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Processi emergenti e creatività, intervista ad Ignazio Licata

mercoledì 19 maggio 2010


scritto da MarioEs

A cavallo dell'evento RIZOM@, al quale ha partecipato con una brillante esposizione, avevo concordato con Ignazio
Licata una breve intervista in cui fornire dei piccoli"flash" su concetti che ormai fanno parte integrante del linguaggio sia
delle scienze cosiddette "dure" sia di quelle umanistiche: mi riferisco a concetti come quello di"emergenza",
"complessità", "auto-organizzazione", "sistemi viventi".
Inoltre, in un'ottica di connessione interdisciplinare che ha come collante il processo creativo umano, ho chiesto ad
Ignazio di esporre il suo punto di vista sulle connessioni fra Scienza, Arte e Spiritualità.
Ne è scaturita la presente intervista che fornisce degli utili spunti di riflessione e di approfondimento.
Buona lettura.

1. Quali sono a tuo parere le connessioni fra scienza ed arte nella descrizione del mondo?

Ogni rappresentazione del mondo si colloca all'interno di un gioco di sintassi e semantiche condivise su uno sfondo di
esperienze storicizzate. Su queste premesse culturali si sviluppano le  proposte individuali. Senza la consapevolezza
storica  dei percorsi battuti non c'è nè arte nè scienza, ma solo pretestuose imitazioni dei loro aspetti esteriori, come
accade con il "grammelot"rispetto ad una lingua autentica. Anche le connessioni possibili vanno ricercate nell'analogia e
nella risonanza e non in temi o tecniche specifiche. Carmelo Bene si definiva "attor quantico" in modo molto pertinente:
infatti la phonè faceva esplodere la sfera  "newtoniana" dei significati del testo in infinite direzioni pronte a "collassare"
diversamente durante la performance. Questo è un esempio di connessione analogica profonda.

2. Si sente sempre più spesso parlare di complessità ed emergenza, sia in ambito scientifico che in quello
umanistico: ci potresti brevemente dire di cosa si tratta?

La maggior parte dei sistemi che ci circondano non sono spiegabili facendo riferimento soltanto  alle unità costituenti.
Come recita il titolo del famoso articolo- manifesto di P. Anderson ( Nobel per la Fisica) , "More Is Different"! Le
transizioni di fase, i mercati finanziari, i sistemi biologici e la mente umana sono ottimi esempi di sistemi che
manifestano proprietà globali emergenti spesso imprevedibili, pur essendo ben noti  i loro costituenti.L'intera evoluzione
biologica potrebbe essere descritta come un'infinita variazione su pochi temi di base.
Per comprendere i sistemi complessi è necessario dunque utilizzare in modo complementare due approcci: il
riduzionismo ci dice di cosa è fatto un sistema, l'approccio globale emergentista cosa fanno i comportamenti collettivi.

Foto: R. Denti - “Le vibrazioni ondulatorie della natura: la memoria dell’acqua” (2008) 

3. Come possiamo interpretare la vita biologica utilizzando i concetti di complessità ed emergenza?

Il concetto di "vita" implica la possibilità di far fonte ad un ambiente ricco di input e cambiamenti. Un sistema vivente
dev'essere dunque sufficientemente articolato per adattarsi. Questo implica una forte capacità di mantenere una
struttura organizzativa complessa (il processo che Maturana e Varela chiamavano "autopoiesi") ma anche essere in
grado, all'interno di questa autonomia, di sviluppare "novità" per re-agire efficacemente nel mondo.  Queste sono
propriamente emergenze, e vanno dai processi evolutivi ( compreso quel bricolage di strategie di rapporti tra struttura e
funzioni che S. J. Gould ha definito "exaptation") fino al "farsi venire una buona idea" per risolvere un problema.
4. Cosa è il rumore nell'ambito dei sistemi biologici?

Una risorsa preziosa. Diversamente dai dispositivi artificiali - dove in genere il concetto di rumore è associato alla
nozione di disturbo-, nei sistemi naturali il rumore è una continua sorgente di possibilità informative. Un certo grado di
casualità garantisce l'innesco di processi emergenti e la produzione di novità. In genere un sistema complesso riesce ad
utilizzare selettivamente il rumore per traformarlo "virtuosamente" in nuova organizzazione.

Il processo del "folding protein"

5. Cosa è e come si spiega l'auto-organizzazione che è alla base dei sistemi biologici?

Tutti i sistemi complessi hanno in comune una caratteristica essenziale dal punto di vista fisico-matematico: la non-
linearità.  Abbiamo già ricordato che un sistema complesso non è riducibile ai suoi elementi costituenti. Questo perchè
il modo di"legarsi" tra loro produce qualcosa di nuovo, l'effetto emergente non è semplicemente la somma delle sue
"cause". E la non -linearità permette l'innesco di "mattoni organizzativi" che si auto-mantengono in accoppiamento
selettivo con l'ambiente tramite  lo scambio di  materia-energia-informazione.

6. La coscienza umana è un "caso" o una tappa evolutiva in qualche modo intrinseca ai processi di emergenza ed
auto-organizzazione dei sistemi biologici?

La domanda rischia di portarci in terreni lontani, ed è dunque utile una sua ricontestualizzazione epistemologica. I
sistemi complessi non sono prevedibili secondo il vecchio schema deterministico della fisica classica. Studiamo più che
altro dei vincoli ed il gioco delle possibilità compatibili con questi vincoli. Sicuramente la coscienza è radicata nella
nostra natura biologica, ma nulla ci indica una qualche necessità della sua comparsa. La stessa cosa può dirsi del
linguaggio. Possiamo dire che è stato un bel colpo di fortuna!
Infatti  la possibilità di stati di soggettività radicale  è una bussola cognitiva che ci rende piuttosto differenti dalle
macchine di Turing, e garantisce ad ognuno di noi un approccio diverso di volta in volta ai fatti del mondo.
7. Quali sono le connessioni "inattese",  se ci sono, fra scienza e spiritualità (religiosità, misticismo, ecc.) oppure
sono due mondi completamente diversi e spesso anche in contrasto?

Diceva Heisenberg, uno dei più grandi teorici della storia, figlio spirituale del suo amato Goethe, che dietro le risposte
"utili" della scienza"c'è ancora un immediato intendimento della natura, il quale consiste nell'accogliere
inconsapevolmente queste strutture matematiche riproducendole nello spirito, ed è aperto a tutti gli uomini che sono
suscettibili d'una più intima e ricettiva relazione con la natura stessa". E ancora " Non siamo più nella felice posizione di
Keplero, per il quale la legge che governa l'universo era la volontà del suo Creatore e che, per essere pervenuto alla
conoscenza dell'armonia delle sfere, credeva di essere già prossimo alla comprensione del Suo piano creativo. Ma
l'intuizione di una grande legge, nella quale possiamo penetrare sempre più addentro col nostro pensiero, resta anche
per noi la forza che ci spinge all'indagine scientifica".
Ritengo che nulla si può aggiungere a queste considerazioni profonde e sottili di Heisenberg , senza il rischio di cadere
nella trappola della dicotomia scienza/fede. Al suo posto c'è per ogni studioso la possibilità di trasformare la propria
visione scientifica in  un'esperienza interiore, le cui caratteristiche non stanno nelle teorie, ma nella risonanza spirituale
di queste dentro il proprio sentire.
Più concretamente, la scienza praticata è una forma di artigianato che non pretende di dire nulla sui massimi sistemi, il
cui scopo è un dialogo mirato con alcuni aspetti del mondo naturale utilizzando "sensate esperienze e necessarie
dimostrazioni" ( G. Galilei). Dunque è un profondo tradimento della natura dell'attività scientifica cercare di"tirarla per la
giacchetta" a sostegno o contro le forme di conoscenza religiosa, che si collocano su altri piani. In genere, quando il
dibattito prende questa forma è sempre animato da tensioni ideologiche o economiche che in sè non sono oggetti di
scienza. Oggi il problema centrale non è quello di appoggiare una visione della scienza come ancella della teologia
naturale e neppure come braccio armato  di certo scientismo, ma la trasparenza e l'etica della comunità davanti ad ogni
uso strumentale della scienza  in quel grande circo che M. Cini ha definito il "Supermarket di Prometeo".

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Consigli di lettura:
Ilya Prigogine, La fine delle certezze, Bollati Boringhieri, Torino 1997.
F. Tito Arecchi, Coerenza, Complessità, Creatività, Di Renzo, Roma, 2007
I . Licata, La Logica Aperta della Mente, Codice Edizioni, Torino, 2008
S. J. Gould, Exaptation. Il bricolage dell'evoluzione, Bollati-Boringhieri, Torino, 2008
Link a "More is Different" di P. Anderson:http://www.sccs.swarthmore.edu/users/08/bblonder/phys120/docs/anderson.pdf
W. Heisenberg, "Mutamenti nella basi della scienza" , Bollati-Boringhieri, Torino, 1978
I . Licata, "Dio , Linguaggio e Logica" , Andromeda Bologna, 1993, link:http://samgha.wordpress.com/2010/04/09/dio-linguaggio-e-logica-
ignazio-licata-1993/
I. Licata, "Comunicazione, Emergenze, Apertura Logica – parte I e II "
http://samgha.wordpress.com/2010/05/19/comunicazione-emergenze-apertura-logica-parte-i-ignazio-licata-2007/  e
http://samgha.wordpress.com/2010/05/20/comunicazione-emergenza-apertura-logica-parte-ii-ignazio-licata-2007/
G. Galilei, Scienza e religione. Scritti copernicani, Donzelli, 2009
M. Cini, Il supermarket di Prometeo. La scienza nell'era dell'economia della conoscenza, Codice EDizioni, Torino, 2006.

Ignazio Licata è un fisico teorico, direttore scientifico dell'ISEM,


Institute for Scientific Methodology for Interdisciplinary Studies di
Palermo.
I suoi campi di ricerca sono i Fondamenti della Fisica, la Cosmologia
Quantistica, i Modelli di Processi Cognitvi, e la Teoria della computazione
nei processi fisici e biologici.Tra i suoi libri recenti : "Osservando La
Sfinge" ( Di Renzo, Roma, 3 ed., 2009), "La Logica Aperta della
Mente"(Codice, 2008, Premio Veneri per la Scienza, 2008),  "Physics of
Emergence and Organization" (World Scientific, 2008), "Crossing in
Complexity" ( Nova Science, 2010),"Piccoli Preludi sulla Scienza"(Effatà,
2010),  "Fisica dell'Emergenza. Introduzione ai Sistemi Complessi"( Aracne,
2010).

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