rosso delle vicende del 1553-54 e del matrimonio di
Maria, regina dInghilterra, con Filippo, figlio dellimperatore Carlo V e principe
di Spagna, deriva dallaver egli fatto parte della delegazione inviata da Venezia
oltremanica in occasione delle nozze, avvenute il 25 luglio 1554.
I nomi di rilievo nel panorama culturale dellepoca ai quali Sansovino ricorre per dar corpo alla sua opera sono molti: tra gli altri, Gaspare Contarini per
Venezia, Paolo Giovio per la Persia, Alfonso de Ulloa per la Spagna. Il lavoro di
rimaneggiamento, scorciamento, traduzione sembra per talora sfuggire al pieno
La Loupe palesa inoltre spiccati interessi storici e politici, quale autore anche delle In
Cornelii Taciti annalium libros XVI. qui extant... Annotationes, edite dal 1556, seguite poi nel
1560 da Annotationes agli autori della Historia Augusta.
22
O simili: ledizione del 1572 reca lintitolazione Origine des dignitez, magistratz, offices et
estats du royaume de France.
23
In verit ledizione veneziana non apparve sotto il nome del Rosso, che per la rivendic
come propria gi nelle pagine di quella ferrarese (cfr. la lettera a discreti lettori premessa alla
trattazione, dove lamenta la disinvolta operazione editoriale compiuta ai suoi danni dai membri
dellAccademia veneziana). La paternit dellopera, che stata discussa nellOttocento, ormai
viene comunemente assegnata al Rosso. Sansovino si basa dunque sulla recentissima II edizione,
poich nel 1561 indica appunto Giulio Raviglio Rosso come autore.
21

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controllo del nostro poligrafo, che pare perdere di vista in qualche caso il dato
oggettivo dei rispettivi apporti: cos sullimpero turco la fonte dichiarata nel 1561
quella Delle istorie e origine de principi de Turchi, ordine della corte, loro rito e
costumi (Lucca 1550, con varie riedizioni e aggiustamenti del titolo) composte dal
monaco costantinopolitano Theodoro Spandugino, giunto in Italia dopo la caduta
della capitale dellimpero bizantino in mano ai Turchi; Cicogna tuttavia nota a
ragione che il libro sansoviniano Del governo della corte del Turco invece tratto
con tutta evidenza da unaltra opera, dato che riporta quasi alla lettera il II libro
dei Libri tre delle cose de Turchi, del notaio Benedetto Ramberti24. Circa la descrizione del governo della Repubblica di Venezia, ancora Cicogna rileva che dellopera di Gaspare Contarini De magistratibus et Republica Venetorum, in cinque libri,
Sansovino (che gi aveva dichiarato la sua insoddisfazione per la traduzione in
volgare utilizzata) ha per un verso saltato parti intere e per un altro ha intercalato
tra le pagine della sua fonte il terzo libro del suo Lavvocato (peraltro a sua volta gi
debitore dellopera contariniana)25.
4. Uno degli aspetti pi originali e insieme meno messi in rilievo nellimpostazione sansoviniana, fondata sulle potenzialit conoscitive della storia e della
comparazione, riguarda il confronto, su tali basi reso ormai possibile, tra la Roma
dellantichit pagana e quella dellet moderna, centro della cattolicit.
Il lungo e faticoso lavoro di recupero della conoscenza delle istituzioni di Roma
antica, della sua organizzazione giuridico-politica ma anche religiosa (soprattutto
relativamente al periodo arcaico, quello monarchico, e al periodo repubblicano) si
sviluppa nel Cinquecento lungo due filoni contigui e concorrenti: uno pi prettamente storico (con una ulteriore diramazione pi spiccatamente storico-giuridica),
destinato a sfociare nel grande affresco tracciato nellopera di Carlo Sigonio (il suo
De antiquo iure civium Romanorum fu dato alle stampe nel 1560), e uno pi filosofico-politico, attento a ricavare dai fatti storici e dagli istituti giuridici dei modelli
di organizzazione politica della respublica, utili per trarne elementi di riflessione
teorica e soprattutto concreti paradigmi istituzionali per lEuropa moderna (dando luogo a una delle molte versioni dellidea della storia come magistra vitae)26. In
questo contesto la ricognizione delle magistrature romane rappresenta una tappa
obbligata in vista del tentativo di estrapolare dalla storia istituzionale di Roma antica elementi di giudizio sulla bont degli ordinamenti moderni.
24
Lerudito ottocentesco cita ledizione veneziana del 1541, ma la princeps risulta in realt
stampata nel 1539: Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, p. 51.
25
Ivi, pp. 50-51.
26
Una ricca riflessione sulluso rinnovato della storia nelle opere del Sansovino (e dei suoi
contemporanei) nel senso della sua popularization si legge in P.F. Grendler, Francesco Sansovino and Italian Popular History 1560-1600, Studies in the Renaissance, XVI (1969), pp.
139-80.

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Daltra parte, tra i motivi di interesse proposti dallopera qui esaminata si segnala, come gi accennato, la novit della presenza non pi soltanto di una trattazione relativa a Roma antica, ma anche di una dedicata alla Roma moderna, cio
cristiana. Sul primo versante, linteresse degli umanisti per le istituzioni e le magistrature romane rientra in una consolidata tradizione che si snoda dal Biondo
Flavio della Roma triumphans fino a Giusto Lipsio (autore di molte opere dedicate
alla respublica romana, compreso in particolare un De magistratibus veteris populi
romani liber). Circa la Roma dei suoi giorni, pontificia e controriformista, appare
rilevante che come anche per le altre realt politiche descritte Sansovino non
proponga una distinzione di valore e quindi una graduatoria di merito tra antico e
moderno, n nel senso della prevalenza del primo (come ci potremmo forse aspettare da un intellettuale rinascimentale, nutritosi dellidea di Roma quale modello
e paradigma di ogni altra esperienza politica, oltre che culturale ed artistica) n in
quello del primato del secondo (non meno plausibile, nellottica dellaffermazione
della fede cristiana al posto del paganesimo e contro di esso, specie in epoca di
Controriforma). Lidea nuova della comparazione concreta di vari modelli politici
e istituzionali, ritratti nella loro effettiva articolazione di poteri e magistrature, per
confrontarne pregi e difetti senza preconcetti ideologici, non tuttavia compatibile con la difesa della superiorit aprioristica di alcuni stati, elevati al rango di archetipi metastorici: ogni sistema di governo, ogni societ politica presenta peculiarit
degne di considerazione e di studio, da accogliere o rigettare a ragion veduta e non
per partito preso.
Nello specifico, i due autori ai quali Sansovino si affida per Roma sono il Fenestella ed Ottaviano Vestri. Nel primo caso, la scelta quasi obbligata, poich
cade su un testo che Francesco aveva gi in precedenza tradotto dal latino in vista
della pubblicazione, avvenuta a sua cura a Venezia nel 1544 e poi ancora nel 1547:
Il Fenestella di sacerdotii, e di magistrati romani. Tradotto di latino alla lingua
toscana. Oltre al valore intrinseco della trattazione dello pseudo-Fenestella, la disponibilit di un testo gi pronto, nellottica del risparmio di tempo ed energie che
sembra costantemente guidare il Sansovino nella realizzazione dei suoi progetti
editoriali, deve aver pesato in modo decisivo nella scelta. La lettera dedicatoria
vergata per loccasione esprime con grande lucidit lapprezzamento del Sansovino per la capacit dei Romani di ordinare il proprio stato sulla base di una stretta
corrispondenza e sintonia tra pratiche religiose (di cui coglie bene il reale significato politico nella societ romana) e regole di governo, entrambe elementi portanti
della respublica:
La religione [...] e il governo delle bene ordinate citt hanno tra loro cos
stretta amicitia e tanta simiglianza deffetti, che egli appare che per luna e
per laltra, questo huomo, questo nostro intelletto ha prodotto mirabilissimi
effetti [...] E perche tutte le nationi ordinarono e le religioni, e gli stati, come
principali membri al viver humano, con questi terreni cercando imitar gli

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ordini celesti, e di Dio, quei tanto celebrati, quei tanto ricordati e riveriti Romani furon i pi notabili osservatori, e che meglio custodissero i culti divini e
gli ordini de magistrati, de gli altri.

Di qui lapprezzamento per loperetta in questione:


Gli ordini della religione, e dello stato, si truovan ricordati da Latini in molti
luoghi, ma tra gli altri che ne scrivessero Lucio Fenestella huomo assai dotto,
e Christiano ne compose il presente libretto; trattando nella prima parte i
sacerdotii, e i magistrati divini; e nella seconda i magistrati del governo Romano, e perche cos leggendolo, e mi parve che e fusse degno di venir al cospetto
de gli huomini in lingua Toscana e specialmente dichiarando tanti bei passi
che si truovan nella historia romana, che ai non troppo letterati son difficili
e ignoti, ho voluto dalla latina trasferirlo a questa nostra dolcissima lingua27.

La descrizione sintetica ma precisa, in due libri, rispettivamente dei sacerdozi


e delle magistrature di Roma antica pu dunque, a parere del Sansovino, fornire
elementi utili di giudizio su quellinsuperato sistema politico e merita di essere
conosciuta oltre la ristretta cerchia dei dotti, anche da i non troppo letterati:
proprio il fine di una pi ampia diffusione ha ampiamente giustificato la fatica
della traduzione in volgare.
Quando scrive tali righe Sansovino non pu sapere che in realt quella ricognizione cos penetrante non antica, ma si deve al fiorentino Andrea Fiocchi28,
vissuto nella prima met del Quattrocento, protetto di papa Eugenio IV, segretario, scrittore e abbreviatore apostolico, nominato canonico di San Lorenzo in
Firenze (1431) nonch creato notaio (1435) sotto il suo pontificato. Umanista di
buona rinomanza, a lungo attivo presso la Curia romana, Fiocchi il vero autore
del De magistratibus, sacerdotiisque Romanorum libellus, opera giovanile risalente
probabilmente agli anni tra il 1420 e il 1425; leditio princeps vede la luce nel 1475
a Venezia, seguita da altre sei edizioni nel Quattrocento e da innumeri nel Cinquecento e oltre (se ne sono contate almeno 96 fino alla met del Settecento), sovente
insieme al trattato De Romanorum magistratibus, sacerdotiis, iurisperitis et legibus
di Pomponio Leto. Al contrario di quanto accaduto per altri umanisti coevi (celebri le contraffazioni di presunte opere storiografiche antiche diffuse da Annio da
27
Francesco Sansuino al cortese M. Angelo Motta spirito chiaro, in Il Fenestella di sacerdotii,
e di magistrati romani. Tradotto di latino alla lingua toscana, in Vinegia, appresso Gabriel Giolito
de Ferrari, 1547.
28
Cfr. la voce di F. Pignatti, Fiocchi, Andrea, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 48,
Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1997, pp. 80-81, e soprattutto laccurato informatissimo saggio di E. Spagnesi, Andrea Fiocchi, il Fenestella, e la storia del diritto, in Il capitolo di
San Lorenzo nel Quattrocento. Atti del Convegno di studi (Firenze, 28-29 marzo 2003), a cura di
P. Viti, Firenze, Olschki, 2006, pp. 145-83.

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Viterbo), nel caso del Fiocchi lattribuzione allannalista romano non frutto di
uno scherzo letterario e tantomeno di una consapevole falsificazione, ma risale alle
vicende della tradizione manoscritta del trattato, che vede sostituire in numerosi
testimoni il nome di Fenestella a quello dellumanista fiorentino29. A escludere
qualsiasi volont di creare un falso bastano le epistole di dedica premesse allopera:
la prima al cardinale Branda Castiglioni, sostituita poi da quella al cardinale Francesco Condulmer (nipote di Eugenio IV), nelle quali Fiocchi si afferma chiaramente quale autore del trattato, attendendosi considerazione e fama dal suo lavoro30;
del resto, si tratta verosimilmente del frutto degli studi di un giovane erudito poco
pi che ventenne che ad esso affidava il compito di rendere conosciuto e apprezzato il suo nome, magari procurandogli insieme alla notoriet nel mondo delle lettere
una chance di carriera presso la cancelleria pontificia.
La responsabilit definitiva dello scambio di ruoli deve poi attribuirsi ai primi
editori a stampa, che in tal modo hanno verosimilmente pensato di proporre al pubblico un prodotto pi appetibile, in quanto relitto finallora inedito della classicit, ricorrendo a pratiche commerciali scorrette ma certo non inusuali nel mercato librario
dellepoca. Paradossalmente, la prima stampa che riconosce correttamente lo scritto
al Fiocchi (apparsa ad Anversa a cura di Aegidius Wijths31) risale al 1561, proprio
quando esso viene fatto confluire invece sotto il nome dello storico romano nel Del
governo de i regni et delle republiche. Come abbiam visto dalle parole di Sansovino,
alloperetta si riconobbe un oggettivo valore per la attenta descrizione del sistema
sacerdotale e magistratuale romano, vera spina dorsale delle istituzioni di Roma antica, e il problema della effettiva paternit di Lucio Fenestella, storico e antiquario
vissuto tra la fine della Repubblica e il primo periodo del Principato, di cui restano
solo un pugno di citazioni in altri autori32, in tale ottica poteva certo essere considerato secondario, a fronte delle preziose notizie ordinatamente reperibili nel trattato.
5. Molto meno problematica lattribuzione del saggio sulla moderna Roma
papale: lautore Ottaviano Vestri Barbiani, giurista di Imola trasferitosi nel 1545
29
Le attribuzioni nei mss. sono in realt le pi varie, da Plinio a Leonardo Bruni, ad Antonio Loschi: cfr. L. Bertalot, Zur Bibliographie des Leonardus Brunus Aretinus (1938), ora in Id.,
Studien zum italienischen und deutschen Humanismus, hrsg. von P.O. Kristeller, vol. II, Roma,
Edizioni di Storia e Letteratura, 1975, pp. 285-303: 297-99. Un limpido e puntuale sunto dei
problemi di attribuzione del testo in questione si trovava del resto gi nella Storia della letteratura
italiana del Tiraboschi.
30
Cfr. Spagnesi, Andrea Fiocchi, il Fenestella, p. 151.
31
Appaiono molto interessanti le considerazioni svolte dal curatore per motivare il valore
dellopera e la sua attribuzione al Fiocchi, leggibili nellepistola di dedica al giurista Iodocus
Damhouderius (Joos de Damhouder) e nella epistola prefatoria Studioso et benevolo lectori.
32
Si contano circa trenta menzioni dei suoi Annales, in quindici diversi autori, a testimonianza dellapprezzamento per la sua opera: cfr. ivi, p. 147.

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a Roma e l divenuto poi avvocato concistoriale, buon esperto della Curia pontificia e della articolazione giurisdizionale romana, deceduto nel 157233. Si tratta, in
effetti, di alcuni brani tratti dagli otto libri della In Romanae aulae actionem et iudiciorum mores introductio, edita per la prima volta a Venezia nel 1547, che ha poi
conosciuto almeno unaltra decina di edizioni in poco pi di sessanta anni. Anche
in questo caso Sansovino, per comporre il libro Del governo della corte romana, ha
soltanto selezionato il materiale (si tratta di venti capitoli scelti tra quelli dei primi
due libri dellopera34) e provveduto alla sua traduzione in volgare, senza interventi
diretti nel testo. Vestri, in realt, intende descrivere gli stylus curiae dei tribunali
romani, senza lambizione di stendere un trattato esaustivo di diritto processuale35,
e fornire cos una guida affidabile ai giovani che si avvicinano alla professione
legale e agli avvocati che devono patrocinare le cause nellUrbe, disorientati dalla
complessa articolazione delle varie corti e da una procedura non facile da padroneggiare; lintento quindi quello di fornire un vademecum di pronto impiego per
i pratici che affollano i tribunali romani, in linea con un interesse precipuo per gli
aspetti del processo che emerge anche nella redazione nel 1557 delle Formulae
civilium actionum fori, destinate al Foro bolognese.
Nella lettera di dedica a Jacobus Pellaeus, suo giovane protetto di cui segue
la formazione giuridica, lopera viene presentata dallautore come un agile profilo
per orientarsi nella prassi dei giudizi romani, composto durante un viaggio estivo
di ritorno a Imola, quasi senza lausilio di testi legali, ricostruendo a memoria il dedalo delle magistrature e il labirinto procedurale36. Per raggiungere tale obiettivo,
33
Assai scarse le notizie su questo giureconsulto: cfr. ora la breve voce di A. Padovani,
Vestri, Ottaviano, nel Dizionario biografico dei giuristi italiani, diretto da I. Birocchi, E. Cortese,
A. Mattone e M.N. Miletti, vol. II, Bologna, il Mulino, 2013, p. 2040.
34
Questi i capitoli, alcuni anche di poche righe, per un totale di 16 pagine nelledizione del
1561: Papa et cardinali; Sommo penitentiero; Delluna e dellaltra segnatura; Vicecancelliero; Della
udienza della Camera apostolica; Camarlingo, et de sette cherici; Thesoriero, et suo officio; Governatore; Presidente della Camera apostolica; Avocato de poveri, o de privati; Avocato fiscale; Procurator del Fisco; Commessario della Camera apostolica; Cherico del collegio de cardinali residente
nella Camera apostolica; Della medesima audienza camerale, et de giudici delluna et dellaltra ripa;
Visita camerale delle prigioni; Giudice mariscalco della citt a Corte Savella; Senatore; Vicario di
Roma; Capellani del papa et auditori delle cause del sacro Palazzo.
35
Come dichiara nella breve Praefatio: Potuissem his suavissime Pellaee plura, quae ad iudicia attinent, congerere, ut annotatio nostra, et plenior, et doctior videretur. Sed ea tantum attingemus, quae ad negocium nostrum Romanae praxis videntur spectare [...] Reliqua suis scriptoribus
relinquemus, ad quos semper poteris facile advolare, in Octaviani Vestrii Iurisconsulti Forocorneliensis In Romanae aulae actionem, et iudiciorum mores, ad Iacobum Pellaeum EISAGWGH,
Venetiis, Michele Tramezzino, 1547. Per saziare curiosit di pi ampio respiro il lettore viene
rinviato alla letteratura specializzata gi consacrata dalla tradizione di ius commune, a cominciare
dallo Speculum iudiciale del Durante.
36
Ubi primum abs te in patriam proficiscens digressus sum, cum hisce aestivis feriis ociosus essem [...] manum huic tabulae admovi; cumque libros haberem paucos, memoria in ipsa profectione

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tuttavia, giocoforza tracciare una mappa dei principali uffici della Curia pontificia, cercando al contempo di chiarire il rapporto tra lordinamento canonico
universale della Chiesa cattolica e lordinamento territoriale particolare dello stato
pontificio, nonch le istituzioni di governo proprie della citt di Roma: su questi
aspetti si appunta lattenzione di Sansovino, sulla scorta della riflessione posta in
apertura dal Vestri e puntualmente tradotta: Lauttorit del Papa come capo si
diffonde da lui in tante membra, chi curiali sogliono invecchiare innanzi che essi
intendino questo governo, ma io mi ingegner di mostrar tutto il governo in poche righe37. Vengono invece accantonate le dettagliate indicazioni riguardanti lo
svolgimento dei processi: in effetti, di fronte alla carenza di opere politiche vere e
proprie dedicate alla Roma contemporanea, il poligrafo veneziano si vede costretto
a fare ricorso, quasi obtorto collo, alla letteratura propriamente giuridica, cercando
per di depurarla da quegli aspetti tecnici che sono estranei alla ratio dellopera.
Cos, troviamo messe a confronto e in fondo giustapposte (senza che si emetta
alcun giudizio di valore a favore delle une o delle altre, bens accomunate nella
consapevolezza della rilevanza assoluta dei due modelli politico-ordinamentali) le
istituzioni romane antiche, sia religiose che civili (sostanzialmente quelle repubblicane, come detto, indagate per sin nelle loro origini arcaiche, sulla scorta di fonti
quali le Noctes atticae gelliane), e quelle moderne, con riguardo allarticolazione
della Curia pontificia e alle funzioni e competenze delle magistrature supreme della Cristianit nella Roma della Controriforma.
Daltra parte, la sistematica dei libri non appare cos casuale come affermato
dallautore e pu darci indicazioni di qualche interesse nel senso suesposto: lordine delle materie proposto nel volume divide nettamente i regni, descritti per primi,
dalle repubbliche; in tale contesto, la I edizione pone al primo posto la Roma dei
papi, sia perch di una vera monarchia si tratta, con un capo che dispone di un
potere assoluto, e sia per il primato che si deve riconoscere a un ordinamento
voluto direttamente dalla Divina Provvidenza. Per converso, la Roma antica viene
identificata con la repubblica: le magistrature descritte nelle pagine dello pseudoFenestella non recano traccia evidente della evoluzione che ha dato vita allimpero,
con una scelta che certamente non dispiace al Sansovino, estimatore dichiarato del
sistema politico veneziano (si spiega cos, al di l della fedelt alla fonte, lampio
spazio e risalto dedicato al senato); nel libro Del governo della republica romana levoluzione storica plurisecolare dellordinamento antico quasi totalmente assente,
limitandosi allaccenno alla istituzione del tribunato della plebe e al resoconto delle vicende del decemvirato incaricato di dare a Roma una legislazione compiuta e
repetita, pleraque omnia conscripsi, tibique ex itinere statim misi, non spe quaestus, aut gloriae, aut
commodi (quemadmodum quidem solent) [...]: Octavianus Vestrius Iacobo Pellaeo, ivi.
37
Francesco Sansovino, Del governo de i regni et delle republiche, lib. I: Del governo della
corte romana, f. 1r.

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coerente (poi conosciuta come Leggi delle XII tavole): quasi nessuna traccia della
monarchia, nessuna trattazione del periodo dei Cesari. Quanto alla collocazione
sistematica, nelledizione del 1561 Roma antica si colloca dopo Venezia; nelle edizioni successive invece occupa il primo posto tra le repubbliche, mentre la corte
papale viene collocata esattamente al centro dellopera, come XI libro, a segnare la
sua irriducibilit a ogni altro ordinamento del passato o del presente38.
In conclusione, tale ricognizione in chiave comparativa, decisamente innovativa per lepoca39, consente a Sansovino di superare il dato meramente storiograficoerudito (lautore rinuncia infatti, come detto, allesposizione diacronica delle tappe
salienti nellevoluzione delle istituzioni della civitas n si sofferma sulla narrazione
di singoli avvenimenti) e di integrarlo in una proposta di forme statuali esemplari offerte alla conoscenza di un pubblico pi vasto rispetto alle lites dei circoli
umanistici e delle corti rinascimentali e alla riflessione tanto dei cives interessati
alle sorti della respublica quanto degli uomini politici e dei reggitori dello stato, in
un momento difficile della storia italiana ed europea, segnato dalla necessit della
rifondazione della scienza politica su nuove basi e di un complessivo ripensamento
delle sue categorie tradizionali.

38
Nel 1583, infine, si ha ancora una nuova disposizione della materia: Roma antica precede
immediatamente Roma moderna (criterio cronologico), entrambe poste dopo i diversi regni e
prima delle repubbliche, ancora comunque in posizione segnatamente distinta da quella degli
altri stati.
39
Anche se, per converso, si potuto non a torto affermare che loperazione compiuta da
Sansovino costituisca una sorta di summa, se pure ricettiva di altre tradizioni culturali, del dibattito cinquecentesco sulle forme di governo: D. Frigo, Sansovino e Botero: forme di governo e
modelli amministrativi degli Stati nelle Relationi del secondo Cinquecento, in Botero e la ragion
di Stato. Atti del convegno in memoria di Luigi Firpo (Torino, 8-10 marzo 1990), a cura di A.E.
Baldini, Firenze, Olschki, 1992, pp. 201-19: 207.

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