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GEOMETRIA 1

seconda parte

Cristina Turrini
C. di L. in Fisica - 2015/2016

Cristina Turrini (C. di L. in Fisica - 2015/2016)

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Applicazioni lineari

index

Applicazioni lineari

Nucleo e immagine di unapplicazione

Isomorfismo di spazi vettoriali

La matrice rappresentativa

Il determinante

Sottomatrici e minori

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Applicazioni lineari

Applicazioni lineari

Siano V, W spazi vettoriali sullo stesso campo K. Consideriamo


unapplicazione f : V W.
Si dice che f lineare (o K-lineare) se u, v V, , K :
1) f (u + v) = f (u) + f (v), cio f conserva la somma o f additiva;
2) f (u) = f (u), cio f omogenea di I grado;
(1) + 2)) equivalente a ciascuna delle seguenti:
3) f (u + v) = f (u) + f (v),
P
P
30 ) f ( ni=1 i ui ) = ni=1 i f (ui ) u1 , . . . , un , 1 , . . . , n K.
cio f conserva le combinazioni lineari.

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Applicazioni lineari

Esempi di applicazioni lineari


V spazio vettoriale, si pu considerare lapplicazione identica
idV : V V; lapplicazione identica lineare.
V, W, si pu considerare 0 : V W, v 7 0W .
Lapplicazione nulla lineare.
sia V uno spazio vettoriale su K e B = {b1 , . . . , bn } una sua base
(ordinata: qui e nel seguito parlando di base sottointenderemo sempre
che lo sia); lapplicazione
B : V Kn
definita da

1
2

B (v) =
...
...
n

se v = 1 b1 + 2 b2 + + n bn , lineare.
B associa ad ogni vettore le sue componenti rispetto alla base B (dette
anche coordinate nella base B).
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Applicazioni lineari

V = Kn , W = Km , A Matm,n (K), LA : Kn Km ,
(prodotto riga per colonna)

x 7 A x

Lapplicazione LA viene detta applicazione associata alla matrice A e,


per le propriet del prodotto riga per colonna, lineare.
Se A Matm,n (K) e B Matn,p (K), allora si hanno le applicazioni
LA : Kn Km e LB : Kp Kn per cui si pu considerare la
composizione LA LB : Kp Km . Risulta
LA LB = LAB
cio lapplicazione composta LA LB lapplicazione associata alla
matrice A B Matm,p prodotto riga per colonna di A per B.
Se I = Im Matm la matrice identica, allora LI : Km Km
lapplicazione identica.

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Applicazioni lineari

Lo spazio delle applicazioni lineari


Siano V e W spazi vettoriali sul campo K.
Denotiamo con L(V, W) (o con HomK (V, W) o Hom(V, W)) linsieme delle
applicazioni lineari da V a W.
L(V, W) = {f : V W|f

lineare}

Poniamo
+ : L(V, W) L(V, W) L(V, W)
(f , g) 7 f + g

(f + g)(v) = f (v) + g(v)

: K L(V, W) L(V, W)
(, f ) 7 f

(f )(v) = f (v)

(definizioni puntuali di somma e di prodotto per uno scalare)


L(V, W) con queste leggi di composizione uno spazio vettoriale su K.
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Applicazioni lineari

Propriet` elementari delle applicazioni lineari


Siano V, W, Z spazi vettoriali sul campo K.
1) f (0V ) = 0W
(infatti f (0V ) = f (0 v) = 0 f (v) = 0W ).
2) g : W Z. Se f , g sono lineari g f : V Z lineare.
(infatti g f (u + v) = g(f (u + v)) = g(f (u) + f (v)) =
g(f (u) + g(f (v)) = g f (u) + g f (v)).
3) Se f biunivoca, lapplicazione inversa di f , f 1 : W V lineare.
(infatti si verifica che il vettore f 1 (u0 ) + f 1 (v0 ) linverso di
u0 + v0 infatti
f (f 1 (u0 ) + f 1 (v0 )) = f (f 1 (u0 )) + f (f 1 (v0 )) = u0 + v0 ).

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Applicazioni lineari

Teorema di esistenza e unicit


TEOREMA - Siano V e W spazi vettoriali su K. Sia B = {b1 , . . . , bn } una
base di V e siano w1 , . . . , wn W vettori comunque presi. Allora esiste una
ed una sola applicazione lineare : V W tale che
(bi ) = wi , i = 1, . . . , n
Dimostrazione Unicit. v V = hBi, v = 1 b1 + + n bn ( la scrittura unica).
Dobbiamo costruire f : V W con le condizioni richieste. Deve
necessariamente essere: f (v) = f (1 b1 + + n bn ) =
1 f (b1 ) + + n f (bn ) = 1 w1 + + n wn .
Lunica possibile definizione allora
(?) f (v) = 1 w1 + + n wn
se v = 1 b1 + + n bn .

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Applicazioni lineari

Esistenza
Si deve mostrare che lapplicazione f definita in (?) soddisfa le
condizioni richieste dallenunciato.
f lineare. Infatti (ad esempio per l additivit) se
v = 1 b1 + + n bn .
e
allora

u = 1 b1 + + n bn ,
v + u = 1 b1 + + n bn + 1 b1 + + n bn =
= (1 + 1 )b1 + + (n + n )bn ;

quindi
f (v + u) = (1 + 1 )w1 + + (n + n )wn = f (v) + f (u).
E analogamente per lomogeneit.
f (bi ) = wi , i. Infatti
bi = 0b1 + + 1bi + + 0bn
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f (bi ) = 1wi .
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Applicazioni lineari

Siano sempre V e W spazi vettoriali su K, con V f.g., dim V = n, e siano


v1 , . . . , vk V, e w1 , . . . , wk W.
PROBLEMA - Unapplicazione lineare f : V W tale che
vi 7 wi i = 1, . . . , k esiste? unica?
Occorre distinguere due casi
1) Se {v1 , . . . , vk } l.i., allora lapplicazione f esiste, ma in generale non
unica.
Infatti linsieme {v1 , . . . , vk } si pu completare a una base, cio
v0k+1 , . . . , v0n t.c. {v1 , . . . , vk , v0k+1 , . . . , v0n } sia base di V. Presi
arbitrariamente w0k+1 , . . . w0n W, per il teorema di esistenza e unicit
!f t.c. f (v1 ) = w1 , . . . f (vk ) = wk , f (v0k+1 ) = w0k+1 . . . , f (v0n ) = w0n
Questapplicazione soddisfa le nostre richieste, ma i vettori w0k+1 , . . . w0n
possono essere scelti arbitrariamente in W quindi in generale f .

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Applicazioni lineari

2) Se {v1 , . . . , vk } l.d. allora lapplicazione f in generale non esiste.


Infatti, pu esistere unapplicazione lineare tale che f (vi ) = wi solo se le
relazioni di dipendenza lineare tra i vi sussistono (con gli stessi
coefficienti!) tra i wi .
Ad esempio, se v3 = v1 v2 f (v3 ) = f (v1 v2 ) = f (v1 ) f (v2 ), cio
w3 = w1 w2 .

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Nucleo e immagine di unapplicazione

index

Applicazioni lineari

Nucleo e immagine di unapplicazione

Isomorfismo di spazi vettoriali

La matrice rappresentativa

Il determinante

Sottomatrici e minori

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Nucleo e immagine di unapplicazione

Nucleo e immagine di unapplicazione lineare

Siano V, W spazi vettoriali su un campo K e sia f : V W lineare.


Si dice nucleo di f e si indica con ker(f ) linsieme dei vettori di V che hanno
per immagine il vettore nullo.
ker(f ) = {v V|f (v) = 0W }
Si dice immagine di f e si indica con Im(f ) lusuale immagine
dellapplicazione.
Im(f ) = {w W|v V : f (v) = w}

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Nucleo e immagine di unapplicazione

Propriet
a) ker(f ) V un sottospazio.
Infatti
f (0V ) = 0W 0V ker(f );
Inoltre, presi
, K, u, v ker(f )
si ha
f (u + v) = f (u) + f (v) = 0W + 0W = 0W u + v ker(f ).
b) Im(f ) W un sottospazio (verificarlo).
TEOREMA (caratterizzazione delle applicazioni lineari iniettive)- Siano
V, W spazi vettoriali f.g. su un campo K, f : V W lineare. Sono
equivalenti:
i) f iniettiva;
ii) ker(f ) = {0V } (ossia dim(ker(f )) = 0;
iii) v1 , . . . , vn l.i. f (v1 ), . . . , f (vn ) l.i.
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Nucleo e immagine di unapplicazione

Dimostrazione
i) ii)
Se esistesse v 6= 0V tale che v ker(f ), si avrebbe f (v) = 0W . Poich per
f (0V ) = 0W , verrebbe contraddetta liniettivit di f .
ii) iii)
v1 , . . . , vn V l.i. Dobbiamo dimostrare f (v1 ), . . . , f (vn ) l.i.
1 f (v1 ) + + n f (vn ) = 0W
f (1 v1 + + n vn ) = 0W 1 v1 + + n vn ker(f ) = {0V }
1 v1 + + n vn = 0V 1 = = n = 0 f (v1 ), . . . , f (vn ) l.i.
iii) i)
Dobbiamo dimostrare che se f (v1 ) = f (v2 ) = w allora v1 = v2 .
f (v1 v2 ) = f (v1 ) f (v2 ) = w w = 0W
Se fosse v1 v2 6= 0V , sarebbe v1 v2 l.i. e f (v1 v2 ) = 0W l.d.. Contro
lipotesi iii).

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Nucleo e immagine di unapplicazione

TEOREMA (caratterizzazione delle applicazioni lineari suriettive)- Siano


V, W spazi vettoriali f.g. su un campo K, f : V W lineare. Sono
equivalenti:
i) f suriettiva;
ii) dim(Im(f )) = dim(W);
iii) < v1 , . . . , vn >= V < f (v1 ), . . . , f (vn ) >= W.
(dimostrazione per esercizio).
OSSERVAZIONE - In generale (se anche f non suriettiva) si ha
< v1 , . . . , vn >= V < f (v1 ), . . . , f (vn ) >= Im(f ).
OSSERVAZIONE - Abbiamo visto che le applicazioni lineari iniettive sono
quelle che mutano insiemi di vettori l.i. in insiemi di vettori l.i. e che le
applicazioni lineari suriettive sono quelle che mutano generatori di V in
generatori di W. Ne segue che le applicazioni lineari biunivoche sono
caratterizzate dal mutare basi in basi.

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Nucleo e immagine di unapplicazione

Teorema della nullit + rango


TEOREMA - Siano V, W spazi vettoriali f.g. su un campo K, e sia f : V W
lineare. Si ha:
(?)

dim(V) = dim(ker(f )) + dim(Im(f )).

Dimostrazione
Anzitutto osserviamo che tutti gli spazi coinvolti dalla (?) sono f.g. perch
sottospazi di spazi f.g..
Se Im(f ) = {0}, allora f lapplicazione nulla (f (v) = 0, v V) e quindi
ker(f ) = V, per cui (?) verificata.
Possiamo quindi supporre che Im(f ) 6= {0}. Allora Im(f ) ammette una base.
Sia {c1 , . . . , ck } una base di Im(f ). Si prendano (arbitrariamente) vettori
b1 , . . . , bk in V tali che f (bi ) = ci , i = 1, . . . , k.
Se ker(f ) 6= {0}, si prende una base {a1 , . . . , ar } di ker(f ). Altrimenti non si
prende nessun altro vettore.
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Nucleo e immagine di unapplicazione

Dimostriamo che B = {a1 , . . . , ar , b1 , . . . , bk } una base di V. Questo prova


la (?) perch si ha dim(V) = r + k = dim(ker(f )) + dim(Im(f )).
B l.i.
Infatti sia
()

1 a1 + + r ar + 1 b1 + + k bk = 0.

() implica f (1 a1 + + r ar + 1 b1 + + k bk ) = f (0) = 0,
quindi
0 = f (1 a1 + + r ar + 1 b1 + + k bk ) =
1 f (a1 ) + + r f (ar ) + 1 f (b1 ) + + k f (bk ) = 1 c1 + + k ck .
Ma c1 , . . . , ck sono l.i. (base di Im(f )), quindi 1 = = k = 0, per
cui diventa 1 a1 + + r ar = 0.
Ma a1 , . . . , ar sono l.i. (base di ker(f )), per cui 1 = = r = 0.
Pertanto tutti i coefficienti di () sono necessariamente nulli, e quindi B
l.i..

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Nucleo e immagine di unapplicazione

< B >= V
Sia v V. Dobbiamo mostrare che v si pu scrivere come combinazione
lineare dei vettori di B.
Si ha f (v) Im(f ) =< c1 , . . . , ck >, quindi
f (v) = 1 c1 + +k ck = 1 f (b1 )+ +k f (bk ) = f (1 b1 + +k bk ).
Quindi f (v) f (1 b1 + + k bk ) = f (v 1 b1 k bk ) = 0.
Pertanto v 1 b1 k bk ker(f ) =< a1 , . . . , ar > e perci
v 1 b1 k bk = 1 a1 + + r ar .
In conclusione v = 1 b1 + + k bk + 1 a1 + + r ar .
COROLLARIO - Sia f : V W lineare, con V, W f.g. e dim(V) = dim(W).
Allora f iniettiva se e solo se suriettiva se e solo se biunivoca.
Dimostrazione
f iniettiva se e solo se dim(ker(f )) = 0 se e solo se dim(V) = dim(Im(f )) se e
solo se dim(W) = dim(Im(f )) se e solo se f suriettiva.

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Isomorfismo di spazi vettoriali

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Applicazioni lineari

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Isomorfismo di spazi vettoriali

La matrice rappresentativa

Il determinante

Sottomatrici e minori

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Isomorfismo di spazi vettoriali

Endomorfismi, isomorfismi, automorfismi


Unapplicazione lineare biunivoca si dice isomorfismo.
Unapplicazione lineare da uno spazio in se stesso si dice endomorfismo.
Unapplicazione isomorfismo ed endomorfismo si dice automorfismo.
ESEMPI
1
2

idV : V V un automorfismo.
se A una matrice quadrata m m, allora LA : Km Km un
endomorfismo.
se A una matrice quadrata m m invertibile, allora LA : Km Km un
isomorfismo e lapplicazione inversa di LA (LA )1 = LA1
(infatti si ha LA1 LA = LA1 A = LI = id).

Siano V, W spazi vettoriali su un campo K. Si dice che V e W sono isomorfi, e


si scrive V ' W, se esiste un isomorfismo f : V W.
La relazione di isomorfismo di equivalenza (verificarlo).
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Isomorfismo di spazi vettoriali

TEOREMA - Due spazi vettoriali f.g. V e W sullo stesso campo K sono


isomorfi se e solo se hanno la stessa dimensione.
Dimostrazione
Se esiste un isomorfismo f : V W allora f trasforma una base di V in
una base di W, quindi dim(V) = dim(W).
Se dim(V) = dim(W) = n, allora, fissata una base B = {b1 , b2 , . . . , bn }
lapplicazione
B : V Kn
definita da

1
2

B (v) =
...
...
n

se v = 1 b1 + 2 b2 + + n bn , un isomorfismo, da cui si deduce


che V isomorfo a Kn . Analogamente si costruisce un isomorfismo
C : W Kn . Di conseguenza (C )1 B : V W pure un
isomorfismo.
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La matrice rappresentativa

index

Applicazioni lineari

Nucleo e immagine di unapplicazione

Isomorfismo di spazi vettoriali

La matrice rappresentativa

Il determinante

Sottomatrici e minori

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La matrice rappresentativa

Propriet della trasformazione LA


Sia A Matm,n (K), siano Kn , Km spazi vettoriali. Abbiamo visto che si pu
costruire LA : Kn Km lineare, x 7 A x = y.
Si ha:
ker LA = {x Kn : LA (x) = 0 Km } = {x Kn : A x = 0} =
{soluzioni del sistema omogeneo A x = 0}.

11 x1 + + 1n xn = 0
..
.
m1 x1 + + mn xn = 0
ImLA = {y Km : x Kn : y = LA (x)} = {y Km : x : A x = y} =
{termini noti che rendono risolubile il sistema riportato qui sotto}

11 x1 + + 1n xn = y1
..
.
m1 x1 + + mn xn = ym
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La matrice rappresentativa

Sia {e1 , . . . , en } la base standard di Kn .


Calcoliamo LA (ei )
Per esempio,
per i = 1,
11
21
LA (e1 ) =
..
...
.
m1
di A.

1n
2n

..
.
mn


11
1
0 21
= .
..
. ..
m1
0

= A(1) = I colonna

Analogamente, LA (ei ) = i-esima colonna di A.


he1 , . . . , en i = Kn

quindi

hLA (e1 ), . . . , LA (en )i = ImLA

(generatori di Kn sono mutati da LA in generatori di ImLA ),


pertanto i vettori colonna di A sono generatori di ImLA .

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La matrice rappresentativa

Costruzione della matrice rappresentativa


Siano V, W spazi vettoriali sul campo K, con dim V = n, dim W = m, e siano
A = {a1 , . . . , an } una base (ordinata) di V, e B = {b1 , . . . , bm } una base
(ordinata) di W.
Sia f : V W lineare; f univocamente determinata da f (a1 ), . . . , f (an )
(teorema di esistenza e unicit): noti f (a1 ), . . . , f (an ) si pu ricostruire f .
Scriviamo i vettori f (a1 ), . . . , f (an ) W come combinazioni lineari dei
vettori della base B :
f (a1 ) = 11 b1 + 21 b2 + + m1 bm
f (a2 ) = 12 b1 + 22 b2 + + m2 bm
..
.
f (an ) = 1n b1 + 2n b2 + + mn bm
Gli ij sono univocamente determinati da f e la determinano univocamente.
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La matrice rappresentativa

Costruiamo la matrice A Matm,n (K) le cui colonne sono le coordinate dei


vettori f (a2 ) nella base B:

11 12
21 22
A=
..
..
...
.
.
m1 m2
Vogliamo dimostrare che

1n
2n
..
.
mn

= LA .

Consideriamo il diagramma
V

A
LA
Kn

W
B

()

Km

in cui A denota lapplicazione che ad ogni vettore di V associa le sue


coordinate nella base A e B quella che ad ogni vettore di W associa le sue
coordinate nella base B.
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La matrice rappresentativa

Il quadrato () commuta, ossia si ha


(?)

LA A = B f .

Trattandosi di applicazioni lineari, (per il teorema di esistenza e unicit) basta


verificare luguaglianza (?) sui vettori di una base.
Verifichiamola sui vettori della base A = {a1 , . . . , an }.
Ad esempio, per a1 ,

11
21

LA A (a1 ) = LA (e1 ) = I colonna di A =


...
m1

11
21

B f (a1 ) = B (11 b1 + 21 b2 + + m1 bm ) =
... .
m1

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La matrice rappresentativa

In generale,
LA (A (ai )) = A(i) = iesima colonna di A
B (f (ai )) = A(i) = iesima colonna di A
quindi
LA A = B f .
Ricapitolando:
tutti gli spazi vettoriali f.g. sono del tipo Kn ;
tutte le applicazioni lineari tra spazi vettoriali f.g. sono del tipo LA .

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La matrice rappresentativa

Lapplicazione MA
B
Abbiamo visto che, dati due spazi vettoriali V e W di dimensioni rispettive n e
m, e date le basi (ordinate) A e B di V e W rispett., ad una applicazione
lineare f : V W pu essere associata una matrice A tale che essenzialmente
si abbia f = LA .
La matrice A si dice associata ad f rispetto alle basi A e B o rappresentativa
di f rispetto alle basi A e B e si scrive
A = MA
B (f ).
Abbiamo costruito unapplicazione
MA
B : L(V, W) Matm,n ,

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f 7 A

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La matrice rappresentativa

Siano V, W e Z spazi vettoriali (su K) di dimensioni rispettive n, m e l, con


basi rispettive A, B e C e siano f : V W e g : W Z applicazioni lineari.
PROPRIET (si omettono le dimostrazioni)
MA
B un isomorfismo tra gli spazi vettoriali L(V, W) e Matm,n .
B
A
MA
C (g f ) = MC (g) MB (f ),

cio alla composizione di applicazioni lineari corrisponde il prodotto riga


per colonna delle matrici rappresentative.
Nel caso m = n, V = W, A = B si ha
MA
B (idV ) = Im .
Nel caso m = n, se f : V W un isomorfismo, e f 1 : W V
lisomorfismo inverso, allora la matrice MA
B (f ) invertibile e si ha
1

MA
B (f )
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1
= MB
).
A (f

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La matrice rappresentativa

Conseguenza:
se V uno spazio vettoriale e A, B sono due sue basi, e f : V V un
endomorfismo, allora esiste una matrice invertibile N tale che
(?)

1
MA
MB
A (f ) = N
B (f ) N.

Infatti basta prendere N = MB


A (idV ) (verificarlo).
Due matrici quadrate A, B Matn si dicono simili se esiste una matrice
invertibile N GL(n) tale che B = N 1 A N.
La formula (?) mostra che le matrici rapprentative rispetto a basi diverse di
uno stesso endomorfismo sono matrici simili (si noti per che in entrambi i
casi la base deve essere la stessa in dominio e codominio!).
OSSERVAZIONE - Nel caso V = Kn , W = Km e f = LA , con A Matm,n , la
matrice rappresentativa rispetto alle basi canoniche di LA proprio A.

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Il determinante

index

Applicazioni lineari

Nucleo e immagine di unapplicazione

Isomorfismo di spazi vettoriali

La matrice rappresentativa

Il determinante

Sottomatrici e minori

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Il determinante

Definizione di determinante
In questo e nel prossimo capitolo saranno omesse molte dimostrazioni.
Ricordo che una permutazione su n elementi unapplicazione biunivoca
: Jn Jn , ove Jn = {1, 2, 3, . . . , n}.


1
2
3

n
: (1) (2) (3) (n) .
Si dice che di classe pari (rispett. dispari) se si passa da
((1), (2), . . . , (n)) a (1, 2, . . . , n) con un numero pari (rispett. dispari) di
scambi.




1 2 3 4
1 2 3 4
ESEMPI 3 4 1 2 di classe pari, 1 3 2 4 di classe
dispari.
Si dimostra che la definizione di classe pari e dispari ben posta, ovvero non
dipende dal modo con cui si ottiene come composizione di scambi.
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Il determinante

Data Sn (gruppo simmetrico su n elementi), definiamo



+1 se pari,
() =
1 se dispari.
Sia A Matn,n (K), A = (ij )i=1,...,n . Si definisce determinante di A:
j=1,...,n

(?)

det A =

()1(1) 2(2) n(n) .

Sn

Esso composto da n! addendi.


Ciascun addendo contiene uno ed un solo fattore preso da ciascuna riga e
ciascuna colonna ( biunivoca).

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Il determinante

Caso n = 1.
A = (11 )

S1 = { = id}

 
1
= 1

() = +1

det A = +11 .
Caso n = 2.



A = 11 12
21
22

S2 = {1 = id, 2 =

1 2
2 1

(1 ) = 1

det A = +11 (1) 21 (2) 12 (1) 22 (2) = 11 22 12 21 .

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Il determinante

Caso n = 3.
A=

11 12 13
21 22 23
31 32 33
1 = id


1 2 3
4 = 2 1 3

!
#S3 = 3! = 6


1 2 3
2 = 2 3 1


1 2 3
5 = 3 2 1

(1 ) = (2 ) = (3 ) = +1



1 2 3
3 = 3 1 2


1 2 3
6 = 1 3 2

(4 ) = (5 ) = (6 ) = 1

det(A) = 11 22 33 + 12 23 31 + 13 21 32
12 21 33 13 22 31 11 23 32 .

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Il determinante

Data la matrice A Matn,n (K), indichiamo con A(1) , . . . , A(n) le colonne di A


e con A(1) , . . . , A(n) le righe di A :

A(1)

A = A(1) , . . . , A(n) = ... .
A(n)
Il determinante pu essere interpretato in vari modi;
a) det : Matn,n (K) K

A 7 det A;

b) det : Kn Kn Kn K

c) det : Kn Kn Kn K

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7 det A;
A(1) , A(2) , . . . , A(n)

A(1)
A(2)
. 7 det A.
..
A(n)

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Il determinante

Propriet del determinante


Dora in poi supporremo sempre che sia K = Q, R, oppure C.
Siano A, B Matn,n (K).
1) det(t A) = det A;
2) scambiando tra loro due colonne, il determinante cambia (solo) il segno
(idem per le righe) (il determinante alternante)


det( . . . , A(i) , . . . , A(j) . . . ) = det( . . . A(j) , . . . , A(i) , . . . , );
3) il determinante lineare in ogni colonna, fissate le altre n 1 colonne
(idem per le righe) (il determinante multilineare);
det((. . . , B + C . . .)) = det((. . . , B, . . . ,)) + det((. . . , C, . . . ,));

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Il determinante

4) sia I = In la matrice identica, det I = 1;


5) (teorema di Binet) det(A B) = det A det B;
6) le colonne di A sono l.d. se e solo se det A = 0 (idem per le righe);
7) det(A) = n det A

( K);

8) A ammette inversa A1 se e solo se det(A) 6= 0, e inoltre, se det(A) 6= 0,


1
si ha det(A1 ) = det(A)
.

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Il determinante

Cenno alla dimostrazione di alcune tra le propriet del determinante viste


sopra.
La 2) segue dalla definizione di ();
la 3) segue dal fatto che in ogni addendo del determinante (?) compare uno e
un solo fattore preso da ciascuna colonna (idem per le righe);
la 4) di verifica immediata;
la 7) segue dalla 3) tenendo conto del fatto che moltiplicare una matrice per
uno scalare equivale a moltiplicare ciascuna colonna (o riga) per lo stesso
scalare;
per la 8) si veda dopo.

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Il determinante

Per la dimostrazione della 6), si osservi anzitutto che


LEMMA - Se A ha due colonne uguali allora det(A) = 0 (idem per le righe).
Infatti, per la propriet 2), scambiando tra loro le due colonne uguali, la
matrice non cambia eppure il determinante cambia segno.
Verifichiamo ora propriet 6).
Anzitutto, se le colonne di A sono l.i., almeno una di esse combinazione
delle altre. Per la propriet 3) il determinante di A pu essere allora scritto
come combinazione lineare di determinanti di matrici con due colonne uguali.
Dal Lemma segue quindi che det(A) = 0.

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Il determinante

Viceversa, sia det(A) = 0. Se per assurdo le colonne A(1) , . . . , A(n) di A


fossero l.i., esse costituirebbero una base di Kn , quindi anche i vettori della
base canonica potrebbero essere scritti come combinazione lineare di tali
colonne:
ei = 1i A(1) + + ni A(n) .
Consideriamo la matrice B = (ji ) e la matrice prodotto C = A B. La
colonna C(i)
C(i) = 1i A(1) + + ni A(n) = ei ,
pertanto C la matrice identica e 1 = det(C) = det(A) det(B) = 0, assurdo.
OSSERVAZIONE - Si potrebbe dimostrare che det lunica applicazione
multilineare alternante det : Kn Kn Kn K tale che det I = 1.

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Sottomatrici e minori

index

Applicazioni lineari

Nucleo e immagine di unapplicazione

Isomorfismo di spazi vettoriali

La matrice rappresentativa

Il determinante

Sottomatrici e minori

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Sottomatrici e minori

Sia M Matm,n una matrice con m righe e n colonne.


Si dice sottomatrice di M una qualsiasi matrice che si ottiene cancellando da
M alcune righe (eventualmente nessuna) e alcune colonne (eventualmente
nessuna).
Si dice minore di M il determinante di una sua qualsiasi sottomatrice quadrata.
Se A = (aij ) Matn,n una matrice quadrata, si dice minore complementare
dellelemento ahk il determinante della sottomatrice Mij di A che si ottiene
cancellando la righa hesima e la colonna kesima.
Si dice complemento algebrico (o cofattore) dellelemento ahk il numero
Aij = (1)i+j det Mij K.
Si dice matrice dei cofattori di A la matrice cof (A) = (Aij ) Matn,n




a b
d c
Se A = c d , allora cof (A) = b a .

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Sottomatrici e minori

TEOREMA (I teorema di Laplace - Data A Matn,n (K),


(per la i-esima riga):
det A = i1 Ai1 + i2 Ai2 + + in Ain ;
(per la j-esima colonna):
det A = 1j A1j + 2j A2j + + nj Anj .
TEOREMA II teorema di Laplace - Data A Matn,n (K),
(per le righe):
se i 6= j, i1 Aj1 + i2 Aj2 + + in Ajn = 0;
(per le colonne):
se i 6= j, 1i A1j + 2i A2j + + ni Anj = 0.

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Sottomatrici e minori

Il I teorema di Laplace fornisce una metodo (di tipo ricorsivo) per il calcolo
del determinante.
Ad esempio, nel caso n = 3, per la prima riga si ha:
!
a11 a12 a13
=
det a21 a22 a23
a31 a32 a33






a
a
a
a
a
a
a11 det a22 a23 a12 det a21 a23 + a13 det a21 a22 .
32
33
31
33
31
32
(il calcolo di determinanati k k viene ridotto a quello di determinanti
(k 1) (k 1)).

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Sottomatrici e minori

La matrice dei cofattori cof (A) pu essere utile per il calcolo della matrice
inversa.
Si ha
LEMMA -

A (cof (A))T = det A I.

Infatti, ad esempio per n = 3,


!
!
a11 a12 a13
A11 A21 A31
a21 a22 a23
A (cof (A))T =
A12 A22 A32
=
a31 a32 a33
A13 A23 A33
!
det(A)
0
0
0
det(A)
0
,
0
0
det(A)
e lultima uguaglianza segue dal I teorema di Laplace (per gli elementi della
diagonale) e dal II teorema di Laplace per gli elementi fuori dalla diagonale.
Ne segue il
TEOREMA Sia A Matn,n (K) con det A 6= 0. Allora si ha A1 =
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1
det A

(cof (A))T .
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Sottomatrici e minori

Spazio delle righe e spazio delle colonne


Data una matrice M Matm,n , si dice rango per righe di M la dimensione del
sottospazio R(M) =< t M(1) , . . . ,t M(n) > Kn generato dalle righe di M (pi
precisamente si tratta del sottospazio di Kn generato dai vettori colonna che si
ottengono trasponendo le righe di M).
Analogamente si dice rango per colonne di A la dimensione del sottospazio
C(M) =< M (1) , . . . , M (m) > Kn generato dalle colonne di M.
Nella parte quarta di queste note vedremo che:
il rango per colonne dim(C(M)) e il rango per righe dim(R(M)) di una
matrice M sono uguali tra loro e coincidono con la caratteristica (o rango)
r(M) di A (numero di righe non nulle di una riduzione a scalini di M)
dim(R(M) = dim(C(M)) = r(M).

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Sottomatrici e minori

Reinterpretazione del
TEOREMA (di Rouch Capelli) - Il sistema lineare Mx = b ha soluzioni se e
solo se la caratteristica della matrice dei coefficienti M coincide con la
caratteristica della matrice completa [M|b].
Dimostrazione
Mx = b ha soluzioni se e solo b Im(LM ) se e solo se
b C(M) =< M (1) , . . . , M (n) > se e solo se
< M (1) , . . . , M (n) >=< M (1) , . . . , M (n) , b > se e solo se
dim(< M (1) , . . . , M (n) >) = dim(< M (1) , . . . , M (n) , b >) se e solo se
rango per colonne di M uguale al rango per colonne di [M|b].

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il

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Sottomatrici e minori

Minori e rango
Luguaglianza "rango per righe = rango per colonne" avrebbe potuto essere
mostrata direttamente, come conseguenza di un ulteriore significato della
nozione di rango:
il rango r di una matrice M il massimo ordine (M) di minori non nulli
estratti dalla matrice M,
ossia
M ha rango r se e solo se esiste un minore non nullo r r di M e tutti i minori
s s di M, con s > r, sono nulli.
La relazione (M) dim(C(M)) semplice conseguenza della propriet 6)
del determinante (idem per dim(R(M)).
Infatti, se in M esiste un minore non nullo, le colonne di M
corrispondenti a quel minore sono l.i.: le colonne del minore sono costituite
dagli elementi delle colonne della matrice presi da righe fissate e quindi una
relazione di dipendenza lineare tra le colonne di M indurrebbe, in particolare,
la medesima relazione tra le colonne del minore.
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Sottomatrici e minori

Metodo di Kronecker (o dei minori orlati) per il calcolo della caratteristica.


Si cerca un minore non nullo, diciamo h h, di M.
Si considerano tutti i minori (h + 1) (h + 1) che "orlano" il minore h h di
cui sopra.
Se tutti questi minori sono nulli, il rango di A h, altrimenti il rango almeno
h + 1 ed esiste un minore (h + 1) (h + 1) non nullo.
Si considerano tutti i minori (h + 2) (h + 2) che "orlano" il minore
(h + 1) (h + 1) di cui sopra, ...

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