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Strategie d'intervento

Teorie psicodinamiche
Bettelheim
Bettelheim part dall'ipotesi che i bambini con autismo non avessero tratto
giovamenti dagli interventi terapeutici fino ad allora portati avanti poich
venivano percepiti nei seguenti termini: "Tutti vogliono farmi uscire dal mio
mondo e farmi entrare nel loro!". Da questa considerazione nasce secondo
l'autore la necessit di istituzionalizzare i pazienti affetti da autismo, cos da
allontanarli dai genitori (cui era consigliata una psicoterapia) considerati causa
del disturbo stesso.
Per un efficace trattamento della Sindrome autistica, fu lo stesso Bettelheim
a fondare un'apposita struttura residenziale: la Scuola Ortogenica, nella quale
figure di riferimento stabili seguivano individualmente i pazienti, adempiendo
alle funzioni materne, nel tentativo di entrare nella realt annichilente
dell'autismo lasciando da parte quella propria abituale.
Il fine di permettere al bambino di riprendere il cammino di crescita da dove
si era bloccato, lasciando che arrivi dapprima ad esprimere la propria ostilit
verso il mondo cos da superare la fase schizo-paranoide e avere quindi
accesso a quella depressiva, nella quale potr infine utilizzare il linguaggio,
grazie ai processi di simbolizzazione e alle riflessioni sul mondo e le proprie
azioni in esso.
Gli operatori devono a loro volta intraprendere un cammino che li porti a
riappropriarsi di quegli "inferni" celati in zone protette della psiche cos da
entrare in sintonia con la realt "infernale" dell'autismo.
Mahler
La differenza pi importante rispetto al modello proposto da Bettelheim
consiste nell'aver previsto la presenza della madre insieme al bambino e al
terapeuta, soprattutto per quanto riguarda i casi di psicosi simbiotica. La
durata delle sedute di circa 2 o 3 ore, che vedono madre e terapeuta
affiancati nel trattamento del bambino, con l'obiettivo di evitare il ritiro in una
psicosi autistica difensiva, permettendo al piccolo paziente di "rivivere con un
sostituto di madre un rapporto esclusivo simbiotico-parassitico, pi gratificante,
anche se regressivo. Questo rapporto deve essere liberamente messo a
disposizione del bambino e diventare per lui una difesa nel periodo in cui deve
uscire dal circolo vizioso del suo deformato rapporto con la madre". Per questo
motivo l'autrice propone un modello di terapia che tenga unita la diade madrebambino.
Secondo Mahler, infatti, tenendo presente la sua distinzione in psicosi
autistiche primarie e psicosi simbiotiche, possibile stabilire nel trattamento di
bambini con psicosi infantile, alcuni obiettivi, di cui il pi importante risulta
essere il coinvolgimento del piccolo paziente in "un'esperienza simbiotica
correttiva" che possa permettergli il raggiungimento di un pi alto grado di
rapporto con l'oggetto.
Il compito del terapeuta quello di fornire nel corso dell'analisi (che richiede
un tempo abbastanza lungo) un "Io ausiliario" cui il bambino con autismo possa
appoggiarsi per poter ripercorrere tutte le tappe dello sviluppo (presimbiotica,
simbiotica e di separazione-individuazione).
Altro obiettivo del terapeuta cercare di far riappropriare il bambino di quelle
funzioni dell'Io preposte alla protezione da un'eccessiva stimolazione esterna e

da stimoli interni minacciosi, poich egli si troverebbe in uno stato di panico e


angoscia dovuto alla paura di perdere i propri confini o di non poter contenere
la propria aggressivit. "Il terapeuta dovr porre dei limiti al bambino,
soprattutto ai suoi impulsi aggressivi ed autodistruttivi, per es. intervenendo ed
aiutandolo nell'organizzare meglio un gioco che tende ad essere frammentario
e incomprensibile. Pu inoltre svolgere, con il bambino una funzione
pedagogica".
L'autrice sconsiglia un approccio diretto, specie se corporeo, ricordando le
forti reazioni di panico che molti bambini con autismo mostrano davanti a
tentativi di rompere il loro isolamento. Pi utili allo scopo sarebbero invece
l'impiego della musica e di stimolazioni piacevoli con oggetti inanimati degli
organi di senso.
Mahler propone per il bambino con autismo una terapia individuale (seppure
con le particolarit descritte pi sopra), pi adatta a favorire l'instaurarsi di
quel rapporto simbiotico su cui poi si potranno basare i successivi interventi
pedagogici.
Per i bambini primariamente simbiotici l'autrice non ritiene necessario questo
passo, poich sar sufficiente che nel paziente scompaiano le reazioni di
panico, e che egli sia in grado di "instaurare rapporti diversificati che
sostituiscano lo stato di fusione con la madre", perch gli interventi pedagogici
possano essere efficaci.
Altri interventi
Come osservato da Manzano e Palacio Espasa, l'intervento della Mahler
appare maggiormente incentrato su un'esperienza emozionale correttiva,
piuttosto che sull'analisi del transfert.
Su quest'ultimo aspetto si basano invece Tustin e gli autori kleiniani in
generale.

Teorie organiciste (farmacologiche)


Data l'attuale impossibilit di un'efficace prevenzione primaria dell'autismo in
quanto cause e processi eziologici restano sconosciuti, i molteplici trattamenti
esistenti si rivolgono tutti a livello di prevenzione secondaria e terziaria, col fine
di evitare ulteriori aggravamenti o per migliorare la qualit della vita, anche se
nessuno di essi, a causa della difficolt nell'individuazione di un substrato
organico comune ad ogni caso di autismo, raggiunge risultati globali.
Interventi farmacologici
Gli interventi farmacologici sono volti alla riduzione o all'estinzione di alcuni
comportamenti problematici (stereotipie, autoaggressivit, ecc.), come
mostrato nella Tabella 1 riportata qui sotto. Vinai ribadisce l'importanza di
utilizzare i minimi dosaggi efficaci per cercare di contenere il pi possibile
l'insorgenza di effetti collaterali indesiderati a livello sia fisiologico che
comportamentale (apatia, irritabilit, ritardo cognitivo, ecc.). Nei casi (non
infrequenti) in cui ci si verifica, sar da prendere in considerazione con la
massima attenzione il rapporto danni-benefici.
L'autrice raggruppa i singoli farmaci secondo i loro effetti su diverse aree
sintomatiche.
Diete
Si rivelano utili nei casi di alcune disfunzioni metaboliche o allergie, sia

accertate che ipotizzate, come nel caso dell'intolleranza al glutine.


Un intervento dietetico preciso di fondamentale importanza, a condizione
che sia attuato nelle primissime settimane di vita, nei casi di fenilchetonuria
(PKU), in quanto in grado di evitare il successivo manifestarsi di ritardo
mentale e, talora, di autismo, che pu essere associato alla Sindrome.
Terapia Doman-Delacato
Nel 1974 Delacato ipotizz che alla base dell'autismo vi fosse una lesione
cerebrale a causa della quale la soglia di uno o pi canali sensoriali potrebbe
essere o eccessivamente alta (ipofunzionamento) o eccessivamente bassa
(iperfunzionamento), oppure il canale percettivo stesso sarebbe costantemente
attivo, non permettendo di discernere gli stimoli esterni con la produzione di
una sorta di "rumore bianco".
L'idea su cui si fonda l'intervento, che non solo rivolto a persone con
autismo, ma anche a quelle con lesione o sospetto danno organico del SNC,
che sia possibile ottimizzare la funzionalit del cervello attraverso un'adeguata
stimolazione che ne prevenga ulteriori danneggiamenti.
L'intervento incentrato sulla madre perch lei, dopo un esame degli
apparati sensoriali, a stimolare a lungo e sistematicamente durante la giornata,
i canali nei quali si sono riscontrate anomalie e a far compiere passivamente al
bambino quei movimenti che dovrebbe essere in grado di compiere da solo.
La mancanza di dati sperimentali a favore di questo metodo un elemento
che viene contestato da Jacobson.

Auditory Integration Therapy (AIT)


Basandosi sull'idea che nell'autismo possa esservi un'anormale sensibilit ad
alcune frequenze sonore, l'intervento volto a ridurre l'intolleranza ad alcuni
suoni, cos da ottenere anche la riduzione di altri sintomi. Le due tecniche pi
utilizzate sono il metodo Tomatis e il metodo Berrard.

Visual therapy
fondata sull'ipotesi che alcuni comportamenti delle persone con autismo
possano derivare da percezioni carenti o distorte in relazione a dl alcune
disfunzioni osservate a carico del sistema visivo.
La Visual Therapy si ripropone di ripercorrere gli stadi di sviluppo di tale
sistema in modo da riaddestrare la vista, poich non sarebbe possibile trattare i
disturbi in quest'area semplicemente impiegando lenti ottiche.
I comportamenti problematici nelle aree della socializzazione e
dell'apprendimento possono perci essere spiegati come strategie
dell'individuo per adattarsi ai disturbi: ad un miglioramento della percezione
visiva pu quindi corrispondere un miglioramento anche nelle aree dello
sviluppo appena citate.

Teorie sistemico-relazionali
L'approccio sistemico-relazionale volto ad ottenere una comunicazione
chiara e consapevole tra tutti i componenti della famiglia, paziente compreso.
sul nucleo familiare quindi che incentrato l'intervento che si propone un
cambiamento strutturale del sistema.
Contemporaneamente si effettua sulla coppia genitoriale un intervento volto

alla risoluzione dei conflitti, mentre si lavora sul bambino per il miglioramento
della relazione con la madre.
In questo contesto l'holding assume una funzione importante, in quanto
attraverso il contatto fisico diretto ed esclusivo consente il consolidamento del
rapporto sul piano comunicativo, senza interferenze da parte del padre, cos da
interrompere il rapporto circolare triadico.
Momento centrale della terapia la ridefinizione da parte del terapeuta del
paziente designato come "attore del gioco familiare", con la sua intenzionalit.
Spesso a ci seguono resistenze da parte dei genitori, che potevano costruire i
loro giochi relazionali basandosi sulla definizione di "bambino malato e
passivo".
Da questo punto in poi le sedute proseguono con la presenza dei soli genitori,
che sono impegnati a comprendere la relazione tra il disturbo del bambino e lo
"stallo" del loro rapporto di coppia.
a questo punto della terapia con la coppia che, secondo la Sorrentino,
diviene opportuno offrire al bambino interventi riabilitativi individualizzati, sia
sul versante dell'apprendimento, sia su quello delle competenze sociali.
L'armonizzazione di questi interventi riabilitativi rivolti al bambino, con la
terapia della coppia genitoriale, un presupposto indispensabile per giungere
ad un miglioramento della sintomatologia e, in alcuni casi, alla guarigione".
Altri autori, come Cancrini, Quinzi e Dentale, hanno proposto modelli di
terapie familiari alternativi, basati su tecniche impiegate nella terapia familiare
strutturale e in quella strategica.

Teorie cognitivo-comportamentali
L'efficacia sui comportamenti problematici di questi interventi tanto
maggiore quanto pi precoce l'et in cui vengono attuati.
All'interno di uno specifico assessment costruito in base alla situazione, si ha
la possibilit di scegliere all'interno di un gruppo di tecniche volte
all'acquisizione o all'incremento di comportamenti adattivi, basate sull'uso di
rinforzatori somministrati immediatamente dopo la comparsa dei
comportamenti desiderati, cos da aumentarne la frequenza.
Di questo gruppo fanno parte: a) il concatenamento, grazie al quale la
risposta desiderata compare gradualmente perch ricompensata con stimoli
rinforzatori; b) il modellaggio, ossia un rinforzo sistematico dei
comportamenti che sempre pi somigliano a quello meta a partire da uno
iniziale selezionato perch gi osservato nel repertorio del paziente; c) il
modellamento, cio l'apprendimento da un modello per imitazione; d) il
prompting, mediante il quale il raggiungimento del comportamento meta
avviene con l'impiego di suggerimenti fisici gestuali e visivi.
Un secondo gruppo di tecniche invece finalizzato al decremento dei
comportamenti inadeguati, e si avvale del rinforzo differenziale di altri
comportamenti. Esso composto da: a) estinzione, ottenuta non prestando
attenzione al comportamento inadeguato; b) saziazione, cio una
somministrazione volutamente eccessiva del rinforzatore; c) pratica
negativa, che prevede la ripetizione per un numero troppo grande di volte del
comportamento indesiderato; d) procedure aversive, come il
mascheramento visivo, il time-out e l'ipercorrezione.

Programma TEACCH
Gli strumenti appena descritti sono tutti utilizzati nel TEACCH di Shopler,
composto da tremila attivit educative divise per livelli di sviluppo in dieci aree
funzionali.
necessario per, nella scelta delle attivit, individualizzare il programma in
base a quattro criteri che lo possano cos rendere specifico per la singola
persona e veramente efficace.
Per modello di interazione gli intendono la contestualizzazione dell'intervento
all'interno del sistema di relazioni di cui fa parte il bambino in modo da poterne
meglio cogliere bisogni e potenziale di apprendimento.
Col concetto di prospettiva di sviluppo s'intende ribadire l'importanza della
definizione delle aree in cui il bambino manifesta buone capacit e quelle in cui
esse sono carenti, cos che l'intervento possa essere coerente con il livello di
sviluppo del bambino nelle diverse aree.
Il terzo criterio, relativismo del comportamento, si riferisce alle difficolt dei
bambini affetti da Disturbo Generalizzato dello Sviluppo, di estendere la
risposta comportamentale a contesti diversi da quello in cui stata appresa.
La gerarchia di addestramento permette di ordinare gli obiettivi particolari da
raggiungere col trattamento secondo una scala di urgenza crescente che vede
come interventi immediati quelli volti a modificare in senso positivo i
comportamenti che mettono a rischio la vita del bambino, per poi strutturare il
programma in vista dell'adattamento al contesto familiare, quindi a quello
scolastico e infine a quello extrascolastico.
L'approccio comportamentale si pone l'obiettivo di mantenere e generalizzare
gli apprendimenti di chi affetto da autismo, estendendoli ai diversi contesti
nei quali la persona normalmente vive, cercando di fare in modo che le diverse
figure rappresentative pongano richieste di prestazione fra loro congruenti.
questo il motivo per cui "la conduzione del programma affidata a genitori
e insegnanti, che condividono le stesse strategie ed operano in stretta
collaborazione. Medici e psicologi orientano l'intervento di genitori e insegnanti,
tenendo conto del livello di sviluppo raggiunto dal bambino, del suo contesto di
vita quotidiano e delle propensioni del bambino".
Una parte importante del programma rappresentato dalla valutazione, che
avviene attraverso tre modalit diverse: 1) la prima che prevede l'uso test
intellettivi e scale standardizzate, riguarda la valutazione dello sviluppo; 2) la
seconda modalit quella dell'osservazione dei modelli di comportamento del
bambino; 3) la terza rappresentata dalla raccolta di informazioni fatta nei
colloqui con i genitori, in cui vengono anche individuate le loro aspettative nei
confronti del bambino e i problemi principali che essi si trovano ad affrontare.
La valutazione dello sviluppo si avvale di uno strumento specifico chiamato
Profilo Psicoeducativo (P.E.P.): il P.E.P. consente di determinare lo sviluppo del
bambino nelle aree dell'imitazione, della percezione, delle abilit motorie,
dell'integrazione oculo-manuale, e delle capacit cognitive.
Le aspettative e gli obiettivi che ci si attende di raggiungere, per ogni
bambino, vengono distinte in : 1) aspettative a lungo termine, 2) aspettative
intermedie tra 3 mesi ed un anno, e 3) gli obiettivi educativi immediati. Un
appropriato intervento dovr prevedere un coordinamento tra i tre livelli.
L'intervento dovrebbe inoltre sviluppare per prime quelle capacit che sono
implicite in altre; se, per esempio, il bambino non ha sviluppato la capacit di
imitazione, bisogna sviluppare prima questa, prima di procedere alla
stimolazione del linguaggio.
La procedura fin qui descritta finalizzata alla definizione delle mete

educative; il passaggio successivo quello di formulare, a partire dalle mete


educative, degli obiettivi educativi specifici. Ciascun obiettivo educativo
specifico viene poi tradotto in attivit didattiche, costruite tenendo conto di
tutte le variabili citate in precedenza, sia individuali che contestuali. Accanto ad
attivit didattiche specifiche previsto l'utilizzo di tecniche di modificazione del
comportamento, soprattutto per quanto riguarda la gestione dei
comportamenti problema.
Uno dei princpi fondamentali dell'intervento quello per cui l'acquisizione di
abilit da parte del bambino autistico richiede un adattamento e una
modificazione dell'ambiente di vita del bambino, sia familiare, sia scolastico.
importante, in particolare, che l'ambiente di apprendimento sia strutturato e
prevedibile e che le attivit che gli vengono proposte siano precise e,
soprattutto per i bambini che non parlano, comprensibili al di l delle
indicazioni verbali. La strutturazione deve riguardare sia gli spazi sia i tempi di
lavoro; per es. possono essere utilizzate delle immagini che descrivono i vari
momenti della giornata, e al bambino viene insegnato ad associarne ciascuna
ad un preciso momento/attivit della sua giornata.
Schopler e collaboratori, forniscono molti esempi concreti di attivit
didattiche specifiche, adattate al differente livello di sviluppo a cui si trova il
singolo bambino, e relative a differenti abilit.

Teorie etologiche
Metodo etodinamico, AERC, Portage
sulla base del Metodo Etodinamico che parte dall'osservazione etologica del
comportamento sia del soggetto con Disturbo Autistico che delle persone con il
quale interagisce che si fonda l'intervento denominato Terapia di Attivazione
Emotiva e Reciprocit Corporea (AERC) proposto da Michele Zappella nel
1996.
Questa metodologia si integra sempre con altre modalit educative come il
Metodo Portage, un metodo educativo di tipo comportamentale, la cui
funzione quella di dare una guida ai genitori circa le attivit pi adeguate da
proporre al bambino. Il Metodo Portage inoltre consente di valutare
periodicamente i cambiamenti del bambino nel corso della terapia. Per i
bambini che non parlano la Comunicazione Aumentativa e Alternativa pu
essere uno strumento molto importante e pu spesso integrarsi con un
approccio etodinamico: entrambi, infatti, fanno riferimento all'intelligenza
sensorio-motoria che rappresenta spesso il livello cognitivo reale di molti
bambini autistici piccoli e anche il modulo cognitivo prevalente di altri soggetti
autistici pi grandi, viste le loro difficolt simbolico-linguistiche, che in diversa
misura e forma si ritrovano in tutti questi soggetti.
Spesso Zappella propone anche una organizzazione della giornata che,
tuttavia, raramente assume le caratteristiche pi rigide proprie di altri metodi.
Per persone autistiche con abilit linguistiche e intellettive superiori si integra
con altre modalit educative.
I risultati di questo metodo cambiano a seconda delle sindromi e delle
disabilit presenti e sono migliori, in particolare, nella Sindrome dismaturativa
con tic complessi familiari a esordio precoce e nei disturbi dell'umore per la
semplice ragione che si tratta dei disturbi a probabile carattere
neurotrasmissivo nei quali la reversibilit del disturbo autistico maggiore. I
risultati sono migliori nei bambini piccoli sia perch in queste et la plasticit

del sistema nervoso maggiore sia perch in essi l'intelligenza sensori-motoria


ha una maggiore espressione.
In altri casi e fasce d'et si possono avere dei miglioramenti di vario grado a
seconda della condizione e del grado di disabilit. Il setting in cui si svolge
l'intervento costituito da una ampia stanza, dotata di specchio unidirezionale
e attrezzata per la videoregistrazione nella quale vi sia spazio sufficiente
perch il bambino si possa sentire libero di muoversi e deve essere dotato di
attrezzature quali tavolo, sedie, poltrone o divani, oltre a un certo numero di
giochi. Al genitore viene proposto di cercare di stabilire un rapporto con il figlio
e di collaborare con lui ad attivit come disegnare, costruire una torre di cubi,
guardare e denominare delle figure, e altre simili.
Il tentativo di stabilire un rapporto con il bambino viene portato avanti da un
genitore insieme a uno dei terapeuti, mentre l'altro genitore con l'altro
terapeuta assistono dietro lo specchio. Il terapeuta ha il compito di
rappresentare un relativo modello per il genitore (e non tanto, e non solo,
dando delle spiegazioni razionali) che in genere frustrato dai ripetuti
fallimenti sperimentati in passato nel tentativo di catturare la disponibilit del
figlio.
Durante le sedute il genitore sperimenta un rapporto corporeo emotivo col
figlio, nella direzione della intersoggettivit secondaria. L'obiettivo di alcuni di
questi interventi pu essere strategico e cio puntare a cambiare e migliorare
in tempi brevi il tipo di relazione genitore-figlio. Tra una seduta e l'altra
trascorrono in genere alcune settimane, durante le quali i genitori dedicano
circa un'ora al giorno ad attivit di gioco e di rapporto diretto con il bambino
analoghe a quelle fatte in seduta.
I precedenti storici di questo intervento vanno in parte ricondotti
all'introduzione dell'etologia in psichiatria infantile da parte di Tinbergen e
all'holding, una pratica terapeutica anch'essa sostenuta in particolare dai
coniugi Tinbergen. Nell'holding il bambino veniva tenuto in uno stretto rapporto
corporeo da uno dei genitori, faccia a faccia, ricercando una sintonia emotiva e
ripetendo le sue espressioni vocali che venivano poi modificate e arricchite
dall'adulto. A questo seguiva un'interazione libera, festosa e collaborativa.
Negli anni ottanta l'holding ha consentito ad alcuni bambini di perdere il
comportamento autistico e diventare degli adulti normali: per alcuni di questi si
trattava di soggetti affetti dalla Sindrome dismaturativa con tic complessi
familiari a esordio precoce. Ha permesso ad altri con evidente danno organico
di sviluppare un linguaggio verbale. Il tipo di interazione sensori-motoria che
caratterizzava quest'approccio facilitava questi progressi.
L'holding, tuttavia, schematizzava in maniera poco naturale, rigida e tra loro
separata, le forme di interazione del tipo dell'intersoggettivit primaria e
secondaria come pure gli interventi che facilitavano l'articolazione del
linguaggio. In altre parole: nella vita comune non succede mai che un bambino
venga tenuto per tempi lunghi nelle braccia del genitore in un rapporto faccia a
faccia: viceversa, il confronto di reciprocit corporea si articola di continuo con
momenti di gioco e di movimento. Per questo eccessivo schematismo l'holding
diventava inappropriamente costrittivo.
Chiariti questi aspetti e alla luce delle nuove conoscenze sulle diverse
sindromi autistiche, che negli anni ottanta erano molto minori, l'holding oggi va
considerato un metodo superato.

Altri interventi
La Therapie d'Echange et Developpement (TED)
La base di partenza della TED, sviluppata da Lelord, Sauvage e dal gruppo
di Tours, rappresentata da alcune ricerche neurofisiologiche che hanno
indagato fenomeni come l'associazione sensoriale crociata e l'acquisizione e
l'imitazione libera.
Con associazione sensoriale crociata si intende quel fenomeno che si osserva
quando vengono registrate le risposte elettroencefalografiche conseguenti ad
un suono e ad uno stimolo luminoso che segue di un secondo il suono. Ci che
si osserva che dopo alcune presentazioni di questa coppia di stimoli, il primo
(il suono) evoca una risposta nella zona visiva occipitale, quella che
solitamente attivata dallo stimolo luminoso. Perch si verifichi questa
associazione non necessaria alcuna forma di rinforzo (come per es. il cibo). Si
tratta, infatti, di un processo cognitivo che si realizza spontaneamente, e che
presente, sebbene in modo irregolare, nel bambino autistico.
Nei bambini autistici, inoltre, si osserva anche, in certe condizioni il fenomeno
dell'acquisizione libera, non condizionata da alcun rinforzo e non vincolata dalla
presenza, in sede di apprendimento, di una sequenza temporale predefinita.
Accanto alla presenza dell'acquisizione libera, si osserva anche quella di
imitazione libera: questa stata dimostrata attraverso una registrazione
elettroencefalografica fatta con bambini che guardano un filmato in cui
vengono proiettati movimenti ginnici. Si osserva che durante la percezione dei
movimenti ginnici avvengono delle modificazioni elettroencefalografiche nelle
aree motorie del soggetto, sincronizzate con i movimenti proiettati sullo
schermo. Il bambino autistico sarebbe in possesso, secondo questi autori, di
una capacit di imitazione libera, sebbene poco strutturata.
I risultati di queste ricerche mettono in evidenza una curiosit fisiologica
naturale, la tendenza biologica ad associare, comprendere e ricercare dei
significati. Il terapeuta deve organizzare il setting e le attivit da proporre al
bambino tenendo conto di queste capacit che anche il bambino autistico
possiede, seppur in misura ridotta e non strutturata.
Da queste premesse Barthelemy, Hameury e Lelord traggono i principi
ispiratori della TED, che attraversano tutte le attivit proposte al bambino, che
come abbiamo visto puntano a sviluppare le diverse funzioni psicofisiologiche.
Questi principi sono stati definiti dagli autori: la "tranquillit", la "disponibilit"
e la "reciprocit".
Con tranquillit si intende definire in particolare il setting in cui ci svolge
l'intervento. Questo , in genere, costituito da una stanza di dimensioni
limitate, spoglia, in cui sono presenti un tavolo e due sedie. Spesso presente
uno specchio unidirezionale che consente l'osservazione diretta della seduta. In
questa stanza domina la calma e non si avvertono rumori esterni disturbanti.
La principale fonte di interesse per il bambino data dal terapeuta che,
attraverso una modalit di interazione esclusiva ed attenta, gli propone
un'attivit o un gioco alla volta.
Questa organizzazione del setting ha lo scopo di favorire al massimo
l'attenzione del bambino e la sua decodifica dei messaggi, riducendo al minimo
la presenza di stimolazioni distraenti o confusive.
La disponibilit del terapeuta (secondo principio) finalizzata a facilitare
l'apertura del bambino verso il mondo esterno e a favorire la sua naturale
curiosit. I tentativi del bambino di rompere il suo isolamento sono incoraggiati
e si cerca di sviluppare la sua iniziativa spontanea; anche la pi piccola
manifestazione di attenzione da parte del bambino viene incoraggiata.

La reciprocit si esplica attraverso giochi ed attivit che comportano uno


scambio di oggetti, di gesti, di vocalizzazioni, di emozioni, ecc., tra terapeuta e
bambino. Lo scopo della reciprocit quello di stimolare la comunicazione.
Le attivit che vengono proposte al bambino sono quelle contenute nel
progetto educativo individuale, basato sull'analisi funzionale, e riguardano
l'attenzione, la percezione, l'associazione, l'intenzione, la motricit, la capacit
di contatto e la comunicazione. Il progetto terapeutico complessivo, che pu
prevedere anche cure mediche e interventi di operatori diversi, viene definito
da tutti i membri dell'quipe che hanno partecipato alla valutazione, e
concordato con la famiglia. Il coinvolgimento attivo della famiglia un'altra
delle caratteristiche fondamentali della TED.
Sono previste verifiche periodiche tra i membri dell'quipe, che si avvalgono
delle videoregistrazioni delle sedute e della valutazione fatta attraverso l'uso di
scale appositamente costruite.
L'intervento viene condotto nel contesto di un Hopital de Jour, e prevede
l'inserimento in gruppi ed attivit (come per esempio, la scuola materna)
interni alla struttura ospedaliera.
La TED viene condotta preferibilmente nel setting classico descritto sopra;
pu per svolgersi anche in altri ambiti, fatti salvi i principi generali della
tranquillit, disponibilit e reciprocit. La stanza della logopedia, quella di
psicomotricit, o in casi particolari l'acqua di una grande vasca da bagno,
possono essere altrettanti luoghi in cui la TED viene condotta.
L'intervento pu anche essere condotto con due bambini
contemporaneamente, qualora lo scopo principale sia di favorire la
socializzazione. Queste situazioni, in genere, vengono attivate dopo che stata
fatta una TED classica, con bambini che hanno ancora problemi di
socializzazione, spesso con componente aggressiva. Al bambino viene
affiancato un altro bambino con analoghe capacit, bisognoso di sviluppare la
comunicazione, ma pi calmo.
Alla TED vengono affiancati interventi con gruppi pi allargati di bambini, ma
anche in questo caso i principi ispiratori dell'intervento sono quelli visti in
precedenza . Il contesto in cui si svolge questo intervento dovr essere
rassicurante, prevedibile, con precise sequenze temporali.

Pet Therapy
Nata negli Stati Uniti, solo da pochi anni viene praticata anche in alcuni centri
del nostro Paese. Letteralmente significa terapia con animali, viene chiamata
anche terapia dolce e prevede l'utilizzo degli animali per migliorare la qualit di
vita delle persone e mira a seguire il soggetto problematico e non tanto il
problema o la malattia, in tal modo l'animale diventa il ponte invisibile tra
operatore e soggetto seguito.
La Pet Therapy si suddivide in: 1) Attivit Assistita con Animali (A.A.T.),
che risulta essere una terapia vera e propria rivolta a persone con problemi
fisici e/o psichici, da affiancare ad altre cure, dove viene precedentemente fatto
un progetto individualizzato da seguire, che prevede la scelta dell'animale
adatto in base allo scopo da raggiungere e la presenza di un'quipe
multidisciplinare che collabori a tale progetto (compresa la stesura e la verifica
del progetto stesso); 2) Attivit Assistite con Animali (A.A.A.) che mirano a
migliorare la qualit di vita delle persone in situazione di disagio, in quanto
l'animale risulta, essere un perfetto tramite per lo sviluppo delle relazioni.

La Pet Teraphy viene utilizzata anche a livello ludico (gioco), per la


socializzazione, per favorire la comunicazione e per lo sviluppo e/o
potenziamento della responsabilit e dell'autostima.
L'animale in s un "catalizzatore" sociale capace di creare situazioni
positive e rilassanti; cane, gatto, cavallo, delfino (e non solo) sono gli animali
pi conosciuti che svolgono un importante ruolo nei confronti di persone con
disabilit psicofisica.
Il cane, in particolar modo, il soggetto preferito dai seguaci della Pet
Therapy; come cane sociale per migliorare le condizioni psichiche e/o fisiche di
bambini, adulti, anziani; come cane di servizio per aumentare la mobilit delle
persone con limitazioni fisiche, come cani da passeggio per persone cieche o
sorde.
La Delfinoterapia un'attivit praticata negli Stati Uniti da oltre 15 anni, in
Italia giunta verso il 1993 e viene svolta nei mesi estivi, nei delfinari di Rimini
e Brindisi. una terapia indicata nei casi di autismo infantile, negli stati
depressivi degli adulti e per taluni disturbi psichici.
I benefici di tale attivit sono dati dal rilassamento e da un completo
benessere psico-fisico che si basa su contatti spontanei tra i delfini e le persone
che nuotano e giocano con loro.
Per tale attivit viene richiesta una buona acquaticit (e purtroppo
problematico parteciparvi perch vi sono liste di attesa lunghissime, di oltre 6
mesi).
L'Ippoterapia, detta anche Riabilitazione Equestre, destinata a coloro che
presentano disturbi neuromotori, motori sensoriali e relazionali, (e quindi
adattissima anche ai soggetti Autistici),
Il cavallo stimola il proprio "cavaliere" nell'equilibrio, nel coordinamento
motorio, nel processo Spazio-temporale. Si ha, inoltre, un forte beneficio
psicologico con conseguente aumento dell'autostima.
Gli scopi della Riabilitazione Equestre sono la conservazione degli arti sani, lo
sfruttamento dei gruppi muscolari colpiti da alterazioni invalidanti e
miglioramento della situazione statica e dinamica, ottenendo dei miglioramenti
sulle condizioni psichiche.
Elemento fondamentale di tale attivit il cavallo che mette a disposizione
una ricchezza di strumenti naturali quali il ritmo, la sua corporeit, le
sensazioni. provocate dal suo movimento, non statiche ma in continuo
mutamento, che scatenano delle reazioni in chi ci sta sopra risvegliando in loro
capacit che in altro modo difficilmente avrebbero potuto sperimentare, data la
particolarit dello "strumento" utilizzato.
Gli animali in quest'ottica, diventano co-terapeuti, diventano il mezzo per
raggiungere lo scopo. L'animale prima d tutto offre la possibilit di stabilire una
relazione, non fa domande, accetta incondizionatamente chi ha di fronte
qualsiasi sia la sua patologia o problematica sociale.
In questo senso l'amicizia che si stabilisce con un'animale non solo terapia,
ma anche prevenzione e protezione dell'equilibrio psico-fisico dell'individuo.
Molto importante l'elemento ludico, il bambino in particolar modo
attraverso il gioco raggiunge risultati difficilmente ottenibili con attivit imposte
prettamente terapeutiche e/o riabilitative. Agli animali si pu insegnare, dagli
animali si pu imparare.

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