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DIRITTO INTERNAZIONALE

prof.ssa Pietrobon

sunto del libro


Introduzione al Diritto Internazionale
di Natalino Ronzitti

Capitolo 1 - Enti che partecipano alla vita di relazione internazionale o soggetti di


diritto internazionale

Si dividono in quattro categorie:


1. ENTI TERRITORIALI, cio entit che presentano come caratteristica lesercizio del
potere di governo su una comunit territoriale. Stati sovrani e indipendenti e gli insorti.
2. ENTI che non esercitano attualmente un potere di governo su un territorio, ma hanno
come obiettivo lacquisizione di questo potere. Governi in esilio, comitati nazionali
allestero e movimenti di liberazione nazionale.
3. ENTI non territoriali di diversa natura che neppure aspirano ad acquistare un territorio.
Sono entit SUI GENERIS alle quali eccezionalmente attribuita la capacit di
intrattenere relazioni internazionali. Santa Sede, Ordine di Malta, Comitato
Internazionale Croce Rossa.
4. ENTI non territoriali che sorgono per volont degli Stati e che mantengono durante la
loro vita un legame indissolubile con questi. Organizzazioni Internazionali.
5. Controverso lo status dellINDIVIDUO nel diritto internazionale.

1. ENTI TERRITORIALI
Ruolo primario nelle relazioni internazionali assunto dagli enti dotati di potest
territoriale, prima di tutto gli STATI che sono i soggetti principali del diritto
internazionale. La soggettivit internazionale propria degli Stati sovrani ed
indipendenti. Non sono quindi soggetti di diritto internazionale gli Stati federati poich
non sono indipendenti. Non elemento rilevante ai fini dellacquisto di soggettivit
internazionale la dimensione del territorio di uno Stato o del suo popolo. Infatti sono a
pieno titolo soggetti di diritto internazionale Stati molto piccoli. Tuttavia sorge un
problema per gli Stati esigui come San Marino ad esempio, poich questi dipendono
da terzi per la condotta delle loro relazioni internazionali. Il dubbio della soggettivit
internazionale di questi Stati si basa sulla loro mancanza del requisito
dellindipendenza, ma sono da alcuni considerati soggetti gli Stati protetti esistiti
durante il periodo coloniale. Anche i territori sotto mandato sono entit prive di
soggettivit internazionale, come quelli sotto amministrazione fiduciaria. Non vanno
considerate soggetti di diritto internazionale nemmeno le autorit dotate di autonomia
allinterno di uno Stato. E questo il caso dellautorit Palestinese, perch manca del
requisito delleffettivit essendo soggetta alla volont di Israele. Oltre agli Stati sovrani
e indipendenti, altri soggetti di diritto internazionale come enti territoriali sono gli
INSORTI che hanno come obiettivo il rovesciamento del governo di uno Stato oppure
la secessione di una parte del territorio dello Stato tramite la lotta armata. Sono da
ritenere enti territoriali soltanto se questi esercitano effettivamente un controllo
esclusivo su una parte di territorio e popolazione, e non si tratti di semplici disordini
interni. La loro rilevanza sul piano internazionale connessa al principio di effettivit.
Sono ENTI TEMPORANEI perch destinati a trasformarsi in uno Stato o a sostituirsi al
governo costituito, se vincono, e a retrocedere come semplice gruppo di individui, se
perdono. Per questo rispetto agli Stati hanno una capacit internazionale limitata: gli
insorti possono concludere accordi con soggetti internazionali in base alle norme che
regolano la condotta delle ostilit contro il governo legittimo e alle norme che
disciplinano lesercizio del potere di governo degli insorti sul territorio da loro
controllato. Per quanto riguarda le facolt del governo legittimo, questo pu:
a)lecitamente reprimere linsurrezione avendo solo come vincolo limiti di natura
umanitaria (art. 3 Convenzione di Ginevra e protocollo addizionale del 1977); b)gli
insorti non sono considerati legittimi combattenti e quindi se catturati non sono

considerati prigionieri di guerra, ma possono essere trattati come semplici criminali. Gli
insorti hanno capacit bellica limitata, non possono condurre ostilit in alto mare.
Se linsurrezione sconfitta il governo legittimo non responsabile dei danni provocati
dagli insorti. Se linsurrezione invece vince, il nuovo governo tenuto a riparare i danni
causati dagli insorti ed anche responsabile per i danni causati dal governo
precedente. I terzi (altri Stati) possono aiutare il governo costituito, ma non gli insorti;
se lo fanno commettono un illecito internazionale. I terzi non possono fornire armi agli
insorti, ma solo al governo legittimo.
2. ENTI NON TERRITORIALI
Governi in esilio. Vedi nella II Guerra Mondiale quando diversi governi di Stati occupati
dalla Germania si rifugiarono nel Regno Unito. E necessario che vi sia uno Stato
disposto ad ospitare questo ente e a permettergli di espletare le sue funzioni. Vengono
considerati soggetti di diritto internazionale quando la nuova situazione della comunit
territoriale dalla quale provengono e che aspirano a rigovernare sia in transito. Vedi nel
corso di una guerra (occupatio bellica) la quale non estingue la personalit dello stato
occupato. Il governo in esilio opera come ente fiduciario del popolo da esso
rappresentato. [esempio di governo in esilio: durante linvasione irachena del Kuwait
nel 1990, il governo kuwaitiano and in Arabia Saudita in esilio]. Il governo in esilio pu
esigere ladempimento di accordi a favore della popolazione per cui opera. La fine
della guerra dovrebbe portare alla fine del governo in esilio che o riesce a reintegrarsi
come organizzazione centrale dello Stato da cui proviene, o si estingue.
Comitati Nazionali allEstero. Vedi durante la I Guerra Mondiale con il riconoscimento,
ad esempio da parte di Francia, Italia e Ragno Unito, dei comitati nazionali
cecoslovacco e polacco. Questo ente assume la gestione degli interessi di una
comunit nazionale che aspira a governare in futuro, ma che attualmente soggetta
ad un potere statale. Esistono se c uno Stato in guerra contro lo Stato che
attualmente governa la comunit di cui il comitato espressione e se c uno Stato
terzo disposto ad ospitarli. Al comitato devessere consentito di esercitare funzioni di
governo sui connazionali che si trovano allestero. Per essere rilevante a livello
internazionale deve disporre di proprie forze armate. Questi enti divengono titolari di
diritti e obblighi derivanti dal diritto bellico, possono concludere accordi sullimpiego
delle loro forze armate e in alcuni casi intrattengono relazioni diplomatiche. Questa
figura oggi ha perso dimportanza e per alcuni versi stata assorbita dal movimento di
liberazione nazionale.
Movimenti di Liberazione Nazionale. Enti organizzati rappresentativi di un popolo in
lotta per lautodeterminazione.
Anche questi aspirano a divenire organizzazioni di governo di una comunit territoriale.
La loro rilevanza sul piano internazionale non legata al principio di effettivit (vedi
insorti), ma al principio di autodeterminazione dei popoli; lente che rappresenta un
popolo attualmente sottomesso a dominio coloniale, o razzista, o ad occupazione
straniera. (es.: movimenti di liberazione nazionale durante la decolonizzazione degli
anni 60; lOLP - Organizzazione per la Liberazione della Palestina).
Questi enti prendono parte ai lavori di organizzazione internazionali e partecipano a
conferenze internazionali. (LOLP stata osservatore allAssemblea Generale
dellONU ed stata membro della Lega Araba). Hanno inoltre capacit di concludere
accordi soprattutto per quanto riguarda lo svolgimento delle ostilit contro il governo
costituito o la costituzione del futuro Stato (vedi accordi di Oslo-Washington del 1993
tra OLP e Israele per quanto riguarda lo status dei territori palestinesi).
La disciplina che regola le guerre di liberazione nazionale distaccata da quella che
regola le guerre civili. Si affermata nel diritto consuetudinario la regola per la quale il
governo non pu usare la forza per privare il popolo del diritto di autodeterminazione,
quindi la repressione violenta da considerare illecita. Ai terzi vietato lintervento a

fianco del governo costituito per la repressione del popolo. Alcune risoluzioni
dellAssemblea Generale attribuiscono ai popoli in lotta per lautodeterminazione il
diritto di ricevere aiuti da terzi Stati in una guerra di liberazione nazionale (diritto di
resistenza).
3. ENTI SUI GENERIS
Santa Sede. Suprema autorit della Chiesa Cattolica. Fa parte di quella categoria di
enti che hanno caratteristiche peculiari e che sono associati alla comunit
internazionale a titolo individuale.
Ha il potere di concludere accordi internazionali (sono chiamai concordati quando
hanno per oggetto il trattamento riservato alla religione cattolica e al clero). Partecipa ai
lavori di organizzazioni internazionali ( osservatore allAG, membro dellOSCE e
dellAIEA e prende parte a conferenze internazionali). Intrattiene rapporti diplomatici
con i maggiori Stati membri della comunit internazionale.
I rapporti con lItalia sono disciplinati dai Patti Lateranensi (1929) composti da un
trattato, una convenzione finanziaria e un concordato. LItalia riconosce la sovranit
della Santa Sede sulla citt del Vaticano. La citt del Vaticano assume lo stato di
neutralit permanente, rimarr estranea alle competizioni territoriali fra gli Stati a meno
che gli Stati contendenti facciano appello alla sua missione di pace. Il 18 febbraio 1984
Italia e Santa Sede hanno stipulato un accordo che sostituisce i Patti del 1929.
La Santa Sede in quanto ente internazionale esente da giurisdizione
nellordinamento italiano. La Santa Sede (persona internazionale) diversa dallo Stato
Citt del Vaticano (dominio territoriale). Il collegamento dato dal Papa che autorit
centrale di entrambi.
Ordine di Malta. In epoche remote ha esercitato autorit di governo su diversi territori.
Inizialmente si stabil a Gerusalemme, poi si trasfer a San Giovanni dAcri, poi a Cipro
e a Rodi. Dal 1530 lordine ebbe in feudo Malta da cui venne cacciato da Napoleone.
Da quel momento venuto meno il suo dominio territoriale.
Intrattiene relazioni diplomatiche con alcuni Stati; stato ammesso come osservatore
allAssemblea Generale nel 1994; svolge funzioni di carattere umanitario sia in tempo
di pace sia in occasione di conflitti armati; emette passaporti. I rapporti tra lItalia e
lOrdine di Malta sono disciplinati da uno scambio di note dell11 gennaio 1960.
Comitato Internazionale della Croce Rossa. Si costituito nella forma di associazione
di diritto privato ai sensi del diritto svizzero.
Ha sede a Ginevra, composto da individui nominati per cooptazione; un ente
umanitario che promuove i principi fondamentali ed uniformi dellistituzione della Croce
Rossa; opera con indipendenza politica, confessionale ed economica; svolge attivit
di rilievo internazionale durante i conflitti armati: le quattro convenzioni di Ginevra del
1949 assegnano al Comitato le funzioni di organizzazione umanitaria nel caso in cui
non sia possibile affidare questi compiti alle potenze protettrici (Stati neutrali) o ad un
sostituto di queste. E abilitato, per quanto riguarda i conflitti armati internazionali, ad
offrire i suoi servigi alle parti in conflitto. Gli stato attribuito lo status di osservatore
presso lAssemblea Generale; stipula con gli Stati accordi volti a determinare lo status
dei suoi funzionari, della sede della missione e dei suoi beni.
4. ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI
Associazioni fra Stati provviste di un apparato di organi. Sono enti che nascono per
volont degli Stati attraverso un trattato istitutivo e possono estinguersi se si afferma
una volont in questo senso dei suoi membri.
Non sono enti di fatto, cio originari della comunit internazionale come gli Stati, ma
invece sono enti derivati. Ci sono organizzazioni internazionali a carattere universale
(es.: ONU) e a carattere regionale (es.: UE). Hanno di regola una struttura tripartita
composta da: 1. assemblea; 2. consiglio esecutivo (entrambi sono organi collegiali
composti da Stati); 3. segretariato generale (organo individuale, non pu ricevere

istruzioni dagli Stati membri).


Esistono anche organizzazioni internazionali non fondate su un trattato (vedi OSCE).
Gli Stati non fondatori diventano membri delle organizzazioni mediante procedura di
ammissione. NellONU questa disciplinata dallart. 4 della Carta. Uno Stato pu
essere espulso o sospeso dallorganizzazione.
Le procedure di voto sono di diverse tipologie:
- consensus: non ha luogo una votazione formale. E lassenza di obiezioni;
- unanimit: richiesto il voto positivo di tutti i componenti dellorgano. Comporta
unespressa manifestazione di volont;
- maggioranza semplice: richiesto il 50% + 1 dei componenti lorgano;
- maggioranza qualificata: sono richiesti i 2/3 dei membri presenti e votanti;
- maggioranza ponderata: ciascuno Stato, in base alla sua rilevanza (territorio e
popolazione) riceve un determinato numero di voti.
Le organizzazioni hanno capacit di concludere accordi con Stati o con altre
organizzazioni internazionali. Questa materia regolata dalla Convenzione di Vienna
del 1986.
Le organizzazioni internazionali avrebbero una limitata capacit internazionale e
sarebbero titolari di un numero limitato di situazioni giuridiche soggettive. Comunque
non bisogna confondere la personalit internazionale con la capacit di diritto interno:
la prima ha per oggetto la titolarit di situazioni giuridiche derivanti da norme
internazionali, la seconda significa che lorganizzazione degli ordinamenti degli Stati
parti del trattato gode della capacit giuridica necessaria per lo svolgimento delle sue
funzioni.
La personalit internazionale dellorganizzazione non pu essere data dagli Stati, e
quindi dal trattato istitutivo, ma deriva dallordinamento internazionale.
Le organizzazioni internazionali, a differenza degli Stati, non hanno un territorio e
quindi non godono del diritto di sovranit territoriale. Eccezionalmente sono chiamate
allamministrazione di territori (es.: amministrazione del Kossovo da parte dellONU).
Non vanno confuse con le ONG (Organizzazioni Non Governative) che sono
associazioni private a carattere transnazionale il cui atto istitutivo fondato
sullordinamento interno di uno o pi Stati. (es.: Amnesty International; Green Peace).
5. INDIVIDUO
Ente partecipante occasionalmente alla vita di relazione internazionale. E difficile
attribuire personalit internazionale allindividuo vista la sua non partecipazione a
nessuna della tre funzioni dellordinamento giuridico internazionale, ad eccezione di
una limitata capacit per quanto riguarda laccertamento di diritto riguardo a trattati che
tutelano i diritti umani. Si hanno due casi, in via eccezionale, in cui lindividuo si
considera partecipe delle relazioni internazionali: 1. norme in materia di protezione dei
diritti delluomo; 2. norme relative ai crimini internazionali.
Lordinamento internazionale impone allordinamento interno di reprimere i crimini
internazionali. Il dovere di una persona di non commettere questi crimini non deriva
dallordinamento internazionale, ma dalla norma interna di adattamento al diritto
internazionale. Se c discrepanza tra ordinamento internazionale e ordinamento
interno, nel senso che un fatto considerato crimen iuris gentium dal primo ma non
punito dal secondo, la norma di origine internazionale deve essere comunque
applicata. Questo confermato dallart. 15 del Patto delle Nazioni Unite sui diritti civili e
politici del 1966: nessuno pu essere punito per un fatto che non costituiva reato nel
momento in cui stato commesso; si pu essere condannati per atti che costituivano
reato nel momento in cui furono commessi secondo il principi generali di diritto
riconosciuti dalla Comunit delle Nazioni.

Capitolo 2 - Il Riconoscimento
1. Il riconoscimento di NUOVI STATI
Uno Stato sovrano e indipendente diventa soggetto di diritto internazionale in base ad
una situazione di fatto (effettivit di governo e indipendenza). Ci avviene quasi in
maniera automatica e il diritto internazionale ne prende atto in base al principio di
effettivit. Ogni volta che un nuovo Stato nasce gli Stati preesistenti procedono al suo
riconoscimento. Lo scopo del riconoscimento prendere atto della realt del nuovo
Stato e dar prova di voler entrare in relazione con esso.
Esistono essenzialmente due forme di riconoscimento:
- riconoscimento DE IURE (pieno), lo Stato che lo compie ritiene che la situazione del
nuovo Stato sia caratterizzata da completa stabilit e che sia quindi possibile
procedere allinstaurazione di normali relazioni con esso;
- riconoscimento DE FACTO, lo Stato che lo compie, pur prendendo atto dellesistenza
di unautorit statale, nutre riserve sulla stabilit della situazione.
Comunque, oltre a quello esplicito legato a una dichiarazione formale, il riconoscimento
pu essere anche TACITO o IMPLICITO.
Per evitare che la partecipazione ad un trattato multilaterale da parte del nuovo Stato
possa essere considerata come una forma di riconoscimento implicito, gli Stati parti,
spesso, affermano che la loro partecipazione al trattato multilaterale non comporta il
riconoscimento del nuovo stato.
Il riconoscimento non ha valore costitutivo della personalit internazionale del nuovo
Stato, comunque da questo dipende la possibilit dello stesso di intrattenere normali
relazioni con gli Stati preesistenti.
Se ad esempio un nuovo Stato non fosse riconosciuto da nessuno degli Stati
preesistenti verrebbe ad essere titolare solo dei diritti e degli obblighi derivanti dal
diritto consuetudinario, che non presuppongono lesistenza di relazioni diplomatiche.
Il riconoscimento un atto politico e discrezionale e pu essere sottoposto a condizioni
dallo Stato preesistente.
Deve essere effettuato ad uno stato effettivamente indipendente e non devessere
prematuro.
Lo Stato non riconosciuto dovrebbe avere locus standi dinanzi ai tribunali dello Stato
non recognoscente, godere dellimmunit della giurisdizione di fronte ai tribunali di
questultimo Stato e vedere le sue norme e sentenze ivi applicate, in virt del rinvio
operato dalle norme di diritto internazionale privato. Questa procedura seguita dalle
corti continentali. Al contrario, nei paesi di common law, il nuovo Stato non riconosciuto
non ha nessun locus standi di fronte ai tribunali e le norme del suo ordinamento non
vengono riconosciute.
2. Il riconoscimento di NUOVI GOVERNI
E effettuato nel caso di mutamento rivoluzionario del regime di potere in uno Stato
preesistente (non si estingue lo Stato come soggetto di diritto internazionale).
Questo riconoscimento esplica la volont dello Stato che vi procede di mantenere con
il nuovo governo le stesse relazioni internazionali che aveva con il governo
precedente. Anche questo un atto di natura politica e discrezionale. A volte il
mancato riconoscimento dipende dal fatto che il nuovo governo non democratico e
viola in modo massiccio i diritti umani. Il mancato riconoscimento di nuovo governi non
vuol dire che viene interrotto ogni rapporto tra i due stati, i trattati bilaterali rimangono in
vigore e le relazioni diplomatiche continuano normalmente anche se ad un livello
minore rispetto al precedente.
3. Riconoscimento di INSORTI e di BELLIGERANZA in caso di GUERRA CIVILE
Questo riconoscimento esplica la volont di Stati terzi rispetto al conflitto di non trattare
gli insorti come dei criminali. E effettuato da Stati che vogliono mantenere relazioni con

il movimento insurrezionale allo scopo di garantire la protezione dei propri cittadini


presenti nel territorio controllato dagli insorti. E sempre un atto politico, non giuridico. Il
riconoscimento di belligeranza latto con cui una guerra civile viene equiparata ad
una guerra internazionale. Una volta attuato il riconoscimento lo Stato terzo tenuto
ad applicare le regole dei conflitti armati internazionali per cui sar obbligato ad
applicare il diritto di neutralit. Se invece il governo legittimo ad effettuare il
riconoscimento, questo deve applicare le regole del diritto umanitario per i conflitti
armati internazionali e deve considerare gli insorti come legittimi combattenti. Il
riconoscimento di belligeranza un atto giuridico perch comporta lestensione ad un
conflitto interno delle regole dei conflitti armati internazionali. I terzi effettuano il
riconoscimento di belligeranza allo scopo di limitare il conflitto obbligandosi a non
intervenire in esso.
4. Riconoscimento di MOVIMENTI DI LIBERAZIONE NAZIONALE
Nel periodo della decolonizzazione ha assunto rilevanza questo tipo di riconoscimento.
Pu capitare che pi movimenti di liberazione aspirino a rappresentare un determinato
popolo. Per sapere qual fra questi il legittimo rappresentante, molto importante il
riconoscimento effettuato a questo fine dagli Stati e dalle Organizzazioni Internazionali.
5. Riconoscimento di SITUAZIONI GIURIDICHE
Consiste nel riconoscere una situazione ritenuta conforme a diritto. Questo tipo di
riconoscimento importante, ad esempio, nelle annessioni territoriali o nellestensione
della sovranit di uno Stato costiero sulle aree marine vicine alle sue coste.
Questo riconoscimento un atto giuridico poich rende incontestabile una data
situazione per cui lo Stato non potr successivamente tornare indietro nel suo operato.
DISCONOSCIMENTO e politiche di non riconoscimento
Il disconoscimento un comportamento tenuto da uno Stato nei confronti di un ente che
non vuole riconoscere o non vuole pi riconoscere; pu avere due forme, ossia lassenza
di riconoscimento, o il ritiro del precedente riconoscimento.
Le politiche di non riconoscimento sono fatte dagli Stati verso enti internazionali e verso
situazioni giuridiche; possono essere attuate volontariamente, in seguito a sollecitazione di
terze parti, o per seguire una risoluzione del Consiglio di Sicurezza, che pu essere di
natura obbligatoria.

Capitolo 3 - Status soggettivi degli enti internazionali


La neutralit permanente. E uno status giuridico soggettivo. Lo Stato vincolato ad una
politica di neutralit permanente assume degli obblighi in tempo di pace e in tempo di
guerra ha il dovere della neutralit. La neutralit di uno Stato in tempo di guerra una
decisione libera. Se uno Stato vincolato dallo status di neutralit permanente entra in
guerra commette un Illecito internazionale. Invece uno stato che ha liberamente scelto di
rimanere neutrale non commette illecito internazionale se decide di non essere pi
neutrale e di entrare in guerra. Comunque in tempo di guerra tanto uno Stato neutrale
permanente che uno neutrale hanno uguali diritti e doveri verso le parti implicate nel
conflitto.
Neutralit (permanente o in tempo di guerra), uno status soggettivo che riguarda lo
Stato; diversa da Neutralizzazione di territori, che riguarda una parte di territorio dello
Stato nel quale non possono essere condotte ostilit.
Il territorio di uno Stato neutrale inviolabile. Se vengono commessi atti di ostilit questo
considerato un illecito internazionale.
Uno Stato con neutralit permanente in tempo di pace tenuto a seguire alcuni
comportamenti. In particolare ha lobbligo di non far parte di alleanze militari di natura
reciproca; ha lobbligo di non concedere basi militari; ha lobbligo in tempo di guerra di non
concedere facilitazioni al transito n alluno n allaltro belligerante.
Anche uno Stato permanentemente neutrale, in caso di attacco armato, pu esercitare il
diritto alla legittima difesa.
Per quanto riguarda le azioni di peace keeping promosse dallONU, anche uno Stato che
assume lo status di neutralit permanente pu parteciparvi.
Solitamente la fonte della neutralit permanente un trattato internazionale multilaterale,
ma pu essere un accordo bilaterale tra due Stati, o anche un impegno unilaterale dello
Stato.
Qualsiasi sia la fonte dellobbligo che questo Stato viene ad assumersi, la neutralit
assume un contenuto erga omnes visto che gli obblighi che si assunto sono oggetto di
un rapporto tra lo stesso e gli Stati parte del trattato, ma il dovere di neutralit viene
assunto nei confronti di tutti gli Stati. Tuttavia solo gli Stati parte del trattato hanno il diritto
di chiedere al neutrale lesecuzione del rapporto di neutralit.
I casi di neutralit sono: Svizzera (1815), Stato Citt del Vaticano (1929), Austria. Malta ha
stabilito la sua neutralit con una dichiarazione unilaterale del 1981 adottata dopo la
stipulazione di un accordo internazionale con lItalia. La Costa Rica, invece, dichiar la sua
neutralit unilateralmente e autonomamente.
Il riconoscimento della neutralit permanente da parte degli Stati contribuisce al
consolidamento della proclamazione della neutralit. Questo riconoscimento, oltre che dai
singoli Stati, pu avvenire anche ad opera di organizzazioni internazionali, regionali o
universali. La neutralit pu anche essere garantita da terzi. Questa garanzia a senso
unico, cio obbliga il garante ad intervenire per lo Stato neutrale garantito, ma non
viceversa, come accade nei patti di sicurezza collettiva. Un esempio di neutralit garantita
lo scambio di note tra Italia e Malta del 1980. In base a questo accordo lItalia ha
lobbligo di adottare su richiesta di Malta anche lassistenza militare quando lisola sia
attaccata.
Lo status internazionale del Giappone
Lart. 9 della Costituzione giapponese prevede degli obblighi riguardanti lo Stato e il tema
della sicurezza. Il Giappone rinuncia alla guerra; rinuncia alla minaccia e alluso della forza
per risolvere le controversie internazionali; ha lobbligo di non mantenere forze di mare,
terra e aria (tranne il minimo indispensabile per assicurarsi la legittima difesa); ha lobbligo
di non riconoscere il diritto di belligeranza dello Stato. A causa di questo articolo il

Giappone pu divenire difficilmente parte di trattati internazionali di sicurezza collettiva


(es.: NATO). Fino agli anni 90 non ha mai partecipato ad operazioni di peace keeping, poi
la situazione cambiata vista la sua aspirazione a diventare membro permanente del
Consiglio di Sicurezza. Il dibattito su questo articolo comunque in pieno svolgimento.
Neutralit permanente e ONU
E compatibile lo status della neutralit permanente con lappartenenza a questa
organizzazione universale? La Carta pare confutare questa ipotesi (vedi art. 41 sulle
sanzioni e il 25 che prevede di dare assistenza a qualsiasi intrapresa dallONU).
Uno Stato non pu invocare lo status di neutralit permanente per sottrarsi alle norme
della Carta. Lart. 103 prevede infatti che gli obblighi derivanti dalla Carta prevalgano su
qualsiasi altro obbligo preso da uno Stato membro in virt di qualsiasi altro accordo.
Solo il Consiglio di Sicurezza, qualora lo ritenesse opportuno, potrebbe esentare lo Stato
neutrale dalleseguire una sua risoluzione, visto che in base allart. 48 della Carta esso
pu decidere da chi debbano essere intraprese le azioni decise.
Neutralit permanente e Unione Europea
E compatibile lo status di neutralit permanente con lappartenenza allUnione Europea?
Bisogna analizzare le disposizioni del trattato della Comunit Europea:
art. 30 - consente agli Stati membri di prendere misure restrittive allimportazione o
esportazione giustificate da motivi di pubblica sicurezza. Questo articolo potrebbe essere
invocato dal membro neutrale ad esempio quando una merce in partenza dal suo territorio
potrebbe comprometterne la neutralit;
art. 296 - ogni Stato membro pu adottare le misure che ritenga necessarie alla tutela
degli interessi essenziali della propria sicurezza. Quindi lo Stato potr adottare misure
consone al proprio status giuridico;
art. 297 - consente ad uno Stato membro di prendere misure in caso di guerra o di grave
tensione internazionale che costituisca una minaccia di guerra, cio per far fronte agli
impegni da esso assunti ai fini del mantenimento della pace e della sicurezza
internazionale.
Comunque lutilizzo dellart. 297 per dissociarsi dalle misure previste dallart. 133 o 301
dubbia. Perci lo Stato neutrale non potr dissociarsi da misure sanzionatorie prese
nellambito comunitario e la sua condotta potr essere considerata conforme al diritto
internazionale solo se si ammetta che la neutralit non pregiudicata dalla comminazione
di sanzioni nei confronti di uno Stato che violi il diritto internazionale.
Per quanto riguarda le disposizioni del titolo V del Trattato sullUnione Europea, la tesi
prevalente che non esista una vera e propria incompatibilit poich lart. 17 non
comporta obblighi comuni in tema di difesa.

Capitolo 4 - Il territorio
Territorio: ambito entro cui lo Stato esercita la sua potest di governo (imperium) ad
esclusione di altri soggetti di diritto internazionale. La potest di governo e il connesso
esercizio esclusivo sono manifestazioni della sovranit territoriale. Il diritto internazionale
tutela questa sovranit quindi ogni attivit esercitata in territorio straniero senza consenso
dello Stato territoriale illecita.
Limperium diverso dal dominium, che ha connotazione privatistica.
Il diritto internazionale protegge lintegrit territoriale dello Stato.
Tra i poteri connessi allesercizio della sovranit territoriale fa parte anche quello di cedere
parte del proprio territorio. Questo oggi deve fare i conti per con il principio di
autodeterminazione dei popoli.
Per quanto riguarda il potere di governo dello Stato nel proprio territorio vi sono comunque
dei limiti derivanti dal diritto internazionale, sia consuetudinario che pattizio. Questi limiti
riguardano in particolare il trattamento che deve essere riservato agli Stati stranieri, ai loro
organi e ai loro cittadini. Ad esempio, non possono essere sottoposti a giurisdizione stati
esteri per le loro attivit iure imperii.
Il potere di imperio dello Stato incontra limiti anche per quanto riguarda il trattamento dei
propri cittadini secondo le norme di diritto consuetudinario e pattizio (trattati sulla
protezione dei diritti umani) ratificati dallo Stato.
Oggetto del diritto di sovranit territoriale sono: territorio, mare territoriale e spazio aereo
sovrastante il territorio. Nelle aree adiacenti al mare territoriale, lo Stato costiero non
esercita alcun diritto di sovranit territoriale, ma solo poteri di tipo funzionale e diritti
sovrani connessi allo sfruttamento delle risorse naturali del suolo e sottosuolo marino e
delle risorse biologiche.
La sovranit sul territorio pu essere esercitata congiuntamente da due o pi Stati. Vedi
condominio; ad esempio il caso del Sudan che tra il 1898 e il 1956 stato condominio di
Regno Unito ed Egitto.
Modi di acquisto della sovranit territoriale
Sono previsti da norme di diritto internazionale consuetudinario che risentono della
tradizione romanistica cui era ispirato il diritto internazionale al momento della nascita
della Comunit Internazionale. Comunque alcuni modi di acquisto si sono estinti o hanno
perso dimportanza.
I modi di acquisto della sovranit territoriale sono: originari o derivati.
Quelli originari implicano lacquisto di un territorio nullius e la conquista. Infatti non basta la
scoperta del territorio nullius, ma occorre loccupatio accompagnata dallanimus
possidendi che consiste in unesplicita dichiarazione di annessione o nella volont
implicita in comportamenti concludenti (ad esempio in manifestazioni di governo).
Elemento indispensabile per la sovranit che si tratti effettivamente di res nullius, in caso
contrario non sorge il diritto di sovranit territoriale. La conquista deve essere distinta dalla
debellatio che riguarda la distruzione dellapparato militare dellavversario. Oggi la
conquista non pi un modo di acquisto poich contrasta col divieto di aggressione.
Quando si parla di acquisto della sovranit territoriale ci si riferisce a Stati preesistenti
della comunit internazionale, mentre un nuovo Stato comporta automaticamente
lacquisto della sovranit sul territorio su cui lo Stato sorge.
La cessione un modo derivato di acquisto della sovranit territoriale. Pu avvenire in
molti modi. Ad esempio la vendita del territorio dellAlaska ceduta agli USA dallImpero
Russo nel 1867. Il trasferimento del territorio e lacquisto della sovranit territoriale
avvengono con il consenso dello Stato che lo cede o per lo meno con la sua
acquiescenza. Loccupatio bellica non d titolo alloccupante per annettere il territorio

occupato, anche se questo si comporta animo domini. Altrimenti si riconoscerebbe effetto


normativo al principio di effettivit.
Un territorio pu essere amministrato da uno Stato che non gode sul territorio del diritto di
sovranit territoriale. Questo territorio pu essere ancora sottoposto alla sovranit di
nessuno Stato o appartenere ad uno Stato che resta titolare del nudum ius. Mandati e
amministrazioni fiduciarie non esistono pi poich tutti questi territori sono diventati
indipendenti. Oggi esistono invece casi di territori amministrati in via transitoria da parte di
Organizzazioni Internazionali.
La FRONTIERA o confine dello Stato la linea che delimita la sovranit statale. Viene
stabilita mediante due processi: delimitazione, si precisano mediante coordinate
geografiche i limiti dellambito spaziale entro cui lo Stato esercita la sovranit; e
demarcazione, trasposizione di dati geografici sul terreno.
Di solito la delimitazione un atto bilaterale tra due Stati vicini che si concretizza con la
stipulazione di un trattato internazionale. Questa pu aver luogo anche ad opera di un
tribunale internazionale nel caso ci sia una controversia. Ma pu anche venire in seguito
ad una risoluzione del Consiglio di Sicurezza.
E certo che esista una norma consuetudinaria in materia di confini statali denominata uti
possidetis, una norma nata a carattere locale che diventata poi consuetudine generale.
E quindi venuto affermandosi come un principio connesso alla formazione degli Stati di
nuova indipendenza per secessione o smembramento di uno Stato federale. In questo
caso lo Stato neo indipendente eserciter la sovranit nellambito dei confini che prima
della secessione o smembramento delimitavano la provincia o regione divenuta
indipendente.
Comunque a parte luti possidetis dubbio se esistano altri principi di diritto
consuetudinario in questo ambito. Va ricordato che questo principio come altri utilizzati
possono essere derogati con accordo.
Frontiera e successione tra stati.
In caso di successione tra Stati e frontiere possono essere modificate? No, vale il principio
della stabilit delle frontiere. Lart. 11 della Convenzione di Vienna sulla successione tra
Stati nei trattati (1978) stabilisce che il mutamento di sovranit non reca pregiudizio alla
frontiera stabilita da un trattato. Non sarebbe invocabile la clausola rebus sic stantibus per
pretendere lestinzione del trattato perch la Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati
(art. 62) afferma che la clausola non opera verso trattati che stabiliscono una frontiera.
Servit internazionali
E dubbio se in diritto internazionale esistano servit internazionali. La prassi comunque
attesta che mediante trattato gli Stati possono dare vincoli a parti del loro territorio, che
non sono obbligatori, ma hanno il carattere della realit. In caso di successione tra Stati i
vincoli assunti dallo Stato predecessore si trasmettono al successore. Principio res transiti
cum onere suo. Ad esempio lItalia, in base ai Patti Lateranensi, non pu erigere
costruzioni intorno al territorio dello Stato Citt del Vaticano.
Principio del patrimonio comune dellumanit
Riguarda alcuni territori il cui sfruttamento deve avvenire non solo nellinteresse di coloro
che vi procedono, ma anche nellinteresse dellintera comunit internazionale. Per
assicurare ci, il principio del patrimonio comune dellumanit mette delle organizzazioni
internazionali a presiedere allo sfruttamento.

Queste aree soggette al principio del patrimonio comune dellumanit sono diverse dalla
res nullius perch non possono esse oggetto di appropriazione. Anche le aree soggette al
principio di libert (vedi alto mare) sono inappropriabili.
Sono assoggettati al principio del patrimonio comune dellumanit: i fondi marini al di sotto
della piattaforma continentale (art. 136 Convenzione di Montego Bay); i paesi in via di
sviluppo; lo spazio extra-atmosferico; i corpi celesti (inclusa la luna). [gli ultimi due in
teoria]
Antartide. La disciplina di questo territorio prevista dal Trattato di Washington del 1
novembre 1959, e stabilisce che: lAntartide deve essere usato esclusivamente per fini
pacifici, divieto di svolgere qualsiasi attivit militare (art. 1). E per consentito impiegare
personale o materiale militare per la ricerca scientifica. Lart. 5 prevede inoltre il divieto di
qualsiasi esplosione nucleare o il deposito di qualsiasi materiale radioattivo. Lart. 2
stabilisce il principio di libert per tutti gli Stati di ricerca scientifica in Antartide. Lart. 4
congela ogni pretesa di sovranit sullAntartide.
In virt del trattato di Washington lAntartide gestito dal Comitato delle Parti Consultive di
cui fanno parte i 12 Stati che negoziarono il trattato e quelli che hanno acquisito lo status
di parte consultiva pi tardi. Per acquisire tale status necessario aver ratificato il trattato
e aver svolto una sostanziale ricerca scientifica nel continente. Laccesso al club delle
Parti Consultive avviene per cooptazione. Quindi gli Stati facenti parte del trattato di
Washington si dividono in parti consultive e non, e adottano raccomandazioni da
indirizzare ai propri governi.
Nel 1991 stato concluso un Protocollo sulla protezione dellambiente antartico che lo
dichiara riserva naturale votata alla pace e alla scienza. Lart. 7 proibisce ogni attivit
mineraria in Antartide. Comunque dopo 50 anni dallentrata in vigore del Protocollo ogni
parte consultiva potr chiedere la convocazione di una conferenza di riesame del
Protocollo.
Il sistema antartico sta evolvendo una progressiva istituzionalizzazione.

Capitolo 5 - La successione internazionale tra Stati


Stato successore, un nuovo Stato o uno Stato che accresce il proprio territorio a spese
di un altro;
stato predecessore, lo Stato che si estingue o che subisce una diminuzione territoriale.
Possono avvenire questi casi:
nascita di uno o pi Stati su una parte di territorio dello Stato predecessore. Secessione.
(es.: Stati nati dal processo di decolonizzazione in Asia e Africa)
nascita di uno o pi Stati sullintero territorio appartenente allo Stato predecessore e
quindi estinzione di questultimo. Smembramento. (es.: Cecoslovacchia che nel 1993 si
estinta dando vita a due Stati, la Repubblica Ceca e la Repubblica Slovacca)
incorporazione di uno Stato da parte di un altro. Incorporazione. (es.: riunificazione
tedesca del 1990)
trasferimento di una parte del territorio da parte dello Stato predecessore allo Stato
successore. Cessione. (es.: trasferimenti territoriali che si sono avuti dopo le due guerre
mondiali)
fusione di due o pi Stati nellambito di un nuovo Stato conseguente estinzione degli
Stati predecessori. Fusione. (es.: Siria + Egitto hanno dato luogo alla Repubblica Araba
Unita nel 1958)
Non estingue la personalit internazionale dello Stato un mutamento rivoluzionario di
regime, questo nuovo governo sorto dalla rivoluzione infatti dovr adempiere gli obblighi
facenti capo al vecchio regime e sar titolare dei relativi diritti.
Sostituzione di uno stato nella sovranit di un territorio appartenente ad un altro,
successione in fatto. Ma i rapporti giuridici facenti capo allo Stato predecessore e
interessanti il territorio oggetto del mutamento di sovranit si trasmettono allo Stato
successore (successione giuridica).
La successione nei trattai
Lo Stato successore nella sovranit di un territorio prima appartenente ad un altro Stato
subentra nei trattati internazionali stipulati dal predecessore? Questa materia disciplinata
dalla Convenzione di Vienna sulla successione tra Stati nei trattati (1978) entrata per in
vigore nel 1996. Non stata ratificata dallItalia. E una convenzione solo in parte
dichiarativa del diritto consuetudinario.
Le norme consuetudinarie in tema di successione tra Stati sono:
lo Stato successore subentra in fatto nel governo del territorio dello Stato predecessore
e ne acquista la sovranit a titolo originario;
lart. 11 della Convenzione del 1978 che corrisponde al diritto consuetudinario si occupa
dei regimi di frontiera e stabilisce che la successione non tocca la frontiera stabilita con
trattato tra predecessore e terzo Stato e che non altera il regime della frontiera come
stabilito nel trattato stipulato tra predecessore e terzo.
Lo Stato successore acquista la sovranit territoriale sul territorio dello Stato predecessore
e alla stesso tempo subentra nei diritti e negli obblighi pattizi precedenti riguardanti la
disciplina dei rapporti transfrontalieri.
Invece per la convenzione di Vienna i trattati bilaterali stipulati dallo Stato predecessore
non vengono trasmessi allo Stato successore (principio della tabula rasa). A meno che un
trattato non sia fonte di situazioni giuridiche localizzate, in questo caso si trasmette allo
Stato successore (res transit cum onere suo). Ad esempio un diritto di transito per uno
Stato confinante. Ma questa regola della convenzione di Vienna del 1978 non corrisponde
al diritto consuetudinario.

Lo Stato successore pu tuttavia avere interesse a subentrare in un trattato bilaterale


stipulato dal predecessore, che costituisce la base per la conclusione di un nuovo accordo
distinto al precedente, ma di contenuto identico.
Lart. 12 della Convenzione del 1978 riconosciuto come parte del diritto consuetudinario
e disciplina:
situazioni giuridiche (diritti e obblighi) relative al territorio. Esse si trasmettono allo Stato
successore;
le situazioni giuridiche (diritti e obblighi) relative al territorio di cui siano titolari un gruppo
di Stati o tutti gli Stati della comunit internazionale si trasmettono al successore;
le basi militari. Per queste vige il principio della tabula rasa poich trattandosi di vincoli di
natura obbligatoria non si trasmettono al successore. Quindi i trattati istitutivi relativi a
una base cessano a meno che vengano rinnovati con un accordo tra successore e terzo.
Per quanto riguarda invece i trattati multilaterali ci si rif alla consuetudine internazionale,
formatasi durante il processo di decolonizzazione, secondo la quale il nuovo Stato non
subentra automaticamente nel trattato multilaterale, ma ha diritto a divenirne parte con
una dichiarazione di continuit o notificazione di successione. La dichiarazione retroagisce
al momento della nascita del nuovo Stato ed ha effetti ex tunc (ladesione invece ha effetti
ex nunc). Per la dichiarazione di continuit non possibile per i trattati multilaterali
ristretti e neppure per i trattati istitutivi di organizzazioni internazionali. In questi casi il
nuovo Stato per essere ammesso deve seguire la procedura di ammissione com
successo per gli Stati nati dalla fine dellURSS e della Iugoslavia. Solo se, in caso di
fusione, i due Stati predecessori fossero stati entrambi membri dellorganizzazione avr
luogo una procedura di ammissione semplificata.
I trattati riguardanti il disarmo, il controllo degli armamenti e in generale interessanti la
difesa, non sono sottoposti ad un regime particolare e quindi non si trasmettono al
successore ad eccezione di quelli di natura localizzata che invece si trasmettono.
E interesse della comunit internazionale e/o degli Stati parte che il regime istituito dal
trattato sia esteso ai successori.
Queste considerazioni valgono per tutte le figure considerate tranne per la cessione e
lincorporazione. In questi casi si applica il principio della mobilit delle frontiere dei
trattati; i trattati del predecessore non si trasmettono al successore a meno che non siano
trattati istitutivi di vincoli localizzati al territorio oggetto del mutamento di sovranit.
Accordi di Devoluzione. Lo Stato predecessore trasferisce al successore tutti i diritti e gli
obblighi derivanti dai trattati applicati sul territorio su cui si costituisce il nuovo Stato.
Questo accordo non pu produrre successione automatica nei rapporti giuridici del
predecessore perch questo accordo per il terzo; res inter allos acta. Produce obblighi e
diritti solo nei rapporti tra Stato predecessore e Stato successore. Questo obbligato
verso il predecessore a porre in essere lattivit per subentrare negli accordi applicati sul
territorio oggetto del mutamento di sovranit, per cui il successore dovr proporre al terzo
di concludere una novazione per subentrare nei trattati stipulati tra terzo e predecessore.
Per i trattati multilaterali invece il successore effettuer una notifica di successione che gli
consentir di far parte di questi trattati ex tunc, dal momento di acquisto dellindipendenza.
La successione nei beni, debiti e archivi dello Stato predecessore
La successione tra Stati in questa materia disciplinata dalla Convenzione di Vienna del
1983 (non ancora entrata in vigore). Pu ritenersi sviluppo progressivo del diritto
internazionale poich codificazione del diritto consuetudinario. In questa materia le regole
consuetudinarie sono di difficile individuazione e molto lasciato allaccordo tra gli Stati
interessati.
I beni immobili situati nel territorio oggetto del mutamento di sovranit vengono trasferiti
allo Stato successore. Questa regola applicabile oltre che allincorporazione, anche a
tutte le altre figure successorie.

I beni appartenenti allo Stato predecessore e situati in un terzo Stato diventano propriet
dello Stato successore in caso di estinzione del predecessore per incorporazione, fusione
o smembramento. restano invece al predecessore in caso di secessione o di cessione.
Fonte di controversia la sorte del debito pubblico dello Stato predecessore. La regola
questa: i debiti localizzati, cio contratti a favore del territorio oggetto della (es.:
costruzione opere pubbliche) successione si trasferiscono al successore; gli altri debiti
invece, come il debito generale, rimangono al predecessore se questo non cessa di
esistere. In caso contrario invece difficile stabilire se i debiti si trasmettano al
successore. La dottrina divisa: alcuni si appigliano al principio di continuit. La
Convenzione di Vienna indirizzata a favore del principi di trasmissibilit in proporzioni
eque (art. 41).
Incerta anche la fine dei beni che appartengono a Stati terzi o a stranieri e situati nel
territorio oggetto della successione. Lart. 12 della Convenzione di Vienna del 1983 dice
che i beni che appartengono a Stati terzi non sono pregiudicati dal mutamento di
sovranit.
Archivi di Stato: la convenzione di Vienna adotta un principio di territorialit, salvo diverse
volont delle parti. In caso di cessione gli archivi relativi allamministrazione del territorio
ceduto passano al successore. Lo stesso vale per il nuovo Stato costituitosi sul territorio
dello Stato predecessore e in caso di smembramento.

Capitolo 6 - Il diritto del mare


La codificazione del diritto del mare
Il regime giuridico degli spazi marini stato oggetto di vari tentativi di codificazione a livello
intergovernativo.
Lopera di codificazione del diritto internazionale marittimo fu ripresa dalle Nazioni Unite e
dalla Commissione del diritto internazionale. I lavori della Commissione sfociarono in un
progetto di articoli sul diritto del mare che nel 1956 fu sottoposto allAssemblea Generale e
successivamente costitu la base dei negoziati in seno alla Prima Conferenza sul diritto del
mare, tenutasi a Ginevra nel 1958, con la partecipazione di 86 Stati.
La Conferenza di Ginevra si concluse con ladozione di quattro testi convenzionali distinti:
la Convenzione sul mare territoriale e sulla zona contigua, la Convenzione sullalto mare,
la Convenzione sulla piattaforma continentale e la Convenzione sulla pesca e la
conservazione delle risorse biologiche dellalto mare. Le prime tre convenzioni hanno
avuto un soddisfacente seguito, mentre quella sulla pesca ha avuto un seguito
insignificante. Alcuni Stati sono parte di una o pi Convenzioni, ma non hanno ratificato le
altre.
LAssemblea cre nel 1967 (un anno dopo lentrata in vigore delle Convenzioni) un
Comitato ad hoc sugli usi pacifici del suolo e sottosuolo marino oltre i limiti della
giurisdizione nazionale. Il lungo processo di negoziazione si concluse a Montego Bay
(Giamaica) il 10 dicembre 1982 con ladozione della Convenzione delle Nazioni Unite sul
diritto del mare, composta di 320 articoli e 9 allegati. Subito dopo la conclusione della
conferenza, gli Stati occidentali insoddisfatti della parte XI della Convenzione, intrapresero
negoziati per una modifica della Convenzione prima ancora della sua entrata in vigore. I
negoziati ebbero successo e si conclusero, nel 1994, con un Accordo relativo
allesecuzione della parte XI della Convenzione delle Nazioni Unite del diritto del mare.
La Convenzione entrata in vigore il 16 novembre 1994.
Il mare territoriale
La sovranit di ogni Stato costiero si estende ad una zona di mare adiacente alle sue
coste, denominata mare territoriale. Sono soggetti alla sovranit dello stato anche lo
spazio aereo sovrastante il mare territoriale e il relativo letto e sottosuolo marino.
Il mare territoriale ha un limite interno e uno esterno. Il limite interno viene determinato
mediante la fissazione delle linee di base. La linea di base normale la linea di costa a
bassa marea, quale indicata sulle carte marittime a grande scala riconosciute ufficialmente
dallo Stato costiero.
Il limite esterno del mare territoriale determinato dallo Stato costiero entro un limite
massimo previsto dal diritto internazionale; la Convenzione del 1982 prevede infatti che
lampiezza di tale zona marina non possa eccedere le 12 miglia (art. 3). Il criterio delle 12
miglia deve ritenersi ormai acquisito al diritto consuetudinario ed stato adottato anche da
Stati tradizionalmente restrittivi nel fissare lampiezza del mare territoriale.
La sovranit dello Stato costiero sul mare territoriale incontra i limiti del passaggio
inoffensivo e della giurisdizione civile e penale sulle navi in transito. Per passaggio si
intende il fatto di navigare nel mare territoriale per attraversarlo , senza toccare le acque
interne; il passaggio deve essere continuo e rapido: esso non comprende una facolt di
sosta o ancoraggio.
Il passaggio da ritenere inoffensivo quando non arrechi pregiudizio alla pace, al buon
ordine e alla sicurezza dello Stato costiero. Le navi in passaggio inoffensivo hanno
lobbligo di rispettare le leggi e i regolamenti dello Stato costiero, in particolare in materia
di sicurezza della navigazione e prevenzione dellinquinamento. I sommergibili devono
navigare in emersione e mostrare la bandiera. Non esiste un diritto di sorvolo del mare
territoriale: questo ammissibile solo se consentito dallo Stato costiero.

Lo Stato costiero pu sospendere il diritto di passaggio inoffensivo nel mare territoriale,


purch la sospensione sia essenziale alla protezione della sua sicurezza. La sospensione
deve avere carattere temporaneo, non essere discriminatoria, e riguardare specifiche aree
del mare territoriale.
La giurisdizione civile e penale non pu essere esercitata sulle navi da guerra, poich
godono di immunit completa dalla giurisdizione.
Per le navi mercantili la consuetudine accorda lesenzione dalla giurisdizione penale dello
Stato costiero per quanto riguarda i fatti interni, ma ammette lesercizio della
giurisdizione penale dello Stato costiero quando si tratta di fatti che turbano la tranquillit e
il buon ordine dello Stato stesso e del mare territoriale.
Lo Stato costiero non dovrebbe esercitare la propria giurisdizione penale su nave
straniera in passaggio nel mare territoriale ed in relazione ad un reato commesso a bordo
della nave durante il passaggio.
Lo Stato costiero non dovrebbe arrestare o dirottare una nave mercantile straniera in
passaggio nel mare territoriale per esercitare la giurisdizione civile nei confronti di una
persona che si trova a bordo.
Le aree marine poste allinterno della linea di base sono acque interne, del tutto assimilate
al territorio dello Stato, dove non vige il diritto di passaggio inoffensivo.
Nelle acque che prima della chiusura erano assoggettate al regime delle acque territoriale
o dellalto mare continua a vigere il diritto di passaggio inoffensivo.
Le baie
Le baie sono insenature che penetrano profondamente nella costa. Lo Stato costiero ha il
diritto di chiudere la baia, purch essa non sia una mera incurvatura della costa, ma una
baia in senso giuridico.
Affinch sia considerata tale, linsenatura deve racchiudere una superficie di acque uguale
o superiore a quella di un semicerchio avente per diametro la linea tracciata tra i punti
dingresso della baia. Inoltre le baie in senso giuridico possono essere chiuse solo se la
distanza tra i punti dingresso non superi le 24 miglia.
Una disciplina particolare vige per le baie storiche, le quali possono essere chiuse anche
qualora non soddisfino il criterio del semicerchio ed indipendentemente dalla loro
ampiezza. Perch una baia possa essere considerata storica occorre dimostrare la
sussistenza di due elementi: un prolungato esercizio di diritti di sovranit sulle acque della
baia da parte dello Stato costiero; lacquiescenza degli altri Stati.
Il mare territoriale italiano
Lampiezza del mare territoriale italiano di 12 miglia, calcolate sempre dalla linea di
costa a bassa marea, e viene adottato il criterio delle 24 miglia per le baie; il Golfo di
Taranto riconosciuto come baia storica.
I Golfi di Venezia, Manfredonia, Squillace e Salerno sono stati chiusi utilizzando il sistema
che consente di tracciare una retta lungo una costa marcata da profonde frastagliature e
insenature, non essendo tali golfi baie in senso giuridico ed avendo comunque la linea di
chiusura una lunghezza superiore alle 24 miglia.
La chiusura dellArcipelago toscano stata operata facendo riferimento ala circostanza
che esiste un gruppo di isole lungo la costa; gli Stati Uniti hanno contestato la
delimitazione affermando che le isole tra la foce dellArno e Civitavecchia non possono
essere considerate coastal fringing islands (corona di isole) in senso giuridico.
Anche le due isole maggiori, Sicilia e Sardegna, sono state cerchiettate con un sistema di
linee rette.

Gli stretti internazionali


Stretti sono quei bracci di mare siti tra due terre emerse, compresi interamente nelle
acque territoriali dello Stato o degli Stati rivieraschi, che mettono in comunicazione due
parti pi ampie di mare.
Negli stretti utilizzati per la navigazione internazionale che uniscono due parti di alto mare
(stretti internazionali) vige il diritto di passaggio inoffensivo non sospendibile in favore sia
delle navi private che di quelle da guerra.
La Convenzione di Ginevra del 1958 sul mare territoriale e la zona contigua estende il
regime degli stretti internazionali anche agli stretti che collegano lalto mare con il mare
territoriale di uno Stato straniero.
Il regime degli stretti internazionali ha subito una notevole revisione con la Convenzione
delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982. La Convenzione introduce il concetto di
passaggio in transito, ossia lesercizio della libert di navigazione e di sorvolo al solo fine
del trasporto rapido e continuo nello stretto. Questo comporta diritti pi ampi rispetto al
passaggio inoffensivo e precisamente: il transito delle navi, sia private che da guerra, non
sospendibile; il diritto di sorvolo a favore degli aeromobili civili e militari; e la possibilit per
i sommergibili di navigare in immersione durante lattraversamento dello stretto.
Il passaggio in transito si applica agli stretti utilizzati per la navigazione internazionale che
mettono in comunicazione due parti di alto mare, due zone economiche esclusive oppure
una zona economica esclusiva e una zona di alto mare.
Non si applica invece il passaggio in transito, ma il passaggio inoffensivo non sospendibile
agli stretti che collegano il mare territoriale di uno Stato a una parte di alto mare oppure
alla zona economica esclusiva di un altro Stato, e agli stretti che collegano due zone di
alto mare, ma compresi fra il continente ed unisola appartenente allo stesso Stato
costiero.
Il regime predisposto dalla Convenzione del 1982 non si applica agli stretti internazionali
disciplinati da convenzioni internazionali di lunga data.
La zona contigua e la zona archeologica
Si definisce zona contigua una fascia marina adiacente al mare territoriale nella quale lo
Stato costiero pu esercitare, anche sulle navi straniere, diritti di controllo necessari a
prevenire o reprimere infrazioni alle sue leggi doganali, fiscali, sanitarie e dimmigrazione.
La Convenzione del 1982 autorizza gli Stati ad istituire una zona contigua sino a 24 miglia
marine. Poich il mare territoriale pu avere unestensione fino a 12 miglia marine dalla
linea di base, praticamente la zona contigua copre una fascia di mare adiacente di ulteriori
12 miglia marine. Listituzione di una zona contigua del tutto facoltativa ed a tal fine
necessaria una formale proclamazione dello Stato costiero.
In Italia lestensione del mare territoriale a 12 miglia operata nel 1974 ha assorbito la zona
contigua (prima infatti aveva un mare territoriale di 6 miglia e una zona contigua adiacente
di ulteriori 6 miglia).
La zona di mare che si estende fino al limite esterno delle acque territoriale sottoposta a
vigilanza doganale.
Novit assoluta della Convenzione del diritto del mare la possibilit di istituire una zona
archeologica sul fondo marino adiacente alla costa. La zona pu avere unestensione di
24 miglia dalle linee di base. Lo Stato costiero pu presumere che la rimozione di oggetti
archeologici o storici dalla zona archeologica, senza la sua approvazione, si concretizzi in
una violazione delle sue leggi e regolamenti. Si vengono cos a riconoscere allo Stato
costiero diritti speciali di controllo e giurisdizione in ordine alla rimozione di oggetti di
valore archeologico e storico oltre il mare territoriale e sino ad una distanza di 24 miglia
dalle linee di base. (LItalia non ha ancora istituito una zona archeologica).

La piattaforma continentale
Listituto della piattaforma continentale costitu oggetto di riconoscimento sul piano
convenzionale nel quadro della I Conferenza sul diritto del mare del 1958. Essa riconosce
allo Stato costiero diritti sovrani sulla piattaforma continentale relativamente alla
esplorazione e sfruttamento delle risorse naturali della stessa.
I diritti dello Stato costiero sulla piattaforma continentale sono esclusivi, nel senso che
nessuno pu svolgere attivit di esplorazione o sfruttamento senza autorizzazione dello
Stato costiero, ed automatici, non dipendono cio da una espressa proclamazione.
Tali diritti non pregiudicano in alcun modo lo status giuridico delle acque sovrastanti la
piattaforma, n quello dello spazio aereo al di sopra di quelle acque.
Per quanto concerne la delimitazione della piattaforma continentale in senso giuridico, il
limite interno coincide con il confine esterno del mare territoriale. Pi complessa risulta la
definizione del limite esterno della piattaforma.
La piattaforma (in senso giuridico) di uno Stato costiero comprende i fondi marini ed il
relativo sottosuolo, al di l delle sue acque territoriali, fino a 200 miglia marine dalla linea
di base a partire dalla quale misurato il mare territoriale. Indipendentemente da ogni
considerazione di carattere geologico, la piattaforma continentale ha comunque
unestensione minima di 200 miglia marine a partire dalla linea di base. Il limite massino
di 350 miglia dalle linee di base oppure di 100 miglia dallisobata dei 2500 metri.
Nellipotesi di sfruttamento della piattaforma continentale oltre le 200 miglia, il diritto
esclusivo dello Stato costiero subisce unimportante limitazione: lo Stato costiero tenuto
a versare un contributo in denaro o in natura allAutorit dei fondi marini, che dovr
provvedere ad unequa distribuzione dei contributi raccolti agli Stati parte della
Convenzione, tenendo conto degli interessi degli Stati in via di sviluppo.
Fa parte del diritto internazionale consuetudinario la regola secondo cui i diritti dello Stato
costiero sul suolo e sottosuolo adiacente alle proprie coste si estendono fino a 200 miglia
dalle linee di base, indipendentemente dalla presenza di una piattaforma continentale in
senso geologico.
La convenzione del 1982 stabilisce che la delimitazione della piattaforma continentale tra
Stati frontisti o limitrofi effettuata mediante accordo conformemente al diritto
internazionale in modo da pervenire ad una soluzione equa.
La zona economica esclusiva
La zona economica esclusiva (ZEE) un istituto introdotto dalla Convenzione delle
Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982.
La ZEE pu estendersi fino a 200 miglia calcolate a partire dalla linea di base. I diritti di cui
gode lo Stato costiero nella ZEE sono diversi e meno intensi rispetto a quelli di cui gode
nel mare territoriale.
Listituzione della ZEE dipende da un preciso atto di volont dello Stato costiero e deve
essere proclamata. Nella ZEE lo Stato costiero gode di diritti esclusivi in materia di
sfruttamento, gestione e conservazione delle risorse naturali, e circa le altre attivit dirette
allutilizzazione a fini economici della zona. In tale zona, lo Stato costiero ha altres diritti di
giurisdizione in relazione allo stabilimento e alluso di isole e installazioni artificiali, alla
ricerca scientifica marina e in materia di protezione dellambiente marino
dallinquinamento. La ZEE, quando viene istituita dallo Stato costiero, assorbe la
piattaforma continentale, a meno che questa non si estenda oltre le 200 miglia dalle linee
di base e tranne che non si adottino diverse linee per la delimitazione delle due zone con
Stati le cui coste sono adiacenti o fronteggiano quelle dello Stato in questione.
Nella ZEE, lo Stato costiero gode di poteri di polizia connessi alla realizzazione dei suoi
diritti. Pu cos prendere misure quali la visita e la cattura di navi straniere che abbiano
violato le sue leggi, nelle materie per le quali esso ha giurisdizione in base alla
Convenzione.

Fra Stati frontisti o limitrofi la delimitazione della ZEE va effettuata mediante accordo
conformemente al diritto internazionale e in modo da ottenere unequa soluzione.
Qualora uno Stato abbia proclamato una ZEE, esso ha in tale zona diritti sovrani in
relazione allo sfruttamento, gestione e conservazione delle risorse ittiche. I diritti dello
Stato costiero sono finalizzati allobiettivo dello sfruttamento ottimale delle risorse
biologiche della ZEE. Lo Stato costiero deve determinare il volume massimo delle catture
che di ogni specie possono effettuarsi in un certo periodo di tempo senza provocare un
eccessivo sfruttamento. Qualora lo Stato costiero non abbia la capacit di effettuare
lintero volume di catture ammissibili dovr autorizzare mediante accordo altri Stati a
sfruttare il surplus.
Laccesso di altri Stati alle risorse ittiche della ZEE pu essere subordinato dallo Stato
costiero al pagamento di corrispettivi in denaro e allosservanza di particolari condizioni.
Le navi straniere che siano ammesse a pescare nella ZEE devono osservare le
disposizioni dello Stato costiero relative alla conservazione delle risorse biologiche.
Nella ZEE lo Stato costiero gode dei poteri di polizia connessi alla salvaguardia dei propri
diritti. La Convenzione pone tuttavia dei limiti ai poteri repressivi dello Stato costiero.
Innanzitutto, questo tenuto a notificare prontamente allo Stato della bandiera ogni
misura di sequestro o detenzione di navi straniere. Inoltre, lo Stato costiero deve
procedere senza indugio al rilascio della nave sequestrata, e alla liberazione del suo
equipaggio, quando sia stata fornita una cauzione o altra adeguata garanzia. Le pene
comminate dallo Stato costiero non possono comprendere limprigionamento o alcuna
forma di punizione corporale.
Il regime dellalto mare e dei fondi marini internazionali
Ai sensi dellart. 1 della Convenzione di Ginevra sullalto mare, si intende per alto mare
tutte le parti del mare non comprese nel mare territoriale o nelle acque interne di uno
Stato.
Le disposizioni sullalto mare si applicano a tutte le parti del mare che non siano comprese
nella ZEE, nelle acque interne o territoriali o nelle acque arcipelagiche.
Qualora uno Stato costiero avesse costituito una ZEE, lalto mare, stricto sensu, ha inizio a
partire dal limite esterno della suddetta zona. Nel caso in cui lo Stato costiero non abbia
proclamato la propria ZEE, sono assoggettate al regime dellalto mare le aree poste al di
l del mare territoriale.
Lalto mare aperto a tutti gli Stati e ogni Stato gode della libert di utilizzarlo.
Il regime dellalto mare comporta le seguenti libert:
libert di navigazione;
libert di pesca;
libert di posa di cavi e condotte sottomarini;
libert di sorvolo;
libert di costruire isole artificiali e altre installazioni;
libert di ricerca scientifica.
Tali libert devono essere esercitate da ogni Stato in modo che ne sia consentito il
godimento anche da parte degli altri Stati della comunit internazionale.
Ogni Stato ha i diritto di far navigare in alto mare navi battenti la propria bandiera. Deve
esistere un legame sostanziale tra lo Stato e la nave che batte la sua bandiera. In
particolare, lo Stato deve esercitare effettivamente la sua giurisdizione e il suo controllo
sulle navi nazionali.
Nel 1986 stata adottata a Ginevra una Convenzione sulle condizioni di registrazione
delle navi, che si propone di riaffermare e rafforzare il legame tra la nave e lo Stato della
bandiera. Essa ha per altro avuto scarso seguito.
In alto mare le navi sono soggette alla giurisdizione esclusiva dello Stato della bandiera e
devono possedere una sola nazionalit. La nave che batta la bandiera di due o pi Stati

assimilata alla nave priva di nazionalit. Le navi prive di nazionalit non possono invocare
la protezione di alcuno Stato e in alto mare sono soggette allautorit delle navi da guerra
di tutti gli Stati.
Il suolo e il sottosuolo marino siti oltre il limite esterno della piattaforma continentale, e le
risorse ivi esistenti, sono stati proclamati patrimonio comune dellumanit dallAssemblea
Generale nel 1970. Lutilizzazione dei fondi marini posti oltre la giurisdizione degli Stati
deve avvenire esclusivamente a fini pacifici e lesplorazione e sfruttamento delle risorse
devono essere effettuati nellinteresse dellumanit intera.
I fondi marini al di l della giurisdizione nazionale vengono denominati Area.
Le eccezioni al principio di libert di navigazione in alto mare
La regola per cui in alto mare le navi sono sottoposte alla esclusiva giurisdizione dello
Stato della bandiera assoluta per quanto concerne le navi da guerra.
Per quanto concerne invece le navi private, il diritto internazionale prevede alcuni casi in
cui possibile un intervento anche nei confronti di navi straniere in alto mare.
la prima ipotesi riguarda la pirateria. Poich il pirata esplica la sua attivit in alto mare, si
inteso proteggere la sicurezza dei traffici marittimi attribuendo a qualsiasi Stato il poterre di
reprimere unattivit criminosa, che finirebbe per mettere in pericolo lo stesso principio
della libert di navigazione. Ogni Stato, mediante le proprie navi da guerra o altre in
servizio governativo, pu catturare in alto mare una nave pirata. Tale potere non spetta se
la nave pirata si rifugia nelle acque territoriali altrui: in questo caso sar lo Stato costiero
che dovr provvedere alla cattura.
La definizione di pirateria riguarda: atti illegittimi di violenza, detenzione o depredazione
commessi per fini privati dallequipaggio o dai passeggeri di una nave contro unaltra nave
in alto mare o contro persone o beni che si trovino a bordo. Gli atti di pirateria possono
essere commessi solo da navi private, non da navi da guerra. Perch siano compiuti atti di
pirateria occorre che siano coinvolte almeno due navi. La norma sulla pirateria stata
estesa agli aeromobili.
Le navi da guerra di uno Stato straniero possono abbordare in alto mare e sottoporre a
visita la nave sospetta di essere adibita alla tratta degli schiavi, che riacquistano ipso facto
la libert non appena si rifugiano a bordo di unaltra nave. Non spetta per un diritto di
cattura, che compete solo allo Stato della bandiera.
Altra eccezione costituita dal diritto dinseguimento. Lo Stato costiero ha il diritto
dinseguire e catturare in alto mare, mediante navi o aeromobili da guerra o adibiti a
pubblico servizio, le navi straniere che abbiano violato le sue leggi in zone sottoposte alla
sua giurisdizione. Linseguimento deve avere inizio quando la nave straniera si trova nelle
acque interne, arcipelagiche o territoriali dello Stato costiero oppure nella sua zona
contigua, ZEE o acque sovrastanti la piattaforma continentale. Linseguimento deve
essere continuo; nel caso di interruzione esso non pu essere lecitamente ripreso. Il diritto
dinseguimento cessa qualora la nave inseguita entri nelle acque territoriali dello Stato di
cui batte la bandiera o di un terzo Stato.
Lo Stato costiero pu prendere anche nei confronti di navi straniere le misure necessarie
per prevenire o eliminare i pericoli dinquinamento derivanti da un incidente marittimo.
La Convenzione del 1982 consente misure di autorit su navi straniere in alto mare anche
nellipotesi in cui queste siano impiegate per trasmissioni non autorizzate, cio per
trasmissioni radiofoniche o televisive diffuse verso il grande pubblico in violazione dei
regolamenti internazionali. Tale potere attribuito allo Stato di cui i responsabili abbiano la
nazionalit e agli Stati nei quali le trasmissioni sono ricevute o le cui radiocomunicazioni
sono disturbate.
Lart. 108 della Convenzione del 1982 dispone un generico obbligo di cooperazione tra gli
Stati per la repressione del traffico di stupefacenti. Non accorda per il potere di arrestare
una nave straniera in alto mare senza il consenso dello Stato di bandiera.

Per quanto riguarda il terrorismo marittimo la Convenzione del 1988 non prevede alcuna
norma circa il potere di arrestare una nave straniera in potere di un gruppo terrorista.
Il protocollo delle Nazioni Unite del 2000 contro il traffico illegale di migranti per terra, mare
e aria non prevede nessuna disposizione che autorizzi a fermare una nave straniera,
poich anche in questo caso necessario il consenso dello Stato della bandiera.
Le zone di identificazione aerea
Fra le libert dellalto mare rientra la libert di sorvolo che trova applicazione anche in
relazione allo spazio atmosferico sovrastante la ZEE e la zona contigua. Lo spazio aereo
sovrastante lalto mare e le zone ora indicate aperto alla libera utilizzazione degli aerei
civili e militari di tutti gli Stati.
Gli Stati costieri richiedono agli aerei che entrano nelle zone di identificazione aerea, e
che si dirigono verso il loro territorio, di farsi identificare e di fornire alle autorit territoriali
informazioni relative al volo. Non invece ammissibile la pretesa di assoggettare alle
procedure di identificazione gli aerei stranieri che non siano diretti verso il territorio dello
Stato costiero, ma si limitino al passaggio laterale nella zona.
Gli Stati-arcipelago
La Convenzione del 1982 ha introdotto uno speciale regime per gli Stati-arcipelago e le
acque arcipelagiche. E uno Stato-arcipelago quello costituito interamente da uno o pi
arcipelaghi ed eventualmente da altre isole. Per arcipelago si intende un gruppo di isole le
quali hanno le une con le altre rapporti cos stretti da formare intrinsecamente un tutto
geografico, economico o politico, o che storicamente siano considerate tali.
Non rientrano nello speciale regime previsto dalla Convenzione gli arcipelaghi
appartenenti a Stati formati anche da territori non insulari.
Gli Stati-arcipelago possono tracciare delle linee di base rette che congiungano i punti pi
estremi delle isole o degli scogli emergenti dellarcipelago. La chiusura ammissibile
purch il tracciato delle linee rette includa al suo interno le isole principali dellarcipelago, e
la proporzione tra le acque racchiuse dalle linee e la superficie terrestre sia tra uno a uno
e nove a uno. Inoltre, la lunghezza delle singole linee rette non pu essere superiore a
100 miglia marine.
Uno Stato che si proclami Stato-arcipelago guadagna vaste aree marine, poich tutte le
zone di giurisdizione sono calcolate a partire dalle linee rette arcipelagiche.
Nelle acque arcipelagiche vige il diritto di passaggio inoffensivo a favore delle navi
straniere: si applica il diritto di passaggio arcipelagico, il quale praticamente assimilabile
al diritto di passaggio in transito attraverso gli stretti. Esso infatti comprende il diritto di
navigazione e di sorvolo senza impedimento e, per i sommergibili, quello di transito in
immersione. Il diritto di passaggio arcipelagico si applica nondimeno alle rotte
normalmente utilizzate per la navigazione internazionale.

Capitolo 7 - La tutela dellindipendenza statale nellordinamento degli Stati esteri


1.
2.
3.
4.
5.

Degli Stati
Degli organi dello Stato
Degli agenti diplomatici
I consoli
Le organizzazioni internazionali

1. Stati. Corrisponde alla norma del diritto consuetudinario di antica formazione,


espressione del principio di parit che vuole che uno Stato estero non possa essere
convenuto in giudizio dinanzi a un tribunale dello Stato del foro, a meno che lo Stato
estero non accetti di sua volont di sottoporsi a tale giudizio e, di conseguenza, rinunci
alla sua libert. Questa norma si traduce nel principio par in parem non habet
imperium.
Fino alla I Guerra Mondiale la dottrina dellesenzione degli Stati esteri dalla
giurisdizione civile era assoluta, cio riguardava tutti gli atti di uno Stato straniero, non
comportava eccezioni. Dopo gli anni 20 invece si cominci a pensare di mettere in
discussione questa norma perch si consolidano nuovi tipi di Stato in cui c
uneconomia di Stato. Si pens dunque di ridurre limmunit che non deve sussistere
per gli atti di natura commerciale poste in essere dallo Stato. La corretta affermazione
della regola, cos come attualmente vigente nellordinamento internazionale, quella
secondo cui lo Stato esente da giurisdizione di fronte ai tribunali di uno Stato quando
compie attivit che sono manifestazione delle sue funzioni sovrane (attivit iure imperii)
mentre sottoponibile a giurisdizione quando pone in essere atti di natura privatistica o
di natura commerciale (attivit iude gestionis). Si affermata quindi nel diritto
consuetudinario la regola dellimmunit ristretta. Questa teoria dellimmunit ristretta
seguita non solo dalle corti continentali, ma anche da quelle di common law ed stata
codificata in atti legislativi ad hoc.
Nel 1972 stata conclusa la Convenzione europea sullimmunit degli Stati o
Convenzione di Basilea (non stata ratificata dallItalia) che afferma, allart. 15, che
uno Stato non pu essere sottoposto a giurisdizione, ma vengono esplicati, negli art.
dall1 al 14, i casi in cui limmunit di giurisdizione non pu essere invocata. I problemi
principali sono gli atti relativi alla tutela dei rapporti di lavoro; lart. 5 della Convenzione
di Basilea afferma che limmunit di uno Stato estero dalla giurisdizione non pu
essere invocata quando la controversia relativa a un contratto di lavoro concluso tra
lo Stato estero e una persona fisica cittadina di un altro Stato e avente per oggetto una
prestazione da eseguire sul territorio dello Stato del foro. Secondo una tesi avanzata
dalla nostra corte di Cassazione nel 2004, non pu essere richiamata limmunit dalla
giurisdizione quando uno Stato responsabile di illeciti da considerare crimini
internazionali.
Limmunit dalla giurisdizione oltre al procedimento di cognizione invocabile anche
per quanto riguarda i procedimenti esecutivi e cautelari. In questo caso si distingue tra
beni atti allo svolgimento di attivit sovrane dello Stato e beni che rientrano nella sfera
delle attivit private dello Stato. Nellart. 23 della Convenzione di Basilea si esclude che
i beni appartenenti agli Stati esteri possano essere assoggettati a misure esecutive.
Bisogna ancora dire che la Convenzione sul punto in questione non dichiarativa del
diritto consuetudinario.
Sono sottoponibili ad attivit di esecuzione solo quei beni che non siano connessi
allesercizio di funzioni sovrane dello Stato estero (secondo la consuetudine).
2. Degli organi dello Stato. Le attivit esplicate dallindividuo organo non sono
propriamente sue, ma dello Stato di cui esso organo e per cui agisce; lattivit
dunque imputata allo Stato e non resta propria dellindividuo tranne che venga

commesso un crimine internazionale. In questo caso infatti latto non solo imputato
allo Stato, ma anche allindividuo organo.
Secondo una norma di diritto internazionale generale ogni Stato avrebbe diritto che la
condotta tenuta dai suoi organi sia considerata come attivit dello Stato e non come
attivit individuale posta in essere da privati individui, questo ci che si definisce
immunit, o funzione, organica attribuita allindividuo-organo. Comunque, sempre per
una norma di diritto internazionale, consentito allo Stato territoriale di disconoscere
limmunit in casi determinati, ad esempio quando lorgano ha commesso un crimine
internazionale.
Diversa invece limmunit personale. In questo caso spetta alla persona in quanto
tale e copre gli atti compiuti dalla persona-ornano di uno Stato al di fuori delle proprie
funzioni.
Capi di Stato: oltre a godere dellimmunit organica, godono delle stesse immunit
personali degli agenti diplomatici quando si trovano allestero (vedi art. 21 della
Convenzione di New York sulle missioni speciali del 1969).
E importante ricordare che limmunit dalla giurisdizione penale valida per capi di
Stato e ministri degli esteri in carica; questa immunit non spetta pi quando questi
cessano la loro funzione.
Capi di Governo: anche per loro valgono le regole esposte per i capi di Stato. Anche
loro favoriscono di immunit previste dal diritto internazionale secondo la Convenzione
di New York del 1969.
Ministri degli affari esteri: godono dellimmunit completa dalla giurisdizione penale
tanto per gli illeciti compiuti a titolo ufficiale che personale, purch siano ministri in
carica. Anche quando sia stato commesso un crimine internazionale sussiste questa
immunit. Limmunit viene meno solo se lindividuo sottoposto a giudizio da un
tribunale internazionale.
Limmunit organica viene di regola disconosciuta se lindividuo-organo pone in essere
attivit clandestine in territorio altrui, a meno che non si tratti di agenti diplomatici.
3. Agenti diplomatici. Il diritto internazionale generale stabilisce alcuni privilegi e immunit
per gli agenti diplomatici . Questo settore oggetto di una apposita Convenzione di
codificazione promossa dallONU: la Convenzione di Vienna del 1961 sulle relazioni
diplomatiche (ratificata dallItalia).
La procedura con cui lindividuo-organo viene investito delle funzioni diplomatiche ha
luogo con laccreditamento e presuppone il preventivo gradimento dello Stato
territoriale. Questo avviene con la presentazione delle lettere credenziali rilasciate dallo
Stato accreditante allo Stato accreditatario. Comunque possibile una procedura
semplificata.
Lo Stato territoriale dopo aver instaurato relazioni diplomatiche con questo Stato
sottoposto ad alcuni limiti di potest territoriale. Questi sono:
- linviolabilit dei locali della missione diplomatica: i locali nei quali ha sede la missione
diplomatica sono inviolabili (art. 22 Convenzione di Vienna). Gli organi dello Stato
territoriale non possono penetrarvi se non con il consenso del capo della missione.
Sono inviolabili anche i mezzi di trasporto e la corrispondenza ufficiale della missione:
questo il principio di extraterritorialit della missione diplomatica. La sovranit sul
territorio su cui si trova la sede diplomatica appartiene allo Stato territoriale e questo ha
il dovere di proteggere la missione diplomatica da qualsiasi intrusione,
danneggiamento, ecc.
- linviolabilit personale dellagente diplomatico: la persona dellagente diplomatico
inviolabile. Non pu essere sottoposto ad alcuna forma di arresto o detenzione. Lo
Stato territoriale ha il dovere di difenderlo e prevenire ogni cosa che comprometta la
sua persona.
- limmunit dellagente diplomatico dalla giurisdizione locale: agli agenti diplomatici

riconosciuta, oltre allimmunit organica, unimmunit dalla giurisdizione dei tribunali


dello Stato presso cui sono accreditati in relazione agli atti da essi compiuti come
persone private. Questa immunit personale vale solo fintanto che durano le funzioni
diplomatiche della persona. Limmunit personale di natura processuale, mentre
limmunit organica di carattere sostanziale e atta a perdurare anche dopo la
cessazione delle funzioni diplomatiche allestero e lo svolgimento delle normali
funzioni. In materia penale limmunit dellagente diplomatico totale, non incontra
eccezioni; in nessun caso un diplomatico pu essere sottoposto a processo, ma potr
essere dichiarato dallo Stato territoriale persona non grata con la conseguenza che lo
Stato per cui lavora lo richiamer.
Gli agenti diplomatici beneficiano di immunit anche in materia civile e amministrativa
dalla giurisdizione dei tribunali locali. Tale immunit per incontra delle eccezioni (vedi
art. 31 della Convenzione di Vienna). Lo Stato accreditante pu decidere di rinunciare,
qualora lo ritenga opportuno, allimmunit dei suoi agenti diplomatici dalla giurisdizione
locale (vedi art. 32 della Convenzione di Vienna).
Tre i privilegi di cui gode lagente diplomatico c anche lesenzione fiscale per le
imposte dirette personali, ma non copre le imposte indirette.
4. I consoli. Svolgono funzioni tipiche dellamministrazione del proprio Stato allinterno di
un altro Stato territoriale. Nella Convenzione di Vienna del 1963 sulle relazioni
consolari (ratificata dallItalia) emergono queste funzioni:
- rilascio dei passaporti e documenti di viaggio ai cittadini dello Stato dinvio;
- salvaguardia dei loro interessi nelle successioni mortis causa;
- trasmissione di atti giudiziari o extragiudiziari;
- esecuzione di rogatorie.
I consoli agiscono anche in qualit di notai e di ufficiali di Stato civile e sono competenti
a risolvere controversie marittime in materia di rapporti tra capitano ed equipaggio dele
navi battenti bandiera dello Stato dinvio.
I locai consolari, nella parte utilizzata esclusivamente per il lavoro consolare, sono
inviolabili come lo sono anche gli archivi e i documenti consolari. Ai consoli non
spettano le immunit che il diritto internazionale conferisce invece agli agenti
diplomatici. La Convenzione di Vienna del 1963 dispone che i consoli non possano
essere arrestati tranne in caso di reato grave. Per quanto riguarda limmunit da
giurisdizione, i consoli godono solo dellimmunit organica. Anche il console, come
lagente diplomatico, pu svolgere le sue funzioni solo con il consenso dello Stato di
residenza seguito dallexequatur di questo (procedura semplificata rispetto
allaccreditamento che spetta solo agli agenti diplomatici).
Il console, come lagente diplomatico, pu essere dichiarato persona non grata dallo
Stato di residenza.
5. Organizzazioni internazionali. Per queste si applicano mutati mutandis le stesse regole
usate per lesenzione degli Stati esteri dalla giurisdizione civile e la distinzione tra iure
imperii e iure gestionis.
Per le controversie di lavoro tra lorganizzazione e il personale della stessa non
ritenuta applicabile la Convenzione di Basilea del 1972, che tra lalto ha per oggetto
limmunit degli Stati.

Capitolo 8 - Le fonti del diritto internazionale


Lart. 38 par. 1 dello Statuto della Corte Internazionale di Giustizia (organo dellONU)
afferma la funzione di questa di decidere in base al diritto internazionale le controversie
che le sono sottoposte applicando:
1. convenzioni internazionali (accordi), sia generali che particolari, che stabiliscono norme
espressamente riconosciute degli Stati in lite;
2. la consuetudine internazionale, come prova di una pratica generale accettata come
diritto;
3. i principi generali di diritto riconosciuti dalle nazioni civili;
4. le decisioni giudiziarie e la dottrina dei pi autorevoli autori.
Lart. 38 considerato come lautorevole enunciazione delle fonti di diritto internazionale e
deve essere preso in considerazione insieme allart. 53 della Convenzione di Vienna sul
diritto dei trattati (1969) che ha riconosciuto lesistenza di norme imperative del diritto
internazionale generale o ius cogens (ossia non sono prodotte da unautonoma fonte del
diritto internazionale, ma questa cogenza una qualit di alcune norme prodotte dalla
consuetudine. Sono norme che trascendono il diritto dei trattati investendo altri settori del
diritto internazionale).
1. Laccordo (o trattato, convenzione, carta, statuto, protocollo) fonte di diritto
internazionale. La materia disciplinata dal diritto internazionale consuetudinario. Nel
1969 stata conclusa la Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati, la quale detta le
regole per la trattazione di questa materia. Gli Stati parte a questa convenzione sono
circa la met della comunit internazionale (lItalia ne parte). E lart. 2 della
Convenzione di Vienna a contenere la definizione di questa fonte di diritto:
- pu avere varie denominazioni;
- la volont concludere un trattato pu essere consegnata sia in un unico strumento,
sia in due o pi strumenti connessi;
- deve essere disciplinato dal diritto internazionale.
Trova fondamento nel diritto pubblico interno di uno Stato parte al trattato e non ha
natura giuridicamente vincolante, come soft law (guide lines, codici di condotta,
dichiarazioni).
Le minute, nelle quali sono registrati i processi verbali delle delegazioni non sono
accordi.
La Convenzione di Vienna disciplina solo gli accordi tra Stati, ma costituiscono trattati
anche accordi conclusi tra Stati e altri soggetti di diritto internazionale o tra due o pi
soggetti di diritto internazionale. Inoltre la Convenzione di Vienna regola solo gli
accordi in forma scritta e non quelli in forma orale di cui comunque riconosce la
validit. Laccordo pu disciplinare tutte le materie, incluse quelle facenti parte del
dominio riservato degli Stati, cio quelle materie non disciplinate n dal diritto
consuetudinario n da quello pattizio.
Unico limite alle potenzialit dellaccordo dato dalla ius cogens: un accordo contrario
ad una norma di ius cogens nullo.
Mentre la consuetudine internazionale crea diritto internazionale generale, laccordo
crea diritto internazionale particolare che crea diritti ed obblighi solo per gli Stati parte.
Pu accadere che una norma di un accordo enunci una regola consuetudinaria
preesistente o che possa trasformarsi poi in diritto internazionale (art. 38 Convenzione
di Vienna, 1969).
Le regole dichiarative del diritto internazionale consuetudinario obbligano tutti gli Stati
della comunit internazionale indipendentemente dalla ratifica o dallentrata in vigore
dellaccordo. Di solito laccordo contiene regole in parte dichiarative del diritto
internazionale consuetudinario e altre che ne costituiscono sviluppo progressivo.

2. Consuetudine. Ha due elementi costitutivi:


- la prassi (elemento materiale), ossia la ripetizione costante di un comportamento da
parte della generalit (non totalit) degli Stati. Deve essere uniforme;
- lopinio iuris ac necessitatis (elemento psicologico), ossia la convinzione generale che
tale comportamento sia conforme al diritto.
La necessit dei due elementi stata ribadita dalla Corte Internazionale di Giustizia nel
parere sulla liceit di armi nucleari nel 1996.
Il tempo di formazione di una consuetudine pu essere pi o meno esteso, comunque
ci vuole un lasso di tempo necessario ai fini di cristallizzazione della norma. Non
esistono consuetudini istantanee.
La consuetudine fonte idonea a creare norme di diritto internazionale generale
vincolanti tutti i membri della comunit internazionale: ogni Stato tenuto ad osservare
una norma consuetudinaria indipendentemente che abbia o meno partecipato alla sua
formazione o che labbia accettata. Gli Stati di nuova nascita sono quindi vincolati dalle
norme consuetudinarie generali vigenti quando sono nati.
Non si accetta la tesi per la quale la consuetudine non vincola lo Stato che si sia
manifestamente opposto alla sua formazione (teoria dellobiettore permanente).
Ci sono consuetudini particolari e sono delle norme vincolanti soltanto una ristretta
cerchia di soggetti (es.: consuetudini locali).
3. Principi generali di diritto riconosciuti dalle nazioni civili. Sono principi generalmente
riconosciuti negli ordinamenti interni degli Stati che vengono resi applicabili sul piano
internazionale al fine di integrare, quando c la necessit, sia il diritto pattizio che
quello consuetudinario. A questi principi fa riferimento anche lart. 2 dello Statuto della
Core penale internazionale.
Principio ne bis in idem, opera nei rapporti tra i tribunali interni e quelli penali
internazionali. Questi ultimi possono sottoporre il reo a nuovo procedimento solo se il
procedimento nazionale non sia stato imparziale o la condanna sia stata lieve rispetto
al crimine commesso. I tribunali interni possono sottoporre a nuovo procedimento chi
sia stato giudicato dal tribunale internazionale.
I principi generali di diritto riconosciuti dalle nazioni civili sono diversi dai principi
generali di diritto internazionale, che hanno natura normativa non integrativa.
Ius Cogens, norme imperative del diritto internazionale (sono norme di fonte
consuetudinaria). Queste norme hanno un rango superiore a quelle poste con accordo
o alle semplici norme consuetudinarie. Questa categoria di norme emersa in un
tempo recente e non citata nellart. 38 della CIG, ma ha trovato riconoscimento
nellart. 53 della Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati, che contiene la
definizione,appunto, di Ius Cogens: sono norme di diritto internazionale riconosciute ed
accettate dalla comunit internazionale come norme inderogabili.
Lart. 53 contiene le caratteristiche della Ius Cogens, che sono due:
- la generalit. Per poter essere ritenuta imperativa una regola deve appartenere alla
categoria delle norme del diritto internazionale generale che vincolano tutti i membri
della comunit internazionale. Siccome lunica fonte idonea a produrre norme generali
la consuetudine, ne deriva che le norme ius cogens sono norme di fonte
consuetudinaria.
- laccettazione e il riconoscimento come norma inderogabile della comunit
internazionale nel suo insieme, cio deve essere condivisa dagli Stati appartenenti a
tutte le componenti essenziali della comunit internazionale. Non esiste quindi uno ius
cogens regionale. Quindi le norme di ius cogens sono norme di diritto internazionale
generale sorrette da una particolare opinio iuris. Sono quindi norme consuetudinarie
sostenute da una opinio iuris particolarmente qualificata (linderogabilit appunto). In
genere sono norme gi presenti nellordinamento internazionale come norme
consuetudinarie e successivamente divenute norme cogenti.

Sono norme di ius cogens:


- divieto di uso della forza (di aggressione);
- divieto di tortura;
- divieto di genocidio;
- divieto di violazioni massicce dei diritti umani;
- divieto di crimini di guerra;
- divieto di crimini contro lumanit;
- divieto di comportamenti che provocano un massiccio inquinamento dellambiente.
E da escludere che lo ius cogens possa trovare la fonte in un trattato internazionale
poich laccordo produce solo diritto particolare, vincola cio solo gli Stati parte.
4. Lart. 38 par. 1 (d) dello Statuto della CIG fa riferimento alla giurisprudenza (decisioni
giudiziarie) e alla dottrina, specificando che esse costituiscono mezzi sussidiari per
laccertamento delle norme giuridiche. Si deduce che non sono fonti del diritto
internazionale.
Per quanto riguarda la giurisprudenza, l'art. 38 par. 1 (d) si apre con riferimento allart.
59 dello Statuto della CIG allo scopo di affermare lefficacia soggettiva e oggettiva del
giudicato, che vincola solo le parti in lite in relazione alla controversia decisa.
Al fine di determinare il contenuto delle norme internazionali vengono prese in
considerazione non solo le sentenze della CIG, ma anche quelle dei tribunali arbitrali
(es. con riferimento al diritto internazionale umanitario vi sono il tribunale penale per la
ex-Iugoslavia, il tribunale penale per il Ruanda) e la corte penale internazionale.
Anche i pareri consultivi della CIG sono importanti, anche se lart. 38 fa riferimento alle
decisioni giudiziarie, quindi ad atti giuridicamente vincolanti e non a pareri, che non
sono obbligatori. Dei pareri si tiene conto, appunto, per ricostruire una norma di diritto
internazionale.
Per quanto riguarda la dottrina invece, sempre citata dallart. 38 par. 1 (d), si intendono
le opere degli autori pi rappresentativi dei vari sistemi giuridici. Di solito la dottrina non
viene citata nelle sentenze della CIG, mentre presa in considerazione da altri tribunali
internazionali.
In base allart. 38 par. 2, la CIG abilitata ad adottare sentenze ex aequo et buono, se
le parti le attribuiscono questo potere. In base a ci la Corte pu discostarsi dal modo
di procedere a seconda delle esigenze delle parti; per equit, per la giustizia del caso
concreto tutte le parti permettono al giudice di agire non seguendo alla lettera il diritto,
ma considerando le esigenze del caso. La sentenza comunque obbligatoria. Finora
non sono state emesse sentenze per equit.
Quando la CIG decide per equit si tratta di una fonte prevista da accordo, poich trae
la sua forza obbligatoria dallaccordo tra le parti.
Lequit ha assunto una grande rilevanza nella delimitazione marittima e specialmente
nella divisione della piattaforma continentale e della ZEE tra Stati adiacenti e frontisti.
La gerarchia delle fonti
Le norme imperative (ius cogens) prevalgono sulle semplici norme consuetudinarie e
invalidano o estinguono contrari accordi. Una norma di ius cogens pu essere modificata
solo da una norma successiva avente uguale valore (vedi art. 53 Convenzione di Vienna
sul diritto dei trattati). E inammissibile che una norma di ius cogens si estingua per
desuetudo: atti contrari ad una norma imperativa avrebbero natura di illeciti. La ius cogens
impedisce la formazione di norme consuetudinarie contrarie.
E importante capire se una norma posteriore ad un trattato abbia natura imperativa o
consuetudinaria. Mentre la norma successiva imperativa estingue il trattato anteriore, il
trattato anteriore prevale a fronte di una norma consuetudinaria successiva.
Bisogna chiedersi se lart. 38 par. 1 dello Statuto della CIG oltre ad indicare le fonti, indichi
anche la loro gerarchia. Questordine quello in cui si presentano le fonti al giudice

internazionale. Infatti egli per prima cosa verificher se la lite disciplinata dallaccordo tra
le pari. In mancanza far riferimento alla consuetudine. In mancanza di questa far
riferimento ai principi generali di diritto riconosciuti dalle nazioni civili con funzione
integratrice di accordi e consuetudini.
Rapporti tra le norme consuetudinarie
Si coordinano secondo il principio di successione delle leggi nel tempo: la consuetudine
posteriore prevale su quella anteriore.
Invece, i rapporti tra consuetudini particolari e consuetudini generali si coordinano con il
principio di specialit: anche se anteriore, la consuetudine particolare prevale sulla
consuetudine generale.
Rapporti tra consuetudine e accordo
Sono disciplinati secondo il principio di specialit: laccordo, anche se anteriore, prevale
sulla consuetudine posteriore come lex specialis. Pu darsi per che lo scopo di una
consuetudine posteriore sia quello di trattare unintera materia; in questo caso la
consuetudine posteriore ad abrogare laccordo anteriore.
Il principio di specialit non applicabile ai rapporti tra accordo e consuetudine locale; in
questo caso si coordinano secondo il principio di successione di leggi nel tempo. Quindi la
consuetudine locale posteriore prevale sullaccordo anteriore.
Per quanto riguarda i principi generali di diritto riconosciuti dalle nazioni civili sottostanno
allaccordo e alla consuetudine.
Lart. 2 par. 1 dello Statuto della Corte penale internazionale afferma che i principi generali
di diritto trovano applicazione in mancanza di una disciplina pattizia o consuetudinaria.
Atti unilaterali
Un atto unilaterale una manifestazione di volont non destinata ad incontrarsi con quella
di un altro soggetto e non ha valore pattizio. Deve essere previsto da una norma
dellordinamento di natura pattizia o consuetudinaria. Caratteristica degli atti unilaterali
latipicit.
Gli atti unilaterali disciplinati dal diritto pattizio sono:
- la denuncia o recesso, atto con cui ci si scioglie dai vincoli contrattuali previsti dal
trattato. Il trattato disciplina le modalit di questo recesso e quando avr effetto. Se il
trattato non contiene nulla in merito questo ammissibile secondo la Convenzione di
Vienna sul diritto dei trattati.
- la requete, atto con cui si mette unilateralmente in moto il procedimento davanti ad un
organo giurisdizionale come ad esempio la CIG. Questo presuppone lesistenza di una
clausola compromissoria inserita in un trattato con la quale le parti convengono che ogni
controversia nata in relazione allinterpretazione del trattato possa essere deferita alla
competenza di un organo giurisdizionale incaricato.
Gli atti disciplinati dal diritto consuetudinario sono :
- il riconoscimento, con questo atto un soggetto riconosce come conforme a diritto una
certa situazione, con la conseguenza che con questo dovrebbe essere preclusa poi la
facolt di contestarne lillegittimit.
- la rinuncia, un soggetto manifesta la volont di non avvalersi di un diritto soggettivo a lui
spettante. Pu essere esplicita oppure desunta.
- lacquiescenza, conseguenza della mera inerzia del soggetto di fronte ad una situazione
che tocca i suoi interessi. E il silenzio di chi avrebbe dovuto prendere posizione in ordine
ad una determinata situazione.
- la protesta, non si riconosce come conforme a diritto una determinata pretesa. Si
impediscono le conseguenze che potrebbero derivare dallacquiescenza.

- la promessa, atto con cui uno Stato si impegna a tenere un certo comportamento o si
obbliga ad astenersi dal farlo.
- la notifica, si rendono consapevoli uno o pi soggetti di diritto internazionale
dellesistenza di determinati fatti o situazioni. Il soggetto che lha ricevuta non pu quindi
ignorare lesistenza del fatto o situazione.
- lestoppel, figura del diritto anglosassone, impedisce di rendere priva di effetti una
dichiarazione effettuata da uno Stato nei confronti di un altro, quando la dichiarazione a
vantaggio dello Stato dichiarante e a svantaggio dellaltro Stato. Lo Stato dichiarante
precluso dal contestare la sua dichiarazione e dal far valere una pretesa in contrasto con
essa.

Capitolo 9 - Diritto dei trattati


La procedura di stipulazione inizia con la NEGOZIAZIONE, nella quale ogni Stato
presenta i propri interessi. I negoziati sono condotti da plenipotenziari (delegati governativi
) degli Stati che si mettono daccordo su un testo. La negoziazione ha luogo in una
conferenza internazionale o in seno allorgano di unorganizzazione internazionale. La
fase successiva lADOZIONE DEL TESTO (art. 9). Se il testo viene fatto in una
conferenza ladozione avviene con il voto dei 2/3 dei presenti e votanti; al di fuori di una
conferenza il consenso di tutti i partecipanti sancisce la versione definitiva del testo. Il
testo pu essere parafato, cio siglato dai plenipotenziari.
La terza fase quella della FIRMA (art. 10). Contraddistingue la fase di autenticazione e
ha lo scopo di rendere incontestabile il testo negoziato. Generalmente la firma non obbliga
le parti ad osservare il trattato. Nei trattati in forma semplificata la firma funge anche da
ratifica.
Unulteriore fase quella della RATIFICA, atto con cui lo Stato si impegna ad osservare il
trattato.
Infine vi il DEPOSITO RATIFICHE presso il depositario che pu essere uno Stato o un
organo di unorganizzazione internazionale.
I trattati multilaterali entrano in vigore dopo un certo numero di ratifiche che di solito viene
indicato.
E dal momento dellentrata in vigore del trattato che chi non segue quanto stabilito
commette un illecito internazionale. Il trattato entra in vigore dopo lultimo deposito dello
strumento di adesione ed specificato un lasso di tempo dopo lultima deposizione.
La conclusione in forma semplificata o solenne dipende dallordinamento interno dello
Stato:
- conclusione del trattato
- organi che cooperano per la conclusione dei trattati
- in quale modo le norme di diritto internazionale entrano a fare parte dellordinamento
interno.
Le riserve
[Art. dal 19 al 23 della Convenzione sul diritto dei trattati tra Stati e organizzazioni
internazionali]
La prassi delle riserve si sviluppa dopo la II Guerra Mondiale in occasione di una
convenzione multilaterale sui diritti umani. I nuovi Stati che aderivano successivamente a
queste convenzioni, il cui testo era gi concluso, non potevano modificarlo. Nacque cos la
pressi delle RISERVE: dichiarazione unilaterale che lo Stato fa quando aderisce al
trattato, al momento di depositare lo strumento di accettazione.
La riserva pu essere eccettuativa, ossia lo Stato che la pone mira ad escludere
lapplicazione di una clausola del trattato, oppure interpretativa, ossia volta a conferire una
certa interpretazione alla clausola del trattato.
La giustificazione del fatto di poter aderire al trattato tramite riserva che facendo cos si
attirano pi Stati nellambito di partecipazione al trattato.
La pratica delle riserva non c nel diritto interno, la riserva pu essere apposta solo ai
trattati multilaterali.
Vige il principio della flessibilit: se il trattato ammette riserve, queste sono sempre
ammissibili; se il trattato non le ammette, non sono ammissibili. Tuttavia quando il trattato
non dice nulla a riguardo non pi necessario che la riserva sia accettata da tutte le altre
parti, ma sufficiente che uno Stato contraente accetti la riserva affinch lo Stato che lha
posta possa divenire parte del trattato. Questo sistema stato consacrato dalla CIG,
relativamente alle riserve alla Convenzione sul genocidio, che ha anche affermato il

principio secondo cui sono inammissibili le riserve incompatibili con loggetto e lo scopo
del trattato.
Lart. 19 della Convenzione del 1969, espressione del diritto consuetudinario, dispone che
si pu fare riserva:
1. se la riserva non esclusa dal trattato;
2. se il trattato non disponga che solo alcune riserve sono ammesse;
3. nei casi diversi, se la riserva non incompatibile con loggetto e lo scopo del trattato.
A decidere lincompatibilit o meno della riserva spetta ad un ente a cui tutti gli stati
abbiano dato questa competenza e questo deve essere previsto dal trattato.
Se il trattato non dice nulla ogni singolo Stato pu manifestare la sua opinione circa
laccettazione della riserva; allinterno del trattato multilaterale si creano rapporti a due a
due tra gli Stati. I rapporti contrattuali che si possono instaurare tra uno Stato riservante e
un altro Stato sono:
- nei rapporti tra Stato riservante e Stato accettante, il trattato si applica ad eccezione della
clausola oggetto della riserva;
- nei rapporti tra Stato riservante e Stato obiettante, il trattato non dovrebbe entrare in
vigore tra questi due Stati, per il trattato pu lo stesso entrare in vigore se lo Stato
obiettante non nettamente contrario allentrata in vigore del trattato con riserva;
- nei rapporti tra Stati non riservanti il trattato si applica regolarmente.
Art. 21, parla delle riserve e delle obiezioni alle riserve; tra gli Stati che non hanno fatto
riserva il trattato si applica nella versione integrale. Lobiezione posta dallo Stato non vale
se lo Stato non dice esplicitamente che non vuole che si faccia entrare in vigore il trattato.
Art. 22, le riserve e le obiezioni possono essere ritirate.
Art. 23, le procedure per laccettazione, lobiezione e il ritiro devono essere formulate per
iscritto e comunicate agli Stati contraenti.
Art. 20 par. 5, prevede i casi in cui ci siano Stati che non dicono nulla. Poich
laccettazione pu essere tacita, se trascorrono dodici mesi dalla conoscenza della riserva
senza che ci sia unobiezione, allora la riserva viene accettata.
Ora qual la prassi? La prassi riporta episodi di riserve tardive presentate dagli Stati dopo
la ratifica; questo non sarebbe possibile. Dovrebbero essere formulate al momento della
firma o in occasione della ratifica o adesione.
Invalidit dei trattati
E una condizione del trattato tale per cui questo nasce viziato, con un vizio genetico,
ovvero nel procedimento di formazione si produce un vizio detto causa di invalidit. Le
conseguenze sono che il trattato potr essere annullato. Linvalidit pu essere rilevata
dopo lentrata in vigore e qualcuno pu chiederne lannullamento.
Cause di invalidit sono i vizi della volont:
- art. 48, errore. Si ha quando una delle parti si determina a concludere laccordo sulla
base di una falsa rappresentazione della realt. Questo incide in modo tale che se il
soggetto avesse conosciuto la vera realt non avrebbe concluso laccordo. Lerrore
considerato se lo Stato stesso ha contribuito allerrore o poteva accorgersene da solo.
Pu essere fatta valere solo dallo Stato che ha subito lerrore.
- art. 49, dolo. Si parla di dolo quando lerrore stato causato dallaltra parte con un
imbroglio. Anche qui lo Stato che ha subito limbroglio che pu far valere questa causa
di invalidit.
- art. 50, 51, 52, violenza. Comportamenti scorretti di uno Stato nei confronti di un altro.
- art. 50, corruzione di un rappresentante di uno Stato. In questo caso lo Stato il
cui rappresentante stato corrotto che pu far valere linvalidit (pu anche non
farlo).

- art. 51, violenza esercitata sul rappresentante di uno Stato. Comprende, oltre agli
atti, anche le minacce. In questo caso anche un terzo Stato pu far valere
linvalidit.
- art. 52, violenza esercitata su uno Stato con la minaccia o luso della forza. Ci
contro i principi della Carta dellONU. In questo caso qualsiasi Stato pu
chiederne linvalidit.
- art. 53, invalidit derivante da contrasto con lo ius cogens. Qualsiasi norma di un trattato
in contrasto con lo ius cogens non viene applicata. La nullit pu essere fatta valere di
chiunque.
- art. 46, disposizioni del diritto interno sulla competenza di concludere trattati. La regola
base che le violazioni di norme interne non possono essere chiamate in causa per
chiedere lannullamento di un trattato internazionale a meno che la violazione non sia
manifesta e tocchi una norma fondamentale. Una violazione manifesta se
obiettivamente evidente per qualsiasi Stato che si comporti in materia secondo la pratica
abituale e in buona fede.
Estinzione
Art. 54: lestinzione o il recesso di una parte pu avvenire in conformit alle disposizioni
del trattato o in ogni momento per consenso di tutte le parti. (Il recesso pu avvenire
quando lo stesso trattato lo prevede con la clausola di recesso. Se avviene quando non
previsto illecito).
Art. 56: in un trattato che non contenga disposizioni relative alla sua estinzione e che non
preveda possibilit di recesso, questi sono ammissibili solo quando possono essere
dedotti dalla natura del trattato o quando risulti dalle intenzioni delle parti contraenti.
Art. 60: per inadempimento (inadimplenti non est adimplendum). In caso di
inadempimento le parti innocenti possono decidere quali parti del trattato sospendere nei
confronti dellinadempiente per poi farlo tornare in vigore o estinguerlo del tutto. Il limite il
principio di proporzionalit.
Non si possono sospendere le parti di un trattato che riguarda la tutela dei diritti umani e in
particolare al divieto di rappresaglie.
Art. 61: estinzione per impossibilit sopravvenuta di esecuzione. Questa impossibilit di
esecuzione risulta dalla scomparsa o dalla distruzione definitiva di un oggetto
indispensabile allesecuzione del trattato.
Art. 62: mutamento sostanziale delle circostanze esistenti al momento della conclusione
del trattato (se questo cambiamento trasforma radicalmente la portata degli obblighi da
adempiere). Sopravvengono condizioni traumatiche per cui la situazione esistente al
momento della conclusione del trattato cambia radicalmente. Se il cambiamento di queste
circostanze fosse stato presente laccordo si sarebbe concluso in modo diverso. Clausola
rebus sic stantibus: pu essere invocata sia come causa di estinzione che di sospensione
se: si ha un cambiamento fondamentale rispetto alle circostanze esistenti al momento
della conclusione del trattato, il cambiamento non era stato previsto, le circostanze hanno
costituito una base essenziale per la stipulazione del trattato, o un cambiamento trasformi
radicalmente la portata degli obblighi da adempiere.
Non pu essere invocata quando: il cambiamento dovuto a una violazione del diritto
internazionale imputabile alla parte che invoca lestinzione o la sospensione, o quando si
tratta di un trattato che fissa un confine.
Sono frequenti i casi in cui gli Stati si sono avvalsi di questa regola, ma sono pochi quelli
in cui si ritenuto ci fossero i presupposti.
Art. 64: sopravvenienza di una nuova norma di ius cogens. In questo caso qualsiasi
trattato esistente in conflitto con tale norma diventa nullo o si estingue.
La guerra causa di estinzione? Non c una risposta definitiva, vanno considerati i casi
singolarmente. Pu essere che una guerra sia una causa di cambiamento radicale delle

condizioni. I trattati sui diritti umani non vengono estinti da una guerra. Pu accadere
anche che il trattato resti sospeso durante la guerra e che alla fine di questa venga
rimesso in essere.
Trattati e Stati terzi
Il trattato non produce effetti nei confronti dei terzi.
Art. 34: un trattato non crea n diritti n obblighi per uno Stato terzo senza il suo
consenso.
Art. 35: un obbligo nasce per il terzo solo se le parti hanno inteso creare un tale obbligo e
se il terzo accetta espressamente lobbligo. E richiesta la firma per laccettazione.
Art. 36: dispone che un diritto nasca a favore del terzo se questo consente ad un trattato
proposto secondo le modalit dellart. 35.
Art. 37: lobbligo o il diritto pu essere revocato o modificato solo con il consenso delle
parti del trattato e del terzo.
Interpretazione dei trattati art. dal 31 al 33
Il trattato deve essere interpretato in buona fede, in maniera testuale e tenendo conto del
contesto (comprende il preambolo e gli allegati del trattato) alla luce delloggetto e dello
scopo del trattato.
I lavori preparatori sono mezzi complementari per linterpretazione e verranno utilizzati
solo se con i mezzi indicati precedentemente non si riesce ad interpretare bene, ossia se il
senso del trattato risulta ambiguo, assurdo o irragionevole.

CAPITOLO 10

LADATTAMENTO DEL DIRITTO INTERNO AL DIRITTO INTERNAZIONALE


I rapporti tra ordinamenti giuridici e la teoria del rinvio.
Lordinamento interno da quello internazionale sono due ordinamenti distinti ed originari.
Essi comunicano attraverso un particolare meccanismo chiamato Rinvio (formale e materiale).
Il rinvio formale quel meccanismo attraverso il quale una disposizione dellordinamento statale
richiama non uno specifico atto di un altro ordinamento, ma una fonte di esso.
Per tale motivo, con il rinvio formale lordinamento statale si adegua automaticamente a tutte le
modifiche che nellaltro ordinamento si producono nella normativa posta dalla fonte richiamata (tipici
esempi di rinvio formale sono le disposizioni di diritto internazionale privato ed il richiamo alle norme
consuetudinarie internazionali contento nellart. 10.1 della costituzione).
Il rinvio formale pu essere ricettizio o non ricettizio.
Nel primo caso la norma dellordinamento richiamato viene immessa nellordinamento richiamante; nel
secondo caso, la norma dellordinamento richiamato costituisce solo il presupposto per lapplicazione di
norme dellordinamento richiamante.
Il rinvio materiale quel meccanismo per cui si recepisce solo uno specifico e singolo atto, ordinando ai
soggetti dellapplicazione del diritto (i giudici e lamministrazione pubblica) di applicare le norme
ricavabili da questo atto come norme interne.
Ogni ordinamento giuridico si atteggia autonomamente in modo da adeguare alladattamento del diritto
interno al diritto internazionale.
Nel nostro ordinamento distingueremo:
- ladattamento al diritto internazionale consuetudinario: il procedimento di adattamento stabilito
dallart 10.1 Cost.;
- adattamento al diritto internazionale pattizio: in questo caso manca sia una disciplina a livello
costituzionale sia a livello di legge ordinaria.
Ladattamento al diritto internazionale consuetudinario.
Tale adattamento disciplinato dallart. 10.1 della costituzione.
La disposizione costituzionale opera un rinvio formale allordinamento internazionale, da cui ne deriva
che qualsiasi variazione normativa che si produce in quellordinamento si realizza anche nellordinamento
interno.
La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 48 del 1979, ha fatto una distinzione tra norme
consuetudinarie anteriori alla data di entrata in vigore della Costituzione, le quali sarebbero recepite
nel nostro ordinamento senza alcun limite; e norme consuetudinarie posteriori che non potrebbero
essere recepite laddove contrastassero con in principi fondamentali della Costituzione.
Secondo la Corte la disposizione dellart. 10 non pu assolutamente permettere la violazione dei
principi fondamentali del nostro ordinamento costituzionale; dunque, deducibilmente, laddove una
norma di diritto internazionale consuetudinario contrastasse con tali principi fondamentali, non sarebbe
immessa nel nostro ordinamento.
Per quanto concerne il contrasto tra norme costituzionali che non contengono principi fondamentali e
norme consuetudinarie, si tratta di un contrasto pi apparente che reale da risolvere in base al
principio di specialit, dunque le norme consuetudinarie dovrebbero prevalere su quelle costituzionali a
titolo di lex specialis.

Lart. 10.1 Cost. fa riferimento alle norme di diritto internazionale generalmente riconosciute.
Tale denominazione pone in rilievo due problematiche, e cio:
- bisogna determinare se ladeguamento sia operante nei confronti di una norma consuetudinaria
oggetto di obiezione persistente; se si parte dal presupposto che la norma di diritto
consuetudinario obbliga anche lobbiettore permanente, si ammetterebbe che ladeguamento sia
operante;
- bisogna esaminare se una consuetudine regionale possa essere immessa nel nostro ordinamento
tramite lart. 10.1 Cost.; la risposta SI, limportante che la consuetudine regionale vincoli lItalia.
La dottrina prevalente attribuisce alle norme di diritto internazionale generalmente riconosciute
(immesse nel nostro ordinamento attraverso lart. 10.1 Cost.) il rango di norme costituzionali.
Dunque questo determina che se una norma di una legge interna dovesse essere in contrasto con una
norma consuetudinaria, pu essere oggetto di giudizio di costituzionalit e abrogata dalla Corte
costituzionale.
Le norme imperative appartengono alle norme di diritto internazionale generalmente riconosciuto. Lart.
10.1 ne dispone ladattamento dellordinamento a tali norme del diritto internazionale generalmente
riconosciuto. La norma imperativa lo a 360 nel momento in cui accettata e riconosciuta, dalla
comunit internazionale, come norma che non pu essere derogata; questo proprio perch gli Stati che
la accettano debbono riconoscerne la universale obbligatoriet.
Sul piano della responsabilit internazionale, la norma imperativa sempre qualificata come norma di
diritto internazionale generale, dunque le norme imperative, equiparate alle norme di diritto
consuetudinario (derogabili) sono immesse nel nostro ordinamento sempre grazie allart. 10.1.
Con la sentenza 29 dicembre del 1988 la Corte Costituzionale ha stabilito una gerarchia tra i principi
supremi e le norme costituzionali. Secondo la Corte Costituzionale tali principi avrebbero una valenza
superiore rispetto alle altre norme o leggi di rango costituzionale.
Dunque il tutto porta a ritenere che le norme imperative immesse nel nostro ordinamento siano da
inserire nella categoria dei principi supremi della Costituzione, con una differenza, e cio: mentre i
principi supremi della Costituzione non possono essere modificati neppure da una legge di revisione
costituzionale, i principi supremi prodotti da una norma imperativa sarebbero modificabili da una norma
imperativa posteriore. Dunque una modifica operata nellordinamento internazionale lo produrrebbe
automaticamente anche nellordinamento interno.
I principi supremi di origine internazionale nellordinamento interno non potrebbero essere modificati
da una legge di revisione costituzionale, ma solamente da una norma di diritto internazionale avente
natura imperativa.
Non essendoci alcuna tesi pronunciata dalla Corte Costituzionale, ne vengono fatte due:
1. le norme imperative hanno un rango superiore a quello di tutte le altre norme internazionali; dunque
non possono occupare la stessa posizione delle altre norme nellordinamento interno;
2. lequiparazione delle norme imperative ai principi supremi immodificabili impedisce che attraverso
un procedimento di revisione costituzionale si possa violare un principio dello ius cogens, esponendo
lo Stato italiano a illeciti gravi e provocando una rottura con la vocazione internazionalistica
dellordinamento (garantita dallart. 10.1) da collocare tra i principi supremi non suscettibili di
revisione costituzionale.

A partire dal caso Ferrini, la nostra giurisprudenza ha iniziato a fare applicazioni della teoria delle
norme cogenti per concludere il contrasto tra queste norme e quelle consuetudinarie.
Si trattava di stabilire se lo stato estero dovesse rispondere civilmente alle conseguenze della
violazione di una norma cogente a causa della commissione di crimini internazionali da parte dei suoi

organi belligeranti o non dovesse invece essere applicato il principio di immunit degli stati esteri della
giurisdizione.
Secondo la cassazione occorre far ricorso al criterio del bilanciamento degli interessi e il contrasto
deve essere risolto sul piano sistematico. Questo indirizzo stato riconfermato dalla sentenza della
cassazione sulla strage di civitella durante la seconda guerra mondiale.
Ladattamento al diritto internazionale pattizio
il trattato obbliga lo stato nellordinamento internazionale.
Per produrre effetti nel nostro ordinamento, il trattato deve essere recepito nellordinamento interno.
Non esiste nessuna disposizione costituzionale che provveda alladattamento del diritto italiano al
diritto internazionale pattizio. Infatti, lart. 10 comma 1 COST. , dispone solo ladattamento
dellordinamento interno al diritto consuetudinario.
Un trattato di cui non sia stato disposto ladattamento non produce effetti nel nostro ordinamento
giuridico.
Nella prassi italiana, esistono due modi per disporre ladattamento:
procedimento speciale: PIENA E INTERA ESECUZIONE AL TRATTATO NELL'ORDINAMENTO INTERNO TRAMITE

1.

UN ATTO NORMATIVO , CIO LORDINE DI ESECUZIONE (RINVIO FORMALE).

2.

Procedimento ordinario: (RINVIO MATERIALE) SI RIFORMULANO LE NORME DEL TRATTATO.

Nel nostro ordinamento si preferisce far ricorso allordine di esecuzione, ma questo strumento
inoperante nei confronti delle norme del trattato non self-executing, cio di quelle norme non complete
nel loro contenuto. Esempio: la corte di cassazione non ha applicato la convenzione OIL n.146 sulle ferie
annuali della gente di mare.
Per ovviare a questa difficolt si andata affermando la prassi di adottare un procedimento misto,
cio lordine di esecuzione accompagnato dalla riformulazione nellordinamento interno di quelle norme
non self-executing. Esempio: la convenzione sul disarmo chimico del 1993.
Lordine di esecuzione pu essere contenuto in una legge o in un atto regolamentare, da adottare con
decreto. La scelta dipende dalla produzione giuridica dei vari atti e individuando latto che sarebbe
necessario, qualora si dovesse procedere alladattamento in via ordinaria.
Lart. 11 COST. , contiene una norma permissiva, che consente di disporre ladattamento con legge
ordinaria ai trattati contemplati nella disposizione, nonostante essi incidano su materie disciplinate da
norme costituzionali. Esempio: trattato istitutivo delle nazioni unite.
Le norme internazionali introdotte tramite ordine di esecuzione sono soggette al sindacato di
costituzionalit. In caso di contrasto, viene dichiarata incostituzionale la legge di esecuzione nella
parte in cui immette nel nostro ordinamento norme contrarie alla costituzione.
Sono emendabili gli atti con cui, nel nostro ordinamento, viene dato rilievo al trattato internazionale?
Il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica inemendabile, nel suo contenuto sostanziale.
Lordine di esecuzione contenuto in un atto che legge in senso formale e in senso materiale e quindi
il relativo disegno di legge emendabile.
Tale tesi pu essere accettata, per, solo se lemendamento non produca una sfasatura dellentrata in
vigore del trattato sul piano internazionale e sul piano interno o non abbia lo scopo di modificare il
contenuto del trattato.
Nel procedimento mediante ordine di esecuzione si finisce quasi sempre per derogare il normale
termine di vacatio legis di 15 giorni, disposto dallart. 10 delle pre leggi.

Se ladattamento a vvenuto con un procedimento misto, anche la vacatio legis sar mista, quindi le
norme di esecuzione entreranno in vigore insieme al trattato, mentre le disposizioni dettate col
procedimento ordinario secondo quanto disposto dallart. 10 delle preleggi.
Infine, occorre osservare, che nel nostro ordinamento, ladattamento avviene in contemporanea o in
successiva alla legge di autorizzazione alla ratifica del trattato, mentre nei paesi di common law di
adotta prima la legge di esecuzione per poi procedere alla ratifica del trattato e si dedotto che se
anche il nostro ordinamento seguisse questa procedura si eviterebbero o ridurrebbero le
problematiche relative alle norme non self-executing.
Rango delle norme di adattamento al diritto pattizio
IL VALORE DELLE NORME INTERNE (ORDINE D'ESECUZIONE) QUELLO DELL'ATTO CHE NE DA
ESECUZIONE,
ART. 117 COMPETENZE STATO-REGIONI (LIMITE POTEST LEGISLATIVA): SUPERIORIT DEL TRATTATO
SU LEGGE ORDINARIA, LEGGE CONTRARIA PUO' ESSERE ANNULLATA DALLA CORTE COSTITUZIONALE.
ART 10 STATUS STRANIERI, UNA LEGGE CONTRARIA SAREBBE VIZIATA DI INCOSTITUZIONALITA', MA
NN C' LA STESSA COPERTURA PER TRATTATI IN MATERIA DI DIRITTI UMANI.

Ladattamento alle fonti previste da accordo


Il problema che si pone se le norme prodotte da una fonte giuridica di terzo grado entrino
automaticamente nel nostro ordinamento o se sia necessario un provvedimento ad hoc.
Per risolvere tale problema bisogna distinguere:
Qualora il trattato prevede espressamente lefficacia interna delle norme prodotte, tali norme
entreranno automaticamente in vigore nellordinamento interno.
Qualora il trattato nulla disponga, la diretta applicabilit potrebbe essere desunta dallordine di
esecuzione del trattato.
Lordine di esecuzione dovrebbe immettere anche le norme prodotte in virt dei meccanismi creati dal
trattato, ma la prassi contraria, in primo luogo perch spesso la fonte di terzo grado non contiene
norme self-executing e in secondo luogo perch esiste una diffidenza ad accogliere fonti di un altro
ordinamento senza un controllo.
Questo vale in particolare per le decisioni dellart. 41 del consiglio di sicurezza e tali decisioni se
incidono su materie di competenza comunitaria, vengono di norma attuate mediante regolamento CE.
Per quanto riguarda gli allegati tecnici alla convenzione ICAO, lart. 690 del codice della navigazione
stabilisce che questi debbano essere recepiti in via amministrativa.
Quanto osservato, vele anche per le sentenze internazionali che debbano trovare attuazione
nellordinamento interno.
La sentenza internazionale non ha efficacia diretta nel nostro ordinamento ed anche le sentenza della
corte europea dei diritti delluomo, tranne nel caso degli obblighi internazionali.

Adattamento al diritto comunitario


Il diritto comunitario comprende sia il diritto derivante dai trattati istitutivi (CECA, estinta, CE E
EURATOM) sia il diritto prodotto dai meccanismi istituti dai trattati (REGOLAMENTI, DIRETTIVE E
DECISIONI).

Con le modifiche apportate al trattato UE sono state introdotte: DECISIONI-QUADRO E DECISIONI


DEL III PILASTRO, cio cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale.
Per quanto riguarda la legislazione comunitaria derivata, occorre distinguere:
Regolamento: direttamente applicabile

Direttive: pongono un obbligo di risultato e quindi necessario un adattamento perch acquistino


efficacia

Direttive ad effetti diretti: acquistano efficacia nel nostro ordinamento da un atto di adeguamento

Direttive non aventi efficacia diretta: possono produrre effetti limitati nel nostro ordinamento

Decisioni rivolte allo stato: occorre un atto di adeguamento, ma possono avere efficacia diretta nei
confronti dei singoli

Decisioni rivolte ai singoli: non necessario un atto di adeguamento

Le decisioni quadro e le decisioni del III pilastro: non possono avere effetti diretti e quindi
sempre necessario un adeguamento.

La produzione ingente di fonti di terzo grado nellordinamento comunitario, ha comportato problemi per
ladeguamento e litalia stata spesso condannata per la mancata trascrizione delle direttive nei
termini prescritti.
Per ovviare a tale inconveniente, fu adottato un meccanismo per facilitare ladattamento: la L. n.86 del
9 marzo del 1989, denominata LEGGE LA PERGOLA.
Questa legge stata abrogata dalla legge n. 11 del 4 febbraio 2005 che disciplina sia la partecipazione
dellitalia al processo normativo dellUE, sia le procedure di esecuzione degli obblighi comunitari.
I contenuti della nuova legge riguardano anche gli atti del III pilastro e consente di adottare
provvedimenti di urgenza, per il resto la legge nuova lascia inalterato limpianto della legge precedente.
Per quanto riguarda levoluzione della corte costituzionale italiana dobbiamo affermare che:

LEGGE INTERNA SUCCESSIVA POTEVA DISAPPLICARE LA PRECEDENTE NORMA INTERNAZIONALE

LEGGE COMUNITARIA PREVALE SEMPRE SULLA NORMA INTERNA MA DEVE ESSERE ASSICURATA
DALLA CORTE

GIUDICE ORDINARIO TENUTO A DISAPPLICARE LA NORMA INTERNAZIONALI SE SONO


INCOMPATIBILI CON I PRINCIPI DELLA COSTITUZIONE

NORME INTERNE INCOMPATIBILI NON ABROGATE MA SORTA C UNA SORTA DI LIMBO.

Le regioni e ladattamento al diritto pattizio e comunitario


Pu accadere che un trattato o un atto comunitario giuridicamente vincolante incidano su materie di
competenza regionale e in questo caso bisogna sapere se ladattamento possa essere operato a livello
regionale oppure se sia di competenza esclusiva dello stato.

Lart. 117 comma 5 COST. , dispone che Le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, nelle
materie di loro competenza, partecipano alle decisioni dirette alla formazione degli atti normativi
comunitari e provvedono all'attuazione e all'esecuzione degli accordi internazionali e degli atti
dell'Unione europea, nel rispetto delle norme di procedura stabilite da legge dello Stato, che disciplina
le modalit di esercizio del potere sostitutivo in caso di inadempienza.
bene distinguere tra adattamento ai trattati e adattamento al diritto comunitario.
Per quanto riguardo i trattati, regioni e province autonome provvedono direttamente allattuazione
degli accordi internazionali ratificati, dandone preventiva comunicazione al ministero degli affari esteri
ed alla presidenza del consiglio dei ministri.
Sembrerebbe che le regioni e le province autonome siano legittimate a dare attuazione allaccordo
internazionale, senza attendere un atto di adeguamento da parte per del governo centrale.
Naturalmente deve trattarsi di accordi internazionali in vigore per lo stato italiano.
Il potere di adeguamento a livello regionale riguarda sia gli accordi conclusi in forma solenne, sia quelli
in forma semplificata, che abbiano per oggetto materie di competenza regionale.
Lordine di esecuzione contenuto nella legge di autorizzazione alla ratifica, la possibilit per le regioni
e province autonome di provvedere direttamente alladeguamento si realizza solo per gli accordi non
rientranti nellart. 80 Cost. Le regioni potranno sempre formulare leggi di attuazione in materie di loro
competenza, specialmente per le norme non self-executing.
Lart. 6 comma 3 della l. 131, disciplina dettagliatamente le procedure di conclusione degli accordi, ma
non dispone nulla sulla loro attuazione.
Qualora lente regionale non provveda allattuazione, sar lo stato a provvedere.
La legge n. 11 del 4 febbraio 2005 aveva attribuito alle regioni e province autonome, il potere di dare
immediata attuazione alle direttive comunitarie aventi ad oggetto materie di competenza regionale.
Sempre questa legge stabilisce che stato, regioni e province autonome, nelle materie di loro
competenza, danno tempestiva attuazione alle direttive comunitarie.
Lart. 117 comma 5 COST. , conferisce un ancoraggio costituzionale ad una materia gi disciplinata dal
legislatore. Questo articolo ha una dizione molto pi ampia della legge Buttiglione, poich legittima
regioni e province autonome a dare direttamente attuazione agli atti dellUE nelle materie di loro
competenza.
I poteri sostitutivi dello stato sono definiti dallart. 120 comma 2 COST. , mentre la procedura per i
poteri sostitutivi regolata dallart. 8 della l. 131.
Il sindacato giurisdizionale da parte del giudice interno sui trattati e sugli atti delle
organizzazioni internazionali

LA SOLUZIONE DELLE CONTROVERSIE INTERNAZIONALI E LACCERTAMENTO DEL


DIRITTO (XI)
Nozione di controversia internazionale
Si ha una controversia, quando la pretesa di uno Stato viene contestata dall'altro, oppure una
protesta di fronte alla lesione di un interesse, distinguiamo quindi due elementi delle controversie:
una pretesa e la contestazione della pretesa,
una protesta di fronte alla lesione di un interesse.
Si distingue tra controversia giuridica (le parti invocano a proprio sostegno il diritto) e controversia
politica (le parti invocano argomenti politici).
La natura consuetudinaria dellobbligo di risolvere pacificamente le controversie internazionali
Esistono due metodi per risolvere le controversie: mezzi pacifici oppure non pacifici quali la minaccia
e luso della forza armata. Il diritto internazionale ripudia i mezzi non pacifici, stabilendo con la Carta
delle Nazioni Unite, lobbligo di risolvere in modo pacifico le controversie internazionali. Questo ormai
divenuto oggetto di una norma di diritto internazionale consuetudinario. Lobbligo lascia la libert
per le parti di scegliere il mezzo che preferiscono.
I singoli metodi di risoluzione delle controversie internazionali
A differenza del negoziato, gli altri metodi comportano lintervento del terzo.
Nell'art. 33 della Carta delle Nazioni Unite sono indicati i mezzi di risoluzione pacifica:
Mezzi diplomatici
Negoziato conduce ad un accordo tra le parti: laccordo si configura come fonte di nuovo diritto nei
rapporti tra le parti. Pu essere un mezzo con il quale le parti si accordano per scegliere
un altro mezzo di soluzione.
Inchiesta le parti affidano ad un terzo imparziale laccertamento dei fatti; che si conclude con un
rapporto indirizzato alle due parti che non ha valore obbligatorio, ma solo di aiuto.
Mediazione
un terzo cerca di ridurre il contrasto di interessi e facilitare le soluzioni della
controversia. Le proposte non sono obbligatorie
Buoni uffici
si cerca solo di indurre le parti a negoziare (non menzionato dall'AJA).
Conciliazione
si crea una commissione che elabora un rapporto contenente delle
raccomandazioni rivolte alle due parti, non obbligatorio. In un trattato pu essere
stabilito di rivolgersi ad una commissione (conciliazione obbligatoria).
Mezzi obbligatori
Arbitrato
si conclude con un atto obbligatorio della controversia, il tribunale arbitrale scelto
dalle parti ed presentato prima di una controversia.
Giurisdizione
si distingue dall'arbitrato perch la soluzione della controversia affidata ad un
organo permanente ove i giudici non sono di volta in volta scelti dalle parti, ma sono
precostituiti.
Combinazione tra i vari metodi di soluzione delle controversie internazionali
Solitamente prassi risolvere la controversia affidandosi a duo o pi metodi. es. ne la
combinazione tra negoziato e giurisdizione per il contenzioso tra Guinea-Bissau e Senegal.
Inchiesta, conciliazione e giurisdizione sono a disposizione della Corte europea dei diritti delluomo;
questa deve cercare un regolamento amichevole prima di arrivare alladozione di una sentenza.
La Corte permanente di arbitrato
Questa ha sede allAja, i membri sono di volta in volta scelti dalle parti in lite, mentre di permanente
ha un elenco di regole di procedura, un elenco di arbitri.
La Corte internazionale di giustizia
inquadrata nel sistema delle Nazioni Unite ed ha sede allAja. Essa opera in base ad uno Statuto e
si compone di 15 con mandato di 9 anni; questi sono eletti dallAssemblea Generale e dal Consiglio di
Sicurezza. Solo gli Stati possono essere parti davanti alla Corte, i quali devono accettare la

competenza della Corte mediante una propria manifestazione di volont che deve essere contenuta
in una clausola di un trattato oppure essere stipulata dopo che la controversia sia sorta. La Corte
giudica in base al diritto e finora non ha mai giudicato secondo equit. Oltre a competenza
contenziosa, la Corte, ne ha una consultiva, per il parere non vincolante a meno che non sia
stabilito da un apposito trattato. Il parere vincolante permette alle organizzazioni internazionali di
risolvere la controversia ricorrendo alla Corte.
Lesecuzione delle sentenze internazionali
Nel caso di inadempimento della sentenza della CIG, lo Stato vittorioso non pu comunque far uso
della forza verso lo Stato perdente, ma deve rivolgersi al Consiglio di sicurezza affinch esso prenda
le misure idonee non coercitive (un embargo sulle esportazioni).
Il Consiglio di Sicurezza entra in azione, quando l'inadempienza di sua sentenza mette in pericolo la
pace e sicurezza internazionale. Le misure di questa devono essere votate positivamente dai 5
membri permanenti, altrimenti non pu essere valido.
La Litispendenza tra Corte internazionale di giustizia e Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite
Pu accadere che una controversia sia portata contemporaneamente di fronte alla CIG e il CDS, e
queste entrano in conflitto qualora decidano in modo differente su una determinata questione. Quindi
esiste un conflitto potenziale e manca un meccanismo formale che consenta di risolverlo: non
soluzione soddisfacente secondo cui il Consiglio un organo politico mentre la Corte giudica
secondo diritto.
I poteri del Cds delle Nazioni Unite in materia di soluzione delle controversie
Il Consiglio pu essere attivato da qualsiasi membro delle Nazioni Unite, dal Segretario Generale o
dalla stessa Assemblea Generale nel caso in cui le controversie mettano in pericolo la pace e la
sicurezza internazionale. Il Cds invita le parti a risolvere pacificamente la controversia ricorrendo ad
un metodo di cui lart. 33 della Carta, oppure suggerire un metodo specifico. Qualora sia ancora
pendente obbliga le parti a rimettersi al giudizio della Consiglio, il quale svolge una funzione
conciliativa.
La giurisdizione penale internazionale
I tribunali penali sono internazionali hanno giurisdizione su individui, accusati di aver commesso un
crimine internazionale. Sono istituiti dallOnu, due tribunali internazionali ad hoc per le questioni di ExJugoslavia e Ruanda, il primo con sede all'Aja competente per i crimini di guerra, genocidio e i crimini
contro lumanit, il secondo con sede ad Arusha competente solo per i crimini commessi durante la
guerra civile genocidio e contro l'umanit. I due tribunali hanno giurisdizione prioritaria, cio in
qualsiasi fase del processo di fronte a un tribunale interno, essi possono impossessarsi del caso.
La Corte penale internazionale composta da 18 giudici, un procuratore ed un ufficio di cancelleria.
Lo Statuto non ammette riserve. La Corte ha giurisdizione per genocidio, crimini contro lumanit,
crimini di guerra, aggressione. A differenza dei tribunali per Ex-Jugoslavia e Ruanda, la Corte
internazionale non giurisdizione prioritaria; la sua competenza si fonda sul principio di
complementarit, inoltre essa pu giudicare solo nei casi in cui un tribunale nazionale sia
effettivamente incapace di svolgere correttamente lindagine (ingiustificato ritardo nei procedimenti o
mancanza di imparzialit) o di iniziare il processo.
La Corte non ha giurisdizione universale, essa pu giudicare solo quando il crimine commesso da
un cittadino di uno Stato parte, o in un territorio di uno Stato parte. Un procedimento pu essere
attivato da uno Stato parte, dal Cds o dal Procuratore.
La Corte di Giustizia delle Comunit Europee
Il sistema giurisdizionale della CE composto da una Corte e da un tribunale di primo grado. La
giurisdizione comunitaria ha natura obbligatoria, ha un doppio grado di giurisdizione ed aperta
anche ai ricorsi individuali.
La Corte composta da 25 giudici e 8 avvocati. Contro le sentenze del Tribunale ammesso il
ricorso alla corte per i soli motivi di diritto.

La Corte e il Tribunale sono competenti per:


controversie in materia dimpiego tra personale e Comunit
legittimit degli atti comunitari
ricorso in carenza (accertare unomissione dellorgano ed obbligarlo ad agire)
inadempimento del trattato CE
competenza a titolo pregiudiziale (assicurare luniforme applicazione del diritto comunitario allinterno
degli Stati membri)
azione in materia di responsabilit extracontrattuale della Comunit
Le controversie di carattere commerciale
Sono risolte nellambito dellOrganizzazione Mondiale del Commercio (OMC), poich la maggior parte
degli Stati sono membri, tale sistema quasi universale, ad esclusione della Federazione Russa. Gli
organismi addetti alla soluzione delle controversie sono i Panels, composto da membri tecnici e
lOrgano di appello permanente. Dinanzi al Panel si apre la procedura; questo, sentite le parti, adotta
una relazione definitiva che viene trasmessa allOrgano per le soluzioni delle controversie (DSB), il
quale la esamina e se non nessuna parte intende proporre appello, diventa efficace. LOrgano di
appello si esprime sulla legittimit della relazione del Panel; esso pu confermarlo o annullarlo tramite
una relazione. La relazione del Panel e dellOrgano di appello vengono poi esaminate dal DSB, il
quale si pronuncia. Se la parte soccombente non adempie, laltra parte chiede al DSB di emanare
una contromisura consistente nel sospendere concessioni dellOMC.

LINDIVIDUO E LA TUTELA INTERNAZIONALE DEI DIRITTI DELLUOMO (XII)


Il movimento internazionale per la protezione dei diritti delluomo si sviluppato a partire dallentrata
in vigore della Carta delle Nazioni Unite nel 1945.
Le Nazioni Unite
La Carta delle Nazioni Unite contiene alcuni articoli dedicati ai diritti delluomo. La dichiarazione
universale dei diritti delluomo stata adottata dall Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1948.
Sempre nello stesso anno stata conclusa la Convenzione per la prevenzione e repressione del
delitto di genocidio, con lo scopo di salvaguardare il diritto allesistenza fisica di membri del gruppo. Il
genocidio (elemento materiale = uccisione ed elemento psicologico = volont di distruggere il gruppo)
un crimine internazionale e come tale viene sottoposto alla giurisdizione della Corte penale
internazionale. I gruppi protetti sono quelli etnici, razziali, religiosi.
Nel 1951 stata conclusa la Convenzione relativa allo status di rifugiato, dove gli Stati contraenti
hanno lobbligo di non respingere il richiedente asilo verso uno Stato ove la sua vita sarebbe
minacciata; inoltre non sanzionare penalmente i rifugiati che entrano clandestinamente nel territorio in
cui chiedono asilo.
Nel 1966 sono stati conclusi il Patto sui diritti civili e politici e il Patto sui diritti economici, sociali e
culturali. Lart. 1 dei due Patti garantisce il diritto allautodeterminazione. Tale diritto appartiene ai
popoli e non agli individui. da aggiungere infine la Convenzione contro la tortura e trattamenti
crudeli o degradanti.
Nel 1993 stato istituito lAlto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, che ha compiti
operativi e dovrebbe coordinare lazione delle Nazioni Unite nel campo dei diritti umani.
Il Consiglio dEuropa e la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti delluomo e delle
libert fondamentali
un'organizzazione internazionale nata nel '49 ed composta da:
assemblea consultiva, fanno parte i parlamentari degli stati membri,
comitato dei ministri, ministri degli affari esteri dei paesi membri,
segretario generale.
Il Consiglio non ha potere normativo, i suoi atti sono delle raccomandazioni. Il Comitato ha il compito

di sorvegliare lesecuzione delle sentenze della Corte europea dei diritti delluomo. Una mancata
esecuzione persistente metterebbe le premesse per lespulsione dello Stato. Per diventare membro
del consiglio dEuropa bisogna essere uno Stato europeo e rispettare i diritti fondamentali.
Un'importante Convenzione quella della salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libert
fondamentali, che si divide in due parti: la prima elenca i diritti delluomo, la seconda i meccanismi di
garanzia. La Convenzione istituisce vincoli solidali o obblighi erga omnes, con la conseguenza che
ciascuno Stato parte pu presentare un ricorso contro un altro Stato parte che abbia violato la
Convenzione anche se non sia materialmente leso dalla violazione.
I diritti garantiti dalla Convenzione sono: libert delle persone fisiche (comprendono diritto alla vita,
divieto di tortura e schiavit, principio di legalit), diritto ad un processo equo (ha per oggetto la
regolarit del processo), diritto al rispetto della vita privata, familiare, corrispondenza e domicilio,
libert di pensiero e di protezione.
Non costituisce una violazione del diritto alla vita, luccisione in guerra.
La Corte europea dei diritti delluomo
Ha sede a Strasburgo formata da un numero di giudici pari a quello degli Stati membri della
Convenzione:
Comitati, 3 giudici
Camere, 7 giudici
La Grande Camera, 17 giudici.
I Comitati sono un primo filtro per i ricorsi individuali, se questi non hanno una decisione unanime, il
ricorso verr esaminato dalla Camera, che si pronuncia sulla ricevibilit e sul merito. Quando si tratta
di un ricorso presentato da uno Stato, laffare esaminato dalla Camera che ha decisione sulla
ricevibilit e sul merito.
La Camera ha un ruolo di conciliazione, cerca una soluzione amichevole della questione; in caso
contrario decide nel merito con una sentenza.
La questione pu essere portata dinanzi alla Grande Camera su iniziativa della Camera o di parte
(Stato o individuo). La sua sentenza definitiva.
Art. 46della Convenzione la sentenza definitiva della Corte obbligatoria e lo Stato membro si
impegna ad eseguirla. La sentenza pu provocare l'abrogazione di una legge nazionale in quanto lo
Stato per evitare di trovarsi nuovamente davanti alla Corte, decide di abrogare la legge in contrasto
con la Convenzione.
Quando viene constatata una violazione della Convenzione, la Corte pu accordare alla parte lesa
una soddisfazione equa sotto forma di denaro.
Spetta al Comitato dei ministri sorvegliare lesecuzione della sentenza.
I ricorsi che possono essere presentati alla Corte europea dei diritti delluomo sono:
individuali,
art. 34 il ricorso pu essere presentato da una persona fisica, un'organizzazione
non governativa o un gruppo di individui. La condizione per presentarla che la parte lesa sia vittima
di una violazione della Convenzione da parte dello Stato;
statali
art. 33 uno Stato membro pu presentare ricorso contro un altro Stato membro
accusandolo di aver violato la Convenzione.
Condizione comune per la ricevibilit di entrambi i ricorsi l'esaurimento dei ricorsi interni, quindi il
ricorrente deve aver esaurito tutti i gradi di giudizio. Il ricorso deve essere presentato entro 6 mesi
dalla data in cui la decisione interna diventata definitiva.
Il ricorso individuale irricevibile quando anonimo, si tratta di un ricorso gi presentato da un'altra
istanza internazionale, non compatibile con la Convenzione, manifestatamente infondato o
abusivo.
Dato gli innumerevoli ricorsi alla Corte, alcuni Stati come lItalia, hanno adottato una legge n. 89/2001
(legge Pinto) la quale stabilisce che il ricorso pu essere presentato alla Corte d'Appello contro il
Ministro della Giustizia per procedimenti dinanzi ad un giudice ordinario ,il Ministro della Difesa per
procedimenti dinanzi ad un giudice militare, il Ministro dell'Economia e delle Finanze per i

procedimenti dinanzi ad un giudice tributario. La Corte d'Appello deve decidere con decreto entro 4
mesi, se accoglie il ricorso la Corte accorda un' equa riparazione al ricorrente.
Nell'ordinamento italiano la Corte di Cassazione ha escluso l'efficacia delle sentenze della Corte
Europea dei diritti dell'uomo.
Il Protocollo n. 14 stato adottato dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo per snellire il
sistema di controllo causa l'aumento degli Stati membri del Consiglio d'Europa e della Convenzione
europea dei diritti dell'uomo per la gestione dei ricorsi. L'Italia l'ha ratificato il protocollo il 7 marzo
2006.
E' stato istituito un giudice unico che al vertice e spetta la decisione definitiva sulle ricezioni dei
ricorsi. Se accettato viene trasmesso a un Comitato o una Camera. A loro volta, se non lo
respingono, possono decidere nel merito. Inoltre il ricorso viene dichiarato irricevibile qualora il
ricorrente abbia subito un pregiudizio significativo, viene potenziato il procedimento conciliativo ed
infine stata inserita una clausola per consentire allUE ladesione alla Convenzione europea dei
diritti delluomo.
LUnione Europea
Rispetta i diritti fondamentali delluomo, quali garantiti dalla Convenzione europea dei diritti delluomo,
quali risultino dalle tradizioni costituzionali degli Stati membri. Lunione si fonda sui principi di libert e
democrazia; inoltre la violazione grave e persistente di tali principi pu essere causa di sospensione
di alcuni diritti in quanto membro dellUnione.
LOrganizzazione per la sicurezza e cooperazione in Europa
OSCE aveva il compito di assicurare il confronto e cooperazione tra lEuropa dellovest, regimi
liberali, e lEuropa dellest, regimi comunisti, e i neutrali e non allineati europei. Nel sistema OSCE, la
tutela dei diritti umani si configura come dimensione umana. Unespressione che non copre solo i
rapporti tra individuo e Stato, ma a che i rapporti tra le istituzioni. Gli impegni OSCE divengono
politicamente vincolanti per gli Stati non appena il relativo documento p stato adottato, quindi non
necessita di ratifica, inoltre non comportano un processo formale di esecuzione negli ordinamenti
interni; la dimensione umana da inquadrare nel concetto di sicurezza cooperativa, basata sulla
prevenzione dei conflitti, il disarmo,; nellOSCE non si applica il meccanismo del previo esaurimento
dei ricorsi interni. Mentre sia nellOSCE che nel quadro dei diritti delluomo, essi sono tutelati da
appositi meccanismi di garanzia.
Nell'OSCE i diritti umani sono tutelati tramite un procedimento, meccanismo della dimensione umana
che si articola in quattro fasi:
denuncia dell'inosservanza da parte di uno Stato partecipante nei confronti di un altro
risposta dello Stato richiesto e incontro a livello bilaterale
trasmissione della questione a tutti gli Stati partecipanti
discussione durante la Conferenza sulla dimensione umana dell'OCSE.
Il meccanismo della dimensione umana stato pi volte applicato durante la guerra fredda.
La struttura istituzionale dell'OCSE si rafforzata (Conferenza di Helsinki '92) con la creazione
dell'Alto Commissario per le Minoranze Nazionali, che uno strumento di prevenzione dei conflitti per
quanto possibile nella fase iniziale; esso interviene quando vi sono tensioni di una minoranza
nazionale che possono sfociare in conflitto, il quale pregiudicherebbe la pace e la stabilit degli Stati
partecipanti. . Le sue funzioni consistono nel preallarme e nell'azione preventiva: valuta le situazioni
in questione, informa gli organi politici dell'OCSE, propone delle soluzioni in merito. Vi sono le
missioni di lunga durata che sono uno strumento per la prevenzione dei conflitti e gestione delle crisi.
E' stata istituita la Corte di arbitrato e conciliazione che giudica le controversie tra gli Stati membri
dell'OCSE.
Il principio di autodeterminazione dei popoli
I popoli decidono liberamente del loro Statuto Politico. L'autodeterminazione pu essere:
interna conferisce ad ogni popolo il diritto di avere un ordinamento rappresentativo e democratico,
esterna conferisce ad ogni popolo il diritto ad avere la forma statale che desidera nella comunit

internazionale.
Il principio dell'autodeterminazione dei popoli caratterizzato da:
irretroattivit in quanto non si applica in Europa, ai territori occupati con la forza prima della II guerra
mondiale
universalit perch si applica a tutti i popoli e non solo quelli sotto dominazione coloniale
permanenza cio che non si consuma una volta che sia esercitato.
Le minoranze non sono popoli e non sono titolari di un diritto di autodeterminazione esterna, per
questi lautodeterminazione interna pu essere attuata mediante la concessione dellautonomia.
I crimini internazionali
Sono attivit individuali lesive di beni particolarmente protetti dal diritto internazionale. La gravit
tale che arreca un grave pregiudizio allintera comunit internazionale. Sono le violazioni dei
diritti/obblighi erga omnes (genocidio, razzismo, schiavit). Possono essere commessi da semplici
individui o da individui organi. Gli atti lesivi restano propri di chi li ha commessi quindi non vi
limmunit organica. I crimini internazionali sono:
crimini contro la pace, progettazione, preparazione e scatenamento di unaggressione
crimini di guerra, violazioni gravi su leggi e consuetudini di guerra, uso di armi vietate
crimini contro l'umanit, sterminio o riduzione in schiavit, pirateria.
Le repressioni dei crimini internazionali pu avvenire ad opera dei tribunali internazionali o dei
tribunali interni: qualora il reo si trova nel territorio dello Stato, questi obbligato a sottoporlo a
procedimento penale oppure estradarlo allo Stato che ne faccia richiesta.

LA RESPONSABILIT INTERNAZIONALE (XIV)


La responsabilit internazionale la conseguenza della commissione di un fatto illecito, infatti un atto
internazionalmente illecito di uno Stato comporta la sua responsabilit internazionale nei confronti
dello Stato leso: il primo ha lobbligo della riparazione, il secondo di pretenderla. La responsabilit
internazionale disciplinata dal diritto internazionale consuetudinario.
Gli elementi costitutivi del fatto illecito
Sono:
elemento oggettivo, la violazione della norma
elemento soggettivo, l'attribuzione della condotta ad uno Stato.
Non rientrano n il danno, vi sono casi in cui la violazione non arreca un danno materiale o morale ad
uno Stato, n la colpa, perch non pu essere riferito allo Stato come entit astratta, ma allagente,
individuo-organo dello Stato. E' imputabile allo Stato la condotta di un suo organo (organi del potere
esecutivo, legislativo, giudiziario), o di un individuo che si comporti come organo statale, che agisca
cio sotto la direzione ed il controllo dello stato, ma non quella dei singoli individui.
Lo Stato non risponde dei danni provocati dagli insorti; se l'insurrezione sar vittoriosa, ne risponder
il nuovo governo. Inoltra si distingue lillecito istantaneo (si ha la violazione quando latto compiuto,
confisca di un bene in violazione del diritto internazionale) e illecito continuato (la violazione si
estende per il periodo in cui la condotta posta in essere, occupazione illegale). Per la violazione
come conseguenza di un provvedimento legislativo, la violazione si compie quando latto viene
eseguito.
La responsabilit indiretta e la partecipazione nellillecito altrui
la responsabilit dello Stato per un'azione od omissione commessa da un altro Stato in violazione
del diritto internazionale. Vi sono tre soggetti: lo Stato leso, lo Stato che ha commesso l'illecito e lo
Stato ritenuto responsabile anche senza aver commesso l'illecito. La responsabilit indiretta si ha in
caso di: a)aiuto o assistenza nella commissione dellillecito (lo Stato facilita il rapimento di persone);
b) direzione e controllo nella commissione dellillecito (stati gestiti da governi); c) coercizione a

commettere lillecito (militare o economica).


Le cause di esclusione del fatto illecito
Sono:
il consenso dell'avente diritto (art. 20), opera tranne per quelle relative ad una norma imperativa.
la legittima difesa (art. 21), opera in relazione al divieto delluso della forza.
le contromisure (art. 22), sono atti illeciti, che divengono leciti come reazione allillecito compiuto dallo
Stato nei cui confronti sono comminate. Attualmente le contromisure che comportano luso della forza
armata sono proibite.
la forza maggiore (art. 23), eventi imprevisti fuori dal controllo dello Stato,
l'estremo pericolo (art. 24), quando lautore dellatto non aveva a disposizione altro mezzo per salvare
la propria vita o quella delle persone affidate alle sue cure.
lo stato di necessit (art. 25), aver commesso un fatto per evitare un pericolo grave, es. una nave che
si rifugia senza autorizzazione in un altro Stato per sfuggire alla
tempesta. Devono esserci due
condizioni: l'atto deve essere il solo mezzo per salvaguardare un interesse essenziale di fronte a un
pericolo grave; l'atto non deve compromettere un interesse essenziale dello Stato.
Le conseguenze del fatto illecito
Sono:
cessazione dellillecito: obbligo di liberare immediatamente il personale diplomatico
assicurazioni di non reiterazione: abrogazione di una legislazione contraria al diritto internazionale
riparazione: sia del danno morale che di quello materiale. Esso pu assumere la forma di
restituzione: occorre ripristinare la situazione esistente prima dellillecito; il risarcimento: avviene
quando non materialmente possibile la restituzione; la soddisfazione: riguarda i danni commessi
illeciti di natura morale non quantificabile, quali l'offesa alla dignit, oltraggio alla bandiera.
Le contromisure come rimedio per ottenere ladempimento degli obblighi derivanti dallillecito
Non possono essere adottate contromisure che comportino luso della forza armata, pregiudicano la
tutela dei diritti umani, pregiudicano gli obblighi di carattere umanitario, essere contrarie a norme
imperative. La contromisura ha lo scopo di ottenere la cessazione e la riparazione dellillecito, non la
punizione del suo autore. Prima di infliggere una contromisura, lo Stato leso deve tentare una
negoziazione al fine di risolvere pacificamente la controversia, in pi le controversie hanno un termine
finale.
La distinzione tra crimini internazionali dello stato e delitti
La loro distinzione scomparsa, mentre stata introdotta la nozione di violazione grave di obblighi
derivanti da una norma imperativa; la violazione deve essere commessa su larga scala o attuata in
modo sistematico, cio in modo organizzato e deliberato.
Lo Stato leso e il diritto di invocare la responsabilit internazionale
Lo Stato leso quello materialmente danneggiato oppure tutti gli Stati nei cui confronti lobbligo
dovuto; In principio solo lo stato leso ha il diritto di invocare la responsabilit internazionale e adottare
le contromisure Gli Stati diversi dallo Stato leso sono comunque toccati dalla violazione in virt
dellinteresse collettivo e hanno il diritto di adottare misure lecite per costringerlo a cessare lillecito.
La responsabilit del fatto lecito
Quando si fa riferimento alle conseguenze dannose derivanti da atti leciti, si prende normalmente in
considerazione un pregiudizio di carattere economico e quindi l'eventuale obbligo di indennizzo posto
a carico di chi ha intrapreso quella determinata attivit. Obblighi pi precisi possono essere
naturalmente contratte a livello convenzionale. Tra questi, il dovere di informare prontamente gli altri
Stati, qualora si verifichi un disastro che possa nuocere all'ambiente di altri Stati. Alla mancanza di
una disciplina generale a livello internazionale, si in qualche modo supplito mediante la stipulazione
di convenzioni internazionali che prevedono la responsabilit civile dell'operatore che gestisce
l'attivit rischiosa.
La responsabilit delle organizzazioni internazionali
L'organizzazione internazionale, quando dotata di personalit internazionale, sar responsabile per

la violazione imputabile all'organizzazione stessa. In caso contrario da ritenere responsabili gli Stati
parti del trattato istitutivo collettivamente considerati. Ogni atto illecito dell'organizzazione comporta la
sua responsabilit internazionale. La Corte ha affermato che lo Stato deve rispondere dell'eventuale
illecito compiuto, quando il suo comportamento sia vincolato all'esecuzione di un obbligo stabilito
dall'organizzazione internazionale.

CAPITOLO 13
IL TRATTAMENTO DELLE PERSONE FISICHE E GIURIDICHE STRANIERE

LAMMISSIONE E LALLONTANAMENTO DEGLI STRANIERI


Lo stato libero di ammettere o meno gli stranieri allinterno del proprio territorio.
Secondo parte di una dottrina esiste una norma consuetudinaria che vieta lespulsione di massa degli
stranieri da parte di uno stato.
Nellunione europea i cittadini hanno il diritto di circolazione.
Per i lavoratori transfrontalieri, che percorrono una fascia di confine a cavallo di due stati, questi
stessi stati si accordano per la reciproca ammissione dei rispettivi cittadini con dei trattati ad hoc,
cio:

Trattati di amicizia

Trattati di commercio

Trattati di navigazione

Lo stato pu richiedere agli stranieri un documento didentit, in genere il passaporto o il visto


dingresso.
Per gli apolidi, che non hanno cittadinanza, viene rilasciato un documento di viaggio dallorganizzazione
competente o dallo stato in cui sono stati stanziati.
Rifugiati o richiedenti asilo, lart.14 della dichiarazione dei diritti delluomo, attribuisce ad ogni
individuo di cercare e godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni, ma questa non ha fonte di diritto.
La convenzione del 1951, stabilisce che il rifugiato non pu essere respinto dallo stato da posti a lui
minacciosi.
Lart.10 comma 3 della costituzione italiana stabilisce che allo straniero che nel suo paese gli negata
la libert democratica ha diritto di asilo.
Questa norma una disposizione liberale.
In passato era considerata una norma programmatica, successivamente con la sentenza a sez. unite del
1997, ha acquistato una sfera soggettiva pi ampia e dopo altre successive sentenze, si stabilito che
il richiedente asilo dovr dimostrare leffettivo perseguimento nello stato di provenienza.
Per quanto riguarda limmigrazione, questa pu essere ammessa o meno dagli stati.
In precedenza gli stati di origine delle migrazioni stipulavano accordi con gli stati che accoglievano gli
immigranti.

Per limmigrazione clandestina da segnalare il protocollo sul traffico illegale di migranti in via
marittima, terrestre e aerea.

IL TRATTAMENTO DEGLI STARNIERI


Lo straniero non gode di nessun privilegio da parte dello stato ospite ed sottoposto alla giurisdizione
del territorio, ma non soggetto agli stessi doveri e diritti dei cittadini, per esempio non pu essere
obbligato alla prestazione del servizio militare, tranne che abbia da tempo la residenza nel territorio
dello stato, ma questobbligo pu essere imposto allapolide residente in Italia.
Lo stato libero di arruolare gli stranieri come volontari nel proprio esercito.
Gli stranieri non sono sottoposti ad imposte dirette personali e non godono dei diritti politici connessi
alla cittadinanza.
Per lunione europea, i cittadini degli stati membri hanno il diritto di circolare liberamente allinterno di
tali stati e svolgere unattivit di lavoro subordinato o una professione liberale.
In caso di arresto, lo straniero ha diritto allassistenza in giudizio da parte di un difensore.
La convenzione di vienna del 24 aprile del 1963, obbliga lo stato che procede allarresto dello straniero
ad informalo del suo diritto a rivolgersi alla propria autorit consolare.
Le due regole che hanno per oggetto il trattamento degli stranieri sono quelle relative al minimum
standard internazionale e al diniego di giustizia.
Per il minimum standard internazionale, si intende il trattamento che deve essere riservato allo
straniero secondo quello che lo standard delle nazioni civili.
Il diniego di giustizia ha per oggetto laccesso dello straniero ai tribunali dello stato territoriale.
Lo straniero ha il diritto che la sua causa sia udita da un tribunale locale, se questo viene impedito lo
stato territoriale commette un illecito internazionale.
Il tribunale locale pu respingere la domanda poich loggetto del ricorso non giustiziabile o perch il
convenuto gode immunit dalla giurisdizione.
Oggi le due nozioni sono in parte superate dalle norme in materia di diritti delluomo, per quanto
riguarda il minimum standard, occorre far riferimento alle norme che riguardano un determinato
trattamento per tutti, mentre per quanto riguarda il diniego di giustizia si deve far riferimento al
processo equo.
Nellordinamento italiano, lart. 16 delle disposizioni preliminari del codice civile, prevede che lo
straniero sia ammesso a godere dei diritti civili attribuiti al cittadino a condizione di reciprocit.
La disposizione aggiunge che questo vale anche per le persone giuridiche straniere.
Questa disposizione, per, in buona parte superata dalla successiva legislazione che stabilisce che i
diritti inviolabili delluomo e luguaglianza davanti alla legge si applichino a tutti, italiani e stranieri.
Per quanto riguarda la reciprocit, invece, questa non potrebbe essere applicata agli stranieri
comunitari, poich sarebbe in contrasto con lart. 12 CE. Che vieta le discriminazioni sulla base della
nazionalit.
Inoltre, il testo unico sullimmigrazione e la condizione dello straniero disciplina la materia in relazione
ai diritti civili degli stranieri extra-comunitari in possesso del permesso di soggiorno, con la
conseguenza che tale categoria di stranieri non soggetta a reciprocit.

LE PERSONE GIURIDICHE
Hanno gli stessi diritti delle persone fisiche.
Il diritto di stabilimento pu essere accordato solo con atto unilaterale dello stato territoriale o
mediante un trattato che di solito prevede la reciprocit.
CITTADINANZA

DELLE

PERSONE

FISICHE

LA

NAZIONALITA

DELLE

PERSONE

GIURIDICHE
Per lattribuzione automatica della cittadinanza gli stati usano due criteri:
1.

Ius sanguinis, lessere discendente di un proprio cittadino

2. Ius soli, lessere nato nel territorio


La cittadinanza si pu acquisire anche per naturalizzazione, cio mediante un provvedimento dello stato
territoriale.
La libert degli stati in materia di attribuzione della cittadinanza riconosciuta dallart. 1 comma 1
della convenzione internazionale dellAja, secondo cui spetta a ciascuno stato determinare con la
propria legislazione quali sono i suoi cittadini.
Il secondo comma aggiunge che tale legge deve essere compatibile con le convenzioni internazionali, con
la consuetudine internazionale e con i principi di diritto generalmente riconosciuti in materia di
cittadinanza.
Lart. 3 della convenzione europea sulla cittadinanza del 1997 conforme a quanto stabilito dalla
convenzione dellAja.
Per quanto riguarda il diritto convenzionale, si deve ricordare lart. 9 parte 1 della convenzione sul
divieto di tutte le forme di discriminazione razziale nei confronti delle donne del 1979, che obbliga gli
stati a garantire che il matrimonio con uno straniero possa automaticamente mutare la cittadinanza
della moglie o renderla apolide.
Il protocollo facoltativo alla convenzione di vienna del 1961 sulle relazioni diplomatiche, stabilisce che i
membri della missione e i familiari conviventi non acquisiscano la cittadinanza dello stato
accredidatario.
La cittadinanza pu essere acquisita per effetto di una successione fra stati, cio gli individui,
abitualmente residenti in un territorio oggetto di un mutamento di sovranit, acquisiscano
automaticamente la cittadinanza dello stato successore.
Nellordinamento italiano, la cittadinanza disciplinata dalla L. 91 del 1992, che ha abrogato la L. 555
del 1912.
La legge attuale ispirata al criterio dello ius sanguinis, ma prevede anche lacquisizione della
cittadinanza per naturalizzazione.

Per quanto riguarda le persone giuridiche, lattribuzione della nazionalit ricade nel dominio riservato
degli stati. La nazionalit determinata con riferimento allo stato in cui la persona stata costituita.
LA PROTEZIONE DIPLOMATICA DELLE PERSONE FISICHE E GIURIDICHE
Il CDI ha adottato nel 2006 un progetto di articoli sulla protezione diplomatica.
La violazione di una norma internazionale che crea un danno ad una persona fisica o giuridica, dovr
essere lo stato di cui la persona cittadino o abbia la nazionalit, ad intervenire in protezione
diplomatica nei confronti dellautore dellillecito.
Di regola il cittadino non ha alcun diritto che lo stato nazionale eserciti la protezione diplomatica, ma
questo dipende dallordinamento statale interno.
Lo stato pu intervenire solo dopo che lindividuo o la persona giuridica abbai esaurito tutti i mezzi di
soluzione a disposizione nellordinamento statale che ha commesso lillecito. Questo per un criterio
economico.
Se lindividuo riesce ad ottenere la soddisfazione delle proprie pretese di fronte ai tribunali dello stato
che ha commesso lillecito, il ricorso dello stato nazionale non pi esperibile e sotto il profilo
internazionale lillecito non si sarebbe neppure prodotto.
Possono esserci delle clausole in cui si richiede di rinunciare alla protezione diplomatica utilizzando solo
quella locale.
Lesercizio della protezione diplomatica spetta allo stato di cui lindividuo ha la cittadinanza.
Per gli apolidi vale il criterio della residenza.
Se lindividuo ha doppia cittadinanza vale il principio della nazionalit effettiva, cio con cui ha il legame
pi stretto.
Il problema pi complicato quando si tratta di determinare la nazionalit delle persone giuridiche, in
particolare quando gli azionisti sono tutti o in parte stranieri o quando c una dissociazione fra il luogo
dincorporazione e la sede amministrativa. Qua entra in gioco lart. 9 del progetto che ammette che
possa essere considerato come stato nazionale uno stato diverso da quello del luogo dincorporazione,
solo se sono soddisfatti alcuni criteri:

La societ controllata da cittadini di un altro stato

La sede di costituzione della societ meramente nominale e la sua sede amministrativa e il suo
controllo finanziario si trovano allestero

La societ non svolge nessuna attivit sostanziale nel luogo dincorporazione.

Lo scopo di una regola cos rigida

quello di evitare una molteplicit dinterventi in protezione

diplomatica, ma resta tuttavia aperta la questione di determinare se tale regola corrisponda al diritto
consuetudinario.
CASO: Barcelona Traction.
Costituita in canada, dichiarata fallita in spagna e la maggior parte degli azionisti era di nazionalit
belga. Secondo la corte internazionale di giustizia, il belgio non poteva intervenire in protezione
diplomatica, ma doveva farlo il canada perch era l che la societ si era costituita.

Lart. 12 del progetto ammette lesercizio della protezione diplomatica nel caso in cui lo stato di
nazionalit degli azionisti intervenga nei confronti di questi perch gli azionisti sono vittime di un danno
diretto, distinto da quello arrecato alla societ, ma la corte internazionale di giustizia ha stabilito che
pu intervenire solo lo stato in cui la societ si costituita, ma lo stato di nazionalit degli azionisti pu
intervenire solamente se essi abbiano subito un danno diretto dei loro diritto, ad esempio: il dividendo o
il voto in assemblea.
La risoluzione adottata dallILA nella sessione di toronto nel 2006, ha stabilito che lo stato di
nazionalit degli azionisti pu intervenire se lo stato di costituzione della societ non possa o non voglia
intervenire.
LE NAZIONALIZZAZIONI
Le misure restrittive della propriet degli stranieri sono varie:

Nazionalizzazioni: hanno per oggetto unintera categoria di beni e servizi e sono attuate mediante
provvedimenti legislativi. Esempio: energia elettrica.

Espropriazioni: hanno per oggetto i singoli beni e sono eseguite tramite un provvedimento
amministrativo. Per motivi di pubblica utilit c un indennizzo.

Confisca: acquisizione forzosa di un bene senza la corresponsione di un indennizzo.


Esempio: beni mafiosi

Nella terminologia anglosassone si tende a raggruppare le diverse forme di misure restrittive o


privative della propriet degli stranieri sotto la dizione di taking of foreign property.
Vi possono essere misure equivalenti: eccessiva tassazione, misure restrittive penalizzanti la
commercializzazione dei beni dellimpresa e si chiamano espropriazioni indirette o striscianti.
Le nazionalizzazioni sono legittime purch sia corrisposto un indennizzo , altrimenti lo stato commette
un illecito.
Il problema pi controverso riguarda proprio lindennizzo.
Le sue modalit sono oggetto di controversia tra gli stati esportatori di capitale e gli stati che ospitano
gli investimenti.
Secondo gli stati esportatori le modalit sono quelle elaborate dal segretario di stato degli stati uniti,
cordell hull, cio pronto adeguato ed effettivo, quindi deve corrispondere al suo valore e versato in
moneta convertibile, come nella corrispondenza diplomatica con il governo messicano nel 1938, che
aveva espropriato la propriet fondiarie di cittadini americani.
Gli stati del terzo mondo, che ospitano gli investimenti, non contestano lobbligo di corrispondere
lindennizzo, ma affermano che questo dovrebbe essere determinato secondo lordinamento interno
dello stato ospite, tenendo conto delle sue capacit finanziarie.
Questa seconda interpretazione fatta dalla carta dei diritti e doveri economici degli stati.
Sebbene contestata. La formula Hull deve essere considerata come corrispondente al diritto
consuetudinario ed stata inserita in molteplici trattati bilaterali sulla protezione degli investimenti.

Anche recenti trattati multilaterali ribadiscono tale formula, come il NAFTA e il trattato sulla carta dellenergia.

LA PROTEZIONE DEGLI INVESTIMENTI ALLESTERO


Tra stati esportatori e importatori si sono create delle tensioni che hanno messo a repentaglio gli
investimenti di persone fisiche e giuridiche.
La decolonizzazione ha alimentato un forte risentimento antioccidentale e ben presto i nuovi stati sono
riusciti a far adottare importanti risoluzioni che hanno influenzato il diritto degli investimenti.
La caduta dei regimi comunisti ha fatto riemergere il dogma delleconomia di mercato, ma il livellamento
ideologico non ha fatto venir meno il rischio per gli investimenti allestero, quali mutamenti legislativi
nel paese ospite, espropriazioni o nazionalizzazioni e guerre civili, hanno dato il via alla ricerca di
adeguati meccanismi di protezione.
I contratti di concessione sono stipulati tra persone fisiche o giuridiche straniere e lo stato ospite.
Essi non sono ancora accordi internazionali, ma trovano il loro fondamento giuridico allinterno
dellordinamento dello stato ospite.
Uno dei modi con cui gli investitori si proteggono da mutamenti legislativi indesiderati consiste nella
stipulazione di clausole di stabilizzazione volte a rendere privi di effetti eventuali mutamenti
successivi, ma il valore di queste clausole dubbio.
Per coprirsi dai rischi non commerciali, linvestitore ha ora a disposizione meccanismi di garanzia che si
sommano a quelli esistenti negli ordinamenti interni.
La convenzione del suel del 1985, ha istituito lagenzia di garanzia degli investimenti multilaterali, che
appartiene al gruppo banca mondiale. Lagenzia assicura rischi derivati da espropriazioni, guerre civili e
violazioni di obblighi contrattuali da parte dello stato ospite. Una volta pagato lindennizzo, la MIGA si
surroga nei diritti dellinvestitore nei confronti dello stato ospite, il che presuppone che questo approvi
preventivamente la garanzia.
Naturalmente possono esserci accordi tra lo stato ospite e lo stato nazionale.
Questo tipo di accordi riguardano sia lingresso dellinvestitore straniero, sia la protezione
dellinvestimento.
In materia di protezione degli investimenti fondamentale la soluzione delle controversie tra
investitore e stato ospite. Uno degli strumenti di successo rappresentato dallICSID.
Il centro internazionale per la risoluzione delle controversie in materia dinvestimenti stato istituito
dalla convenzione di Washington del 15 marzo 1965. Il centro collocato presso la banca mondiale.
Il centro amministra sia una procedura di conciliazione, sia una procedura di arbitrato. La prima ha lo
scopo di facilitare un accordo tra le parti per la soluzione della controversia mediante raccomandazioni
ad hoc, la seconda, invece, ha natura contenziosa e si conclude con ladozione di un lodo vincolante per le
parti.
La ratifica della convenzione non vale come consenso allarbitrato, tuttavia con una disposizione ad hoc
lo stato pu esprimere ex ante tale consenso, con la conseguenza che linvestitore pu portare il caso
direttamente dinnanzi allICSID.
Uno stato pu richiedere che linvestitore esaurisca i rimedi interni prima di ricorrere allarbitrato, ma
questa condizione deve essere espressamente pattuita.

La sottoposizione della controversia ad arbitrato ICSID esclude che possa essere invocata la
protezione diplomatica.
La sentenza arbitrale ha efficacia esecutiva allinterno di qualsiasi stato contraente della convenzione
ICSID senza lesperimento di una procedura ad hoc dettata generalmente per il riconoscimento e
lesecuzione delle sentenze straniere. Le regole per lesecuzione forzata della sentenza sono quelle
dello stato in cui la sentenza deve avere esecuzione. Se lo stato ospite rifiuta, la protezione
diplomatica rivive.
Il tribunale ICSID applica il diritto indicato dalle parti, in mancanza applicher il diritto dello stato
ospite e le regole di diritto internazionali rilevanti.
I rimedi contro una sentenza ICSID sono:

Richiesta di un giudizio di interpretazione

Revisione

Annullamento

I tribunali interni non sono coinvolti e la domanda deve essere presentata al presidente ICSID che
provvede a nominare, tra le persone che figurano allinterno delle liste degli arbitri, un comitato ad hoc
di tre membri.
I rimedi non possono essere individuati sul piano dellordinamento interno.

Capitolo 14 - Il divieto delluso della forza


e

Capitolo 15 IL DIVIETO DELLUSO DELLA FORZA


Il problema delluso della forza nelle relazioni fra Stati costituisce da sempre
un punto nevralgico fondamentale nellambito del diritto internazionale.
La norma generale sul divieto delluso della forza internazionale si formata
solo in epoca recente, intorno al periodo fra le due guerre mondiali (
ritenuta appartenente anche allo jus cogens ). Essa proibisce qualunque atto
bellico extrastatuale che possa ledere la sovranit di Stati terzi e, quindi, tutte
quelle attivit militari che sarebbero cos qualificabili.
Infatti anteriormente al patto della societ delle nazioni gli stati godevano di
un illimitato ius ad bellum, la guerra era considerata un mezzo per la
soluzione delle controversie internazionali e poteva venire dichiarata a tutela
di semplici interessi. Seguirono timide manifestazioni della tendenza a
limitare il ricorso alla forza armata, es lart.1 convenzione Aia del 1899 e il
patto della societ delle nazioni.
Ma la tappa fondamentale del processo volto a limitare e bandire il ricorso
alla guerra la conclusione del patto Kellogg-Briand nel 1928 di soli 3 articoli
che sancisce la rinuncia alla guerra come strumento di politica nazionale e ne
condanna il ricorso come strumento per la risoluzione delle controversie
internazionali, che dovevano essere risolte esclusivamente con mezzi
pacifici. Il patto per lasciava ampie zone grigie e non bandiva
espressamente le misure vicine alla guerra come lintervento e le
rappresaglie armate.
Larticolo 2 par. 4 della Carta delle Nazioni Unite:
I Membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o
dall'uso della forza, sia contro l'integrit territoriale o l'indipendenza politica di
qualsiasi Stato, sia in qualunque altra maniera incompatibile con i fini delle
Nazioni Unite.
Il principio del divieto delluso della forza un principio fondamentale tanto
che, la CIG nel caso Nicaragua-Usa ha affermato che questo principio
appartiene al diritto consuetudinario, e norma imperativa del diritto
internazionale almeno nel suo nucleo essenziale relativo al divieto di non
aggressione. Importante perch le cause di esclusione del fatto illecito
operano nei confronti di una norma di diritto internazionale consuetudinario,
ma non operano in relazione ad una norma che abbia natura imperativa.
Allart. 2 per forza si intende forza armata. Ci confermato da un
interpretazione sistematica del testo e dai lavori preparatori. In ogni caso non
vietato solo luso della forza armata, ma anche la sua minaccia.
Non facile determinare cosa possa costituire una minaccia ella forza, a
parte alcuni esempio macroscopici come un ultimatum, ma ad esempio:
la costituzione e la messa a punto di un notevole livello di armamento, da
parte di uno stato, pu essere considerata una minaccia nei confronti degli
stati vicini? La CIG ha dovuto affermare nella stessa sentenza che per il

diritto internazionale consuetudinario non esistono vincoli al livello di


armamento di uno stato, semmai questi possono derivare dal diritto pattizio.
La proibizione contenuta allart.2 par.4 non ha ad oggetto qualsiasi minaccia
o uso della forza, ma solo quelli esercitati dagli stati nelle loro relazioni
internazionali.
Inoltre si precisa che il divieto ha ad oggetto sia la forza usata contro
lintegrit territoriale o lindipendenza politica sia in qualunque altra materia
incompatibile con i fini delle N.U. ci significa che la minaccia e luso della
forza armata quandasse non violassero lintegrit territoriale o lindipendenza
politica di un altro stato, sarebbero nondimeno vietate ove fossero in
contrasto con i fini stabiliti allart.1 della Carta.
Pertanto prevede un divieto generale di ricorso alla forza armata, con 2
eccezioni contenute agli articoli 51 e 53 e 107:
- Articolo 51: legittima difesa individuale e collettiva.
- Articoli 53 e 107: misure contro stati ex-nemici. (individualmente 107,
associati in un organizzazione regionale 53)
Questultima eccezione era volta a salvaguardare gli sati firmatari contro un
ritorno della politica aggressiva dellasse. Infatti prevedeva che gli stati contro
cui poteva essere intrapresa unazione coercitiva fossero gli stati nemici dei
firmatari della Carta durante la II guerra mondiale, come lItalia e la
Germania.
opinione comune che il ricorso contro stati ex nemici non possibile nei
confronti degli stati ex nemici che siano divenuti membri delle N.U.,
applicazione questa del diritto di uguaglianza sancito allart. 2.
Con lingresso di tutti gli stati ex nemici nellorganizzazione, queste due
disposizioni sono cadute in desuetudine e ritenute obsolete da una
risoluzione del lassemblea generale.
La legittima difesa, allart.51 della Carta un eccezione alla proibizione
delluso ella forza nelle relazioni internazionali, comunque facente parte del
diritto internazionale consuetudinario.
Contenuto della legittima difesa: la sentenza dellaffare Nicaragua-Usa ha
portato un notevole chiarimento sul contenuto, ma molteplici aspetti restano
ancora controversi..
1) Momento a partire del quale tale diritto pu essere esercitato: dopo che
sia abbia avuto luogo un attacco armato, o anche prima nellimminenza
dello stesso (legittima difesa preventiva)?
ci sono 2 opposte interpretazioni:
- Luna a favore che fa essenzialmente leva sulla considerazione che la
legittima difesa preventiva esisteva gi prima dellentrata in vigore della
Carta .

- Laltra sottolinea il fatto che la Carta afferma testualmente la liceit


della legittima difesa preventiva solo dopo che u attacco armato sia
stato sferrato .
In realt questa seconda opinione non pare condivisibile nella sua
assolutezza, anche perch un interpretazione letterale dellart.51
porterebbe ad un risultato manifestamente assunto o irragionevole, del
resto pare ammissibile anche secondo coloro che adottano le teoria
restrittiva della legittima difesa che questa possa essere esercitata quando
lattacco sia in corso dopera o sia stato sferrato, ma non abbia ancora
colpito il territorio altrui.
A conclusione si deve ritenere che la legittima difesa pu essere esercitata
anche prima di aver subito un attacco armato, ma nellimminenza dello
stesso. Ovviamente il concetto di imminenza di un attacco armato deve
essere inteso in senso restrittivo per evitare abusi.
2) Non ogni violazione dellintegrit e dellindipendenza di uno stato
comporta la liceit della legittima difesa. La corte internazionale di
giustizia ha distinto tra forme pi gravi i uso della forza e forme meno
gravi
3) La nozione di attacco armato complicata dallidentificazione dei beni
che devono essere oggetto di violenza affinch si possa reagire in
legittima difesa. Tra tali beni rientrano prima di tutto il territorio e i corpi
di truppa lecitamente stanziati allestero e navi o aeromobili militari.
Controverso il caso delle navi mercantili e gli aeromobili civili.
4) altresi importante determinare le caratteristiche e le modalit
dellattacco armato, nonch la sua entit. In effetti un attacco armato
pu essere compiuto non solo mediante le forze armate di uno stato,
ma anche mediante gruppi armati non immediatamente inquadrabili
nellorganizzazione politico militare di uno stato, ma agenti secondo le
sue direttive, gli atti compiuti in questa modalit sono allo stato
imputabili. Si tratta di aggressione indiretta. Costituisce linvio da parte
di uno stato o in suo nome di bande o gruppi armati o mercenari che
compiano atti di tale gravit da equivalere ad un vero e proprio attacco
armato compiuto da forze irregolari. Anche se lart. 51 non specifica
nulla si deve ritenere che da diritto a reagire in legittima difesa anche
un attacco proveniente da entit non statali, il problema si posto dopo
lattacco alle torri gemelle e al pentagono nel 2001.
5) La reazione in legittima difesa, come ogni altro uso lecito della forza,
deve essere esercitata nei limiti posti dai due criteri della necessit e
della proporzionalit. Tali condizioni non sono espressamente
menzionate allart.51 ma appartengono al diritto consuetudinario. Cosa
si intende per necessit? Necessit di legittima difesa urgente ed

irresistibile tale da non lasciare la scelta dei mezzi e il tempo di


deliberare (caso Caroline 1837).
6) Il criterio dellimmediatezza deve essere inteso in termini elastici.
ovvio che se uno stato dopo avere compiuto un attacco armato si ritira
ed entra nei propri confini, una successiva e tardiva reazione da parte
dello stato leso si configura pi come una reazione di rappresaglia che
come esercizio di legittima difesa. Questo criterio impedisce di invocare
la legittima difesa quando un occupazione si sia consolidata nel tempo.
7) La legittima difesa ha un termine finale nel senso che essa deve
cessare non appena il Cds abbia preso le misure necessarie per
mantenere la pace e la sicurezza internazionale. Cmq lo stato che
agisce il legittima difesa ha il dovere di portare a conoscenza il Cds
delle misure intraprese in modo che questo possa accertare se lazione
intrapresa costituisca effettivamente legittima difesa e non mascheri un
aggressione (questobbligo ha natura convenzionale e non
consuetudinaria). Non sono ammessa misure in legittima difesa
segrete.
Un'altra eccezione luso della forza autorizzato dal Cds (vedi in seguito)
In realt ci sarebbero altre cause di esclusione del divieto delluso della
forza:
a) Il consenso dellavente diritto: cio quando uno stato entra in un
territorio altrui con il consenso dello sovrano territoriale, in questo caso
non verr commesso alcun illecito. Il consenso pu venir prestato
oralmente o in un accordo internazionale in forma scritta. Quali sono i
requisiti?
- Il consenso deve essere prestato dal governo effettivamente
rappresentativo
- La manifestazione di volont del sovrano territoriale deve essere valida,
cio non affetta dai vizi della volont ed essere espresso in conformit
delle disposizioni del diritto interno
- Lazione dello stato che interviene non deve essere contraria alle
norme che obbligano di tenere un determinato comportamento e non
solo nei confronti dello stato territoriale , ma anche nei confronti di altri
o di tutti i membri della comunit internazionale
- Il consenso non deve essere contrario ad una norma imperativa di
diritto internazionale
b) Intervento a favore dei cittadini allestero: causa di eccezione al divieto
delluso della forza vigeva prima dellentrata in vigore della Carta.
dubbio se tale diritto sia sopravvissuto alla sua entrata in vigore.

c) Intervento dumanit: luso della forza per proteggere i cittadini di uno


stato territoriale da trattamenti inumani e degradanti, oggi da
considerare illecito. Un ingerenza umanitaria di questo tipo non trova
alcun fondamento nel diritto internazionale, per essere giuridicamente
ammissibile deve essere decisa o autorizzata dal Cds

LA LEGITTIMA DIFESA COLLETTIVA


Lart 51 della Carta attribuisce agli stati non solo un diritto alla legittima difesa
individuale, ma anche collettiva. Ci significa che uno stato, bench non sia
oggetto di un attacco armato, pu intervenire a favore di uno stato che ha
subito tale attacco.
La sentenza della CIG sullaffare Nicaragua.Usa ha espressamente statuito
lappartenenza al diritto consuetudinario internazionale di tale diritto.
Naturalmente perch tale diritto possa essere esercitato devono verificarsi le
stesse condizioni della legittima difesa individuale.
Un ulteriore limitazione per il terzo che intende intervenire: uno stato non pu
intervenire a favore di un altro contro un terzo senza che la vittima abbia
constatato di essere stata oggetto di un attacco armato ed abbia richiesto
lintervento in suo favore. Quindi solo la vittima che dovr accertare
lesistenza dellattacco e determinare se convenga reagire senza laiuto di un
altro stato o chiamare in soccorso un altro soggetto di diritto internazionale.
Se chiamato lo stato interveniente deve effettuare un giudizio di verifica.
Patti di difesa collettiva
Questi patti organizzano la legittima difesa collettiva. Essi sono perfettamente
legittimi purch conformi allart.51 della Carta, disposizione che viene
espressamente richiamata accanto agli obblighi procedurali che essa
dispone.
Uno dei primi patti il Patto di Bruxelles 1948 poi il Protocollo di Parigi del
1954. Ben altra importanza da attribuire al trattato istitutivo della Nato
concluso nel 1949, le parti allart.5 stabiliscono che un attacco armato contro
una o pi di esse in Europa o nellAmerica settentrionale sar considerato
quale attacco diretto contro tutte le parti e di conseguenza convengono che
ognuna di esse nellesercizio del diritto di legittima difesa individuale o
collettiva riconosciuto allart.51 della Carta, assister la parte o le parti cosi
attaccate, intraprendendo immediatamente , individualmente e di concerto
con le altre, lazione che giudicher necessaria, compreso lesercizio della
forza armata per ristabilire e mantenere la sicurezza nella zona dellAtlantico
settentrionale.
Pertanto si evince che non si tratta di un obbligo di assistenza automatico,
perch ognuno prester lassistenza che giudicher necessaria. stato per
la prima volta attivato dopo 11 settembre. Inoltre questo trattato definisce i
beni che se oggetto di attacco armato fanno scattare il meccanismo di
legittima difesa collettiva. Tali beni sono: territorio/ forze armate/ navi ed

aeromobili non specifica se militari o anche non. Si ritiene che con il


laccrescersi del fenomeno terroristico gli attacchi possano esser sferrati
anche da entit non statali.
Anche gli stati del continente americano hanno istituito il loro patto di difesa
collettiva: Trattato di Rio con il successivo protocollo di emendamento di San
Jos del 1975.
DIVIETO DELLUSO DELLA FORZA NELLA COSTITUZIONE ITALIANA
Sono da prendere in considerazione gli articoli 10 (I comma) e 11 della
Costituzione.
Larticolo 10 al primo comma non tratta direttamente del divieto delluso della
forza armata, ma la norma che dispone ladattamento del diritto interno al
diritto consuetudinario e al diritto cogente. Ne consegue che nel nostro
ordinamento sono proibite tutte le azioni contrarie al diritto consuetudinario e
al diritto cogente.
Lart. 11 contiene unautonoma disposizione sul divieto delluso della forza e
di apertura alle organizzazioni internazionali competenti nel campo del
mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. Ci sono 3
disposizioni che vanno lette congiuntamente:
- Ripudio della guerra
- Consente limitazioni di sovranit necessarie ad assicurare la pace e la
giustizia tra le nazioni
- Esprime un impegno a favorire le organizzazioni internazionali volte a
promuovere tale scopo (pace e giustizia)
Lart. 11 non vieta per qualsiasi guerra, ma solo quella volta ad offendere la
libert degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali. Quindi vieta la guerra di aggressione, ma non una guerra in
legittima difesa, sia che si tratti di difendere il territorio nazionale, sia che si
tratti di venire in soccorso di uno stato aggredito.
Quanto alle limitazioni di sovranit esse sono state inserite per permettere
lingresso dellItalia nelle N.U., ma esse sono consentite solo in condizioni di
parit con gli altri stati.
Tra laltro lart.11 vieta solo la guerra, ma non dispone in merito agli interventi
militari non qualificabili come guerra., pertanto consentir operazioni di
peace-enforcement decise dalle N.U.

CAPITOLO 16 LA SICUREZZA COLLETTIVA


Nella Carta bisogna distinguere le disposizioni riguardanti luso della forza
che riguardano gli stati individualmente considerati da quelle relative al
sistema di sicurezza collettiva che fa capo al Cds.
Al primo gruppo appartengono le disposizioni che stabiliscono un divieto
generale di usare la forza nelle relazioni internazionali e le relative eccezioni
(divieto stabilito allart.2 par.4 della Carta, le eccezioni hanno per oggetto la

legittima difesa e individuale e collettiva allart.51 e le azioni contro gli ex stati


nemici allart.53 e 107)
Mentre il sistema di sicurezza collettiva fa perno sullart. 39 e seguenti che
prevedono un azione del Cds per mantenere o ristabilire la pace e la
sicurezza internazionale. Queste sono misure che il Cds prende in base al
capito VII che comprendono anche il ricorso alla forza.
(hanno per oggetto luso della forza anche alcune disposizioni rientranti nel
capitolo VII relative alle azioni intraprese dalle organizzazioni regionali, tali
azioni devono essere autorizzate dal Cds o svolte sotto la sua direzione).
Pertanto si ritiene che il Cds ha competenza esclusiva su questo tipo di
azioni, infatti lart.24 affida al Cds la responsabilit principale per il
mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. Lart. 11 par.2
impone allassemblea generale lobbligo di deferire al Cds qualsiasi questione
relativa al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale per cui si
renda necessaria unazione. In materia le funzioni del Consiglio non possono
essere esercite da altri organi.
Esso pu emanare delle delibere non vincolanti come delle raccomandazioni
o delibere vincolanti le decisioni, entrambi i tipi di delibere sono adottate con
il voto favorevole di 9/15 membri tra cui i membri permanenti tutti. Visto ci i
membri permanenti hanno un diritto di veto, con il loro voto negativo possono
bloccare una delibera.
In genere le misure coercitive sono prese dopo che sia stata accertata
lesistenza di una minaccia alla pace, violazione della pace o un atto di
aggressione. Una minaccia alla pace pu derivare non solo da unostilit tra
due o pi stati, ma anche da una situazione allinterno di uno stato, dove
esempio i corso una guerra civile, oppure da una situazione astratta come
la proliferazione delle armi di distruzione di massa. Una violazione delle pace
in genere lo scoppio di ostilit tra due stati, per quel che riguarda
laggressione, la sua definizione contenuta nella risoluzione 3314
dellassemblea generale.
Il Cds pu raccomandare o decidere ladozione di misure coercitive non
comportanti luso della forza armata. Lart.41 detta un elenco non tassativo,
comprendente linterruzione totale o parziale delle relazioni economiche e
delle comunicazioni ferroviarie, marittime, aeree, postali, telegrafiche,
radiofoniche e rottura delle relazioni diplomatiche. Tali misure dovranno
essere obbligatoriamente seguite dagli stati membri solo se oggetto di una
decisione.
Queste decisioni ex art.41 sono ormai diventate frequenti ed incidono
profondamente non solo sulleconomia degli stati oggetto delle sanzione,
presentano dei problemi anche sotto il profilo umanitario, tant che lasciano
uno spazio controllato dal Cds per linvio di medicinali e derrate alimentari

oppure il Cds emana delle risoluzioni mirate che stabiliscono solo lembargo
delle armi oppure misure nei confronti di una particolare categoria di beni o
individui o entit non statali.
Altra tipica azione del Cds ladozione di misure provvisorie ex art.40 ad
esempio il cessate il fuoco allo scopo di prevenire un aggravarsi della
situazione. Possono essere oggetto di una decisione, secondo alcuni anche
di una decisione con effetti giuridici vincolanti. Questa tesi troverebbe
conferma nella prassi del Cds.
Il Cds qualora decida di intraprendere azioni coercitive comportanti luso della
forza armata adotter una delibera contenente misure tra quelle contemplate
allart.27 par.3. come le altre anche queste possono essere oggetto del
potere di veto da parte dei membri permanenti e ci spiega perch durante la
guerra fredda conflitti di grande importanza in cui sono state direttamente o
indirettamente impegnate le grandi potenze, hanno visto le N.U. ai margini,
mentre nel 1990 quando si verific loccupazione del Kuwait da parte dellIraq
il Cds ha fatto frequentemente ricorso ai suoi poteri. Si tratta per di una
prassi che durata 10 anni, messa in crisi con lintervento della Nato contro
la Repubblica federale di Jugoslavia nel 1999 e poi con quello degli Usa e
Regno Unito in Iraq nel 2003, che ha segnato una profonda divisione nel
Consiglio.
Anche qui i poteri di intervento non spettano solo nel caso di conflitto
internazionale, ma anche nel caso di guerra civile, qualora questultimo metta
in pericolo la pace o in presenza di altre situazioni interne quali il genocidio.
Inoltre lapplicazione di misure coercitive non preclusa per il fatto che si
tratti di materie che ricadono nel dominio riservato di uno stato.
Ci sono 3 tipi di operazioni che comportano la dislocazione di truppe nel
territorio altrui:
- Intervento armato da parte del Cds
- Operazioni di mantenimento della pace (peace keeping)
- Uso della forza autorizzato dal Cds
1) qualora si ritenga che per far fronte alla situazione occorrano misure pi
incisive o nei casi in cui le misure ex art.41 si sono rivelate inadeguate,
il Cds pu intraprendere una vera e propria operazione militare
mediante forze aeree, navali o terrestri. Ladozione di misure ex art. 41
non preliminare allintervento armato.
Tale azione pu consistere in dimostrazioni/ blocchi ed altre operazioni.
Il Cds agisce mediante truppe mese a disposizione dagli stati membri e
coordinate da un comitato di stato maggiore composto dai capi di stato
maggiore dei membri permanenti del Cds. A sua discrezione il Cds pu
decidere se impiegare in una determinata operazione tutti i membri

delle N.U. o solo alcuni di essi. In realt subito dopo lentrata in vigore
della Carta gli stati avrebbero dovuto stipulare accordi ad hoc in cui
avrebbero dovuto essere indicati in dettaglio i contingenti che ciascuno
stato avrebbe messo a diposizione del Consiglio a sua richiesta, ma gli
accordi in questione non sono mai stati stipulati, tanto che le operazioni
di polizia effettuate dalle N.U. hanno finito per assumere una fisionomia
diversa da quella originariamente prevista.
2) Questo tipo di operazioni sono divenute frequenti dopo la fine della
guerra fredda. Le forze di mantenimento della pace hanno operato sia
nel quadro di conflitti armati internazionali quanto in quello di conflitti
interni (in questo caso aiutano il governo legittimo a mantenere la legge
e lordine, o garantiscono la distribuzione di aiuti umanitari o operano
come forza di interposizione tra governo legittimo e fazioni avversarie).
Esse si distinguono dalle azioni coercitive per il fatto di essere attuate
con il consenso dello stato territoriale, tant che parte della dottrina le
colloca in una zona grigia tra il capito VI relativo alla soluzione pacifica
delle controversie e il capitolo VII relativo al mantenimento della pace e
della sicurezza, ma il Cds nel predisporre missioni di peace-keeping ha
sempre fatto riferimento al capitolo VII.
Di regola sono effettuate sotto la direzione del segretario generale
dietro apposita delega del Cds che pu essere prorogata anche un
notevole numero di volte. Il Segretario ha il compito di costituire la
forza, queste operazioni fanno capo ad un dipartimento ad hoc, istituito
nellambito del segretariato generale: il dipartimento per le operazioni di
peace-keeping.
Per le operazioni di Peace-keeping sono stati messi in atto due
meccanismi:
a) Stand-by Arrangement
b) Shirbrig
Nel primo caso gli stati membri tengono a disposizione dei
contingenti addestrati di peace-keeping, essi restano sotto il
comando nazionale prima di essere trasferiti sotto comando delle
N.U. lassegnazione alle N.U. comporta la stipulazione di un accordo
ad hoc, il Cds non pu fare riferimento su queste forze se non dopo
laccordo.
Nel secondo caso c una stretta cooperazione tra stati fornitori e
Cds fin dal momento in cui gli stati partecipanti destinano un
contingente a prestare servizio. Ma anche in questo caso i
contingenti restano sotto il comando nazionale prima di assumere
servizio in ambito Onu.

Secondo il segretario generale le operazioni di mantenimento della


pace dovrebbero avere le seguenti 3 caratteristiche:
svolgersi con il consenso delle parti
essere imparziali
non comportare luso della forza se non in legittima difesa
Per ci urta con le necessit reali.: in Somalia durante lUNOSOM II
dovette impiegare luso della forza; in ex-Jugoslavia lUNPROFOR fu
affiancata da operazioni di natura coercitiva (peace-enforcement)
affidate agli stati e alla Nato.
Una missione di mantenimento della pace pu svolgersi anche
quando siano terminate le ostilit.
3) Vi ladozione di delibere non proprio ortodosse secondo le
disposizioni della Carta, con cui i membri delle N.U. sono stati
autorizzati ad usare la forza per conto dellorganizzazione o su sua
delega. Infatti luso della forza riguarda le organizzazioni regionali. Il
fondamento delle delibere autorizzative da ricercare in una
consuetudine particolare formatasi nellambito delle N.U., secondo il
combinato disposto dagli articoli 42 e 28 della Carta. Si badi che il
Consiglio pu autorizzare gli stati ad usare la forza, ma non pu
obbligarli.
alcuni esempi recenti riguardano la ex Jugoslavia: gli stati membri della
Nato e gli altri stati sono stati autorizzati ad istituire la IFOR, forza
multinazionale sotto comando e controllo unificato allo scopo di
supervisionare lesecuzione dellaccordo di pace sullex Jugoslavia.
Successivamente questa stata sostituita dalla SFOR di dimensioni pi
ridotte guidata dalla Nato.
Dopo lintervento della Nato in Kosovo nel 1999 con una risoluzione ha
autorizzato gli stati e le organizzazioni internazionali rilevanti ad istituire
una forza di sicurezza internazionale (KFOR). Altro esempio recente
la risoluzione del Cds che ha autorizzato luso della forza per il
contrasto della pirateria nelle acque somale.
Ovviamente il Cds oltre ad autorizzare prima, possibilit che gli
riconosciuta implicitamente dallart.2 della Convenzione sulla sicurezza
del personale delle N.U. la quale fa riferimento non solo alle azioni
coercitive delle N.U. ma anche a quelle autorizzate dal Cds, pu anche
autorizzare ex post luso della forza. Ci costituirebbe una sorta di
sanatoria dellatto:
a) Per quanto riguarda lintervento Nato in Kosovo il Cds aveva
qualificato tale situazione come una minaccia alla pace e alla
sicurezza, ciononostante dopo lintervento Nato il segretario
generale afferm che lintervento delle organizzazioni regionali
avrebbe richiesto la preventiva autorizzazione del Cds ( non esiste
una forma di autorizzazione implicita)

Listituzione di forze multinazionali fuori delle N.U. stata a suo


tempo criticata dal segretario generale, il quale ha ricordato come il
compito di mantenere la pace e la sicurezza spettasse
allorganizzazione in particolare al Cds. Sotto il profilo giuridico deve
precisarsi come queste operazioni siano lecite purch abbiano luogo
con il consenso del sovrano territoriale. Inoltre forze di
mantenimento della pace al di fuori sono state create proprio per
limpossibilit di funzionamento in determinate occasioni delle N.U.
del resto queste possono istituire forze per il mantenimento della
pace solo quando ci sia sufficiente consenso tra i membri
permanenti e il sovrano territoriale.

ORGANIZZAZIONI REGIONALI
Lart.52 della Carta salvaguardia le funzioni degli accordi o delle
organizzazioni regionali per il mantenimento della pace. Per poter essere
qualificata come regionale ai sensi del capitolo VIII lorganizzazione deve
avere i seguenti requisiti:
- Essere un organizzazione regionale
- Avere competenza nel campo del mantenimento della pace e sicurezza
internazionale
- Essere conforme ai fini delle Nazioni Unite per quel che riguarda
lattivit esercitata
Corrispondono a tali requisiti:
a) Lorganizzazione degli Stati Americani
b) La Lega Araba
c) LUnione Africana
d) LUe
La Nato pur avendo i requisiti si rifiuta di essere qualificata come
organizzazione regionale per non dover essere subordinata alle disposizioni
della Carta che richiedono uno stretto collegamento con le Nazioni Unite.
Possono funzionare come patto per lorganizzazione delle legittima difesa
collettiva, in tal caso i membri fanno collettivamente quello che avrebbero
fatto individualmente. Non necessitano in questo caso dellautorizzazione del
Cds perch agiscono conformemente allart.51 Carta.
Possono effettuare operazioni di peace-keeping, in tal caso lautorizzazione
non sarebbe strettamente necessaria a meno che non sia espressamente
richiesta dallatto istitutivo dellorganizzazione.
Possono effettuare operazioni coercitive su delega o su autorizzazione del
Cds, nel qual caso saranno svolte sotto la direzione del Cds o su sua
autorizzazione.

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