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Ma qual era e su cosa si fondava il diritto di imposizione dello Stato di far pagare le imposte?

Si apr
un dibattito tra:

Scuola di Manchester: il diritto dimporre trovava il suo fondamento nei servizi che rendeva
ai cittadini o nellutilit che essi traevano dalle istituzioni pubbliche;

Socialcattedratici: diversa a questa soluzione era per Cusumano quella che si fondava sul
principio etico delle imposte. Il diritto d'imporre trovava il suo fondamento nell'essenza
stessa della societ ed il tributo che l'individuo doveva pagare allo Stato non era un obbligo in
cambio dei vantaggi economici ottenuti, come dicevano i liberisti, ma era conseguenza della
giustizia naturale e sociale. Il dovere dellimposta era un dovere pubblico, personale, politico,
non un peso qualunque, come lo aveva definito Ricardo; l'imposta insomma, diceva
Cusumano, si fondava sul rapporto di sudditanza e di cittadinanza ed era conseguenza
dell'esistenza dello Stato. Partendo da questi principi, i socialisti della cattedra confutavano la
teoria del contratto sociale ed anche quella che concedeva allo Stato lunico scopo della
difesa, poich quelle idee applicate alla Scienza delle finanze avevano prodotto unimposta
che considerava il tributo quale uno scambio di servizi tra Stato e cittadino oppure come
premio di assicurazione.

In realt, limposta un obbligo e le sue caratteristiche sono:

Universalit: tutti devono pagarla (senza privilegi fiscali o politici). In passato questo principio
era stato violato, poich non pagavano gli appartenenti alla classe aristocratica, feudale,
ecclesiastica;
Uniformit: quando ogni individuo paga in misura della sua condizione economica. Quindi
limposta graduale in rapporto alla ricchezza (principio accettato).

Qual era la fonte dalla quale doveva prelevarsi il tributo? Cusumano dice che non bisogna
confondere:

Prodotto netto: era il soprappi del valore del prodotto sul costo di produzione (andamento di
un affare dal punto di vista delleconomia privata);
Reddito netto: era la somma dei beni economici che l'individuo poteva impiegare per la
soddisfazione dei suoi bisogni senza per questo diminuire la sua fortuna.

La scuola ricardiana aveva confuso le due espressioni e aveva considerato il reddito netto come la
parte che restava disponibile allindividuo dopo la soddisfazione dei suoi bisogni e quindi come la parte
su cui lo Stato poteva esercitare il diritto di confisca.
Secondo la nuova scuola etico-antropologica l'imposta invece di colpire il bene, il reddito netto,
doveva colpire la personalit economica in tutti i suoi impieghi e in tutti i suoi godimenti.
Qual il criterio per effettuare una giusta ripartizione dellimposta?

Per alcuni scrittori va calibrata allutilit ricevuta delle istituzioni;


Per altri economisti alle spese che i cittadini cagionavano allo Stato o al principio del valore
soggettivo della ricchezza;
Per Mill sulleguaglianza di sacrificio (sia per i ricchi che per i poveri).

Per Cusumano lerrore di queste opinioni stava nel considerare limposta una tassa.

3. Della ragione proporzionale o della ragione progressiva


Era pi giusta limposta proporzionale o progressiva per la giustizia tributaria?

Imposta proporzionale: il rapporto tra ci che si paga e ci che si possiede rimane


invariabile;
Imposta progressiva: la quota aumenta allaumentare della ricchezza. Ne sono a favore
Wagner, Schonberg perch permette di attuare una distribuzione equa della ricchezza.

Esistevano tre dottrine economiche:

Scuola ortodossa: a favore dellimposta proporzionale;


Teorici di due distinte correnti economiche: a favore dellimposta progressiva; una dal
lato fiscale (con aliquota limitata), laltra dal lato sociale (seguono la teoria delleguaglianza
di sacrificio e dellutilit relativa della ricchezza);
Terza dottrina, dellutilit sociale della giustizia legale (Flora): proponevano di
combinare luna e laltra.
Imposta proporzionale classi inferiori; Imposta progressiva classi superiori.

I critici dellimposta progressiva vedevano in essa un allargamento dellazione dello Stato; altri
ritenevano che fosse difficile da applicare.
Le riforme proposte - organizzazione dell'impresa, regolamentazione dei contratti di lavoro, legislazione
di fabbrica, questione sanitaria, politica monetaria, doganale - poich rispettavano l'essenza
dell'ordinamento economico erano ortodosse e si fondavano sull'essenza stessa delle scienze sociali. Di
nuovo c'era la certezza che la soluzione della questione sociale andasse cercata sul piano statale. Si
tendeva ad eliminare la conflittualit sociale mediante il miglioramento della qualit della vita e dei
costumi, il processo culturale, l'incremento del benessere e la formazione di uno Stato sociale.
La questione del fondamento scientifico e la reazione alla dottrina economica liberale erano elementi
essenziali per la programmazione di un intervento statale, volto ad accompagnare la radicale
trasformazione provocata dallaccelerata industriale e teso ad incanalare il potenziale rivoluzionario e a
mantenere e a rafforzare il sistema statale.

Cap. III DEL CATASTO E DELLE IMPOSTE DIRETTE E INDIRETTE


1. La perequazione fondiaria
Stabilito il principio che tutti dovevano pagare limposta in base alla capacit contributiva e che la
fonte normale dellimposta era costituita dal reddito nazionale (salario, interesse, profitto, rendita),
Cusumano fa una distinzione tra imposte:

Dirette: ricadono sul possesso (colpiscono persone, terreni, patrimonio, industria, professioni);
Indirette: cadono sulle azioni (colpiscono consumi, spese private, trasferimenti di propriet).

Cusumano, nel suo lavoro Catasto, perequazione fondiaria (scritta in occasione della legge sulla
perequazione fondiaria del 1886), aveva posto lesigenza di una riforma tributaria che rivedesse lintero
impianto delle imposte dirette ed indirette ed aveva ritenuto giusto lintento di procedere ad una
precisa individuazione degli estimi catastali. Il Senato nel 1886 approv la perequazione fondiaria
(distribuzione equa) che prevedeva lavvio di un catasto generale geometrico, particellare ed
estimativo.
Approvata la legge, Cusumano era intervenuto con un commento sullimposta sul patrimonio, che
consider la pi semplice forma di tassazione.
In un primo momento la tassazione veniva stabilita con valutazioni approssimative della ricchezza o in
base alle dichiarazioni dei contribuenti. Man mano che era avanzato il processo industriale, erano sorte
differenze ragguardevoli sia nella coltura dei terreni sia nellesercizio delle industrie e
contemporaneamente si erano moltiplicate le spese pubbliche. Pertanto era aumentato il bisogno di
proventi fiscali.
Limposta generale sul patrimonio si era specificata sempre di pi, strutturandosi, in maniera pi
efficace, sui terreni, sui fabbricati, sulle industrie, sulle professioni e sul capitale.
Cusumano ravvis un primo miglioramento con la formazione dei catasti. Limposta fondiaria era
stata la prima fra le imposte dirette speciali a divenire il centro di formazione dellintero sistema
riferendosi ora alla rendita o al reddito dominicale dei terreni ora a tutto il prodotto dellagricoltura.
Quando la coltivazione delle terre era diventava intensiva e si erano impegnati in essa capitali cospicui,
la produttivit territoriale si era differenziata tra luogo e luogo e la rendita era variata per coltura,
distanza, ecc.
Di conseguenza i metodi valutativi erano diventati insufficienti e avevano ceduto il posto a valutazioni
pi precise quali il catasto geometrico o particellare. Diverse erano le obiezioni avanzate verso il

catasto per la sua formazione lenta e costosa, per la sua difformit da luogo a luogo e per la sua
staticit.
Per Cusumano il catasto rappresentava unopera di civilt e di progresso e aveva il compito di
determinare lestensione della superficie, la coltivazione e il valore dei prodotti, allo scopo di fissare
unimposta di base, reale e fissa.
Cusumano diceva che il catasto poteva rimanere in vigore solo rinnovandosi e modificandosi in
relazione ai mutamenti che si verificavano nelle propriet (per mezzo delle volture catastali);
tramite le lustrazioni censuarie (riferite ad un periodo di 5 anni su richiesta delle parti e che
stabiliscono laumento o la diminuzione del reddito dei terreni); per mezzo delle rettifiche periodiche
imposte da enti imponibili, dallintroduzione di nuovi soggetti o dalle correzioni.

2. Dal reddito dellarea al reddito edilizio


Prima della creazione del catasto uniforme in tutto il paese, vigeva limposta sui redditi dei
fabbricati. In un primo momento confusa con limposta sui terreni, poich i fabbricati erano
considerati come accessori del terreno o come capitali impiegati nel terreno.
In una seconda fase, con la formazione delle grandi citt, limposta sui fabbricati venne separata da
quella sui terreni, ma larea venne considerata come terreno arativo, soggetta a imposta. Si valutava
con la posizione e il numero delle porte, finestre, focolari, numero di stanze.
Nella terza fase limposta cominci a comprendere sia il reddito dellarea sia il reddito edilizio. Si
tenne conto delle case di abitazione, lindice degli affitti, le dichiarazioni dei contribuenti e si eseguiva
una classificazione degli oggetti tassabili.
Per Cusumano il principio della tassazione speciale doveva essere esteso anche alle aree urbane in
maniera differenziata rispetto alle aree rurali, in quanto queste aree, grazie allaumento
dellurbanizzazione avevano moltiplicato il loro valore.
Molti speculatori, approfittando della penuria di abitazioni, in un primo momento acquistavano a poco
prezzo delle aree urbane che poi in un secondo momento rivendevano ottenendo un cospicuo
guadagno. Da questo derivava limposta sulla rendita urbana. Tra propriet fondiaria e urbana ci
sono delle notevoli differenze, ma la prima era pi importante.
La rendita di posizione, dovuta a cause economiche generali, ad esempio laumento della
popolazione e limpossibilit di fare concorrenza alcuna nella posizione in cui si trovava la propriet,
consentiva, secondo Wagner, ai proprietari di case di acquisire redditi che non provenivano n dal
lavoro, n dal risparmio e che erano pi alti nella propriet urbana rispetto a quella rurale, perch
questa, a differenza dellaltra, non necessitava di interventi continui. Non solo laumento della domanda
ma anche la diminuzione dellofferta faceva crescere questi prezzi; lesperienza dimostrava che si
ricavavano grandi profitti acquistando terreno e non vendendolo.
Nelle citt era possibile l'aumento del valore del proprio fondo senza lavoro. La propriet urbana
godeva di una posizione di monopolio che determinava la mancanza degli alloggi, poich da una parte i
possessori di tali aree di fabbricazione erano pochi e queste erano in quantit limitate, mentre il
bisogno di alloggi e la domanda erano illimitati. Inoltre c' una grande differenza tra propriet urbana e
propriet rurale. In quest'ultimo caso era richiesto un continuo impiego di capitali e un continuo lavoro
del proprietario. Al contrario, i capitali fissi nella propriet urbana non esigevano questa continua
attivit. L'azione del proprietario si limitava ad una debole sorveglianza dell'edificio. Era in conseguenza
di questi fatti che Wagner proponeva l'estensione del diritto di espropriazione alla propriet urbana.
Diverso il discorso relativo allimposta sui fabbricati. I fabbricati andavano distinti tra quelli destinati
allabitazione degli stessi proprietari e quelli concessi in affitto.
Limposta sui fabbricati, mediante la legge del 1865, divenne la pi gravosa tra le imposte dirette.
Secondo Cusumano non esente da difetti per due motivi:

Limposta colpiva maggiormente le regioni a popolazione agglomerata, cio lItalia meridionale,


poich considerava ricchi i comuni grossi e poveri i comuni piccoli e a popolazione sparsa;
Non erano esenti da imposta i fabbricati appartenenti ai minimi redditi.

Cap. IV DALLO STATO ASOCIALE ALLO STATO DI DIRITTO SOCIALE


1. La ragione dellimposizione sui beni mobili
Le prime imposte sul reddito dei beni mobili sono state approvate in Italia nel 1877. I redditi erano
stati ripartiti in quattro categorie:

Capitalistici (interessi e premi sui titoli, decime, censi);


Industriali (profitti provenienti dallattivit industriale);
Professionali (stipendi, retribuzioni, salari);
Provenienti da stipendi, pensioni;

Limposta, implicando una forzata riduzione delle rendite pubbliche, era un diritto di imposizione
esercitato sui cittadini. Si svilupp un dibattito tra:

Sostenitori di un intervento dello Stato asociale;


Fautori dello Stato di diritto sociale.

Il Medioevo aveva lasciato in eredit ai tempi moderni la soluzione di due grandi problemi:

Rendere pi forte lo Stato (aveva prodotto il mercantilismo e la teoria della prosperit);


Sviluppare il principio della libera personalit impedito dalle corporazioni (teoria del
contratto).

La discussione sullorigine, sulla natura e sugli scopi dello Stato era stata profondamente influenzata
dalla teoria del contratto che ne poneva il fondamento in uno o pi contratti sociali espressi o taciti
tra gli uomini. Pertanto non si riconosceva la necessit dello Stato che veniva considerato un prodotto
dellarbitrio umano, un bisogno causale ed esterno. Esso era qualche cosa di esterno, di accessorio, un
nemico della societ da ridurre al minimo.
La teoria del contratto, i cui primi germi si trovavano in Grozio, era stata sostenuta in Inghilterra da
Hobbes favorevole allassolutismo del Principe, ma anche da Locke che sosteneva una tesi opposta; in
Francia da Montesquieu e da Rousseau con la sua teoria del contratto sociale. Il concetto
fondamentale di questa dottrina era che limposta costituiva una specie di scambio fra lo Stato e gli
individui secondo una norma convenzionale che era quella dei servizi scambievoli; lo scambio si
realizzava fra il contributo pagato da ciascun individuo e il servizio o vantaggio ottenuto.
Lo Stato era destinato soltanto alla difesa di questo vivere conforme alla ragione, il suo unico scopo era
la difesa del diritto dei singoli.
Lo smithianesimo, per Cusumano, non rappresentava che una logica applicazione delle teorie
individualistiche che dominavano nel XVIII secolo nella Filosofia del diritto. Il punto di vista da cui
parte Smith, infatti, sono gli individui considerati separatamente e non nella loro totalit; il concetto
atomistico dello Stato domina il suo sistema.
Cusumano insiste sull'interdipendenza dei due sistemi:

Il razionalismo politico fonda la societ sul contratto del diritto;


Il razionalismo economico sul contratto di scambio.

Il vantaggio privato vale nell'uno e nell'altro caso come la causa ed il legame della comunit. Pertanto,
entrambi i sistemi considerano le imposte come il contributo versato dai singoli allo Stato in cambio
dei servizi ricevuti.
Un lungo discorso, quello di Cusumano, volto a dimostrare che il sistema economico di Smith
corrispondeva alle teorie politiche dei suoi tempi. Il che valeva a dimostrare la verit relativa del suo
sistema e quindi l'errore dei suoi discepoli, i quali lo avevano voluto innalzare a verit assoluta,
ritenendo che le teorie di Smith valide per quei tempi, potessero essere applicate a situazioni e a
tempi diversi.

Le teorie politiche del XVIII secolo e quella del contratto sociale, peraltro, non erano durate a lungo
nella Filosofia del diritto. La teoria del contratto sociale era stata combattuta da tante scuole.
Queste scuole venivano accomunate da Cusumano non solo per il dichiarato intento di combattere e
ritenere falsa la teoria del contratto sociale, ma anche per il riconoscimento della necessit di un
legame positivo e interno tra lo Stato e l'individuo da sostituire al legame esterno, casuale ed
arbitrario, proprio delle teorie contrattuali. Allo Stato astratto di diritto bisognava sostituire lo Stato
del diritto dellumanit.
Lo Stato aveva per suo scopo quello del diritto, ma nel suo pi alto concetto di ordinamento della vita
economica e sociale. Quindi era legittima e giusta, per Cusumano, la reazione alle idee sullo Stato di
Smith e dei suoi seguaci. La consonanza tra le idee della nuova scuola tedesca e quelle della Filosofia
del diritto dimostrava la necessit di abbandonare le vecchie opinioni che avevano soltanto un valore
relativo nel secolo XVIII.
Le teorie di Smith erano un prodotto dei suoi tempi e corrispondevano pienamente alle esigenze di
unepoca in cui si era verificato lo sviluppo industriale ed era nota la necessit di abolire tutti gli
ostacoli che si opponevano alle libert.
Ma dopo Smith la situazione dellindustria era cambiata ed erano sorti nuovi bisogni. Questi
cambiamenti avrebbero dovuto spingere i suoi discepoli a modificare le teorie del maestro; essi invece
agirono in senso opposto ed elevarono a teorie assolute quelle che erano soltanto teorie relative.
A questa applicazione di una teoria per nulla rispondente alla realt si erano opposti i nuovi economisti.
Un'opposizione per Cusumano quanto mai giustificata dall'esigenza di un ritorno al vero metodo, cio
l'indagine dei fatti; dall'aspirazione a trarre le conclusioni dall'esperienza e a fondare le nuove proposte
sui bisogni della vita reale, cos come aveva fatto un secolo prima Smith. All'idealismo e all'astrattismo
si sostituisce il realismo. Contro questo metodo di trattazione era insorta la scuola storica che
esaminava l'uomo reale e storico, prodotto della storia e della civilt.
La questione pi difficile da risolvere era la tassazione dei redditi salariali:

Pescatore aveva proposto lesenzione assoluta. Il salario si pu dividere in due parti:


- Indispensabile alla sussistenza;
- Per soddisfare i bisogni imprevisti.

Per Cusumano il salario (come tutti gli altri redditi) avrebbe dovuto essere colpito da
imposta; tuttavia dal momento che in Italia parte del salario degli operai veniva speso per
lacquisto di beni di prima necessit (quindi indirettamente tassato) ne deriva la necessit di
escludere unimposta diretta per evitare una doppia tassazione.

Cusumano ritiene che la legislazione tributaria italiana contenga grandi sperequazioni:

Salariati governativi, impiegati pagano per lintero ammontare dei loro redditi;
Percettori di redditi industriali e di onorari professionali riescono a nascondere la met
dei loro redditi.

2. I fondamenti etico-giuridici delle imposte


La questione del rapporto tra economia e morale, finanza ed etica non era nuova nella storia della
scienza. Ma erano stati soprattutto gli economisti di Francia a propagandare queste idee e a dare a
questo indirizzo il nome di tendenza economica moderna. Ad essa - sostiene Cusumano - si era
associata la nuova scuola economica della Germania unanime nel ripetere le obbiezioni del
materialismo e nel provare la necessit di una giusta unione dell'economia politica con la morale, della
finanza con letica.
Schaffle aveva elaborato uneconomia etico-antropologica, ossia uneconomia politica che aveva
come punto di partenza e come scopo finale luomo, considerato a torto dagli smithiani come un mezzo

di produzione, e non la ricchezza o la crema (lo Stato aveva il dovere di intervenire per assicurare gli
interessi etici della nazione anche a costo di trascurare laumento della ricchezza).
Per Schonberg il principio etico si basava non solamente sulla massima produzione della ricchezza,
ma anche da una sua giusta ripartizione. Dall'ammissione di questo principio, ne derivava che
l'economia politica non doveva prestare interesse solo alla produzione dei beni, ma anche al loro
consumo; che non doveva considerare il lavoro come pura forza produttiva, ma come parte della vita
dell'uomo.
Sismondi aveva riconosciuto che la questione pi importante della scienza non era l'aumento della
ricchezza a qualunque costo, ma una buona divisione dei beni.
Si trovava in germe, nelle teorie di Smith, la falsa idea di considerare il valore come unico scopo della
scienza, di apprezzare il lavoro come mezzo per l'aumento del valore, di dimenticare gli scopi dell'uomo
e di fare dell'economia politica una scienza al servizio del capitale.
Socialisti e comunisti avevano indirizzato le loro critiche contro i due sommi principi: la propriet
privata mobile ed immobile e la libert personale. Questi stessi principi erano stati fatti segno ad
alcune obbiezioni anche da parte dei socialisti della cattedra che avevano ammesso la possibilit
della loro mutazione contro il partito economico, che aveva considerato l'attuale diritto di possedere
come naturale e fondato sopra base immobile.
Tutti i socialisti cattedratici erano unanimi nel combattere la libert economica del sistema
industriale; cio la libera concorrenza, la libert del contratto di lavoro, la libert del
commercio che non erano altro che il dominio del forte sul debole.
N meno dannose erano le conseguenze della libert economica internazionale; essa minacciava
lesistenza delloperaio facendo abbassare il suo salario al minimum, al cos detto salario della
fame. Per vincere la concorrenza straniera, per far diminuire il prezzo dei prodotti, limpresario
nazionale ricorreva alla diminuzione dei salari, allimpiego di donne e bambini.
La questione sociale - dice Cusumano - allora questione di divisione di beni; ora gli economisti
della nuova scuola tedesca stavano portando avanti il discorso e si stavano chiedendo se il salario
dovesse crescere a costo del capitalista o a costo del consumatore o per mezzo dell'intervento dello
Stato.
I socialisti della cattedra continuavano a dire che la propriet era storica e come tale poteva subire
modificazioni. Riforme e limitazioni del diritto assoluto di propriet erano proposte dagli economisti
tedeschi e dalla stampa democratica e sottoscritte da Cusumano, poich non si trattava di abolire quel
diritto ma di riformarlo.
La proposta di Wagner circa l'espropriazione della propriet urbana era relativa alle circostanze e non
assoluta e non portava al comunismo.
Nel sistema tributario italiano a prevalere erano le imposte indirette sia per la facilit di
riscossione, e per la loro elasticit e per larghi proventi che davano al fisco. Suddivise in imposte
sullo scambio di ricchezza e imposte del consumo di ricchezza, colpivano il reddito nel momento
in cui si trasferiva per compravendita o successione, e nel momento in cui si spendeva e si consumava.
Non tutti gli economisti erano daccordo sullimposta di compravendita perch il trasferimento di
propriet non implica un aumento della ricchezza, ma uno spostamento di beni.
Per Cusumano tale imposta trovava il suo fondamento giuridico nellaumento di ricchezza (che i
contraenti possono vendere o scambiare). un guadagno di congiuntura, cio che non frutto del
lavoro.
Il fondamento giuridico dellimposta di successione stava in una specie di transazione tra lo Stato e il
cittadino, mediante la quale lo Stato lasciava al cittadino il possesso dei suoi beni per tutta la vita, ma
a condizione che venisse pagata unimposta nel caso di successione testata o intestata.
Mill e Wagner sostenevano che doveva essere applicata unaliquota progressiva in base al rapporto di
parentela e lentit della ricchezza (applicato in Inghilterra e Germania).
In Italia, con la legge del 1862, si considera solo il grado di parentela. Solo nel 1902 veniva introdotta
la progressione in rapporto alla ricchezza.

Cap. V Dei bisogni straordinari e delle entrate pubbliche straordinarie: alla


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1. I prestiti pubblici
Lo Stato ricorre alle entrate pubbliche straordinarie per provvedere ai suoi bisogni, come la
costruzione di strade ferrate di linee telegrafiche.
Molte le fonti delle entrate straordinarie tra cui lalienazione del demanio, il ricorso allemissione di
carta moneta, i prestiti pubblici.
Il ricorso al credito pubblico era diventato frequente nellepoca moderna ed era il mezzo pi efficace.
Si parl a lungo dei vantaggi e degli svantaggi del credito pubblico. Le opinioni si potevano
riassumere in quattro scuole di pensiero:

Economisti francesi (tra i quali Voltaire): erano favorevoli ai prestiti pubblici;


Scuola composta da Smith, Ricardo: erano contrari ai prestiti pubblici per le conseguenze
negative (dissipazione del pubblico denaro, diminuzione del capitale nazionale destinato alle
industrie);
Scrittori tedeschi: si erano chiesti se lo Stato, avendo bisogno di denaro, dovesse ricorrere
allaumento delle tasse o ai prestiti pubblici. E Cusumano esponeva la tesi di Wagner:
ricorrere ai prestiti pubblici solo per provvedere alle spese straordinarie;
La quarta scuola condannava i prestiti pubblici perch portavano a una sorta di schiavit di
censo finanziario (una parte del popolo che lavorava era obbligata a pagare allaltra che non
lavorava) ed anche a un aumento del debito pubblico per lirregolare erogazione dei servizi
pubblici.

2. Tra teoria e prassi: argomentazioni conclusive


Affermata la necessit della riduzione del debito pubblico e di una programmazione delle entrate e delle
spese pubbliche, nella conclusione delle Lezioni di Cusumano evidente la compresenza di elementi
diversi:

La realizzazione di beni e servizi pubblici;


Lesigenza di effettuare spese secondo principi economici;
La credenza nellintervento dello Stato;
Il tentativo di trovare una strada per liberarsi dal debito pubblico.

Cusumano si preoccupa di tutti gli strati sociali senza intaccare lefficienza del sistema economico.
Risolveva le disuguaglianze con la perequazione fiscale. Sul piano teorico e pratico si rif a Mill,
Wagner, Sax.

Parte II La Finanza fiscale di Federico Flora


Cap I. - LA FINANZA FISCALE E LA QUESTIONE SOCIALE
1. Lera tributaria sociale
Pubblicata nel 1897, La finanza e la questione sociale rappresenta un atto daccusa alla finanza
sociale, che stava mettendo in pericolo lunit politica e sociale del paese.
Le finanze degli stati contemporanei erano compromesse dal costante aumento delle spese militari e
dal Socialismo di Stato. Ci portava ad un continuo aumento del debito pubblico.

Contrariamente a Cusumano (finanza sociale), Flora vuole creare una finanza fiscale che ha come
obiettivo quello di soddisfare i bisogni collettivi.
Wagner aveva parlato di era tributaria sociale, contrassegnata dalla prevalenza dellimposta
politico-sociale sullimposta fiscale e nella quale i socialisti vedono una fase evolutiva, di conquista
del potere politico.
Il fatto che lo Stato, grazie ad una politica sociale mirante ad ottenere il livellamento delle classi sociali
potesse ridistribuire le ricchezze, era un danno per leconomia e la negazione della libert.

2. Per una finanza sociale


Accomunato il socialismo allancien rgime, Flora accusava i socialisti di aver dimenticato i principi
delluniversalit e delluguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge.
Luguaglianza di fronte alla legge era, per Flora, uno dei cardini principali di una societ ben
amministrata. La mancata osservanza della realit e oggettivit dellimposta, faceva s che tutte le
imposte basate sulla progressivit venissero usate a beneficio delle classi lavoratrici e diventavano
un mezzo per risolvere la questione sociale e portare ad un innalzamento delle classi pi disagiate.
Attraverso limposta i democratici ed i socialisti cercavano le soluzioni per risolvere la questione
sociale:

Democratici: vedevano nellimposta un mezzo per correggere le sperequazioni distributive;


Socialisti: vedevano nellimposta un passo verso leguaglianza assoluta.

Ma, secondo Flora, a causa di questa politica attuata dal governo a favore delle classi pi disagiate, ci
sarebbero state delle cruente lotte intestine che sarebbero sfociate nel dispotismo.
Un tempo gli stati patrimoniali e assolutistici pretendevano il pagamento di tributi senza offrire nulla in
cambio. Soltanto negli stati assolutistici i nobili non versavano tributi, ma al bisogno appoggiavano
militarmente i re.
Questi regimi politici furono abbattuti dalla Rivoluzione francese che sostituiva alla sovranit del re
quella della nazione, che considerava tutti i cittadini uguali davanti alla legge e esercitava il suo
mandato per mezzo di rappresentanti che non erano eletti in base alla classe sociale di appartenenza.
Perch Flora accomuna il socialismo allancien rgime? Esso divideva la societ in classi e limposta
era personale (e non reale). Nel suo saggio, Flora si rivolge positivamente alla Rivoluzione francese:
essa ha il merito di aver distrutto lantico regime, di aver cambiato limposta, che ora grava su tutti e
non esistono classi privilegiate esentate dal pagarla.
Le imposte che prima venivano riscosse senza limiti, ora si limitavano a quelle necessarie per la
produzione di servizi pubblici.
Luniversalit e uguaglianza dellimposta era la grande conquista della Rivoluzione francese. La
Francia aveva fatto trionfare una nuova concezione finanziaria, i principi di libert e uguaglianza. Da
ci, secondo Flora, la proporzionalit dellimposta.
Completamente diverso il concetto sociale dellimposta. Limposta politico-sociale era una vera
e propria confisca, con cui la democrazia, in opposizione ai principi della Rivoluzione francese, usava la
forza impositiva del tributo per favorire le classi pi povere. Ma questo andava contro i principi del
diritto dello Stato moderno che prevedeva luguaglianza politica e civile di tutti i cittadini, ma non
quella economica che derivava da cause naturali.
Per Flora, la divisione delle classi, politicamente sparita, continuava ad esistere nel campo sociale. Una
societ senza lotta per lesistenza, senza conflitti dinteresse, senza concorrenza nella produzione era
destinata a morire. In una societ egualitaria impossibile assicurare la libert.

La diversa distribuzione della ricchezza generava delle classi e non delle caste, pertanto il danno
derivava dal fatto che agli uomini non bastava soltanto luguaglianza nella libert, ma volevano anche
quella nella ricchezza; per, a causa del nuovo ordinamento politico-sociale che permetteva a tutti di
entrare a far parte dellattivit economica, questuguaglianza di ricchezza veniva sempre pi a
mancare. Libert ed uguaglianza economica sono per natura agli antipodi, infatti la prima un istinto
naturale, la seconda un concetto astratto.

3. Democrazia o dispotismo?
La democrazia, pi che figlia della Rivoluzione, era la sua negazione, poich poggiava i suoi
fondamenti, anzich nella giustizia, sul diritto della forza, generando il socialismo.
I socialisti francesi, secondo Flora, avevano confuso la democrazia con il liberalismo.
Il liberalismo, al contrario della democrazia, voleva restringere le funzioni dello Stato.
In sostanza il liberismo era riformatore, la democrazia rivoluzionaria.
I democratici avevano mostrato di amare luguaglianza pi della libert e poich luguaglianza
stessa non si poteva mantenere senza la soppressione della libert, la democrazia, cercando di
socializzare la ricchezza tramite lo Stato, stava creando il dispotismo di classe.
Secondo Alexis de Tocqueville, la democrazia aveva due grandi passioni:

Amore delleguaglianza (pi della libert):


Amore sfrenato per i possedimenti naturali.

Flora, oltre a non inserire la componente sociale nei processi economici, pensa che deve essere
lasciato fuori il momento etico.
La funzione etica dellimposta preannunciava il dispotismo, che altro non era che invidia
democratica derivante dal fatto che alcuni, oltre ad avere il necessario, avessero anche il superfluo.
Limposta quindi era un mezzo illegittimo di perequare le differenze economiche, in quanto queste
derivavano dalla libert civile o da disuguaglianze naturali.
Lo Stato moderno doveva essere la personificazione del diritto che doveva attivare la libert sociale,
affermando luguaglianza degli individui davanti alla legge, non tutelando gli interessi di una singola
classe, ma rimanendo al di sopra di questi e garantendo a tutti lo stesso trattamento.
Obiettivo dello Stato era quello di garantire i diritti di tutti, di dettare le leggi di coesistenza ed
equilibrio delle diverse classi sociali e di tutelare i diritti delle minoranze.
Per Flora, la legge tributaria doveva esser uguale per tutti e consentire a tutti di potere raggiungere
le proprie aspirazioni. Inoltre, doveva essere sottratta allinfluenza delluno o dellaltro gruppo
interessato ad assicurarsi limmunit tributaria (protezionisti, socialisti agrari, industriali).
Limposta etica sminuiva lazione giuridica dello Stato a favore di una o di unaltra classe ed era
contraria al principio di propriet sancito dal diritto del cittadino di votare liberamente le imposte.
Il principio di propriet era visto da socialisti e comunisti come causa di ingiustizie e miseria, ma
senza una propriet stabile, lindustria agricola sarebbe entrata in crisi e mancando le materie prime
alle industrie manifatturiere e i prodotti al commercio, si sarebbe avuta una regressione della civilt.
Lindustria agricola abbisognava di sforzi continui e di grandi capitali per potere ottenere risultati utili;
ma in mancanza di propriet tutto questo non risulta fattibile perch la terra non viene curata e risulta
improduttiva, accentuando ancora di pi la miseria.
Limposta, anzich rappresentare la realizzazione del principio di giustizia, sarebbe stata uno
strumento di oppressione esercitato dalle classi dominanti, un tributo pagato da una classe ad unaltra
come nellantico regime. Con la differenza che il diritto divino del re sarebbe stato sostituito con quello
delle maggioranze parlamentari. Sarebbe stato lennesimo sfruttamento delle classi pi povere: in altre
parole si sarebbe tornato al vecchio regime di oppressi e oppressori.

4. Il nuovo dispotismo sociale

Nei suoi articoli, Flora avvertiva i lettori che il nuovo dispotismo che minacciava la societ non era
quello del potere assoluto, ma di un nuovo tipo di dispotismo democratico sociale ancora pi
ambiguo: il proletariato, che una volta pervenuto al potere con la nuova legislazione tributaria,
avrebbe cercato di raggiungere luguaglianza della ricchezza causando, con la reazione dei ricchi, una
guerra civile che avrebbe dato luogo ad un incontrollato dispotismo.
Quindi, lo Stato doveva proteggere la propriet contro gli eccessi democratici e le aspirazioni del
socialismo, che basando la legislazione tributaria sulla volont della maggioranza dei cittadini, ma
non alla giustizia, avrebbe costituito per le minoranze una condizione simile alla peggiore delle
tirannidi.
Flora, temeva pi di ogni altra forza politica, la democrazia radicale e sociale, che in nome della
maggioranza calpestava il principio di giustizia, accomunando la propriet e sopprimendo la libert,
principio basilare della civilt.
Il diritto elettorale, a parere di Flora, non vedeva la realt per come essa , anteponendo il ruolo
degli individui a quello delle funzioni, curando gli interessi particolari invece che quelli della collettivit,
vedendo negli individui numeri politicamente uguali e non elementi sociali, al contrario di quanto
accade in natura in cui la disuguaglianza la costante.

Cap. II. - DALLA FINANZA DEMOCRATICA ALLA FINANZA RADICAL-SOCIALISTA


1. La finanza democratica sociale
Democratici, radicali, socialisti in qualche modo accettavano la finanza sociale, perch correggeva
la ripartizione delle ricchezze.
La finanza sociale mirava dapprima a convertire il capitale privato in collettivo, poi propugnava le
imposte generali sullentrata e sul patrimonio e infine patrocinava le imposte sulle successioni, sul
reddito e sul capitale. Era la finanza dei governi che non rispettavano la giustizia, la libert e la
propriet.
Inizialmente con la scusa della pacificazione sociale, riducevano le imposte indirette, sgravavano
fortemente le imposte sul reddito e esentavano dai tributi i salari della classe lavoratrice.
Per Flora le imposte indirette erano frutto della necessit di reperire i fondi necessari allo Stato e per
questo motivo dovevano colpire la totalit dei redditi, in modo da non gravare sulla ricchezza,
assicurando la crescita del capitale.
La democrazia radicale era favorevole allabolizione delle imposte indirette sui consumi necessari,
perch colpendo i bisogni e non la ricchezza, abbassavano il tenore di vita delle classi lavoratrici.
Questo, per, significava rinunciare a tassare lintero reddito nazionale che era costituito per la
maggior parte dai salariati e ad esentare anche i ricchi dal pagamento di tasse sul consumo di beni
necessari.

2. Limposta generale sul reddito


I liberali, tra cui Flora, erano favorevoli alla tassazione dei beni di consumo necessari (sale, pane,
carne, ecc.), ma contrari alleccessiva crescita delle imposte indirette rispetto alle imposte dirette,
come era successo in Italia dal 1871 al 1887, dove le imposte indirette erano cresciute in maniera
pi che doppia rispetto a quelle dirette. In Inghilterra, nello stesso periodo, le imposte indirette
erano cresciute di poco, mentre le imposte dirette erano raddoppiate.
Per compensare ai danni fiscali derivanti dallabolizione delle imposte sui consumi necessari, la
democrazia radicale proponeva limposta unica sul reddito e le imposte sul lusso.
Per Flora, limposta unica sul reddito non avrebbe avuto successo perch si basava sulle denunce
dei contribuenti, che non avrebbero mai dichiarato il vero, costringendo lo Stato a ricorrere a metodi di

indagine ingiusti e oppressivi. In ogni caso questimposta sarebbe stata tanto alta da risultare
improponibile.
Per quanto riguarda limposta sul lusso, Flora era contrario, in quanto sarebbe stato difficile
individuare i beni di lusso da tassare e se un bene di consumo necessario potesse diventare di lusso.
Soltanto pochi oggetti possono essere annoverati con sicurezza: gioielli, sete, frutti esotici, vetture,
ecc. Da ci limproduttivit perch si limitano a pochi prodotti e le persone ricche sono una minoranza.
Le imposte sul lusso non erano fonte di alti profitti per lo Stato, ma servivano solamente a
dimostrare il principio giuridico delluniformit dellimposta e delluguaglianza e come diceva
Flora si trattava di Finanza Platonica che non sarebbe servita per raccogliere i fondi di cui
abbisognava lo Stato. In pratica i governi avevano imposto un tributo generale sul reddito desunto non
da dichiarazioni, ma da dati concreti e sicuri.

3. La finanza platonica
Flora accusa i socialisti di fomentare lodio di classe e di mirare allespropriazione dei capitalisti.
La finanza sociale, oltre alle riforme, proponeva organismi tributari che correggevano la distribuzione
delle ricchezze a profitto dei lavoratori e a danno dei capitalisti.
Limposta sul capitale fisso (terre, miniere, fabbricati, ecc.) era favorita dai socialisti perch
esentava totalmente i redditi da lavoro, colpendo esclusivamente i capitalisti. Questo tipo di imposta
per si rivelava improduttiva in quanto i redditi forniti erano di gran lunga inferiori a quelli ricavati dal
lavoro che era quindi unassoluta necessit non esistendo capitali che producevano senza laiuto del
lavoro.
Flora critica:

Socialisti francesi: attendendo lespropriazione dei capitalisti, chiedevano limposta sul


capitale per avviare unopera di livellamento;
Socialisti tedeschi (Wagner): distinguendo tra capitale categoria logica e capitale
categoria storica o giuridica, sostenevano limposizione di questultimo.

una finanza platonica o chimerica perch non obbiettiva e fiscale come quella di Flora.
Limposta sul capitale per Flora improduttiva perch i redditi sono inferiori a quello del lavoro.
Flora dice che la colpa dei socialisti era quella di voler colpire il capitalista e il capitale, e ricorre
alle imposte sulle successioni.
Limposta di successione era il mezzo preferito dai socialisti per colpire i capitalisti, che
invocavano in un primo momento di sottoporre le successioni testamentarie ad un saggio dimposta
elevatissimo che avrebbe portato allo Stato grandi profitti, e poi in un secondo momento, una volta
andati al potere la soppressione delle forme ereditarie a favore dello Stato.

Le concezioni sulle tasse ereditarie erano due ed opposte fra loro:

Nella finanza fiscale era collocata fra le imposte indirette ed era nata come un mezzo per
correggere le sperequazioni inerenti i tributi diretti;
Nella finanza sociale era il mezzo per riuscire ad uniformare la distribuzione della ricchezza ed
era considerata come una conseguenza del diritto ereditario dello Stato sui beni dei cittadini.

Per i socialisti leredit era alla base dellineguaglianza fra i cittadini perch le differenze economiche
non rispecchiavano le differenze nelle facolt naturali di ognuno, ma erano il prodotto di differenze
create dalla violenza della legge.
Per Flora bisognava distinguere fra eredit testamentaria e eredit legittima:

Leredit testamentaria agiva come stimolo al risparmio e alla produzione di ricchezze, che
nel caso in cui non potessero essere trasmesse agli altri non sarebbero prodotte; il diritto di
poter avere la piena disponibilit dei propri beni era uno dei punti principali del diritto di
propriet riconosciuto dallo Stato.
Nel caso di eredit legittima, mancando la volont del defunto di trasferire ad altri i propri
beni, questi diventavano propriet dello Stato perch:
- Scaturiti dal suo lavoro che era stato fatto in condizioni sociali di sicurezza garantiti dallo
Stato;
- La produzione della ricchezza non sarebbe venuta meno con la soppressione delleredit
legittima in quanto lo Stato subentrava al defunto e disponeva dei suoi beni.

Per quanto riguarda le eredit testamentarie erano da respingere le imposte progressive e le


limitazioni sulluso dei beni ereditati, perch nel giro di qualche anno la materia imponibile sarebbe
scomparsa con grave danno per la societ.
Flora ammette
testamentarie.

limposta

progressiva

solo

sulle

eredit

legittime,

ma

non

su

quelle

4. Il sistema progressivo
Flora critica il sistema progressivo, perch vede in esso linizio della penetrazione delle questione
sociale nella finanza.
Limposizione progressiva, per Flora, era un espediente richiesto da alcune classi per godere
dellimmunit tributaria e per frenare la crescita dei capitali privati.
Flora era contrario allimmunit tributaria perch era incompatibile con lessenza giuridica dello
Stato moderno, sia perch colpiva, al contrario dellimposta proporzionale, solo i redditi pi alti, sia
perch colpiva la ricchezza non per come era prodotta, ma per come era distribuita.
Dalle statistiche ufficiali, inoltre, era dimostrato il fatto che se fossero stati solo i ricchi a pagare le
imposte, le risorse dello Stato sarebbero presto scomparse. I socialisti ritenevano che limposta
progressiva dava luguaglianza economica, dal momento che i ricchi diventavano sempre pi ricchi ed
i poveri sempre pi poveri. Niente di pi falso per Flora: la concentrazione delle ricchezze era
necessaria per il progresso, per assicurare la continuit e consistenza allo Stato.
Per Flora il compito delleconomista era quello di fare combinare armoniosamente e non violentemente
le ineguaglianze. I collettivisti ritenevano che limposta progressiva dovesse servire a restituire alla
nazione tutto quello che le apparteneva. Tutto doveva appartenere allo Stato: industrie, terra e
strumenti produttivi che essendo in mano ai privati avevano causato la servit economica delle classi
lavoratrici. Per realizzare questo ci sarebbe voluto laumento della produzione, labolizione degli eserciti
permanenti, la nascita di grandi monopoli fiscali e la nazionalizzazione del suolo. Per la definita confisca
del capitale privato, non bastando pi limposta, si sarebbe fatto ricorso alluso della forza.
Per Flora questo era la negazione della finanza stessa in tutte le sue forme, fiscale e sociale;
mancando infatti la propriet privata, non vi sarebbero state pi imposte e lo Stato sarebbe divenuto
lunico proprietario che dopo avere generato la totalit del prodotto, lo avrebbe diviso fra tutti i
cittadini, dopo avere tolto le somme necessarie per le spese generali e per il reintegro del capitale
nazionale.

Cap. III - PESSIMISMO, ANARCHISMO, COLLETTIVISMO


1. La crisi morale della societ contemporanea

Flora dedica un capitolo della sua opera La finanza e la questione sociale alla crisi morale della
societ contemporanea.
La questione sociale una questione morale, prima ancora che economica.

Il malessere sociale della societ non derivava secondo Flora dal crescente divario fra ricchi e poveri,
dalle disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza o dalle migliorate condizioni economiche del
proletariato, ma dalla sproporzione fra i desideri e i mezzi e quindi si trattava di un problema
psicologico la cui soluzione era una questione di igiene morale.
Da questa sproporzione fra i desideri e i mezzi derivavano le quattro grandi produzioni filosofiche e
sociali dellet contemporanea:

Pessimismo ricerca la natura intima del desiderio e dichiara insolubile il problema;


Socialismo esamina i mezzi e risolve il problema con laccrescimento immediato di questi
ultimi;
Anarchismo mistico o Tolstoismo ritorna allesame del desiderio e propone la rinuncia
assoluta ai desideri, ai bisogni creati dalla civilt;
Anarchismo rivoluzionario ritorna allesame del desiderio e propone distruzione completa del
mondo presente, dalla cui rinascita sarebbe emerso un nuovo ordine nel quale le ricchezze
sarebbero state sempre adeguate ai bisogni.

2. Il pessimismo
Flora classificava il pessimismo come malattia delle classi colte che limitava il problema tra
desideri e beni allesame del primo, considerandolo vano perch non appena soddisfatto, con sforzo e
dolore, era destinato ad essere sostituito da un altro ancora pi forte che avrebbe generato ancora pi
dolore e fatica. Solo il dolore era positivo, al contrario del piacere derivante dalla soddisfazione del
desiderio, essendo questultimo effimero e passeggero.
Il pessimismo teorizzava da una parte il suicidio cosmico, essendo la vita una storia naturale del
dolore, una lotta nella quale sempre si soccombeva; dallaltra la rinuncia di ogni lavoro, di ogni sforzo,
verso una rassegnazione a sopportare i mali della vita.
Il pessimismo partiva dal presupposto che il male formava lessenza stessa dellUniverso e che quindi
era impossibile realizzare il bene sulla Terra che ne era soltanto un frammento.
Ma Flora dissentiva da tutto questo perch se lo sforzo generava dolore per i malati e i deboli, era
invece una gioia per i sani e i forti e si identificava con listinto stesso della conservazione che implicava
necessariamente la prevalenza del piacere sulla pena che senza questa condizione non avrebbe
permesso la conservazione di nessuna specie.

3. Il socialismo collettivista
Secondo Flora, il socialismo collettivista, partiva dal principio che il male derivava da unerronea
organizzazione economica della societ e quindi la soluzione era di trasformare le istituzioni
individuali in collettive, affinch le ricchezze venissero prodotte in maniera sufficiente da realizzare i
bisogni di tutti. Da ci lopinione che la questione sociale fosse esclusivamente una questione
economica, e il tentativo di instaurare una finanza sociale per attuare una pi equa ripartizione delle
ricchezze.
Il socialismo quindi proponeva di trasformare la societ in unazienda di mutuo soccorso, e nella sua
forma finale, il comunismo, aspirava alluguaglianza dei popoli, delle classi e degli individui per
raggiungere, attraverso le collettivizzazioni, quello che non era raggiungibile naturalmente.
Secondo Flora, questo avrebbe portato allantagonismo tra le classi, perch la causa della questione
sociale non era la disuguale distribuzione della ricchezza e le sofferenze materiali del proletariato,
ma la consapevolezza che stavano acquisendo le masse dei lavoratori della propria misera condizione.
Il socialismo aveva avuto presa soprattutto fra gli operai industriali che avevano un salario
nettamente superiore a quello degli operai agricoli, grazie alla riduzione del costo di produzione dei
manufatti e al commercio internazionale.
La ricerca della ricchezza si era esasperata perch il proletariato protestava per la disuguale
distribuzione della ricchezza che consentiva ad alcune classi sociali di possedere il superfluo e quindi di
godere di una maggiore felicit.

Lagitazione degli operai a favore del socialismo, secondo Flora, non derivava dallinsufficienza dei
beni o dalloppressione economica, poich, in effetti, le condizioni del proletariato erano migliorate e
la disuguaglianza delle ricchezze era diminuita.

4. La piramide simbolica
Secondo Flora, la grande industria aveva di fatto creato una maggiore uguaglianza di condizioni e
aveva migliorato le condizioni delle classi lavoratrici. La ricchezza formava una piramide simbolica al
cui vertice si trovavano i grossi patrimoni, ma il cui centro di gravit era negli stati intermedi e alla
base.
Non era pi possibile laccumulo di grandi ricchezze in quanto le cause che avevano determinato questo
fenomeno stavano cessando. Al posto dei grandi capitali individuali sorgevano le societ per azioni
frutto dellassociazione di piccoli capitali accumulati dalle classi pi modeste.
Limpoverimento della classe operaia era pi apparente che reale, poich le classi lavoratrici pi che
guardare al passato tendevano a uno stato futuro di benessere nato dal loro pensiero o rappresentato
dal socialismo.
La causa del movimento sociale non era la miseria del proletariato, ma la maggiore ricchezza di
alcune classi che era vista come fonte esclusiva di felicit e il progresso della ricchezza provocava pi
desideri di quelli che riusciva a soddisfare e quindi non cambiava nulla rispetto a prima.
Il socialismo, cos, era da considerare pi che un sistema economico sicuro, una sorte di religione in
cui credere e a cui appigliarsi per conquistare la felicit. Per questo motivo ebbe unenorme diffusione
nelle classi inferiori ed era proprio questo, secondo Flora, il torto maggiore del socialismo: non
riuscire a creare una nuova societ e rendere insopportabile la conservazione di quella attuale.
La finanza sociale con limposta progressiva, livellando le ricchezze, non potendo arrestare la corsa
ai bisogni, avrebbe causato un malcontento universale perch non solo non avrebbe aumentato le
ricchezze dei poveri, ma avrebbe fatto impoverire i ricchi. Arrestando il risparmio e laccumulo di
capitale, sarebbe diminuita la produzione, con grave danno per le classi pi povere.
Lesistenza dei poveri era dovuta non alliniqua ripartizione delle ricchezze, ma alla loro insufficienza. Se
lo Stato avesse imposto con la forza una frenata alla corsa ai bisogni, il risultato sarebbe stato quello di
fomentare delle sanguinose rivolte degli oppressi contro il dispotismo.
Quindi la soluzione ottimale era quella di rendere ognuno contento della propria condizione moderando
le pretese, ma era proprio questo che, secondo Flora, la finanza sociale e il collettivismo erano
incapaci di realizzare.

5. Anarchismo mistico e anarchismo rivoluzionario


a) Lanarchismo mistico era la soluzione del problema sociale proposta da Tolstoj secondo cui
lincompatibilit tra i desideri e i mezzi si doveva combattere con la riduzione dei bisogni, con il
ritorno alla semplicit della vita primitiva che non conosceva tutti i bisogni che aveva portato la
civilt quali il denaro, la propriet privata, il commercio, ecc., che erano sorgente di perdizione e che
svuotavano lanima.
Flora, per, sottolineava limpossibilit di quanto predicato da Tolstoj, perch questo avrebbe
significato uninvoluzione della civilt, una regressione che non poteva realizzarsi perch lumanit non
pu percorrere a ritroso il corso della storia.
b) Lanarchismo rivoluzionario era un movimento nichilista che predicava la distruzione della
societ attuale dalle fondamenta, con la speranza di una rinascita di un assetto sociale pi umano,
senza pi dolore economico. Per convincere anche i pi restii, si doveva ricorrere a mezzi di distruzione
quali bombe, veleni, ecc. e infatti la parola dordine degli anarchici era: imparate luso della
dinamite. I nichilisti non rivelavano apertamente quale sarebbe stato lordinamento della nuova
societ, ma dagli scritti degli intellettuali, si poteva avere una vaga idea del futuro comunismo
federalista, che facendo coesistere libert con uguaglianza, avrebbe risolto la questione sociale in

quanto ognuno avrebbe avuto quello di cui abbisognava. Non era chiaro il metodo con cui le ricchezze
sarebbero state prodotte in maniera tale da seguire parallelamente la corsa dei bisogni.

6. La nuova dimensione morale


Le varie scuole di pensiero venutesi a creare non erano riuscite a trovare una soluzione per la crisi
sociale contemporanea.
A che cosa era dovuta la crisi della societ contemporanea? La risposta non andava ricercata nei
libri di filosofia o economia, perch erano inesatti e incerti metodologicamente.
Ci, secondo Flora, era dovuto al fatto che esse si basavano su osservazioni che non tenevano conto
della realt attuale. Per questo motivo occorreva prendere spunto dal presente e creare una nuova
filosofia che traesse i suoi principi dallosservazione dei fatti.
Il motivo del progressivo perfezionamento intellettuale e materiale delluomo era il desiderio sempre
pi forte della ricchezza e quindi era anche la causa della sua infelicit qualora questa non fosse stata
sufficiente a soddisfare i suoi bisogni. Quindi per risolvere il problema sociale, che era un problema
morale, si doveva cercare di rendere meno importante il concetto materiale dellesistenza,
moderando la ricerca sfrenata di ricchezza, educando la ragione a vincere il desiderio, rialzando la
moralit e facendo s che i progressi della collettivit fossero pi importanti rispetto ai benefici
individuali.
Questa soluzione, ricavata direttamente dalle leggi della vita, sarebbe stata poco accetta perch la
societ avrebbe voluto una soluzione immediata ai suoi problemi. Per, secondo Flora, era lunica
possibile in quanto solo attraverso dolori e sforzi immani, lumanit avrebbe potuto raggiungere una
condizione di vita migliore.

Cap. IV PER UNA RIFORMA ORGANICA DEL SISTEMA FINANZIARIO


1. Economia e politica finanziaria
Dopo aver raggiunto la notoriet, Flora inizia la sua collaborazione con alcuni giornali italiani fra cui Il
Sole e Il resto del Carlino.
Sul quotidiano Il Sole, Flora pubblic, nel luglio del 1912, il suo primo articolo che consisteva in una
prefazione del suo Manuale della Scienza delle Finanze, preceduta da una avvertenza ai lettori in
cui era segnalata la sintonia di idee del giornale con lopera delleconomista che mirava ad una riforma
del sistema tributario che avrebbe assicurato allerario entrate pi sicure e abbondanti e una corretta
ripartizione dei carichi fiscali.
Nel 1909 era stato pubblicato un suo articolo riguardante la lotta tra liberali e conservatori in
Inghilterra. Flora era sfavorevole ai primi in quanto il protezionismo dei conservatori, arrestando la
libert di commercio, avrebbe causato danni irreparabili alleconomia inglese.
Il suo successivo articolo fu pubblicato dopo quasi un anno e mezzo, nel maggio del 1911, ed era un
breve ma duro commento sulla politica del tesoro italiano, che secondo il suo parere avrebbe dovuto
aumentare la copertura aurea dei biglietti e ridurre la loro produzione a favore dellemissione di assegni
monetari liberamente convertibili in moneta.
Nel 1912-13 Flora affronta vari argomenti tra cui quello alla lotta contro i Trusts che il presidente
americano Wilson stava per cominciare. Flora pensava che una politica economica liberista
avrebbe eliminato molti Trusts, ma non il capitalismo, che riducendo i costi di produzione eliminava
le crisi e assicurava la stabilit dei prezzi. Per questo motivo leconomista riteneva che Wilson avrebbe
dovuto portare avanti una politica meno restrittiva, regolando la concorrenza ed evitando abusi.
Tra il 1913 e il 1914 Flora si occup dei bilanci statali e della riforma del sistema tributario,
incapace malgrado la rettifica di alcune aliquote, di coprire le spese per gli armamenti, per i lavori
pubblici, per le pensioni, ecc. Per non compromettere la situazione finanziaria occorreva una riforma
del sistema tributario che realizzasse un sistema di tassazione uguale per tutti.

2. Guerra monetaria e guerra militare


Flora negli articoli pubblicati sul Resto del Carlino diceva che anche i paesi neutrali avrebbero
subito ripercussioni finanziarie dalla guerra, gravi quanto quelle economiche. Per coprire le spese
straordinarie era necessario reperire la somma di 500 milioni e la soluzione, per Flora, era quella di
una nuova imposta personale, progressiva, globale sul reddito per evitare il dissesto finanziario
dello Stato.
Come coprire le spese militari straordinarie?
La Germania aveva adottato una imposta straordinaria sul patrimonio della durata di tre anni che
avrebbe colpito solo le classi pi abbienti; la Francia aveva fatto ricorso a un prestito estinguibile in 25
anni. Flora avrebbe voluto seguire lesempio tedesco applicando una imposta militare straordinaria
sul patrimonio.
La difficolt maggiore era linsufficiente onest fiscale dei contribuenti italiani e per questo era
necessario intensificare i controlli fiscali con lausilio di materiali statistici per laccertamento dei redditi
e con la minaccia di sanzioni per frenare le evasioni.
In Italia la pressione fiscale era stata sempre esercitata sui consumi piuttosto che sui redditi, quindi
limposta progressiva sul reddito avrebbe potuto ristabilire lequilibrio, ma la guerra ne aveva
impedito lapplicazione.
Quindi la speranza era che le classi pi agiate, colpite dallimposta straordinaria sul patrimonio, si
assumessero lonere del sacrificio in modo da evitare lemissione di nuova carta moneta che aveva
invaso i paesi in guerra.
In un articolo intitolato Oro e carta, Flora metteva in evidenza il fatto che i paesi belligeranti
avevano emesso una quantit spropositata di carta moneta, cui non faceva riscontro unadeguata
copertura aurea. Quasi tutti i paesi in guerra avevano aumentato forzosamente la circolazione di carta
moneta, ad eccezione dellInghilterra che al contrario stava cercando di aumentare le sue riserve auree
e di ridurre la carta.
Su questo argomento famosa questa citazione di Flora: Le riserve auree sono come la zavorra
delle navi. Allorch il mare calmo sembra ad ognuno di prenderne troppa, ma non appena
scoppia la tempesta ognuno lamenta di non averne imbarcata abbastanza. Pi di una nave
deve la sua salvezza a questo peso morto, che in tempo di calma sembra inutile. Il paragone
della zavorra con loro era perfettamente calzante nel momento stesso del prolungarsi della guerra,
infatti tutte le nazioni temevano sempre di non avere abbastanza metallo giallo nelle riserve.

Cap. V LA PRIMA GUERRA MONDIALE


1. Allorigine della guerra: espansionismo e militarismo tedesco
La causa della prima guerra mondiale fu addebitata da Flora alla Germania che da idealista era
diventata materialista. Il conflitto ebbe inizio il 1 agosto 1914 quando la Germania dichiar guerra
alla Russia accanto alla quale si schierarono Francia e Inghilterra. LItalia in un primo momento rest
neutrale. La Germania aveva avuto uno sviluppo della ricchezza straordinario: aveva superato Francia e
Inghilterra ed era in continua espansione.
Secondo Filippo Carli, allorigine della guerra non cera stato il fattore demografico, ma il programma
economico troppo vasto della Germania, avida di espandere i propri possedimenti.
Il guasto economico era dovuto alla politica creditizia, fondata sulla stampa di una quantit eccessiva
di carta moneta, che aveva costretto la Germania a dotarsi di un grande esercito e di unimponente
flotta per cercare di incutere timore agli altri stati europei. Quando questi ultimi decisero di non
sottostare pi alle prepotenze tedesche, la Germania fu costretta a dichiarare la guerra. Il popolo
tedesco, spinto dallo sviluppo ottenuto in breve tempo, cominci a pensare solo in funzione del
concetto di forza, a studiare il modo in cui umiliare gli altri stati europei.

La Weltpolitik tedesca voleva ottenere il posto che competeva alla Germania, in base alla sua forza
industriale, e cos cre una grande flotta navale e potenzi lesercito in modo da poter competere con
la Francia, ma soprattutto con lInghilterra da cui si sentiva controllata e circondata.
Flora riteneva che la guerra fosse figlia della concezione egocentrica della Germania, non causata dalla
crescita della popolazione, ma nata dalla lotta della concezione nazionale e da quella universale
delleconomia intente a spartirsi il dominio del mondo. Per i tedeschi, infatti, la scienza economica non
doveva scoprire le leggi eterne della produzione e degli scambi, ma le leggi relative che potevano
arricchire la Germania a discapito delle altre nazioni.

2. Dalla neutralit alla guerra: il caso italiano


Nel 1915, lItalia abbandon la Triplice Alleanza ed entr in guerra, schierandosi contro lImpero
Austro-Ungarico e nel 1916 contro la Germania. Fu una decisione molto sofferta e vide lItalia dividersi
in due fronti contrapposti:

Neutralisti (liberali, cattolici, socialisti, con leccezione del direttore dellAvanti, Benito
Mussolini);
Interventisti (nazionalisti, repubblicani, garibaldini, radicali e personalit illustri quali
Giovanni Gentile, Luigi Einaudi e Gabriele DAnnunzio).

I neutralisti rappresentavano la maggioranza, ma non costituendo un gruppo omogeneo si


disgregarono presto e cedettero davanti alla volont di guerra degli interventisti.
Nei mesi che precedettero lentrata in guerra dellItalia, ci fu una vera e propria lotta politica contro la
neutralit con la costituzione di leghe nazionali, fasci, di associazioni pro-intervento e
antineutraliste che raggruppavano i diversi partiti politici e che usurpando il ruolo del Parlamento,
trasformarono il periodo di neutralit in un periodo di mobilitazione bellica.
LItalia entr in guerra con la convinzione che il conflitto sarebbe stato di breve durata e che i nemici
sarebbero stati presto sconfitti. Queste previsioni si rivelarono purtroppo illusorie, ma tuttavia, secondo
Flora, lindustria italiana sarebbe stata capace di superare, dopo il periodo di neutralit, anche quello
della guerra.
Dopo i primi disastrosi tre mesi di neutralit era cominciata la ripresa, anche se, con lentrata in guerra,
i traffici commerciali con la Germania sarebbero cessati, lItalia avrebbe potuto dimostrare di potere
prosperare anche senza gli scambi con la nazione tedesca, acquistando i prodotti necessari da altri
paesi, producendo allinterno i manufatti e superando cos la poco patriottica consuetudine degli italiani
di preferire i prodotti esteri a quelli nazionali, al contrario dei tedeschi che nazionalisti allestremo
preferivano in ogni caso acquistare i prodotti nazionali.
La prova di questo era dimostrata dal fatto che lItalia esportava allestero una quantit di manufatti
nettamente superiore a quella che importava dalla Germania e in questo senso occorreva che i
commercianti italiani diffondessero i prodotti nazionali anche in Francia, in Inghilterra e negli Stati
Uniti, sostituendoli a quelli della Germania che, avendo il predominio della marina mercantile, fino ad
allora aveva imposto delle condizioni durissime allesportazione delle merci italiane.

Per ottenere dei risultati in tempi brevi occorrevano, secondo Flora, diverse condizioni:

La solidariet dei produttori, a cui non dovevano essere sottratte per intero n le capacit
tecniche, n la manodopera;
Bisognava sospendere la legge sul riposo festivo, in quanto il fermo di due giorni a settimana
poteva immobilizzare il commercio;
Si doveva creare una Banca di esportazione che avrebbe reso definitive le conquiste e
avrebbe reso permanenti gli sbocchi economici ottenuti durante la guerra.

3. Assalto al potere mondiale: la minaccia americana


Lo scoppio della guerra sconvolse in modo sostanziale il commercio e i delicati meccanismi che erano
alla base dellordine economico internazionale.
Come previsto da Flora, lo Stato che aveva ottenuto benefici immensi dallo scoppio della guerra era
quello degli Stati Uniti, che mantenendosi neutrali, avevano accresciuto i loro crediti nei confronti degli
stati europei e avevano aumentato le loro riserve auree.
Grazie alla vendita di armi, ma anche di beni che normalmente venivano acquistati dalla Germania o da
altri paesi europei, le esportazioni avevano nettamente superato le importazioni. Per saldare i loro
debiti, i paesi europei, inizialmente avevano inviato oro o avevano chiesto prestiti o apertura di crediti.
LItalia importava grandi quantitativi di prodotti dagli Stati Uniti e li pagava con oro e divise, ma
occorreva porre un freno allinvio delloro perch la riserva aurea doveva essere considerata intoccabile
come i confini della patria. Imitando altri stati europei lItalia doveva emettere in America buoni
straordinari del Tesoro, ottenendo aperture di credito e diminuendo le importazioni a favore delle
esportazioni che, come spiegava Flora, sarebbero bastati a riequilibrare la finanza del nostro paese.
La guerra stava rivelando che gli Stati Uniti, sotto la copertura della neutralit, stavano ottenendo il
dominio commerciale sullEuropa, rovinata dalla guerra e dalla mancanza di produzione. Tuttavia,
osserva Flora, per impadronirsi dei mercati europei, agli Stati Uniti mancava unadeguata flotta
mercantile e quindi le conquiste americane sarebbero state solo finanziarie e sarebbero servite pi che
allo sviluppo industriale, alla creazione di un potere finanziario indipendente dallinfluenza economica
europea. Per questo, gli Stati Uniti, avevano tutto linteresse a mantenere la neutralit e a proseguire
nel loro atteggiamento contrario ad ogni intervento.

Cap. VI - FRA GUERRA E DOPOGUERRA


1. Il dopoguerra in Italia
Quando la guerra ebbe termine, la situazione economica dellItalia si presentava pi grave rispetto a
quella della Francia, dellInghilterra e degli Stati Uniti, che avevano approfittato del lungo periodo di
armistizio per riprendere i traffici commerciali con i paesi nemici.
LItalia, per difendere lordine pubblico e difendere i nuovi confini aveva rallentato la smobilitazione e
questo insieme alla condiscendenza dei diplomatici italiani che avevano ottenuto ben poco dagli alleati
nella ripartizione delle spese di guerra, aveva fatto aumentare i debiti consolidati. Lunica condizione
favorevole era quella che costringeva la Germania a consegnare allItalia per cinque anni una quantit
enorme di carbone come indennit di guerra.
Leconomia italiana era gravata da uno sfavorevole rapporto tra le scarse esportazioni e lenorme mole
di importazioni. Per migliorare la situazione, secondo Flora, occorreva agire in modo da:

Svincolare la produzione agricola da ogni dipendenza straniera, anche con provvedimenti


spiacevoli quali laumento del prezzo del grano;
Sviluppare imprese industriali adatte ad assorbire forza-lavoro;
Favorire lesportazione dei prodotti nazionali verso la Germania e i paesi che avevano la valuta
deprezzata.
Stabilire convenzioni liberali con tutti i paesi.

Per quanto riguardava la questione agricola, Flora era contrario alla requisizione dei terreni pubblici
e dei latifondi privati a favore della loro divisione ai lavoratori agricoli. Per salvare leconomia nazionale
occorreva:

La diminuzione dei tributi e degli oneri economici e fiscali a carico delle industrie;
Ridurre la carta moneta in circolazione;
Risanare il bilancio nazionale.

2. Il dissesto tedesco

Alla Germania, dove la situazione economica era ancora pi drammatica rispetto a quella degli altri
paesi, Flora dedic alcune riflessioni incentrate soprattutto sul deprezzamento della valuta e il
conseguente rincaro dei prezzi. Egli scrive che dopo la guerra i tedeschi misero in circolazione un
numero esorbitante di marchi, superiore a quello emesso durante la guerra. Tuttavia, una grossa parte
di questa moneta cartacea si trovava al di fuori della Germania e a causa della speculazione e del
deprezzamento del marco, i paesi stranieri subivano delle considerevoli perdite economiche.
Al contrario, in Germania, il crollo del marco aveva portato lavoro e benefici allindustria tedesca che
aveva aumentato le esportazioni e progressivamente andava conquistando il mercato mondiale. Solo
con lesportazione, secondo Flora, la Germania avrebbe potuto saldare i suoi debiti verso gli alleati, ma
questo comportava che con le importazioni di materie prime e prodotti alimentari le perdite sarebbero
state notevoli, sempre a causa della svalutazione del marco.
La Germania, al pari degli altri paesi che avevano stampato unenorme quantit di banconote, doveva
rinunciare a ulteriori emissioni di moneta cartacea in modo da fare calare i prezzi interni, il cambio e il
costo degli approvvigionamenti. Ma questo non era realizzabile senza lappoggio dei paesi vincitori per
quanto riguardava i rifornimenti delle materie prime e le aperture di credito. Non era possibile pensare
che la Germania riuscisse a pagare i suoi debiti entro il 1921, quando le esportazioni tedesche non
bastavano a pagare neppure la met delle importazioni di viveri e materie prime occorrenti per le
riparazioni. Cos la Germania era costretta a stampare sempre nuova carta moneta e si prospettavano
scenari catastrofici per leconomia della nazione tedesca che avrebbe avuto ripercussioni pesantissime
anche sui paesi vincitori.

3. Gli anni difficili del dopoguerra: alcune considerazioni conclusive


LItalia pur essendo fra le nazioni vincitrici, si trovava in una drammatica situazione economica dovuta
al rincaro dei prezzi, dallaumento delle spese sociali e dallincertezza finanziaria. Fra tutti i paesi
vincitori, solo gli Stati Uniti, grazie alla loro politica di neutralit, erano riusciti a prosperare
economicamente, aumentando i loro crediti nei confronti degli stati europei e accrescendo le loro
riserve auree. La Germania, intanto, per far fronte agli enormi debiti di guerra, continuava a stampare
carta moneta, portando cos s stessa e le altre nazioni sullorlo della catastrofe economica.
Flora, in alcuni articoli, anticipa i motivi della sua futura adesione al fascismo, chiarendo che solo la
politica ribassista dei prezzi rilanciata dal giovane partito fascista associata alla simultanea riduzione
dei biglietti di banca in circolazione, poteva consentire la ricostruzione del paese. Leconomista
ammoniva tutti quelli che si proponevano di assestare i prezzi e migliorare il cambio che dovevano
rivolgere la loro azione alle merci, il cui prezzo in carta risulta essere ancora di tre volte superiore a
quello del periodo ante guerra, quando il valore della lira in banconote di carta corrispondeva a quello
delloro.

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