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Giuseppe Bezza
L'astrologia
storia e metodi
Teti editore
Introduzione
Introduzione
uno dei testi pi nitidi sulla magia naturale e l'astrologia, conosciuto sotto il nome di
Picatrix e che Prosper Marchand, nel suo Dictionnaire historique della seconda met del
Settecento, definir una raccolta di superstizioni ridicole e criminali.
Frutto dell'astrologia medievale araba, il testo del Picatrix ribadisce, nel mondo
occidentale, i nessi profondi tra religione e astrologia. Il suo discorso sul pianeta
dominante riporta al demone di Plotino e di Socrate, all'intelligenza agente di Avicenna.
Ogni individuo ha un intelletto agente. Per Picatrix l'uomo riceve questo suo particolare
intelletto nascendo; esso gli viene direttamente dalla costituzione temporanea dello
spazio celeste e, quindi, dal suo tema di genitura: l, il pianeta dominante il suo re
celeste al quale egli si conforma, chiede istruzioni e coraggio e invoca che la potenza del
suo spirito si trasmetta nel proprio, sorta di anima celeste individuale, e pertanto non
consustanziale all'uomo, le cui origini persiane sono rintracciabili nella religione di
Zoroastro.
Ogni religione ricchissima di immagini astrali. Teofilo d'Antiochia esprime il
pensiero generale di tutta la cristianit tardo-romana quando dice che il Sole
l'immagine di Dio, la Luna l'immagine dell'uomo. noto come nel cristianesimo dei
primi secoli il Cristo simboleggi il Sole e la chiosa terrestre la Luna, che la sua
immagine. Vi sono negli scritti di Origene, di s. Ambrogio e di s. Agostino passi
veramente illuminanti. Per la celebrazione della Pasqua cristiana fu scelto il plenilunio,
poich niente di meglio della Luna piena poteva simboleggiare lo splendore di una
chiesa che rinasce dopo la passione del Cristo. Cos, nella prima religiosit cristiana, le
varie fasi della Luna sono le pulsazioni del cuore della chiesa terrestre. Tutto l'enorme
sviluppo dell'angelologia nei primi secoli dell'era cristiana tradisce un fermento astrale,
e bisogner attendere fino al concilio di Roma del 745 perch papa Zaccaria dichiari che
la chiesa riconosce solo tre angeli: Michael, Raphael, Gabriel; ovvero il Sole, la Luna e
Mercurio che ormai non sono pi che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Gli altri non
sono angeli, ma demoni; il dualismo manicheo viene cos riproposto, ma per essere
perseguito con le armi del potere.
Muoiono cos i sette arcangeli cristiani che corrispondevano ai sette pianeti e che
erano ancora, per i padri della chiesa, la corte del re dei cieli. Pi precisamente, essi
rappresentavano il lato diurno e benefico delle sette potenze astrali, mentre il lato
notturno e malefico era impersonato dai demoni. Lo vediamo nel pensiero gnostico,
dove Ialdabaoth, il primo arconte dell'oscurit come lo definisce l'Apocrifo di
Giovanni, e che impersonifica il pianeta Saturno, crea una corte planetaria interamente
notturna, a fianco di un settenario angelico che si schiera nella luce del Sole.
Introduzione
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e dai solstizi: la festa equinoziale della primavera rompeva il digiuno del ramadan e
segnava la rinascita del mondo. il giorno cui corrisponde l'ingresso del Sole nel segno
dell'Ariete, quando giunge la primavera, i germogli, la dolcezza di vivere, quando scende
ed abita sulla terra la misericordia celeste dell'Epifania, quando il sapere esoterico pu
essere divulgato. per noi un giorno d'allegria, come per i nostri fratelli. Il secondo
giorno [...] il giorno dell'ingresso del Sole nel segno del Cancro, al limite massimo della
lunghezza dei giorni e della brevit delle notti, poich in questo giorno cessato ed
stato consumato il potere degli oppressori; un giorno di gioia, di allegria e di buoni
messaggi. Il terzo giorno [...] il giorno dell'ingresso del Sole nel segno della Bilancia; di
nuovo vi uguaglianza fra i giorni e le notti, l'entrata nell'autunno, ossia la resistenza
dell'errore contro la verit, allorch le cose cominciano a rovesciare il loro ordine. Un
quarto giorno, infine, il giorno delia tristezza e della desolazione. il giorno del ritorno
alla nostra Caverna, alla Caverna della disciplina dell'arcano e dell'occultazione, ad uno
stato di cose conforme a quello che descriveva l'istauratore della legge dichiarando:
l'Islam ha iniziato espatriato e ritorner espatriato, felici coloro che espatriano. il
segno del Capricorno, tempo dell'inverno, che i saggi teosofi passano nella loro
caverna, osservando il digiuno rigoroso.10
In queste pagine stato abbozzato lo sviluppo storico dell'astrologia nell'Occidente.
Non mancano tuttavia inevitabili riferimenti a tradizioni mesopotamiche e orientali. Con
l'offuscarsi e lo spegnersi del pensiero gnostico in Occidente l'interpretazione degli astri
divenne sempre pi un fatto raro e singolare, fin quando il suo rifiorire nell'Oriente
islamico non la riport in Europa e gi nel primo terzo del XII secolo incontriamo gli
attacchi occidentali contro l'astrologia, che ci fanno supporre la sua crescente
importanza.11
La tradizione astrologica del Rinascimento sarebbe stata forse poca cosa senza il
crescere e il formarsi di un'astrologia araba che superava nella tecnica astronomica la
scienza greca e che forniva gli astrologi di un sostegno logico e filosofico. Di quale
fondamento teorico la filosofia islamica dotasse l'astrologia, il De radiis di al-Kindi ne
un chiaro esempio; in particolare il quarto capitolo, De possibili, dove il filosofo di Basra
discute la nozione di contingenza e di causalit. Non si tratta del determinismo psichico
della moderna psicoanalisi, ma di una semplice concomitanza, che chiamiamo azione e
passione, nelle cose elementari, di un medesimo tema di genitura, constellatio, che
produce una data immagine nello spirito dell'uomo.
Introduzione 13
Note
1 A. SAVINIO, Vite di uomini illustri, Milano 1958.
2 GRAUX, Revue de Philologie, t. II, 1878, p. 70.
3 L.A. SENECA, Questioni naturali, 7, 25-26.
4 O. NEUGEBAUER, Le sciente esatte nell'antichit, Milano 1974, p. 203.
5 C. JOURDAIN, Nicolas Oresme et les astrologues la cour de Charles V, in Revue de Questions Historiques, 1875.
6 R.P. CASEY, The Excerpts of Clement of Alexandria, London 193S, n. 69.
7 PLUTARCO, De Iside, 47.
8 J. NYBERG, Cosmogonie et cosmologie mazdennes, in Journal Asiatique, CCXIX, 1931.
9 PLINIO IL VECCHIO, Storia Naturale, 1, 34, 7.
10 H. CORBIN, Eranos Jahrbucher, 19, 1930.
11 F. VON BEZOLD, Astrologische Geschichtsconstruction in Mittelalter, in Deutsche Zeitschrift fr Geschichtswissenschaft,
VIII, 1, 1892.
12 De radiis, V, testo latino a cura di M. T. D'Alverny e F. Hudry, in Archives d'Histoire Doctrinale et Littraire du Moyen
Nella mitologia greca la genesi del mondo, di Urano, il cielo, e di Gea, la terra, e
successivamente di Chronos e Zeus, parte da un Chaos primordiale. La terra era
deserta e vuota e le tenebre coprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque 1.
I termini ebraici di tohu-wa-bohu esprimono il concetto di deserto, o disordine, e di
vuoto, situazione anarchica e informe. I Rosacroce, chiamando gas questa sostanza
primordiale, non si sono molto allontanati dal Chaos delle antiche cosmologie: il Noun
egizio, padre degli dei, del Sole e degli uomini, lo spazio omogeneo e indifferenziato dei
cinesi; ci che, pi tardi, i pitagorici e i neoplatonici chiameranno la protomateria
informale e passiva, in quanto sta al di l del mondo fisico e sensibile, oltre lo zodiaco e
l'intero mondo stellare. Oltre al Chaos, i miti greci postularono il suo polo contrario, l'achaos, ci che nella tradizione ind l'akasha, il quinto elemento che non rientra nelle
mutazioni e rappresenta l'etere. In effetti, nelle antiche teogonie greche si riscontrano
molti elementi orientali. In quelle di Ieronimo, Ellanico, Ferecide, ma soprattutto nelle
cosmogonie orfiche, il principio di vita nell'universo il movimento perpetuo e
s'identifica nel concetto del tempo, ossia l'eterno moto del cerchio zodiacale attorno alla
Terra. Il tempo viene rappresentato come nell'Atharvaveda ind nel I millennio avanti
Cristo: il Dio supremo, kla, un cavallo in continuo moto le cui redini sono i sette
pianeti e i suoi mille occhi le stelle fisse. Egli eterno, ricco di seme, e tutti gli esseri
umani sono le ruote del suo carro.
Nel mito e nella lingua greca il tempo Chronos. In queste teogonie si identifica con
la sapienza divina creatrice e la sapienza divina , a sua volta, la necessit razionale
(Adrastea o, appunto, Ananke) che regola l'ordine cosmico e la vita umana. Secondo la
cosmologia di Ieronimo, dall'acqua e dalla terra nacque il Chronos-Eracle, enorme drago
con una testa di leone da un lato e di toro dall'altro. Il rapporto con la costellazione del
Drago immediato: essa una costellazione circumpolare, che sorge nel cielo
all'equinozio di primavera e tramonta all'equinozio d'autunno e pu, quindi, scandire
l'anno solare, la rotazione del cerchio zodiacale. , inoltre, nella costellazione del Drago
che si trova il polo nord dell'eclittica.
Secondo gli orfici, dal Chronos-Eracle primordiale nacque Fanes, il dio assimilato al
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commenta: il tempo la sfera dello zodiaco e degli astri che causa dell'inverno e
dell'estate8. Anche i pitagorici identificavano il tempo con la sfera zodiacale e
credevano nella metempsicosi; e Aristotele spiega, nella Fisica, che questa concezione
deriva dal fatto che tutto quello che nel tempo anche nella sfera del mondo.
Purtroppo, se le antiche cosmologie greche ci mostrano una sicura rappresentazione
dello zodiaco, pressoch impossibile, sulla base delle fonti rimasteci, sperare di
ricostruire il quadro di un'astrologia greca arcaica. All'epoca in cui Platone scrive il
Timeo e parla, come gli orfici, dell'intelligenza del mondo, non esiste forse pi un sapere
astrologico organico. Anzi, tra il V e il IV secolo a.C., quando l'astrologia cominciava a
crearsi fondamenti meccanici e matematici, l'osservazione del cielo e l'insegnamento
dell'astronomia divennero ad Atene un reato penalmente perseguibile; ne fecero le
spese, tra gli altri, Socrate e Protagora.
Il conflitto religioso tra i culti lunari e i culti solari si risolve a vantaggio di questi
ultimi. Da questo punto di vista, il pensiero mistico di Platone ci appare teso verso la
legalizzazione degli elementi magici e religiosi. la codificazione di un culto solare
apollineo e statale che ha sconfitto il culto degli dei lunari, le sue manifestazioni agrarie
e le sue infiltrazioni orientali.
Fu il prevalere dei sacerdoti del Sole che favor, in periodo ellenistico, la diffusione di
un'astrologia a carattere prevalentemente solare. Gli Astrologumena di Nechepso e
Petosiride, datati da Riess intorno all'80 a.C.9, erano destinati a divulgare in Grecia
l'astrologia solare egizia con maggior successo dei tentativi che il sacerdote babilonese
Berosso nel III secolo a.C. aveva operato in favore d'una diffusione del sistema
babilonese. Ne consegue che l'astrologia ellenistica ignorava quasi i pronostici lunari. E'
tutta un'antica tradizione divinatoria che viene cos esclusa e sepolta; eppure, l'oracolo
lunare di Sparta aveva trattenuto l'esercito in partenza per Maratona fino al giorno del
plenilunio, come riferisce Erodoto10. In epoca ellenistica, Doroteo di Sidone l'unico
astrologo che parla di uno zodiaco lunare e gli astrologi arabi si riferiranno a lui nella
loro compilazione delle dimore lunari.
La grande importanza assegnata dalla tradizione astrologica occidentale al segno
ascendente e, a tratti, al corpo astrologico del Sole una conseguenza del prevalere
dell'astrologia solare egizia. Tuttavia, l'egiziano Claudio Tolomeo, nato verso il 100 d.C.
nelle vicinanze di Alessandria, discute criticamente diversi assunti del sistema egiziano.
Egli rifiuta la concezione dei decani, che due secoli pi tardi Finnico Materno
accetter pienamente; dubita del metodo di Nechepso e Petosiride sull'oroscopo del
concepimento, che si basava sul postillato che il grado zodiacale occupato dalla Luna nel
tema di nativit lo stesso occupato dal segno ascendente al momento del
concepimento. Infine, contrasta con i presupposti dell'astrologia stellare egizia che dava
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ampio risalto al segno ascendente della figura oroscopica e, nel III libro della
Tetrbiblos, considera il medio cielo come il punto pi importante dei quattro cardini
del tema di nativit, in quanto rappresenta la culminazione superiore, il mezzogiorno,
l'et matura dell'uomo e le sue capacit di realizzazione.
La concezione cosmica di Tolomeo appare quella di uno spazio chiuso: dopo la sfera
di Saturno vi immediatamente quella delle stelle fisse. Occorre per sottolineare che
tutti i rapporti cosmici erano per lui intesi in termini temporali piuttosto che in termini
di spazio. In termini temporali, lo spazio appare infinito e la Terra non altro che un
punto inesteso nello spazio.
interessante osservare che, proprio come Keplero millequattrocento anni dopo,
Tolomeo riprende le teorie pitagoriche e nel suo libro Sull'armonia parte dagli accordi
musicali per approfondire e spiegare come le influenze astrali rispecchino l'armonia del
cosmo e come, a sua volta, l'armonia del cosmo obbedisca agli stessi rapporti armonici
musicali.
La vecchia questione per cui ci si chiede se gli antichi greci immaginavano o no il
movimento della Terra esce da un quadro strettamente astrologico. In base alle pure
conoscenze astronomiche, doveva pur esser chiaro che la Terra era dotata di
movimento. Non solo perch ci espressamente detto nei testi attribuiti a Ermete
Trismegisto: la stessa ammissione dell'esistenza della precessione degli equinozi
presuppone, di per s, la conoscenza del movimento dell'asse terrestre. Ora, come s'
visto, la precessione degli equinozi era conosciuta prima di Tolomeo, prima di Ipparco e
prima di Platone.
Tolomeo tuttavia si pone il compito di far concordane le ipotesi pi semplici con i
movimenti celesti, anche a costo di dover assumere solo quelle ipotesi astronomiche che
siano convenienti unicamente dal punto di vista dell'osservazione terrestre. Il suo
sistema , in fondo, una sistemazione scientifica della dualit cielo-Terra. Nella sua
Sintassi matematica dell'astronomia dichiara: Ci siamo proposti di dimostrare che le
anomalie apparenti delle cinque stelle erranti, come pure quelle del Sole e della Luna,
possono essere tutte ridotte a movimenti uniformi su dei cerchi, poich solo tali
movimenti convengono agli esseri divini, mentre l'irregolarit loro estranea. Il
sistema astronomico di Tolomeo coincide cos con i desideri di Platone intorno a un
movimento regolare dei pianeti, che sarebbe segno della loro natura divina; ma nello
stesso tempo Tolomeo vuole dare una spiegazione rigorosamente fisica e naturale del
moto degli astri, rifiutando indirettamente il pensiero mistico e religioso di Platone e gli
antichi culti astrali. Quell'astrologia religiosa che propria di tutta la nostra preistoria
umana e di cui i sabei di Harran ci hanno tramandato suggestive preghiere ai pianeti
non esisteva in Grecia come semplice movimento mistico marginale e periferico.
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stica, e dallo spirito generale di quel periodo che abbraccia, grosso modo, una larga
fascia che va dal III secolo a.C. al IV della nostra era. In effetti, tra i contemporanei di
Tolomeo vi sono taumaturgi neopitagorici come Apollonio di Tiana o Numenio di
Apomea, o il sacerdote dell'oracolo delfico di Apollo, Plutarco di Cheronea. Lo stesso
Apuleio di Madaura, di pochi anni pi giovane di Tolomeo, esprime bene la credenza
dell'epoca alla magia naturale quando ritiene, sulla fede di Platone, che tra gli dei e gli
uomini si trovino certe potenze divine, intermediarie per loro natura e per loro
posizione, e che mediante loro vengano operate tutte le divinazioni e i miracoli della
magia16.
Nel secolo successivo, il pensiero filosofico di Plotino coincider perfettamente con
l'idea gnostica e giudaica dell'esistenza, fra la Terra e la sfera della Luna, di infiniti esseri
intermediari: i demoni eterni di cui tutta la Terra popolata e che possono assumere
una corporeit ignea o aerea, terrea o acquea traggono la loro origine da antiche
tradizioni astrologiche; specie dalla concezione egiziana dei decani, volutamente
ignorata da Tolomeo. Il risorgere di queste credenze proponeva una visione astrologica
pi mistica e, nel contempo, pi duttile e aperta delle recenti sistematizzazioni
tolemaiche di Efestio di Tebe e di Paolo Alessandrimo. In effetti, Plotino le criticava
apertamente e suggeriva una sorta di emendamento alla tecnica astrologica che la
rendesse pi compatibile con la visione gnostico-ermetica che dominava l'epoca.
Plotino, riferisce Macrobio, dichiara che niente accade agli uomini in virt della forza
e del potere degli astri, ma gli avvenimenti che la necessit del decreto divino ha
regolato per ognuno di noi, il cammino delle sette stelle erranti, con le sue stazioni e le
sue retrogradazioni, ce li fanno conoscere; cos gli uccelli, sia che avanzino nel volo sia
che si fermino, ci significano, attraverso le piume e il canto, cose future che essi
ignorano. E' solo cos che si potr dire che Giove salutare e che Marte terribile,
poich tramite il primo sono significati gli avvenimenti felici e tramite il secondo le
sfortune17.
Nel secolo successivo, il latino e cristianeggiante Firmico Materno considerer
Plotino un nemico dell'astrologia e la sua avversione lo spinger a rappresentarlo
agonizzante con una disgustosa cancrena, mentre Giamblico riprender la critica all'astrologia razionale, affermando che la divinazione non si effettua tramite una azione
d'ordine fisico, ma un che di natura divina e soprannaturale; essa ci viene
direttamente dal cielo18. E altrove rifiuta la concezione dei pianeti malefici: Tu mi
domandi come sia possibile che, fra gli dei, alcuni abbiano un'azione benevola e altri
un'azione malevola. Quest'opinione, tratta dai facitori di oroscopi, assolutamente falsa.
Invero tutti gli dei sono benefici e sono causa di bene e sono volti solo verso il bene ed
evolvono unicamente attorno al bello e al bene. Giamblico non ignora e non contesta
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che l'influenza di Saturno ha una certa forza di tensione e che quella di Marte
motrice, ma spiega che la natura malevola non in loro, bens pu solo provenire dal
nostro modo di recepire il loro influsso. Cos Marsilio Ficino tradurr quest'idea di
Giamblico sulla ricettivit umana degli influssi astrali : Quella [la forza condensatrice di
Saturno], in verit, cadendo, di frequente nociva quando assorbita da una materia
pi fredda; questa [la forza motrice di Marte] quando lo da una pi calda. Egualmente
quella nuoce quando raccolta e costretta come se raggelasse; questa quando
assorbita da una bollente; ci avviene nella composizione della materia, cio quando
quella non abbastanza calda e perci pi densa; questa, infatti, di per s pi calda e
sottile. La luce e il calore del Sole, per quanto sembrino giungere debolmente, tuttavia
sono necessari alla vita; similmente tutti gli influssi dei celesti giungono in modo
salutare, per quanto soggetti a cambiare per la differenza della materia accogliente o
perch la debolezza di questa non pu facilmente tollerare la forza dei superiori. Tutti i
moti convergono universalmente e dalle esatte parti dell'universo, per quanto fra le
parti pi piccole, in questo moto, capiti che qualcuna di esse nuoccia all'altra o che
alcuna di esse non sostenga facilmente il moto dell'universo. Come in una danza corale,
dove mentre i singoli danzano armoniosamente e si raggruppano con gesti fra di loro,
pure, in tutta la danza delle mani e dei piedi vengono premuti ed urtati. E se entra
qualcosa di debole, va in rovina19.
In verit, l'astrologia ellenistica era divenuta una scienza specializzata che aveva, di
per s, un'esistenza quasi autosufficiente e, comunque, quasi isolata dalla speculazione
filosofica che si sforzava di ricomporre i modi e le manifestazioni del principio vitale
dell'universo. Poteva cos Plotino accusare a ragione gli astrologi di dissolvere la natura
di questo mondo, che dotata di una causa prima (arch) gi di per s dissolta in tutte le
cose. Attraverso il paziente lavoro di traduzione di Marsilio Ficino, saranno in effetti i
testi di Giamblico, di Proclo e tutti quegli scritti ermetici anonimi che verranno
genericamente chiamati antichi teologi a influenzare massicciamente la rinascita di
un'astrologia naturale nel Rinascimento, accanto ai contributi arabi come il testo del
Picatrix.
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Note
1 Genesi, I, 2.
2 M. HALL, Man, the great symbol of the mysteries, New York s.d., p. 70.
3 L. ROBIN, Storia del pensiero greco, Torino 1951, p. 47.
4 Cit. da M. LOSACCO, Introduzione alla storia della filosofia greca, Bari 1929, p. 129.
5 CENSORINO, De die natali, 18, 6.
6 Ivi, 18, 11.
7 Cit. da A. SEPPILLI, Poesia e magia, Torino 1971, p. 324.
8 M. LOSACCO, op. cit., p. 222.
9 Philologus, 6, 1892.
10 ERODOTO, Storie, VI, 106.
11 PLATONE, Convito, 220D.
12 Epinomide, 987E-988A. Oltre al culto dei dodici dei olimpici, ai quali i Pisistratidi avevano eretto un altare in Atene,
ancora nel II secolo a.C. gli ateniesi facevano offerte senza vino a Mnemosine, a Eos, a Helios, a Selene, alle Ninfe e a
Afrodite Urania. M.P. NILSSON, Symbolistne astronomlque et mystique dans certains cultes pubtics grecs, in Hommage F.
Cumont e J. Bidez, p. 219.
13 F. CUMONT, Textes et monuments figurs relatifs aux mystres de Mithra, Bruxelles 1899, pp. 74 ss.
14 TOLOMEO, Tetrbiblos, III, 3.
15 Ivi, prefazione al libro I.
16 APULEIO, Apologia, 43.
17 MACROBIO, Commento al sogno di Scipione, I, 19.
18 GIAMBLICO, Misteri egizi, III, 1
19 Ivi (traduzione di A. Boffino).
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Marco Manilio che pi di un secolo dopo parler dell'anima divina come causa motrice
di ogni cosa e, come Platone, far della Via Lattea la sede delle anime degli eroi.
Nelle scuole stoiche, come riferisce Cicerone nel De divinatione, l'astrologia acquist
un grande credito e lo stesso sant'Agostino dice di aver appreso l'astrologia dai libri
dello stoico Posidonio, grande filosofo e astrologo. Seneca, in quanto stoico, non
poteva non accettare le dottrine astrologiche: Dai lentissimi movimenti dei cinque astri
erranti dipendono le sorti dei popoli. Nel Tieste, egli enumera i dodici segni dello
zodiaco. Lucano, nella Farsalia, ci mo-stra Giulio Cesare sempre indaffarato
nell'osservazione del cielo notturno e ci descrive le propriet dei pianeti.
noto che a Roma gli astrologi venivano quasi sempre confusi con gli aruspici, gli
indovini, i maghi in genere. In Tacito, Plinio, Svetonio essi sono chiamati di volta in volta
magi, caldei, matematici e genetliaci. Famoso era Publio Nigidio Figulo, pitagorico e
mago a detta di Svetonio, il quale riferisce nella Vita di Augusto che, essendo Ottavio
arrivato tardi in senato dove si discuteva della congiura di Catilina, a causa della nascita
del figlio Ottaviano, Publio Nigidio, conosciuta l'ora del parto, disse che era nato uno che
sarebbe stato signore di tutta la Terra. Poco rimasto dei suoi scritti; si sa che egli, dopo
il favoloso regno del mitico Saturno e l'attuale et di Giove, pronosticava quella di
Nettuno, cui sarebbe seguita l'era di Plutone. Dopo quest'ultima, infine, sarebbero
intervenute la conflagrazione metaforica del mondo per opera del Sole-Apollo e la
rigenerazione degli uomini.
Nigidio fu, accanto a Vettio Valente e a Marco Manilio, la pi grande figura
d'astrologo latino. Vettio Valente, che scrisse sotto Marco Aurelio, un contemporaneo
di Tolomeo, ma sembra che nei suoi scritti egli segua tradizioni diverse. Egli dichiarava
di usare i calcoli matematici di Ipparco e dei babilonesi Sudines e Kidinnu per le tavole
delle eclissi lunari. I suoi scritti circolarono maggiormente in Medio Oriente, dove
furono tradotti in antico persiano e influenzeranno poi l'astrologia araba di un al-Kindi e
di un Albumasar. Sar rivisitato nell'Occidente soltanto all'epoca del tardo
Rinascimento.
Gi al tempo del conflitto tra Antonio e Ottaviano, Agrippa aveva espulso da Roma gli
astrologi e maghi, come riferisce Dione Cassio, per la pericolosa inflazione dei
pronostici e delle divinazioni riguardo ai principi e ai potenti . Alla fine del suo regno
il capricorniano Augusto (aveva fatto coniare una moneta d'argento con il segno del
Capricorno, luogo dello zodiaco dove si trovava la sua Luna di nativit) viet ogni specie
di divinazione riguardo alla morte. Tiberio, che durante il suo esilio a Rodi aveva preso
lezioni di astrologia dal matematico Trasillo, rinnov i provvedimenti di Agrippa. No-
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Trismegisto quando insegna che la parte divina dell'uomo pu salire al cielo, mentre il
corpo rimane sulla terra.
E anche in Vettio Valente, Manilio, Finnico e Seneca troviamo espressa la credenza
che l'intelletto umano pu elevarsi fino alle stelle.
Si pu ritenere che il propagatore di questo misticismo astrale sia lo stoico
Posidonio, che Seneca definiva dotato di animo contemplativo. Tuttavia di misticismo
siderale impregnata tutta la letteratura sacra egiziana, le religioni iraniche e indiane, i
culti astrali dei sabei e non, era pertanto estraneo all'et ellenistica. Lo stesso Tolomeo,
cos spesso definito arido matematico in lotta, suo malgrado, con le fantasiose tradizioni
astrologiche, l'autore di questi versi conservati nell'Antologia Palatina:
So che, mortale, per un sol d son nato,
ma quando degli astri la folta schiera inseguo
nel loro circolare moto
i miei piedi non toccano terra
e salgo fin presso Zeus, nutritore di dei,
a saziarmi d'ambrosia.
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