You are on page 1of 15

1.

DALLA SCUOLA TEDESCA ALLA SCUOLA AUSTRIACA


La scienza delle finanze
(Giuseppe Ricca Salerno: siciliano dorigine, laurea in giurisprudenza, borsa di perfezionamento a
Pavia e discepolo di Luigi Cossa-> Cossa istituisce la prima cattedra in Italia di Scienze della
Finanza e gliela affida. Segue le lezioni di Wagner e Engel a Berlino. A Modena ottiene anche
cattedra di Statistica e viene acclamato professore onorario. A Palermo muore Giovanni Bruno e
Ricca vince la sua cattedra-> insegna Scienza dellamministrazione e di Legislazione finanziaria).
Scienza delle finanze (1888) scritto da Giuseppe Ricca Salerno considerato uno dei migliori
manuali che raccoglieva i risultati pi importanti delle ricerche intorno alla finanza pubblica.
Seguendo le lezioni di Wagner ed Engel a Berlino, attento osservatore della nuova scuola
economica tedesca, aveva individuato la necessit di uno svecchiamento dellapparato
amministrativo italiano per guarire i mali del conservatorismo, specialmente a seguito dei problemi
economici e sociali insorti dai processi di industrializzazione in tutta Europa. Come in Germania,
anche in Italia si discuteva sul ruolo dello Stato in campo economico: la scienza delle finanze era lo
strumento principale del quale lo Stato avrebbe dovuto servirsi per portare avanti il processo di
unificazione e di sviluppo, sebbene nel settore della finanza pubblica il grande problema era
riunificare i vari ordinamenti tributari e amministrativi degli staterelli preesistenti e abbattere le
barriere doganali interne. Eppure le manovre finanziarie attuate dal 1861, aggravate dai costi delle
guerre non ancora terminate, port il dibattito economico e finanziario a toni sempre pi accesi: da
un lato cerano i liberisti, che indicavano come difetto di fondo dellorganismo finanziario italiano
il fatto di non essere mai stato guidato da alcun criterio scientifico-economico, dallaltro i riformisti
(tra i quali Ricca Salerno) che invitavano a riconsiderare dalle fondamenta lintero sistema fiscale,
proposta essenziale per la programmazione di un intervento statale in campo economico e
finanziario, volto allunificazione dello stesso con la societ. Costante sar la problematica della
giustizia di questa proposta, in quanto i liberisti non rinunceranno mai alla loro visione di una
minore ingerenza dello Stato nelle questione economiche e commerciali per aumentare la ricchezza
di ognuno e sopportare meglio al peso delle imposte. Unaltra controversia era sul tema se fossero
le entrate pubbliche a determinare le spese pubbliche o viceversa, risolta da Ricca Salerno con
lavvicinamento al marginalismo: la proposta marginalista confrontava la utilit delle spese
marginali con la disutilit delle entrate marginali sul piano della teoria dellottimizzazione. Questi
dibattiti accomunavano diverse scuole di pensiero, come alcuni affiliati del socialismo della cattedra
ed alcuni studiosi della scuola marginalista erano concordi sulla concezione della natura delle
imposte. Difatti Ricca Salerno stimava il marginalista Emil Sax, il quale aveva presentato una teoria
compatibile con il riformismo sociale; scienza delle finanze e marginalismo erano in Italia
fortemente legate per quanto riguarda la natura dei bisogni e il modo di soddisfarli, tenendo conto
che alcuni bisogni richiedevano lintervento statale: tentativo di applicare la teoria dellutilit
marginale allattivit statale. Cos si era passati allo studio della condotta economica dello Stato e
della modalit di ripartizione del prelievo fiscale in modo che ogni individuo ottenesse un vantaggio
superiore fra la disutilit marginale del prelievo e lutilit marginale del servizio pubblico reso dallo
Stato.

Dalla teoria del consumo alla dottrina di Sax


Il difficile compito della finanza pubblica di unificare i vari ordinamenti tributari preesistenti allo
Stato unitario, il conseguente dibattito sul ruolo statale nelleconomia, aveva imposto alla scienza
delle finanze nuove categorie danalisi e nuovi compiti (tra i quali la ricerca di soluzioni ai problemi
del nuovo Stato italiano) che lavevano elevato a disciplina autonoma e distinta dallEconomia
Politica. Ricca Salerno considerava necessaria la ridefinizione del rapporto tra Stato ed economia,
tentando di imprimere carattere scientifico alla scienza delle finanze avviando ad una ricerca
imparziale (quindi scientifica, teorica) delle cause che determinavano le vicende della finanza
pubblica. Prima di allora lindagine scientifica era stata scavalcata dalle discussioni pratiche, tra le
quali laccusa alle istituzioni finanziarie, alle spese ed entrate pubbliche quali dannose prassi,
giustificate solo ammettendo che si trattasse di scambi di servigi e prestazioni. Si era cosi sviluppata
la teoria del consumo, la quale considerava la finanza quale fenomeno perturbatore dellordine
sociale e le spese pubbliche un consumo improduttivo di ricchezza; si era sviluppata la teoria dello
scambio, la quale presupponeva una parit di condizioni fra parti contraenti (cittadini e Stato).
Reazioni a queste teorie erano avvenute in Germania: i teorici tedeschi avevano tentato di
dimostrare lutilit degli istituti finanziari definendo la finanza come mezzo vantaggioso per lo
Stato nella trasformazione di ricchezze materiali in servizi immateriali. Lo Stato usava le ricchezze
dei cittadini secondo il principio della riproduttivit, che giustificava le spese pubbliche quali
riproduttrici, attraverso i servizi, dello stesso valore dei beni consumati, producendo anche un
eventuale avanzo utile allincremento del capitale. La teoria della riproduttivit era sostenuta anche
da Wagner, il quale per elevava lo Stato a personalit effettiva che aveva dei diritti, quale quello di
prelevare tramite le imposte parte delle ricchezze private: questa concezione poneva la finanza
anche come strumento atto a trovare la soluzione delle questioni sociali. Lesistenza di queste varie
dottrine impediva a Ricca Salerno di trovare delle leggi scientifiche che governavano leconomia
pubblica, poich esse non riuscivano a dare spiegazioni scientifiche dei fatti finanziari. Solo la
teoria marginalista di Sax rappresentava un tentativo di spiegare scientificamente tali fatti: Sax non
solo aveva applicato ai fenomeni delleconomia pubblica le categorie logiche e il linguaggio della
scienza pura, ma aveva anche considerato lo Stato come linsieme di persone singole, pertanto i
bisogni dello Stato non erano altro che i bisogni degli stessi individui in quanto membri di una
societ politica. La soddisfazione dei bisogni pubblici era sottoposta alle norme del valore: cos le
spese pubbliche corrispondono ai bisogni collettivi, sentiti diversamente dai membri della comunit
secondo lo stato delle loro ricchezze o secondo il concetto del valore soggettivo, e servono come
mezzo per soddisfare gli stessi bisogni e raggiungere scopi comuni. Questa la dottrina di Sax che
aveva il merito, per Ricca Salerno, di ricondurre la scienza delle finanze nel campo dellindagine
scientifica dei fatti. Tuttavia la teoria non era completa: nel caso del sistema finanziario, la
determinazione dei bisogni e delle spese pubbliche era opera di un ristretto numero di persone
mentre la quantit dei beni occorrenti proveniva dallattivit economica dei tutti: il valore obiettivo
delle spese pubbliche era del tutto conforme al valore soggettivo che ciascun privato attribuiva agli
stessi beni? Sax non era riuscito a rispondere a tale domanda; Ricca Salerno aveva scritto che in
realt le spese ed entrate pubbliche, volte al soddisfacimento dei bisogni collettivi, hanno la loro
ragione dessere nella natura delluomo, sottostanno alle norme del valore soggettivo; e sono le
istituzioni amministrative che determinano il valore delle spese pubbliche. Pertanto, compito della
dottrina finanziaria era quello di stabilire quale fosse lazione sulla determinazione di tale valore.
Da qui la necessit di porre precise distinzioni fra le varie discipline e di chiarire il carattere
specifico delle leggi economiche.

2. LA VIA MEDIA
Deduzione e induzione
Per chiarire il carattere specifico delle leggi economiche, Ricca Salerno parte dalla definizione di
economia politica data da Luigi Cossa: dottrina dellordine sociale delle ricchezze. Il concetto di
legge implica un nesso di causa ed effetto, implica la maniera di agire di alcune forze; poich in
natura le forze sono di tre tipi (dinamiche, statiche e mentali), ne corrisponderanno tre tipi di leggi:
fisiche, fisiologiche e psichiche. Queste ultime in particolare sono distinte da RiccaSal in due
categorie: leggi psicologiche (raffigurano le forze delluomo nella sua individualit) e leggi sociali
(forze delluomo applicate a un insieme di uomini). La psicologia studia le leggi psicologiche,
mentre la scienza sociale le leggi sociali; una legge sociale il modo in cui agiscono le forze
spirituali per raggiungere uno scopo determinato, ed compito delle scienze sociali quello di
rintracciare tali leggi. Tra le leggi sociali rientrano le leggi statistiche, le leggi generali, le leggi
etiche, le leggi economiche. Queste ultime si riferiscono alla ricchezza ed proprio questa, per
RiccaSal, loggetto della scienza economica in quanto scopo della vita umana. Compito
dellindagine economica, allora, quello di scoprire le leggi socio-psicologiche relative alla
produzione e alla distribuzione della ricchezza. Si potrebbe fare confusione tra scienza economica e
scienza sociale, ma luna rappresenta larte e laltra la pratica. A RiccaSal, la delimitazione del
campo delleconomia politica serve a definire il carattere specifico delle sue leggi. Egli contrario
alla concezione di Smith, in quanto gli individui trovano compimento nel complesso sociale e non
nellindividualit delle loro azioni. Luomo, fatto oggetto delleconomia politica, deve essere un
uomo smithiano nel senso di promotore di azioni, ma condizionato dallelemento sociale e storico:
grazie a questultima caratteristica, leconomia prende il posto tra le scienze veramente sociali. Nel
campo degli studi sociali due erano le scuole metodologiche: luna (liberista) convinta che
leconomia dovesse essere analizzata deduttivamente, laltra (influenzata da Cossa) deduttivamente
e induttivamente. RiccaSal era daccordo con Cossa nella ricerca della via media tra teoria e pratica,
tra generale e particolare e considerava i fenomeni sociali come un insieme di fatti individuali. I
fatti sociali di per s non presentano certe regolarit, solo il loro insieme presenta un certo ordine e
rivela una legge: sono essenzialmente collettivi e tale deve essere la forma del metodo induttivo
applicato ad essi; studiando un grande numero di casi analoghi emergono delle uniformit, leggi
scientificamente incontestabili, quindi compito della ricerca induttiva raccogliere i dati omogenei.
Fatti sociali quali i matrimoni dipendono da individuo a individuo, eppure attraverso la raccolta
metodica di numerosi dati mostrano degli andamenti costanti. Lindagine metodica scopre le cause
generali dalle quali scaturiscono i fatti sociali e formula il teorema fondamentale per tutte le scienze
sociali: causa principale dei fatti sociali il grado di ricchezza di tutte le classi sociali, lelemento
economico. La causa generale domina; alla metodologia basata sul singolo esperimento bisogna
sostituire, per RiccaSal, quella fondata su unosservazione complessiva dei fatti, unosservazione
storica; dopotutto i fatti sociali non sono determinati soltanto dalla natura umana, ma anche
dallinflusso esercitato dal passato sul presente, quindi la via media di RiccaSal un metodo
misto induttivo-deduttivo che costituisce la base per ogni riforma sociale.
La funzione centrale della finanza
Stabilito il metodo, restava da delimitare il campo da cui far partire lo studio. RiccaSal affermava
che un sistema tributario bene equilibrato era condizione indispensabile di un governo forte e civile.
Egli conferiva agli scrittori tedeschi il merito di aver dato assetto indipendente di scienza alla

dottrina finanziaria, partendo da un giusto concetto di Stato e delle sue relazioni con la societ.
Occorreva percorrere una via mediana tra la vecchia scuola, che considerava la scienza delle
finanze come unappendice delleconomia politica, e la nuova scuola tedesca, che considerava la
finanza pubblica come istituto di trasformazione produttiva e riproduttiva di beni materiali in
immateriali utili, concezione questultima criticata perch non poteva considerarsi legge generale di
tutta la finanza. La colpa a Wagner che aveva affidato alla finanza compiti sociali: essa deve fornire
allo Stato i mezzi adeguati allesercizio delle sue funzioni, dare un assetto scientifico alle dottrine
finanziarie, studiare la natura e gli effetti delle spese e la loro corrispondenza con le entrate, niente
di pi. RiccaSal sostiene un liberalismo sociale, che teorizzava lintervento dello Stato in campo
economico ma contro ogni tentazione moralistica; egli proponeva un sistema tributario moderno ed
equilibrato, mantenendo lautonomia privata e lingerenza governativa sotto legidia di uno Stato
promotore di riforme. Quindi la scienza finanziaria svolgeva quasi una funzione di sintesi dei
risultati delle altre scienze sociali: era una vera e propria disciplina accademica autonoma.
Occorreva in Italia, dunque, un manuale improntato a questi principi che delineasse tale disciplina,
ne circoscrivesse i limi e ne individuasse i mezzi con i quali sovvenire ai bisogni pubblici comuni.
3. VERSO LA COSTRUZIONE DELLA SCIENZA DELLE FINANZE
La manualistica di Scienza delle finanze: da De Luca a Sax
La manualistica di scienza delle finanze prende forma in Italia nel 1858 ad opera di Placido De
Luca, primo passo verso lacquisizione di tale materia di una propria identit scientifica che
culmina ventanni dopo con listituzionalizzazione accademica della stessa. I meriti di De Luca:
aver considerato la scienza delle finanze quale studio dei mezzi (pecuniari) necessari a conseguire i
fini pubblici comuni e aver trovato la ragione delle spese nellesistenza dei bisogni pubblici,
connessi col bene della societ. Il ruolo dello Stato nellambito economico e produttivo era sempre
pi preso in considerazione. Secondo RiccaSal, la prima configurazione della disciplina era dovuta
ai fisiocrati e soprattutto a Smith: superata la concezione dellimposta unica proposta dai fisiocrati,
Smith aveva dato alla scienza delle finanze una connotazione scientifica, aveva trovato la fonte del
reddito proveniente dalla terra, dal capitale e dal lavoro e aveva sostenuto la necessit di un
moderno sistema dimposizione. Tuttavia egli considerava tale scienza come appendice della
scienza economica e il suo pensiero era stato adottato da molti economisti i quali, tra laltro,
riducevano le funzioni dello Stato al mero compito di garante della giustizia e della difesa. Erano
stati gli economisti tedeschi a formulare differenti riflessioni: mentre leconomia politica studiava la
ricchezza sociale, la scienza delle finanze trattava del miglior modo di costituire ed erogare il
patrimonio statale. Cos erano apparsi i primi trattati scientifici, la teoria finanziaria si era elevata a
disciplina autonoma e aveva dato fondamento razionale alle spese dello Stato. E mentre la maggior
parte degli economisti discuteva intorno alla produttivit o improduttivit delle spese statali, gli
economisti tedeschi e alcuni italiani (Wagner, Cossa) discutevano delle spese pubbliche e del ruolo
dello Stato. Attraverso questi studi la scienza delle finanze era divenuta, per RiccaSal, disciplina a
s stante e aveva il compito di risolvere i problemi finanziari di una societ evoluta e di risolvere la
questione sociale. Ci in Italia aveva aperto la strada alla teoria del marginalismo, incoraggiata da
personaggi come Pantaleoni e dalle traduzioni delle opere di Jevons e Walras visti come esempi di
applicazione della matematica alleconomia, simbolo della svolta in senso analitico della scienza
economica. Pantaleoni proponeva di individuare come strumento logico nella ripartizione della
spesa pubblica la utilit. Grazie al lavoro di Pantaleoni, Contributo alla teoria del riparto delle

spese pubbliche, lopera di Sax, Principi teoretici di economia di Stato,trovava in Italia terreno
fertile: sostenendo che i fatti finanziari erano retti dalla stessa legge che regolava i fatti
delleconomia privata, cio dalla legge del valore soggettivo o dellutilit relativa della ricchezza,
Sax aveva dato un fondamento scientifico alla dottrina delle finanze. RiccaSal considerato il
primo e accalorato sostenitore dellopera Saxiana; nella prefazione del suo manuale, dichiara che il
suo tentativo quello di trattare gli strumenti finanziari pi adeguati facendo riferimento sia alla
speculazione tedesca che alle teorie dei marginalisti, sia austriaci che italiani. Il manuale suddiviso
in due libri: il primo dedicato alla teoria generale della finanza pubblica, alle principali dottrine
finanziarie, alla produzione e distribuzione delle ricchezze; il secondo alle istituzioni speciali della
finanza pubblica, cio alle spese pubbliche, alle entrate ordinarie e straordinarie, alla conversione e
estinzione del debito pubblico.
La teoria generale della finanza pubblica
La finanza pubblica comprende tutti i fatti e gli istituti che si riferiscono allacquisto e alluso delle
ricchezze da parte dello Stato, della provincia e del comune: luso di tali, afferma RiccaSal,
giustificato dalle funzioni amministrative dello Stato, il quale interpreta i bisogni dei singoli a
livello generale. Lo Stato non che la societ. In tutto loperare umano si possono distinguere due
ordini di bisogni: individualismo e collettivismo, il primo ha per scopo lindividuo, il secondo il
complesso degli individui. I fini e i mezzi sono sostanzialmente gli stessi, i bisogni della collettivit
sono della stessa natura di quelli concernenti il singolo, anche se richiedono lintervento di un
organo pubblico rappresentativo. Secondo RiccaSal, per risolvere problemi di ordine finanziario
occorre innanzitutto determinare di volta in volta gli scopi assegnati allo Stato ed assicurarne il
conseguimento; successivamente occorre attuare le deliberazioni statali attraverso un apparato
esecutivo, lamministrazione pubblica, la quale ha il compito di procacciare i beni materiali atti al
raggiungimento degli scopi dello Stato. Pertanto, i fenomeni e gli istituti finanziari derivano dalla
necessit di destinare una parte della ricchezza ai bisogni della vita collettiva. E la ragione e la
sostanza di ogni finanza pubblica consiste in una somma di sacrifici che i cittadini devono fare per
il bene comune. La finanza pubblica, scrive RiccaSal, non leconomia dello Stato, la quale si
riferisce a scopi particolari di prosperit, ma lazienda delle spese e delle entrate, il complesso dei
mezzi pecuniari che riguardano tutti gli scopi, e ha per compito la ricerca delle cause dei fenomeni
finanziari, a determinare le leggi generali. Essa in quanto arte regola la sfera pratica dellagire
individuale e collettivo attraverso norme e precetti, e in quanto scienza ricerca cause ed effetti e
formula leggi; finch si riferisce agli scopi e funzioni dello Stato e ai modi di prelevare le entrate,
ha un carattere di arte, ma si eleva a scienza quando ritrova le cause dei fenomeni e degli istituti
finanziari (che hanno una base utilitaria) nella natura degli uomini.
Il principio del valore
RiccaSal sostiene che luso della ricchezza nelle spese pubbliche non si differenzia da quello che ha
luogo nelle spese private sebbene siano diversi gli oggetti e la forma. Dallesistenza dei bisogni
derivano lutilit delle cose e il valore dei beni. Il confronto tra grado finale di utilit e quantit di
lavoro determina lutilit relativa nella produzione, intesa come differenza tra compensi e sacrifici;
in generale, limportanza attribuita da ognuno alle cose valevoli di cui pu disporre, in ragione
inversa della loro quantit e in ragione diretta dellintensit dei bisogni corrispondenti. Il valore
delle ricchezze possedute si desume dallutilit finale, ossia dallimportanza relativa dellultimo
bisogno soddisfatto o alla cui soddisfazione si pu provvedere. Il concetto dellutilit regola pure

quello del lavoro che ha luogo solo nei casi in cui la soddisfazione che esso procura pi grande
della pena che arreca. RiccaSal espone quindi una teoria del valore del grado finale di utilit. Punto
sostanziale che la finanza pubblica esiste per le stesse ragioni per le quali esiste la finanza del
singolo, e si basa sulle stesse leggi fondamentali del valore soggettivo poich in esso si riflette la
natura e limportanza dellultimo bisogno che potr essere soddisfatto o il grado finale dellutilit
dei beni disponibili appartenenti a ogni persona; tale principio generale del valore soggettivo non
deve essere confuso con quello oggettivo che riguarda lo scambio di beni per ottenerne altri. Mentre
il valore-misura in uno scambio oggettivo, dunque uguale per tutti, il valore soggettivo muta da
individuo a individuo secondo lo stato delleconomia privata. Ciascun individuo, regolando la
propria attivit relativamente alla produzione e alluso delle ricchezze secondo il principio del
valore soggettivo o dellutilit finale, ottiene quel risultato che il Sax chiama soddisfazione
armonica dei bisogni individuali e collettivi. In questo modo si costituisce la finanza dello Stato
quale risultante delle valutazioni individuali della ricchezza destinata alla soddisfazione dei bisogni
collettivi.
4. DELLA FINANZA PUBBLICA E DELLA PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE DELLE
RICCHEZZE
La soddisfazione dei bisogni collettivi
I bisogni vanno attribuiti agli individui; ma mentre i bisogni sono vari, la ricchezza per soddisfarli
di natura limitata. Occorre allora, innanzitutto, che la quantit di ricchezza prodotta sia destinata al
soddisfacimento dei bisogni pi intensi e, in secondo luogo, che la quantit di sforzi nellatto
produttivo debba essere inferiore alle soddisfazioni ottenute: legge della massima utilit. I bisogni
sono sempre sentiti dagli individui e acquistano carattere collettivo soltanto quando il
soddisfacimento da parte di un gruppo possa risultare maggiormente favorevole allindividuo; ma
non tutti i bisogni collettivi sono pubblici, pertanto non tutti rientrano come oggetto della disciplina
finanziaria (esistono delle associazioni intermediarie). Per i bisogni collettivi pubblici, invece, il
soddisfacimento presso un ente pubblico resta lunica via da percorrere. La diseguale distribuzione
delle ricchezze ha prodotto, per RiccaSal, un reddito atto alla sola soddisfazione dei bisogni
necessari alla sopravvivenza per la classe lavoratrice, e il fenomeno della rendita nelle mani di
pochi: ci ha apportato cambiamenti nellintendere il valore dei beni. Cos la classe lavoratrice
diventa meno tassabile mentre le classi pi ricche diventano soggette a imposte dirette. La forma
primitiva di prelievo delle entrate era il pagamento in natura: da ci derivavano vasti terreni floridi e
prodotti della terra. Ci per scemava la produttivit dellindustria: da ci lintroduzione della
moneta che rende pi visibile le differenze tra la parte di ricchezza che i cittadini destinano allo
Stato e quella che realmente lo Stato riesce ad incamerare per i propri scopi. Fino a quando i terreni
fertili sono, in relazione alla popolazione, abbondanti, esiste una precisa corrispondenza tra valore e
lavoro; allorch, per, la popolazione aumenta e vengono messe a coltura terre meno fertili, la
corrispondenza tra valore dei beni e lavoro si realizza in rapporto alla quantit di lavoro impiegata
nelle terre meno fertili. La diversificazione della produttivit delle terre innesca la differenziazione
dei meccanismi finanziari, e quindi nella finanza pubblica cessano le contribuzioni naturali, la
produzione diretta cede il posto a quella indiretta, i contribuenti cedono le ricchezze e forniscono
allo Stato con i contributi monetari il mezzo pi opportuno per lacquisto di altre merci perch
prodotte pure con un costo relativamente minore di quello che avrebbe richiesto la produzione
diretta.

I principi fondamentali della legislazione finanziaria


I principi che regolano le relazioni tra spese ed entrate pubbliche sono il principio di politica
necessit (che sia mantenuto lequilibrio economico dello Stato), quello di convenienza sociale
(corrispondenza tra servigi pubblici e prestazioni private) e quello di giustizia distributiva
(uguaglianza nella ripartizione dei carichi). Pertanto la finanza deve servire agli scopi pi
vantaggiosi arrecando il minore danno possibile alla societ: lutilit del benessere pubblico deve
essere superiore al bene individuale che avrebbe potuto essere ricavato dalluso individuale della
ricchezza. Le spese pubbliche si dividono in produttive (producono nuove ricchezze materiali) e
improduttive (destinate agli scopi dello Stato). Ci che importa ai cittadini, afferma RiccaSal, nel
loro interesse generale non che lo Stato spenda poco, ma che spenda bene e che proporzioni la
spesa ai servizi che rende. Potrebbe dirsi provvido uno Stato che per un risparmio di spesa trascura
gli interessi pi vitali del popolo, quali ad esempio listruzione? Negli stati pi civili, a misura che
la civilt progrediva, aumentava la somma delle spese pubbliche e pertanto dei servizi pubblici, a
cui faceva riscontro la soddisfazione di un maggior numero di bisogni. Le spese pubbliche venivano
classificate, per quel che riguardava la forma, in spese in natura (uso di beni materiali che lo Stato
produceva da s o otteneva dai privati) e spese pecuniarie (acquisto di beni e servizi tramite
moneta); le prime dipendevano dallestensione limitata di territorio e da una certa quantit di
lavoro, le seconde dalla produttivit dellintera industria nazionale. Secondo gli oggetti, le spese
venivano suddivise in personali (retribuzioni dei servizi degli ufficiali pubblici, ad es.), fissate in
modo determinato, e reali (acquisto di beni, affitto di edifici, ad es.), dipendenti dal valore
delloggetto o merce. Infine, per valutare i cambiamenti nel tempo e gli effetti che ne derivavano, le
spese venivano distinte in ordinarie (durevoli per un tempo indefinito, soddisfacevano bisogni
continui) e straordinarie (transitorie, messe in atto in situazioni particolari): fissare la diversa durata
delle spese era per RiccaSal importante per ottenere la stabilit del bilancio. Le imposte sono
utilizzate per soddisfare le spese ordinarie, i prestiti pubblici per le spese straordinarie:
linopportuno mescolamento dei diversi tipi di prelievi avrebbe potuto provocare squilibri finanziari
di grande portata: un esempio stata lItalia.
La questione del deficit del bilancio
NellItalia post-unitaria il difetto di fondo dellorganismo finanziario che aveva accresciuto il deficit
del bilancio era il fatto di non essere mai stato guidato da alcun criterio scientifico-economico (e ci
aveva accresciuto il deficit del bilancio): per le spese di investimento erano state utilizzate delle
entrate effettive (imposte) sotto il suggerimento di Agostino Magliani. Due secondo RiccaSal gli
esempi da seguire: la legge del bilancio inglese, che imponeva la suddivisione delle spese in
ordinarie e straordinarie, e il modello tedesco dellimposta sul reddito , ottimo strumento per
raggiungere la giusta proporzione e per conseguire facilmente dei proventi straordinari in caso di
guerre o catastrofi. RiccaSal riteneva importante, soprattutto, il principio secondo il quale fossero le
spese pubbliche a determinare le entrate, anche se lottenibilit di queste era condizionata dal
reddito nazionale e della sua capacit di crescita. A determinare le spese erano invece la generalit
del bisogno e le deficienze delle attivit private: lo Stato, cio, doveva soddisfare i bisogni collettivi
a cui i privati non potevano provvedere. Inoltre occorreva la proporzione tra spese fatte e servizi
resi. Ruolo importante era quello costituito, per leconomista siciliano, dalle garanzie costituzionali;
il modello che egli prediligeva era quello inglese, della divisione delle spese in ordinarie e
straordinarie: la suddivisione avrebbe consentito di sottoporre allapprovazione annuale del
Parlamento solo le spese variabili e non quelle consolidate (stabilite dalla carta costituzionale),

evitando di far dipendere lesistenza dello Stato dallarbitrio parlamentare.


5. DELLE ENTRATE ORDINARIE E STRAORDINARIE
Le entrate ordinarie
Per reddito si intende il complesso delle ricchezze annualmente prodotte da destinarsi alla
soddisfazione dei bisogni umani durante lo stesso periodo. Lo Stato poteva ottenere parte di tale
reddito o, direttamente,tramite lesercizio di industrie in proprio (fonti immediate) o, indirettamente,
attraverso la cessione della ricchezza prodotta dai cittadini (fonti mediate o pubbliche). Per RiccaSal
doveva essere operata anche unaltra distinzione nel campo delle retribuzioni: da qui la differenza
tra tasse e imposte; le prime consistevano nel rimborso delle spese occorrenti allapparato
amministrativo per arrecare vantaggi al singolo individuo, erano la remunerazione di servizi
speciali, mentre le seconde si riferivano alle spese che occorrevano per ottenere benefici comuni.
Leconomista ricorre al confronto tra societ primitive e societ capitalistiche: in queste ultime le
regalie, tipiche della societ primitiva e consistenti in proventi fiscali derivanti da monopoli, erano
divenute parte dello Stato (foreste, miniere), altre avevano conservato il loro carattere di monopolio
(sale, tabacco, lotterie), e altre ancora erano divenute servizi di pubblica utilit (monete, poste,
treni). Nella societ capitalistica, alle regalie erano subentrate le imposte, pi conveniente nel
soddisfare le spese pubbliche, e il demanio fiscale (insieme dei beni posseduti e gestiti dal potere
pubblico e il complesso delle industrie esercitate dallo Stato, fonte immediata delle entrate ordinarie
nella societ primitiva) era diminuito, anche perch il suo mantenimento era diventato dispendioso
per lintera societ; infatti, la scarsa produttivit dei beni posseduti e gestiti dallo Stato,
linsufficienza dei proventi demaniali, fissi e determinati, rispetto alle spese pubbliche, variabili e
crescenti, avevano fatto del demanio fiscale un elemento a sfavore della bilancia finanziaria statale.
Le contribuzioni speciali
Partendo dalla considerazione che le contribuzioni pagate dai cittadini possono riferirsi alla
soddisfazione di bisogni collettivi o alla soddisfazione di bisogno singoli della collettivit, RiccaSal
afferma che nel primo caso si tratta di bisogni collettivi indivisibili (al cittadino vengono richieste
contribuzioni generali, le imposte), nel secondo di bisogni collettivi divisibili (vengono richieste
contribuzioni speciali, le tasse). Esistono varie categorie di tasse: 1- imprese industriali che lo Stato
esercita per ragioni di pubblico interesse (monetazione); 2- istituzioni pubbliche che hanno per
fondamento ragioni di sicurezza, di diritto, di civilt (tasse civili, giudiziarie, militari, scolastiche,
passaporti, contratti, testamenti). Le tasse sugli atti civili, oltre ad essere facilmente riscuotibili, non
rappresentavano un carico eccessivo e comportavano vantaggi e benefici. Nella pratica si sono
adottati due criteri di ripartizione: luno detto delle tariffe fisse (atti, documenti civili a saggio
invariabile) e laltro delle tariffe proporzionali (variano e si proporzionano al valore degli oggetti a
cui si riferiscono)
Del diritto dimposizione dello Stato
Qual era il dovere dei cittadini di pagare limposta? Secondo i seguaci della scuola di Manchester, il
diritto di imporre dello Stato trovava fondamento nei servizi che rendeva o nellutilit che i cittadini
traevano dalle istituzioni pubbliche; secondo gli economisti della scuola sociale tedesca trovava
fondamento nella necessit della sua esistenza, pertanto i cittadini erano obbligati a pagare
limposta per la loro cittadinanza, non per vantaggi individuali. RiccaSal afferma che lo Stato ha il

diritto di prelevare le imposte, in quanto il suo scopo il benessere della societ e per realizzarlo
necessaria una certa quantit di ricchezza. Le caratteristiche dellimposta erano: luniversalit
(nessuno veniva esentato dallobbligo di pagare lonere tributario, in passato era stato violato
dallesonero delle classi aristocratica, feudale ed ecclesiastica) e luniformit (ciascun individuo
pagava in rapporto alla sua condizione economica. Per RiccaSal dovevano considerarsi superate
tutte quelle dottrine che consideravano limposta come un corrispettivo di prestazione e quelle che
confondevano le imposte con le tasse; leconomista non giustificava nemmeno la teoria di Stuart
Mill secondo il quale limposta doveva essere distribuita in modo da produrre un sacrificio uguale a
tutti i cittadini sia ricchi che poveri, concetto giusto e accettabile, ma privo di dovute dimostrazioni
teoriche che ne rivelino la base naturale e le relazioni con le leggi che governano la produzione e
luso delle ricchezze. Proprio per evitare lastrattezza della concezione di Mill, alcuni scrittori
individuavano il criterio di graduazione non nella persona ma nel reddito: Neumann poneva come
criterio di tassazione la capacit contributiva degli individui, cio nel reddito, nella ricchezza
disponibile nel momento in cui limposta presentava le sue scadenze. Tuttavia tale teoria si era
rivelata incompleta poich leguale reddito non sempre era indice delleguale capacit contributiva
e avrebbe dovuto mettersi in relazione alla diversa valutazione della ricchezza, al grado diverso di
utilit attribuito alle ricchezze private. Da qui lidea di alcuni economisti secondo cui il vero criterio
di graduazione andasse individuato nel principio del valore soggettivo della ricchezza. Da qui
lesigenza di RiccaSal di stabilire i fondamenti scientifici dellimposizione.
Della ragione proporzionale o della ragione progressiva
Posto il criterio delluniformit restava da chiedersi se fosse pi giusta limposta proporzionale (il
rapporto che passa fra ci che si possiede e ci che si paga resta invariabile per tutti i contribuenti) o
limposta progressiva (il rapporto aumenta con il mutare della ricchezza). Da una parte i fautori
della prima tipologia che affermano che ognuno deve pagare in rapporto a ci che possiede
proporzionalmente alla ricchezza assicurata e in proporzione al consumo dei servizi statali;
dallaltra i fautori della progressiva che attribuiscono allimposta la funzione politico-sociale di
redistribuzione della ricchezza, di colpire la ricchezza superflua rispetto a quella necessaria, di
rimedio al concentramento della ricchezza nelle mani di pochi. Per questi ultimi, la progressione,
colpendo il reddito, era in grado di produrre un sacrificio relativamente uguale ed era in grado di
sottrarre a tutti, ricchi e poveri, una quota di ricchezza rappresentante un uguale soddisfacimento.
Se coloro che detenevano redditi pi bassi conferivano alla soddisfazione dei bisogni elementari
unimportanza maggiore rispetto ai possessori di pi alti redditi, occorreva allora un sistema
tributario che colpisse in maniera progressiva il superfluo pi del necessario al fine di raggiungere
lequilibrio e larmonia tra i diversi gradi finali di utilit e le diverse valutazioni soggettive rispetto
alla soddisfazione di bisogni in condizioni diverse di reddito. RiccaSal tenta di elaborare una
dottrina dellutilit sociale dellimposta, proponendo una combinazione di proporzionalit e di
progressivit secondo la quale occorreva un insieme di imposizione proporzionale delle classi
economicamente inferiori e di imposizione progressiva delle classi superiori, anzich una tassazione
proporzionale uguale nella totalit dei redditi. Certo, non erano mancate, spiegava leconomista, le
critiche allimposizione progressiva, accusata di condurre alla confisca della ricchezza, di ledere il
diritto di propriet e di scoraggiare il risparmio. Alcuni assertori del credo liberista vedevano
nellimposizione progressiva un ulteriore allargamento dellazione dello Stato; ma per RiccaSal le
critiche potevano essere superate proponendo un saggio di progressione moderato e limitato volto a
colpire pi che la ricchezza proveniente dal lavoro laumento straordinario delle ricchezze nelle

classi dei possessori del capitale e della terra; lapplicazione della progressiva si dimostrava via via
sempre pi opportuna, non soltanto per la difficolt di tassare ulteriormente i redditi minori, ma
anche per il valore diminuito della ricchezza accumulata in vaste proporzioni nelle mani di pochi.

6. LORDINAMENTO GENERALE DELLE IMPOSTE


La ripartizione delle imposte
Tre erano le norme dellimposta formulate da Adam Smith: la certezza (precisione riguardo la quota
e alle modalit di pagamento), la comodit (nella riscossione) e leconomia di spese (nella
riscossione). Per individuare la fonte dalla quale prelevare il tributo bisognava innanzitutto chiarire
quale fosse loggetto delimposta, che era il reddito, e rendere possibile un carico uniforme ai
singoli contribuenti, poich un conto era colpire i generi di consumo, un conto colpire il reddito
stesso. Da qui la controversia nella distinzione tra imposte dirette e indirette: per molti economisti,
dirette erano le imposte che si riscuotevano tramite ruoli nominativi, contribuzioni periodiche in
ragione della loro ricchezza, indirette quelle che stabilivano rapporti accidentali, riscosse al
momento di uno scambio. Pertanto le imposte dirette colpivano le persone, il patrimonio, si
riferivano direttamente alla ricchezza disponibile; le indirette colpivano oggetti, spese private,
consumi e si riferivano indirettamente alla ricchezza disponibile. A loro volta le imposte dirette si
suddividevano in reali/oggettive (possesso di beni), in personali/soggettive (si riferivano alla
persona), in speciali (sul prodotto delle industrie) e in generali (sul patrimonio o reddito). Molto
discussa la classificazione delle imposte, ma correlato a tale problema era anche quello della
traslazione : diceva RiccaSal non si possono determinare i risultati di unimposta e la ripartizione
effettiva del suo carico se prima non si certi su chi siano i contribuenti reali: a che vale la
discussione sulla giustizia dellimposta stabilita dal legislatore finanziario se quella imposta diventa
ingiusta perch viene scaricata ad un contribuente che non quello voluto dal legislatore?. Allo
scopo di ripartire equamente sopra tutti i cittadini, il legislatore aveva il dovere di conoscere quali
fossero gli effetti delle imposte in modo da scegliere quelle che erano meno soggette alla traslazione
e, cos, modificarne gli effetti. Per spiegare la traslazione, Pantaleoni aveva usato il seguente
schema: a) le imposte non si pagano -> evasione; b) le imposte si pagano, allora avremo come
effetti: la percussione dellimposta sul contribuente de jure, che pu pagare limposta oppure
trasferirla su altri, la traslazione dellimposta dal contribuente de jure a quello de facto, che
rimborsa al primo il tributo pagato o si libera dellimposta trasferendola su un terzo, e la incidenza
dellimposta sul contribuente de facto che non pu pi trasferirla su altri con relative conseguenze.
Seguendo il ragionamento di Pantaleoni, RiccaSal spiegava che innanzitutto vi era una forma di
traslazione che era prevista (ripercussione del carico tributario tramite lelevazione dei prezzi), una
forma di traslazione inversa (profitti al minimo -> ribasso dei salari) e una forma di traslazione che
avveniva quando i salari reali, ridotti al minimo, non erano suscettibili di ulteriore diminuzione e si
procedeva ad unelevazione del salario nominale (limposta andava a carico degli imprenditori). La
traslazione portava squilibri (applicata anche sui generi di consumo della classe lavoratrice),
bisognava quindi, per RiccaSal, semplificare il sistema tributario e ribadire il principio che la sua
attuazione doveva essere conforme al principio del valore/legge di utilit relativa.
Imposte dirette
La prima e pi semplice forma di tassazione era limposta generale sul patrimonio (come il censo

romano), che aveva avuto senso fino a quando le situazioni economiche dei cittadini erano
abbastanza uniformi. Con lindustrializzazione si erano palesate le differenze, si erano moltiplicate
le spese pubbliche, quindi era aumentato il bisogno di proventi fiscali e la tassazione diretta era
divenuta pi complessa. Allinizio dellet moderna erano stati istituiti i catasti, limposta generale
sul patrimonio si era specificata sempre pi, strutturandosi sui terreni, fabbricati, industrie,
professioni,ecc. La prima imposta diretta speciale fu limposta fondiaria, la quale si riferiva sia alla
rendita sia ai prodotti dellagricoltura. Ma quando la coltivazione delle terre era diventata intensiva
e si erano impiegati capitali cospicui, la produttivit territoriale si era differenziata da luogo a luogo
e la rendita era variata per ragioni di coltura; i metodi indiziari erano diventati insufficienti e
avevano ceduto il posto a valutazioni pi precise, quali il catasto geometrico. Molte per le
obiezioni contro il catasto per la sua formazione lenta, costosa, per la difficolt di seguire le
variazioni nella ricchezza. Per RiccaSal, sebbene Di Rudin, Crispi e i parlamentari meridionali si
opponevano al disegno di legge per listituzione del catasto, esso rappresentava unopera importante
di civilt e di progresso essendo uno strumento efficace di tassazione e raffigurando lo stato reale
dei fondi. La perequazione fondiaria ordinata dalla legge del 1 marzo 1886 aveva lo scopo di dare
allItalia ununica legislazione catastale e di apportare quelle rettifiche dovute al mutamento nello
stato dei terreni; questioni sensibili, in quanto si andavano a toccare gli interessi fondiari che in
Italia erano pi forti di quelli industriali. La discussione era stata lunga e vivace, nel paese vi erano
realt ambientali e colturali cos varie e contrastanti che aveva aperto un acceso dibattito. Minghetti
era riuscito a convincere la Camera nel 1885: la perequazione che noi vi presentiamo uno dei
simboli dellunit dItalia: conservare i vecchi catasti non forse sintomo del ricordo dei vecchi
stati italiani? Ci nega lunit. Il catasto generale (o unico) venne finalmente approvato: esso
aveva lo scopo di determinare lestensione della superficie, la natura delle terre, la coltivazione alla
quale erano destinate, il valore dei prodotti, per stabilire una base reale, fissa e uniforme nel riparto
dellimposta.
Dallimposta sui fabbricati allimposizione dei beni mobili
Limposta sui fabbricati differiva da quella fondiaria, in quanto aveva per oggetto le case di
abitazione considerate come fonte di reddito. Abbandonati i vecchi metodi di accertamento (come il
numero delle porte e delle finestre), fu adottato un sistema misto che teneva conto dellindice degli
affitti, delle dichiarazioni dei contribuenti o delle commissioni, e si eseguiva attraverso una
classificazione degli oggetti tassabili; avrebbe dovuto redigersi un registro di tutti i fabbricati
abitativi come base dellimposta speciale, applicata in seguito anche ad altre specie di propriet e di
industria. Le imposte sul reddito dei beni mobili risalivano alla rivoluzione del 1798; i redditi erano
stati ripartiti in 4 categorie: industriali (profitti proveniente dallesercizio di attivit industriali),
capitalistici (premi sui titoli, censi, rendite perpetue), professionali (stipendi, retribuzioni lavorative)
e redditi provenienti da stipendi, assegni, pensioni corrisposti da province e comuni. Ma era giusto
tassare il salario? Dopotutto limposta era arbitraria per i redditi incerti, ingiusta sui redditi fissi e
dannosa sui redditi minori. Per quanto riguarda poi i vari sistemi accertamento, si adoperavano
anche metodi indiretti di riscossione delle imposte, come la ritenuta per gli stipendi. Sia il sistema
di tassazione indiretta e diretta presentavano difficolt: la prima si fondava su criteri fissi e si
rivelava grave per i contribuenti minori, la seconda, effettuata tramite indagini, risultava
macchinosa. Alcuni avevano ritenuto pi conveniente un metodo misto, altri avevano proposto
limposta sul reddito: era soggettiva, perch si riferiva direttamente alla persona che possedeva un
reddito e riguardava la sua capacit contributiva nella sua totalit. E il reddito netto era la somma

dei beni economici che lindividuo poteva impiegare per la soddisfazione dei sui bisogni senza per
questo diminuire la sua fortuna. La scuola ricardiana aveva confuso le due espressioni,
individuando nel reddito netto la fonte da cui lo Stato poteva riscuotere le imposte; la nuova dottrina
finanziaria, invece, aveva affermato che limposta doveva colpire la personalit economica in tutti i
suoi impieghi e godimenti, non solo il reddito netto.
Limposta sul reddito nei sistemi tributari moderni
Limposta sul reddito era stata considerata in diversi modi negli Stati moderni. Importante era la
visione inglese: nel 1799 era stata istituita in Inghilterra lincome tax. Secondo tale legge, la materia
imponibile era distribuita in cinque categorie: nella categoria A erano registrati i redditi dei terreni e
dei fabbricati; nella categoria B i redditi dellindustria agricola; nella categoria C i redditi del
capitale; nella categoria D i redditi industriali, commerciali, professionale; e nella categoria E gli
stipendi dei pubblici funzionari e le pensioni. Il carattere saliente dellimposta consisteva nel
metodo di accertamento, basato ora sulle dichiarazioni degli stessi contribuenti e delle commissioni
locali: per RiccaSal, questo era un ordinato sistema di imposte dirette il quale, senza troppa
ingerenza fiscale, gravando di pi sulle classi agiate, arreca una distribuzione pi equa dei carichi
pubblici. Sulla stessa tipologia era modellata limposta italiana sui redditi della ricchezza mobiliare,
sebbene era limitata ai redditi della categoria D, mentre per gli altri redditi esistevano altre imposte
speciali: il sistema italiano si valeva della trattenuta per gli stipendi e si sosteneva sulle denunce dei
contribuenti per tutti gli altri redditi. Esso prevedeva anche un minimo di esenzione per i redditi pi
bassi. Aldil delle varie concezioni, appariva evidente, secondo RiccaSal, che il sistema delle
imposte diventava sempre pi complesso man mano che si accrescevano i bisogni dello Stato e
aumentavano i progressi dellindustria. Inoltre le stesse imposte dirette dei possessi immobiliari e
mobiliari dipendevano principalmente dai mutati rapporti della distribuzione; erano dovute al fatto
che una notevole quantit di ricchezza si ripartiva fra le classi medie e agiate in misura che
oltrepassava il minimo necessario ai loro bisogni privati.
7. LA FORMAZIONE STORICA DEL SISTEMA TRIBUTARIO
Il sistema finanziario italiano
Nel sistema tributario italiano RiccaSal osservava un aumento delle imposte dirette e una riduzione
delle imposte indirette: quelle dirette colpivano il reddito nel momento in cui si trasferiva per
compravendita o per successione, e nel momento in cui si spendeva o si consumava. Le imposte sui
trasferimenti di propriet colpivano i trasferimenti tra vivi o per causa di morte di beni mobili e
immobili: oggetto delimposta non era il consumo del bene, n il suo possesso, ma un fatto
intermedio che contribuiva allaumento della ricchezza del singolo. Secondo alcuni, queste imposte
non rientravano n tra le dirette n tra le indirette. Il fondamento giuridico di tale imposta era da
ricercarsi negli spostamenti vantaggiosi della ricchezza; lammontare delleredit aumentava la
capacit tributaria dellerede, quindi lo Stato aveva il diritto di esercitare unimposizione sui
guadagni acquisiti. Per Wagner e Mill limposta trovava la sua giustificazione nel fatto che lo Stato
doveva essere considerato comproprietario dei beni dei cittadini: vi era quindi la necessit di
unaliquota progressiva in ragione sia del grado di parentela che dellentit della ricchezza. In Italia,
invece, le legge del 1862 colpiva le successioni in ragione unicamente del grado di parentela.
RiccaSal affermava che bastava introdurre un minimo di esenzione per i patrimoni pi tenui e nei
casi di successione in linea retta e stabilire unimposta con aliquota proporzionale al valore delle

ricchezze trasmesse e diversificata in relazione alla maggiore o minore distanza di parentela. Per
quel che riguarda le imposte indirette sul consumo della ricchezza, RiccaSal parla delle privative
fiscali: Esse sono un avanzo delle regalie e consistono nel monopolio che lo Stato si riserba intorno
alla produzione e spaccio di certi generi col fine di ricavare un provento maggiore vendendoli a
prezzi alti: sono quelle del sale, del tabacco e del lotto, ad es. Egli favorevole allimposta sul
tabacco, non essendo un bene di prima necessit, ma contrario a quella sul lotto (che specula sulla
passione del gioco e scoraggia il lavoro) e ancor di pi a quella sul sale, che grava sulle classi pi
povere per le quali il sale materia sussidiaria mentre risparmia i ricchi, per il quale il sale un
condimento di lusso; questa imposta inoltre si trasforma in un vero e proprio tributo sulla miseria e
fomenta malcontento. Un sistema finanziario ancora troppo farraginoso quello italiano, costruito
con troppe misure di riscossione mediata. Si dicono imposte di riscossione mediata quelle che si
riferiscono a generi di consumo, ma vengono prelevate nellatto di produzione degli stessi: se esse
sono pagate in anticipo dai produttori o dai commercianti, ricadranno poi sui consumatori che il
compereranno ad un prezzo pi alto. Di tale genere sono le imposte sul vino, sulla birra, sullo
zucchero e sulla macellazione degli animali. Mentre le imposte sulla fabbricazione sono pi facili
da applicare, in quanto la produzione avviene in grandi quantit e concentrata in pochi luoghi,
quelle sullo spaccio sono di pi difficile applicazione e vengono riscosse mediante un diritto sulla
vendita al minuto (dazio sulla circolazione). Questo dazio interno di consumo aveva incontrato il
malcontento del popolo, per questo nel 1878 venne abolito. Per quanto riguarda il regime doganale
esterno, lItalia aveva seguito lesempio dellInghilterra, mettendo in atti i principi del libero
scambio, diminuendo i dazi di esportazione e di importazione delle materie prime e aumentando
quelli di importazione dei beni coloniali e dei prodotti di consumo generale non indispensabili. Vi
erano poi le imposte di riscossione immediata, che si prelevano direttamente dai consumatori su
certe spese continue, indizi sicuri di redditi corrispondenti come le imposte sulle abitazioni, sebbene
non sempre vi era unesatta proporzione tra la spesa di abitazione e il reddito familiare.
Delle entrate straordinarie e del credito pubblico
Si dicono entrate straordinarie quei proventi che lo Stato riceve e adopera di volta in volta a
seconda del bisogno, ma senza alcuna periodicit (costruzione di strade ferrate, attuazione di
provvedimenti per una guerra). Le fonti: il tesoro pubblico (o di guerra), laumento delle imposte e i
prestiti pubblici. Tra queste solo i prestiti pubblici si sono rivelati compatibili con la civilt
economica moderna. Il tesoro pubblico non era quasi pi praticato in quanto insufficiente al
sostentamento delle moderne imprese belliche; poco proficuo laumento delle imposte che gravava
sui contribuenti ed era sopportato fino ai li,iti segnati dalla ricchezza disponibile. Non restava che il
credito pubblico, il quale si distingueva in due specie: debito redimibile, per il quale lo Stato si
prendeva lobbligo del rimborso parziale o totale, e debito irredimibile, per il quale lo Stato era
tenuto soltanto al pagamento degli interessi essendo facoltativo il rimborso. Il primo tipo aveva
perso terreno, poich lobbligo di un rimborso prestabilito in maniera inalterata arrecava un grave
peso allerario, il quale, non potendo adempierlo, doveva ricorrere a nuovi prestiti . Il credito
pubblico irredimibile riusciva vantaggioso sia ai creditori, ai quali offriva un rimborso sicuro, sia ai
debitori, ai quali evitava una certa pressione tributaria. Argomento che negli ultimi tempi era al
centro del dibattito riguardava i metodi di sistemazione dei prestiti in rendite temporanee e perpetue
che poteva avvenire in maniera generale o speciale: secondo il metodo generale, i diversi prestiti
venivano confusi nellazienda amministrativa in un unico fondo di ammortamento; con il secondo
metodo i prestiti si consolidavano separatamente, ciascuno con un servizio di interessi e di

ammortamento speciali. Il primo sistema era abbastanza semplice ma sfavorevole, poich


equiparando prestiti contratti in vari tempi e a condizioni diverse si ledevano gli interessi legittimi
dei primi creditori e ogni nuovo prestito indeboliva la base dei debiti esistenti con cui si
confondeva; il secondo sistema, invece, presentava pi vantaggi che svantaggi, poich prevedendo
servizi speciali per ciascun prestito, riusciva a mantenere le proprie condizioni e rendeva libera
lazione dello Stato nelle successive operazioni. La specialit del servizio doveva applicarsi,
secondo RiccaSal, non solo ai debiti contratti in tempi differenti, ma anche ai debiti diversi per
natura e scopi. Separare il servizio dei prestiti produttivi da quello degli altri debiti pubblici,
affidare tale servizio ad un istituto speciale, garantire costituzionalmente lindipendenza, erano per
leconomista le condizioni necessarie per dare ad una buona parte del credito pubblico una base
reale. Ciononostante in Italia era prevalso il primo metodo e le modalit con cui si amministrava un
debito contratto per costruire una strada ferrata non differiva da quella adoperata per stipulare debiti
destinati a mantenere un esercito in guerra, con la conseguenza di accrescere le difficolt di
contrarre prestiti a patti soddisfacenti.
Dellestinzione del debito pubblico e dei compiti della Scienza delle finanze: considerazioni
conclusive
Al dibattito sullestinzione del debito pubblico nellultimo ventennio dellOttocento in Italia,
RiccaSal dedicava lultimo capitolo del suo manuale: era tempo di correre ai ripari e di
intraprendere la via del risanamento e della trasparenza del bilancio. Agostino Magliani aveva
aggravato notevolmente il quadro complessivo facendo aumentare anzich diminuire il disavanzo:
questo aveva portato nel 1888 il distacco dalla maggioranza governativa di un gruppo di deputati
piemontesi (tra i quali Giolitti) e di deputati appartenenti alla vecchia e alla giovane Destra (tra i
quali Di Rudin, Salandra e Sonnino), i quali temevano una battuta darresto del movimento
espansivo realizzatosi negli anni precedenti per effetto di una politica finanziaria che aveva spinto la
spesa pubblica oltre i limiti del pareggio del bilancio. Il ricorso alle spese straordinarie per coprire
quelle di investimento, aveva comportato la dilatazione del debito pubblico con gravi effetti su tutto
il sistema: occorreva allora per RiccaSal riconsiderare i due metodi di estinzione parziale o totale
del debito pubblico tramite lammortamento libero o tramite la conversione volontaria della rendita.
Il primo metodo consisteva nella restituzione parziale o totale del capitale ai creditori, il secondo si
avvaleva dello stesso diritto di rimborso per ottenere nei momenti opportuni una riduzione
dellinteresse a favore dei debitori effettivi, o una conversione del debito stesso in una forma di
rendita temporanea o vitalizia. Lutilit pratica dellammortamento che, comportando lattenuazione
della cifra dei debiti, migliorava le condizioni della finanza e agevolava la via alla stipulazione di
nuovi prestiti in momenti di bisogno, era accettata dagli studiosi anche se variavano le opinioni
circa i procedimenti da eseguire per lammortamento. Per quanto riguardava, poi, altre maniere di
estinzione del debito, quali la conversione di una rendita perpetua in temporanea, la riduzione
dellinteresse o il rimborso del capitale al pari, erano, a secondo dei momenti, pi o meno
vantaggiosi per lo Stato. La conversione della rendita da perpetua in temporanea, ad esempio, aveva
avuto successo in Inghilterra: diversamente era accaduto in Italia dove, nonostante le ripetute
conversioni, si era accresciuto il debito pubblico. La pratica dellammortamento per risultare
efficace presupponeva un avanzo reale di entrate ordinarie e una capacit contributiva dei cittadini
superiore a quella utilizzata per sopperire alle spese ordinarie dello Stato. Se le spese si
amplificavano di continuo, qualunque nuovo provento veniva assorbito dai maggiori bisogni
dellerario e nulla rimaneva per lestinzione del debito; in pi in Italia la pressione tributaria era gi

di per s grave per i contribuenti rispetto alle loro forze contributive. Date queste premesse, la
Scienza delle finanze avrebbe dovuto diventare il luogo in stabilire il legame tra teoria e prassi, tra
le indicazioni della scuola tedesca e i suggerimenti del marginalismo. Lirrompere del marginalismo
lasciava intravedere la possibilit di conferire assetto scientifico alla dottrina finanziaria, di
conciliare individualismo e benessere sociale. Compaiono nel manuale di RiccaSal nuovi termini
propri delle modalit di analisi del marginalismo: soddisfazione armonica dei bisogni, equabile
ripartizione delle imposte, grado di utilit. Obiettivo delleconomista quello di evidenziare le
risposte che alcuni marginalisti offrono in campo finanziario per riequilibrare la distribuzione della
ricchezza senza intaccare lefficienza del sistema economico. Il marginalismo offriva stimoli per
ammodernare il sistema finanziario. La scienza delle finanze doveva mirare a fornire assetto
scientifico alla dottrina finanziaria e ad analizzare la natura e gli effetti delle spese pubbliche in
relazione alleconomia nazionale e alleconomia privata e attuare la corrispondenza con le diverse
entrate; in sostanza, una scienza delle finanze moderatamente riformatrice, che introduceva nel
sistema tributario elementi di proporzionalit e, in qualche caso, di progressivit senza renderlo
compiutamente progressivo, un progetto non rivoluzionario ma carico di istanze riformatrici.
RiccaSal suggeriva di procedere per gradi, contemperando il nuovo con lantico. Se lo Stato,
abusando dei suoi poteri, utilizzava le ricchezze per la soddisfazione di esigenze poco importanti,
distruggeva leconomia e la societ. Le spese pubbliche dovevano trovare la loro giustificazione nei
bisogni collettivi degli individui e dovevano regolarsi secondo il principio generale del valore
soggettivo; occorreva dimostrare teoricamente, da una parte, che la finanza pubblica esisteva per le
stesse ragioni per le quali esisteva la finanza del singolo e si basava sulle stesse leggi del valore
soggettivo, e provare concretamente, dallaltra, che lazione dello Stato serviva non solo di supporto
e di integrazione allazione dei privati ma risultava pi vantaggiosa per la soddisfazione dei bisogni
degli individui complessivamente considerati.

You might also like