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Nicola Spinosi

Freud: ricerca del senso etico nella dimensione mentale.


Appunti di lettura
Raccolgo qui alcuni appunti presi durante una mia esperienza di lettura
panoramica della traduzione di numerose tra le opere di Sigmund Freud
(nell'edizione Boringhieri). Ho iniziato dalla fine allo scopo di confrontarmi
prima con le idee consolidate di F., risalendo piano piano agli inizi. Se
non per risparmiarmi l'impatto con i vagiti del "genio". In realtà ho letto
dal decimo volume al terzo, ragione per cui ne ho saltati ben tre. Nelle
citazioni rispetto la forma "psicoanalisi"; quanto a me, preferisco la forma
"psicanalisi". Per altro in questione qui è il freudismo. Oramai la
psicanalisi è divenuta altro.
Il testo che propongo, pieno di lacune e non scolastico, è diretto a coloro
che hanno a disposizione pazienza, tempo – se non le opere di F.
Una divertente pubblicazione illustrata (R.Appignanesi e Oscar Zarate,
Writers and Readers) s'intitola Freud for beginners. Significa "per
principianti". Il presente testo potrebbe intitolarsi "Freud for quitters". Per
terminanti?
Frammenti tendenziosi

"Un critico severo potrebbe obbiettare che tutte queste sono solo fantasie proiettate nel
passato anziché determinate dal passato" (S.F. Lettere a W. Fliess, Boringhieri, p.158)

"Il mio paziente più importante ero io stesso" (S.F. Lettere a Fliess, p.167)

"Noi affermiamo (...) che non si dimentica nulla senza una nascosta ragione o un
segreto motivo".(S.F. Opere V, p.276)

"Non mi ritengo responsabile dell'accento monocorde delle soluzioni offerte dalla


psicoanalisi..." (S.F. Opere, VI, p.380)

" 'Com'è che il professore sapeva già tutto? Forse parla con il buon Dio?' " (S.F. Opere,
VI, p.509)
Volume X

Da L'analisi dei non medici.

(378) Il lupo delle fiabe, divoratore, è "un travestimento del padre"?

Il lupo è stato un grande effettivo pericolo per l'uomo, tra l'uomo ed il lupo
c'è grande paura e inimicizia. Il lupo delle fiabe è un agente della paura.
Riportare il lupo nella famiglia è fargli un dispetto, al lupo!
F. è nemico del lupo.

(381). L'incesto nella storia e nella mitologia non dimostra che nell'infanzia
c'è "un'aspirazione incestuosa"; ma che essa è presente tra Dei e Re.

Da Un bambino viene picchiato.

F. ha costruito una macchina o se vogliamo un gioco le cui regole egli


scambia per leggi (di natura) osservabili. Oziosamente difficile, il testo in
esame è illuminato da idee ingegnose che però non sono dimostrate se
non in forza delle suddette regole del gioco, quello della sessualità
infantile, una protosessualità che assomiglia un po' troppo a quella adulta
che conosciamo. La protosessualità infantile è fantascienza. Sulla
fantascientificità di F. si veda Grubrich-Simitis, curatrice della Sintesi
delle nevrosi di traslazione (Boringhieri). La sessualità conta. La
protosessualità freudiana no.
Da Il perturbante.

... Ma perdere la vista non è meno grave della perdita, previa


castrazione, del membro.
Non è un'immagine, quella della perdita degli occhi, che attenua la perdità
della virilità. Perché dovrebbe darsi “spostamento” dalla seconda alla
prima?

Essere sepolti vivi ha un fondamento nel fatto che molti morti apparenti
hanno fatto, nei secoli più sprovvisti di sapere scientifico, quella fine. Altro
che vita intrauterina (105).

Il dispositivo difensivo della psicanalisi, per cui la critica è considerata


resistenza all'analisi e quindi è squalificata, assomiglia al dispositivo
difensivo dell'ebraismo odierno, per cui la critica (magari alla politica di
Israele) è considerata antisemitismo e quindi squalificata.

Del resto resistere è utile alla sopravvivenza. Certo, si resiste anche per
sopravvivere nella falsità.
Volume IX

Da Al di là del principio del piacere.

(200) Trovo che il cosiddetto punto di vista “economico” prende in


considerazione il piacere che qualcosa (come il gioco infantile) procura.
Ne traggo la convinzione che l' "economico" freudiano abbia a che vedere
con la "partita doppia" delle uscite e delle entrate in fatto di piacere.

L'infedeltà (207) amorosa è un argomento adulto proiettato sull'infanzia.


La nascita di un fratellino non è questione d'infedeltà del genitore,
semmai è questione di perdita della "prima pagina" e del "monopolio" che
il fratello maggiore può patire.

Ai bambini si attribuiscono da parte di F. stati d'animo umani adulti


improbabili presso i bambini. Avrà mica ragione chi accenna agli effetti, in
analisi, di situazioni transferali, effetti espressi però con linguaggi
autobiografici riferiti all'infanzia?

La voce "psicoanalisi" per una enciclopedia tratta in un punto di pietre


miliari della p.a. da accettare in blocco per dirsi analisti. Non è in
questione un assortimento cui attingere in modo parziale, è un sistema o
non è. Ma altrove questa radicalità scema (3° persona singolare del
presente indicativo del verbo “scemare”).

Si ha l'impressione che siano insostenibili certe convinzioni di F. circa il


desiderio infantile; e l'impressione della follia metapsicologica di F.

In effetti in ambito "metapsicologico" F. maneggia delle ombre, delle


metafore, che usa però come se fossero pezzi del "Meccano". Il "come
se" è dimenticato.

Da Compendio di psicoanalisi.

F. si sofferma sui debiti della p.a. nei confronti dell'ipnosi. Si riferisce alla
riproduzione ipnotica di certe paralisi da parte di Charcot - per
suggestione. Ciò m'induce a pensare al fenomeno dell'imitazione di certi
stati emotivi da parte dell'attore. Questi stati emotivi si producono come
se fossero veramente fondati neurologicamente, mentre non lo sono. A
meno che qui non entri in gioco il fattore "neuroni specchio". Questo
farebbe pensare che Charcot attivasse le sue “paralisi ipnotiche”
sollecitando l'attorialità dei soggetti - e i loro "neuroni specchio".
Un vantaggio della lapsuslogia freudiana è che con essa si resta su un
terreno di ragionevolezza - niente metafisica, niente fantascienza
dell'infanzia, ma storie (certo opinabili) di soggetti adulti che cadono prede
dei loro motivi tenuti segreti. Sta qui la validità dell'esperienza analitica e
della critica culturale che l'analisi consente.

La sensibilità di F. alle deformazioni (spregiative) operate dai lapsus


potrebbe provenire dalla esperienza dei cognomi (ebraici) in tedesco, non
di rado allusivi. Se è vero che il cognome deforma l'immagine della
persona che lo porta, che la inchioda a una dimensione sgradevole.
Volume VIII

Da Introduzione alla psicoanalisi.

Anche per la psicoanalisi, scrive F. in nota (292) dal sublime al ridicolo


non c'è che un passo.

(296) Pensieri onirici latenti o, invece, conseguenti alle immagini/parole


del sogno? Con ciò rovescio il discorso freudiano. Ciò che lui trova
nell'analisi dei sogni non sta dietro e prima, ma oltre e dopo il sogno.

Le immagini formate dalle nuvole non rispondono alla formazione delle


nuvole.

Non si tratterebbe d'interpretazione, dunque, ma di trasformazione. Jung


ne La psicologia dell'inconscio, a proposito del "lavoro onirico" di cui F.
parla, osserva che la natura non è così astuta e malignetta.

Nella lezione nona F. scrive che ciò che fa apprire strano e


incomprensibile il sogno è la deformazione onirica (309).
Il sogno appare spesso strano e incomprensibile, certo in esso si
manifestano al sognatore deformazioni, ma nel senso di rappresentazioni
imprecise.

La deformazione onirica dipende secondo F. dalla censura, qui cade


l'esempio del sogno della signora che prodiga servizi amorosi alla truppa
(310), davvero notevole. La stranezza e incomprensibilità eventuale dei
sogni dipende magari non dal nascondimento, ma dalla spensieratezza
narrativa che presiede alla loro apparizione. La censura, nel sogno dei
servizi amorosi, è autoevidente, fa parte del sogno, non agisce sul sogno,
ma nel sogno.
Il sogno non è incestuoso, certo non "inequivocabilmente"; la signora usa
il suo patriottismo per progettare un suo impiego come "ausiliaria
sessuale", certo è coinvolta perché il figlio fa il soldato. Togliendosi
qualche soddisfazione. E' il risvolto del volontariato.

Nella lezione decima F. inserisce il simbolismo onirico, che è una


concessione alla tradizione e una deroga quanto al metodo p.analitico
(associazioni libere). Propone oroscopi.
"Nel sogno la stragrande maggioranza dei simboli è costituita da simboli
sessuali" (325). Cioè quel che F. chiama relazione costante simbolica tra
un elemento onirico e la sua traduzione.

Se la donna sogna di volare (volare "uguale a erezione") significa che


vuol essere uomo (327). Ridicolo!

(333) Il simbolismo onirico non è solo onirico (folklore, modi di dire) ed è


inconsapevole. Quindi nel sogno v'è qualcosa di non onirico. Continuità
tra sogno e veglia. E le associazioni personali (que che viene in mente a
proposito del sogno) che ci fanno, allora?

Lezione dodicesima. Le interpretazioni sessuali dei sogni ai tempi


potevano parere scandalose, oggi sono comiche. L'opera di F. è datata,
in parte (ovviamente), in parte è infondata.

Lezione tredicesima. Perché si ricordano fatti banali successi nell'infanzia?


Sono i ricordi "di copertura". Cioè stanno al posto di altro. Non sono
d'accordo, si ricordano cose banali perché sono perfettamente
rappresentative della nostra vita, in ciò quindi non sono banali, per noi.
Sono ricordi di scoperta, non di copertura.
Del resto è vero che si coprono le vergogne. O almeno si coprivano.

(377) Si vede come F. attribuisca significati adulti al mondo infantile senza


curarsi della barriera che c'è tra i due mondi in relazione anche alla
sessualità, non solo allo sviluppo fisico e cerebrale. Intellettivo. Attribuisce
la perversione adulta ai bambini, che non ne hanno la strumentazione. E'
un errore di prospettiva.

(382) Se noi rifiutiassimo la teoria freudiana dell'appagamento dei desideri


nel sogno, ciò dipenderebbe dalla censura che continua il suo lavoro. Se
non gli credi, a F., significa che censuri, o resisti.
Il lavorìo sui sogni che F. propone, cioè una loro interpretazione, non dà
adito, ripeto, alla conoscenza dei materiali inconsci con cui i sogni
sarebbero fatti, alla conoscenza dell'origine nascosta dei sogni, ma invece
è un andar oltre. In altri termini: i racconti che chiamiamo sogni sono
prodotti umano-naturali. Che noi interpretiamo, come fossero nuvole nel
cielo. Jung ha scritto che il metodo freudiano di analisi dei sogni previa
associazione libera da parte del sognatore darebbe risultati analoghi
movendo da un manifesto pubblicitario.

Lezione diciannovesima. La regola fondamentale, dire tutto in analisi, è


impossibile da rispettare, anzi è fatta per provocare opposizione.
L'analista chiede qualcosa che in effetti riguarda un tipo di prestazione
mentale e verbale folle. L'opposizione alla follia di "dire tutto" è presa
come resistenza. Ma è inevitabile che sia così. L'impossibile non diviene
possibile se l'analista lo prescrive. E fuori della portata del paziente, e
non soltanto perché c'è del “marcio” in lui. Ma perché la mente è
selettiva.

(454) La resistenza (Widerstand significa anche opposizione)


dimostrerebbe la rimozione, ne sarebbe la faccia visibile. La resistenza
dimostra in genere i limiti naturali della mente, invece.

La resistenza dipende dall'io, e anche la rimozione, secondo F. C'è un


condensato di censura, resistenza e rimozione (454-56). Ma la resistenza
alle associazioni libere dipende dalla sua costitutiva impraticabilità, non
solo dalla censurabilità di certi pensieri in quanto incompatibili con la
coscienza, non ammissibili. La rimozione non dipende misteriosamente
dall'io, ma forse dal funzionamento della mente. Quindi non di rimozione
si tratta, ma di selezione, come nel caso della resistenza alle associazioni
libere.

Freud sovrappone l'etico al mentale.


V'è chi rivendicherebbe una simile mossa (per esempio M.Bertani e
M.Ranchetti, curatori dell'antologia intitolata La psicoanalisi e
l'antisemitismo - Einaudi) nel contesto di una lettura privilegiante il
costruire e la produzione interminabile di senso dell'analisi. Certo due
tarde opere di F. portano nel titolo le parole "costruzione" e
"interminabile". E' una lettura libertaria, decostruzionistica, quella di
Bertani e Ranchetti: tanto estesa è l'opera di F. che non si può non
trovarci ciò che piace (o dispiace).

Lezione ventesima. Come puoi aver memoria dei tuoi primi anni? Si tratta
di impossibilità mentale, scambiata da F. per qualcosa di tendenzioso. Da
notare: della sessualità la prima definizione è: "qualcosa di sconveniente",
e sia pure espresso in modo ironico.
Che la sessualità adulta pervertita assomigli alla sessualità infantile non
significa che la seconda sia paragonabile alla prima. Di paragoni non si
muore, però serve equilibrio.
F. proietta la sua, di tendenziosità.

Lezione ventunesima. (483) Non è la "purezza" sessuale del bambino da


difendere (ipocritamente) contro le "scoperte" freudiane, il fatto è che il
bambino non è all'altezza né di fare né d'immaginare gli atti che F. gli
appioppa, è "costituzionalmente immaturo", e che sia "perverso" è
un'etichetta adultocentrica. L'ipocrisia non manca, non mancava ai tempi,
ma la provocazione freudiana non fa scienza.

Lezione ventitreesima. "Sembra plausibile concludere che le esperienze


libidiche non hanno avuto a suo tempo alcuna importanza, ma l'hanno
acquisita solo regressivamente" (519). D'accordo. Si tratta di riletture, di
revisioni, di reinterpretazioni. Nachtraeglicheit.

Lezione ventiquattresima. (541): una delle obbiezioni alla psicanalisi: essa


"tentava di costruire una teoria puramente psicologica dei fenomeni
nevrotici, e ciò era completamente privo di prospettive giacché mai le
teorie psicologiche potrebbero spiegare una malattia".
A pag. 540 m'interessa l'accenno al superamento dell'insincerità dei
pazienti in fatto di vita sessuale. Veramente l'insincerità si estende oltre.
L'insincerità forse è un comune "sintomo" di natura morale. In tal senso la
psicanalisi freudiana si occuperebbe di morale e di "malattie" morali. Del
resto se l'insincerità serve a nascondere le passioni naturali, se sta al
servizio della repressione sessuale, qualcosa di "malato" potrebbe
risultarne.
Lezione ventottesima. Tra i sogni dei nevrotici e quelli dei non nevrotici
non c'è differenza, scrive F., quindi le nevrosi dei sani si manifestano solo
nei sogni (605). Se ne potrebbe però trarre la conclusione logica che i
sogni dei nevrotici non sono nevrotici, ma normali, normalmente incasinati
come sono i sogni, che però non servono alla cura delle nevrosi.

A pag.608 F. parla di sua città natale riferendosi a Vienna, ma lui non


nacque a Vienna. Anche questa è insincerità.
Volume VII

Da Falso riconoscimento nel lavoro psicoanalitico.

(290-91): tagliarsi o temere di essersi tagliato il mignolo come paura


dell'evirazione. I maschietti ebrei sanno della circoncisione, per quanto
non possano certo ricordare la loro propria; nelle loro comunità la
circoncisione è un momento importante, v'è uno o più di un "circoncisore"
istituzionale. Lo stesso F. lega circoncisione e castrazione, essendo
secondo lui la prima una sorta di pars pro toto della seconda. Inutile dire
che il paragone tra mignolo e pene è tendenzioso.

In Totem e tabù (pag.156 di questo volume) scrive: "Quando i nostri


bambini vengono a conoscenza della circoncisione rituale, l'equiparano
alla evirazione."

I capisaldi della psicanalisi freudiana (castrazione, Edipo, visione da parte


dei bambini dei genitali altrui, incesto, scena primaria) sembrano derivare
da esperienze, come quella di Sigmund bambino, fatte in bilocali
sovraffollati (v. M.Krull, Padre e figlio, Boringhieri, nota a p.1). E da
preoccupazioni ebraiche.
A proposito. E' probabile che l'ebraicità della psicanalisi abbia costituito un
motivo di freno alla sua diffusione, all'inizio. Ma c'è da chiedersi se, dopo
Auschwitz, l'ebraicità non sia, invece, stata ciò che ha tenuto a galla per
decenni la psicanalisi. Dottrina piena di buchi e di toppe.
In nome della sua ebraicità la psicanalisi è stata prima osteggiata, poi
favorita. F. stesso del resto fu costretto a lasciare Vienna e a riparare a
Londra, dove morì nel 1939, per sfuggire al nazismo. Meritava un
risarcimento. Secondo M.Bertani e M. Ranchetti (v. La psicoanalisi e
l'antisemitismo) la psicanalisi è una "controscienza" che merita di essere
onorata per aver combattuto l'antisemitismo e il razzismo positivistico.
Essa sarebbe "l'unica e la 'vera' forma dell'ebraismo nel tempo in cui si
annuncia il progetto di distruzione dell'ebraismo stesso".

Da Per la storia del movimento psicoanalitico.

(381) "La psicoanalisi è (...) una mia creazione; per dieci anni sono stato
l'unica persona che se n'è occupata (...)"

(386): la traslazione (transfert) "che s'instaura in ogni trattamento"


sarebbe "la prova inconfutabile" che le forze motrici della nevrosi derivano
dalla vita sessuale, poiché la traslazione include anche della sessualità.
K.Kraus (Detti e contraddetti, Adelphi) ha scritto una volta per tutte che la
psicanalisi è la malattia di cui vorrebbe essere la cura.

(393): quel che F. denomina deformazione onirica di materiali psichici (ciò


che darebbe luogo alla stranezza dei sogni) sarebbe riconducibile a un
conflitto interno del sognatore, "ad una sorta d'insincerità interiore". Come
detto, F. sovrappone l'etico al mentale.

(396-97): F. trattava i critici della psicanalisi, cioè i suoi critici, come


malati.

( 412): a Paul Janet, che aveva affermato esser la psicanalisi una "cosa
viennese", F. ritorce che "viennese" significava "un altro rimprovero che si
preferiva non proferire in pubblico", l'origine ebraica di F . Ma “viennese”
significa “viennese”. E comunque F. non era viennese.

Per la Storia del movimento psicoanalitico è un testo dove F. tratta Adler


e Jung come due cretini, buffoni, ladri, imbroglioni, e attira su di sé
montagne di antipatia.

(427): l' "osservazione da parte del bambino dell'atto sessuale tra gli
adulti" è data per scontata, ma invece è discutibile. Quando la si nega,
ciò è attribuito a rimozione, ma, ripeto: soltanto in residenze anguste e
sovraffollate, come quella dove Sigmund (Shlomo) crebbe, tale
osservazione infantile dell'atto sessuale è scontata.

Da L'uomo dei lupi.

(512-13): leggendario gioco di prestigio sul sogno dei lupi. Svariati lupi
che fissano immobili dai rami d'un albero diventano papà e mamma intenti
a copulare. Chi è fissato viene trasformato dal mago F. in colui che fissa.
A pag. 532 F. sospetta di aver vaneggiato.

(519): un bambino piccolissimo brama di essere sodomizzato dal padre?


Per fortuna a pag. 521, in nota, si precisa che a impressioni e impulsi di
un quattrenne si prestano parole descrittive adulte.

(552) Ma capita, non solo qui, che i "se" s'indeboliscano e il sogno dei
lupi divenga senz'altro il sogno dei genitori intenti ad accoppiarsi more
ferarum.

A pag. 575 in nota vi sono importantissime riserve espresse sul


"fantasticare retrospettivo".
Da Tecnica della psicoanalisi. Nuovi consigli.

Gli scritti tecnici di F. sono più che sopportabili, a differenza di quelli


teorici e clinici: la prassi inerente la conquista di una maggiore autenticità
del paziente sembra qualcosa di interessante, mentre la teoria è un
garbuglio atroce. Ecco perché le mie letture negli anni hanno
prudentemente glissato su certe costruzioni teoretiche freudiane.

(356). Al posto del ricordare, l'agire ripetitivo. Idea che si presta all'abuso.
Agire si può, somigliantemente a modelli infantili, ma senza averne fatto
la pratica, ai tempi. Mi comporto come un bambino, ma non come il
bambino che fui.

(365). L'innamoramento del paziente per l'analista esprimerebbe la


resistenza all'analisi, ma l'analista potrebbe aver messo in moto
l'innamoramento. Qualsiasi ostacolo all'analisi, sostiene F., è resistenza.
E' come per la sessualità infantile, invece: il desiderio eventuale non è dei
bambini, ma deriva loro da quello adulto.

(367). Funzione educativa e valore etico della psicanalisi: sincerità, verità.

Da Totem e tabù.
La spiegazione di Wundt, ma anche di Frazer (v. L'avvocato del diavolo ,
Donzelli), che la potenza dei divieti deriva dal timore dell'ira divina, a F.
non basta. Perché (33) gli dèi sono "creazioni delle forze psichiche
dell'uomo". La superstizione religiosa non spiega il rispetto dei divieti, non
è l' "atomo". Io non credo agli dei, ma i popoli detti primitivi sì, ci credono
e ci credevano. Altra cosa è cercare l'origine della credenza negli dèi,
altra è negarle importanza basilare nell'imposizione dei divieti (tabù). La
falsa coscienza è una base che funziona come fosse vera.

(37). Le prescrizioni dei tabù, stando anche al Frazer non conosciuto da


F., non sono prive di motivazioni, in quanto servono a salvaguardare
l'ordine sociale. Il "tabù della suocera" di cui F. tratta nel primo saggio di
Totem e tabù, è forse motivato dal timore dell'incesto. La suocera e il
genero sono reciprocamente tabù perché se copulano la società va in
pezzi. Quanto ai cerimoniali ossessivi, che F. brillantemente paragona a
quelli dei primitivi, anch'essi sembrano immotivati, ma non lo sono, infatti
violarli significa mandare all'aria l'equilibrio dell'ossessivo stesso. Il suo
ordine, malato come quello di alcune società. (v. E.Fachinelli, La freccia
ferma, Adelphi)

(56) La superstizione è un motivo di per sé.


(68) F. non sospende l'incredulità circa la superstizione, non rispetta il
contesto, diciamo il genere, come invece fa Elias Canetti in Massa e
potere (Adelphi), quindi attira nel campo psicanalitico personaggi e
situazioni appartenenti al campo etnologico.
Ingegnoso ermeneuta, cerca l'atomo psichico e dimentica di distinguere i
suoi “nevrotici viennesi” dai popoli primitivi, ignari delle ambivalenze dei
progrediti borghesi.
Le supestizioni sono tali secondo noi, ma non sono altro che concezioni
del mondo, per i primitivi. Secondo noi moderni sono concezioni erronee,
ma anche noi siamo in preda all'errore, siamo cioè convinti di sapere
cose che entro poco tempo saranno forse smentite, in ambito scientifico.
(91) "Sopravvalutazione del pensiero" tra i primitivi. "Le cose retrocedono
in secondo piano rispetto alle loro rappresentazioni; ciò che s'intraprende
con queste ultime deve verificarsi anche tra le prime. Le relazioni che
sussistono tra le rappresentazioni vengono presupposte anche tra le
cose." Non vale ciò anche nella metapsicologia freudiana?

In questa terza parte di Totem e tabù c'è molto da studiare, l'idea della
"concordanza" tra primitivi e bambini e nevrotici moderni resta notevole.
Nel senso che v'è del primitivo tra noi moderni, non nel senso che ci sia
del nevrotico nei primitivi. Infatti l'animismo tra i primitivi era un normale
approccio al mondo (99), rispondeva ad una concezione del mondo. Era
legge, mentre la nevrosi eccede.

(102). A proposito della ricerca dell'atomo psichico: la superstizione, come


la paura, come il sogno, come il demone, sono definizioni psicologiche
provvisorie "che si sono dissolte al cospetto della ricerca psicoanalitica".
Volume VI

Da L'uomo dei topi.

(10) Le interpretazioni di F., nel 1909 già note a Vienna, attirano


l'ossessivo "uomo dei topi" come se costui avesse trovato un suo simile,
quanto al lavorio mentale.

"Se voglio vedere donne nude, papà muore" (p.14). E' una superstizione
che non sarebbe dispiaciuta al Frazer dell'Avvocato del Diavolo.

(22) In merito alla "sproporzione tra contenuto rappresentativo e affetto"


("enormità dell'auto rimprovero"), F. sostiene che l'auto rimprovero è
inconsciamente fondato su qualcos'altro, adeguatamente grave. Non
contempla l'ipotesi che il paziente sia uno stolto; al mentale, ripeto,
sovrappone l'etico. A pag. 32 troviamo la descrizione del capolavoro di
stoltezza o futilità dell'uomo dei topi: sasso spostato e poi rimesso al
posto che aveva prima. Leggendario.

(33) è il rapporto con l'amata a confondere l'uomo dei topi, poiché lei lo
fa ammattire, da dieci anni rifiutando di “sposarsi” con lui.
(50) Il racconto della tortura tramite i topi ingabbiati in prossimità dell'ano
del torturato non può non evocare in modo moltiplicatamente sgradevole il
coito anale. La tortura è "crudele e lasciva" (52); se è vera, rappresenta
un genere macabro, mortale di coito anale. Del resto minacciato. Il
racconto della tortura di per sé è un trauma.

Proprio com'è per i sogni, le associazioni del paziente sono la fantasia


sprigionata dalle immagini, dalle parole, sono un prodotto creativo: non
rinviano all'origine del sogno, o del sintomo nevrotico, o dell'atto mancato,
che è per dir così naturale.

Freud scambia gli effetti (della nevrosi) per le sue cause.

L'uomo dei topi non è nevrotico per via delle sue pazzesche associazioni,
ma fa associazioni pazzesche perché è nevrotico. E, forse, perché è uno
stolto vizioso e viziato.

Da Cinque conferenze sulla psicanalisi.


(158) F. finge di domandare: "Perché mai anche altri eccitamenti psichici
<oltre a quelli di natura erotica> non dovrebbero dar luogo ai fenomeni
della rimozione e della formazione sostitutiva?" E' una buona domanda.
La sessualità e il suo campo erano oggetti vergognosi, quindi da
nascondere. F. non aveva torto a porre su un piano speciale la rimozione
degli affari erotico sessuali rispetto alle altre rimozioni, mistificazioni
eccetera. A livello individuale il sesso era ciò che il denaro rappresentava
a livello collettivo.
Da Prospettive della terapia.

(202) L'impoverimento "dell'io a causa del grande dispendio di energia


per la rimozione che la civiltà esige da ogni individuo" ricorda lo
sfruttamento secondo Marx - estrazione di plus valore.

(203) Ai “rivoluzionari” si oppone resistenza, così la società e il singolo


alla terapia psicanalitica.

(205) Durante una scampagnata: per far pipì le signore dicono "vado a
coglier fiori". Aspetto imperituro della psicanalisi è lo smascheramento. Ma
per smascherare non serve tutto l'armamentario freudiano. V'è oggi chi
traduce "dormire" con "riposare", magari quando in questione è il
sonnellino pomeridiano.

Da Leonardo.

(224) Una "pulsione particolarmente intensa"


1) probabilmente è già stata viva nell'infanzia;
2) la sua supremazia è stata stabilita da impressioni infantili;
3) per rafforzarsi ha attirato forze pulsionali originariamente sessuali. E'
così che un uomo "si dedica alla ricerca" con la passione da un altro
riservata "ai suoi amori".
4) ogni volta che si hanno pulsioni intense forse c'è stato un
"rafforzamento sessuale".

(225) Le instancabili domande dei bambini cercano di sostituire "un'unica


domanda" da loro non fatta. Da dove vengono i bambini? domanda il
bambino, specie se vive in una “conigliera” dove ogni po' ecco un nuovo
nato. Ma se è figlio unico e vive in un appartamento dove lui ha una sua
camera?

(232) La "ricordazione" (!) di Leonardo da Vinci diventa "fantasia infantile"


in quanto è sorprendente. E rimanda alla fellatio. Dal succhiare un pene
al succhiare un capezzolo; però quando si è in culla non si succhiano
capezzoli, per questo si è presi in braccio; Leonardo scrive che si trovava
nella culla.

(233) "Fantasia omosessuale passiva".

Quella su Leonardo da Vinci è un'operetta delirante. Il testo si basa su


una interpretazione di fondamento modestissimo; si appoggia sulla fama
omosessuale di Leonardo e parte spedita con queste carte false, non
senza diventare interessante.

(270) Leonardo? Secondo F.: un fallito!

Da Schreber.

(352-53) Il magistrato Schreber delira nei termini di una teologia di tipo


gnostico, poco consona con il suo tempo e con la sua professione; e
finisce in manicomio, dove scrive le sue "memorie". (Memorie di un
malato di nervi, Adelphi)

(370) La causa della malattia di Schreber "fu un assalto di libido


omosessuale" combattuto, conflittuale, scrive F.

(378) Il padre di Schreber, celebre educatore, ha, secondo F.,


caratteristiche che si celano sotto sembianze divine nella "teologia" del
figlio. Scrive F.: "Non mi ritengo responsabile dell'accento monocorde
delle soluzioni offerte dalla psicoanalisi."
(386) Il comportamento normale di una persona impedirebbe secondo F. i
tentativi di far luce nella sua vita psichica. Il delirio (come quello di
Schreber) porta regolarmente alla luce la natura dei rapporti affettivi con il
prossimo, la quale ha a che vedere con l'erotismo.

(392) La psicanalisi fa derivare la psicopatologia dalla rimozione, secondo


F., opera quindi lungo una linea etica, cioè dà valore etico alla malattia
(nevrosi, paranoia).

(396) Rimozione come "distacco della libido dalle persone e cose in


precedenza amate." Essa avviene "in silenzio".

Da Psicologia della vita amorosa.

(422) Ci s'innamorerebbe di estranei alla famiglia perché in famiglia non


si può attuare una "vita sessuale reale". Familismo estremo!

(446) Decapitare è il sostituto simbolico di evirare, sostiene F., anzi, lo


dà per scontato.
La decapitazione è una pratica diffusa, perfino celebrata (v. la
ghigliottina), che pone fine alla vita del decapitato, contrariamente alla
evirazione. Perché ci si dovrebbe servire d'una immagine di morte per
sostituire quella d'una menomazione?
F. ha una concezione ferrea della censurabilità delle cose inerenti il
sesso. Il sesso, parlarne eccetera, è per F., affare più serio della vita, e
della morte.
Volume V

Da II motto di spirito.

(15) Niente nel motto di spirito conta, nella sua riuscita, se non la forma.

Non passi inosservato in questo scritto l'uso del termine "tecnica",


tendenzioso non poco. I motti scaturiscono come scintille improvvise, non
sono prodotti di una "tecnica", ma del caso (bisticcio di parole) e del
talento (gioco di parole). Meglio sarebbe parlare di meccanismi del motto,
e sia pure tra virgolette.

(25) Contenuto manifesto e contenuto latente dei sogni. Il motto


equivarrebbe al sogno manifesto. Al posto dell'arguzia del motto, nel
sogno c'è lo spaesamento?

(30) Motto come risposta pronta.

(36-37) Condensazione come risparmio? Condensazione come collage,


piuttosto, come "fare altro".

(39) "Dispendio intellettuale"? Ma no, vacanza!


Il dispendio psichico, intellettuale: è il peso mentale ed emotivo del
mantenimento della correttezza in ogni momento. E' fatica, che diventa
piacevole risparmiarsi. I motti di spirito sono momenti di libera uscita dalla
correttezza. In ogni campo.

(117) L'arguzia protegge i mezzi che procacciano il piacere "dalle


rimostranze della critica, che distruggerebbero il piacere".

(124) Il motto combatte contro la ragione, il giudizio critico, la repressione.

(140) "Mi sia consentito paragonare l'economia psichica con l'esercizio di


un commercio." Paragonare è lecito e spesso creativo, basta che non si
scivoli nella equiparazione.

F. paragona il motto con il sogno.

(146) E' lo spostamento che genera l'estraneità e l'inintelligibilità del


sogno; lo spostamento sta al servizio, secondo F., della censura, della
attenuazione.

(152) Nel motto il pensiero torna bambino, gioca con le parole.


Il motto, scrive F., è sociale, invece il sogno non lo è. E allora perché si
raccontano i sogni? Perché i racconti dei sogni non sono i sogni, i quali
restano inafferrabili.

F. dà per scontata l'inibizione - forse ai suoi tempi (epoca vittoriana) ce


n'era a bizzeffe; e nel suo ambiente yiddish inurbato anche di più? Si
vedano i frequenti accenni alle storielle degli "ebrei galiziani".

Il motto e il comico sono vacanza, ornamento.

(183) Il pensiero inconscio lasciato "emergere" può far ridere. Ma il


pensiero inconscio è un costrutto freudiano, un'ipotesi, una costruzione
teoretica.
Da Ruolo della sessualità nella etiologia delle nevrosi

(217) Tutti nascondono la verità nelle e delle cose sessuali, scrive F .

(218) Il carico affettivo dei traumi psichici, escluso da una elaborazione


cosciente, si è perciò costruito una via anormale di deflusso nella
innervazione corporea, scrive F . Quel "perciò" mi pare assai azzardato -
abbiamo un giocatore d'azzardo, in F. E un criminologo progressista
mascherato da medico. "Esclusione", "coscienza", "anormalità".

(222) Che sia la psicanalisi stessa a creare l'etiologia sessuale delle


nevrosi?

Da Diagnostica del fatto

Interessante, perché racconta degli esperimenti associativi, spiega il


"complesso" e paragona "delinquenti" e "isterici", nel contempo illustrando
la teoria della rimozione dei traumi, o meglio dei contenuti sessuali
incompatibili in rapporto ai sintomi isterici.
Da Gradiva

(265) Se i sogni sono considerati formazioni disordinate, "figurarsi che ne


sarà delle libere imitazioni poetiche di tali sogni!"
Ragionamento sbagliato, infatti i sogni inventati dagli scrittori sono
tendenziosi racconti inseriti nelle loro pagine. Intenzionali, se non
tendenziosi: recano per così dire il cartellino del loro prezzo. Sono
asserviti al significato, diversamente dai sogni "veri", che però in certo
modo sono anch'essi racconti - perché se non si raccontano o si
scrivono, restano quel che sono, ombre intime sfuggenti.

(276) "Noi affermiamo (...) che non si dimentica nulla senza una nascosta
ragione o un segreto motivo". E' una superstizione consistente nel negare
la casualità. Si dimentica anche perché non tutto si può ricordare. Al
mentale F. attribuisce un'etica.

(285) Che un'amicizia infantile come quella tra Zoe e Hanold non divenga
poi amore non mi pare affatto strano e non legittima l'uso del concetto di
rimozione.

Interpreta i sogni di Hanold, F., ma le associazioni mancano, cioè sono


quelle di F . Inoltre lui dimentica che i sogni di Hanold sono inventati,
cioè non sono sogni, ma racconti in forma di sogno. Chiarisco il mio
pensiero: i sogni o sono racconti o non sono altro che ombre fuggevoli; i
sogni inventati sono solo racconti.

(333) Quanto è facile "trovare ciò che si cerca e di cui si è già persuasi".
Smetto di leggere perché l'acume meticoloso e prepotente, ma ozioso, di
F. , mi stanca, e la sua idea di interpretare un sogno finzionale come se
fosse "vero" mi pare inaccettabile. Le regole interpretative di F. non sono
applicabili a un sogno inventato il cui inventore non è presente e
collaborativo.

Da Azioni ossessive

(342) L'angoscia causata all'individuo ossessivo da ogni "scostamento dal


cerimoniale" sarebbe "insopportabile". Se dobbiamo credergli,
all'ossessivo! Credere alle testimonianze è un brutto vizio, almeno brutto
come non ascoltarle. Non si tratta di dati.

(345) Nelle azioni ossessive "tutto ha un senso e può essere


interpretato". Per fortuna nella vita vera non tutto ha un senso.

(346) "Coscienza di colpa inconscia". Una mostruosità imperdonabile.


Traduco: uno si sentirebbe in difetto, se ci pensasse su. Quindi:
coscienza di colpa non pensata.
Da Ossessioni e religione

(348) Il concetto di "spostamento" è un costrutto che a F. consente di


spostare l'accento interpretativo da A a B, dove B è la meta da lui
desiderata.
Da Istruzione sessuale

(357) "Il bambino è, ben prima della pubertà, un essere amoroso


completo fatta eccezione per la capacità riproduttiva".
F. sposta il significato di sessualità lungo una linea che procede dal fatto
materiale al fatto immateriale, dal corpo allo spirito, a seconda di come gli
conviene o gli pare sul momento. Verso l'amore o verso il sesso. Quando
lo cogli in fallo nei paraggi dell'amore, lui ti ricorda che si tratta di
sessualità, quando lo cogli in fallo nei paraggi del sesso, lui precisa che
si tratta di amore. Che il bambino piccolo sia un essere amorosamente
completo è falso - come che chiunque a qualunque età lo sia.

Da Carattere ed erotismo anale

(405) Secondo F. non si danno omosessuali avari ostinati e meticolosi,


dal momento che essi praticano l'erotismo anale.

Da Morale sessuale civile e nervosismo moderno


(413) Secondo F. le nevrosi vere e proprie (dette "attuali") dipendono
dalla repressione sessuale attuata in nome della "morale sessuale civile".
Egli basa la sua visione sulla casistica a lui nota, estesa, ma per forza
limitata, almeno in rapporto al tema del cosiddetto nervosismo moderno.
Secondo J.Hessing, studioso di F. dal punto di vista biografico, egli
soffriva di infelicità erotica.
Tra parentesi: il libro di Hessing (La maledizione del profeta, ed. Giuntina)
merita l'accusa di biografismo spinto, però bisogna pur considerare che è
F. stesso ad aprire tale porta confusiva, proprio nella Interpretazione dei
sogni: Da qui a sostenere che il “Disagio della civiltà” e la “Morale
sessuale civile” siano motivati dalla vita matrimoniale di F. ce ne corre.
Se F. a un certo punto della sua vita copulava o non copulava con sua
moglie, non è interessante. Interessa capire se i suoi ragionamenti stanno
in piedi. Non ci stanno, spesso. Non è in questione la “scientificità” della
psicanalisi, non scherziamo. Il ragionare di F. è a tratti imbarazzante.

(415-16) Il danneggiamento della vita sessuale operato dalla civiltà è


patogeno, psicopatogeno. Il nesso tra morale sessuale cosiddetta civile e
psicopatologia, in sé debole perché tra dimensione socio e dimensione
bio c'è di mezzo il mare, è però reso forte dai bisogni teoretici di F., che
secondo Hessing teorizzava pro domo sua. Se coloro che attribuivano
all'epoca il nervosismo alla modernizzazione, che nuocerebbe alla salute
(chi ha la mia età ripensa al "logorio della vita moderna" di una
vecchissima pubblicità), sembrano dei sociologi in libera uscita nell'ambito
psichiatrico, F. da parte sua dimentica che la civilizzazione riguarda tutti,
quindi i suoi pazienti nevrotici devono ad altre cause le loro nevrosi, a
parte la fantomatica "costituzione pulsionale" più o meno "indomita". A
proposito della quale, domabile o indomita, serve precisare che si tratta di
un costrutto narrativo rivestito di panni pseudobiologici.

Per l'epoca (cosiddetta vittoriana) questo articolo sulla morale sessuale è


forse dirompente, infatti dà un quadro desolato della vita delle persone a
causa delle restrizioni in ambito sessuale. Desolato quadro del
matrimonio. Da qui credo che sia scaturita la lettura libertaria del
freudismo.
In questi cento anni le cose sono cambiate molto, in fatto di "restrizioni".
Senza contare la parziale liberazione omosessuale. Ma le nevrosi non
sono sparite! Sono mutate, magari. Ciò fa pensare che F. avesse ragione
a rivendicare delle "riforme", ma per motivi di giustizia. Questo ci riporta
al discorso dell'etica.

Da Teorie sessuali infantili


(451-52) Contraffazioni operate dallo sguardo retrospettivo. Quel che
narrano i nevrotici vale, in merito all'infanzia, anche per i non nevrotici?
Sì, risponde F., ma, se lo sguardo retrospettivo è contraffattore, come
prendere per buoni i racconti dei nevrotici?

(455) Il nascondimento dei fatti da parte degli adulti di fronte a eventuali


domande dei bambini, credo, crea un conflitto tra le spiegazioni degli
adulti (accettarle significa essere buoni) e le spiegazioni infantili (che
vengono di conseguenza represse).

(457) Quando il maschietto vede i genitali della sorellina ... e se non ha


sorelline? E se vive in un ambiente dove gli adulti si spogliano in
separata sede?

(460) … "può capitare" che un bambino veda i genitori mentre copulano.


Non capisce la cosa, magari ne nota aspetti "violenti". Si tratta di una
delle varie cantonate che un bambino escogita intanto che cresce. Può
capitare anche che un bambino non veda i genitori copulare. O perché
essi non copulano, o perché hanno agio sufficiente in termini di
"appartamento". Se invece in cinque o sei si ha la sfortuna di vivere in
due stanze... La visione di F. si basa sulla sua esperienza infantile.
Da Il romanzo famigliare dei nevrotici

(473) Forse un fanciullo molto sagace, in epoca non DNA, conclude che
il padre è sempre incerto, mentre sempre certa è la madre; specie se il
fanciullo fa parte di una minoranza attenta a questo fatto dell'incertezza
(cioè in fondo scarsa attendibilità) del padre. Gli ebrei considerano ebreo
chi nasce da madre ebrea.

Da Il piccolo Hans

Figlio di due seguaci di F., Hans a tre anni paga già dazio psicanalitico.

(488) "relazioni amorose" e "omosessualità" attribuite a capocchia ad


Hans.

(491) Hans "seduttore" della madre, come la bambina che vuole che la
madre lasci la mano tra le sue gambe, là dove essa transita durante la
prova delle mutande. Non saranno le due madri, a dare il la? Quella di
Hans, diremmo una psicanalista timorata, etichetta con il termine
"sudicerie" il fatto che Hans si tocchi il pipino mentre fa il bagno.
(494) Esposto alle attenzioni "psicanaliticamente orientate" dei genitori,
Hans inizia a dare i numeri. Ha paura di essere morso in strada da un
cavallo, animale facente parte normale del paesaggio urbano del 1907,
epoca del risibile saggio di F. su Hans; e che un animale simile venga a
morderlo in camera da letto. Che c'è di tanto strano? Un cavallo è un
cavallo.
(497) Che un oggetto d'amore angosciante manchi anche quando c'è,
riguarda amori adulti e certo riguarda anche la qualità della presenza di
una madre, di un padre, amori a parte. Hans però non è un "piccolo
innamorato".
Il cavallo "sostituto della mamma": si chiami il 118!

(499) Hans racconta al padre perché e per come gli è venuta la paura
del morso equino, ma il padre lo rimanda al pipino, e F. gioca una carta
interessante: "mi prude" in tedesco (es beisst mich) si dice "mi morde".
Un onesto piccolo zoofobico viene sospinto nella posizione del
masturbatore.

Si dà un protagonismo assai moderno a questo bambino, nel tentativo di


appiccicare significati ai suoi atti parole eccetera. Hans forse è uno dei
primi bambini cui la psicanalisi ha tolto la libertà di bambineggiare. Dopo
di lui, sono legioni.
Durante la notte Hans va in camera dei genitori, sai che bomba!
Pensa a una "giraffa sgualcita"; quando il padre analista gliene domanda
ragione lui risponde che non lo sa nemmeno lui.
F. rifiuta il caso e l'insensatezza. E' dominato dell'archetipo del significato,
direbbe Jung. Non sempre le cose significano altro che se stesse, e a
volte nemmeno quello, proprio niente, come una nube.
La giraffa sgualcita? Diamine, è la passera materna!

Si ricordi che il problema diciamo così di Hans è la paura dei cavalli,


cioè, secondo F. e i suoi due seguaci, del padre. Un problema all'incirca
irrisorio, sufficiente accoglierlo con pazienza.

(555-56) F. discute per fortuna sull'inattendibilità del materiale presentato.


Gli adulti sono inattendibili per via dei loro pregiudizi psicanalitici.

(568) "stato di esaltato eccitamento sessuale" per la madre, "tentativi di


sedurla", "soddisfacimento masturbatorio": si parla di un bambino di tre
anni. Il famoso testo sul "piccolo Hans" è imbarazzante.
Volume IV

Da Sogno

(12) Si perviene sempre ai segreti, basta insistere con le “associazioni”. F.


crede che i contenuti emergenti dalle “associazioni” siano costitutivi del
sogno “manifesto”, ma questo è solo la stazione di partenza per non si sa
mai dove. Il sogno “latente” non è latente, ma è trovato. Quanto al
sogno, si tratta di un racconto più o meno ben narrato che si “narra” per
prima cosa a se stessi.
Il “lavoro onirico” non esiste in natura, è invece un lavoro che tenta di
connettere il materiale trovato durante il viaggio dalla stazione di partenza
di cui sopra. Qualche volta il viaggio non manca di fascino, ma è
sbagliato, è ozioso, ridicolo, folle. Questo vale per i lapsus mancanti di
evidenza immediata, per i motti di spirito e per i sintomi nevrotici. La
psicanalisi freudiana è un inganno, nel senso dell'errore, se non in quello
dell'imbroglio.
Dar senso all'insensato in definitiva è un insieme di atti creativi e perciò
attraenti. L'avvenenza della trovata non deve ingannare però sulla sua
veridicità. Il rifiuto freudiano del caso e dell'insensatezza è pura
arroganza.
(27) “Il contenuto onirico consiste per lo più in situazioni visive”; “i pensieri
onirici debbono dunque in un primo tempo subire un trattamento che li
renda idonei a questo modo (visivo) di raffigurazione”. F. confonde la
traduzione in racconto delle immagini visive del sogno con i pensieri
onirici da raffigurare. E' il contrario che avviene: l'interprete freudiano
traduce le immagini oniriche visive in “suoi” pensieri, che, quindi, vengono
dopo, non prima, delle immagini visive.
Trattasi di proiezioni.
Che cosa sta “dietro”un'opera? Anche il sogno in quanto racconto è
un'opera. Il sogno ha luogo, avviene, quindi viene raccontato dal suo
autore (anche solo a sé stesso). Se inoltre viene analizzato ecco che
“dietro” l'opera si cela questo o quel dettaglio della vita dell'autore (del
racconto). Ma da qui a sostenere che è la vita che dà luogo al sogno ce
ne corre. Tra la vita e l'opera interviene il talento, tra la vita e l'opera
onirica interviene il cervello. Il modo freudiano di lavorare ai sogni è
psicobiografico e causalistico. Preda del resto dell'archetipo del significato,
F. ne cerca uno a modo suo, etico. Un sogno, invece, non significa
niente, ma racconta, questo sì. O meglio, si fa raccontare in modo
talvolta significativo. Che abbia a che vedere con la vita del suo autore è
ovvio.
(37) Alla ovvia domanda: perché la fabbrica dei sogni consisterebbe in
tante acrobazie, F. risponde: per nascondere qualcosa che non piace al
soggetto. O meglio, per cercare di nasconderlo. Fa la morale ai sogni, F.
E li smaschera. Cioè, smaschera il sognatore.

Da Dora

(313) “Insincerità inconscia” è una costruzione concettuale difficile, forse


significa credere alle proprie bugie.

(318) F. prende Dora come paziente contro la volontà di lei e a favore


della volontà del padre di Dora. La peggiore premessa. Inoltre conosce il
padre per averlo curato in precedenza.

(322-23) Secondo F. Dora, a quattordici anni assalita sessualmente dal


signor K., avrebbe dovuto eccitarsi, e non essere nauseata dalla cosa,
come lei narra. F. chiama ciò “capovolgimento degli affetti”. Io direi che
Dora avrebbe anche potuto eccitarsi.

(324) F. ipotizza che il signor K. avesse in quel caso un'erezione, e che


Dora la abbia sentita. Poi lo dà per certo.
(325) Pur negandola, F. introduce la questione della arbitrarietà della sua
ricostruzione.

(328) Dora è data per così dire da suo padre al signor K. affinché questi
tolleri la relazione che sua moglie ha con lui, il padre di Dora. Questa è
una ipotesi di Dora.

(328) Il padre di Dora non può rimproverare la corte serrata che il signor
K. fa a Dora per non perdere l'amante, moglie di K.; K. non può
rimproverare il padre di Dora perché è amante di sua moglie - per non
perdere Dora.

F. teorizza che Dora sia stata innamorata del signor K. Ma anche di suo
padre, ma anche della moglie del signor K.

(338-39) L'irritazione alla gola di Dora “dipende” dai rapporti orali tra la
signora K. ed il padre di Dora, il quale, Dora sa, è “impotente”. Dora
secondo F. si identifica con la signora K. che pratica la fellatio a suo
padre, e le si irrita la gola. Ma chi lo dice che la signora K. ha con il
padre di Dora quel tipo di rapporti? La costruzione di F. è priva di
fondamento. La storia è degna di Schnitzler, ma qui è presentata come
un caso clinico.

(353) Il sogno di Dora (d'un incendio) è un racconto che sta perfettamente


in piedi da solo; suggerisce che il padre di Dora è un uomo serio e
pratico, che pensa a sopravvivere, in caso di “incendio”, a costo di
sacrificare qualcosa (lo scrigno dei gioielli).

(366) F. suppone, congettura. Se a Dora il respiro non va come dovrebbe


(dispnea) le si appioppa un motivo sessuale. F. desidera Dora.

(367) Una supposizione dopo una pagina fa carriera, diviene un ricordo di


Dora.

(374) L'onesto incendio del sogno, come fuoco, diviene il contrario


dell'acqua, cioè del bagnato; bagnare il letto?

(377) Il bacio del signor K. “sapeva certo di fumo”.

F. delira.
(401) La nevralgia facciale destra perseguita Dora da quindici giorni, da
quando la stampa aveva dato notizia della nomina a professore
straordinario di F. F. mette le due cose in rapporto perché Dora conferma
di aver letto tale notizia.

Da Sessualità infantile

(491) Quando gli conviene F. aggiunge una pezza, come che sessuale
non significa genitale, correndo poi nella vaghezza degli affetti più
innocenti. Ma nella Introduzione alla psicoanalisi (seconda serie) scrive di
una esibizione fallica da parte del bambino “in onore” della madre. F.
fluttua tra due estremi, da una parte il pene, dall'altra gli affetti.

(492) Succhiano anche i bambini che non hanno conosciuto il capezzolo


in quanto l'allattamento al seno non c'è stato.

(503) Che cosa c'entra l'enigma della Sfinge con la domanda “da dove
vengono i bambini?” La Sfinge domanda chi al mattino avanza a 4
zampe, a mezzodì a 2, a sera a 3. E' un indovinello su chi è al mondo,
non su la sua origine. Altro che “forma distorta”. Quando non gli torna il
“solitario”, F. inserisce il trucco della deformazione, come nel mito di
Edipo, il quale ignora chi uccide (Laio) e che la sposa che gli viene data
è sua madre (Giocasta). Non lo sa, e basta. F. suggerisce che è un
modo mitico per parlare dell'inconscio.
Volume III

Da Interpretazione dei sogni

Solo attraverso il ricordo conosciamo un sogno (50). “Il nostro ricordo,


che omette tanta parte del sogno, non falsifica forse ciò che conserva?”
(52) E' un' ottima domanda.

La credenza popolare, sui sogni, secondo F. è più vicina alla verità che
non il giudizio della scienza (102). Naturalmente si tratta della scienza
della fine del XIX secolo. Comunque i sogni, so di ripetermi, sono sempre
e soltanto, se non quando hanno luogo, cioè mentre dormiamo, ricordi;
racconti di ricordi, questo significa che si tratta di materiale inconsistente.
Discutibile semmai in sede critico-narrativa. Il cultore di parole se ne
occupa secondo la sua scienza che però non ha a che fare con la
scienza che intende F. (biologia, fisica, neurologia).

(103) “Trattare un sogno come un sintomo”, va bene, ma narrativamente


caratterizzato, come molti altri sintomi nevrotici.

Il metodo d'interpretazione che frammenta il sogno in una serie più o


meno arbitraria di pezzi serve forse a F. a distruggere il carattere di
racconto che il sogno, ricordato e fissato in parole, ha nel suo insieme.
Perché F. lo distrugge? Per passare da un genere diciamo letterario
aforistico del sogno a un genere autobiografico. Prendi Cappuccetto rosso
e comincia a rompere il quadro del racconto con l'analisi del contenuto,
che ne so, del cestino che la bimba deve portare alla nonna. Il racconto è
un insieme, F. lo fa diventare altro, in un gioco potenzialmente senza
fine.

All'obbiezione eventuale che certi sogni sono penosi e non si desidera la


pena, F., sostenitore della teoria che i sogni appagano desideri, replica
che l'obbiezione si ferma al contenuto manifesto dei sogni (132).

I sogni per F. sono un pretesto per parlare di sé, idea che i suoi pazienti
nevrotici gli hanno suggerito (135). I sogni parlano di noi, certo, come
quel che facciamo parla di noi. Ma parlano anche di altro, mirano anche
fuori.

La censura (138) sappiamo tutti che cos'è. Il sogno non lo sa, invece. La
deformazione onirica è una idea di F. (139) da cui deriva l'idea della
censura. Nel sogno si deformerebbe a scopo di censura un discorso
cosiddetto latente. La teoria di F., avvincente, “cabalizza” (direbbe
Giovanni Arpino) i sogni, che non ne hanno affatto bisogno.
E' noto che F. con quest'opera ha fatto un lavoro di autoanalisi, forse a
lui utile, ma si dovrebbe aggiungere che lui ha composto dei brani
autobiografici di natura psicologica a partire dai suoi sogni che lui ha
interpretato secondo un metodo da lui frainteso. I sogni sono biglietti per
viaggiare verso mete autobiografiche, non punti d'arrivo da luoghi
autobiografici. I sogni sono prodotti del cervello e della mente privi di
guida. Della guida dell'individuo sveglio e cosciente, il quale del resto può
pensare e agire insensatamente. A maggior ragione quando egli dorme.

F. ricorda il racconto Gli abiti nuovi dell'imperatore, di Anderssen,


sostenendo che gl'imbroglioni sono il sogno, mentre il sognatore è
l'imperatore (227).

Sogno manifesto come rebus. Idea ingegnosa ma erronea, infatti i rebus


sono un gioco costruito secondo regole deliberate, prodotto culturale,
invece il sogno “manifesto” è un prodotto naturale e ciò che ha di
culturale non è costruito, né deliberato. L'imprevedibilità dei sogni credo
che sia il nemico maggiore della teoria di F. Nessuno, padrone delle sue
faccende diurne, può prevedere che cosa sognerà.
La teoria della condensazione e dello spostamento, effetti che Lacan ha
paragonato a metafora ed a metonimia, fornisce a F. un dispositivo di
sicurezza per il suo assunto di fondo – la distinzione tra pensieri onirici e
sogno manifesto; e vede in quest'ultimo la traduzione dei primi. Ma la
traduzione, come il rebus, è un atto deliberato ed intellettuale.

(284) La non somiglianza tra i pensieri onirici associati, dal sognatore in


analisi, al sogno, e il sogno, fattore distruttivo della teoria di F., viene
spiegata con la condensazione e lo spostamento. Questi effetti sono
spiegati con la censura, cioè con una “difesa” inconscia. La difesa è
spiegata con l'impertinenza di certi pensieri.
Qui s'interrompe la mia lettura e rilettura, volutamente lacunosa, delle
opere di F. - fatta tra il 2013 e il 2014. In un'intervista al periodico Il
Ruolo Terapeutico (n.124, 2013) sul mestiere di psicoterapeuta, avevo
consigliato agli interessati di “rileggersi” Freud. Così decisi di farlo io,
intanto. Consapevole dell'esistenza di letture di ogni tipo dell'opera Freud,
da Popper a Gruenbaum, da Jung a Lacan, sono arrivato a formulare le
seguenti critiche, evidenti a chi ha letto queste pagine: i fondamenti della
teoria freudiana non sono generalizzabili, in quanto posti nell'ambito di
una esperienza particolare, quella di un ebreo cresciuto in una famiglia
povera all'interno di una piccola residenza sovraffollata. Il cosiddetto
complesso di castrazione (o evirazione), fondamentale, è altresì
disperatamente legato, nel discorso freudiano, alla pratica della
circoncisione, ragione per cui non riguarda i molti che sono in possesso
del loro prepuzio e crescono ignorando la pratica circoncisoria. Ritengo
che l'ebraicità dell'impresa freudiana, che fu di fatto un handicap durante i
primi decenni del ventesimo secolo, sia divenuta, dopo la seconda guerra
mondiale e i crimini commessi ai danni di milioni di ebrei, piuttosto un
volano, prova ne sia che la psicanalisi è stata addirittura popolare per
alcuni decenni - dagli anni cinquanta negli Usa - in Europa e
nell'America latina, se basta.
Una critica ancora più decisiva che credo di poter avanzare, però, è
quella che riguarda il discorso freudiano in merito a sogni, lapsus, motti di
spirito e sintomi nevrotici. L'analisi freudiana di questi fenomeni, per altro
tra loro ben diversi, produce sempre materiali di grande interesse, che
tuttavia non sono le fonti dei fenomeni stessi. In altri termini Freud, io
credo, scambia gli effetti analitico-narrativi dei fenomeni (ripeto: sogni,
lapsus, motti di spirito, sintomi nevrotici) per le loro cause.
Un'altra critica consiste in ciò che dà il titolo al mio lavoro: Freud scambia
fenomeni che dipendono dai limiti della mente umana per prodotti di
un'anima conflittuale e colpevole. Dà un senso etico a ciò che è solo
mentale.

spinnic@libero.it

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