You are on page 1of 42

1

DIRITTO PROCESSUALE PENALE PROGREDITO


MANUALE DELLA RESPONSABILITA DEGLI ENTI
A.Prescutti A. Bernasconi

PARTE PRIMA
Capitolo 1 SOCIETAS DELINQUERE (ET PUNIRI) POTEST

Con lespressione responsabilit per reato degli enti si identifica lattribuzione ad un soggetto collettivo, dotato di
una particolare articolazione organizzativa, della responsabilit per un fatto illecito commesso da una persona
fisica appartenente alla sua struttura.
Si tratta di una materia con profili che esulano dal sistema penalistico tradizionale, incentrato sul principio per il
quale la fattispecie criminale e la relativa sanzione sono elaborate esclusivamente per la persona fisica (societas
delinquere non potest).
I primi dubbi e interrogativi furono mossi a partire dall800 con la rivoluzione industriale, in particolare nei primi
disastri ferroviari che si ebbero in Inghilterra: si mise in mostra una nuova forma di criminalit, quella dellimpresa
nella quale il contributo del singolo non pu essere apprezzabile se non nella misura della sua contestualizzazione
nella struttura organizzativa pi amplia.
Grazie a questa figura della responsabilit indiretta (vicarious liability) le corti inglesi affermarono la responsabilit
della societ di gestione ferroviaria, ma senza fare alcun riferimento a elementi di carattere soggettivo della
colpevolezza.
Sempre nel Regno Unito si ha una sentenza epocale (nel 1944) che segna una svolta per quanto riguarda i criteri di
imputazione: il principio di immedesimazione; e cio la considerazione che gli stati mentali (lo specifico dolo
richiesto) dei funzionari che avevano agito per la societ potevano essere attribuiti alla societ stessa, che si
identifica con i suoi funzionari.
Cos il problema diventa quello di individuare quali sono le figure di vertice che possono impegnare, da un punto di
vista penalistico, la responsabilit della societ.
La legittimazione di un sistema punitivo rivolto alle persone giuridiche muove dalla constatazione che limpresa
un centro capace di generare o di favorire la commissione di fatti illeciti, anche delittuosi.
Nellordinamento italiano, in attuazione di convenzioni internazionali e di tutela degli interessi finanziari della UE,
la L. delega 300/2000 traccia le direttive di fondo per labbandono del principio secondo il quale societas
delinquere non potest; e con il d.lgs. 231/2001 viene introdotta la responsabilit amministrativa dellente collettivo
per i reati commessi, a suo interesse o a vantaggio, dai soggetti in posizione di vertice e dai dipendenti dello stesso.
Inizialmente tale responsabilit era circoscritta alle fattispecie di corruzione, concussione, truffa, illeciti
finanziamenti pubblici e simili; stata poi estesa ad altre ipotesi delittuose tra le quali rivestono particolare
importanza quelle in materia di sicurezza sul lavoro e di tutela dellambiente.
Le sanzioni previste colpiscono sia il patrimonio della societ (sanzioni pecuniarie) sia la sua attivit (azione
interdittive, applicabili anche in via cautelare) + la confisca del profitto del reato, che la sanzione pi incisiva
prevista dal 231/2001.
Occorre tenere presente che persona fisica e societ sono ben distinte sul piano della colpevolezza, come
conferma il principio dellautonomia della responsabilit dellente, che consente di perseguire la societ anche nel
caso in cui lautore materiale dellillecito non sia giustificato.
Laltro aspetto importante del D.lgs quello dei modelli di organizzazione e gestione: la normativa assegna una
importanza centrale alle condizioni organizzative aziendali; e ladozione di un modello organizzativo volto ad
impedire la commissione di reati, e listituzione di un organismo di vigilanza, rappresentano alcuni dei presupposti
che consentono allente di essere esonerato dalla responsabilit o di avere una sanzione pecuniaria ridotta (c.d.
esimenti premiali della normativa).
Dato il riferimento nel d.lgs alla parola responsabilit amministrativa delle persone giuridiche, nato il problema
relativo alla natura di questa responsabilit. Alcuni propendono a favore dellessenza penale della responsabilit
degli enti, con forti polemiche verso la decisione ideologica del legislatore; mentre altri propendono per lessenza
amministrativa della responsabilit; adducendo a motivazione determinati istituti (es. Prescrizione, vicende
modificative dellente) che sono incompatibili con la disciplina penalistica.

Capitolo 2 - LE FONTI

Il momento genetico immediato delle norme in oggetto dato dalla L. Delega 300/2000 e dalla legge attuativa
231/2001; tuttavia si rileva anche limportanza degli impegni pattizi assunti a livello internazionale dallo Stato
italiano.
Lintitolazione stessa della Legge Delega richiama una serie di atti internazionali, elaborati in materia di lotta alla
corruzione dei pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali, dei funzionari degli stati
membri UE e di tutela delle finanze comunitarie.
Tra le varie convenzioni ratificate dalla Legge Delega, la sola che fa riferimento alla responsabilit degli enti la
Convenzione OCSE del 1997, che in termini piuttosto generici obbliga gli stati ad adottare le misure necessarie per
stabilire la responsabilit delle persone giuridiche per la corruzione di pubblici ufficiali stranieri.
Nel primo periodo di vita della nuova normativa si ha avuto notevole impatto di atti internazionali, la maggior
parte dei quali successivi allemanazione della legge, sul perimetro di azione della responsabilit degli enti: si tratta
di atti internazionali che hanno dato indicazioni al legislatore internazione di introdurre nuovi reati-presupposto
(mutilazione organi genitali femminili; terrorismo; falsit in monete; criminalit organizzata; delitti contro la
personalit individuale; riciclaggio di denaro illecito; diritto di autore; reati ambientali; impiego di lavoratori il cui
soggiorno irregolare).
La L. Delega, nel ratificare e dare esecuzione agli accordi pattizi, configura la cornice di un nuovo e complesso
sistema normativo che il Governo avrebbe dovuto realizzare emendando un decreto legislativo in materia, nel
rispetto di alcuni principi e criteri direttivi:
a. I reati-presupposto erano riconducibili a 5 categorie:
- Delitti dei pubblici ufficiali contro la PA;
- Delitti contro il patrimonio commessi mediante frode;
- Reati relativi alla tutela dellincolumit pubblica;
- Lesioni e omicidio colposi commessi in violazione delle norme di salute e sicurezza sul lavoro
- Reati in materia di tutela dellambiente e del territorio.
b. Identificazione del criterio di imputazione oggettiva nel reato commesso dalla persona in posizione di
vertice, o dai subordinati dellente con conseguente vantaggio o interesse di questo; la responsabilit era
esclusa con ladozione e lattuazione di modelli organizzativi idonei a programmare le decisioni (unica
indicazione fornita dalla delega sui modelli di organizzazione e gestione).
c. Le sanzioni amministrative erano di varia natura: pecuniarie (diminuibili qualora lente adotti
comportamenti idonei a assicura riparazione o reintegrazione rispetto alloffesa realizzata) e di sanzioni
interdittive, queste applicabili anche in via cautelare.
d. Sanzioni applicate dal giudice competente a conoscere del reato e, per il procedimento di accertamento
della responsabilit dellente, si sarebbero dovute applicare in quanto compatibili le norme del cpp.
e. Diritti di recesso ad hoc per il socio dissenziente e incolpevole (non attuata).
La delega parlamentare stata esercitata dal Governo nel rispetto del termine degli 8 mesi, ed il d.lgs 231/2001
composto da 4 capi:
1) principi generali, criteri di attribuzione, sanzioni e reati;
2) vicende modificative del soggetto collettivo;
3) rito processuale per laccertamento e lapplicazione delle sanzioni;
4) disposizioni attuative e di coordinamento.
I principi della legge delega sono stati per alcuni aspetti solo parzialmente realizzati, mentre per altri sembra che il
governo si sia spinto oltre i confini stabiliti dal delegante.
Non ci sono nel testo originario del decreto i reati connessi alla sicurezza sul lavoro e quelli sulla tutela
dellambiente e del territorio, integrati successivamente nel 2007 e nel 2011.
Per quanto riguarda il procedimento di accertamento dellillecito amministrativo le indicazioni della delega sono
state capovolte in sede attuativa: mentre la delega rinvia in quanto compatibili alle disposizioni del cpp, il
legislatore ha optato per una disciplina ad hoc da integrare con le norme codicistiche.
Si ha poi una produzione normativa in materia estranea al 231/2001 che per eterogenea e non ispirata a visioni
unionistiche.
Principi costituzionali
Non scontata in materia lapplicazione dei principi fondamentali della materia, in quanto talvolta alcuni di essi
hano una efficacia limitata; o meglio sono adattabili in materia peculiare allente collettivo.
Per risolvere questi problemi non sembra corretta la soluzione di dare preventivamente unetichetta a tale
responsabilit al fine di stabilire se un determinato principio risulti applicabile.

Principi Fondamentali In Materia Penale


- Colpevolezza: il principio della personalit della responsabilit non intacca lampliamento dellarea dei
destinatari del diritto penale; fino a ricomprendevi la persona giuridica. Se si intende il principio di
colpevolezza nella sua minima accezione, cio come divieto di responsabilit per il fatto altrui, per mezzo
della teoria della immedesimazione si pu accettare lidea della imputazione a due stadi e cos risalire al
rimprovero alla persona collettiva per essersi avvantaggiata.
Tuttavia limpianto di un sistema rispettoso del principio di colpevolezza inizia ad incrinarsi nel momento
in cui il legislatore prevede una causa esimente della responsabilit: tale previsione definisce un
meccanismo di responsabilit oggettiva.
- Funzione rieducativa della pena: nessuna analogia pu essere fatta dellente giuridico da un punto di vista
di assimilazione a persona fisica, quindi di individuazione di una personalit dellente su cui la pena
possa agire.
- Principio di legalit: la responsabilit dellente per un determinato reato e la relativa sanzione devono
essere espressamente previste da una legge entrata in vigore prima della commissione del fatto.
Principi Fondamentali Processuali Penali
- Presunzione di non colpevolezza: si applica sicuramente allente sotto processo, ma una violazione in tal
senso si pu rintracciare sempre nellesimente per essere esentato dalla responsabilit; in cui si ha una
inversione dellonere della prova a carico dellimputato. Inoltre il fatto che misure cautelari coincidano
alle sanzioni interdittive si risolve in una applicazione anticipata della pena, non costituzionalmente
ammessa.
- Inviolabilit del diritto di difesa: pacificamente applicabile.
- Tutela delle libert fondamentali: ispezioni, perquisizioni e sequestri possono essere operati solo secondo
le garanzie previste per la tutela della libert personale.
- Diritto al giusto processo: i principi dellart. 111 Cost trovano piena applicazione nel processo penale delle
societ.
- Obbligatoriet dellazione penale: il decreto prevede che sia il PM ad emettere il decreto di archiviazione
(e non a richiederlo), si ravvisa una violazione del precetto costituzionale.
Per quanto riguarda la normativa regionale essa non interviene direttamente, ma spesso, ponendo come
condizione per avere rapporti giuridico-economici con lente territoriale che lente adotti una struttura interna
adeguata ai canoni i prevenzione del rischio di reato, interviene con atti volti ad incentivare ladozione dei modelli
di organizzazione e gestione. Si tratta di enfatizzare la necessit di allineare la governance delle societ alle
esigenze di compliance.
Capitolo 3 PRINCIPI GENERALI
Soggetti destinatari
Lart. 1 comma 2 evidenzia come destinatari della norma non sono solo tutte le persone giuridiche private, ma
anche gli enti privati sprovvisti di personalit giuridica e le associazioni non riconosciute.
Questo perch lobbiettivo della norma non quello di andare a toccare il principio che tiene separato, agli effetti
civili, il patrimonio della persona fisica da quello della persona giuridica; ma quello di imputare allorganizzazione
pluripersonale le conseguenze vantaggiose derivate dalla condotta criminosa realizzata da chi appartiene a tale
organizzazione.
In tal senso lart. 27 stabilisce che dellobbligazione derivante dal pagamento delle sanzioni pecuniarie cui lente
stato condannato risponde solo lente stesso con il suo patrimonio.
La formula societ e associazioni anche prive di personalit giuridica, dellart. 1 c 2, intende circoscrivere
lapplicazione del decreto agli enti contrassegnati da una apprezzabile complessit organizzativa. Per tanto non
sono soggetti destinatari: limprenditore individuale; limpresa familiare; le associazioni in partecipazione; le
associazioni temporanee di imprese; i consorzi con attivit interna e le varie forme di comunione e i condomini.
Una ulteriore delimitazione espressa dallart. 3 c.1 per lo Stato e gli Enti che esercitano pubblici poteri, per cui il
dlgs non si applica:
articolazioni amministrative dello stato, centrali e periferiche;
enti pubblici territoriali;
enti pubblici non economici (ambigua, dato che non c un nozione unitaria di ente pubblico economico);
enti che si avvalgono di istituti di diritto privato ma che erogano un servizio pubblico senza scopo di lucro;
enti pubblici associativi che non esercitano pubblici poteri (Croce Rossa);

enti che perseguono finalit tipiche dello Stato (ISTAT, INAIL,INPS);


autorit indipendenti con funzioni di controllo;
partiti politici e sindacati (funzioni di rilievo costituzionale).

Principio di legalit
Lapplicazione del principio di legalit e dei suoi corollari (riserva di legge, determinatezza e tassativit
nellindividuare le fattispecie di reato-presupposto, non retroattivit) sono assicurati dallart. 2: lente non pu
essere ritenuto responsabile per un fatto costituente reato se la sua responsabilit amministrativa in relazione a
quel reato e le relative sanzioni non sono espressamente previste da una legge entrata in vigore prima della
commissione del fatto.
Il legislatore tuttavia disattente al principio di determinatezza e tassativit nel momento in cui, nelle fattispecie di
criminalit organizzata e di terrorismo, fa un rinvio a carattere aperto ai reati dellassociazione di stampo mafioso e
dellassociazione a delinquere. In questo modo tale rinvio suscettibile di ampliare in maniera indefinita i delitti
dai quali dipende la responsabilit dellente.
La successione di leggi
espressamente disciplinata dallart. 3 comma 1 che prevede che lente non pu essere ritenuto responsabile per
un fatto che secondo una legge posteriore non costituisce pi reato o in relazione al quale non pi prevista la
responsabilit amministrativa dellente.
Si tratta di una norma che ricalca lart. 2 cp, ma lo fa adattando il principio della retroattivit alla peculiarit
dellillecito amministrativo dipendente da reato.
Allo stesso modo il principio della retroattivit della legge pi favorevole ( art. 3 c.2) formulato in maniera
analoga allart. 2 c.4 cp; ma lespressione utilizzata verbalmente LEGGI diverse (al plurale) fa ritenere che il
regime della retroattivit della disposizione pi favorevole vada applicato non solo alla legge che prevede la
responsabilit dellente, ma anche a quella che prevede il reato-presupposto.
Efficacia della legge nello spazio
Lart. 4 c.1 prevede che la responsabilit per reato dellente sorge in tutte le situazioni in cui, per il reato
commesso allestero, debba essere punita la persona fisica che lha commesso, nel rispetto dei casi e delle
condizioni stabilite nel cp sui reati commessi allestero.
La normativa assume come criterio per la responsabilit dellente che questo abbia nel territorio dello Stato la tesi
principale.
Per quanto riguarda la questione relativa allapplicazione del 231 anche alle societ estere che commettano,
tramite una societ controllata in Italia, un illecito nel nostro paese; sembra prevalere la tesi negativa che non
sussiste tale ipotesi e quindi la non perseguibilit di tali reati. Nonostante la tesi opposta, che fa perno sulla
competenza del giudice italiano per il reato della persona fisica, sembra prevalere la tesi dellinterpretazione pi
restrittiva, anche in virt del dato testuale dellart. 4 che condiziona al presupposto che lente abbia la sede
principale in Italia.
Capitolo 4 I REATI-PRESUPPOSTO DELLA RESPONSABILITA DELLENTE
La selezione dei reati-presupposto nella legge delega aveva come obbiettivo quello di sanzionare i fatti ascrivibili
allarea della criminalit dellimpresa, piuttosto che quelli della impresa come associazione criminale.
In sede di attuazione il legislatore con il 231 ha per privilegiato lilliceit del profitto, escludendo tutti gli altri reati.
Leffetto di tale decisione di aver depotenziato la portata ed il raggio operativo della nuova normativa, e la
capacit di penetrazione nella sfera dellattivit economica delle imprese lecite.
Inizialmente i reati che fungevano da presupposto erano solo quelli contro la pubblica amministrazione (art. 24 e
25) e il criterio di imputazione unico era ancorato ai delitti DOLOSI commessi dai vertici o dai dipendenti dellente.
Fino al 2006 si intervenuti aggiungendo altri reati-presupposto, per lo pi sulla spinta delle normative
internazionali.
Solo con la L. 123/2007 sui delitti commessi con violazione delle norme sulla tutela della salute e della sicurezza sul
lavoro si introduce la responsabilit degli enti per delitti colposi; a cui si aggiunge poi la previsione del 2011 per i
reati ambientali (alcuni di natura contravvenzionale).
Tuttavia lampliamento ad alcune fattispecie delittuose tipiche della criminalit organizzata pu creare confusione,
oltre che sembrare incongruo, in quanto si rischia di sforare dal confine tra illeciti economici di impresa e
associazioni criminali in senso stretto. Per questultime infatti non sembrava necessario, ma anzi fuorviante,

linclusione nel novero dei reati-presupposto dato che il diritto penale classico gi fornisce strumenti ampliamenti
sufficienti.
Lart. 26 c.1 estende la responsabilit degli enti alle ipotesi di delitto tentato, prevedendo la riduzione delle
sanzioni pecuniarie e interdittive da un terzo alla met.
Si osserva innanzitutto che lapplicazione di tale norma richiede una certa prudenza: non tutte le previsioni
incriminatrici sono coniugabili con la forma del tentativo.
Inoltre la decurtazione della pena per il tentativo inferiore rispetto a quella prevista per le persone fisiche (fino a
2/3), il che stato interpretato come segnale della volont del legislatore di prevenire il pericolo che siano irrogate
agli enti sanzioni troppo miti, sproposite alle condizioni economiche e alla sua capacit a delinquere.
Risulta invece essere accentuata la dimensione premiale della disciplina del recesso attivo (art. 26 c.2): lente non
risponde quando volontariamente impedisce il compimento dellazione o la realizzazione dellevento.
In questo caso la differenza con la disciplina delle persone fisiche a favore dellente, intesa a favorire sia la
prevenzione del rischio di reato sia la riparazione delle conseguenze dellillecito.
Capitolo 5 RESPONSABILITA DELLENTE,CRITERI DI IMPUTAZIONE, GRUPPO DI IMPRESE
Criteri oggettivi e soggettivi di imputazione
Art. 5 c.1: lente responsabile per i reati di cui allart. 24 ss commessi nel suo interesse o a sua
vantaggio da persone inquadrate a vario titolo nella sua struttura.
Si ha una causa oggettiva di esclusione della responsabilit (lente non risponde ex art. 5 c.2 )nel caso in cui tali
soggetti abbiano agito nellinteresse esclusivo proprio o di terzi.
Inoltre lart. 25-ter, in materia di reati societari previsti dal cc, richiama il solo criterio dellinteresse della societ, e
non quello del vantaggio (che quindi una eccezione scarsamente giustificabile alla regola generale di cui
allart. 5 comma1).
Pertanto sono criteri oggettivi di imputazione linteresse e il vantaggio, che sono orientati sul fatto e sulla
responsabilit, profilo importante da tenere conto per distinguere questi due piani dal profitto che riveste un ruolo
limitatamente allimputazione della sola sanzione.
Accanto ai criteri oggettivi lart. 5 prevede anche i criteri soggettivi di imputazione: il reato-presupposto deve
essere stato commesso dalle persone in posizione di vertice o da quelle sottoposte alla direzione o vigilanza delle
prime.
Ascrivere il reato alluna o allaltra categoria di soggetti ha importanti risvolti da un punto di vista processuale: se il
reato consumato da persona in posizione apicale, lente risponde a meno che non prova:
di aver adottato un efficace modello organizzativo attraverso poteri di vigilanza attribuiti ad un apposito
organo dotato di poteri di iniziativa e controllo;
che la persona ha commesso il reato eludendo fraudolentemente il modello.
In questa ipotesi pertanto lonere probatorio incombe sullente (art. 6 c.1).
Se il reato invece ascrivibile a soggetto sottoposto alla direzione o vigilanza di un soggetto apicale; lente
responsabile se la commissione del reato stata resa possibile dallinosservanza degli obblighi di direzione e
vigilanza (art. 7c.1) e lonere di provare questa condizione sostanziale della responsabilit spetta al pubblico
ministero.
Riassumendo, lonere di provare le condizioni oggettive e soggettive di imputazione ex art. 5 ricade sul PM, il quale
dovr dimostrare 1)la sussistenza del reato-presupposto; 2)che il reato sia stato compiuto nellinteresse o a
vantaggio dellente; 3) qualora si identifichi lautore del reato, identificare se si tratta di un apicale o di un
subordinato. In base a questo corrisponderanno diverse regole probatorie.
Linterpretazione letterale dellart. 5 comma 1, che utilizza la disgiuntiva o per separare i criteri oggettivi
dellinteresse e del vantaggio; insieme ad una interpretazione sistematica che raffronta questo articolo con lart.
12 c.1 lettera a (per cui si ha una riduzione della sanzione nel caso in cui il soggetto abbia agito nellinteresse
proprio e con vantaggio nullo o minimo dellente) rendono chiara lAUTONOMIA dei due requisiti e il fatto che esse
non sono sovrapponibili. Si tratta in ogni caso di due concetti diversi.
Linteresse si identifica nella condotta delittuosa della persona fisica da un punto di vista soggettivofinalistico, e per valutarlo il giudice deve porsi nel momento temporale in cui si svolta lazione.
considerato come un criterio che opera ex ante.
Il vantaggio rinvia invece ad un apprezzamento oggettivo, che necessariamente successivo alleventoreato; si tratta quindi di un criterio che opera sempre ex-post che il giudice deve valutare ponendosi nel
momento del risultato.

Sono stati mossi dei dubbi su come conciliare i criteri dellinteresse e del vantaggio con i reati colposi; in
particolare con riguardo alla materia ex art. 25-septies relativa allomicidio colposo del lavoratore dovuta a
violazione di norme antinfortunistiche: come possibile che lomicidio colposo di un lavoratore possa risolversi in
un interesse o vantaggio per lazienda?
Occorre innanzitutto considerare che tutti i reati-presupposto, dolosi e colposo, sono stati pensati per
rimproverare allente una inadeguatezza organizzativa; nel senso di indifferenza per gli interessi potenzialmente
pregiudicabili (nel caso della sicurezza del lavoratore). Occorre quindi verificare, per gli illeciti colposi, se la colpa
della persona fisica deriva dalla omissione di comportamenti doverosi imposti da norme di natura cautelare; e che
tale omissione si concretizzi in un contenimento dei costi aziendali. Proprio questo aspetto pu essere qualificato
ex post come un vantaggio.
Tale orientamento dottrinale stato confermato anche dalla giurisprudenza di merito che ha stabilito che nei reati
colposi il criterio di collegamento tra ente ed illecito va rapportato non allevento delittuoso, ma alla violazione
delle regole cautelari che ha reso possibile la commissione dellevento. la violazione delle regole cautelari che
pu identificarsi in un interesse o vantaggio per lente, nella misura in cui gli permette un risparmio dei costi di
gestione. Levento lesivo va invece ascritto allente proprio per il fatto di essere conseguenza di violazione di regole
cautelari.
Lart. 5 c.2 prevede una causa oggettiva di irresponsabilit dellente nel caso in cui i soggetti fisici a cui
ascrivibile il reato lo abbiano commesso nellinteresse esclusivo proprio o di terzi.
Volutamente il legislatore non menziona il requisito del vantaggio, in quanto nel momento in cui si accerti
lestraneit della persona giuridica, il giudice non dovr nemmeno verificare se lente abbia tratto dalla condotta
illecita un vantaggio; in quanto anche se fosse si tratterebbe di un vantaggio dovuto solo a caso fortuito.
Per soggetti in posizione apicale la norma intende persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di
amministrazione o di direzione, inoltre vi si ricomprendono anche persone che esercitano di fatto la gestione e il
controllo dellente stesso.
Il legislatore ha privilegiato una formulazione elastica per lindividuazione dei soggetti apicali, invece di una
elencazione tassativa, in grado di dare alla disciplina un forte senso funzionalistico.
Sono considerati soggetti apicali:
gli amministratori, delegati e non delegati;
componenti del consiglio di gestione (sempre) e del consiglio di sorveglianza (se nello statuto gli sono
attribuiti poteri di compiere atti di gestione di particolare importanza);
amministratori dipendenti (la qualifica di amministratore prevale sulla soggezione allaltrui direzione);
direttori generali (sono dipendenti e soggetti alle direttive degli amministratori, ma godono di una
importanza operativa preminente);
coloro in capo ai quali vi sia un trasferimento o una delega di funzioni;
persone che dirigono unit periferiche dotate di autonomia finanziaria e funzionale;
amministratori di fatto (prevale la sostanza sulla forma se il soggetto esercita in modo continuativo e
significativo i poteri tipici dellamministratore);
i liquidatori, per i reati societari;
soggetti destinatari di obblighi in base al TU sulla sicurezza del lavoro: sicuramente il datore di lavoro,
mentre per il dirigente si decider caso per caso. Orientamento prevalente che il preposto non faccia
parte dei soggetti apicali.
Non si considerano soggetti apicali i sindaci, in quanto membri del collegio sindacale, che essendo un organismo di
puro controllo interno non sono identificabili con lesercizio di una funzione di gestione e di controllo.
Per quanto riguarda i sottoposti alla direzione o vigilanza dei soggetti in posizione apicale, i soggetti subordinati, si
applica un criterio di individuazione che non solo formale (cio lappartenenza formale allente, esserne
dipendente) ma che anche sostanziale (per cui assumono rilevanza anche situazioni atipiche nelle quali un
impegno particolare sia stato affidato a soggetti esterni, che lo eseguono sotto la direzione ed il controllo dei
soggetti apicali).
Fenomeno non regolamentato: il gruppo di imprese.
Il D.lgs non prende in considerazione il fenomeno dei gruppi di societ. Questi, pur essendo formate da societ
giuridicamente autonome, sono retti da un unico indirizzo strategico, con livelli di gerarchia e influenza elevanti tra
controllante (capogruppo) e controllate.
Questa esclusione ha dato luogo per molti ad una lacuna rilevante e non agevolmente colmabile in via
interpretativa, che sottrae ai meccanismi sanzionatori le societ capogruppo.

Occorre richiamare due postulati in materia di gruppo di imprese: il primo si osserva in relazione alla natura del
fenomeno del gruppo, esso non una persona giuridica che pu sovrapporsi alle societ che ne fanno parte; il
ruolo direttivo e di coordinamento che spetta alla capogruppo non comporta una limitazione della autonomia
giuridica delle controllate.
Non si pu quindi configurare, da un punto di vista normativo, un superiore interesse di gruppo; che non potr
essere usato per ampliare il perimetro della responsabilit ex 231/2001.
Il secondo precisa la portata di questa autonomia in campo penale:lesistenza di un gruppo non solleva le singole
societ dallonere di organizzarsi al proprio interno per la prevenzione del compimento di reati.
Da questi concetti si evince che una responsabilit diretta del gruppo non pu essere individuata a priori, il
concetto di interesse non pu infatti essere allargato fino a ricomprendervi linteresse di gruppo.
Si considera quindi limpostazione prevalente per la quale la sussistenza del requisito dellinteresse vada accertata
in capo alla societ cui appartiene lautore del reato-presupposto; e solo in via complementare si potr tener conto
dellipotesi in cui linteresse della capogruppo alla commissione del reato rechi vantaggio alle controllate, al fine di
conservare o aumentare il valore della partecipazione azionaria nella controllata. Si tratta tuttavia di una verifica
da effettuarsi caso per caso.
Capitolo 6 LAUTONOMIA DELLA RESPONSABILITA DELLENTE
Lart. 8 intitolato allautonomia della responsabilit dellente, ed ha contenuti di carattere sia sostanziale che
processuale.
Esso contempla lipotesi per cui rimane ferma la responsabilit dellente anche quando laddove lautore del reato
non stato identificato (oppure non sia imputabile). Questa opzione viene giustificata dal fatto che la mancata
identificazione della persona fisica che ha commesso il reato una ipotesi tipica nellambito della responsabilit di
impresa.
Le ripercussioni di questa previsione si hanno sopratutto per quando riguarda un allegerimento probatorio
dellonere dimostrativo del PM.
Nello stabilire che la responsabilit dellente sussiste anche nel caso in cui lautore del reato non stato
identificato lart. 8 c.1 recepisce istanze di finalit repressiva, anche dette di politica criminale.
Questa scelta operata dal legislatore fa guadagnare allaccusa vantaggi connessi allinversione dellonere della
prova: se non identificato lautore del reato, allaccusa baster allegare documenti indiziali che fanno presumere
che il reato sia stato compiuto da un soggetto apicale, e pertanto invertendo lonere della prova nel senso gi visto
in carico allente.
Dato che lorgano giurisdizionale non in grado di stabilire quali siano i criteri soggettivi di attribuzione della
responsabilit, lart. 8 va ad identificarsi indirettamente come un meccanismo di previsione di una presunzione.
Occorre inoltre tenere presente che nei casi di mancata identificazione dellautore del reato rientra anche il caso in
cui la persona fisica sia assolta per non aver commesso il fatto.
La responsabilit dellente rimane anche in tutti i casi di estinzione del reato del soggetto persona fisica (es.
Morte,oblazione) con eccezione della sola amnistia.
Capitolo 7 LESIMENTE: IL MODELLO ORGANIZZATIVO PER I REATI DEGLI APICALI
Se il reato stato commesso da un soggetto apicale, lente non risponde se prova che (art. 6 c.1):
lorgano dirigente ha adottato ed efficacemente attuato, prima della commissione del fatto, modelli di
organizzazione e di gestione idonei a prevenire i reati della specie di quelli verificatesi;
Il compito di vigilare sul funzionamento e losservanza dei modelli stato affidato ad un organismo
dellente dotato di autonomi poteri di controllo;
Che le persone hanno commesso il reato eludendo fraudolentemente i modelli di organizzazione e di
gestione;
Che non vi stata omessa o insufficiente vigilanza da parte dellorganismo di controllo.
Per quanto riguarda i modelli organizzativi e gestionali, questi rivestono una doppia finalit: prevenire il peculiare
rischio di impresa connesso alla responsabilit della societ per illeciti dipendenti da reato; e limitare la medesima
responsabilit da un punto di vista sanzionatorio; in quanto se lente riesce a dimostrare i requisiti sopradetti,
potr evitare lapplicazione delle sanzioni interdittive (ma non la confisca del profitto tratto dal reato)oppure
subire sanzioni pecuniarie ridotte.
La relazione al dlgs 231 ha sostenuto che, una volta accertata la commissione di un reato, lente ne deve
rispondere sul piano amministrativo, a condizione che alla persona giuridica sia imputabile una colpa organizzativa
consistente nella mancata adozione oppure nel carente funzionamento del modello preventivo.

Tuttavia quello imposto dal decreto un onere probatorio che tutto a carico dellente, e si dimostra essere nella
pratica una sorta di probatio diabolica, che rileva una responsabilit praticamente assoluta di natura oggettiva
della societ, laddove il reato presupposto sia stato commesso da un soggetto apicale (con un elevata probabilit
che il processo culmini con la condanna della societ).
Prospettiva sostanziale: il modello si dimostra essere un esimente della responsabilit, un esonero quindi della
responsabilit; oltre che avere la funzione gi vista di prevenzione speciale.
Risulta per essere estraneo a funzioni sia preventive che punitive listituto della confisca, applicabile
indipendentemente dalla condotta dellente: il comma 5 dellart. 6 prescrive che cmq disposta la confisca del
profitto, ricavato dallente a seguito del reato, anche nella forma per equivalente. Quindi anche laddove i modelli
organizzativi siano risultati efficaci, permane lobbligatoriet della confisca.
Lart. 6 introduce i concetti di adozione, idoneit ed efficace attuazione del modello. Se con adozione si intende la
predisposizione del modello come insieme di regole per loperare dellente; e la condizione dellefficacia riguarda il
funzionamento concreto del modello; il requisito dellidoneit rileva ai fini dellapprezzamento che ladozione del
modello sia stata prima o dopo la commissione dellillecito.
Nel caso in cui ladozione sia ex ante, il giudice verificher secondo una valutazione probabilistica; mentre quando
ladozione avvenuta in seguito alla commissione del reato, la giurisprudenza di merito adotta un criterio pi
pesante; per cui ai fini di attestare o meno se sussista il pericolo di recidiva (requisito per ladozione di misure
cautelari) il giudice dovr valutare in modo pi rigoroso se il modello effettivamente rimuove le carenze
organizzative e operative che hanno in concreto favorito la commissione dellillecito.
Occorre fin da ora ricordare che ladozione dei modelli organizzativi e di gestione non un obbligo giuridico, si
tratta piuttosto di un onere organizzativo ed economico di cui lente pu farsi carico per avere le premialit che il
decreto dispone.
A questo regime di disponibilit ci sono due eccezioni: le societ emittenti che vogliono essere quotate nel cd
circuito STAR, e la normativa di quelle regioni che prevede lobbligo di adeguarsi alle prescrizioni del dlgs per poter
sottoscrivere convenzioni con lente territoriale.
Ladozione del modello di organizzazione va inquadrato nellottica della gestione del rischio (risk management) , il
cui obbiettivo minimizzare le perdite e massimizzare lefficienza dei processi di produzione aziendale. Da un
punto di vista funzionale, il modello organizzativo inteso a garantire quella trasparenza dellorganizzazione
aziendale che integra i requisiti della causa di esclusione dalla responsabilit dellente; diminuire lentit della pena
pecuniaria ed evitare lapplicazione delle misure interdittive.
I postulati operativi del modello sono la conoscenza dellorganizzazione dimpresa e la ricostruibilit delle scelte e
delle decisioni gestionali, che si traducono nella separazione delle funzioni di decisione, nella regolamentazione
delle attivit a rischio di reato, nella disciplina dei poteri di delega e di firma e nella tracciabilit delle fasi
decisionali nelle quali possono insorgere i reati-presupposto.
Per quanto riguarda gli scopi e il metodo di progettazione del modello organizzativo, in relazione alla estensione
dei poteri delegati e al rischio di commissione di reati (art. 6 c.2 che sottintende un sistema di decentramento di
poteri e funzioni basato su una rete di deleghe), il modello deve rispondere ad alcune esigenze:
Individuare le attivit nel cui ambito possono essere commessi reati. Si tratta di individuare le aree pi
esposte al rischio della commissione dei reati-presupposto. Definito in termini aziendalistici come un
sistema di autovalutazione dei rischi.
Redazione di specifici protocolli diretti a programmare la formazione e lattuazione delle decisioni
dellente in relazione ai reati da prevenire. il passaggio decisivo per assicurare lefficacia del modello. In
particolare lo svolgimento delle attivit deve essere ispirato alla separazione dei ruoli: autorizzazione,
esecuzione e controllo sono attivit che non possono essere in capo alla stessa persona; principio
fondamentale cui fa da completamento quella della contrapposizione di funzioni.
Individuazione di modalit di gestione delle risorse finanziarie idonee ad impedire la commissione di reati
(procedure che devono rifarsi ai criteri della verificabilit, trasparenza e pertinenza allattivit aziendale).
Obblighi di informazione nei confronti dellorganismo di vigilanza. Il modello deve prescrivere gli obblighi
di informazione, sopratutto da parte dei responsabili delle aree a rischio, nei confronti dellorgano di
vigilanza.
Introduzione di un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel
modello; che rappresenta il sistema per garantirne lefficacia.

La comunicazione al personale e la sua formazione costituiscono ulteriori requisiti funzionali per lefficacia del
modello, devono essere portate a conoscenza di chi lavora in azienda non solo i contenuti del modello
organizzativo ma anche altri strumenti, quali i poteri autorizzativi, le linee di dipendenza gerarchica, le procedure, i
flussi di informazione.
Il modello organizzativo pu anche annoverare tra i suoi strumenti un codice etico, di cui lente si dota ai fini di
affermare un principio di autoregolamentazione, che indica linsieme dei diritti, dei doveri e delle responsabilit
dellente nei confronti dei cd stake holders (soggetti diversi dalla propriet aziendale ma coinvolti a vario titolo
nella sua gestione).
Le attivit fondamentali per predisporre concretamente il modello sono: raccolta e verifica della documentazione
aziendale rilevante; mappatura del rischio, identificazione ed analisi dei presidi di rischio gi esistenti, la gap
analysis (confronto risultati mappatura del rischio con i requisiti organizzativi dei commi 1-2 dellart. 6),
realizzazione dei protocolli.
Il Codice etico: non ne fa riferimento il dlgs, per cui sono sprovvisti di efficacia esimente e inoltre la giurisprudenza
costante nellaffermare che il codice etico, dovuta la sua genericit di concetti e direttive, non pu in alcun modo
surrogare il modello di organizzazione e di gestione.
Un modello di organizzazione idoneo ed efficace non pu prescindere da un sistema disciplinare inteso a
sanzionare le condotte che violino le prescrizioni indicate nel modello stesso. Tale sistema disciplinare deputato
a reprimere condotte che sono la maggior parte connesse alla commissione di un illecito, ma che non costituiscono
necessariamente fatti penalmente rilevanti.
La configurazione di un regime disciplinare deve rispondere ad alcuni criteri: previa individuazione delle infrazioni
disciplinari, specificazione che possono dare luogo a predeterminate sanzioni, designazione di un organo
competente ad irrogarle, un procedimento di accertamento che rispetti il contraddittorio e lobbligo di
motivazione del provvedimento adottato.
Tuttavia, in virt del rapporto di immedesimazione che si ha tra la gestione dellimpresa e lamministrazione
aziendale, appare poco realizzabile e realistico un apparato sanzionatorio fisso e tipico.
Lapparato sanzionatorio tipico di un rapporto di lavoro subordinato non pare il pi adatto a configurare la natura
dei provvedimenti disciplinari contro i soggetti apicali. Per gli amministratori la prassi vuole che si applichino
sanzioni atipiche (meccanismi automatici di decadenza o sospensione dalla causa sociale) mentre per i direttori
quelli del rimprovero verbale e scritto, del licenziamento per giustificato motivo o per giusta causa.
Non esplicitamente indicata dal dlgs la formazione del personale aziendale, ma che requisito fondamentale ai
fini delleffettiva attuazione del modello. La concreta applicazione dei protocolli antireato richiede infatti che i
soggetti coinvolti siano consapevoli degli scopi e delle procedure che li connotano. Per la formazione del personale
occorrer dare attuazione concreta ad alcuni principi fondamentali, quali la pianificazione di un programma
periodico dellattivit formativa, che sia continua nel tempo e non episodica; lobbligatoriet di tale attivit e la sua
tracciabilit, nel senso che occorre testare leffettivit del sistema di informazione e formazione.
Altri modelli:
Modello organizzativo nel gruppo di imprese: spetta a ciascuna unit produttiva dotarsi di un modello di
organizzazione, peculiare per ogni singola componente del gruppo. Ci pu essere un disegno di governo
accentrato, per ricorrere a soluzioni organizzative ed operative condivise, ma i vari protocolli devono essere
adattati alla necessit di prevenire le specifiche e peculiari forme di manifestazione del reato delle singole imprese.
Si ritiene non conforme la prassi di predisporre, ad opera della controllante, dei protocolli universali.
Modelli organizzativo negli enti di piccole dimensioni: lart. 6 comma 4 prevede esplicitamente che negli
enti di piccole dimensioni i compiti di vigilanza possono essere svolgi direttamente dallorgano dirigente. Si tratta
dellunica disposizione esplicitamente prevista dal decreto, che non appiana due grandi lacune di partenza: la
mancanza di una definizione condivisa di ente di piccole dimensioni, e una certa carenza normativa in materia del
decreto stesso.
Sembra tuttavia che il profilo pi idoneo ad individuare in tale materia lente di piccole dimensioni sia quello della
semplicit dellorganizzazione interna.
I codici di comportamento delle associazioni di categoria (c.d. linee guida): lart. 6 c.3 valorizza la
consuetudine delle associazioni rappresentative degli enti di emanare norme di indirizzo; stabilisce infatti che
queste possono redigere codici di comportamento, o linee guida, funzionali a supportare lelaborazione dei modelli
organizzativi e di gestione. La ratio della previsione di promuovere dallinterno della categoria il rispetto della
legge, favorendo una collaborazione nella lotto contro la criminalit del profitto.

10

Modello organizzativo per la sicurezza nei luoghi di lavoro: ci sono forti analogie tra la disciplina della
sicurezza sul lavoro e quella della responsabilit delle persone giuridiche. Il sistema del dlgs 81/2008 (TU sicurezza
sul lavoro) fondato anchesso sulla valutazione del rischio. Lart 30 del TU introduce una nuova tipologia di
compliance program,finalizzata alla prevenzione dei reati ex art. 25-septies dlgs 231/2001, che presenta per non
pochi problemi interpretativi e di coordinamento.
Innanzitutto il primo comma dellart. 30 nel riferirsi al modello di organizzazione e gestione utilizza lespressione
deve essere adottato, e non chiaro se questo configuri un obbligo ex lege nei confronti dellente, oppure se
individui le misure preventive necessarie a conferire portata scriminante al modello.
Un altro importante collegamento si ha in materia di delega di funzioni: lart. 16 TU disciplina compiutamente la
delega di tutte le funzioni dal datore di lavoro al delegato, ad eccezione del DVR e della nomina del RSPP,
precisando che permane lobbligo di vigilanza del datore di lavoro sulle funzioni trasferite. Viene per previsto
anche che in caso di adozione ed efficacie attuazione del modello di verifica e controllo tale obbligo si intende
assolto: si ha un nuovo rapporto causale tra modello di organizzazione e gestione e responsabilit del datore di
lavoro, che connessa allobbligo di vigilanza sul delegato.
Aspetto di particolare difficolt coniugare la normativa del 231, formulata per fattispecie dolose, con le lesioni
colpose gravi o gravissime o lomicidio colposo, commesso con violazione delle norme anti infortunistiche, previste
dallart 25-septies.
In particolare le difficolt si hanno nel coniugare i requisiti dellinteresse o vantaggio con le figure dellomicidio
colposo e delle lesioni colpose (lunica ipotesi quella del vantaggio economico derivante dal risparmio per la
mancata attuazione dei sistemi di sicurezza); e nella necessit dellente di provare lelusione fraudolenza del
modello organizzativo ai fini della responsabilit, anche se chiaro come vi sia una oggettiva incompatibilit tra il
requisito dellelusione fraudolenta e quello della colpevolezza, quindi assenza di volont (che si risolve
interpretativamente solo ricorrendo a una condotta del soggetto apicale ispirata a colpa cosciente).
La questione pi importante tuttavia quella dei rapporti tra il modello organizzativo dellart. 6 dlgs 231 e quello
introdotto dallart. 30 81/2008, da cui raffronto emerge una diversificazione di obbiettivi e disomogeneit
strutturali.
Ambito oggettivo di applicazione: 231 mira a prevenire una pluralit eterogenea di reati; il TU sicurezza
solo i reati colposi commessi con violazione delle norme sulla sicurezza;
I destinatari sono in entrambi i casi i soggetti in posizione apicale;
La metodologia di valutazione del rischio per entrambi basata sul sistema della autovalutazione del
rischio;
Contenuti comuni si hanno in relazione ai protocolli organizzativi e al sistema disciplinare;
Profili di differenziazione si hanno per quanto riguarda lorganismo di vigilanza (non espressamente
previsto dal TU sicurezza, dove per il compito di vigilanza viene incluso negli obblighi del modello
adottato dal sistema aziendale) e la gestione delle risorse finanziarie (di cui non c menzione nel TU
sicurezza).
La giurisprudenza di merito a riguardo scarsa, si rileva una sentenza di primo grado in cui il giudice dice che
evidente che il sistema introdotto dal dlgs 231/2001 impone alle imprese di adottare un modello organizzativo
diverso e ulteriore rispetto a quello previsto dalla normativa anti infortunistica.
Capitolo 8 LORGANISMO DI VIGILANZA
Lefficace attuazione del modello organizzativo dipende anche dalla costituzione e dalla diligenza dellattivit di
controllo dellorganismo di vigilanza. Questo :
Deputato a vigilare sul funzionamento e losservanza del compliance program, nonch a curarne
laggiornamento;
Munito di autonomi poteri di iniziativa e di controllo;
Beneficiario di obblighi di informazione sulle operazioni sensibili.
Dal punto di vista processuale ricade sullente lonere di dimostrare che stato istituito un organismo di vigilanza
indipendente e dotato di autonomi poteri di iniziativa e di controllo; e che lattivit di controllo di questo non ha
subito omissioni o insufficienze.
Requisiti essenziali dellorganismo di vigilanza devono essere lindipendenza dei suoi membri (e la loro onorabilit)
e lautonomia dellorganismo in quanto tale.
In particolare, lorganismo di vigilanza non pu che essere (per la dottrina) una struttura di nuova istituzione,
preferibilmente pluralistica e non monocratica.
Profili di incertezza sono stati apportati dalla L. 183/2011 (legge di stabilit) che con lintendo di abbattere i costi di
organizzazione e di semplificarne lattivit ha previsto per le societ di capitali la possibilit che il collegio

11

sindacale, lorganismo di sorveglianza e il comitato per il controllo della gestione possano svolgere le funzioni
dellorganismo di vigilanza.
Previsione questa infelice e che sembra vada ad essere disapplicata, in particolare in quanto si rileva una
incompatibilit tra la funzione dellorganismo di vigilanza e quella degli altri organi citati, in relazione:
allincompatibilit delle funzioni; al fatto che potrebbe esserci coincidenza tra controllore e controllato; alla
differenza di competenze tecniche richieste per i diversi organi.
Composizione: tratto distintivo dellorganismo di vigilanza lindipendenza, riferibile in primis alla posizione dei
suoi componenti e che poi si riflette sullorgano stesso. I componenti dellorganismo di vigilanza non devono
trovarsi in situazione di conflitto di interessi con lazienda, non devono prestare se soggetti esterni attivit di
consulenza allazienda, non devono dipendere dagli organismi di gestione e non devono in nessun caso identificarsi
con questi.
lorgano di gestione che provvede alla nomina dei componenti dellorganismo (sulla base dei criteri di
professionalit, assenza di responsabilit gestionali e onorabilit) e a regolarne gli aspetti principali del
funzionamento.
In particolare si osservano alcune opzioni per la composizione dellorgano di controllo, che dovrebbe avvalersi: di
uno o pi esperti preferibilmente esterni allazienda (preferibilmente non il legale che ha seguito per lungo tempo
lazienda); di un responsabile del servizio interno (non un ex amministratore con compiti operativi), di un soggetto
preposto ai controlli interni, solo se non si tratti di una figura esecutiva.
Compiti di vigilanza: la dottrina aziendalistica distingue i controlli interni in 3 livelli: 1) corretto svolgimento delle
operazioni; 2) definizione dei metodi di valutazione del rischio, individuazione delle procedure per prevenire i
rischi; 3) individuazione degli andamenti anomali, violazione delle procedure e dei regolamenti, valutazione sulla
funzionalit del sistema complessivo dei funzionamenti interni.
I compiti dellorgano di vigilanza sono per lo pi del terzo livello; sono compiti sopratutto di mera sorveglianza.
Laspetto prioritario quello dellesclusivit di azione: lorgano deve continuamente svolgere solo la funzione di
sorveglianza assegnatagli; e farlo rimanendo estraneo ad un potere operativo-impeditivo sul piano gestionale
(lorganismo di controllo, venuto a conoscenza di operazioni a rischio-reato, non pu sostituirsi ai soggetti apicali,
ma deve riferire al vertice. Da qui deriva la complicata questione se sia o meno configurabile la responsabilit
penale dei componenti dellorganismo per non aver impedito levento).
Lorganismo deve inoltre disporre di un budget annuo idoneo ad assumere le decisioni di spesa necessarie per
assolvere alle proprie funzioni di iniziativa e controllo, funzioni che includono sia prerogative di azione che compiti
di monitoraggio, molto spesso realizzati sulla base delle informazioni che devono essere fornite allorganismo di
vigilanza.
Lart. 6 contiene due previsioni che riguardano leffettivit della vigilanza effettuata dallorgano. Si richiede:
a) Che non vi sia stata omessa o insufficiente vigilanza da parte dellorganismo;
b) Che il modello preveda obblighi di informazione dei confronti di esso.
I flussi informativi hanno ad oggetto tutte le informazioni e i documenti che devono essere portati a conoscenza
dellorganismo, secondo quanto stabilito dai protocolli adottati dalla specifica azienda.
Il primo presupposto ai fini della prova esimente rileva da un punto di vista processuale: per escludere che
lattivit di vigilanza abbia patito omissioni o insufficiente occorrer fare riferimento sia a indici quantitativi
(quantit di informazioni, numero di riunioni svolte nel corso dellanno connesso anche al requisito della
continuit di azione) sia qualitativi.
Altro compito dellorganismo di vigilanza fornire chiarimenti a tutte le unit organizzative aziendali sul significato
e sulla applicazione del modello organizzativo; dovrebbe poi coordinarsi con gli altri organi che svolgono mansioni
di controllo per lo scambio di informazioni di comune interesse (scambi di informazioni e rapporti che sono
riconducibili alle cd buone prassi aziendali, e pertanto rimesse alla volont di cooperazione reciproca tra i singoli
organi del controllo interno).
Nel 2007 inoltre il legislatore ha introdotto nuovi compiti in capo allorganismo di vigilanza, in relazione alla
prevenzione del riciclaggio. Si tratta per lo pi di obblighi di comunicazione, sopratutto a pubbliche autorit, di una
serie di infrazioni alle norme in materia.
Organismo di vigilanza nella piccola impresa: lart 6 c.4 stabilisce che, negli enti di ridotte dimensioni, i compiti
dellorganismo di vigilanza possono essere svolti direttamente dallorgano dirigente.
Si tratta di compiere una scelta che sia in grado di contemperare le esigenze di efficacia del controllo con quelle
della semplificazione del sistema; ma ad oggi lidentificazione dellorgano idoneo a ricoprire tale funzione si
rilevata problematica (lindicazione pi frequente di ricorrere a professionisti esterni, ma va tenuto fermo che i

12

compiti delegabili allesterno sono quelli relativi allo svolgimento di tutte le attivit di carattere tecnico; fermo
restando lobbligo del professionista esterno di riferire allorgano dellente).
Responsabilit penale dei componenti: linterpretazione delle disposizioni in materia di attivit e compiti
dellorganismo di vigilanza porta a ritenere che a questultimo siano devoluti esclusivamente poteri di verifica e
controllo. Ne discende quindi che non si pu configurare una responsabilit penale a carico dellorganismo di
vigilanza per il mancato esercizio delle funzioni di controllo e vigilanza (ex art. 40 c.2cp). lobbligo di impedire
levento connesso allesistenza di una specifica posizione di garanzia del controllore nei confronti di un
determinato bene giuridico, ma come evidenziato non esiste in capo allorganismo di vigilanza un obbligo giuridico
di impedire la commissione dei reati dolosi e colposi.
In relazione ad una attivit di vigilanza inadeguata o insufficiente, la responsabilit dei componenti dellorgano sar
solo di matrice civilistica.
Capitolo 9 ELUSIONE FRAUDOLENTA DEL MODELLO
Incombe sullente anche lonere di provare che gli apicali hanno eluso fraudolentemente il sistema finalizzato alla
prevenzione dei reati. Resta cos a carico dellente il dubbio sulla dimostrazione degli inganni e dei raggiri messi in
opera dai soggetti in posizione apicale per commettere un reato nellinteresse o a vantaggio della stessa societ.
Emerge che la nuova organizzazione aziendale, concentrata sulla trasparenza e sulla ricostruibilit delle scelte,
possono essere aggirati solo fraudolentemente. E linterpretazione adottata quella per cui lelusione fraudolenta
non si ha in un mero aggiramento volontario delle regole aziendali, ma presuppone la messa in opera di un
artificio, di una forzatura specificamente volta allelusione del precetto.
Questo vale per i reati di natura dolosa: il requisito, in mancanza dellintervento del legislatore, da ritenersi
implicamente abrogato con riferimento ai reati colposi, vista lincompatibilit tra fraudolenza e colpa.
Inoltre la necessit che sia lente a provare lelusione fraudolenta rivela che il criterio di imputazione di natura
oggettiva; e ci appare ancora pi evidente qualora lautore del reato non sia stato individuato.
La regola di giudizio secondo cui il giudice del dibattimento pronuncia sentenza di esclusione della responsabilit
dellente anche quando manca, insufficiente o contraddittoria la prova dellillecito amministrativo comporta che,
in questo caso, il dubbio sul fatto impeditivo conduce ad una sentenza di condanna.
Il capovolgimento probatorio derivante dallart. 6 comporta una rilevante deroga alla presunzione di non
colpevolezza, garanzia di cui anche lente gode.
Capitolo 10 REATI DEI DIPENDENTI E MODELLI DI ORGANIZZAZIONE
Lart. 7 prevede che lente responsabile se la commissione del reato-presupposto stata resa possibile
dallinosservanza degli obblighi di direzione o vigilanza. La norma precisa da un punto di vista sostanziale il criterio
soggettivo di imputazione dato dallart. 5, cio lillecito commesso da persone sottoposte alla direzione o alla
vigilanza di uno dei soggetti apicali che impegna la responsabilit dellente solo se causalmente riconducibile
allinottemperanza di tali obblighi.
Dal 1c dellart. 7 si deduce che la commissione di reati da parte dei sottoposti oggetto di un meccanismo di
accertamento che non pi fondato sullinversione dellonere della prova, ma segue le regole tipiche del rito
codicistico. Lente ritenuto responsabile se la commissione del reato stata resa possibile dal mancato rispetto
degli obblighi di direzione o vigilanza, fatto la cui dimostrazione a carico dellaccusa.
Anche nellart. 7, nei successivi commi, la normativa contempla la funzione esimente del modello organizzativo, in
quanto si allude a taluni contenuti della disciplina dellart. 6.
Se lente dimostra che prima della commissione del reato, ha adottato ed efficacemente attuato un modello di
organizzazione, gestione e controllo idoneo a prevenire reati della specie di quello verificatosi, nulla gli sar
imputabile (art. 7c.2).
La commissione del reato non in ogni caso ascrivibile allinosservanza degli obblighi di direzione e vigilanza se,
prima della commissione dellillecito, lente ha adottato ed efficacemente attuato un programma con tali funzioni
(c.2)
La disposizione sembra richiamare, senza per tipizzarla, lesistenza di unaltra specie di modello, pi semplificata
di quella di cui allart. 6.
Innanzitutto viene richiesto il requisito dellidoneit a prevenire reati della specie di quello verificatori, e si precisa
che la natura del modello non solo di organizzazione e gestione, ma anche di controllo.
Per quanto riguarda la morfologia del modello, esso dovrebbe essere articolato in relazione alla natura e alla
dimensione dellorganizzazione, nonch al tipo di attivit svolta (c.3).

13

Capitolo 11 LAPPARATO SANZIONATORIO


La scelta del legislatore di sanzionare la persona giuridica implica perplessit costituzionali in relazione allart. 27
Cost.
Secondo una parte della dottrina viene in gioco il principio della personalit della responsabilit penale, inteso
come divieto di responsabilit per fatto altrui. Questo profilo potrebbe subire una violazione laddove la persona
giuridica viene sanzionata per un reato commesso da altri, e allo stesso modo di hanno delle ricadute su terzi
incolpevoli (azionista, soci) derivanti dalle sanzioni irrogate allente. Questi profili, per parte della dottrina,
meriterebbero uno scrutinio di costituzionalit.
Si rileva anche come sia difficile collegare il fine rieducativo della pena alla fattispecie del 231/2001.
Nonostante queste riserve la maggior parte degli autori ritiene che lordinamento nel suo complesso e gli stessi
principi costituzionali non si oppongono ad una responsabilit della persona giuridica.
Il sistema imperniato su misure che colpiscono in via diretta (sanzione pecuniaria o confisca) o indiretta (sanzioni
interdittive) il profitto o cmq lutile economico dellente; il sistema sanzionatorio risponde ad esigenze di
prevenzione generale e speciale.
Sono previste queste sanzioni amministrative (art. 9c1)
a) sanzione pecuniaria;
b) sanzioni interdittive;
c) confisca;
d) pubblicazione della sentenza di condanna.
Queste sanzioni mirano ad aggredire il patrimonio dellazienda e ad incrinarne limmagine sul mercato; ed in
secondo luogo ad incidere sulla struttura organizzativa dellimpresa (si ricordi che lente pu scegliere, nel corso
del processo, di porre in essere attivit risarcitorie, riparatorie e reintegratorie che consentono di abbattere
lentit delle sanzioni pecuniarie, oppure di evitare lapplicazione di sanzioni interdittive.
Il quadro sanzionatorio informato al principio di legalit, quindi alla riserva di legge, al divieto di retroattivit e
alla tassativit.
Per quanto riguarda le scelte di politica criminale il legislatore ha voluto configurare un assetto binario fondato da
una parte sulle sanzioni pecuniarie, che sono il perno del sistema; mentre daltra parte sulle sanzioni interdittive,
previste per le ipotesi pi gravi.
Lapparato sanzionatorio abbina istituti riconducibili al sistema punitivo penale a fattispecie la cui
regolamentazione rinvia alla disciplina civilistica (prescrizione, regime delle vicende modificative dellente).
La SANZIONE PECUNIARIA.
I tratti pi significativi della sanzione pecuniaria sono lindefettibilit applicativa e la commisurazione a struttura
bifasica.
Innanzitutto a seguito di un illecito amministrativo dipendente da reato viene sempre irrogata la sanzione
pecuniaria e non ne ammesso il pagamento in misura ridotta (art. 10) salvo i casi presentati dallart. 12.
Ai fini della sua concreta determinazione si utilizza un innovativo meccanismo per quote (da quello tradizionale
per somma complessiva), che si articola in una duplice fase:
1) il giudice fissa lammontare del numero di quote (tra 100 e 1000) avvalendosi di alcuni specifici criteri
quali la gravit del fatto (offesa arrecata al bene da un punto di vista giuridico); il grado di responsabilit
dellente (parametro soggettivo); le condotte riparatorie e riorganizzative (poste in essere dopo il
compimento del reato).
2) Il giudice determina il valore monetario della singola quota (da 258 euro a 1549 euro) sulla base delle
condizioni economiche e patrimoniali della persona giuridica.
Si ha quindi una moltiplicazione del numero delle quote per il valore monetario della singola quota che determina
la misura della sanzione (min 25.800euro max 1.549.000euro).
Se per una azienda di grandi dimensioni la sanzione minima pu non rappresentare un enorme problema e
risolversi al pi in un costo di gestione, per un ente di piccole dimensioni limporto minimo pu essere
eccessivamente oneroso: si ha un compasso edittale della sanzione pecuniaria che eccessivamente spropositato
a sfavore della piccola impresa.
Per evitare questi possibili inconvenienti lordinamento prevede allart. 12 alcune ipotesi di riduzione della pena
pecuniaria, da 1/3 a 2/3, prevedendo cos una sorta di temperamento a quanto previsto dallart. 10 c.4 (divieto del
pagamento in forma ridotta) che ha una funzione sopratutto premiale.
Vengono in rilievo due ipotesi: la speciale tenuit del fatto e il compimento di attivit riparatorie.

14

Speciale tenuita del fatto: si hanno due fattispecie attenuanti tra loro alternative:
- lautore del reato lo ha commesso nel prevalente interesse proprio o di terzi e lente non ne ha
ricavato alcun vantaggio o un vantaggio minimo
- danno patrimoniale di particolare tenuit, il pregiudizio arrecato economicamente quasi
irrilevante).
In entrambi i casi limporto della singola quota stabilito per legge sul minimo di 103euro e la sanzione
pecuniaria ridotta della met (si osservi che viene meno il ricorso alla commisurazione bifasica, in quanto
ridotta la discrezionalit giudiziaria dato che limporto della singola quota fissato per legge). vietata in
queste ipotesi lapplicazione delle sanzioni interdittive.
Condotte riparatorie: sono previsti due diversi presupposti che,se concorrenti, comportano
labbattimento della sanzione, che pu essere ridotta dalla met a 2/3. I presupposti sono:
- risarcimento integrale del danno congiuntamente alleliminazione delle conseguenze dello
stesso;
- adozione di un modello organizzativo idoneo a prevenire reati della stessa specie di quello
avvenuto.
Le SANZIONI INTERDITTIVE. Lart. 9 c.2 comprende tra le sanzioni interdittive:

a)
b)
c)
d)
e)

interdizione dallesercizio dellattivit;


sospensione o revoca di autorizzazioni, licenze o concessioni;
divieto di contrarre con la PA;
esclusione o revoca di agevolazioni, finanziamenti e contributi;
divieto di pubblicizzare beni o servizi.

Caratteristiche generali di tutte solo la loro connotazione specialmente preventiva; la temporaneit della loro
durata e il rispetto del principio di legalit nella loro previsione e applicazione.
Da un punto di vista di politica criminale la ratio quella di avvalersi di sanzioni incapacitanti al fine di contrastare
effettivamente la criminalit di impresa, laddove la sanzione pecuniaria sola non risulti idonea (o anzi vada a carico
dei consumatori).
Si tratta di sanzioni funzionali al conseguimento di risultati utili per la tutela dei beni protetti, ed in particolare
proprio perch consentito allente di mettere in atto condotte riparatorie al fine di non incorrere
nellapplicazione di queste misure.
Funzionale a questo obbiettivo quindi la durata limitata delle sanzioni interdittive (da 3 mesi a 2 anni) e il fatto
che esse sono applicabili in via definitiva solo in casi eccezionali ed estremi (in sostanza condotte reiterate
dellente in un certo lasso di tempo).
Si rif al principio di proporzionalit applicativa la previsione che la sanzione deve colpire solo il ramo di attivit
aziendale dal quale nato il reato.
Per quanto riguarda il contenuto delle sanzioni, la loro caratteristica principale di essere incapacitanti per lente,
vuoi perch paralizzano lattivit dellimpresa; vuoi nella misura in cui limitano la sua capacit giuridica o facolt e
diritti ed essa spettanti.
Presupposti applicativi. Lart. 13 prevede che le sanzioni interdittive si applicano in relazione ai reati peri quali
sono espressamente previste (anche se in effetti sono previste per quasi tutti i reati presupposto, ad eccezione dei
reati societari e degli abusi di mercato). Vengono previsti due presupposti applicativi alternativi tra loro, che
esplicitano i casi di particolare gravit per i quali legittimo fare uso di sanzioni interdittive:
1. il profitto conseguente allillecito rilevante e il reato ascrivibile ai vertici aziendali o ai subordinati;
2. se si ha reiterazione degli illeciti.
Se ricorre uno dei due presupposti il giudice ha lobbligo di irrogare la sanzione interdittiva temporanea.
Criteri di scelta. I criteri di scelta in relaziona a quale sanzione e alla durata rimandano a quelli gi visti per le
sanzioni pecuniarie (gravit del fatto, grado di responsabilit dellente, attivit svolte per eliminare le conseguenze
del reato) + lidoneit delle singole sanzioni a prevenire illeciti del tipo di quello commesso.
Risponde a criteri di gradualit la previsione che la sanzione pi grave, cio linterdizione dallesercizio dellattivit
si abbia solo se accertata linadeguatezza delle altre misure.
Occorre tenere presente che il sistema del 231 equipara il sistema sanzionatorio a quello cautelare; in quanto
anche se la ratio parzialmente diversa, i sistemi si equivalgono per lindividuazione di alcuni criteri guida e per gli
strumenti disponibili al giudice (art. 45 c.1, per cui le misure cautelari equivalgono a quelle previste dallart. 9c.2).

15

Ci sono due casi di esclusione dellapplicazione delle sanzioni interdittive. Uno quello gi visto della tenuit del
danno patrimoniale cagionato o del fatto commesso nel prevalente interesse della persona fisica (art. 13 in
relazione alle ipotesi dellart. 12).
Lart. 17 prevede invece che, ferma lapplicazione delle sanzioni pecuniarie, le sanzioni interdittive non trovano
applicazione quanto, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento, concorrono i presupposti:
del risarcimento del danno
della eliminazione delle conseguenze del reato
della rimozione delle carenze organizzative per mezzo di adozione e attuazione di un modello apposito
della messa a disposizione del profitto conseguito ai fini della confisca.
Contrariamente allart. 17, di carattere premiale, lart. 16 prevede lapplicazione della sanzione in via definitiva
quando:
a. Condanna definitiva di interdizione temporanea dallesercizio dellattivit, di divieto a contrarre con la PA
o di pubblicizzare beni e servizi almeno 3 volte in 7 anni (difficilmente realizzabile, visti i tempi della giustizia
italiana);
b. Quando si sia al cospetto di un ente o unit organizzativa stabilmente dedito ad agevolare o consentire la
commissione degli illeciti. In questo caso lapplicazione della sanzione definitiva obbligatoria da parte del
giudice.
Lart. 15 prevede una alternativa alla sanzione interdittiva nella figura del commissario giudiziale, che si ha come
figura sostitutiva nei casi in cui lapplicazione non vada applicata in via definitiva e se:
Si tratta di enti che svolgono un pubblico servizio o un servizio di pubblica necessit, se linterruzione
possa provocare un grave pregiudizio alla collettivit;
Se linterruzione possa determinare rilevanti ripercussioni sulloccupazione, data limportanza dellente
nel contesto territoriale in cui opera.
Se si verifica lesistenza di uno di questi presupposti, il giudice dispone la prosecuzione dellattivit dellente da
parte di un commissario per un periodo pari alla durata della sanzione interdittiva; dal tenore della norma sembra
che tale alternativa sia obbligatoria.
I compiti e poteri del commissario giudiziale sono stabiliti con sentenza, possono essere fissati con ordinanza nel
caso in cui la sostituzione si abbia in luogo di una misura cautelare interdittiva.
In caso di inosservanza delle sanzioni interdittive sono puniti sia la persona fisica (da 6mesia 3anni) che lente
(sanzione pecuniaria da 200 a 600quote, confisca del profitto se di rilevante entit, applicazione di altre sanzioni
interdittive).
La pubblicazione della sentenza di condanna. Prevista dallart.18, si tratta di un provvedimento di natura
accessoria in quanto pu solo affiancare una sanzione interdittiva (non pu quindi essere emesso autonomamente
o insieme ad una sanzione pecuniaria). Ha natura discrezionale (pu essere disposta), e anche se sono assenti i
criteri discretivi cui deve rifarsi il giudice, la logica della legge vuole che questa si abbia solo per casi
particolarmente gravi, in quanto si va ad intaccare la reputazione e limmagine pubblica dellente per mezzo di una
pubblicit denigratoria.
tuttavia da osservare che dato che i reati di impresa non rientrano nel novero dei reati-presupposto cui sia
applicabile la sanzione interdittiva, e che nei reati-presupposto non sono ancora compresi quelli commessi con
abuso dei mezzi di comunicazione di massa, si pu prospettare una sostanziale disapplicaizone di questa misura
sanzionatoria interdittiva.
La confisca. Il provvedimento ablatico di cui allart. 19 conseguenza automatica della sentenza di condanna, in
quanto deve sempre essere disposto insieme a questa.
La confisca ha per oggetto il prezzo o il profitto del reato, e pu anche essere eseguita su qualsiasi somma di
denaro o altro bene dellente, di valore equivalente al prezzo o al profitto del reato, indipendentemente dal fatto
che siano beni pertinenti a reato (CONFISCA PER EQUIVALENTE).
Si tratta di una sanzione sui generis, non commisurata secondo di criteri di proporzione fissati per le altre sanzioni;
infatti la confisca non ha alcun limite di valore.
Essa trova spazio applicativo anche nel caso in cui intervenga il commissorio giudiziale; quando vi sia stata
riparazione delle conseguenze del reato e quanto vi sia stata lirrogazione di una sanzione amministrativa in
relazione di inosservanza delle misure interdittive.

16

Si tratta di uno strumento talmente incisivo, il pi temibile per lente che si configura come una sorta di pena
principale e in quanto tale ha una forte funzione punitiva.
Gli effetti della confisca possono essere anticipati in via cautelare per mezzo di sequestro preventivo; applicabile
alle cose di cui consentita lapprensione coattiva.
La nozione di profitto illecito confiscabile ai sensi dellart. 19 stata dibattuta in giurisprudenza. Il criterio del
profitto va orientato esclusivamente alla sanzione, e non pu essere confuso con linteresse o il vantaggio.
Per individuare e quindi quantificare il profitto illecito occorre fare riferimento ai principi enunciati dalla
Cassazione SU in una sentenza del 2008, nella quale specifica che il profitto deve:
Avere natura patrimoniale, in quanto oggetto materiale della confisca; e deve essere previamente
identificabile e quantificabile;
Risultare attuale e concreto (no vantaggi futuri, certi o probabili);
Essere causalmente e direttamente riconducibile al reato presupposto.
Il profitto del reato va quindi intesto come complesso dei vantaggi economici tratti dallillecito e questo
strettamente pertinente, dovendo escludere lutilizzo di parametri valutativi di tipo aziendalistico.
Altri problemi sono mossi in relazione allappartenenza dei beni da sottoporre alla confisca. La Cassazione nel
2009 si rif ad un principio solidaristico, per cui del tutto indifferente se la propriet del patrimonio ascrivibile
allente o alla persona fisica. In tal senso anche il sequestro preventivo, funzionale alla confisca pu interessare
indifferentemente ciascuno dei soggetti indagati, anche per lintera entit del profitto accertato.
La Cassazione muove da un approccio che utilizza istituti propri del diritto penale classico quali il concorso di
persone di reato (e il fatto che si ritengono equivalenti i beni degli accusati). Questo approccio non per
condivisibile: la figura del concorso del reato non applicabile quanto nellillecito coinvolta una persona
giuridica; e occorre inoltre ricordare che da un unico evento derivano due forme di responsabilit. La persona fisica
autore del reato-presupposto non potr mai rispondere per lillecito amministrativo da reato dellente. Non
dovrebbero risultare confiscabili beni del soggetto persona fisica, in quanto soggetto estraneo allillecito
amministrativo addebitato allente.
Completano il sistema sanzionatorio le disposizioni in materia di reiterazione (art. 20), pluralit di illeciti (art. 21) e
prescrizione (art. 22).
Reiterazione degli illeciti: lente, gi condannato in via definitiva per illecito dipendente da reato, ne
commette un altro entro 5 anni dalla condanna definitiva. Si tratta di un fenomeno di recidiva che uno dei
due presupposti alternativi per lapplicazione obbligatoria delle sanzioni interdittive.
Pluralit di illeciti: lart. 21 prevede lirrogazione della sanzione pecuniaria prevista per lillecito pi grave,
aumentata fino al triplo, per il caso di una pluralit di reati commessi con una unica azione o omissione. Con
riferimento alle sanzioni interdittive da irrogare nel caso di concorso formale o di illeciti derivanti dalla
medesima attivit vige il criterio dellassorbimento, per cui si irroga la sanzione prevista per lillecito pi grave.
Nulla viene previsto per il concorso materiale delle sanzioni, si ricorre quindi ai principi penali generali per cui
le sanzioni pecuniarie si sommeranno, mentre per identiche sanzioni interdittive si applicheranno per un
tempo pari alla loro durata complessiva.
Regime della prescrizione: listituto di cui allart. 22 riguarda sia lillecito amministrativo che la sanzione.
Si tratta di una disciplina che ha una impronta di stampo civilistico, in particolare per quanto riguarda le cause
interruttive. Lillecito amministrativo si prescrive nel termine di 5 anni dalla consumazione del reato, e un
identico regime si ha per la sanzione nel caso in cui la sua esecuzione non sia gi iniziata.
Linterruzione del termine si ha per richiesta di applicazione di misure cautelari e contestazione dellillecito
amministrativo; che danno luogo alla decorrenza di un nuovo periodo di prescrizione.
La regolamentazione dellistituto tuttavia presenta alcuni profili critici.
Il legislatore stesso nella relazione riconosce che il rinvio alla legge civile per la disciplina degli atti interruttivi
rischia di dilatare eccessivamente il tempo di prescrizione dellillecito amministrativo dellente.
Di questa preoccupazione si lamenta parte della dottrina, obiettando leccessiva lunghezza del periodo di
prescrizione. Inoltre, considerando la regola dellautonomia della responsabilit dellente, dove si stabilisce
che le cause estintive del reato lasciano intatta tale responsabilit, appare chiaro come prescrizione del reato
e prescrizione dellillecito amministrativo operano su due piani distinti, con la possibile conseguenza che risulti
estinto per prescrizione il reato ma non lillecito amministrativo.
In effetti tutte le censure della dottrina fanno riferimento agli effetti della differenziazione tra regime della
prescrizione per il reato della persona fisica e quello dellillecito della persona giuridica.

17

Tuttavia i difetti della normativa sono parzialmente mitigati dalla previsione dellistituto della decadenza dalla
contestazione; per cui se il reato da cui dipende lillecito amministrativo estinto per prescrizione, il PM non
pu esercitare lazione penale contro lente e deve disporre larchiviazione.
Alcuni hanno, proprio in riferimento alla disparit di trattamento tra la posizione della persona fisica e quella
della persona giuridica, prospettato una violazione del principio di uguaglianza: considerato che leffetto
estintivo della prescrizione deriva dalla carenza di interesse dello stato ad esercitare la potest punitiva, dato
che levento da cui scaturiscono le due responsabilit unico non appare giustificabile la divergenza
determinata da un criterio soggettivo.
Capitolo 12 RESPONSABILITA E VICENDE MODIFICATIVE DELLENTE
Lart. 27 stabilisce che delle obbligazioni per il pagamento della sanzione pecuniaria risponde solo lente con il suo
patrimonio o con il fondo comune. Si circoscrive cos la responsabilit per la sanzione pecuniaria, che addossata
al solo ente senza coinvolgere il patrimonio personale dei singoli soci o associati. Si ha il principio dellautonomia
patrimoniale perfetta dellente il rapporto al pagamento della sanzione pecuniaria.
In epoca successiva alla commissione del reato possono tuttavia registrarsi eventi, relativi alla struttura societaria,
idonei a ripercuotersi sulla responsabilit dellente: gli art. 28-33 mirano a contemperare due contrapposte
esigenze: evitare che tali operazioni comportino una sorta di modalit di elusione della responsabilit; e allo stesso
tempo escludere effetti eccessivamente penalizzanti.
Si osservi innanzitutto che le previsioni sulle vicende modificative dellente possono prospettare problemi di
compatibilit con il principio di personalit della responsabilit ex art. 27 Cost.
Se si osservano le scelte di sistema riguardanti il rapporto tra vicende modificative dellente e sanzioni, si rilevano
alcuni profili di ordine generale; in primo luogo la sorte delle sanzioni pecuniarie che risulta regolata in conformit
delle regole del codice civile previste per la generalit degli altri debiti dellente originario.

Art. 28, trasformazione: cambiamento della forma giuridica della societ, che si estrinseca in una diversa
organizzazione. Resta ferma la responsabilit per i reati commessi anteriormente alla data in cui la
trasformazione ha avuto effetto.

Art. 29, fusione: lente che risulta dalla fusione risponde dei reati dei quali erano responsabili gli enti
partecipanti alloperazione.

Art. 30, scissione: scissione totale (assegnazione dellintero patrimonio della societ scissa a favore di due
o pi societ) e scissione parziale (assegnazione di una sola porzione del patrimonio della societ scissa ad
una o pi societ beneficiarie).Nella scissione parziale, la societ scissa resta responsabile per i reati
commessi anteriormente alla data in cui loperazione ha avuto effetto, mentre le sanzioni interdittive
sono cmq applicabili agli enti cui rimasto o stato trasferito il ramo di azienda nel cui ambito si
commesso il reato.Lart. 30 stabilisce inoltre che gli enti beneficiari della scissione parziale o totale
restano obbligati in solido al pagamento delle sanzioni pecuniarie dovute dallente scisso per i reati
anteriormente commessi, nel limite del valore effettivo del patrimonio netto trasferito.
Gli arti 31 e 32 prevedono delle norme comuni a fusione e scissione in relazione alla determinazione delle sanzioni
e ai fini della reiterazione.
Art. 31: lente risultante dalla fusione e lente al quale applicabile la sanzione interdittiva possono
chiedere la sostituzione della sanzione interdittiva con quella pecuniaria se sono rispettate le condizioni dettate
dallart. 17 (risarcimento del danno, eliminazione delle conseguenze del reato, messa a disposizione del profitto
per la confisca). Tale possibilit si ha anche in sede esecutiva, dopo la conclusione del giudizio. Per quanto riguarda
la pena pecuniaria il giudice deve valutare in relazione alla situazione patrimoniale dellente a cui originariamente
imputabile il fatto illecito.
Art. 32: rapporto tra fusione e scissione con listituto della reiterazione. Ove lente prodotto dalla fusione
o beneficiario della scissione siano responsabili di un reato, il giudice pu ravvisare la reiterazione valutando le
condanne gi inflitte nei confronti delle societ partecipanti. Lapprezzamento del giudice discrezionale.

Art. 33, cessione di azienda: in questo ambito si privilegiano le contrapposte esigenze di tutela
dellaffidamento e della sicurezza del traffico giuridico, in quanto si tratta di una ipotesi di successione a
titolo particolare che lascia inalterata lidentit e la responsabilit del cedente o del conferente.
Lobbligazione solidale del cessionario per le sanzioni pecuniarie sorge nel caso di cessione dellazienda nella cui
attivit stato commesso il reato.

18

Lobbligazione del cessionario per circoscritta alle sanzioni pecuniarie che risultino dai libri contabili obbligatori,
quindi dovute per illeciti amministrativi dei quali il cessionario fosse cmq a conoscenza.
Rimane in ogni caso esclusa lestensione al cessionario delle sanzioni interdittive inflitte al cedente.
Rispetto alle vicende precedenti, la materia in oggetto viene diversamente regolata in favore di un regime che non
imponga eccessivi impedimenti alla libert dei traffici e alla certezza delle operazioni commerciali. Da questo punto
di vista linapplicabilit della sanzione interdittiva (e della confisca) nei confronti del cessionario rappresenta il
profilo pi rilevante (e pi esposto a dubbi da parte della dottrina).
In riferimento allestinzione dellazienda, il dlgs nulla dice e si intende applicabile la riforma sulle societ
del 2003 per cui la liquidazione e la successiva cancellazione dellente dal registro delle imprese portano alla sua
estinzione e quindi anche allestinzione dellillecito dipendente da reato e la non applicabilit delle sanzioni gi
inflitte.

PARTE SECONDA
Capitolo 13 IL PROCEDIMENTO DI ACCERTAMENTO DELLILLECITO: DISPOSIZIONI GENERALI
Laccertamento della responsabilit dellente affidato al giudice penale. Innanzitutto perch il sistema di giustizia
amministrativa non assolutamente idoneo; altro motivo che bisogna sempre tenere a mente che lillecito
penale della persona fisica il presupposto di quello amministrativo della persona giuridica. Per questo affidare la
verifica di entrambe le fattispecie al rito penale sembra essere una scelta coerente con la natura pregiudiziale del
reato.
Al contempo il sistema di garanzie del processo penale si presta ad offrire allente collettivo un tasso di tutele
maggiore.
Ne deriva che dalla parte processual-penalistica del decreto 231 scaturisce un mini-codice di rito che risulta essere:
Connesso alla parte sostanziale del sistema;
In alcuni istituti e riformulato ad hoc per la figura dellente giuridico;
Funzionalizzato ad assecondare sia le condotte riparatorie che ladozione dei modello organizzativi;
Plasmato sul sistema del cpp per cui, seppur con la rilevante eccezione dellarchiviazione, il processo
affidato allopera del PM.
Dato il rapporto di sussidiariet tra codice di rito e nuova disciplina speciale, i problemi originati da questo devono
essere risolti dallinterprete caso per caso. Questo prevede lart. 34 laddove prevede che per il procedimento
relativo agli illeciti amministrativi dipendenti da reato andranno quindi osservate innanzitutto le regole del capo
terzo del decreto e, in via sussidiaria, quelle del codice penale laddove compatibili.
Oltre allart. 34, lart. 40 interviene a garantire la difesa di ufficio dellente che non abbia nominato un difensore o
che ne sia rimasto privo; mentre lart. 35 prevede lestensione allente delle norme processuali destinate
allimputato.
La ratio di questo ultimo articolo quella di mettere lente nella condizione di poter avere tutte le garanzie che
spettano allimputato, ma al fine di evitare visioni antropomorfiche dellente, occorre tenere a mente che quanto
stabilito dallart. 35 riferibile solo alle norme che riguardano limputato come soggetto del processo; ma non
limputato come persona fisica.
Non troveranno quindi applicazione le disposizioni riguardanti per esempio lidentit fisica, la morte o la capacit
dellimputato, quelle della ricognizione personale oppure quelli riguardanti atti dichiarativi personalissimi
(Interrogatorio, esame, confronto,dichiarazioni) che possono essere posti essere dallente come tale, tuttal pi
lente pu partecipare al processo per mezzo del suo rappresentante legale.
Capitolo 14 SOGGETTI, GIURISDIZIONE E COMPETENZA
Attribuzioni del giudice penale. Le disposizioni in materia di attribuzioni del giudice penale e di riunione dei
procedimenti (artt. 36 e 38) risentono dellevento storico, che comune, per cui il giudice che si occupa del delitto
della persona fisica anche competente per laccertamento della responsabilit dellente.
Trovano quindi applicazione le regole sulla capacit del giudice, sulle cause di incompatibilit, sulla astensione,
ricusazione e rimessione del processo. Valgono poi le disposizioni ordinarie sulla competenza per materia, per
territorio e per connessione relative al fatto reato. Per gli illeciti commessi allesterno, la competenza del giudice si
ha anche nellipotesi in cui lente abbia la sede principale nel territorio italiano.

19

Regola: processo cumulativo


La regola a favore del cumulo processuale si spiega con il carattere di unicit del fatto storico, per cui il
procedimento per lillecito amministrativo dellente riunito al procedimento contro lautore del reato, a cui si
aggiungono le necessit di non gravare eccessivamente il meccanismo processuale e soprattutto di evitare
decisioni contrastanti nelle diverse sedi del processo.
La scelta di ispira dunque a ragioni di effettivit, omogeneit ed economicit processuale; che portano a tale scelta
diversa da quella codicistica in favore della separazione dei processi.
Tuttavia non si ha una rigida regola di obbligatoriet della riunione dei procedimenti. Lo stesso art. 38 prevede una
accezione per cui si ammette la separazione dei procedimenti nei casi in cui losservanza delle disposizioni
processuali la rende necessaria; disposizione che si caratterizza per la vaghezza e che potrebbe rischiare di
svuotare la regola generale della riunione.
Tuttavia occorre ricordare che si impone un raccordo tra i due istituti previsti dal decreto e dal cpp, in particolare
lart. 17 c.1 cpp prevede la riunione condizionata da due requisiti:
I processi devono essere pendenti nello stesso grado e davanti allo stesso giudice;
La riunione pu essere disposta quando non determini un ritardo nella definizione degli stessi.
Lart. 38 c.2 del decreto prevede 3 specifiche ipotesi di deroga alla riunione, in cui pertanto si ha la separazione
delle cause:
1. Sospensione del procedimento dovuta a perdurante incapacit dellimputato a parteciparvi
coscientemente (emessa con ordinanza)
2. Definizione del processo a carico della persona fisica con rito abbreviato, applicazione della pena
concordata o decreto penale di condanna (riferito sia allillecito della persona fisica che a quello dellente,
in quanto gli art. 62 /63/64 dispongono espressamente che lente pu optare per i riti speciali. Inoltre la
separazione esplicitamente prevista anche per i procedimenti alternativi a carattere premiale)
3. Necessit di separare le vicende giudiziali dovuta allosservanza delle disposizioni processuali.
Per quanto riguarda le scelte di rito a disposizione del PM si osserva che: il decreto penale di condanna, essendo
emesso nella fase delle indagini, non configura una vera e propria causa di separazione (le opzioni di opposizione al
decreto sono talmente diversificate da non rendere possibile una successiva riunificazione dei processi).
Per il giudizio direttissimo e quello immediato (applicabili anche se il decreto non ne dispone) il PM proceder o
chieder per entrambi gli imputati in via congiunta se vi siano i requisiti per entrambi i soggetti; altrimenti il
procedimento contro la societ non potr essere separato da quello della persona fisica ed entrambi
proseguiranno con il rito ordinario (dato che la riunione risulta indispensabile, prevale il rito ordinario).
La separazione appare inoltre necessaria in alcuni snodi processuali del cpp che hanno rilievo anche nel processo
contro lente (es. Sentenza di non luogo a procedere emessa nelludienza preliminare).
In merito al regime probatorio degli atti processuali, se i procedimenti sono riuniti, gli elementi di indagine e le
prove formate in dibattimento sono acquisiti con riferimento ad entrambi gli accertamenti; se sono separati si
seguono le regole dellart. 238 cpp, per cui la sentenza irrevocabile pu essere acquisita se pertinente e rilevante.
Per quanto riguarda invece il patteggiamento, dato che la pena deriva da un accordo tra accusa e imputato la
sentenza del processo patteggiato non fa stato nellaltro processo.
Casi di improcedibilit
Lart. 37 contiene una preclusione allaccertamento dellillecito che si ha quanto lazione penale nei confronti
dellautore del reato-presupposto non pu essere originata per la mancanza, originaria o sopravvenuta, di una
condizione di procedibilit. In questo caso anche laccertamento contro la societ sar bloccato.
Si tratta tuttavia di due ipotesi marginali e di scarsa rilevanza e applicazione:
Querela delloffeso (sono veramente pochi i reati-presupposto per la cui procedibilit richiesta la
querela)
Richiesta di procedimenti da parte del Ministero della giustizia (per reati commessi allestero da enti con
sede principale in Italia, qualora ci sia una valutazione politica preventiva.
Rappresentanza e costituzione dellente al procedimento
Le modalit di partecipazione dellente al procedimento penale e il regime delle notificazioni (art. 39-43)
rappresentano situazioni in cui ci si discosta dalla regola generale dellart.35 che equipara la posizione dellente a
quella dellimputato.

20

Lente non pu partecipare al processo se non per mezzo di una persona fisica che lo rappresenti; che il
rappresentante legale munito di apposita procura e specifica delega.
Questo perch si teorizza il rapporto di relazione organica tra legale ed ente, provato a contrario dal fatto che, nel
caso in cui la persona fisica sia imputata nel reato dal quale dipende lillecito amministrativo, non potr
rappresentare la societ nel procedimento (per evitare conflitto di interessi tra rappresentante e rappresentato).
Lente che intenta partecipare al procedimento deve costituirsi depositando in cancelleria una dichiarazione
contenente, a pena di inammissibilit (ma che pu essere sanata): denominazione dellente e generalit del
rappresentante legale; generalit del difensore e indicazione della procura; sottoscrizione del difensore;
dichiarazione o elezione di domicilio.
Senza questo atto lente viene dichiarato contumace nel processo.
La precisa codificazione di queste formalit non impedisce alla societ che non intende costituirsi di esercitare
alcuni diritti fondamentali dellimputato; in particolare il diritto allautodifesa (compiere atti personalissimi come la
richiesta per riti speciali) che potr essere esercitata attraverso la nomina di un procuratore speciale con espressa
menzione nella delega del potere di esercitare tali facolt.
In caso di mancata costituzione nel processo prevista lappiazione del regime ordinario della contumacia.
Primo momento utile per laccertamento della regolare partecipazione dellente quello delludienza preliminare;
si applicano le disposizioni sulla rinnovazione dellavviso e sul controllo della ritualit delle informazioni (controllo
della regolarit della citazione che ha una rilevanza maggiore rispetto alle regole ordinarie, in quanto se non
stato possibile eseguire le notificazioni nei modi previsti dalla legge il giudice deve sospendere il procedimento).
La mancata costituzione dellente inoltre non preclude la sua difesa tecnica, in quanto pu proporre impugnazioni
e avanzare richiesta di riti speciali.
Sono invece incompatibili con la natura dellente alcune disposizioni ordinarie della contumacia, come quelle
dellaccompagnamento coattivo.
Lo svolgimento delle indagini preliminari non pu essere condizionato dalla mancata costituzione dellente al
procedimento.
Le notificazioni
Latto va notificato nella sede dellente mediante consegna al suo rappresentante, alla persona incaricata di
ricevere le notificazioni oppure ad un altro soggetto addetto alla sede sociale.
Lart. 43 prevede una specifica regola per cui, su richiesta del PM, il giudice sospende il procedimento nel caso in
cui non sia stato possibile eseguire le notificazioni nei modi previsti dalla legge e le nuove ricerche disposte dal
giudice non hanno avuto esito positivo.
In caso di regolare notificazione e di scelta dellente di non costituirsi prosegue liter processuale e allente saranno
applicate le regole sulla contumacia.
Difesa nella fase delle indagini preliminari
Il diritto di difesa stabilito dallart. 24 Cost (inteso come diritto a intervenire nel procedimento e diritto alla difesa
tecnica), accompagnato dalla garanzia del principio di contestazione ex art. 111 Cost, sono sicuramente
configurabili anche dellente.
Anche nella fase delle indagini preliminari lente vanta interessi specifici quali:
1. Essere informato al PM di un indagine nei suo riguardi (quindi informazione di garanzia e avviso di
conclusione delle indagini);
2. Nominare fino a 2 difensori di fiducia
3. Interloquire direttamente nel procedimento per il compimento di atti personalissimi
4. Richiedere la definizione anticipata del processo tramite processo abbreviato, sanzione concordata,
giudizio immediato
5. Obbligatoriet della difesa tecnica, quindi diritto al difensore dufficio.
Inammissibilit della costituzione di parte civile
La tesi maggioritaria quella che esclude lammissibilit della costituzione di parte civile nei confronti dellente.
Il codice penale prevede lobbligo di risarcire il danno derivante dal reato, e lazione civile pu essere esercitata nel
processo penale per ottenere il risarcimento da parte del soggetto nei confronti dei quali sia stato arrecato il
danno.
Nel sistema del decreto 231 la persona giuridica chiamata a rispondere non del reato in senso tecnico, che
rimane ascritto alla sola persona fisica, ma di un autonomo illecito amministrativo, che di per s non idoneo a
fondare una autonoma pretesa risarcitoria.
La mancata disciplina dellistituto della parte civile non una lacuna del legislatore, ma espressione di una
specifica scelta del legislatore che evince da:

21

Non riferibilit dellobbligo del risarcimento del danno da reato alla persona giuridica;
La disciplina del sequestro conservativo prevede che la richiesta della cautela reale sia riservata al solo
pubblico ministero e per la sola ed esclusiva tutela del pagamento della pena pecuniaria e delle spese
processuali. evidente la volont di escludere qualsiasi riferimento alliniziativa della parte civile per
salvaguardare obbligazioni civili (tra laltro solo presunte).
Capitolo 15 INCOMPATIBILITA A TESTIMONIARE E REGIME DELLA RAPPRESENTANZA LEGALE

Il regime processuale assegnato al rappresentante legale dellente disciplinato dallart. 44 (unica norma del dlgs
dedicata alle prove) in cui sono sancite le situazioni di incompatibilit a testimoniare sia della persona imputata del
reato-presupposto; sia della persona che rappresenta lente (quella indicata dalla dichiarazione di cui allart.
39c.2).
Per quanto riguarda lincompatibilit a testimoniare dellimputato del reato presupposto, la relazione insiste
sullesistenza di un suo interesse in conflitto con quello dellente; ma anche evidente come la ragione
fondamentale siano le prerogative difensive che spettano allimputato, in particolare il diritto al silenzio. Dato il
vincolo di pregiudizialit logica tra reato-presupposto e reato dellente, c sempre il rischio che limputato
dichiarando su fatti relativi allente dichiari anche contro se stesso.
Per quanto riguarda lincompatibilit a testimoniare del rappresentante legale, la ragione giustificatrice discende
dalla circostanza che allente riconosciuta la condizione di imputato nel processo e pertanto la persona fisica che
lo rappresentava al momento della commissione del rato e che continua a rappresentarlo nel processo non pu
essere assunta come testimone (parole della relazione).
Lincompatibilit a testimoniare, secondo la norma, riferita alla persona:
a) Che rappresenta lente, indicata dalla dichiarazione ex art. 39 c.2
b) Che rivestiva tale funzione anche al momento della commissione del reato.
La norma richiede congiuntamente le due condizioni; il che lascia intendere che il rappresentante legale che
rivestiva la funzione al momento del reato, ma a cui sia cessato lincarico, non pi coperto dalla incompatibilit e
quindi assuma il ruolo di testimone.
In secondo luogo si anche detto che questa norma preveda, ragionando a contrario, un limite: impone lobbligo
di testimoniare sulla persona che indicata nella dichiarazione di costituzione dellente a procedimento; ma che
non rivestiva tale funzione al momento della commissione del reato. Il che in contraddizione: il rappresentante
legale nuovo, che agisce in nome e per conto dellente ad ha quindi il diritto di tacere in quanto imputato;
anche sorretto dallobbligo di verit derivante dalla posizione di testimone.
La relazione spiega questa contraddizione spiegando come la parificazione testimone-imputato sia stata effettuata
con riferimento allente in quanto tale, e non al rappresentante legale. Si tratta tuttavia di una argomentazione
forzata e che non risolve la contraddizione.
La dottrina ha ricercato diverse soluzioni (incompatibilit sempre in chi rappresenta lente; obbligo a testimoniare
del rappresentante legale al momento della commissione del reato, non di chi cambiando rappresenta lente al
processo).
Tuttavia, la questione da affrontare partendo dalla lettera dellart. 44 c.1 lett. b) la norma confonde
concettualmente e al contempo separa la posizione di chi rappresenta lente nel procedimento, indicato al
momento della citazione, dalla posizione di chi riveste o rivestiva la carica di rappresentante legale dellente.
necessario tuttavia tenere presente che le due posizioni si sovrappongono e si identificano: dato che lente pu
partecipare al procedimento solo per mezzo del suo rappresentante legale; le due posizioni coincidono ed anzi la
prima assorbe la seconda, con la conseguenza che lincompatibilit a testimoniare dovrebbe essere riconosciuta
sempre a chi rappresenta lente nel procedimento, indipendentemente dalla sua qualifica al tempo della
commissione del reato.
Per quanto riguarda il regime della incompatibilit a testimoniare, la posizione del rappresentante legale
equiparata a quella della persona imputata ad un procedimento connesso, e si seguono le regole codicistiche di
questo istituto; in particolare con riguardo allinterrogatorio (nella fase delle indagini) e allesame (dibattimento):
in entrambi i casi il rappresentante legale sentito come imputato e quindi con garanzia del diritto al silenzio e
senza obbligo di verit.
Capitolo 16 LE MISURE CAUTELARI INTERDITTIVE

22

Lineamenti generali del sistema cautelare. Alle misure cautelari applicabili allente destinata la sezione IV del
capo III del dlgs.
Si hanno due diverse categorie di misure:
1. Interdittive (art. 45): incidono direttamente sulla persona giuridica
2. Reali (artt. 53-54): colpiscono il patrimonio dellente.
Le misure interdittive erano state previste da una specifica direttiva della legge delega, che prevedeva per solo
ipotesi di mera applicazione anticipata delle sanzioni irrogabili in sede di condanna. Previsione che stata solo
parzialmente attuata: da un lato si preferito circoscrivere le misure cautelari alle sanzioni interdittive (con le quali
coincidono); dallaltro si prevista una specifica regolamentazione al fine di metterne in luce il carattere
strumentale e provvisorio.
Le misure reali, che invece prevedono fattispecie cautelari previste per limputato persona fisica (sequestro
preventivo e conservativo) derivano alla iniziativa autonoma del legislatore delegato; che ha giustificato la scelta
facendo leva sul richiamo generale alle disposizioni del codice di procedura penale e sulla compatibilit della loro
funzione con il contesto processuale destinato allente.
Si hanno cmq delle affinit tra le tue tipologie di misure: entrambe hanno attinenza con le sanzioni; ed in secondo
luogo entrambe incidono sullattivit economica dellente. In questo modo il sistema delle cautele corrisponde a
quello predisposto dalla legge delega.
In particolare per le misure interdittive occorre richiamare la loro identit di finalit con le sanzioni, in quanto
entrambe hanno come obbiettivo di recuperare lente alla legalit. Lapplicazione delle misure legata ad esigenze
di previsione speciale ed extraprocessuale, coerenti con gli interventi punitivi verso lente ma estranei al sistema
cautelare classico.
Infatti limpiego delle misure interdittive non orientato a esigenze di accertamento del reato, tipiche delle misure
cautelari processuali; infatti per la loro applicazione lunica esigenza cautelare rilevante quella del pericolo di
reiterazione dellillecito.
Questa scelta legislativa non priva di dubbi di costituzionalit in relazione al principio di presunzione di non
colpevolezza.
Tipologie di misure cautelari interdittive.
Mentre la L. Delega faceva un richiamo, per le misure cautelari, a tutela delle sanzioni irrogabili in sede di
condanna dellente, nel decreto la scelta stata di fare richiamo alle sole sanzioni interdittive, ad eccezione della
pubblicazione della sentenza.
Le misure cautelari interdittive quindi sono parallele alle omologhe sanzioni, in quanto lart. 45 si limita a fare un
rinvio alle sanzioni previste dallart. 9 c.2.
Per cui le misure cautelari interdittive sono:
Interdizione dallesercizio dellattivit;
Sospensione o revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni (per le cautelari, non la revoca, in quanto
non compatibile con la natura provvisoria e temporale propria delle misure cautelari);
Divieto di contrarre con la PA;
Esclusione o eventuale revoca da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi;
Divieto di pubblicizzare beni o servizi.
Sicuramente non consentita lapplicazione in forma cautelare della sanzione della interdizione definitiva
dallesercizio dellattivit ex art. 16 c.3 (appunto per la sua natura definitiva).
In relazione agli effetti quindi le cautelari interdittive si dividono in quelle che provocano una sospensione
dellattivit dellente; e quelle che limitano in modo temporaneo diritti, facolt o la capacit giuridica dellente.
Condizioni oggettive di applicabilit. Ai fini dellapplicazione delle misure interdittive sono previsti limiti e
condizioni solo parzialmente coincidenti a quelli stabiliti dalla disciplina codicistica.
Lart. 45 enuncia espressamente i tradizionali presupposti del fumus e del periculum, in pi ad essi si affianca un
presupposto implicito derivante dal richiamo fatto allart. 9c.2; che in sostanza subordina le cautelari alle
medesime condizioni stabilite in sede sanzionatoria (quelle richieste dallart. 13).
La misura cautelare pu essere adottata solo ove si proceda allaccertamento dei reati-presupposto per i quali
siano espressamente previste e deve esserci corrispondenza tra sanzione e cautela.
Inoltre deve sussistere almeno uno dei seguenti requisiti:
a) Che lente abbia tratto dal reato un profitto rilevante e il reato sia commesso da soggetti apicali o
subordinati, in ragione di carenze organizzative;
b) Che si sia in un caso di reiterazione degli illeciti.

23

Anche ai fini delliniziativa cautelare la commissione del reato-presupposto da soggetto apicale oppure da soggetto
subordinato si ricollega ad un diverso onere probatorio in capo al PM.
Esigenze cautelari. Si esige la presenza del periculum cautelare, cio il concreto pericolo che vengano commessi
illeciti della stessa indole di quello per cui si procede (art. 45c.1) che si differenzia quindi dal sistema cautelare
per persona fisica che prevede anche il periculum derivante dal pericolo di inquinamento di prove e dal pericolo di
fuga. E se mentre il pericolo di fuga non configurabile per lente pericolo, la mancata previsione del pericolo di
inquinamento di prova tra le esigenze cautelari comporta che le esigenze probatorie non sono adeguatamente
tutelate.
Laccento posto sulla sola finalit di impedire la reiterazione dellillecito, inoltre, mette in evidenza che le misure
interdittive sono orientate ai medesimi obbiettivi di prevenzione speciale propri delle sanzioni alle quali finiscono
per essere assimilate. Comune ad entrambe quindi lo scopo di recuperare lente alla legalit; ma proprio per
lattribuzione di questa finalit a misure cautelari, quindi possibili anche prima che sia accertata la responsabilit, si
pone il problema di un contrasto con il principio ex art. 27 c.2 Cost della presunzione di non colpevolezza
dellimputato.
Inoltre la previsione legislativa prevede il pericolo di reiterazione per illeciti della stessa indole; lutilizzo del
termine indole anzich specie (come previsto dalla disciplina codicistica) significa che il rischio va riferito non solo
(1) alla commissione di reati in violazione della stessa previsione di legge; ma anche (2) a quelli che, anche se
previsti da disposizioni diverse, hanno caratteri fondamentali comuni desumibili dalla natura dei fatti e dai motivi
che li determinano.
Si richiede inoltre che il pericolo sia concreto, ma dalla lindeterminatezza dellart. 45 si lascia unamplia
discrezionalit in questo senso al giudice.
Iniziativa cautelare. Liniziativa cautelare riservata al PM che presenta la richiesta al giudice, al quale spetta in via
esclusiva la decisione sia sullapplicazione della cautelare sia su ogni vicenda ulteriore (modifica delle modalit
esecutive, revoca, sospensione e sostituzione).
Liniziativa vincola il giudice che non pu attivarsi dufficio e nemmeno disporre misure pi gravose di quelle
richieste dal PM.
Il PM tenuto a presentare al giudice elementi utili per la decisione, anche quelli a favore dellente + eventuali
memorie difensive gi depositate (questo per evitare che il giudice venga ad avere a disposizione conoscenze che
dipendano dalle scelte discrezionali del PM, a discapito della tutela difensiva dellente).
Giudice competente. Alla richiesta provvede il giudice, individuato in base alle ordinarie regole di competenza.
In generale la competenza per la cautelare attribuita al giudice che procede; nello specifico:
Durante le indagini preliminari al GIP;
Durante gli atti preliminari al dibattimento al Tribunale, alla Corte di Assise, alla Corte di appello o alla
Corte di Assise di appello;
Dopo la pronuncia e prima della trasmissione degli atti al giudice che ha pronunciato la sentenza;
In Cassazione al giudice del provvedimento impugnato.
La decisione del giudice si ha successivamente alla instaurazione di una apposita udienza camerale in
contraddittorio con lente.
Udienza camerale. Si presentano due situazioni: se la richiesta cautelare del PM avanzata nel corso di una
udienza gi instaurata, si seguono le forme e le regole di tale udienza (preliminare e giudizio) per la decisione del
giudice. Se invece la richiesta del PM si ha fuori udienza, il giudice fissa una apposita udienza ad hoc per la sola
questione cautelare ed espressamente previsto che tale udienza si svolta nelle forme del modello camerale ex
art. 127 cpp.
La partecipazione del PM, dellente e del suo difensore quindi facoltativa; ma al rappresentante legale dellente e
al suo difensore garantito il diritto di conoscere il contenuto e gli elementi addotti a sostegno della richiesta
cautelare.
Tuttavia la scelta per ludienza camerale pone dei problemi in relazione al caso di legittimo impedimento dellente
o del difensore a comparire alludienza, che comprime il loro stesso diritto a partecipare alludienza.
Questo perch lart. 127 cpp, richiamato, prevede che il diritto al rinvio si ha solo se il legittimo impedimento
riguardi lente che abbia chiesto di essere sentito personalmente; mentre per il difensore lorientamento (sulla
generale disciplina codicistica) della giurisprudenza afferma che il suo legittimo impedimento non pu comportare
il rinvio delludienza camerale.

24

Contraddittorio preventivo. La decisione sulla richiesta di applicazione della misura si ha nellambito di una
udienza che contempla lintervento difensivo dellente. Per questo la procedura cautelare del sistema vs lente
prevede in sostanza un contraddittorio preventivo con il destinatario della cautela, diversamente da quanto
previsto per limputato persona fisica (il cui interrogatorio obbligatorio solo successivamente alladozione della
misura).
La ragione giustificativa di questa scelta risiede nella stessa funzione assegnata al contradditorio preventivo: oltre a
favorire la presa in considerazione di ipotesi alternative, lintervento difensivo dellente serve a fornire al giudice
informazioni aggiuntive ed estranee alla sua conoscenza; quali quelle relative allo stato organizzativo dellente; ma
fondamentali ai fini della decisione e per ladozione di eventuali sanzioni ulteriori rispetto allapplicazione della
cautelare.
Dato che il contraddittorio preventivo tutela pienamente le esigenze difensive dellente, questo di fatto sostituisce
il c.d interrogatorio di garanzia, quello che avviene successivamente allapplicazione della misura.
Criteri di scelta. Allesito delludienza il giudice decide con ordinanza sia in caso di rigetto che di accoglimento
quindi applicazione della cautelare.
La scelta della misura da applicare nel caso concreto si rif ai tradizionali criteri guida che sono:
Adeguatezza: il giudice deve scegliere la misura funzionalmente idonea ad evitare il pericolo di
reiterazione dellillecito;
Proporzionalit: tra entit del fatto e sanzione applicata, ed in particolare non pu essere applicata una
sanzione cautelare pi grave di quella che sar decisa in esito di giudizio:
Gradualit: si pu ricorrere allinterdizione pi grave solo dopo aver appurato linadeguatezza delle altre.
Per le misure interdittive (diversamente dalle sanzioni) si prevede che non possano essere applicate in maniera
congiunta (per lesigenza che le interdizioni cautelari siano contenute alla stretta necessit).
Ordinanza cautelare ed adempimenti esecutivi. Lordinanza che dispone la misura interdittiva deve rispondere a
precisi requisiti.
Nellordinanza il giudice deve indicare (tutti con obbligo di motivazione):
Modalit applicative della misura;
Durata della misura interdittiva (non pi di 1anno);
Estremi identificativi dellente;
Esposizione dei presupposti cautelari e delle specifiche esigenze cautelari;
Motivi per qui ha ritenuto non rilevanti gli elementi forniti alla difesa;
Valutazione degli elementi a carico e a favore dellente.
Una volta emessa lordinanza questa comunicata al PM, che provvede alla notifica allente e al suo difensore, allo
scopo di rendere possibile lesecuzione della misura interdittiva applicata.
Leffetto principale della notifica dellordinanza di sottoporre lente alle interdizioni che integrano il contenuto
della misura applicata nonch gli obblighi e i divieti ad essa interenti. La loro violazione da vita ad una autonoma
fattispecie di reato (art. 23 c.1) che se commesso a vantaggio dellente comporta anche lapplicazione di sanzioni
amministrative.
Nomina del commissario giudiziale. Il giudice pu nominare un commissario giudiziale ex art. 15 in sostituzione
della misura cautelare interdittiva, quindi si tratta solo di una previsione in funzione sostitutiva e che non configura
una misura cautelare autonoma.
Il giudice deve compiere un doppio accertamento: che sussistano i presupposti per lapplicazione della misura
cautelare e che vi siano quelli che autorizzino la nomina del commissario giudiziale (che ci sia un effetto
interruttivo dellattivit dellente, e che da questa interruzione derivino pregiudizi alla collettivit oppure
ripercussioni sulloccupazione).
Vicende modificative. Le cautele interdittive applicate allente possono essere interessate da alcune situazioni che
provocano la loro modificazione: Sospensione della misura oppure Sostituzione della misura e modifica delle sue
modalit applicative o della durata della misura.
Sospensione della misura. Lart. 49 stabilisce che la misura interdittiva pu essere sospesa se lente
chiede
di realizzare le condotte riparatorie di cui allart. 17.
Tale istituto ha una chiara funzione premiale finalizzata a favorire il recupero dellente alla legalit (anche se
confligge con lart 27 in quanto lente incentivato a rimediare alle cause dellillecito come se fosse gi stata
accertata la sua colpevolezza).

25

La richiesta dellente deve indicare gli obbiettivi perseguiti, le condotte che si intendono riparare e il piano
finanziario per attuarlo. Il giudice sentito il PM decide sulla richiesta, sospendendo temporaneamente la misura
interdittiva e indicando un termine per la realizzazione delle condotte riparatorie. Richiede inoltre una somma a
titolo di cauzione.
Scaduto il termine assegnato, se le condotte riparatorie sono state realizzate il giudice dispone la revoca della
cautelare; altrimenti viene ripristinata dufficio la misura temporaneamente sospesa (la misura riprende secondo la
durata originariamente prevista, sottratta dal tempo eventualmente gi scontato).
Sostituzione della misura, modifica delle modalit applicative o del termine di durata. La sostituzione e
la
modifica sono istituti direttamente correlati al variare della situazione relativa alla adeguatezza e proporzionalit
della misura. Quando le esigenze cautelari risultano essere attenuate oppure la misura non appare pi
proporzionata allentit del fatto o alla sanzione, si ammette la sua sostituzione con una misura meno grave o la
sua applicazione con modalit meno gravose.
La competenza spetta al giudice secondo le regole generali, su iniziativa del pubblico ministero o dellente.
Per quanto riguarda lipotesi di modifica in peius della misura adottata, il decreto non dice nulla.
La disciplina processual-penalistica, allart. 299 cpp, prevede laggravamento della misura; ma dei dubbi sulla sua
operativit nella materia in specie si hanno in quanto mentre nella disciplina ordinaria non previsto
linterrogatorio dellinteressato; qui il contraddittorio preventivo costituisce un elemento indispensabile ai fini
dellapplicazione della cautela.
Argomento a favore per la presenza nel decreto di una situazione specifica di aggravamento delle esigenze
cautelari (art. 23, in relazione per al solo profilo sanzionatorio).
La soluzione preferibile quella di ammetterne la compatibilit; a condizione che il giudice senta previamente
lente.
Ipotesi di estinzione.
Revoca: si tratta di una ipotesi di estinzione della misura dovuta al realizzarsi di due diversi ed autonomi
presupposti, previsti dallart. 50 c.1
1) Venire meno delle condizioni previste per lapplicazione della misura (non prevista la sanzione
interdittiva
per lillecito accertato; mancata consistenza piena degli elementi indiziari; infondata valutazione del pericolo
cautelare). Questo pu aversi sia per fatti sopravvenuti che per mutamento della valutazione originaria, in
entrambi in casi per apprezzamento discrezionale del giudice.
2) Se ricorrono le ipotesi per cui lente abbia attuato le condotte riparatorie ex art. 17.
La norma dellart. 50 autonoma rispetto a quella dellart. 49; per cui la revoca della misura disposta per il fatto
che lente ha adempiuto alle condizioni indicate dallart. 17; senza che ne abbia chiesta la sospensione
appositamente per poter realizzare quelle condotte.
Liniziativa per la revoca pu essere di parte (PM e ente) ma anche dufficio del giudice.
Decorso del termine di durata: le misure cautelari hanno una durata temporale limitata. Alla loro
scadenza
si estinguono automaticamente. Lart. 51 detta 3 regole, tra loro collegate: il termine non pu essere superiore
alla met di quello previsto per le sanzioni interdittive (di 2 anni, quindi un anno); pu avere la stessa durata della
sanzione applicata se applicata dopo laccertamento della responsabilit dellente in primo grado; ma cmq in
misura non superiore ai 2/3 della durata massima per la sanzione (quindi 16 mesi).
Pronuncia di determinati provvedimenti: la cessazione delle misure cautelari pu derivare dalla
pronuncia
di provvedimenti che sanciscono la chiusura del processo (sentenza di non responsabilit dellente o sentenza di
non doversi a procedere). Per quanto riguarda cause estintive del reato diverse dallamnistia; la loro sentenza non
ha alcuna incidenza sulle misure cautelari in quanto specificato che la responsabilit autonoma ed
indipendente rispetto a queste fattispecie.
Le impugnazioni
Appello. Proposizione di appello con indicazione dei motivi di ricorso, che limitano la cognizione del
giudice.
Proposto su iniziativa del PM o dellente per mezzo del difensore (quindi non autonomamente); procedimento
regolato con richiamo alla disciplina per le misure cautelari reali (che a loro volta richiamano quelle personali,
si ha quindi un mix di norme cui va appurata di volta in volta la compatibilit. Il termine per la proposizione
di 10 giorni e lappello non sospende lordinanza cautelare.

26

Ne ha competenza il tribunale collegiale del capoluogo di provincia dove ha sede il giudice che ha emesso il
provvedimento impugnato.
Ricorso per Cassazione. esclusa la possibilit di un ricorso diretto in Cassazione. controllo di legittimit
ma delimitato alle sole violazioni di legge. Rileva in particolare la decisione legislativa, discutibile, di escludere
il controllo di legittimit per vizi della motivazione. disciplinano dal codice di rito e il ricorso in Cassazione
non sospende lesecuzione del provvedimento impugnato.
Non si ha il riesame perch con il contraddittorio preventivo sono gi tutelate le esigenze difensive dellente,
quindi superflua una impugnazione completamente devolutiva e che prescinde dai motivi del ricorso.
Capitolo 17 MISURE CAUTELARI REALI

SEQUESTRO PREVENTIVO (art. 53)


Nella matrice codicistica si ha per lesigenza di evitare che la libera disponibilit di una cosa pertinente al reato
possa aggravare le conseguenze dello stesso o favorire la commissione di altri reati.
Questa esigenza non si ritrova nel sequestro preventivo previsto per lente dal 231, lart. 53 infatti prescrive che il
giudice pu disporre il sequestro delle cose di cui consentita la confisca a norma dellart. 19.
Si ricava che lapplicazione della misura reale in rapporto solamente e unicamente con la confisca, prevista come
sanzione autonoma, principale e obbligatoria per il caso di condanna dellente.
Dato questo stretto collegamento tra sequestro preventivo e confisca si dubita che questa misura reale svolga
effettivamente una misura cautelare, quanto che abbia la finalit di impedire la dispersione del patrimonio
dellente, cos da consentire la futura esecuzione della confisca stessa.
Dato che la confisca una sanzione autonoma, principale ed obbligatoria, se ne ricava che il sequestro preventivo
assume un carattere punitivo; nel senso che anticipa gli effetti della confisca privando, da subito, lente della
disponibilit dei beni sui cade il vincolo apposto con la tutela.
Oggetto del sequestro preventivo sono le cose di cui consentita la confisca a norma dellart. 19, quindi restano
escluse altre fattispecie di confisca previste dal dlgs 231.
Non bisogna confondere questa fattispecie con il sequestro preventivo regolato dallart. 321 cpp; il quale mira ad
impedire che le cose pertinenti al reato, di per se pericolose, possano portare a conseguenze ulteriori.
Si ritiene che queste fattispecie siano distinte e per questo allente possono essere disposti, anche
congiuntamente, sia il sequestro preventivo ordinario che quello derivante dal sistema 231.
Il sequestro preventivo ammesso sia nella forma tradizionale che in quella per equivalente.
In riferimento al sequestro preventivo per equivalente, un orientamento giurisprudenziale afferma lapplicabilit
della cautela reale contemporaneamente o indifferentemente alla persona fisica, cui addebitato il reato, e alla
societ. In questo modo il vincolo reale potrebbe colpire, con riguardo allintero profitto, i beni sia delluna che
dellaltro, giustificata dal fatto che si ravvisa una forma di responsabilit cumulativa.
Tuttavia questo orientamento da considerare d modo critico: anche se originati dalla stessa condotta, si tratta di
due fattispecie distinte e autonome di responsabilit; e non possibile esportare i paradigmi penalistici della
responsabilit concorsuale nel contesto normativo della responsabilit da reato dellente.
Questo non nemmeno in linea con le intenzioni del legislatore, cio punire in modo pi incisivo lente e non solo
come in passato lautore materiale dei reati.
Presupposti. Il 231 non prevede espressamente i presupposti per lapplicazione del sequestro, cos la
giurisprudenza quasi unanime ritiene applicabili quelli previsti dallart. 321 cpp per lomologa cautela reale.
Quindi si afferma che il fumus consiste nella configurabilit sul piano astratto dellillecito contestato allente
(controllo forma che il reato presupposto corrisponda a uno di quelli previsti dal decreto), mentre per il periculum
si ritiene che la cosa in s oggetto di sequestro contenga il requisito della pericolosit, senza che si vada ad altri
accertamenti.
Tuttavia queste conclusioni finiscono per confondere le due fattispecie di sequestro preventivo, ma anche non
risultano propriamente applicabili alla fattispecie appositamente pensata per lente.
Data la palese connotazione punitiva della cautela reale, occorre prospettare altre soluzioni. Perch sia applicabile
il sequestro preventivo occorre che siano integrate le medesime condizioni previste per la confisca; ossia deve
sussistere lelevata probabilit della condanna dellente e della conseguente applicazione della sanzione, oltre che
la presenza del prezzo o del profitto del reato; per quanto riguarda il fumus.
Il relazione al periculum invece si ritiene che il giudice debba valutare che ricorra il rischio della dissipazione del
profitto del reato, il che potrebbe compromettere lefficacia della futura confisca.

27

Procedimento applicativo. La procedura applicativa segue per rinvio le norme del codice di rito. La competenza
del giudice che procede,il quale dispone la misura su proposta del pubblico ministero.
Si fa eccezione in 2 situazioni di urgenza, tipiche della fase delle indagini preliminari:
1. Sequestro preventivo disposto dal PM, entro 48 ore deve chiedere al giudice sia la convalida che
lemissione del decreto;
2. Sequestro preventivo disposto dalla polizia giudiziaria nel caso in cui il PM non sia ancora assunto a
direzione delle indagini. Queste devono trasmettere entro 48 ore il verbale di sequestro al PM, che pu
mettere fine alla procedura oppure chiederne la convalida al giudice.
Ipotesi di estinzione. Sono ipotesi di estinzione di reato: mancato rispetto dei termini nelle due eccezioni; revoca
della misura quando sono mancanti anche per fatti sopravvenuti le condizioni di applicabilit della cautela; revoca
nel corso delle indagini da parte del PM su richiesta dellente se la cautela non pi giustificata (poi trasmette gli
atti al giudice); pronuncia di sentenza di assoluzione o di non luogo a procedere.
Impugnazioni. Si ha il riesame, lappello e il ricorso per cassazione.
Per il riesame si ha un rinvio alla disciplina codicistica ed in particolare allart. 322; per cui esperibile vs il decreto
di sequestro ammesso dal giudice; competente il tribunale in composizione collegiale e il procedimento di svolge
in camera di consiglio. Legittimati a proporlo sono lente, il suo difensore, la persona alla quale le cose sono state
sequestrate e quella che avrebbe diritto alla restituzione.
Limpugnazione non ha effetto sospensivo e nemmeno si esige che sia motivata, in quanto si tratta di ricorso
devolutivo che istaura un controllo senza limiti di cognizione nel merito del giudice. Viene previsto in quanto, a
differenza delle cautelari interdittive, non si ha il preventivo contraddittorio con lente.
Lappello esperibile in via residuale nei casi in cui non ammesso riesame (quindi per ordinanze che respingono
la richiesta di sequestro del PM, quelle di revoca o di rigetto di richiesta di revoca della misura). Il ricorso in
Cassazione si propone contro lordinanza di riesame o di appello.

SEQUESTRO CONSERVATIVO (ART. 54)


una misura cautelare reale preordinata a vincolare la disponibilit di certi beni dellente per conservarli a
garanzia del pagamento della sanzione pecuniaria (quindi a garanzia dei crediti dellerario pubblico).
Liniziativa del solo PM (e il non richiamo allomologa figura generale che comprende anche il danneggiato
costituito parte civile tesi per lesclusione dellammissibilit di questa nel processo ex 231/2001); la richiesta pu
essere avanzata in ogni stato e grado del procedimento; quindi solo dopo che sia stata esercitata lazione penale
(non nella fase delle indagini preliminari).
Oggetto sono beni mobili o immobili dellente oltre che somme di denaro o cose che di cui esso creditore.
Presupposti. Fumus = elevata probabilit che lente sia responsabile dellillecito. Periculum = fondate ragioni di
ritenere che manchino le garanzie di quanto dovuto allo Stato.
Per quanto riguarda il procedimento, si ha un rinvio per cui emesso per mezzo di ordinanza dal giudice che
procede.
Lapplicazione pu essere evitata se lente offre cauzione idonea a garantire il credito (che, insieme a quelle
derivanti da sentenze favorevoli allente, comporta lestinzione della cautela).
Per quanto riguarda le impugnazioni, si prevede espressamente solo il riesame (sempre in funzione di
instaurazione del contradditorio). Dato che nulla si dice sul ricorso in Cassazione, si ritiene comunque applicabile
dato il rinvio che lart. 54 fa al complessivo regime delle impugnazioni previsto dal codice di rito.
Capitolo 18 INDAGINI E UDIENZA PRELIMINARE
Le norme che regolamentano le indagini e ludienza preliminare sono quelle degli art. Da 56 a 61; per il resto si ha
una disciplina che rinvia alle regole del codice di rito.
Per trattare anticipatamente i nodi pi problematici della fase preliminare; si ha innanzitutto il problema relativo
alle modalit con cui lente pu venire a conoscenza di una indagine di accertamento dellillecito a suo carico (c.d.
principio di contestazione) che rimane affidata alla richiesta di accedere al registro delle notizie di reato, oppure al
compimento da parte del PM di un atto che richieda linvio dellinformazione di garanzia.
In secondo luogo il rapporto tra PM e gip viene svilito, infatti la normativa del 2001 annulla il controllo
giurisdizionale sul mancato esercizio dellazione penale, in quanto larchiviazione rimessa alla sola decisione del
PM adottata con decreto motivato (art. 58).
Per ultimo, dato che nella fase preliminare che vengono emessi i provvedimenti pi incisivi sullattivit o sul
patrimonio dellente, in questa fase che si ha lopportunit di mettere in atto le condotte riparatorie ex art. 17.

28

Annotazione nel registro delle notizie di reato e termini delle indagini. Le disposizioni cardine della fase
preliminare sono quelle relative allannotazione dellillecito amministrativo (art. 55); identificazione del termine
per il suo accertamento (art. 56) e listituto della informazione di garanzia (art. 57); disposizioni che vanno ad
integrare il rinvio alla disciplina codicistica.
Dallequiparazione della posizione dellente a quella dellimputato derivano poi alcune particolari regole.
onere del PM annotare immediatamente nel registro gli elementi identificativi dellente e, se possibile, le
generalit del legale rappresentante; oltre che il reato dal quale dipende lillecito.
Questo perch sottesa limpossibilit di procedere contro una societ ignota.
Dallannotazione decorre il termine per laccertamento dellillecito amministrativo, che lart. 56 individua in
relazione al termine per lo svolgimento delle indagini del reato da cui dipende lillecito stesso; cosicch lindagine
risulta ancorata, per la turata, ai tempi della investigazione sul reato presupposto (disposizione che evidenzia il
favore per la riunione dei procedimenti).
Le informazioni annotate nel registro delle notizie di reato possono essere comunicate allente o al suo difensore
che ne facciano richiesta, secondo quanto disposto dallart. 55 c.2. tale richiesta consente alla difesa di realizzare
un duplice obbiettivo: controllare i tempi di svolgimento dellaccertamento preliminare e venire a conoscenza della
pendenza del procedimento nei confronti dellente fuori dai casi in cui si deve avere linformazione di garanzia.
Il PM compie laccertamento dellillecito amministrativo negli stessi termini stabiliti per lindagine sul reatopresupposto (art. 56) e nel silenzio del decreto si ritiene che si applichino per rinvio anche le disposizioni
codicistiche relative alla possibilit, ai presupposti e alle forme di una o pi proroghe dei termini.
Informazione di garanzia (art. 57). La funzione dellinformazione di garanzia di invitare la persona sottoposta alla
indagini a nominare un difensore; e dallavviso si ricava la conoscenza della pendenza del procedimento volto ad
accertare lillecito amministrativo.
Ex art. 369 cpp essa sar inviata solo quando il PM deve compiere un atto per il quale il difensore ha diritto di
assistere; si ha quindi la medesima disposizione per cui la possibilit che lente venga a conoscenza di una indagine
a suo carico dipenda dalla scelta discrezionale del PM.
Rispetto alla disciplina ordinaria, nellinformazione deve esserci linvito rivolto allente a dichiarare oppure a
eleggere domicilio delle notificazioni, e la dichiarazione eseguita nelle forme del processo civile. Lelezione a
domicilio invece deve essere contenuta a pena di inammissibilit nella dichiarazione di costituzione tramite la
quale lente esplicita la volont di partecipare al procedimento.
Altro aspetto peculiare dellinformazione di garanzia che questa deve contenere lavvertimento, rivolto allente,
che laddove decisa di presenziare al procedimento deve depositare la dichiarazione.
Per quanto riguarda le altre informazioni allente, si hanno in riferimento allindicazione delle norme di legge che si
assumono violate, alla data e al luogo del fatto.
Non risulta dalla lettura combinata dellart. 57 e dellart. 369 cpp che debba essere comunicata lidentit della
persona fisica che ha commesso il reato-presupposto; si ha qui una implicita compressione del diritto di difesa
dellente; in quanto la sua responsabilit assume connotazioni diverse a seconda della qualifica apicale o
subordinata dellautore del reato.
Infine linformazione di garanzia deve contenere linvito ad esercitare la facolt di nominare un difensore di fiducia.
Epiloghi delle indagini preliminari.

Archiviazione disposta dal PM. Lalternativa alla contestazione dellillecito amministrativo


larchiviazione
che, diversamente rispetto alle regole ordinarie, viene direttamente disposta dal PM con un decreto motivato,
comunicato al procuratore generale presso la Corte di Appello (per svolgere gli accertamenti indispensabili e
optare per lesercizio dellazione penale).
Si tratta tuttavia di una scelta che porta ad un procedimento semplificato, in cui larchiviazione sottratta al
controllo del giudice.
Il legislatore nella relazione giustifica questa scelta per il fatto che non trattandosi di reato penale, ma solo di
illecito amministrativo; il controllo giurisdizionale sarebbe superfluo.
Parte della dottrina ha tuttavia mosso la (ragionevole) obiezione di un vizio di legittimit costituzionale in relazione
allobbligatoriet dellazione penale ex art. 112 Cost; posto che lintero sistema del 231 non sembra aver appigli
per poter ritenere non applicabile al procedimento per illecito da reato il canone dellobbligatoriet dellazione
penale.
Tornando alla disciplina, le ipotesi che legittimano il decreto motivato sono riconducibili a due distinte fattispecie:
vicende dellaccertamento penale del reato presupposto e vicende relative allillecito amministrativo.

29

Delle prime si hanno: cause di improcedibilit nei confronti dellautore del reato; estinzione del reato-presupposto
per prescrizione e per amnistia; no nel caso in cui sia rimasto ignoto lautore del reato.
Nelle ipotesi relative allillecito amministrativo rientra lipotesi generale di infondatezza della notizia dellillecito
amministrativo dipendente da reato; la prescrizione della sanzione amministrativa e la successione di leggi da cui
deriva che per il reato-presupposto non sia pi previsto lillecito amministrativo.
Per quanto riguarda listituto della riapertura delle indagini, previsto dallart. 414 cpp, vi sono dei problemi di
applicazione, in quanto previsto che queste vengano autorizzate dal giudice; che per come gi visto non ha
esercita il controllo sullarchiviazione.
Non suscita dubbi invece loperativit della disciplina dellavviso di conclusione delle indagini preliminari, che deve
essere notificato allente (per effetto dellestensione allente della disciplina relativa allimputato). La mancata
notificazione causa di nullit in caso di contestazione dellillecito.
Contestazione dellillecito amministrativo. Art. 59. Il pm contesta allente lillecito amministrativo
dipendente dal reato-presupposto quando non decreta larchiviazione. La contestazione deve essere contenuta in
uno degli atti contemplati dalla disposizione codicistica, cio le richieste: di rinvio a giudizio; di applicazione della
pena concordata; di giudizio immediato; di emissione del decreto penale di condanna; la presentazione a giudizio
direttissimo e nei casi sottoposti al tribunale monocratico di rinvio a giudizio nelle forme della citazione diretta.
La contestazione deve contenere:
1. Elementi identificativi dellente
2. Enunciazione in forma chiara a precisa del fatto dal quale pu derivare lapplicazione di sanzioni
amministrative (la imprecisioni della forma comportano linvito al pm a meglio precisare i termini
delladdebito)
3. Indicazione del reato presupposto da cui lillecito dipende, e dei relativi articoli di legge
4. Fonti di prova.
Per quanto riguarda il regime di validit dellatto, la contestazione dellillecito nulla nel caso in cui non sia
preceduta dallavviso di conclusione delle indagini preliminari o dal mancato invito a rendere interrogatorio al
rappresentante legale dellente che labbia richiesto.

Decadenza dalla contestazione. Al PM interdetto procedere alla contestazione quanto il reato


presupposto da cui dipende lillecito amministrativo estinto per prescrizione (art. 60). Si tratta di una ipotesi di
decadenza dalla contestazione.
Nel caso in cui la prescrizione del reato presupposto maturi dopo che stata formulata la contestazioni, mentre sia
in corso il procedimento; si hanno regole proprie per cui la responsabilit sussiste anche quando il reato si estingue
per cause diverse dalla amnistia.
I provvedimenti conclusivi delludienza preliminare.
Per quanto riguarda la regolamentazione delludienza preliminare, si ritiene che essa sia integralmente regolata
dalla disciplina civilista per effetto del rinvio ex art. 34. Differenze si hanno solo per le notificazioni delludienza
che, laddove lente non si sia costituito, vanno effettuate con le forme del processo civile.
La sentenza di non luogo a procedere. I casi in cui il gup pronuncia di non luogo a procedere sono
decretati
dallart. 61 c.1 e riguardano due grandi ipotesi, procedurali e di merito.
Per quanto attiene alle ipotesi relative alla procedura, si hanno:
Estinzione della sanzione amministrativa;
Contestazione dellillecito quando il reato-presupposto gi stato estinto per prescrizione;
Per improcedibilit della sanzione amministrativa, cio impossibilit di accertare lillecito in quanto
lazione penale relativa allautore del reato-presupposto non poteva essere iniziata o proseguita.
Per quanto riguarda le ipotesi di proscioglimento nel merito, rientrano tutte le ipotesi di esclusione della
responsabilit che incidono sia sul reato-presupposto che sullimputazione dellillecito allente.
Quando invece lart 61c.1 fa riferimento ad elementi che risultano non idonei a sostenere in giudizio la
responsabilit dellente, si sostenuto nella relazione che allesistenza della prova di non colpevolezza viene
equiparata la mancanza della prova di responsabilit; nel senso che se il pm non ha adempiuto allonere di
dimostrare lesistenza di elementi idonei a sostenere in giudizio la responsabilit dellente; il giudice tenuto a
pronunciare sentenza di non luogo a procedere.
Il decreto che dispone il giudizio. Il decreto che dispone il giudizio deve contenere, a norma dellart. 61
c.2, a
pena di nullit:
1. Contestazione dellillecito amministrativo dipendente da reato;

30

2.
3.
4.
5.

Enunciazione del fatto che pu comportare lapplicazione delle sanzioni;


Indicazione del reato-presupposto e riferimenti normativi;
Fonti di prova (nullit prevista solo dal decreto, non dalla disciplina ordinaria del presente decreto)
Elementi identificativi dellente
Dalla disciplina ordinaria si aggiungono poi come elementi quelli riguardanti il giudice competente, luogo e data
della comparizione, sottoscrizione del giudice.
La lettura combinata degli artt. 178 c.1 lett. c) + 179 c.1 cpp e dellart. 61 c.2 induce a ritenere che, in tema di
regime sanzionatorio, lincerta identificazione dellente e le carenza circa laccusa incidono sulla vocatio in ius, e
costituiscono nullit assolute. In relazione invece allessenza di indicazioni relative alle fonti di prova, si tratta di
nullit relativa.
Capitolo 19 I PROCEDIMENTI SPECIALI
Anche nel procedimento per laccertamento della responsabilit dellente si ha la possibilit di accedere ai riti
speciali la cui instaurazione provoca una deviazione dellordinario iter processuale.
Ad essi dedicata la sezione VI, che regola solamente il giudizio abbreviato (art.62) lapplicazione della sanzione su
richiesta (art. 63) e il procedimento per decreto (art. 64).
Dei procedimenti speciali non c traccia della legge delega. La scelta fatta dal legislatore delegato, cio di
ammettere i giudizi speciali sopradetti e di omettere immediato e direttissimo, devono essere giustificate.
Per quanto riguarda la previsione dei 3 specifici procedimenti speciali, si hanno due ragioni: una in riferimento alla
funzione deflativa di questi e una in virt al criterio direttivo dato allart. 11 della legge delega.
Nella legge delega vi sono delle previsioni che consentono un abbattimento della pena applicabile come premio
per comportamenti riparatori dellente. In questo senso invece i riti speciali consentono un abbattimento della
pena per effetto della rinuncia alle garanzie del contradditorio dibattimentale.
Per quanto riguarda lomessa menzione di immediato e direttissimo, la relazione fornisce una giustificazione che
cmq sottointesa: la loro ammissibilit data per scontata. In sostanza per giudizio immediato e direttissimo sono
parse sufficienti le disposizioni del codice di rito, applicabili grazie alla norma generale di raccordo dellart 34.
Riti speciali e riunione/separazione dei procedimenti. Nulla il decreto dispone circa le possibili interferenze della
sua scelta sulla riunione dei procedimenti sancita come regola dallart 38 c1.
chiaro che qualora il procedimento per lillecito amministrativo e quello relativo al reato-presupposto vadano
autonomamente, lente cos come limputato hanno la possibilit di optare o meno per il rito speciale
indipendentemente dalle scelte dellaltro. Questo pu verificarsi sin dallorigine; sia quando i due procedimenti,
nati riuniti, siano stati separati per una delle cause espressamente indicate dallart. 38 comma 2.
Vanno tenute distinte le due categorie di procedimenti speciali: quelli premiali deflattivi del procedimento (giudizio
abbreviato, sanzione su richiesta e procedimento per decreto) e quelli acceleratori del dibattimento (immediato e
direttissimo).
Per i primi intervengono le ipotesi b) e c) dellart. 38 comma 2, che stabiliscono due deroghe al principio del
processo cumulativo. Il primo si riferisce espressamente al caso in cui limputato decida per uno dei riti speciali,
autorizzando la separazione dei procedimenti; la lettera c) prevede la separazione laddove si renda necessaria per
losservanza delle disposizioni processuali.
La ratio della disposizione di evitare che limputato sia pregiudicato dalladerire o meno ad un procedimento
speciale a causa delle scelte effettuate dallente. Allo stesso modo, dato che il decreto stabilisce che anche lente
pu decidere di avvalersi dei riti speciali; tale disposizione intesa applicabile anche allente.
Per quanto riguarda invece i giudizi immediato e direttissimo, si tratta di riti di esclusiva disponibilit del PM e
attivabili in presenza dei presupposti di legge.
pacifico che laddove i requisiti sussistano per entrambe le parti il processo si condurr cumulativamente.
Nellipotesi contraria si hanno invece interpretazioni divergenti (chi la ritiene non ipotizzabile in assoluto e chi
invece non la esclude almeno in teoria) che ragionano sulla portata dellart. 38 comma 2.
Tuttavia occorre considerare il sistema complessivo del processo contro societ; che richiede la cumulabilit dei
processi in ragione dello stretto rapporto di interdipendenza che li lega. Per tanto le relative deroghe non
sarebbero suscettibili di essere ampliate fino a sovvertire la finalit stessa del sistema.
Si noti inoltre che lipotesi ex art. 38 c.2 lettera c) non sembra includere i casi di giudizio direttissimo e immediato;
in quanto la separazione dei procedimenti consentita solo quando losservanza delle norme processuali la renda
NECESSARIA. Ne luno ne laltro prevedono dei vantaggi in termini di riduzione della sanzione irrogabile.

GIUDIZIO ABBREVIATO

31

Norme applicabili. Lart. 62 richiama direttamente le relative norme codicistiche (titolo I libro VI cpp), pi il rinvio
alle norme nel caso in cui manchi ludienza preliminare (cause sottoposte al tribunale monocratico). Si ha poi
lindicazione di due regole specifiche, per cui 1)la riduzione di pena operata sulla durata della sanzione
interdittiva e sullammontare della sanzione pecuniaria; e 2) che il giudizio abbreviato non ammesso quando per
lillecito amministrativo prevista lapplicazione di una sanzione interdittiva definitiva.
Presupposti. Si ha uno specifico presupposto dato dallart. 62 comma 4 per cui non mai ammesso nei casi in cui
per lillecito amministrativo prevista lapplicazione di una sanzione interdittiva in via definitiva.
Una simile preclusione non si ha per limputato persona fisica, ma ai dubbi di costituzionalit derivanti dalla
differenza di trattamento risponde la relazione stessa, che obbietta come permettere il giudizio abbreviato
vorrebbe dire rendere temporanea la sanzione quando la logica del sistema quella di una sanzione di carattere
definitivo.
Tuttavia la previsione pone dei problemi se affrontata dal punto di vista operativo: lapplicazione della sanzione
interdittiva definitiva, nelle diverse ipotesi profilate dal decreto, non mai automatica; ma dipende anche, in vario
modo, da una scelta discrezionale del giudice (in particolare su un giudizio prognostico sulla possibilit futura di
reiterati illeciti).
Questo espone la decisione del giudice circa lammissibilit del giudizio abbreviato a un margine di errore; non si
pu escludere che lesito del giudizio ordinario smentisca la valutazione effettuata dal giudice.
In riferimento al rigetto del giudizio abbreviato nei confronti dellimputato persona fisica si sono espressi sia la
Corte Costituzionale che le SU della Cassazione. La prima ha stabilito che, nel caso cui lillegittimo rifiuti derivi da
una errata valutazione di una richiesta condizionata da una integrazione probatoria; allimputato deve essere
concesso di rinnovare la richiesta condizionata prima dellapertura del dibattimento.
Le SU hanno invece stabilito in primo luogo che lo stesso giudice dibattimentale, a conclusione del dibattimento,
deve verificare la sua precedente valutazione di esclusione dellabbreviato ed eventualmente applicare la riduzione
premiale della pena; ed in secondo luogo che sempre possibile appellare la sentenza censurando lillegalit della
pena per lillegittima mancanza dello sconto della pena derivante dalla richiesta per labbreviato.
Si ritiene che mentre la soluzione indicata dalla Corte Cost non sia applicabile al processo per lente, in quanto non
compatibile; vada ritenersi pienamente coerente la soluzione prospettata dalle SU Cassazione.
Condotte riparatorie ex art. 17. Un problema di coordinamento si ha con riferimento alle condotte riparatorie
previste dallart. 17; che dispone la non applicazione delle sanzioni interdittive quando, prima dellapertura del
dibattimento, lente abbia adempiuto a tali condotte.
Il problema si ha a causa della sfasatura tra il limite temporale fissato per gli adempimenti di riparazione (prima
della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado) e quello utile per la richiesta di giudizio abbreviato
(precisazioni delle conclusioni in udienza preliminare).
Il secondo termine risulta essere anticipato rispetto a quello per le condotte riparatorie; cosicch laccesso al
giudizio abbreviato pu essere impedito dalla declaratoria di inammissibilit dovuta alla preclusione (art. 62 c.4)
mentre le condotte riparatorie sono ancora legittimamente consentite (e operano anche in relazione alle sanzioni
definitive di cui allart. 16 c.1-2).
La soluzione pu essere quella di intendere lart. 65 in senso estensivo; per cui pu esserci una sospensione del
processo, disposta dal giudice prima dellapertura del dibattimento di primo grado, al fine di consentire le attivit
riparatorie anche nel caso del giudizio abbreviato.
Termini per la richiesta e legittimazione. Al di fuori delle ipotesi richiamate dallart. 62 c.2, la richiesta per il
giudizio abbreviato va presentata nel corso delludienza preliminare fino a che non siano state formulate le
conclusioni.
Legittimato alla richiesta lente nella persona del suo legale rappresentante, quindi previa costituzione dellente
e tramite un procuratore speciale nominato a tal fine.
La procura apposita necessaria in quanto si tratta di un atto personalissimo dellimputato.
Nel caso in cui lente non si sia costituito, dato che non per questo allente deve essere limitata la possibilit di
accedere al giudizio abbreviato, questi pu farlo nel momento in cui nomini un difensore di fiducia o di ufficio
munito di apposita procura.
Tipologie della richiesta. Si hanno due tipologie di richiesta, una orale e una per iscritto. Nella prima si ha una
richiesta semplice, che esprime la volont dellente che il processo sia definito facendo uso delle risultanze
investigative, cui viene riconosciuto valore probatorio; con contestuale rinuncia alla loro elaborazione in
contraddittorio. Il giudice accerter quindi i requisiti di termine, legittimazione e che non si debba applicare una
sanzione in via definitiva.

32

Il secondo tipo di richiesta ha una forma pi complessa, per la quale contestualmente alla richiesta di rito
abbreviato lente subordina la sua attivazione alla condizione che si abbia una integrazione probatoria, ritenuta
rilevante ai fini della decisione.
Il giudice oltre ai normali presupposti dovr valutare anche sulla necessit dellintegrazione e sulla sua
compatibilit con le finalit di economia processuale del rito abbreviato. Se lesito positivo, il giudice dispone con
ordinanza ludienza di giudizio abbreviato.
Ludienza. Occorre verificare la compatibilit delle norme codicistiche con il sistema del decreto 231. Mentre
sicuramente incompatibile la norma che dispone la possibilit per la parte civile di non accettare il rito abbreviato,
instaurato su richiesta dellimputato; la restante disciplina interamente applicabile.
In sintesi, se instaurato in forma semplice il giudice decide allo stato degli atti, quindi sulla base del fascicolo del
PM, di eventuali documenti prodotti dallente e delle indagini difensive da questo eventualmente condotte. Nel
secondo caso si proceder allassunzione delle prove richieste dallente, ammettendo la prova contraria del PM.
In entrambi i casi ludienza avviene in camera di consiglio, e il giudice pu se lo ritiene necessario assumere di
ufficio gli elementi necessari ai fini della decisione.
Se dallattivit probatoria emergono elementi in grado di modificare o integrare laccusa originaria, possibile
procedere alla modifica delloriginaria contestazione dellillecito.
Sentenze conclusive e regime delle impugnazioni. Si ha sentenza di proscioglimento nel caso di insussistenza
dellillecito amministrativo o mancanza, insufficienza o contraddittoriet della prova dellillecito.
Si ha sentenza di non doversi procedere nei casi di decadenza dalla contestazione per estinzione de reato ed
estinzione della sanzione per prescrizione.
Quando invece si ha la condanna dellente, la riduzione premiale derivante dal rito abbreviato si ha di un terzo da
operare sulla durata della sanzione interdittiva e sullammontare di quella pecuniaria. Restano escluse le altre
sanzioni previste dallart. 9.
La sentenza emessa impugnabile secondo quanto previsto dal codice di rito: sentenza di proscioglimento
appellabile solo dal PM, sentenza di accoglimento appellabile dallente e dal PM, questultimo solo se il giudice ha
modificato il titolo del reato.
Per il ricorso in Cassazione la legittimazione sia dellente che del pm nei confronti di qualsiasi tipo di sentenza
emessa in sede di giudizio abbreviato.

APPLICAZIONE DELLA SANZIONE SU RICHIESTA (cd patteggiamento)


Norme applicabili. previsto dallart. 63 che rinvia espressamente alle norme del codice di rito. Detta poi regole
particolari riferite ai presupposti del rito, alle modalit per la riduzione e alla specifica preclusione allaccesso al rito
se il giudice ritiene che debba essere applicata una sanzione interdittiva in via definitiva.
I presupposti. Lapplicazione allente del patteggiamento ammessa se:
A. Per lillecito amministrativo prevista la sola sanzione pecuniaria. Previsione volta a condizionare il
patteggiamento a reati di ridotta gravit.
B. Il giudizio nei confronti dellimputato definito a norma dellart. 444 cpp: riferimento alla situazione
processuale concreta in cui si trova limputato, cio la richiesta di patteggiamento andata a buon fin;
C. Il giudizio nei confronti dellimputato definibile a norma dellart. 444 cpp (situazione astratta in cui solo
lente decide di avvalersi del patteggiamento. Il giudice deve fare una verifica puramente ipotetica, e non concreta,
che non ci sarebbero ragioni per rigettare una eventuale richiesta dellimputato);
D. Esclusione nel caso di applicazione di sanzione interdittiva in via definitiva. In questo caso, diversamente
dal rito abbreviato, la valutazione del giudice da effettuarsi in concreto (e non in astratto).
Si rilevano inoltri i medesimi problemi in relazione alle condotte riparatorie ex art. 17, che se messe in atto
possono neutralizzare lapplicazione delle sanzioni interdittive definitive; il cui termine scade in un momento
successivo a quello per la richiesta del rito. Anche qui la soluzione prospettata quella di una interpretazione
estensiva dellart. 65.
Tuttavia la finalit di applicare il patteggiamento a soli reati di ridotta gravit diventa critica nel momento in cui si
attua normativamente: il limite di pena stabilito dallart. 444 entro il quale possibile applicare il patteggiamento
da calcolare non sul limite edittale del reato stesso; ma sulla pena che PM e imputato hanno concordato, tenendo
gi conto della riduzione premiale fino a un terzo.
Ne risulta che il patteggiamento ammesso purch il patto deciso tra le parti preveda un ammontare di pena
richiesta non superiore alla soglia (2 o 5 anni) stabilita per legge. In questo modo anche reati di maggiore gravit
possono essere decisi con il patteggiamento. Questo in particolare a seguito alle riforme apportate dalla L.

33

134/2003 che amplia il raggio applicativo del rito speciale; e che si ritiene applicabile (in quanto modificativa della
disciplina del codice di rito, a cui si rinvia) al processo dellente.
Termini, oggetto della richiesta e legittimazione. Termini e modalit si ricavano dalla disciplina del
patteggiamento codicistico. La richiesta pu essere avanzata nel corso delle indagini preliminari o nelludienza
preliminare fino alla presentazione delle conclusioni. La Corte Costituzionale nel dichiarare illegittimi gli art. 516 e
517 cpp precisa inoltre il caso in cui in dibattimento il pm modifichi limputazione contestando un fatto diverso o
un reato concorrente; in questo caso limputato quindi lente ha la facolt di chiedere il giudizio speciale
relativamente al fatto diverso e al reato concorrente.
Oggetto della richiesta solo la specie e la misura della sanzione stabilita per lillecito amministrativo, sulla quale le
parti hanno raggiunto laccordo.
Le parti devono attenersi ai criteri di calcolo fissati dalla legge, secondo i parametri indicati dallart. 11; e la
riduzione va apportata sullammontare risultante.
Per quanto riguarda confisca e pubblicazione della sentenza, si ritiene che non si configurino come sanzioni
previste in relazione al tipo di reato-presupposto da cui lillecito dipende; ma che il legislatore le abbia previste
come conseguenza delle sentenza di condanna dellente, dalla quale dipendono. Per questa ragione si ritiene che
entrambe le sanzioni non siano disponibili dalle parti in sede di patteggiamento.
La legittimazione alla richiesta legittimata in capo ad entrambe le parti principali; trattandosi di rito negoziale
alliniziativa di una parte deve necessariamente rispondere il consenso della controparte. Nel caso in cui la
mancata adesione sia dellente, questa insindacabile; il rifiuto delladesione da parte del pm invece deve essere
motivato.
Controllo e decisione del giudice. Quando le parti hanno raggiunto laccordo sulla sanzione, lo sottopongono al
controllo del giudice. Questo, oltre a verificare il rispetto dei termini e la legittimazione dellente, deve accertare i
presupposti del rito.
Allente deve essere permesso di rinnovare la richiesta in caso di rigetto, una volta ottenuto il consenso del pm; ed
in secondo luogo la decisione di rigetto cmq soggetta al controllo del giudice del dibattimento e di quello
dellimpugnazione. Se si ritiene che il rigetto sia ingiustificato; si disporranno la riduzione della sanzione e i benefici
premiali del rito dopo la chiusura del dibattimento (di primo grado e dellimpugnazione).
Dato che laccordo delle parti non modificabile, il giudice che non ne condivide i termini decide per il rigetto
della richiesta. Laccoglimento di questa invece comporta in una sentenza di applicazione della sanzione ex art 63;
equiparata ad una pronuncia di condanna nel quale dispositivo deve essere indicato che c stata richiesta delle
parti.
Effetti premiali del rito e regime delle impugnazioni. A proposito delleffetto principale di riduzione della pena
non si pone alcun problema di coordinamento; e comporta la riduzione fino a 1/3 sullammontare della sanzione
pecuniaria e sulla durata di quella interdittiva.
Problemi di applicazione ci possono essere con riferimento alla pubblicazione della sentenza di condanna e alla
confisca; sanzioni che dipendono dalla condanna dellente.
Per quanto riguarda la confisca; si tratta di una sanzione obbligatoria che colpisce il presso o il profitto del
reato. La giurisprudenza la ritiene compatibile con il patteggiamento; in particolare in relazione a quanto rilevato
dalle SU secondo le quali occorre fare perno sullart. 445 cpp che equipara la sentenza di patteggiamento alla
sentenza di condanna.
La disciplina della confisca, data la sua natura obbligatoria, non conosce eccezioni e nemmeno sono poste deroghe
alla regola della equiparazione alla sentenza di condanna.
Un recente orientamento della Cassazione (2012) anzi ha stabilito che alle parti spetta, nel loro accordo,
individuare il prezzo o profitto del reato cos come risulta dalle indagini, senza che ci sia a riguardo alcuna
contrattazione. Al giudice compete il controllo di legalit sul punto; e pu respingere la richiesta di applicazione
della sanzione non solo se manca la determinazione delloggetto della confisca; ma anche se la ritenga errata.
Per quanto riguarda invece la pubblicazione della sentenza di condanna; questa destinata a soddisfare
linteresse collettivo ad essere a conoscenza della condanna subita dellente; con evidenti effetti di pubblicit
negativa per questultimo. Viene inoltre stabilito che la pubblicazione della sentenza pu esserci solo in caso di
sanzione interdittiva (non se solo pecuniaria) e che la decisione circa la sua applicazione compete al giudice,
discrezionalmente.
Tuttavia il regime delle iscrizioni a certificato delle sanzioni amministrative prevede la non iscrizione dei
provvedimenti di applicazione della sanzione su richiesta; la stessa relazione afferma che questo si tratta di uno dei
significati premiali pi significativi collegati alla scelta dei riti alternativi.

34

Ne deriva che la sentenza di patteggiamento non pu essere iscritta nel certificato (deroga alla regola della
equiparazione con la sentenza di condanna) e per esigenze di coerenza di sistema non sar allora applicabile la
sanzione della pubblicazione della sentenza.
Per quanto riguarda la disciplina delle impugnazioni, lappello di regola non mai proponibile dalle parti (ad
eccezione del pm nel caso in cui la sentenza sia stata pronunciata nonostante il suo dissenso). sempre possibile il
ricorso in Cassazione.

PROCEDIMENTO PER DECRETO


Norme applicabili e presupposti. previsto dallart. 64 che rinvia direttamente alle disposizioni codicistiche e
allart. 557 cpp (reati innanzi a tribunale monocratico cui si procede per citazione diretta).
Si tratta di procedimento speciale che dipende esclusivamente dalliniziativa del pm, legittimato ad attivarlo
quanto ritiene che per lillecito da addebitare allente si debba applicare la sola sanzione pecuniaria.
Si hanno quindi due presupposti:
1) Valutazione in concreto della non elevata gravit dellillecito; quindi:
- Per lillecito prevista la sola pena pecuniaria;
- prevista la sanzione interdittiva, ma non applicabile (perch mancano le condizioni profitto
di rilevante entit e reiterazioni degli illeciti; perch c la condizione ostativa del reato
commesso nellinteresse prevalente dellautore con vantaggio minimo per lente; perch lente
ha attuato le condotte riparatorie ex art. 17 che precludono lirrogazione di sanzioni interdittive).
2) Presupposto di ordine temporale: la richiesta va presentata entro 6 mesi dalla data dellannotazione
dellillecito nel registro di cui allart. 55.
Va poi verificata la compatibilit dei presupposti richiesti dalla disciplina codicistica; che sono:
Che non ci sia opposizione al rito da parte del querelante. Il processo de societate non richiede querela, in
quanto sempre procedibile di ufficio; tuttavia pu essere che il reato-presupposto su cui si fonda sia mosso da
querela. Nel caso di opposizione al rito da parte del querelante (loffeso) non sar possibile il procedimento per
decreto nei confronti dellimputato persona fisica; si proceder quindi alla separazione dei due procedimenti e il
procedimento per decreto si applicher al solo ente. Nel caso in cui invece il querelante non si opponga si
proceder cumulativamente, come di regola, per entrambi i processi.
Che non si debba applicare una misura di sicurezza personale. Non compatibile, in quanto misura non
prevista nelle sanzioni applicabili allente.
Che la notificazione del decreto non sia resa impossibile dalla irreperibilit del condannato. Non
compatibile,
anzi lart. 43 c.4 prescrive la sospensione del procedimento in caso di irreperibilit dellente.
Richiesta di decreto di condanna e decisione del giudice. La richiesta del pm deve essere presentata al gip,
competente a decidere. Si prevede quindi che la richiesta sia motivata e che rechi lindicazione della misura della
sanzione pecuniaria ritenuta applicabile.
La sua proposta pu riferirsi ad una sanzione pecuniaria diminuita sino alla met rispetto al minimo dellimporto
applicabile (art. 64c.2); formulazione letteraria diversa da quella corrispondente del cpp (met del minimo
edittale) in quanto si fa riferimento al particolare meccanismo bifasico di commisurazione della sanzione ex art.
11 (il pm in entrambe le fasi deve riferirsi al minimo indicato sia per le quote sia per limporto).
Al giudice spetta il controllo sullammissibilit della richiesta e di decidere del suo accoglimento; con conseguente
emissione del decreto di applicazione della sanzione penale; o per il suo rigetto, che comporta la restituzione degli
atti al pm o il proscioglimento dellente.
Verificato questo, in caso di accoglimento il giudice emette il decreto di applicazione della sentenza pecuniaria
nellimporto, non modificabile, indicato dal pm; decreto che va poi notificato allente.
Effetti premiali del rito e opposizione. Al decreto sono collegati vantaggi volti a favorire ladesione ad esso
dellente, al fine di evitare che proponga opposizione.
Il primo effetto premiale la diminuzione della sanzione pecuniaria nella misura richiesta dal pm.
Occorre poi fare riferimento alla disciplina codicistica. sicuramente compatibile lesonero dal pagamento delle
spese processuali. Sono incompatibili la non applicazione delle pene accessorie, linefficacia del decreto nei giudizi
civili e amministrativi e leffetto differito della estinzione del reato.
In riferimento alla pubblicazione della sentenza di condanna; essa sicuramente esclusa; mentre resta
impregiudicata la sanzione obbligatoria della confisca.
Contro il decreto possibile proporre opposizione dallente personalmente; cio previa sua costituzione ex art. 39
oppure dal suo difensore entro il termine di 15 giorni dallultima notificazione del decreto.

35

Con lopposizione lente pu optare per il procedimento speciale dellabbreviato; della applicazione della sanzione
su richiesta o dellimmediato. Una volta accertata lammissibilit della richiesta, si apre la fase di giudizio nella
forma indicata dallente ed il decreto viene revocato dal giudice del giudizio.
In caso di unico decreto emesso nei confronti di pi enti; lopposizione di uno provoca la sospensione del decreto
nei confronti di tutti e allo stesso modo una eventuale sentenza di proscioglimento ha effetti per tutti.
Se il decreto promosso congiuntamente contro imputato ed ente, e solo uno di esso propone opposizione; in
ogni caso si ha la sospensione del decreto di condanna. Per quanto riguarda invece leffetto estensivo di una
eventuale sentenza di proscioglimento, la sentenza che proscioglie (fatto non sussiste, non reato o commesso
con causa di giustificazione) limputato persona fisica giova anche allente; mentre la sentenza favorevole allente
giova allimputato solo se coinvolge anche la sussistenza del reato.

GIUDIZIO IMMEDIATO e GIUDIZIO DIRETTISSIMO


Giudizio immediato e direttissimo sono ammessi nel processo de societate nonostante manchino regole specifiche.
La disciplina di questi riti speciali, acceleratori del dibattimento e di regola attivabili da parte del pm, si trova nel
libro sesto titoli III e IV del cpp.
Per quanto riguarda il giudizio immediato; il codice di rito ne prevede 3 specie:
1) Lente costituito rinuncia alludienza preliminare e chiede, almeno 3 giorni prima della data fissata, il
giudizio immediato (unico caso di iniziativa dellente). ammissibile.
2) Immediato che presuppone lo stato di custodia cautelare dellimputato. Non ammissibile.
3) Immediato che pu essere promosso, sempre che non pregiudichi le indagini, entro 90 giorni
dallannotazione dellillecito nel registro qualora: la prova appare evidente + lente stato interrogato sui
fatti o cmq convocato per linterrogatorio (presupposto questo che ne limita in concreto loperativit, in
quanto ci sono i problemi gi visti di incompatibilit del rappresentante dellente, che ricopriva tale
posizione anche al momento della commissione del reato, a testimoniare. Se lente partecipa con un
nuovo rappresentante legale, viene meno lincompatibilit a testimoniare; ma allo stesso tempo questo
non pu essere sottoposto a interrogatorio ma al massimo pu essere sentito come persona informata
dei fatti; e questo impedisce linterrogatorio).
NB solo il legale rappresentante dellente che rivestiva tale funzione anche al momento della
commissione del reato in grado di essere sottoposto, come imputato, allinterrogatorio e in tale ambito
a rendere confessione.
Per il giudizio direttissimo il legislatore prevede diverse ipotesi: due relative nel caso dellarresto in flagranza (non
compatibili) e una ipotesi riguardante la confessione resa nellinterrogatorio; ipotesi si applicabile ma con i
medesimi problemi visti prima di compatibilit rappresentante dellente/imputato/testimone.
CAPITOLO 20 IL GIUDIZIO
Il dlgs 231/2001 si limita a disciplinare la sospensione del processo per eseguire le attivit riparatorie (art 65) e gli
epiloghi del dibattimento (artt. 66-70).
Probabilmente, dato che la regola quella della riunione dei procedimenti, si inteso che gli iter processuali da
seguire siano comuni (anche se le eccezioni non sono poche).
Appaiono cmq applicabili la maggior parte delle disposizioni del codice di rito contenute nel libro VII.
Sentenza di proscioglimento anticipato. In questo caso il processo si chiude nella fase degli atti preliminari al
dibattimento per sentenza di proscioglimento.
Pu essere pronunciata sia a favore della persona fisica che della societ nei casi in cui lazione penale non poteva
essere iniziata o proseguita nei confronti dellautore del reato per carenza di una delle condizioni di procedibilit
(arrt. 37) o perch interviene la prescrizione del reato da cui dipende lillecito amministrativo.
Alla presenza di questi presupposti il giudice deve sentire il pm e limputato e, se non si oppongono, pronunciare
sentenza inappellabile di non doversi a procedere.

Art. 65: Sospensione del processo per le attivit riparatorie


Su richiesta dellente di provvedere alle attivit risarcitorie e reintegrative ex art. 17 il giudice pu disporre la
sospensione della fase di rito assegnando un termine per il loro compimento.
La richiesta deve essere fata prima dellapertura del dibattimento di primo grado e il suo accoglimento
subordinato al fatto che la persona giuridica dimostri di essersi trovata nellimpossibilit di effettuare
antecedentemente gli adempimenti in parola. Questo termine si ha per evitare 1) lo svolgimento di attivit

36

probatorie che possono essere rese inutili dalla riparazione e 2) di mettere a disposizione allente un tempo
adeguato alla richiesta.
lonere probatorio dellente potr vertere ad esempio sulla tardiva conoscenza del procedimento a suo carico; o
sullassenza della liquidit necessaria a provvedere allintegrale risarcimento del danno; tuttavia essenziale che la
sospensione sia assegnata in relazione a ragioni obbiettive, e non solo quanto lente abbia fatto scadere il termine
ordinario per le condotte riparatorie per scelta o negligenza.
Se il giudice accoglie la richiesta; stabilisce:
1) La scadenza del termine;
2) Una somma di denaro a titolo di cauzione.
Si ritiene che in presenza di valide motivazioni il termine possa essere prorogato.
Scaduto il termine il processo riprende il suo corso:
In caso di inadempimento, la cauzione sar devoluta alla Cassa delle ammende e si proseguir
allaccertamento della responsabilit dellente;
In caso di adempimento allente non si applicheranno le sanzioni interdittive, la cauzione sar restituita e
la pena pecuniaria sar ridotta.
Gli epiloghi
Art. 66. SENTENZA DI ESCLUSIONE DELLA RESPONSABILITA. Viene pronunciata quanto lillecito
amministrativo contestato allente non sussiste.
Si ha nelle seguenti ipotesi:
a. Laccusa non prova la sussistenza del reato-presupposto da cui lillecito dipende;
b. Laccusa non ha provato lesistenza dei requisiti dellinteresse o vantaggio; non ha dimostrato la
violazione degli obblighi di direzione o vigilanza oppure lente riuscito a dimostrare la sussistenza di tutti
gli elementi dellesimente;
c. Nei casi di dubbio (mancanza, insufficienza o contraddittoriet dellillecito amministrativo) si ha la
declaratoria di esclusione della responsabilit dellente se verte su fatti la cui prova rimessa al pm;
mentre il dubbio sulle esimenti (onere della prova in carico allente) comporta la sentenza di condanna.
Nel caso in cui lente sia assolto, ma risulti provata la sussistenza del reato-presupposto, disposta la confisca del
profitto che lente ha ricavato dal reato; anche nella forma per equivalente.

Art. 67. SENTENZA DI NON DOVERSI PROCEDERE.lart. 67 prevede due ipotesi: 1) estinzione per
prescrizione
del reato da cui dipende lillecito amministrativo + 2) estinzione della sanzione amministrativa.
Ci sono poi altre ipotesi che si ritrovano nel sistema (sopravvenire di una legge che non contempla pi il fatto come
reato o come reato-presupposto, assenza di una condizione di procedibilit vs autore del reato presupposto;
amnistia).

Art. 68. Provvedimenti sulle cautele. Alle sentenze di esclusione della responsabilit e di non doversi
procedere si accompagna la dichiarazione di cessazione delle misure cautelari eventualmente disposte.
Art. 69. SENTENZA DI CONDANNA. Laddove il giudice riconosca lente responsabile dellillecito
amministrativo provvede 1) ad irrogare le sanzioni e 2) a condannarlo al pagamento delle spese processuali. Non
applicabile listituto della sospensione condizionale della pena, in quanto concepito per la persona fisica.
Art. 70. SENTENZA IN CASO DI VICENDE MODIFICATIVE DELLENTE. Il provvedimento pronunciato nei
confronti delle nuove societ scaturite dalle operazioni di trasformazione o fusione oppure dalle persone
giuridiche beneficiarie della sanzione (comma 1) ; indicando nella sentenza lente originariamente responsabile.
Quindi la sentenza ha effetti anche nei confronti dei soggetti di cui al comma 1 (comma 2).
La condanna al nuovo ente non presuppone la sua costituzione al processo.
Capitolo 21 LE IMPUGNAZIONI
Si hanno solo 3 norme a riguardo: art. 71 impugnabilit soggettiva ed oggettiva / art. 72 estensione delle
impugnazioni / art. 73 revisione delle sentenze pronunciate nei confronti dellente.
Questo per 1)evitare contrasto di giudicati tra accertamento penale e quello relativo allillecito amministrativo e 2)
garantire allente la pi ampia possibilit di impugnare sentenze applicative delle sanzioni interdittive.

37

Questi articoli non esauriscono il sistema delle impugnazioni, c sempre il rinvio al codice di rito; ma esplicitano
delle regole derogatorie o specificative di quelle generali (non si hanno per le sentenze adottate in sede di giudizi
speciali).
Soggetti legittimati ad impugnare sono lente e il pm. Nei casi in cui intervenga un evento modificativo dellente, si
prevede si a che la sentenza pronunciata a carico dellente originariamente responsabile ha effetto anche per
lente risultate; tuttavia le norme che non prevedono n lobbligo di informare il giudice circa un evento di questo
tipo; n linterruzione del procedimento per integrare il contraddittorio; comportano che se il nuovo ente non si
costituisce nel procedimento (per volont o per non conoscenza di questo) legittimato ad impugnare sar solo
lente originario (con profili di incostituzionalit).
Impugnabilit oggettiva e mezzi di impugnazione. Lart. 71 distingue la posizione dellente da quella del pm. La
regola prevede che, se sono applicate sanzioni diverse dalle interdittive, lente pu proporre impugnazione nei casi
e nei modi stabiliti per limputato del reato-presupposto.
A questa regola generale posta una deroga, per cui se sono state applicate sanzioni interdittive, lente pu
sempre proporre appello anche se questo non ammesso per limputato del reato presupposto.
La regola generale intende assicurare il principio che estende allente le prerogative riconosciute allimputato;
anche relative al regime dellappello vs sentenze di condanna. Lassimilazione dellente allimputato comporta che
lente pu appellare come se fosse un imputato.
La deroga trova spiegazione nel fatto che la gravit della sanzione interdittiva non pu giustificare limpedimento
allappello, e per questa ragione la posizione dellente viene scollegata da quella dellimputato. La maggior
ampiezza dellimpugnativa riconosciuta allente non crea disparit di trattamento dato che, nellambito di un
processo cumulativo, leventuale ricorso per cassazione dallimputato si converte in appello (in applicazione
dellart. 580cpp).
Lestensione dellimpugnazione. Lart. 72 prevede che le impugnazioni proposte dallimputato e quellente
giovano allaltra parte purch non fondate su motivi esclusivamente personali.
La previsione riproduce il principio di estensione degli effetti favorevoli della impugnazione sancito nellambito dei
processi cumulativi dallart. 587 cpp.
Il presupposto duplice. 1) unitariet della decisione di primo grado; 2)diverse scelte compiute da imputato e ente
circa la sua impugnazione, che non consentono la trattazione unitaria in secondo grado.
La ratio quella di evitare contrasto di giudicati.
Si intendono motivi di interesse non personale quelli che coinvolgono sia la responsabilit dellimputato che quella
dellente.
La revisione. Lart 73 ammette un particolare tipo di revisione contro le sentenze pronunciate nei confronti
dellente. La ratio quella di evitare il contrasto di giudicati tra procedimento dellente e procedimento vs
imputato persona fisica. Per questo si ritiene che oggetto di revisione sia la sentenza di condanna in ogni caso,
cio anche quella pronunciata vs limputa persona fisica se pronunciata in contrasto con la sentenza dellente. Si
aggiunge poi che la revisione si ha anche per il decreto che applica la sanzione pecuniaria e per la sentenza di
applicazione della sanzione su richiesta.
Per quanto riguarda la disciplina, occorre fare riferimento alle norme del cpp; in particolare sembra avere rilievo
lart. 630 lett. a cpp nel momento in cui ammette la revisione nel caso in cui i fatti stabiliti a fondamento della
sentenza di condanna non possono conciliarsi con quelli stabiliti in un altra sentenza penale irrevocabile.
Ne rileva che linconciliabilit non di tipo logico; ma una inconciliabilit dei fatti: a fondamento dei giudicati
contrastanti deve esserci una diversa ricostruzione dei fatti.
Ente e imputato possono chiedere la revisione quando la ricostruzione del fatto di reato, su cui si fonda la
condanna delluno,non si concilia con la ricostruzione del fatto di reato posto alla base dellassoluzione dellaltro.
Competenze per la revisione la Corte di Appello.
Capitolo 22 LESECUZIONE
La fase esecutiva quella di applicazione della sanzione allente,una volta che ne sia stata accertala la
responsabilit in relazione allillecito amministrativo.
Giudice competente e procedure. Lart. 74 individua il giudice competente per lesecuzione per mezzo di un rinvio
allart.665 cpp; in modo da poter concentrare nello stesso giudice lesecuzione delle pene e delle sanzioni per
illeciti dipendenti da reato.

38

Tuttavia la norma ha un ambito applicativo pi amplio,in quanto viene in gioco anche nelle ipotesi in cui non si ha
la cumulabilit dei processi; ma si procede o solo contro lente oppure quando i processi sono stati separati.
In queste due situazioni infatti non si avr la concentrazione nello stesso giudice;potr anzi accadere che la
competenza per lesecuzione della sanzione amministrativa sia di un giudice geograficamente distante dalla sede
dellente condannato; dato che laccertamento dellillecito segue le regole della competenza territoriale stabilite
per il reato-presupposto.
In ogni caso, premessa alla fase esecutiva lirrevocabilit della sanzione di condanna e limpulso spetta al pm, che
il titolare dellazione esecutiva. Il giudice competente di regola il giudice che ha emanato il provvedimento da
eseguire.
Larea di competenza del giudice non solo quella stabilita dallart.74 (esecuzione delle sanzioni amministrative
dipendenti da reato) ma in virt del rinvio alla disciplina codicistica va integrata con le attribuzioni da questa
riconosciute al giudice dellesecuzione (tra le + importanti quelle relative al conflitto pratico di giudicati e alle
questioni sul titolo esecutivo).
Anche per le procedure si rinvia al cpp; in particolare quindi ai due diversi tipo di procedimento di esecuzione,
ordinario e semplificato.
In breve, il procedimento ordinario si svolge in forma camerale con la partecipazione necessaria del pm e del
difensore,e consente attivit di acquisizione probatoria. Il procedimento ordinario si pu avere nei soli casi
tassativamente indicati per legge e comporta la decisione assunta dufficio dal giudice; ma se vi opposizione alla
decisione si instaurer il rito camerale.
Questa seconda tipologia si ha in 4 casi espressamente indicati: 1)cessazione della esecuzione per sopravvenuta
amnistia; 2) confisca e restituzione delle cose sequestrate; 3)autorizzazione al compimento di atti di gestione
ordinaria; 3)confisca del profitto derivante dalla prosecuzione della attivit svolta dal commissario giudiziale.
Esecuzione delle sanzioni pecuniarie. Originariamente era contemplata dallart.75,ora la materia regolata dal
DPR 115/2002 che ha abrogato larticolo.
Si prevede che entro un mese dalla irrevocabilit della sentenza,lufficio notifichi allente linvito al pagamento di
quanto dovuto;con lavvertimento espresso che il mancato adempimento comporta liscrizione a ruolo. Decorso
inutilmente il termine per il pagamento,lufficio provvede alla riscossione per mezzo dei ruoli esattoriali.
Esecuzione delle sanzioni interdittive e meccanismo della loro conversione. Lart. 77 riconosce esplicitamente al
pm il potere di iniziativa con riguardo allesecuzione delle sanzioni interdittive; infatti affidato al pm il compito di
comunicare allente lestratto della sentenza che ha disposto la loro applicazione (previsione derogatoria a quella
del cpp, che prevede che il pm la comunichi allautorit amministrativa competente). La Relazione stessa specifica
che la notificazione dellestratto di per se sufficiente a dare esecuzione alle sanzioni interdittive; in quanto
determina la conoscenza legale degli obblighi e dei divieti derivanti allente. La loro violazione integra le fattispecie
di reato e di illecito dipendente, stabilito dallart. 23.
Tuttavia anche nella fase esecutiva stato individuato uno spazio operativo per lattuazione delle condotte
riparatorie ex art. 17. Si prevede infatti che la realizzazione tardiva delle prescrizioni di cui allart. 17 (quindi oltre la
dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado) permette allente di chiedere la conversione della
sanzione interdittiva inflitta in sanzione pecuniaria. La richiesta va presentata al giudice dellesecuzione entro 20
giorni dalla notifica dellestratto.
Il giudice nel decidere dovr seguire dei criteri fissati per legge: la valutazione dovr attenersi alla gravit
dellillecito e alle ragioni che hanno determinato il tardivo adempimento delle condotte riparatorie; inoltre la
somma non potr essere inferiore a quella gi applicata in sentenza, n per superiore al doppio.
Nomina del commissario giudiziale. Si visto come a determinate condizioni il giudice della cognizione pu
disporre che al posto della sanzione interdittiva ci sia il commissariamento dellente.
La nomina del commissario giudiziale compito del giudice dellesecuzione, su richiesta del pm e senza formalit.
Al giudice spetta il controllo sulloperato del commissario (controllo che richiederebbe la congruit territoriale tra
ente-giudice dellesecuzione; che stata per sacrificata come gi visto a vantaggio della concentrazione della
competenza per lesecuzione delle sanzioni amministrative in capo allo stesso giudice competente per lesecuzione
della pena).
Il commissario giudiziale deve riferire ogni tre mesi sia al giudice che al pm dellandamento della gestione.
Il profitto derivante dalla prosecuzione dellattivit svolta per tramite del commissario confiscato (per evitare che
lente si avvantaggi della sostituzione della sanzione interdittiva, avuta a tutela dellinteresse di terzi). Allente
fanno carico le spere relativa allattivit svolta dal commissario giudiziale e il suo compenso (somme stabilite dal
giudice).

39

Esecuzione della pubblicazione della sentenza di condanna. La pubblicazione della sentenza di condanna un
sanzione che il giudice pu discrezionalmente disporre in aggiunta alla sanzione interdittiva.
Le modalit sono regolate dalla lettura combinata degli art. 18 e 36 pi alcune leggi successive (69-191/2009 + DPR
115/2002). La pubblicazione avviene mediante affissione nel comune ove lente a sede; eseguita con le spese a
carico dellente stesso (deroga alla regola dellanticipazione delle spese in capo allo Stato); oltre che sul sito
internet del Ministero della giustizia.
Lart. 76 prevede losservanza delle disposizioni del cpp che regolano le attivit materiali circa linserzione della
sentenza nei giornali (responsabilit del direttore, vicedirettore del giornale in solido con editore e proprietario).
Anagrafe delle sanzioni amministrative; il regime delle iscrizioni ed eliminazioni. Listituzione dellanagrafe delle
sanzioni amministrative da reato ha la finalit di assicurare adeguata pubblicit alle pronunce irrevocabili di
condanna. In origine era prevista dagli artt. 80-81-82, poi abrogati e sostituiti dal DPR 313/2002.
La novit pi significativa della nuova regolamentazione listituzione dellanagrafe dei carichi pendenti degli
illeciti amministrativi dipendenti da reato a lato dellanagrafe delle sanzioni amministrative dipendenti da reato.
Questa duplicazione delle sedi di pubblicit delle vicende giudiziaria relative allente ha comportato la
diversificazione dei provvedimenti da iscrivere oltre che delle regole per la loro eliminazione.
A proposito delleliminazione, questa segue delle prescrizioni dettate tenendo presente le possibili trasformazioni
dellente successive al giudicato; e diverge quindi dalle disposizioni prescritte per la persona fisica.
Si richiede che a partire dal giorno dellesecuzione della sanzione sia trascorso un termine di 5anni per le sanzioni
pecuniarie e 10 per tutte le altre, e che non vi sia stata recidiva. Poi si ha leliminazione. La finalit di delimitare
nel tempo gli effetti stigmatizzanti connessi alla pubblicit della precedente condanna.
Certificati e garanzia giurisdizionale. Ci sono tre categorie di soggetti legittimati a richiedere il rilascio di questi
certificati (dei certificati iscritti allanagrafe per carichi pendenti + sanzioni amministrative):
1) Uffici che esercitano la giurisdizione penale e pm che procedono;
2) Qualsiasi organo giudiziario, anche quello che non st procedendo nei confronti dellente;
3) Lente interessato, senza obbligo di motivare la richiesta.
Capitolo 23 LE DEROGHE ALLA DISCIPLINA PROCESSUALE PER BANCHE, INTERMEDIARI FINANZIARI E
ASSICURAZIONI
La normazione specifica per il settore bancario, finanziario e assicurativo ha comportato delle ricadute
sullapplicazione a questi istituti del dlgs 231/2001.
Per queste realt economiche esiste uno speciale regime processuale penale basato per banche e intermediari sul
Dlgs 197/2004; mentre per gli istituti assicurativi sul Dlgs 209/2005.
In questi decreti si ha un regime derogatorio inteso a sottrarre tali enti ad alcune disposizioni del decreto del 2001;
sostituite da quelle appositamente inserite nel TU bancario, nel TU delle disposizioni in materia di intermediazione
finanziaria e nel codice delle assicurazioni private.
Tra le eccezioni pi rilevanti:
Divieto di applicazione, anche cautelare, delle sanzioni interdittive pi gravi (interdizione dallesercizio
dellattivit e sospensione o revoca di autorizzazioni etc).
Divieto di utilizzo dellistituto del commissariamento giudiziale
Dal punto di vista procedimentale, si ha un apposito canale di comunicazione tra pm e le apposite
autorit di vigilanza.
Per quanto riguarda le ragioni di tale disciplina derogatoria, segnata dal favor del legislatore per il regime
processual-penalista per questi enti; occorre tralasciare quei fattori che di per s potrebbero sconsigliare tale
regime; in particolare quelli in riferimento ai conflitti di interesse allinterno degli stessi enti (che spesso sono
azionisti uno degli altri) e alla generale arretratezza dei sistemi creditizio-finanziario ed assicurativo.
La ratio della normativa quella di salvaguardare la stabilit e la tutela dei diritti dei depositanti, della clientela,
degli investitori e degli assicurati. Si tratta quindi della finalit prima di salvaguardare il risparmio in tutte le sue
forme che si estrinseca in primis nellimpossibilit di paralizzare lattivit di aziende la cui quotidiana funzionalit
contribuisce a garantire i diritti economico-patrimoniali di tutti i cittadini.
In particolare la diffusione quantitativa, la distribuzione sul territorio e limportanza del bene risparmio sono le
ragioni della centralit economica di queste realt imprenditoriali; centralit che ne giustifica la particolare tutela
nel corso dellaccertamento da illecito dipendente da reato.

40

La normativa di maggior favore evidente facendo riferimento al divieto di commissionamento: questo divieto
non previsto per altre realt produttive, che impegnano un bene costituzionalmente protetto come quello del
lavoro e quindi delloccupazione.
Questo perch il commissionamento prevede una temporanea ma pesante ingerenza nella propria organizzazione
e gestione interna da parte di un soggetto estraneo, portatore di interessi eterogenei rispetto a quelli del
management aziendale. Proprio il divieto di questa ingerenza rende chiaro il favor del legislatore per la disciplina
derogatoria prevista per tali enti.
Fase investigativa. Rapporti tra pm e autorit di vigilanza. Quando lannotazione dellillecito amministrativo
riguarda uno degli enti in esame, il pm tenuto a darne comunicazione alla competente autorit di vigilanza, la
quale ha la facolt di essere sentita come persona informata dei fatti (nella fase delle indagini) e come testimone
(nella fase dibattimentale); oltre che di presentare relazioni scritte.
Si ha qui una duplice funzione dellobbligo di comunicazione in capo al pm: 1)incentivare lattivit di vigilanza
propria delle authority; 2)specialmente ed esclusivamente per la categoria dei promotori finanziari; per favorire
ladozione dei provvedimenti cautelari contemplati dalla normativa sullintermediazione finanziaria.
Le misure cautelari. Tra le disposizioni non applicabili del decreto 231 vi lart. 45 nella parte in cui richiama
lapplicazione in via cautelare delle misure di cui allart. 9 comma 2 lettere a) ; b).
Le ragioni giustificative sono quelle gi viste di consentire la prosecuzione dei servizi e di evitare la ripercussione
negativa sulla collettivit.
A questa stessa ragione connessa anche la scelta di escludere loperativit del commissario giudiziale; ed in
particolare per escludere ingerenze dellautorit giudiziaria, ritenute fonte di possibili effetti collaterali molto gravi,
in settori come questi strategici per leconomia nazionale.
Si ha quindi che in questi settori la discrezionalit dellorgano giurisdizionale annullata.
Si deve per tenere presente che altra ragione alla base di questa scelta legislativa quella di valorizzare le
potenzialit dellistituto di vigilanza/commissariale: le discipline prevedono in capo alle varie authority la possibilit
di nominare uno o pi commissari straordinari ai quali devolvere la gestione della societ. A ben vedere si tratta di
atti pi immediati e incisivi di quello previsto dal dlgs 231; che essendo giudiziale deve necessariamente sottostare
ai tempi processuali; diversamente dai provvedimenti (discrezionali) delle authority che si classificano come atti
amministrativi.
Lacquisizione al processo di aggiornate informazioni sulla situazione organizzativa dellente. Limportanza per
la decisione finale del parere tecnico delle authority confermato dalla regola che impone lobbligatoria
acquisizione, in ogni grado del processo di merito, prima delle sentenza ed anche ufficiosamente da parte del
giudice degli elementi conoscitivi di queste in relazione alle aggiornate informazioni sulla situazione
organizzativa dellimpresa incolpata.
Le ragioni di questa regola sono essenzialmente 2:
f. Favorire unamplia ricettivit nel processo delle conoscenze tecniche degli organismi pubblici di vigilanza
(si prospetta quindi come una norma di chiusura, nel caso in cui manchi la comunicazione spettante al
pm);
g. Assicurare un costante monitoraggio della struttura dellazienda. Questo perch processo penale e azione
di vigilanza seguono tempi diversi (come gi detto lazione amministrativa pi rapida) quindi ci si
assicura con questa disposizione che il giudice sia informato sui provvedimenti presi dalle autorit di
controllo e sulla situazione organizzativa attuale dellente.
Fase esecutiva e poteri dellautorit amministrativa. La disciplina dellesecuzione delle sanzioni presenta elevanti
profili critici.
si hanno infatti in questa fase competenze e poteri dellautorit amministrativa la cui pregnanza e incisivit
configura un sistema di natura bifasica: da un lato le garanzie per lente garantite da un rito di tipo giurisdizionale
(contraddittorio, giudice terzo ed imparziale); dallaltro si attribuisce a Banca dItalia, Consob e Ivass non solo la
concreta modulazione del trattamento sanzionatorio, ma anche la scelta della misura da applicare.
Per quanto riguarda la fase esecutiva, il ruolo del pm rimane tale: restano impregiudicate le prerogative del pm nel
promuovere lazione esecutiva per mezzo di notificazione allente,dal quale decorrono i termini per la conversione
delle sanzioni interdittive in pecuniarie (art. 78).
Scaduto il termine la sentenza va trasmessa per lesecuzione alle rispettive authority. Si tratta di una disposizione
che non riguarda la sola esigenza di coordinamento informativo; in quanto Banca dItalia, Consob e Ivass possono
proporre (ai ministri competenti) o adottare direttamente gli atti previsti dai rispettivi testi normativi.

41

Si ha quindi potere di proposta + potere di scelta delle singole misure relative alla fase esecutiva, spettanti alle
autorit di vigilanza.
Si ha quindi che il ruolo riconosciuto alle autorit, soggetti estranei alla giurisdizione penale, va a deformare
profondamente in tratti della fase esecutiva almeno sotto due profili:
h. La normativa processuale speciale consente allautorit amministrativa di modificare il contenuto delle
sanzioni, emanate in sede penale, che perdono cos la propria natura originaria per trasformarsi in diversi
strumenti predisposti dalle relative discipline per fronteggiare le situazioni di crisi.
i. Viene sottratta al controllo del giudice la competenza a conoscere dellesecuzione delle sanzioni
amministrative dipendenti da reato ex 231/2001; in quanto contro i provvedimenti emanati o proposti
dalle autority unico ricorso esperibile sar quello ordinariamente ammesso nellambito dellautorit
amministrativa.
Capitolo 24 PROFILI DEL PROCEDIMENTO PER GLI ABUSI DI MERCATO
La L. 62/2005 ha configurato, in materia di abusi di mercato, una ulteriore e peculiare forma di responsabilit
dellente, che si aggiunge a quella contemplata dallart. 25-sexies. Questa legge ha introdotto gli art. 187-bis/ter
TUF, che prevedono gli illeciti amministrativi di abuso di informazioni privilegiate e di manipolazione del mercato.
Questi articoli esordiscono con la clausola salve le azioni penali quando il fatto costituisce reato, che nonostante
alcuni dubbi sono interpretabili nel senso che la sanzione amministrativa non pregiudica il procedimento penale
laddove i fatti integrino anche una fattispecie di reato.
Per cui accanto ai REATI di abuso di informazioni privilegiate e di manipolazione del mercato (puniti con pena
detentiva + multa) si hanno, per effetto della L. 62/2005, altrettanti ILELCITI AMMINISTRATIVI, corrispondenti
come fattispecie criminosa, puniti con sanzione amministrativa pecuniaria.
Si ha quindi per queste due fattispecie una responsabilit sia penale che amministrativa, incombente sul singolo
persona fisica.
Dal punto di vista della responsabilit dellente, questo comporta che accanto alla responsabilit per illecito da
reato, si ha anche la responsabilit per ILLECITI AMMINISTRATIVI DIPENDENTI DA ILLECITI AMMINISTRATIVI; in
quanto previsto espressamente dallart. 187-quinquies , secondo il quale lente responsabile del pagamento di
una somma pari allimporto della sanzione amministrativa irrogata alla persona fisica, per i suddetti illeciti,
commessi nel suo interesse o vantaggio dalle figure apicali o subordinate.
Disciplina derogatoria rispetto al 231 si ha con riferimento allart. 5, in quanto lart. 187-quinquies prevede che
lente non responsabile se dimostra che i suoi dipendenti hanno agito esclusivamente nellinteresse proprio o di
terzi (si ha inversione dellonere della prova a carico dellente).
Le altre disposizioni si applicano in quanto compatibili.
Riassumendo, si ha che da un unico fatto antigiuridico (abuso di informazioni privilegiate e manipolazione del
mercato) possono astrattamente discendere:
1. Responsabilit penale della persona fisica;
2. Responsabilit della persona fisica punita con sanzioni amministrative;
3. Responsabilit amministrativa per illecito dipendente da reato dellente;
4. Responsabilit amministrativa dellente per illeciti amministrativi.
Cenni sulla procedura sanzionatoria degli illeciti amministrativi. Laccertamento previsto dal TUF per gli illeciti
amministrativi in esame si discosta da quello previsto dal 231. La cognizione dellillecito e lirrogazione delle
relative sanzioni sono devolute non al giudice penale, ma alla Consob (organo amministrativo).
Liter sanzionatorio informato ad una serie di principi (contraddittorio, conoscenza degli atti istruttori,
verbalizzazione e distinzione tra funzioni istruttorie e funzioni decisorie) la cui concretizzazione demandata al
potere regolamentare della stessa Consob.
La notizia delle operazioni che possono integrare i reati e gli illeciti amministrativi a riguardo possono essere
acquisite dalla Consob attraverso le segnalazioni cui sono tenuti i soggetti abilitati e attraverso la comunicazione
tra pm-autorit giudiziaria e authority.
Per quanto riguarda lattivit istruttoria, la Consob compie tutti gli atti necessari allaccertamento delle violazioni
delle disposizioni in oggetto; pu richiedere dati, notizie, documenti; disporre il sequestro dei beni oggetto di
confisca e procedere a perquisizione previa autorizzazione del procuratore della Repubblica.
I risultati dellattivit istruttoria confluiscono nella contestazione degli addebiti agli interessati, disposizione che fa
presumere il cumulo dei procedimenti in carico alla persona fisica e allente.

42

La contestazione effettuata in forma scritta entro 180 giorni dallaccertamento e entro 30 giorni possibile
presentare deduzioni scritte o richiedere di essere sentiti personalmente.
Allesito di questa procedura, la Consob se reputa la sussistenza dellillecito amministrativo applica, con
provvedimento motivato, le sanzioni alla persona fisica e allente. Contro il provvedimento ammesso ricorso in
opposizione alla Corte di Appello.

You might also like