Professional Documents
Culture Documents
Determinante
cio`e, se sono uguali gli elementi che occupano le stesse posizioni nelle due
matrici.
Si verifica facilmente che le applicazioni
r : Kn K1,n
e
c : Kn Kn,1
cos` definite:
r(x1 , x2 , . . . , xn ) := x1 x2 . . . xn
x1
x2
c(x1 , x2 , . . . , xn ) := ..
.
xn
x2
i vettori riga x1 x2 . . . xn e i vettori colonna .. .
.
xn
Definizione 3. Assegnata una matrice quadrata A Kn,n , si definisce
diagonale principale di A, la n-pla ordinata
(a11 , a22 , . . . , ann )
Si chiama invece diagonale secondaria di A, la n-pla ordinata
(a1n , a2,n1 , . . . , an1 )
Si chiama traccia di A lo scalare cos` definito
tr(A) := a11 + a22 + + ann
Di solito lavoreremo con il campo dei numeri reali. Tuttavia, tutto quello
che ci apprestiamo a definire resta valido in un campo K qualsiasi. In particolare denoteremo con 0 e 1 gli elementi neutri (distinti) di K rispetto alla
somma e alla moltiplicazione.
2
n
X
aij bjh
j=1
Il motivo per cui il prodotto appena definito `e detto righe per colonne
sta nel fatto che lelemento cih di posto (i, h) della matrice AB si ottiene
moltiplicando la i-esima riga di A per la h-esima colonna di B nel modo
seguente
b1h
b2h
cih := ai1 ai2 . . . ain .. = ai1 b1h + ai2 b2h + . . . + ain bnh
.
bnh
4
Osservazione 12. Si noti che il prodotto tra due matrici A e B si pu`o effettuare solo se il numero di colonne di A (primo fattore) `e uguale al numero di
righe di B (secondo fattore); in tal caso le due matici si dicono conformabili.
Ci`o comporta, tra laltro, che, in generale, non si pu`o effettuare il prodotto
BA, a meno che non sia m = p. Inoltre, ammesso che si possano calcolare
entrambe le matrici AB e BA, queste non sono necessariamente uguali: in
altre parole, il prodotto tra matrici non gode della propriet`a commutativa.
Ha senso, dunque, introdurre la seguente
Definizione 13. Due matrici A e B quadrate dello stesso ordine n si dicono
permutabili se AB = BA
Ogni matrice A quadrata di ordine n `e permutabile con la matrice identica
In e la matrice nulla 0n dal momento che
AIn = In A = A
e
A0n = 0n A = 0n
Praticamente le matrici In e 0n operano nello stesso modo in cui operano gli
scalari 1 e 0 nella moltiplicazione in K.
Il prodotto tra matrici gode delle seguenti propriet`a.
Proposizione 14. Comunque si prendano uno scalare K e le matrici
A, B e C (purch`e le operazioni indicate si possano eseguire), si ha che:
1. (AB)C = A(BC);
2. A(B + C) = AB + AC
(A + B)C = AC + BC;
0 1 1
0 0 1
0 0 0
ha indice di nilpotenza 3.
Esercizio 25. Calcolare lindice di
1
6
4
5
A=
B=
9 6
2
1
3
1 2 1
2
6 C= 1
2 1
1 3
1
2 1
1 1
0 1
0 2
A R3,3
0
1
2
A= 0
0
0 0
0 0 0
0 0 0
0 0 B = 0 1 0 C = 0 0 0
0 0
0 0 0
0 0 1
8
1 1
0 1
1 1
A=
B=
1 0
0 1
le matrici
0
1 1
0 C= 0
2
1
1 0
D=
1 1 0
1 0 1
CD;
BD;
AB T ;
DB T ;
ADT ;
2D 3C T .
Il termine determinante `e dovuto a Gauss, anche se la sua definizione `e stata introdotta da Gottfried W. Leibniz (1646-1716) in connessione con le soluzioni dei sistemi
lineari.
Definizione 33. Sia A Km,n . Si dice matrice estratta da A (o sottomatrice di A) ogni matrice B di tipo (p, q) (1 p m, 1 q n) ottenuta
da A sopprimendone m p righe e n q colonne (o, equivalentemente, ottenuta considerando gli elementi di A comuni a p righe e q colonne fissate di
A).
Esempio 34. Assegnata la matrice A R4,5
2 1 3
5
7
1 1
0
2 1
A=
0 1 1 1 3 .
1 2 0
0
0
la matrice B
B=
1 1 0 1
0 1 1 3
.
10
2 1
1 2 3
1 1 2
1 2
4
1
A = 2 1 3 B = 1 1 3 C = 1 4 1 D = 2 0 2
3 2 1
2 2 3
2 1 1
1
1 1
Passiamo ora ad elencare le propriet`a del determinante.
Proposizione 38. La matrice identica In ha determinante uguale a 1.
Dimostrazione. Si procede per induzione su n. Per n = 1 la proposizione `e
vera dal momento che I1 = (1) e det I1 = 1. Supponiamo che la proposizione
sia valida per n 1 (con n 1 1 e quindi n 2). Per definizione
det In = 1 (1)1+1 det In (1 | 1)
dove In (1 | 1) non `e altro che la matrice identica In1 di ordine n 1. Per
lipotesi induttiva
det In1 = 1
da cui
det In = 1 det In1 = 1
11
Proposizione 39. Siano A Kn,n e c K. La matrice B ottenuta moltiplicando una riga qualsiasi di A per lo scalare c ha determinante pari
a
det B = c det A
Inoltre
det(cA) = cn det A
Proposizione 40. Siano A = (aij ), B = (bij ) e C = (cij ) tre matrici
quadrate di ordine n che differiscono solo per la i-esima riga per cui si ha
che
aih = bih + cih
per ogni h = 1, 2, . . . , n. Allora
det A = det B + det C
Proposizione 41. Scambiando due righe di una matrice quadrata A di
ordine n 2, il determinante cambia di segno.
Corollario 42. Il determinante di una matrice quadrata A di ordine n 2
con due righe proporzionali (in particolare, uguali) `e nullo.
Proposizione 43. Il determinante di una matrice con una riga di zeri `e
nullo.
Proposizione 44. Il determinante di una matrice quadrata A di ordine n
2 non cambia, se si aggiunge a una riga una combinazione lineare delle righe
rimanenti.
Corollario 45. Se in una matrice quadrata A di ordine n 2 una riga `e
combinazione lineare delle righe rimanenti, allora il determinante `e nullo.
Vale anche il viceversa.
Proposizione 46. Se l determinante di una matrice quadrata A di ordine
n 2 `e nullo, allora almeno una riga `e combinazione lineare delle righe
rimanenti.
Teorema 47. Per ogni matrice quadrata A Kn,n si ha che
det(A) = det(AT )
12
A `e triangolare superiore;
A `e triangolare inferiore;
A `e diagonale.
Allora
det A = a11 a22 ann
Definizione 52. Sia A = (aij ) Kn,n , (n 2), una matrice quadrata di
ordine n; si definisce matrice aggiunta di A e si denota con il simbolo
agg(A) (o anche A ), la matrice quadrata di ordine n
agg(A) := (Aij )T
cio`e, per esteso
agg(A) := ..
..
..
.
.
.
A1n A2n
Ann
dove Aij `e il complemento algebrico di aij . Se A = (a11 ) `e una matrice
quadrata di ordine 1, allora si pone
agg(A) := I1 = (1)
Esercizio 53. Scrivere la matrice aggiunta
2 1
1
A= 0
1 2
3
1
0
Teorema 54. (di caratterizzazione delle matrici invertibili) Sia assegnata una matrice quadrata di ordine n A Kn,n . Le seguenti condizioni
sono equivalenti:
(a) A `e invertibile.
(b) det A 6= 0.
14
1
agg(A)
det A
e
det(A1 ) =
1
det A
1
agg(A)
det A
15
1
det A Ah1
det A Ah2
..
1
Ahn
det A
Dunque
cih = ai1
1
1
1
Ah1 + ai2
Ah2 + . . . + ain
Ahn
det A
det A
det A
o anche
1
(ai1 Ah1 + ai2 Ah2 + . . . + ain Ahn )
det A
Se i = h, applicando il primo teorema di Laplace, si ha che
cih =
cii =
1
1
(ai1 Ai1 + ai2 Ai2 + . . . + ain Ain ) =
det A = 1
det A
det A
Se i 6= h, in virt`
u del secondo teorema di Laplace, segue che
cih =
1
1
(ai1 Ah1 + ai2 Ah2 + . . . + ain Ahn ) =
0=0
det A
det A
0 . . . 0 a1j1 . . .
0 . . . 0 0 . . .
..
..
..
.
.
.
0 . . . 0 0 . . .
0 . . . 0 0 . . .
0 ... 0 0 ...
. . . . . . . . . . . . a1n
a2j2 . . . . . . . . . a2n
..
..
.
.
0 . . . akjk . . . akn
0 0 0 0
3
1
0 1 0 0
2
0
0
0
0
3
0
0
A=
0 2 0 1 2 1
0 1 0 2
1
0
19
0 1 0 0
2
0
0 0 0 0
3
1
0 0 0 3
0
0
0 2 0 1 2 1
0 1 0 2
1
0
In questo modo la prima riga `e sistemata e il primo pivot `e 1. Ora occorre
che i termini al di sotto di tale pivot, nella seconda colonna, siano tutti nulli.
Questo si ottiene sommando alle righe successive alla prima un multiplo
opportuno della prima riga (operazione di tipo 3). Precisamente, operando
nel modo seguente
r4 r4 2r1
r5 r5 + r1
si ottiene
0
0
0
0
1
0
0
0
0
0 0
2
0
0 0
3
1
0 3
0
0
0 1 6 1
0 2
3
0
A partire dalla seconda colonna, la prima colonna che contiene almeno un elemento non nullo sotto la prima riga `e la quarta. Poich`e a24 = 0, scambiando
la seconda riga con la terza (operazione del tipo 1) si ottiene la matrice
0 1 0 0
2
0
0 0 0 3
0
0
0 0 0 0
3
1
0 0 0 1 6 1
0 0 0 2
3
0
3 `e il secondo pivot (j2 = 4). A questo punto rendiamo nulli gli elementi
al di sotto di 3 nella quarta colonna sommando alle righe successive alla
seconda un opportuno multiplo della seconda riga stessa (operazione di tipo
3). Precisamente, operando nel modo seguente
1
r4 r4 + r2
3
20
2
r5 r5 r2
3
si ottiene
0
0
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0 2
0
3 0
0
0 3
1
0 6 1
0 3
0
3 `e il terzo pivot (j3 = 5). Gli elementi al di sotto di tale pivot nella quinta
colonna si annullano sommando alle righe successive alla terza un opportuno
multiplo della terza riga stessa. Precisamente con le seguenti operazioni
r4 r4 + 2r3
r5 r5 r3
si ottiene
0
0
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
3
0
0
0
2 0
0 0
3 1
0 1
0 1
0 1 0 0 2 0
0 0 0 3 0 0
0
0
0
0
3
1
A0 =
0 0 0 0 0 1
0 0 0 0 0 0
Osservazione 63. La procedura di riduzione a scala descritta nel teorema
precedente `e nota come metodo di riduzione di Gauss4 . In generale,
assegnata una matrice A Km,n , la matrice a scala equivalente per righe
ad A non `e unica. Lunicit`a la si ha se si pongono ulteriori restrizioni sulla
matrice ridotta.
4
21
0 1 0 0 2 0
0 0 0 3 0 0
0
0
0
0
3
1
A0 =
0 0 0 0 0 1
0 0 0 0 0 0
22
0
0
0
0
1
1
e la terza riga per (operazioni del tipo
3
3
1 0 0 2 0
0 0 1 0 0
0 0 0 1
3
0 0 0 0 1
0 0 0 0 0
A questo punto, occorre che nella quinta colonna al di sopra di 1 ci siano solo
zeri. Basta aggiungere alla prima riga un opportuno multiplo della terza riga
(quella che contiene il pivot). Precisamente con loperazione
r1 r1 2r3
si ottiene
0
0
1 0 0 0
0 0 1 0
0 0 0 1
0 0 0 0
0 0 0 0
2
3
0
1
3
1
0
Resta infine da annullare gli elementi della sesta colonna al di sopra del pivot
1 aggiungendo alla prima riga e alla terza riga un opportuno multiplo della
quarta riga (quella che contiene il pivot). Percisamente con le operazioni
2
r1 r1 + r4
3
si ottiene
1
r3 r1 r4
3
0 1 0 0
0 0 0 1
rref(A) =
0 0 0 0
0 0 0 0
0 0 0 0
23
0
0
1
0
0
0
0
1
0
24
1
det A
(b) (a)
In virt`
u della proposizione 68 rref(A) = In . Pertanto (mantenendo le notazioni della medesima proposizione) P A = In , A = P 1 e AP = In . Dunque
A `e invertibile e A1 = P = Ek E2 E1 .
Osservazione 72. Il teorema 71 di caratterizzazione delle matrici invertibili fornisce un metodo per la determinazione della matrice inversa. Infatti,
linversa di A `e la matrice P che si ottiene come prodotto delle matrici che
rappresentano le operazioni elementari utilizzate nella riduzione completa di
A. Considerata allora la matrice (a blocchi) (A|In ) di tipo (n, 2n) che si
ottiene affiancando ad A la matrice identica, se si effettuano le medesime
operazioni elementari di cui sopra a tale matrice si ottiene
P (A|In ) = (P A|P In ) = (In |P )
Quindi, linversa della matrice A `e la matrice che si trova a destra della
matrice identica nella matrice ridotta della matrice (A|In ).
Esempio 73. Si consideri la matrice A R3,3
1
2
0
2
A = 1 2
1 1 1
Tale matrice `e non singolare (|A| = 2) e, quindi, invertibile. Riduciamo
a forma canonica speciale la matrice A operando sulle righe della matrice
(A|In ), cio`e della matrice
1
2
0 1 0 0
1 2
2 0 1 0
1 1 1 0 0 1
Rendiamo nulli nella prima colonna gli elementi al di sotto di 1 con le seguenti
operazioni elementari
r2 r2 + r1
r3 r3 r1
Esplicitamente la prima operazione scritta d`a
1 2 2 0 1 0 + 1 2 0 1 0 0 =
26
0 4 2 1 1 0
e la seconda
1 1 1 0 0 1 1 2 0 1 0 0 =
0 3 1 1 0 1
1 2
0
1 0 0
0 4
2
1 1 0
0 3 1 1 0 1
0
1
1
1
0 1
2
4
0 3 1 1
0 0
1
0
4
0 1
Con le operazioni
r1 r1 2r2
r3 r3 + 3r2
si ottiene
1
1
0
1
0
1
2
2
1
1
0 1 1
0
2
4
4
1 3
1
0 0
1
2
4 4
Rendiamo unitario il terzo pivot con loperazione
r3 2r3
ottenendo
1
1
1 0 1
0
2
2
1
1
1
0 1
0
2
4
4
1 3
0 0 1
2
2 2
27
0
1
2
0 1 0 1 1 1
2
2
1 3
0 0 1
2
2 2
1 0 0
Dunque
0
1
2
1
1
1
= 2
1 3
2
2 2
A1
Definizione 74. Dicesi rango di una matrice A Km,n non nulla il massimo ordine dei minori non nulli estraibili da A. Se A = 0m,n , si conviene
che il suo rango sia 0.
Dunque, in base alla definizione, una matrice A Km,n ad elementi non
tutti nulli, ha rango p > 0 se:
esiste un minore di ordine p non nullo estratto da A;
tutti gli eventuali minori di ordine maggiore di p sono nulli.
In tal caso i minori di ordine p estratti da A si dicono minori fondamentali
di A. Evidentemente se B `e una matrice estratta da A, il suo rango r(B)
non pu`o superare quello di A, cio`e
r(B) r(A)
Si osservi che, per il primo teorema di Laplace, affinch`e A abbia rango p, `e
sufficiente che siano nulli tutti i minori di ordine p + 1. Inoltre, non occorre
calcolare nemmeno tutti i minori di ordine p + 1. Infatti, si ha quanto segue.
28
1 2 1 3
2
1
A = 0 1
1 5 2 2
si consideri il minore di ordine 2
M2 := det A(2 | 2 4)
cio`e
1 1
M2 =
1 2
1 2 1
2
O2 = det A( | 4 ) = 0 1
1 5 2
Sussiste il seguente fondamentale dovuto a Kronecker:
Teorema 77. (Teorema di Kronecker o teorema degli orlati) Condizione necessaria e sufficiente affinch`e una matrice non nulla abbia rango p
`e che esista un minore non nullo di ordine p avente tutti gli orlati nulli.
Esempio 78. Si consideri la matrice A R3,4
1 2 3 1
A = 4 4 5 3
2 0 1 1
29
1 2
M2 =
4 4
contenenti M2 , cio`e
2 1
4 3
0 1
1 2 3
O2 = det A( | 4 ) = 4 4 5
2 0 1
Tali minori sono etrambi nulli. Ne segue che, per il teorema degli orlati, il
rango di A `e 2.
Lannullarsi o meno dei minori di una matrice A si conserva scambiando
le righe con le colonne, moltiplicando le righe per uno scalare non nullo,
scambiando le righe o aggiungendo a una riga il multiplo di unaltra. Dalla
definizione di rango, si deduce, quindi, che:
una matrice quadrata ha rango massimo se e solo se `e non singolare,
cio`e `e invertibile;
scambiando le righe con le colonne, il rango di una matrice non cambia,
cio`e r(A) = r(AT ) ;
due matrici equivalenti per righe hanno lo stesso rango.
In particolare, lultima conclusione ci suggerisce un metodo per determinare
il rango di una matrice, particolarmente efficace nel caso in cui lavoriamo
con matrici di dimensioni piuttosto grandi. Assegnata una matrice qualsiasi
non nulla A Km,n , la si riduce a scala (metodo di riduzione di Gauss).
Detta A0 una matrice a scala equivalente ad A, per quanto appena osservato
r(A) = r(A0 ). A questo punto, ci siamo ricondotti al calcolo del rango di una
matrice molto semplice da studiare. Infatti sussiste il seguente
30
Teorema 79. Il rango di una matrice a scala non nulla coincide con il
numero di righe non nulle della medesima.
Esempio 80. Utilizzando le operazioni elementari determiniamo il rango
della seguente matrice reale di tipo (4, 5)
2
1
3 4 6
2 3 1 5 3
A=
6 1 7 4 10
8 8 6 13 5
Con le seguenti trasformazioni elementari
r2 r2 + r1
r3 r3 3r1
r4 r4 + 4r1
si ottiene
2 1
3
4
6
0 4
2
9
9
A0 =
0 4 2 8 8
0 12 6 29 29
0
A00 =
0
0
1
4
0
0
3
2
0
0
4
9
1
2
6
9
1
2
0
A000 =
0
0
1
4
0
0
31
3
2
0
0
4
9
1
0
6
9
1
0
Dunque
r(A) = r(A0 ) = r(A00 ) = r(A000 ) = 3
32