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Atlante
dei funghi commestibili
della Basilicata
CON LA COLLABORAZIONE DI
AVVERTENZA
Questo volume, pur avendo finalit divulgative, conserva una veste scientifica, per cui in
esso vengono riportati i binomi nomenclaturali accettati dalla maggioranza dei micologi moderni, in sostituzione di quelli comunemente pi usati nella prassi micologica amatoriale, ormai ritenuti obsoleti e superati. Sono stati seguiti la Guida alla determinazione dei funghi di Moser, I
funghi dal vero di Bruno Cetto, lAtlante fotografico dei funghi dItalia di Papetti, Consiglio e
Simonini, ed alcuni studi monografici. In particolare, sono stati consultati i seguenti testi: per gli
Agaricus, Agaricus di Cappelli; per i Boletus, I Boleti di Merlo, Rosso e Traverso e I funghi
Boleti di Foiera, Lazzarini, Snabl e Tani; per i Tricholoma, Tricholoma di A. Riva; per le
Lepiota, Lepiota di Candusso e Lanzoni.
Le fotografie riportate nel testo, oltre che degli autori, sono di Licia Alpago, Mauro
Angarano, G. Apolloni, Mattia Bencivenga, Alberto Bizzi, Antonio Brigo, Marco Macchione,
Giorgio Marasca, Gianfranco Medardi, Pierre Neville, Carlo Papetti, Silvano Pizzardo, Gian
Luigi Rana, Daniele Sisto e dellAssociazione Micologica G. Bresadola, sezione di Potenza.
Presentazione
Non solo un dovere istituzionale, ma un grande piacere pubblicare lAtlante dei funghi commestibili di Basilicata redatto da
Osvaldo e Rosario Tagliavini. Un volume che presenta, per la
prima volta e in forma organica, il panorama suggestivo e straordinario della micoflora commestibile regionale.
Con questopera, frutto di lunghi studi sui miceti lucani, gli
autori, il padre giornalista, il figlio ingegnere dellambiente e del
territorio, vogliono consolidare il proprio legame affettivo con la
terra di Basilicata e rinsaldare ancor di pi il rapporto, sempre
vivo, tra la gente lucana e il suo territorio. Il lavoro di Osvaldo e
Rosario Tagliavini, che si sono avvalsi della collaborazione di
Antonio Motta, studioso del territorio, e del prof. Gian Luigi Rana,
docente di Patologia Vegetale I e di Micologia presso lUniversit
degli Studi di Basilicata, va oltre, perch intende indurre gli abitanti della nostra regione ad un approccio pi intimo con i variegati ambiti zonali dove ognuno vive ed opera, mettendo nella giusta luce una parte preziosa del proprio ambiente, nel momento in
cui luomo va alla ricerca di nuovi contatti con la natura.
Gli autori hanno suddiviso lintero territorio regionale in 15
aree omogenee, per ognuna delle quali sono descritte, in forma
sintetica, ma completa nella loro essenzialit, le caratteristiche
geo-ambientali necessarie per individuare e definire gli habitat
fungini regionali. Un lavoro fondamentale, finora mai affrontato
da alcuno, portato a termine con un linguaggio semplice ed essenziale, che, per, non trascura la peculiarit scientifica della ricerca. Il mondo dei funghi che si scopre nei tanti polmoni verdi,
ancora presenti nel cuore antico della Basilicata, forma un universo suggestivo, sconosciuto ai pi, fatto di poesie e di profumi carpiti al vento, in cui le forme diventano spazi e i colori, suoni e
versi. Un mondo straordinario, che alcuni ritenevano scomparso o
perduto definitivamente, ancora disponibile per quanti amano la
vita allaria aperta, anche come opportunit di svago e di impiego
del tempo libero.
Tutto questo offerto dal territorio della Basilicata, regione
favorita dalla natura per le caratteristiche geo-ambientali e climatiche, che gli autori, studiosi di micologia, ben conosciuti nella
regione e ben noti negli ambienti scientifici nazionali, hanno visitato in lungo e in largo: dai maestosi e lussureggianti boschi alle
impenetrabili verzure dei sottoboschi, dallintricata macchia mediterranea dei litorali ai brulli paesaggi della murgia materana, per
mettere a disposizione dei lettori unopera puntuale, tanto per
livello bio-geografico, quanto per valore ecologico. Unopera che
presenta un quadro straordinario, per molti versi inaspettato e sorprendente, anche per gli iniziati a questa disciplina, della micoflora lucana e, spesso, di quella meridionale. Lesperto di micologia,
insomma, in questo accurato lavoro, pu trovare, oltre ad una
visione nuova e moderna delle numerosissime specie fungine pi
comuni ed ai dati della loro distribuzione per ambiti territoriali,
anche la descrizione di specie piuttosto rare, alcune delle quali
nuove per il nostro Paese.
A me resta il piacere di scoprire e di registrare, accanto alla
straordinaria documentazione di un numero sorprendente di miceti commestibili, accompagnata da una splendida iconografia a
colori inedita e originale, un meraviglioso atto damore degli autori per il nostro territorio, vasto ed etereogeneo, unico e irripetibile.
Rimane il dovere del ringraziamento delle genti lucane a
questi studiosi, che hanno dedicato il loro ventennale impegno alla
scoperta e alla conoscenza di un patrimonio ineguagliabile di una
terra fino a ieri ritenuta povera, depositaria e testimone, invece,
degli splendori multiformi di una natura sapiente e incontaminata.
Egidio Nicola Mitidieri
Presidente del Consiglio Regionale della Basilicata
Prefazione
la prima volta che la Basilicata si affaccia alla bibliografia
micologica con un volume-atlante dedicato interamente alla regione di cui sono descritti i singoli aspetti dellambiente, del territorio
e della vegetazione.
Si tratta di un viaggio appassionato e meraviglioso nel mondo
della natura che inizia dal Vulture, scorre lungo le varie Comunit
Montane, attraversa il cuore antico della Lucania, raggiunge il
Lagonegrese e si conclude sulla costa Jonica, nel Metapontino.
Il volume si compone di due parti ben distinte per argomento.
La prima tratta brevemente le generalit sui funghi, la loro classificazione e la loro distribuzione nelle varie zone di ritrovamento
indicate da una piccola cartina geografica che rappresenta la
porzione di territorio considerata.
La seconda parte, la pi corposa, costituita da schede
descrittive di ogni singola specie trattata, corredata da fotocolor
riprese nellhabitat originale. Le specie considerate sono soltanto
quelle commestibili indicate con il binomio scientifico per evitare
di commettere pericolose confusioni con nomi in volgare che
hanno valore soltanto in un circoscritto territorio. Di ogni specie
sono indicate le caratteristiche macroscopiche e brevemente
quelle microscopiche in modo che chi desidera approfondire la
diagnosi del fungo lo pu fare con laiuto di un buon microscopio. E cos, gradualmente, il micologo pu salire di un gradino
nella conoscenza dei funghi.
Linsieme delle schede seguito da unappendice che riporta le
leggi regionali che regolano la raccolta dei funghi, sia epigei sia
Introduzione
I funghi eduli, capricciose creature del bosco, figure policrome e seducenti, entrano in un notevole numero di generi e specie, non sempre facilmente
accessibili per la loro straordinaria complessit, specialmente se ci si addentra nelle infinite variet e forme che la micoflora lucana offre. Una matassa
spesso inestricabile, mutevole e ingannevole, che abbiamo affrontato da pi
anni nel corso di escursioni, mostre, seminari di studio, comitati scientifici in
varie localit della Basilicata.
Larea sottoposta ad indagine copre tutta la nostra regione, territorio di
straordinaria importanza naturalistica e vegetazionale. Una indagine estesa
non solo alle aree boschive, ambienti ideali dal punto di vista micologico, e
a tutti quegli habitat particolarmente ricchi di sostanza organica, ma anche
a quelle zone dove si registra, a volte, quasi laffioramento del litosuolo
(pascoli rocciosi) e a quegli areali situati lungo i corsi dacqua e i litorali
marini. Un lavoro conoscitivo che ha preso in esame specie caratterizzate da
carpofori pi o meno carnosi, cio funghi di una certa consistenza, escludendo quelle specie che, pur essendo eduli, hanno scarso valore alimentare
in quanto caratterizzate o da carne prettamente inconsistente o da dimensioni del cappello minime, inferiori, cio, ai 2 centimetri di diametro o da sapore eccessivamente amaro o acre. Indagine che ha riguardato le diverse fasce
altimetriche nei periodi pi favorevoli alla crescita dei miceti, soprattutto fine
primavera, estate ed autunno.
Il dato che emerge da questa sorta di censimento, ovviamente ancora
incompleto, che la Basilicata rappresenta un territorio di notevole interesse
scientifico per la presenza di un ricco contingente micologico e di alcuni
taxa rari. Dei 424 miceti eduli finora censiti, ne presentiamo, in questo lavoro, 246 ascrivibili a 68 generi diversi, a 231 specie, 13 variet e 2 forme.
Centosessanta specie sono risultate pi comuni, perch trovate pi costantemente negli anni, 32 sono da considerare rare e 48 non comuni. Miceti da
mettere in rapporto, per lo pi, con la micoflora mediterranea, con la quale
condividono habitat e caratteri macroscopici salienti.
Dei 68 generi illustrati, 62 appartengono ai basidiomiceti. Le famiglie pi
rappresentate sono le Tricholomataceae, le Russulaceae, le Boletaceae, le
Agaricaceae , le Hygrophoraceae , le Amanitaceae , le Polyporaceae , le
Cortinariaceae, le Gomphidiaceae e le Paxillaceae. Invece soltanto 6 sono i
generi appartenenti agli Ascomiceti, le cui famiglie con maggior numero di
specie sono risultate quelle delle Tuberaceae e delle Morchellaceae.
Di questa gamma vastissima di miceti eduli presenti nella nostra regione,
solo poco pi di una ventina hanno nomi dialettali, che gli abitanti delle
nostre zone si tramandano da generazioni. Funghi che sono serviti nei secoli
a insaporire il povero piatto quotidiano che Dio comandava. Da questo
lavoro abbiamo escluso le numerose specie appartenenti al genere Lactarius
a lattice bianco pepato o amaro, perch la loro commestibilit ancora controversa e la pratica empirica ne sconsiglia il consumo, anche se molte di
queste, in alcuni nostri paesi, vengono consumate regolarmente senza apparenti danni. Abbiamo escluso anche la maggior parte delle specie del genere Ramaria, caratteristiche per i rami a mo di corallo e per i colori straordinari, conosciute e consumate da sempre col nome di manuzze. Ne abbiamo riportate soltanto 4 commestibili, anche se in Basilicata ne sono presenti
pi di 20, perch le altre sono facilmente confondibili con quelle che danno
intossicazioni gastrointestinali.
Abbiamo posto laccento soprattutto sulle specie appartenenti ai generi
Amanita, Boletus, Lactarius (soprattutto quelle a latice color carota),
Tricholoma, Pleurotus, Agaricus, Macrolepiota, Clitocybe e Russula, che, pur
essendo molto diffuse e consistenti, sono spesso mal conosciute o poco studiate.
Il genere Amanita forse quello pi intrigante. Ad esso appartiene anche
lAmanita caesarea, il fungo per eccellenza a parere dei buongustai, conosciuto ed apprezzato fin dallantichit e largamente consumato dai Cesari
nei loro sontuosi convivi. Ne abbiamo riportate 20 specie, includendo anche
quelle del sottogenere Vaginaria, pi conosciute come Amanitopsis. Spesso
avvolti da un alone di magica poesia, questi funghi offrono alla nostra tavola un tocco di raffinatezza.
E poi ci siamo soffermati su molte specie del genere Boletus, soprattutto
quelle della sezione Edules: il B. aereus, il B. edulis, il B. pinophilus, il B. reticulatus, funghi ricercatissimi per il profumo, le dimensioni e il sapore, qualit
che li rendono estremamente pregiati. Questi meravigliosi carpofori sono
causa dellossidazione allaria come nel caso delle specie del genere
Boletus prima citate.
A prescindere dal colore della carne o dal maggiore o minore pregio
dovuto spesso anche allambiente di crescita, le specie appartenenti al genere Boletus sono da sempre prodotti ricercati, oggetto di un mercato fiorente.
Ma accanto ai tradizionali boleti europei, presente in Basilicata una specie
della micoflora esotica, una entit rara, poco nota o addirittura sconosciuta
in altre parti dItalia, il Suillus lakei, simbionte della Pseudotsuga menziesii o
P. douglasii, una elegante e profumata conifera, originaria della costa occidentale del Nord America. Micete che viene da noi raccolto sistematicamente nel mese di novembre in contrada Sciffra di Pignola, ma presente anche in
altri rimboschimenti effettuati dal Corpo Forestale dello Stato nella nostra
regione.
Un altro genere molto apprezzato e, quindi, da annoverare tra i taxa pi
preziosi della nostra regione, quello cui fanno capo il comune Pleurotus
ostreatus e i prelibati Pleurotus eryngii e Pleurotus eryngii var. ferulae, miceti
tra i pi conosciuti anche dai non esperti col nome volgare di pennelle e di
cardoncelli, carpofori straordinari che da secoli allietano le nostre tavole.
E poi i pi comuni e deliziosi agarici, ricercati nei prati col nome popolare
di prataioli, fungi rossi, cupp, cnocchie o tariddi.
Un genere che si presenta numeroso nei nostri areali, ma non molto
apprezzato, quello che va sotto il nome di Russula. Genere a cui appartengono specie tra le pi belle e spettacolari che sia dato dincontrare nei
nostri boschi. Vi sono pochi gruppi di macromiceti che hanno la stessa
estesissima variabilit di colori e la stessa vastissima gamma di tonalit.
Oltre alle 10 specie descritte nelle schede micofloristiche avremmo voluto
riportarne tante altre, alcune delle quali rare ed interessanti, come la
Russula parazurea var. ochrospora trovata tra i cespugli e i lentischi della
macchia di Campomaggiore o la Russula puellaris, una specie di taglia
media caratterizzata da tonalit versicolori dei cappelli e dalla fragilit
dei carpofori, poco conosciuta e spesso confusa con taxa affini. Anche un
posto avrebbe meritato, a nostro giudizio, il rarissimo Entoloma bloxani,
un fungo elegante e inconfondibile per il cappello e il gambo color acciaio
e per la forma tipicamente campanulata, la cui commestibilt stata
accertata solo di recente. Una delle tante entit su cui lo spazio tiranno
non consente di soffermarci.
Abbiamo riportato, per, un altro fungo interessante, un micete straordinario e rarissimo, la Phaeolepiota aurea, che rinveniamo da una decina
danni nello stesso areale alla Sellata, a quota 1500-1600 m s.l.m, in una
luminosa radura di faggi. E, tra le specie pi apprezzate, che si presentano
10
11
Composizione chimica e valore energetico dei funghi per 100 g di parte edule
Amanita caesarea
Ovulo edule
Boletus edulis
Porcino
Agaricus campestris
Prataiolo coltivato
87
92
90
92,9
92
92,1
3,9
2,3
0,3
0,7
- Disponibili (g)
- Amido (g)
- Solubili (g)
2,5
1,7
- Kcal
11
22
20
- Kj
46
92
84
Sodio (mg)
52
Potassio (mg)
235
Ferro (mg)
1,1
1,2
1,2
Calcio (mg)
17
22
10
Fosforo (mg)
89
142
102
Tiamina (mg)
0,1
0,38
0,1
Riboflavina (mg)
0,31
0,26
0.13
Niacina (mg)
4,2
Vitamina A (g)
Vitamina C (mg)
FUNGHI
Parte edule (%)
Acqua (g)
Proteine (g)
Lipidi (g)
0,4
Glucidi
1,9
Energia
Tratto da Tabelle di composizione degli Alimenti, Istituto Nazionale della Nutrizione, Roma, 1989.
12
NOME VOLGARE
(canocchia o fung ross o taridd o coppola)
Agrocybe cilindracea
(piopparello o fungo di pioppo)
Amanita caesarea
(ovolo o voluozz o fung Vito)
Armillaria mellea
(chiodino)
Armillaria tabescens
(chiodino senza cravatta)
Boletus aereus e B. edulis
(porcino nero o moneta o monaciello)
Calocybe gambosa
(musciarone)
Cantharellus cibarius
(galletto o gallitiell)
Clitocybe geotropa
(fungo ad ordine o ordinario)
Clitocybe gibba
(imbutino o fung r frasch)
Clitocybe nebularis
(natalino o palummella, musciarone nel
lagonegrese)
Grifola frondosa
(pane del faggio)
Hydnum repandum
(steccherino dorato o trippa di vacca o
galletto coi baffi)
Lactarius deliciosus
(rosito o sanguinello)
Lactarius piperatus e L. vellereus (lattaruolo o bavuso)
Lycoperdon perlatum
(pirt di lupo o pirt d ciucc)
Macrolepiota procera
(mazza di tamburo o cappello del Negus)
Pleurotus eryngii
(cardoncello)
Pleurotus ostreatus
(pennella)
Pleurotus cornucopioides
(fungo di cerro)
Ramaria (in genere)
(manuzza o fung ricc o capelli dangeli o
cent fung)
13
Tavola nomenclatoria
14
15
un solo nucleo (ife primarie), la cui fusione (plasmogamia) d luogo alla formazione delle ife secondarie (con cellule binucleate), che, dopo aver svolto una fase
di vita pi o meno lunga di tipo parassitario, saprotrofico o simbionte, costituiranno i nuovi corpi fruttiferi.
bene sottolineare, infine, che i funghi, essendo organismi decompositori,
arrecano spesso danni alle attivit delluomo, attaccando i tessuti, i cartoni, il
cuoio, il legno in opera e sulle piante ancora vive, le pellicole fotografiche, le vernici e perfino il cherosene, o causando il deterioramento delle derrate alimentari,
rilasciando, a volte, nelle stesse delle sostanze cancerogene come le aflatossine.
Per fortuna, alcune specie di funghi micro e macroscopici sono utili alluomo:
basti pensare ai lieviti, usati nelle fermentazioni o come produttori di vitamine, ai
funghi produttori di antibiotici o di sostanze con attivit antitumorale ed immunostimolante, ai funghi coltivati ed a quelli simbionti, che formano le benefiche
micorrize con la maggior parte delle piante di interesse agrario e forestale o
danno luogo, con le alghe o i cianobatteri, ai licheni, organismi duali capaci di
vivere in condizioni climatiche estreme, divenendo in alcune zone nordiche nutrimento vernino-primaverile insostituibile per alcuni animali quali le renne e i
carib.
16
17
DIVISIONE ......................CLASSE
Protozoa
Acrasiomycota
Dictyosteliomycota
Myxomycota ................Myxomycetes e Protosteliomycetes
Chromista
Hyphochytriomycota
Labirinthulomycota
Oomycota
Fungi
Ascomycota
Basidiomycota..............Basidiomycetes
Teliomycetes e Ustomycetes
Chytridiomycota
Zygomycota ................Trichomycetes e Zygomycetes.
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AGARICUS
AMANITA
BOLETUS
CHALCIPORUS
CAMAROPHILLUS
CALOCYBE
CLAVARIADELPHUS
CLITOPILUS
COPRINUS
CRATERELLUS
ENTOLOMA
FLAMMULINA
GRIFOLA
HELVELLA
HIRNEOLA
HYDNUM
LACCARIA
LAETIPORUS
LECCINUM
LEUCOAGARICUS
LEPISTA
LYCOPERDON
MACROLEPIOTA
MELANOLEUCA
OUDEMANSIELLA
PEZIZA
PHYLLOPORUS
PLUTEUS
PSEUDOCLITOCYBE
SARCOSPHAERA
SUILLUS
TRICHOLOMA
VERPA
XEROCOMUS
10
15
20
19
Schede
delle aree di reperimento
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OFANTO-VULTURE
Il territorio che costituisce lambito Ofanto-V ulture
degrada dalle giogaie del monte Carmine di
Avigliano e del monte Pierno di San Fele (1.407 m
s.l.m.) alla media valle dellOfanto di Lavello (106 m
s.l.m.), attraverso le ampie valli della fiumara di
Atella e dellArcidiaconata. Si estende su Km 2
1.065,87 e comprende 14 centri abitati.
SUPERFICIE
COMUNE
ALTITUDINE
m s.l.m.
TERRITORIALE
2
Km
Max
SUPERFICIE
BOSCATA
Min
ha
Atella
88,28
1.262
305
4.230
Barile
24,64
940
291
281
Ginestra
13,21
859
346
334
Lavello
132,92
370
106
745
45,49
894
359
32
Melfi
205,15
1.326
136
2.055
Montemilone
113,40
420
150
977
Rapolla
29,05
927
191
320
Rapone
29,14
1.267
324
803
Rionero
53,19
1.326
281
2.327
Ripacandida
33,32
971
370
667
32,19
806
304
657
San Fele
96,55
1.407
362
1.590
Venosa
169,34
813
177
838
Maschito
23
24
25
1 Termine tedesco che significa terreno che scivola. Con esso si intende indicare i sedimenti calcarei, argillosi o arenacei depositatisi con il sollevamento di una catena montuosa. (Da Geologia di Pietro Leonardi,
UTET ed., 1005 pagine).
2 Litosuolo: suolo che deriva direttamente dalla roccia madre.
3 Rendzina: suolo di colore scuro poco evoluto e poco profondo, sviluppato su substrato calcareo e ricco di
sostanze organiche.
4 Andosuolo di origine vulcanica: un terreno di colore scuro, con tessitura grossolana, rilevante presenza
di vetri di origine vulcanica, caratteristiche strutturali, grande capacit di ritenzione idrica (se ben strutturato); molto fertile e ricco di potassio.
5 Regosuolo: un termine usato nei primi sistemi di classificazione dei terreni americani per indicare un
gruppo di terreni azonali, che si formano da depositi profondi e non consolidati e non hanno orizzonti
genetici definiti.
6 Vertisuolo: suolo con spiccate caratteristiche di crepacciabilit legate alla presenza di rilevanti contenuti di
argilla espandibile (sono terreni frequenti nelle pianure alluvionali).
26
ALTO BRADANO
Il territorio dellambito Alto Bradano, coincide con
quello dellomonima Comunit Montana.
Attraverso
lampia valle del Basentello, passa dallaltopiano
arido della Murgia pugliese ai fertili terreni del fondovalle lucano e, attraverso la valle del torrente
Alvo, degrada dalle giogaie di Torretta-San Nicola
di Pietragalla (1.074 m s.l.m.) alla Torre di Oppido
Lucano, dove la Fiumara di Tolve simmette nel
Bradano (232 m s.l.m.). Si estende per Km2 815,54
e comprende 9 centri abitati.
SUPERFICIE
COMUNE
ALTITUDINE
m s.l.m.
TERRITORIALE
Km2
Max
SUPERFICIE
BOSCATA
Min
ha
Acerenza
77,13
865
270
755
Banzi
82,25
630
330
468
Forenza
115,60
1.048
394
2.684
Genzano
207,04
643
236
432
Oppido Lucano
54,65
762
232
79
62,26
587
311
913
Pietragalla
65,67
1.074
416
1.361
23,19
1.035
302
811
127,75
1.035
235
1.092
Tolve
Il territorio dellambito Alto Bradano, punteggiato da paesi, santuari e masserie e da splendide testimonianze di antiche attivit agricole e pastorali,
condotto a coltivazione agraria intensiva per circa 39.100 ha (48%), a pratipascoli per circa 26.900 ha (33%), e comprende incolti e tare per circa 4.100
ha (5%), e boschi per circa 11.400 ha (14.%). Questi ultimi sono formati da
alberi dalto fusto di latifoglie (5.700 ha = 50%) e da cedui (5.700 ha = 50%)
sempre a prevalenza di cerro e si prestano alla presenza di una gamma
vastissima di miceti, soprattutto appartenenti ai generi Boletus ed Amanita. Si
rinvengono anche numerosissime specie di Russula ed alcune specie di
Armillaria comprendenti la A. mellea e la A. tabescens.
27
Larea risente poco dellinfluenza del mar Ionio e del mare Adriatico ed , conseguentemente, contraddistinta da modeste precipitazioni atmosferiche (750 mm
annui). La temperatura pu scendere durante linverno a valori minimi molto bassi (11 C ) e nei mesi estivi, molto aridi, pu raggiungere valori massimi elevati (+40 C).
Questo ambito, globalmente, caratterizzato da due facies.
Lambiente orientale, pi marcatamente collinare, con gli insediamenti antropici
di Acerenza, Banzi, Forenza, Genzano e Palazzo San Gervasio, che nascondono
tesori darte insospettabili, presenta le caratteristiche geo-morfologiche del Pliocene
e Quaternario, proprie della fossa bradanica, in cui prevalgono i suoli bruni lisciviati (regosuoli, vertisuoli, litosuoli)7. Vi troviamo, tra laltro, il secolare e suggestivo
bosco di cerri di Forenza, e ampie e numerose radure condotte a pascoli. In questo
habitat straordinario si rinvengono una gran quantit di funghi commestibili. Cosa
che avviene anche ai margini di tutti i territori comunali dove permangono le macchie boscose di cedui, quali residui delle antiche foreste di Acerenza, Genzano e
Palazzo San Gervasio, dissodate, per sostenere la trasformazione agraria della
zona. In questi ambienti vegetazionalmente ricchi, ma, a volte, anche impenetrabili, sono presenti, tra le altre, specie di miceti dei generi Boletus (B. aereus, B. impolitus, B. luridus, B. queletii, B. regius), Amanita (A. caesarea, A. spissa, A. gemmata,
A. rubescens e la bellissima e rara Amanita Vittadini), Armillaria (A. tabescens e
A. mellea), Russula (R. cyanoxantha e R. delica), Cortinarius (C. violaceus e C.
praestans), Tricholoma (T. acerbum), Hygrophorus (H. russula), Clytocybe (C.
gibba, C. costata, C. geotropa e C. odora), Agaricus (A. silvicola, A. silvaticus, A.
campestris, A. arvensis, A. floccipes, A. haemorrhoidarius e A. albertii).
Anche nellambiente occidentale, prevalentemente montano e con le caratteristiche geo-morfologiche proprie delle aree interne del potentino (flysch e argille),
dove i terreni (litosuoli e suoli bruni acidi o lisciviati) sono condotti a boschi
(Montrone di Oppido Lucano, Torretta di Pietragalla, Cupolicchio di San Chirico
Nuovo) con la preponderante presenza di alberi dalto fusto e di cedui di cerro,
spesso intercalati da conifere e da terreni erbosi condotti a pascoli, si rinvengono
un po tutte le specie fungine pi pregiate, messe in evidenza nellambito precedentemente esaminato: dai Boletus aereus e B. reticulatus, alla Amanita caesarea, dalle
Amanitae del sottogenere Vaginaria, alle Russula delica e R. cyanoxantha, dal
Cortinarius praestans, ai Tricholoma acerbum e T. roseoacerbum, dai Tuber mesentericum e T. aestivum allHygrophorus russula e a tante altre. A queste, per, occorre aggiungere anche quelle simbionti proprie delle conifere come il Lactarius deliciosus, L. sanguifluus, L. semisanguifluus, i tricolomi della sezione Atrosquamosa, il
Suillus granulatus, il S. luteus e il S. collinitus.
Un enorme patrimonio fungino non ancora pienamente utilizzato sul piano prettamente economico e turistico.
7
28
MARMO-PLATANO
Il territorio dellambito Marmo-Platano coincide
con quello dellomonima Comunit Montana.
Attraverso le fiumare di Avigliano e di Muro Lucano,
degrada dalle montagne di Bella, di Ruoti e di Muro
Lucano (1.445 m s.l.m.) al torrente Platano (226 m
s.l.m.), al limite della Regione Basilicata. Si estende per Km2 454,94 e comprende 7 centri abitati .
SUPERFICIE
COMUNE
ALTITUDINE
m s.l.m.
TERRITORIALE
2
Km
Max
SUPERFICIE
BOSCATA
Min
ha
Balvano
41,74
1.239
226
654
Baragiano
29,45
825
342
516
Bella
9936
1.407
332
3.590
Castelgrande
34,45
1.248
583
734
Muro Lucano
125,76
1.445
322
1.777
Pescopagano
69,12
1.226
374
1.132
Ruoti
55,06
1.294
427
1.530
Il territorio del Marmo-Platano, dominato da colline e monti, straordinarie ramificazioni dellAppennino, che non superano i 1.500 metri sul livello del mare, fino a
qualche decennio addietro, era ricoperto da estese foreste di faggi e di querce e,
per ampio spazio, veniva destinato alla pastorizia di altura, nelle praterie accorpate
di Pisterola di Muro Lucano, nei boschi di Li Foy di Ruoti e sulle dorsali di Balvano e
di Pescopagano. Oggi, dopo i disboscamenti, anche la tradizionale attivit armentizia si notevolmente limitata e, qualche volta, si ridotta a pascolo del borgo.
Larea , ora, condotta a coltivazione agraria intensiva per circa 14.000 ha
(31%), a prati-pascoli per circa 17.000 ha (37%), a boschi per circa 10.000 ha
(22%) e comprende incolti e tare per circa 4.000 ha (10%). Complessivamente sono
presenti formazioni boschive dalto fusto (6.800 ha = 68%) di latifoglie prevalentemente di cerro e faggio e boschi cedui (3.200 ha = 32%) in gran parte di quercia.
29
Essa risente dellinfluenza del mar Tirreno che si concretizza in discrete precipitazioni atmosferiche (900 mm annui) e temperature con picchi di valori molto bassi
(-13 C) in alta montagna e medie accettabili in ogni periodo dellanno.
Globalmente questo ambito caratterizzato da due facies diverse, sia sotto laspetto della conformazione morfo-geo-litologica che della conduzione agro-vegetazionale.
Nella prima facies, ricadente nei territori orograficamente suggestivi di Muro
Lucano, Castelgrande e Pescopagano, si registra la presenza prevalente del cosidetto calcare dolomitico, marcatamente montano, caratterizzato da rendzina e
suoli bruni calcarei o lisciviati (litosuoli, regosuoli). Qui troviamo, ai margini dei territori comunali, i boschi e i cespuglieti spesso con funzioni di pascoli di altura, nei
quali, per, sono presenti specie di miceti interessanti sia dal punto di vista della
commestibilit che da quello scientifico. Accanto ai Tuber pi comuni (T. mesentericum, T. aestivum, T. aestivum var. uncinatum) si rinvengono il Boletus aereus, il B.
reticulatus, il Gyroporus cyanescens, il G. castaneus, il Boletus regius, il B. edulis, il
B. erythropus, il Leccinum crocipodium, lo Xerocomus chrysenteron e lo X. rubellus,
lAmanita caesarea, lA. rubescens, lA. crocea, lA. umbrinolutea, il Coprinus
comatus , il Cortinarius praestans, l Hydnum rufescens , l Hygrophorus
olivaceoalbus, lH. pudorinus, lHelvella crispa e lH. monachella.
Invece nella seconda facies, cio nellambiente montano del Pliocene di Balvano
e del flysch di Bella, Ruoti e Baragiano, caratterizzato prevalentemente da suoli
bruni acidi o lisciviati (rendzina e litosuoli), condotti principalmente a boschi,
accanto alle aree delle frane, troviamo i meravigliosi complessi boschivi di Bella
(monte Santa Croce e Acqua del Faggio), di Ruoti (faggeta di monte Li Foy e labetina di abete bianco), inframmezzati da ampie radure condotte a prati-pascoli. Qui
sono presenti sia tutti i funghi delle radure e dei pascoli montani sia quelli simbionti,
non solo della quercia e del faggio, ma anche delle conifere. Dunque una gamma
vastissima di miceti che possono raggiungere, in autunno, anche il numero di alcune centinaia, la cui presenza conferisce allambiente una nota di policroma e suggestiva bellezza. Vi troviamo, infatti, tutte le specie tipiche di questi habitat appartenenti ai generi Boletus, Amanita, Tricholoma, Clitocybe, Ramaria, Russula,
Cortinarius, Entoloma, Cantharellus, Agaricus, Xerocomus, Calocybe, Armillaria,
Hygrophorus, Lactarius, Macrolepiota, Collybia, Coprinus, Helvella, Hoenbuehelia,
Hydnum, Laccaria, Leucopaxillus, Lycoperdon, Lyophillum, Mucidula,
Oudemansiella, Paxillus, e cos via. Tutti, insomma, quei funghi commestibili che a
tavola sono protagonisti senza uguali. Anche in questo territorio la raccolta dei funghi dovrebbe assumere precise connotazioni economiche (cosa che, in parte, gi
avviene per quelli ipogei, i tartufi insomma) e consentire agli agricoltori, ai cittadini
in genere, di integrare il proprio reddito con i profitti, pur marginali, derivanti dalla
raccolta e commercializzazione di questi prodotti.
30
MELANDRO
Questo territorio presenta le caratteristiche proprie
dellAppennino Meridionale, una suggestiva variet
di dorsali montuose e rilievi collinari, cime e altipiani che si ergono dalle conche dei profondi e tumultuosi corsi dacqua. Attraverso la fiumara di Picerno
e il torrente Melandro, digrada dallo spartiacque
Agri-Sele del massiccio del Volturino (1.718 m
s.l.m.) al torrente Platano (196 m s.l.m.), al limite
nord-occidentale della Regione Basilicata. Si
estende per Km2 417,05 con 8 centri abitati.
SUPERFICIE
COMUNE
ALTITUDINE
m s.l.m.
TERRITORIALE
Km2
Max
SUPERFICIE
BOSCATA
Min
ha
Brienza
82,69
1.445
474
1.817
Picerno
78,29
1.355
397
1.210
S.Angelo Le Fratte
22,99
1.286
360
480
Sasso di Castalda
45,21
1.718
725
1.134
Satriano di Lucania
33,02
1.063
483
402
Savoia di Lucania
32,25
1.066
351
500
Tito
70,59
1.358
500
1.382
Vietri di Potenza
52,01
1.239
196
924
31
32
agathosmus, H. pudorinus, H. chrysodon; il Chamarophyllus pratensis , i suggestivi e pittoreschi Lactarius deliciosus, L. semisanguifluus e L. sanguifluus, i
ricercatissimi Tricholoma acerbum, T. terreum e T. gausapatum, le altere e
svettanti macrolepiote M. procera, M. rachodes, M. konradii, M. escoriata,
M. mastoidea, le civettuole Ramaria aurea, R. flava e R. botrytis, la caratteristica Clavaria truncata e la deliziosa Peziza aurantia.
Una immensa eterogeneit di essenze fungine, un mondo meraviglioso
sempre pieno di sorprese anche per lo specialista.
Nella facies montana del Pliocene8 e del flysch, situata in destra idrografica del torrente Melandro, che presenta le caratteristiche della fascia fitoclimatica propria dellarea interna del potentino, cio nei territori dei comuni
di Satriano, Picerno, Savoia di Lucania e Tito, in cui prevalgono i suoli bruni
acidi o lisciviati (rendzina e litosuoli), condotti prevalentemente a coltura
cerealicola, diffusa in tutti gli abitati e specialmente nel territorio di Tito, non
si pu registrare, chiaramente, una massiccia presenza dei miceti.
Invece, laddove si ritrovano i terreni incolti e i complessi boschivi di questi paesi, soprattutto quelli meravigliosi di Picerno e di Savoia, intercalati da
rimboschimenti di resinose e da ampie radure condotte a prati-pascoli, si
rinvengono, come nella facies precedente, i funghi pi generosi, veri gioielli
della natura, non solo dal punto di vista scientifico, ma anche e soprattutto
da quello gastronomico. Qui i profumi dei boschi, dai pi delicati ai pi
intensi, prendono forma e colore negli splendidi carpofori lisci o frastagliati, rotondi o coralloidi, piatti o emisferici dei funghi. Il 70% dei miceti raccolti appartengono al genere Boletus il rimanente 30% a specie che fanno
capo ai generi Amanita, Tricholoma, Melanoleuca, Pleurotus , Agaricus,
Lactarius, Armillaria, Ramaria, Lycoperdon, Morchella, Macrolepiota,
Clitocybe, Collybia, Marasmius , Leccinum, Hirneola, Pseudoclitocybe,
Coprinus, Xerocomus, Cantharellus, Clitopilus, Hydnum, Grifola, Dryodon,
Helvella, Verpa e tutte le altre specie commestibili di Tuber. Di esse si ricordano qui di seguito le pi interessanti: B. aereus, B. regius, B. appendiculatus, B. reticulatus, Leccinum carpini, Xerocomus subtomentosus e X.
Rubellus, Amanita caesarea, A. crocea, A. ovoidea, A. rubescens, A. strobiliformis, Armillaria mellea e A. tabescens, Cantharellus cibarius con le
variet bicolor e rufescens e C. ianthinoxanthus, Clytopilus prunulus,
Lycoperdon umbrinum, L. echinatum, L. perlatum, L. piriformis e L. molle,
Agaricus abrubtibulbus, A. arvensis, A. cupreobrunneus, A. cumtulus, A.
depauperatus, Tricholoma acerbum, T. scalpturatum, T. squarrulosum, T.
equestre, Clitocybe costata, C. geotropa, C. gibba, C. nebularis, C. odora,
pseudoclitocybe cyathiformis, Hirneola auricola-judae, Collybia acervata e
C. butyracea var. asema, Marasmius oreades, Coprinus comatus,
33
Macrolepiota procera, M. rachodes, M. mastoidea, M. konradii e M. excoriata, Hydnum repandum e H. rufescens, Ramaria aurea, R. sanguinea, R.
botr ytis e R. flava, Pleurotus cornucopiae, P. er yngii e P. ostreatus,
Morchella conica, M. esculenta, M. rotunda, M. vulgaris, Grifola frondosa,
Dryodon coralloides, Helvella crispa, H. sulcata, H. monachella, Morchella
semilibera e la Verpa bohemica.
Da qualche anno, da parte della Comunit Montana del Melandro, in
atto unoperazione di valorizzazione dei prodotti del sottobosco. Attraverso
studi, convegni e sagre si sta coinvolgendo un numero sempre crescente di
persone intorno ai tartufi, funghi ipogei che in questo territorio sono abbondanti in ambedue le facies geo-morfologiche. Sono, infatti, presenti finanche
il Tuber melanosporum e il Tuber magnatum, cio il famoso tartufo nero di
Norcia e quello bianco di Alba, oltre, chiaramente, ai Tuber mesentericum,
T. aestivum, T. aestivum var. uncinatum, T. brumale, T. brumale var. moschatum, T. macrosporum e T. albidum.
8 un periodo del terziario (era terziaria) secondo la classificazione del Lyell, 1832.
34
ALTO BASENTO
Il territorio dellambito Alto Basento coincide con
quello della vecchia omonima Comunit Montana.
Definito dallo spartiacque del monte Carmine e da
Potenza, capoluogo regionale, presenta laltitudine
maggiore (1.475 m s.l.m.) al monte Pierfaone di
Pignola e laltitudine minore (420 m s.l.m.) alla
stretta di Albano sul fiume Basento. Ha unestensione di Km2 611,16 e interessa 9 abitati.
SUPERFICIE
COMUNE
ALTITUDINE
m s.l.m.
TERRITORIALE
Km2
Max
SUPERFICIE
BOSCATA
Min
ha
Albano di Lucania
55,17
1.050
420
660
Avigliano
84,93
1.239
543
2.154
Brindisi di Montagna
59,76
1.230
515
1.656
Cancellara
42,12
1.015
460
721
Filiano
70,78
1.100
425
4.375
Pignola
55,51
1.475
723
2.033
Potenza
173,97
1.350
584
1.395
Trivigno
25,94
1.152
441
400
Vaglio di Basilicata
42,98
1.028
441
216
Anche i vasti e straordinari altipiani delle aree interne del potentino, fino allinizio del secolo scorso, erano ricoperti da meravigliose foreste di querce e di
faggi e ampio spazio veniva riservato alla pastorizia transumante tra i pascoli
montani delle serre alte e la pianura delle locazioni erbacee del Tavoliere di
Puglia e/o del Metapontino. Lintero territorio non caratterizzato da rilievi bassi e
uniformi, ma da un susseguirsi di monti, valichi, valli e centri abitati, in un perfetto e straordinario equilibrio tra insediamenti umani e ambiente, era una volta,
segnato da infiniti sentieri e dai tratturi controllati dai massari di campo dei feu-
35
36
e infrastrutturali e labitato di Pignola, nei cui pressi sono presenti sia il lago di
Pantano, (Riserva Naturale del WWF) caratterizzato da una rigogliosa vegetazione lacustre fatta di canne, giunchi e piante riparie, sia la piana di Arioso,
circondata da boschi meravigliosi di faggi. In questo ambito si rinvengono, in
una serie numerosa, specie commestibili straordinarie sia legate alle faggete e
ai querceti, sia allambiente lacustre: tra le altre, quelle appartenenti al genere
Boletus, quali B. regius, B. appendiculatus, B. reticulatus, B. aereus, B. edulis,
ai tricolomi, Tricholoma equestre e T. acerbum, alle lepiste, L. nuda, L. luscina e
L. sordida, alle clitocibi C. odora, C. nebularis e C. gibba, alle amanite A.
caesarea, A. crocea, A. vaginata, A. fulva, A. vaginata var. strangulata, ai
pleuroti P. eryngii, P. cornucopiae e P. ostreatus. E poi da non dimenticare sono
anche il Clitopilus prunulus, le ramarie R. flava, R. aurea, R. botrytis, le russule
R. delica, R. cyanoxantha, R. alutacea, R. amoena, R. aurea, le macrolepiote
M. excoriata, M. Konradii, M. procera, M. rachodes, M. permixta, i marasmi
M. oreades e M. alliaceus, gli agarici A. arvensis e A. campestris, lH. repandum e lH. rufescens.
Nella fascia fitoclimatica propriamente montana di questa facies, i terreni,
formati prevalentemente da suoli bruni, litosuoli e regosuoli, sono condotti a
boschi imponenti di faggio sia alla Sellata e a Rifreddo che alla Pallareta, nelle
cui radure luminose e di impareggiabile bellezza, utilizzate a pascoli di altura,
tuttora in auge una marcata attivit silvo-pastorale. Un habitat straordinario,
che, soprattutto, in autunno, si trasforma in uno spettacolo di rara suggestione
per la presenza di una gamma vastissima e variopinta di funghi, da quelli
commestibili e pi diffusi a quelli pieni di incanto e di violenta ma ingannatrice
bellezza. Qui si possono rinvenire gran parte dei miceti commestibili individuati nellarea precedentemente presa in esame ascritti ai generi Boletus,
Amanita, Clitocybe, Ramaria, Tricholoma, Lactarius, Lepiota, Macrolepiota,
Russula, Cortinarius. E, poi, altre specie quali gli Hydnum repandum e H. rufescens, il Cantharellus cibarius, il Clitopilus prunulus, la Hyrneola auricolajudae, i Marasmius oreades e M. alliaceus, i prataioli Agaricus campestris e
A. arvensis, la Calvatia utriformis, la Langermannia gigantea, la Collybia
dryophila, il Craterellus cornucopioides e lHericium erinaceum.
Nellambiente meridionale, invece, ricadente nel bacino idrografico dellasta principale del Basento, che va dalla confluenza del Tiera alla strettoia di
Albano, troviamo i centri abitati di Vaglio Basilicata, Cancellara, Brindisi di
Montagna, Trivigno e Albano di Lucania, gran parte di origine antica, come
documentato dai recenti scavi archeologici di Serra San Bernardo, Macchia di
Rossano, Serra Carpini, ecc. I terreni sono formati prevalentemente da suoli
bruni acidi o lisciviati e condotti a bosco di latifoglie ai margini di tutti i territori comunali: conosciuti sono la cerreta e la farneta del bosco Cupolicchio di
37
38
SAURO-CAMASTRA
Lambito Sauro-Camastra coincide con quello
della vecchia omonima Comunit Montana. Il territorio degrada, attraverso i torrenti Sauro e
Camastra, dal monte Volturino (1.806 m s.l.m.) allo
sbarramento di ponte Fontanella (524 m s.l.m.) e
dal monte Caperrino (1.395 m s.l.m.) alla confluenza del vallone della Difesa con il Sauro (361 m
s.l.m.). Ha unestensione di Km 2 515,61 e interessa
6 centri abitati.
SUPERFICIE
COMUNE
ALTITUDINE
m s.l.m.
TERRITORIALE
Km2
Max
SUPERFICIE
BOSCATA
Min
ha
Abriola
96,64
1.744
683
4.710
Anzi
76,74
1.249
550
840
105,03
1.806
602
3.720
Corleto Perticara
88,98
1.300
510
1.338
Guardia Perticara
52,95
1.056
361
447
Laurenzana
95,27
1.395
524
2.593
Calvello
Il territorio del Sauro-Camastra, caratterizzato da una notevole variabilit altimetrica e da numerosi e piccoli altipiani che aprono a panorami
straordinari e sempre nuovi, fino a qualche decennio addietro, era ricoperto da imponenti foreste di latifoglie e molto spazio era riservato alle
attivit silvo-pastorali connesse alla transumanza di mandrie di bianche
podoliche dai pascoli montani a quelli dei terrazzi alluvionali dellarco
ionico.
Nonostante siano scomparse le grandi foreste daltri tempi, il territorio
ancora particolarmente ricco di essenze arboree. Infatti non solo comprende coltivazioni agrarie intensive per circa 12.100 ha (23%), prati-pascoli
per circa 22.500 ha (44%), incolti e tare per circa 3.200 ha (6%), ma
anche boschi per circa 13.700 ha (22%). Boschi, che si distendono soprat-
39
40
voli alla crescita di miceti, si rinvengono specie straordinarie sia dal punto
di vista della commestibilit che da quello scientifico. Sono state catalogate
in una mostra micologica, tenutasi a Laurenzana, nei primi di novembre
del 1999 e organizzata da una associazione culturale del luogo con il
contributo degli aspiranti Ispettori Micologi, oltre 200 specie fungine, delle
quali pi di un centinaio commestibili. Si tratta di specie appartenenti ai
generi Boletus, Amanita, Tricholoma, Lepiota, Macrolepiota, Clitocybe,
Entoloma, Rodhocybe, Lactarius, Cortinarius, Russula, Agrocybe, Agaricus,
Armillaria, Calvatia, Cantharellus, Xerocomus, Leccinum, Cortinarius,
Helvella, Laccaria, Lepista, Hygrophorus, Peziza, Lyophillum, Pleurotus,
Russula, Hericium, Hydnum, Lycoperdon, Pluteus, Paxillus, Verpa,
Volvariella, ecc.
Un patrimonio immenso che va valorizzato soprattutto sul piano economico. Nella zona non vi sono, a tuttoggi, n aziende n privati che utilizzino razionalmente questi prodotti del sottobosco come risorsa mercantile.
Eppure i funghi sono prodotti ricercati perch conferiscono ai piatti un
colore e un odore di bosco ed una grazia viva ed autentica.
Larea meridionale, che degrada da Caperrino fino alla valle del Sauro,
quindi ricadente nel bacino dellAgri, definita da due centri abitati dal
profilo immobile e sonnolento, dal respiro tiepido e caldo, Corleto
Perticara e Guardia Perticara. Anchessa, come quella settentrionale, presenta ampi spazi di abbandono e di degrado (Fiumarella e vallone di
Torre) per dissesto idrogeologico e movimenti franosi, a volte, coperti da
cespugli, regno incontrastato della Calocybe gambosa.
I terreni, formati prevalentemente da suoli bruni acidi e regosuoli, sono
condotti, nella fascia fitoclimatica montana, a bosco misto di latifoglie e di
conifere (Lata di Corleto Perticara). In questi ambienti di straordinaria bellezza, si rinvengono le innumerevoli e svariate specie fungine, ampiamente
diffuse nelle faggete, nei querceti e nei boschi di conifere: Boletus edulis,
B. appendiculatus, B. fragrans, B. impolitus, B. regius, Amanita caesarea,
A. crocea, A. fulva, A. ovoidea, A. solitaria, A. vaginata, Tricholoma acerbum, T. basirubens, T. apium, T. columbetta, T. equestre, T. gausapatum, T.
orirubens, T. portentosum, T. squarrulosum, T. terreum, Clitocybe alexandrii, C. costata, C. geotropa, C. gibba, C. nebularis, C. odora, C. sinopica, Ramaria aurea, R. botrytis, R. flava, Clitopilus prunulus, Russula alutacea, R. amoena, R. aurea, R. cyanoxantha, R. melliolens, R. mustelina, R.
virescens, R. xerampelina, Cortinarius violaceus, Armillaria mellea, A.
tabescens, Pleurotus ostreatus, Agaricus albertii, A. augustus, A. essettei,
A. floccipes, A. haemorrhoidarius. A. subperonatus, A. semotus, A. silvaticus, A. silvicola, Macrolepiota pseudoolivascens, M. procera, M. procera
41
var. fuliginosa, M. rachodes, Xerocomus badius, X. cramesinus, X. chrysenteron, X. pruinatus, X. subtomentosus, X. tumidus, Hygrophorus russula,
H. marzuolus, H. agatosmus, H. arbustivus, H. persoonii, H. Hypothejus,
H. nemoreus, H. penarius, H. pudorinus, Coprinus comatus, Collybia acervata, ecc. Specie dalle forme e dai colori splendidi che effondono nellaria
ora inviti dolci e ammalianti, ora profumi aspri e pungenti.
42
ALTO AGRI
Il territorio dellambitoAlto
Agri coincide con quello dellomonima Comunit Montana. Esso degrada
dal monte Volturino (1.835 m s.l.m.) alla confluenza
dell affluente Trigella (362 m s.l.m.). Ha unestensione di Km2 642,50 e interessa 11 centri abitati.
SUPERFICIE
COMUNE
ALTITUDINE
m s.l.m.
TERRITORIALE
Km2
Max
SUPERFICIE
BOSCATA
Min
ha
Grumento Nova
66,17
1.096
535
1.255
Marsico Nuovo
101,03
1.699
576
4.555
Marsico Vetere
37,82
1.835
564
1.096
Moliterno
97,65
1.518
588
1.575
Montemurro
56,54
1.300
400
943
Paterno
39,25
1.448
576
1.216
S.Martino dAgri
50,25
1.306
362
695
Sarconi
30,46
1.275
532
514
Spinoso
37,82
1.549
435
903
Tramutola
36,48
1.429
564
1.113
Viggiano
89,03
1.724
580
1.727
43
Grumentum (in agro di Grumento Nova), come attestano alcune epigrafi, era
diffuso il culto del dio Silvano, divinit dei boschi, dei campi e degli armenti ed
era presente il Collegio dei dendrofori, cio degli addetti alla conservazione
dei boschi.
Lintera area , oggi, condotta a coltivazione agraria intensiva per circa
14.300 ha (22%), a prati-pascoli per circa 31.800 ha (50%), ad incolti e tare
per circa 4.700 ha (7%), a boschi per circa 13.500 ha (21%). Questi boschi,
spontanei o ricostruti dalluomo, sono formati, quasi sempre, da essenze miste
e, quindi, raramente da essenze pure. Sono condotti ad alberi dalto fusto di
latifoglie con prevalenza di cerro e faggio (8.600 ha =64%) e a boschi cedui
di quercia (4.900 ha = 36%). Non mancano essenze di conifere.
Dal punto di vista bioclimatico, per lallocazione interna, lintero territorio
risente poco dellinflusso del mar Tirreno, ma molto di quello del mar Ionio, per
cui si registra una marcata precipitazione atmosferica (1.300-1.800 mm
annui), con neve copiosa in montagna e innevamento che perdura per molti
mesi e fa scendere la temperatura dei mesi invernali a valori bassi, fino a -16
C . Nei mesi estivi la temperatura, nella parte meridionale della valle, pu
raggiungere punte molto alte (+40 C).
Questo ambito, globalmente, presenta due facies diverse, sia sotto laspetto della
conformazione morfo-geo-litologica sia per conduzione agro-vegetazionale.
Lambiente occidentale, definito dalla dorsale spartiacque tra Agri e
Vallo di Diano, si sviluppa sulle pendici collinari della dorsale del complesso calcareo marnoso, dove troviamo gli insediamenti antropici di
Grumento Nova, Moliterno, San Martino DAgri, Sarconi, Spinoso e
Tramutola, degradanti verso il fondovalle ricoperto dal Quaternario che
forma lampia conca di Paterno. I terreni, costituiti prevalentemente da
suoli bruni calcarei e rendzina, sono condotti a bosco di fustaie e di cedui
di latifoglie (soprattutto cerro a Grumento Nova e farno a Sarconi) con i
pianori e le radure utilizzate ancora per pascolo. Questi habitat, splendidi
dal punto di vista micologico, permettono la fioritura di innumerevoli
miceti pregiati e di straordinari tartufi, tanto che nella zona sono sorte ben
due Associazioni Micologiche, che, nel corso di questi anni, hanno catalogato centinaia e centinaia di specie interessanti. Si ricordano, tra le altre, i
boleti B. aereus, B. reticulatus, B. luridus, B. queletii, B. impolitus, il
Gyroporus castaneus, le amanite A. caesarea, A. strobiliformis, A. vaginata, A. strangulata , le armillarie A. mellea e A. tabescens , il Pleurotus
ostreatus , il Dryodon coralloides , il Lactarius volemus , la Russula cyanoxantha , i prataioli Agaricus campestris , A. arvensis, A. silvicola , la
Calvatia utriformis, la Macrolepiota mastoidea, la M. excoriata, la M. procera, il Coprinus comatus e la Clitocybe odora.
44
45
MEDIO AGRI-SAURO
Il territorio dellambito Medio
Agri-Sauro coincide
con quello dellomonima Comunit Montana.
Degrada dallo spartiacque Cavone-Agri (1.137 m
s.l.m.), (Montepiano di Cirigliano e Stigliano) alla
confluenza del Sauro nellAgri (59 m s.l.m.). Ha
unestensione di km 2 687,10 con 10 centri abitati .
SUPERFICIE
COMUNE
ALTITUDINE
m s.l.m.
TERRITORIALE
Km2
Max
SUPERFICIE
BOSCATA
Min
ha
Aliano
96,32
851
150
742
Armento
58,50
1.080
325
989
Cirigliano
14,93
1.137
419
546
Craco
76,28
405
59
750
Gallicchio
23,48
849
304
560
Gorgoglione
34,23
1.080
322
1.075
Missanello
22,30
846
271
764
Roccanova
61,63
901
236
1.240
SantArcangelo
89,47
772
137
866
209,96
1.112
70
1.864
Stigliano
46
47
48
LAGONEGRESE
Il territorio dellambito Lagonegrese coincide con
quello dellomonima Comunit Montana. Degrada
dalla cima del monte Sirino (2.005 m s.l.m.) alla
splendida costa di Maratea sul Tirreno. Ha unestensione di Km2 764,10 ed interessa 12 centri abitati.
SUPERFICIE
COMUNE
ALTITUDINE
m s.l.m.
TERRITORIALE
Km2
Max
SUPERFICIE
BOSCATA
Min
ha
Castelluccio Inferiore
28,81
1.018
321
765
Castelluccio Superiore
32,28
1.580
411
1.523
Castelsaraceno
74,18
1.900
659
1.084
Episcopia
28,73
1.133
383
275
Lagonegro
112,41
2.005
440
4.310
Latronico
75,98
1.900
472
1.420
175,66
2.005
158
3.730
Maratea
67,32
1.505
957
Nemoli
19,75
1.907
185
568
Rivello
68,94
1.800
50
1.893
Rotonda
42,33
1.919
318
1.442
Trecchina
37,71
1.277
62
928
Lauria
49
presenza di entrambi i complessi calcareo-dolomitico e calcareo-silicomarnoso propri del Lagonegrese e del flysch Mesozoico tipico del
Cilento.
Il territorio, molto vario, comprende coltivazioni agrarie intensive
per circa 15.700 ha (20%), prati-pascoli per circa 39.800 ha (52%),
incolti e tare per circa 2.800 ha (2%), boschi per circa 18.900 ha
(25%). Questi ultimi sono costituiti soprattutto da latifoglie (11.900 ha,
pari al 63% della superficie), prevalentemente cerro, faggio e pioppo,
boschi cedui (7.000 ha = 37%) in gran parte di quercia. Sono anche
presenti macchie di oleastro e lentisco. Un habitat ideale dal punto di
vista micologico in quanto ricco di quasi tutte le essenze arboree tipiche dellItalia meridionale.
Questo ambito, globalmente, caratterizzato da tre facies diverse
per conformazione morfo-geo-litologica e per conduzione agro-vegetazionale, e da almeno due fasce fitoclimatiche. Infatti, dal punto di vista
bioclimatico, lintero territorio del Lagonegrese, dallorografia molto
tormentata e prevalentemente rocciosa, risente dellinfluenza del mar
Tirreno. Vi si registra una precipitazione atmosferica elevata compresa
tra i 1.800 ed i 2.200 mm annui e che, sul monte Sirino, si presenta
sotto forma di neve copiosa e con innevamento che perdura per molti
mesi. La temperatura minima invernale scende, in montagna, a valori
molto bassi (-13 C) mentre quella massima estiva, anche in riva al
mare, non raggiunge valori molto alti (+35 C).
Nellambiente meridionale, ricadente nel bacino idrografico del LaoMercure, si trovano i centri abitati di Castelluccio Inferiore, Castelluccio
Superiore e Rotonda, ubicati ai piedi del massiccio del Pollino e inseriti
nellomonimo parco nazionale. I terreni formati prevalentemente da suoli
bruni lisciviati, litosuoli e regosuoli, sono caratterizzati dalla presenza del
pino loricato e condotti, essenzialmente, a boschi di faggio nelle aree di
confine tra gli abitati. In queste faggete vaste e meravigliose e nelle aree
boscate di conifere, fioriscono specie fungine straordinarie e preziose:
dal Boletus edulis , particolarmente profumato dopo lessiccamento, alle
varie amanite, dalle ramarie R. aurea e R. flava, agli Hydnum repandum
e H. rufescens , dal Cantharellus cibarius , al Craterellus cornucopioides ,
dalle infinite russule e cortinari, ai lattari L. deliciosus e L.
semisanguifluus , dai tricolomi della sezione Atrosquamosa, alle clitocibi
C. odora e C. gibba, dagli igrofori H. penarius, H. pudorinus, H. agathosmus, al Camarophyllus pratensis. E, poi, sono da annoverare alcune specie e variet di Tuber, comprendenti il T. aestivum, il T. aestivum var. uncinatum, il T. mesentericum, ed altre ancora.
50
51
Tr i c h o l o m a , A m a n i t a , R u s s u l a , C o r t i n a r i u s , C l i t o c y b e , R a m a r i a ,
Leccinum, Agrocybe, Pleurotus, Armillaria, Fistulina, Laetiporus , individuate nei vari territori del comprensorio e documentate da una ricca
mostra micologica tenutasi, alcuni anni fa, a Lagonegro per conto
dellAmministrazione Comunale.
52
ALTO SINNI
Il territorio dellambito Alto Sinni coincide con
quello dellomonima Comunit Montana. Degrada
dal massiccio del Pollino (2.247 m s.l.m.) alla diga
di Monte Cotugno di Senise (171 m s.l.m.).
Riguarda 11 centri abitati ed ha unestensione di
K m2 634,47.
SUPERFICIE
COMUNE
ALTITUDINE
m s.l.m.
TERRITORIALE
Km2
Max
SUPERFICIE
BOSCATA
Min
ha
Calvera
15,79
881
391
296
Carbone
47,75
1.366
487
952
Castronuovo S.Andrea
46,93
924
359
1.261
Chiaromonte
70,58
2.247
266
2.128
Fardella
27,28
1.724
325
1.176
Francavilla in Sinni
45,95
1.587
300
1.517
83,00
1.764
310
2.091
Sanseverino Lucano
61,14
1.616
429
1.331
Senise
96,61
651
171
1.123
Teana
19,61
914
380
68
119,83
2.180
321
2.110
Viggianello
53
(29%), a prati-pascoli per circa 26.500 ha (42%), a boschi per circa 14.000
ha (22%) e comprende incolti e tare per circa 4.400 ha (7%). Sono presenti
boschi dalto fusto di conifere e latifoglie (8.500 ha = al 61%) prevalentemente di cerro e faggio, e boschi cedui (5.500 ha = 39%) con preponderanza di quercia.
Questo ambito, dallorografia molto tormentata e in gran parte rocciosa, si
presenta globalmente uniforme sia dal punto di vista della conformazione
morfo-geo-litologica sia della conduzione agro-vegetazionale. Risente dellinfluenza del mar Tirreno e del mar Ionio, che si manifesta con una abbondante
precipitazione atmosferica (1.700-2.000 mm annui), la quale, sul massiccio
del Pollino, si trasforma in neve copiosa, con un innevamento che perdura per
molti mesi. In montagna la temperatura minima raggiunge valori molto bassi
(-14 C) mentre quella massima nelle estati afose del fondovalle, tocca valori
alti (+41 C).
Tutto lambiente, ad eccezione di Viggianello, caratterizzato da insediamenti antropici di tipo cacuminale, cio, abbarbicati sulle pendici dellampia
vallata del fiume Sinni (Chiaromonte, Fardella, Senise e Teana) o su quelle
delle valli degli affluenti dello stesso (Calvera, Carbone e Castronuovo
SantAndrea sul torrente Serrapotamo, Francavilla in Sinni sullomonimo
fiume e Sanseverino Lucano sul Frido). Solo in parte ricade nel bacino idrografico del Sinni il territorio di San Chirico Raparo, il cui abitato sorge ai
piedi dellomonima rupe.
Il massiccio del Pollino coperto da magnifiche foreste di latifoglie e
conifere, ma famoso, soprattutto, per la contemporanea presenza del pino
loricato Pinus leucodermis sia sugli speroni del crinale sia sui primi contrafforti. I terreni, formati prevalentemente da suoli bruni acidi o lisciviati,
regosuoli, vertisuoli, sono condotti, essenzialmente, a formazioni estese di
cedui e dalto fusto sia di faggio che di cerro (foresta del Titolo e di
Magrizzi), tra Castronuovo S. A., Calvera e San Chirico Raparo, a boschi
meravigliosi di abete bianco, faggio e castagno tra Carbone, Fardella e
Teana, a imponenti complessi forestali di faggio, cerro e abete, (foresta di
Magnano, dellAvena e di Pietra Sasso) tra Chiaromonte, Francavilla, San
Severino e Viggianello. In questo territorio tanto diversificato per essenze
arboree, sono presenti innumerevoli miceti, in un susseguirsi straordinario di
forme e colori incredibili, come i lampi e i salti della nostra immaginazione. Per dare unidea della ricchezza micologica della zona, si ricorda che,
in una escursione, sono state catalogate dagli allievi del Corso per
Micologo, organizzato nel 1998 dalla Regione Basilicata, nella sola foresta
del Titolo, circa 200 specie fungine. Ed altrettante ne sono state esposte in
occasione di una mostra micologica realizzata nel comune di Francavilla sul
54
55
SARMENTO
Il territorio dellambito Sarmento coincide con
quello dellomonima Comunit Montana, ha
unestensione di Km 2 294,72 ricadente integralmente nel Parco Nazionale del Pollino e degrada
dalle cime del massiccio del Pollino (2.248 m
s.l.m.) alla media valle del fiume Sinni (182 m
s.l.m.). Riguarda 6 abitati.
SUPERFICIE
COMUNE
ALTITUDINE
m s.l.m.
TERRITORIALE
Km2
Max
SUPERFICIE
BOSCATA
Min
ha
Cersosimo
24,65
1.030
340
831
Noepoli
51,52
821
182
1.510
S. Costantino Albanese
37,42
1.300
386
1.695
S. Giorgio Lucano
38,94
760
184
345
S. Paolo Albanese
29,89
1.283
404
920
112,3030
2.248
537
3.172
Terranova di Pollino
56
57
MEDIO BASENTO
Il territorio dellambito Medio Basento coincide
con quello della vecchia omonima Comunit
Montana e riguarda 9 abitati, per lestensione di
K m2 584,93 . Esso degrada dal monte Caperrino di
Pietrapertosa (1.455 m s.l.m.) alla confluenza del
Misegna nella Salandrella (124 m s.l.m.).
SUPERFICIE
COMUNE
ALTITUDINE
m s.l.m.
TERRITORIALE
Km2
Max
SUPERFICIE
BOSCATA
Min
ha
Accettura
89,27
1.306
311
769
Calciano
48,68
1.151
183
1.910
Campomaggiore
12,24
850
240
228
Castelmezzano
33,61
1.367
417
783
Garaguso
38,62
789
169
525
Oliveto Lucano
31,47
1.125
370
1.102
Pietrapertosa
67,24
1.455
389
2.392
86,89
733
124
1.203
176,91
932
180
3.026
Tricarico
58
59
strangulata, A. aspera, A. crocea, A. fulva, A. rubescens, i cortinari C. sebaceus e C. praestans, le armillarie A. mellea e A. tabescens, il Pleurotus ostreatus, lHericium erinaceum, il Dryodon. coralloides, gli idni H. repandum e lH.
rufescens, il Lactarius volemus, il Lycoperdon perlatum, il Cantharellus cibarius,
la Caloybe gambosa, le clitocibi C. odora, C. geotropa, C. costata, C. infundulibiliformis o gibba e C. nebularis, le collibie C. dryophila e C. butyracea
var. asema, i funghi a sella H. crispa e H. monachella, lAgaricus silvicola, e,
nelle radure, la Langermannia gigantea, la Calvatia utriformis, gli agarici A.
campestris, A. arvensis e A. albertii, il Marasmius oreades e le macrolepiote
M. mastoidea e M. excoriata.
Specie fungine che sincontrano sia nella facies basentana, marcatamente
montana, definita dai centri abitati di Campomaggiore, Calciano,
Castelmezzano, Pietrapertosa e Tricarico e caratterizzata dalla presenza prevalente di suoli bruni acidi o lisciviati, condotti a boschi di querce, con residui
di formazioni di castagni ed aceri nelle vallecole di Pietrapertosa, sia nella
stessa facies cavonica, marcatamente collinare, definita dagli insediamenti
antropici di Accettura, Garaguso, Oliveto Lucano e San Mauro Forte, dove
prevalgono i regosuoli e vertisuoli del Quaternario, con il calanco utilizzato,
prevalentemente, a prati-pascoli e, con i terreni condotti, in montagna, essenzialmente, a boschi di faggio, cerro e abete. Una enorme quantit di specie
fungine includenti non solo quelle proprie delle latifoglie, ma anche quelle tipiche delle abetaie quali i lattari della sezione Dapetes (L. salmonicolor, L. sanguifluus, L. semisanguifluus, L. deliciosus ), i tricolomi della sezione
Atrosquamosa (T. gausapatum, T. terreum, T. scalpturatum, T. argiraceum) ed il
Suillus salmonicolor.
60
BASSO SINNI
Il territorio dellambito Basso Sinni coincide con
quello dellomonima Comunit Montana, riguarda 5
abitati ed ha unestensione di Km 2 383,85. Esso
degrada dalle pendici di Valsinni (890 m s.l.m.) alla
pianura costiera del mar Ionio.
SUPERFICIE
COMUNE
ALTITUDINE
m s.l.m.
TERRITORIALE
Km2
Max
SUPERFICIE
BOSCATA
Min
ha
Colobraro
65,91
858
95
963
Nova Siri
52,11
865
190
Rotondella
76,93
862
379
156,93
661
15
1.743
31,97
890
107
772
Tursi
Valsinni
Il territorio del Basso Sinni, prevalentemente collinare, che scende con dolce
declivio verso la piana di Nova Siri, caratterizzato da formazioni del
Pliocene e del Quaternario e da un omogeneo e manifesto dissesto idrogeologico di superficie (calanchi). condotto a coltivazione agraria intensiva per
circa 21.500 ha (56%), a prati-pascoli per circa 10.500 ha (27%), a boschi
per circa 4.000 ha (10%) e comprende incolti e tare per circa 2.400 ha (7%).
Sono presenti boschi con alberi ad alto fusto (1.400 ha = 36%), conifere e
latifoglie con prevalenza, rispettivamente, di pini e querce, e, poi, boschi cedui
(2.600 ha = 64%) pi frequentemente di quercia, oleastro e lentisco. Vi si rinvengono, soprattutto nel tardo autunno, dopo abbondanti piogge, specie di
miceti che amano il caldo, quali lAmanita caesarea, il Cantharellus cibarius,
il Boletus aereus, lAgaricus silvicola, e quelle tipiche delle pinete miste mediterranee: il Suillus granulatus e il S. bellinii, i lattari L. sanguifluus, L. semisanguifluus, L. deliciosus e i tricolomi della sottosezione Terrea.
61
62
MATERANO
Il territorio dellambito Materano, appartiene ai
bacini idrografici del Bradano e del Basento.
Degrada dalla dorsale dello spartiacque tra
Bradano e Basento di Irsina (627 m s.l.m.) alla confluenza del Fiumicello di Montescaglioso col fiume
Bradano (16 m s.l.m.). Ha unestensione di Km 2
983,88 e interessa 5 centri abitati.
SUPERFICIE
COMUNE
ALTITUDINE
m s.l.m.
TERRITORIALE
Km2
Max
SUPERFICIE
BOSCATA
Min
ha
Grassano
41,07
576
150
305
Grottole
115,88
562
93
1.323
Irsina
262,21
627
137
1.076
Matera
387,98
519
49
5.202
Montescaglioso
176,74
366
16
2.833
63
molto bassi (-5 C), ma, in quelli aridi estivi, possono toccare valori molto
alti (+40 C), che determinano, spesso, un arresto della crescita del micelio
fungino.
Larea si presenta molto differenziata per conformazione morfo-geo-litologica. Sono presenti, infatti, flysch e argille nelle pendici collinari, degradanti verso
il fondovalle di formazione alluvionale risalente al Quaternario e caratterizzate
da un paesaggio spesso segnato dai calanchi, tanto cari ai pittori e ai poeti del
secondo Novecento, e calcare cretaceo nel terrazzo della Murgia materana.
Invece la stessa area alquanto omogenea per conduzione agro-vegetazionale.
Infatti, molto diffusa la coltivazione cerealicola intensiva.
Pi frequentemente il suolo bruno della collina murgica (rendzina su molassa
alluvionale9) dellintero territorio, condotto a coltivazione agraria intensiva per
circa 50.000 ha (50%), a prati-pascoli per circa 23.300 ha (24%), a boschi per
circa 18.000 ha (18%) e comprende incolti e tare per circa 7.100 ha (8%). Sono
presenti boschi dalto fusto (7.200 ha = 40%) di conifere e di latifoglie a prevalenza di abete, pino e pioppo e boschi cedui (10.800 ha = 60%) costituiti prevalentemente da leccio e lentisco, degradati a macchia boschiva anche a causa del
devastante dissodamento operato nellOttocento. In questa area, contraddistinta
da precipitazioni scarse, possibile rinvenire, se le condizioni atmosferiche sono
favorevoli, specie fungine che sono proprie delle conifere (abete bianco e pino),
del pioppo e delle querce in genere e del leccio in particolare: Leccinum lepidum,
Leccinum duriusculum, L. aurantiacum, L. crocipodium, Xerocomus tumidus, X.
subtomentus, X. chrysenteron, i lattari della sezione Dapetes (L. sanguifluus, L.
deliciosus, L. semisanguifluus, L. salmonicolor ), i tricolomi della sezione
Atrosquamosa (T. terreum, T. gausapatum, T. scalpturatum), lAgrocybe cilindracea, il cosidetto piopparello (sinonimo = Agrocybe aegerita), la Verpa bohemica,
le Russula aurea e R. vesca, lAgaricus essettei. E, soprattutto, il Pleurotus eryngii,
insieme con il Pleurotus eryngii var. ferulae, re incontrastati di questo territorio.
64
METAPONTINO
Il territorio dellambito Metapontino appartiene ai
bacini idrografici del Bradano, Basento, Cavone,
Agri e Sinni e riguarda 9 abitati per lestensione di
K m 2 1.136. Esso digrada dalla testata della
Salandrella (604 m s.l.m.) alla pianura della costa
ionica.
SUPERFICIE
COMUNE
ALTITUDINE
m s.l.m.
TERRITORIALE
Km2
Max
SUPERFICIE
BOSCATA
Min
ha
Bernalda
123,11
228
728
Ferrandina
215,47
583
41
727
Miglionico
88,93
473
54
535
Montalbano Jonico
132,94
293
14
1.920
Pisticci
231,47
412
4.679
Policoro
67,29
117
98 4
Pomarico
128,73
475
21
2.345
Salandra
77,11
604
124
862
Scanzano Jonico
71,50
106
1.162
65
66
67
68
Schede micofloristiche
delle specie eduli illustrate
(sezione iconografica e descrittiva)
67
Note
Si tratta di una specie anche largamente coltivata e venduta. Valgono le stesse indicazioni riportate nelle note dellA. campestris.
Note
Valgono per questa specie le stesse indicazioni dellA. campestris.
68
69
Note
Anche per questa specie valgono le indicazioni dellA. campestris.
70
71
Note
Valgono le osservazioni dellA. campestris.
Note
Valgono le osservazioni relative allA. campestris.
72
73
Note
Valgono per questa specie le stesse indicazioni relative allA. campestris.
74
75
Note
Valgono per questa specie le indicazioni dellA. campestris.
Note
Valgono per questa specie le indicazioni dellA. campestris.
76
77
Note
Valgono per questa specie le indicazioni dellA. campestris.
Note
Valgono per questa specie le indicazioni dellA. campestris.
78
79
Note
Valgono per questa specie le indicazioni dellA. campestris.
Note
Valgono per questa specie le indicazioni dellA. campestris.
80
81
Note
Valgono per questa specie le indicazioni dellA. campestris.
82
83
84
85
86
87
88
89
90
91
92
93
94
95
96
97
98
99
Note
Si pu confondere con lA. pantherina, velenosa, che ha la carne bianca non virante al rossovinoso allaria e una volva aderente e dissociata in anelli.
100
101
102
103
104
105
Note
Si pu confondere con la f. alba dellAmanita phalloides, con lA. verna e lA. virosa
(mortali) che, per, non hanno il margine del cappello striato.
106
107
108
109
110
111
Note
Attenti a non confondere questa specie con quelle bianche mortali (A. phalloides, A. verna, A.
virosa) che, si ricorda, non hanno lanello cremoso e la volva friabile, ma membranosa.
112
113
114
115
116
117
Note
Si presta ad essere consumato trifolato oppure crudo (Papetti et al.).
118
119
120
121
Note
Non si pu confondere con lE. sinuatum o E. lividum (tossico) perch questultimo cresce in un
periodo dellanno diverso, cio in autunno.
122
123
Note
Da altri autori (Mazza, Papetti et al.) viene ritenuto non commestibile per il profumo forte e
penetrante. Pu essere utilizzato nel misto in piccole quantit, sottolio o sottaceto.
124
125
Note
Si tratta di un fungo alquanto carnoso e quindi molto redditizio in cucina.
Note
Secondo qualche autore il miglior Hygrophorus tra quelli commestibili per la carnosit e le
qualit organolettiche.
126
127
Note
Questa specie si pu confondere con lH. erubescens che cresce, per lo pi, sotto conifere e presenta lamelle meno fitte.
128
129
130
131
Note
Si pu confondere con lH. personii, ugualmente commestibile, tipico delle latifoglie, la cui cuticola reagisce, a contatto con lammoniaca, al blu-verde.
Note
Da Papetti et al. ritenuto non commestibile per lodore sgradevole. Potrebbe, tuttavia, essere
utilizzato in un misto.
132
133
134
135
Note
Secondo qualche autore questa specie potrebbe confondersi con lH. olivaceoalbus che si distingue per il portamento pi slanciato, le lamelle bianche e il gambo decorato.
136
137
138
139
140
141
Note
chiamato da qualcuno chiodino senza cravatta. Si presta ad essere conservato sottolio. Si
pu confondere con lA. mellea che si distingue perch ha un anello membranoso.
Note
Specie ricercata solo da pochissime persone, perch scarsamente conosciuta.
142
143
144
145
Note
Da Mazza, Papetti et al. questa specie viene data per non commestibile per le mediocri qualit
organolettiche.
146
147
Note
Specie conosciuta col nome volgare di anicino o col termine dialettale fong di frasch. Usare
piccole quantit in un misto per via del profumo intenso. Pu essere anche utilizzata per preparare torte o gelati.
148
149
Note
Specie ricercata e apprezzata, conosciuta col nome dialettale di fong a ordine o ordinario.
150
151
Note
Anche questa specie conosciuta col nome dialettale di fong a ordine o ordinario.
Note
Specie conosciuta col nome dialettale di mutidd o fung d frasc. alquanto ricercata e
apprezzata.
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Note
Da Papetti et al. ritenuta non commestibile per le scadenti qualit organolettiche.
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Note
Si tratta della forma bianca della pi conosciuta Clitocybe gigantea di Qulet.
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Note
Questa specie, come altre della sottosezione Terrea, pu essere confusa con il T. virgatum e il T.
pardinum ritenuti tossici.
178
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Note
Valgono, per questa specie, le stesse osservazioni relative al T. gausapatum.
Note
Valgono, anche per questa specie, le stesse osservazioni relative al T. gausapatum.
180
181
Note
Vedi T. gausapatum.
Note
Vedi T. gausapatum.
182
183
Note
Vedi T. gausapatum.
Note
Ottimo conservato sottolio.
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185
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188
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Note
conosciuto ad Acerenza come fungo dellAlbanella, generalmente viene conservato sottolio.
190
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Note
Si tratta del famoso e squisito porcino citato dalla legge regionale che, come noto, ne vieta
la raccolta di esemplari con il diametro del cappello inferiore a 4 cm. Si pu confondere con il
Tylopilus felleus che, per, ha la carne molto amara che rende la pietanza immangiabile.
192
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BOLETUS FRAGRANSVittadini
Cresce, anche cespitoso, da luglio a ottobre, nei boschi di querce. Non molto
comune.
Cappello largo 5-15 cm, ocra-caffelatte, leggermente feltrato, con orlo involuto
e lobato. Tubuli corti, giallo-oro. Pori minuti, concolori ai tubuli, viranti al bluastro come i tubuli stessi.
Gambo ventricoso con base subradicante, giallo in alto, ricoperto da una fine
punteggiatura bruno-ruggine.
Carne bianco-crema, virante al bluastro alla sezione. Odore quasi di cicoria
torrefatta. Sapore mite.
Spore giallo vivo in massa, grossolanamente ellittiche, lisce, guttulate,
11-12x4-5 m.
Commestibile.
Note
Qualche autore ascrive questa specie al genere Xerocomus. Si distingue dal X. badius per la
cuticola vellutata, per il gambo e i pori gialli e per la carne gialla, non biancastra.
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198
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200
201
Note
Consumare, preferibilmente, esemplari giovani e freschi. Si riconosce perch non ha il gambo
reticolato, ma punteggiato da granulazioni gialle in alto e rosse nella parte basale.
202
203
204
205
Note
Viene chiamato volgarmente porcinello grigio. Annerisce alla cottura.
206
207
Note
La carne diventa nera alla cottura.
208
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211
Note
Anche per questa specie valgono le indicazioni riportate nelle schede del S. granulatus e del S.
bellinii.
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Note
La carne diventa viola alla cottura.
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Note
Si distingue dal P. involutus (tossico) per il margine del cappello non involuto, per la presenza di
squame sul cappello e per la carne gialla.
220
221
Note
La carne di questa specie, nonostante diventi nera alla cottura, pu ritenersi di un certo pregio.
222
223
224
225
Note
Viene confuso con il X. chrysenteron che presenta, per, il pigmento sottocuticulare rosso e non
giallo.
226
227
Note
Si riconosce per la cuticola vischiosa del cappello, per lapparato imeniale giallo-dorato e per il
gambo concolore. Controversa la sistemazione tassonomica di questa specie.
228
229
Note
Si riconosce per il rosso-sangue del cappello e per le minutissime granulazioni bruno-rossastre
sul gambo.
230
231
Note
lunica specie di boleto che, in Europa, cresce parassita su carpofori del genere Scleroderma.
232
233
Note
Valgono le stesse norme previste dalla Legge Regionale n. 48 del 1998 sulla raccolta del
Cantharellus cibarius.
234
235
Note
Valgono le stesse norme previste dalla Legge Regionale n. 48 del 1998 per la raccolta della
forma tipo.
236
237
Note
Si pu confondere con la C. pistillarsi che si distingue perch ha la carne amarognola, lapice
sempre convesso e cresce per lo pi sotto faggio.
238
239
Note
chiamata volgarmente trombetta dei morti. Viene utilizzata soprattutto in polvere per aromatizzare salse e frittate. Non preoccuparsi della colorazione poco invitante che pu assumere la
pietanza.
Note
Specie nota col nome dialettale di trippa r vacca. Nome che viene esteso anche allH. albidum e H. rufescens. Questa specie viene confusa con lH. rufescens che presenta, per, una
taglia minore, colori pi vivaci non solo nel cappello e aculei non decorrenti.
240
241
Note
Si differenzia dallH. repandum per il colore bianco, la carne pi friabile e gli aculei pi serrati.
242
243
Note
Vedi note C. sebaceus.
244
245
Note
Qualche autore sostiene che la specie crescente sotto aghifoglie dovrebbe assumere il nome di
C. hercynicus (Pers. Mos.).
Note
Specie fedele nelle stazioni di crescita, da proteggere.
246
247
Note
conosciuta volgarmente come lingua di bue.
Note
Conosciuta col nome dialettale di manuzza.
248
249
Note
conosciuta col nome volgare di manuzza.
Note
Come tutte le specie appartenenti al genere Ramaria, conosciuta col nome dialettale di
manuzza. In Basilicata viene consumata e apprezzata da sempre. Va prebollita, lacqua eliminata e poi consumata ben cotta, altrimenti in alcuni soggetti potrebbe esercitare unazione purgativa.
250
251
Note
Vedi note della Ramaria flava.
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Note
In dialetto chiamata ram d fagg.
Note
Anche questa specie chiamata in dialetto ram d fagg.
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Note
Specie conosciuta e apprezzata a Maratea, chiamata volgarmente fungo del carrubo.
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Note
Si pu utilizzare la polvere per aromatizzare un piatto.
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Note
Raggiunge dimensioni maggiori del P. eryngii, anche fino a 17 cm. conosciuto come fung d
la ferula.
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Note
Specie conosciuta col nome dialettale di pennella. Viene ampiamente coltivata ed presente in
qualsiasi mercato cittadino.
Note
Volgarmente viene chiamata orecchio di Giuda.
268
269
Note
Da Mazza viene dato per non commestibile.
Note
Questa specie conosciuta fin dal 1796 pu formare anche grossi sclerozi o pseudosclerozi sotterranei bulbosi (dette pietre fungaie) da cui fuoriescono i carpofori.
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Note
Il cappello di questa specie presenta una straordinaria variabilit cromatica. Attenzione a non
confonderla con la R. olivacea, ritenuta sospetta, perch avrebbe procurato qualche caso di
intossicazione gastro-intestinale, e che non ha le lamelle lardacee e bianche.
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Note
Qualche autore ascrive questa specie ancora al genere Mitrophora.
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Note
Questa specie da Papetti viene data come commestibile senza valore.
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309
Note
Chiamato volgarmente tartufo moscato, si presenta molto simile, dal punto di vista morfologico,
al Tuber brumale dal quale si distacca, soprattutto, per lodore pi intenso.
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Appendice
Legge regionale 27 marzo 1995, n. 35
DISCIPLINA DELLA RACCOLTA, COLTIVAZIONE, CONSERVAZIONE E
COMMERCIALIZZAZIONE DEI TARTUFI
ART. 1
Finalit
1. In adempimento a quanto previsto dalla legge 16 dicembre 1985 n.
752, sono emanate le seguenti norme per la disciplina della raccolta, la
coltivazione, la conservazione ed il commercio dei tartufi allo scopo di perseguire la tutela del patrimonio tartuficolo regionale, lo sviluppo della tartuficoltura, la valorizzazione e la conservazione del prodotto destinato al
consumo.
ART. 2
Misure generali di tutela
1. Sono considerate protette, ai fini della presente legge, tutte le specie di
tartufi.
2. Sono vietati lestirpazione ed il danneggiamento di parti sotterranee di tartufi, fatta salva la raccolta controllata di cui al comma successivo.
3. Ai fini della presente legge, per raccolta controllata si intende linsieme
315
delle operazioni che comprendono la ricerca e il prelievo dei corpi fruttiferi dei
tartufi, ivi compreso il trasporto nei e dai luoghi naturali di produzione. La raccolta controllata consentita nel rispetto delle disposizioni di cui ai successivi
articoli.
ART. 3
Modalit di raccolta dei tartufi
1. La ricerca e la raccolta dei tartufi devono essere effettuate in modo da
non arrecare danno alle tartufaie.
2. La raccolta consentita esclusivamente con limpiego del vanghetto o vanghella o dello zappetto, aventi lama di lunghezza non
superiore a cm. 15 e larghezza in punta non superiore a cm. 8, ed
limitata alle specie commestibili, di cui allar t. 2 della logge n.
752/1985, ed ai rispettivi periodi come riportati nella tabella A allogata alla presente legge.
3. vietata la raccolta dei tartufi immaturi o avariati.
4. La ricerca e la raccolta dei tartufi sono vietate durante le ore notturne, da
unora dopo il tramonto ad unora prima della levata del sole.
5. Le buche aperte per lestrazione, devono essere subito dopo riempite con la medesima terra rimossa ed il terreno deve essere regolarmente livellato.
6. La ricerca deve essere effettuata, con lausilio di non pi di due cani
da ricerca, limitando lo scavo al punto dove il cane lo ha iniziato.
7. Nel periodo di raccolta dei tartufi vietata la lavorazione andante del
terreno nelle zone tartufigene vocate, fatte salve le operazioni direttamente
connesse con le normali pratiche colturali.
8. In relazione allandamento climatico stagionale, la Giunta Regionale, su
richiesta di una o pi Comunit Montane, pu variare il calendario di raccolta,
sentito il parere degli Istituti specializzati di scienze agrarie o forestali della
Universit di Basilicata.
9. Con le medesime procedure di cui al comma 8, la Giunta
Regionale, qualora sia necessaria una razionalizzazione della raccolta
al fine di evitare gravi danni al patrimonio tartufigeno, alla struttura chimico-fisica del terreno, nonch al patrimonio boschivo, o per altri gravi
motivi, pu limitare o revocare temporaneamente la raccolta nelle zone
interessate.
10. Alle variazioni del calendario di raccolta, nonch ai limiti o dinieghi
temporanei data pubblicit anche mediante manifesti affissi nei comuni e
nelle zone interessate.
316
ART. 4
Autorizzazioni alla raccolta
1. Per praticare la raccolta dei tartufi, i raccoglitori devono essere
muniti di apposito tesserino di idoneit che li autorizza alla ricerca e alla
raccolta.
2. I1 tesserino, recante le generalit e la fotografia del titolare, deve essere
conforme al modello approvato e distribuito dalla Giunta Regionale entro 90
giorni dalla entrata in vigore della presente legge.
3. I1 tesserino valido per tutto il territorio nazionale, ai sensi dellart. 5
della legge n. 752/1985, ed rilasciato previo esame della Comunit
Montana di residenza dellinteressato; per i residenti in Comuni non facenti
parte di alcuna Comunit Montana, il tesserino rilasciato dalla Comunit
Montana pi vicina a detti Comuni.
4. Let minima dei raccoglitori non deve essere inferiore ai 14 anni.
5. n tesserino ha validit quinquennale e viene rinnovato alla scadenza, su
richiesta dellinteressato, senza ulteriori esami.
6. Sono esenti dallesame coloro che sono gi muniti del tesserino alla data
di entrata in vigore della presente legge.
7. Non sono soggetti agli obblighi di cui ai precedenti commi i raccoglitori
di tartufi sui fondi di loro propriet o comunque da essi condotti.
8. La domanda per il rilascio del tesserino va inoltrata al Presidente della
Comunit Montana competente e deve essere corredata da:
a) certificato di residenza;
b) attestato comprovante il superamento dellesame di idoneit:
c) due foto formato tessera, di cui una autenticata;
d) ricevuta del versamento della tassa di concessione regionale.
ART. 5
Esame di idoneit per la raccolta
1. I1 rilascio del tesserino di cui allart. 4 subordinato al superamento di
un esame di idoneit dinanzi ad apposita Commissione costituita presso ciascuna Comunit Montana e composta da:
a) un rappresentante della Comunit Montana, che la presiede;
b) un funzionario regionale del Dipartimento Agricoltura, Foreste, Caccia e
Pesca;
c) un rappresentante del Corpo Forestale dello Stato;
d) un esperto designato dalle associazioni micologiche pi rappresentative
a livello provinciale o regionale;
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essere autorizzati, dalla Giunta regionale, alla raccolta di tartufi anche appartenenti a specie non elencate nella tabella A allogata alla presente legge.
2. Nella domanda vanno indicati i motivi della richiesta, i nomi delle persone addette alla raccolta, il luogo ed il periodo della raccolta.
16
Commercializzazione dei tartufi
1. I tartufi destinati al consumo da freschi devono appartenere ai generi e
specie indicati nella tabella A allagata alla presente legge.
2. Per quanto riguarda la lavorazione, la conservazione e la vendita dei
Tartufi, si applicano le disposizioni di cui agli articoli dal 7 al 14 della legge
n. 752/1985.
ART. 17
Tassa di concessione
1. istituita una tassa annuale di concessione regionale per la ricerca e la
raccolta dei tartufi nella misura stabilita alla corrispondente voce della tariffa
del d.lgs. 22-6-1991, n. 230 e successive modificazioni.
2. Il versamento della tassa di concessione deve essere effettuato, a decorrere dal 1995, su apposito conto corrente postale intestato alla Tesoreria della
Regione Basilicata e deve essere rinnovato, per gli anni successivi, entro il 31
gennaio dellanno cui si riferisce.
3. La ricevuta di versamento deve essere conservata unitamente al tesserino di autorizzazione ed esibita, su richiesta, agli organi preposti alla vigilanza.
4. La tassa di concessione non si applica ai raccoglitori di tartufi su fondi di
loro propriet o comunque da essi condoni, n a coloro che, consorziati ai
sensi dellarticolo 11, esercitano la raccolta su fondi di altri soggetti aderenti al
medesimo consorzio.
ART. 18
Iniziative promozionali e modalit di finanziamento
1. La Giunta Regionale predispone programmi annuali direni a promuovere
e sostenere la conoscenza e salvaguardia del patrimonio tartuficolo e lincremento della produzione.
2. A tale fine sono concessi contributi in conto capitale per le seguenti iniziative:
324
a) attivit formative di qualificazioni e di aggiornamento del personale tecnico e di quello preposto alla vigilanza;
b) spese per studi, ricerche, sperimentazioni, dimostrazioni, divulgazioni ed
assistenza tecnica e per la coltivazione nei vivai regionali di piante idonee allo
sviluppo della tartuficoltura;
c) attuazione, da parte dei Consorzi di cui allart. 11, di idonei programmi
di tutela e valorizzazione dei tartufi della Basilicata;
d) attivit promozionali, pubblicitarie, informative e culturali organizzate da
Enti Pubblici, dalle associazioni dei cercatori di tartufi, delle associazioni di
protezione ambientale;
e) impianto di tartufaie coltivate nelle zone vocate di cui allart. 14 fino
ad un massimo del 50% della spesa ammessa, realizzati da imprenditori
agricoli a titolo principale, a norma del Reg. (C.E.E.) 797 del 12 marzo
1985, delle norme attuative regionali, nonch da coltivatori diretti, proprietari ed affittuari, coloni, mezzadri, enfiteuti, compartecipanti e loro coadiuvanti familiari, con lobbligo da parte del conduttore di mantenere la coltura
per almeno 10 anni.
3. Le piante messe a dimora a qualsiasi titolo, ai fini della presente legge,
devono essere garantite, mediante certificazioni della ditta fornitrice in ordine
alla idonea micorizzazione, alla pianta simbionte ed alla specie di tartufo.
4. La determinazione del contributo avviene sulla base del preventivo di
spesa redatto secondo il prezzario dei lavori forestali, vigente alla data di presentazione della domanda.
5. Lerogazione del contributo subordinata alla presentazione del consuntivo di spesa, della idonea certificazione di avvenuto pagamento, nonch del
verbale di collaudo, effettuato dai tecnici della Regione.
ART. 19
Sanzioni amministrative
1. Ogni violazione delle norme contenute nella presente logge, salva la
applicazione delle sanzioni penali, comporta la confisca dei beni oggetto
materiale della trasgressione ed altres punita con le sanzioni amministrative
pecuniarie seguenti nei limiti minimi e massimi indicati per ciascuna:
a) per la ricerca e raccolta di Tartufi senza essere muniti di tesserino prescritto
semprech non se ne dimostri la validit ed il possesso, esibendolo nel termine
perentorio di 20 giorni dalla data di contestazione dellinfrazione allautorit
preposta allapplicazione delle sanzioni amministrative: L. 5.000.000;
b) per la raccolta in periodo vietato, o senza lausilio del cane addestrato o
con pi di due cani, o con attrezzo non idoneo: da L. 100.000 a L. 1.000.000;
325
c) per la raccolta dei tartufi con lavorazione andante del terreno, per ogni
decara o frazione superiore a mq. 50: da L. 10.000 a L. 100.000;
d) per apertura di buche in soprannumero o mancato riempimento con la
terra estratta, per ogni 5 buche o frazioni di cinque non riempite a regola
darte: da L. 50.000 a L. 300.000;
e) per la raccolta nelle ore notturne ovvero nelle aree demaniali della
Regione senza prevista autorizzazione: da L. 100.000 a L. 1.000.000;
f) per la raccolta abusiva dei tartufi nelle tartufaie coltivate o controllate
riconosciute: da L. 100.000 a L. 1.000.000;
g) per la raccolta di tartufi immaturi o avariati: da L. 100.000 a L.
1.000.000;
h) tabellazione illegittima o difforme di terreni: da L. 10.000 a L. 100.000
per ogni tabella apposta, con lobbligo di rimozione immediata;
i) danneggiamento o asportazione di tabelle: da L. 50.000 a L. 500.000
per ogni tabella;
l) ricerca di tartufi nei terreni soggetti a vincolo in violazione delle disposizioni di cui allart. 6: da L. 500.000 a L. 5.000.000;
m)inadempienza alle prescrizioni di cui allart. 8: da L. 300.000 a L.
3.000.000 per ettaro di superficie riconosciuta controllata;
n) per le violazioni relative alla conservazione e commercializzazione dei
Tartufi, di cui agli artt. 2, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13 e 14 della logge n.
752/1985: da L. 500.000 a L. 5.000.000.
2. Le violazioni di cui alle lettere b), c), d), e), f), g) comportano il ritiro del
tesserino e la sospensione dellautorizzazione da 2 mesi a 2 anni. Nellipotesi
di ricediva pu disporsi la revoca definitiva della autorizzazione.
3. Le sanzioni amministrative pecuniarie sono irrogate dagli Enti incaricati
della vigilanza, con lapplicazione delle disposizioni di cui alla legge regionale 27-12-1983, n. 36. Ove sia accertato un illecito penale in connessione o
contestualmente alla violazione amministrativa, copia del verbale trasmessa
alla autorit giudiziaria competente.
4. I tartufi confiscati vengono consegnati, previa ricevuta, al Comune territorialmente competente il quale ne disporr la vendita introitando le somme
riscosse.
ART. 20
Vigilanza e devoluzione dei proventi delle sanzioni
1. La vigilanza sulla applicazione della presente legge affidata alle
Comunit Montane ed alle Province per i territori non compresi in Comunit
Montane.
326
327
ART. 23
La presente legge regionale pubblicata nel Bollettino Ufficiale della
Regione.
fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e farla osservare come logge
della Regione Basilicata.
Potenza, li 27 marzo 1995.
BOCCIA
Allegato A (Articolo 3)
Specie di tartufi e periodi di raccolta autorizzati.
a) dal 1 ottobre al 31 dicembre: il Tuber magnatum Pico, detto volgarmente tartufo bianco;
b) dal 15 novembre al 15 marzo: per il Tuber melanosporm Vitt., detto volgarmente tartufo nero pregiato;
c) dal 15 novembre al 15 marzo: per il Tuberbrumale var, moschatum De
Ferry, detto volgarmente tartufo moscato;
d) dal 1 maggio al 30 novembre: per il Tuber aestivum Vitt., detto volgarmente tartufo destate o scorsone;
e) dal 1 ottobre al 31 dicembre: per il Tuber Uncinatum Chatin, detto volgarmente tartufo uncinato;
f) dal 1 gennaio al 15 marzo: per il Tube brumale Vin., detto volgarmente
tartufo nero dinverno o trifola nera;
g) dal 15 gennaio al 30 aprile: per il Tuber Borchii Vitt., o Tuber Albidum
Pico, detto volgarmente bianchetto o marzuolo;
h) dal 1 settembre al 31 dicembre: per il Tuber Mascrosporum Vitt., detto
volgarmente tartufo nero liscio;
i) dal 1 settembre al 31 gennaio: per il Tuber Mesentericum Vitt., detto volgarmente nero ordinario.
328
329
Capo II
Autorizzazioni e Limitazioni alla Raccolta
Art. 3
Autorizzazione alla raccolta
1. Sul territorio regionale la raccolta dei fanghi epigei consentita, nei
boschi e nei terreni non coltivati esenti da divieti, a chiunque ne abbia titolo o
sia in possesso dellapposito tesserino rilasciato nei limiti c con le modalit
indicate nella presente logge.
2. Il permesso di raccolta subordinato al rilascio, da parte degli Enti delegati e della Regione di un apposito tesserino conforme al modello assunto
dalla Giunta Regionale entro tre mesi dallentrata in vigore della legge.
3. Il tesserino personale, rinnovabile, ed valido sul territorio di pertinenza degli Enti che lo rilasciano. Il tesserino, accompagnato da un valido documento didentit, va esibito su richiesta del personale di vigilanza.
4. Let minima dei raccoglitori deve superare gli anni 14. Tuttavia la raccolta pu essere effettuata anche da minori di anni 14, purch accompagnati
da persona munita di tesserino ed il quantitativo raccolto cumulativamente non
superi quello consentito alla persona autorizzata.
5. Il tesserino pu essere rilasciato per periodi variabili: mensili, semestrali
ed annuali.
6. La Giunta Regionale, sentiti gli Enti delegati, considerate le esigenze
legate alla tutela ambientale, alla razionale utilizzazione della risorsa da parte
delle popolazioni montane, alla conservazione dogli ecosistemi in cui avviene
la raccolta, propone ogni anno mediante proprio atto al Consiglio Regionale:
il numero, i costi, i criteri e le modalit di rilascio del tesserino.
7. I proprietari di terreno, gli usufruttuari, i conduttori e le loro famiglie
possono effettuare la raccolta senza ]imiti quantitativi sui terreni su cui esercitano i diritti sopra citati, qualora ricorrano le condizioni di cui al successivo punto.
8. Gli Enti delegati possono rilasciare tesserini speciali nelle aree montane
a raccoglitori singoli o associati, che abbiano una apposita dichiarazione del
Sindaco del Comune di residenza rilasciata ai sensi della Legge n. 352/93,
che riconosca ai soggetti di cui sopra la qualit di raccoglitori a scopo di lavoro e la significativa integrazione del proprio reddito.
9. Gli Enti delegati possono rilasciare permessi alla raccolta a cittadini di
altre regioni per la durata di 30 giorni, rinnovabili, per una sola volta entro
lanno, per altri 30 giorni.
330
Art. 4
Modalit di raccolta
1. La raccolta consentita su tutto il territorio regionale tutti i giorni della
settimana da unora prima del]a levata del sole ad unora dopo il tramonto.
2. Lattivit pu essere svolta in boschi e terreni non coltivati in cui non
siano segnalati divieti, in attuazione del successivo art. 6, con cartelli apposti
dagli Enti delegati, dai proprietari terrieri o da chi ne avesse titolo, previa
comunicazione agli Enti delegati. I cartelli di divieto dovranno essere realizzati
secondo un modello autorizzato dalla Regione e secondo le modalit previste
dalle leggi vigenti.
3. Ogni persona in possesso del tesserino pu raccogliere non pi di 3 kg.
di funghi, fatta eccezione per i raccoglitori a scopo di lavoro in possesso del
tesserino speciale ai quali consentito un quantitativo massimo giornaliero di
Kg. 15. consentita la raccolta di un unico esemplare fungino 0 di funghi cresciuti in un unico cespo che ecceda il limite stabilito di Kg. 3.
4. Per le specie Amanita cesarea (ovulo buono) e Calocybe gambosa (prugnolo) permessa la raccolta per un quantitativo non superiore a Kg. I a
chiunque in possesso del tesserino di autorizzazione.
5. vietata la raccolta dellovulo buono (Amanita cesarea) allo stadio di
ovulo chiuso, di porcini con cappello inferiore a 4 cm. di diametro e di prugno]o (Calocybe gambosa) e di gallinaccio (Cantharellus cibarius) con cappello inferiore a 2 cm. di diametro.
6. La raccolta va effettuata manualmente evitando di asportare, strappandolo con il fungo, il micelio sotterraneo utile allulteriore proliferazione di corpi
fruttiferi. fatto divieto di utilizzo di rastrelli, uncini o altri strumenti che possano in qualche modo danneggiare lo strato umifero del terreno.
7. funghi raccolti devono essere conservati intatti in tutte le loro parti, in
modo da poter essere identificati, vanno puliti sul luogo di raccolta, vanno
deposti in contenitori rigidi e aerati, in modo da evitarne il danneggiamento, e
consentire allo stesso tempo la disseminazione delle spore presenti sul corpo
fruttifero. severamente vietato luso di buste di plastica o di carta.
8. Sono vietate la raccolta e il danneggiamento dei funghi spontanei non
commestibili ed altres vietata la raccolta di esemplari non completi in tutte le
parti necessarie per il riconoscimento della specie.
Art. 5
Informazione, divulgazione e formazione
1. La Giunta Regionale, al fine di garantire la salvaguardia degli ecosistemi
331
332
zazioni gratuite, in deroga alla presente legge, solo per motivi scientifici, di
studio o di ricerca, in occasioni di mostre o seminari, e per corsi propedeutici.
2. Le autorizzazioni gratuite di cui al comma precedente hanno validit per
la durata necessaria e documentata e sono rinnovabili.
Capo III
Deroga e Raccolta a Fini Economici
Art. 8
Raccolta nei territori montani
1. Nei soli territori montani la raccolta regolamentata in funzione delle
tradizioni, delle consuetudini e delle caratteristiche delleconomia montana
locale e delle opportunit di reddito e di lavoro, che si legano alla raccolta dei
funghi epigei spontanei. Pertanto le Comunit Montane, le Province e gli Enti
Parco, dintesa con i Comuni territorialmente interessati e previa comunicazione alla Regione, possono individuare:
a) aree da riservare alla raccolta a fini economici;
b) aree ove sia consentita la raccolta ai residenti autorizzati in deroga ai
quantitativi consentiti dalla presente legge.
2) Gli Enti possono individuare aree, sui cui interdire la raccolta per periodi
temporanei non inferiori a tre anni, da destinare alla osservazione scientifica e
alla promozione della conoscenza di specie micologiche. Tali aree devono
essere individuate in terreni del demanio pubblico e, previa convenzione,
anche su terreni di propriet privata, nonch su quelli soggetti ad uso civico.
3. Nellindividuazione delle aree, di cui al comma 1, lettera a), gli Enti
delegati possono stipulare convenzioni, con i soggetti titolari di propriet privata singola o associata, di uso civico e propriet collettiva al fine di consentire la raccolta alle persone autorizzate.
Capo IV
Vigilanza e Controllo
Art. 9
Vigilanza
1. La vigilanza riguardante lapplicazione della presente legge affidata al
Corpo Forestale dello Stato, ai Nuclei Antisofisticazione e Sanit dei
Carabinieri, alle Guardie Venatorie Provinciali, agli Organi di Polizia Urbana
e Rurale, agli Operatori Professionali di Vigilanza e Ispezione della Aziende
333
334
335
336
Capo VI
Disposizioni Transitorie e Finali
Art. 15
Abrogazione di norme
1. Sono abrogate la Legge Regionale 21 giugno 1984 n. 17 e le ordinanze
non conformi alla presente legge.
Art. 16
Norma finanziaria
Agli oneri derivanti dallapplicazione della presente legge, valutati per lesercizio 1998 in L. 20.000.000, si provvede, in termini di competenza e di
cassa, mediante prelevamento della predetta somma dal capitolo 7465 concernente Fondo globale per provvedimenti in corso - Spese correnti del
Bilancio di previsione del 1998 e istituzione nello stesso del nuovo capitolo
5457 - settore Sviluppo delle attivit produttive - Agricoltura - avente la denominazione Valorizzazione, raccolta e commercializzazione dei funghi epigei
spontanei freschi e conservati. Le leggi di bilancio per gli anni successivi al
1998 fisseranno gli importi dei relativi stanziamenti.
Art. 17
Pubblicazione
1. La presente legge pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione.
2. fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come
legge della Regione Basilicata.
Potenza, 14 dicembre 1998.
DINARDO
Repubblica Italiana
COMMISSARIATO DEL GOVERNO NELLA REGIONE BASILICATA
Prot. n. 47/2.26.02
L.R. concernente Disciplina sulla raccolta, lincremento e la commercializzazione dei funghi epigei spontanei freschi e conservati.
337
338
A. fulva ...............................104
A. gracilior ..........................114
A. junquillea ..........................98
A. magnivolvata...................108
A. ovoidea ..........................110
A. ovoidea var. proxima .......110
A. porphiria ........................112
A. rubescens ........................100
A. solitaria...........................114
A. spissa ............................100
A. strobiliformis....................112
A. submembranacea ............106
A. umbrinolutea ...................104
A. vaginata .........................102
A. vaginata var. alba............106
A. vittadinii..........................116
ARMILLARIA
A. mellea ............................140
A. tabescens ........................142
AUREOBOLETUS
A. gentilis ............................192
BOLETUS
B. aereus .............................196
339
B. appendiculatus.................198
B. dupaini............................200
B. edulis ..............................192
B. erythropus .......................202
B. fragrans ..........................196
B. impolitus..........................204
B. luridus .............................200
B. permagnificus ..................204
B. pinophylus .......................194
B. queletii ............................202
B. regius ..............................198
B. reticulatus ........................194
CLITOCYBE
C. alexandri ........................146
C. costata ............................146
C. geotropa .........................150
C. geotropa var. maxima ......152
C. gibba .............................152
C. nebularis ........................148
C. odora ............................148
C. sinopica ..........................150
CALOCYBE
C. carnea ............................142
C. gambosa.........................144
C. ionides ............................144
COLLYBIA
C. acervata..........................154
C. butyracea var. asema .......154
C. dryophila .......................156
CALVATIA
C. utriformis.........................256
COPRINUS
C. comatus .........................118
CANTHARELLUS
C. amethysteus.....................232
C. cibarius...........................234
C. cibarius var. bicolor .........234
C. cibarius var. rubescens .....236
C. ianthinoxanthus ...............236
C. tubaeformis .....................238
CORTINARIUS
C. praestans .......................244
C. sebaceus ........................244
C. violaceus .........................246
CHALCIPORUS
C. piperatus.........................222
DRYODON
D. cirrhatum ........................252
D. coralloides.......................254
CHROOGOMPHUS
C. rutilus..............................216
CHAMAROPHYLLUS
C. pratensis .........................136
CLAVARIADELPHUS
Cl. truncatus.........................238
340
CLITOPILUS
C. prunulus ..........................120
CRATERELLUS
Cr. cornucopioides ..............240
ENTOLOMA
E. clypeatum ........................120
E. aprile ..............................122
FISTULINA
F. hepatica ..........................248
FLAMMULINA
F. velutipes ..........................156
GOMPHIDIUS
G. glutinosus........................218
GRIFOLA
G. frondosa .........................262
GYROPORUS
G. castaneus........................218
G. cyanescens......................220
HIRNEOLA
H. auricola-iudae .................268
HELVELLA
H. crispa .............................288
H. fusca...............................288
H. monachella .....................290
H. queletii............................290
H. sulcata ...........................292
HERICIUM
H. erinaceum .......................254
HOHENBUEHELIA
H. geogenia.........................158
HYDNUM
H. albidum ..........................242
H. repandum .......................240
H. rufescens .........................242
HYGROPHORUS
H. agatosmus.......................124
H. arbustivus .......................130
H. chrysodon ......................132
H. hypothejus ......................136
H. limacinus ........................134
H. marzuolus .......................124
H. nemoreus ........................126
H. olivaceoalbus ..................132
H. penarius..........................126
H. persoonii.........................134
H. pudorinus........................128
H. russula ............................128
H. speciosus.........................130
LACCARIA
L. laccata.............................158
LAETIPORUS
L. sulphureus ........................262
LACTARIUS
L. deliciosus .........................272
L. salmonicolor ....................272
L sanguifluus .......................274
L. semisanguifluus ...............274
L. volemus............................276
LANGERMANNIA
L. gigantea ..........................256
LECCINUM
L. aurantiacum .....................206
L. carpini ............................206
L. crocipodium .....................208
L. duriusculum......................208
L. lepidum............................210
LENTINUS
L. tigrinus.............................264
LEPIOTA
L. ignivolvata .........................86
LEPISTA
L. caespitosa ........................160
341
L. glaucocana ......................160
L. inversa.............................162
L. luscina .............................162
L. nuda................................164
L. personata.........................164
L. sordida ...........................166
LEUCOAGARICUS
L. badhamii ...........................84
L. leucothites ..........................84
LEUCOPAXILLUS
L. barbarus .........................166
L. giganteus fo. bianca .........168
LYCOPERDON
L. echinatum ........................258
L. molle ...............................258
L. perlatum .........................260
L. piriforme ..........................260
LYOPHILLUM
L. loricatum..........................168
MACROLEPIOTA
M. excoriata ..........................86
M. excoriata var. rubescens ....88
M. mastoidea.........................90
M. pseudoolivascens ..............94
M. permixta...........................96
M. procera ............................94
M. procera var. fuliginosa ......96
M. rachodes .........................92
M. rachodes var. bohemica.....92
M. rikenii ..............................90
M. Konradii ...........................88
MARASMIUS
M. alliaceus ........................170
M. oreades ..........................172
342
M. scorodonius ....................170
MELANOLEUCA
M. excissa ...........................172
M. grammopodia .................174
MORCHELLA
M. conica ............................292
M. conica fo. costata ............294
M. elata ..............................296
M. esculenta ........................294
M. esculenta var. rotunda......296
M. semilibera.......................298
OUDEMANSIELLA
O. mucida ...........................174
O. radicata..........................176
PAXILLUS
P. filamentosus......................220
PEZIZA
P. aurantia ..........................300
P. badia...............................302
P. repanda ...........................302
PHAEOLEPIOTA
Ph. aurea.............................246
PHYLLOPORUS
Ph. rhodoxanthus .................222
PLEUROTUS
P. cornucopiae .....................266
P. eryngii .............................264
P. eryngii var. ferulae ...........266
P. ostreatus...........................268
PLUTEUS
P. cervinus ...........................138
POLYPORUS
P. squamosus .......................270
P. tuberaster .........................270
PSEUDOCLITOCYBE
P. cyathiformis......................176
RAMARIA
R. aurea ..............................250
R. botrytis ............................248
R. flava................................250
R. sanguinea........................252
RHODOCYBE
R. gemina............................122
RUSSULA
R. alutacea ..........................276
R. amoena...........................278
R. aurea ..............................278
R. cyanoxantha ....................280
R. delica ..............................280
R. heterophylla.....................282
R. melliolens ........................282
R. mustelina .........................284
R. virescens..........................284
R. xerampelina.....................286
SARCOSPHAERA
S. crassa .............................304
STROPHARIA
S. rugosannulata..................140
SUILLUS
S. bellinii .............................210
S. bovinus............................214
S. collinitus ..........................212
S. granulatus .......................212
S. lakei................................214
S. luteus...............................216
TREMELLODON
T. gelatinosum ......................286
TRICHOLOMA
T. acerbum ..........................184
T. apium ..............................186
T. basirubens........................182
T. cingulatum .......................184
T. columbetta........................188
T. equestre ...........................188
T. gausapatum ....................178
T. orirubens .........................180
T. populinum ........................190
T. portentosum ....................190
T. roseoacerbum ..................186
T. scalpturatum ...................182
T. squarrulosum ...................180
T. terreum ...........................178
TUBER
T. aestivum...........................306
T. aestivum var. uncinatum ....308
T. borchii .............................304
T. brumale ...........................308
T. brumale var. moschatum....310
T. macrosporum ...................310
T. magnatum........................306
T. melanosporum ..................312
T. mesentericum....................312
VERPA
V. bohemica ........................298
V. digitaliformis....................300
VOLVARIELLA
V. speciosa fo. gloyocephala.138
343
XEROCOMUS
X. armeniacus......................226
X. badius.............................228
X. chrysenteron ....................224
X. cramesinus ......................228
X. parasiticus .......................232
X. pruinatus .........................226
X. rubellus ...........................230
X. subtomentosus..................224
X. tumidus ...........................230
344
Bibliografia
345
346