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Ignazio Buttitta

Continuit delle Forme e Mutamento dei Sensi


Ricerche e Analisi del Simbolismo Festivo

1. ORDO TEMPORIS. Principi organizzativi dei calendari cerimoniali


1.1. UOMINI E FESTE
Le feste sono celebrazioni periodiche dei fondamenti dellesistenza, ossia istituzioni che regolano lo
svolgimento del vivere civile e delle attivit che ne garantiscono la sopravvivenza attraverso la
riproposizione di codici simbolici che esprimono norme, principi e concezioni del mondo e della vita.
tesa a ribadire periodicamente lappartenenza dellintera collettivit allentit sacrale celebrata.
1.2. FESTE DI CAPODANNO
Nelle culture agricole e pastorali lo svolgimento dei processi di generazione e accrescimento di
piante e animali avvertito come dovuto allintervento di forze extra-umane che in tal modo
manifestano il loro potere.
Questi eventi sono celebrati annualmente presso tutte le civilt agrarie nel corso di grandi feste di
ringraziamento e auspicio, che si configurano come feste di chiusura e apertura di un nuovo ciclo.
Seguendo le procedure proprie al pensiero mitico, per garantire a assicurare che lo spazio-tempo
continuasse a esserci, si ritenuto necessario da un lato simularne simbolicamente la morte e la
rinascita, dallaltro ribadire, attraverso procedure offertorie, lassoluta dipendenza dellordine del
cosmo e della vita dalla volont divina.
1.3. ORDO TEMPORIS: LA RICONFIGURAZIONE SIMBOLICA
A partire dal XII millennio ac, le comunit cominciarono a sedentarizzarsi. Adottando un assetto
sedentario cominciarono a cambiare anche le attivit svolte, passando da uno stile di vita basato
sulla caccia e la raccolta ad un altro basato sulla coltivazione e l'allevamento. Tale cambiamento
stato accompagnato dalla presa di conoscenza da parte dell'uomo dei cicli vegetali, stagionali e
riproduttivi: in conseguenza di questo che l'uomo si rende conto di essere ininfluente sul corso del
tempo e di dipendere da potenze extraterrene che regolano il cosmo, potenza cui dedica riti
propiziatori. La sedentarizzazione quindi comporta il cambiamento dello stile di vita, che a sua volta
comporta un diverso approccio allo spazio e al tempo, creando un nuovo immaginario simbolico e
religioso (riti agli dei).
Altra conseguenza della sedentarizzazione la creazione di nuovi tipi di impegni relazionali che,
attraverso l'impiego di simboli, portano alla progressiva formazione di nuovi status. In particolar
modo nelle societ a potere centralizzato, in relazione all'idea che il ciclo dipendesse da potenze
extraumane, il sovrano veniva visto come mediatore con gli dei (o un dio esso stesso), capace di
garantire il corretto funzionamento dell'universo.
proprio questa sua funzione a giustificare, agli occhi dei sudditi, il peso della monarchia.
1.4. RICAPITOLANDO
A prescindere dalle sue finalit, un rito praticato da una comunit presuppone e afferma una forma di
organizzazione sociale, quindi, propone e impone una visione della societ legittimata dalla
tradizione e dal suo proporsi come atto sacro. Le forme e la scansione spazio-temporale dei riti sono
legate a una matrice agraria, e sono concepite come momenti di superamento degli stati di crisi
naturale e sociale derivanti dalle trasformazioni della natura.
1.5. CALENDARI CERIMONIALI

I calendari sono prodotti culturali che nella loro articolazione esprimono esigenze di tipo politico,
sociale e religioso inscindibilmente connesse sia alle scadenze stagionali e allorganizzazione delle
attivit economiche, che alla valenza sacra attribuita ai diversi momenti critici dei cicli produttivi. Per
questi motivi i calendari cerimoniali possono contenere pi cerimonie che presentano elementi
riferibili al rinnovamento.
1.6. CALENDARI CERIMONIALI ANTICHI

Calendario greco: l'anno era suddiviso in due stagioni quella cattiva e quella buona. Tuttavia,
dallo studio dei riti legati ai lavori campestri e ai cicli vegetali emerge un articolazione in tre
stagioni: le Tesmoforie per Demetra durante la semina, le Antesterie per Dioniso durante la
fioritura e le Targhelie in primavera inoltrata, con offerte primiziali a Apollo e Artemide. Per
quanto riguarda le Tesmoforie, la presenza a tali celebrazioni era riservata esclusivamente alle
donne sposate, che alloggiavano in capanne accomodate con i legni del bosco. Durante il rito
aveva luogo una
processione di fiaccole. Il primo giorno di festa era inteso come di lutto e si osservava il
digiuno, mentre la notte aveva luogo una festa con canti e balli. La cerimonia si concludeva
con il recupero dei resti dei maialini precedentemente gettati vivi in una fossa con riproduzioni
di organi sessuali, serpenti e rami di pino. Parte di questi resti veniva poi mescolato con le
granaglie destinate alla semina. Il fine era quello di propiziare la fertilit sia degli uomini che
dei campi.
Calendario celtico: si articola in due stagioni: la calda e la fredda, a loro volta suddivise in altri
periodi scanditi da diverse celebrazioni. In particolare Imbolc i primi di febbraio (in relazione al
l'allattamento dei nuovi nati del gregge), Beltaine, i primi di maggio (per l'inizio della stagione
dei pascoli, caratterizzata dall'accensione di fuochi e dal passaggio sulle braci di questi da
parte del bestiame a scopo purificatorio), Lughnasad tra luglio e agosto (per favorire la
maturazione delle messi), Samuin i primi di novembre (che creava un collegamento tra cicli
pastorali e vegetali, in quanto celebrava la semina e il ritorno delle greggi alle stalle dopo il
periodo del pascolo) che segnava la fine di un anno e l'inizio di uno nuovo.
Calendario egiziano: le principali feste a carattere agrario erano strettamente collegate alle
piene del Nilo. Al termine della mietitura veniva celebrata la festa in onore di Horus (dio della
fertilit), mentre nel periodo della semina veniva celebrata la Khoiak, che consisteva in una
sintesi tra culti funebri e agrari: lo scopo era quello di mettere in relazione i cicli di vita umana
e vegetale, basandosi sullanalogia tra la vicenda del seme e quella del defunto.
Calendario mesopotamico: veniva celebrata una feste allinizio della primavera e una allinizio
dellautunno. LAkitu (festa primaverile) era la festa pi importante e poteva essere celebrata
solo in presenza del sovrano.
Calendario anatolico: lanno era diviso in buona e cattiva stagione. Le celebrazioni principali si
svolgevano in primavera e autunno, in relazione alle fasi principali dei lavori agricoli e
pastorali. La festa del Purulli era la festa di capodanno, da celebrare in presenza del sovrano.
Con tale festa veniva ricordata la mitica sconfitta del serpante Iluyanka da parte del dio
Teshup. A tale scopo veniva riprodotta ritualmente una battaglia tra due gruppi, uno con armi
di bronzo e uno con armi di canna. Il gruppo vincente (quello con le armi di bronzo) prendeva
un prigioniero che veniva sacrificato al dio.
Calendario iraniano: era segnato da due grandi celebrazioni quella primaverile di Nauruz e
quella autunnale di Mhrjan. La prima, in particolare, celebrava la creazione del mondo e
delluomo e richiedeva la presenza del re. Nel giorno della celebrazione il sovrano doveva dare
dimostrazione del suo contatto con gli dei, eseguendo riti volti a risvegliare la natura e a
suscitare la fertilit universale.
Calendario israelita: si articolava intorno alla festa della Pasqua, in corrispondenza del periodo
di raccolta dellorzo, la Pentecoste e la Festa dei Tabernacoli, in prossimit della vendemmia.

1.7. CALENDARI CERIMONIALI FOLKLORICI


In Sicilia larticolazione del calendario cerimoniale connessa al ciclo del grano:
o Semina = ogni santi, commemorazione
dei defunti; o Germinazione = S.
Giuseppe, Settimana Santa; o Raccolta =
S. Giovanni Battista, S. Calogero.

2. San

Giuseppe. Una festa di capodanno

2.1. LA FESTA DI SAN GIUSEPPE NELLA STORIA DELLA CHIESA


La festa di S. Giuseppe fu fissata nel medioevo come da celebrare il 19 marzo, cio sei giorni prima
della festa dellAnnunciazione.
2.2. CULTO E FESTE DI SAN GIUSEPPE IN SICILIA
S. Giuseppe uno tra i santi che gode in Sicilia di maggiore venerazione. Le celebrazioni in suo onore
non cadono solo in prossimit del 19 marzo, ma anche nei mesi di aprile, di maggio (1 maggio) e nei
mesi estivi. Oltre alla processione del fercolo, altre elementi che ne caratterizzano la celebrazione
sono le offerte di frumento, le tavole, le sacre rappresentazioni e i fal.
2.3. IL BASTONE FIORITO DI SAN GIUSEPPE
Uno dei segni pi diffusi delliconografia di S. Giuseppe il bastone fiorito. Questo deriva dalla
tradizione apocrifa e da una rielaborazione medievale di quanto narrato nel protovangelo di
Giacomo. La fioritura del bastone si tradotta
nell'immaginario folklorico in un segno della potenza generatrice, consentendo al santo e alla sua
celebrazione di assumere su di s funzioni e significati che prima erano detenuti da altre entit
divine precristiane.
2.4. IL FUOCO
La festa di S. Giuseppe l'ultima festa invernale la prima primaverile. Questo carattere di cerimonia
di passaggio reso esplicito dalla pratica delle vampi, avvertite come l'ultimo fuoco d'inverno.
A Gratteri: i luminari sono accesi la sera della vigilia mentre si tiene una processione di un
simulacro della sacra famiglia. I fal vengono accesi nel momento del passaggio del fercolo.
Alla fine della cerimonia, sulle braci che rimangono viene arrostita della carne, che sar
consumata comunitariamente insieme alla sfinci.
A Gris: le celebrazioni si aprono con una messa mattutina nel corso della quale vengono
benedetti dei pani particolari. Al termine della funzione il parroco si reca a benedire gli altari
allestiti all'interno delle case dei fedeli che ritengono di aver ricevuto una grazia dal santo o
intendono ottenerla. La sera si svolge la processione. Dinanzi alle case dove sono allestiti gli
altari la processione fa una piccola sosta e il padrone di casa offre dolci e bevande ai portatori
della vara. Quando giunge alla piazza dove stata allestita la vampa un componente del
comitato organizzatore accende il fuoco.
A Misilmeri: il santo festeggiato dalla processione della vara e con l'accensione di vampati.
Alla vigilia della festa vengono preparati dei pani che vengono benedetti e poi distribuiti ai
bisognosi.
A Scicli: la festa prevede una cavalcata. I cavalli, rivestiti di un manto di fiori, e i cavalieri
attraversano il paese illuminato da fal (pagghiara). Il corteo processionale aperto da tre
personaggi che impersonano Ges, Giuseppe e Maria. A tratti si ferma per una sosta
ristoratrice e, infine, ritorna alla chiesa del santo da dove, il giorno dopo, parte la processione
ufficiale, a cui parteciperanno di nuovo la sacra famiglia e alcune cavalcature. Al termine della
processione si svolge un'asta di prodotti donati dai fedeli.
2.5. LALLORO

A Villabate: viene recato in processione u vastuni, un'asta di abete di circa 2 m, rivestita di


fronde e decorata con nastri, pani, fiori, frutta e un'immagine del santo.

A Sant'Angelo Muxaro: durante i festeggiamenti viene offerto in dono u cannistru. La sua fase
di preparazione inizia di solito il mercoled. costituito da quattro assi di legno e ferro
incastrati su una piccola vara, la struttura viene poi rivestita di fronde di agrumi e asparagi
selvatici. Infine, vengono posti, all'esterno dei quattro assi, aranci e limoni, mentre sulla vara,
offerte alimentari.
A Ribera: (vedi straula da feste dell'alloro).

2.6. IL PANE
Lelemento costante delle tavole di S. Giuseppe il pane (plasticamente lavorato). Le tavolate
vengono preparate da chi ha fatto voto al santo. Accanto a queste vengono anche allestiti gli altari. I
personaggi che prendono parte alla mensa
(generalmente tre che impersonano la sacra famiglia), mangiano quanto vogliono e alla fine viene
dato loro un pane ognuno.
La roba che resta viene poi distribuita a parenti e amici.
- Ad Alimena: il santo celebrato con una cena e con la processione del simulacro. La cena ha
luogo, generalmente, la mattina dei 19, ma anche nel corso della settimana precedente. La
tavola accoglie svariati cibi e nel luogo dove viene imbandita deve essere allestito anche un
altare per il santo. Il santo viene ulteriormente celebrato la prima domenica di maggio con la
processione del fercolo.
- A Leonforte: il 19 marzo, poco prima di mezzogiorno, la sacra famiglia si riunisce presso
lartaru. Il bambino che raffigura Ges sale su una sedia posta in modo da dominare laltare e,
alzate tre dita, recita per tre volte consecutive u dittu, benedicendo i presenti e segnandosi la
croce sul petto. Si procede con la lavanda dei piedi. La padrona di casa lava il piede destro di
Ges con del vino, lo asciuga con un panno bianco e lo bacia. Al bambino, poi, si avvicinano
Maria, Giuseppe e gli altri commensali e si chinano anche loro a baciargli il piede. A
ciascuno di loro viene consegnato un fagotto contenente una cuddura (pane a ciambella), una
lattuga, un finocchio e dolciumi. Segue il pasto. Quanto rimane viene distribuito tra parenti e
vicinato. La sera ha luogo la processione del simulacro di S. Giuseppe.
- A Santa Croce Camerina: si celebra la domenica pi vicina al 19 marzo. In questo giorno i tre
componenti della sacra famiglia, insieme alle famiglie offerenti si recano in chiesa per la
benedizione. Dopo tornano verso casa, dove avr luogo la celebrazione. Il sacerdote benedice
anche la tavola imbandita e dopo viene servito il pasto. Quando i santi assaggiano da ciascun
piatto, questi si ritirano portando con loro il cibo avanzato.

2.7.1. LINEE DI ANALISI SIMBOLICA: IL FUOCO


Oltre a rischiarare le cerimonie notturne e riscaldare i convenuti, ai fuochi sono state attribuite
diverse funzioni simboliche. L'accensione del fuoco annunzia l'irrompere della festa, qualificandone la
diversit rispetto all'ordinario, segna l'aprirsi di un tempo nuovo. L'accensione del fal viene, dunque,
vista come un rito di passaggio, come cerimonia diretta a rifondare il ciclo dellanno e con esso la
vita della comunit e degli individui. Infatti per essere efficace il fuoco deve essere rinnovato
ciclicamente affinch riacquisti la purezza originaria e rigeneri la sua potenza. Lo scopo di queste
cerimonie era quello di marcare un passaggio e rifondare il tempo e lo spazio attraverso la
rappresentazione del processo di morte e rinascita. Dal fuoco che finisce di consumare il tempo
trascorso, rinascer il fuoco di vita della comunit. Questo processo di morte e rinascita del fuoco
trova conferma nelluso di bruciare fantocci (feste carnevalesche, ma anche contesti giuseppini in
Sicilia e Puglia).

2.7.2 LINEE DI ANALISI SIMBOLICA: IL PANE


Il pane stato per secoli l'elemento costitutivo delle mense contadine. sempre presente nei pasti
rituali comunitari e caratterizzati da feste religiose. Rappresenta contemporaneamente il simbolo
della comunit vivente e il veicolo della comunicazione sociale. Proprio per questo suo significato
simbolico, non un caso che siano invitati alle mense di S. Giuseppe i poveri: la primavera, infatti,
la stagione in cui tutto sboccia ma c' poco da mangiare (i poveri rappresentano il poco da mangiare
e il pane e simbolo di abbondanza, quindi la primavera che fa sbocciare tutto). Non a caso la

connessione tra bambini, poveri, morti e consumi alimentari tipici della festa di San Giuseppe, si
rende ncora pi esplicita nella celebrazione della Commemorazione dei Defunti che coincide con la
semina del frumento. Tra le forme assunte dai pani rituali, quelle spiraliformi hanno particolare
importanza.
VEDI APPUNTI (significato spirale, portelli di Castelluccio, cuddura, consumo cibo con i propri morti)

2.7.3 LINEE DI ANALISI SIMBOLICA: LALLORO


Un elemento ricorrente nell'allestimento degli altari la presenza dell'alloro o di altre piante
sempreverdi.
I suoi rami incorniciano la tavola e limmagine del Santo e si dispongono come decoro dellinsieme. In
alcuni casi segnalano sulla soglia della casa la presenza di un altare, in altri assumono un ruolo pi
rilevante in quanto sono elementi fondamentali di macchine processuali. La Straula di Riber cos
come i rami di Troina e Cerami, rinviano alle dafneforie, le processioni in onore di Apollo che si
tenevano a Delfi: a un tronco di ulivo ornato con rami di alloro erano appesi nastri e sfere
rappresentanti sole, luna e stelle. Non dobbiamo per vedere le nostre feste siciliane come
sopravvivenze delle dafneforie.

2.8. IL CAPODANNO PRIMAVERILE DI ROMA ARCAICA


Anche lantico calendario romano presenta delle relazioni tra feste e momenti del ciclo agrario e
pastorale; non un caso che linizio dellanno si ha a marzo, in corrispondenza dellequinozio di
primavera. Nel primo giorno del mese dedicato a Marte gli allori sulle porte e i fuochi delle case e dei
templi devono essere rinnovati. A tele scopo vengono raccolti nuovi rami di alloro e i fuochi vengono
ritualmente spenti e riaccesi. Alle Calende per i Matronalia le matrone manifestavano la loro
aspirazione ad essere feconde ricevendo dei regali e servendo pasti ai propri servi (mettendo in atto
uninversione di ruoli).

2.9. IL FESTUM GENIALE DI ANNA PERENNA E I LIBERALIA


La festa dedicata ad Anna Perenna era tradizionalmente celebrata durante il primo plenilunio di
marzo. I comportamenti che venivano assunti durante le celebrazioni erano strettamente connessi a
quelli del passaggio stagionale. Nel suo declinarsi, la festa pare rinviare ai comportamenti del Luned
dellAngelo, detto Pasquetta; avevano, infatti, luogo scampagnate, pasti e bevute comuni allaperto,
giochi campestri, ecc. Avevano luogo anche riti privati: il passaggio di status sessuale femminile
(dopo la prima mestruazione) che avveniva attraverso lofferta del virgineo cruore presso il bosco
sacro dedicato alla dea. Secondo una leggenda fornita da Ovidio, la dea non sarebbe altro che la
personificazione di Anna, la vecchia di Boville, che durante la secessioni del Monte Sacro avrebbe
nutrito con focacce la plebe. Proprio per questo considerata garante del ciclo alimentare.
Subito dopo la festa dedicata ad Anna Perenna, ha luogo la cerimonia dei Liberalia, dedicata alla
divinit Liber pater. Quello era il momento in cui avveniva il passaggio dei giovani alla classe adulta,
con conseguente iscrizione nellanagrafe tributiza: questo permetteva di poter coprire funzioni
politiche e militari.

2.10. LADVENTUS DI DIONISO. IL CALENDARIO CERIMONIALE IN GRECIA


I calendari cerimoniali ellenici erano legati ai cicli vegetali e stagionali.

2.11. DIONISO E LE ANTESTERIE


Le Antesterie venivano celebrate tra la fine di febbraio e i primi di marzo. Da numerose
testimonianze emerge che Dioniso era conosciuto gi da tempi antichissimi come dio della
vegetazione in generale e non specificatamente del vino. Anche in riferimento a questo le Antesterie
hanno tutti i requisiti di una festa di Capodanno.

2.12. I RITI ANTESTERICI


Si distribuivano in tre giorni: 11, 12 e 13 del mese di Anthesterion. Riti costitutivi di questa festa
erano i Pithoiga, i Choes e i Chytroi, rispettivamente vasi vinari, boccali e marmitte. Dopo il
tramonto del 10 si apriva il tempo della festa. Ci si riuniva in locali privati a festeggiare (uomini,
donne e bambini) con danze e convivi. Il primo giorno si procedeva allapertura dei vasi vinari e,
dopo aver offerto libagioni al dio, si offriva da bere a servi e schiavi (eccezionalmente inclusi alle
celebrazioni). Avevano anche luogo dei sacrifici, sia in sede privata che pubblica, presieduti
dallArconte re. Il secondo si aggiravano per la citt carri con uomini mascherati che aggredivano la
gente con battute sconce tutti quelli che incontravano. Il culmine della giornata era rappresentato
dal concorso pubblico (presieduto dallArconte), ma anche privato, di bevute. I partecipanti bevevano
in silenzio, da soli. A questa celebrazione prendevano parte anche i bambini che avessero compiuto
tre anni: a loro venivano donati giocattoli e piccole brocche, destinate ad essere utilizzate in
occasione della cerimonia. Ai vincitori delle gare di bevuta private erano destinati dolci e ghirlande,
mentre per quella pubblica veniva donata in pi un otre di vino. Alla fine della giornata i partecipanti
avvolgevano le ghirlande attorno ai loro boccali e si dirigevano verso il santuario di Dioniso, dove le
avrebbero consegnate a delle sacerdotesse e offerto in libazione il vino residuo. Presso il santuario
avevano poi luogo i riti preliminari allunione del dio con la moglie dellArconte re. Questa, verso la
fine del giorno, sarebbe stata accompagnata in corteo verso la residenza pi antica del re dove si
sarebbe unita col dio (forse impersonato dallarconte o simbolicamente presente in effige). Questo
giorno, nonostante fosse allegro e festoso, era considerato impuro perch con lapertura del
santuario le anime dei morti prendevano a circolare liberamente tra gli uomini. Per questo motivo, in
segno di protezione, i templi venivano chiosi e si cospargevano le case di pece. Durante il terzo
giorno ai morti si accompagnavano le Kere, entit infere. Agli spiriti veniva offerta una minestra di
semi non macinati addolcita con miele e cotte nelle marmitte. Al termine del rito, i morti, avendo
compiuto il loro compito di riattivazione dei circuiti vitali, facevano ritorno alle loro dimore naturali.

2.13. OSSERVAZIONI
Le Antesterie sono feste del ritorno: della primavera, di Dioniso, dei morti. Il caotico necessario
momento di rifondazione del cosmos naturale e sociale che vede sospese le norme della vita
quotidiana. I temi che hanno maggiormente suscitato lattenzione degli studiosi, riguardano la
triplice valenza delle Antesterie come festa dei bambini, festa dei morti e occasione del
matrimonio sacro (per propiziare la fecondit vegetale e animale).

2.14. ANCORA SUI BAMBINI E SUI MORTI


I morti sono matericamente presenti in ambito rituale attraverso i bambini (che rappresentavano
anche la nuova vita), i mascherati, gli schiavi, gli stranieri i quali sono oggetto di attenzioni non
ordinarie. Le offerte che vengono offerti ai morti nei momenti critici (quelli del rinnovamento
dellanno) sono prevalentemente vegetali e rappresentano i doni che gli stessi morti fanno alluomo
attraverso la terra.

2.15. PRIMAVERE DORIENTE: EGERSIS E AKITU


Egersis: veniva celebrata (a Tiro) in onore degli dei Malqart e Astarte. I suoi elementi costitutivi erano
il rogo delle effige del dio e la rappresentazione di una sacra unione tra Malqart e Astarte, sua
consorte. Per quanto riguarda il primo rito, dopo essere stata cremata, leffige del dio veniva
interrata. Nello stesso tempo venivano cantati inni ed espulsi ritualmente gli stranieri dalla citt.
Quanto al secondo rito, il re era chiamato ad unirsi in matrimonio con una sacerdotessa o con la
stessa regina che impersonava Astarte. Malqart era antenato dei sovrani tiri e per questo garantiva
lordine e il benessere; la sua scomparsa e il suo ritorno in vita, promosso dalla dea consorte dotata
del potere di dare la vita, serve a cancellare lordine cosmico e politico-sociale per reinstaurarlo in
maniera migliore.
Akitu: celebrata in Babilonia, era la festa di rinnovamento dellanno e di celebrazione del sovrano,
caratteristica enfatizzata dalla recitazione dellEnuma elis (che esaltava il dio nazionale Marduk e ne
giustificava la supremazia e il rito di rifondazione e restituzione del potere sovrano). Momento
fondamentale della cerimonia era la solenne processione verso il santuario extraurbano del dio allo

scopo di riportarlo allinterno della citt. Questo era proprio uno dei temi fondamentali dellAkitu:
celebrare il ritorno del dio in citt dopo un periodo di assenza forzata, per questo si connota come
una vera e propria festa di rifondazione del tempo e dello spazio, una festa di capodanno. Altro
teatro delle celebrazioni era il tempio-torre dedicato a Marduk, dinanzi al quale due gruppi di
figuranti inscenavano il combattimento tra Marduk e Tiamat, il mostro marino dalle cui spoglio il dio
avrebbe creato il cosmo. Durante il terzo giorno venivano realizzate delle statue di legno (che
rappresentavano delle presenze demoniache), che durante la sesta giornata sarebbero state
decapitate e bruciate. Il quarto giorno si apriva con una preghiera a Marduk, mentre a sera aveva
luogo lEnuma elis. Il quinto giorno il tempio veniva pulito e contemporaneamente aveva luogo il
sacrificio di un montone, la cui carcassa veniva portata al fiume e gettata nelle acque. Pi tardi,
presso il tempio urbano aveva luogo il rito dellumiliazione del re da parte del sacerdote principale.
Veniva poi consumato il sacro matrimonio tra il re e una sacerdotessa. Con tale unione veniva
propiziata la fertilit dei campi, del bestiame e delluomo.

2.16. PESACH O DEL PRINCIPIO DELLANNO


Originariamente, Pesach e Massoth, era due feste distinte: una legata alla transumanza primaverile,
laltra legata alle raccolte primaziale dellorzo; cominciarono a fondersi durante il periodo dellEsilio.
Durante la Pesach la famiglia si riuniva prima di partire per i pascoli estivi. Il sacrificio dellagnello
maschio e la segnatura con il suo sangue degli stipiti e degli architravi avevano lo scopo di
proteggere uomini e animali dallangelo sterminatore e di ottenere la fecondit della comunit.
Massoth durava sette giorni e prevedeva lofferta della prima spiga dorzo al Dio e il consumo di pane
non lievitato, ricavato dalle prime farine (tutto il vecchio pane fermentato doveva essere eliminato
prima dellinizio del rito). Il pane nuovo rappresentava la rinascita cosmica che, secondo la mentalit
arcaica, avveniva in primavera. , quindi, chiaro che i riti Pasquali siano strettamente legati ai cicli
vegetali e animali. Il perch della scelta dellequinozio primaverile come momento di rifondazione
del cosmo da collegarsi al fatto che Dio aveva creato la luna come luna piena e non come luna
nuova, il primo anno della creazione doveva essere iniziato con la luna piena..

2.17. LA PASQUA DEL SIGNORE


La Pasqua cristiana si configura come un momento di passaggio vittorioso attraverso la morte,
riassunto dalla vicenda del Cristo. I Vangeli sinottici rappresentano lultima cena come pasto comune
di Pesach e la crocifissione come temporalmente corrispondente a Massoth (sacrificio dellagnello).
La patristica (studio storico, filologico e teologico delle opere dei Padri della Chiesa e delle loro
dottrine) riteneva che Cristo fosse morto e risorto nella settimana coincidente con la prima settimana
della creazione: in tal modo il Cristo rappresentava ricapitolazione del tempo e del cosmo. Nello
stesso giorno in cui luomo fu creato, nello stesso giorno era necessario che luomo fosse ricreato.
Se dunque per il cristiano la Pasqua celebra la morte e la risurrezione del Cristo e la salvazione
delluomo, la rinascita dellumanit e della storia, i riti pasquali restano inscindibili dall equinozio
primaverile e dalle prassi religiose connesse al rinnovamento vegetale.

2.18. IL VOCABOLARIO DEL SACRO


Queste diverse celebrazioni festive della primavera presentano la ricorrenza di prassi e di motivi
simbolici comuni. Tali somiglianze sono specifici atti di parole, costruiti a partire da una langue
simbolica comune formatasi al momento della neolitizzazione (sedentarizzazione).

3 Forme e funzioni dell'alterit nelle cerimonie carnevalesche

3.1. LE PERFORMANCES CARNEVALESCHE


Le azioni carnevalesche sono generalmente tese a rappresentare la sospensione e la sovversione di
norme e principi; a produrre il caos, ricordandone la sua esistenza sempre incombente. Tra i
molteplici simboli rituali diretti a rappresentare questa sospensione vi sono i mascheramenti.

3.2. PRIME OSSERVAZIONI


I mascheramenti sono tesi a rappresentare direttamente entit ultraterrene o a renderne manifesta
la loro presenza.

3.3. LE MASCHERE-MORTI: FLORILEGIO


La maschera crea un legame tra vivi e morti. Gli uni si trasformano negli altri: la maschera determina
la loro unione che si compie nellanima del portatore della maschera, non solo esteriormente. Le
maschere sono rappresentazioni di spiriti che sono al tempo stesso genii del tempo, per la loro
relazione con il periodo del cambiamento dellanno; genii della natura, perch rappresentano gli
spiriti guardiani delle risorse dellambiente naturale; e genii del mondo dei morti, perch compaiono
nel periodo in cui si crede che le anime dei morti discendano tra i vivi. In occasione di questi
festeggiamenti, torme di bambini e ragazzi usavano recarsi di casa in casa cantando filastrocche,
elemosinando dolci e piccole somme di denaro. In questo stata riconosciuta una raffigurazione
delle schiere di morti.

3.4 MASCHERAMENTI MEDIOEVALI


Luso di andare mascherati pratica documentata nel folklore europeo medioevale. Considerate
dalla Chiesa un chiaro indizio di trasgressione sociale e strumenti di evocazione delle potenze
invisibili al momento del passaggio dellanno, le maschere assumevano un preciso valore religioso
che la Chiesa riconosceva e riferiva al potere di Satana.

3.5 IL TEMPO DELLE MASCHERE


Diversi autori sottolineano come le apparizioni rituali della maschere abbiano precise cadenze
temporali connesse ai ritmi stagionali produttivi, correlandole al processo germinativo del seme, al
suo costituirsi come metafora del passaggio dal buio alla luce e quindi del movimento morte vita. Le
maschere provengono, o hanno a che fare, con laldil, raffigurano il caos incombente ma necessario
e recano con loro le energie vitali pi pure. Le loro apparizioni si addensano intorno al solstizio
dinverno, ma in realt il loro tempo il periodo che va dallautunno inoltrato a primavera.

3.6 I MORTI E IL GRANO


Nelle culture agropastorali vi era assoluta dipendenza tra il farsi del raccolto e le potenze della terra.
Secondo questottica senza un intervento dei morti non sarebbe possibile la vita sulla terra. Queste
figure (i morti) nelle cerimonie di rifondazione del tempo e dello spazio, venivano rappresentate dai
mascherati, bambini, mendicanti e stranieri che durante il tempo ordinario della vita venivano tenuti
al di fuori della vita sociale.

4 La cerca dell'alloro. Pellegrinaggi nei Nebrodi


4.1 FESTE DELLALLORO
La celebrazione delle feste nebroidee si compone delle seguenti fasi: la raccolta dei rami di alloro da
parte dei devoti, attraverso un pellegrinaggio effettuato a piedi, a cavallo, o in automobile; il rientro
nel centro abitato dopo la raccolta; lacconciamento dellalloro; la processione dei rami; la consegna
dellalloro al santo. Altri momenti fondamentali sono i pasti comunitari consumati durante il

pellegrinaggio e la processione. Il ramo di alloro rappresenta il legame tra il fedele e il santo. [LE
FESTE DI SAN SILVESTRO A TROINA, IL PELLEGRINAGGIO DEI RAMARA vedi Feste dellalloro]

4.2 PELLEGRINAGGI LAUREATI


Il pellegrinaggio manifesta la relazione tra uomo e territorio: da una parte vi il territorio umanizzato
e periodicamente minacciato dal disordine, e dallaltra un altrove (il luogo di raccolta, la foresta)
difficilmente raggiungibile.

4.3 UN CAMMINO DI RIFONDAZIONE


Il pellegrinaggio rappresenta un viaggio eroico. I pellegrini lasciano la tranquillit e lordine
dellabitato per calarsi nel buio e nel caos della foresta per raccogliere lalloro. Il ritorno risulta
essere una sconfitta del male e del caos e il trionfo dellordine nel cosmo. Questo viaggio avvertito
come necessario per evitare che il mondo cada nel disordine.

4.4 SUI SACRI ALLORI


Il simbolo dellalloro ricorre in seno alle feste pasquali, nel decoro degli altari e delle macchine festive
di S. Giuseppe, nelladdobbo delle edicole votive in occasione delle novene natalizie, nellambito
delle feste euro-mediterranee di diverse epoche e civilt. Queste ricorrenze e lassociazione
dellalloro a simboli tipici delle feste di capodanno, fanno trasparire il senso originario dellalloro
come epifania ciclicamente necessaria delle energie vegetative. Le feste dellalloro celebrate in zone
dei Nebrodi rinviano alla Dafneforie, connesse al culto di Apollo. Tali feste consistevano in una
processione di rami di alloro semplici o addobbati avente come centro Delfi. Da qui, ogni otto o nove
anni partiva un corteo di giovani nobili diretto a Tempe. Raggiunta la localit facevano sacrificio al
dio e successivamente raccoglievano rami di alloro (con cui si ornavano il capo) e con essi in mano
rientravano a Delfi. Si narra che il rito fosse stato istituito a memoria del viaggio di purificazione che
Apollo aveva compiuto per ordine di Zeus da Delfi a Tempe e poi di nuovo a Delfi per espiare
loltraggio compiuto ai danni del santuario della Terra Madre con luccisione di Pitone, che l aveva
cercato rifugio. Durante il percorso, il corteo doveva necessariamente sostare in alcuni luoghi e
consumare e consumare pasti comuni (come accade nelle feste siciliane).

4.5 OSSERVAZIONI
Le analogie riscontrate tra le feste dellalloro dei Nebrodi sono tali da far supporre un antico sostrato
culturale comune, il cui pi immediato referente storico ravvisabile nelle Dafneforie greche.

5 Lacqua nelle sue profondit o le sorgenti Usi rituali dellacqua in


Europa
5.1 SACRALITA DELLACQUA
Lacqua percepita nelle societ arcaiche e antiche come elemento fondante di ogni vita. Alle
divinit acquoree attribuito il potere di ripristinare lordine del cosmo e del corpo pulendolo da ogni
male e da ogni colpa (ecco perch durante il battesimo si viene sommersi in acqua).

5.2 CULTI DELLE ACQUE NEL MEDIOEVO


Nellalto medioevo, presso sorgenti e fonti, alle quali erano attribuite funzioni miracolose e curative,
esistevano templi e luoghi di culto allaperto, dove la gente accorreva a pregare, chiedere favori o
offrire doni alle divinit. La Chiesa era, inizialmente, contraria a questo tipo di riti, ma
progressivamente cominci a conservare la sacralit dei luoghi, riconvertendoli al culto cristiano.

5.3 CULTI DELLE ACQUE IN SICILIA


Nelle fonti risiedono esseri magici e semi divini, che si manifestano nelle vicinanze di queste. Alcune
sorgenti hanno come geni protettori la monacella della fontana, che sempre accompagnata da un
cane e porta in mano un canestro con fiori e monete doro. Esce tre volte lanno, in tre marted
successivi di giugno, e per dileguarsi si tuffa nella fontana, e si discioglie in acqua. Sta a guardia dei
tesori che giacciono lungo il corso dei fiumi e delle sorgenti. La monacella offre denaro alle persone
dalle quali si fa vedere, ma pretende che esse penetrino in sua compagnia entro la sorgente.
- Il rito acquoreo di Sortino prevede un uso mantico dellacqua da parte di giovani donne, cui
affidato il compito di interrogare le acque sulle future sorti del malato. Se il responso
positivo, le donne raccolgono le acque della fonte e le fanno bere al paziente. Le donne
saranno poi destinatarie di unofferta alimentare da parte della famiglia del paziente.
- Il culto delle tre sante vergini dellacqua santa, ha come epicentro una fonte con annessa
cappella in territorio di Floresta sui Nebrodi. Alla fonte si recano in pellegrinaggio fedeli in
occasione della festa della prima domenica di agosto. Recano con s e depositano presso il
piccolo santuario diversi oggetti personali.
- Il culto marsalese di S. Giovanni centrato sulle acque del pozzo che si apre sul fondo di una
grotta inglobata nella chiesa di S. Giovanni presso capo Lilibeo, e ce vengono interrogate e
bevute dalle donne che chiedono una grazia o un responso.

5.4 CULTI DELLE ACQUE IN SARDEGNA


I culti acquorei sono molto diffusi in Sardegna in relazione a determinate ragioni contestuali: il clima
e le condizioni ambientali sfavorevoli fecero s che le sorgenti e le acque di falda divenissero ausilio
prezioso per la comunit. Le divinit destinatarie del culto erano in larga parte divinit femminili.
- Vicino alla localit di Romana, in provincia di Sassari, sorge il santuario di S. Lussorio, una
chiesa campestre che ingloba nellabside una grotta. Dalle pareti di questa trasudano delle
acque a cui ascritto potere miracoloso, particolarmente efficace per il mal di testa. Al santo
sono tuttoggi dedicati riti il 21 agosto.
- A Capoterra (Cagliari) i fedeli giunti in pellegrinaggio alla fonte di S. Barbara, ne bevono
lacqua benefica e depongono in una sporgenza della roccia una crocetta ottenuta con due
stecchi di canna.

6 I fuochi cerimoniali. Premesse teoriche e verifiche sul campo


6.1 INTERPRETAZIONI

James Frazer, nel suo saggio the golden bough descrive ampiamente la classificazione e
linterpretazione delle feste del fuoco in Europa. Rimane molto colpito dalla somiglianza delle
diverse celebrazioni, anche se queste sono distanti tra loro sia fisicamente che
temporalmente. Questo (secondo lui) dovuto al fatto che il fuoco considerato, ovunque e in
ogni tempo, promotore della crescita e del benessere, sia stimolandoli che allontanando
eventuali pericoli. Quello che ha condotto lo studioso ad affermare ci la teoria solare (che
vede il fuoco come una forza creatrice, che sostiene lo sviluppo di tutto ci che produce
salute) e quella purificatrice (che vede il fuoco come una forma di distruzione, che consuma
tutti gli elementi nocivi).
Van Gennep opera una differenziazione a seconda della ragione per cui i fuochi vengono
accesi. Individua, infatti, fuochi accesi in occasione di feste cicliche; fuochi accesi in
determinati giorni dellanni; fuochi accesi in connessione con le scadenze dei lavori agricoli;
fuochi accesi in occasione di avvenimenti particolari (nascita di un figlio); fuochi accesi come
accompagnamento a una festa solenne. Per quanto riguarda i fuochi agrari, questi sono
suddivisi ulteriormente in fuochi dei pastori e fuochi dei contadini. In entrambi i casi, il fuoco
pi che un valore profilattico ha un valore simbolico perch applicato soltanto a parte del
campo o del bestiame. Dallesame di Van Gennep si costituiscono due teorie: quella
profilattica, che fa riferimento allidea che il fuoco purifica, e quella cronologica, che
attribuisce al fuoco periodico una forza speciale solo in virt della sua scadenza calendariale.
Il metodo proppiano esclude lo studio isolato di singole feste e tende a individuare elementi
tra loro simili allinterno dellintero ciclo cerimoniale annuale. Da questo si pu ricavare che

gran parte delle feste possono essere ricondotte a poche fondamentali esigenze, quali la
fertilit della terra e la fecondit di animali e uomini. Secondo Propp i riti agrari sono
accomunati dalla funzione propiziatrice di una buona annata e dal voler influire sui cicli
produttivi.

6.2 LA PROVA DEL CAMPO

Dallo studio di Cuisenier sulla cerimonia del foc viu, emerge la valenza magica-purificatrice del
fuoco. Laccensione del fuoco il primo atto da compiere al momento di costituire un ovile al
fine di stabilire la natura circostante come territorio abitato da essere umani (per cui le forze
del male non devono avvicinarsi). La cerimonia consiste, quindi, in una pratica magica che ha
la finalit di proteggere animali e uomini dagli spiriti del male.

Le conclusioni dello studio di Cuisenier risultano evidenti a Charachidz nel comportamento


tenuto dagli svani (popolo caucasico) in occasione delle cerimonie della settimana santa.
Queste sono rivolte a mettere fine al periodo trascorso per cominciarne uno nuovo. Questo
passaggio ha luogo durante la settimana precedente la Pasqua, con culmine il gioved santo.
Senza questa cerimonia i demoni riuscirebbero ad impossessarsi del focolare delle abitazioni
e, attraverso questo, degli uomini, portando il caos nel mondo. Dal luned sera gli uomini
girano intorno al focolare agitando dei tizzoni, altri battono violentemente una paletta di
metallo su una pietra e lame di falce contro sassi rotondi. Lo scopo quello di cacciare i
demoni, che fuggono dalla porta lasciata aperta. Nel momento in cui si compie lespulsione, gli
uomini barricano porte e finestre con rami di rovo. Questo rito viene ripetuto ogni sera fino al
gioved.

Lanalisi fatta da Cacopardo sul calendario cerimoniale dei Kalasha e della festa del solstizio
dinverno, porta a vedere questultima come una vera e propria festa di capodanno. Liter
cerimoniale prevede una processione di torce nella parte preliminare, e laccensione di un fal
nella giornata centrale. Ci che colpisce Cacopardo che allinterno della celebrazione il fuoco
assume diverse funzioni: strumentale, espressiva, comunicatrice, ecc. Vengono cos distinti i
fuochi strumentali (che comportano una trasformazione del mondo fisico) e espressivi (che
dicono qualcosa sullo stato della realt). Questi ultimi possono avere funzione comunicativa
(fuochi che annunciano la festa), benefattrice (fuochi purificatori e profilattici) e ludica. Il limite
di questa teoria sta nel fatto che alcune celebrazioni ignee sono in decadenza o, addirittura,
scomparse (questo a causa delle nuove condizioni sociali). Tuttavia, negli ultimi decenni si
manifestato un particolare interesse per la cultura tradizionale, spesso in relazione a progetti
di promozione turistica.

7 Simbolismi antropomorfi nella panificazione cerimoniale


7.1 UN MITO DI FONDAZIONE
La Sicilia era originariamente sacra a Demetra e Core. Tali dee avevano permesso che la Sicilia per
prima fosse produttrice del frutto del grano (in molte zone dellisola nasce tuttora il cosiddetto grano
selvatico). Per tale motivo i Sicani (popolazione autoctona) istituirono in favore delle dee feste e
sacrifici: quelle legate a Demetra durante il periodo della semina del grano, quelle legate al Core nel
periodo in cui la pianta era pronta per il raccolto.

7.2 PANI ANATOMORFI


I pani votivi, aventi forma del corpo umano o di parti di esso, sono offerte ai Santi come assolvimento
del voto per lavvenuta guarigione.

7.3 CONTESTI FESTIVI

SS. Crocifisso a Bilci: il 3 maggio accorrono numerosi pellegrini per ringraziare il Cristo del suo
miracoloso intervento a favore di mali del corpo e dello spirito. A questo proposito al santuario

vengono recati pani votivi raffiguranti parti del corpo, che sono successivamente benedetti e
distribuiti tra i fedeli. Dopo la distribuzione si avvia una breve processione del Crocifisso
intorno al santuario.
Cosa simile accadeva per la festa di S. Alessandro a Barrafranca: anche questa festa ha luogo
il 3 maggio e anche in questo caso vengono recati in dono al Santo pani votivi. In questo caso
il collegamento della festa con i cicli del grano reso evidente da un fatto che accadeva fino a
non molto tempo fa: la statua del santo era ornata da mazzi di grano e veniva fatta correre
in alcune zone di campagna, ai lati dei campi seminati. Questo rituale propiziava la buona
riuscita del raccolto.
S. Calogero a Caltavuturo: viene festeggiato il 18 giugno (periodo della mietitura). In questa
occasione venivano confezionati pani votivi raffiguranti parti del corpo guarite per
intercessione del Santo, che venivano poi distribuiti ai fedeli. Oggi lofferta del pane viene
anticipata al sabato precedente la festa, quando avviene la Sagra del pane. I pani raccolti
vengono poi benedetti e alla fine della funzione distribuiti tra i fedeli.

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