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Osanna Edizioni
3
ISBN 88-8167-272-3
via appia 3/a 85029 venosa (pz) tel. 0972.35952 fax 35723
e mail: osanna@osannaedizioni.it
sito web: www.osannaedizioni.it
INDICE
007
Premessa
009
017
derivazioni locali
037
M. DENTI, Un contesto produttivo enotrio della prima met del VII secolo a.C.
allIncoronata
139
colonizzazione greca
179
A. VANZETTI, Notazioni sulla fine dellet del ferro precoloniale nella Piana di
Sibari
203
247
M.L. NAVA, S. BIANCO, P. MACR, A. PREITE, Appunti per una tipologia della cera-
309
365
G.-J. BURGERS, J.P. CRIELAARD, Paesaggi del contatto. Indigeni e Greci nella Murgia
tarantina
383
421
Premessa
Questo volume presenta gli Atti di un Convegno organizzato dalla Scuola di
Specializzazione in Archeologia dellUniversit degli Studi di Basilicata, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata.
Le giornate si sono svolte a Matera presso il Museo Archeologico Nazionale Domenico
Ridola e presso il Polo umanistico di San Rocco dellAteneo lucano. Per lospitalit e la
collaborazione ringraziamo le due istituzioni nelle persone della dott.ssa Annamaria
Patrone, direttrice del Museo, e del prof. Aldo Corcella, allora decano della Scuola di
Specializzazione, che ha voluto anche accordare un contributo per lorganizzazione
dellevento.
Lidea di promuovere le Giornate di Studio materane e la formulazione della
Fragestellung alla base delle problematiche qui presentate frutto di incontri e discussioni avuti con alcuni dei relatori di questo convegno. Tra gli altri ci preme ringraziare, in particolare, Francesca Ferranti e Lara Cossalter. Ad Andrea Di Renzoni la nostra
riconoscenza per lelaborazione della bella locandina e degli inviti.
Questa pubblicazione non sarebbe stata realizzata senza il significativo contributo
della Fondazione Zetema, che ringraziamo nella persona del suo responsabile scientifico Avv. Raffaello De Ruggeri, e della societ NSTOI s.r.l.
Last but not least un pensiero di profonda gratitudine corre a Milena Volonnino
della Alfagrafica di Lavello e soprattutto al dott. Antonio Vaccaro, direttore della Osanna
Edizioni, il cui impegno per questo volume andato ben oltre quello di un editore.
Introduzione
Il titolo di questo incontro evoca quello di un fondamentale contributo che Renato
Peroni present nel non troppo lontano 1992, in occasione di un Convegno di Studi
sulla Magna Grecia dedicato a Sibari e la Sibaritide1. In quel lavoro Peroni delineava
unaccurata sintesi sulle comunit enotrie che, a partire da un momento iniziale della
media et del bronzo, avevano popolato il territorio che sarebbe poi divenuto sede
della colonia achea. Tale proposta di lettura storica era il frutto delle pluriennali campagne di scavo e ricognizione territoriale che lo studioso e i suoi collaboratori avevano
svolto nellinsediamento di Broglio di Trebisacce e in gran parte della piana, fino alle
prime linee di terrazzi marini ad essa immediatamente retrostanti. Loccupazione
plurisecolare di alcuni dei siti individuati, almeno due dei quali indagati anche attraverso scavi sistematici Broglio di Trebisacce, appunto, e Torre Mordillo , ha reso possibile la ricostruzione delle vicende delle popolazioni locali, dal primo inizio dei villaggi
sino al loro abbandono in concomitanza con la fondazione di Sibari. questo uno dei
felici casi in cui si dimostra come fenomeni e processi storici possano essere ricostruiti
attraverso un lucido uso delle fonti archeologiche; con la possibilit di indagare ambiti
che sarebbero restati oscuri e pre-istorici utilizzando le sole fonti della storiografia
antica o, peggio, piegando i dati materiali alla ricerca di unacritica conferma delle
stesse.
Il ricco e dinamico quadro proposto da Renato Peroni, che si dipana nel corso di
circa mille anni, vede le comunit enotrie dellAlto Jonio calabrese avviate verso forme
di sviluppo socio-politico e socio-economico sempre pi complesso, allinterno di un
processo che viene ampiamente testimoniato dallevolversi delle forme di organizzazione territoriale e di quella interna degli insediamenti; dalle modalit di produzione e
consumo dei beni sia quelli legati alla sussistenza che i prodotti artigianali, comuni e
di prestigio dai meccanismi di scambio, sia inter che extracomunitari. A proposito
del primo ambito stato messo bene in luce come gli insediamenti, a partire appunto
dalla media et del bronzo, affrontino un processo di selezione e concentrazione che
vedr sopravvivere nel momento finale di quel ciclo storico solo gli abitati di maggiori
dimensioni e collocati in posizione maggiormente difesa, alcuni dei quali, come ad
esempio Torre Mordillo, saranno fulcro di sistemi insediativi gerarchici ad almeno due
livelli. Inoltre, nel caso di Broglio di Trebisacce, lo scavo ha messo in luce imponenti
sistemi di fortificazione, sicuramente della porzione strategicamente pi rilevante dellabitato, con lerezione di mura in pietra e la costruzione di un ampio e profondo
1
R. Peroni, La Sibaritide prima di Sibari, in Sibari e la Sibaritide, Atti del XXXII Convegno di Studi
sulla Magna Grecia (Taranto-Sibari, 7-12 ottobre 1992), Taranto 1993, pp. 103-136.
INTRODUZIONE
fossato rivestito anchesso in pietrame. Entrambe le opere furono oggetto di una costante e secolare manutenzione e ristrutturazione, fino allabbandono definitivo
dellinsediamento2.
Ma nel campo delle attivit economiche, ivi compresa la produzione artigianale,
che possibile ricostruire le trasformazioni pi importanti, la pi evidente delle quali
, tra la fine del Bronzo medio e il Bronzo recente, lintroduzione dellargilla depurata,
del tornio, della decorazione dipinta per la manifattura dei vasi, nonch della loro
cottura in fornaci complesse ad alta temperatura. Questi know-how tecnologici, precedentemente sconosciuti alle popolazioni locali, vennero acquisiti, come ormai ampiamente noto, attraverso il rapporto con commercianti ed artigiani provenienti dallEgeo, ed entrarono progressivamente a far parte del patrimonio artigianale indigeno,
dando vita, nel tempo, a diverse categorie ceramiche specializzate, che coprivano uno
spettro funzionale non limitato alla rappresentativit sociale.
Sul piano tecnologico, infatti, non sembra esservi una vera soluzione di continuit
tra le produzioni ceramiche in figulina dellet del bronzo recente e quelle della fine
dellet del bronzo, e, anche se il tornio non risulta cos ampiamente utilizzato nella
manifattura del vasellame protogeometrico, lo di certo in quella dei dolii a cordoni e
a fasce, fogge ceramiche di importanza centrale nellambito di un nuovo, pi complesso sistema di produzione, circolazione e consumo di particolari beni di sussistenza, che
lascia intravedere rinnovati e pi articolati rapporti di produzione allinterno della
societ.
Luso combinato di analisi archeometriche e relative alle tecniche di manifattura
dei vasi, condotte particolarmente da Sara Levi, ha inoltre dimostrato come, in Sibaritide,
il tornio venga di nuovo ampiamente utilizzato per la foggiatura della ceramica figulina
della prima et del ferro, acroma o ornata a motivi geometrici. Questultima aumenta
considerevolmente di numero in rapporto alle ceramiche dimpasto, e sembra avere
una circolazione piuttosto intensa. Tali osservazioni mettono in luce come, nel corso
della prima et del ferro, si verifichi un cambiamento importante nelle modalit di
produzione e circolazione delle ceramiche specializzate, al punto da aver indotto alcuni autori a suggerire lesistenza di vero e proprio mercato3.
Quindi le comunit enotrie che popolavano le alture a corona di quella che diverr
la piana di Sibari, dopo la fine dei contatti transmarini con i Micenei non solo non
avevano abbandonato le complesse tecnologie ceramiche da questi introdotte, ma le
avevano in un certo senso arricchite ed articolate sulla base della proprie esigenze socio-economiche.
Alcune delle testimonianze archeologiche che in Sibaritide sono state interpretate
2
R. Peroni, A. Vanzetti, Le campagne di scavo 1990-1994 sullacropoli di Broglio di Trebisacce (Cosenza),
in R. Peroni, A. Vanzetti (a cura di), Broglio di Trebisacce 1990-1994. Elementi e problemi nuovi dalle
recenti campagne di scavo, Soveria Mannelli 1998, pp. 9-61.
3
S.T. Levi (a cura di), Produzione e circolazione della ceramica nella Sibaritide protostorica. I. Impasto e
dolii, Grandi contesti e problemi della protostoria italiana 1, Firenze 1999, pp. 230, 253-256, 265; F.
Ferranti, F. Quondam, Circolazione di una classe specializzata: la ceramica geometrica dellet del ferro
dellItalia meridionale, Atti della XXXIX Riunione Scientifica dellIstituto Italiano di Preistoria e
Protostoria, Firenze 2006, pp. 1185-1198.
10
come indicatori di crescente complessit sociale, risultano presenti anche nelle limitrofe aree della Basilicata ionica, sebbene lo stato delle ricerche e degli studi non sia altrettanto sistematico ed esaustivo, soprattutto per quanto attiene ai sistemi insediativi e
alle modalit di organizzazione territoriale.
Per quanto riguarda le produzioni artigianali, ben attestata la ceramica italo-micenea
molto abbondante a Termitito, insediamento che si configura come uno dei pi importanti centri produttivi di questa classe specializzata nellet del bronzo recente
della ceramica grigia tornita assente a Termitito, ma diffusa nei vicini siti di S. Vito di
Pisticci e Tursi dei pithoi in figulina testimoniati nuovamente a Tursi e, con un
significativo esemplare intero, a Timmari, ma presenti anche allIncoronata di
Metaponto4, a Ripacandida5 e, probabilmente, a Toppo Daguzzo. Molto sviluppata in
tutta la regione la produzione di ceramiche protogeometriche e geometriche.
Dunque chiaro come anche in queste zone, tra la tarda et del bronzo e la prima
et del ferro, si affermi un artigianato ceramico specializzato che produce e diffonde
classi vascolari destinate sia alla rappresentativit sociale sia allo stoccaggio o il trasporto di derrate alimentari economicamente strategiche. Purtroppo, per le fasi pi avanzate, non possiamo basarci su analisi archeometriche e tecnologiche effettuate su un
campione sufficiente di vasi per determinarne il probabile luogo di produzione o la
variabilit delle tecniche di foggiatura. Quindi non possibile sapere se e in che misura
il tornio fosse utilizzato nella fabbricazione della ceramica geometrica n le modalit di
circolazione di questultima. Elementi, questi, non tanto rilevanti di per s ma in quanto, come avviene nel caso della Sibaritide, indicatori fondamentali di un certo tipo di
organizzazione della produzione ceramica e, pi in generale, di quella socio-economica
delle comunit della prima et del ferro.
Il presente incontro si propone di confrontare dati provenienti da ambiti diversi,
ma geograficamente vicini, che nei secoli tra la media et del bronzo e la prima et del
ferro sembra abbiano seguito percorsi di sviluppo analoghi. Non sappiamo se quanto
vediamo verificarsi in unarea, certamente pi nota ed approfonditamente studiata, si
possa in maniera acritica trasporre anche nellaltra. Alcuni elementi, per, sono piuttosto chiari: il ciclo insediativo che giunge allet del ferro inizia in molti casi nel corso
della media et del bronzo e, almeno per quanto riguarda gli insediamenti pi importanti, senza una vera soluzione di continuit. Sia la Calabria settentrionale ionica che
larea costiera orientale della Basilicata furono coinvolte nei traffici micenei nel corso
della media e tarda et del bronzo; il trasferimento tecnologico che si verific consent
laffermazione delle medesime produzioni ceramiche specializzate, le quali rivestono
anche il ruolo di importanti indicatori di un certo tipo di organizzazione socio-economica. La fondazione delle colonie greche provoc dei forti contraccolpi sul processo di
sviluppo in atto nelle comunit locali, che nel caso della Sibaritide signific la fine di
molti, fiorenti, insediamenti enotri e il vero e proprio collasso dellintero sistema.
Anche in Basilicata la colonizzazione ebbe un impatto dirompente, che provoc
4
5
INTRODUZIONE
11
12
potentino. Mentre infatti a Ripacandida per la prima et del ferro e ancora nel corso
del VII sec. a.C. difficile distinguere il patrimonio locale da quello elaborato contemporaneamente in area daunia (North-Apulian), nello stesso tempo a Serra di Vaglio e
a Torre di Satriano, fino allo scorcio del VII secolo a.C. la cultura materiale non permette di distinguere il centro dalle aree limitrofe, e soprattutto da quelle di facies enotria
(West Lucanian). Con let arcaica si avvia invece in tutti e tre i centri un evidente
processo di differenziazione culturale, tanto rispetto allorizzonte enotrio quanto
rispetto a quello japigio, che porter gli insediamenti a confluire culturalmente allinterno di unarea geografica, ben distinguibile dal punto di vista ecologico (occupando tutto il centro montuoso dellAppennino lucano), la quale mostra ora tratti comuni
nellelaborazione di produzioni artigianali specializzate (Ruvo-Satriano class)6.
Dal problema dei rapporti tra le popolazioni locali e genti venute dallEgeo mercanti e artigiani, prima, veri colonizzatori poi allorganizzazione, nel tempo, di un
patrimonio culturale che si avvale di produzioni ceramiche specializzate anche nella
manifestazione di forme identitarie, fino alla strutturazione dei sistemi insediativi; queste
giornate di studio si propongono come un momento di riflessione su fenomeni storici
particolarmente rilevanti e al centro di un proficuo dibattito.
M. Bettelli, C. De Faveri, M. Osanna
INTRODUZIONE
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16
MARCO BETTELLI
MARCO BETTELLI
1. Introduzione
li studi degli ultimi venti anni sulle ceramiche in argilla figulina tornita e
dipinta di tipo miceneo rinvenute in Italia, svolti particolarmente da Lucia
Vagnetti, Richard Jones, Sara Levi e da chi scrive, hanno dimostrato attraverso un ampio programma di campionatura e analisi archeometriche di vario tipo
effettuate su pi di 500 frammenti di diversa provenienza e cronologia che la grande
maggioranza di esse non frutto di importazione dallEgeo bens prodotta localmente1. Questa nozione di grande importanza storica poich stabilisce che una tale produzione ceramica specializzata si afferm presso le comunit indigene dellItalia, non
solo meridionale come vedremo, a partire quantomeno dallet del bronzo recente
(XIII sec. a.C.), ma forse anche da un periodo immediatamente precedente (XIV sec.
a.C.)2.
Un tale panorama, senzaltro vero nelle sue linee generali, per essere meglio compreso va inquadrato nella sua giusta dimensione diacronica e spaziale, tenendo conto
anche di altre categorie ceramiche analoghe, come la ceramica grigia tornita cosiddetta
pseudominia e i pithoi a cordoni e a fasce, di tradizione tecnologica diversa dal comune impasto di argilla e tritumi di roccia foggiato a mano, con le superfici lucidate a
stecca e cotto in forni a bassa temperatura3.
17
periodo palaziale: matt-painted e burnished di tradizione mesoelladica e le prime ceramiche a pittura lustra decorate con motivi tendenzialmente naturalistici,
tecnologicamente e stilisticamente mediate dalla Creta tardo-minoica.
Tutte queste categorie trovano ampia diffusione nel Tirreno meridionale5, a Vivara
nellarcipelago Flegreo6 e nel sito di Monte Grande nellAgrigentino7. Non mancano
per attestazioni, seppure non altrettanto numerose, lungo le coste dellAdriatico meridionale, dello Ionio e nel sito campano di Grotta del Pino, presso il Vallo di Diano8.
3. Bronzo medio 3
In una fase successiva, corrispondente al Tardo Elladico IIIA e allinizio della civilt
palaziale, continuano le importazioni dallEgeo, sempre con una predominante componente peloponnesiaca9.
Il dato interessante per il tema in discorso il possibile inizio gi in questo periodo
della produzione locale di ceramica di tipo miceneo e, forse, grigia tornita. Indizi in
questo senso sono presenti soprattutto in Sibaritide. A Broglio di Trebisacce, infatti,
sono testimoniati frammenti di ceramica figulina tornita, sia grigia che micenea10, seppure
stilisticamente non molto significativi, da livelli non inquinati della fine della media
et del bronzo. Questi, in alcuni casi, sono risultati locali sulla base delle analisi effettuate11. Sempre locali sono risultati alcuni esemplari di ceramica di tipo miceneo da
Broglio e Torre Mordillo, decorati con patterns caratteristici del Tardo Elladico e Tardo
Minoico IIIA, seppure provenienti da strati formatisi in periodi successivi al Bronzo
medio12 (Fig. 1).
importante sottolineare come questo, eventuale, precoce inizio di produzioni
figuline tornite si manifesti proprio nellarea dove pi forte sar il loro sviluppo nelle
fasi seguenti, appunto la Sibaritide13. Va detto per che forse questo fenomeno potrebbe interessare anche altre zone dellItalia meridionale, come sembrano testimoniare un
frammento di olletta a collo FS 77 e un secondo frammento di piccolo vaso chiuso da
Broglio di Trebisacce, tipologicamente ben inquadrabili nelle produzioni del Tardo
Elladico IIIA. Questi paiono risultare non importati dalla Grecia n fabbricati localmente, ma probabilmente in qualche altra zona del Sud Italia14.
4. Bronzo recente
Questo periodo, che in termini di cronologia egea ormai siamo in grado di collocare
con un buon margine di approssimazione tra il Tardo Elladico IIIB e la fase avanzata
del IIIC medio15, da un lato segna la massima intensit delle relazioni tra Egeo e Mediterraneo centrale, dallaltro vede il fiorire nellItalia peninsulare16 e in Sardegna17 di
produzioni locali di ceramiche figuline tornite sia dipinte che acrome, con lintroduzione di una terza, importante categoria ceramica, cio quella dei pithoi a cordoni e a
fasce18.
18
MARCO BETTELLI
FIG. 1 CERAMICHE ITALO-MICENEE DALLA SIBARITIDE CON FORME E DECORAZIONI DATABILI AL TARDO ELLADICO O TARDO MINOICO
IIIA. (1, 2, 4,
1:2; 3 SCALA
1:3). NELLET DEL BRONZO: IMPORTAZIONI
LE5 SCALA
CERAMICHE
FIGULINE
19
In questa fase infatti non solo le ceramiche di tipo miceneo sono piuttosto
capillarmente diffuse dalla Sicilia al Veneto, con una particolare densit nellItalia meridionale ionico-adriatica, ma le vere e proprie importazioni si concentrano in aree
particolari, come ad esempio Scoglio del Tonno a Taranto, Nuraghe Antigori nella
Sardegna meridionale19 siti che per la loro collocazione dovevano possedere una forte
vocazione per gli scambi transmarini in generale la Sicilia e probabilmente anche
Lipari. Per il resto la produzione locale senzaltro prevalente, sia di forme da mensa,
certo legate a manifestazioni di rappresentativit sociale20, che per la conservazione e/
o il trasporto di sostanze pregiate quali olii e balsami profumati21.
Se fino a pochi anni fa si riteneva che le produzioni italo-micenee fossero prerogativa dei pi importanti centri costieri dellItalia sud-orientale, scoperte recenti nel Nord
e Centro-Italia hanno mutato molto il quadro proposto. Infatti sia in diversi siti dellet del bronzo recente della Bassa Veronese che nelle Marche presente ceramica
figulina dipinta italo-micenea fabbricata nella zona22, accanto a esemplari importati
dalla Grecia e dallItalia meridionale,; ad esempio il frammento di giaretta a staffa da
Casale Nuovo in provincia di Latina, probabilmente fabbricata nella Sibaritide23, e
alcuni frammenti di ceramica da diversi insediamenti veneti ma di possibile produzione pugliese24.
Questo se da un lato testimonia la circolazione di ceramiche italo-micenee da Sud
verso il Centro e Nord Italia25, dallaltro attesta che luso delle nuove tecnologie non fu
un fenomeno che coinvolse unicamente lItalia sud-orientale ma anche seppure, allo
stato attuale delle conoscenze, non in modo altrettanto capillare - altre aree molto pi
lontane ed anche distanti dalla costa.
In questo brevissimo excursus abbiamo parlato, pi che di produzione, di produzioni locali di ceramica micenea. Infatti i risultati delle analisi hanno confermato ci
che si evince anche macroscopicamente, cio che la ceramica di tipo miceneo al di l
della sua generale similarit tecnologica molto diversa, sia nelle soluzioni formali
che in quelle decorative, da zona a zona26.
A questo proposito pi volte stata messa in luce laffinit delle ceramiche della
Sibaritide con quelle della Creta tardo-minoica, sia per quanto riguarda le forme che le
decorazioni27 (Fig. 2:1-6). In particolare si tratta dei grandi vasi a collo distinto con
coppia di anse a maniglia sulla massima espansione, che non trovano precisi confronti
nella tipologia canonica della ceramica micenea, e che, caso mai, presentano similitudini
con particolari tipi di vasi cretesi, pi piccoli per sul piano dimensionale28. Paralleli
precisi con Creta, invece, si riscontrano nelle decorazioni, anche se sullisola gli stessi
motivi sono adottati principalmente sulle forme aperte29.
Un fenomeno analogo si rintraccia nel vicino sito di Termitito30 dove, accanto a
forme micenee piuttosto tipiche, si trovano fogge ibride che combinano elementi
diversi. Come nel caso di una kylix con anse orizzontali, piuttosto anomala31, e un vaso
a collo distinto con anse ad anello verticale sulla spalla32, un tratto formale pressoch
assente in vasi micenei funzionalmente analoghi, ma che per la forma e la posizione
dellansa ricorda da vicino i vasi chiusi in impasto della tradizione indigena. Pure la
ceramica micenea di Termitito si presenta piuttosto omogenea sul piano delle decora-
20
MARCO BETTELLI
zioni ma, diversamente dalla Sibaritide, viene largamente utilizzato uno stile peculiare
a campi metopali, che appare maggiormente consonante con quello del vasellame
peloponnesiaco (Fig. 2:9, 11-14).
Nellambito dei prodotti locali importante segnalare a Termitito la presenza di
vasi decorati in stile pittorico, anche con iconografie concettualmente complesse, come
nel caso di una grande tazza dove compaiono un bovide e una figura umana, allinterno
di una probabile scena di sacrificio33. Si tratta di un fenomeno assai raro al di fuori della
Grecia e di Creta, e che si riscontra in poche aree periferiche del mondo egeo, ad
esempio a Cipro34.
La diffusione di vasi pictorial prodotti in Italia meridionale a partire dal Tardo Elladico
IIIB, ci sembra unulteriore testimonianza a favore della presenza in loco di artigiani
egei o di formazione egea, dal momento che pare difficile immaginare un artigiano
locale in grado di elaborare autonomamente immagini e concetti a tal punto significativi, o capace di copiare interi programmi decorativi con la medesima perizia e resa
naturalistica di un ceramografo egeo35.
Un ulteriore caso di forte omogeneit e particolarit stilistica quello della ceramica del Nuraghe Antigori presso Cagliari, dove allinterno della produzione locale
possibile identificare una decisa impronta cretese sia nelle forme che nelle decorazioni36
(Fig. 2:7-8, 10).
Sulla base di queste considerazioni, ampiamente supportate dai risultati delle analisi chimiche, si pu dunque a ragione parlare di una molteplicit di centri produttivi di
ceramica italo-micenea e di una sua circolazione piuttosto limitata, eventualmente, come
accennato prima, dai centri produttivi dellItalia sud-orientale verso il centro e il nord
della penisola.
Un analogo discorso vale per la ceramica grigia tornita, come hanno recentemente
messo in evidenza Sara Levi e R. Jones37.
Per quanto riguarda questultima classe ceramica, nel Bronzo recente essa ampiamente attestata nella fascia meridionale ionico-adriatica della penisola, con una sporadica presenza a Lipari38. Si tratta di una categoria ceramica di tradizione mesoelladica,
simile sul piano tecnologico alla ceramica minia, con superfici lucidate a stecca, di
colore uniformemente grigio, cotta ad atmosfera semiriducente. Alla ceramica grigia
con superfici lucidate si pu forse assimilare unulteriore classe, anchessa a pasta grigia, ma con superfici ingubbiate in nero, attestata per ora unicamente nella Sibaritide39
(Fig. 3A).
Nonostante le ascendenze sicuramente egee, soprattutto sul piano tecnologico, il repertorio della ceramica grigia tornita comprende per la maggior parte tipi di vasi da
mensa che riproducono fedelmente fogge indigene, soprattutto tazze e ciotole carenate.
Accanto a ci si notano anche alcuni aspetti stilistici innovativi che diverranno consueti
nelle ceramiche del bronzo finale, sia in impasto che in figulina proto-geometrica, come
le carene accentuate formanti gradino, le scodelle ad orlo rientrante, i vasi a collo distinto
forniti di anse a maniglia40 come abbiamo visto un tipo presente anche in ceramica
italo-micenea il gusto per le decorazioni plastiche a solcature, anche se questultima
caratteristica pu forse meglio ricollegarsi ai rapporti intercorsi tra ceramica grigia e fogge
LE CERAMICHE FIGULINE NELLET DEL BRONZO: IMPORTAZIONI
21
FIG. 2 CERAMICHE DI TIPO MICENEO DI SICURA O PROBABILE PRODUZIONE LOCALE PROVENIENTI DA BROGLIO DI TREBISACCE (NN. 1-3, 5);
TORRE MORDILLO (NN. 4, 6); NURAGHE ANTIGORI (7, 8, 10); TERMITITO (11-14). (1, 5 SCALA 1:6; 2-4, 6-9, 11-13 SCALA 1:4; 10 SCALA 1:3; 14 NON IN SCALA).
FIG. 3 A. CERAMICA A PASTA GRIGIA E SUPERFICIE NERA DA BROGLIO DI TREBISACCE (1-2) E TORRE MORDILLO (3-4). (SCALA 1:2). B. CERAMICA
GRIGIA TORNITA CON DECORAZIONE PLASTICA DA BROGLIO DI TREBISACCE. (1-6 SCALA 1:2; 7-8 SCALA 1:3).
dimpasto adriatiche del bronzo recente come vedremo pi avanti (Fig. 3B).
Le relazioni tra ceramica dimpasto e ceramica grigia sono state studiate in modo
specifico da Isabella Damiani41 e in parte da chi scrive, limitatamente ad alcuni caratteri
formali delle tazze e ciotole carenate del Bronzo recente42. Isabella Damiani ha notato
che alcuni elementi, come il profilo della vasca e soprattutto la presenza di unalta ansa
sopraelevata a nastro, che sono tipici della ceramica grigia, trovino riscontro in numerosi esemplari dimpasto diffusi in area adriatica, dalla Puglia alla Romagna, con una
particolare concentrazione nelle Marche43 (Fig. 4:1-4, 6). Questa circolazione di modelli e compenetrazione tra due tipi di artigianato ceramico cos diversi sembra manifestarsi pure a livello decorativo. Infatti, come abbiamo visto, nella ceramica grigia non
sono rari gli ornati a fasci di solcature n un certo gusto plastico nella decorazione delle
anse (Fig. 3B); caratteristiche che se, da un lato, possono rimandare allo stile decorativo
della ceramica minia mesoelladica, dallaltro trovano ampia diffusione nelle ceramiche
dimpasto del Bronzo recente di area terramaricola e medio-adriatica, con esempi pure
nellAlto Jonio44, un legame questo forse pi plausibile, considerata la contemporaneit
tra le due produzioni ceramiche e spesso la loro compresenza nelle stesse zone.
A rendere ancora pi articolato il quadro la diffusione della stessa classe ceramica
anche in Grecia e a Creta, molto spesso con le stesse forme vascolari caratteristiche del
repertorio italiano, cio tazze e ciotole carenate45. Sono noti i casi di Chani e, soprattutto, Tirinto46; in questultimo centro risultano numerose le testimonianze di ceramica
grigia tornita con affinit italiane, in particolare di forme aperte carenate, anche se mancano per la verit le tipiche anse a largo nastro sopraelevato sullorlo di cui parlavamo
prima. Queste sono invece attestate, proprio su tazze e ciotole carenate del tutto analoghe a quelle italiane, nel centro tessalo di Dimini, provenienti dai livelli Tardo Elladico
IIIC successivi alla distruzione del palazzo47 (Fig. 4:5). Sempre nello stesso insediamento,
insieme a ceramica di impasto probabilmente di tipo italiano, stato rinvenuto un vaso a
collo in ceramica grigia tornita di tipologia estranea al repertorio miceneo e invece apparentemente molto simile ad esemplari dalla Sibaritide48 (Fig. 4:9).
Resta aperta la questione di come sia iniziata la produzione in Italia meridionale di
una classe ceramica che tecnologicamente egea, ma che ebbe poi cos tanto successo
con versioni e tipi locali, presentando nella nostra penisola una diffusione ancora pi
ampia che in Grecia. Il fenomeno della presenza in Grecia di tipi italiani pseudominii,
invece, sembra che debba essere letto allinterno di un particolare aspetto delle relazioni tra Egeo e Mediterraneo centrale, cio il possibile spostamento di piccoli nuclei di
popolazione da ovest verso est, probabilmente artigiani e/o guerrieri49.
Come accennato, nel corso del Bronzo recente inizia la produzione di una classe
vascolare in figulina funzionalmente diversa da quelle descritte precedentemente. Si
tratta dei pithoi, o dolii, decorati a cordoni e a fasce, che trovano, allo stato attuale delle
conoscenze, un areale di diffusione pi ristretto rispetto a quello della ceramica italomicenea e paragonabile invece a quello della grigia tornita50. Questi grandi contenitori
per la conservazione di ingenti quantit di derrate alimentari, di cui in questa sede
tralasciamo le pur importantissime implicazioni socio-economiche51, presentano
senzaltro affinit tipologico-stilistiche con i pithoi egei anche se non possibile rin-
24
MARCO BETTELLI
FIG. 4 1-6 TAZZE E CIOTOLE CARENATE IN CERAMICA GRIGIA TORNITA (1 E 6 DA BROGLIO DI TREBISACCE; 3 DA TORRE CASTELLUCCIA
NECROPOLI; 5 DA DIMINI) E IMPASTO (4 DA QUINGENTO DI SAN PROSPERO); 7-9 VASI A COLLO DISTINTO IN CERAMICA GRIGIA TORNITA (7-8 DA
BROGLIO DI TREBISACCE; 9 DA DIMINI). (7-8 SCALA 1:6).
tracciare confronti puntuali. In particolare i tipi del Bronzo recente, per la forma complessiva e per lornato ad alte fasce lisce risultano piuttosto simili ai pithoi continentali
e cretesi52. Per questo periodo non sono conosciuti veri e propri magazzini, come si
verificher invece in quello seguente.
26
MARCO BETTELLI
tori per derrate65. Occorre per puntualizzare che probabilmente linizio di una produzione di ceramiche figuline dipinte con ornati protogeometrici debba risalire ancora pi indietro nel tempo. noto infatti che nei livelli dellAusonio I dellacropoli di
Lipari, databili sicuramente al Bronzo recente, sono presenti una serie di frammenti
figulini dipinti con serie di elementi angolari, associati a ceramica dimpasto decorata
con fasci di solcature o solcature e cuppelle, di stile protovillanoviano66 (Fig. 5:1-2, 5).
Unanaloga situazione sembra presente a Coppa Nevigata, dove nei livelli del
Subappenninico recente compare un nucleo di materiali in impasto decorati a solcature
e cuppelle (Fig. 5:6-7, 9-11) ed almeno un frammento di figulina dipinta a pittura opaca
probabilmente di stile protogeometrico67. Sulla base della situazione stratigrafica di
entrambi questi rinvenimenti sembra che si possano escludere inquinamenti dai livelli
superiori di Bronzo finale.
Daltra parte assodato come nel Bronzo recente trovasse ampia diffusione uno
stile decorativo della ceramica dimpasto a solcature, o scanalature, semplici o associate
a cuppelle, anche formanti motivi angolari68. Se fino a pochi anni fa era noto che tale
stile interessasse principalmente larea terramaricola e medio-adriatica (Fig. 5:4, 8, 12,
17, 18), e per certi aspetti appunto Lipari, ora chiaro come esso sia attestato sia nellItalia meridionale ionico-adriatica69 che tirrenica, in particolare in alcune zone della
Campania ad esempio nel sito di Afragola70 (Fig. 5:13-16, 19). A corroborare una
datazione al Bronzo recente di questo tipo di vasellame c, da un lato, la sua chiara
associazione con ceramiche del Tardo Elladico IIIC ad Afragola e, dallaltro, limportante testimonianza di un frammento di tazza proveniente dai livelli del Tardo Elladico
IIIC iniziale di Lefkandi in Eubea, parte del nucleo di frammenti di Handmade Burnished
Ware di tipologia italiana presenti nellinsediamento71 (Fig. 6:6).
Dunque nel Bronzo recente peninsulare esiste uno stile a solcature e cuppelle, con
motivi decorativi geometrici organizzati anche in serie di elementi angolari. Gli ornati dipinti in pittura opaca sulla ceramica figulina sembrano riprodurre questi stessi
schemi, probabilmente proprio a partire almeno da un momento avanzato del periodo,
di Lipari e, forse, di Coppa Nevigata. A questi si potrebbe aggiungere, a mio parere, un
vaso dai livelli del bronzo recente non avanzato di Broglio di Trebisacce, che si discosta
dalle consuete manifatture italo-micenee; infatti, sebbene la pittura sia lustra, sembra
eseguito al tornio lento e la pasta poco compatta e piuttosto porosa. Ma la caratteristica pi importante senzaltro la decorazione a registri sovrapposti campiti da elementi
angolari, una sintassi che non trova convincenti riscontri nel coevo repertorio egeomiceneo72.
Nella precoce adozione di ornati geometrizzanti sulle ceramiche figuline possiamo
forse scorgere lespressione di un gusto decorativo propriamente indigeno che, come
abbiamo appena visto, aveva una ben radicata tradizione nella ceramica dimpasto
contrapposto dialetticamente al repertorio decorativo miceneo che invece utilizza,
seppure in forma sempre pi stilizzata, motivi naturalistici.
Una tale interpretazione non deve per prestarsi a ricostruzioni di matrice storicoculturale, dal momento che non si sta parlando di uno stile indigeno genericamente e
astrattamente geometrico oppure risalente a fasi ancora pi antiche, e che riemerge
LE CERAMICHE FIGULINE NELLET DEL BRONZO: IMPORTAZIONI
27
FIG. 5 1-3 CERAMICA FIGULINA CON DECORAZIONE DIPINTA A MOTIVI ANGOLARI SEMPLICI O COMPLESSI, DA CONTESTI DI BRONZO RECENTE
(1-2 LIPARI; 3 BROGLIO DI TREBISACCE). 4-19 CERAMICA DIMPASTO CON DECORAZIONE A MOTIVI ANGOLARI SEMPLICI O ASSOCIATI A CUPPELLE,
DA CONTESTI DI BRONZO RECENTE (4 ESANATOGLIA; 5 LIPARI; 6-7, 9-11 COPPA NEVIGATA; 8 TOLENTINO; 12 MOSCOSI DI CINGOLI; 13 AFRAGOLA;
14-16 GRICIGNANO; 17-18 CASINALBO; 19 CUMA). (1-2 NON IN SCALA; 3, 4, 8 SCALA 1:6; 5 SCALA 1:4; 6-7, 9-11, 14-16, 19 SCALA 1:3; 12, 17, 18 SCALA 1:5;
13 SCALA 1:2).
FIG. 6 TAZZE E CIOTOLE IN IMPASTO CON DECORAZIONE PLASTICA A FASCI CONTRAPPOSTI DI COSTOLATURE O SOLCATURE OBLIQUE DA
TORRE MORDILLO (1), MOSCOSI DI CINGOLI (2), COPPA NEVIGATA (3), AFRAGOLA (4), LIPARI (5), LEFKANDI (6). (1, 3 SCALA 1:3, 2 SCALA 1:4, 4, 6
SCALA 1:4, 5 NON IN SCALA). SI RINGRAZIANO LA BRITISH SCHOOL AT ATHENS E LA PROF. SSA IRINI LEMOS PER IL PERMESSO DI PUBBLICARE
LA RIPRODUZIONE GRAFICA DEL PEZZO DI LEFKANDI, EFFETTUATA DALLAUTORE.
dopo un lungo periodo di oblio. Piuttosto tale aspetto dellartigianato ceramico sembra essere parte di un fenomeno storico particolarmente complesso, i cui contorni
sono ancora poco chiari, e che si manifesta da un lato nella diffusione nel corso del
Bronzo recente verso lItalia centrale e meridionale, non solo adriatica, di modelli formali e decorativi che per un lungo periodo erano stati patrimonio di aree pi settentrionali73, e dallaltro dalla loro interazione con categorie ceramiche tecnologicamente
innovative ed ormai ben radicate in Italia meridionale.
In base a ci si pu avanzare la proposta che lo stile protogeometrico del Bronzo
finale non solo non abbia nulla a che fare con i contemporanei sviluppi del
protogeometrico greco n con una supposta koin adriatica, ma invece si innesti in una
consolidata tradizione decorativa locale, che trova modo di svilupparsi pienamente
proprio dopo la cessazione dei contatti con il mondo egeo. Daltra parte fu proprio
grazie a questi contatti che, alcuni secoli prima, era avvenuto quel trasferimento di
tecnologie da Oriente verso Occidente che aveva consentito alle comunit indigene, in
particolare dellItalia sud-orientale, di acquisire una serie di nuove conoscenze e competenze nel campo dellartigianato ceramico quali luso dellargilla depurata, del tornio, della decorazione dipinta nonch lutilizzo di fornaci complesse per la cottura dei
vasi le quali non verranno mai pi abbandonate.
29
NOTE
1
R.E. Jones, L. Vagnetti, Traders and Craftsmen in the Central Mediterranean: Archaeological evidence
and archaeometric research, in N.H. Gale (a cura di), Bronze Age Trade in the Mediterranean, Jnsered
1991, pp. 127-147; Jones et alii 2002; Jones et alii 2005.
2
Jones et alii 2005; Bettelli c.d.s.
3
Per le caratteristiche tecnologiche delle diverse classi ceramiche si veda la sintesi in Bettelli, Levi
2003.
4
Per la cronologia comparata tra Egeo e Mediterraneo centrale si vedano Alberti, Bettelli 2005 e
Jung 2006.
5
W. Taylour, Aegean Sherds found at Lipari, in L. Bernab Brea., M. Cavalier, Meliguns Lipra IV.
LAcropoli di Lipari nella preistoria, Palermo 1980, pp. 791-817.
6
S. Panichelli, L. Re, Ceramiche dimportazione egea di fabbrica fine a pittura brillante e opaca, in
M. Marazzi, S. Tusa (a cura di), Vivara. Centro commerciale mediterraneo dellet del bronzo, Vol. II, Le
tracce dei contatti con il mondo egeo (scavi 1976-1982), Roma 1994, pp. 173-220.
7
G. Castellana, Il santuario castellucciano di Monte Grande e lapprovvigionamento dello zolfo nel
Mediterraneo nellet del Bronzo, Palermo 1998.
8
R. Guglielmino, Materiali egei e di tipo egeo da Roca Vecchia (Melendugno, Lecce). Nota preliminare,
StAnt IX 1996, pp. 259-286; Guglielmino 2005; L. Vagnetti, Le relazioni fra il versante adriatico
pugliese e larea egea alla luce delle ricerche recenti, in A. Cinquepalmi, F. Radina (a cura di), Documenti
dellet del bronzo. Ricerche lungo il versante adriatico pugliese, Fasano 1998, pp. 273-276; M. Piperno,
E. Pellegrini (a cura di), Risultati delle ricerche alla grotta del Pino (Sassano, Salerno): 1997-1998, BPI
XCI 2000-2001, pp. 188-195.
9
Jones et alii 2005.
10
Peroni, Trucco 1994, pp. 36, 47, 55; Vagnetti, Panichelli 1994, p. 377; Belardelli 1994, tav. 52,
nn. 1-2.
11
Peroni, Trucco 1994, p. 55; Vagnetti, Panichelli 1994, p. 377, n. 27 (cfr. p. 419, tab. 2 campione
E26). Va detto che lo strato 3B1b del settore D Est, da cui proviene il frammento egeo acromo risultato
di produzione locale, ha restituito pure un frammento di appendice a corna di lumaca brevi che
stata interpretata come lobo di manico, ma che non si pu del tutto escludere sia pertinente ad una
sopraelevazione di ansa cornuta di foggia subappenninica (B. Capoferri, F. Trucco, I materiali della
media et del bronzo, in Peroni, Trucco I 1994, Tav. 8, n. 9). Se cos fosse, anche il frammento italomiceneo potrebbe rivelarsi un elemento inquinante.
12
Cfr. ad esempio Vagnetti, Panichelli 1994, tav. 73, n. 5; tav. 76, nn. 1-2; L. Vagnetti, Le ceramiche
egeo-micenee, in Trucco, Vagnetti 2001, fig. 94, n. 10; fig. 95, n. 38.
13
Jones et alii 2005.
14
L. Vagnetti. Ceramica micenea e ceramica dipinta dellet del bronzo, in Bergonzi et alii, Ricerche
sulla Protostoria della Sibaritide 2 (Cahiers du Centre Jean Brard VIII), Napoli 1982, tav. 24, n. 2; L.
Vagnetti, Ceramica di importazione egea e ceramica dipinta dellet del bronzo, in Peroni 1984, tav. 47,
n. 8. Vagnetti, Panichelli 1994, p. 399.
15
Alberti, Bettelli 2005; Jung 2006.
16
L. Vagnetti, Mycenaean pottery in the central Mediterranean: imports and local production in their
context, in J.P. Crielaard et alii (a cura di), The complex past of pottery. Production, circulation and
consumption of Mycenaean and Greek pottery (sixteenth to early fifth centuries BC) (Proceedings of the
ARCHON international conference. Amsterdam, 8-9 November 1996), Amsterdam 1999, pp. 137161; Bettelli 2002.
17
Jones et alii 2005.
18
P. Tenaglia, I dolii cordonati, in Peroni, Trucco I 1994, pp. 347-371; Levi 1999; S.T. Levi, A.
Schiappelli, I pithoi di ispirazione egea del tardo Bronzo nellItalia meridionale: tecnologia, contenuto,
immagazzinamento e circolazione, in E. de Sena, H. Desalles (a cura di), Metodi ed approcci archeologici.
Lindustria ed il commercio nellItalia antica (Atti del Convegno di Roma, 18-20 aprile 2002), BAR
IntSer 1262, Oxford 2004, pp. 96-108.
19
R.E. Jones, Chemical Analysis of Aegean-Type Late Bronze Age Pottery found in Italy, in Marazzi et
alii 1986, pp. 205-214.
20
M.A. Castagna, I servizi da simposio in ceramica dimpasto e depurata dalla casa centrale di
Broglio di Trebisacce, in Cocchi Genick 2004, pp. 263-267.
30
MARCO BETTELLI
21
Jones et alii 2005; L. Vagnetti et alii, Ceramiche egee e di tipo egeo lungo i versanti adriatico e
ionico della penisola italiana: situazioni a confronto, in From the Aegean to the Adriatic: social
organizations, modes of exchange and interaction in the Post-palatial Times (12th 11th BC) (Atti del
Convegno Internazionale di Udine, 1-2 dicembre 2006), c.d.s.
22
Jones et alii 2002; Salzani et alii 2006; L. Vagnetti et alii, Ceramiche egeo-micenee dalle Marche:
analisi archeometriche e inquadramento preliminare dei risultati, in Atti della XXXIX Riunione
Scientifica dellIstituto Italiano di Preistoria e Protostoria, vol. II, Firenze 2006, pp. 1159-1172.
23
Bettelli et alii, Le ceramiche micenee in area medio tirrenica: nuove prospettive, in Studi di Protostoria
in onore di Renato Peroni, Firenze 2006, pp. 399-406.
24
Jones et alii 2002; Salzani et alii 2006.
25
Jones et alii 2005.
26
Bettelli 2002, pp. 58-72.
27
L. Vagnetti, Ceramiche del Tardo Minoico III rinvenute in Italia, in Studi di Paletnologia in onore
di S. M. Puglisi, Roma 1985, pp. 825-831; L. Vagnetti, Late Minoan III Crete and Italy: another view,
PP 40, fasc. 220 1985, pp. 29-33; Vagnetti, Panichelli 1994, p. 407; Vagnetti 2003.
28
Vagnetti 2003, fig. 3.
29
Cfr. ad esempio E. Hallager, B. P. Hallager (a cura di), The Greek-Swedish Excavations at the Agia
Aikaterini Square. Kastelli, Khania, 1970-1987 and 2001. The Late Minoan IIIB:2 settlement, Stockholm
2003, tav. 49, n. 71-P 0907.
30
S. Bianco, A. De Siena, Termitito (Montalbano Ionico, Matera), in Vagnetti 1982, pp. 69-96; A. De
Siena, Termitito, in Marazzi et alii 1986, pp. 41-54.
31
Kylikes con anse orizzontali sono in realt attestate in Messenia: P.A. Mountjoy, Regional
Mycenaean Decorated Pottery, Rahden 1999, pp. 332, 338, fig. 112, nn. 54-57; fig. 114, n. 76, lesemplare
proveniente da Pilo mostra una decorazione a whorl-shell simile a quello da Termitito. Tali addentellati
rafforzano la coloritura peloponnesiaca della ceramica italo-micenea di Termitito.
32
Il vaso inedito ed esposto al Museo Archeologico Nazionale di Metaponto.
33
L. Vagnetti, Preliminary remarks on Mycenaean Pictorial pottery from the Central Mediterranean,
OpAth XXV-XXVI 2000-2001, pp. 107-115.
34
M. Yon, Remarques sur les ateliers Mycniens hors de Grce: lexample du Style Rude de
Chypre, in J. Balensi et alii (a cura di), La cramique Mycnienne de lge au Levant. Hommage
Vronwy Hankey, Lyon 2004, pp. 59-68.
35
Contro una tale ricostruzione vi la posizione di alcuni studiosi, i quali ritengono che il
dislivello socio-politico e socio-economico tra la Grecia micenea e le comunit dellItalia protostorica
non consentisse il trasferimento nel Mediterraneo centrale di maestranze specializzate, almeno a livello
di scambio alla pari tra lites (A. Cazzella et alii, Scambio alla pari, scambio ineguale: documentazione
archeologica e il contributo dellEtnoarcheologia, in Atti della XXXIX Riunione Scientifica dellIstituto
Italiano di Preistoria e Protostoria, Firenze 2006, pp. 145-168). Se questo poteva essere verosimile
durante let palaziale, lo molto meno per il periodo successivo (Tardo Elladico IIIC), quando in
Grecia non esistevano pi le strutture di potere centralizzato, rappresentate dal megaron e dai magazzini,
ed era in atto una forte ristrutturazione sociale ed economica.
36
M.L. Ferrarese Ceruti, Il complesso nuragico di Antigori (Sarroch, Cagliari), in Vagnetti 1982, pp.
167-176; M.L. Ferrarese Ceruti, I vani c, p, q del complesso nuragico di Antigori (Sarroch, Cagliari), in
Marazzi et alii 1986, pp. 183-192.
37
R.E. Jones, S.T. Levi, Risultati di analisi archeometriche della ceramica pseudominia, in Bettelli
2002, pp. 113-115.
38
Belardelli 1994; Bettelli 2002.
39
L. Vagnetti, La ceramica tornita a pasta grigia con superficie nera, in Trucco, Vagnetti 2001, pp.
329-330; Bettelli 2002, figg. 90, n. 144; 92, n. 167.
40
Bettelli, Levi 2003, pp. 444-448, figg. 4-5.
41
I. Damiani, Let del bronzo recente, in Trucco, Vagnetti 2001, pp. 234-257; Damiani 2004.
42
M. Bettelli, D. De Angelis, Produzioni specializzate a differente livello tecnologico. Le tazze e le
ciotole carenate, in Bettelli 2002, pp. 72-95.
43
Damiani 2004, fig. 3.
44
Cfr. le ceramiche decorate a solcature dallo strato a di Porto Perone: F.G. Lo Porto, Leporano
(Taranto). La stazione protostorica di Porto Perone, NSc ser. VIII, vol. XVII 1963, pp. 280-380, fig. 17.
In particolare si veda la scodella n. 3, ornata con un fascio o serie continua di solcature orizzontali e
parallele, che trova ottimi confronti in area terramaricola e medio adriatica (Sabbatini 2006, fig. 6, n.
31
7) e il cui peculiare stile decorativo si riscontra in forme aperte, seppure di diversa tipologia, realizzate
in ceramica grigia da Broglio di Trebisacce (Bettelli 2002, figg. 79, n. 19; fig. 82, n. 52; 85, n. 78; 95, n.
190).
45
Per una disamina della questione si veda Bettelli 2002, pp. 126-130.
46
C. Belardelli, Produzioni artigianali tardoelladiche dallItalia meridionale in Argolide: la ceramica
pseudominia di Tirinto, in La Rosa et alii 1999, pp. 451-460.
47
Adrimi Sismani 2006, figg. 25.4, 25.5; 25.7; 25.12. In particolare la tazza carenata a fig. 25.5,
seconda fila a destra, ha il fondo piano, caratteristica maggiormente diffusa nelle tazze e ciotole carenate
in impasto e ceramica grigia italiane.
48
Adrimi-Sismani 2006, fig. 25.7.
49
Bettelli 2002, pp. 134-137.
50
Cfr. nota 37 e Bettelli, Levi 2003, fig. 1.
51
Su questo tema si veda, da ultimo, E. Borgna, P. Cassola Guida, Note sui modi e la natura dello
scambio tra Italia peninsulare e mondo egeo alla fine dellet del bronzo, ASAtene LXXXII, I 2004, pp.
149-180; Bettelli c.d.s.
52
Vagnetti 1998.
53
Orlando 1996.
54
Orlando 1990.
55
D. Coppola, P. Raimondi, Linsediamento dellet del bronzo di Torre S. Sabina (scavi 1990), in
Radina 1995, pp. 375-394; D. Coppola, A. Cinquepalmi, Torre Santa Sabina, in A. Cinquepalmi, F.
Radina (a cura di), Documenti dellet del bronzo. Ricerche lungo il versante adriatico pugliese, Fasano
1998, pp. 147-162.
56
Cfr. ad esempio Torre del Mordillo: V. Buffa, Let del bronzo finale, in Trucco, Vagnetti 2001,
pp. 271-272, fig. 89D.
57
Guglielmino 2005, fig. CLXVe.
58
Orlando 1996, fig. 19, nn. 10-15.
59
Vagnetti 1998.
60
Bettelli 2002, fig. 50.
61
Orlando 1990.
62
R. Guglielmino, I dolii cordonati di Roca Vecchia (LE) e il problema della loro derivazione egea, in
La Rosa et alii 1999, pp. 475-486; Guglielmino 2005.
63
Orlando 1996.
64
I. Muntoni, Linsediamento dellet del bronzo di Madonna del Petto. Scavi 1977: la sequenza
culturale e gli elementi strutturali, in Radina 1995, pp. 175-198.
65
Levi 1999, p. 256.
66
L. Bernab Brea, M. Cavalier, Meliguns Lipra IV. LAcropoli di Lipari nella preistoria, Palermo
1980, tavv. CXCIV-CXCV.
67
A. Cazzella et alii, Coppa Nevigata (Manfredonia, Foggia), in Cocchi Genick 2004, pp. 151-158,
in part. fig. 3, nn. 15-24.
68
Damiani 2004; E. Percossi et alii, Un sito dellet del bronzo a Cisterna di Tolentino, Atti della
XXXVIII Riunione Scientifica dellIstituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Firenze 2005, pp. 659678, fig. 3, n. 8; T. Sabbatini, M. Silvestrini, Piano di Fonte Marcosa, Moscosi di Cingoli: un sito
pluristratificato dellAppennino Marchigiano. Le fasi del Bronzo Recente, Atti della XXXVIII Riunione
Scientifica dellIstituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Firenze 2005, pp. 639-657, fig. 3, nn. 1-2;
Sabbatini 2006, fig. 9, n. 4.
69
Cfr. nota 44. Alla luce di queste considerazioni si potrebbe ipotizzare che anche i pochi frammenti
con decorazione di stile protovillanoviano dallo strato 1B della casa centrale di Broglio di Trebisacce,
contesto attribuibile nel suo complesso ad una fase avanzata del Bronzo recente, possano rientrare in
tale problematica, anche se in questo caso gli scavatori esprimono dubbi sullaffidabilit di quella
specifica porzione di stratigrafia: V. Buffa, I materiali del Bronzo finale e della prima et del ferro, in
Peroni 1984, tav. 63, nn. 2, 3, 4.
70
E. Laforgia et alii, Recenti rinvenimenti dellet del bronzo ad Afragola (Napoli), Atti della XL
Riunione Scientifica dellIstituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Firenze 2007, pp. 935-939. Si
vedano anche i casi di Gricignano, S. Paolo Belsito e Poggio Marino: C. Albore Livadie et alii,
Testimonianze del Bronzo recente in Campania, in Cocchi Genick 2004, pp. 481-490, fig. 3A; C. Albore
Livadie, La tarda et del Bronzo e la prima et del Ferro nella Campania nord-occidentale, Atti della XL
Riunione Scientifica dellIstituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Firenze 2007, pp. 231-240, fig. 1;
32
MARCO BETTELLI
C. Cicirelli, Linsediamento protostorico pluristratificato di Poggiomarino, loc. Longola nella valle del
Sarno, Atti della XL Riunione Scientifica dellIstituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Firenze
2007, pp. 241-255, fig. 1, n. 6.
71
D. Evely (a cura di), Lefkandi IV. The Bronze Age. The Late Helladic IIIC settlement at Xeropolis,
London 2006, tav. 49, n. 1.
72
Vagnetti, Panichelli 1994, p. 396, tav. 77, n. 1.
73
Damiani 2004, in particolare pp. 246-253.
33
ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE
Adrimi-Sismani 2006
Bettelli c.d.s.
Damiani 2004
Guglielmino 2005
Jung 2006
Levi 1999
34
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35
36
ANTONIO DE SIENA
FRANCESCA FERRANTI
Nascita, evoluzione e distribuzione di una produzione specializzata: il caso della ceramica geometrica enotria della I et del ferro
Premessa
el quadro delle attestazioni della Prima et del Ferro note in Italia meridionale, in particolare nellArco Ionico e in Campania, la ceramica dipinta in
stile enotrio-geometrico costituisce, allo stato attuale delle ricerche, la classe
di materiale pi attestata che caratteristica questo orizzonte cronologico. Se fino a
qualche tempo fa erano quasi esclusivamente le grandi necropoli della prima et del
ferro a restituire vasellame in figulina enotrio-geometrico, le ricerche avvenute nel corso di questultimo decennio hanno messo in luce un repertorio sempre pi significativo di esemplari decorati con questo gusto stilistico provenienti da diversi contesti da
abitato quali, per citarne alcuni, Torre del Mordillo, Francavilla Marittima, Broglio di
Trebisacce.
La ceramica figulina enotrio-geometrica, caratterizzata da un elevato standard produttivo e da unampia diffusione, che dalla Sibaritide meridionale interessa Basilicata,
buona parte della Campania meridionale e interna, e in percentuale minima la Puglia,
stata spesso oggetto di studi specifici a base prevalentemente stilistica (De la Genire
1960, 1968; Kilian 1964; De Julis 1977; Tocco 1978; Castoldi 1984, 2006; Yntema
1985,1990; Ferranti et alii 2004, 2005b). In questo filone di ricerca, ormai fermo da
diverso tempo, il contributo pi recente dello stesso Yntema risale ormai al lontano
1990, si inserisce questo contributo che rappresenta un estratto, seppur sintetico, della
tesi di dottorato1 elaborata da chi scrive.
Lanalisi che si presenta in questa sede propone una prospettiva del tutto differente
rispetto a quella adottata dallo stesso Yntema sia da un punto di vista geografico ma
anche metodologico. Questa volta lattenzione si concentra sullarea tradizionalmente
definita enotria (Calabria settentrionale ionica, Basilicata e Campania interna), menPEOPLE WITHOUT HISTORY: ROMAN HISTORIOGRAPHY AND THE ITALIC PAST
37
tre dal punto di vista metodologico si cercato, sulla base della totalit del materiale
integro, prevalentemente edito ma non solo, di rintracciare degli stili, o meglio delle
sintassi stilistiche, proprie del repertorio decorativo entrio-geometrico, puntualizzando
stili gi definiti in passato, quali il noto stile a tenda o lo stile a frange ma soprattutto cercando di definirne di nuovi.
Rispetto ai contesti editi al tempo dello studio di Yntema, che pot comunque
considerare numerosi complessi inediti, si potuto disporre, per larea enotria, delle
edizioni di tutta una serie di nuovi dati relativi a contesti sepolcrali, quali S. Maria di
Anglona (Frey 1991), Incoronata di Metaponto (Chiartano 1983, 1994, 1996), BellolucoCastrovillari (Carrara Jacoli 1994), ad abitati stratificati, quali Incoronata di Metaponto2,
Broglio di Trebisacce (Peroni, Trucco 1994), Francavilla Marittima (Kleibrink, Sangineto
1998) e Torre Mordillo (Trucco, Vagnetti 2001), a raccolte di superficie o da contesti
con una stratigrafia poco affidabile, quali S. Maria di Castello-Castrovillari (Pascucci
1994a) e Amendolara, materiale edito e inedito (De la Genire 1971). Inoltre stato
possibile includere in questa trattazione diverso materiale inedito relativo a contesti sia
di abitato (Broglio di Trebisacce) che di necropoli (Torre del Mordillo3, Francavilla
Marittima4). Tali contesti vengono a costituire il pi significativo campione per la presente trattazione, scelti per la loro distribuzione territoriale, che comprende gran parte
dellarea tradizionalmente indicata come caratterizzata dalla diffusione della ceramica
enotrio geometrica, il cui limite settentrionale dato dalla Basilicata, (verso linterno il
limite occidentale dellarea coincide con la necropoli di Sala Consilina) mentre quello
meridionale viene ad essere costituito dalla Sibaritide, al di sotto della quale la presenza
di tale ceramica appare rarefarsi. Una certa attenzione, seppure minore, stata rivolta
anche alla Puglia, in particolare a significativi contesti-campione, i cui materiali rientrano in un gusto decorativo prettamente enotrio e risultano inseribili allinterno di
discorsi distributivi ad ampio raggio.
Lo scopo principale di questa ricerca stato quello di analizzare la ceramica dipinta,
e in generale la ceramica figulina, non tanto con un approccio puramente stilistico,
tipico orientamento utilizzato negli studi precedenti; non solo da un punto di vista
cronologico, ma piuttosto, si tentato, tramite lanalisi dellevoluzione crono-tipologica,
di utilizzare questa classe ceramica come fossile-guida, al fine di poter rintracciare eventuali e ulteriori articolazioni interne alla facies enotria. Su un campione di materiali,
che rappresenta la quasi totalit del repertorio ceramico enotrio-geometrico, provenienti da 28 contesti dellItalia meridionale (in particolare dalla Calabria, Basilicata e
Campania, in minima parte dalla Puglia, fig. 1) si proceduto allanalisi stilistica degli
esemplari in buono stato di conservazione provenienti dalle necropoli, sezionando i
principali registri decorativi e studiandone le modalit associative sul corpo del vaso: si
sono cos isolati 20 raggruppamenti stilistici fondamentali, a loro volta suddivisi in
sottoinsiemi. Sulla base delle sequenze cronologiche note per le maggiori necropoli
dellAlto Ionio5 stato possibile proporre delle datazioni puntuali per ciascuna sintassi
stilistica. Successivamente si proceduto alla definizione, classificazione e datazione
dei motivi presenti sui frammenti provenienti dai contesti di abitato.
Una scelta di questo tipo, che potrebbe risultare penalizzante per i materiali
38
FRANCESCA FERRANTI
FIG. 1. PIANTA DEI PRINCIPALI SITI CHE HANNO RESTITUITO CERAMICA ENOTRIO-GEOMENTRICA
1: TORANO, 2: ROGGIANO GRAVINA, 3 CASTROVILLARI - SANTA MARIA DI CASTELLO, 4: CASTROVILLARI - BELLOLUCO, 5: SERRA CASTELLO,
6-7: TORRE DEL MORDILLO - ABITATO E NECROPOLI, 8-9: FRANCAVILLA MARITTIMA - ABITATO E NECROPOLI, 10: BROGLIO DI TREBISACCE,
11: AMENDOLARA, 12: SANTA MARIA DANGLONA, 13-14: INCORONATA DI METAPONTO - ABITATO E NECROPOLI, 15: S. LEONARDO DI PISTICCI,
16: FERRANDINA, 17: MATERA-SAN NICOLA DEI GRECI, 18: TARANTO - BORGO NUOVO, 19: PORTO PERONE - SATYRION, 20: BARI - SANTA SCOLASTICA, 21: COPPA NEVIGATA, 22: RUVO DI PUGLIA, 23: GRAVINA DI PUGLIA, 24: SALA CONSILINA, 25: PONTECAGNANO, 26: PITHECUSA,
27: VULCI, 28: TARQUINIA.
40
FRANCESCA FERRANTI
Serie continue di elementi lineari, costituiti da tratti verticali o obliqui e linee orizzontali.
41
FIG. 2. EVOLUZIONE CRONO-TIPOLOGICA DELLE SINTASSI STILISTICHE DEL GEOMETRICO ANTICO E MEDIO.
SINTASSI STILISTICA 2
A TRIGLIFI (fig. 3)
Fascio di linee e bande orizzontali a pittura monocroma e bicroma, poste allattacco tra collo e spalla, da cui pendono elementi lineari semplici, lanceolati, a fiocco; sul
collo sono presenti motivi a losanghe, a farfalla, a zig-zag orizzontale o verticale; ai lati
delle anse elementi triangolari penduli a profilo rettilineo o concavo; sullorlo, generalmente, quattro elementi angolari campiti in nero.
42
FRANCESCA FERRANTI
FIG. 3. EVOLUZIONE CRONO-TIPOLOGICA DELLE SINTASSI STILISTICHE DEL GEOMETRICO MEDIO E TARDO.
Serie di larghe bande orizzontali, distanziate (3 nel caso delle forme chiuse, 2 in
quello delle forme aperte), poste rispettivamente alla base dellorlo, del collo e alla
massima espansione. Le due bande mediane racchiudono una serie di elementi angolari
distanziati e campiti in vario modo tra due linee di margine.
Nella maggioranza degli esemplari presente una fila orizzontale di punti o tratti
sottostante la banda alla base dellorlo.
Sullinterno dellorlo, serie continue di quattro o sette elementi angolari a lati rigidi
interamente campiti. Le variet sono distinte sulla base della campitura interna dei
motivi angolari.
SINTASSI STILISTICA 8- STILE NERO13 (fig. 3)
Due ampie bande coprenti, orizzontali e distanziate, racchiudono unulteriore banda con serie orizzontale di elementi geometrici risparmiati o no, tra linee di margine.
NASCITA, EVOLUZIONE E DISTRIBUZIONE DI UNA PRODUZIONE SPECIALIZZATA
43
Questo stile si caratterizza e differenzia da quelli finora descritti, per la presenza di una
sintassi decorativa piuttosto coprente, che si sviluppa dalla massima espansione alla
base dellorlo senza soluzione di continuit.
Sullinterno dellorlo, serie continue di elementi angolari a lati rigidi o concavi
interamente campiti. Le variet sono distinte sulla base dei motivi geometrici.
SINTASSI STILISTICA 9 - STILE MINIATURISTICO14 (fig. 3)
Serie orizzontale di elementi angolari campiti a linee parallele tra due linee di margine. Sullinterno dellorlo possono essere attestati diversi motivi quali, una serie continua di elementi angolari a lati concavi interamente campiti, tratti verticali o in gruppi
distanziati oppure in serie continua ed ancora una singola banda orizzontale sia semplice, che ondulata.
SINTASSI STILISTICA 11 - TRIANGOLI INSCRITTI16 (fig. 2)
Serie orizzontale di motivi angolari campiti in vario modo, disposti su doppio registro, tra linee o bande di margine. Le variet sono distinte in base alla campitura interna
degli elementi angolari.
IIB - SINTASSI COMPLESSE
SINTASSI STILISTICA 14- PROTO-TENDA17 (fig. 2)
Sintassi decorativa in cui il motivo principale costituito da fasci di elementi angolari tra linee o bande di margine.
44
FRANCESCA FERRANTI
Fasci di elementi angolari che risparmiano un ampio triangolo alla base, sul collo
serie di tremoli o fulmini verticali distanziati, tra linee o bande di margine. Questo tipo
si distingue dal tipo 11 per la sintassi decorativa complessiva, in questo caso non si
tratta pi di una serie orizzontale di fasci di elementi angolari ma di due fasci che
occupano ciascuno un lato del vaso, inoltre il registro superiore sempre occupato da
un motivo decorativo, tranne nel caso della variet A, elemento del tutto assente nello
stile 11, tali caratteristiche tendono a far rientrare questo stile nella famiglia tipologica
dello stile a tenda.
SINTASSI STILISTICA 16- STILE A TENDA A LATI CONCAVI19 (fig. 2)
Questo tipo si differenzia dal precedente per il fatto che in questo caso gli elementi
angolari presentano lati concavi, mentre nel tipo precedente mantengono ancora una
certa rigidit. Sul collo tremoli verticali distanziati, tra linee o bande di margine, inoltre, nel campo principale, ai lati dei motivi angolari possono essere presenti vari elementi ausiliari quali rosette, svastiche e trampolieri.
Sullinterno dellorlo, serie continua di quattro o pi elementi angolari a lati rigidi
o concavi interamente campiti.
SINTASSI STILISTICA 17- STILE A TENDA ELEGANTE O A LATI ISPESSITI20 (fig. 3)
Questo tipo si differenzia dal tipo precedente per il fatto che in questo caso gli
elementi angolari pur mantenendo i lati concavi, tendono a ispessirsi verso la base
mentre nel tipo precedente gli elementi angolari mantengono lo stesso spessore dal
vertice della tenda fino alla base. Sul collo tremoli o linee verticali, distanziati, tra linee
o bande di margine; nel campo principale, ai lati dei motivi angolari possono essere
presenti vari elementi ausiliari quali rosette, svastiche e trampolieri. Sullinterno dellorlo, serie continua di quattro o pi elementi angolari a lati rigidi o concavi interamente campiti.
SINTASSI STILISTICA 18 - STILE A TENDA EVOLUTA21 (fig. 3)
45
Numerosi elementi angolari inscritti a lati concavi molto ispessiti verso la base, formanti una sorta di triangolo interamente campito con piccoli risparmi concavi. Com
evidente, la sintassi decorativa la stessa descritta nel tipo precedente, tuttavia quello che
caratterizza il tipo in questione il fatto che il motivo decorativo sebbene sempre presente sul registro principale, non pi posizionato tra le anse, come nel caso precedente, ma
limitato alla porzione di vaso al di sopra delle anse. Il collo scandito da serie sovrapposte
e distanziate di fasci di linee orizzontali. Sullinterno dellorlo, serie continua di quattro
o pi elementi angolari a lati rigidi o concavi interamente campiti.
SINTASSI STILISTICA 19 - STILE A TENDA PIENA23 (fig. 3)
Questo tipo si distingue dallo stile a tenda evoluta (Stile 18) dove, ancora si poteva
parlare di elementi angolari inscritti sebbene particolarmente fitti, per la presenza, in
questo caso, di un motivo angolare formante un triangolo, interamente campito, a lati
concavi, con solamente due elementi angolari risparmiati anchessi a lati concavi e con
un ampio triangolo vuoto alla base. Si tratta di una tenda molta ampia in posizione
centrale, sul registro principale del vaso, tra le anse.Nel registro inferiore, al di sotto
della massima espansione, sono presenti lunghi elementi penduli triangolari sia rigidi
che a lati concavi.
Su tutti gli esemplari presente luso di bicromia nella pittura.
SINTASSI STILISTICA 20 - STILE VUOTO24 (fig. 3)
Serie marginata di tre, pi raramente due o quattro, elementi angolari inscritti a lati
concavi, a volte con apici incrociati. Corrisponde allo stile vuoto di Ferranti et alii
(2004, p. 544, stile 11) e al motivo C2 della tenda evoluta di M. Castoldi (1984).
Sullorlo compaiono comunemente serie continue di elementi angolari inscritti a
lati concavi; in un caso attestata una serie continua di due elementi angolari inscritti
a lati concavi.
2. Cronologia
Se lapproccio alla ceramica figulina stato fino a questo punto a carattere prettamente
classificatorio, analizziamo ora la variabile temporale, quindi laspetto cronologico cercando di tracciare la sequenza evolutiva di questa classe ceramica. Le considerazioni
sullevoluzione crono- tipologica della ceramica figulina scaturite e proposte in questa
ricerca non sarebbero state possibili se non si fosse potuto disporre di una solida sequenza cronologica della I et del ferro, esito di un lungo studio tipologico-associativo
iniziato in sede di tesi di laurea e successivamente portato avanti negli anni senza soluzione di continuit.
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FRANCESCA FERRANTI
47
N.
CONTESTI
14
18
6
10
25
3
13
24
7
11
17
8
12
9
4
1
2
5
10
10
15
16
FERRANDINA
FASI
GEOMETRICO ANTICO
I FE1A
IFE 1B
GEOMENTRICO MEDIO
IFE2A1
IFE2A2
GEOMETRICO TARDO
IFE2B1
IFE2B2
LEGENDA
FERRO 1- GEOMETRICO ANTICO
FERRO 1- GEOMETRICO ANTICO POCO RAPPRESENTATO
FERRO 2A - GEOMETRICO MEDIO
FERRO 2A - GEOMETRICO MEDIO POCO RAPPRESENTATO
FERRO 2B - GEOMETRICO TARDO
FERRO 2B - GEOMETRICO TARDO POCO RAPPRESENTATO
FIG. 4.TABELLA CRONOLOGICA RIASSUNTIVA DEI PRINCIPALI CONTESTI DELLA I ET DEL FERRO DELLITALIA MERIDIONALE.
Nel quadro dei contesti abitativi noti per la Sibaritide, ma in generale per la I et del
Ferro nellarea in questione, lunico contesto stratificato funzionale ad un discorso
cronologico quello di Broglio di Trebisacce. Si dispone ad oggi di 3 contesti chiave
per la definizione dellet del ferro, quali la zona del fossato difensivo con relativi
lastricati realizzati dal GA al GT, e le strutture tardo-geometriche rinvenute sullacropoli,
come il piccolo magazzino del settore 2 e la recente struttura rinvenuta nel corso delle
ultimissime campagne di scavo nel settore 7, fondamentali per la comprensione delle
ultime fasi di vita dellabitato e non in ultimo preziose per la definizione di quel orizzonte terminale dellet del ferro legato alla comparsa e alla datazione della ceramica
bicroma. La sequenza stratigrafica rinvenuta nel corso dello scavo di questultima struttura ha confermato quanto gi emerso dallo studio relativo ai livelli del fossato: anche
in questo caso stato possibile rintracciare una bipartizione allinterno dellorizzonte
tardo-geometrico. I livelli superiori della struttura, relativi alla sua ultima occupazione, hanno restituito ceramica monocroma del GT in associazione con ceramica bicroma;
al di sotto, nei livelli inferiori, relativi alle prime fasi di utilizzazione della struttura,
presente solamente ceramica dipinta monocroma inquadrabile anchessa nel corso della stessa fase. Alla luce della sequenza stratigrafica e in base alle associazioni del materiale dipinto rinvenuto, si propone una scansione interna alla fase del Tardo Geometrico in due orizzonti:
GT1 - livelli con ceramica monocroma;
GT2 - livelli con ceramica monocroma associata alla bicroma.
Per completare il quadro dei contesti-chiave ai fini della cronologia bisogna accennare brevemente ai complessi sepolcrali campani; oltre gli scarsi esempi di produzioni
48
FRANCESCA FERRANTI
3. Levoluzione stilistica
Una volta delineato in quadro delle sequenze cronologiche su cui ci potuti basare,
passiamo ora allanalisi dellevoluzione crono-tipologica della ceramica dipinta in stile
enotrio-geometrico.
19 tenda piena
20 stile vuoto
49
Geometrico Tardo
Geometrico Antico
Sintassi Stilistiche
Geometrico Medio
x
x
x
x
x
?
x
x
x
x
x
x
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FRANCESCA FERRANTI
come abbiamo gi pi volte sottolineato, il noto stile a tenda29, del quale si sono
rintracciati gli antecedenti del GA.
Caratterizzato da una straordinaria standardizzazione e da una diffusione che interessa Campania, Basilicata e Calabria, seppure con una tendenza alla rarefazione verso
questultima, lo stile a tenda subisce unevoluzione nel corso del tempo, facilmente
delineabile sulla base dei cambiamenti dellelemento centrale (fig. 6), costituito da una
serie di triangoli inscritti a lati concavi: alla versione classica della tenda a lati concavi (SS15-16) si affiancher infatti, per proseguire poi in parte nel Geometrico Tardo, la
versione cosiddetta elegante (SS17), in cui gli elementi angolari si ispessiscono verso
la base.
Lincredibile unitariet di questa produzione ne ha fatto il simbolo del Geometrico
Enotrio per eccellenza: come gi noto, uno dei principali centri produttori dovette
essere Sala Consilina, che tra tutti i contesti considerati primeggia largamente per il
numero di rinvenimenti. Al di fuori dellarea enotria, motivi a tenda sono comunque
attestati, ma mai in modo classico: essi infatti non costituiscono mai lelemento
decorativo principale del vaso, trovandosi inseriti in sintassi pi complesse, di cui costituiscono un motivo ausiliario.
Vasi a tenda dovettero infine essere inseriti in circuiti anche a vasto raggio: ne
NASCITA, EVOLUZIONE E DISTRIBUZIONE DI UNA PRODUZIONE SPECIALIZZATA
51
52
esemplari per esempio dallIncoronata di Metaponto, pure in una veste del tutto locale,
ovvero sormontati da una fila verticale o obliqua di punti. Altro elemento del tutto
locale la presenza di un motivo a stretta spina di pesce, orizzontale o verticale, con o
senza bisettrice mediana tra due linee di margine, posizionato allattacco tra collo e
spalla, o a delimitare il registro della tenda ai lati dellansa. Osservando questi elementi,
sembra piuttosto chiaro che gi a partire dallorizzonte del Medio Geometrico si possa
parlare di vere e proprie cerchie produttive a carattere regionale.
Tornando ora allanalisi delle altre sintassi caratteristiche del GM tipico della Lucania
Orientale e della Puglia settentrionale, di questa fase un particolare stile decorativo,
in cui serie di elementi angolari distanziati e campiti in vario modo si inseriscono tra
fasci di larghe bande piuttosto coprenti (SS7).
Significativa lindividuazione tra i materiali di Torre del Mordillo di quattro brocche riconducibili a questo gusto decorativo: in una di esse, tra gli elementi angolari
compaiono motivi di stampo devolliano. La singolarit di queste attestazioni cos meridionali e la stessa presenza di motivi devolliani in un ambito estraneo alla loro diffusione consueta suggeriscono la possibilit che si tratti di importazioni dallarea pugliese
o lucana-orientale.
Ulteriori stili presentano infine una distribuzione territoriale pi vasta: sintassi basate sullassociazione tra motivi ondulati e bande orizzontali (SS3I) sono ampiamente
attestati tra Sibaritide, Basilicata e Puglia.
A partire da una fase avanzata del GM si diffonde inoltre il cosiddetto stile nero
(SS8A), in cui allinterno di ampie bande coprenti vengono risparmiate serie di elementi geometrici. La distribuzione di questo stile interessa in questa fase solo la Basilicata
costiera, forse anche a causa delleffettiva difficolt nellindividuare questa sintassi su
frammenti da abitati; gli sviluppi del GT sembrano comunque confermarne il carattere
prevalentemente lucano.
Contesti chiave per la definizione cronologica:
Incoronata-I Fe 2A (fasi 3-4)
Santa Maria dAnglona - I Fe 2A2 (fase 1)
Torre del Mordillo - I Fe 2A
Sala Consilina - I Fe 2A
Pontecagnano - I Fe 2A
53
54
FRANCESCA FERRANTI
FIG. 8. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEGLI STILI A TENDA DEL GEOMETRICO MEDIO E TARDO: A - TENDA A LATI ISPESSITI (TENDA
ELEGANTE), SS17, GEOMETRICO MEDIO-TARDO; B - TENDA EVOLUTA SS18, GEOMETRICO TARDO; C - TENDA PIENA, SS19, GEOMETRICO
TARDO.
sti (SS8). Larrivo dei coloni greci a partire dal 720 circa a.C interrompe levoluzione
della ceramica dipinta indigena, che negli anni immediatamente precedenti la fondazione di Sibari aveva attraversato una nuova fase produttiva: alla classica produzione
monocroma a pittura bruna se ne era affiancata ora una di ceramica bicroma a bande
rosse e nere, particolarmente diffusa tra la Sibaritide settentrionale e la Basilicata costiera; centri come Amendolara, in cui le manifatture indigene continuerono a essere
attive anche in et coloniale, permettono di seguirne gli sviluppi pi tardi nel VII sec.
a.C. Alla luce di questi nuovi dati, che ben definiscono lorizzonte tardo-geometrico
enotrio, stato possibile puntualizzare quegli aspetti che da sempre sono stati considerati ambigui o di difficile collocazione tra il momento pre-coloniale e quello coloniale
vero e proprio, come, per lappunto, il momento della comparsa e della diffusione della
ceramica bicroma. Per questo specifico tema resta tuttora valida limpostazione di L.
Malnati, il quale gi nel 1979 aveva sostenuto lesistenza di una fase pre-coloniale della
ceramica bicroma sulla base concomitante della situazione di Satyrion, in cui la ceramica bicroma compare nei livelli pre-greci, e di quella dellIncoronata indigena di
Metaponto. Per quanto riguarda la diffusione territoriale del bicromo, va sottolineata
la netta cesura tra i contesti lucani e quelli della Sibaritide settentrionale, quali Incoronata abitato, S. Maria dAnglona, Amendolara e Broglio da una parte, dove la ceramica
bicroma precoloniale risulta notevolmente attestata, e dellaltra i contesti della Sibaritide
meridionale, quali Belloluco, S. Maria di Castello, Torre del Mordillo e Francavilla, nei
quali questultima classe sembra del tutto assente, ad eccezione del materiale edito da
complessi come Francavilla edificio V (3 frammenti in totale) e Torre del Mordillo
abitato (2 frammenti), dove, sebbene presente, sembra comunque assai rara. Di notevole interesse risulta, a mio avviso, la totale assenza di ceramica bicroma nelle tombe della
necropoli di Francavilla Marittima. Questo dato, alla luce delle considerazioni relative
alla distribuzione su ampio raggio delle sintassi medio e tardo-geometriche, e alla presenza/assenza di stili quali quello a tenda o a frange, supporta lipotesi che si possa
parlare di cerchie distinte di produzione e circolazione, se non addirittura spingersi a
considerare la presenza/assenza del bicromo come un indicatore di distinzioni interne
alla facies.
Spingendo per lanalisi pi nel dettaglio, Broglio di Trebisacce si presenta in questo orizzonte cronologico come il sito cerniera tra la Basilicata da un lato e la Sibaritide
meridionale dallaltro: per usare la classificazione proposta da Yntema, a Broglio sono
presenti motivi sia dello stile a tenda che dello stile del Crati; e al tempo stesso le
ripetute attestazioni di stile bicromo e la loro accertata posizione stratigrafica confermano questo suo ruolo. Lo studio dei materiali rinvenuti nelle stratigrafie di Broglio, e
in particolare nei livelli relativi al I lastricato (il pi recente) del fossato difensivo e nel
suo livello di abbandono, permettono di proporre una datazione della ceramica bicroma
al Geometrico Tardo 2. Le recenti scoperte nel settore 7 e i dati emersi dalla lettura di
questa ulteriore sequenza stratigrafia confermano e apportano ulteriori dati a quanto si
appena detto. Pertanto i dati stratigrafici dal sito di Broglio di Trebisacce ci permettono di collocare la presenza della ceramica bicroma nellultima fase di frequentazione
del sito, in un momento che corrisponderebbe al Tardo Geometrico 2, ovvero alla fase
56
FRANCESCA FERRANTI
57
58
e Santa Maria dAnglona, nelle necropoli della Sibaritide le anfore sono assenti mentre
risultano cospicuamente attestate in quelle lucane. Pertanto, alla luce di quanto si
appena detto, si potrebbe ritenere che questa aporia abbia una spiegazione solo se
legata a differenze interne alla facies; a tale proposito non bisogna dimenticare che la
quasi totalit del materiale a cui si fa riferimento proviene da contesti funerari, sembra
lecito avanzare lipotesi che una spiegazione sia da rintracciare nellutilizzo di un differente rituale funerario.
59
I vasi da infusione
I cosiddetti vasi da infusione sono una classe di materiali piuttosto insolita, sebbene siano
scarsamente attestati meritano un breve approfondimento.
60
FRANCESCA FERRANTI
Attualmente si conoscono 9 esemplari, quasi sempre dipinti (8 su 9); nella maggioranza dei casi presente la sintassi stilistica a larghe bande coprenti che racchiudono
elementi angolari campiti a graticcio (SS7C1), oppure elementi angolari campiti obliquamente (SS10C) o inscritti (SS11A), o lo stile miniaturistico (SS8A). Di questi 9
esemplari, 6 provengono da contesti della Basilicata, quali Incoronata di Metaponto sia
abitato43 (1) che necropoli44 (4), Matera- San Nicola dei Greci45 (1), 3 dai contesti pugliesi
di Gravina di Puglia46 (2) e Coppa Nevigata47 (1).
Sulla base dei dati emersi dalla tabella delle associazioni dellIncoronata di Metaponto,
sembra possibile sostenere che questa classe ceramica faccia la sua prima comparsa gi
nel Geometrico Antico per poi avere grande diffusione nel corso del Geometrico Medio, dato che verrebbe confermato anche su base stilistica osservando gli esemplari
provenienti dagli altri contesti.
Gli orcioli
Un brevissimo accenno alla classe degli orcioli, attestazioni di orcioli in figulina sono
piuttosto rare, rispetto agli esemplari in impasto maggiormente diffusi. Attualmente si
conoscono solamente 4 esemplari provenienti da Sala Consilina48 (2) e Pontecagnano49
(2), in tutti i casi sono dipinti e presentano sintassi stilistiche ascrivibili a Geometrico
Antico (SS11C, SS14). La presenza di questa classe ceramica esclusivamente in contesti
campani conferma lorigine e diffusione tirrenica di questa foggia ceramica come ampiamente dimostrano gli esemplari in impasto presenti lungo il versante tirrenico.
Le brocche
Le osservazioni sulla classe ceramica delle brocche si possono riassumere come segue:
gli esemplari pi antichi (I Fe1) presentano un collo cilindrico distinto, e un corpo
ovoide o biconico; nel corso del I Ferro 2A il collo, largo o molto stretto, diventa
troncoconico, mantenendo sempre una netta distinzione; pu essere rigonfio, come
nel caso dellIncoronata di Metaponto, di Borgo Nuovo o di Torre del Mordillo, o pi
frequentemente con pareti a profilo rettilineo come nel caso di Sala Consilina. Il corpo
tendenzialmente sempre globulare schiacciato o rigonfio Nel corso del momento
avanzato del I Ferro (IFe2B) assistiamo, come gi accennato per i vasi a collo, alla
perdita della distinzione tra collo e spalla fino alla comparsa delle brocche a collo non
distinto o a profilo continuo tipiche ad esempio di Santa Maria dAnglona.
A livello quantitativo le brocche sono senzaltro la classe ceramica pi attestata in
assoluto, da un punto di vista della distribuzione territoriale questa classe ceramica ha
una diffusione capillare su tutta larea in esame; basti ricordare che i due esemplari
enotrio-geometrici rinvenuti in Etruria50 sono per lappunto due brocche.
61
Le tazze
Tra le forme aperte, la classe delle tazze senzaltro la pi attestata con un ampia
gamma di famiglie tipologiche. Quelle pi antiche sono del tipo a collo troncoconico
distinto; si tratta in tutto di 4 esemplari provenienti da Sala Consilina, Pontecagnano e
Borgo Nuovo, decorati con sintassi stilistiche del Geometrico Antico (SS11, 14); lesemplare da Pontecagnano presenta lo stile a tenda a lati concavi (SS16A), ed pertanto
inquadrabile nel corso del Medio Geometrico. Ad eccezione di questi pochi esemplari
antichi, luso delle tazze in figulina nei corredi funerari si diffonde solo a partire dal
Tardo Geometrico; a questo punto si assiste alla comparsa di numerose famiglie
tipologiche, quali le tazze a orlo svasato, biconiche, a colletto, diffuse in tutta larea in
esame. A conferma di questa tendenza la quasi totale assenza di questa classe ceramica
in contesti prevalentemente del I Ferro 2A quali lIncoronata di Metaponto ( testimoniato un solo esemplare di tazza biconica, in figulina dipinta con motivo riconducibile al
GA-GM, SS11B) o Torre del Mordillo, dove le tazze, in questa fase, sono ancora prodotte
quasi esclusivamente in impasto. Va ricordato come in questo orizzonte la presenza dei
vasi in impasto sia ancora di gran lunga superiore rispetto a quelli in figulina, fenomeno
che come vedremo, subir uninversione di tendenza ed unaccelerazione nel corso del I
Ferro 2B.
Le anforette
Come dimostrano gli stili presenti sugli esemplari questa classe ceramica si diffonde
pienamente in un momento avanzato della I et del ferro. Sulla base dei dati emersi
dalla tabella dellIncoronata di Metaponto, le anforette compaiono a partire dalla Fase
3 (IFe1B2- 2A1), per poi continuare nelle successive fasi di Santa Maria dAnglona;
nella quasi totalit dei casi gli esemplari presentano lo stile miniaturistico (SS9). Questa
classe risulta diffusa in modo piuttosto capillare in tutti i contesti del Tardo Geometrico della Basilicata e della Puglia, scarsissime le attestazioni a Sala Consilina; va inoltre
ricordato che attualmente in Sibaritide sono documentati solo due esemplari: uno da
Broglio di Trebisacce e uno dalla necropoli di Francavilla51.
Le scodelle
La classe delle scodelle risulta piuttosto diffusa solo a partire da un momento evoluto
della I et del Ferro (IFE2A). Sono attestate diverse famiglie tipologiche del tipo a
calotta o a profilo troncoconico ma pi comunemente diffusa la foggia ad orlo rientrante sia a profilo arrotondato che angolare. Un aspetto interessante osservando questa classe ceramica stato notare lassociazione ricorrente tra forma e decorazione; a
partire dal Medio Geometrico (IFE2) compaiono le prime attestazioni di scodelle del
tipo ad orlo rientrante con profilo arrotondato, e presentano tutte lo stile a tenda a lati
ispessiti (SS17), immediatamente successivo sembra essere il tipo a profilo angolare;
62
FRANCESCA FERRANTI
63
64
FIG. 11. PERCENTUALE DELLA PRESENZA DI VASELLAME IN IMPASTO E IN FIGULINA (IN GRIGIO)
NELLE PRINCIPALI NECROPOLI DELLALTO IONIO.
65
Conclusioni
Lidentificazione delle sintassi stilistiche e la classificazione delle forme del repertorio
della ceramica enotrio geometrica e la loro distribuzione geografica hanno permesso di
puntualizzare in alcuni casi, e definire in altri, tutta una serie di aspetti che caratterizzano la facies enotria. Sulla base delle sintassi stilistiche stato possibile definire il trend
della produzione di questa classe ceramica.
Nel corso dellorizzonte geometrico si assiste gradualmente alla nascita di cerchie
regionali e fenomeni di circolazione ad ampio raggio; solo a partire da un momento
avanzato del Medio Geometrico si pu parlare di veri e propri distretti produttivi
66
FRANCESCA FERRANTI
interni alla facies. Queste distinzioni interne sembrano supportate non solo dalla presenza di stili a carattere regionale o micro-regionale e dalla distribuzione di fogge vascolari
a carattere prevalentemente locale; in tal senso ulteriori informazioni sono fornite allanalisi delle pratiche rituali.
possibile, sulla base dello studio qui delineato della ceramica figulina enotriogeometrica, proporre delle osservazione di carattere storico-politico o meglio socioeconomico circa le comunit enotrie della I et del Ferro.
Il fenomeno della graduale sostituzione della ceramica figulina allimpasto nel corso
delle fasi avanzate della I et del Ferro supportato anche dai dati disponibili per il sito
di Broglio di Trebisacce, trova secondo R. Peroni55 la sua spiegazione in un cambiamento legato alle logiche di produzione, si assiste ad un passaggio dalla produzione domestica a quella specializzata; pertanto la circolazione capillare dei manufatti viene interpretata nel quadro di scambi tra le differenti comunit.
Solo a partire da questo orizzonte si pu dunque parlare, secondo quanto proposto
da Peroni, di scambi mercantili tra comunit della Sibaritide, fenomeno che trova la sua
spiegazione nel processo di progressiva differenziazione socio-economica interna alle
singole comunit della I et del ferro.
Nelle fasi iniziali della I et del ferro (IFe1) la produzione ceramica segue la tradizione delle fasi precedenti, Bronzo recente e finale: ai manufatti in impasto che costituiscono l80% circa della produzione si affiancano pochi esemplari in ceramica figulina,
rivestendo in questo modo ancora un ruolo di bene di prestigio come accadeva nel
Bronzo recente con le produzioni in ceramica grigia o micenea. Questo dato si evince
prevalentemente dallanalisi dei materiali presenti nei corredi delle necropoli quali lIncoronata di Metaponto o Sala Consilina, mancando per questo orizzonte stratigrafie da
abitato ad esso riconducibili.
A livello di logiche produttive bisogna immaginare per questo orizzonte iniziale
della Prima et del Ferro, un tipo di produzione, sebbene sempre pi specializzata,
ancora circoscritta a livello delle singole comunit.
Con il momento avanzato della I et del ferro (I Fe2) si assiste ad un esponenziale e
graduale incremento nel tempo della produzione di ceramica figulina; osservando levoluzione di questa classe ceramica in chiave, questa volta, socio-economica, sembra piuttosto chiaro come lincremento della produzione, legata alluso sempre maggiore del
tornio, ad una standardizzazione delle forme e degli stili, sia da interpretare come lesito di un fenomeno di sviluppo aperto verso vere e proprie forme di mercato, che si
raggiungeranno solo nella fase evoluta della I et del ferro. In questo momento la presenza di maestranze specializzate e di produzioni standardizzate non investe pi, come
per i periodi precedenti (Bronzo recente e finale, Primo ferro 1) solo una piccola parte
della produzione, quella legata esclusivamente ai beni di prestigio (ceramica figulina e
dolii), ma coinvolge ormai la quasi totalit della produzione ceramica. Se nelle fasi
precedenti, come abbiamo visto, la specializzazione interessava solo una parte della
produzione, limpasto continuava ad essere prodotto a livello domestico; a partire dal I
Ferro 2 si assiste ad un vero e proprio cambiamento: lincremento della figulina a scapito dellimpasto va di pari passo con la creazione di vere botteghe artigiane.
NASCITA, EVOLUZIONE E DISTRIBUZIONE DI UNA PRODUZIONE SPECIALIZZATA
67
Questo dato lesito di un chiaro sviluppo della strutturazione interna alle comunit; tutto questo sembra presupporre lesistenza di un sistema politico sempre pi organizzato. Emblematico di questa inversione di tendenza nelle logiche produttive , oltre
alle necropoli pi e pi volte citate, il caso dellabitato di Broglio di Trebisacce.
Lanalisi del repertorio ceramico rinvenuto nel corso dello scavo della struttura del
settore 7, ha permesso una serie di osservazioni. Nel quadro della totalit dei frammenti rinvenuti stato possibile notare la bassissima percentuale di esemplari in impasto
rispetto alla stragrande maggioranza in figulina, quasi esclusivamente dipinta. A questa
prima osservazione, che conferma il trend gi sopra enunciato ed ampiamente noto, si
aggiunge un ulteriore dato; il repertorio della ceramica in impasto costituito esclusivamente da forme chiuse, si tratta prevalentemente di piccole olle con chiari segni di
lavorazione al tornio. Per tanto sembra chiaro che nel corso delle ultime fasi della
Prima et del Ferro la ceramica in impasto, sebbene via via sempre pi standardizzata,
le forme tendono a ripetersi costantemente, e specializzata, come dimostrano le tracce
di tornio rinvenute sugli esemplari di Broglio di Trebisacce, circoscritta solo alle
produzioni di classi grossolane.
A tale riguardo un confronto opportuno si ritrova tra i materiali della necropoli di
Francavilla Marittima dove in impasto attestata esclusivamente una classe di materiali
ben precisa ovvero i mezzi dolii o pithoi a bombarda, utilizzati forse come segnacolo
esterno della tomba.
Se fino allorizzonte precedente la ceramica figulina, in quanto produzione limitata
a pochi esemplari, poteva essere considerata ancora un bene di prestigio legato a singole
lites, da questo momento grazie al suo incremento produttivo essa diventa accessibile
allintera collettivit. Le aristocrazie via via sempre pi forti sembrano ora esercitare il
loro ruolo non pi, o non solo a livello interno alla collettivit distribuendo i beni di
prestigio in funzione di rapporti interni, ma operando su scala pi ampia; ora linteresse sembra rivolto verso lesterno, al confronto con le altre comunit territoriali. Il
controllo della produzione della ceramica figulina e la tendenza a logiche di mercato
sembrano il risultato di questo processo.
Nel panorama delle dinamiche socio-economiche e politiche che investono la Prima et del Ferro dellItalia meridionale e in particolar modo nel quadro delle scelte
insediamentali che caratterizzano la Sibaritide56 spicca il caso di Torre del Mordillo.
Emblematico di questo quadro politico sempre pi articolato il grande centro di
Torre del Mordillo; in questo momento esso viene a costituire il sito-chiave della
Sibaritide; secondo Peroni si pu parlare di un vero e proprio central place57attorno al
quale nascono tutta una serie di siti-satellite di nuova fondazione. Torre del Mordillo,
sulla base di un graduale processo che ha inizio a partire dal Bronzo finale, sembra
presentare tutte le premesse storiche successive alla formazione di un abitato a carattere
protourbano, processo che probabilmente si arrestato a causa della fondazione di
Sibari.
68
FRANCESCA FERRANTI
NOTE
1
Ferranti 2006-2007. Vorrei brevemente ringraziare il Prof. R. Peroni, A. Vanzetti, R. Campanella, F. Quondam, A. Di Renzoni.
2
P. Orlandini, Scavi archeologici in localit Incoronata presso Metaponto, Acme XXXII, 2, 1979,
pp. 29-39. Ricerche archeologiche allIncoronata di Metaponto. Scavi dellUniversit degli Studi di
Milano. Istituto di Archeologia I, Le fosse di scarico del saggio P. Materiali e problematiche, Milano
1991; Ricerche archeologiche allIncoronata di Metaponto. Scavi dellUniversit degli Studi di Milano. Istituto di Archeologia II, Dal villaggio indigeno allemporio greco. Le strutture e i materiali del
saggio T, Milano 1992; Ricerche archeologiche allIncoronata di Metaponto. Scavi dellUniversit
degli Studi di Milano. Istituto di Archeologia III, Loikos greco del saggio S. Lo scavo e i reperti, Milano
1995; Ricerche archeologiche allIncoronata di Metaponto. Scavi dellUniversit degli Studi di Milano. Dipartimento di Scienze dellAntichit. Sezione di Archeologia IV, Loikos greco del grande
perirrhanterion nel contesto del saggio saggio G, Milano 2000; Castoldi 2006.
3
Per ledizione della Necropoli di Torre del Mordillo. V. Buffa, Torre del Mordillo (Spezzano
Albanese). Necropoli, in Peroni, Trucco 1994, vol. II, pp. 737-755; Pasqui 1988.
4
Zancani Montuoro 1997, 1980, 1983,1984; F. Quondam 2004-2005, La ceramica geometrica enotria
della necropoli di Francavilla Marittima, Tesi di laurea in Protostoria Europea, Universit di Roma
La Sapienza, relatore Prof. R. Peroni. Ringrazio F. Quondam che mi ha permesso di aver laccesso
al materiale inedito e usufruire dei suoi disegni.
5
Incoronata di Metaponto, Santa Maria dAnglona. Si tratta di sequenze elaborate da chi scrive e
ad oggi inedite ad eccezione della sequenza cronologica della necropoli dellIncoronata di Metaponto,
Ferranti 2005a.
6
Sulle tavole sintassi stilistica = SS.
7
Corrisponde agli stili 5 e 10 definiti in Ferranti et alii 2004, S5 e S10 p. 544.
8
Corrisponde allo Stile 5 definito in Ferranti et alii 2004, S5, p. 544.
9
Corrisponde allo Stile 10 definito in Ferranti et alii 2004, S10, p. 544.
10
Corrisponde in parte allo Stile 9 definito in Ferranti et alii 2004, S9, p. 544.
11
Corrisponde allo Stile 8 definito in Ferranti et alii 2004, S 8, p. 544.
12
Corrisponde allo Stile 3 definito in Ferranti et alii 2004, S3 B, p. 544.
13
Corrisponde allo Stile 6 definito in Ferranti et alii 2004, S6, p. 544.
14
Corrisponde allo Stile 7 definito in Ferranti et alii 2004, S7, p. 544.
15
Corrisponde allo Stile 1 definito in Ferranti et alii 2004, S1, p. 543.
16
Corrisponde allo Stile 2 definito in Ferranti et alii 2004, S2, p. 543.
17
Stile di nuova definizione proposto in Ferranti, Quondam 2006.
18
Stile di nuova definizione proposto in Ferranti, Quondam 2006.
19
Corrisponde allo Stile 4 A definito in Ferranti et alii 2004, S4 A, p. 544.
20
Corrisponde allo Stile 4 B definito in Ferranti et alii 2004, S4 B, p. 544 .
21
Questo tipo corrisponde alla cosiddetta tenda evoluta definita da De la Genire. De La
Genire1960, p.120; 1968, p. 37; Castoldi 1984, pp. 22-28. Stile 4 C ridefinito in Ferranti et alii 2004,
p. 544.
22
Stile di nuova definizione proposto in Ferranti, Quondam 2006.
23
Nella tipologia proposta dalla Castoldi nel 1984, gli esemplari che costituiscono questo stile
rientravano nel campo di variabilit della tenda evoluta, gruppo C, classificati come motivi a tenda
con triangolo interno vuoto (pp. 26-28). Tuttavia nel quadro complessivo della classificazione tipologica
presentata in questa sede, la presenza di questo triangolo vuoto in associazione con luso di pittura
bicroma e il suo implicito indizio di recenziorit, hanno portato a considerare questi esemplari
separatamente rispetto allo stile a tenda evoluta.
24
Corrisponde allo Stile 11 definito in Ferranti et alii 2004, S11 B, p. 544
25
Dora in poi verranno utilizzate le seguenti abbreviazioni: GA= Geometrico Antico; GM=
Geometrico Medio; GT= Geometrico Tardo.
26
I materiali della necropoli di Torre del Mordillo sono parte della collezione del Museo Civico di
Cosenza, attualmente conservati presso il Convento di SantAgostino, sede del nuovo museo di prossima apertura. Ringrazio la Dott.ssa S. Luppino, Direttore Archeologo presso la Soprintendenza
Archeologica della Calabria e direttrice dellUfficio Scavi di Sibari, per aver permesso laccesso al
materiale in esame e per la disponibilit che da sempre dimostra.
69
27
Le attestazioni principali di questo stile si hanno a Sala Consilina, con un totale di 9 vasi; a parte
qualche caso di conservazione nellambito di corredi pi tardi, larco cronologico delle sepolture in cui
sono contenuti interessa il IFe1B e il IFe2A1. La datazione di questi prodotti e la loro attribuzione al
GA dovette risultare piuttosto problematica a Yntema il quale, pur collocando correttamente i corredi
in esame tra i contesti caratteristici del Geometrico Antico (Yntema 1990, p. 44), presenta poi unanfora
a corpo globulare contenuta in uno di essi (Zona D, Tomba 74: Kilian 1970, tafel 143.II.2) come caratteristica del Medio Geometrico (Yntema 1990, pag. 124, Figura 278). Si tratta di uno dei casi in cui
laccettazione delle cronologie altrui (in questo caso peraltro corrette) in disaccordo con la stessa
ricostruzione diacronica proposta dallautore.
28
Ad esclusione della Campania meridionale interna.
29
Per la definizione dello stile a tenda, De La Genire 1960, pag. 120; 1968, pag. 37; si vedano
inoltre Castoldi 1984; Ferranti et alii 2004, pp. 541 e 544, per un primo tentativo di unificazione delle
differenti terminologie.
30
Kilian 1964, tav. 15/1-2.
31
Si tratta di due contesti di superficie - Marcedusa e Battaglia - situati lungo lalto versante del
golfo di Squillace, M. Aisa, G. Nicoletti, Insediamenti dellet del Ferro sullalto versante del golfo di
Squillace, (Atti della XXXVII Riunione Scientifica dellIstituto Italiano di Preistoria e Protostoria,
Scalea, Papasidero, Praia a Mare, Tortora, 29 settembre-4 ottobre 2002), Firenze 2004, pp. 855-860;
nella provincia di Crotone ai gi noti rinvenimenti delle Murge di Strangoli, J. De La Genire, C.
Sabbione, Indizi della Macalla di Filottete? Le Murge di Strongoli, Atti Taranto, n.s,. XXIV-XXV 1984,
pp. 163-244. Si aggiungono ora i contesti stratigrafici, resi noti in forma preliminare, dal sito di Strongoli,
L. La Rocca, Let del Ferro nella Crotoniade: il caso di Strongoli, (Atti XXXVII Riunione Scientifica
dellIstituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Scalea, Papasidero, Praia a Mare, Tortora, 29 settembre-4 ottobre 2002), Firenze 2004, pp. 497-512. Presenza di frammenti di ceramica geometrica viene
inoltre segnalata da La Rocca nel sito di Cropani, sulla costa jonica calabrese a met strada tra Crotone
e Catanzaro.
32
Si tratta di reperti ancora sostanzialmente inediti; gli sviluppi di questa tradizione decorativa
saranno evidenti nel TG della Sibaritide e della Lucania (stile vuoto).
33
Buchner, Ridgway 1993, pp. 378-382.
34
Carrara Jacoli 1994, tavola 137/1.
35
P.G. Guzzo, Paludi (CS): localit Castiglione, Klearchos XVII, 65-68 1975, pp. 97-117.
36
Carrara Jacoli 1994, tavola 139/1.
37
Lo Porto 2004, figura 11/74.
38
Kilian 1970, tavola 244/10.
39
DAgostino 1974, figura 19; DAgostino, Gastaldi 1988, tavola 15.
40
De la Genire 1968, tavola 37/6.
41
Buchner, Ridgway 1993.
42
Ferranti 2005b.
43
I Greci sul Basento. Mostra degli scavi archeologici allIncoronata di Metaponto 1971-1984 (Catalogo della Mostra, Milano), Como 1986, p. 95/75.
44
Chiartano 1983, figura 112/2; 1994 volume II, tavola 22/Q, tavola 34/C; 1996, tav. 10/C2.
45
M.G. Canosa, Il Materano, in Siris - Polieion. Fonti letterarie e nuova documentazione archeologica
(Atti dellIncontro di Studi di Policoro, 8 10 giugno 1984), Galatina 1986, pp. 171-182, tavola 67/D.
46
J. Du Plat Taylor et alii, Gravina di Puglia III (Part one), BSR XLIV, n. s., XXX 1976, pp. 48-132,
figure 18/21, 18/70.
47
P. Boccuccia, Alcuni dati sulle fasi finali dellEt del Bronzo e sulla prima Et del Ferro a Coppa
Nevigata, in M. Gorgoglione (a cura di), Strutture e modelli di abitati del Bronzo tardo da Torre Castelluccia
a Roca Vecchia. Rapporti ed interrelazioni sullarco ionico da Taranto al canale dOtranto e sul versante
adriatico (Atti del Convegno di Studio di Pulsano, 28-29 novembre 1996), Taranto 2002, pp. 253-268,
fig. 2/8.
48
De la Genire 1968, tavole 3/1, 36/10.
49
DAgostino, Gastaldi 1988, figura. 35/3; Gastaldi 1998, tavola 60/9.
50
Kilian 1964, tavola 15/1-2.
51
Entrambi inediti. Per lesemplare da Francavilla zona Temparella, tomba 87 si rimanda al contributo di F. Quondam in questo stesso volume.
52
Cfr. nota 27.
53
Carrara, Guzzo 1981.
70
FRANCESCA FERRANTI
54
De la Genire 1977.
Peroni 1994, p. 871.
56
A. Vanzetti, Costruzione e problemi dei paesaggi di potere nella Sibaritide (Calabria) dallet del
Bronzo alla prima et del Ferro, G. Camassa et alii (a cura di), Paesaggi di potere: problemi e prospettive
(Atti del seminario di Udine, 16-17 maggio 1996), Roma 2000, pp. 153-187.
57
Peroni 1994, p. 874.
55
71
ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE
Chiartano 1996
De La Genire 1977
Ferranti 2005a
Ferranti 2005b
72
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Riflessioni sulla cronologia dellet del ferro in Italia, Mediterranea I 2004 (Atti dellincontro di studi. Roma, 30-31 ottobre
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F. Ferranti, S.T. Levi, M. De Marco, Levoluzione stilistica della
FRANCESCA FERRANTI
Frey 1991
Gastaldi 1998
Kilian 1964
Kilian 1970
Kleibrink 2004
Kleibrink 2006
Lo Porto 1969
Lo Porto 2004
Malnati 1984
Pascucci 1994a
Pascucci 1994b
Pasqui 1888
Peroni 1994
Peroni, Trucco I 1994
73
Yntema 1990
Vanzetti 2000
74
FRANCESCA FERRANTI
Premessa*
75
rete di relazioni e rapporti tra elementi indigeni e greci induce dunque ad accostarsi a
tali vicende tenendo conto della singolarit di espressione e manifestazione delle comunit locali.
Pur nella consapevolezza dei limiti dettati dalla documentazione e dagli strumenti
interpretativi a disposizione, nella seguente ricerca si proceduto fissando lattenzione
su un ambito territoriale ben definito e, a partire da un contesto a probabile destinazione abitativa, lindagine ha mirato ad approfondire alcuni aspetti della cultura materiale
dei gruppi umani che vi risiedevano.
Il quadro storico-archeologico
Il sistema collinare dellIncoronata si sviluppa lungo la riva destra del fiume Basento, a
circa 6 km dalla linea di costa, e si articola in tre diversi settori: ad est il vasto pianoro
di San Teodoro, al centro la piccola ed isolata altura dellIncoronata greca, ad ovest
lesteso terrazzo dellIncoronata indigena1. Questultimo presenta margini molto frastagliati ed reso naturalmente sicuro da una serie di depressioni ad andamento irregolare,
che ne accentuano la morfologia e la difendibilit.
Com noto, le vicende insediative che interessano il comprensorio sono decisamente articolate e, per molti aspetti, ancora da chiarire2. Le tracce archeologiche, di
difficile lettura a causa dei pesanti scassi agricoli e degli scavi clandestini, consentono di
riconoscere due ampie aree ad esclusivo uso funerario, ubicate la prima nel settore
orientale, corrispondente appunto al pianoro di San Teodoro, e la seconda allestremit opposta dellinsediamento (Incoronata indigena), a nord e ad ovest dellazienda agricola omonima, con un consistente proseguimento al di l della moderna strada Destra
Basento Marconia. Tali aree sepolcrali sono riferibili allorizzonte pi antico e sono
utilizzate dagli inizi del IX fino alla met dellVIII sec. a.C.; ad oggi gli abitati coevi
non sono noti3.
Sulla fascia centro-meridionale della medesima collina sono documentate invece
evidenze riconducibili a strutture abitative di VIII sec. a.C. mentre sullaltura dellIncoronata greca testimoniata una continuit insediativa almeno dalla fine del IX al
terzo quarto del VII sec. a.C.4.
Il campione di oltre 600 tombe individuate nel comprensorio permette alcune osservazioni preliminari. Senza entrare nel merito della cultura materiale e del rituale,
per le quali si rimanda alle pubblicazioni di Bruno Chiartano e Antonio De Siena5, e
delle sequenze cronologiche, recentemente riviste da Francesca Ferranti6, importa qui
sottolineare come nelle due aree a destinazione cimiteriale i diversi settori si organizzino per nuclei circoscritti, fisicamente distinti. Se infatti il sistema Incoronata-San Teodoro
occupa nel complesso oltre 200 ettari, va rilevato che esistono ampi spazi liberi tra i
vari segmenti dellinsediamento, secondo un nuovo modello di occupazione del territorio che si afferma dopo la frammentazione dei grandi centri protovillanoviani del
Bronzo finale e che prevede una strutturazione per gruppi sparsi di capanne con relative necropoli, separati da aree vuote, la cui funzione pu essere legata allo sfruttamento
76
77
78
ta, con superfici esterne lisciate accuratamente e, in rari casi, tracce visibili di tornio.
Gli esemplari, in corso di studio, rientrano in quella produzione specializzata di ispirazione egea documentata in Sibaritide e, in misura minore, lungo il resto dellarco ionico
a partire dal Bronzo recente, la cui realizzazione richiede un notevole grado di capacit
e conoscenze tecniche: artigiani specializzati, di origine micenea, lavorano per lites
locali, introducendo una serie di innovazioni tecnologiche e stilistiche, pur nel rispetto
delle richieste e dei gusti della committenza.
Le prime ricerche sistematiche sui dolii in argilla depurata sono state avviate a Broglio,
dove le indagini archeologiche hanno restituito una consistente documentazione relativa alla classe e al suo utilizzo, strettamente connesso ad esigenze di ordine economico
e sociale18. Sono infatti contenitori di grandi dimensioni (possono raggiungere 1,30 m
di altezza e una larghezza, nel punto di massima espansione, di 1,20 m), di forma da
ovoide a globulare, funzionali allimmagazzinamento di notevoli quantit di derrate
alimentari, sia solide che liquide19. La materia prima utilizzata per la loro produzione
di norma fine, molto depurata; alle volte si registra la presenza di correttivi, ben
selezionati. La manifattura richiede una notevole esperienza e la padronanza di un
elevato livello tecnologico: durante il processo di foggiatura vengono infatti montati
grossi cercini uno sullaltro ed previsto lutilizzo del tornio, almeno in fase di rifinitura; le superfici sono spesso ingobbiate e decorate con fasce e scanalature20, talvolta con
ornati dipinti; la cottura necessita di forni specializzati, che mantengano costanti alte
temperature, ad atmosfera ossidante controllata, per cui la colorazione risulta chiara,
omogenea21.
Un contributo fondamentale allo studio dei dolii stato fornito dalle analisi
archeometriche, effettuate in modo sistematico a partire dagli anni 80 in Sibaritide e
poi in numerosi altri siti italiani22. I primi risultati hanno permesso di stabilire che i
grandi contenitori in argilla depurata, come la ceramica pseudominia, la protogeometrica,
la ceramica dimpasto e la maggior parte della micenea sono stati prodotti per lo pi
localmente23.
Nel Bronzo finale la classe conosce una larga diffusione ed ampiamente documentata, oltre che nella Sibaritide, nel crotonese24, in Basilicata in zone pi interne, come
a Timmari25 e nei centri attorno a Santa Maria dAnglona26, e in area settentrionale, ad
esempio a Ripacandida27 nella Puglia centro-settentrionale e nel Salento28. Attestazioni
di dolii in figulina sono presenti anche in ambito adriatico29 e lungo i corsi di fiumi
importanti: la loro distribuzione coincide in linea di massima con quella della ceramica
protogeometrica30; significativamente, le produzioni specializzate sono concentrate nella
zona orientale dellItalia meridionale, dove forte era stata linfluenza degli artigiani
micenei, ed probabile che, ora, ad operare qui siano maestranze indigene. Il ruolo dei
dolii risulta dunque fondamentale nella continuit di manifattura tra Bronzo recente e
Bronzo finale, in un momento delicato in cui finiscono gli stretti rapporti col mondo
miceneo: mentre le forme legate alla rappresentazione sociale, destinate alla mensa e al
banchetto, subiscono uno scadimento qualitativo, nelle produzioni connesse alla sfera economica, tra cui i grandi contenitori da trasporto e immagazzinamento, si registra come segnala Renato Peroni una persistenza nellimpiego del tornio31. E lamINCORONATA DI METAPONTO: NUOVI DATI PER LA CONOSCENZA
79
pia diffusione che conosce questa classe di materiali si spiega proprio in relazione a
mutate condizioni economiche, che prevedono processi di stoccaggio e redistribuzione
o scambio di beni. A tali pratiche connessa la presenza, in diversi contesti dellItalia
meridionale, di strutture in elevato o con ambienti ipogeici, destinati allimmagazzinamento32, che a livello archeologico sono indiziati dalla presenza di cavit interrate: in
alcune di esse ci avveniva per mezzo di grandi dolii in argilla depurata o in impasto, in
altre esistevano probabilmente forme differenti di conservazione. Nello specifico, in
area pugliese si ricordano le strutture di Punta Meliso33, Otranto34, Torre Santa Sabina35,
Torre Castelluccia36: quelle di Punta Meliso e Torre Sabina si caratterizzano per dimensioni minori, forma pi allungata, ingresso a gradini; nelle prime tre si sono conservati
lembi di pavimentazione e zone di cottura. Ancora nel Salento, nellinsediamento di
Roca Vecchia, tra le strutture finora individuate si segnala una grande capanna di forma
subrettangolare, che si sviluppa per una lunghezza di circa 15 m e al cui interno si
conservano grandi dolii, alloggiati in cavit scavate nel battuto pavimentale37. Funzione di magazzino sicuramente documentata a Santa Maria di Ripalta, per la grande
struttura rettangolare del Bronzo finale con piano interrato e accesso mediante rampa a
scivolo, che ha restituito notevoli quantit di dolii in argilla depurata, decorati a fasci di
scanalature38.
In Basilicata, a S.Vito di Pisticci, una grande cavit di forma subcircolare, con un
diametro di circa 11 m, stata interpretata come unit abitativa con magazzino ipogeico:
il materiale in associazione permette di riferire tale evidenza al Bronzo medio avanzato39. Nellinsediamento di Termitito si segnala la presenza di tre strutture di rilievo,
riferibili al Bronzo recente e con segni di continuit fino al Bronzo finale: tra esse
spicca, com noto, una grande cavit (A/80) che prosegue fino allet del ferro40. Importa qui ricordarne le peculiari caratteristiche monumentali e la centralit topografica,
che la distinguono nettamente dalle altre evidenze archeologiche coeve: le notevoli
capacit di contenimento del deposito dimostrano chiaramente il ruolo politico preminente del proprietario e testimoniano attivit di immagazzinamento e redistribuzione
delle risorse, documentate anche a Toppo Daguzzo, in un contesto datato tra Bronzo
finale e Primo Ferro41.
A Broglio di grande interesse il rinvenimento dei due magazzini del Bronzo finale42, connessi ad una residenza di considerevoli dimensioni: la presenza di una struttura
legata alla forgiatura del ferro, presumibilmente dello stesso periodo, testimonia la
volont delllite dominante di concentrare sullacropoli consistenti riserve di beni e
attivit di pregio, che ne rappresentano il prestigio43. Di qui la necessit primaria di
difendere tali beni: significativa, in tal senso, la concomitante costruzione delle imponenti fortificazioni ai piedi del pianoro, con vallo di pietre e legno impostato su gradoni44.
La presenza, ad Incoronata indigena, di grandi contenitori che rientrano in tale
produzione specializzata documenta la pratica di un tipo di agricoltura evoluta da parte della comunit indigena, abbastanza ricca da sentire lesigenza di dotarsi di grossi
dolii per la conservazione delle derrate in eccesso rispetto alle necessit pi immediate.
Se, con lavanzare della ricerca, a ci risulteranno collegate attivit di redistribuzione
delle risorse, sar possibile qualificare i proprietari come elementi socialmente rilevan-
80
ti45. Daltra parte gli esemplari in questione, ora in fase di studio, se rapportati ad un
unico contesto abitativo costituiscono un corpus documentario di rilievo, sia per numero che per dimensioni: il diametro allorlo varia tra i 40 e i 50 cm, il corpo da
ovoide (fig. I, 1, 2, 4; fig. II, 5, 6) 46 a globulare (fig. II, 7-8; fig. III, 9-10), le pareti ben
lisciate e, in alcuni casi, ingobbiate.
La foggia ovoide presenta labbro estroflesso, da obliquo (fig. I, 2), talvolta distinto
internamente per mezzo di angoli (fig. I, 1 e 3), ad orizzontale (fig. I, 4; fig. II, 5). Il tipo
globulare ha ancora labbro estroflesso, con orlo tagliato obliquamente (fig. II, 7), oppure orizzontale, ad orlo dritto (fig. III, 9), obliquo (fig. III, 10) o segnato da risega esterna
(fig. II, 8). Il collo breve (fig. III, 9), appena distinto da angoli (fig. II, 7-8) o da gola
accentuata (fig. III, 10). Un unico esemplare presenta labbro ricurvo, orlo con profilo
ad unghia (fig. II, 6), e collo troncoconico, a parete pressoch verticale47. Gli ornati
decorativi attestati si limitano ad un motivo a sigma allungata, impresso a crudo
sullorlo (fig. I, 3-4; fig. III, 10), oltre a tre impressioni di forma ovale, disposte sul
punto di giunzione tra collo e spalla (fig. III, 9)48.
La ceramica dimpasto
Per quanto concerne la produzione dimpasto49, allIncoronata indigena documentato un tipo nero, fine, con superfici lisciate e lucidate a stecca, ed esito nero lucente, di
antica tradizione protostorica e ampiamente attestato nel Bronzo finale e nel corso del
IX sec. a.C., con progressiva rarefazione nel secolo successivo. Un secondo tipo, meno
compatto, con nucleo di colore grigio, bruno o nero ed esito superficiale da beige
rosato a grigio, presenta superfici lisciate o levigate irregolarmente, spesso opache e
ruvide al tatto. Si denota una netta prevalenza delle fogge aperte rispetto a quelle chiuse, con un rapporto di 1 a 4. Tra le forme pi antiche si segnalano le scodelle ad orlo
introflesso, con vasca a profilo angolare, talvolta decorate da costolature oblique, documentate a partire da una fase avanzata del Bronzo finale. Sono poi presenti tre frammenti di coppe ad orlo estroflesso, distinto esternamente da gola appena accennata o
accentuata, con vasca ampia a profilo convesso; le tazze a collo distinto e vasca convessa; le ciotole con vasche segnate da carene pi o meno accentuate. Ricorrono infine
anche le altre forme consuete dei contesti abitativi dellet del ferro, come olle, brocche, attingitoi, scodelle, bicchieri, poculi, vasi troncoconici e situle.
C.D.F.
81
FIG. I
FIG. II
FIG. III
La ceramica figulina
La ceramica figulina in argilla molto depurata, a pasta fine, di colore prevalentemente
beige, rosato o arancio. Le superfici sono sempre lisciate con accuratezza e ingobbiate,
di norma realizzate a ruota lenta50. Le forme pi attestate sono quelle chiuse, con un
rapporto di 3 a 1 rispetto alle aperte e sono quelle tipiche della tradizione enotria, in
particolare riferibili al geometrico medio e tardo. Ricorrono infatti le olle biconiche a
collo troncoconico rigonfio o a parete rigida, globulari, piriformi; sono attestate le
brocche a collo troncoconico e corpo globulare, le brocchette piriformi; gli attingitoi
globulari con ansa sopraelevata o sullorlo; le tazze globulari; le ciotole ad orlo estroflesso
e vasca a profilo convesso; le scodelle ad orlo rientrante, profilo angolare o convesso,
vasca da poco profonda a profonda.
Passando ad analizzare il repertorio decorativo, i motivi attestati coprono un arco
cronologico ampio, dal pieno IX allinizio del VII sec. a.C. Traccia residuale di una
frequentazione dellarea pi antica rappresentata da un frammento pertinente a forma chiusa (olla o brocca), con spalla troncoconica a profilo rigonfio decorata da grandi
triangoli campiti a reticolo, pendenti da una banda, di tradizione protogeometrica (fig.
IV, 11)51. Una ciotola presenta un reticolo obliquo che scende dal labbro a met della
vasca: il motivo ampiamente attestato nel Geometrico Antico (GA) in Italia meridionale, ma risulta estremamente insolito in questa collocazione, per la quale difficile
trovare confronti (fig. IV, 12). Ad una fase pi avanzata dello stesso orizzonte sono
riferibili i larghi triangoli a lati inflessi, campiti da linee oblique parallele e pendenti da
una linea continua che marca lorlo, introflesso, di una scodella a vasca convessa e
profilo continuo (fig. IV, 13). caratteristica del GA anche la banda associata a file di
punti: il motivo ha radici che risalgono, secondo Yntema, al Protogeometrico, e continua ad essere attestato nel medio geometrico iniziale52. Ad Incoronata indigena presente su 6 frammenti pertinenti a forme chiuse e decora il punto di giuntura tra labbro
e collo (fig. IV, 14-16) o il collo; documentata anche la versione a punti pendenti dalla
banda (fig. IV, 17), che trova un riscontro preciso su unolla di Montescaglioso, loc.
Difesa S. Biagio53.
Nel Geometrico Medio (GM), accanto al perdurare di motivi decorativi legati al
gusto dellorizzonte precedente, compaiono altri ornati che si compongono in schemi
articolati, tra cui la banda alternata a linee ondulate, le linee spezzate accompagnate da
angoli pendenti, da segmenti a zigzag, da elementi a M. In area enotria le linee spezzate compaiono spesso in associazione con il noto stile a tenda e non a caso si trovano diffuse principalmente a Sala Consilina, nei siti della Lucania occidentale (Santa
Maria dAnglona) e in area bradanica (Incoronata greca, Cozzo Presepe, Matera S.
Nicola dei Greci, Gravina), a partire dal secondo venticinquennio fino alla fine dellVIII
sec. a.C., con un attardamento in questultima zona fino ai primi decenni del VII sec.
a.C.. Probabilmente derivato dagli angoli sovrapposti di tradizione protovillanoviana,
il motivo a tenda lelemento pi caratterizzante di questa fase in area enotria54. Inventato probabilmente nel retroterra della costa ionica, in qualche centro tra le valli
del Bradano e del Basento, conosce una larga diffusione in Basilicata, dove attestato
INCORONATA DI METAPONTO: NUOVI DATI PER LA CONOSCENZA
85
FIG. IV
nel corso dellVIII sec. a.C. in tutti i maggiori insediamenti, in Campania meridionale,
in Calabria, soprattutto nellarea settentrionale, nella Puglia centrale. Inoltre, il rinvenimento di alcuni esemplari in contesti funerari di ambito etrusco, come Vulci e
Tarquinia55, e in area garganica (Coppa Nevigata), consente di cogliere il ruolo di
centralit occupato da questi vasi nella mentalit indigena: con la consapevolezza che
tali oggetti li avrebbero rappresentati presso genti straniere, gli Enotri li inseriscono
allinterno di circuiti di scambio a lunga distanza, anche ma non solo per la loro elevata
qualit tecnica. La presenza ricorrente allinterno delle sepolture enotrie, il potenziale
evocativo del motivo associato alla rappresentazione delluccello palustre suggeriscono
inoltre la possibilit che la tenda conferisse un significato magico religioso ai vasi che
ne erano decorati, impiegati certamente anche nelle pratiche rituali domestiche.
Caratterizzato da una notevole standardizzazione, lo stile a tenda conosce unevoluzione chiaramente percepibile: accanto alla rappresentazione pi comune a lati concavi, nel GM attestata anche la versione elegante, che prosegue nellorizzonte successivo e si caratterizza per un ispessimento degli elementi angolari verso la base56.
Ben documentato anche nel nostro contesto, il simbolo riservato, come di norma
accade, ad una parte di rilievo del vaso, solitamente la spalla o il collo, ed presente in
un numero significativo di frammenti di spiccata raffinatezza. In particolare, la tenda
a lati concavi ben leggibile su un esemplare pertinente a forma chiusa (fig. V, 18),
dove si conservano nove angoli e il triangolo centrale pieno57, mentre la redazione
elegante parzialmente conservata su una scodella ad orlo introflesso e vasca a profilo convesso, con lieve accenno di carenatura (fig. V, 19), dove il motivo pende da una
stretta banda ed marginato da banda e linea58. Nella casistica dei frammenti decorati
a tenda elegante si segnalano inoltre tre esemplari pertinenti a forme chiuse (fig. V,
20-22), sui quali il motivo presenta sei angoli e triangolo centrale pieno59.
Tutti gli esemplari sono estremamente frammentari e non conservano gli ornati di
accompagno. Tradizionalmente riferito ad un orizzonte medio geometrico, il motivo
stato recentemente ristudiato da Fabio Galeandro, che propone linizio della produzione a Sala Consilina tra la fine del IX e il primo quarto dellVIII, dunque con un lieve
anticipo rispetto allattribuzione convenzionale60; in ogni caso, lesaurirsi della tenda
elegante va collocato alla fine dellVIII sec. a.C. sia a Sala Consilina che in Basilicata.
Una rielaborazione dellornato, proposta dai diversi centri produttori, costituita
dalla c.d. falsa tenda: la documentazione di Incoronata indigena mostra come questa
definizione non entri nel merito della qualit desecuzione della decorazione, che pu
anche essere elevata, ma nella struttura essenziale del motivo, caratterizzata dalla mancanza della disposizione a raggiera degli angoli e dallo spessore costante dei lati61. Nel
nostro deposito ben attestata (fig. V, 23-24) ed possibile istituire confronti soprattutto con rappresentazioni provenienti da Gravina sito cerniera tra larea bradanica e
quella japigia e da Taranto-Borgo Nuovo, Cavallino, Leuca, Siponto62, tanto che ci si
chiede se questa produzione si sviluppi parallelamente a quella della tenda elegante
oppure se rappresenti una sorta di prestito dellarea japigia63. In assenza di motivi
accessori e dato lo stato di conservazione, estremamente frammentario, non possibile
stabilire se i nostri esemplari appartengano alla produzione medio o tardo geometrica.
INCORONATA DI METAPONTO: NUOVI DATI PER LA CONOSCENZA
87
FIG. V
89
FIG. VI
Contraddistinto dal minor numero di elementi angolari inscritti, a lati concavi molto
ispessiti verso la base, e dalla presenza di raggi pendenti che tendono ad invadere il
corpo del vaso, il motivo si diffonde nella bassa valle del Basento durante la seconda
met dellVIII sec. a.C., con attestazioni a S. Leonardo di Pisticci e a Ferrandina74. Ad
Incoronata indigena la tenda evoluta compare su unolla biconica (fig. VII, 32) accompagnata da elementi a X e tremuli pendenti: lintero schema trova confronti con
unolla pertinente ad un corredo funerario, proveniente appunto da Ferrandina75.
Perdura lassociazione del motivo alla rappresentazione ornitomorfa, forse anche in
virt del particolare valore simbolico, di cui si gi detto, attribuito ai due ornati: pur
evolvendo il gusto, infatti, su due frammenti del nostro corpus, accanto alla tenda ora
evoluta presente luccello acquatico senza zampe, in redazioni diverse, pi stilizzate. Nel primo caso (fig. VII, 33) il volatile costruito con segmenti orizzontali e
obliqui ed raffrontabile ad un esemplare attestato allIncoronata greca, in una resa pi
sommaria, alla fine dellVIII sec. a.C.: un tratto, in basso, forse allusivo dellelemento
acquatico, analogamente a quanto compare su unolla di Cozzo Presepe76. Anche nel
secondo caso (fig. VII, 34), la restituzione del corpo estremamente stilizzata e il motivo ripetuto, specularmente, accanto ad un fascio di tre linee verticali; il carattere
degli ornati in associazione consente unattribuzione del frammento allorizzonte in
questione. Nel corso del GT larea di diffusione dello stile a tenda continua a ridursi
e allo scorcio del secolo sembra interessare solo parte della Campania, della Calabria e
della stessa Basilicata, soprattutto lungo la valle del Basento, mentre altrove come in
area bradanica si assiste alla trasformazione del motivo in elemento accessorio, talora
marcata da una significativa traslazione dal registro principale a lato ansa.
Dalla met dellVIII sec. a.C. quel profondo cambiamento che investe lassetto territoriale, non soltanto dellIncoronata, ma di tutto il comprensorio sirita-metapontino,
si riflette sulle tematiche decorative presenti sugli esemplari del nostro contesto, che si
arricchiscono di ornati nuovi o di elaborazioni di elementi tradizionali. Gli stili geometrici di Corinto, di Rodi, delle Cicladi, della costa illirica lasciano la loro impronta
nel repertorio decorativo, come documenta la presenza di motivi a meandri, croci di
Malta, a ruota, a cerchi concentrici, rombi e losanghe in svariate elaborazioni, raggi
albanesi, elementi a scaletta, ma anche attraverso un modo diverso di concepire lorganizzazione degli ornati nel tessuto decorativo.
Nel dettaglio, il motivo a denti di lupo, per alcuni aspetti gi noto nelle produzioni ad impasto del Bronzo finale, trova ora ampia diffusione, forse anche per influenze
provenienti dal repertorio del tardo geometrico corinzio. Fa la sua comparsa, nella
penisola salentina, nella seconda met dellVIII sec. a.C. e sembra particolarmente diffuso in area bradanica, anche nella versione con punto centrale, nellultimo quarto del
secolo: resta dunque da chiarire se ci avvenga per influsso del modello japigio oppure
in seguito a contatti diretti tra greci e indigeni. La resa accurata, di gusto talvolta miniaturistico, suggerisce per i nostri esemplari (fig. VII, 35) una datazione alla fine dellVIII
sec. a.C.77.
Il motivo si articola anche su registri verticali, inseriti in spazi metopali; in un caso
(fig. VII, 36), la sintassi decorativa arricchita da una croce greca campita da punti,
INCORONATA DI METAPONTO: NUOVI DATI PER LA CONOSCENZA
91
FIG. VII
documentata a Cavallino e allIncoronata greca, e da un tassello rettangolare risparmiato entro alta banda, che documenta ormai la completa ricezione di un gusto decorativo
allogeno78. Il rombo a punto centrale deriva presumibilmente dal tardo geometrico
corinzio ed attestato, forse attraverso la mediazione japigia, a Gravina, Cozzo Presepe, a Matera loc. San Nicola dei Greci nellultimo quarto dellVIII sec. a.C. presente nel nostro repertorio sia come elemento a se stante, come nel caso del collo di un
askos, sia in legamento orizzontale (fig. VII, 37), su unolla che presenta una decorazione articolata79; altre redazioni prevedono la coppia di rombi pieni, chiusi da triangoli
su registri sovrapposti o le serie verticali.
Anche le losanghe ricorrono allIncoronata indigena, per lo pi in legamento orizzontale, ma su due brocche compaiono in catena obliqua, a formare una sorta di reticolo. La decorazione della prima di esse (fig. VIII, 38) trova riscontro a Satyrion, dove
presente anche il motivo di accompagno, definito da Lo Porto semplice segmento a
zigzag ma la stringente somiglianza con la parte superiore della rappresentazione delluccello palustre su alte zampe, presente fra i nostri esemplari pi stilizzati, spinge ad
interpretare questi elementi come la medesima raffigurazione, in una redazione pi
disorganica e schematica80. Nel secondo caso (fig. VIII, 39a e 39b), il reticolo pi fitto
e gli elementi di accompagno, tra cui il motivo definito a fiocco da Francesca Ferranti
e Sara Tiziana Levi81, oltre alla forma stessa della brocca e alla disposizione della decorazione82, consentono di riferire lesemplare ad un orizzonte pi evoluto, inquadrabile
nel GT2.
Di diversa origine la croce di Malta: propria della cultura albanese, viene assimilata
in ambito enotrio probabilmente attraverso la mediazione daunia83 e conosce molta
fortuna presso le botteghe degli artigiani locali, dove viene rielaborata in versioni fantasiose, come nel caso di unolletta cantaroide, su cui arricchita da triangoli laterali
che assumono quasi laspetto di ali aperte, secondo la tendenza tutta indigena a dare
vita, ad animare i motivi geometrici (fig. VIII, 40). In questo esemplare la croce di
Malta compare in associazione a due figurine umane stilizzate, separate da rettangolo
con appendici angolari, campito da linea a zigzag84.
Su due forme chiuse compare il motivo a ruota, diffuso lungo la valle del Bradano85
e in area japigia86 tra la fine dellVIII e linizio del VII sec. (fig. IX, 41). La sua origine
discussa: Douwe Yntema lo considera autoctono dellItalia meridionale87, mentre secondo Alaistair Small deriva dalle ruote del tardo geometrico cicladico, pi precisamente pario. Per lornato a cerchi concentrici si suppone una provenienza egea: del
resto gli artigiani del comprensorio sirita-metapontino avevano imparato a conoscere e
riprodurre, fin dal Bronzo finale, i motivi circolari della ceramica micenea con i suoi
ornati spiraliformi88. Questo tipo di motivo, per, tace per tutto lorizzonte del
Protogeometrico meridionale e non riaffiora se non alla fine dellVIII sec. a.C., molto
spesso connotato dalla bicromia: nel nostro contesto compare sia in versione monocroma
(fig. IX, 42) che bicroma (fig. IX, 43)89. Lispirazione greca si coglie particolarmente in
alcuni schemi decorativi, in cui entro fasci di linee orizzontali e verticali si inserisce il
meandro spezzato o meander hoooks: a Incoronata indigena documentato sia inserito entro registro orizzontale (fig. IX, 44)90, sia in sequenza verticale, entro riquadro
INCORONATA DI METAPONTO: NUOVI DATI PER LA CONOSCENZA
93
FIG. VIII
FIG. IX
stretto e allungato (fig. IX, 45)91, versione meno diffusa e cronologicamente pi tarda,
cos come le elaborazioni reticolate (fig. IX, 46).
Sempre alla tradizione tardo geometrica va riferito il motivo a clessidra, che in
realt conosciuto in Italia meridionale a partire da fasi molto antiche e viene ora
proposto in diverse versioni, riconducibili alla fine dellVIII sec. a.C92. Proprio sulla
clessidra si concentrer in pieno VII sec. il desiderio indigeno di rappresentare luomo,
come testimonia unolletta da Cozzo Presepe93, affascinante documento di quella mentalit magica quasi religiosa degli indigeni che sanno leggere nelle linee geometriche
quello che c di vivo, secondo un misterioso percorso analogico, come ricorda
Orlandini94. In questo senso forse non azzardato riconoscere unallusione, quandanche inconsapevole, alla figura umana su unolla gi citata (fig. VII, 32) dove, in associazione alla tenda e ai tremuli, compare un motivo a X che si caratterizza per una resa
morbida e plastica, in qualche modo affine alla clessidra95. Nel nostro repertorio sono
presenti solo altri tre motivi antropomorfi: oltre a quello ricordato che allude alla
parte inferiore della figura umana, un elemento pendente che richiama un piedino (fig.
X, 47) e una rappresentazione complessa (fig. X, 48), ancora in fase di studio, su piede a
tromba, dove su un doppio registro sembrano ripetersi e mescolarsi tratti antropomorfi a
quelli tradizionalmente usati per descrivere gli uccelli.
Di gusto tardo geometrico avanzato o, forse, addirittura posteriore, una scodella a
labbro introflesso ed orlo arrotondato, vasca convessa, rastremata e poco profonda,
anse di forma sub-triangolare, con tre apici molto pronunciati: la decorazione riempie
tutta la vasca, e presenta motivi resi in modo quasi miniaturistico e motivi a risparmio
(fig. X, 49). Allo stesso orizzonte sembra potersi riferire unolla fortemente globulare
(fig. XI, 50), che presenta una decorazione vicina a quella riconosciuta come stile
nero da Francesca Ferranti96, a larga banda centrale con motivi romboidali risparmiati, nel nostro caso arricchita da punto centrale97.
Forme aperte sono le prime su cui compare lo stile bicromo, riferito da Ferranti al
GT2 e di cui si recentemente occupata Marina Castoldi98. Ci limitiamo in questa sede a
presentare i pochi frammenti documentati nel nostro contesto, segnalando una scodella
che documenta un impiego disinvolto e largo della bicromia (fig. XI, 51), associata al
meandro continuo, motivo, come gi detto, di antica tradizione protogeometrica riscoperto
a contatto con il repertorio tardo geometrico greco99. Un analogo uso esteso della bicromia
attestato su unaltra scodella (fig. XI, 52), che presenta bande alterne, rosse e nere: in
questo caso la bicromia interessa anche il fondo del vaso100. interessante rilevare come il
motivo a meandro, gi presente nel repertorio protogeometrico ma ora nellVIII sec.
a.C. sentito come elemento moderno e straniero, sia associato ad una forma di
antica tradizione indigena, attestata gi nella prima fase della prima et del ferro.
Se dunque il corpus ceramico sembra riferibile ad un arco cronologico piuttosto
ampio, con attestazioni dal pieno IX sec. a.C. fino ai decenni iniziali del VII sec. a.C.,
il momento meglio rappresentato sicuramente quello corrispondente allorizzonte
medio e soprattutto tardogeometrico.
L.C.
96
FIG. X
FIG. XI
98
Conclusioni
Lanalisi dellapparato formale e decorativo consente di inserire lIncoronata al centro di
unarea molto vivace, aperta agli influssi esterni, grazie anche alla posizione confinante
con il mondo japigio; parallelamente, il quadro documentario riflette la maturit culturale di una comunit in grado di elaborare un repertorio con caratteristiche proprie. Colpisce infatti la grande maestria nel comporre con creativit e delicato equilibrio elementi
decorativi assorbiti dalle prime importazioni greche o provenienti da aree limitrofe, secondo un gusto che resta tipicamente indigeno. Tale capacit sembra esprimere qualcosa
di pi profondo, lelaborazione gi avviata di una identit spirituale e culturale, accelerata
dal contatto con un sapere cos ricco e vitale come quello greco di VIII sec. a.C. Anche i
motivi antropomorfi, presenti non a caso su frammenti della seconda met dellVIII sec.
a.C., pur al grado massimo di stilizzazione, parlano di un processo di crescita culturale, di
una sorta di strutturazione del proprio mondo interiore.
Un quadro cos articolato di rapporti e di interscambio tra comunit indigena ed
elementi greci spiega la presenza, allinterno del nostro contesto, di due frammenti
tardogeometrici di produzione coloniale, in fase di studio, uno dei quali di imitazione
euboica101. Questo ben si accorderebbe con una ricostruzione storica come quella proposta da Antonio De Siena secondo cui, in una fase iniziale, elementi allogeni (artigiani
e commercianti) si assimilano alla struttura locale, producendo materiali di tipo greco
per una committenza che trasforma i propri gusti e riconosce in tali oggetti beni di
lusso.
Si ha dunque limpressione che il primo periodo di contatti con il mondo greco
sortisca un effetto positivo, fecondo, sullevoluzione in atto nella facies indigena e che
solo successivamente si inneschi un processo involutivo, per cui lelemento che era
stato di stimolo diventa, al contrario, inibitore102. Si arresta il meccanismo di acquisizione
di identit, che si era caratterizzato per le espressioni di vitalit, fantasia, originalit e si
avvia un processo di adattamento, avvertibile anche attraverso il materiale ceramico. Il
modo della presenza greca cambia profondamente a partire dallinizio del VII sec. a.C.,
diventando sempre pi invasivo, dunque poco adatto ad entrare in dialogo paritario
con un mondo meno strutturato, pi fragile. Sul pianoro di Incoronata indigena, come
ricordato, doveva gi essere in atto una forte rarefazione dellabitato, a favore probabilmente di uno spostamento nella vicina altura greca, e la fase di VII sec. a.C. finora
documentata solo da due nuclei di necropoli103.
Allinterno di questo quadro ricostruttivo, acquistano una luce diversa documenti
materiali che testimoniano una fase di vita cruciale, ovvero il momento di passaggio tra
VIII e VII sec. a.C., segnato ormai da un diverso equilibrio nel rapporto tra le due
civilt. Nel concreto, i segni di un cambiamento si possono leggere nella decorazione di
un esemplare con meandro spezzato in sequenza verticale, inserito in uno schema
decorativo del tutto estraneo alla mentalit indigena (fig. IX, 45). uno dei frammenti
pi recenti dellintero repertorio, datato allinizio del VII sec. a.C.
L.C. - C.D.F.
99
NOTE
*
Il breve intervento che segue nasce dallo studio di un contesto indigeno dellIncoronata di
Metaponto, effettuato da chi scrive per la tesi di laurea. A distanza di molti anni, stata da poco
ripresa lanalisi del materiale in questione, mirata a definire pi precisamente linquadramento cronotipologico, anche alla luce dei nuovi dati messi a disposizione da recenti scavi e ricerche -sistematiche
e di sintesi- che riguardano Basilicata, Calabria e Puglia nellet del ferro. Desideriamo ringraziare
innanzitutto la prof.ssa E. Di Filippo Balestrazzi, che allepoca della tesi ci ha sostenute e seguite nei
primi passi di questo lavoro, e il dott. A. De Siena, per i preziosi consigli e i tanti suggerimenti di
allora, per la piena disponibilit alla condivisione dei dati a sua disposizione e per il continuo confronto
scientifico accordatoci fino al presente contributo. Profonda riconoscenza, infine, riservata al
Soprintendente, prof. M. Osanna, che ci ha incoraggiato a riprendere la ricerca e a presentare i primi
risultati.
1
Si deciso di continuare ad usare le diciture greca e indigena, divenute ormai convenzionali
nella letteratura archeologica, per distinguere i diversi pianori del comprensorio Incoronata:
naturalmente esse non connotano in senso univoco la provenienza delle comunit qui stanziate,
come hanno da tempo dimostrato le indagini archeologiche; cfr. infra.
2
La storia delle ricerche vastissima e non questa la sede per presentarla: ci limiteremo dunque,
di volta in volta, a ricordare i lavori essenziali e a segnalare i contributi pi recenti. Anche il quadro
storico-archeologico che segue , di necessit, estremamente sintetico e riguarda principalmente gli
aspetti attinenti il contesto oggetto di studio.
3
Bianco 1999, p. 154; De Siena 2001, pp. 18-19.
4
D. Adamesteanu, Incoronata, in Popoli panellenici in Basilicata (Catalogo della Mostra, Potenza),
Napoli 1971, pp. 18-20; P. Orlandini, Scavi archeologici in localit Incoronata presso Metaponto, Acme
XXIX, 1 1976, pp. 29-39; I Greci sul Basento; Incoronata 1-6; G. Stea, forme della presenza greca sullarco
ionico della Basilicata: tra empora e apoikai, in M. Castoldi (a cura di), Koin. Miscellanea di studi
archeologici in onore di Piero Orlandini, Milano 1999, pp. 49-71; Castoldi 2006, p. 14, con bibliografia
di riferimento. Si veda inoltre il contributo di Mario Denti nel presente volume.
5
Chiartano 1977; 1994; 1996; De Siena 1996, pp. 175-179.
6
Ferranti 2005a.
7
Analogamente a quanto accade nella Siritide: cfr. I. DAmbrosio, Tipologie insediative ed
organizzazione territoriale nellentroterra sirite tra VIII e VI sec. a.C. Indagini su Santa Maria dAnglona
e il suo comprensorio, AnnAStorAnt XIV 1992, pp. 259-275, in particolare p. 271; S. Bianco, La
prima Et del Ferro nel Metapontino e nella Siritide, in Siritide e Metapontino, pp. 15-36.
8
Giardino, De Siena 1999, p. 28.
9
De Siena 1996, p. 180.
10
De Siena 1996, pp. 180-181; 1999, p. 221; Giardino, De Siena 1999, p. 28. Per confronti con
evidenze archeologiche analoghe in altri siti indigeni cfr. infra; inoltre, Giardino, De Siena 1999, pp.
28-29, con bibliografia di riferimento.
11
De Siena 1996, pp. 183-188.
12
Per una sintesi sulle fasi insediative riconosciute allIncoronata greca cfr. A. Pelosi, Qualche
considerazione sullIncoronata di Metaponto, AnnAStorAnt XIV 1992, pp. 35-44, in particolare p.
38.
13
Cfr. Castoldi 2006, pp. 11-14.
14
La discussione sullinterpretazione funzionale degli oikoi aperta: per una sintesi delle ricerche
effettuate dallUniversit di Milano si veda P. Orlandini, La colonizzazione ionica della Siritide, in
Adamesteanu 1999, pp. 197-210 e in particolare p. 200, con bibliografia di riferimento.
15
De Siena 1999, pp. 225-226; 2001, p. 21.
16
Atti Taranto XLI 2001, pp. 719-765, in particolare 738.
17
Per lubicazione di tale intervento si veda Chiartano 1977, fig. 3: larea di interesse quella
compresa nei fogli XXVII-XXVIII del quadrante ovest.
18
La bibliografia di riferimento ampia: si ricordano in questa sede V. Buffa, I dolii cordonati, in
R. Peroni (a cura di), Nuove ricerche sulla protostoria della Sibaritide, Roma 1984, pp. 159-168; P.
Tenaglia, I dolii cordonati, in Peroni, Trucco I 1994, pp. 347-371; D. Tab, I nuovi dolii dellet del
bronzo recente, in Peroni, Vanzetti 1998, pp. 151-173; V. Buffa, La classificazione tipologica. Dolii a
fasce e a cordoni, in Trucco, Vagnetti 2001, pp. 202-204; S.T. Levi 1999; Vanzetti 2000; Bettelli 2002;
100
101
102
57
103
tre rombi, quello centrale con rombo inscritto, quelli laterali campiti da un punto. La parte terminale
del collo e la spalla sono suddivise in stretti spazi orizzontali da una serie di linee. Sulla spalla motivo
a tenda quasi completamente evanido. Sotto lansa quattro angoli concentrici a lati inflessi, quello
centrale campito a reticolo. Lungo il punto di massima espansione due bande orizzontali; da quella
inferiore, pi stretta, pendono tre cuspidi campite a reticolo e un triangolo a lati inflessi. La serie di
cuspidi si ripete almeno unaltra volta. Sullansa decorazione non leggibile; si conservano due linee
parallele continue. Lolla riferibile alla fine dellVIII sec. a.C. Per la decorazione cfr. Ciancio et alii
1989, p. 101, tav. 133,1; Incoronata 5, p. 109, fig. 228; I Greci sul Basento, p. 105, Cat. 36.
80
La brocca ha labbro estroflesso, obliquo; collo troncoconico; spalla distinta, a profilo convesso,
ansa verticale a nastro, a sezione ovale, impostata sul labbro e lievemente sormontante, il punto di
giunzione sottolineato da un piccolo cordone plastico, a sezione triangolare. Per la decorazione cfr.
Lo Porto 1964, p. 276, fig. 226,18.
81
Ferranti et alii 2004, p. 547, fig. 3.
82
Brocca a labbro estroflesso con orlo arrotondato; alto collo troncoconico; spalla convessa; corpo
a profilo continuo, panciuto e schiacciato, rastremato verso il basso. Ansa verticale a nastro, a sezione
lenticolare, impostata dalla spalla al labbro. Fondo lievemente distinto, presumibilmente piatto.
Ingobbio beige. Lungo lorlo linea continua; sul labbro quattro triangoli radiali. Sul collo un lungo
spazio rettangolare, individuato da due linee orizzontali parallele, che piegano ad angolo in
corrispondenza dellansa e da tre strette bande, arricchite da una fila di punti, posizionate in prossimit
della spalla. Allinterno di tale campo, un tremolo pendente e un motivo a doppio zig-zag verticale.
Sulla spalla e sul corpo larga fascia, dalla quale pende un triplice motivo a fiocco, ripetuto almeno
due volte. In prossimit dellansa la fascia si allunga in due appendici con il medesimo motivo e si
collega alla decorazione dellansa stessa. Sul dorso di essa due linee verticali, lievemente inflesse,
delimitano un rettangolo chiuso in basso da tre segmenti orizzontali, arricchiti da una fila di punti.
Lungo i bordi dellansa due strette bande che terminano in cuspidi allungate, congiunte in alto ad
arco. Per forma similare cfr. Yntema 1990, p. 49, fig. 32,12. Per la decorazione cfr. Kilian 1964, p. 42,
bei. 24,17; Yntema 1990, p. 123, figg. 54 e 95; Ferranti 2005b, fig. 3, 44.
83
S. Batovic, Le relazioni tra la Daunia e la sponda orientale dellAdriatico nellet del Ferro,
ArchStorPugl XXVI 1973, pp. 340-347.
84
Lesemplare si data alla fine dellVIII sec. a.C. Per la decorazione cfr. Lo Porto 1973, p. 155, tav.
3,7; Yntema 1990, p. 115; Incoronata 1, p. 47, fig. 67.
85
Cfr. Yntema 1990, p. 167, fig. 150.11.
86
Cfr. I Greci sul Basento, p. 84, nota 8.
87
Cfr. Yntema 1990, p. 167, nota 217.
88
Cfr. Peroni, Trucco I 1994, p. 382, tav. 75.18.
89
Il fr 45 presenta cerchio centrale reticolato e per il momento resta senza confronti; il fr. 46,
collocato sul corpo di una forma chiusa, trova confronti allIncoronata greca e a Cozzo Presepe tra la
fine dellVIII e linizio del VII sec. a.C.: cfr. Incoronata 1, p. 75, fig. 107; Du Plat Taylor et alii 1983,
p. 301, fig. 96.51.
90
Il motivo trova confronti a partire dallultimo quarto dellVIII sec. a.C. allIncoronata greca, a
Cozzo Presepe, a Monte Sannace, nel Salento, nel distretto di Bari: cfr. I Greci sul Basento, p. 83, tav.
31.10; Du Plat Taylor et alii 1983, p. 296, fig. 90.25; Ciancio et alii 1989, p. 96, tav. 137.10; Yntema
1990, p. 75, fig. 50.5; Yntema, p. 213, fig. 194.20.
91
In questa seconda disposizione lornato trova confronti a Cozzo Presepe, allinizio del VII sec.
a.C.; cfr. Du Plat Taylor et alii 1983, p. 306, fig. 101.81
92
Questo elemento compare negli orizzonti pi antichi del geometrico meridionale: in tale fase la
clessidra appare piena; cfr. Yntema 1990, p. 33, fig. 11. Solo con lo sviluppo del repertorio, lornato
acquisisce campiture diverse e ad Incoronata indigena sono attestati esemplari con triangoli concentrici,
reticolati e pieni.
93
Cfr. Yntema 1990, p. 172, fig. 155.
94
P. Orlandini, Aspetti dellarte indigena in Magna Grecia, Atti Taranto XI 1971, pp. 273-308.
95
Il motivo potrebbe aver avuto il suo punto di partenza in un elemento del tutto geometrico,
come quello presente su unolla di S. Maria dAnglona, anchesso affiancato da tenda; cfr. Frey 1991,
taf. 39 A.8. Sul nostro frammento lelemento ha per subito una sorta di evoluzione, ha perso di
rigidit e la linea di contorno diventata pi morbida, divenendo affine alla clessidra, di cui rappresenta
una sorta di versione svuotata e proprio alla clessidra spesso lartigiano si ispirato per raffigurazioni
antropomorfe, gi in VIII secolo; cfr. P. Orlandini, Figura umana e motivi antropomorfi sulla ceramica
104
enotria, in Studi in onore di Ferrante Dittatore Vonwiller, Como 1980, pp. 304-316. Oltre a ci, lipotesi
sembra avvalorata anche dalla presenza della tenda che, com noto, spesso accompagnata da figure
umane. Lintero tessuto decorativo databile alla seconda met dellVIII sec. a.C.
96
Cfr. supra, nota 39. Ferranti sottolinea che lo stile, presente gi nel GM come tipo a larga banda
centrale con motivi romboidali risparmiati, documentato nel GT nella variet campita da una serie
continua di fasci obliqui e contrapposti. Gli esemplari di Incoronata indigena, sui quali compare la
redazione originaria, sembrano costituire un attardamento della stessa, perch sono riferibili ad un
momento pi tardo, dunque ad una fase finale del GT2 se non addirittura subgeometrica.
97
Olla a labbro estroflesso, ricurvo, con orlo arrotondato; breve collo troncoconico a profilo
convesso; spalla convessa; corpo globulare. Ansa verticale a nastro, a sezione sub-ovale, impostata
obliquamente sulla spalla. Ingobbio arancione-rosato. Sullorlo linea continua; sul labbro raggi campiti;
sul punto di giunzione con il collo larga banda. Sotto, in sequenza, banda orizzontale marginata,
superiormente e inferiormente, da tre linee parallele. La banda presenta una serie di rombi risparmiati
con punto centrale, alcuni in legamento. Lungo il punto di giunzione con il corpo larga banda che
marca lattacco dellansa. Sul dorso dellansa larghe fasce orizzontali. Per decorazione similare cfr.
Small 1976, p. 98, fig. 18,22.
98
Ferranti et alii 2004, p. 544; Castoldi 2006; della stessa studiosa si ved. inoltre il contributo nel
presente volume: Lesplosione della bicromia. Le ricerche di Broglio di Trebisacce sembrano confermare
la cronologia alta proposta da Malnati per la produzione della ceramica bicroma: cfr. L. Malnati, Gli
scavi dellIncoronata di Metaponto e linizio della produzione di ceramica bicroma in Italia meridionale,
Acme XXXII, 2 1979, pp. 275-283; Luppino et alii, Broglio di Trebisacce. Campagne 2005-2006, Atti
Taranto XLVI 2006, pp. 491-493.
99
Il fr presenta labbro introflesso con orlo arrotondato e assottigliato; vasca a profile angolare,
rastremata. Sul labbro due bande orizzontali parallele marginano serie di tratti verticali; sulla vasca tre
bande orizzontali, la seconda di colore rosso scuro; sotto, in sequenza, motivo a meandro, nero e
rosso. Per la decorazione cfr. Stea 1988, p. 42, tav. 11,81D. La componente rossa occupa uno spazio
non secondario nellambito della sintassi decorativa, diversamente da quanto accade nella prima fase
del ricorso alla bicromia, quando essa viene inserita come riempitivo del tutto accessorio. Qui parte
integrante del discorso decorativo e, in ragione di questo, si ritiene di datare la scodella tra la fine
dellVIII e linizio del VII sec. a.C. Il motivo attestato nel subgeometrico del Salento, della Lucania
occidentale e dellarea bradanica.
100
Lesemplare presenta breve labbro lievemente introflesso, arrotondato; ampia vasca a profilo
angolare, poco profonda; presa di forma triangolare, impostata sul labbro, con foro centrale, a lati
inflessi e tre apici allungati.
101
Presentato da De Siena in Siris-Polieion, tav. 40a. Per la ceramica di imitazione euboica si veda
J.K. Jacobsen, Greek pottery on Timpone della Motta and the Sibaritide c. 780 to 620 BC. Reception,
distribution, and an evaluation of Greek pottery as a source material for the study of Greek influence
before and after the founding of ancient Sybaris, PhD thesis, Groningen University 2007, online. Si
rinvia inoltre al contributo nel presente volume: J.K. Jacobsen et alii, Oinotrian-Euboean pottery in
the Sibaritide.
102
M. Castoldi, Nuove indagini archeologiche nel metapontino, tra Pisticci e Ferrandina, Acme
LX, 1 2007, pp. 249-260, in particolare p. 250.
103
De Siena 1990, p. 80.
105
ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE
Adamesteanu 1999
Bettelli 2002
Bianco 1999
Castoldi 1984
Castoldi 2006
Chiartano 1977
Chiartano 1994
Chiartano 1996
De Siena 1999
De Siena 2001
106
Ferranti 2005b
Frey 1991
Giardino, De Siena 1999
Gorgoglione 2002
Incoronata 2
Incoronata 3
Incoronata 4
Incoronata 5
107
Incoronata 6
Kilian 1970
Levi 1999
Lo Porto 1964
Lo Porto 1969
Lo Porto 2004
Pancrazzi 1979
Peroni 1994
Peroni, Trucco I 1994
Peroni, Trucco II 1994
Peroni, Vanzetti 1998
Schiappelli 2006
Siris-Polieion
Siritide e Metapontino
Small 1976
Stea 1988
Tocco 1978
108
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109
110
MARIO DENTI