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Cap. 10
RIDUZIONE A FORMA CANONICA DELLE CONICHE

In questo capitolo K e un campo tale che 1 + 1 != 0 [cioe e un campo di caratteristica != 2].

10.1

Coniche proiettive.

Definizione 1. Una conica proiettiva C


do grado F K[x0 , x1 , x2]. Posto [F ] =
2
di C = [F ]. Fissato in K un riferimento
porto della conica proiettiva C linsieme
!
2
VC = P = [x0 , x1 , x2] K :

e un polinomio omogeneo di secon{F, K }, scriveremo quinproiettivo RP ( ), si definisce sup"


F (x0 , x1 , x2) = 0 ,

[con [x0 , x1 , x2] coordinate omogenee di P rispetto ad RP ( )]. Lequazione


F (x0 , x1 , x2) = 0

e detta equazione della conica proiettiva C [o meglio del suo supporto VC ] ed


e individuata da C a meno di un fattore di proporzionalita in K .
Osservazione 1. (i ) Il supporto VC e ben definito. Infatti, se P = [x0 , x1 , x2 ] =
[y0 , y1 , y2], si verifica subito che:
F (x0 , x1 , x2) = 0 F (y0 , y1 , y2) = 0.

Tale equivalenza discende dal fatto che, se yi = xi [con K e i = 0, 1, 2,],


risulta (essendo F un polinomio omogeneo di grado 2):
2

F (y0 , y1 , y2) = F (x0 , x1 , x2).


(ii ) Denotiamo con VK linsieme dei polinomi omogenei in K[x0 , x1 , x2] di grado 2 [compreso il polinomio nullo]. VK e un Kspazio vettoriale di dimensione 6 ed una sua base e ad esempio:
2

x0 , x0 x1 , x0 x2 , x1 , x1 x2 , x2.
Ogni polinomio non nullo F VK , definito a meno di un coefficiente di proporzionalita in K , e dunque un elemento di (VK ). Pertanto le coniche proiettive sono identificabili con i punti di uno spazio proiettivo di dimensione 5.
(iii ) Poiche K ha caratteristica &= 2, ogni polinomio omogeneo di grado 2

Cap. X

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F = F (x0 , x1 , x2) puo essere scritto nella forma:


2

F = a00 x0 +2a01 x0 x1 + 2a02 x0 x2 + a11 x1 + 2a12 x1 x2 + a22 x2.


Posto:

x0
a00
X = x1 e A = a01
x2
a02

a01
a11
a12

a02
a12
a22

(matrice simmetrica), il polinomio F = F (x0 , x1 , x2) puo essere scritto nella forma
compatta:
F (X) = tXAX
[al solito identifichiamo la 3-pla (x0 , x1 , x2) con la colonna X]. Ne segue subito (come del resto gia osservato in Oss. V.5) che esiste una corrispondenza biunivoca tra matrici simmetriche A
3(K) e polinomi omogenei di secondo grado in K[x0 , x1 , x2] (cioe elementi di VK).
Definizione 2. Sia C una conica proiettiva, avente equazione
F = tXAX = 0.

La matrice (simmetrica) A e detta matrice della conica C. Per ogni K ,


anche A e una matrice di C. Il rango di A e detto rango della conica C (denotato rg(C)). [Si noti che la definizione di rango di una conica proiettiva e ben posta. Risulta infatti: rg(A) = rg(A), K ].
Ovviamente 1 rg(C) 3. Se rg(C) = 3, C e detta conica generale (o non degenere). Altrimenti C e detta degenere; in particolare, C e detta semplicemente degenere se rg(C) = 2 e doppiamente degenere se rg(C) = 1.
I supporti di due coniche proiettive C, D sono detti proiettivamente equivalen2
ti (cfr. Oss. IX.14) se esiste una proiettivita f di K tale che f (VD) = VC . Si tratta di una relazione di equivalenza (tra i supporti di coniche proiettive). Per i nostri scopi e tuttavia piu utile introdurre una relazione di equivalenza proiettiva direttamente tra le coniche (e non tra i loro supporti). Premettiamo la seguente osservazione.
2

Osservazione 2. Sia f una proiettivita di K . Supponiamo che, rispetto ad assegnato riferimento proiettivo RP ( ), f abbia equazioni
X " = M X, con M GL3(K) e K .

La matrice M definisce la sostituzione lineare M , cioe lapplicazione:


M : K[x0 , x1 , x2] K[x0 , x1 , x2]

individuata dalle seguenti condizioni:

10.1 Coniche proiettive


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M(a) = a, a K e
2
*
(i)
M(xi) =
mit xt = M X [per i = 0, 1, 2],
t=0

che riscriveremo, in forma compatta, nella forma M : X M X.


[Si noti che M e completamente
individuata dalle precedenti condizioni: infatti per
*
ogni polinomio P = aijk xi0 xj1 xk2 K[x0 , x1 , x2], risulta:
*
M(P ) = aijk M(x0)i M(x1)j M(x2)k .]
Si puo facilmente verificare che M e un automorfismo dellanello K[x0 , x1 , x2] e che
tale automorfismo conserva i gradi dei polinomi.
Se F = tXAX e un rappresentante della conica proiettiva C, risulta:
M(F ) = t(M X)A(M X) = tX(tM AM )X.

Poiche la matrice tM AM e simmetrica e non nulla (come A), M(F ) definisce una
conica proiettiva. Si noti che, se si alterano per un fattore moltiplicativo non nullo
le equazioni di f e di C, anche M(F ) viene alterato per un fattore moltiplicativo
non nullo [infatti, , K :
2

M(F ) = t(M X)A(M X) = ( )M(F ).]

Possiamo quindi concludere che, rispetto ad RP ( ), assegnata la conica proiettiva C = [F ], la proiettivita f (di equazione X " = M X) definisce una nuova conica proiettiva:
f

C = [M(F )] = [tX(tM AM )X],

che chiameremo trasformata di C tramite f .


Lasciamo al lettore la verifica del fatto che, se g e unaltra proiettivita (di matrice N ), risulta N M = M N . Ne segue:
+ f ,g .
f g
C
= N (M(F )) = C .
2

Definizione 3. Siano C, D due coniche proiettive in K (con assegnato riferimento proiettivo RP ( ). C, D sono dette proiettivamente equivalenti se esif
2
ste una proiettivita f PGL( K) tale che D = C .
Se C e D hanno rispettivamente equazioni:

XAX = 0 e tXBX = 0,

tenuto conto dellosservazione precedente, si ha:


C e D sono proiettivamente equivalenti
M GL3(K) ed K tali che B = tM AM .

Si osserva subito che tale relazione (detta di equivalenza proiettiva) e una relazione di equivalenza nellinsieme delle coniche proiettive. Ovviamente, se A, B sono matrici (simmetriche) congruenti [cfr. Oss. V.2], allora C, D sono coniche proiettiva-

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Cap. X

RIDUZIONE A FORMA CANONICA DELLE CONICHE


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mente equivalenti. Si noti infine che due coniche proiettivamente equivalenti hanno lo stesso rango [infatti:
rg(C) = rg(A) = rg(tM AM ) = rg(B) = rg(D)].
Diremo pertanto che il rango e un invariante proiettivo (nellinsieme delle coniche proiettive).
Verifichiamo ora che due coniche proiettivamente equivalenti hanno supporti proiettivamente equivalenti.
Proposizione 1. Se C, D sono due coniche proiettivamente equivalenti, tramite la
f
proiettivita f (cioe C = D), risulta:
f (VD) = VC .

Dim. Siano C = [tXAX] e D = [tXBX]. Per ipotesi

B = tM AM , con K e M GL3(K)

(matrice di f in un opportuno RP ( )). Vogliamo dimostrare che f


2
cioe che, P K risulta:

(VC) = VD,

P VD f (P ) VC .

Se P = [ x], allora f (P ) = [ M x] e dunque:

P VD tx (B)x = 0 tx (tM AM )x = 0
(tM x)A(M x) = 0 f (P ) VC ,

come richiesto.

Esercizio 1. In
sono assegnate le due coniche proiettive C, D aventi equazioni (in un assegnato RP ( )) rispettivamente:
2

F = x0 + x1 x2 = 0,

G = x0 x1 x2.

(i ) Verificare che C, D sono proiettivamente equivalmenti, determinando una proietf


tivita f tale che C = D.
(ii ) Verificare che f (VD) = VC .
* * *
Soluzione. (i ) Si consideri la sostituzione lineare di K[x0 , x1 , x2] cos definita:

x0 x1
:
x1 x2

x2 x0 .
Risulta subito:
2

(F ) = x1 + x2 x0 = G.

Sia M la matrice definita da , cioe:

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10.1 Coniche proiettive


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0
M = 0
1

1
0
0

0
1
0

e sia f = [] la proiettivita tale che ( ) = M . Dunque f ha equazioni:


"

x0 = x1
x"1 = x2 (con ).

"
x2 = x0
f

Ovviamente risulta: D = C : infatti C = [(F )] = [G] = D.


(ii ) Sia P = [x0 , x1 , x2]

K.

Allora f (P ) = [x1 , x2 , x0 ]. Risulta:


2

P VD x0 = x1 + x2

mentre:

f (P ) VC F (x1 , x2 , x0 ) = 0 x1 + x2 = x0

Ne segue che P VD f (P ) VC . Dunque f (VD) = VC .

Nota. Si verifichi che, considerata la proiettivita f " definita dalla matrice

0 0 1
M " = 0 1 0 ,
1 0 0
f#

risulta ancora C = D. [Cio prova che la proiettivita che trasforma una conica proiettiva in unaltra non e unica.]
La proposizione che segue costituisce il punto di partenza per la classificazione e
la riduzione a forma canonica delle coniche proiettive.
2

Proposizione 2. Ogni conica proiettiva C di K e proiettivamente equivalente ad una conica D avente equazione tXDX = 0, con D matrice diagonale (in
(K)).
3
Dim. Sia tXAX = 0 unequazione di C. Fissato un riferimento proiettivo RP ( ),
si consideri la forma bilineare simmetrica
3

b:K K K

avente matrice A in base


[e dunque b( x, y) = tx Ay]. Con lalgoritmo di
Lagrange [cfr. Cap. V 4] e possibile determinare una base bdiagonalizzante "
3
di K . Sia " = C (con C GL3(K)); in base " b ha matrice diagonale D = tCAC.
Sia D la conica proiettiva di equazione tXDX = 0. Poiche A, D sono matrici
f
congruenti, le coniche C, D sono proiettivamente equivalenti [infatti D = C , con
f proiettivita di equazioni X " = CX], come richiesto.

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Cap. X

RIDUZIONE A FORMA CANONICA DELLE CONICHE


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Vogliamo riformulare la proposizione precedente seguendo un altro punto di vi2


sta. Semplificheremo lequazione di una conica C in K mantenendo fisso il suo sup2
porto VC e modificando invece il riferimento proiettivo di K .
Precisamente, sia RP " ( " ) un nuovo riferimento proiettivo, con " = C. Sia
X = CX " il corrispondente cambiamento di coordinate proiettive. Se C = [F ],
con F = tXAX, in RP " ( " ) il supporto VC ha equazione
(CX " )A(CX " ) = 0, cioe tX " (tCAC)X " = 0.

Da queste osservazioni segue immediatamente una riformulazione della proposizione


precedente.
2

Proposizione 2. Sia C una conica proiettiva in K . Sia VC il suo supporto, rispetto ad un assegnato riferimento proiettivo RP ( ). Esiste un riferimento proiettivo RP " ( " ) rispetto a cui il supporto VC ha equazione
X " DX " = 0,

con D matrice diagonale (in

(K)).

Dim. Dalla Prop. 2, sia " = C, con D = tCAC matrice diagonale. In RP " ( " )
VC ha equazione tX " DX " = 0.
Definizione 4. Un insieme di forme canoniche (di coniche proiettive) e un
insieme di rappresentanti delle classi di equivalenza proiettiva, cioe un insieme di co2
niche di K tali che:
(i ) tali coniche sono a due a due non proiettivamente equivalenti;
(ii ) ogni conica proiettiva e proiettivamente equivalente ad una di esse.
[Naturalmente conviene scegliere forme canoniche aventi equazioni particolarmente semplici].
Assegnata quindi una conica C,
(I) Il procedimento di classificazione consiste [fissato un riferimento RP ( )]
nel determinare la forma canonica D proiettivamente equivalente a C [e quindi una
f
2
proiettivita f PGL( K) tale che C = D].
(II) Il procedimento di riduzione a forma canonica consiste nel determina2
re un riferimento proiettivo RP " ( " ) di K , rispetto al quale il supporto di C ha lequazione di una forma canonica.

La determinazione delle forme canoniche (di coniche proiettive) dipende dal campo K. Esamineremo i casi K = e K = .

13

10.1 Coniche proiettive


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2

Proposizione 3. Sia K = . In
no tre. Ad esempio le seguenti:
2

le forme canoniche (di coniche proiettive) so-

D3 : x0 + x1 + x2 = 0,

conica generale;

D2 : x0 + x1 = 0,

conica semplicemente degenere;

D1 : x0 = 0,

conica doppiamente degenere.

Dim. In base al Teor. V.2, ogni matrice simmetrica non nulla A


3( ) e congruente ad una delle seguenti tre matrici (diagonali):

1
1
1
D3 = 1 = I3 , D2 = 1 , D1 = 0 .
1
0
0
Si noti che, per i = 1, 2, 3, la conica Di ha matrice Di . Dunque ogni coni2
ca C di
e proiettivamente equivalente ad una delle tre coniche Di . Per concludere, basta osservare che le tre coniche Di sono a due a due non proiettivamente equivalenti [infatti hanno ranghi diversi].
Proposizione 4. Sia K = . In
no cinque. Ad esempio le seguenti:
D1
D2
D3
D4
D5

:
:
:
:
:

le forme canoniche (di coniche proiettive) so-

x0 + x1 + x2 = 0,
2
2
2
x0 + x1 x2 = 0,
2
2
x0 +x1 = 0,
2
2
x0 x1 = 0,
2
x0 = 0,

conica
conica
conica
conica
conica

generale a punti complessi ;


generale;
semplicemente degenere irriducibile;
semplicemente degenere spezzata;
doppiamente degenere.

Dim. In base al Teor. V.3, ogni matrice simmetrica non nulla A


( ) e con3
gruente ad una delle seguenti nove matrici (corrispondenti alle possibili segnature):

1
1

3,0
2,1
1,2
D = 1 = I3 , D = 1 , D = 1 ,
1
1

1
1

0,3
2,0
1,1
D = 1 , D = 1 , D = 1 ,

1
0

1
1
0,2
1,0
0,1
D = 1 , D = 0 , D = 0 .

0
0

0
2

Ogni conica C di
e proiettivamente equivalente ad una delle nove coniche definite da tali matrici. Si osservi che le cinque coniche Di sopra definite hanno rispettivamente matrici:
D

3,0

,D

2,1

,D

2,0

,D

1,1

e D

1,0

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Cap. X

RIDUZIONE A FORMA CANONICA DELLE CONICHE


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Le restanti quattro matrici definiscono coniche ad esse proiettivamente equivalenti. Infatti:


D

0,3

=D

3,0

; D

0,2

=D

2,0

; D

0,1

=D

1,0

e D

1,2

2,1

= tM D M ,

dove M e la matrice definita nellEserc. 1.


Per concludere la dimostrazione basta verificare che le cinque coniche Di sono
a due a due non proiettivamente equivalenti. Essendo
rg(D1 ) = rg(D2 ) = 3, rg(D3 ) = rg(D4 ) = 2, rg(D5 ) = 1,
basta osservare che:
(a) D1 e D2 non sono proiettivamente equivalenti [altrimenti i loro supporti sarebbero in corrispondenza biunivoca, mentre D1 ha supporto vuoto e D2 ha supporto non vuoto].
(b) D3 e D4 non sono proiettivamente equivalenti [infatti D3 ha supporto formato dallunico punto [0, 0, 1] mentre il supporto di D4 e unione delle due rette x0 x1 = 0 e x0 + x1 = 0].
2

Esercizio 2. In K , con riferimento proiettivo RP ( ), e assegnata la conica proiettiva C di equazione:


Rispetto ai campi K =

2x0 x1 2x0 x2 + 4x1 x2 = 0.

e K= :

(i ) Classificare C, indicando la forma canonica D a cui C e proiettivamente equivalente.


(ii ) Ridurre a forma canonica il supporto di C, determinando il riferimento proiettivo rispetto al quale C ha lequazione di D.
(iii ) Determinare una proiettivita f che trasforma il supporto di C nel supporto di D.
* * *
Soluzione. (i ) La conica C ha matrice

0 1 1
A = 1 0 2 .
1 2 0

Poiche det(A) &= 0, allora rg(C) = 3, cioe C e una conica generale.


Se K = , C e proiettivamente equivalente alla forma canonica
2

D : x0 + x1 + x2 = 0.

Se K = , C potrebbe essere una conica generale a punti complessi, oppure una conica generale (a punti reali). Poiche C ha certamente punti reali [si verifichi ad esempio che i punti fondamentali del riferimento RP ( ) appartengono a C],
allora C e una conica generale (a punti reali) e dunque e proiettivamente equivalente alla forma canonica
2

D : x0 + x1 x2 = 0.

15

10.2 Coniche proiettive


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(ii ) Si applica alla forma bilineare b (avente matrice A) lalgoritmo di Lagrange, per ottenere una base bdiagonalizzante . DallEserc. V.2 segue che

1 12 2
+
,
1
= f
f
f = M , con M = 1
1 .
2
0
1
2
0 0
1
In base

, b ha matrice

2 0
D = tM AM = 0 12
0 0

0
0 .
4

Sia K = . Essendo rg(C) = 3, esiste una base " = N rispetto a cui


C ha
matrice unita I3 . Per ottenere " basta dividere ogni vettore f di
per dii .
i
Risulta subito:
1

0
0
0
1
2

"
1 f
1 1 f
= 12 f
e dunque N = 0 i 2 0 .
4 2
0
2 1
1
0
0
2
Ne segue che:

i 2

1
2
2

"
1 .
= N = M N = H, con H = 1 i 2
2

2
1
2

Nel riferimento proiettivo RP " ( " ), la conica C ha equazione:


2

(x"0 ) + (x"1 ) + (x"2 ) = 0 [forma canonica].

Sia ora K = . Poiche b ha segnatura (2, 1), esiste una base " =
2,1
rispetto a cui C ha matrice D . Risulta subito:
1

0 0
0
1
2

"
1 f
= 12 f
2f
e dunque N1 = 0 0
2 .
4 2
0
1
1
0
0
2
Ne segue che:
1

1 12
2
1
"
1 .
= N1 = M N1 = H1 , con H1 = 0
2
2
1
0
0
2

N1

Nel riferimento proiettivo RP " ( " ), la conica C ha equazione:


2

(x"0 ) + (x"1 ) (x"2 ) = 0 [forma canonica].

(iii ) La proiettivita f avente matrice H [rispett. H1 ] trasforma C nella sua


f
forma canonica D (cioe C = D). In base alla Prop. 1, una proiettivita che tra1
sforma VC in VD e f , avente equazioni:
1

X " = H X (

) [rispett. X " = H1 X (

)].

16

Cap. X

RIDUZIONE A FORMA CANONICA DELLE CONICHE


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10.2

Coniche affini.
2

Sia

il piano affine numerico su un campo K (di caratteristica &= 2).

Definizione 5. Una conica affine C e un polinomio F (x, y) K[x, y] di secon2


do grado, definito a meno di un fattore di proporzionalita in K . Fissato in K un riferimento affine RA(O, ), si definisce supporto della conica affine C linsieme
!
"
2
VC = P = (x, y) K : F (x, y) = 0
[con (x, y) coordinate affini di P rispetto ad RA(O, )]. Lequazione
F (x, y) = 0
e detta equazione della conica affine C (o meglio del suo supporto VC ) ed e individuata da C a meno di un fattore di proporzionalita in K .
Poiche K ha caratteristica &= 2, ogni polinomio F di grado 2 in K[x, y] puo
essere scritto nella forma
2

F = F (x, y) = a11 x + 2a12 xy + a22 y + 2a01 x + 2a02 y + a00 .


[con (a11 , a12 , a22 ) &= (0, 0, 0)]. Le tre componenti omogenee di F sono:

2
2

Q = Q(x, y) = a11 x + 2a12 xy + a22 y


L = L(x, y) = 2a01 x + 2a02 y

a00

e sono dette rispettivamente forma quadratica, forma lineare e termine noto di F .


Osservazione 3. E utile scrivere il polinomio F in forma matriciale. Poniamo:
4 5
x
X=
[che, al solito, identifichiamo con (x, y)],
y
4 5
4
5
4
5
4
5
1
a01
a00 ta
a11 a12
X =
, A0 =
, a=
, A=
.
X
a12 a22
a02
a A0

[Si noti che A0 ed A sono matrici simmetriche di ordine rispettivamente 2, 3 e che


A0 e la sottomatrice A(2,3|2,3) di A]. Risulta subito:
F = tXAX.

Infatti si ha:

4
54 5
, a00 ta
+
1
= a00 + tXa
XAX = 1 X
a A0
X
= a00 + tXa+ taX + tXA0 X.

a+ XA0

Poiche tXa + taX = 2taX = L e tXA0 X = Q, si conclude che


XAX = a00 + L + Q = F .

1
X

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10.2 Coniche affini


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La matrice A e detta matrice di F (o della conica C = [F ]) e la sottomatrice


A0 e detta matrice della forma quadratica Q associata ad F (o a C = [F ]).
E evidente che i polinomi F di grado 2 in K[x, y] sono in corrispondenza biunivoca con le matrici simmetriche A di ordine 3, aventi sottomatrice A(2,3|2,3) non
nulla.
Definizione 6. Sia C una conica affine di equazione tXAX = 0. Il rango di C e rg(C) = rg(A) [e la definizione e ben posta]. La conica C e detta generale (o non degenere) se rg(C) = 3. Altrimenti C e detta degenere; in particolare, C e semplicemente degenere se rg(C) = 2 ed e doppiamente degenere se rg(C) = 1. Infine, se rg(A0) = 2, C e detta conica a centro; se invece rg(A0) = 1, C e detta parabola.
Prima di introdurre la relazione di equivalenza affine (per poi affrontare il problema della classificazione e riduzione a forma canonica di coniche affini), vogliamo studiare i legami tra coniche affini e coniche proiettive. Nelle due definizioni che seguono vedremo come proiettificare coniche affini e come affinizzare coniche proiettive.
2

t
Definizione
7. Sia C = [F ] una conica affine di K , con F = XAX. Posto
x0
2
Z = x1 , la conica proiettiva C di K avente equazione:
x2

F = tZAZ = 0

e detta 0esima proiettificazione di C. Fissato in K il riferimento proiettivo


standard e considerata la retta fondamentale H0 (di equazione x0 = 0), i punti di
VC H0 sono detti punti impropri di C (rispetto ad x0 ).
Osservazione 4. Si noti che, per proiettificare una conica affine C = [F ], basta
omogeneizzare il suo polinomio F [cioe sostituire le variabili x, y rispettivamente
x
x
2
con x1 , x2 e moltiplicare poi lespressione ottenuta per x0]. Infatti si verifica facil0
0
mente che:
0
1
x
x
2
F = x0 F x1 , x2 .
0

I punti impropri di C sono tutte e sole le soluzioni [x0 , x1 , x2] del sistema:
6
x0 = 0
[con (x1 , x2) &= (0, 0)].
Q(x1 , x2) = 0

Infatti i punti impropri di C sono tutte e sole le soluzioni [x0 , x1 , x2] del sistema:

18

Cap. X

RIDUZIONE A FORMA CANONICA DELLE CONICHE


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x0 = 0

F (x0 , x1 , x2) = 0,
che e ovviamente equivalente al sistema:
6
x0 = 0
F (0, x1 , x2) = 0

e si ha:

4 5
0
+
,
x1
F (0, x1 , x2 ) = 0 x1 x2 A x1 = x1 x2 A0
= Q(x1 , x2).
x2
x2
+

Poiche lequazione Q(x1 , x2) = 0 ha al piu due autosoluzioni (omogenee), allora C ha al piu due punti impropri.
2
Ad esempio le tre coniche affini in
:
2

C1 : x + y + 1 = 0;

C2 : x + y + 1 = 0;

hanno proiettificazioni rispettivamente:


2

C 1 : x0 + x1 + x2 = 0;

C 2 : x0 + x0 x2 + x1 = 0;

C3 : xy + y + 1 = 0
2

C 3 : x0 + x0 x2 + x1 x2 = 0

ed hanno rispettivamente:
nessun punto improprio; il solo punto improprio [0, 0, 1]; i due punti impropri [0, 1, 0]
e [0, 0, 1].
2

Sia ora C = [F ] una conica proiettiva di K , con F = tZAZ. Vogliamo affinizzare C. Fissato RP ( ), assumiamo che il supporto VC non contenga la retta fondamentale H0 . Tale condizione equivale al fatto che:
A(2,3|2,3) &= 0.

Infatti, poiche H0 ha equazione x0 = 0, si ha:



0
+
,
H0 VC 0 x1 x2 A x1 = 0, (x1 , x2) &= (0, 0)
x2
4 5
+
,
x1
x1 x2 A0
= 0, (x1 , x2) &= (0, 0) A0 = 0
x2
e pertanto:
VC & H0 A0 = A(2,3|2,3) &= 0.

Introduciamo la seguente definizione.

Definizione 8. Sia C = [F ], con F = tZAZ, una conica proiettiva di K


non contenente H0 . Si chiama 0esima affinizzazione di C la conica affi2
ne Ca di K avente equazione
Fa = tXAX = 0.

19

10.2 Coniche affini


c 88-7999-009-8
!
[Si noti che risulta: Fa = F (1, x, y).]

E evidente che le due operazioni descritte nelle Def. 7, 8 sono inverse luna dellaltra. Infatti, per ogni conica affine C e per ogni conica proiettiva D non contenente H0 , risulta:
+ ,
+ ,
C a = C,
Da = D.
f

Vogliamo ora definire la trasformata affine C di una conica affine C = [F ].


Assumiamo che, in un assegnato riferimento affine RA(O, ), sia
f = fM,c , con M GL2(K) e c

(K).

2,1

Procedendo come nel caso proiettivo, consideriamo la sostituzione lineare:


f : K[x, y] K[x, y]

definita (in forma compatta) da:

X M X + c.

Si puo verificare che f e un automorfismo di anelli e che f fissa il grado dei polinomi. In particolare trasforma la conica affine C = [F ] in unaltra conica affif
ne C = [f (F )], detta trasformata affine di C tramite f .
[Lasciamo al lettore la seguente verifica:
con f, g affinita di

f g = g f ,
+ f ,g
f g
C
= C .]
K . Ne segue che
2

Sara utile poter esprimere il polinomio f (F ) in forma matriciale. A tale scopo cominciamo con lassociare ad f una matrice. Se f = fM,c , chiameremo matrice associata ad f la matrice
4
5
1 0
M =
GL3(K).
c M
[Si noti che M e matrice della proiettificazione f di f [cfr. Cap. IX 7]]. Lasciamo
al lettore la semplice verifica di queste proprieta:
(i ) La matrice associata allaffinita identica e la matrice unita I3 .
(ii ) Se N e la matrice associata ad unaltra affinita g, laffinita f g ha matrice associata M N .
1
1
(iii ) Laffinita f
ha matrice associata M .
Vale il seguente risultato.
Lemma 1. Sia C la conica affine di

avente equazione F = tXAX = 0. Sia

20

Cap. X

RIDUZIONE A FORMA CANONICA DELLE CONICHE


c 88-7999-009-8
!

f = fM,c unaffinita. Risulta:

[cioe C

ha matrice tM AM ].

+
,
f (F ) = tX tM AM X

Dim. Poiche F = tXA0 X + 2 taX + a00 , risulta:


f (F ) = t(M X + c)A0 (M X + c) + 2 ta(M X + c) + a00 =
= (tX tM + tc)(A0 M X + A0 c) + 2 taM X + 2 tac + a00 =
= tX tM A0 M X + tX tM A0 c + tcA0 M X + tcA0 c + 2 taM X + 2 tac + a00 =
+
,
+
,
= tX tM A0 M X + 2 tcA0 M + taM X + tcA0 c + 2 tac + a00
+
,
[infatti tX tM A0 c = t tX tM A0 c = tcA0 M X].
Daltra parte:
4
54
54
5
1 tc
a00 ta
1 0
t
M AM = t t
=
0 M
a A0
c M
4
5
4
5
a00 + tca ta + tcA0
1 0
=
=
t
t
Ma
M A0
c M
4
5
a00 + tca + tac + tcA0 c taM + tcA0 M
=
.
t
t
M a + tM A0 c
M A0 M
+
,
Poiche t tM a + tM A0 c = taM + tcA0 M , la matrice ottenuta e simmetrica. Inoltre la sottomatrice tM AM (2,3|2,3) = tM A0 M e non nulla [infatti si ha:
rg(tM A0 M ) = rg(A0) &= 0] e dunque tM AM definisce una conica affine. Confrontando le espressioni sopra ottenute, si ottiene che la matrice di f (F ) coincide
con tM AM , come richiesto.
Definizione 9. Due coniche affini C, D sono dette affinemente equivalenti se ef
2
siste unaffinita f Aff( K) tale che D = C . Se C, D hanno rispettivamente equazioni:
F = tXAX = 0 e

G = tXB X = 0,

tenuto conto del lemma precedente, si ha:


C e D sono affinemente equivalenti
2
f = fM,c Aff( K) ed K tali che B = tM AM .
Si osserva subito che tale relazione (detta di equivalenza affine) e una relazione
di equivalenza nellinsieme delle coniche affini. Inoltre, due coniche affinemente equivalenti hanno lo stesso rango: dunque rg(C) e un invariante affine. Infine, dalla condizione B = tM AM segue che B0 = tM A0 M . Pertanto
rg(A0) = rg(B0)

21

10.2 Coniche affini


c 88-7999-009-8
!

e dunque anche rg(A0) e un invariante affine [detto rango della forma quadratica associata a C], che denoteremo rg0(C).
Vale anche nel caso affine lanalogo della Prop. 1.
f

Proposizione 5. Siano C e D due coniche affini. Se C = D, allora


f (VD) = VC.

Dim. Se C = [F ], D = [G], per ipotesi G = f (F ) ( K ). Se f = fM,c e


P = (x), allora f (P ) = (M x + c). Dobbiamo verificare che
P VD f (P ) VC .
+ ,
Infatti: +P V,D G(x) = 0 f (F x) = 0 F (M x + c) = 0
F f (P ) = 0 f (P ) VC .
Nella Def. 6 abbiamo suddiviso le coniche affini in parabole e coniche a centro. Lespressione a centro significa che la conica ha un unico centro di simmetria. Dimostreremo tale fatto nella proposizione che segue. Ricordiamo prelimi2
narmente che, fissato un punto P0 K , il punto simmetrico di un punto P e lu
nico punto P " verificante la condizione: P " P0 = P0 P . In base alla Def. IX.4, risulta:
P " = P

,1

(P ).

Definizione 10. Una conica affine C di K e detta simmetrica rispetto ad un


2
punto P0 K se, denotata con lomotetia P ,1 risulta:
0

C = C.

[Ne segue che (VC ) = VC , cioe che il supporto di C e simmetrico rispetto a P0 .]


P0 e detto centro di simmetria di C.
Proposizione 6 Sia C una conica affine. Risulta:

C e una conica a centro C ha un unico centro di simmetria.

In tal caso, se C ha equazione F = tXAX = 0, il suo centro di simmetria e ottenuto risolvendo il SL(2, 2, K):
A0 X + a = 0.
2

Dim. Sia P0 = (x 0) un punto di K (rispetto ad un riferimento RA(O, )). Lomotetia = P ,1 ha equazioni x " = x + 2x 0 e dunque definisce la matri0

22

Cap. X

RIDUZIONE A FORMA CANONICA DELLE CONICHE


c 88-7999-009-8
!

ce

Se C ha matrice
allora C

ha matrice

M AM =

M =

A=

1
2x 0
a00
a

0
I2
a
A0
t

a00 + 4 tx 0 a + 4 tx 0 A0 x 0

ta 2tx 0 A0

a 2A0 x 0

A0

Pertanto:
C ha un unico centro di simmetria P0

2
! P0 K tale che C = C
! x 0 2,1(K) tale che le matrici A e tM AM sono proporzionali
6
a00 = a00 + 4(tx 0 a + tx 0 A0 x 0 )
! x 0 2,1(K) tale che

a 2A0 x 0 = a
! x 0 2,1(K) tale che A0 x 0 + a = 0
il SL(2, 2, K) A0X + a = 0 ha ununica soluzione
rg(A0) = 2 C e una conica a centro.
Corollario 1. Siano C, D due coniche affini a centro, aventi rispettivamente cen2
tro nei punti P0 , Q0 K . Se C, D sono affinemente equivalenti tramite laffif
nita f [cioe C = D], risulta:
f (Q0 ) = P0

[e dunque unaffinita conserva i centri].


Dim. Sia tXAX = 0 lequazione di C. Il centro P0 = (x 0) e soluzione del
1
SL(2, 2, K) A0X + a = 0. Dunque x 0 = A0 a.
f
Sia f = fM,c unaffinita tale che C = D. La conica D ha equazione:
X(tM AM )X = 0

ed il suo centro Q0 = (y 0 ) di D e soluzione del SL(2, 2, K):


(tM A0 M )X + (tM a + tM A0 c) = 0

[si confronti la dimostrazione del Lemma 1], cioe del SL(2, 2, K):
A0 M X + (a + A0 c) = 0.
Pertanto:
1

y 0 = (A0 M ) (a + A0 c) = M

A0 (a + A0 c).

Per concludere basta verificare che

f (Q0 ) = P0 , cioe che M y 0 + c = x 0 .

23

10.2 Coniche affini


c 88-7999-009-8
!
Infatti:

+
,
1
1
M y 0 + c = M M A0 (a + A0 c) + c =
= M M

(A0 a +A0 A0 c)+ c = A0 a c + c = A0 a = x 0 .

Ci proponiamo ora di classificare e ridurre a forma canonica le coniche affini. Analogamente al caso proiettivo, un insieme di forme canoniche (di coniche affini) e un insieme di rappresentanti delle classi di equivalenza affine.
Sia K un qualsiasi campo (di caratteristica &= 2) e si consideri la coppia di invarianti affini (rg(C), rg0(C)). Poiche
1 rg(C) 3,

1 rg0(C) 2,

rg0(C) rg(C),

per tale coppia di invarianti si hanno cinque possibilita, cioe:


(3,2), (3,1), (2,2), (2,1), (1,1).

Conseguentemente, linsieme delle coniche affini viene ripartito in cinque sottoinsiemi, come illustrato nel seguente schema:

a centro
generali

a centro
semplicemente
degeneri

parabole
generali

parabole
parabole
semplicemente doppiamente
degeneri
degeneri

rg(C)
rg0(C)

Questi cinque sottoinsiemi sono non vuoti: infatti e possibile costruire esempi di coniche affini di ciascuno dei cinque sottoinsiemi previsti. Ad esempio i seguenti:

rg0(C)

rg(C)

x +y =1

y -x =0

2
2

x +y =0
2

y -1 = 0

y =0

Ovviamente due coniche appartenenti a due sottoinsiemi diversi non sono affinemente equivalenti. Viceversa, non e detto che due coniche appartenenti allo stesso sottoinsieme siano affinemente equivalenti. Ad esempio, se K = , dimostreremo che esistono nove classi di equivalenza affine (cioe nove forme canoniche): dunque necessariamente almeno uno dei cinque sottoinsiemi contiene coniche non affine-

24

Cap. X

RIDUZIONE A FORMA CANONICA DELLE CONICHE


c 88-7999-009-8
!

mente equivalenti. Se invece K = , le classi di equivalenza affine sono proprio cinque (come ora verificheremo) e dunque coincidono con i cinque sottoinsiemi della partizione considerata.
Proposizione 7. Sia K = . In
no cinque. Ad esempio le seguenti:
D1
D2
D3
D4
D5

:
:
:
:
:

x + y 1 = 0,
2
y x = 0,
2
2
x + y = 0,
2
y 1 = 0,
2
y = 0,

le forme canoniche (di coniche affini) soconica generale a centro;


parabola generale;
conica degenere a centro;
parabola semplicemente degenere;
parabola doppiamente degenere.

Dim. Sia C una conica affine di equazione F = tXAX = 0. Bisogna dimostrare che
C e affinemente equivalente ad una delle coniche Di (per i = 1, . . . , 5).
Sia Q(x, y) = tXA0 X la forma quadratica associata ad F . Con lalgoritmo di
Lagrange si puo determinare una base
Qdiagonalizzante. Se
= C, allora Q
ha, in base , matrice diagonale
4
5
a 0
t
D = CA0 C =
,
0 b
con a, b
ce C, cioe

, non entrambi nulli.

Si consideri laffinita definita dalla matri-

f = fC,0 .
f

Tale affinita trasforma C nella conica C , la cui forma quadratica associata e


2

X tCA0 CX = tXDX = ax + by .

Lequazione di C [ottenuta con la sostituzione lineare f : X CX] e quindi priva del termine in xy, cioe e del tipo:
2

ax + by + 2cx + 2dy + e = 0,
per opportuni c, d, e .
Per ottenere unequazione ancora piu semplice, introduciamo una generica tra2
slazione t di
, di vettore u = (, ). t definisce la sostituzione lineare
4 5

t : X X +
.

+ f ,t
f t
Dunque la conica C
=C
ha equazione:
2

a(x + ) + b(y + ) + 2c(x + ) + 2d(y + ) + e = 0,

cioe:
2

()

ax + by + 2(a + c)x + 2(b + d)y + e" = 0


2

[con e" = a + b + 2c + 2d + e].

25

10.2 Coniche affini


c 88-7999-009-8
!
Distinguiamo ora due casi:
rg0(C) = 2 (coniche a centro);

rg0(C) = 1 (parabole).

(a) Sia rg0(C) = 2 [cioe ab &= 0]. Per semplificare la () poniamo:


c
d
= , = ,
a
b
f t
ottenendo per C
lequazione:
2
2
ax + by + e" = 0.
Se poi e" &= 0, si puo assumere e" = 1 [moltiplicando lequazione per e1# ].
Vogliamo ora normalizzare i coefficienti a, b di C
7 1
8

0
a
M=
,
1

0
b

f t

si consideri laffinita g = fM,0 . La conica trasformata C


2

. Posto:

f t g

ha equazione:

x + y = 0 oppure x + y 1 = 0

f t g

[a seconda che risulti e = 0 oppure e" = 1] e dunque C


coincide con D3
oppure con D1 , ovvero C e affinemente equivalente a D3 oppure a D1 .
"

(b) Sia ora rg0 (C) = 1 [cioe ab = 0]. Possiamo supporre a = 0 (e b &= 0). In tal
f
caso lequazione di C e
2

by + 2cx + 2dy + e = 0.

[Si noti che, se fosse a &= 0 e b = 0, si puo operare uno scambio di variabili, cioe traf
sformare C con laffinita
4
5
0 1
h = fH,0 , con H =
.
1 0
f h

La conica C
verifica allora la condizione a = 0 (e b &= 0)].
f
Se trasformiamo C con laffinita t di vettore
la conica C

f t

u = (, ) = (0, db ),

ha equazione:

()

by + 2cx + e" = 0.

Ora distinguiamo due ulteriori sottocasi:


c = 0 e c &= 0.
(b1 ) Sia c = 0. In tal caso () si semplifica in
2

by + e" = 0.
C

f t

Se e" &= 0, si puo assumere e" = 1 [dividendo lequazione per e" ]. Dunque
ha equazione:
2

by = 0 oppure by = 1.
Ora normalizziamo il coefficiente b tramite laffinita

26

Cap. X

RIDUZIONE A FORMA CANONICA DELLE CONICHE


c 88-7999-009-8
!

g = fM,0 , con M =
Si ottiene la conica C

f t g

di equazione:
2

y =0

oppure

1
0

0
1

y 1=0

Ne segue che C e affinemente equivalente a D5 oppure a D4 .

(b2 ) Sia infine c &= 0. In tal caso vogliamo eliminare il termine noto e" . Procediamo
f t t#
con una seconda traslazione t" di vettore u" = (, 0). La conica C
ha equazione:
2

by + 2cx + 2c + e" = 0.
Posto =

"

e
, si ottiene lequazione:
2c
2
by + 2cx = 0.

Poniamo ora:
M=

b
2c
0

0
1

e consideriamo laffinita g = fM,0 . La conica trasformata C


2

f t t# g

ha equazione:

by bx = 0, cioe y = x.

Dunque C e affinemente equivalente a D2 .

La dimostrazione della proposizione precedente fornisce un algoritmo per classi2


ficare unassegnata conica C di A , individuando unaffinita che la trasforma nella sua forma canonica. In modo parallelo, si puo procedere alla riduzione a forma canonica del supporto VC , come illustrato nellosservazione che segue.
Osservazione 5. Sia C = [F ] una conica affine e sia f = fM,c unaffinita (di equazioni X " = M X + c). Posto O" = (c) e " = M , si consideri il riferimento affine RA" (O" , " ) ed il cambiamento di coordinate affini X = M X " + c (da RA" a
RA). In RA" , C ha equazione
F (M X " + c) = tX " (tM AM )X " = 0,

cioe ha lequazione di C (nelle coordinate di RA" ). In particolare, le affinita f, t, g


introdotte nella dimostrazione della proposizione precedente definiscono i cambiamenti di coordinate affini
X = CX " ,

X " = X "" + u,

X "" = M X """ .

[Nel caso (b2 ) o se e necessario uno scambio di variabili, si considerino anche i cambiamenti di coordinate associati alle affinita t" ed h]. Sostituendo ciascuna delle formule considerate nella precedente, si ottiene:
X = CM X """ + Cu.

27

10.2 Coniche affini


c 88-7999-009-8
!
Tale formula di cambiamento di coordinate affini individua il riferimento affine
RA""" (O""" ,
Nel riferimento affine RA
affinemente equivalente.

"""

), con O""" = (Cu) ed

"""

= CM .

la conica C ha lequazione della forma canonica ad essa

"""

Veniamo ora alle coniche affini reali. Se C = [F ] e F = tXAX, il segno di


det(A0 ) e un invariante affine. Infatti, se B = tM AM , allora: B0 = tM A0 M e
dunque
2

det(B0 ) = det(B0 ) = det(M ) det(A0 ).


Pertanto
det(B0 )

0 det(A0 )

0.

Definizione 11. Si chiama ellisse una conica affine reale (a centro) C tale che
det(A0 ) > 0; si chiama iperbole una conica affine reale (a centro) C tale che
det(A0 ) < 0.
[Ovviamente le coniche affini reali tali che det(A0 ) = 0 sono parabole].
Lesistenza di tale nuovo invariante affine determina, per linsieme delle coniche
affini reali, un raffinamento della partizione gia considerata in precedenza. Infatti si ha la seguente partizione in sette sottoinsiemi:

det(A0) > 0

ellissi
generali

ellissi
degeneri

det(A0) < 0

iperboli
generali

iperboli
degeneri

det(A0) = 0

parabole
generali

rg(C)

parabole
parabole
semplicemente doppiamente
degeneri
degeneri

Esempi di coniche affini di ciascuno dei sette tipi indicati si determinano facilmente. Esistono quindi almeno sette classi di equivalenza affine (e dunque sette forme canoniche). Si osserva pero subito che le coniche
2

x +y +1=0 e x +y 1=0

sono due ellissi generali non affinemente equivalenti: infatti la prima ha supporto vuoto, la seconda non vuoto. Anche le due parabole semplicemente degeneri

28

Cap. X

RIDUZIONE A FORMA CANONICA DELLE CONICHE


c 88-7999-009-8
!

y +1=0 e y 1=0

sono due coniche non affinemente equivalenti (per lo stesso motivo). Quindi esistono almeno nove classi di equivalenza affine. In effetti tali classi sono esattamente nove, come provato nella proposizione seguente.
2

Proposizione 8. Sia K = . In
ve. Ad esempio le seguenti:
D1
D2
D3
D4
D5
D6
D7
D8

:
:
:
:
:
:
:
:

le forme canoniche (di coniche affini) sono no-

x + y 1 = 0,
2
2
x + y + 1 = 0,
2
2
x y 1 = 0,
2
y x = 0,
2
2
x + y = 0,
2
2
x y = 0,
2
y 1 = 0,
2
y + 1 = 0,

ellisse generale;
ellisse generale a punti immaginari;
iperbole generale;
parabola generale;
ellisse degenere;
iperbole degenere;
parabola semplicemente degenere;
parabola semplicemente degenere
a punti immaginari ;
parabola doppiamente degenere.

D9 : y = 0,

Dim. Gran parte della dimostrazione e gia stata svolta nella dimostrazione della Prop. 7 [caso K = ]. Le differenze che sussistono tra caso reale e caso complesso sono dovute unicamente al fatto che in
non e possibile considerare radici quadrate di numeri negativi. E quindi necessario ridiscutere il procedimenf t
to di normalizzazione dei coefficienti della conica C . Esaminiamo pertanto i casi (a), (b1 ), (b2 ) della dimostrazione di Prop. 7.
(a) Sia C una conica a centro, cioe rg0 (C) = 2 (ovvero ab &= 0). Sappiamo che la
f t
conica C
ha equazione:
2

ax + by + e" = 0, con e" = 0, 1.


7 1
8

0
a
Se a, b > 0, si pone M =
e la conica si trasforma in
1

0
b
2

x + y + e" = 0,
cioe in D5 oppure in D1 .
Se a > 0, b < 0, si pone M =

1
a

0
1
b

e la conica si trasforma in

x + y + e" = 0,
cioe in D6 oppure D3 .
[Se invece a < 0, b > 0 si procede ad uno scambio di variabili e si riottiene il caso ora esaminato].

29

10.2 Coniche affini


c 88-7999-009-8
!
Se infine a, b < 0, si pone M =

1
a

0
1
b

e la conica si trasforma in

x + y e" = 0,

cioe in D2 oppure in D5 .

Veniamo ora alle parabole [casi (b1 ), (b2 )].

(b1 ) Sia a = c = 0. Sappiamo che la conica C


2

f t

ha equazione:

by + e = 0, con e = 0, 1.
5
4
1 0
Se invece b > 0, si pone M =
e la conica si trasforma in
0 1b
"

"

y + e" = 0,

cioe in D9 oppure in D7 . Se b < 0, si pone M =


sforma in

1
0

0
1
b

e la conica si tra-

cioe in D8 oppure in D9 .

y e" = 0,

(b2 ) Si procede esattamente come nel caso complesso e la conica si trasforma in


D4 .
2

Osservazione 6. E possibile distinguere ellissi, iperboli e parabole di


attraverso il numero dei loro punti impropri (cfr. Def. 7). Sappiamo infatti che i punti impropri di una conica C (di equazione tXAX = 0) sono in corrispondenza biunivoca con le autosoluzioni (omogenee) dellequazione
2

Q(x1 , x2 ) = a11 x1 + 2a12 x1 x2 + a22 x2 = 0


Tale equazione ha rispettivamente:
2

Pertanto

2, 1, 0 autosoluzioni (omogenee) a12 a11 a22 > 0, = 0, < 0.


C e uniperbole ha due punti impropri distinti;
C e una parabola ha un solo punto improprio;
C e unellisse non ha punti impropri.
2

Osservazione 7. Uniperbole C di
e una conica a centro con due punti impropri. Le due rette passanti per il centro ed aventi le direzioni definite dai due punti impropri sono dette asintoti di C.
Fissato un riferimento affine RA(O, ), se denotiamo con [0, l1 , m1 ], [0, l2 , m2 ]
i due punti impropri di C, la forma quadratica Q di C si fattorizza nella forma
(m1 x l1 y)(m2 x l2 y), con

30

Cap. X

RIDUZIONE A FORMA CANONICA DELLE CONICHE


c 88-7999-009-8
!

Se P0 = (x0 , y0 ) e il centro di C, i due asintoti hanno quindi equazioni:


m1 (x x0 ) l1 (y y0 ) = 0,

10.3

m2 (x x0 ) l2 (y y0 ) = 0.

Coniche euclidee.
2

Definizione 12. Sia E un piano euclideo. Una conica euclidea C di E e u2


2
na conica affine in
il cui supporto VC e un sottoinsieme di E (rispetto ad un assegnato riferimento cartesiano RC(O, )).
Valgono per le coniche euclidee le stesse notazioni introdotte per le coniche affini. In particolare, lequazione di C e del tipo
F (x, y) = tXAX = 0

e la sua forma quadratica associata e


Q(x, y) = tXA0 X.
Infine rg(C) e rg0(C) sono rispettivamente rg(A) e rg(A0).
2

Osservazione 8. Data unisometria f = fM,c Isom(E ), restano definite (come


per le affinita) la matrice
4
5
1 0
M =
GL3 ( )
c M
e la sostituzione lineare
f : [x, y] [x, y] tale che f : X M X + c.

Se C e una conica euclidea di equazione F = tXAX = 0, la trasformata di C tramite


f
lisometria f e la conica euclidea C di equazione:
F (M X + c) = tX(tM AM )X = 0.

Definizione 13. Siano C, D due coniche euclidee, di equazioni rispettivamente


F = tXAX = 0 e G = tXB X = 0.

Le coniche C e D sono dette congruenti [o isometricamente equivalenti ] se esif


2
ste unisometria f = fM,c Isom(E ) tale che D = C [cioe tale che B = tM AM ,

con ].
Ovviamente la congruenza e una relazione di equivalenza nellinsieme delle coniche euclidee. Inoltre rg(C), rg0(C) e il segno di det(A0 ) sono invarianti metri-

31

10.3 Coniche euclidee


c 88-7999-009-8
!
f

ci (o euclidei). Come nei casi affine e proiettivo, se D = C , allora f (VD) = VC .


Ci proponiamo ora di classificare e ridurre a forma canonica le coniche euclidee.
[Un insieme di forme canoniche (di coniche euclidee) e ovviamente un insieme di rappresentanti delle classi di congruenza (di coniche euclidei)]. Poiche gli invarianti affini rg(C), rg0(C) e segno di det(A0) sono anche invarianti metrici, la classificazio2
ne euclidea e un raffinamento della classificazione affine di
. Allinterno di otto delle nove classi di equivalenza affine, troveremo pero infinite classi di congruenza. Un esempio di tale fatto e illustrato nellosservazione seguente.
Osservazione 9. La quantita:
2

det(A)
det(A0)3
[che e indeterminata se C e una parabola degenere] e un invariante metrico. Infatti,
da B = tM AM segue [essendo det(M ) = det(M ) = 1]:
()

det(B) = det(M ) det(A) = det(M ) det(A) = det(A) e


2
2
det(B0) = det(M ) det(A0) = det(A0).

Quindi:
2

det(A)
det(B)
det(B)
= 6
=
,
3
3
det(A0)
det(B0)
det(B0)3
(cioe () e un invariante metrico).
Si considerino ad esempio le due coniche euclidee
2

x + y a = 0 e x + y b = 0, con a, b > 0, a &= b.

Tali coniche sono affinemente equivalenti [infatti sono ellissi generali (a punti reali)],
ma non sono congruenti [infatti i rispettivi invarianti metrici () sono diversi, come
subito si verifica]. Dunque esistono infinite ellissi generali non congruenti.
Si noti che esistono altri invarianti metrici:
det(A0)
det(A)
e
.
2
T r(A0)
T r(A0)3
[Si verifichi infatti che T r(tM A0 M ) = T r(A0). Ne segue che
T r(A0) = T r(A0) = T r(B0)
e da qui si ottiene lasserto].
2

Proposizione 9. Le forme canoniche (di coniche euclidee) in E sono, al variare dei parametri a, b, p :
2
2
x
y
D1 : 2 + 2 = 1,
con a b > 0,
ellisse generale;
a
b

32

Cap. X

RIDUZIONE A FORMA CANONICA DELLE CONICHE


c 88-7999-009-8
!

D2 :

x
y
+ 2 = 1,
a2
b

D3 :

x
y
2 = 1,
a2
b
2
y 2px = 0,
2
2
x
y
+ 2 = 0,
2
a
b
2
2
x
y

= 0,
a2
b2
2
2
y a = 0,
2
2
y + a = 0,

D4 :
D5 :
D6 :
D7 :
D8 :

con a b > 0,

ellisse generale a
punti immaginari ;

con a > 0, b > 0,

iperbole generale;

con p > 0,

parabola generale;

con a b > 0,

ellisse degenere;

con a b > 0,

iperbole degenere;

con a > 0,
con a > 0

D9 : y = 0,

parabola semplic. deg.;


parabola semplic. deg. a
punti immaginari ;
parabola doppiamente deg..

Dim. Bisogna dimostrare che:


(A) Ogni conica euclidea C e congruente ad una conica di tipo Di (1 i 9),
per opportuni a, b, p .
(B) Le coniche Di sopra considerate sono a due a due non congruenti.

Per dimostrare (A) si procede in modo analogo al caso affine. La differenza fondamentale rispetto al caso affine e che possiamo trasformare una conica euclidea soltanto tramite isometrie. Esaminando la dimostrazione delle Propp. 7,8, osserviamo che le affinita ivi utilizzate sono:
(1) Laffinita f che trasforma C in una conica la cui equazione e priva del termine in xy. Tale affinita f non e in generale unisometria [infatti lalgoritmo di Lagrange non fornisce una base
ortonormale], ma, utilizzando il Teor. VII.2, e possibile costruire una base Qdiagonalizzante ortonormale (che denotiamo ancora ).
La matrice C del cambiamento di base ( = C) e allora ortogonale e dunque laffinita associata (che denotiamo sempre f ) e unisometria.
(2) Le traslazioni t e t" . Si tratta di isometrie.
(3) Laffinita h che scambia le variabili. Si tratta ancora di unisometria: e la
riflessione di asse la retta x y = 0.
f t
(4) Laffinita g che normalizza i coefficienti di C . g non e in generale unisometria. Non sara quindi possibile (come si fa nel caso affine) normalizzare i coeffif t
cienti di C .
Esaminiamo i casi (a), (b1 ), (b2 ) della dimostrazione della Prop. 7.

(a) Sia C una conica a centro, cioe rg(C) = 2 (ovvero ab &= 0). Sappiamo che la
f t
conica C
ha equazione:
2

ax + by + e" = 0, con e" = 0, 1.

Si noti che, se a, b hanno lo stesso segno, possiamo in ogni caso supporre, dopo un
eventuale scambio di variabili, che sia |a| |b| > 0. Quindi:

33

10.3 Coniche euclidee


c 88-7999-009-8
!
(i ) Se a, b > 0, C

f t

ha equazione:
2

( 1a )2

( 1b )2

= 1 [oppure = 0]

f t

e pertanto C
e di tipo D1 oppure D5 .
f t
(ii ) Se a > 0, b < 0, C
ha equazione:
2

( 1a )2

= 1 [oppure = 0]

( 1b )2

f t

e pertanto C
e di tipo D2 oppure D6 .
(iii ) Se a < 0, b > 0, con uno scambio di variabili si ritorna al caso precedente.
f t
(iv ) Se infine a < 0, b < 0, C
ha equazione:
2

e pertanto C

f t

1
( a
)2

( 1b )2

= 1 [oppure = 0]

e di tipo D2 oppure D5 .

Veniamo ora alle parabole (cioe rg0(C) = 1 ovvero ab = 0). Possiamo assumef t
re che C
abbia equazione:
2

(b1 ) Se c = 0, allora C
Se

e#
b

> 0, posto a =

po D8 . Se

e#
b

by + 2cx + e" = 0, con b &= 0.

f t

ha equazione:
2

by + e" = 0, cioe y +
e#
b,

f t

allora C

f t

e#
b

= 0.
2

ha equazione y + a = 0 e dunque e di ti2

= 0, C
ha equazione y = 0 e dunque e la conica D9 . Se infi9
#
f t
#
2
2
ne eb < 0, posto a = eb , allora C
ha equazione y a = 0 e dunque e di tipo D7 .

(b2 ) Sia infine c &= 0. Con unulteriore traslazione si ottiene la conica:


2

by + 2cx = 0, cioe y + 2 cb x = 0.

Se cb < 0, si pone p = cb e si ottiene una conica di tipo D4 . Se invece cb > 0, si


sostituisce x con x [trasformando cioe la conica precedente tramite la riflessione
di asse lasse y], si pone p = cb e si ottiene ancora una conica di tipo D4 .
Veniamo ora alla dimostrazione del punto (B).

E evidente che, i &= j, due coniche euclidee di tipo Di , Dj sono non congruenti [infatti non sono affinemente equivalenti]. Resta allora da verificare che [per ogni i = 1, . . . , 8] due coniche Di e Di" aventi parametri diversi non sono congruenti.
Ad esempio per i = 4, consideriamo due parabole generali D4 e D4" , aventi rispettivamente equazioni:
2

y 2px = 0 e y 2p" x = 0, con p, p" > 0, p &= p" .

34

Cap. X

RIDUZIONE A FORMA CANONICA DELLE CONICHE


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!

Considerato linvariante metrico

det(A)
T r(A0)3

[cfr. Oss. 2], si osserva subito che tale in2

variante assume per le due parabole i valori p e (p" ) . Poiche p &= (p" ) ,
le due parabole non sono congruenti.
Per i rimanenti sette casi (coniche a centro e parabole semplicemente degeneri) si puo procedere ad una dimostrazione per assurdo, supponendo che esista unisometria che trasforma Di in Di" .
Svilupperemo tale procedimento nei due esercizi che seguono.
2

Esercizio 3. In un piano euclideo E , siano Di e Di" due coniche a centro in forma canonica dello stesso tipo [e dunque i = 1, 2, 3, 5, 6, cfr. Prop. 9]. Se tali coniche hanno parametri diversi, verificare che non sono congruenti.
* * *
2
Soluzione. Si fissi in E un riferimento cartesiano RC(O, ). Per assurdo, sia
f
f = fM,c unisometria tale che Di = Di" . Poiche Di e Di" hanno centro nellorigine [semplice verifica] e poiche f conserva i centri, allora c = 0 e dunque f definisce la matrice
4
5
1 0
M =
, con M O2( ).
0 M

Denotate con A e A" le matrici di Di e Di" [ed osservato che a = a" = 0], risulta:
4
5
f
a00
0
"
"
Di = Di A =
, .
0 tM A0 M
Inoltre, poiche (in ognuno dei cinque casi) a00 = a"00 , allora = 1 e quindi
f

Di = Di" A"0 = tM A0 M .

Consideriamo le tre ellissi D1 , D2 , D5 [e le corrrispondenti D1" , D2" , D5" ]. Poniamo, per semplificare le notazioni:
1
1
1
1
= 2 , = 2 , " = # 2 , " = # 2 ;
a
b
a
b
poniamo inoltre:
4
5
4
5
p q
p q
2
2
M=
, oppure M =
, con p + q = 1.
q p
q p
Allora:

"
2
2

= p + q
2
2
A"0 = tM A0 M
" = q + p

( )pq = 0.

Dalla terza equazione segue che il sistema ha soluzioni = oppure p = 0


oppure q = 0.
2
Se = , allora " = , " = . Se p = 0 (e quindi q = 1) allora
"
"
"
"
"
= , = ; in tal caso a = = e percio = = = " . Se in-

35

10.3 Coniche euclidee


c 88-7999-009-8
!
2

fine q = 0 (e quindi p = 1), si ottiene ancora " = , " = . In ogni caso, " = , " = e quindi a" = a, b" = b, contro lipotesi.
Consideriamo ora le iperboli D3 , D6 [e le corrrispondenti D3" , D6" ]. Poniamo ancora:
1
1
1
1
= 2 , = 2 , " = " 2 , " = " 2 ;
a
b
a
b
Procedendo come gia fatto per le ellissi, risulta:
"
2
2

= p + q
2
2
A"0 = tM A0 M
" = q + p

( )pq = 0.
Poiche &= e poiche p &= 0 [altrimenti = " (mentre > 0, " < 0)], il
sistema ha soluzioni q = 0 " = , " = a" = a, b" = b, contro
lipotesi.
2

Esercizio 4. In un piano euclideo E , con riferimento cartesiano RC(O, ), sono assegnate due parabole D e D" semplicemente degeneri di tipo D7 , cioe aventi equazioni:
2

y a = 0,

y b = 0, con a, b > 0

[oppure di tipo D8 , cioe aventi equazioni:


2

y + a = 0,

y + b = 0, con a, b > 0].

Verificare che, se a &= b, D e D" non sono congruenti.


Soluzione. Le parabole D e
2
a
A= 0
0

D"
0
0
0

* * *
hanno rispettivamente matrici

0
b 0 0
0 e B = 0
0 0 ,
1
0
0 1

con a &= b. Assumiamo D e D" congruenti tramite unisometria f = fM,c , con


4
5
4
5
4 5
p q
p q
c
2
2
M=
, [oppure
], p + q = 1 e c =
.
q p
q p
d
4
5
1 0
Posto M =
, risulta:
c M
D" = D

Si ha:

t M AM = B,

M AM =

con
M A0 M =

q
pq

pq
2
p

a + tcA0 c
t
M A0 c

cA0 M
t
M A0 M

cA0 M =

dq
dp

,
2

cA0 c = d .

36

Cap. X

RIDUZIONE A FORMA CANONICA DELLE CONICHE


c 88-7999-009-8
!

Pertanto:

2
2
2
b = a + d

0 = dq = dp
B = tM AM
2

0 = q = pq

2
=p.

Tale sistema e equivalente al sistema:

q=d=0
2
p ==1

2
2
a = b

e quindi [poiche a, b sono positivi], si conclude che D" = D


lipotesi.

10.4

a = b, contro

Alcune proprieta delle coniche euclidee.

( I ) Per meglio comprendere i risultati esposti nel paragrafo precedente, e opportuno visualizzare i supporti delle forme canoniche delle coniche euclidee.
Ovviamente le coniche a punti immaginari [ellissi generali D2 e parabole semplicemente degeneri D8 ] hanno supporto (reale) vuoto. Le ellissi degeneri D5 hanno supporto formato da un solo punto [lorigine]. Le iperbole degeneri D6 sono formate da due rette incidenti (nellorigine). Le parabole semplicemente degeneri D7 sono formate da due rette parallele allasse x e la parabola doppiamente degenere D9 e formata da una retta (lasse x) contata due volte.
Veniamo ora alle coniche generali D1 , D3 , D4 . Per studiarne il grafico conviene esaminarne le eventuali simmetrie rispetto agli assi. Poiche il simmetrico di un
punto P = (x, y) rispetto allasse x [rispett. asse y] e il punto P " = (x, y)
[rispett. P " = (x, y)], si osserva immediatamente che le coniche D1 e D3 sono simmetriche rispetto ai due assi, mentre la parabola D4 e simmetrica soltanto rispetto allasse x. E sufficiente quindi studiare il grafico di D1 e D3 nel primo quadrante [x 0, y 0] e poi riflettere il grafico ivi ottenuto negli altri tre quadranti. Relativamente alla parabola D4 , il suo grafico e concentrato nel semipiano x 0 e dunque anche D4 puo essere studiata nel primo quadrante e poi riflessa nel secondo.
2

(A) Ellisse D1 :

x
y
+ 2 = 1, a b > 0.
a2
b

Lequazione si trasforma (nel primo quadrante) nella funzione:

37

10.4 Alcune proprieta delle coniche euclidee


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!

b 2
a x2.
a
Tale funzione e definita per 0 x a. Ha derivate prima e seconda negative e dunque e decrescente, concava, con massimo e minimo rispettivamente nei punti (0, b), (a, 0). Il suo grafico e il seguente:
y=

e per riflessione intorno agli assi, si ottiene il grafico di tutta lellisse D1 .

D1 ha equazioni parametriche:
6
x = a cos t

y = b sen t,

t [0, 2].

x
y
2 = 1, a > 0, b > 0.
a2
b
Lequazione si trasforma (nel primo quadrante) nella funzione:
b 2
y=
x a2 .
a
Tale funzione e definita per x a. Ha derivata prima positiva e derivata seconda negativa. Dunque e crescente, concava ed assume il minimo nel punto (a, 0).
D3 ha asintoti le rette y = ab x. Confrontando lasintoto y = ab x con liper(B) Iperbole D3 :

38

Cap. X

RIDUZIONE A FORMA CANONICA DELLE CONICHE


c 88-7999-009-8
!

bole y =

x2 a2 (nel primo quadrante), si ottiene:


b
b 2
h(x) = x
x a2 > 0 ( x a) e lim h(x) = 0.
x+
a
a
Dunque liperbole tende ad identificarsi con il suo asintoto. Il suo grafico e il seguente:
b
a

b
a

Simmetrizzando rispetto agli assi, si ottiene il grafico dellintera iperbole D3 .

b
a
O

Una comoda rappresentazione parametrica dei rami delliperbole e ottenuta utilizzando le funzioni iperboliche
ex + ex
ex ex
cosh x =
, senh x =
.
2
2
Risulta (in base alle proprieta di tali funzioni) che i due rami delliperbole nei
semipiani x 0 e x 0 hanno rispettivamente equazioni parametriche:
6
6
x = a cosh t
x = a cosh t
t
e
t .
y = b senh t,
y = b senh t,
2

(C) Parabola D4 : y = 2px, p > 0.

Interpretata come funzione nellincognita y, lequazione si trasforma (nel primo

39

10.4 Alcune proprieta delle coniche euclidee


c 88-7999-009-8
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quadrante) nella funzione:

1 2
y.
2p
Tale funzione e definita per y 0. Ha derivate prima e seconda positive e dunque e crescente, convessa [come funzione di tipo x = g(y)]. Ha minimo nellorigi1 2
ne e risulta: lim 2p
y = +. Dunque ha il seguente grafico.
x=

y+

O
Simmetrizzando rispetto allasse x, si ottiene il grafico dellintera parabola D4 .

Equazioni parametriche della parabola D4 sono:

x = 1 t2
2p
t .

y = t,
( II ) Veniamo ora ad esaminare gli autovalori della sottomatrice A0 . Sia C
una conica euclidea, di equazione
F = tXAX = 0.
Fissato un riferimento cartesiano RC(O, ), sia T loperatore autoaggiunto definito in base
dalla sottomatrice A0 di A. Tale operatore ammette due autovalori reali , (non entrambi nulli ed eventualmente coincidenti). Poiche det(A) = ,
risulta:

40

Cap. X

RIDUZIONE A FORMA CANONICA DELLE CONICHE


c 88-7999-009-8
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C e unellisse > 0;
C e una parabola = 0;
C e uniperbole < 0.

Denotiamo con E(T ) ed E(T ) i due autospazi di T . Poiche T e autoaggiunto, si ha:


(i ) Se &= , E(T ) ed E(T ) sono due rette vettoriali ortogonali tra loro.
(ii ) Se = (ed in tal caso C e unellisse), E(T ) = E(T ) =

Osservazione 10. La conica C individua la coppia di autovalori (, ) soltanto a meno di un coefficiente di proporzionalita. [Infatti, , C ha equazione tX(A)X = 0 e la sottomatrice A0 definisce loperatore autoaggiunto T , che ha autovalori , ]. Invece gli autospazi E(T ) ed E (T ) sono individuati univocamente da C. Infatti si ha:
x E(T ) T (x) = x T (x) = x x E (T )

e dunque E(T ) = E(T ).


spazi della conica C.

Denoteremo quindi con E(C) ed E(C) i due auto-

Definizione 14. Sia C una conica euclidea a centro. Sia P0 il centro di C. Se


&= , le due rette per P0 con giacitura E(C) ed E (C) sono dette assi della conica C. Se = , ogni retta per P0 e un asse di C.
Vogliamo dimostrare che gli assi di una conica euclidea a centro C sono assi di simmetria di C. Premettiamo (nellosservazione che segue) alcune consideraziof
ni relative agli autovalori e agli autospazi di C e della sua trasformata C .
Osservazione 11. (i ) Se f = fM,c e unisometria e C e una conica euclif
dea, C e C hanno la stessa coppia omogenea di autovalori. Osserviamo infatf
ti che, se C e C hanno rispettivamente matrici A e tM AM , le rispettive sottomatrici A0 e tM A0 M hanno lo stesso polinomio caratteristico [infatti:
:t
: :
:
:
:
:
:
: M A M xI : = :tM A M tM xI M : = |tM | :A xI : |M | = :A xI :]
0

e quindi hanno gli stessi autovalori (a meno di comune un coefficiente di proporzionalita).


f

(ii ) Se E(C), E(C) ed E(C ), E(C ) sono rispettivamente gli autospazi di


f
C e C , detto l automorfismo (unitario) associato a f , risulta:
+
+
f ,
f ,
E(C ) = E(C) [e, analogamente, E(C ) = E(C)].
Per provare tale fatto basta verificare che

41

10.4 Alcune proprieta delle coniche euclidee


c 88-7999-009-8
!
f

x E(C ) (x) E(C).

Infatti, se f = fM,c [e quindi ( ) = M ] si ha:

(x) E(C) A0 M x = M x tM (A0 M x) = tM (M x)


f

(tM A0 M )x = x x E(C ).

Proposizione 10. Sia C una conica euclidea a centro. Per ogni asse r di C, denotata con = r la riflessione di asse r, risulta:

C=C .

[Dunque C e simmetrica rispetto ad ogni suo asse].


Dim. Questo risultato puo essere dimostrato facilmente per le forme canoniche (a centro). [Per tale dimostrazione rinviamo allEserc. 30].
Sia ora C unarbitraria conica euclidea a centro e sia f unarbitraria isometria:
f
verifichiamo che f trasforma gli assi di C negli assi di C. Infatti si ha:
f

(i ) Se P0 e il centro di C , f (P0) e il centro di C [cfr. Cor. 1].


(ii ) Se e lautomorfismo associato a f , risulta:
+
f ,
E(C ) = E(C)

[cfr. Oss. 11(ii )]. Ne segue, come richiesto, che:


0 +
1
+
,
f ,
f S P0 , E(C ) = S f (P0), E(C) .
f

Sia ora f unisometria tale che C = D, con D forma canonica (a centro). Sia
r0 un asse di D e sia 0 la riflessione di asse r0 . Per quanto precede, possiamo af
fermare che D 0 = D e che f (r0 ) = r e un asse di C. LEserc. IX.23 dimostra che
f 0 = f .

Si conclude quindi che:

C =C

(f f 1 )

= (C

f 1

= (C

f o

f 1

= (D o )f

= Df

= C.

Veniamo ora alle parabole. Ogni parabola C (generale o degenere) ha un autovalore nullo. Indicato con laltro autovalore, C definisce gli autospazi E0(C), E(C)
(rette vettoriali ortogonali tra loro). Si noti che la retta E0(C) corrisponde al punto improprio di C: infatti, se x e un autovettore di E0(C), risulta:
Q(x) = txA0 x = tx0 = 0

e dunque [0, x] e il punto improprio di C.


Proposizione 11. Sia C una parabola euclidea. Nel fascio improprio di rette aventi giacitura E0(C), esiste ununica retta r tale che:

42

Cap. X

RIDUZIONE A FORMA CANONICA DELLE CONICHE


c 88-7999-009-8
!

C=C ,

con riflessione di asse r. La retta r e detta asse della parabola. [Dunque C e


simmetrica rispetto al suo asse].
Dim. Sia RC(O, ) un riferimento cartesiano e sia D una parabola in forma canonica. Risulta subito che E0(D) = 2e1 3 e che lasse x e lunica retta parallela ad 2e1 3 rispetto a cui D sia simmetrica. [Per tali verifiche rinviamo allEserc. 31].
f
Sia ora f = (f, ) unisometria tale che C = D (forma canonica della parabola C). Risulta [denotato con x un autovettore di E0(C)]:
+
,
f ,
+
, = E0(C ) = E0(C) = 2x3
E0(D)
= (2e13) = 2(e1)3
e dunque 2(e1)3 = 2x3. Ne segue che le rette parallele allasse x vengono trasformate tramite f nelle rette parallele ad E0(C).
Se quindi sc : y = c e una retta parallela allasse x, posto f (sc ) = rc e denotate con 0 e le riflessioni di asse risp. sc ed rc , si ha (in base allEserc. IX.23):
f o = f ,
da cui:

C = (C

f 1

= (C

f o

f 1

= (D o )f

Per quanto osservato allinizio della dimostrazione,

Inoltre D

f 1

= C e dunque

D o = D c = 0.

C = C D o = D c = 0.

Si conclude quindi che nel fascio improprio considerato esiste ununica retta rispetto
a cui C e simmetrica [ed e la retta r = r0 = f (s0)].
Osservazione 12. Se C e una parabola generale, il suo asse r interseca C in un
unico punto (detto vertice della parabola). Infatti la corrispondente forma canonica
D interseca il suo asse (lasse x) in un unico punto (lorigine O). Se invece C e
una parabola degenere, il vertice non e definito.
Esercizio 5. Assegnata la parabola euclidea C di equazione:
2

x + 4xy + 4y + 4y = 0,

determinarne lasse ed il vertice.


* * *
Soluzione. Un autovettore x associato allautovalore 0 e x = (2, 1). Il fascio
di rette parallele ad x e descritto dalla retta

43

10.4 Alcune proprieta delle coniche euclidee


c 88-7999-009-8
!
rc : x + 2y + c = 0, c .

La riflessione di asse rc definisce la sostituzione lineare


6
x 15 (3x 4y 2c)
:
y 15 (4x 3y 4c).

Operando con tale sostituzione sullequazione di C si ottiene la conica C


zione:
2

(x + 2y) + 4(c 45 )x + (8c

12
5 )y

+ 4c

16
5 c

4
5

di equa-

= 0.

Imponendo la proporzionalita tra le equazioni di C e C , si ottiene


tanto lasse (di simmetria) di C e la retta
r : x + 2y +

c=

4
5

e per-

= 0.

Il vertice di C e il punto V = r C. Tale punto verifica le condizioni:


;
2
(x + 2y) + 4y = 0
4
x + 2y =
5
4
12
4
e pertanto y = 25
. Ne segue x = 12
25 e dunque V = ( 25 , 25 ).
Nota. Per risolvere lesercizio si puo ovviamente anche procedere riducendo C a forma canonica. In un riferimento RC(O, ), in cui C ha equazione
2

y 2px = 0,

lasse ha equazione y = 0 ed il vertice V e lorigine O.

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