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Scuola Normale Superiore

OSSERVAZIONI SUL COSIDDETTO TACCUINO SENESE DI BALDASSARRE PERUZZI


Author(s): MIRCEA TOCA
Source: Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Classe di Lettere e Filosofia, Serie III,
Vol. 1, No. 1 (1971), pp. 161-179
Published by: Scuola Normale Superiore
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/24301623
Accessed: 10-08-2016 21:00 UTC
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OSSERVAZIONI SUL COSIDDETTO


TACCUINO SENESE DI BALDASSARRE PERUZZI

Una nuova ricerca sul cosiddetto Taccuino senese di Bal

dassarre Peruzzi (Biblioteca Comunale di Siena, codice S


IV 7) si giustifica col tentativo di una analisi pi aderente

al testo. Sebbene non pubblicato mai interamente, il Tac


cuino stato gi esaminato da diversi studiosi. Il primo
ad occuparsene, l'abate Guglielmo della Valle \ in base ad
una presentazione trovata sul foglio 35 r ( fu di me Balda
sere Perucio ), e della quale parleremo in seguito, attribu
l'intero Taccuino al Peruzzi. Gi nel 1824, in una opera ri
masta per inedita, lo studioso senese Ettore Romagnoli scri
ve che una sua ricerca sul codicetto lo port alla conclu
sione che in esso vi sono pure disegni probabilmente del

figlio del Peruzzi, nei quali non vi il buono di quelli, che

sono propriamente di Baldassarre 2. Nel 1884 Heinrich von


Geymiiller3, facendo riferimento a sei disegni certamente pe
ruzziani, acquistati a Vienna e poi successivamente perduti,
ravvis nei fogli senesi una copia di un ignoto. Weese4, in

un'appendice al suo studio sul contributo di Baldassarre Pe


ruzzi alla decorazione della Farnesina, ritorna all'idea della
autenticit del Taccuino; della stessa opinione anche Gae

tano Milanesi5. La pi accurata ricerca dovuta a Hermann


' G. Della Valle, Lettere senesi sopra le belle arti, Roma 1786, III, 199.
2 E. Romagnoli, Biografia degli artisti senesi, ms., Siena, Biblioteca Comu
nale, LXI-6, VI, 275.
3 H. von Geymuller, Raffaello studiato come architetto, Milano 1884, 35.
' A. Weese, Das Skizzenbuch Baldassarre Peruzzis, nel volume Baldassarre
Peruzzis Anteil an dem malerischen Acbmucke der Villa Farnesina, Leipzig 1894,

77-85.

5 Le opere di Giorgio Vasari, con nuove annotazioni e commenti di G. Mila


nesi, Firenze, 1878-1885, IV, 607, n. 2. Da qui in avanti adoperiamo per la stessa
edizione la sigla Vasari-Milanesi, seguita dall'indicazione del volume e della

pagina.

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Egger1, il quale ha messo per la prima volta in luce l'esi


stenza di disegni sicuramente posteriori a Peruzzi; di que
sto autore un catalogo (purtroppo scarsamente illustrato) di
tutti i disegni con le relative fonti iconografiche. Adolfo Ven

turi2 si dichiara d'accordo con Geymiiller ed Egger, i quali


credono giustamente che il Taccuino di Siena sia una copia

da Baldassarre Peruzzi . Negli studi invece dovuti a Guido


Pignotti3, Giuseppe Chierici4, Valerio Mariani5, Pietro Ros
si e, Elsa Gerlini7 si tenta, partendo dall' argomento del
jJella Valle, ma, nello stesso tempo, anche da un atteggia
mento eccessivamente generoso nei riguardi della qualit ar
tistica, di vedervi una insigne opera peruzziana. Guglielmo
de Angelis d'Ossat8, considerando almeno il gruppo di dise

gni di architettura come frutto del pensiero di Peruzzi, con

clude tuttavia che questi sono imbastarditi dalla trascri


zione , di un contemporaneo. Cristoph Luitpold Frommel9
in una nota dedicata al Taccuino nel suo volume consacrato

a Baldassarre Peruzzi pittore e disegnatore, si dichiara es


senzialmente d'accordo con le opinioni di Egger.
Siccome, fino ad ora, tutte le descrizioni sono state ab
bastanza sommarie, presentando soltanto parzialmente le ca
ratteristiche del Taccuino stesso (perfino Egger si occupato
poco del suo aspetto attuale), cominciamo con le conclusioni
alle quali ci ha portato una attenta osservazione.
Nella sua forma attuale, il Taccuino si presenta come
un codice cartaceo con 60 fogli, rilegato con una copertura
1 . Egger, Entwiirfe Baldassarre Peruzzis fiir dett Einzug Karl V. in Rom,
Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlung des Allerhchsten Kaiserhauses, XXIII,
1, 1902, 1 sgg.

2 A. Venturi, Storia dell'arte italiana. Architettura del Cinquecento, XI, 1,


Milano 1938, 438 sgg.
3 G. Pignotti, Il Taccuino di Baldassarre eruzzi nella Biblioteca Comunale
di Siena, Rassegna d'arte senese, XVI, 1923, 38-52.
4 G. Chierici, Baldassare Peruzzi e la chiesa di S. Domenico a Siena, Ras
segna d'arte senese, XVI, 1923, 74.
5 V. Mariani, Dal " Taccuino " di Baldassarre Peruzzi, L'Arte XVI, 1929,

256-265.

6 P. Rossi, Per Baldassarre Peruzzi, Rassegna d'arte senese, XVI, 1923, 13.
7 E. Gerlini, After Sebastiano del Piombo's Fourth Centenary. To whom
should the Monochrome Lunette in the Galatea Hall of the Farnesina, in Rome,

be attributed?, Gazette des Beaux-Arts, XXXIX, 1952, 183.

8 G. De Angeeis D'Ossat, Gli archi trionfali ideati dal Peruzzi per la ve


nuta di Carlo V, Capitolium, XVIII, 1943, 287-294.
' C. L. Frommel, Baldassarre Peruzzi als Maler und Zeichner, in Beihelf
zum romischen Jahrbuch fur Kunstgeschichte, XI, 1967-68, 151.

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TACCUINO SENESE DI BALDASSARRE PERUZZI 163

di pelle color marrone, decorata con un meandro inciso e


dorato, databile alla fine del Settecento. I fogli sono rita
gliati abbastanza regolarmente; hanno una dimensione ap
prossimativa di 21,3x28 cm. e presentano visibili segni di
utilizzazione prolungata. Sul margine interno del primo fo
glio del codice propriamente detto, si trova incollato un fo
glio diverso, contenente la presentazione del Taccuino, fatta,
al principio dell'Ottocento, dall'abate Luigi De Angelis, che si
trovava allora al servizio della Biblioteca Comunale degli In
tronati di Siena1. Il codice stato donato alla biblioteca

dal suo primo bibliotecario, Giuseppe Chiaccheri, che l'a


comprato a Roma nel 17802. lui l'autore della numera
zione dei fogli dall'I al 60, come si pu leggere sul verso del
l'ultimo foglio : G. Chiaccheri : fogli sessanta . Accanto a
questa numerazione ne esiste un'altra, pi antica, che va fino
al 69, mancando al presente i fogli 12-14, 21-23, 36, 62 e 63 s.
Per fare il Taccuino si sono adoperati fogli con una dimen
sione iniziale due volte pi grande di quella attuale (circa
42,5x56 cm.); questi poi sono stati piegati e cuciti in fasci
coli con un filo visibile ancora in qualche punto. Il deteriora
mento parziale, determinato dalla prolungata utilizzazione,
ha reso necessaria l'incollatura dei diversi fogli staccati. Que
sta incollatura stata fatta direttamente sui fogli rimasti nel
fascicolo con l'aiuto di nastri di carta bianca evidentemente

molto pi recente di quella del codice. Generalmente, questo


reinserimento dei fogli staccati segue il vecchio ordine. Anche
senza lo smembramento del quaderno (unica operazione che
ci potrebbe mostrare con esattezza la sua attuale struttura),
l'osservazione diretta mette in luce l'esistenza di cinque fa
scicoli formati dai fogli 1-10, 14-17, 20-25, 36-53 (tra i quali
sono stati ulteriormente introdotti i fogli 43-45) e 54-60. Sono

incollati agli altri, ma hanno fatto parte del codice iniziale


i fogli 11, 12, 13, 18 e 19. La carta adoperata la medesima in
tutti i fascicoli ed ha una filigrana rappresentante un'ancora

iscritta in un cerchio sul quale si trova una stella di sei

1 II testo completo di De Angelis stato pubblicato dal Pignotti, o. c.,


38 sgg. E da notare che gi il De Angelis elenca una decina di disegni che, a suo
parere, non possono essere considerati di Baldassarre Peruzzi.
2 Romagnoli, l. c., scrive che: Il taccuino di Peruzzi fu gi del Pecci poscia

del Chiaccheri .

3 Le numerazioni vanno insieme fino all'undicesimo foglio compreso.

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TOCA

punte. Nel catalogo di B


dicata negli archivi di L
vamente, nel 1536 su fogli con dimensioni quasi uguali.
La filigrana si trova sempre nella parte centrale dei fogli
cosicch attualmente divisa a met sui 28 dei 60 fogli ri
masti 2. Fanno eccezione i fogli 43-45, la carta dei quali pre
senta una diversit molto evidente. Essi non hanno filigrana,
hanno una larghezza approssimativamente uguale a quella
del quaderno ed una altezza minore (con circa 5-10 mm.). I fo
gli 43 e 44 formano un solo pezzo, messo in evidenza anche
dalla continuit del disegno sulle pagine 43 e 44 r ; a que
st'ultima pagina incollato il foglio 45 con l'aiuto di un
nastro bianco.

Una sommaria ricerca critica sul Taccuino senese porta

necessariamente alla conclusione che in esso vediamo uno

dei numerosi quaderni di schizzi sui quali si esercitavano e


dai quali traevano ispirazione gli artisti del Cinquecento. N
lo sfogliarlo si capisce che si tratta di una raccolta di dise
che non solo stata consultata per molto tempo dai dive
artisti, ma che stata anche completata da questi, arricchen
done cos il nucleo originario di disegni figurativi e di archi
tettura, per un periodo che va oltre la morte di Baldassarre
Peruzzi. Cosicch, nella forma che ci pervenuto, sono riem
piti tutti i fogli, eccetto 14 e 15 r, con disegni di argomenti
e di epoche diverse che compaiono a volte sullo stesso foglio.
Per questo motivo si possono tentare dei raggruppamenti. At
traverso un'osservazione minuta si pu arrivare ad alcune
constatazioni che i lavori pubblicati fino ad ora non conten
gono. Cos, il gruppo pi compatto di disegni, che noi chia
meremo gruppo A, si trova nella parte iniziale del Taccuino
ed rappresentato dai primi 15 fogli; questa parte sembra
aver sofferto molto nel tempo ed inoltre ha una nume
razione nuova che corrisponde a quella pi antica. Si
tratta di rappresentazioni figurative (compreso il paesaggio
del primo foglio, che non un disegno di architettura pro
priamente detto) realizzate con un inchiostro color seppia,
in uno stile che il Frommel, profondo conoscitore dell'opera
1 C. . Briquet, Les filigranes2, Leipzig 1923, 42.
2 Questi fogli sono: 1-3, 8-12, 18, 19, 21, 24, 25, 30, 31, 34-35, 38, 41,
47, 50, 51, 53, 55-58.

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TACCUINO SENESE DI BALDASSARRE PERUZZI 165

pittorica di Baldassarre Peruzzi, riconosce come molto vicino


a quello del maestro, ma che non lascia alcun dubbio sul fatto
che abbiamo a che fare con delle copie. Ma in questa prima

parte si trovano gi inseriti degli schizzi che per le loro


caratteristiche stilistiche si collegano agli altri, disposti
nella parte finale del Taccuino, Tra questi schizzi pi recenti,

il gruppo pi numeroso, B, quello contenente nella prima


parte i disegni rappresentanti teste di leoni ed elefanti, fregi
decorativi, obelischi, due statue di donne ed una colonna spi
ralata riccamente decorata, inseriti sui fogli 4 v, 6 v, 7 v, 8 v,
9 r, 10 r, 11 v, 12 e che continuano poi con i disegni che sono
copie dalla Poliphili Hypnerotomachia (29 v, 32 v, 53 v), fregi
decorativi (33 v, 36 v, 39 v, 59 v), frammenti di architettura
antica, specialmente colonne e cornici (32 v, 34 v, 37 r, 41 v,
42 r, 50 r, 60 r), statue e frammenti di rilievi decorativi ro
mani (51 r, 57 v, 60 v), obelischi e statue egiziane (31 v, 35 v,
47 v, 50 r), fasci e stendardi romani (30 v, 33 v, 39 v), studi
di animali ed uccelli (32 r, 50 r, 51 r, 55 v) ecc. In una ma
niera molto evidente, riempiendo lo spazio rimasto ancora
vuoto sui diversi fogli, questi disegni (posteriori ai gruppi
A e D) sono stati fatti con un inchiostro nero, denso, che non

permette variazioni tonali, in uno stile che potrebbe essere


descritto come rigido e corretto, riproducente in una maniera

piuttosto fredda ed esatta i motivi copiati. L'artista che ese


gue questa trascrizione grafica non ha molta ingegnosit e
perfino quando si permette di operare interventi personali
verificabili nel caso della Hypnerotomachia, dove la fonte
grafica questi non riescono ad animare la linea, che

rimane scolastica ed illustrativa.


Un inchiostro di un colore molto simile nelle sue tonalit

dense, ma che permette variazioni molto leggere quando


diluito, stato utilizzato per i disegni tracciati sui fogli 9v,
16-20, 48 r, 49, 51 r, constituendo il gruppo C rappresentante
Cristo nell'orto, la copia di un affresco cinquecentesco delle
Terme Diocleziane, un frammento di un Battesimo di Cristo
di Vittore Pisano (che esisteva a San Giovanni in Laterano),
figure del gruppo di Niobe, copie degli epitaffi di Raffaello

e Per ino del Vaga1 ed uno studio di due buoi. Gli accenti
1 Romagnoli, . c., 21 , osserva gi che l'epitaffio di Perin del Vaga non

poteva essere stato trascritto da Baldassarre. L'autore crede di poter riferire que

sta trascrizione a Sallustio Peruzzi.

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T0CA

manieristici ed il raffin
disegni di questo gener

Taddei

Zuccari,

come

posto.

La preponderanza delle immagini appartenenti al grup


po in due formazioni compatte, tanto nella prima che nel
l'ultima parte del volume, potrebbe suggerire eventualmente
che in una forma iniziale i fogli che lo compongono si tro
vassero legati insieme. Il fatto potrebbe essere confermato
anche dall'esistenza nel mezzo del quaderno di un altro grup
po unitario di disegni che riempiono pi meno esclusiva
mente i fogli che vanno dal 21 al 40 r eseguiti con un in
chiostro di colore marrone, con riflessi caldi, che a volte bru
cia la carta. Di questi disegni esclusivamente architettonici,
con prevalenza di archi trionfali per l'ingresso di Carlo V in
Roma, parleremo in seguito.
Finalmente, altri piccoli gruppi sono formati dai disegni
esistenti sui fogli 13 v, 40 v, 41, 46 r, 47, collegati stilistica
mente al gruppo C dal quale si diversificano principalmente
per la fluidit pi accentuata e perci pi sensibile dell'inchio
stro; dai disegni con soldati romani che combattono (foglio
52 v, 53 r, 54 r), riferibili ad una tematica che stata usata
da Giovambattista Naldini1; e dai disegni che contengono,
sui fogli 43-45, studi di dettagli architettonici eseguiti con la
riga in uno stile lineare, semplice, con un inchiostro il cui
colore ha la tonalit pi chiara di tutto il quaderno. Ci sono
ancora: uno schizzo sommario in matita nera di un dorso

maschile sul foglio 45 e le copie di fattura scolastica d

l'antico in sanguigna sui fogli 6 r, 42 r, 44 r, 46 v, 48 (la s


tua di una donna, un Giano bifronte, una testa di donna,

un piede maschile), aggiunti come lo mostra anche il loro


inserimento in pagina pi tardi.
Da questa descrizione del Taccuino senese risulta che pri
mi in ordine di tempo tra tutti i disegni si devono conside

rare quelli del gruppo A. Le loro qualit artistiche li stac


cano sensibilmente dagli altri. Il pi interessante rimane il
paesaggio che, sul primo foglio, rappresenta una veduta a
1 interessante notare che certi disegni di Naldini agli Uffizi sono stati fino

a poco tempo fa assegnati a Baldassarre Peruzzi. A. Forlani Tempesti, Alcuni

disegni di Giambattista Naldini, in Festschrift Ulrich Middeldorf , Berlin 1968,

294.

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TACCUINO SENESE DI BALDASSARRE PERUZZI 167

volo di uccello di un paesino ubicato sotto una roccia. L'in


tegrazione scenografica, la prospettiva insolita, l'efficacia con
la quale il giuoco delle linee sulla superficie della carta co
municano in maniera convincente e suggestiva le relazioni
spaziali esistenti tra le case e gli altri elementi del paesaggio,
fanno s che questa immagine rimanga una delle pi belle di
questo genere del primo Cinquecento. Il pregio del lavoro e
la problematica specificatamente peruzziana ci danno il di
ritto di riferirla all'artista del quale Vasari scriveva, allu
dendo ad un periodo che anteriore alla costruzione della
Farnesina: Attese ancor alla prospettiva e si fece in quella
scienzia tale, che in essa pochi pari a lui abbiam veduti a'
tempi nostri operare: il che si vede manifestamente in tutte
l'opere sue 1. La stessa cosa si pu dire di almeno qualche
altro disegno di questo gruppo come sarebbe San Paolo ed
i putti sul foglio 3 r e 3 v, il cosiddetto San Giovannino (5 v),

la testa di un vecchio con la bocca aperta (8 r). Non da


escludere che l'intero gruppo sia stato copiato nel codice
senese ad opera di un artista sensibile e fedele, che traspone
ed interpreta accuratamente la creazione grafica di Baldas
sarre Peruzzi. Tanto pi che nel gruppo si trovano anche
degli schizzi che mancano di finezza, di carattere sintetico

della linea, di ingegnosit d'invenzione, caratteristiche

tutte del disegno peruzziano. L'autore di questa trascri


zione (nella quale non assurdo vedere anche intenzioni di
minuto studio artistico) pensiamo che debba essere identifica
to nella persona di Sallustio Peruzzi. Nell'ultimo periodo della
sua vita ed attivit, i documenti ci mostrano Baldassarre in
compagnia del figlio con il quale lavora insieme. L'idea di
attribuire le copie da Baldassarre a Sallustio motivata an
che dal fatto che questi trascrive non soltanto disegni del
padre, ma anche di altri maestri, quando la problematica lo
interessa, come nel caso del disegno 697 A degli Uffizi (una
veduta di Amelia), riprodotto esattamente dal Dosio2 nel
1 Vasari-Milanesi, V, 592.
1 C. Hilsen, as Skizzenbuch des Giovannantono Dosio im Staattlichen
Kupferstichkabinett zu Berlin, Berlin 1933, 60 (il disegno si trova sul foglio 11
del Codice Berlinese).

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TOCA

caso del disegno 635 A,


riproducente un'opera d
Secondo la nostra opin

cuino ha cominciato a circolare da una mano all'altra riem

piendosi poco a poco di nuove immagini. Lo studio di Egger


(completato con le osservazioni di Frommel) ha chiarito in
buona misura l'iconografia delle immagini, sia figurative che

di architettura. La ricerca dei motivi, facilitata in parte


anche dalle pubblicazioni che seguono alla ricerca di Egger,
rivela, oltre ad alcune nuove fonti iconografiche, il fatto
che nella maggior parte dei casi il materiale adoperato per
eseguire le copie esistenti nel Taccuino stato di fattura
grafica. Nel caso della Poliphili Hypnerotomachia2 le cose
non hanno bisogno di essere spiegate. Si deve invece puntua
lizzare il fatto che c' una serie di motivi antichi che non

sono stati copiati da opere di arte romana conosciute nell


cerchie umanistiche scoperte di recente, ma sono stati
sunti dagli altri codici di disegni del periodo. Anche nel ca
della Hypnerotomachia dobbiamo presupporre la stessa cos
in quanto le differenze fra le illustrazioni del libro e quel
del Taccuino senese sono cos evidenti che rivelano una fonte

intermedia. Senza dubbio le cose si presentano nella stessa

maniera anche per le navi romane riprodotte su alcuni degli


ultimi fogli. Il motivo delle navi si trova in un fregio decora
tivo romano oggi nel Museo Capitolino, esistente durante il
Rinascimento a San Lorenzo fuori le mura ed ha avuto una

larga diffusione nei quaderni di schizzi di quell'epoca3. Un


paragone di questi quaderni porta alla conclusione che i di
segni dei quali ci stiamo occupando sono pi vicini a quelli
1 C. L. Frommel, Die Farnesina und Peruzzis architettoniscbes Fruwerk,

Berlin 1961, figg. 22 e 23.

2 Poliphili Hypnerotomachia, ubi Fumana omnia non nisi somnium esse ostendit,

at que obiter plurima scitu sanequam digna commemorai, London 1904 (ristampa
anastatica dell'edizione veneziana del 1499).

3 C. HOlsen, Il libro di Giuliano da Sangallo (Codice Vaticano Barberino La


tino 4424), Lipsia 1910, 50, ha trovato il motivo esistente anche sul rilievo
dello zoccolo del Palazzo ducale di Urbino (eseguito secondo un disegno di Fran
cesco di Giorgio Martini) nei disegni di Giuliano da Sangallo, Martin von
Heemskerck, Stefano Duprac come anche nel Codice Escurialense pubblicato da
Egger. Non fa menzione per del Taccuino senese e dei libri di architettura di
Francesco di Giorgio (vedi sotto).

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TACCUINO SENESE DI BALDASSARRE PERUZZI 169

di Francesco di Giorgio Martini1 ed a quelli del Codice Escu

rialense2.

Abbiamo gi notato come sono mescolati i disegni di


fattura diversa. Prendendo comunque in considerazione i grup

pi delimitati pi avanti, risulta evidente, secondo la topo


grafia dei disegni sui diversi fogli, che quelli del gruppo
sono pi recenti di quelli del gruppo D. Per in tutti e due i
casi gli elementi stilistici richiedono una datazione cinque
centesca. In particolare modo per i disegni del gruppo D,
rappresentanti in maggioranza archi di trionfo per l'ingresso
di Carlo V in Roma, la datazione sicura: l'anno 1536. Poi

ch questi seguono immediatamente i disegni figurativi pe


ruzziani, un tentativo di chiarire i loro problemi ci sembra
essenziale per la valutazione critica del Taccuino.
Tutte le ricerche dedicate all'argomento (da Egger fino
a Frommel, compreso De Angelis D'Ossat, che si occupato
abbastanza recentemente di questo gruppo particolare di di
segni) si sono concluse con l'opinione che ci troviamo da
vanti all'ultimo capitolo dell'opera peruzziana pervenutaci sia
in originale che in copia 3.
Dai documenti e dalle informazioni di origine diversa
nella loro grande maggioranza conosciuti gi quando sono
stati assegnati a Baldassarre Peruzzi gli schizzi di archi trion
fali dal Taccuino senese appare evidente invece che da
escludere qualsiasi tentativo di collegare l'artista ai prepara
tivi che si svolgono a Roma per l'ingresso di Carlo V.
Vincendo i corsari condotti da Chairredin Barbarossa

e conquistando nel luglio 1535 Tunisi, dove quest'ultimo si


proclamato re sotto la protezione della Porta Ottomana,
l'imperatore Absburgo (che non per niente estraneo al ter
ribile sacco di Roma del 6 maggio 1527), arriva nella penisola
a Napoli il 25 novembre. Per celebrare la vittoria cristiana,
1 F. di Giorgio Martini, Trattati di architettura ingegneria e arte militare,
a cura di Corrado Maltese, Milano 1967, tav. 180 (riproducente il foglio 97 v).
2 H. Egger, Codex escurialensis (Ein Skizzenbuch aus der Werkstatt Dome
nico Ghirlandaio!), Vienna 1906, tav. 43 v.
3 H. Egger, Entwurfc Baldassarre Peruzzi ecc., 2 sgg.; P. Paschini, Docu
menti vaticani su Baldassarre Peruzzi, Roma 1930, Vili, 163 sgg.; C. Giovan
noni, Baldassarre Peruzzi architetto della Farnesina, Roma 1937, 7; De Angelis

D'Ossat, o. c., 287-294; L. Pastor, Storia dei papi dalla fine del medioevo,

Roma 1959, V, 161; G. Giovannoni, Antonio da Sangallo il Giovane, Roma 1959,


310, Frommel, o. p., 151.

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ma

CA

specialmente

lizzazione della assai desiderata crociata contro i Turchi e

per

la pacificazione dell'imperatore con il re Francesco I), Pao

lo III si decide ad invitare Carlo V a Roma. Da una lettera

mandata al duca di Mantova dal suo inviato a Roma, F. Pe

regrino, sappiamo che gi nel 3 novembre 1535 il papa fece


intendere all'ufficiali qua della corte di Roma che s'apparec
chiassero di metter a ordine di honorare S.M.t h Ma niente

ci lascia credere che l'idea stasse per essere messa subito in

pratica. Anzi, le relazioni tra il papa e l'imperatore hanno

ancora da conoscere lunghi periodi di crisi2, che l'amba


sciata del cardinale Pier Luigi Farnese non fa che mettere in
luce: arrivato a Napoli, l'inviato del papa fallisce nel tenta
tivo di trattare con l'imperatore i numerosi problemi insoluti
tra i due sovrani, il che obbliga il papa a mandargli l'ordine
di ritornare3. Soltanto con l'inizio del nuovo anno, durante
il mese di gennaio 1536 la questione del ricevimento di Carlo V
a Roma dove la risonanza della conquista di Tunisi non
faceva che aumentare, essendo gi celebrata dai poeti in for

me vistose4 si pone in termini concreti. Desideroso di


guadagnare in questo modo la benevolenza dell'imperatore

per le trattative, il papa si interessa personalmente dei costosi


preparativi ed affida (lo sappiamo con esattezza) la progetta
zione e l'esecuzione degli apparati di festa ad Antonio da
Sangallo il Giovane, che lavora insieme a Battista da San
gallo, Raffaello da Montelupo, Battista Franco, Ermano Fla
mingo .Francesco Maso, Girolamo Pilotto, Francesco Salviati

ecc.B. Conosciamo gli interventi del pontefice, le somme pa


gate agli artisti, cos come conosciamo con molti dettagli le
proporzioni colossali dell'intervento fatto a danno dell'archi
1 Pastor, . c., 159, . 6.
1 In una lettera mandata dal cardinale E. Gonzaga al duca di Mantova sta

scritto: Il nontio che sta per S.Bne presso S.M.t scrive le pi horribili cose del

modo chel Imperatore ha nel sua animo al papa et a tutta Italia . L. Pastor,

. c., 154, . 2.

3 Pastor, . c., 155.


' Pastor, . c., 160, con la bibliografia dell'argomento in nota.

5 F. Cancellieri, Storia de' solenni possessi de' Sommi Pontefici ecc., Roma
1802, 99; V. Forcella, Feste in Roma nel Pontificato di Paolo III, 1534-1349,
Roma 1885, 36 sgg.; L. Pastor, . c., 160 sgg.

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TACCUINO SENESE DI BALDASSARRE PERUZZI 171

tettura della citt, la ricchezza degli apparati di festa ed il


fasto della intera cerimonia svoltasi il 5 aprile 1536 1.
Nessuno dei documenti e delle descrizioni contempora
nee, che si occupano dell'ingresso di Carlo V in Roma e
dobbiamo sottolineare che sono particolarmente numerosi
fa menzione della partecipazione di Peruzzi ai lavori prepa
ratori. L'idea che questi archi di trionfo siano stati progettati
dall'artista senese assolutamente moderna ed il suo punto di
partenza stata l'attribuzione sbagliata dell'intero Taccuino a
Baldassarre. Infatti le notizie che abbiamo a questo riguardo
sono quanto mai chiare: dopo una vita che non stata troppo
fortunata, appesantito da problemi materiali e preoccupato
dell'avvenire della sua famiglia, il maestro non ancora molto
vecchio amalato gravemente si mise al letto: il che in
tendendo papa Paulo terzo e tardi conoscendo il danno che
riceveva nella perdita di tanto uomo, gli mand a donare
per Iacopo Melighi, compiutista di S. Pietro, cento scudi e
fargli amorevoli offerte 2. L'artista mor il 6 gennaio 1536 3,
cio esattamente nel momento in cui il problema dell'in
gresso di Carlo V a Roma si poneva finalmente in termini con
1 Nell'intenzione degli organizzatori, l'imperatore doveva entrare nella citt
percorrendo l'antica via trionfale. Il corteo part da San Lorenzo fuori le mura,
entr per la Porta di San Sebastiano, pass accanto alle Terme di Caracalla, sotto
gli archi di Costantino, Tito e Settimio Severo, per Piazza di San Marco e poi
per Via Papale e per Campo de' Fiori, fino a Castel Sant'Angelo. Per rendere pos
sibile questo itinerario, nel foro fu tracciata una nuova strada, diritta, nell'intento
di mettere nella luce pi favorevole i monumenti della citt. Per questo furono
abbattute pi di duecento case e tre-quattro chiese, stando a Rablais, testimone
dell'evento. Anche se l'affermazione del grande scrittore francese esagerata,
sicuro che sono stati abbattuti diversi edifici per poter tracciare una nuova strada
(ci sono dei documenti sui pagamenti fatti a Latino Giovinale Manetti, Angelo del
Bufalo e Marco Macarone per i lavori di demolizione eseguiti sotto la loro dire
zione, Forcella, o. c., 38). Su questa strada sono poi stati eretti archi di trionfo
a Porta San Sebastiano (detta anticamente anche Porta Capena), nella Piazza di
San Marco, accanto alla chiesa di Santa Caterina alle Cavallerotte (ora inesistente),
accanto a Castel Sant'Angelo. Cancellieri, o. c., 93 sgg.; B. Podest, Carlo V

a Roma nell'anno 1536, Archivio della Societ Romana di Storia Patria, I,

1877, 303-344; Forcella, o. c., 36 sgg; Egger, o. c., 2 sgg.; Pastor, . c 162;
De Angelis D'Ossat, o. c., 289 sgg.

2 Vasari-Milanesi, IV, 605. L'autenticit del racconto vasariano provata


da un documento esistente nella Biblioteca Vaticana, pubblicato da K. Frey, Stu
dien zu Michelagniolo Buonarroti und zur Kunst seiner Zeit (III), Beiheft zum
Jahrbuch der kniglich preussischen Kunstsammlungen, XXX, 1909, 139: 1535.
di 30 Decembris. Et pi cento a maestro Baldasare da Siena, quali port messer
Jacobo Meleghino per ordine del N.S.re .
3 C. Fea, Notizie intorno a Raffaello Sanzio da Urbino ed alcune di lui opere
ecc., Roma 1882, 18 sgg.

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172

TOCA

creti alla corte papale


partecipazione di Bald
apparati da escluder
A questo punto rimane aperta ancora la questione dell'au
tore degli archi riprodotti nel Taccuino senese. La ricerca fatta
agli Uffizi e nella Biblioteca Comunale di Siena sui disegni dei
contemporanei ed alunni di Baldassarre Peruzzi porta alla

conclusione che lo stile e la calligrafia dei testi non possono


essere collegati direttamente al nostro codice in nessuno dei
casi. Frommel ha osservato gi che l'ambiente quello della
generazione di Sallustio Peruzzi, Bartolomeo Neroni e Giovan
nantonio Dosio, ma che nessuno di questi potrebbe esserne con
siderato l'autore. Tra gli artisti attivi intorno alla corte papale
in questo periodo c', secondo la nostra opinione, un per
sonaggio al quale si potrebbe riferire almeno le copie dei
disegni di architettura. Si tratta di Iacopo Meleghino il cui
nome ritorna spesso nella bibliografia dedicata all'argomento.
Con l'eccezione di qualche contributo alla sua biografia, la
figura di Meleghino stata trascurata prendendosi alla lettera
le affermazioni di Vasari le quali sembrano non essere state
completamente imparziali.

Iacopo Meleghino 1 nacque a Ferrara nell'ultimo quarto


1 Vasari scrive il nome come Meleghini e Melighi. In una lettera di Baccio
Bandinelli si trova come Melichino (Giorgio Vasari, La vita di Michelangelo nelle
redazioni del 1550 e del 1568, curata e commentata da P. Barocchi, Milano-Na
poli 1962, II, 247). A volte stato scritto anche Medichino, arrivandosi ad essere
confuso con Bernardo de' Medici. A. Guglielmotti, Storia delle fortificazioni
nella spiaggia romana, Roma 1880, 323. Cf. anche A. Ronchini, Jacopo Meleghino,
Atti e memorie delle Rr. deputazioni di storia patria per le Provincie modenesi e
parmensi, IV, 1868, 125-135; L. N. Cittadella, Notizie amministrative storiche
critiche relative a Ferrara, Ferrara 1868, II, 270-276; R. Lanciani, The golden
days of the Renaissance in Rome, London 1906, 165.; Paschini, o. c., 164 sgg.;
L. Marri Martini, Le fonti storiche per la vita e le opere di Baldassarre Reruzzi,
La Diana, IV, 1929, 134; A. Ronchini, Il Montemelino da Perugia e le fortifica
zioni di Roma al tempo di Paolo III, estratto dal Giornale di erudizione artistica,
2, n. 2; H. Thieme e F. Becker, Allgemeine Lexikon der bildenden Knstler von
der Antike bis zu Gegenwart, XXIV, 360; F. De Navenne, Roma. Le Palais Far
nse et les Farnese, Paris, s. a 358 sgg. e 457; R. De Broglie, Le Palais Farnse,
Paris, 1953, 94. Numerosi documenti sull'attivit di Meleghino quale architetto e
computista sono stati pubblicati da Frey, Studien ecc., 103-180; K. Frey, Zu
Baugeschichte des St. Peter (Mitteilungen aus der Reverendissima Fabbrica di
S. Pietro), Beiheft zum Jahrbuch der kniglich preussischen Kunstsammlungen,
XXXIII, 1913, 1-153; O. Pollar, Ausgewhlte Akten zur Geschichte der r
mischen Peterskirche (1535-1621), Beiheft zum Jahrbuch der kniglich preus
sischen Kunstsammlungen, XXXVI, 1915, 21-117.

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TACCUINO SENESE DI BALDASSARRE PERUZZI 173

del XV secolo come figlio del notaio Tommaso, cancelliere


della curia vescovile dall'anno 1487. Deve al padre, autore di

un volume di versi1, la sua formazione di umanista nello


spirito dell'epoca. Le notizie della sua attivit sul piano ar
tistico e costruttivo sono cos numerose da non consentirci

di trascurarle ulteriormente. Entra presto a servizio del


cardinale Alessandro Farnese, il futuro papa Paolo III2 e
sotto la sua protezione comincia ad affermarsi. Sappiamo
cos da un documento dal 25 agosto 1525 che gi in questo

periodo i confratelli della Steccata di Parma, durante le con


sultazioni per il consolidamento delle pericolanti volte della
chiesa, si rivolgono anche ad Uno M.ro Iacopo Melighino
da Ferrara, uomo del R.mo Cardinale Farnese, homo molto
experto in architettura [il quale] visit pi volte ditta fa

brica 3. Nel 1534 lo troviamo accanto ad Antonio da San

gallo e Giovanni Mangone tra gli architetti convocati in un

concilio che doveva decidere sulla fortificazione di Roma da


vanti alla minaccia del re tunisino Barbarossa4. Nello stesso

anno il cardinale Farnese diviene papa e nomina Meleghino


custode delle antichit collezionate nel giardino di Belve
dere s. Nel 1537 nominato prima fabricae sacri palatii
apost. commissarius generalis 6 e poi, con il breve del 22 giu
gno, come architetto della fabbrica di San Pietro7, dividendo

l'incarico con Antonio da Sangallo. Pro expensis fabricae


S. palatii gli si pagano 3000 ducati il 4 settembre 1538 e

1 De contractibus summatim versibus elegis editus libellus, stampato nel


1525 a Cesena da Polidamente Tiberto. Cittadella, o. c., II, 271.
1 Un documento del 26 marzo 1526 lo indica come tesoriere del cardinale
(Ronchini, Jacopo Meleghino, 126). L'opinione dei diversi autori moderni che
sarebbe stato cameriere del cardinale (...), barbiere ecc. (Guglielmotti, o. c.,
343) non ha alcun fondamento.
3 Ronchini, o. c., 126, n. 2.
4 Guglielmotti, o. c., 323.
s Ronchini, o. c., 127; Lanciani, o. c., 165.
6 Pastor, . c., 718.
' Paschini, o. c., 168, pubblica il breve papale per la nomina di Meleghino

come architetto di San Pietro: Cum locus of officium Architect! Fabricae Ba

silicae S.ti Petri de Urbe, quod quondam Balthaxare Perutius de Senis exercebat,
per obitum died Balthaxaris vacaverit et vaces ad presens, Nos dictam fabricam,
auditore Domino resumi et continuari facere intendentes, Te qui familiaris andquus
et continuus commensalis noster es, peritiaque Architecturae, ac fide et diligentia
nobis longa familiaritas experientia cognitis polles, Architectum eiusdem fabricae
cum salario annuo centum quinquaginta ducatorum auri de camera, quod tipi cum
primum ipsiius Fabricae prosecutio incohabitur currere et persolvi debere decer
nimus, auctoritate apostolica tenore presentium ad vitam tuam deputamus ecc. .

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174

toca

poi 6000 ducati all'a


dal suo carteggio co
geva i lavori di alme
uno a Belvedere, uno a San Giovanni in Laterano ed altro in

Tusculanum a Frascati2. L'attivit pi importante rimane


per quella di dirigere, insieme al Sangallo, i lavori del Pa
lazzo Apostolico e della Basilica di San Pietro. Quando, du
rante l'estate, ritornando dal Congresso di Nizza, il papa vuole
convocare Meleghino per discutere sull'andamento dei lavori,
questi risponde al vice-cancelliere papale il cardinale Pier

Luigi Farnese con le seguenti parole : mi messi a fare

li disegni di questa fabrica nuova, perch S.S.t potesse vedere


quanto era fatto fino a quest'hora (...). Et M.ro Antonio San
gallo et io eravamo stati insieme 3.
Il modo con il quale il nostro uomo compie il suo la
voro come responsabile delle costruzioni papali ricompen
sato con nuovi incarichi che ci fanno presupporre ancora una
attivit di architetto. Cos all'inizio dell'anno 1539 nomi

nato Ingegnere alle fortificazioni di Parma . L'episodio di


questa nomina interessante perch viene a sostenere la
nostra idea che Meleghino ha svolto effettivamente una atti
vit di architetto e disegnatore. In un primo momento il
Concilio Generale di Parma si oppone alla nomina di un ar
chitetto, la cui presenza nella citt sarebbe stata forzata
mente soltanto sporadica. Per evitare lo scandalo di una tale

mancanza di sottomissione davanti alla volont del pontefice,


interviene subito e sistema le cose il cardinale Giulio del

Monte, legato papale, il quale scrive poi a Roma: tengo


che'l cavalier Meleghino si possi contentar di questa risolu
zione; ma che mi osservi la promessa di darmi disegno da

far bella la mia Vigna, quando sar a Roma 4. La nomina

di ingegnere militare gli viene rinnovata anche per il 1540 ;


nell'anno seguente mandato a Perugia per eseguire lavori
di architettura contro il ribelle Ascanio Colonna; nel 1542

Pier Luigi Farnese lo invita alle consultazioni fatte a Castro


per la costruzione di una fortezza e Torchiarino (Bernardino
1
2
3
4

Pastor, I. c.
Ronchini, o. c., 128.
Lettera del 15 luglio 1538. Ronchini, o. c., 129.
Ronchini, o. c., 130.

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TACCUINO SENESE DI BALDASSARRE PERUZZI 175

Zaccagni) e Tommassoni lo prendono come collaboratore nel


la progettazione di questa1. Nello stesso anno lo troviamo
accanto a Perino del Vaga, Antonio e Battista Sangallo e Gio
vanni Mangone tra i primi membri della Congregazione pont

ficia dei virtuosi al Pantheon2. Con il breve del 26 settem

bre 1543, gli si affid anche l'espurgo e la conservazione delle

fonti in Piazza di San Pietro3. Un documento del 1545 ce lo

presenta alla direzione dei lavori del Palazzo Farnese, ac

canto al Sangallo 4. Alla morte di quest'ultimo, nell'anno se

guente, Meleghino diventa anche architettore della fortifi


cazione del Borgho con lo stesso stipendio mensile di 25

scudi5. Nel 1549 gli vengono pagati 100 scudi per lavori ese
guiti al Quirinale6. Ma nello stesso anno, il 10 novembre,
muore Paolo III e comincia il declino della carriera di Iacopo
Meleghino. Sei giorni dopo la morte del papa, il Meleghino
fa il proprio testamento 7. Destituito dagli alti incarichi avuti
a Roma, entra a servizo del cardinale di Ferrara Ippolito
d'Este8. L'opinione che lo vuole in seguito prete a Perugia
non ha fondamento; nel 1553 un documento parla infatti
della sua moglie rimasta vedova9.
In qualit di architetto di San Pietro e di altre costru
zioni papali, sa guadagnarsi l'amicizia di numerosi artisti.
Tanto vero che non rinuncia mai ad utilizzare quest'ami
cizia, non esitando come era nell'abitudine del tempo
ad adoperare i disegni eseguiti per lui da altri artisti. Cos
nel 1535 sa ricevere con benevolenza a Belvedere il giovanis
simo Vignola, il quale fa dei disegni per lui10. Oltre ad essere
1 Cittadella, . c., II, 271; Ronchini, . c., 131.
2 Pastor, . c., 736. Un'altra notizia dello stesso anno in Guglielmotti,

o. c., 343.
3 Cittadella, o. c., 271 sgg.

4 R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma e notizie intorno le collezioni ro


mane di antichit, Roma 1903, II, 152. Cfr. M. Walcher Casotti, Il Vignola,
Trieste I960, I, 230.

5 Lanciani, The golden days ecc., 165; Paschini, o. c., 165; Pastor,

. c., 710.
* Pastor, . c. 724.
7 Cittadella, . c., TIG.
* Lanciani, . c., 166.
' Cittadella, . c., 274.
10 Vasari-Milanesi, VII, 106. A. Venturi, Riscorso tenuto a Vignola ecc.,
nel volume Memorie e studi intorno a Jacopo Barozzi pubblicati nel IV Cente
nario della nascita , Vignola 1908, 350; Walcher Casotti, o. c., I, 142; De
Broglie, o. c., 104; Barocchi, o. c., IV, 1535.

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176

T,0CA

il commissionario di una
all'assai gravemente malat
sua morte, Meleghino sem
in quanto i (...) scritti d
gior parte in mano a Jaco
architetto doveva essere g

arrivato a Roma, Francisco d'Olanda considera importante

per la sua formazione il fatto di avvicinarlo, cos come con


sidera importante conoscere Michelangelo, Baccio Bandinelli,
Perino del Vaga, Sebastiano del Piombo nominati insieme
al nostro uomo2. Un aspetto interessante hanno le rela

zioni con Michelangelo, verso il quale, dal punto di vista

degli incarichi ufficiali, si trova in una posizione superiore


dal 1546, quando divenne architetto delle fortificazioni del
borgo. Il grande Buonarroti non sembra toccato da questo
stato di cose, tanto pi che sappiamo da una lettera del
2 marzo 1547, mandata dal sorvegliante dei lavori di forti
ficazione, Prospero Mochi, a Pier Luigi Farnese, che : Mes
ser Michelangelo ha avuto il loco do Sangallo ma insieme con
el Meleghino : il quale m. Michelangelo hora st a obedientia.
Imper Sua B.ne ci ha comandato che in quanto al disegno,

s'obbedisca a m. Michelangelo e non ad altri 3. Gi nel

1544 sappiamo che negli ambienti artistici romani l'amicizia


di Michelangelo per Meleghino considerata cos forte da
potersi contare sull'intercessione di questi verso il grande
artista4. In fine ci sono pervenuti documenti sul fatto che
nel 1545 e 1546 Meleghino fa venire in diverse occasioni da
Ferrara colori per il Buonarroti5.
La carriera che Meleghino fa sotto la protezione del papa
solleva da una parte l'invidia, dall'altra la scontentezza degli

artisti con i quali si trova in contatto. Il caso pi famoso

1 Vasari-Milanesi, IV, 607.


2 . . Bessone Aurelj, I dialoghi michelangioleschi di Francesco d'Olanda3,
Roma 1939, 50. Da essi e dalle opere loro scrive il pittore spagnolo io
ricavavo frutto e dottrina per l'arte mia, e mi ricreava a parlar con loro di molte
cose chiare e nobili cos del tempo antico come del nuovo .
3 Guglielmotti, o. c., 357.
4 A. Bertotti, Artisti bolognesi, ferraresi ed alcuni altri del gi Stato pon
tefcio in Roma nei secoli XV, XVI e XVII, Bologna 1885, 21 sgg.
5 Bertotti, o. c., 22. Ci. Lanciani, Storia degli scavi ecc., 155; F. Baum
gart e B. Biagetti, Gli affreschi di Michelangelo e di Sabhatini e F. Zuccari nella
Cappella Paolina in Vaticano, Citt del Vaticano 1934, 70 sgg.

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TACCUINO SENESE DI BALDASSARRE PERUZZI 177

ce lo descrive Vasari: alla fine del concorso che ha bandito

per il cornicione del Palazzo Farnese, dopo aver esaminato


tutti i disegni presentati, il papa desidera di vedere ancora
uno che n'ha fatto il nostro Melighino . Scontento gi del
l'idea del concorso, Antonio da Sangallo non pu trattenersi

dall'esclamare: Padre santo, il Meleghino architetto da


motteggio . Riportando l'episodio, Vasari afferma maligna
mente che il papa se ne serviva [del Meleghino] nella fab
brica di S. Pietro per architetto, ancorch non avesse n di
segno, n molto giudizio nelle sue cose , ma si pu capire
questo atteggiamento dello scrittore aretino il quale, accanto

a Perino del Vaga, Sebastiano del Piombo e Michelangelo,


partecip personalmente al concorso in qualit di architetto 1.

Questo negativo giudizio critico del Vasari in fin dei


conti l'unico che riguarda l'attivit del Meleghino, perch tutte
le altre volte quando, come nel caso di Milizia 2, si parla della
mancanza di ingegno da parte di questo personaggio, abbiamo

a che fare in realt con una ripresa delle opinioni vasariane,


amplificate poi scalarmente in una maniera fantasiosa. Quello
che dopo una verifica critica i documenti ci lasciano
sapere di Meleghino che, oltre la sua attivit di architetto
ufficiale del papa (che potrebbe essere almeno in parte ono
rifica) lavorava anche in maniera concreta facendo disegni,
sia per esercitarsi, sia per progettare. Fino ad ora questo lato
dell'attivit di Meleghino, certamente attestata dai documenti,
non stata presa in considerazione e perci non si mai ten
tato di attribuirgli qualcosa. La verifica che abbiamo effet
tuato negli scritti riguardanti da una parte il Taccuino se

nese S IV 7 e dall'altra la personalit di Iacopo Meleghino


ci fanno pensare alla possibilit che alcuni dei disegni de
scritti sopra siano stati eseguiti almeno copiati da questo

personaggio. Ci riferiamo innanzitutto al gruppo D contenente


disegni di architettura, schizzi di archi di trionfo, ma anche
1 ...una mattina che [il papa] desinava in Belvedere, gli furono portati
innanzi i disegni, presente Antonio; i maestri de' quali furono Perino del Vaga,
fra Bartolomeo del Piombo, Michelagnolo Buonarroti e Giorgio Vasari, che allora
era giovane e serviva il cardinal Farnese; di commissione del quale papa aveva
pel detto cornicione fatto non uno solo, ma due disegni variati . Vasari Mila
nesi, V, 470 sg.
2 F. Milizia, Memorie degli architetti antichi e moderni', Bassano 1785,
I, 167 sgg.

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178

toca

copie dal Baldassarre


Meleghino stato co
trovatosi sul foglio 3
Ma si potrebbe spieg
peruzziano (come av
35 r : fu di me Baldasere P(er)ucio : el donai a m(esser)
Jac(om)o Melighino : et a M(esser) Pierantonio Salimbeni .
Originariamente un quaderno di schizzi appartenente alla cer
chia di Baldassarre Peruzzi (sul quale si sar esercitato anche
Sallustio) stato donato a Meleghino, insieme ad altri scritti,
come racconta Vasari. Meleghino ha copiato poi il gruppo di
disegni D, cio gli archi di trionfo e qualche schizzo peruz
ziano 1 e, per vantarsene, ha replicato su un foglio del Tac

cuino una dedica di Baldassarre.

Anche se questa ipotesi si pu accettare, continua a ri


manere la questione del vero autore dei disegni per gli archi
di trionfo destinati all'ingresso di Carlo V in Roma. I docu
menti non attestano una partecipazione di Meleghino a que
sti lavori e perci sarebbe forse eccessivo immaginare che
sia stato lui ad idearli e non soltanto a copiarli. Dal momento
che le notizie sull'ingresso di Carlo V e sui lavori artistici
eseguiti abbondano, la cosa pu sembrare almeno sorpren
dente. La situazione diventa spiegabile se si tratta, al con
trario di quello che pensano Egger e De Angeli D'Ossat, non
di studi preparatori per degli archi che dovevano essere ese
guiti, ma ancora una volta di disegni di monumenti per scopi
scolastici. La nostra idea pu sembrare strana soltanto in
apparenza, perch in realt lo studio del codicetto senese mo
stra che si tratta di archi eseguiti in diversi punti della citt
e che conosciamo molto bene dalle descrizioni. Quello che i
testi raccontano con molti dettagli, lo troviamo registrato nel
Taccuino in schizzi rapidi, ma abbastanza analitici, che cer

cano di fissare l'essenziale di una fisionomia architettonica

altrimenti molto effimera. Non soltanto la mano ed il pen


siero di Baldassarre non vi si ritrovano, ma non ci sembra
che si possa parlare di progetti di architettura come pu es

sere rivelato anche da un paragone con i disegni preparatori


1 Si deve notare che si tratta sempre di disegni fatti da Baldassarre negli ul
timi anni della sua vita: per San Pietro a Roma, per San Domenico e per il Duomo

di Siena.

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TACCUINO SENESE DI BALDASSARRE PERUZZI 179

fatti da Sangallo \ Siamo tentati dunque di riconoscere an


che in questo gruppo di disegni il frutto di uno studio sull'ar
chitettura di altri, che poi non per niente singolare nei di
segni dell'epoca, specialmente quelli appartenenti agli artisti
pi meno minori. E supponiamo che l'autore di queste co
pie possa essere Meleghino, trovatosi in piena ascensione alla

corte di Paolo III, ma anche documentato come un archi

tetto in vista, che accorda non poco importanza alla


sua formazione, esercitandosi nell'arte del disegno2. Tanto
pi che la sua partecipazione ai lavori organizzativi per i
festeggiamenti in onore di Carlo V certa: la stanza dove
l'imperatore doveva fermarsi al Convento di San Marco
stata preparata secondo i suoi suggerimenti3.
In questa prospettiva, l'attivit di Meleghino come archi
tetto dovr essere considerata criticamente. Oltre alle pro

poste fatte in questo articolo, lo richiedono i numerosi do

cumenti inediti che abbiamo consultato nell'Archivio della

Reverendissima Fabbrica di San Pietro, tra i quali si trova


un foglio contenente un disegno di Iacopo Meleghino cert
mente autografo che, per il carattere della linea, pu esser

avvicinato a certi schizzi del cosidetto Taccuino di Baldas


sarre Peruzzi *.
MIRCEA TOCA

1 Giovannoni, . c., figg. 327 e 329.


2 Ronchini, . c., 127.
' Podest, . c., 328, . 2.
4 Archivio della Reverendissima Fabbrica di San Pietro, 1 piano, serie
pacco 45, foglio 183. Il disegno rappresenta la Cimasa del pilastro a ma(n\
ma(n)ca fatto de manifattura/de pietra de S(an)to Pietro p(er) m(astr)o Paulo
Un erande numero di documenti riguardanti specialmente l'attivit di Meleghine
come computista si trovano nei pacchi 45-57.

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^e/ ff *>? .? """<

Tav. XXX. Biblioteca Comunale di Siena. Taccuino S IV 7, f. 1 r. Veduta di un

paese a volo di uccello, copiata da Baldassarre Peruzzi.

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Tav. XXXI. Biblioteca Comunale di Siena. Taccuino S IV 7, f. 5 r. Diversi disegni

figurativi copiati da Baldassarre Peruzzi.

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Tav. XXXII. Biblioteca Comunale di Siena. Taccuino S IV 7, f. 8 r. Diversi disegni


figurativi copiati da Baldassarre Peruzzi.

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Tav. XXXIII. Biblioteca Comunale di Siena. Taccuino S IV 7, f. 12 r. Composizione

figurativa copiata da Baldassarre Peruzzi.

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Tav. XXXIV. Biblioteca Comunale di Siena. Taccuino S IV 7, f. 29 v. Copie dalla


Poliphili ypnerotomachia e schizzi degli archi trionfali per l'in
gresso di Carlo V in Roma, di Jacomo Meneghino (?).

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Tav. XXXV. Biblioteca Comunale di Siena. Taccuino S. IV 7, f. 40 r. Schizzo di un


arco trionfale per l'ingresso di Carlo V a Roma, di Iacomo Mele
ghino (?).

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Tav. XXXVI. Biblioteca Comunale di Siena. Taccuino S IV 7, f. 53 v. Disegni figu


rativi copiati dalla Poliphili Hypnerotomachia e dai Trattati di Fran
cesco di Giorgio Martini.

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Tav. XXXVII Sallustio Peruzzi, Veduta di Amelia, copiata da Giovarmantonio Dosio. Firenze,
Uffzi (Foto Soprintendenza alle Gallerie).

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