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C apitolo 1
Ric hiami d i c alc o lo vetto riale e
tenso riale
Quando si vuol legare tra loro due vettori, per esempio il vettore campo elettrico E
ed il vettore spostamento elettrico D , si usano le cosiddette relazioni costitutive o
anche relazioni di causa-effetto: in questo caso, si tratta della relazione
D = []E
Nel caso pi generale possibile, il tensore di legame, che in questo caso [] e
prende il nome di tensore della permettivit dielettrica o semplicemente costante
dielettrica del mezzo considerato, ha rango 2, il che significa che si tratta di una
matrice che comprende 3 2 =9 componenti, ossia una matrice di ordine 3*3. In questo
caso, quindi, quella matrice [] va interpretata nello spirito del calcolo matriciale:
D X XX
D =
Y YX
D Z ZX
XY
XZ E X
YZ E Y
ZZ E Z
YY
ZY
D X = XX E X + XY E Y + XZ E Z
D Y = YX E X + YY E Y + YZ E Z
D Z = ZX E X + ZY E Y + ZZ E Z
Da queste relazioni consegue che il vettore spostamento elettrico sia dato, in forma
estesa, da
D = D X a X + D Y a Y + D Za Z =
= ( XX E X + XY E Y + XZ E Z )a X + ( YX E X + YY E Y + YZ E Z )a Y + ( ZX E X + ZY E Y + ZZ E Z )a Z
dove, evidentemente, abbiamo indicato con a X , a Y , a Z i versori degli assi x,y,z di uno
spazio cartesiano a 3 dimensioni.
Quindi, quando si vogliono legare tra loro due vettori, necessario usare un tensore
di rango 2 come la matrice [] appena descritta. Quando si intende legare, anzich due
vettori, un vettore (cio un tensore di rango 1) ed un tensore di rango 2, si usa un
tensore di rango 3, che cio ha 3 3 =27 elementi: tanto per fare un esempio pratico,
alcuni cosiddetti effetti elettro-ottici non lineari vengono definiti dalla variazione [b]
che subisce il tensore [b], detto impermeabilit dielettrica del materiale e pari
allinverso del tensore
della permettivit dielettrica [], quando viene applicato un
campo elettrico E : la relazione
[b] = [r ] E
Il tensore [r] lega dunque i due termini ed il simbolo "" , in questo caso, indica la
cosiddetta operazione di contrazione tra tensori (si ricordi che il vettore un
Autore: Sandro Petrizzelli
IIll ccaallcco
orriiaallee
o vveetttto
ollo
Introduzione
Per i vettori possibile definire alcune delle operazioni valide anche per gli scalari:
in particolare, si definiscono loperazione di somma tra vettori e quella di differenza
tra vettori, effettuabili entrambe sia mediante la cosiddetta regola del
parallelogramma sia sommando o sottraendo le componenti omologhe.
Si definisce inoltre loperazione di prodotto di uno scalare per un vettore.
Due vettori possono essere moltiplicati tra loro in due modi diversi:
la moltiplicazione di tipo scalare, detta appunto prodotto scalare, d come
risultato uno scalare;
la moltiplicazione vettoriale, detta appunto prodotto
risultato un vettore.
vettoriale, d come
A B = AB cos = A X B X + A Y B Y + A Z B Z
KNNNNNNNNLNNNNNNNNM
prodotto scalare
aX aY aZ
A B = ( ABsin )a AB = A X A Y A Z
B X B Y B Z
KNNNNNNN
NLNNNNNNNN
M
prodotto vettoriale
A B C
A B C = C A B = B C A
Si definisce, infine, doppio prodotto vettoriale ci che si indica con la scrittura
A BC
La prima cosa che si osserva, rispetto al prodotto misto, che, in questo caso,
necessario specificare le parentesi: infatti facile verificare che, in generale, risulta
A B C A B C
) (
Per concludere, a proposito del doppio prodotto vettoriale possibile dimostrare che
sussiste la seguente relazione:
A BC = AC B AB C
) (
) (
Operatore immaginario j
Un operatore semplicemente una entit che viene applicata (ossia opera) alla
funzione che immediatamente lo segue. Un esempio estremamente semplice di
operatore l operatore immaginario j: esso, applicato alla quantit fasore che lo
segue, la fa semplicemente ruotare di 90 in anticipo, lasciando il suo modulo
invariato.
Ricordiamo, a questo proposito, che un vettore pu essere anche un fasore, nel
senso che pu anche avere una fase diversa da 0 rispetto ad un altro vettore preso
come riferimento (cio con fase zero): questa situazione si presenta quando si ha a che
fare con grandezze che variano nel tempo con andamento sinusoidale, ossia con un
fattore del tipo e j t , dove ricordiamo che =2f la cosiddetta pulsazione angolare,
mentre f la frequenza.
[ ] =
] a
] a
] a
Gradiente
Con riferimento sempre alle coordinate cartesiane, data una generica funzione
scalare (x,y,z) (quale pu essere, ad esempio, la funzione potenziale elettrico, la
temperatura e cos via), si definisce gradiente di tale funzione la somma vettoriale
delle sue derivate parziali rispetto alle coordinate x,y e z: quindi
grad( x, y, z) = =
aX +
aY +
aZ
x
y
z
Dal punto di vista algebrico, il calcolo del gradiente di una funzione scalare una
operazione del tipo moltiplicazione di uno scalare per un vettore. Facciamo osservare
che, mentre la scrittura generica, ossia non specifica per un particolare sistema
di riferimento, il secondo membro di quella relazione rappresenta invece
specificamente il gradiente della funzione in coordinate cartesiane.
Derivata direzionale
Ci mettiamo sempre in un sistema di coordinate cartesiane Oxyz. Consideriamo una
funzione scalare (x,y,z), la quale sar rappresentata, nel suddetto sistema di
riferimento, mediante una curva . Fissiamo inoltre una direzione nello spazio
cartesiano considerato: in queste ipotesi, si definisce derivata di nella direzione
lespressione
d( x , y , z)
d
1
dx +
dy +
dz
d x
y
z
Flusso di un vettore
d = E ndS = E dS
5
dove dS il vettore ndS avente per modulo l'area dS dellelemento di superficie e per
direzione e verso quelli della normale orientata n a dS e dove E il valore che la
funzione vettoriale assume nel punto in cui si trova dS.
Per avere una idea chiara di cosa sia il flusso di un campo vettoriale pensiamo ai
fluidi: il campo vettoriale E rappresenterebbe la distribuzione di velocit in un fluido
incomprimibile, e quindi il flusso definisce il volume di fluido che
attraverso la
passa
superficie dS nell'unit di tempo. Infatti il fattore (scalare) E ndS rappresenta il
volume del prisma avente per base dS e per altezza la componente della velocit nella
direzione ortogonale a dS.
Se la superficie attraverso la quale vogliamo calcolare il flusso finita, possibile
sfruttare il principio di sovrapposizione sommando tutti i contributi infinitesimi
attraverso gli elementi dS di tale superficie: in tal modo il flusso totale del campo E
attraverso la superficie S sar dato da
= E ndS = EdS cos
S
dove l'angolo che il campo E forma con la normale positiva all'elemento generico
dS considerato.
Divergenza di un vettore
= E ndS
S
Si definisce allora
divergenza (o anche convergenza, dato il significato fisico di
questa quantit) di E il limite, per 0, del rapporto tra questo flusso ed il valore di
, ossia la quantit
divE = E = lim
E
ndS
SUP
Dal punto di vista fisico, la divergenza di un vettore rappresenta il flusso del vettore
stesso, attraverso una superficie chiusa, per unit di volume.
In coordinate cartesiane si ha in particolare che
E X E Y E Z
divE =
+
+
x
x
x
dal che si capisce meglio che ladivergenza di un vettore una quantit scalare.
La divergenza del vettore E si indica anche con il simbolo E che indica il
prodotto scalare tra loperatore ed il vettore stesso E : si ha infatti che
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Autore: Sandro Petrizzelli
[ ]
[ ]
[ ]
E =
aX +
aY +
a Z [E X a X + E Y a Y + E Z a Z ] =
y
z
x
E X
E
E
E
E
E
=
( a X a X ) + Y ( a Y a Y ) + Z ( a Z a Z ) = X + Y + Z = divE
x
y
z
x
y
x
Circuitazione di un vettore
E
d
C
dove abbiamo indicato con il versore in ogni punto tangente alla curva e con d il
generico elementino di curva C.
Rotore
rotE n = lim
S 0
E
d
C
aX
rotE =
x
EX
aY
y
EY
aZ
z
EZ
Per intuire il significato fisico del rotore, consideriamo una foglia trascinata da una
corrente di acqua: se la velocit di trascinamento ha solo la componente lungo la
direzione y, la foglia segue il corso del flusso senza alcuna rotazione; tuttavia, se ci
sono dei vortici, la foglia, oltre a traslare, ruota. Il senso di rotazione o la velocit
angolare in ogni punto una misura del rotore della velocit della foglia in quel
punto.
y+dy
y
vY
x
vX
vX +
v X
y
x+dx
vY +
v Y
x
v X
> 0 , la foglia spinta a ruotare in senso orario,
y
v Y
> 0 , la rotazione indotta in senso antiorario. Quindi, il tasso di
x
v Y v X
x
y
Laplaciano
Data una quantit scalare , si definisce laplaciano di la quantit
2 = = div( grad )
E evidente che si tratta di una quantit scalare, dato che grad un vettore del
quale bisogna poi calcolare la divergenza (cio la somma delle derivate parziali).
A
un generico
E possibile anche calcolare il laplaciano di un vettore: indicato con
2
2
vettore, il suo laplaciano sar evidentemente A . Per calcolare A , possiamo fare il
discorso seguente: consideriamo la quantit vettoriale rotA = A ; calcoliamo il rotore
di questa quantit:
rot rotA = rot A = A
Adesso,
sappiamo
che,
dati
tre
vettori
generici,
sussiste
A B C = A C B A B C : applicandola nel nostro caso, abbiamo che
) (
) (
luguaglianza
rot rotA = A = A ( )A = A 2 A
) (
2 A = A A
div rotA = div A = A
Il vettore
( A )
A ; di conseguenza, il prodotto scalare di tale vettore con non pu che dare 0, visto
div rotA = 0
A
grad = =
aX +
aY +
aZ
x
y
z
a
X
aY
aZ
=0
z
rot( grad ) = 0
div A = A = A + A
rot A = A = A + A
( )
( )
(
(
div A B =
rot A B =
(
(
)
)
( A B) = A B B A
(A B) = ( B )A ( A)B (A )B + ( B)A
E
Esseerrcciizziioo
aX aY aZ
A B = A X A Y A Z = A Y B Z a X + A Z B X a Y + A X B Y a Z A Y B X a Z A Z B Y a X A X B Z a Y =
B X B Y B Z
= ( A Y B Z A Z B Y ) a X + ( A Z B X A X B Z )a Y + ( A X B Y A Y B X )a Z
Del vettore che venuto fuori dobbiamo calcolare la divergenza:
AB
AB
AB
X
Y
Z
div A B =
+
+
=
x
x
x
=
(A Y BZ A Z BY ) + (A Z B X A X BZ ) + (A X BY A Y B X )
x
y
z
10
div A B =
( A Y B Z ) ( A Z BY ) + ( A Z B X ) ( A X B Z ) + ( A X BY ) ( A Y B X ) =
x
x
y
y
z
z
B
B
B
B
A
A Z
A X
A Z
= Y BZ + Z A Y +
BY Y A Z +
BX + X A Z +
BZ Z A X +
y
y
x
y
x
x
x
y
B
B
A X
A Y
+
BY + Y A X +
BX X A Y
y
z
x
z
div A B =
A X
A Y
A X
A Z
A Y
A Z
=
BX +
BY +
BZ
BZ
BY
BX +
z
x
y
x
z
y
B
+ Z A X
x
aX aY
=
x y
AX AY
B X
B
B
B
B
AY Y AZ + X AZ + Z AY + Y AX =
z
x
y
x
x
aX aY aZ
aZ
B
A = A B B A
z
x y z
BX BY BZ
AZ
= E ndS
S
E ndS = divEd
E
d
C
11
E d = rotE ndS
C
T
Teeoorreem
mii d
dii G
Grreeeen
n
Consideriamo due generiche quantit scalari e : di una qualsiasi di esse, ad
esempio , possiamo calcolare il gradiente ; questa quantit rappresenta un
vettore e, se la moltiplichiamo per laltro scalare , otteniamo un nuovo vettore ().
Possiamo applicare il teorema della divergenza a questo vettore: abbiamo in tal modo
che
() ndS = div[()]d
div[( )] = [( )] = + 2
per cui possiamo anche scrivere che
() ndS = [ + ]d = ( )d +
2
() ndS = ( )d +
() ndS = ( )d +
S
2
() ndS = ( )d + d
La prima di queste relazioni prende il nome di prima identit di Green in forma
scalare e, come visto, non altro che la conseguenza del teorema della divergenza
applicato al vettore ().
Sottraendo membro a membro quelle due relazioni e riducendo entrambi i membri
ad un solo integrale, possiamo dunque concludere che
12
2 d
( ) () = 2 2
Tornando alla prima identit di Green, possiamo osservare che prima ne stata
che si
esposta la cosiddetta forma scalare, che si differenzia dalla forma
vettoriale,
ottiene nel modo seguente: consideriamo
due
distinti vettori A e B ; del secondo
vettore calcoliamo il rotazionale rotB = B ; questo rotazionale a sua volta un
vettore e possiamo perci moltiplicarlo vettorialmente per il vettore A : otteniamo il
vettore
A B
A questo vettore possiamo ancora una volta applicare il teorema della divergenza: in
base a questo teorema, si ha che
div A B = A B A B
[ (
)] (
) (
[
S
A B ndS = A B d A B d
)]
) (
[ B ( A)] ndS = ( B) ( A)d B ( A)d
Tenendo conto della propriet commutativa del prodotto scalare (applicata al primo
integrale a secondo membro), questa equivale anche a
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Trasformazioni di coordinate
Nella soluzione dei problemi di campi elettromagnetici, conviene utilizzare di volta in
volta il sistema di riferimento pi adatto alle caratteristiche geometriche del problema in
esame. Per esempio, in strutture rettangolari conviene usare il sistema cartesiano, in
sistemi a simmetria sferica le coordinate sferiche, in sistemi a simmetria ellittica
(come, per esempio, alcuni tipi di fibre ottiche) le coordinate ellittiche e cos via. E
chiaro, dunque, che conviene trovare delle relazioni che consentano di passare da un
sistema di riferimento allaltro in modo pi o meno veloce.
Consideriamo 3 funzioni u 1 , u 2 e u 3 che godano della propriet di essere continue e
differenzialibili nelle tre variabili x 1 , x 2 e x 3 : possiamo perci rappresentare tali
funzioni nella forma
u1 = u 1 (x1 , x 2 , x 3 )
u 2 = u 2 (x1 , x 2 , x 3 )
u 3 = u 3 (x 1 , x 2 , x 3 )
Queste tre funzioni, con queste semplici ipotesi, costituiscono una trasformazione
dalle coordinate ( x 1 , x 2 , x 3 ) alle coordinate ( u 1 , u 2 , u 3 ) , ossia consentono di passare dal
sistema di riferimento ( x 1 , x 2 , x 3 ) al sistema di riferimento ( u 1 , u 2 , u 3 ) .
Per definizione, il differenziale di ciascuna delle funzioni ( u 1 , u 2 , u 3 ) dato dalle
seguenti formule:
u 1
dx k
k = 1 x k
3
du 1 =
u 2
dx k
k = 1 x k
3
du 2 =
u 3
dx k
k = 1 x k
3
du 3 =
Queste tre relazioni si possono anche scrivere in forma matriciale nel modo
seguente:
u 1
x 1
u 2
du = Tdx =
x 1
u 3
x 1
u 1
x 2
u 2
x 2
u 3
x 2
u 1
x 3 dx
1
u 2
dx 2
x 3
u 3 dx 3
x 3
J= T =
(u1 , u 2 , u 3 )
(x1 , x 2 , x 3 )
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J = u 1 u 2 u 3
Nel caso in cui lo Jacobiano sia diverso da zero, la matrice T pu essere invertita e
la relazione matriciale di prima pu essere usata per ricavare dx:
x 1
u 1
dx 1
x 2
dx = dx 2 = T -1 du =
u 1
dx 3
x 3
u 1
x 1
u 2
x 2
u 2
x 3
u 2
x 1
u 3 du
1
x 2
du 2
u 3
x 3 du 3
u 3
C
Coooorrd
diin
naattee ccu
urrvviilliin
neeee
Supponiamo di avere un punto P 0 individuato dalle coordinate (x 10 , x 20 , x 30 )
relative al sistema di coordinate (x 1 , x 2 , x 3 ). Per passare al sistema di coordinate (u 1 ,
u 2 , u 3 ) ci basta applicare le opportune trasformazioni descritte nel paragrafo
precedente, per cui le nuove coordinate saranno
u 10 = u 1 ( x 10 , x 20 , x 30 )
u 20 = u 2 ( x 10 , x 20 , x 30 )
u 30 = u 3 ( x 10 , x 20 , x 30 )
Il punto P 0 risulta dunque collocato nella intersezione delle superfici coordinate
u 1 =u 10 , u 2 =u 20 e u 3 =u 30 . Queste superfici si intersecano lungo 3 curve, che si
chiamano curve coordinate: chiaro che, lungo una qualsiasi di queste curve, pu
variare una sola delle tre coordinate; per esempio, lungo la curva di equazioni
u 1 = u 10
u 2 = u 20
lunica coordinata che pu variare u 3 . Fissato un valore anche per questa
coordinata, viene individuato un punto.
Le tre curve coordinate si intersecano a loro volta in un punto, nel quale possiamo
perci costruire un nuovo sistema di riferimento: in particolare, possiamo costruire
un sistema di coordinate rettangolari dove i 3 assi sono individuati dai tre versori
e 1 , e 2 , e 3 diretti lungo la tangente alle tre curve coordinate nella direzione delle u i
(i=1,2,3) uscenti.
Queste u i (i=1,2,3) si chiamano coordinate curvilinee: se esse si intersecano ad
angolo retto, costituiscono un sistema di riferimento curvilineo ortogonale e i tre
versori e 1 , e 2 , e 3 sono ovviamente ortogonali tra loro.