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In questi ultimi anni gli studi sul linguaggio, inteso come facolt umana di comunicare per mezzo di sistemi
verbali, e sulla lingua, manifestazione concreta con cui
le potenzialit verbali di un individuo (o di un gruppo)
si realizzano in un certo contesto storico, geograco, sociale, si sono moltiplicati: studiosi con interessi scientici
molto diversi hanno esaminato il problema del linguaggio
da punti di vista dierenti, a volte opposti.
Si parla di linguaggio verbale e di linguaggi alternativi, di
linguaggio e di lingua, di linguaggio e di comunicazione
in senso ampio.
Gli esseri umani non sono gli unici a usare segnali convenzionali; negli animali esistono forme di scambio di
informazioni, ma non forme di pensiero verbale in cui
parola ed azione interagiscono vicendevolmente.
Introduzione
Essa inoltre il mezzo pi economico, diversicato ed appropriato che l'individuo ha a disposizione per partecipare alla vita della sua comunit, diventando un membro attivo, ricevendone il bagaglio culturale che pu essere modicato secondo le proprie esigenze, in un interscambio
profondo fra s e il gruppo di appartenenza.
1.1
INTRODUZIONE
Il signicato e il signicante
sono arbitrari (per indicare via libera al semaforo si sarebbe potuto scegliere un colore diverso dal verde o per
ad esempio merito di Saussure l'aver denito il se- indicare le lettere dell'alfabeto si sarebbero potuti scegliegno linguistico come l'unione di un signicante e di un re segni dierenti) e quindi sono segni convenzionali che,
a dierenza dei segni naturali, devono essere imparati.
signicato.
Per signicante si intende la produzione verbale,
quell'insieme di suoni che hanno la propriet, per coloro che parlano quella lingua, di richiamare un certo
signicato.
alcuni signicanti includono o coprono parzialmente aree di signicato appartenenti ad altri (ad esem quindi pi corretto, in linguistica, denire il signicapio: animale, vertebrato, mammifero, canide, volpe;
to come signicato verbalmente elaborato piuttosto che
ragazza, bambina, fanciulla, pre-adolescente).
usare come punto di riferimento il concetto, l'oggetto,
l'azione o la relazione; il signicato quella parte di realt
extra-linguistica a cui un certo signicante fa riferimento. Anch un sistema di segni funzioni regola inderoSe si considera un segno linguistico si nota che esso pos- gabile che i segni (ciascuno dei quali portatore di un
siede due aspetti: l'immagine acustica (cio i suoni in concetto riconducibile a inniti signicati), per diventare
successione che lo compongono) e il concetto che esso tali devono essere attribuiti alla lingua dalla maggior parte
esprime. Al primo si d il nome di signicante e al se- della comunit sociale che parte della lingua stessa.
condo di signicato. Il legame che unisce il signicato al
signicante arbitrario ed ha una motivazione storica.
1.4 Caratteristiche dei segni
Un segno linguistico si pu paragonare ad una banconota.
Il signicante il rettangolo di carta di una certa dimen- La caratteristica dei segni linguistici sono la duplicit,
sione, con certe immagini e con certi colori, il signicato l'arbitrariet e la convenzionalit.
il valore (in oro o in merci) che viene attribuito a ta- La duplicit sottolinea il fatto che nel segno linguistico
le rettangolo di carta. Il legame tra il rettangolo di car- entrano in relazione, tranne alcune eccezioni, signicato
ta e un determinato valore arbitrario: cio non ha una e signicante.
motivazione logica, ma dipende da una convenzione.
L'arbitrariet signica che non esiste una relazione evidente fra signicato e signicante. A prova di ci basti pensare ai diversi signicanti, usati da lingue diver1.2 Langue e parole
se, per indicare lo stesso signicato e come, all'interno di
Un'altra distinzione importante, sempre fatta da Saussure, una stessa lingua, in tempi storici diversi, la stessa parola
personale, atto di volont e intelligenza, come ancora assuma signicati diversi e, a volte, opposti.
dice Saussure.
1.5
La lingua come struttura di sistemi La seconda articolazione riguarda invece le unit sprovviste di signicato e cio il combinarsi dei fonemi (per lo
correlati
scritto dei grafemi) all'interno delle parole.
La lingua, cos, possedendo la doppia articolazione, ci offre la possibilit di combinare una trentina (in italiano sono 31 i fonemi composti da tratti distintivi) di unit sfornite di signicato (i fonemi) in un numero teoricamente
Secondo lo strutturalismo la lingua un sistema costituito illimitato di unit fornite di signicato (i morfemi).
da pi sistemi tra loro correlati.
In questo modo il sistema linguistico estremamente comodo perch baster combinare negli illimitati modi posSi ha cos un sistema della lingua che si suddivide in:
sibili le trentuno unit sfornite di signicato, o fonemi,
che formano il nostro sistema fonologico e, che essendo
sistema fonologico che costituito dai fonemi;
cos poche, sono facilmente memorizzabili.
sistema morfologico-sintattico che costituito dai
morfemi (o monemi grammaticali) e dalle strutture
sintattiche;
sistema lessicale che costituito dai lessemi (o
monemi lessicali).
Questi sistemi se si correlano tra di loro rappresentano altrettanti livelli di analisi e ogni unit presente in un livello
pu essere scomposta in unit denite e minime.
1.5.1
La doppia articolazione
La lingua umana ha evitato questi due rischi utilizzando il 2.1 La storia e lo sviluppo
sistema della doppia articolazione (concetto illustrato in
particolare da Andr Martinet nel 1960) che viene consi- Vi sono diversi modi per classicare le lingue. Le pi
derata dai linguisti un universale, cio una caratteristica correnti al giorno d'oggi sono:
propria di tutte le lingue.
La prima articolazione riguarda le unit minime fornite
di signicato (cio i monemi o morfemi), il combinarsi
dei morfemi a costituire le parole, e queste a formare le
frasi, le frasi a collegarsi in testi.
La parola cani, ad esempio, composto da due morfemi: can che ritroviamo in canile, canide, ecc., i
che ritroviamo in moltissimi plurali maschili, lavavano
composto da tre morfemi, il primo che indica l'azione,
il secondo il tempo in cui essa si situa, il terzo il numero e la relazione esistente fra il parlante e le persone che
agiscono.
LINGUE E VARIET
volta divise in sintetiche e analitiche). Questa tripartizione fu sviluppata ulteriormente da Franz Bopp, fondatore della linguistica indoeuropea, August Friedrich Pott e
Bernardino Biondelli[9] .
3 Le lingue pi parlate
La linguista Colette Grinevald stima che il 50% delle lingue sparir entro il 2100. In certe regioni, c' la possibilit
che ci arrivi al 90% (come in Australia e America)[10] .
Nel 2008, l'ONG Survival International stima che le
lingue indigene spariranno[11]
Colette Grinevald stima che nel 2100 le maggiori lingue
saranno[10] :
Lingua inglese, come lingua per il commercio e gli
scambi scientici.
Lingua spagnola, in America latina e nel sud degli
Stati Uniti.
Lingua portoghese, in America del sud e in Africa.
Lingua araba, nel mondo arabo.
Lingua cinese mandarino e Hindi, in Asia.
Wilhelm von Humboldt, fondatore della classicazione psicologica.
Altri tipi di classicazione (come ad esempio quella "psicologica" proposta da Wilhelm von Humboldt e
Heymann Steinthal, che elaborarono una dicile suddivisione tra forma e materia, e perfezionata da Franz
Misteli)[9] sono oggi disusate.
L'ONG Terralingua stima che il 20% delle lingue si siano estinte dal 1970 al 2005 e prevede che solo il 10%
La classicazione genealogica la prima che sia stata im- sopravviver nel XXII secolo.
piegata con rigore scientico: si basa sulle anit tra le
lingue, studiando i tratti comuni per risalire ad una lin Lingue per numero di parlanti madrelingua
gua madre. Grazie alla linguistica comparativa, possibile anche stabilire i gradi di parentela tra lingue i cui tratti non sono immediatamente accomunabili. Max Mller
individu 78 gruppi, sostenendo la tesi che oltre ad un la- 4 Lingue e variet
voro sull'attualit bisognasse anche rivolgersi alla storia.
La teoria ha avuto ampia diusione e altri autori han- Il termine lingua non possiede una denizione univoca
no proposto dei metodi per poter imparentare le lingue: condivisa da tutta la comunit linguistica che permetta di
Hugo Schuchardt elabor i concetti di anit elemen- distinguere tra lingue diverse o variet di esse.[12] Cysouw
tare (somiglianze tra espressioni infantili) e convergenza e Good (2013) propongono un metamodello che fornisca
(adattamento delle lingue al territorio); Eduard Schwyzer la base teorica per la creazione di una denizione del conquello di anit culturale (inuenza reciproca di lingue cetto lingua, bench il modello non si occupi di aroncontigue).
tare questo compito. I due studiosi elaborano tre concetti
I primi studiosi che tentarono una classicazione morfo- linguistici: glossonimo (glossonym), doculetto (doculect)
logica furono Friedrich e Wilhelm August von Schlegel. e languoide (languoid).
I due loso tedeschi individuarono tre classi: le lingue Con il termine glossonimo si fa riferimento ad una parola
senza strutture grammaticali; le lingue con assi utiliz- usata per indicare un qualunque sistema linguistico, slezabili come parole a s; le lingue a inessione (a loro gato dall'entit linguistica (language-like object) che pu
5
indicare, ossia senza un referente. Ad esempio italiano,
spagnolo, francese, milanese, siciliano sono glossonimi, ovvero nomi semanticamente vuoti di entit
linguistiche.
Un doculetto una specica variet linguistica come
descritta in una specica fonte documentaria. Il termine agnostico nei riguardi della distinzione lingua o
dialetto ed invece incentrato sul fatto che un doculetto documentato e/o descritto in una testo o media di qualunque natura. Formalmente un doculetto consiste nell'accostamento del riferimento della fonte al
relativo glossonimo: [fonte; glossonimo]. Per esempio:
[Burtch1983DiccionarioHuitotoMurui; huitoto murui].
Un languoide un qualunque raggruppamento di doculetti, avente una possibile struttura gerarchica, che in principio possono estendersi da una serie di idioletti no ad
una famiglia di ultimo livello. Un languoide formalmente denito come <fonte; glossonimo; [lista (gerarchica) di
doculetti]>.
6 Note
[1] Gra e Scalise 2002, p. 24.
[2] Il termine idioma usato, in ambiente non tecnico, per
indicare una lingua o una sua variet. Beccaria 2004, p.
398, s.v. idioma, riporta: "[t]ermine generico, non appartenente alla terminologia linguistica, che pu indicare
indierentemente una lingua o una variet di lingua.
[3] Un sistema di sistemi denito diasistema.
(FR) Ferdinand de Saussure. Cours de linguistique gnerale. Losanna-Parigi, Payot, 1916 (traduzione italiana
con commento di Tullio De Mauro. Corso di linguistica
generale. Bari, Laterza, 1967).
Ethnologue 17th edition website
Secondo Linguasphere Observatory, Linguasphere Table
of the Worlds Major Spoken Languages, 1999-2000
P. Bru. Classicazione delle lingue, in Grande dizionario
enciclopedico UTET. Torino, UTET, 1969, pp. 319.
Colette Grinevald par Laure Belot et Herv Morin, 2100
les Terriens parleront 3000 langues de moins, in Le
Monde, 1 gennaio 2006.
Una variante non standard, come una variante standard, una lingua a tutti gli eetti, ma non beneciaria di un supporto istituzionale. Una variante non stan- [11] Une langue indigne disparat toutes les deux semaines,
su Survival International, 20 febbraio 2008.
dard di una lingua subordinata alla variet standard solo
socio-politicamente e non dal punto di vista strettamente [12] Cysouw e Good 2013, p. 331.
linguistico.
Non tutti i sistemi linguistici per possono vantare una
variante standard; di contro alcuni sistemi possono vantare pi di uno standard loro associato, e in tale caso si parla
di diasistema, dove spesso a diversi standard corrispondono diverse entit storico-politiche. il caso ad esempio dello Standard British English, Standard American English e Standard Indian English che possono essere deniti standard diversi della lingua inglese adottati in diverse realt politiche (invece l'African-American Vernacular English potrebbe essere denita variante non-standard
della lingua inglese, quindi pi semplicemente dialetto
nel senso di variante). Altro esempio quello del croato,
del serbo e del bosniaco che sono tutte varianti standard
(peraltro enormemente simili) dello tokavo.
7 Bibliograa
Beccaria, Gian Luigi (a cura di), Dizionario di
linguistica, Torino, Piccola Biblioteca Einaudi,
2004.
(FR) Benveniste, Emile, La classication des langues, in Problmes de linguistique gnrale, Parigi,
1966.
Biasutti, Renato, Razze e popoli della terra, Torino,
1967.
Carrol, J.B., Lo studio del linguaggio, Torino, 1955.
10
(EN) Cysouw, Michael e Good, Je, Languoid,
doculect, and glossonym: Formalizing the notion 'language', in Language Documentation and
Conservation, vol. 7, 2013, pp. 331359.
Gra, Giorgio e Scalise, Sergio, Le lingue e il linguaggio. Introduzione alla linguistica, Bologna, Il
Mulino, 2002.
(FR) Meillet, Antoine e Cohen, Marcel, Les langues
du monde, Parigi, 1952.
Sapir, Edward, Il linguaggio, Torino, 1969.
Sturtevant, E.H., Introduzione alla scienza linguistica, Milano, 1962.
Voci correlate
Comunicazione
Linguistica
Dialetto
Lingue per numero di parlanti madrelingua
Foniatria
L2
Glottodidattica
Lingua articiale
Lingua estinta
Lingua vivente
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Lista delle famiglie linguistiche
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Tandem linguistico
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Una lingua un dialetto con un esercito ed una
marina
Altri progetti
COLLEGAMENTI ESTERNI
10 Collegamenti esterni
Lingua, in Tesauro del Nuovo soggettario, BNCF,
marzo 2013.
11
11.1
Testo
11.2
Immagini
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