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GLOBALIZZAZIONE
INDICE
Presentazione del lavoro.
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Conclusioni
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Percorsi didattici
? Temi e problemi della globalizzazione
? La societ civile e le nuove sfide della globalizzazione: percorsi
per un cambiamento
? Commercio equo e solidale
? Finanza Etica
? Debito dei Paesi poveri
? Globalizzazione e Ambiente, Risorse e Diritti
? Organizzazione Mondiale del Commercio, Fondo Monetario
Internazionale, Banca Mondiale: chi sono e cosa fanno
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specialistiche che riguardano solo gli esperti. Leconomia una cosa che riguarda tutti, e molti concetti
basilari non sono cos complessi, e soprattutto anche se spesso non ce ne rendiamo conto appieno ci
riguardano direttamente.
Per poter comprendere che tipo di globalizzazione si sta realizzando oggi nel mondo dobbiamo per prima
cosa introdurre due concetti molto semplici: liberismo e protezionismo. Molto sinteticamente si pu dire che
liberismo significa che le merci prodotte in un qualsiasi paese del mondo possono venir vendute ovunque.
Viceversa protezionismo significa mettere delle barriere. Fare in modo che in un paese sia favorita la vendita
dei prodotti fabbricati in quel paese.
Oggi nel mondo si sta realizzando una globalizzazione di tipo decisamente liberista (anche se, per essere
precisi, sarebbe storicamente pi corretto chiamarla neo-liberista).
E una cosa buona o brutta? Proviamo a fare alcuni esempi banali, che possono essere utili per capire una
cosa fondamentale, ossia che non possibile dare delle risposte pregiudiziali e assolute, ed ogni situazione
presenta degli aspetti positivi e degli aspetti negativi.
Met classe faccia finta di essere un paese, chiamiamolo X, e laltra met faccia finta di essere un altro
paese, Y. Proviamo a vedere un po di situazioni diverse.
Esempio 1. Nel paese X tutti quanti coltivano generi alimentari, nel paese Y tutti quanti producono vestiti. Se
i due paesi non scambiassero le proprie merci al primo inverno nel paese X morirebbero tutti di freddo. Gli
abitanti del paese Y invece non ci arriverebbero neppure al primo inverno, sarebbero gi morti di fame molto
prima.
Sembrerebbe quindi scontata la risposta: evviva il libero scambio che fa tutti pi felici! Ma non sempre la
realt cos semplice. Vediamo un altro esempio.
Esempio 2. Nel paese X met della popolazione costituita da ottimi agricoltori, laltra met produce vestiti,
ma non sono molto bravi, fanno vestiti di scarsa qualit e che costano molto. Nel paese Y al contrario met
della popolazione costituita da agricoltori, che tuttavia non sono molto abili, mentre laltra met della
popolazione bravissima a fare vestiti. In una situazione di libero scambio succederebbe che gli agricoltori
del paese X sarebbero felicissimi, perch venderebbero i loro prodotti anche nel paese Y, e analogamente
sarebbero felici i sarti del paese Y. Al contrario i sarti del paese X farebbero la fame, perch non solo non
venderebbero al paese Y, ma non riuscirebbero pi a vendere nemmeno ai loro compaesani, e lo stesso
succederebbe agli agricoltori del paese Y. Si verrebbe dunque a creare una situazione in cui in entrambi i
paesi met della popolazione sarebbe felice, mentre laltra met non se la passerebbe molto bene.
Esempio 3. Nel paese X tutti quanti producono patate e altre materie prime e prodotti semplici, nel paese Y
tutti producono macchine, computer, televisori ed altri generi pi avanzati. In una situazione di libero
scambio cosa succederebbe? Teoricamente tutti potrebbero aver accesso a tutti i prodotti, tanto quelli pi
semplici quanto quelli pi evoluti. Nella realt per che cosa succede molto spesso? Beh, semplice:
piuttosto dura che uno con tutta la buona volont riesca a diventare ricco vendendo patate e comprando
computer. Pi facilmente riuscir a malapena a sopravvivere vendendo le sue patate, e limitandosi a sognare
il resto, che non potr mai permettersi.
Nelle prossime pagine vedremo in concreto molti aspetti delleconomia globalizzata del mondo di oggi.
Questi esempi anche se banali sono per fondamentali per capire che non esistono risposte semplici e
universali, ma bisogna sempre analizzare le situazioni caso per caso. Per fare un esempio pi concreto: una
impresa multinazionale che va a produrre in un paese in via di sviluppo talora pu essere portatrice di
sviluppo, altre volte invece pu essere sinonimo di sfruttamento.
GLOBALIZZAZIONE E COMMERCIO
Quando si parla di commercio globale vengono subito in mente le cosiddette multinazionali. Vediamo quindi
che cosa sono: si tratta di imprese anche se sarebbe pi appropriato dire conglomerati di imprese che
operano non in un solo stato ma in pi paesi, spesso decine quando non centinaia. Questo tanto nella fase di
produzione quanto in quella di vendita.
Capire quanto sia centrale il ruolo assunto in questi ultimi decenni da queste imprese molto semplice, basta
guardarci addosso. Da dove viene gran parte dei prodotti che mangiamo a colazione? Da dove vengono le
materie prime dellautomobile con cui andiamo a scuola? E i vestiti che abbiamo indosso, chi li ha fabbricati,
e dove? Il nostro modello di cellulare, in quanti altri paesi lo possiamo trovare? Diceva Martin Luther King:
Prima che tu finisca di mangiare la colazione questoggi, tu dipenderai da met del mondo. Non avremo
pace sulla terra finch non avremo compreso questo fatto basilare. E dunque semplicissimo vedere il
legame fra globalizzazione e commercio. Ed altrettanto semplice vedere quali sono gli attori principali:
poche centinaia di imprese producono gran parte di ci che consumiamo, tanto noi italiani quanto gli abitanti
degli altri paesi.
Un altro concetto importante da considerare, prima di proseguire, la centralit del ruolo del mercante (e
quindi del denaro) nelleconomia. E un processo che iniziato sin dal medio evo, e che in questi ultimi
decenni ha raggiunto lapice dello sviluppo. Le imprese multinazionali sono infatti il corrispondente (anche
se su scala incommensurabilmente pi grande) del mercante medievale. Nel corso della storia leconomia si
lentamente modificata, passando da uno schema merce-denaro-merce, in cui il denaro era dunque un mezzo
per vendere e acquistare (vendo qualcosa, che pu anche essere il mio lavoro, anche se detto cos pu
sembrare brutto, per procurarmi i soldi per comprare qualcosaltro), ad uno schema denaro-merce-denaro, in
cui la merce lo strumento (spendo dei soldi per acquistare qualcosa al fine di rivenderlo per ottenere altri
soldi). Per noi singole persone spesso ancora oggi valido il primo schema, ossia il denaro lo strumento
con cui acquistiamo il necessario, per limpresa multinazionale vale lo schema inverso: si investono dei soldi
per ricavarne di pi.
Si tratta di un concetto fondamentale per provare a capire i legami fra globalizzazione e commercio.
Proviamo infatti ora ad entrare pi nel dettaglio di questo schema. Quello che dunque tutte le imprese
cercano di fare ridurre i costi ed aumentare i ricavi; nulla di strano, ed esattamente ci che fanno anche le
multinazionali.
Cosa significa, concretamente, ridurre i costi ed aumentare i ricavi? Da un lato significa cercare di diminuire
le spese per la manodopera, le materie prime, lo smaltimento dei rifiuti eccetera, dallaltro cercare di vendere
il pi possibile e/o al prezzo pi alto possibile.
E la normale logica della ricerca del massimo profitto possibile. Il problema che questa logica oggi
assolutizzata, e spesso cerca di dominare qualsiasi altra logica ed eliminare qualsiasi forma di vincolo.
Facciamo alcuni esempi estremi: se non ci fossero dei vincoli che lo impedissero (banalmente le leggi
nazionali ed il diritto internazionale) il modo pi semplice di ridurre al minimo i costi della manodopera
sarebbe la schiavit. O ancora, provate a immaginare una centrale nucleare che riduce i costi di smaltimento
dei rifiuti lasciando in giro le proprie propri scorie radioattive.
Vediamo ora concretamente come si globalizzato il mondo per quanto riguarda gli aspetti legati al
commercio. Dapprima vedremo come operano le imprese multinazionali, sia per quanto riguarda la fase di
produzione sia per quanto riguarda la fase di vendita. Passeremo quindi ad analizzare brevemente come
funziona il grande mercato globale, ed infine un tipo di commercio particolare, quello dei servizi, ossia
di tutto ci che non una merce fisica, ma comunque oggetto di commercio: per fare alcuni esempi
telecomunicazioni, banche e assicurazioni, acquedotti, istruzione, sanit.
Certo, spostare la produzione nei paesi pi poveri potrebbe anche essere un modo per migliorare la loro
situazione. In alcuni casi successo, ad esempio in Corea del Sud. Si tratta tuttavia di casi assai rari, nei
quali stato decisivo il passaggio di conoscenze, principalmente in ambito tecnologico: oggi la Corea e
Taiwan sono tra i principali produttori di computer. Purtroppo invece nella stragrande maggioranza dei casi
globalizzazione ha significato distruzione delle economie locali, predazione delle materie prime e
sfruttamento del lavoro ai limiti dellinverosimile.
Risulta quindi chiaro che non si tratta di demonizzare la globalizzazione, ma piuttosto di riconoscere i
problemi legati a questo tipo di globalizzazione e di cercare strade per affrontarli.
IL MERCATO GLOBALE.
Vediamo ora come il mondo si globalizzato dal punto di vista della vendita e del mercato, provando a
metterci nei panni di una impresa multinazionale, per vedere che cosa significa mercato globale. Per prima
cosa bisogna capire oggi chi il mercato. Sicuramente il miliardo di abitanti dei paesi sviluppati. A questi
vanno poi aggiunti circa due miliardi di persone che di certo non vivono come noi, ma hanno comunque
qualche soldo in tasca per acquistare qualcosa. I restanti tre miliardi di persone invece come se non
esistesse: non sono utili n ai processi produttivi, n al mercato, perch sono assolutamente nullatenenti. Si
pensi alle baraccopoli africane e dellAmerica Latina o agli indigeni dellAmazzonia: per leconomia si tratta
solo di un inutile peso.
Le imprese multinazionali, come ogni altra impresa, cercano di vendere il pi possibile e ai prezzi pi alti
possibili. Come si traduce questo concretamente? Nei paesi sviluppati questo si pu tradurre con il termine
consumismo. Ossia lo spasmodico tentativo di creare sempre nuovi bisogni nei consumatori. Chiamare
questi tentativi pubblicit sarebbe oltremodo riduttivo e fuorviante, la pubblicit solo un piccolo tassello. Si
tratta invece di qualcosa di molto pi pervasivo: arrivare a rivoluzionare la scala dei valori comuni, secondo
il concetto di: vali tanto quanto hai. Se non hai lultimo modello di telefonino non vali niente, devi avere il
vestito firmato, il lettore DVD eccetera. Lultima versione di Windows (XP, che sta per Experience) non
un prodotto utile, una esperienza di vita sensazionale. Non si cerca pi di vendere un prodotto per le sue
qualit o per la sua utilit, quella che si cerca di vendere unidea, una sensazione, unesperienza, un
sogno. Lultimo modello di Nike probabilmente comodo e utile quanto quello precedente, o quanto una
scarpa non firmata (spesso addirittura molte scarpe di marche diverse sono prodotte negli stessi
stabilimenti in Cina o Malesia). Quello che si vende uno stile di vita. In America addirittura alcuni
ragazzi sono arrivati ad uccidere per procurarsi i soldi per comprare lultimo modello di Air Jordan.
Diverso invece il discorso per quanto riguarda laltro mercato, i due miliardi di poveri concentrati
prevalente in Asia ed America Latina. Persone che hanno poco, ma che comunque qualcosa possono
spendere. Nel mondo globalizzato anche questo Sud del mondo diventato un mercato appetibile.
Principalmente per le imprese che vendono armamenti (dal crollo del muro di Berlino, nel 1989, sino all11
settembre 2001 le spese militari dei paesi occidentali sono costantemente scese, e a qualcuno le armi bisogna
pur venderle, no?), per le imprese edili, quelle cerealicole e, pi in generale, quelle che producono generi di
basso costo e a larga diffusione (sigarette, alcool, bibite, latte in polvere, cibi confezionati.).
Questa liberalizzazione dei mercati (spesso imposta da istituzioni internazionali quali la WTO, in italiano
Organizzazione Mondiale del Commercio) ha spesso avuto conseguenze devastanti nei paesi in via di
sviluppo, distruggendo la piccola economia locale. Per fare un esempio: un produttore di grano africano non
potr mai competere con i produttori europei o americani, che dispongono di mezzi tecnologici nettamente
superiori, nonch di forti sussidi governativi ed incentivi allesportazione. Sar quindi costretto a vendere il
suo raccolto sottocosto, con il risultato che si indebiter, spesso al punto di perdere anche la propria terra e la
propria casa. Questo quanto successo negli ultimi venti anni a milioni di contadini, che sono andati quindi
ad affollare le immense baraccopoli che circondano le principali citt dei paesi poveri.
GLOBALIZZAZIONE E FINANZA
Come abbiamo gi accennato, oggi al centro delleconomia vi sempre di pi il denaro, e non tanto ci che
si produce. In queste pagine vogliamo analizzare due questioni fondamentali: la prima il problema del
debito dei paesi in via di sviluppo, la seconda il tema della finanziarizzazione delleconomia.
Apparentemente potrebbe sembrare che si tratti di due temi in qualche modo astratti, da economisti. In
realt per non assolutamente cos: vedremo infatti che si tratta di questioni che, almeno in termini
generali, sono facilmente comprensibili, ed inoltre hanno unenorme importanza concreta. I rapporti
finanziari fra nord e sud del mondo e pi in generale nel cosiddetto mercato globale sono elementi
importantissimi da considerare per capire le cause di numerosi problemi reali, che investono milioni di
persone in tutto il mondo.
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Come si pu vedere, il mutamento delle regole del gioco fa s che i soli interessi
annui diventino superiori allintero ammontare del prestito, rendendo di fatto
impossibile il ripagamento del debito.
La crisi del debito. Nel 1982 il Messico, seguito a ruota da molti altri paesi, dichiar che non era pi in
grado di pagare il suo debito. Questo gett nel panico la finanza internazionale. Molte banche, che avevano
prestato cifre ingenti a questi paesi, sarebbero fallite, e sarebbe stato un durissimo colpo per tutta leconomia
mondiale. Per cercare di salvare la situazione intervenne quindi il Fondo Monetario Internazionale (FMI),
prestando nuovo denaro ai paesi indebitati, in modo che potessero ripagare le banche, ma allo stesso tempo
imponendo a questi paesi una radicale riforma delle loro economie, i cosiddetti programmi di
aggiustamento strutturale. La filosofia di fondo del FMI : se uno stato ha un debito da pagare, deve
impostare la sua economia in modo da procurarsi i dollari necessari. Concretamente come? Le linee indicate
sono:
1) Se uno stato ha bisogno di soldi, per prima cosa deve spendere meno di quello che incassa. Quindi da un
lato deve aumentare le tasse, dallaltro tagliare il pi possibile la spesa pubblica.
2) Deve destinare tutta la produzione e le terre migliori allesportazione, in modo da poter usare i dollari
ricavati da queste esportazioni per ripagare il debito.
3) Quando possibile deve vendere direttamente terre e imprese a societ estere, in modo da poter ripagare i
debiti con i dollari incassati ( cos che si sono create molte delle piantagioni di cui parlavamo prima).
4) Sempre al fine di esportare di pi, deve svalutare ulteriormente la propria moneta e tagliare i salari, in
modo che le merci prodotte siano pi competitive.
5) Deve invogliare gli investimenti stranieri, che portano valuta pregiata. Quindi le tasse non andranno
aumentate alle imprese straniere, che anzi vanno favorite in ogni modo.
6) Deve aumentare i tassi di interesse, in modo da incoraggiare i prestiti allo stato e rimpinguarne quindi le
casse.
I risultati di ventanni di piani di aggiustamento strutturale. In decine di paesi i tagli alla spesa pubblica
hanno significato la distruzione di qualsiasi sistema di assistenza sanitaria o di istruzione pubblica. Destinare
le terre allesportazione o venderle ha portato a dipendere completamente dagli aiuti esterni per tutto quanto
sia necessario al mercato locale. I salari in molti casi sono scesi al di sotto del necessario per vivere.
Laumento dei tassi di interesse ha bloccato qualsiasi possibile sviluppo delleconomia locale (come fai a
chiedere un prestito per avviare una qualsiasi attivit se poi devi restituirlo con il 30% annuo di interessi?).
Il colmo del danno che queste misure come recentemente ammesso dallo stesso FMI - non hanno portato
a risolvere il problema, che si anzi aggravato. Teoricamente esportare di pi serve a incassare pi dollari e
quindi ripagare il debito, ma il FMI impone la stessa strategia a tutti i paesi debitori, che quindi entrano in
concorrenza fra di loro. Quindi, se i paesi che fanno a gara ad esportare di pi sono moltissimi, per effetto di
questa concorrenza spietata si ottiene il risultato opposto. Da ventanni infatti i prezzi di materie prime e
prodotti agricoli sono in costante calo. Un esempio: nel 1988 i paesi in via di sviluppo hanno esportato quasi
4 milioni di tonnellate di caff, per un valore di 9 miliardi di dollari. Due anni dopo ne hanno esportate 4,6
milioni di tonnellate, per un valore di 6,5 miliardi di dollari.
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Alcuni dati sul debito. Per finire vediamo alcuni dati sul debito e sui suoi effetti, dati che ci fanno capire
come non si tratti di un problema astratto ma assai concreto e dalle proporzioni devastanti.
? Nel 1992 il debito estero dei paesi in via di sviluppo ammontava a circa 1500 miliardi di $, tanti
quanti ne sono stati versati tra l82 e il 91 come interessi.
? Gli interessi pagati nel solo 1998 ammontano a 296 miliardi di dollari (circa 600 milioni di
miliardi di lire).Oggi il debito ammonta ad oltre 2500 miliardi di dollari.
? Mediamente per ogni dollaro ricevuto ne restituiscono 3 come interessi sul debito, con il
risultato che oggi il Sud del mondo a finanziare il Nord.
? Il debito dei 41 paesi pi poveri e indebitati cresciuto del 7,4% lanno a partire dal 1980,
mentre le economie solo dell1,1% lanno.
? Il Mozambico spende in interessi 10 volte di pi che in assistenza sanitaria.
? Lo Zambia spende 5 volte di pi in interessi sul debito che per listruzione.
? Secondo stime delle Nazioni Unite 19.000 bambini muoiono ogni giorno per via delle riduzioni
della spesa sanitaria imputabili alla morsa del debito.
FINANZIARIZZAZIONE DELLECONOMIA.
Il problema del debito fondamentale per comprendere i rapporti fra Nord e Sud del mondo. Un altro aspetto
egualmente importante da vedere la cosiddetta finanziarizzazione delleconomia.
Fino a pochi decenni fa la stragrande maggioranza degli investimenti era legata a qualcosa di concreto:
investo 200 milioni per comprare un bar, o per acquistare una piantagione di cocco e via dicendo. Oggi
invece oltre il 95% delle operazioni finanziarie (compravendita di azioni e titoli o dei cosiddetti prodotti
derivati, cambi di valute) non legato ad alcun investimento concreto. Non si comprano pi delle azioni per
diventare proprietario di qualcosa, le si comprano solamente per rivenderle ad un prezzo maggiore. Si tratta
di operazioni puramente speculative, che spesso sono causa di veri e propri disastri finanziari. Nellultimo
decennio sono numerosi gli esempi; per citare soltanto gli ultimi: la crisi del Sud-Est asiatico (96-97),
quella della Russia (98), e nel 2002 quella argentina. Ma senza andare lontano solo pochi anni fa stata la
stessa valuta italiana, la lira, a essere vittima di un attacco speculativo, che ci ha costretti ad uscire per alcuni
mesi dal Sistema Monetario Europeo (in qualche modo il predecessore dellEuro) ed costato allo Stato (e
quindi alle nostre tasche) parecchie decine di migliaia di miliardi.
Cosa sono queste crisi finanziarie. Facciamo due semplici esempi per provare a capire a grandi linee di
cosa si tratta.
1) Supponiamo che allimprovviso chi gestisce grandi fondi di investimento non voglia pi avere euro, e li
cambi tutti in dollari. La legge della domanda e dellofferta farebbe crollare il valore delleuro, con il
risultato che tutti gli europei sarebbero pi poveri, comprare allestero sarebbe carissimo, eventuali debiti in
valute estere diventerebbero pi grandi e cos via. Questo quanto successo alcuni anni fa alla lira.
2) Nel 2000, stando alle quotazioni di borsa, la banca BIPOP valeva pi della FIAT. Provate a chiedere alla
famiglia Agnelli se daccordo nel fare cambio, cedere la FIAT in cambio di BIPOP. E un chiaro esempio
di come spesso una cosa sia leconomia reale ed unaltra i giochi speculativi. Un esempio di crisi
finanziaria quello che successo nel 2002 in Argentina. Allimprovviso tutti gli investitori internazionali
hanno ritirato i propri soldi dal paese, causando la chiusura di numerosissime imprese (e conseguente
disoccupazione) e lasciando lintero paese senza denaro, scatenando la crisi di cui probabilmente avrete
sentito parlare per parecchio tempo nei telegiornali e sui giornali.
Paradisi fiscali. Un altro problema legato alla facilit con cui oggi viaggia il denaro quello dei paradisi
fiscali. Si tratta di piccoli paesi che offrono alle imprese che vi hanno sede detassazione quasi totale ed
assoluta riservatezza, ossia la garanzia che nessuno potr scoprire chi il proprietario dellimpresa. Si stima
che passando da questi paesi ogni anno vengano riciclati svariati miliardi di dollari di denaro sporco,
oltre a venir evase tasse per cifre ancora maggiori.
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GLOBALIZZAZIONE E AMBIENTE
Che luomo ha un impatto enorme sullambiente dovrebbe essere evidente a tutti. Vorremmo ora brevemente
provare a vedere nellordine: 1) Quali sono le maggiori problematiche ambientali oggi. 2) Quanto grandi
siano le ripercussioni dei danni ambientali tanto nel presente quanto nei confronti delle generazioni future. 3)
Come la globalizzazione neoliberista abbia influito sullacuirsi di queste problematiche.
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infatti risaputo che le foreste sono il polmone della terra, sono loro che assorbono gran parte dellanidride
carbonica che produciamo in maniera sempre crescente.
Deforestazione, desertificazione, esaurimento delle risorse idriche e conseguenti carestie sono fonte poi di un
altro problema sociale che sta assumendo dimensioni sempre crescenti, ossia quello dei profughi
ambientali. Ogni anno milioni di persone sono costrette ad abbandonare la propria terra: gi oggi i profughi
ambientali hanno superato in numero i profughi di guerra.
Per capire lentit del problema, limitiamoci a considerare il solo problema dellacqua.
Attualmente, nel mondo, 1,4 miliardi di persone non hanno accesso allacqua potabile, mentre sono circa 2,5
miliardi quelli che non hanno accesso alle strutture igieniche elementari. Tali dati sono destinati a
peggiorare: le previsioni pi accreditate parlano, per il 2020, di 3 miliardi di individui non raggiunti dalla
rete idrica. A determinare questo peggioramento non concorre esclusivamente laumento demografico, ma
anche una serie di fattori di natura politica, economica e culturale che, negli ultimi decenni, hanno
determinato un progressivo deterioramento sia quantitativo che qualitativo delle risorse idriche.
Globalizzazione e ambiente.
Mai nella storia quanto oggi lambiente subisce limpatto dellattivit umana. In economia oggi esiste una
sorta di imperativo categorico: crescita. La borsa deve crescere, il prodotto interno lordo (PIL) deve crescere,
bisogna rilanciare i consumi, aumentare la produzione e via dicendo. Una sorta di mito dello sviluppo
illimitato. Il problema che questo ragionamento, teoricamente possibile se si parla di denaro, privo di
fondamento quando si parla di economia concreta, di beni materiali.
La Terra non cresce, ha dei suoi limiti fisici ben determinati: in grado di assorbire una certa quantit di
anidride carbonica, una quantit limitata di rifiuti e via dicendo, le risorse idriche si rigenerano con i loro
ritmi cos come tutte le altre risorse naturali.
Oggi in molti settori abbiamo gi superato ampiamente la capacit di carico del pianeta. Purtroppo
globalizzazione oggi non significa quasi mai decidere insieme come restare entro questi limiti, ma significa
piuttosto liberalizzare e globalizzare la possibilit di sfruttare le risorse naturali e di emettere rifiuti.
Anche le risorse ambientali oggi sono considerate una merce, e sono quindi regolate dalle logiche del libero
mercato globale. Petrolio, legname, minerali, qualsiasi risorsa viene sfruttata semplicemente in base alle
richieste del mercato, senza tenere in alcun conto i limiti fisici da rispettare per non danneggiare in maniera
irreparabile il pianeta.
Un caso particolarmente emblematico quello dellacqua potabile. Probabilmente nel nostro immaginario
crediamo che lacqua sia una risorsa tendenzialmente inesauribile e di facile reperibilit; purtroppo, come
abbiamo appena accennato, non cos.
Leccessivo sfruttamento ha determinato il progressivo assottigliamento delle risorse idriche mondiali. Come
conseguenza di ci (semplice legge del mercato: se lofferta diminuisce, il prezzo sale e quindi la merce vale
di pi) lacqua diventata una merce preziosa, da controllare, gestire, acquistare, vendere ecc.
Gli organismi internazionali (principalmente Fondo Monetario Internazionale e Organizzazione Mondiale
del Commercio) negli ultimi anni hanno dato il via ad un programma di privatizzazione globale della
gestione dellacqua, inserita in un regime di libera concorrenza. In pratica si verificata quella che stata
chiamata petrolizzazione dellacqua.
Ora, sicuramente vero che vanno combattuti gli sprechi e bisogna aumentare sensibilmente lefficienza
nella gestione dellacqua, ma considerare lacqua come una merce qualsiasi senza dubbio una cura di gran
lunga peggiore del male. Trattandosi di un diritto inalienabile non dovrebbe neanche lontanamente essere
ipotizzabile lidea che pu avere lacqua potabile solo chi pu permettersela. Non un caso che in Bolivia su
questo tema sia scoppiata una rivolta (vedi pag. 9): senza acqua banalmente non si vive.
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Strumenti di Desistenza
Strumenti di Resistenza
Commercio
?
?
Finanza
?
?
?
Ambiente
?
?
?
Generale
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I NUMERI
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A PAVIA
Nella
nostra
provincia
sono
presenti tre botteghe di commercio
equo:
Ad Gentes via Teodolinda, 16
Pavia.
CAFE corso Garibaldi, 22 Pavia
Macondo corso Garibaldi, 44 Vigevano
CONSUMO CRITICO
Ovviamente il commercio equo solo uno strumento parziale, non esiste una alternativa per tutto ci di cui
abbiamo quotidianamente bisogno. Per spiegare cosa significa consumo critico proviamo per prima cosa a
ragionare su quali sono i fattori che ci influenzano nel momento in cui scegliamo di comprare qualcosa.
Sicuramente tutti quanti guardiamo il prezzo. Se vogliamo fare un buon acquisto anche la qualit, ad
esempio non bello comprare una scarpa che dopo due mesi da buttare. Probabilmente ci sono poi altri
fattori: la pubblicit, la moda, pi in generale se quello che stiamo comprando ci piace.
C per una cosa a cui difficilmente guardiamo, ossia la storia del prodotto. Certo, se ci chiedessero:
secondo te quella scarpa nata su questo scaffale? risponderemmo sicuramente di no, ma di fatto per noi
come se fosse cos. Non siamo abituati a chiederci qual la sua storia, una domanda talmente insolita che
probabilmente suona strana soltanto a sentirsi.
Consumo critico significa imparare a far rientrare anche la sua storia fra i criteri in base a cui preferiamo un
oggetto a un altro. Si tratta di imparare ad aprire gli occhi ed assumerci le nostre responsabilit: se
compriamo un pallone fatto sfruttando il lavoro minorile, col nostro acquisto noi avalliamo tale
comportamento, contribuiamo a far s che sia possibile. Non chiedercelo e non pensarci sicuramente pu
essere utile per non farci sentire in colpa, ma di certo non a cambiare le cose.
Forma estrema di consumo critico il boicottaggio, ossia la decisione di non acquistare i prodotti di aziende
che si comportano particolarmente male (ad esempio che violano i diritti umani, sfruttano il lavoro minorile
o altro).
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IVA
20%
Progettazi
one
11%
Pubblicit
8,5%
Margini
distribuzio
ne Altri costi
30% produzione
1,6%
SALARI
0,4%
Trasporto
e Tasse
Margine
5%
Fabbrica
2%
Materie
prime
8%
FINANZA ETICA
Abbiamo appena parlato di commercio equo e solidale e di consumo critico. Proviamo a fermarci un attimo a
riflettere: qual lo spirito di fondo di questi ragionamenti? Quale la considerazione fondamentale che sta alla
base?
In breve: aprire gli occhi, imparare a non dare nulla per scontato, capire come molti dei gesti che compiamo
tutti i giorni senza pensarci (comprare un paio di scarpe piuttosto che di patatine, ad esempio) NON sono
gesti neutri, vanno fatti con la necessaria consapevolezza.
Lo stesso ragionamento si pu applicare anche al campo della finanza, ai soldi. Tutti voi o avete gi un conto
corrente in banca, o lo avrete nei prossimi anni. O magari avete da parte dei buoni postali che vi hanno
regalato i parenti da piccoli. I vostri genitori probabilmente avranno qualche assicurazione, o quote in un
qualche fondo di investimento. E via dicendo.
Ora, proviamo a porci una domanda simile a quella che ci siamo posti parlando di consumo critico: che cosa
fa la banca con i nostri soldi? Anche questa probabilmente una domanda talmente strana che suona male
solo a sentirsi.
Quando dobbiamo decidere che cosa fare dei nostri risparmi, che cosa siamo abituati a chiedere alla banca o
allistituto in cui vogliamo depositarli? Sicuramente quanto ci fruttano. Magari consideriamo anche i servizi
che ci offrono, la comodit della sede, se gli impiegati ci sembrano cortesi, ma quando mai ci chiediamo a
chi andranno realmente a finire i nostri soldi, a chi li daranno?
Siamo abituati a non pensarci, ma ci non toglie che anche se indirettamente siamo corresponsabili di
quello che verr fatto con i nostri risparmi. Ci piacerebbe sapere che sono stati usati per finanziare la vendita
di armi in qualche conflitto? Probabilmente no, ma un problema che non ci poniamo. Si tratta dunque di
acquisire questa consapevolezza e agire di conseguenza.
Quali sono alcuni dei principali problemi delle banche tradizionali? Semplificando si pu dire che: 1)
Principalmente finanziano chi ha gi e non chi ha realmente bisogno, infatti si possono ottenere prestiti solo
se si hanno delle precise garanzie patrimoniali (una casa da ipotecare, uno stipendio fisso ecc.). 2 ) Le
banche per lo pi sono mosse solo dallottica della ricerca del massimo profitto, con il risultato che in
moltissimi casi finanziano imprese o effettuano operazioni che mai e poi mai vorremmo fossero fatte coi
nostri soldi. 3) Mancano nella maniera pi assoluta di trasparenza, ed dunque impossibile sapere come
hanno impiegato il nostro denaro.
Analogamente a quanto fatto con il commercio equo e solidale, si sono dunque creati da alcuni anni altri
strumenti finanziari che cercano di offrire delle alternative a questo sistema.
Due esempi molto importanti sono le M.A.G. e la Banca Popolare Etica.
Le prime M.A.G. (Mutua Auto Gestione) sono sorte oltre 20 anni fa. Si tratta di cooperative finanziarie non
a fini di lucro, che con le quote di capitale versate da chi si associa finanziano progetti in vari settori: cultura,
ambiente, cooperazione internazionale, assistenza ad anziani, tossicodipendenti o disabili, micro-credito a chi
vuole aprire nuove attivit in qualche modo socialmente utili. Negli ultimi anni nata poi una vera e
propria banca alternativa, la Banca Popolare Etica. Si tratta di una banca a tutti gli effetti: si pu aprire un
conto corrente, avere bancomat e carta di credito, operare via internet e quantaltro. La differenza sta nei
criteri secondo cui opera: 1) Non si finanzia solo chi ha una casa da ipotecare o altro, ma anche chi ha solo
delle buone idee e voglia di fare 2) Si finanziano solo imprese e progetti in qualche modo socialmente utili
3) Massima trasparenza. Chiunque infatti pu vedere, anche sul sito internet della Banca, lelenco di tutte
le realt e progetti finanziati.
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IMPRONTA ECOLOGICA
Un ragionamento simile a quello fatto per i consumi (parlando di commercio equo e di consumo critico) e
per il denaro (finanza etica) si pu fare anche per quanto concerne lambiente.
Come abbiamo accennato esiste purtroppo una sorta di mito dello sviluppo illimitato: che il PIL deve
crescere un dogma, e non cresce mai abbastanza, i consumi vanno obbligatoriamente rilanciati. Anche il
termine sviluppo sostenibile per lo pi viene interpretato secondo questi schemi mentali, con ragionamenti
del tipo: leconomia deve crescere, bisogna produrre di pi, rilanciare i consumi, ma cerchiamo di fare in
modo che questo danneggi lambiente il meno possibile.
Ora, questa visione va completamente ribaltata. Non c nessuna ideologia dietro questa affermazione, solo
la fisica ed un briciolo di buon senso.
Esistono dei precisi limiti, che ci sono imposti dal mondo su cui viviamo. Limiti che riguardano tanto le
risorse che possiamo utilizzare quanto i rifiuti che possiamo produrre. Bisogna quindi iniziare a ragionare in
maniera opposta: possiamo prelevare tot risorse, produrre tot rifiuti, vediamo quindi come lavorare al meglio
restando entro questi limiti.
Hai idea di cosa succederebbe se i cinesi o gli indiani si mettessero tutti ad andare in macchina come noi
italiani? Forse diremmo che si sono sviluppati, ma da l a ventanni al massimo tutte le volte che apriremo la
bocca o il naso per respirare, per non parlare dei mutamenti climatici, avremo decisamente poco di cui gioire.
Uno strumento utile per iniziare a ragionare in questa prospettiva pu ad esempio essere quello della
impronta ecologica, un indicatore che ci permette di calcolare quanto pesiamo sul mondo.
Per capire di cosa si tratta proviamo ad immaginare di mettere una citt sotto una gigantesca cupola
trasparente, che lascia entrare la luce solare ma non lascia passare nientaltro. E facile capire che in pochi
giorni gli abitanti di questa citt farebbero una brutta fine, lunico dubbio se morirebbero prima di fame o
di sete, soffocati dai gas o sommersi dai rifiuti. Proviamo allora ad allargare questa cupola, di modo che
contenga non solo la citt, ma anche una certa area di terreni produttivi. Cosa dobbiamo mettere sotto
questa cupola affinch gli abitanti allinterno vivano in una situazione di sostenibilit? Serviranno dei campi
e dei pascoli, per produrre il cibo necessario, delle foreste, sia per fornire la carta ed il legname sia
soprattutto per assorbire lanidride carbonica, e via dicendo.
Definiamo impronta ecologica della citt la superficie di terra che stato necessario mettere sotto la cupola
per far s che il sistema cupola sia sostenibile, ossia possa durare nel tempo.
Questo ragionamento si pu ripetere anche a livello di singolo individuo, con un ragionamento del tipo:
quanta natura consumo? Esistono delle apposite tabelle che convertono i nostri consumi in aree di natura
necessarie per fornire le materie prime e lenergia e per assorbire i rifiuti.
Parlando di consumo critico abbiamo imparato a guardare la storia di ci che acquistiamo, limpronta
ecologica pu essere uno strumento per vederne anche il peso, che impatto ha sullambiente.
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9,6
Australia
6,9
Olanda
5,7
Francia
5,3
Italia
4,2
Brasile
2,2
Cina
1,6
India
0,8
ACQUISTI TRASPARENTI
Quando acquistiamo un qualsiasi prodotto ci viene detto quanto costa, se si tratta di generi alimentari o
medicinali ci viene poi detta la composizione, cosa c dentro. Quella che non ci viene mai raccontata la
sua storia, dove e in che condizioni stato prodotto. Abbiamo parlato di consumo critico, ma per poter essere
consumatori critici ovviamente indispensabile avere le informazioni necessarie. Oggi questo possibile
solo in seguito a lunghe indagini. La stesura e laggiornamento della guida al consumo critico (una sorta di
manuale che racconta i comportamenti di alcune centinaia di imprese) costata e costa tuttora una fatica
incredibile, un lavoro quasi da 007. Una battaglia importante da portare avanti il tentativo di imporre alle
imprese di essere trasparenti, di fornire ai consumatori anche questo tipo di informazioni.
Nel 1999 stata condotta una campagna, che purtroppo non ha finora avuto buon esito, per chiedere che per
legge le imprese, oltre al bilancio economico, siano tenute a presentare anche un bilancio socio-ambientale,
ossia fornire una serie di informazioni: se producono direttamente ci che vendono o subappaltano la
produzione ad altre imprese, in che condizioni lavorano i dipendenti dei loro stabilimenti o di quelli che
producono per loro conto, che impatto ha sullambiente la loro produzione e via dicendo.
Le richieste della campagna erano tre:
?
Che le imprese di una certa dimensione venissero obbligate a redigere annualmente un rapporto sugli
aspetti sociali ed ambientali della loro produzione, sia per quanto riguarda le fasi della produzione da loro
direttamente gestite, sia per quanto riguarda quelle gestite da altri fornitori, in particolare se ubicati in paesi a
medio o basso reddito.
?
Che venisse istituita una Autorit di vigilanza pubblica, con il compito di verificare la completezza e
la veridicit di tali rapporti e di denunciare pubblicamente eventuali violazioni, da parte delle aziende, delle
principali convenzioni internazionali su dignit del lavoro, ambiente, diritti umani ecc.
?
Che venisse istituito un marchio di qualit sociale da attribuirsi alle imprese che sottoponendosi a
controlli - dimostrassero di rispettare, direttamente e indirettamente, i fondamentali diritti dei lavoratori in
tutto il mondo.
La campagna si era concretizzata nella presentazione di una petizione, firmata da 160mila cittadini italiani, e
di un disegno di legge che prevedeva queste misure. Purtroppo il disegno di legge non mai arrivato ad
essere discusso dal Parlamento.
Si tratta tuttavia di una battaglia centrale e sicuramente da riprendere. E infatti fondamentale che le imprese
siano tenute a fornire ai consumatori anche queste informazioni, e non solo quelle legate al prezzo ed alla
qualit. Ci principalmente per le multinazionali: non per ragioni ideologiche, ma semplicemente perch per
tali imprese operando anche in paesi in via di sviluppo - oggettivamente pi semplice violare i diritti
umani, dei lavoratori e dellambiente, senza poi contare che le loro stesse dimensioni comportano una
maggiore responsabilit nel determinare le condizioni di vita di milioni di persone.
Perch si possa aver successo ovviamente fondamentale che cresca la sensibilit dei consumatori su questi
temi. Si tratta quindi innanzitutto di una battaglia culturale: far s che questa richiesta di trasparenza diventi
patrimonio comune.
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BANCHE TRASPARENTI
Si pu seguire la stessa logica della campagna Acquisti Trasparenti anche passando dal mondo dei consumi a
quello della finanza. Analogamente alle altre imprese le banche sono tenute a presentare ogni anno il
bilancio, ossia le informazioni sulla loro salute economica. Nei confronti dei clienti sono poi tenute a
fornire informazioni sulle condizioni che offrono (quale interesse corrispondono sui conti correnti, quali
sono i servizi disponibili e via dicendo). Analogamente alle imprese commerciali, tuttavia, non sono in alcun
modo obbligate a dire come fanno ad avere quei bilanci, e cosa ci sta dietro le condizioni che offrono. Non
esiste infatti nessuna legge che le obblighi a farci sapere che cosa fanno con i nostri risparmi. I nostri soldi
avranno finanziato una partita di armi o qualcosa di socialmente utile? Non ci dato saperlo.
Analogamente alla campagna Acquisti Trasparenti quindi fondamentale chiedere che anche le banche siano
trasparenti, ossia che vengano obbligate a fornire ai clienti tutta una serie di informazioni su ci che fanno
con i loro risparmi.
Non si tratta di andare contro la privacy: ovviamente nessuno ha in mente di chiedere ad una banca di dire se
il signor Mario Rossi si indebitato per comprare la casa. Si tratta invece di chiedere quanto la banca finanzi
in generale i singoli cittadini e quanto le imprese. E soprattutto imprese di quali settori, e per quali progetti.
Se vuoi sapere qualcosa su come la tua banca investe i tuoi risparmi, esiste una
Guida al risparmio responsabile (EMI, giugno 2002), che analogamente a
quanto fa la Guida al consumo critico per le imprese analizza il comportamento
dei principali gruppi bancari italiani. La puoi trovare in vendita presso le botteghe di
commercio equo e solidale.
Sempre presso le botteghe di commercio equo puoi anche trovare la lista delle
Banche Armate, con tutti i dati su quante operazioni hanno effettuato e di che
entit - legate allesportazione di armi, ed un fac-simile di lettera da spedire alla
tua banca. Questi dati sono disponibili anche su file, si possono richiedere per email al nodo pavese della Rete Lilliput, lilliputpv@libero.it
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TOBIN TAX
Lo scopo delle banche e delle attivit finanziarie sino a pochi anni fa stato quello di mettere in contatto chi
aveva dei risparmi con chi aveva bisogno di finanziamenti per realizzare qualche progetto. In qualche modo
quindi la finanza era una sorta di motore per leconomia reale: tanto meglio funzionava la finanza tanta pi
linfa arrivava al sistema produttivo, nel bene e nel male (nel bene e nel male perch ovviamente dipende
dallutilizzo che veniva fatto di questi finanziamenti, se per realizzare qualcosa di socialmente utile o di
dannoso). Come abbiamo gi accennato parlando di Globalizzazione e Finanza oggi invece oltre il 95% delle
operazioni finanziare non legato ad alcun investimento concreto, pura speculazione: un continuo
acquistare e vendere azioni (e prodotti derivati) o valute per guadagnare sulle variazioni dei prezzi e dei
cambi.
Oggi il ruolo della finanza si ribaltato, molto spesso va addirittura in contrasto con quello della economia
reale, ossia tutto ci che legato a qualcosa di concreto (apertura di nuove imprese, diminuzione della
disoccupazione ecc.). Questo per due ragioni: 1) molto pi conveniente investire i propri soldi in
operazioni speculative piuttosto che nel finanziare qualche impresa o progetto concreto, che ovviamente
offrono margini di guadagno in tempi molto pi lunghi. Di conseguenza si levano risorse alleconomia reale.
2) linstabilit che crea questo flusso speculativo: abbiamo gi visto alcuni esempi di crisi speculative
parlando di Globalizzazione e Finanza.
Un altro elemento fondamentale da prendere in considerazione il seguente: il reddito derivante dal lavoro
viene tassato, ed analogamente vengono tassate le imprese. Non viene invece tassato il guadagno derivante
da operazioni speculative: se guadagno dei soldi cambiando euro in dollari e viceversa, nelloperazione di
cambio non pago nulla di tasse, cos come se acquisto o vendo delle azioni.
Una idea che circola da tempo per provare a correggere questa situazione, mettendo un granello di sabbia
negli ingranaggi della speculazione, in modo da riportare la finanza ad un rapporto pi stretto con leconomia
reale, quella di introdurre la cosiddetta Tobin Tax. La proposta quella di introdurre una tassa minima (ad
esempio dello 0,1%) sulle transazioni finanziarie. Questa tassa non danneggerebbe in alcun modo le
operazioni finanziarie legate a qualcosa di concreto (se devo cambiare 1000 euro in dollari per andare in
vacanza, non vengo certo danneggiato da una tassa di 1 euro, o analogamente se devo cambiare un milione di
dollari in euro per acquistare una impresa, non sono certo un problema i mille euro di tassa), mentre porrebbe
un freno alle operazioni puramente speculative. Se infatti cambio ogni due ore euro in dollari e viceversa per
giocare sulle oscillazioni fra le due valute, pago questa tassa ogni due ore.
I risultati sarebbero molteplici: 1) Porre un freno allinstabilit e relative crisi - legata alla speculazione. 2)
Favorire gli investimenti su progetti concreti rispetto a quelli speculativi 3) Correggere lattuale situazione in
cui i redditi da capitale, a differenza di quelli derivanti dal lavoro, non sono tassati. 4) Ottenere risorse (il
gettito fiscale proveniente dalla tassa) per progetti di sviluppo.
Gli strumenti tecnici perch tale tassa sia applicabile esistono, in quanto gi da parecchi anni tutti i principali
mercati finanziari registrano qualsiasi transazione.
Si tratta tuttavia di una scelta che non pu fare uno Stato da solo, quantomeno dovrebbe essere effettuata a
livello di Unione Europea. E dovrebbe essere accompagnata da un maggior controllo e monitoraggio dei
cosiddetti paradisi fiscali, in modo da evitare che possano servire da canale per evitare tale tipo di
tassazione.
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Diritto allacqua
Parlando di globalizzazione e ambiente (vedi pag. 10) abbiamo parlato del problema dellacqua potabile.
Abbiamo visto come labuso e gli sprechi (sistemi di irrigazione non efficienti, massiccio uso di acqua
potabile nelle industrie anche dove non sarebbe necessario, perdite nelle reti di distribuzioni) abbiano portato
ad una sensibile riduzione delle scorte idriche del pianeta. Abbiamo poi visto come le istituzioni
internazionali, rispondendo alla logica del tutto merce stiano spingendo verso la privatizzazione
dellacqua potabile, cosa che se da un lato potrebbe portare alla riduzione degli sprechi, dallaltro creerebbe
dei problemi ancora maggiori, ossia il trasformare lacqua da un diritto universale da garantire a chiunque a
una merce da vendere a chi pu permettersela.
Nel 2000 si costituito il Comitato Internazionale per il Contratto Mondiale sullacqua, ossia una
coalizione di associazioni, organizzazioni non governative e studiosi. Scopo di questo Comitato da un lato
di ribadire la natura inalienabile, individuale e collettiva del diritto allacqua e conseguentemente la difesa o
il ristabilimento della propriet pubblica delle risorse idriche, dallaltra ricercare soluzioni alternative
allattuale modello di gestione, che non appare adeguato a contrastare gli sprechi e labuso di questa preziosa
risorsa.
Un esempio potrebbe essere lintroduzione di un nuovo criterio di tariffazione a tre livelli:
1-piano dellaccesso/diritto: garantire 40 litri giorno/persona gratuiti per usi domestici;
2-piano delluso ulteriore: tassazione progressiva individuale per la quantit dacqua utilizzata oltre ai 40
litri/persona quotidiana, tenendo conto della finalit dei diversi usi, dei contesti territoriali e di altri parametri
significativi;
3- piano dellabuso: divieto e corrispondente penalizzazione a partire da un livello di abuso definito dal
legislatore competente.
Tanto in questa pagina quanto nella sezione Globalizzazione e Ambiente ci siamo concentrati molto, a
titolo di esempio, sul tema dellacqua. Ovviamente discorsi analoghi si potrebbero fare anche per le altre
risorse naturali, cercando di studiare vie che consentano da un lato un accesso minimo garantito a chiunque a
queste risorse, dallaltro ne prevengano lo sfruttamento oltre i limiti di sostenibilit del pianeta.
23
24
25
BIOTECNOLOGIE
Un altro tema molto di attualit quello delle biotecnologie. E un tema che tocca tanti settori: salute,
ambiente, agricoltura, diritti di propriet, commercio internazionale.
Proviamo innanzitutto a capire a grandi linee - di cosa si tratta. Nel corso della storia luomo ha compiuto
continui miglioramenti nel campo dellagricoltura, tanto nelle tecniche e negli strumenti di coltivazione (si
pensi allinvenzione dellaratro, alla rotazione delle culture, fino ad arrivare ai nostri giorni allintroduzione
di una serie di macchinari quali trattori, mietitrebbia ed altri ancora) quanto nella selezione dei semi da
coltivare. Un aspetto fondamentale dellagricoltura infatti lindividuazione delle qualit migliori di piante,
e nel corso della storia si sono avuti enormi progressi anche in questo campo, progressi che principalmente
sono frutto di incroci fra vari tipi di piante. Oggi la scienza ci ha messo in grado di operare secondo una
modalit assolutamente nuova: siamo infatti in grado di agire direttamente sui geni delle piante, ossia
possiamo introdurre (o togliere) dei frammenti di DNA. Per fare un esempio: sono state create delle fragole
particolarmente resistenti al freddo introducendo nel loro DNA alcuni geni propri del merluzzo.
Senza voler demonizzare questo tipo di operazioni, vediamo per quali sono alcuni dei problemi che pu
generare lutilizzo di questi Organismi Geneticamente Modificati (OGM) nellagricoltura.
Salute. La stragrande maggioranza degli OGM non crea alcun tipo di problema di salute nel breve periodo.
Non si pu assolutizzare, perch esistono alcuni casi di allergie anche piuttosto gravi, ma in generale non
questa la cosa che preoccupa maggiormente. Pi incerti invece gli effetti a lungo termine. Con ogni
probabilit gran parte delle variet di OGM non comporteranno seri problemi, lincognita : sar cos per
tutte? Avere la certezza che tutti gli OGM che oggi appaiono innocui lo siano anche a lungo termine non
possibile.
Ambiente. Un altro problema legato al loro impatto sullambiente. Con ogni probabilit (in alcuni casi sta
gi succedendo) lintrodurre delle variet vegetali cos radicalmente diverse in natura comporter dei
cambiamenti nellecosistema. Batteri e animali, stando a stretto contatto con queste variet, si
modificheranno. Non neanche da escludersi un passaggio di questi frammenti di DNA aggiuntivi a specie
diverse, anche fra vegetali e animali. Lecosistema una realt complessa, e la sua evoluzione non
prevedibile in maniera esatta. Proviamo a fare un esempio: negli ultimi decenni nei paesi industrializzati
aumentato in maniera considerevole lutilizzo di antibiotici. In conseguenza a ci molti batteri sono diventati
pi resistenti agli antibiotici stessi.
La propriet del seme. I primi due tipi di problemi sono sicuramente quelli a cui noi siamo pi abituati a
guardare. Esiste tuttavia un altro aspetto da considerare, ossia quello della propriet del seme. Non si tratta di
un aspetto secondario, anzi, tuttaltro, forse il problema pi grave. Fino ad oggi non mai esistita una
propriet sui semi, ogni agricoltore era libero di conservare una parte del suo raccolto per riseminarla lanno
successivo. Per le sementi OGM non pi cos, vanno necessariamente acquistate.
Si viene dunque a creare una dipendenza dalle imprese che vendono questi semi. Se hai utilizzato sementi
OGM lanno successivo sei costretto ad acquistare nuovamente i semi, non potendo utilizzare parte del tuo
raccolto a questo scopo. Oggi tali sementi vengono vendute a prezzi molto bassi; da un lato per aumentarne
la diffusione, dallaltro perch i cibi geneticamente modificati non riscuotono molto successo da parte dei
consumatori. Nel momento in cui tale situazione dovesse cambiare, e la maggior parte della produzione
agricola fosse di tipo OGM, ovviamente aumenterebbe la richiesta di sementi, e di conseguenza anche il
prezzo, con il risultato che chi non potr permettersele non avr pi cosa coltivare.
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CONCLUSIONI
In questo dossier, dopo la prima sezione dedicata a comprendere cosa significa globalizzazione e come
oggi il mondo globalizzato, abbiamo voluto evidenziare anche come la globalizzazione ci coinvolge
direttamente anche se spesso non ce ne rendiamo conto nelle nostre scelte quotidiane.
Abbiamo infatti detto che globalizzazione significa interdipendenza, e abbiamo poi visto concretamente
come acquistare un prodotto, mettere dei soldi in banca e via dicendo ha effettivamente conseguenze e
ripercussioni in luoghi anche lontani.
La globalizzazione in s abbiamo detto una conseguenza del progresso, non n positiva n negativa,
per comporta delle responsabilit. Nel momento in cui addirittura i nostri gesti quotidiani pi semplici
hanno ripercussioni cos forti, chiaro che vivere in un mondo globalizzato implica assumersi le proprie
responsabilit, agire con piena consapevolezza di ci che si sta facendo.
Abbiamo visto principalmente nella prima parte del dossier come il mondo oggi globalizzato. E
questa non pi una conseguenza diretta del progresso, decidere cosa fare di questa globalizzazione, come
gestirla, unaltra scelta: si pu globalizzare la difesa dei diritti delluomo e dellambiente cos come lo
sfruttamento, sta a noi la responsabilit di far s che vinca il primo tipo di globalizzazione e non il secondo.
Analizzando come il mondo si sta globalizzando oggi ci siamo soffermati su una serie di problemi di vario
genere. Come abbiamo gi detto non si tratta di demonizzare questo tipo di globalizzazione che in atto
oggi. Esprimere giudizi trancianti sarebbe stupido, anche questa globalizzazione ha degli aspetti positivi.
Purtroppo ne ha anche molti negativi, e - come abbiamo visto decisamente non trascurabili.
Ci siamo concentrati su questi ultimi proprio perch quanto mai importante guardare realmente in faccia i
problemi che comporta, in modo da trovare nuove strade che non li producano pi, o quantomeno che li
limitino decisamente.
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.. E SU INTERNET
Un sito per partire: www.retelilliput.org . In particolare ricchissime le sezioni documenti, con
materiale sulle varie tematiche, bibliografia e links ad altri siti, tutte suddivise per argomenti.
Altri siti di associazioni che si occupano delle tematiche trattate:
Finanza etica: www.bancaetica.com oppure www.mag2.it
Commercio Equo: www.assobdm.it (lassociazione delle botteghe italiane di commercio equo)
Ambiente: www.legambiente.it oppure www.wwf.it
Manitese: www.manitese.it (allinterno del sito anche la campagna Acquisti Trasparenti)
ATTAC (campagna per la Tobin Tax): www.attac.it
Debito dei paesi poveri: www.sdebitarsi.org
Campagna StopWtoRound: www.retelilliput.org/stopwto
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PERCORSI DIDATTICI
In questa breve sezione elenchiamo una serie di percorsi didattici che le associazioni della Rete Lilliput
hanno approntato per le scuole superiori.
Di quasi tutti i temi trattati sono infatti state date solo poche linee sommarie, come inevitabile che sia, vista
lampiezza e la complessit dellargomento. I percorsi didattici che qui di seguito presenteremo hanno lo
scopo di approfondire le singole tematiche.
Questo dossier stato pensato in maniera tale da poter essere utilizzato sia come sussidio didattico da parte
dei docenti che volessero trattare direttamente queste tematiche, sia come base su cui poter inserire alcuni
interventi di approfondimento da parte delle varie associazioni.
I docenti che volessero avere le copie necessarie del presente dossier al fine di utilizzarlo come sussidio
didattico possono farne richiesta allo sportello Scuola-Volontariato (Lele Rozza C/O Centro Servizi
Volontariato della Provincia di Pavia c.so Garibaldi 57/a tel. 0382/27714, fax 0382/307484, e-mail
info@csvpavia.it).
Sempre il suddetto sportello svolge la funzione di raccordo fra scuole e docenti che vogliono realizzare un
percorso didattico e le associazioni di riferimento per il percorso scelto.
Gli interventi nelle scuole verranno svolti dalle associazioni a carattere gratuito, cos come la distribuzione
dei dossier e di altro materiale agli studenti delle classi coinvolte.
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Lezione frontale
Tempo previsto: 2 ore (consecutive)
Strumentazioni: lavagna, in aula.
Argomento: partendo dai rapporti tra nord e sud del mondo illustrare il commercio equo e
solidale attraverso i suoi criteri di base, i suoi attori, i luoghi in cui nasce e in cui arriva.
Comparazione del commercio equo con il mercato tradizionale, come leggere le etichette
dei prodotti.
4) Finanza etica.
Tempo previsto: 1 ora.
Strumentazioni: lavagna, in aula.
Argomento: far comprendere come il denaro che mettiamo in banca non resta fermo, ma ci pu
rendere complici di sfruttamento e di ingiustizia piuttosto che di crescita e promozione umana.
Presentazione di strumenti finanziari alternativi (Banca Etica, M.A.G.)
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