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Premessa
Negli ultimi anni in Italia meridionale si sta assistendo ad un rinnovato interesse verso le dinamiche
cultuali, tanto di area greca quanto di ambito italico 1: lattenzione si decisamente spostata da unanalisi dei materiali fine a se stessa verso la comprensione dei fenomeni sociali che stanno dietro
luso di manufatti e utensili sacri. Se per il mondo
greco lesistenza di un ampio repertorio di immagini e di fonti letterarie permette, sotto molteplici
punti di vista, di accostarsi al fenomeno in maniera
puntuale, per gran parte del mondo italico lunica
documentazione resta quella della cultura materiale
e delle tracce dellevidenza archeologia. Se questo
significa, ovviamente, la perdita irrimediabile di
tutta una serie di dati fondamentali per la comprensione del fenomeno, dallaltro tale lacuna documentaria deve spingere a recuperare e a valutare con
acribia contesto per contesto tutto quanto sia
possibile recuperare dalla fenomenologia archeologica 2.
Nel mondo apulo tale carenza documentaria
ancora pi avvertibile, certo a causa dello stato della
ricerca sul sacro, ferma ad uno stadio ancora del
tutto embrionale. Tale vuoto forse, in parte, da
attribuire ad una minore leggibilit archeologica dei
fenomeni connessi al sacro. Basti confrontare la
Southern Italy in the 5th and 4th Centuries BC, in Wilkins 1996,
pp. 143-182.
3
Bottini 1988.
4
Sui santuari in Basilicata ved. ora C. Masseria, I santuari
indigeni della Basilicata, Napoli 2000. Ovviamente diverso il
caso di Garaguso che rispetto a tutti gli altri luoghi sacri lucani
mostra una precocit notevole di impianto, essendone documentata una frequentazione gi in et arcaica, e dunque ben
prima della lucanizzazione del comprensorio: C. Masseria,
Garaguso: santuari e culti di un centro enotrio, in M. Bugno, C.
Masseria (a cura di), Il mondo Enotrio tra VI e V sec. a.C.,
(Quaderni di Ostraka I, 1), Napoli 2001, pp. 83-107.
5
Vedi al riguardo le osservazioni gi avanzate proprio sullarea sacra di Ausculum: Fabbri, Mazzei, Osanna, Virtuoso
2001, pp. 57-71.
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in maniera puntuale i segni che larcheologia rinviene sul terreno. Se difficile risulta gi intercettare
manifestazioni del sacro in maniera autonoma
rispetto alla onnipresente realt funeraria, tanto pi
arduo risulta allora, in tutti i contesti noti, mettere in
connessione le tracce evidenti di ritualit cerimoniale con specifiche entit sovrumane, siano queste
figure divine, eroiche o defunti erotizzati.
Per meglio definire quanto finora puntualizzato
si scelto di presentare qui il caso di Ausculum (fig.
1), perch, nonostante la ricerca archeologica abbia
finora interessato solo settori ridotti dellestesissimo
6
La bibliografia sul centro raccolta in M. Paoletti, Ascoli
Satriano, in BTCGI, Roma-Pisa 1984, pp. 324-330; E.
Antonacci Sanpaolo, Indagini topografiche nel territorio di
Ascoli Satriano. Storia del popolamento in et romana, in
Profili della Daunia Antica, VII ciclo di conferenze sulle pi
recenti campagne di scavo (Foggia 23 maggio-14 novembre
1991), Foggia 1991, pp. 117-139. Sulle indagini pi recenti
vedi ora Fabbri, Mazzei, Osanna, Virtuoso 2001; Fabbri,
Osanna 2002.
Fabbri 1994.
Sulla frequentazione dellarea ved. la documentazione
raccolta in Fabbri, Osanna 2001. La trasformazione complessiva dellinsediamento e la nuova organizzazione dello spazio
percepibile a partire dalliniziale III sec.a.C. sono da inquadrare allinterno del fenomeno della romanizzazione del comprensorio: M. Torelli, Aspetti storico-archeologici della
romanizzazione della Daunia, in La civilt dei Dauni nel quadro del mondo italico, Atti del XIII Convegno di Studi
Etruschi e Italici, Manfredonia 1980, pp. 325-336; Id., Aspetti
materiali e ideologici della romanizzazione della Daunia,
DArch, III ser., X 1992, pp. 47-64, ripreso in Tota Italia.
Essays in the Cultural Formation of Roman Italy, Oxford
1999, pp. 89-118.
9
Fabbri, Mazzei, Osanna, Virtuoso 2001.
10
Sulle precedenti indagini che portarono alla scoperta delledificio e dellantistante mosaico: M. Mazzei, Ascoli
Satriano (Foggia). Serpente, Taras VII 1-2, 1987, pp. 112114; Ead., Ascoli Satriano (Foggia). Serpente, Taras VIII
1-2, 1988, pp. 163-165; M. Mazzei, J. Mertens, G. Volpe,
Aspetti della romanizzazione della Daunia, in Basilicata.
Lespansionismo romano nel sud-est dItalia, Venosa 1990,
pp. 177-195.
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Si fa riferimento qui alle US 2 (scarico) e US 4, 13,
19, 32, 53 (strati di obliterazione dello scarico): Fabbri,
Osanna 2002, pp. 34-37.
13
Fabbri, Osanna 2002, p. 360.
14
Ved. al riguardo L. Colangelo, Nuove acquisizioni sulla ceramica apula in daunia. Ausculum, labitato daunio in localit Serpente, in La cramique apulienne. Bilan et perspectives, Atti del Convegno di
Napoli, Novembre 2000, Roma 2005.
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8. - Ascoli Satriano, Collina del Serpente, saggio I, concentrazione di pesi da telaio (US 94).
7. - Ascoli Satriano, Collina del Serpente, saggio I, concentrazione di materiale (US 37).
stamnoi, 4 piatti, 2 kalathoi, 1 attingitoio monansato, 1 krateriskos, 7 brocchette; alla vernice nera
(figg. 12-13): 14 piatti, 3 coppette, 3 coppe, 6 coppette monoansate, 2 oinochoai, 1 olpe, 4 lekanai, 15
skyphoi, 3 cup-skyphoi, 1 guttus; alla classe della
ceramica sovraddipinta appartengono (figg. 1415): 2 epikyseis, 2 brocche, 2 piccole oinochoai, 3
kylikes, 1 skyphos, 3 cup-skyphoi, 1 lekanis, 3
lekythoi a reticolo, 1 lekythos; alla ceramica a
figure rosse: 2 crateri, 2 skyphoi (?); infine erano
presenti 4 pesi da telaio.
La distribuzione dei materiali quanto mai significativa: innanzitutto va sottolineata nel contesto la
presenza di un grande contenitore destinato a contenere derrate alimentari (evidentemente cereali)
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10. - Ascoli Satriano, Collina del Serpente, casa 1: cer. subgeometrica. Scala 1:2.
9. - Ascoli Satriano, Collina del Serpente, casa 1: cer. subgeometrica. Scala 1:6.
11. - Ascoli Satriano, Collina del Serpente, casa 1: cer. subgeometrica. Scala 1:4.
12. - Ascoli Satriano, Collina del Serpente, casa 1: cer. a vernice nera (skyphoi). Scala 1:4.
ceramiche comuni un askos e un vaso filtro, pertinenti ancora una volta alla fruizione di liquidi che
devono essere trattati prima di essere consumati 15.
Le ceramiche fini restituiscono un panorama
coerente: due crateri figurati associati con almeno
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13. - Ascoli Satriano, Collina del Serpente, casa 1: cer. a vernice nera (coppette). Scala 1:4.
14. - Ascoli Satriano, Collina del Serpente, casa 1: cer. sovraddipinta (skyphoi, lekane, kylix). Scala 1:4.
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16a. - Ascoli Satriano, Collina del Serpente, saggio II, planimetria generale.
Se passiamo a considerare il secondo contesto prescelto, quello pubblico, vanno presi in considerazione alcuni dati significativi recuperati nellambito dellarea sacra e della connessa necropoli, indagata a pi
riprese tra il 1986 e il 2000: si tratta del grande complesso delledificio rettangolare, e di una serie di strutture associate, ubicato nel settore meridionale della collina del Serpente (figg. 16a-b). Prescindendo da una
descrizione puntuale di tutti i dati emersi, che saranno
editi complessivamente nel secondo volume relativo
alle indagini di Ausculum, e rimandando a quanto gi
anticipato in una recente presentazione preliminare 21,
opportuno in questa sede fornire alcune informazioni
fondamentali sullarea, mentre ci si soffermer in particolare sul saggio V, ancora inedito (fig. 17). Lo scavo
ha, infatti, interessato due settori distinti, uno (saggio
II) occupato da un grande edificio a destinazione cultuale preceduto da una vasta area mosaicata in ciottoli,
e da piccole strutture (chiamate convenzionalmente
oikoi) collegate da una stuoia anchessa in ciottoli e
destinate allo svolgimento di pratiche cerimoniali, il secondo (saggio
V) posto a circa 30 metri a nord-est
del grande edificio, contraddistinto dalla presenza di unarticolata
via mosaicata che raccorda piccoli edifici analoghi agli oikoi del saggio II.
La pavimentazione a ciottoli
del saggio V presenta una larghezza variabile compresa tra m.
1 e 1,5, e attraversa diagonalmente lintera area di scavo (20x16
metri) in direzione ovest-est (fig.
18); landamento non rettilineo,
ma prevede una serie di cambiamenti di direzione. Partendo dal
margine est del saggio, il mosaico
presenta un primo tratto di ca. 4
m., molto lacunoso, con andamento sud-ovest/nord-est, poi,
realizzando un ampio angolo ottuso, con direzione ovest-est prose-
21
Si rimanda al contributo pi recente apparso sul contesto e alla bibl. ivi
raccolta: Fabbri, Mazzei, Osanna, Virtuoso 2001.
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Il mosaico ascolano non certo isolato nel quadro del
mondo daunio, infatti le pavimentazioni musive sono molto diffuse in Daunia tra IV sec. e III sec. a.C.: M. Mazzei, Note sui
mosaici a ciottoli in Daunia tra IV e III sec. a.C., in Atti del XI
Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria e Storia della
Daunia (San Severo 1989), San Severo 1989, pp. 172-191.
23
I reperti osteologici sono in corso di studio. Sembra attestata qui come nel caso degli oikoi del saggio II la triade composta da ovino, suino, bovino: Fabbri, Mazzei, Osanna, Virtuoso
2001.
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20. - Ascoli Satriano, Collina del Serpente, saggio V, crollo delloikos 3, particolare.
22. - Ascoli Satriano, Collina del Serpente, saggio V, pianta delle sepolture.
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vole profondit dal piano di calpestio, stata rinvenuta allesterno della pavimentazione, lungo il suo
margine nord-occidentale (tomba 2) (m. 2,50 x 1,00
x 2,60 x 1,20; profonda m. 1,70 ca. dal piano di individuazione del taglio) orientata ovest/est e coperta
da lastre litiche (fig. 24). Linumato, con busto supino ed arti inferiori in posizione rannicchiata, era
accompagnato da un ricco corredo, di 21 reperti,
sistemato quasi esclusivamente ai suoi piedi, ad
eccezione di un singolare thymiaterion dauno, rinvenuto lungo il limite settentrionale della fossa, in
corrispondenza del bacino, e di un peso da telaio rinvenuto invece al di sotto della mascella.
Lindagine relativa ad una seconda depressione
della pavimentazione mosaicata (US 39), ha messo
in luce unaltra profonda fossa dalla forma quasi rettangolare (m. 2.20 x 1,00 x 2,30 x 1,00; profonda m.
2 ca. dal piano di individuazione del taglio) e con
andamento nord-est/sud-ovest (tomba 3), coperta da
due grandi lastre litiche (fig. 25). La deposizione era
costituita dal ricco corredo composto da 24 reperti
ceramici disposto ai piedi dellinumato in posizione
rannicchiata. Nella parte pi settentrionale della
tomba una fossa ovale (m. 1,20 x 0,80; profonda ca.
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sitate ritualmente allinterno delledificio che normalmente doveva essere atto alla conservazione
delle stesse.
Se si passa ad analizzare nel dettaglio i manufatti, colpisce immediatamente la presenza di quello
che si potrebbe definire un servizio da banchetto
articolato intorno al consumo del vino, e di una batteria di recipienti funzionali atti a cuocere cibi e a contenere acqua. Il problema ora quello di chiarire destinazione e funzione dei reperti, in modo da intercetta-
24
Cfr. quanto gi avanzato in Fabbri, Mazzei, Osanna, Virtuoso 2001, pp. 59-60.
25
Sulla rottura rituale dei manufatti in contesti sacri cfr. J.
Bouma, Religio votiva. Votive Deposit in a Diacronic and Synchronic Perspective, I, Groningen 1996. Per i contesti centro italici, ved. U. Antonielli, Tivoli. Fossa votiva di et romana,
repubblicana e con materiali arcaici scoperta in contrada
Acquoria, NSc 1927, pp. 215-249; P. Pensabene, Luoghi di
culto, depositi votivi e loro significato, in Roma repubblicana
fra il 509 e il 270 a.C., Roma 1982, pp. 77-92. Per aree culturali pi lontane dalla nostra ved. ad es. J.-P. Petit, Bliesbruck et les
grandes ensembles de puits et de fosses cultuels de la Gaule
Romaine. Aspect dun rituel o lanimal occupe une place prdominante, in Animal et pratiques religieuses: les manifestations materielles, Actes du Colloque intern. de Compiegne (1113 nov. 1988), Paris 1989, pp. 99-108.
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rosso-bruna: 8 piatti, 1 coppetta biansata, 3 coppette, 1 grande coppa profonda, 3 coppe, 3 kylikes?, 1
brocca, 3 oinochoai, 2 pissidi, 3 skyphoi; alla classe
della ceramica sovraddipinta appartengono: 1 epikysis, 1 kylix, 1 lekythos a reticolo; alla ceramica a
figure rosse: 3 lekanides, 1 skyphos, 1 lekythos; infine erano presenti 4 pesi da telaio.
Nelloikos 4 possibile ricostruire una analoga
associazione di manufatti. Per la ceramica comune
sono state individuati frammenti che permettono di
attestare i seguenti individui: 8 olle e 6 ollette; 3
brocche, 4 coppe profonde + 1 coppetta, 1 bacino;
alla classe della ceramica subgeometrica daunia: 1
stamnos, 3 brocche, 1 coppa su alto piede, 3 krateriskoi; alla vernice nera o rosso-bruna: 4 piatti, 8 coppette, 4 coppe, 1 grande coppa profonda, 1 brocca, 1
oinochoe, 3 skyphoi, 1 kylix, 1 guttus; alla classe
della ceramica sovraddipinta appartengono: 1 epikysis, 1 oinochoe, 1 skyphos, 3 cup-skyphoi; alla ceramica a figure rosse: 1 lekanis; infine erano presenti
4 pesi da telaio.
Le ceramiche in argilla acroma e da cucina (figg.
27-28) presentano dunque innanzitutto forme chiuse
per la conservazione di derrate e di alimenti (olle e
ollette) e per contenere liquidi (acqua, olio?); inoltre
grandi forme aperte (coppe, lopades), atte probabilmente a preparare e a servire cibi, insieme a ampi
bacini destinati forse a contenere acqua. Accanto a
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28. - Ascoli Satriano, Collina del Serpente, saggio V, cer. comune (brocca, piatto, lopades). Scala 1:4.
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29. - Ascoli Satriano, Collina del Serpente, saggio V, cer. subgeometrica (olla, stamnos, krateriskos, piatto). Scala 1:4.
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27
Luso della forma di tradizione greca rende sicuri circa la
funzione del vaso allinterno del contesto analizzato. Per quanto riguarda lolla ascolana la associazione con il vino meno
diretta ed immediata, ma potrebbe dedursi dal fatto che risulta
associata nelloikos 2 con un servizio da banchetto caratterizzato dalla significativa presenza di vasi potori, mentre manca
il cratere. Del resto una funzione dellolla quale sostituto del
cratere sembra deducibile anche dal rinvenimento di un esemplare nel contesto domestico individato sempre sulla collina del
Serpente nel saggio IV: in quel contesto lolla era ospitata in uno
degli ambienti residenziali che doveva svolgere la funzione di
andron: Fabbri, Osanna 2001.
28
J. v. Fritze, De libatione veterum Graecorum, Berlin 1893;
K. Kircher, Die sakrale Bedeutung des Weins im Altertum,
Giessen 1910; C. Mayer, Das l im Kultus der Griechen,
Wrzburg 1917; Hanell, in RE VI A, cc. 2131-2137, s.v.
Trankopfer; F. Graf, Milch, Honig und Wein. Zum Verstndnis
der Libation im griechischen Ritual, in Perennitas. Studi
Angelo Brelich, Roma 1980, pp. 209-221.
29
M.L. Nava, M. Osanna (a cura di), Rituali per una dea
lucana, Afragola 2001, pp. 112-114; Colivicchi 2005.
30
Batino 2002.
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Conclusioni
I dati recuperati nel corso delle indagini sulla collina del Serpente di Ascoli Satriano permettono, se
integrati in una lettura univoca, di proporre alcune
ipotesi riguardo la cerimonia cui dovevano far riferimento i manufatti di entrambi i contesti, quello
domestico e quello sacro. Infatti gli elementi acquisiti nella casa e nellarea sacra mostrano in maniera
evidente tratti comuni (e non solo per la costante
presenza dei mosaici a ciottoli), che richiedono dunque una decodificazione comparata.
In base alla associazione di manufatti nei vari
contesti si potrebbe, dunque, cos ricostruire nelle
35
A. Bottini, M. Tagliente, M.P. Fresa, Forentum II. Lacropoli di Lavello in et classica, Venosa 1991.
grandi linee, la sequenza di azioni che hanno presieduto la configurazione archeologica del contesto
stratigrafico:
1) Alcuni manufatti sembrano riferirsi, in
entrambi i contesti, alla preliminare preparazione
delle sostanza da utilizzare nel corso della cerimonia, anche se ovviamente non c una corrispondenza biunivoca tra le forme scelte nella casa e quelle
dei vari oikoi: grande contenitore, olle, vaso filtro,
askos (manipolazione del vino?), kalathoi, coppette
miniaturistiche con vasca tripartita (fruizione e triturazione di alimenti), bacini (uso dellacqua?), coppe
acrome a vasca profonda; mortarium e pestelli.
2) Altre suppellettili e associazioni di forme attestano pratiche libatorie consistenti nellaspersione di
sostanze liquide, tra cui sicuramente il vino; non
esclusa la compresenza dellacqua (sia sotto forma
di sostanza mescolata al vino, sia forse autonomamente: olle?) e di altre sostanze, come olio (epikyseis, guttus) e forse farina o comunque composti a
base di cereali: olle, ollette, krateriskoi, brocche,
oinochoai, skyphoi, patere, phiale, epikyseis, guttus.
3) A pratiche simposiali che prevedono il consumo collettivo di vino trattato (vaso-filtro) e
mescolato allacqua (e accompagnato, almeno nel
caso della casa, da formaggio: grattugia), cui doveva aggiungersi il consumo di alimenti solidi, rimandano invece la maggiorparte dei manufatti rinvenuti: olle, crateri, brocche, oinochoai, cup-skyphoi,
kylikes, piatti.
Se tali momenti sembrano ricostruibili in entrambi i contesti, nel caso dello spazio sacro documentato anche il sacrificio cruento (cui rimandano gli
abbondanti reperti osteologici), che invece non sembra aver luogo nellambito domestico, e risulta evidentemente riferibile a pratiche di venerazione divina, rivolta probabilmente ad una entit ultramondana femminile (?).
In entrambi i casi, come dimostra lanalisi stratigrafica, si tratta di cerimonie conclusive di una
vicenda insediativa, le quali, comprendono offerte
e rituali scanditi in pi momenti. Tanto nellesperienza cultuale ormai allepilogo, quanto nel caso
dellimpianto domestico in via di abbandono le
pratiche prevedono lo svolgimento, da parte di pi
persone, di pratiche libatorie accompagnate dal
consumo di vino e di sostanze solide. Solo nel
caso del santuario il pasto collettivo comprende
anche lelemento carneo.
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Abbreviazioni bibliografiche
I culti della Campania antica = I culti della Campania
antica, Atti del Convegno Internazionale di Studi in
ricordo di Nazarena Valenza Mele, Napoli 15-17 maggio 1995, Roma 1998.
Batino 2002 = S. Batino, Lo skyphos attico dalliconografia alla funzione, (Quaderni di Ostraka IV), Napoli
2002.
Bottini 1988 = A. Bottini, La religione delle genti indigene, in Magra Grecia. Vita religiosa e cultura letteraria, filosofica e scientifica, Milano 1988, pp. 55-90.
Colivicchi 2005 = F. Colivicchi, Kantharoi attici per il
vino degli Apuli, in Il greco, il barbaro e la ceramica
attica. Immaginario del diverso, processi di scambio
e autorappresentazione degli indigeni, Atti del
Convegno Internazionale di Studi, Catania Caltanissetta - Gela - Camarina - Vittoria - Siracusa,
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