meriterebbero alcune pagine di Sergei Rachmaninoff soggette forse ad una frequentazione meno assidua: pagine invero memorabili e notevolissime, dove il Nostro, pi che alle consuete esplorazioni timbriche ed armoniche ed allaltrettanto celebre esercizio di incredibili doti virtuosistiche, sembra cedere ad unaltra tentazione, ad unaltra ricerca. Ad una cifra altrettanto personale ed autentica, ma certamente meno roboante e pi lirica, persino come nel lavoro oggetto di queste righe- religiosa. Nello stesso, fatidico anno in cui lopera 37 viene scritta (in meno di due settimane) ed eseguita per la prima volta, viene composto e pubblicato un brano di struggente bellezza, concepito soltanto per voce solista e accompagnamento pianistico. Il brano (Vocalizzo, op. 34 n. 14), pur venendo frequentemente arrangiato ed eseguito in altre configurazioni pi marcatamente orchestrali, nella sua veste originaria appare come un canto disperato senza parole, destinato appunto- ad un vocalizzo, davvero e verosimilmente figlio di un momento stesso in cui le parole non avevano pi un significato1. Lanno fatidico, il 1915, oltre ad essere lanno della morte delladorato Scriabin, anche e soprattutto lanno della guerra, cui la Russia prender parte prendendo le difese dellalleato serbo; anche e soprattutto la vigilia della Rivoluzione Russa, che muter definitivamente lassetto politico, culturale e spirituale della nazione (e dellEuropa intera), e che determiner, per Rachmaninoff, linizio di un esilio che sarebbe durato per sempre: vinto da un carcinoma al polmone nel 1943, a Beverly Hills, Rachmaninov si spegner senza aver pi fatto ritorno in patria. Di l da questo spartiacque del 15, dunque, i viaggi, le tournes, il consolidamento definitivo della fama di pianista e compositore, lacquisizione di una notevole fortuna economica. Il tutto unito, inevitabilmente, ad una colossale ferita umana (Partendo dal mio paese ho perduto me stesso, scriver con amarezza nel 1934) . Fino a quel momento, invece, un infinito e ricchissimo apprendistato accademico e compositivo, accidentato ed irregolare, segnato da incontri determinanti ( si pensi a Tchaikovsky, con cui strinse in et precoce una fedele amicizia, e Glazunov, che diriger la sua prima sinfonia, nel 1896), e da successi di critica e pubblico, come il celebre Preludio in Do diesis minore, composto nel 1892, alla vigilia dei suoi ventanni. Nellanno fatidico della guerra e del Vocalise, Rachmaninov ha gi superato una profonda crisi compositiva, ha dato alle stampe buona parte dei suoi lavori e si anche distinto come direttore dopera (per il Teatro Bolshoi di Mosca, oltretutto, scrive anche due sue opere, Francesca da Rimini e Il cavaliere avaro), ha visto finalmente maturare il suo successo nazionale e internazionale ( il Terzo concerto per pianoforte ed orchestra viene eseguito per la prima volta a New York, nel 1909). Nellanno fatidico, tra gennaio e febbraio, prende vita la partitura dellopera 37, una pagina misteriosa e profonda, da cui promana un segreto e altissimo slancio di preghiera, che risulta ancor pi misterioso e seducente nella sua innegabile autenticit, se si pensa che Rachmaninov era ben lontano da una almeno palesata- effettiva pratica religiosa. Questo, probabilmente, avvalorerebbe la tesi di uninfluenza esercitata, sottilmente e in profondit, dal culto Ortodosso sul compositore. Il 1 Niels, Rachmaninoffs Fourth Piano Concerto
quale, ricordiamo, oltre a collocarsi su una linea di frequentazione musicale del
canto sacro gi praticata, tra gli altri, da Tchaikovsky, aveva approfondito lungamente la materia, prima di iniziare il lavoro, con il musicologo Stefan Smolenskji, cui peraltro lopera stessa dedicata. Andrebbe precisato che Vespri una traduzione non totalmente corretta, considerando che solo i primi sei (dei quindici totali) testi messi in musica nel lavoro di Rachmaninov appartengono, nellambito delle Ore Canoniche, alle preghiere del Vespro. Pi pertinente appare invece la traduzione inglese, All-night vigil, corrispondente al nostro veglia notturna, che denoterebbe pi esplicitamente la tradizione di aggregare le preghiere dei Vespri, del Mattutino, e della Prima Ora Canonica in unico momento. Lopera 37, questo Vespro in onore di Stefan Smolenskij, scritta per un coro a quattro parti a cappella, senza quindi accompagnamento di strumenti. Su richiesta delle autorit religiose, Rachmaninov inton ben dieci brani utilizzando melodie della liturgia Russa znamennyi era chiamato il canto praticato nel culto Ortodosso a partire dal secolo decimo, e riabilitato e riportato in auge a partire dalla met del Settecento-, lasciando per avvenire, a sua stessa detta, una contaminazione sotterranea anche nella composizione dei temi originali. La partitura, scritta come gi detto- per quattro parti, riesce ad offrire una stupefacente ricchezza di timbri e di soluzioni armonich. Dietro lapparente linearit e sobriet della tessitura polifonica (spesso marcatamente omoritmica), ora il levarsi improvviso della voce superiore che intona, da sola, una lode all Altissimo (Benedici il signore, anima mia il salmo intonato dal solista nel secondo brano, costruito sulla melodia di un canto Greco e strutturato nellalternanza tutti-solo, come da prassi nellassemblea liturgica), ora un addensarsi incredibile dello spettro armonico, che nei Sei Salmi del settimo brano arriva ad esplodere in unarmonia di undici suoni, rivelano quanto, pur nella cifra anche- dichiaratamente filologica del lavoro e nella gi evidenziata estraneit dellautore ad una pratica concreta del credo religioso, Rachmaninoff abbia saputo dar voce, come gi nel Vocalise e nella Liturgia di San Giovanni Grisostomo (op. 31, 1910), ad un grido di dolore e speranza silenzioso, profondissimo, esprimibile solo, probabilmente, con una rinnovata attenzione alla composizione di musica vocale e musica sacra. Nel Vocalise con un tragico canto a bocca chiusa, nel Vespro con la forza antica della liturgia sacra rivitalizzata e fatta rinascere a nuova luce dalla sapiente commistione ed alternanza di monodia e polifonia, quiete ed esplosioni di suoni, possiamo credere dudire, vano ed inascoltato, il canto del cigno del vecchio continente. Lopera 37 di Rachmaninov, eseguita per la prima volta il 10 Marzo del 1915 a Mosca, fu accolta con grande calore, e fu eseguita fin da subito con una certa frequenza, finch il capovolgimento radicale del 17 non scoraggi del tutto la pratica di musica religiosa. Pi che il successo e la fortuna di critica e pubblico per, a suffragio di quanto scritto, sembra importante ricordare il forte legame che Rachmaninoff stesso percep con questo suo lavoro, dichiarandola pubblicamente, insieme alla cantata Le Campane, sul testo omonimo di Edgar Allan Poe (rimaneggiato dal poeta simbolista Balmont), il suo lavoro preferito. Aggiungendo, oltretutto: il mio brano preferito di questa composizione il quinto numero Ora lascia, o Signore. Vorrei che lo si cantasse ai miei funerali.