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I numeri raccolti dal censimento del personale dell’Istituto Superiore di Sanità, operato da uno dei

Gruppi di Lavoro (voluto a tale scopo dall’Assemblea Permanente) evidenziano chiaramente i


contorni drammatici assunti dal precariato nel mondo della ricerca. Accanto ad un corpus di 1528
persone con contratto di lavoro a tempo indeterminato (TI) si vanno a collocare quasi un migliaio di
lavoratori con varie forme, più o meno disagiate, di precariato. Poco più di un terzo dei precari è
con contratto a tempo determinato (TD), un altro terzo ha contratti di collaborazione (Co.Co.Co.) e
il restante terzo (formalmente Ospiti o Collaboratori esterni) vive il precariato nelle sue modalità
più drammatiche, risultando praticamente invisibile, addirittura inesistente nei dati ufficiali
pubblicati sul sito del Ministero della Funzione Pubblica.
Oltre a questi ultimi, si riscontrano alcune differenze imputabili essenzialmente al fatto che il
censimento effettuato dal GdL dell’Assemblea permanente è aggiornato a gennaio 2009, mentre i
dati pubblicati sul sito della Funzione Pubblica sono successivi di almeno due mesi.
La durata media complessiva del precariato in ISS è di 8 anni e mezzo (quasi 11 per i TD),
comunque in linea con un’età media del personale a tempo determinato di 42/43 anni.
Il contributo al funzionamento e alla produzione scientifica dell’Istituto Superiore di Sanità emerge
dal dato relativo alle pubblicazioni dove i precari sono presenti mediamente nei due terzi delle
stesse e nel 20% circa delle stesse compaiono come primo autore.
Questi numeri qualificano il lavoro del personale precario, pur non essendo esaustivi delle attività
che queste persone svolgono, in quanto non tutte riconducibili e/o finalizzate alla pubblicazione.
Dalla nostra indagine risulta che i precari svolgono le mansioni più diverse, a coprire un arco che va
dalle attività di segreteria alla responsabilità scientifica di linee di ricerca.

Per tutto questo abbiamo pensato di raccogliere in queste poche pagine vari contributi
rappresentativi di tutti i precari che lavorano alla ricerca e alle attività dell’Istituto Superiore
di Sanità. Nelle pagine seguenti sono descritte le attività dei vari Centri/Dipartimenti dell’ISS,
spesso con la descrizione del numero dei precari esistenti nei vari laboratori, ed anche qualche
esempio di lavoro scientifico dove l’apporto del lavoratore precario è stato importante se non
addirittura fondamentale.

Noi, i precari dell’ISS


Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute
(CNESPS)

Reparto di Farmacoepidemiologia

Il Reparto di Farmacoepidemiologia del CNESPS è impegnato nello studio dell’uso dei farmaci
nella popolazione al fine di acquisire conoscenze relative al profilo beneficio-rischio dei farmaci e
generare informazioni che possono essere utilizzate come base di riferimento per i processi
decisionali in Sanità pubblica.
Il personale a tempo indeterminato del reparto è così composto: 4 ricercatori (3 epidemiologi e 1
statistico); 4 unità di personale tecnico (di cui 2 sotto inquadrati); una unità di personale
amministrativo. Il personale precario è composto da 6 ricercatori (due statistici, due neurologi, un
sociologo e un laureato in scienza della educazione degli adulti). L’età media del personale precario
è di 38 anni; 3 ricercatori precari lavorano in Istituto da oltre 7 anni.
Di seguito vengono brevemente riportate le attività in corso nel reparto in cui sono coinvolti
lavoratori precari.

Osmed: Attività sistematica di analisi e d’informazione sull’uso dei farmaci in Italia. La periodicità
e la regolarità di pubblicazione, le analisi condotte a livello nazionale e regionale, per categoria
terapeutica e principio attivo, l’approfondimento della prescrizione farmaceutica a livello di
popolazione rendono l’OsMed un punto di riferimento per tutti gli operatori sanitari, dai medici ai
farmacisti, ai responsabili regionali.
Studi epidemiologici post-marketing: Studio epidemiologico sul rischio di morte per cause
improvvise o maldefinite durante i primi due anni di vita (Studio HERA).
Studio osservazionale, multicentrico prospettico (Studio DAI) per indagare le complicanze
macroangiopatiche del Diabete mellito di tipo 2 con l’obiettivo di valutare i modelli terapeutici
utilizzati per il controllo della glicemia e dei principali fattori di rischio associati alle complicanze.
Programmi di Gestione integrata: Progetto IGEA – Integrazione, Gestione E Assistenza per la
malattia diabetica. Il progetto IGEA che sta realizzando un insieme di azioni volte a promuovere il
miglioramento dell’assistenza al paziente diabetico ed a prevenire le complicanze del diabete
attraverso l’adozione di programmi di gestione integrata della malattia. Il progetto ha portato
all’elaborazione di linee di indirizzo nazionali sul modello organizzavo e sui sistemi informativi, un
piano di formazione e strumenti didattici e di valutazione dei risultati della formazione.
Progetto gestione integrata nelle demenze: E’ in corso una approfondita analisi di fattibilità
dell’applicazione di un approccio di “disease management” per le demenze alla realtà clinico-
assistenziale italiana.
RCT: Studio AdCare: è uno studio clinico multicentrico di fase IV, randomizzato, a gruppi
paralleli con gruppo placebo, in doppio cieco. L’obiettivo principale di AdCare è valutare il profilo
di efficacia e sicurezza a lungo termine di quattro farmaci antipsicotici (risperidone, olanzapina,
quetiapina, aloperidolo) nel trattamento dei disturbi comportamentali in pazienti con malattia di
Alzheimer non istituzionalizzati.
Studio Elios: è uno studio clinico multicentrico di fase III, randomizzato, in doppio cieco, con
gruppo placebo sull’uso combinato di Sali di litio e riluzolo in pazienti con sclerosi laterale
amiotrofica.
Revisioni sistematiche: conduzione di revisioni sistematiche su alcune tematiche inerenti ai
trattamenti farmacologici e non (Inibitori delle colinesterasi nel Mild Cognitive Impairment;
medicina tradizionale cinese).
Medicine alternative: conduzione di trial di efficacia dell’agopuntura nel trattamento della nausea
e vomito nei pazienti sottoposti a terapia chemioterapica.
Corsi di formazione: il Reparto organizza annualmente, presso l’Istituto Superiore di Sanità, i
seguenti corsi di formazione, cui i precari partecipano come docenti ed esercitatori:
Farmacoepidemiologia; Farmacoutilizzazione; Epidemiologia delle demenze; Corso sulla gestione
integrata nella malattia diabetica.
Convegni: La valutazione dell’uso e della sicurezza dei farmaci: esperienze in Italia; Il contributo
delle unità di valutazione Alzheimer (UVA) nell’assistenza dei pazienti con demenza; Prevenire le
complicanze del diabete; Analisi della prescrizione farmaceutica in Italia (OsMed).
Ciò che emerge è che il personale precario è coinvolto pressoché in tutte le attività del reparto (non
solo in progetti specifici, ma anche nelle attività istituzionali), costituendo circa il 50% del
personale. Si sottolinea in particolare che alcune figure professionali sono presenti unicamente tra il
personale a tempo determinato.
Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute
(CNESPS)

Reparto Salute Mentale

Il reparto è composto da:

1 Primo ricercatore TD
2 ricercatori TI
1 collaboratore tecnico TI
2 collaboratori tecnici TD
1 Co.co.co
2 consulenti esterni

L’attività del reparto riguarda 16 progetti/studi, in 15 dei quali è coinvolto personale precario.

Di seguito una tabella relativa alle pubblicazioni degli ultimi 5 anni con percentuale di
pubblicazioni che vedono coinvolto il personale precario

Anno Pubblicazioni Pubblicazioni con


personale precario
(%)
2005 23 12 (53)
2006 12 10 (84)
2007 28 23 (82)
2008 15 9 (60)
2009 15 11 (74)
Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute
(CNESPS)

Esempio di lavoro scientifico dei ricercatori del CNESPS:


AdCare: una sperimentazione clinica multicentrica a lungo termine sull’uso degli antipsicotici
nella demenza di Alzheimer. Protocollo dello studio
R. Raschetti*, F. Galeotti*, F. Menniti-Ippolito*, F. Chiarotti*, R. Chattat#, P. Popoli*, RL.
Potenza*, MT. Tebano*, F. Izzicupo§, C. Petrini*, S. Gainotti*, N. Vanacore* e il gruppo di studio
AdCare
* Istituto Superiore di Sanità, Roma# Dipartimento di Psicologia, Università di Bologna §
Consultorio Alzheimer, Cattedra di Geriatria, Dipartimento di Medicina e Scienze
dell’Invecchiamento, Università degli Studi G.D’Annunzio, Chieti
Background
La Demenza di Alzheimer (DA) rappresenta la forma clinica più frequente di demenza. Si stima che
il 50-70% dei pazienti con DA presentino disturbi del comportamento e sintomi psicologici (BPSD:
behavioural and psychological symptoms of dementia). Gli antipsicotici risultano essere tra i
farmaci più utilizzati per il controllo di questi disturbi. Tra gli antipsicotici convenzionali ("tipici")
il più frequentemente utilizzato è l'aloperidolo, sebbene con questo farmaco si possano manifestare
effetti collaterali di natura extrapiramidale, particolarmente rilevanti nei pazienti anziani. Gli
antipsicotici più recenti ("atipici") hanno mostrato in alcuni trial un modesto beneficio per i disturbi
comportamentali nella DA rispetto al placebo. Dal 2004 le autorità regolatorie hanno diffuso vari
warning sull'uso degli antipsicotici atipici nella demenza evidenziando un maggior rischio di
mortalità rispetto al placebo per eventi cerebrovascolari. Tutti gli studi clinici condotti per questi
farmaci hanno avuto una durata limitata e hanno riguardato per lo più pazienti istituzionalizzati.
Allo stato attuale vi è dunque una sostanziale incertezza sul profilo beneficio/rischio di questi
farmaci nel trattamento della BPSD nella DA.
Obiettivi
L'obiettivo primario di AdCare, una sperimentazione clinica controllata, contro placebo, in doppio
cieco, è quello di valutare, nell'arco di 12 mesi, l'efficacia e la sicurezza di tre antipsicotici atipici
(risperidone, olanzapina, quetiapina) e di un antipsicotico tipico (aloperidolo) nel trattamento dei
disturbi comportamentali in pazienti affetti da DA. La sperimentazione della durata di 3 anni verrà
condotta cercando di avvicinarsi il più possibile alla pratica clinica corrente, secondo la logica,
quindi degli "effectiveness" o "pragmatic" trial.
Disegno dello studio
I pazienti inclusi sono affetti da DA, non istituzionalizzati, assistiti da un caregiver, non trattati in
precedenza con antipsicotici per episodi di disturbi comportamentali, che accedono ad un centro
clinico per un episodio di BPSD e che, a giudizio del medico, necessitano di un trattamento con un
antipsicotico. Allo studio, coordinato dall’ISS, partecipano 20 Unità di Valutazione Alzheimer
(UVA) di 14 Regioni italiane. I pazienti saranno randomizzati a uno dei 5 trattamenti (4 attivi ed 1
placebo). Ogni paziente sarà rivalutato dopo 2 settimane dall'inizio del trattamento. Nel caso di non
efficacia o di scarsa tollerabilità, secondo la valutazione del clinico, il trattamento potrà essere
interrotto e il paziente potrà essere randomizzato di nuovo a uno degli altri trattamenti attivi
(antipsicotici) a esclusione del placebo. Nel caso in cui, dopo la seconda randomizzazione, un
paziente non risponda al nuovo trattamento questi sarà seguito "in aperto". Particolare attenzione
sarà rivolta all’acquisizione del consenso informato da parte dei pazienti secondo una procedura,
messa a punto appositamente per AdCare, descritta nel rapporto ISTISAN 08/3.
Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute
(CNESPS)

Esempio di lavoro scientifico dei ricercatori del CNESPS:

INCIDENZA DEMENZA IN UNA COORTE DI PAZIENTI CON DIAGNOSI DI


MALATTIA DI PARKINSON

Nicola Vanacore *, Elena Di Battista, Alfonso Rubino, Paola Stirpe, Patrizia Giustini, Rossella
Rossi, Silvia Bernardi, Giuseppe Meco.

° Dipartimento di Scienze Neurologiche , Università Sapienza, Roma * Centro Nazionale di


Epidemiologia, Istituto Superiore di Sanità.

In una recente revisione sistematica sugli studi di prevalenza della demenza nella malattia di
Parkinson è stato stimato che la proporzione di pazienti parkinsoniani con demenza è pari a circa il
24.5% (IC95% 17.4-31.5).
La frequenza invece di pazienti parkinsoniani con demenza fra tutti i pazienti con demenza è pari al
3.6% (3.1-4.1) con una prevalenza stimata dello 0.2% in soggetti con età superiore ai 65 anni.
In letteratura vi sono solo nove studi prospettici che hanno considerato l’incidenza della demenza
nella malattia di Parkinson. L’incidenza stimata varia dai 30 ai 112.5 casi per 1000-anni persona.
Questa variabilità è dovuta a numerosi problemi metodologici come l’accuratezza della diagnosi,
l’inclusione di casi prevalenti a vari stadi di malattia e ai studi condotti su base ospedaliera o di
popolazione.
Lo scopo di questo studio è quello di stimare retrospettivamente l’incidenza della demenza in una
coorte di pazienti parkinsoniani nella normale routine clinica di un centro di terzo riferimento.
Sono stati arruolati 408 pazienti con diagnosi di sindrome parkinsoniana nel Centro per la malattia
di Parkinson ed altre patologie del sistema extrapiramidale nel periodo compreso tra il 1 gennaio
2004 e il 31 maggio del 2008.
Tra i 374 casi prevalenti con diagnosi di malattia di Parkinson sono stati identificati 35 casi con
demenza (9.3%) . La coorte dei pazienti è stata seguita per un tempo medio dalla prima visita di 5.1
anni che ha consentito di stimare una incidenza pari a 18.4 casi per 1000 anni-persona (IC95%
12.4-24.4).
Dipartimento di Ematologia, Oncologia e Medicina
Molecolare (EOMM)

Personale a tempo indeterminato: 63 unità


Personale precario: ( td, progetto, co.co.co.) 47 unita
Personale precario: 43%

L’attività di ricerca del Dipartimento EOMM ha condotto alla pubblicazione di numerosi articoli
scientifici gran parte dei quali su riviste internazionali alle quali si può accedere solo dopo
un’impegnativa revisione dei risultati da parte di esperti indipendenti (e.g. Nature, IF 28,751 nel
2007; Nature Medicine, IF 28,59 nel 2007).
Tra i principali argomenti studiati ci sono l’ematopoiesi (cioè i processi che portano alla formazione
e produzione del nostro sangue) e l’oncologia senza tralasciare altri campi importanti per la salute,
come ad esempio, la scoperta dei meccanismi che portano alle alterazioni dell’anatomia e delle
funzioni del cuore.
Le pubblicazioni scientifiche provenienti dal Dipartimento EOMM sull’ematopoiesi hanno portato
allo sviluppo di quelle che in futuro potrebbero rappresentare terapie innovative, allo studio della
regolazione della produzione di cellule mature del sangue e allo sviluppo della sensibilità alle
terapie per le leucemie e per altre neoplasie del sangue. Nell’ambito dell’oncologia sono state
individuate le cellule che probabilmente provocano lo sviluppo di tumori molto diffusi, come quello
del colon e del polmone, che spesso riescono a sfuggire alle terapie attualmente usate.
Uno degli ultimi studi pubblicati, che ha avuto un’ampia risonanza sia sui quotidiani che nei
telegiornali (i.e. “The miR-15a-miR-16-1 cluster controls prostate cancer by targeting multiple
oncogenic activities”.Bonci D, Coppola V et al. (2008). Nat Med. 2008 Nov;14(11):1271-7), mette
in evidenza la funzione di alcune molecole nel regolare la crescita delle cellule della prostata ed in
particolare ad arrestare la crescita del carcinoma prostatico, una delle cause più frequenti di morte.
Queste scoperte aprono prospettive importanti per lo sviluppo di terapie sempre più efficaci contro i
tumori.
Il contributo dei ricercatori e dei lavoratori precari nell’ideazione e conduzione degli studi, ma
anche nello svolgimento delle attività amministrative, è stato fondamentale e senza di questo forse
nessuno degli studi presentati sui poster sarebbe stato possibile.
Dipartimento di Ematologia, Oncologia e Medicina
Molecolare
Esempio di lavoro scientifico dei ricercatori del Reparto di Metodologie Trasfusionali:

REGISTRO NAZIONALE DELLE COAGULOPATIE CONGENITE IN ITALIA

F. Abbonizio1, A. Giampaolo1, S. Palmieri1, G. Calizzani2, H.J. Hassan1


P.M. Mannucci3 per l’Associazione Italiana Centri Emofilia (AICE)
1
Reparto di Metodologie Trasfusionali, Dipartimento di Ematologia, Oncologia e Medicina
Molecolare, Istituto Superiore di Sanità, Roma.
2
Federazione delle Associazioni Emofilici, Milano.
3
Centro Emofilia e Trombosi Angelo Bianchi Bonomi, Dipartimento di Medicina Interna,
Università di Milano, Milano.
Le coagulopatie congenite sono malattie rare, spesso non immediatamente riconosciute. La terapia
dei pazienti emofilici si basa essenzialmente sull’infusione del fattore della coagulazione carente,
mentre per altre patologie più rare, non essendoci prodotti specifici, il trattamento prevede l’uso di
concentrati o di plasma.
L’istituzione di un Registro di patologia costituisce un punto cruciale in termini di sanità pubblica.
Il Registro Nazionale delle Coagulopatie Congenite (RNCC), nato dalla collaborazione tra il
Reparto di Metodologie Trasfusionali (Dipartimento EOMM-ISS) e l’Associazione Italiana Centri
Emofilia (AICE), permette di disporre di informazioni sulla prevalenza delle coagulopatie
congenite, sulle complicanze e sui fabbisogni/consumi di farmaci emoderivati e ricombinanti.
I dati contenuti nel Registro, relativi agli anni 2006-2007, si riferiscono a 49/51 Centri Emofilia
(CE), presenti sul territorio nazionale.
Il totale dei pazienti è 6.120, il 28% è rappresentato da soggetti di sesso femminile, incluse 241
portatrici di emofilia A e 74 di emofilia B.
Il 46% del totale dei pazienti è rappresentato da soggetti con emofilia A, di cui più della metà affetti
da forma grave; Il 9% da soggetti affetti da emofilia B e il 26% da pazienti con malattia di von
Willebrand, di cui 99 affetti dal tipo 3. I pazienti affetti dagli altri difetti della coagulazione sono
593, di cui il 38% è affetto da carenza di Fattore VII.
La prevalenza nella popolazione italiana risulta essere: 4,8/100.000 (intervallo di confidenza 95%:
4,6–5,0) per l’emofilia A; 1/100.000 (intervallo di confidenza 95%: 0,9–1,0) per l’emofilia B;
2,7/100.000 (intervallo di confidenza 95%: 2,5–2,8) per la malattia di von Willebrand.
Tra i pazienti monitorati, 240 sono positivi all’HIV, il 69% dei quali è rappresentato da soggetti con
emofilia A grave. I pazienti HCV+ sono in totale 1.214, di cui il 51% è affetto da emofilia A in
forma grave.
L’evento avverso di maggior rilievo nella terapia sostitutiva è rappresentato dalla comparsa di
inibitore, soprattutto al FVIII. I pazienti del RNCC in cui viene segnalata la presenza di inibitore
risultano in totale 326, l’82% dei quali affetti da emofilia A grave.
Le informazioni relative ai consumi di prodotti plasmaderivati e ricombinanti risultano ancora
parziali e si riferiscono solo al Fattore VIII. Nel 2007, il consumo di FVIII utilizzato essenzialmente
per la terapia domiciliare è stato di circa 251.600.000 UI, quantitativo sottostimato poiché i dati non
si riferiscono all’intera popolazione dei pazienti emofilici A gravi.
Il RNCC, realizzato attraverso l’esperienza delle diverse componenti interessate (istituzioni,
sanitari, pazienti e loro associazioni), potrebbe rappresentare un modello per la sorveglianza e la
gestione delle informazioni nelle altre malattie rare.
CENTRO NAZIONALE AIDS

Nel 2005, presso l’ISS è stato costituito il "Centro Nazionale AIDS per la Patogenesi e Vaccini
contro l’HIV/AIDS" (CNAIDS).
Il CNAIDS si articola in 5 reparti e l'organizzazione del Centro riflette lo scopo di attuare una
ricerca di tipo "traslazionale".

Ad oggi, il personale del CNAIDS è composto dal 60% di PRECARI appartenenti a tutti i
profili professionali e che lavorano con contratti atipici ( co.co.co., a tempo determinato ecc.)
in tutti i settori: dall’amministrazione, alla ricerca di base, alla gestione dei trial clinici.

Tipologia di Dirigenti/pri Ricercatori Tecnici/ Non Totale


contratto mi amministrati noto
ricercatori vi
N % N % N % N N %
%
Tempo 5 72 6 18 18 49 29 37
indeterminat
o
Tempo 1 14 5 15 3 8 9 12
determinato
Co.co.co. 1 14 16 48 12 32 1 30 38
Coll. esterno - 2 6 4 11 6 8
Ospite/dottor - 4 12 4(2cococo) 5 (2.5%)
ato
Non noto
Totale 7 33 37 1 78 100
(60% precari)

Missione del Centro: lotta contro l’HIV/AIDS e le sindromi associate tramite lo sviluppo di
vaccini e approcci terapeutici innovativi basati sullo studio dei meccanismi patogenetici
dell’infezione da HIV e della sua progressione. A tale scopo, il Centro è stato strutturato per
svolgere una ricerca di tipo "traslazionale", cioè dalla ricerca di base alla sperimentazione clinica.
Avvalendosi del coordinamento di numerosi programmi nazionali ed internazionali e della
cooperazione con l’Industria, il Centro vuole assicurare l’implementazione ed il trasferimento dei
nuovi presidi preventivi e terapeutici al cittadino, garantendo, in una corretta sinergia tra Pubblico e
Privato, il mantenimento delle proprietà intellettuali alle Istituzioni Pubbliche.
Obiettivo del Centro è, infatti, assicurare i benefici della ricerca non solo ai paesi sviluppati ma,
soprattutto, ai paesi dove l’infezione da HIV e l’AIDS rappresentano una grave emergenza socio-
sanitaria ed economica. In questo contesto, le attività del Centro, con il know-how scientifico e
tecnologico che ne deriva, la sua leadership in network nazionali ed internazionali e le sue
molteplici cooperazioni con i Paesi in via di Sviluppo e con le Agenzie Umanitarie, lo rendono un
soggetto di riferimento nazionale e internazionale nella lotta contro l’HIV/AIDS.
Il Reparto “Patogenesi dei Retrovirus” svolge attività di ricerca di base negli ambiti della
Retrovirologia Molecolare ed Applicata. L’attività consiste nello studio del ruolo delle proteine
regolatrici di HIV nella meccanismi patogenetici virali, con particolare riguardo agli effetti di
queste proteine su linfociti, macrofagi, cellule dendridiche ed endoteliali, e nello sviluppo di
virosomi a base retro- e lentivirale per il "delivery" di proteine in cellule bersaglio per nuovi
approcci vaccinali e terapeutici.
Il Reparto “Interazione Virus-ospite (Core Lab di Immunologia)” svolge studi di base nel campo
dell'immunità umorale, dell'immunità cellulo-mediata naturale e acquisita, e delle relazioni
funzionali che intercorrono tra il sistema vascolare ed il sistema immune nel corso dell'infezione da
HIV ed altri patogeni, quali i virus oncogeni associati ai tumori AIDS-relati, o in risposta ad
immunogeni, quali antigeni di HIV/SIV.
Il Reparto “Retrovirologia sperimentale e modelli di primati non umani (Core Lab di Virologia)”
affronta tematiche che vanno dalla ricerca di base (studio dell’infettività e del tropismo virale) fino
alla ricerca applicata sul modello del primate non umano allo scopo di validare nuovi approcci
preventivi e terapeutici applicabili all’uomo.
Il Reparto “Sperimentazione clinica (Core Lab di Sperimentazione)” svolge principalmente
l’attività di conduzione e coordinamento di sperimentazioni cliniche di candidati vaccinali
innovativi per la prevenzione e la terapia dell’HIV/AIDS.
Il Reparto “Infezioni da Retrovirus nei Paesi in via di Sviluppo” da un lato attua il trasferimento dei
prodotti acquisiti dalla ricerca di base ed applicata alla pratica clinica nei Paesi in via di Sviluppo e
dall’altro effettua studi di patogenesi dell’infezione da HIV, e più in generale da retrovirus, nelle
popolazioni dei Paesi in via di Sviluppo, indirizzati ad incrementare la conoscenza della storia
naturale dell’HIV/AIDS e delle infezioni da retrovirus nei paesi economicamente meno avanzati,
che spesso presenta caratteristiche diverse da quelle riscontrabili nei Paesi Occidentali.
DIPARTIMENTO AMBIENTE e CONNESSA PREVENZIONE PRIMARIA
Nel Dipartimento Ambiente sono impiegati circa 175 dipendenti a tempo indeterminato, 65
lavoratori con contratto co.co.co. o a tempo determinato, circa 20 collaboratori con altre tipologie di
contratto. Quindi, il rapporto tra il personale di ruolo e quello precario è di circa 2:1.
I 65 precari a contratto sono 47 ricercatori e 18 tra tecnici di laboratorio e personale amministrativo.
Le loro caratteristiche relative all’anzianità lavorativa sono riportate nella seguente tabella

PRECARI CO.CO.CO + RICERCATORI TECNICI


T.D

N° 47 18

anzianità lavorativa in anni

intervallo 3-18 6-24

media 10 12

Riassumendo l’anzianità lavorativa in anni dei precari del Dipartimento Ambiente è mediamente di
circa dieci anni

- il Dipartimento Ambiente è costantemente chiamato a rispondere a questioni legate a situazioni


critiche, tra le quali ultimamente:
* emergenza rifiuti ed emergenza alimentare (filiera lattiero-casearia) in Campania;
* interventi in siti d’interesse nazionale per le bonifiche (depositi di rifiuti pericolosi, aree
degradate industriali, ecc.), potenziali sorgenti di rischio sanitario per la popolazione;
* controllo dell’innocuità di diversi prodotti di consumo, inclusi i giocattoli, in particolare se
importati dalla Cina.
La perdita del personale attualmente precario ostacolerebbe, diminuirebbe la qualità ed in
alcuni casi renderebbe addirittura impossibile, lo svolgimento di diverse attività. Di seguito si
riportano alcuni esempi.
_ Valutazioni dei rischi per la salute umana e per l'ambiente, con integrazione delle competenze di
tipo chimico, biotossicologico, microbiologico, ed epidemiologico, anche ai fini della registrazione
e dell’immissione sul mercato di fitofarmaci, biocidi, prodotti di consumo, e farmaci;
_ definizione e attuazione di piani di biomonitoraggio e monitoraggio della popolazione e
dell'ambiente, e identificazione di misure preventive per la gestione e la riduzione dei rischi;
_ studi d'esposizione ad agenti chimici e biologici, e studi degli effetti di tale esposizione sulla
salute e sull'ambiente, con particolare considerazione ai contaminanti chimici persistenti (es.:
"diossine", PCB), fitofarmaci e residui, biocidi, metalli, polveri e fibre, tossine naturali, sostanze ad
attività endocrina, sostanze mutagene e cancerogene, cosmetici, materiali a contatto con alimenti,
oggetti per l'infanzia, giocattoli, rifiuti;
_ ricerche epidemiologiche sui traumi (ad esempio incidenti stradali) e loro determinanti, con
parallelo sviluppo di modelli di prevenzione;
_ ricerca dei meccanismi di tossicità mediante tecnologie avanzate, metodi alternativi, studi di
chemiobiocinetica, e identificazione di biomarcatori;
_ caratterizzazione del rischio nella popolazione con attenzione particolare ai soggetti vulnerabili
(es.: bambini, donne in gravidanza) e ai gruppi a rischio per fattori genetici e/o acquisiti;
_ attività ispettive (es.: “buone pratiche di laboratorio”, “anti-doping”) e di controllo (es.: analisi di
prima e seconda istanza), di documentazione e di formazione attraverso la promozione e
l’attuazione di corsi;
_ valutazioni e consulenze scientifiche in ambito nazionale e internazionale (es.: EFSA, ENEA,
EU/EC, IARC, NATO, OECD, UNEP, WHO);
_ contributi alle attività regolatorie e normative nazionali e Comunitarie;
_ attività connesse ai Laboratori Comunitario e Nazionale di riferimento per i residui in prodotti
alimentari.
DIPARTIMENTO AMBIENTE e CONNESSA PREVENZIONE PRIMARIA
UN ESEMPIO DI ATTIVITA’ SVOLTE DA PRECARI: REPARTO SUOLO E RIFIUTI

NOTA Tutti i nominativi di seguito riportati si riferiscono al personale precario del Reparto

Bonifiche
Relativamente ai 57 Siti di Interesse Nazionale (SIN), il Reparto
− partecipa alle istruttorie tecniche (gruppi di lavoro, Segreterie Tecniche, Conferenze di
Servizi convocate ai sensi dell’art. 14 della L. 241/1990; ecc.) dei progetti di bonifica dei
suoli e acque contaminati ed esprime pareri in relazione ad aspetti igienico sanitari connessi
alla contaminazione, anche in merito alle concentrazioni limite da assumere per i suoli per
parametri non considerati nel D. Lgs.152/2006 e s.m.i.
Attività svolta con l’ausilio di Mario Carere, Maria Rita Cicero e Federica Scaini

− compie sopralluoghi e ispezioni nei vari SIN , nonché su siti da bonificare non definiti di
interesse nazionale ed effettua accertamenti analitici chimici e microbiologici su suoli
contaminati in relazione alla presenza di contaminanti e alla loro trasformazione
biologica, su specifica richiesta di Ministeri, Procure della Repubblica, ARPAs, Provincie,
Comuni, inoltre effettua studi di biorisanamento su suoli che necessitano di bonifica
Attività svolta con l’ausilio di Massimiliano Beccaloni, Ines Lacchetti, Rosa Paradiso e
Fabiana Vanni

− organizza corsi di formazione sulle problematiche attinenti alle bonifiche e all’Analisi di


Rischio igienico-sanitaria
Attività svolta con l’ausilio di Sabrina Fasciani e Stefano Moriconi

− effettua studi delle caratterizzazioni ambientali dei siti a supporto delle indagini
epidemiologiche
Attività svolta con l’ausilio di tutto il personale precario del reparto

− sviluppa e controlla Analisi di Rischio sito specifiche


Attività svolta con l’ausilio di Maria Rita Cicero e Federica Scaini

− esegue Valutazioni del Rischio igienico sanitario connesso alla contaminazione di aree
agricole
Attività svolta con l’ausilio di Fabiana Vanni

Rifiuti
− sviluppa procedure analitiche riguardanti tematiche microbiologiche ed ecotossicologiche
Attività svolta con l’ausilio di Ines Lacchetti e Rosa Paradiso

− individua la possibile contaminazione ambientale da essi provocata in varie matrici


− effettua valutazioni dell’impatto sulla salute umana per esposizione diretta e indiretta a
rifiuti pericolosi e non pericolosi
− si occupa di comunicazione alla popolazione e della relativa percezione del rischio
rappresentando, i rifiuti una potenziale fonte di preoccupazione per i residenti in prossimità
dei siti di smaltimento e/o trattamento
Attività svolte con l’ausilio di tutto il personale precario del reparto
Collaborazioni con Ministeri, Enti e Comuni
Ministero Ambiente, Ministero Salute
OMS, Centro Salute e Ambiente Roma, ISPRA, ISPESL, CNR, ARPAs, ASL
Comuni di: Brescia, Casapesenna (CE), Cogoleto (GE), Coriano (RN), La Spezia, Mantova,
Marcianise (CE), Portoscuso (CA), Reggio Emilia, Taranto,

Emergenze
Crotone, Gela (CL), Massa Carrara, Napoli, Porto Marghera (VE), Priolo Melilli (SR)
Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze

Reparto di Metabolismo ed Endocrinologia Molecolare e Cellulare


RICERCA E SORVEGLIANZA IN SANITA’ PUBBLICA:
PATOLOGIE ENDOCRINO-METABOLICHE AD ELEVATO IMPATTO SOCIO-
SANITARIO.
L’attività di ricerca e l’attività istituzionale relative alle patologie endocrino-metaboliche ad elevato
impatto socio-sanitario (diabete, patologie tiroidee, disordini dell’accrescimento) vengono svolte in
Istituto da un gruppo di lavoro composto da personale di ruolo e personale precario nella
proporzione del 50%. In particolare, il personale di ruolo è composto da 3 ricercatori, 2
collaboratori tecnici (CTER) e 1 collaboratore di amministrazione (CAER) mentre il personale
precario è composto da 1 ricercatore (anni di anzianità (aa): 12), 3 CTER (aa: 12, 6 e 3), 1
dottorando e 1 ospite.
ATTIVITA’ DI RICERCA: DIABETE. Ricerca di base sui meccanismi patogenetici della
retinopatia diabetica che rappresenta la complicanza più frequente e la prima causa di cecità dell’età
lavorativa.Progetti in corso: 1) “Vascular and neuroglial dysfunction and Angiotensin II signaling in
experimental diabetes” Italia/USA 2008-2009; 2) “Biomarkers of inflammation and innate
immunity in diabetic retinopathy” MinSalute 2009-2010. Partecipazione a Progetto Integrazione
Gestione e Assistenza nella malattia Diabetica con produzione di Raccomandazioni: 1) Documento
di indirizzo sui requisiti clinico-organizzativi per la gestione integrata del diabete tipo 2; 2)
Documento di indirizzo sui requisiti informativi per un sistema di gestione integrata del diabete di
tipo 2; 3) Manuale di formazione per gli operatori sanitari. Partecipazione a gruppo di Studio
interdisciplinare per la stesura delle Linee Guida Italiane sulla Degenerazione Maculare legata
all'Età. PATOLOGIE TIROIDEE. Le tireopatie, ed in particolare le tireopatie benigne, hanno una
notevole rilevanza per il ruolo svolto dagli ormoni tiroidei nel controllo dello sviluppo del sistema
nervoso durante le prime fasi della vita e nel controllo dell’omeostasi metabolica nella vita adulta,
ma anche per l’elevata frequenza con cui si manifestano nella popolazione generale e soprattutto
nelle donne. Progetti in corso: 1) “Studio degli effetti sulla funzione tiroidea dell’esposizione
professionale a pesticidi organofosforici” – progetto finanziato dal Comune di Maddaloni (CE); 2)
“Valutazione dell’effetto sulla funzione tiroidea dell’esposizione alimentare e/o professionale a
pesticidi” – U.O. finanziata nell’ambito del Progetto Strategico Salute e Ambiente del Ministero
della Salute. Progetti in corso di valutazione: 1)“Environmental risk factors for maternal and
neonatal thyroid hypofunction: the role of thyroid disruptors exposure” – Bando Giovani
Ricercatori; 2) “Interferenti Endocrini e patologie endocrine in età evolutiva” - Bando PRIN.
ATTIVITA’ DI SORVEGLIANZA: Registro Nazionale degli Ipotiroidei Congeniti: Strumento
epidemiologico mediante il quale si attua: 1) la sorveglianza a livello nazionale dell’efficienza e
dell’efficacia dello screening neonatale per l’ipotiroidismo congenito, la più frequente
endocrinopatia dell’infanzia; 2) la promozione di studi multicentrici finalizzati a chiarire l’eziologia
dell’Ipotiroidismo Congenito. Progetti in corso: "Development of an epidemiological and molecular
integrated approach for the prevention of congenital hypothyroidism: a model for other rare
diseases“ – progetto finanziato nell’ambito dell’accordo Italia/USA sulle malattie rare.Osservatorio
Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia: Strumento epidemiologico per il
monitoraggio su scala nazionale della iodoprofilassi, quale programma di prevenzione dei disordini
da carenza iodica (patologie tiroidee e disordini neurologici) intrapreso nel nostro Paese a seguito
della legge n.55 del 21 marzo 2005. Progetti in corso: “Sorveglianza e prevenzione delle patologie
tiroidee in Italia: potenziamento delle attività del Registro Nazionale degli Ipotiroidei Congeniti ed
istituzione di un programma di monitoraggio per la valutazione dell’efficienza e dell’efficacia della
iodoprofilassi” – progetto finanziato dal Centro Controllo Malattie del Ministero della
Salute.Registro Nazionale degli Assuntori dell’Ormone della Crescita: Strumento di
farmacosorveglianza sulle prescrizioni di ormone della crescita, incaricato di: 1) sorveglianza
epidemiologica a livello nazionale; 2) verifica dell’appropriatezza diagnostica; 3) verifica di
efficacia e sicurezza del trattamento. Progetti in corso: “Il Registro Nazionale degli Assuntori
dell’ormone della crescita” – progetto finanziato dall’Agenzia Italiana del Farmaco. Produzione
della Scheda WEB di segnalazione per le prescrizioni di ormone somatotropo.
Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze
Reparto di Immunoterapia sperimentale
Contributo allo sviluppo di nuove strategie di immunoterapia dei tumori e di malattie infettive
croniche gravi

Il reparto di Immunoterapia sperimentale del Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze è


costituito da personale a tempo indeterminato e personale precario in proporzioni equivalenti. Nel
reparto, si studiano da vari anni le interazioni tra sistema immunitario dell’ospite e malattie
neoplastiche o infettive in modelli sperimentali. In particolare, le attività di ricerca si focalizzano
sull’analisi dei meccanismi di patogenesi dei tumori, sul ruolo della risposta immune nello sviluppo
del tumore e di infezioni croniche gravi, e sullo sviluppo di vaccini antitumorali e di strategie
innovative di immunoterapia.
Il gruppo ha sviluppato competenze tecnico-scientifiche nell’ambito dell’identificazione e
caratterizzazione di nuove tipologie cellulari, con particolare riferimento alle cellule dendritiche,
cellule del sistema immune che giocano un ruolo cruciale nello sviluppo delle risposte immunitarie,
da utilizzare in strategie di immunoterapia dei tumori e di infezioni croniche gravi. In particolare, è
stato sviluppato un nuovo metodo per la preparazione di cellule dendritiche a partire da monociti
umani del sangue periferico trattati in vitro con interferone alfa. Tali cellule dendritiche, designate
IFN-DC, si sono rivelate particolarmente efficaci in studi preclinici come adiuvanti cellulari per lo
sviluppo di nuovi vaccini terapeutici ad elevata capacità di indurre risposte immuni protettive. I
farmaci di questo tipo, ossia cellule prelevate dal paziente e opportunamente “istruite” in vitro e poi
reinfuse al fine di indurre una risposta immune contro la malattia (tumore o infezione)
rappresentano esempi di quelle che vengono definite terapie “personalizzate” e meritano oggi una
particolare attenzione per la loro potenziale ricaduta sulla salute pubblica. Il crescente interesse
verso questi farmaci così promettenti, unitamente alla scarsità di studi clinici “proof of concept”
sull’uomo, ha acceso di recente un dibattito, sia a livello nazionale che in ambito europeo, sulla
cogenza di trasferire i risultati conseguiti in laboratorio al letto del paziente, cioè accelerare quel
processo di traduzione della ricerca di base e preclinica in nuove sperimentazioni cliniche. Ciò ha
dato un nuovo impulso alle attività del reparto, che negli ultimi anni ha avviato progetti
maggiormente orientati verso la ricerca traslazionale. Uno di questi progetti è il progetto FaBioCell
(Farmaci Biologici Cellulari), nato con l’idea di attivare un laboratorio-officina dedicata alla
produzione di farmaci biologici e cellulari in conformità alla normativa vigente, per sperimentazioni
cliniche innovative di immunoterapia dei tumori e di malattie infettive croniche gravi. Esempi di
farmaci cellulari che FaBioCell è in grado di produrre sono a) cellule dendritiche generate in vitro
da cellule del sangue e “caricate” con antigeni tumorali o virali (vaccini antitumorali o antivirali per
immunoterapia attiva), o b) linfociti reattivi contro tumori o cellule cronicamente infette
(immunoterapia adottiva o passiva). I migliori candidati alla cura con tali farmaci cellulari sono
alcuni tipi di tumori, caratterizzati da antigeni tumorali definiti (ad esempio il melanoma e il
carcinoma del colon-retto e della prostata), ma anche alcune malattie infettive croniche gravi.
Gli obiettivi principali di FaBioCell sono sia di permettere il trasferimento alla sperimentazione
clinica di risultati particolarmente promettenti di ricerche condotte in ISS così come in altri centri di
ricerca italiani, sia di promuovere la ricerca clinica italiana nel settore delle bioterapie dei tumori. Il
progetto FaBioCell così come le altre attività del reparto si collocano nell’ambito dei grandi progetti
europei per la costruzione delle infrastrutture dedicate alla ricerca traslazionale (EATRIS, ECRIN,
Biobanche), a cui l’Istituto partecipa in qualità di coordinatore per l’Italia, con un particolare
contributo del personale del reparto di Immunoterapia sperimentale.
Personale a Tempo indeterminato:
BORGHI PAOLA, CARLEI DAVIDE, D’AGOSTINO GIUSEPPINA, DI PUCCHIO
TIZIANA, D’URSO MARIA TERESA, FERRANTINI MARIA, GABRIELE LUCIA,
LAPENTA CATERINA, MATTEI FABRIZIO, MARIANI ALESSANDRA, PACCA ANNA
MARIA, ROMAGNOLI GIULIA, ROZERA CARMELA, RIZZA PAOLA, SANTINI
STEFANO MARIA, SANTODONATO LAURA, SPADA MASSIMO, VENDITTI
MASSIMO
Personale precario:
CANINI IRENE, CESOLINI ALBINO, DIAMANTI FABIOLA, DONATI SIMONA,
MACCHIA DANIELE, MONTEFIORE ENRICA, PARLATO STEFANIA, PIETRAFORTE
IMMACOLATA, ROSSI BRUNO, SCHIAVONI GIOVANNA, SPADARO FRANCESCA
VALERIO ARIANNA

Personale in formazione:BUONCERVELLO MARIA, IANNONE VALENTINA, SALERNO


DEBORA
CENTRO PER LA RICERCA E CONTROLLO DEI PRODOTTI
IMMUNOBIOLOGICI (CRIVIB)

Il Centro per la Ricerca ed il Controllo dei Prodotti Immunobiologici (CRIVIB) conta al suo interno
52 unità di personale, un terzo dei quali sono precari (15/52). I precari del CRIVIB svolgono nel
settore istituzionale una serie di attività fondamentali per lo svolgimento della missione del Centro,
sono inquadrati nel sistema di Assicurazione della Qualità del Centro e hanno tutti gli obblighi di
riservatezza, confidenzialità e dichiarazione dei conflitti di interesse propri del personale a tempo
indeterminato.

LE TIPOLOGIE DI CONTRATTO DEI PRECARI DEL CRIVIB

Dei 15 precari del CRIVIB 5 sono Tempo Determinato, 8 Co.Co.Co e 2 borsisti

DA QUANTO TEMPO SONO PRECARI

L’anzianità di servizio media di un Tempo Determinato corrisponde a 10 anni


L’anzianità di servizio media di un Co.Co.Co. corrisponde a 9 anni

DI COSA SI OCCUPANO

Come già accennato i precari del CRIVIB svolgono nel settore istituzionale una serie di attività
fondamentali per lo svolgimento della missione del Centro che include:
• Svolgimento di attività di ricerca specifiche e finalizzate nel settore del controllo, valutazione e
standardizzazione dei farmaci biologici quali sieri, vaccini, allergeni, citochine, anticorpi
monoclonali, immunoglobuline, medicinali prodotti sia mediante procedimenti classici che
utilizzando approcci biotecnologici; con particolare attenzione allo sviluppo di tecniche o modelli
per valutarne qualità, efficacia e sicurezza;
• Esecuzione, in conformità con le normative nazionali e comunitarie vigenti, dei controlli su ogni
singolo lotto, destinato alla commercializzazione, di prodotti medicinali biologici quali vaccini,
immunoglobuline e pool di plasma ed emissione dei relativi certificati di Batch release;
• Svolgimento di attività di ricerca finalizzata al controllo di nuovi prodotti biologici/biotecnologici,
con particolare riferimento ai prodotti immunobiologici;
• Valutazione e studio delle reazioni avverse ai vaccini, agli emoderivati e ad altri farmaci
immunobiologici;
• Esecuzione del controllo dei farmaci biologici nell’ambito della sorveglianza post marketing;
• Gestione delle attività ispettive alle officine farmaceutiche in base a quanto previsto dagli accordi
con l’Agenzia Italiana per il Farmaco (AIFA);
• Partecipazione alle attività di organismi nazionali, in particolare Ministero della Salute (AIFA,
CCM) e internazionali (EMEA, EDQM -Farmacopea, OMCL Network- OMS, CDC, EISS)
nell’ambito di programmi di valutazione e ricerca di competenza del centro;
• Partecipazione e/o gestione di studi nazionali e internazionali di standardizzazione di metodi,
reagenti e di preparazione di standard, nonché di test di proficiency e controlli di qualità esterni
afferenti alle problematiche di interesse del Centro;
• Gestione di banche di dati relative alle attività di controllo, ricerca e sorveglianza condotte dal
Centro.
Risulta evidente quindi l’importanza del lavoro svolto dal personale precario e, di
conseguenza, come la mancanza di tale personale non solo inficerebbe gravemente la qualità
del lavoro, ma talvolta renderebbe addirittura impossibile la realizzazione delle diverse
attività.
DIPARTIMENTO DI TECNOLOGIE E SALUTE (TESA)

Attività di ricerca e sperimentazione Sviluppo di nuove tecnologie e di nuovi approcci


metodologici e loro applicazione per il progresso delle conoscenze in diversi settori della ricerca
biomedica e per il miglioramento dei processi diagnostici e terapeutici mediante ricerche finalizzate
alla:
• Diagnosi e terapia di patologie di rilevante interesse per la sanità pubblica
• Innovazione tecnologica del Servizio Sanitario Nazionale Protezione e
preservazione della salute del cittadino negli ambienti di vita, mediante procedure di alto valore
scientifico e tecnologico, dai rischi derivanti da: (i) uso della tecnologia e/o che si avvalgono di
metodi di indagine propri delle discipline fisiche e ingegneristiche (ii) fenomeni naturali o da
interventi dell’uomo, con particolare attenzione alle radiazioni ionizzanti e non ionizzanti.
Attività di controllo e consulenza
• Coordinamento di Piani e Progetti Nazionali di comunicazione e prevenzione dei rischi
connessi all’esposizione della popolazione alle radiazioni
• Gestione efficiente e sicura delle tecnologie nell’ambito del sistema sanitario
• Uso appropriato della tecnologia: technology assessment, linee guida e vigilanza del mercato
• Certificazione CE dei dispositivi medici
• Consulenza ai Ministeri, alle Regioni, alle Aziende Sanitarie ed agli Enti Normatori Tecnici
• Consulenza alla Commissione Europea e ad altri Organismi Internazionali
• Corsi di formazione per operatori sanitari, utilizzando anche metodologie di e-learning
Attività di promozione
L’Iss è l’unico ente pubblico italiano accreditato per certificare l’immissione in commercio di
dispositivi medici, come i dispositivi impiantabili attivi e non (pacemaker, defibrillatori
impiantabili, valvole cardiache, anelli per annuloplastica, stent coronarici con farmaco, protesi
d'anca, protesi vascolari, ecc.). Il Dipartimento TESA svolge nell’ambito dell’Organismo Notificato
(ON-0373) la certificazione dei Dispositivi Medici (DM) più critici. Attualmente il Dipartimento
dispone di cinque laboratori attrezzati per le verifiche sperimentali richieste dalle normative
specifiche relative ai DM di classe di rischio più alta, ad alto contenuto tecnologico. L’attività di
certificazione mediamente fornisce all’ISS un introito superiore ai 250.000 € annui, con massimo
di 400.000 € nel 2006.
Attività di formazione multidisciplinare degli operatori del Servizio Sanitario Nazionale nel
settore delle scienze radiologiche, della fisica medica e della patologia ultrastrutturale per fornire
metodologie di lavoro che assicurino la qualità e l'efficienza per le nuove tecnologie biomediche.
Proposta di nuove attività
Il Dipartimento ha avviato da circa un anno un processo di individuazione di linee di sviluppo che
possano massimizzare le sinergie tra i diversi reparti. La prima fase di questo processo ha avuto
come obiettivo la individuazione di aree di ricerca di potenziale maggiore sviluppo nei prossimi
anni. Il metodo è stato l’esame dei nuovi temi di ricerca attivati da istituzioni con qualche analogia
con il nostro Istituto, o di maggiore incremento di presenza nella letteratura scientifica e nei bandi
di ricerca internazionali. Al termine di detta prima fase sono state selezionate per ulteriori
approfondimenti le seguenti cinque aree di ricerca: Computational & Systems biology;
Nanotecnologia/nanomedicina; Medical imaging; Ingegneria dei tessuti e medicina rigenerativa;
Robotica . Il Dipartimento è inoltre fortemente impegnato nell’attività del gruppo TISNA, (Terapie
Innovative e Sostanze Naturali) recentemente costituito in ISS.
DIPARTIMENTO DI SANITÀ PUBBLICA VETERINARIA E SICUREZZA ALIMENTARE
Al Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare, istituito nel Dicembre
2007, afferiscono le competenze precedentemente ripartite tra il Dipartimento di Sanità Alimentare
e Animale e il Centro Nazionale per la Qualità degli Alimenti e per i Rischi Alimentari. Il
Dipartimento articola le sue competenze in tre aree tematiche: sanità pubblica veterinaria, sicurezza
alimentare e nutrizione ed ha come missione principale la tutela e la promozione della salute e del
benessere della popolazione attraverso lo sviluppo di conoscenze, strumenti e strategie mirati alla
sicurezza e qualità delle produzioni agroalimentari, alla prevenzione delle patologie associate
all’alimentazione e alla promozione della salute e del benessere animale, per ciò che attiene a tutte
le problematiche attinenti alla sanità pubblica veterinaria.
I numeri del Dipartimento:
percentuale di personale precario: 35%
Tipologia:
personale a tempo indeterminato 118
personale a tempo determinato 34 (di cui 21 su fondi dei progetti)
personale co.co.co 20
personale con borsa di studio 18 (8 dottorandi)
tesisti 19

Il personale del DSPVSA si è riunito in assemblea per discutere le conseguenze di provvedimenti di


legge previsti incluse le ricadute che tali provvedimenti comporterebbero per l’attività scientifica di
ricerca e per il servizio svolto dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) a favore della collettività. Il
personale del DSPVSA ha proclamato lo stato di mobilitazione prevedendo di portare avanti azioni
di protesta rivolte all’interno dell’ISS, per incoraggiare un’iniziativa comune, e all’esterno per
sensibilizzare l’opinione pubblica. Il personale del DSPVSA ha anche deciso di condividere
l’esperienza del “Diario di Desistenza e Protesta” redatto dai colleghi del CNESPS.
La redazione del DIARIO ha avuto come scopo quello di descrivere e diffondere le iniziative di
protesta e di rinuncia che ha intrapreso per mettere in rilievo i molteplici compiti di ricerca e di
Sanità Pubblica svolti da tutti i lavoratori, sia a tempo indeterminato che precari, compiti che
subirebbero inevitabili ritardi o arresti qualora si dovesse rinunciare in futuro al loro contributo
professionale.
VIVERE PRECARIAMENTE

Sono una precaria della ricerca, una delle tante, ed ho recentemente compiuto il mio decimo anno
da precaria. Ho svolto il mio lavoro sempre con grande passione e determinazione e, credo, con una
professionalità crescente nel tempo. Nell’Istituto Superiore di Sanità, dove svolgo la mia attività e
dove i precari sono circa 800, rappresentati non solo da ricercatori ma anche da altre professionalità
di servizio alla ricerca, si fa ricerca di base ma anche ricerca di servizio a diversi enti pubblici,
soprattutto quelli afferenti al Sistema Sanitario Nazionale. Mi è capitato di lavorare al servizio di
Comuni, ASL, Regioni, Ministeri e, non di rado, di contribuire a rispondere ad interrogazioni
parlamentari. Di fronte a situazioni di emergenza complessa, legate a problemi di inquinamento
ambientale e alle possibili conseguenze di ordine sanitario, sono stata chiamata in causa, insieme ai
colleghi del mio Reparto, per fornire consulenze, pareri, progettare ed eseguire ricerche, fornire
indicazioni alle popolazioni e ai loro amministratori. Ho svolto la mia attività di ricerca per 8 anni
come co.co.co. ed ultimamente con contratti a tempo determinato. Nonostante la mia esperienza
precedente, ho dovuto partecipare ad una selezione pubblica, vincendola, per iniziare il mio primo
contratto di un anno come dipendente a tempo determinato (TD) su un progetto che avevo
contribuito a produrre e a far finanziare. Poi il contratto è stato rinnovato su altri fondi, legati a
progetti sovvenzionati grazie anche al mio contributo. Faccio presente che le attività svolte con
contratto a TD sono state del tutto simili a quelle svolte con contratti co.co.co., abbinando la ricerca
vera e propria con attività di tipo istituzionale. Dopo dieci anni è tempo di consuntivi e, mi sono
detta più volte, è il caso di provare ad andare fuori, all’estero. A 40 anni, con una famiglia avviata e
due bambini in età scolare, non è una decisione facile, ma forse sarò costretta a questo passo dai
provvedimenti governativi previsti per il prossimo futuro, da quel governo che proprio nei giorni
scorsi mi ha convocato per risolvere scottanti questioni ambientali. Non sarebbe il caso di sanare le
situazioni accumulate (e non governate) negli anni e poi decidere nuove impostazioni? Non sarebbe
il caso di assumere qualcuno con così lunga e qualificata esperienza? Veramente si ritiene che i
concorsi siano la modalità migliore per selezionare ricercatori qualificati? Undici anni di scrupoloso
lavoro, decine di pubblicazioni su riviste indicizzate, parerei a Ministeri, Regioni, Comuni, Enti del
Servizio Sanitario Nazionale, Magistratura, qualità di lavoro quotidiano testimoniata dai diretti
dirigenti di ricerca, non sono sufficienti per un’assunzione? No! Meglio contrarre le spese.
Qualcuno si domanderà se gli 8 anni di co.co.co. possano valere nel computo della mia anzianità
lavorativa. Quelli non valgono niente ai fini di un’eventuale assunzione, non solo ero precaria ma
ero anche invisibile (a chi non vuol vedere la realtà prima di prendere dei provvedimenti). Ben
visibili, invece, siamo noi precarie e precari della ricerca, quando serviamo a risolvere i problemi
della politica che, avendo bisogno di tecnici qualificati, si rivolge ai suoi ricercatori, allora tanto
cari, tanto preziosi. Probabilmente è di fronte ad una nuova urgenza o necessità, che si renderanno
conto della nostra assenza.
N.N. Precaria

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