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tore del Dominio come Combinazione Lineare dei vettori della Base presa.
Limmagine di un certo vettore del Dominio in questo caso si chiama anche proiezione del vettore sullasse, dove lasse quello del primo vettore
della Base in questione. In particolare si vede che la funzione anche
Lineare perch f (v) = 1 u1 ; f (v + w) = (1 + 1 )u1 . Inoltre se volessi
calcolare la matrice associata a tale funzione rispetto alla Base presa avrei
:
1 0 ... 0
0 0 ... 0
..
..
.
.
. ...
. .
0 0 ... 0
perch limmagine del primo vettore della Base rispetto alla Base stessa
si scrive come Combinazione grazie alla n pla(1, 0, ..., 0), mentre tutti
gli altri vettori della Base hanno immagine nulla perch la loro proiezione
sullasse del primo vettore della Base sicuramente nulla ( essnedo indipendenti ), ed allora chiaro che 0 Combinazione Lineare di una
qualsiasi Base solo con una n-pla tutta nulla. Ecco spiegato perch la
matrice assume quella forma l. Ora una cosa certa. Questa funzione
sicuramente un Endomorfismo perch si va senza ombra di dubbio da R3
a R3 , ed essa non nemmeno Suriettiva ( quindi nemmeno Iniettiva ) perch Dim(Imf ) 6= Dim(V ) 6= Dim(R)3 6= 3. Precisamente la dimensione
dellImmagine in questo caso 1, dato che tutte le immagini sono vettori
proporzionali al primo vettore della Base, allora tutti giaciono sulla stessa
retta. Abbiamo, cos, trovato un Endomorfismo che non sia un Isomorfismo. Per trovarlo avremmo potuto pi banalmente cercare una funzione
la cui matrice ( quadrata se parliamo di Endomorfismi ) associata non
avesse Rango massimo, cio non avesse tutte le righe ( o le colonne ) indipendenti. Questo significa del resto che tutte le colonne della matrice
non sono una Base di Imf . Una cosa gi si nota. Essendo ogni Endomorfismo una Applicazione Lineare in se stessa allora possibile sempre
associare a tale Applicazione una matrice quadrata. Del resto la dimensione del Dominio la stessa del Codominio perch i due Spazi Coincido
e, quindi, lasserto banale.
Autovettore. Si dice Autovettore un vettore non nullo, v 6= 0, di uno Spazio
Vettoriale se esiste uno scalare appartenente al Campo K tale che si verifichi la seguente scrittura :
f (v) = v v 6= 0, v V
Proviamo a fare alcune riflessioni importanti su vettori di questo genere.
Prima di tutto precisiamo che non si parla di Autovettore ma di un
Autovettore perch in uno Spazio Vettoriale ci sono infiniti vettori e, conseguentemente, ci potrebbe essere pi di un Autovettore ( preannunciamolo, se ce ne pi di uno ce ne sono infiniti ). La prima cosa che
salta subito allocchio di un Autovettore che esso proporzionale, di una
2
certa quantit , al suo vettore immagine. Il fatto che un generico Autovettore ed il suo vettore immagine ( unico, se no non si ha una funzione
) siano proporzionali fa intuire che v, f (v) V = V .Risulta evidente che
entrambi i vettori, data la loro proporzionalit, appartengano allo stesso
Spazio Vettoriale ( in generale vettori proporzionali appartengono sempre
allo stesso Sottospazio Vettoriale ) e, conseguentemente a ci, il Dominio
ed il Codominio di una tal funzione potrebbero coincidere in alcuni casi
particolari. Non possiamo, per, asserire che se data una certa funzione
tale che nel suo Dominio ci sia un Autovettore allora il Dominio ed il
Codominio di questa funzione coincidano perch potrebbero esserci dei
vettori del Dominio che non siano Autovettori e, quindi, la loro immagine ( che comunque esisterebbe dato che la funzione definita su tutto il
Dominio ) non sarebbe pi proporzionale alla sua controimmagine. Mettiamo ad esempio che tutti i vettori di una certa retta, ad esempio quella
x, siano degli Autovettori, ma poi tutti gli altri vettori definiti nel Dominio, che potrebbe essere R3 , non siano Autovettori, cio non abbiano
la loro immagine ad essi proporzionale di una certa fissata quantit. In
un simil caso sicuramente il Dominio ed il Codominio non coincidono.
In particolare prendiamo una funzione del tipo y = 2x. Tale funzione
un Endomorfismo Biunivoco, allora un Isomorfismo. Immaginiamo che
V = R2 , cio i vettori del Dominio sono quelli appartententi ad un generico piano, e si nota subito che, essendo un Isomorfismo, il Dominio ed il
Codominio coincidono. Del resto ad ogni vettore viene associata una immagine che proprio proporzionale ( precisamente il doppio ) al vettore
di partenza. Questo ci fa capire che sicuramente ogni vettore del Dominio
un Autovettore, escluso, per, il vettore nullo. Sia ad esempio :
v V, v(1, 2, 3) f (v) = (2, 4, 6) f (v) = 2v
dalla scrittura di sopra si vede immediatamente che preso un generico
vettore del piano ( il piano differir da , xy, xz, yz, perch non ha una delle
tre coordinate nulla ) la sua immagine un vettore ancora appartenente
al piano. Questo ci basta per definire un Autovettore. Semplicemente
un vettore del Dominio che soddisfi la prima scrittura usata.
Autovalore. Si dice Autovalore uno scalare , non necessariamente diverso da
zero, se esiste un Autovettore proporzionale alla sua immagine proprio di
. Nellesempio precedente = 2 era lAutovalore associato allAutovettore v. Importante. Dato un Autovettore esso ha un unico Autovalore
associato. Vediamolo con una dimostrazione algebrica :
v 6= 0, v V : f (v) = v ! K
ipotizziamo che esistano due Autovalori associati allAutovettore
f (v) = v = v
allora con v 6= 0 ne segue direttamente che
( )v = 0 = .
3
a V , quindi che rispettino la propriet dappartanenza, e, conseguentemente alla scelta dei vettori, tre scalari opportuni, di cui uno lAutovalore
associato e due gli scalari che mi permetteranno di scrivere la propriet
generale dello Spazio Vettoriale.
, K; u, v V V
Ricordiamo che lApplicazione Lineare e possiamo scrivere:
f (au+v) = af (u)+f (v) = u+v = (u+v) f (k) = k, k V.
Nella dimostrazione si usato lo stesso scalare ( non necessariamente
Autovalore ), ed obbligatoriamente si dovuto fare cos. Il motivo semplice. Ogni vettore che appartiene a V soddisfa quella propriet solo con
lo scalare ( escluso il vettore nullo che la soddisfa sempre, e quindi anche
con questo ), di conseguenza la dimostrazione valida ponendo sempre
dello stesso valore. Abbiamo visto, quindi, che V un Sottospazio Vettoriale perch contiene sicuramente il vettore nullo ed, inoltre, il vettore k
sicuramente appartenente a V per definizione di Spazio Vettoriale e sicuramente appartiene anche a V in base al risultato visto sopra. A questo
punto ci sono delle precisazioni importanti da fare. In V non ci sono tutti
gli Autovettori del Dominio. Bisogna, infatti, distinguere alcuni casi. Si
vede, non solo algebricamente, che se un certo vettore x un Autovettore
ed il suo Autovalore uno scalare allora tutti i vettori di natura simile
al vettore x ( tutti quelli ad esso proporzionali ) avranno come Autovalore
associato proprio lo scalare . Questo fa intuire un fatto importante. Ci
fa capire prima di tutto che la funzione che ad un Autovalore associa un
Autovettore non invertibile, proprio perch ogni Autovalore non ha un
unico Autovettore di cui pu essere Autovalore, ma una infinit. Inoltre si
intuisce che in V non solo non detto che ci siano tutti gli Autovettori del
Dominio, ma non nemmeno detto che i vettori di tale sottoinsieme appartengano tutti ad una unica retta ( Sottospazio Vettoriale di dimensione
uno ), perch la relazione dappartenenza potrebbe essere verifica anche
da vettori che non siano tra loro proporzionali, ma che lo siano semplicemente alle loro rispettive immagini. E il caso ad esempio dei vettori non
proporzionali ( ora parliamo di Autovettori ) del Nucleo, che hanno immagini tutte proporzionali di = 0 rispetto al vettore di partenza del
Dominio. Questo lo si evince proprio da quanto appena detto circa V .
Quindi, ripetiamolo, V non contiene assolutamente tutti i possibili Autovettori di V , ma semplicemente quelli che hanno come Autovalore ed il
vettore nullo, che sempre presente in un generico Sottospazio V . Da ci
discerne una considerazione ( che ha due conseguenze, ma sono analoghe
) su un generico V :
V = {0} @ : f (v) = v = V = SpazioV ettorialeBanale
V 6= {0} : f (v) = v = V = SpazioV ettorialeN onBanale
5
Ripetiamolo, basta che esista almeno un Autovalore della funzione f ( ancora, un Autovalore e non lAutovalore, perch in una funzione ci possono
essere tanti Autovalori quanto la dimensione del Dominio, ed anche nel
Codominio se siamo in un Endomorfismo ) per far si che esistano infiniti
Autovettori. La proposizione si inverte del resto per quanto visto dalle
due scritture algebriche di sopra. Infatti se non esiste alcun Autovettore
( nessun vettore del Dominio ha una immagine ad esso proporzionale )
allora lappartenenza dei vettori di V a V si verifica solo con il vettore
nullo e quindi chiaro che il Sottospazio Vettoriale del Dominio quello
Banale. Non si cada in errore nel credere che debba essere diverso da
0 in quanto nel caso di V = V0 si ha che tutti i vettori ad esso appartenenti sono quelli proporzionali alla loro immagine ( evidentemente nulla
) solo se moltiplicati per lo scalare nullo. Si evince immediatamente che
V0 = Kerf , dato che si tratta di vettori ( Autovettori ) con immagine
nulla ma che non siano nulli, quindi sono Autovettori dato che rispettano
la scrittura. Ovviamente anche se 0 non un Autovettore chiaramente
appartiene a V0 ed allora V0 proprio il Nucleo della funzione. In particolare V0 ha dimensione diversa da 0 ( cio maggiore o uguale di 1 ) se e
solo se il Nucleo della funzione diverso dallo Spazio Vettoriale Banale.
La circostanza appena descritta si presenta solo nel caso in cui la funzione
non sia iniettiva ( Monomorfismo ) e, conseguentemente, nemmeno biunivoca ( Isomorfismo ). Infatti se la funzione un Isomorfismo il Nucleo lo
Spazio Vettoriale Banale ed allora in V0 c solo il vettore nullo, che in base
a quanto gi visto non un Autovettore. Sulla base di tali considerazioni
diamo ora la definizione esplicita di Autospazio.
Quindi un Autospazio sicuramente uno Sottospazio Vettoriale. Precisamente un Autospazio costituito dal vettore nullo e da tutti gli Autovettori associati a , che essendo infiniti fanno si che lAutospazio sia proprio
uno Spazio Vettoriale non Banale. Si intuisce un fatto importante legato
alla dimensione di un Autospazio. Essa non connessa assolutamente al
numero di Autovalori associati alla funzione. Questo perch non detto
che in un Autospazio V ci siano solo i vettori di una retta. In particolare
la dimensione di un Autospazio, che pi piccola o al massimo uguale
alla dimensione del Dominio ( uguale a quella del Dominio se tutti i
vettori di questultimo sono Autovettori ed hanno lo stesso Autovalore associato ), va ogni volta calcolata, e lunica relazione che si pu istituire tra
la dimensione di un Autospazio e la dimensione dello Spazio Vettoriale (
Dominio=Codominio ) la seguente : la somma delle dimensioni di tutti
gli Autospazi contenuti nel Dominio la dimensione del Dominio stesso.
6
0 0
D0 = 0 0 .
0 0
La scrittura evidente dal canto che f (e1 ) = e1 per definizione di
Autovettore, quale e1 , stesso. E ancora pi chiaro se si guarda tale
scrittura f (e1 ) = (e1 + 0e2 + 0e3 ). La matrice sicuramente diagonale
10
come si vede. Nel nostro caso specifico la matrice 3x3, ma nel caso
generico pu essere chiaramente nxn ed inoltre non detto che gli scalari
lambda siano tutti uguali. Nella funzione che abbiamo preso in
considerazione gli scalari lambda sono tutti uguali perch chiaro che
ogni vettore della Base Canonica ( potremmo dire Spettrale )
proporzionale alla sua immagine proprio di = 2. Nel caso generico,
per, si potrebbero avere anche lambda diversi associati ad ogni vettore
della Base Spettrale ed avere una matrice di tal genere :
a 0 ... 0
0 b ... 0
D0 = . . .
.
. . ...
.. ..
0 0 ... c
Questo sarebbe possibile nel caso in cui lo Spazio Vettoriale di partenza
ammettesse pi Autospazi, quindi pi lambda. Prima di procedere con
una ulteriore dissertazione sulla Diagonalizzazione vediamo di chiarire
con un esempio empirico come nasce e come fatta una Base Spettrale.
Prendo un Endomorfismo che sia sicuramente Diagonalizzabile
f : V V ed una sua Base ordinata ( non conosciamo lentit di tale
Base ) B = (u1 , u2 , ..., un ). DimV = n. Prendo anche un generico
vettore del Dominio che, quindi, sar Combinazione Lineare dei vettori
della Base ordinata. Il vettore v = [x1 u1 + x2 u2 + ... + xn un ]. Quindi
lIsomorfismo Coordinato rispetto al vettore v
(v) = (x1 , x2 , ..., xn ) = CB (v). Ora, poich la funzione definita su
tutto lo Spazio Vettoriale si ha che !f (v) !CB [f (v)] = [f (v)].
Dove lultima scrittura vuol dire che sicuarmente esiste limmagine del
vettore del Dominio ed essa ha anche una n-pla associata grazie
allIsomorfismo Coordinato rispetto alla Base. Sulla base di tali
considerazioni sappiamo che possibile associare alla funzione una
matrice ( strettamente legata al tipo di Base ) che sia del tipo
A CB (v) = CB [f (v)] AX = Y . In particoare A la matrice associata
allEndomorfismo ( quindi sar quadrata ). Tale matrice, per, non
detto che sia per forza diagonale ( perch la Base presa solo ordinata,
ma non Spettrale ). Essa non diagonale, ma sicuramente simile ad una
matrice diagonale ( lo vedremo in seguito ). Ci che ora preme capire
in che forma si presenta il prodotto AX = Y .
x
x + y
=
.
y
x + y
Cosa si visto ? Che la scrittura risulta effettivamente abbastanza
complessa. Cio la n-pla associata ( lultima matrice ) allimmagine del
vettore del Dominio si presenta in una forma abbastanza scomoda da
11
=
.
0
t
t
Che si traduce in :
f (v) = [(z)u01 + (t)u02 ]
che molto pi semplice da utilizzare. Cosa ho visto ? Sono riuscito ad
ottenere tale scrittura solo grazie ad una matrice A che era diagonale.
Quindi ci che mi preme ai fini teorici trovare una matrice associata
alla funzione ( rispetto ad unaltra Base evidentemente ) che sia
diagonale. Non resta altro che capire chi tale nuova Base che mi
permette di giungere a tale scrittura. Prima di procedere mettiamo un
attimo a confronto le due scritture di prima :
f (v) = [(x + y)u1 + (x + y)u2 ]
f (v) = [(z)u01 + (t)u02 ]
Si vede che una volta presa la nuova Base ( quella con lapice ) cambiano
automaticamente non solo gli scalari presenti nella matrice associata
allEndomorfismo, ma anche la n-pla di scalari ( coordinate ) che mi
permette di scrivere il vettore del Dominio come Combinazione Lineare
della Base. In sostanza, cambiando la Base cambia limmagine
dellIsomorfismo Coordinato. Vogliamo adesso trovare la matrice
associata alla funzione che abbia tutti i termini non diagonali uguali a
zero, cio che sia una matrice diagonale. Per fare ci dobbiamo
individuare una opportuna Base sapendo che le colonne della matrice
sono le n-ple che mi permettono di scrivere l0 i esima immagine
dell0 i esimo vettore della Base come Combinazione Lineare della Base
stessa ( perch siamo in un Endomorfismo ). Prendo allora una nuova
Base ordinata dello Spazio Vettoriale che sia B = (w1 , w2 , ..., wn ) e ci
che voglio per ottenere la matrice che :
[f (w1 )] = CB [f (w1 )] = (, 0, 0, ..., 0)
[f (w2 )] = CB [f (w2 )] = (0, , 0, ..., 0)
..
.
[f (w)] = CB [f (w)] = (0, 0, 0, ..., ).
12
0
0
0
0
..
.
. . . . ..
0 0
0
0 0
0
...
...
..
.
..
.
...
0
0
..
.
Fino ad ora per non abbiamo ancora definito la legge di tale funzione ed
abbiamo solo detto che essa un Endomorfismo. Si intuisce dalle
considerazioni fatte in precedenza che tale circostanza ( una matrice di
tal genere ) si verifica nel caso in cui la funzione ha la seguente forma :
f (v) = w1
dove il primo scalare della n-pla che mi permette di scrivere il vettore
in questione come Combinazione Lineare della Base che stiamo cercando.
Ma allora evidente che prendendo un vettore della nuova Base ( quella
con i termini wj ) si arriva a tale scrittura :
[f (w1 )] = CB [f (w1 )] = (, 0, 0, ..., 0)
(1, 0, 0, ..., 0) = (w1 ) = CB (w1 )
P erLinearit`
a = (w1 ) = CB (w1 )
Implica
f (w1 ) = w1 .
Cos siamo riusciti a definire anche algebricamente ( non solo a parole )
chi la funzione f che ci serve per avere quella matrice. Oltre ad aver
capito chi la funzione ( che un Endomorfismo, ricordiamolo ) abbiamo
anche capito chi la Base che ci permette di avere quella matrice
diagonale. Precisamente la Base costitutita da tutti Autovettori ( si
veda la scrittura di sopra ) ed la Base Spettrale! Questo certo dal
canto che lAutovalore associato allAutovettore w1 . Ripetiamolo per
chiarezza. Data tale funzione ( un Endomorfismo avente quella ben
precisa legge di sopra ) possibile trovare una Base del Dominio che mi
permetta di costruire la matrice associata alla funzione in modo tale che
essa sia diagonale. Un Endomorfismo di tal genere ( cio, che abbia
quella legge ) si dice Diagonalizzabile. E ovvio, poi, in base alle
considerazioni precedenti che non necessario che un Endomorfismo
abbia solo quella legge per essere Diagonalizzabile, ma sicuramente se ha
quella legge lo . Generalizzando :
f (wj ) = j wj ||j = Autovalore||wj = Autovettore||j = 1, 2, ..., n
13
MBD
n
V
f
n
= (V )
B
D0
MD
D
C
=
n
(V )
B
B
14
a 0 ... 0
0 b ... 0
D
D 0 = MD
= . . .
.. .
.
.
.
. .
. .
0 0 ... c
Per calcolare la matrice C, che quello che ci interessa, dobbiamo
rispettare la seguente formula :
B
C = MD
D0 MBD .
a 0 ... 0
v1
av1
0 b . . . 0 v2 bv2
D
f (D) = MD
D = . . .
. = . .
. . ...
.. ..
.. ..
0
...
vn
cvn
MBD =
k1,1
k2,1
..
.
kn,1
k1,2
k2,2
...
kn,2
...
...
..
.
k1,n
k2,n
..
.
...
kn,n
Allora faccio il primo prodotto tra matrici che si evince dalla formula
15
sopra
a
0
..
.
0
enunciata.
0 ...
b ...
.. . .
.
.
0 ...
0
0
..
.
k1,1
k2,1
..
.
k1,2
k2,2
...
kn,2
kn,1
...
...
..
.
k1,n
k2,n
..
.
...
kn,n
ak1,1
bk2,1
..
.
ak1,2
bk2,2
..
.
...
...
..
.
ak1,n
bk2,n
..
.
ckn,1
ckn,2
ckn,n
B
MD
= .
.. .
..
..
.
...
.
tn,1
tn,2
...
tn,n
t1,1
t2,1
..
.
tn,1
t1,2
t2,2
...
tn,2
t1,1
t2,1
= .
..
tn,1
...
...
..
.
B
C = MD
D0 MBD
t1,n
a 0 ...
0 b ...
t2,n
.. .. .. . .
.
. . .
...
tn,n
t1,2
t2,2
...
tn,2
...
...
..
.
t1,n
t2,n
..
.
...
tn,n
...
ak1,1
bk2,1
..
.
ckn,1
.
.
.
...
0
0
..
.
k1,1
k2,1
..
.
kn,1
k1,2
k2,2
...
...
..
.
...
kn,2 . . .
ak1,2
bk2,2
..
.
...
...
..
.
ak1,n
bk2,n
..
.
ckn,2
ckn,n
k1,n
k2,n
..
.
kn,n
...
...
..
.
Abbiamo cos dimostrato anche dal punto di vista algebrico che ogni
matrice associata ad un Endomorfismo Diagonalizzabile sempre simile
ad una matrice diagonale, indipendentemente dalla scelta delle Basi e
soprattutto se queste siano Spettrali o meno. Si vede, infatti, sempre
verificata la scrittura :
C = G1 D0 G
G = MBD .
Carratterizzazione-degli-Autovalori. Proviamo, ora, a fare ulteriori considerazioni sugli Autovalori focalizzandoci su una importante conseguenza
che la loro entit ha sui determinanti. Consideriamo un Endomorfismo.
In particolare si vede che uno scalare un Autovalore della funzione f
16
w1
w2
w10
w20
..
.
wn0
= W 0.
w0 = f (w) = w W 0 = W =
17
w10
w20
..
.
wn0
w1
w2
..
.
wn
A= .
..
..
.
.
.
.
.
.
.
an,1 an,2 . . . an,n
che la formula generica di una matrice associata ad una funzione rispetto
ad una certa Base, che sia Canonica o meno. Adesso possiamo modificare
la scrittura AW = W W 0 = W in modo tale da avere matrici dello
stesso ordine ( necessariamente in questo caso ) a sinistra dei termini W .
Sapendo che :
w1
1 0 ... 0
w1
w2
0 1 . . . 0 w2
W = . = In W = .
. . =
..
.. . . . . . . .. ..
wn
0 0 ... 1
wn
0 ... 0
w1
0 . . . 0 w2
= W = .
. .
.. . . . . . . .. ..
0
...
wn
(a1,1 )
a1,2
...
a1,n
a2,1
(a2,2 ) ...
a2,n
.
..
..
.
..
..
.
.
.
an,1
an,2
...
(an,n )
Ora possiamo calcolare esplicitamente il determinante della matrice di sopra grazie allo Sviluppo di Laplace e far vedere un fatto importate che
discerne da questa dissertazione. Si vede, infatti, che il cacolo esplicito del determinante ci fa giungere ad una scrittura polinomiale ( di un
certo grado che varia a seconda dei casi ) in funzione di ( Autovalore
). Dallespressione polinomiale, che chiameremo Polinomio Caratteristico dellEndomorfismo f si possono ricavare tutti i possibili Autovalori
ammessi nella funzione ( quindi il numero di Autospazi ) calcolando le
radici ( soluzioni, eguagliando il polinomio a zero ) del polinomio. Si intuisce chiaramente che una funzione ammette Autovalori se e solo se il
Polinomio Caratteristico ammette soluzioni. Unaltra scrittura analoga
che si potrebbe usare la seguente :
Ax = x (A In )x = 0
dove A una matrice ( una qualsiasi matrice ) associata alla funzione ed
il termine x indica le infinite soluzioni non nulle legate al Sistema Omogeneo. Tali soluzioni sono Autovettori ( per ipotesi ) ed allora chiaro che
se un Autovettore ( una soluzione ) ammette un unico Autovalore associato si avr che trovando tutte le soluzioni del sistema si trovano anche
tutti gli Autovalori della funzione, che, invece, sono soluzioni ( radici ) del
Polinomio Caratteristico. Inoltre gli Autovettori soluzione del Sistema
Omogeneo possono esser visti come elementi dei Nucleo della funzione
(f Id), cio lEndomorfismo meno la funzione Identit moltiplicata per
. Questa riflessione ci fornisce un metodo rapido per il calcolo di Autovalri ed Autovettori. Si procede cos : calcolo la matrice associata alla
funzione rispetto ad una qualsiasi Base ( la calcolo opportunamente a seconda della Base ), sottraggo a tale matrice la matrice Identica avente come
termini diagonali e non 1, ottengo il Polinomio Caratteristico calcolando
il determinante di tale matrice (A In ) avvalendomi dello Sviluppo di
19
1 0 0
A= 0 0 0
0 0 0
1 0
0
0
(A I3 ) = 0
0
0
Il determinante dellultima matrice deve essere nulla in base al teorema
precedentemente enunciato. Calcoliamolo. Possiamo indistintamente usare lo Sviluppo di Laplace oppure avvalerci del fatto che il determinante
di una matrice diagonale dato dal prodotto dei termini diagonali.
1 0
3+3
[(1)
() DetA(3,3) ] = (1) () Det
=
0
F rancescoBacchini
21