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Da Il Corriere musicale, 8 dicembre 2015

Giovanna dArco, successo al Teatro alla Scala


Serata inaugurale della stagione 2015-16: lunghe ovazioni per
la nuova produzione del teatro milanese. Molto applaudita la
direzione di Chailly, cast vocale di rilievo con Anna Netrebko
e Francesco Meli. Il Coro protagonista
di Luca Chierici foto Brescia&Amisano

UN SUCCESSO UNANIME, COME NON SE NE REGISTRAVANO DA TEMPO, ha accolto


alla Scala la Giovanna dArco verdiana, assente dal teatro milanese da centocinquantanni. Merito
di Riccardo Chailly, che ha voluto fermamente questo titolo per lapertura di stagione, di un team
che ha proposto un allestimento tutto sommato originale, di una compagnia di canto eccellente e del
coro che qui ricopriva un ruolo primario.

Chailly, che da sempre un grande sostenitore del primo Verdi, ha diretto come meglio non si
poteva una partitura non certo facile e ha contribuito con cura amorevole al successo della
compagnia di canto.

Alla base di Giovanna dArco ribollono polemiche ultracentenarie sulla coerenza storica del libretto
di Solera e quindi sulla validit di unopera verdiana che alla Scala ebbe vita difficile anche per
motivi organizzativi e di conflitto tra autore e impresario. proprio la posizione singolare di questo
lavoro allinterno del catalogo verdiano e le contraddizioni che popolano il libretto a rendere
plausibile e fattibile unoperazione registica che a propria volta reinventa i contorni di un soggetto
aggredibile attraverso chiavi di lettura anche distanti tra loro. Come ogni personaggio il cui
carattere si confonde tra il rigore della Storia, la tradizione popolare, la rielaborazione letteraria e
persino cinematografica, Giovanna pu essere la fanatica protagonista di un poema di Voltaire cosi
come langosciata martire del film di Dreyer o la visionaria eroina di Schiller.
Parte dellassunto registico di Moshe Leiser e Patrice Caurier discende da una lettura a senso unico
dei conflitti che agitano la protagonista, riconducibili a un delirio mistico a propria volta originato
da un caso clinico di isteria a sfondo sessuale. Non solo, i registi immaginano (senza peraltro
proseguire nellassunto in maniera coerente al momento del finale) che lintera vicenda sia vissuta
da una paziente come in un delirio, allinterno di una dimora borghese ambientata al tempo di Verdi
e di Solera. Espediente questo gi ampiamente sfruttato in molte rege liriche, ma in questo caso
perfettamente consono alla vicenda narrata in un libretto che non certo un capolavoro di chiarezza
e di consequenzialit. chiaro che questa interpretazione trascende di gran lunga sia i contorni del
testo di Solera che i significati della musica di Verdi. E a questultima crediamo vada addebitata

parte della non frequente proposta del titolo per cos tanti anni. Per quanto si possano esplorare
nella partitura motivi anticipatori del Verdi della maturit, per quanto si analizzino le ricorrenze del
tema del valzerino demoniaco che, riprodotto a quei tempi su un organo meccanico ambulante per
la citt di Milano mand in bestia gli austriaci, difficile che la musica di Giovanna dArco possa
mai essere considerata alla stregua di un capolavoro, prova ne sia che le poco pi di due ore
dellopera sembra non trascorrano mai, per il ripetersi continuo di situazioni musicalmente troppo
omogenee, scarsamente differenziate.
E non da dimenticare che uno dei motivi che hanno suggerito il prudente recupero dellopera fin
dagli anni 50 del secolo scorso pi da ricercarsi nella riproposizione di una vocalit impervia e
raffinata che mette a dura prova le doti del tenore e soprattutto della protagonista, che si chiami
Tebaldi o Caball o Anderson e oggi Netrebko. La Arco Renaissance ha visto un relativo infittirsi
di proposte negli ultimi anni e lodierno spettacolo scaligero non ha il crisma delloriginalit
assoluta, non fossaltro a causa delle recite salisburghesi del 2013 con la stessa coppia NetrebkoMeli e quelle condotte da Chailly a Bologna nell89.
Chailly, che da sempre un grande sostenitore del primo Verdi, ha diretto come meglio non si
poteva una partitura non certo facile e ha contribuito con cura amorevole al successo della
compagnia di canto. Nonostante lassenza di Carlos lvarez per precarie condizioni di salute
(annunciata anche dal Sovrintendente Pereira allinizio della recita) lo spettacolo decollato alla
grande con la presenza della gi citata coppia Netrebko-Meli, applaudita pi volte a scena aperta e
accolta da un delirio di consensi al termine della recita. Non sapremmo dire se il carattere stentoreo,
declamato della vocalit di entrambi, che rifugge da qualsiasi tipo di mezze voci, sia da imputare al
carattere dei ruoli nellopera verdiana, a una limitazione tecnica da parte dei cantanti stessi o, pi
probabilmente, al fatto che la scrittura delle due parti, ai limiti delle possibilit tecniche, non lascia
spazio a sfumature di sorta in tal senso. Accanto a loro si ben difeso il baritono Devid Cecconi,
anchegli oggetto di convinti applausi da parte di un pubblico entusiasta e interprete di assoluto
rilievo del ruolo. Il consenso finale, oltre ai cantanti, al coro e a Riccardo Chailly, si esteso anche
ai registi, allo scenografo Christian Fenouillat, al costumista Agostino Cavalca e al talento di
Christophe Forey, questultimo autore di interessanti giochi di luci e di ombre. Fenouillat ha
indovinato le sequenze che ospitavano una grande riproduzione della Cattedrale di Reims, e
allinizio dellopera le figurazioni che illustravano il convergere del popolo sulla figura di re Carlo.
Questultimo risplendeva in un gold-plated totale che faceva temere della sua integrit fisica,
accanto a una Giovanna che di dorato aveva solamente la corazza da eroina-guerriera.

Soggetto
Atto I

A Domrmy
Un coro di militari e borghesi si lamenta del cattivo andamento della guerra e maledice gli inglesi
che hanno invaso la patria altrui. Anche Orlans stata posta sotto assedio e sta per cadere. Entra il
re Carlo VII, afflitto e mesto, e annunzia la propria intenzione di arrendersi ai nemici. Poi racconta
di aver sognato una voce che gli diceva di deporre lelmo e la spada ai piedi dellimmagine della
Vergine dipinta in una rustica cappella in mezzo alla foresta. Il coro dei borghesi osserva, non senza
stupore, che quellimmagine esiste davvero in una radura selvaggia e lugubre dei dintorni. Il re
decide di recarvisi, mentre il coro tenta invano di dissuaderlo.

Una foresta
Nella radura della foresta, in unatmosfera paurosa e sinistra, entra Giacomo, padre di Giovanna,
che segue la figlia di soppiatto sospettando addirittura che costei abbia concesso la sua anima alle
forze del Male. Giunge Giovanna e, come ogni giorno, si inginocchia davanti allimmagine della
Vergine. Ella chiede alla Madonna una sola grazia: armi per poter combattere per la sua Patria. Indi
si addormenta. Giunge infine Carlo che, dopo aver deposto lelmo e la spada davanti alla
cappelletta, si inginocchia e prega. A questo punto attaccano le voci, che agitano il sonno di
Giovanna e che solo lei pu sentire: prima un coro di demoni accompagnato dalla banda e dal
triangolo, poi un coro di angeli accompagnato dallarpa e dallarmonium. Giovanna si sveglia di
soprassalto e, indossate le armi di Carlo, intona una cabaletta piena di entusiasmo guerriero cui si
uniscono pure il re e Giacomo: il primo pieno di stupore e ammirazione, il secondo in preda allo
sdegno e alla collera.

Atto II
Luogo remoto
La scena si sposta nel campo degli inglesi sconfitti dallesercito francese guidato da Giovanna.
Arriva Giacomo in uno stato di estrema agitazione: egli promette agli inglesi di consegnare loro
laudace e colpevole Giovanna.
Giardino nella corte di Reims
Giovanna uscita allaperto per sottrarsi ai festeggiamenti che sono in corso nella reggia.
innamorata del re e il suo stato di turbamento espresso dalle voci angeliche e demoniache che
avevamo gi sentito nel prologo, e che intervengono ora simultaneamente. Nel momento stesso in
cui Giovanna prende la decisione di abbandonare la corte per tornare nellumile paese natale dal
padre, entra Carlo e i due si dichiarano il loro amore, mentre le voci misteriose tormentano lanimo
delleroina.
Atto III
Nella piazza di Reims
Il popolo si accalca per vedere la cerimonia dellincoronazione. Dopo la marcia trionfale che
accompagna il passaggio della processione regale, Giacomo manifesta il suo proposito di
denunciare la colpevolezza di Giovanna davanti a tutti. Dalla cattedrale si sente un inno che
annuncia la fine della cerimonia e poco dopo esce Giovanna, seguita dal re, che cerca di placare la
sua agitazione. Quando Carlo invita il popolo a rendere omaggio alla redentrice di Francia,
Giacomo prorompe nella sua terribile accusa: Giovanna impura e sacrilega. Nello sconcerto
generale, Carlo invita Giacomo a fornire le prove di quanto afferma. Allora il padre incalza per tre
volte la figlia intimandole di respingere, se pu, la sua accusa: non forse vero che ella rea?
Frastornata, Giovanna tace e il suo silenzio preso come una prova della sua colpevolezza.

Atto IV
Interno duna rocca nel campo inglese

Nella sua prigione, Giovanna, incatenata, sente il rumore della battaglia che si svolge nelle
vicinanze e invoca Dio perch le conceda di correre per lultima volta in soccorso dei francesi.
Giacomo, entrato non visto, ascolta la preghiera di Giovanna e capisce di averla accusata
ingiustamente. Il padre libera la figlia e si riconcilia con lei, offrendole anche la propria spada.
Giovanna esce precipitosamente incontro alla battaglia, che raccontata in diretta da Giacomo
secondo lo schema della ticoscopia. Dopo questa scena, entra Carlo nuovamente vittorioso grazie
allintervento di Giovanna, ma poco dopo arriva anche la notizia della morte delleroina, la cui
salma viene portata davanti a tutti al suono di una marcia funebre. In realt Giovanna non
ancora morta, e canta le sue ultime parole in un clima di rapimento estatico e di apoteosi collettiva.

II ARTICOLO

Da Il Corriere della Sera


Prima della Scala con Giovanna dArco: Chailly ha reso
tutta la brillantezza del Verdi giovanile
Il compositore emiliano al suo primo incontro con il genio libertario e
fiammeggiante di Friedrich Schiller. La regia di Moshe Leiser e Patrice Caurier
ha concentrato lazione nella stanza, ovvero nei sogni della santa guerriera

di Gian Mario Benzing


Un crescendo di applausi entusiasti, ben undici minuti e dieci secondi di ovazioni e cascate di fiori e
lustrini hanno salutato con vivissimo successo, alla Prima di SantAmbrogio, il ritorno di
Giovanna dArco di Verdi, riportata sul podio della Scala da Riccardo Chailly. Protagonisti la
soprano Anna Netrebko, il tenore Francesco Meli e, a sostituire il baritono Carlos lvarez fermato
da una bronchite, il giovane Devid Cecconi. Da anni non si sentivano voci verdiane di questa
pienezza e di questa intensit. Chailly ha reso tutta la brillantezza, anche la baldanza di questo Verdi
giovanile, al suo primo incontro con il genio libertario e fiammeggiante di Friedrich Schiller, ma
ne ha smussati gli spigoli pi crudi con la sapienza di una declamazione sempre nobile anche
nellardore. La regia di Moshe Leiser e Patrice Caurier ha concentrato lazione nella stanza, ovvero
nei sogni della santa guerriera: gi allinizio, fin dalla Sinfonia, tutto si svolge non sui campi di
guerra, ma nella camera da letto di una febbricitante Giovanna, le cui pareti si illuminano di visioni
di battaglie, lampi purpurei, apparizioni di popoli e guerrieri. Con il coro che canta fuori scena,
come da dietro un velo-schermo, per irrompere, come dincanto, dietro la boiserie, per cantare
lorrida foresta fra giochi dombra e potenti giochi cromatici.
Il re Carlo avanza con passo lento, quasi onirico, figura tutta doro, icona di se stesso, come
lApollo di Death in Venice dato a Glyndebourne nel 92. Molti gli applausi a scena aperta,
allindirizzo d Francesco Meli (bella la fluidit con cui scioglie gli sbalzi della cabaletta Pondo
letal, martiro), di Anna Netrebko scura e potente (deffetto il continuum degli archi plasmato da
Chailly nel pur semplice accompagnamento di Sempre allalba ed alla sera come in Amai, ma un
solo istante) e anche di David Cecconi, omogeneo e dolente, applaudito lungamente soprattutto nel
duetto con Giovanna, nel pentimento del malcauto vegliardo come nello slancio. Fin troppo
didascalico forse luso del video per chiarire il contenuto dei due cori contrastanti, il valzerino dei

demoni e il corale degli angeli, peraltro con la vivida prova del coro istruito da Bruno Casoni,
contenuto reso gi autoevidente dalla musica, se non dal testo, e invece rappresentato da una visione
sensuale di corpi e di mani e dalla bandiera con lorifiamma e il motto Jesus Maria. A contrasto, le
sfumature di tenerezza, le mezzevoci accorate di Meli, e la sgargiante carnalit, fin oleografica, dei
diavolacci che al grido La femina nostra avvolgono Giovanna in un viluppo purpureo... Come
affacciato da un balcone celeste, il coro prelude con tocco angelico alla finale trasfigurazione
delleroina, l dove Verdi e Solera per efficacia e sintesi superano anche Schiller (Der schwere
Panzer wird zum Flgelkleide contro Oh, lusbergo tramutasi in ale!). Nei cieli di Giovanna
trascorrono infine nuvole azzurre, a darci lillusione di una ascesa.

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