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DIRITTO PROCESSUALE PENALE
CEPU - 2004
INTRODUZIONE AL CORSO
UNITA' DIDATTICA N. 1
I SOGGETTI
Ore di lezione: 4
Ore di studio: 6
I SOGGETTI PROCESSUALI
I soggetti processuali sono quelle persone titolari di posizioni giuridiche
processuali. Si possono distinguere: 1) soggetti necessari (senza di essi il processo
non potrebbe instaurarsi); 2) soggetti eventuali (possono anche mancare)
SOGGETTI NECESSARI:
SOGGETTI EVENTUALI:
- Giudice
- Pubblico Ministero
- Indagato/imputato
- Parte civile
- Responsabile civile
- Civilmente obbligato
- Persona offesa
- Enti esponenziali
IL GIUDICE
Il giudice l' organo al quale viene richiesta la pronuncia di una decisione.
I requisiti essenziali che il giudice deve possedere a norma della Costituzione sono
1) la indipendenza; 2) l' imparzialit.
1) INDIPENDENZA
Il giudice deve essere caratterizzato dalla assoluta estraneit e terziet rispetto alle
parti processuali. Tale principio ora espressamente previsto all art. 111 c. 2 Cost.
(introdotto a seguito della riforma costituzionale L. Cost. n. 2/1999), il quale
stabilisce che ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di
parit, davanti ad un giudice terzo e imparziale.
Per garantire questa imparzialit l' art. 25 c.1 Cost. prevede inoltre che
"nessuno pu essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge". Ci
significa che il giudice non pu essere creato appositamente per un singolo processo,
ma deve essere: 1) "naturale", cio normalmente competente per territorio e per
materia; 2) "precostituito", cio deve essere istituito prima che il fatto sia stato
commesso, mentre non possibile creare dopo la commissione del fatto un giudice
competente ad hoc. Infatti un giudice creato a posteriori difficilmente potrebbe
essere un giudice imparziale.
Inoltre, sempre a garanzia dell' imparzialit, la legge prevede una serie di
meccanismi che tendono a sostituire il giudice (con uno diverso) tutte le volte che si
abbia fondato motivo di dubitare della sua imparzialit (astensione; ricusazione;
rimessione).
Gli istituti processuali tendenti alla salvaguardia della indipendenza e della
imparzialit del giudice sono: l' astensione, la ricusazione, la rimessione.
LA CAPACITA' DEL GIUDICE
Affinch il giudice possa presentarsi quale valido soggetto del processo
indispensabile che egli possegga taluni requisiti di capacit.
1) Capacit in astratto: il giudice deve essere stato legittimamente immesso nelle sue
funzioni a seguito di regolare nomina; se il giudice collegiale, la composizione
numerica del collegio deve essere regolare; il giudice non pu operare in una sede
nella quale un suo parente o affine in 1 grado eserciti l' attivit di avvocato.
La mancanza della capacit (in astratto) prevista come causa di nullit
assoluta ex art. 178 lett. a) c.p.p.;
2) Capacit in concreto (o incompatibilit): il giudice deve possedere in concreto i
requisiti della indipendenza e della imparzialit. Non deve, cio, trovarsi in nessuna
situazione di incompatibilit. Le situazioni che determinano incompatibilit sono
tassativamente previste dagli artt. 34, 35 e 36 c.p.p..
art. 34 (incompatibilit derivante da precedenti atti compiuti nel
procedimento): il giudice che ha emesso sentenza in primo grado non pu essere
giudice nei gradi successivi; il giudice dell' udienza preliminare (g.u.p.) non pu
essere giudice del dibattimento; il giudice delle indagini preliminari (g.i.p.) non
pu essere g.u.p o giudice del dibattimento; chi ha esercitato funzioni di p.m., di
polizia giudiziaria, difensore, testimone, perito, o proposto denuncia o querela
non pu essere giudice nello stesso procedimento.
art. 35 (incompatibilit per motivi di parentela tra giudici): nello stesso
procedimento (anche se in fasi o gradi distinti) non possono esercitare funzioni
giudici che sono tra loro parenti o affini fino al 2 grado o coniugi.
Art. 36 ( incompatibilit per presunto conflitto di interessi): il giudice non
pu esercitare le sue funzioni nel procedimento se ha un interesse nella causa; se
debitore o creditore, tutore, o datore di lavoro di una delle parti private; se
prossimo congiunto di un difensore di parte o del p.m.; se vi inimicizia grave
fra lui e una delle parti private; se ha manifestato il suo parere sulla colpevolezza
dell' imputato fuori dall' esercizio delle funzioni giudiizarie
Riassumendo:
-- l incapacit in astratto indica la inidoneit ad assumere la funzione di giudice in
relazione a qualsiasi processo. Conseguenza: nullit assoluta degli atti eventualmente
compiuti;
-- l incapacit in concreto indica la inidoneit ad assumere la funzione di giudice
con riguardo ad uno specifico processo (quello per il quale sussiste la causa di
incompatibilit), pur sussistendo la idoneit ad assumere la funzione di giudice in
relazione a qualsiasi altro processo. Conseguenza: attivazione delle procedure di
astensione o di ricusazione.
L' ASTENSIONE
Tutte le volte in cui il giudice ritiene di trovarsi in una situazione di incompatibilit
prevista dalla legge (artt. 34,35 e 36) egli tenuto a rinunciare alla funzione
giurisdizionale, dichiarando la sua astensione da quel determinato processo.
La dichiarazione di astensione va proposta al presidente dell' organo collegiale di cui
il giudice fa parte, oppure, se si tratta a sua volta di un giudice presidente o di un
giudice monocratico, al presidente dell' organo collegiale del grado successivo (ad
es. se ad astenersi un giudice di pace, sar competente a decidere il presidente del
Tribunale; se ad astenersi un presidente del Tribunale, sar competente a decidere il
presidente della Corte d' Appello). Se la richiesta di astensione viene accolta, il
giudice astenuto viene sostituito con un altro magistrato dello stesso ufficio,
appartenente ad una sezione diversa.
Il giudice che a conoscenza del suo stato di incompatibilit ha un preciso obbligo di
astenersi: la mancata astensione potrebbe comportare sanzioni penali (abuso d'
ufficio) nonch sanzioni di carattere disciplinare.
LA RICUSAZIONE
E' la dichiarazione con la quale una delle parti processuali (pubblico ministero,
imputato, parte civile, etc.) tende ad escludere un giudice dall' esercizio delle sue
funzioni in un determinato processo, in quanto egli versa in una delle situazioni di
incompatibilit previste dalla legge (artt. 34-35-36 c.p.p., cio le stesse situazioni
che legittimano l' astensione).
La richiesta di ricusazione pu essere proposta dal p.m., dall' imputato, dalla
parte civile, personalmente o a mezzo del difensore.
La legge fissa dei termini ben precisi entro i quali pu essere presentata l'
istanza di ricusazione:
-- nel corso delle indagini preliminari, prima che il giudice compia l' atto;
-- nell' udienza preliminare, fino al momento dell' accertamento della costituzione
delle parti;
-- nel dibattimento subito dopo l'accertamento della costituzione delle parti;
-- se la causa di ricusazione sia stata conosciuta dopo la scadenza dei termini
sopra indicati, la dichiarazione pu essere proposta entro 3 giorni dall' avvenuta
conoscenza di essa.
La richiesta va presentata nella cancelleria della Corte d' Appello nel cui
distretto si trova il giudice che si intende ricusare; se si intende ricusare un giudice di
Corte d' Appello o di Corte di Cassazione, la domanda si presenta ad una sezione
diversa della stessa Corte. La presentazione dell' istanza di ricusazione non
sospende il processo in corso, ma il giudice ricusato non pu pronunciare sentenza.
Il giudice dinanzi al quale l' istanza di ricusazione stata proposta compie
anzitutto una verifica (senza contraddittorio) sull' ammissibilit dell' istanza (rispetto
dei termini, manifesta infondatezza, etc.), quindi procede all' esame della questione
con rito in camera di consiglio (art. 127 c.p.p.) e decide con ordinanza (ricorribile
per Cassazione). Se l' istanza viene accolta, il giudice ricusato viene sostituito (e si
specificher quali tra gli atti gi posti in essere dal primo giudice possono conservare
efficacia); se l' istanza viene rigettata il processo prosegue col giudice originario, e la
parte privata che ha chiesto la ricusazione pu essere condannata al pagamento di
una multa fino a lire tre milioni.
LA COMPETENZA
Per "competenza" si intende quella porzione di giurisdizione entro la quale un
giudice legittimato a svolgere il proprio ufficio.
Nel diritto processuale penale abbiamo 4 tipi di competenza:
2) competenza per materia (o verticale): quella determinata dal tipo di reato che
si deve accertare, con riferimento alla maggiore o minore gravit. La competenza per
materia suddivisa, in ordine decrescente, tra:
-- Corte d' Assise (art. 5 c.p.p.: delitti puniti con ergastolo o reclusione non inf. nel
massimo a 24 anni, omicidio del consenziente, omicidio preterintenzionale, riduzione
in schiavit, riorganizzazione del partito fascista, ed altri);
-- Tribunale in composizione collegiale (art. 33 bis c.p.p.: delitti puniti con la
reclusione sup. nel massimo a 10 anni, delitti dei p.u. contro la p.a., reati associativi,
reati di terrorismo, reati in materia di armi, in materia di aborto, ed altri);
-- Tribunale in composizione monocratica (art. 33 ter c.p.p.: delitti residuali, cio
non di competenza del tribunale collegiale; delitto di produzione o spaccio di
sostanze stupefacenti; la maggior parte delle contravvenzioni);
Giudice di pace (art. 15 L.468/1999 delitti di lesioni procedibili a querela,
lesioni colpose, percosse, furto semplice, ingiuria, diffamazione, omissione di
soccorso, minaccia, talune contravvenzioni).
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-- se diversa la competenza per materia, sar competente per tutti i reati il giudice
di competenza superiore, poich si presume quello professionalmente pi preparato
(es. se un processo appartiene alla competenza del tribunale, altri a quella della corte
d' assise, altri ancora quella del giudice di pace sar competente per tutti la corte d'
assise);
-- se i vari reati connessi appartengono tutti alla stessa competenza per materia ma a
diverse competenze territoriali (es. pi furti connessi, realizzati in luoghi diversi),
sar competente per tutti il giudice del luogo dove stato commesso il reato pi
grave o in caso di pari gravit dove stato commesso il primo.
Non si crea vincolo di connessione tra i procedimenti riguardanti minorenni e quelli
riguardanti imputati maggiorenni: prevale in questi casi l' esigenza dell' assoluta
insottraibilit al Tribunale dei minorenni (in quanto giudice speciale) della
competenza a conoscere i reati commessi dai minori d' et.
IL DIFETTO DI COMPETENZA
Nel corso del procedimento qualcuna delle parti o lo stesso giudice possono
accorgersi che le regole sulla competenza non sono state correttamente osservate. In
tali casi la parte fa rilevare (o il giudice pronuncia) il difetto di competenza. Vi sono
per dei limiti temporali ben precisi che devono essere rispettati a pena di decadenza
per poter rilevare tale vizio, e precisamente:
1) il difetto di competenza funzionale (per stati e gradi) pu essere rilevato anche d'
ufficio in ogni stato e grado del procedimento, in quanto produce una nullit
assoluta ex art. 179 c.p.p. (condizioni di capacit del giudice);
2) il difetto di competenza per materia pu essere rilevato anche d' ufficio in ogni
stato e grado del processo (art. 21c.1 c.p.p.). Tuttavia nel solo caso di
"incompetenza per eccesso" (un reato appartenente alla cognizione di un giudice di
competenza inferiore trattato da un giudice di competenza superiore) l'
incompetenza pu essere rilevata anche d' ufficio entro la fase degli atti
introduttivi del dibattimento; oltre questo limite temporale si determina la
perpetuatio jurisdictionis del giudice superiore;
3) il difetto di competenza per territorio va eccepita dalle parti o rilevata dal
giudice d' ufficio prima che si concluda l'udienza preliminare, o se essa manchi, in
dibattimento entro la fase degli atti introduttivi (art. 21 c.2);
4) l' inosservanza delle regole sulla competenza per connessione va dedotta entro
gli stessi termini dell' incompetenza per territorio (art. 21 c.3).
Nella fase delle indagini preliminari, se il g.i.p. si ritiene incompetente, pronuncia
ordinanza dichiarativa dell' incompetenza e restituisce gli atti al p.m..
Nella fase del dibattimento se il giudice si ritiene incompetente emette sentenza
dichiarativa dell' icompetenza e trasmette gli atti al giudice individuato come
competente.
Le prove eventualmente acquisite dal giudice incompetente conservano la loro piena
efficacia solo se irripetibili; viceversa, se si tratta di prove ripetibili, andranno
nuovamente assunte dinanzi al nuovo giudice.
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LA GIURISDIZIONE
Col termine giurisdizione si intende in generale il possesso da parte del giudice della
potest giurisdizionale. In un significato pi ristretto il termine indica l'
appartenenza di in giudice alla magistratura comune ovvero alla magistratura
speciale.
I giudici comuni sono quelli che esercitano la loro potest nei confronti della
generalit dei reati e degli imputati. I giudici speciali sono quelli che la esercitano in
rapporto a speciali categorie di reati e di imputati.
GIUDICI COMUNI:
-- giudice di pace
--tribunale
-- corte d' assise
--corte d' appello
--corte d' assise d' appello
-- g.i.p. / g.u.p.
--magistratura di sorveglianza
GIUDICI SPECIALI:
-- corte costituzionale
-- tribunale per i minorenni
-- corte d' appello per i minori
-- tribunale militare
-- corte militare d' appello
IL DIFETTO DI GIURISDIZIONE
Il difetto assoluto di giurisdizione indica la mancanza da parte del giudice di
qualsiasi potest giurisdizionale. Il difetto relativo si verifica, invece, allorch un
giudice comune proceda in ordine ad un reato del quale dovrebbe conoscere un
giudice speciale, o viceversa.
Sia il difetto assoluto che quello relativo sono rilevabili anche d' ufficio in
ogni stato e grado del procedimento (art. 20 c.p.p.).
Il giudice che rileva il proprio difetto di giurisdizione pronuncia sentenza
dichiarativa che conterr anche l' ordine di trasmissione degli atti all' autorit
giudiziaria cui spetta la giurisdizione. Nel caso venga rilevato un difetto assoluto, il
giudice si limiter a dichiarare il difetto di giurisdizione. Rimane assolutamente
preclusa qualsiasi decisione nel merito, che, se eventualmente adottata, dovrebbe
considerarsi inesistente (tamquam non esset).
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IL PUBBLICO MINISTERO
Il pubblico ministero l' organo al quale il sistema processuale affida il ruolo di
accusatore dell' imputato. Il p.m. , pertanto, parte processuale, nel senso che a
differenza del giudice (che dev' essere organo terzo e imparziale) portatore di una
richiesta di parte, anche se non sorretto da un interesse personale ma semmai da
un interesse pubblico alla condanna dei colpevoli di reato.
L' ufficio del p.m. si chiama Procura. Esiste una Procura della Repubblica
presso ogni sede di Tribunale, una Procura Generale presso ogni distretto di Corte d'
Appello e una Procura Generale presso la Corte di Cassazione.
A capo di ogni ufficio della procura vi un Procuratore della Repubblica, che
coordina l' attivit dei vari pubblici ministeri che operano presso quella procura
(sostituti procuratori della repubblica).
Da un punto di vista giuridico, il pubblico ministero un organo di natura
amministrativa, in quanto rappresenta il potere esecutivo presso gli organi
giurisdizionali. Al tempo stesso il pubblico ministro deve essere considerato come un
organo del potere giudiziario, al quale si applicano i principi di inamovibilit e
indipendenza del giudice. Questa duplice natura, amministrativa e giurisdizionale,
fanno del p.m. una figura piuttosto ambigua: da un lato il rapporto che lega il singolo
p.m. al suo capo non pu essere un vincolo di tipo strettamente gerarchico; il p.m.
non gode, tuttavia, neanche di una piena autonomia, poich il superiore pu dettare
delle direttive alle quali il p.m. dovr attenersi. Secondo gli Autori il p.m. non
perci inquadrabile n all' interno del potere esecutivo, n all' interno del potere
giudiziario.
A proposito della figura del p.m. si parlato di paradosso della "parte
imparziale": da un lato, infatti, il p.m. parte processuale, essendo portatore di una
richiesta, dall' altro deve svolgere la sua attivit con quel senso di imparzialit e di
giustizia che deve caratterizzare l' operato di ogni pubblico ufficiale e di ogni
magistrato. In particolare l' art. 358 c.p.p. impone al p.m. di compiere ogni attivit
necessaria per l' esercizio dell' azione penale svolgendo al contempo "accertamenti su
fatti e su circostanze anche a favore della persona sottoposta alle indagini".
LA POLIZIA GIUDIZIARIA
La polizia giudiziaria si colloca nel codice Vassalli fra i soggetti processuali, e
precisamente come organo con funzioni ausiliarie e complementari rispetto a quelle
che svolge il p.m..
Occorre anzitutto precisare che l' espressione "polizia giudiziaria" comprende
non soltanto la Polizia di Stato, l' Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza, ma
anche i soggetti appartenenti alla Polizia penitenziaria, al Corpo forestale dello Stato,
alla Polizia municipale, ai Vigili del Fuoco, agli Ispettorati del lavoro e persino i
privati cittadini quando procedano ad un arresto in flagranza di reato.
A norma dell' art. 109 Cost. "l'autorit giudiziaria dispone direttamente
della polizia giudiziaria". Ci significa che il p.m., nello svolgere le sue indagini, si
fa normalmente coadiuvare dagli organi di polizia giudiziaria (ad es. per eseguire un
ordine di cattura, una perquisizione, etc.). Il p.m. pu anche delegare alla p.g. lo
svolgimento di una serie di atti di indagine.
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LA PARTE CIVILE
La parte civile la persona fisica o giuridica che ha subto un danno patrimoniale o
morale come conseguenza del reato, e che pertanto vanta un diritto al risarcimento
del danno. In particolare pu trattarsi:
-- della persona offesa, ossia del titolare del bene giuridico offeso dal reato;
--della persona (fisica o giuridica) danneggiata dal reato diversa dalla persona
offesa (es. familiari dell' ucciso; societ sportiva danneggiata dall' uccisione del
calciatore, etc.).
-- successori universali della persona danneggiata.
Stabilisce l' art. 185 c.p. che "ogni reato obbliga alle restituzioni e, quando ha
cagionato un danno, al risarcimento". Deve trattarsi di una pretesa risarcitoria avente
ad oggetto un diritto soggettivo (e non interessi legittimi o interessi diffusi).
Il danneggiato pu anche preferire di non costituirsi parte civile nel processo
penale, e di intentare autonoma causa civile.
La parte civile sta in giudizio a mezzo di difensore munito di apposita
procura speciale (rilasciata per atto pubblico o scrittura autenticata).
La costituzione di parte civile va fatta con dichiarazione scritta che deve contenere:
-- le generalit della persona fisica o la denominazione dell' ente che si costituisce;
-- la procura speciale (in atto pubblico o scrttura autenticata) mediante la quale viene
nominato il difensore;
-- la causa petendi (ossia le ragioni che giustificano la pretesa risarcitoria);
-- il petitum (ossia l' indicazione della somma di denaro che si chiede in risarcimento
o del bene di cui chiede la restituzione). L' indicazione del petitum pu essere anche
generica, purch al termine della discussione dibattimentale, la p.c. presenti le
conclusioni, nelle quali precisi l' ammontare della richiesta.
Per quanto riguarda il termine entro il quale la p.c. pu costituirsi, l' art. 79
c.p.p. prevede che la costituzione avvenga, a pena di decadenza: 1) o "per l' udienza
preliminare"; 2) o nella fase introduttiva del dibattimento, fino a quando non
siano stati compiuti gli accertamenti relativi alla costituzione delle parti.
L' espressione "per l'udienza preliminare" significa che la costituzione pu
avvenire o direttamente all' inizio di tale udienza, o anche prima, nel momento in cui
il danneggiato sia venuto a conoscenza della data di celebrazione di essa (in tal caso
la dichiarazione sar depositata in cancelleria).
Una volta avvenuta la costituzione, essa opera in ogni stato e grado del
procedimento, senza alcuna necessit di essere rinnovata (principio della immanenza
della costituzione di p.c.).
La parte civile pu in ogni momento recedere dal processo, mediante una
dichiarazione espressa di revoca della costituzione. Si ha, invece, revoca tacita
quando la p.c. nel corso della discussione finale (in fase di dibattimento di 1 grado)
omette di presentare le conclusioni contenenti il petitum, oppure quando la p.c.,
mentre ancora pendente il procedimento penale, adisca in autonoma sede il giudice
civile per ottenere il risarcimento.
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IL RESPONSABILE CIVILE
Il responsabile civile la persona che, sulla base delle norme civilistiche sulla
responsabilit oggettiva o indiretta, tenuto (in solido) a risarcire il danno
materialmente commesso da altri. Le ipotesi pi importanti riguardano:
-- i genitori per i danni causati dal fatto illecito dei figli minori (art. 2048 c.c.);
-- i precettori e coloro che insegnano un mestiere per i danni cagionati dagli allievi
(art. 2048 c.2 c.c.);
-- i padroni e i committenti per i danni cagionati dai loro domestici o commessi nell'
esercizio delle incombenze cui sono adibiti ( art. 2049 c.c.);
-- i proprietari di veicoli per i danni cagionati dal conducente (art. 2054 c.3 c.c.);
-- l' albergatore per la sottrazione delle cose appartenenti ai clienti ( art. 1784 c.c.).
Il responsabile civile entra nel processo penale 1) o per intervento volontario
(ad adiuvandum); 2) o attraverso citazione a giudizio presentata dalla parte civile
nell' udienza preliminare o nella fase introduttiva del dibattimento.
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UNITA' DIDATTICA N. 2
GLI ATTI
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essere motivate a pena di nullit. Per quanto riguarda il regime dell' impugnabilit,
vale un principio di tassativit: possibile impugnare l' ordinanza solo se la legge
espressamente prevede un mezzo di impugnazione. L'art. 111 Cost. prevede la
generale ricorribilit per cassazione delle ordinanze in tema di libert personale.
L'ordinanza un atto revocabile dallo stesso giudice che l' ha emessa;
3) il decreto una statuizione che impone un comando o esprime un divieto, e di
norma non motivato. Tale atto ha carattere amministrativo e non giurisdizionale.
Anche per il decreto l' impugnabilit ammessa solo nei casi espressamente previsti
dalla legge.
I TERMINI PROCESSUALI
I termini processuali sono gli strumenti utilizzati per imporre un certo ritmo al
procedimento ed evitare che esso si prolunghi all' infinito. Essi indicano il momento
in cui un atto pu essere validamente compiuto. I termini si distinguono in:
1) perentori: sono quelli stabiliti a pena di decadenza. Tali termini indicano il
momento finale utile ai fini del compimento di un atto; scaduto tale termine si
produce una decadenza, nel senso che l' atto sar inammissibile (es. termine per
impugnare una sentenza). Si considerano stabiliti a pena di decadenza soltanto quegli
atti per i quali la decadenza espressamente prevista (principio di tassativit dei
termini perentori);
2) ordinatori: sono quelli che fissano il periodo di tempo entro il quale un atto deve
essere compiuto senza, per, che si produca alcuna decadenza (es. termine per il
deposito della sentenza). In caso di mancato rispetto di termine ordinatorio pu
profilarsi una eventuale responsabilit disciplinare.
3) dilatori: sono quelli che fissano un periodo minimo prima della scadenza del
quale un atto non pu essere compiuto (es. termine che deve intercorrere tra la data
del decreto che dispone il giudizio e la data fissata per il giudizio stesso). Il termine
dilatorio tende a garantire alle parti di poter disporre del tempo necessario per
approntare la propria difesa. Gli atti compiuti prima del momento indicato dalla
legge sono nulli.
Il termine stabilito a giorni che scada in un giorno festivo prorogato di
diritto al giorno successivo non festivo.
Nel termine non si computa il giorno in cui inizia la decorrenza (dies a quo
non computatur in termino); quando fissato soltanto il momento finale, i giorni si
computano "liberi", per cui si esclude dal computo sia il giorno iniziale che quello
finale.
Infine, il decorso di tutti i termini processuali sospeso di diritto dal 1
Agosto al 15 Settembre di ciascun anno (L. 742/1969), salvo per i procedimenti con
imputati in stato di custodia cautelare quando essi rinunzino espressamente alla
sospensione dei termini.
Il codice offre uno strumento tendente ad evitare i gravi effetti della
decadenza tutte le volte che il termine (perentorio) scaduto ma si vuole ancora
consentire alla parte di compiere l' atto. L' art. 175 c.p.p. dispone che " il p.m., le
parti private e i difensori sono restituiti nel termine stabilito a pena di decadenza, se
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provano di non averlo potuto osservare per caso fortuito o per forza maggiore".
Secondo la dottrina deve comunque trattarsi di una impossibilit assoluta, da
intendere come impedimento imprevisto o imprevedibile che renda vano ogni sforzo
dell' uomo. Un caso particolare di restituzione nel termine previsto a favore dell'
imputato contumace: questi pu essere restituito nel termine per impugnare la
sentenza, se provi di non aver avuto effettiva conoscenza del provvedimento.
La richiesta di restituzione nel termine deve essere presentata entro 10 giorni
dal giorno in cui cessato il caso fortuito o la forza maggiore (o, nel caso di imputato
contumace, dal giorno in cui questi ha avuto conoscenza del provvedimento). La
restituzione non pu essere concessa pi di una volta per ciascuna parte in ciascun
grado di giudizio. Il giudice decide sulla richiesta di restituzione nel termine con
ordinanza (ricorribilie per cassazione solo in caso di rigetto della richiesta).
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Per quanto riguarda i termini entro i quali le nullit possono essere rilevate, le nullit
si distinguono in:
1)nullit assolute (o insanabili): Sono le nullit tassativamente indicate dall' art 179,
che a sua volta richiama alcuni casi dell art. 178 c.p.p. e riguardano: 1) l' incapacit
del giudice; 2) il difettoso esercizio dell' azione penale; 3) l' omessa citazione dell'
imputato e la mancata assistenza del difensore nei casi in cui ne era obbligatoria la
presenza. Si tratta quindi di nullit assolute generali.
Altre nullit assolute sono previste da singole norme del codice: sono le nullit
assolute speciali.
Tutte le nullit assolute (sia generali che speciali) sono rilevabili anche d' ufficio in
ogni stato e grado del procedimento; tuttavia il passaggio in giudicato della
sentenza si pone come sanatoria generale delle nullit verificatesi nel procedimento.
2) nullit intermedie (o relativamente assolute). Si ricavano in via residuale: si tratta
di quelle nullit generali ex art. 178 c.p.p. non rientranti tra le nullit assolute ex art.
179 c.p.p.. Tali nullit possono essere rilevate anche d' ufficio, ma non oltre la
deliberazione della sentenza di grado successivo;
3) nullit relative: Sono relative le nullit diverse da quelle previste negli artt. 178
(generali) e 179 (assolute). Sono rilevabili solo su eccezione di parte entro termini
perentori ben precisi: se riguardano atti delle indagini preliminari o dell' udienza
preliminare, vanno rilevate prima della chiusura della discussione dell' udienza
preliminare; se si verificano nel corso del giudizio, vanno rilevate attraverso l'
impugnazione della sentenza (si convertono in motivi d' appello).
Riassumendo:
L art. 178 (nullit generali) prevede solo nullit assolute o intermedie.
Singole norme del codice (nullit speciali) possono prevedere altre nullit assolute o
relative.
Pertanto si hanno:
- nullit generali assolute (casi del 178 menzionati nel 179)
- nullit generali intermedie (casi del 178 residuali, non menzionati nel 179)
- nullit speciali assolute (es. art. 429 c. 2 c.p.p.)
- nullit speciali relative
Il giudice, quando dichiara la nullit di un atto, ne dispone la rinnovazione (a
spese di chi ha dato causa alla nullit).
La nullit si estende automaticamente agli atti successivi dipendenti da
quello nullo: ci comporta che un atto di per s valido diviene invalido se
ricollegabile ad un precedente atto nullo (c.d. invalidit derivata). Pertanto gli atti
successivi e dipendenti da un originario atto nullo devono essere anch' essi rinnovati
a partire dal punto in cui si inserito l' atto invalido. Il procedimento pu, dunque,
regredire allo stato e al grado in cui si verificato il primo atto nullo (art. 185
c.p.p.).
Gli atti di acquisizione probatoria sfuggono tuttavia a tale regola: l'
invalidit di una prova non pregiudica gli atti successivi.
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L' INESISTENZA
La dottrina parla di "inesistenza" con riferimento a situazioni di invalidit talmente
gravi da produrre un vizio veramente insanabile, e pertanto rilevabile anche dopo il
giudicato. Si ravvisa inesistenza nei casi di:
-- atto compiuto da un non judex;
-- atto compiuto in stato di coercizione fisica o in stato di caso fortuito o forza
maggiore
-- sentenza pronunciata contro soggetti assolutamente immuni (es. Sommo Pontefice,
Capi di Stati esteri).
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la sua inutilizzabilit. L' inutilizzabilit della prova pu essere rilevata anche d'
ufficio in ogni stato e grado del procedimento.
A norma dell' art. 238 c.p.p. il giudice pu anche ammettere come mezzo di
prova l' acquisizione di verbali di prova formata in un precedente procedimento,
purch si tratti di prova assunta (in quel procedimento) in sede di incidente
probatorio o di dibattimento.
Ai sensi dell' art. 238 bis c.p.p. possono essere acquisite coma prova anche le
sentenze penali irrevocabili emesse in precedenti procedimenti, ai fini della
rappresentazione del fatto storico accertato in sentenza.
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base della decisione stessa e di enunciare le ragioni per le quali ritiene non
attendibili le prove contrarie.
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LA PERIZIA
La perizia il mezzo di prova che consente al giudice di acquisire dati e valutazioni
che richiedono specifiche competenze tecniche, scientifiche o artistiche,
attraverso il parere di un esperto (perito) al quale sono posti determinati quesiti. La
perizia non pu essere disposta per la soluzione di una questione di diritto, in quanto
essa rientra nelle normali competenze del giudice (jura novit curia). La perizia non
pu neanche essere disposta per stabilire il carattere o la personalit criminale dell
imputato.
Sotto il codice abrogato il giudice ammetteva la perizia chiesta dalle parti solo
laddove riteneva la questione meritevole di speciale esame. Il codice Vassalli invece,
riconoscendo alle parti un vero e proprio diritto alla prova (art. 190 c.p.p.), deve
ammettere la perizia chiesta dalle parti, salvo i casi in cui la ritenga manifestamente
superflua o irrilevante.
Il giudice pu disporre anche d ufficio la perizia, con ordinanza motivata.
Il perito deve essere scelto tra persone iscritte in appositi albi o fornite di particolare
competenza nella specifica disciplina. Il perito ha l obbligo giuridico di prestare il
suo ufficio. Il perito deve astenersi o pu essere ricusato dalle parti nei casi previsti
dall art. 36 c.p.p..
Nell ordinanza che dispone la perizia (d ufficio o su richiesta di parte) il giudice
fissa il giorno della comparizione del perito per il conferimento dell incarico. Una
volta conferito l incarico, il giudice formula i quesiti, sentiti il p.m. e il difensore.
Quindi viene fissata una data, non oltre 90 giorni, nella quale il perito dovr
rispondere ai quesiti. In tale data il perito potr anche presentare una relazione
scritta.
Disposta la perizia, il p.m. e le parti private hanno facolt di nominare propri
consulenti tecnici, i quali possono assistere al conferimento dell incarico,
partecipare alla formulazione dei quesiti e presentare al giudice richieste,
osservazioni e riserve. Essi possono inoltre partecipare alle operazioni peritali e
possono essere autorizzati dal giudice a esaminare la cosa o persona oggetto della
perizia.
Sia i periti che i consulenti tecnici possono essere citati dalle parti a rendere esame
testimoniale, con l osservanza dei termini per il deposito delle liste testimoniali.
LA PROVA DOCUMENTALE
I documenti sono mezzi di prova che consistono in scritti, fotografie, pellicole
cinematografiche, nastri fonografici, etc. atti a rappresentare fatti, persone o
cose.
Non si considera prova documentale quella formatasi nel procedimento in corso (es.
verbali di attivit investigativa o di acquisizione di prove), ma sono prove
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L intercettazione disposta dal g.i.p. con decreto motivato, su richiesta del p.m..
Nei casi di urgenza il p.m. pu disporre con proprio decreto l intercettazione, ma
deve comunicare entro 24 il provvedimento al g.i.p. per la convalida. Se il decreto
del p.m. non viene convalidato entro 48 ore, l intercettazione non pu essere
proseguita e i risultati non saranno utilizzabili.
La durata dell intercettazione non pu superare i 15 giorni, salvo proroghe
successive.
Le registrazioni vanno poi depositate e le parti devono essere avvisate di tale
deposito, con facolt di esaminare gli atti e di ascoltare le registrazioni.
Successivamente, le registrazioni vanno trascritte osservando le forme previste per
la perizia, e sono infine inserite nel fascicolo per il dibattimento (trattandosi di atti
irripetibili).
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UNITA' DIDATTICA N. 4
LE MISURE CAUTELARI
Ore di lezione: 4
Ore di studio: 6
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LA FUNZIONE CAUTELARE
La vicenda processuale ha bisogno di un tempo pi o meno lungo per poter giungere
alla sua conclusione. Per tutta la durata del processo (sino a quando, cio, non
diviene definitiva la sentenza di condanna) l' imputato si presume innocente (art.
27 c.2 Cost.), e come tale non pu essere destinatario di alcun provvedimento in
funzione punitiva.
Tuttavia, fin dall' inizio delle indagini, in presenza di elementi indizianti
sufficientemente gravi, possono prospettarsi esigenze di carattere cautelare, legate al
rischio che l' indagato possa, nelle more del processo, inquinare prove, darsi alla
latitanza, commettere ulteriori fatti criminosi o disperdere il proprio patrimonio, tutti
fatti che renderebbero poi difficile o impossibile realizzare gli effetti della
sentenza.
Per evitare tale rischio, il codice predispone una serie di misure cautelari
dirette ad imporre delle limitazioni alla libert personale o patrimoniale dell'
imputato.
Le misure cautelari possono essere 1) personali, quando prevedono
limitazioni della libert di movimento o dello status giuridico; 2) reali, quando
sottopongono a vincolo determinati beni patrimoniali.
Le misure sono adottate, impugnate, revocate o modificate nell' ambito di un
procedimento parallelo e distinto rispetto a quello principale, il c.d. procedimento
cautelare, che ha come finalit non l' accertamento della responsabilit penale dell'
imputato, ma solo il riscontro di specifiche esigenze cautelari.
E' importante sottolineare come il provvedimento cautelare, persino quando
preveda la totale restrizione della libert (custodia in carcere), non deve mai essere
inteso come una affermazione anticipata di colpevolezza, ossia una esecuzione
anticipata della pena: la finalit e resta esclusivamente di tipo cautelare.
L' applicazione della misura cautelare viene richiesta dal p.m. (anche dietro
sollecito della persona offesa), mentre competente a emanare il provvedimento solo
il giudice (g.i.p., g.u.p. o giudice del dibattimento a seconda della fase in cui il
giudizio si trova).
IL DIRITTO ALLA LIBERTA' PERSONALE (art. 13 Cost.)
Le norme fondamentali in tema di diritti di libert della persona sono espresse nella
Costituzione italiana e in alcune convenzioni internazionali (art. 5 Convenzione
europea dei diritti dell' uomo; art. 9 Patto internazionale dei diritti civili e politici).
A norma dell' art. 13 c.1 Cost. "la libert personale inviolabile". Tale
solenne affermazione serve a escludere ogni impostazione di tipo inquisitorio, e
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afferma il principio in base al quale nel processo penale la privazione della libert
personale pu essere consentita solo in casi eccezionali.
A conferma di ci, l' art. 13 c. 2 Cost. aggiunge che "non ammessa alcuna
forma di restrizione della libert personale se non per atto motivato dell' autorit
giudiziaria e nei soli casi previsti dalla legge".
La norma citata stabilisce pertanto, in materia di misure cautelari, una duplice
riserva, di legge e di giurisdizione:
-- riserva di legge: la limitazione della libert personale pu avvenire solo nei casi
tassativamente previsti da una legge (ossia da una fonte primaria, con esclusione di
fonti secondarie o amministrative);
-- riserva di giurisdizione: il provvedimento limitativo della libert personale pu
essere disposto esclusivamente da un soggetto che rivesta la qualit di giudice (in
particolare un magistrato giudicante, non anche un pubblico ministero), e deve,
inoltre, essere necessariamente motivato.
Il successivo comma 3 prevede infine che, nei soli casi di necessit ed
urgenza, la p.g. pu adottare provvedimenti restrittivi provvisori, da comunicare
all' autorit giudiziaria entro 48 ore. La norma allude chiaramente ai casi di arresto
in flagranza e di fermo (c.d. misure pre-cautelari): si tratta di provvediementi adottati
dalla p.g. sulla scorta di situazioni di urgenza, e che se non convalidati da un giudice
nelle successive 48 ore decadono da ogni efficacia (se ne parler nel capitolo
dedicato alla p.g.).
Ad ulteriore garanzia della libert del cittadino, l' art. 111 c.7 Cost. dispone
che tutti i provvedimenti restrittivi della libert personale (sia sentenze che
ordinanze) sono ricorribili per Cassazione per violazione di legge (c.d. principio
della generale impugnabilit dei provvedimenti restrittivi).
QUADRO GENERALE DELLE MISURE CAUTELARI
La summa divisio operata in seno alle misure cautelari quella tra misure personali e
misure reali (o patrimoniali). Le misure personali possono essere, a loro volta,
coercitive o interdittive; le misure reali possono avere finalit preventiva (sequestro
preventivo) o finalit conservativa (sequestro conservativo), secondo il seguente
schema:
COERCITIVE:
- divieto di espatrio
- obbligo di presentazione alla p.g.
- divieto o obbligo di dimora
- allontanamento dalla casa familiare
- arresti domiciliari
- custodia in carcere
- custodia cautelare in luogo di cura
INTERDITTIVE
- sospensione dalla patria potestas
- sospensione da un pubblico ufficio o servizio
-divieto di esercitare attivit professionali o d' impresa
SEQUESTRO PREVENTIVO
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elementi (risultanti dagli atti di indagine) che dimostrino l' insussistenza dell'
esigenza cautelare (si ha una sorta di inversione dell' onere della prova).
Vi sono, al contrario, situazioni nelle quali si presume la inadeguatezza della
custodia in carcere. Tale misura non pu essere applicata (salvo esigenze di
eccezionale gravit) quando imputati siano: 1) donna incinta; 2) madre convivente
con prole di et inf. a 3 anni; 3) persona ultrasettantenne; 4) persona affetta da
malattia incompatibile con lo stato di detenzione; 5) persona tossicodipendente o
alcooldipendente che ha in corso un programma terapeutico di recupero.
IL PROCEDIMENTO DI APPLICAZIONE DELLE MISURE
Il giudice non pu decidere d' ufficio sull' applicazione delle misure cautelari: a
norma dell' art. 291 c.p.p., infatti, il giudice dispone le misure solo su richiesta del
p.m., il quale deve prospettare gli elementi su cui essa si fonda.
L' art. 292 c.p.p. indica quali sono gli elementi del provvedimento che
dispone la misura. Si tratta di un contenuto necessario, a pena di nullit rilevabile
anche d' ufficio. Tali elementi sono:
-- generalit dell 'imputato;
-- descrizione sommaria del fatto contestato e delle norme violate;
-- esposizione delle specifiche esigenze cautelari e dei gravi indizi di colpevolezza,
nonch indicazione degli elementi di fatto da cui sono desunti;
-- esposizione dei motivi per cui sono stati ritenuti irrilevanti gli elementi forniti dalla
difesa, nonch delle ragioni della adeguatezza della custodia in carcere;
-- fissazione della data di scadenza (solo per esigenze connesse al rischi di
inquinamento probatorio);
-- data e sottoscrizione del giudice.
L' ordinanza che dispone la custodia in carcere va consegnata direttamente
alla persona sottoposta a custodia, che viene anche avvertita della facolt di nominare
un difensore. Le ordinanze che dispongono misure diverse dalla custodia in carcere
sono semplicemente notificate.
Quando l' imputato non stato rintracciato, la p.g. svolge delle indagini, al
termine delle quali il giudice dichiara lo stato di latitanza. Si considera latitante chi
si sottrae volontariamente all' esecuzione di una misura cautelare coercitiva o di
un ordine di carcerazione.
L' adempimento successivo all' adozione del provvedimento cautelare l'
interrogatorio della persona sottoposta alla misura (c.d. interrogatorio di garanzia).
Una volta tale interrogatorio era previsto per la sola custodia in carcere, ora stato
esteso a tutte le misure coercitive ( L.332/1995). Il termine entro il quale il giudice
deve procedere all' interrogatorio di 5 giorni per la custodia in carcere e 10 giorni
per le altre misure coercitive. Detto termine decorre dal giorno della esecuzione o
della notificazione dell' ordinanza. La mancata osservanza del termine per l'
interrogatorio comporta la perdita di efficacia immediata della custodia in carcere e
degli arresti domiciliari; per le altre misure sono previste invece solo sanzioni
disciplinari a carico del magistrato.
Sulla base degli elementi acquisiti attraverso l' interrogatorio, il giudice pu
ordinare anche d' ufficio la revoca o la sostituzione della misura o disporre
accertamenti sullo stato di salute dell' imputato.
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motivazione della sentenza); ovvero della scadenza dei termini finali, in nessun caso
superabili.
La custodia in carcere estinta per decorrenza dei termini pu essere
ripristinata qualora sopraggiungano fatti nuovi, e precisamente: 1) se l' imputato
trasgredisce le prescrizioni inerenti alla misura disposta in sostituzione; 2) se stato
condannato in 1 grado o in appello e sussiste concreto pericolo di fuga (art. 307 c.2
c.p.p.).
I MEZZI DI IMPUGNAZIONE DEI PROVVEDIMENTI CAUTELARI
I mezzi di impugnazione dei provvedimenti cautelari personali sono: il riesame, l'
appello, il ricorso per cassazione.
IL RIESAME
E' previsto solo per le misure coercitive, ed riservato esclusivamente all' imputato
e al suo difensore. Pu essere presentato alla cancelleria del tribunale del riesame
(c.d. tribunale della libert) entro 10 giorni dalla data dell' ordinanza.
Il tribunale del riesame il tribunale del capoluogo di Corte d' Appello nel
cui Distretto ha sede il giudice che ha disposto la misura (es.: se la misura stata
emessa dal g.i.p. di Caltagirone, il tribunale del riesame sar il Tribunale presso la
Corte d' Appello di Catania, in quanto Caltagirone rientra nel Distretto di Catania).
Il Presidente del tribunale del riesame avvisa il giudice che procede, il quale
entro 5 giorni deve trasmettergli gli atti. Il procedimento si svolge in camera di
consiglio. Il presidente fa dare avviso dell' udienza di comparizione almeno 3 giorni
prima della stessa al p.m., all' imputato e al suo difensore. Il tribunale deve decidere
entro 10 giorni dalla ricezione degli atti (a pena della perdita di efficacia della
misura). La decisione pu essere di:
-- inammissibilit della richiesta ( per inosservanza di forme, termini, etc.);
-- annullamento dell' ordinanza;
-- conferma o riforma dell' ordinanza (con divieto, per di reformatio in pejus).
Il giudice pu porre a fondamento della decisione anche motivi diversi da
quelli prospettati dall' imputato (carattere devolutivo del riesame).
L' APPELLO
E' un mezzo di impugnazione utilizzabile sia dall' imputato e dal suo difensore, sia
dal p.m.. L' appello si propone sempre al tribunale del riesame, per chiedere: 1) l'
annullamento o la sostituzione di misure interdittive; 2) l' annullamento delle
ordinanze con le quali il giudice ha rigettato la richiesta di revoca avanzata dall'
imputato ex art. 299 c.p.p..
Anche per l' appello il termine per impugnare di 10 giorni dalla data dell'
ordinanza. Il termine per decidere invece di 20 giorni dalla ricezione degli atti.
IL RICORSO PER CASSAZIONE
E' il mezzo previsto per impugnare (ovviamente per soli motivi di legittimit) le
sentenze emesse dal tribunale del riesame, sia in sede di riesame, sia in sede di
appello.
Il ricorso va presentato nella cancelleria del tribunale del riesame che ha
emesso la sentenza impugnata entro 10 giorni dalla notifica di essa. Tale cancelleria
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trasmetter poi gli atti alla Corte di Cassazione. Sono legittimati al ricorso
imputato, il suo difensore e il p.m..
La Corte deve decidere entro 30 giorni dalla ricezione degli atti (ma
mancato rispetto di tale termine non produce alcuna sanzione processuale).
E' anche possibile (ma solo per le misure coercitive) adire direttamente
corte di cassazione mediante ricorso per saltum, e ci allo scopo di evitare
sindacato di merito e i relativi poteri integrativi del tribunale del riesame.
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UNITA' DIDATTICA N. 5
LE INDAGINI PRELIMINARI
Ore di lezione: 5
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Ore di studio: 7
LA NOTIZIA DI REATO
Il primo atto dal quale prende l' avvio l 'iter investigativo delle indagini preliminari
costituito dalla notizia di reato (o notitia criminis). La notitia criminis l' atto con
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Il p.m. e la p.g. prendono notizia dei reati sia di propria iniziativa, sia
attraverso informazioni fornite da altri soggetti.
Il codice impone al p.m. di iscrivere immediatamente, nell' apposito registro
custodito presso la procura, ogni notizia di reato che gli perviene o che ha acquisito
di propria iniziativa. In particolare, nel registro vanno annotati:
-- data della notizia
-- nominativo della persona sospettata
-- elementi materiali del fatto e sua qualificazione giuridica
-- circostanze del fatto
Ogni notizia di reato assume un numero di ruolo progressivo, contenente l'
indicazione dell' anno di iscrizione, e che servir anche successivamente ad
individuare il procedimento (es. proc. pen. n. 181/2001).
Se nel corso delle indagini preliminari muta la qualificazione giuridica (ad
es. il p.m. ritiene che il fatto qualificabile come rapina anzich come furto) o si
riscontrano nuove circostanze attenuanti o aggravanti, la notizia di reato resta la
stessa, e viene solo aggiornata dal p.m.
Se invece mutano gli elementi materiali del fatto (es. condotta o evento) il
p.m. non pu limitarsi ad aggiornare la notizia, ma occorre procedere ad una nuova
iscrizione (che assumer una nuova data e un nuovo numero di ruolo).
Qualora inizialmente non si conosce il nominativo dell' autore del fatto, la
notizia viene iscritta "contro ignoti". Nel momento in cui viene individuato il
presunto autore, la notizia viene integrata dall' indicazione del nominativo, e la data
viene aggiornata.
E' molto importante la data della iscrizione (della notizia o del nominativo),
poich da tale momento che iniziano a decorrere i termini di durata delle indagini
preliminari (normalmente 6 mesi).
Fino al 1995 le iscrizioni nel registro erano coperte da segreto. Il nuovo testo
dell' art. 335 c.3 c.p.p. dispone che le iscrizioni nel registro possono essere
comunicate, a richiesta, all' indagato, alla persona offesa e ai loro difensori (tranne
per i delitti di cui all' art. 407 lett. a c.p.p.).
Le notizie di reato si distinguono in
-- notizie qualificate, ossia informazioni pervenute al p.m. o alla p.g. per mezzo di
atti tipici di segnalazione esterna (tali notizie devono necessariamente essere iscritte
nel registro);
-- notizie non qualificate, ossia notizie apprese autonomamente dal p.m., attraverso
fonti di cognizione atipiche (es. reati compiuti in presenza del p.m., fonti di qualsiasi
natura reperite per caso, telefonate intercettate casualmente, resoconti giornalistici,
etc.). Tali notizie saranno iscritte nel registro solo se ritenute meritevoli di attenzione.
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LE NOTIZIE QUALIFICATE
A) DENUNZIA DA PARTE DEI PUBBLICI UFFICIALI
Tutte le volte che un pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico
servizio, nell' esercizio o a causa delle sue funzioni, viene a conoscenza di un fatto
configurabile come reato perseguibile d' ufficio, obbligato a darne notizia al p.m.
o a ad un ufficiale di p.g..
La denunzia va trasmessa per iscritto e senza ritardo all' ufficio di p.m. o di
p.g., corredata dell' indicazione degli eventuali elementi di prova gi acquisiti.
L' obbligo di denunzia sussiste anche se non sia stato individuato l' autore del
presunto reato.
La mancata trasmissione della denunzia integra, a carico del pubblico
ufficiale, il reato di omessa denunzia di reato (art. 361 c.p.).
B) DENUNZIA DA PARTE DEI PRIVATI
A differenza del pubblico ufficiale, il privato cittadino non ha l' obbligo di
denunciare i fatti di reato di cui viene a conoscenza, ma ha solo una mera facolt.
Anche in questo caso deve comunque trattarsi di reati perseguibili d' ufficio. La
denunzia va presentata presso gli uffici del p.m. o di p.g. in forma scritta o anche in
forma orale (in tal caso sar redatto apposito verbale). Se la denunzia scritta
occorre la sottoscrizione (una denunzia anonima, infatti, non obbliga il p.m. a
iscrivere la notizia nel registro, ma tutt' al pi pu stimolare il p.m. ad avviare
investigazioni).
La denunzia diviene obbligatoria anche per il privato nel caso si tratti di
delitti contro la personalit dello Stato puniti con l' ergastolo o di sequestro di
persona a scopo di estorsione.
C) INFORMATIVA DI POLIZIA GIUDIZIARIA
Ogni agente o ufficiale di p.g. che percepisce una notizia di reato deve
trasmetterla per iscritto e senza ritardo al competente ufficio del p.m.. Tale
percezione pu provenire o da un' attivit autonoma della stessa p.g. o da una
segnalazione esterna (es. denunzia di privati). In quest' ultimo caso la p.g. serve da
collegamento tra il privato e il p.m..
La percezione della notizia pu essere avvenuta anche al di fuori dall'
esercizio delle funzioni. Pu riguardare anche un reato non procedibile d' ufficio (in
tal caso l' acquisizione della notizia servir ad assicurare fonti di prova in attesa che
si verifichi la condizione di procedibilit).
L' informativa di p.g. dev' essere molto precisa e dettagliata, ma deve
contenere solo descrizioni di fatti, non valutazioni personali.
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D) REFERTO
Si tratta di una sorta di denunzia "propria" (ossia proveniente da soggetto
qualificato). L' obbligo di referto riguarda tutti i soggetti che svolgono una
professione sanitaria (medici, veterinari, farmacisti, infermieri, levatrici, etc.).
Consiste nella dichiarazione scritta di aver prestato assistenza medica in casi
che possono presentare il sospetto di delitto perseguibile d' ufficio (es. persona che
giunge al pronto soccorso di un ospedale con ferite da arma da fuoco).
Il referto deve essere trasmesso al p.m. o alla p.g. entro 48 ore (o
immediatamente se il ritardo pu compromettere esigenze legate all' accertamento).
La mancata trasmissione integra il reato di omissione di referto (art. 365 c.p.).
LE CONDIZIONI DI PROCEDIBILIT
Di solito il contenuto della notitia criminis costituisce premessa sufficiente
per l' instaurazione delle indagini preliminari e quindi di un procedimento penale.
Ci vale perla generalit dei reati, che sono, appunto, "procedibili d' ufficio".
Taluni reati, invece, per la loro minore gravit o per altre ragioni di
opportunit, non sono procedibili d' ufficio, ma occorre una espressa manifestazione
di volont da parte della persona offesa o di organi pubblici, volont che si pone
quale vera e propria condizione di procedibilit. La condizione di procedibilit ,
quindi, un fatto dal quale si fa dipendere l' esercizio dell' azione penale.
Mentre le normali notitiae criminis si risolvono in semplici dichiarazioni di
conoscenza, le condizioni di procedibilit assolvono solo in parte ad una funzione di
conoscenza, poich consistono essenzialmente in manifestazioni di volont,
contenendo l' espressa richiesta che si proceda in ordine ad un determinato reato.
Se il p.m. o la p.g. presumono che la condizione di procedibilit possa
sopraggiungere in tempo utile, potranno compiere atti urgenti diretti ad assicurare
fonti di prova (es. sequestri, accertamenti tecnici non ripetibili, incidente probatorio,
etc.). In mancanza della condizione di procedibilit sono comunque vietati atti
coercitivi della libert personale, ispezioni e perquisizioni, interrogatori,
intercettazioni telefoniche o ambientali.
A) QUERELA
La querela l' atto facoltativo attraverso il quale la persona offesa manifesta la
volont che si proceda in ordine ad un fatto previsto dalla legge come reato
procedibile a querela.
Il diritto di querela si estingue con la morte del titolare. Tuttavia, nei reati
contro l' onore, la moralit pubblica e il buon costume, se l' offeso deceduto la
legittimazione a presentare querela si trasmette ai prossimi congiunti.
Se l' offeso persona minore di anni 14 o persona legalmente incapace (es.
interdetto), legittimati a presentare querela sono i genitori o il tutore. Se manca un
rappresentante legale, il g.i.p. nominer un curatore speciale cui spetta proporre
querela.
La querela deve essere presentata al p.m. o alla p.g. 1) per iscritto (con
sottoscrizione della stessa persona offesa o di un suo procuratore speciale); 2)
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oralmente (in questo caso verr redatto apposito verbale). Grande importanza
assume la data della querela, ai fini del computo del termine di decadenza.
In caso di reato commesso da pi persone in concorso eventuale, la querela
presentata contro un solo concorrente si estende di diritto anche agli altri, data la
inscindibilit delle posizioni dei concorrenti (c.d. effetto estensivo della querela).
Il diritto alla querela pu essere esercitato entro un termine perentorio ben
preciso, ossia entro 3 mesi dal giorno in cui l' offeso ha avuto notizia del reato
commesso nei suoi confronti. Secondo la dottrina, essendo la querela un atto preprocessuale, non sar applicabile la disciplina della restituzione nel termine ex art.
175 c.p.p..
Il diritto di querela non pu essere fatto valere se la persona offesa,
successivamente alla commissione del fatto (post factum), ha manifestato una
rinuncia alla querela. Tale rinuncia pu consistere in una dichiarazione espressa
(scritta o orale), ma pu anche essere tacita, o per facta concludentia, quando l'
offeso tiene atteggiamenti incompatibili con la volont di querelare (purch tali
atteggiamenti siano seri, univoci, concludenti). Non ammessa una rinuncia ante
factum, ossia preventiva. Nel caso di minore che ha superato i 14 anni di et, la
rinuncia fatta dal genitore non priva il minore del diritto di proporre querela.
Una volta presentata la querela, essa pu sempre essere revocata dalla
persona offesa. Tale revoca, detta remissione della querela, consiste nella
dichiarazione con la quale il querelante ritira la querela gi proposta. La remissione
della querela un atto bilaterale, poich richiede l' accettazione da parte del
querelato. Il termine ultimo per revocare la querela costituito dalla pronuncia di una
sentenza irrevocabile.
La remissione pu essere processuale o extraprocessuale: 1) processuale
quando viene presentata al giudice o alla p.g. nel corso del processo, con
dichiarazione espressa, nelle forme previste per la rinuncia; 2) extraprocessuale
quando viene rilasciata al querelato o viene resa dinanzi ad un pubblico ufficiale (es.
notaio).
La remissione pu anche essere tacita quando il querelante compie atti
incompatibili con la volont di querelare.
B) RICHIESTA
E' prevista per alcune ipotesi di delitti commessi all' estero dal cittadino italiano o
dallo straniero. L' autorit competente ad avanzare la richiesta il Ministro di
Giustizia.
La richiesta deve essere presentata al p.m. entro 3 mesi dal giorno in cui il
Ministro ha avuto notizia del fatto, ovvero entro tre anni da quando il reo si trovi nel
territorio dello Stato quando tale circostanza prevista quale condizione obiettiva di
punibilit.
C) ISTANZA
E' l' atto facoltativo con cui la persona offesa da un delitto commesso all' estero ne d
conoscenza all' autorit italiana, manifestando la volont che si proceda.
D) AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE
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E' l' atto discrezionale con il quale i competenti organi statali (es. il Parlamento), su
sollecitazione del p.m., consentono il completo svolgimento di un processo penale in
ordine a taluni reati legislativamente predeterminati:
-- reati commessi dal Presidente del Consiglio o da un Ministro nell' esercizio delle
loro funzioni. In tal caso la competenza a concedere l' autorizzazione a procedere
spetta alla Camera di appartenenza se il Ministro anche parlamentare, o al
Senato se il ministro non parlamentare;
-- reati commessi dai membri della Corte Costituzionale; in tal caso al competenza
spetta alla stessa Corte Costituzionale.
La richiesta di autorizzazione a procedere dev' essere avanzata dal p.m. entro
30 giorni dall' iscrizione nel registro del nominativo della persona indagata.
Per quanto riguarda i reati commessi dai Parlamentari (deputati e senatori), la
Legge costituzionale n.3/1993 ha abolito l' istituto dell' immunit parlamentare
originariamente previsto dall' art. 68 c.2 Cost. (che prevedeva il divieto di sottoporre
deputati e senatori a procedimento penale senza autorizzazione della Camera di
appartenenza).
Oggi l' autorizzazione della Camera di appartenenza non riguarda pi la
sottoposizione del parlamentare al procedimento penale (che pu senz' altro essere
iniziato), ma soltanto il compimento di specifici atti di indagine, e precisamente:
provvedimenti restrittivi della libert personale, perquisizione, ispezione, sequestro
di corrispondenza, intercettazione di comunicazioni. L' autorizzazione a procedere
non necessaria se i parlamentare colto in flagranza di un reato per il quale
previsto l' arresto obbligatorio.
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Sez. I
L' ATTIVITA' DI INDAGINE DELLA POLIZIA GIUDIZIARIA
Nell' originario impianto del codice Vassalli si volle circoscrivere in un
ambito residuale e temporalmente limitato l' attivit autonoma d' indagine della
polizia giudiziaria, onde evitare il perpetuarsi di quella sorta di pre-istruttoria di
polizia (tipica del codice Rocco), antecedente alla assunzione delle indagini da parte
del p.m. e fuori dalle sue direttive. Ma brutali episodi di violenza criminale, che
culminarono col periodo "nero" delle stragi di mafia (anni 1988-1992) suggerirono
una serie di riforme codicistiche, tendenti ad ampliare notevolmente gli spazi di
autonomia della p.g., allentare i vincoli col p.m. e a potenziare la valenza probatoria
in sede dibattimentale degli atti da questa compiuti.
Cos, l' art. 348 c.p.p., riformulato nel 1992, prescrive che la p.g. continua
nella sua attivit d' indagine "anche successivamente alla comunicazione della
notizia di reato". Il che comporta che l' intervento del p.m. non ferma l'
investigazione avviata ed autogestita dalla polizia. In definitiva, alla p.g. attribuito
il potere di condurre, con ampia libert, un' attivit investigativa parallela ed
autonoma rispetto a quella del p.m., ferma restando la possibilit che il p.m.
impartisca direttive per coordinare le attivit di indagine o deleghi alla p.g
determinati atti di indagine (c.d. attivit investigative delegate).
Ci premesso, l' attivit d' indagine della p.g. si svolge lungo tre principali
direzioni: 1) attivit di informazione; 2) attivit di assicurazione; 3) attivit di
investigazione.
1) L' ATTIVITA' DI INFORMAZIONE
Tale attivit riconducibile ad un duplice dovere a carico della p.g.: quello di
"informarsi", e quello di "informare".
Informarsi significa prendere cognizione delle notitiae criminis, anche di
propria iniziativa, nell' ambito dell' attivit di controllo e prevenzione del territorio,
ovvero a seguito di segnalazioni esterne (denunce, querele, etc.). Una volta acquisita
la notizia di reato, la p.g. ha l' obbligo di riferirla al p.m. ("informare").
Il termine per l' informativa non pi stabilito in modo fisso dal legislatore
("entro le 48 ore", art. 347 c.p.p. originaria formulazione); ora prescritto che l'
informativa deve essere inviata "senza ritardo" (art. 347 c.p.p. post-riforma 1992).
Per Siracusano-Galati ci non comporta discrezionalit nella scelta dei tempi, ma
impone comunque una assoluta tempestivit, salvo caso fortuito o forza maggiore.
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parte del p.m., e sempre che vi sia il fondato timore circa l' alterazione o la
dispersione delle cose. La p.g. comunica il verbale di sequestro al p.m., il quale nelle
successive 48 ore decide sulla convalida.
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comporta l' immediata perdita di efficacia della misura. Entro 48 ore dall' arresto, il
p.m. (che ha ricevuto il verbale) deve chiedere al g.i.p. la convalida. Anche tale
termine posto a pena di inefficacia. Il p.m. pu interrogare l' arrestato e pu
ordinarne l' immediata liberazione qualora constati l' illegittimit dell' arresto ovvero
quando ritiene di non dover chiedere l' applicazione di una misura cautelare.
Il g.i.p., infine, ricevuta la richiesta di convalida, fissa un' udienza di
convalida, che si tiene in camera di consiglio con la partecipazione necessaria del
difensore (mentre facoltativa la presenza del p.m..). All' udienza di convalida il
giudice interroga l' arrestato, salvo che si sia rifiutato di comparire, e in ogni caso,
sente il difensore. Al termine dell' udienza pu aversi: 1) ordinanza di convalida,
se il g.i.p. ritiene legittimo l' arresto. Se il p.m. chiede l' adozione di una misura
cautelare, il g.i.p., contestualmente alla convalida, converte l' arresto in misura
cautelare (custodia in carcere) e la persona resta in stato di detenzione; se invece non
ricorrono esigenze cautelari, la persona arrestata viene liberata; 2) ordinanza di
mancata convalida, se risulta che l' arresto non sia stato eseguito legittimamente o
che non sono stati osservati i termini. In tal caso si avr l' immediata liberazione della
persona arrestata.
L' ordinanza di convalida (o di non convalida) deve intervenire entro 48 ore
dal momento in cui il p.m. ha richiesto al g.i.p. la convalida.
L' eventuale nullit che vizia l' ordinanza di convalida dev' essere
immediatamente eccepita dal difensore nella stessa udienza, pena le decadenza dal
potere di rilevarla successivamente (ex art. 182 c.2 c.p.p.).
-- FERMO DI INDIZIATO DI DELITTO (art. 384 c.p.p.): Consiste nella restrizione
della libert personale di chi risulta fortemente indiziato di un delitto e si teme possa
darsi alla fuga. Il fermo pu essere disposto sia autonomamente dalla p.g., quando
non possibile attendere il provvedimento del p.m., sia dal p.m. (che d ordine alla
p.g. di eseguirlo). Tre sono i presupposti giuridici della misura: 1) che si proceda per
delitti puniti con l' ergastolo o la reclusione superiore nel massimo a 6 anni; 2) che
sussistano gravi indizi di colpevolezza; 3) che vi sia il ragionevole pericolo che il
presunto autore del reato possa darsi alla fuga.
Gli adempimenti successivi all' adozione del fermo sono identici a quelli
previsti per l' arresto (termini perentori, udienza di convalida, eventuale
"conversione" del fermo in misura cautelare coercitiva).
L' arresto e il fermo sono comunemente chiamate misure pre-cautelari, nel
senso che molto spesso precedono l' adozione di una misura cautelare. Tuttavia l'
arresto e il fermo e le misure cautelari si pongono su due piani processuali distinti e
non necessariamente contigui: da una lato, la misura cautelare pu essere disposta
senza che sia preceduta da alcun provvedimento di arresto o fermo; d' altra parte non
sempre l' arresto e il fermo vengono, in sede di convalida, "convertiti" in misura
cautelare.
3) L' ATTIVITA' DI INVESTIGAZIONE
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Tale attivit consiste sostanzialmente nella ricerca degli autori del reato e
delle fonti di prova (ossia degli elementi dai quali pu scaturire la prova, ma che non
sono di per s "prova"). Nell' ambito di tale attivit rientrano alcuni atti tipici:
-- IDENTIFICAZIONE DI PERSONA SOSPETTATA (art. 349 c.p.p.).
La p.g. pu richiedere a qualunque persona che sia sospettata di aver
commesso il reato di fornire le proprie esatte e complete generalit. Al fine di una
pi dettagliata identificazione, la persona pu essere condotta presso gli uffici di p.g.
per essere sottoposta a rilievi dattiloscopici (impronte digitali), fotografici,
antropometrici. Per svolgere tali adempimenti la persona pu anche essere condotta
coattivamente presso gli uffici, ma in ogni caso non pu essere trattenuta per pi di
12 ore. Dell' accompagnamento dev' essere data immediata notizia al p.m.
-- SOMMARIE INFORMAZIONI (art. 350 c.p.p)
La p.g. pu sentire la persona indagata attraverso un atto formale di
assunzione di informazioni. La persona viene invitata a presentarsi presso gli uffici di
p.g. e qui viene invitata a rispondere alle domande che l' ufficiale di p.g. le sottopone.
L' assunzione di sommarie informazioni radicalmente nulla se la persona indagata
non assistita da un difensore (di fiducia o d' ufficio). Inoltre non possibile
procedere a sommarie informazioni se la persona si trova in stato di arresto o fermo.
Dell' audizione viene redatto verbale scritto, che potr essere utilizzato in
dibattimento o per le contestazioni ex art. 503 c.3 o per eventuali letture ex art. 513
c.p.p..
-- DICHIARAZIONI SPONTANEE (art. 350 c.7 c.p.p.)
A differenza delle sommarie informazioni, che sono "provocate" dalla p.g.,
tali dichiarazioni sono assunte e verbalizzate a seguito della spontanea
presentazione della persona indagata presso gli uffici di p.g.. In questo caso solo
facoltativa la presenza del difensore. Le spontanee dichiarazioni possono essere
rilasciate anche da persona in stato di arresto o fermo.
Non possibile utilizzare tali dichiarazioni in dibattimento, tranne che per le
contestazioni ex art. 503 c.3 c.p.p..
-- SOMMARIE INFORMAZIONI DA PARTE DI ALTRE PERSONE (art.351 c.p.p.)
Le sommarie informazioni vengono richieste non all' indagato, ma ad una
persona terza, che con tutta probabilit sar futuro testimone al dibattimento.
Vengono osservate le regole sulla testimonianza. Non necessaria la presenza
del difensore. La persona sottoposta a sommarie informazioni pu anche tacere o
rendere dichiarazioni false senza essere per ci solo punibile (salvo commetta
favoreggiamento personale o mendacio calunnioso). E' invece obbligata a fornire
notizie precise circa la propria identit personale o altre qualit che la riguardano.
Qualora emergano indizi di reit, l' ufficiale di p.g. sospende l' audizione,
avvertendo la persona che potranno essere svolte indagini a suo carico e invitandola a
nominare un difensore.
Le dichiarazioni rese alla p.g., possono essere utilizzate per le contestazioni
ex art. 500 c.p.p. e per eventuali letture ex art. 512 c.p.p.
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Sez. II
L' ATTIVITA' DI INDAGINE DEL PUBBLICO MINISTERO
-- INTERROGATORIO DELLA PERSONA INDAGATA (art. 64 c.p.p.)
La persona indagata spesso in grado di introdurre nel procedimento un
patrimonio di conoscenze che pu servire ad arricchire il panorama investigativo. Per
questo motivo il codice Vassalli, nella sua formulazione originaria, prevedeva l
interrogatorio come atto d indagine rimesso esclusivamente alla volont del p.m., il
quale poteva anche decidere di non interrogare l indagato.
Ma nell' ottica del processo accusatorio, l' interrogatorio dovrebbe essere
considerato non tanto in funzione investigativa, ma soprattutto in funzione di
garanzia, in quanto attraverso il diretto colloquio col p.m. la persona indagata pu
presentare quegli elementi a propria discolpa che potrebbero anche convincere il
magistrato della sua innocenza. Questo il motivo per cui la legge Carotti ha
previsto che l indagato, una volta ricevuto l "avviso di chiusura delle indagini",
pu chiedere al p.m. di essere sottoposto ad interrogatorio: in tal caso il p.m. sar
obbligato a procedere ad interrogatorio, e qualora ometta di effettuare tale
interrogatorio nonostante la richiesta dell indagato, una sua eventuale richiesta di
rinvio a giudizio sar radicalmente nulla.
Quando il p.m. dispone l' interrogatorio (fuori dai casi di cui all' art. 415 bis),
invia all' indagato un apposito "invito a presentarsi", che deve essergli notificato
almeno 3 giorni prima della data fissata per l' interrogatorio. L' invito contiene,
inoltre, il preavviso della facolt di intervenire con un difensore di fiducia, il quale
deve essere pure preavvisato almeno 24 ore prima. Una volta assolto l' onere di
preavviso, poi del tutto indifferente che il difensore partecipi o meno, non
comportando alcuna nullit l' eventuale assenza del difensore (purch preavvertito).
Si noti la differenza dell' interrogatorio del p.m. rispetto alle sommarie informazioni
di p.g., nelle quali l' assenza del difensore causa di nullit assoluta.
Pur se in stato di detenzione, la persona indagata deve intervenire libera all'
interrogatorio, e non pu essere sottoposta a "metodi o tecniche idonei ad influire
sulla libert di autodeterminazione o ad alterare la capacit di ricordare i fatti" (art.
64 c.p.). Prima di iniziare l' interrogatorio, il p.m. deve rendere edotto l' indagato
della facolt che egli ha di non rispondere. Ci a garanzia del principio del c.d.
"diritto al silenzio" (nemo se tenetur detegere = nessuno pu essere tenuto ad
autoaccusarsi).
Il p.m. d inizio all' interrogatorio esponendo in forma chiara e precisa alla
persona indagata il fatto che le viene attribuito, facendole noti gli elementi di prova
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esistenti contro di lei, se non pu derivare pregiudizio per le indagini; quindi la invita
ad esporre quanto ritiene utile per la sua difesa e le pone direttamente le domande.
Delle operazioni viene redatto verbale, che potr avere utilizzazione
dibattimentale per le letture ex art. 513 o per le contestazioni ex art. 503 c.3. c.p.p.
Il p.m., nel corso delle indagini, pu disporre a fini investigativi uno o pi tra
questi mezzi di prova o di ricerca della prova. Da notare che le intercettazioni
telefoniche o ambientali, per essere utilizzabili, hanno bisogno della convalida da
parte del g.i.p., mentre gli altri atti sono di piena competenza dello stesso p.m..
LA PARTECIPAZIONE DEL DIFENSORE AGLI ATTI DI INDAGINE DEL P.M.
1) L' assistenza del difensore necessaria a pena di nullit in caso di:
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SEZ. III
L' INTERVENTO DEL G.I.P. NELLA FASE DELLE INDAGINI
Le principali occasioni di intervento del g.i.p. nella fase delle indagini sono
rappresentate dai provvedimenti di convalida dell' arresto o del fermo, di convalida
delle intercettazioni telefoniche o ambientali, di convalida del sequestro
preventivo disposto per ragioni di urgenza dalla p.g. o dal p.m., oltre che,
ovviamente, dalle ordinanze che dispongono eventuali misure cautelari personali o
patrimoniali.
Otre a ci, il g.i.p. presiede le operazioni istruttorie nell' ipotesi di incidente
probatorio.
L' INCIDENTE PROBATORIO (art. 392)
In base alla regola generale del processo accusatorio, il tempo e il luogo
deputati alla formazione e all' assunzione della prova il dibattimento. Gli elementi
raccolti durante le indagini non sono invece idonei a costituire prova, e dovranno
essere nuovamente rappresentati ("ripetuti") in dibattimento.
Tuttavia il codice prevede un' ipotesi di "formazione anticipata della prova"
durante la fase delle indagini, attraverso l' apertura di una sorta di "parentesi
dibattimentale" chiamata incidente probatorio, tutte le volte in cui il trascorrere del
tempo o il pericolo di una situazione inquinante potrebbe rendere impossibile,
improbabile o inutile l' acquisizione della prova in sede dibattimentale.
Ovviamente, per potere attribuire efficacia di prova ad un atto di indagine,
occorre garantire il pieno contraddittorio delle parti, ossia ricreare le condizioni di
difesa (diritto alla controprova) tipiche del dibattimento.
Si pu procedere ad incidente probatorio nei seguenti casi:
1) Assunzione di una testimonianza o di esame dell' imputato o di confronto,
quando vi ragione di ritenere che l' acquisizione della prova non possa essere
rinviata in dibattimento per infermit o altro grave impedimento della persona che
dovrebbe rendere dichiarazioni (es. timore che la persona che dovrebbe presenziare
come testimone possa morire o espatriare prima del dibattimento);
2) espletamento di perizia o di esperimento giudiziale su persone o cose
inevitabilmente soggette a modificazione (in tali casi, tuttavia, il p.m. potrebbe
anche disporre un accertamento tecnico non ripetibile);
3) espletamento di ricognizione relativo a ricostruzioni mnemoniche che il
trascorrere del tempo pu rendere difficoltose;
4) perizia sulla capacit di intendere e volere della persona sottoposta alle indagini
(al fine di chiedere l' immediata sospensione del procedimento).
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Legittimati a chiedere l' incidente probatorio sono il p.m., l' indagato e il suo
difensore. La richiesta proponibile solo prima della scadenza dei termini di
chiusura delle indagini preliminari. La richiesta va depositata nella cancelleria del
g.i.p. e notificata al p.m. e ai difensori, i quali, entro 2 giorni dalla notifica, possono
avanzare produrre deduzioni scritte circa l' ammissibilit o la fondatezza della
richiesta.
Se il g.i.p. ritiene di accogliere la richiesta, fissa con ordinanza la data dell'
udienza, che dovr aver luogo non oltre 10 giorni dall' ordinanza stessa. La data dell'
udienza va comunicata alle parti almeno 2 giorni prima del giorno fissato. L' udienza
si svolge in camera di consiglio, con la partecipazione necessaria del p.m. re dei
difensori (a pena di nullit assoluta ex art. 178 lett. b) e c) c.p.p.).
Le prove vengono assunte con le forme tipiche del dibattimento (esame e
controesame).
Le prove assunte nel corso di incidente probatorio non possono essere
utilizzate contro la parte civile: infatti tale soggetto non si ancora costituito, e
sarebbe in contrasto col principio di contraddittorio opporgli prove che egli non ha
avuto occasione di "smontare".
Da notare infine che talvolta l' indagato tende a fare un uso strumentale dell'
istituto dell' incidente probatorio, al fine di intaccare la segretezza delle indagini,
ottenendo una sorta di discovery anticipata.. Infatti, procedendo all' incidente
probatorio, il p.m. deve mettere l' indagato a conoscenza quanto meno di quei fatti
che gli servono per procedere in pieno contraddittorio all' assunzione della prova. Si
parla, in tali casi di incidente-grimaldello, poich l' incidente probatorio serve ad
aprire il "forziere" delle indagini.
Per evitare tale inconveniente, il codice prevede che il p.m., se la richiesta di
incidente probatorio stata avanzata dall' indagato, pu opporsi ad essa, chiedendo il
differimento dell' incidente probatorio, "quando la sua esecuzione potrebbe
pregiudicare uno o pi atti investigativi".
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SEZ. IV
LE INDAGINI DIFENSIVE (L. 397/2000)
GENERALITA'
Nell' originaria versione del codice Vassalli (1988) l' attivit di indagine del
difensore era stata prevista assai sinteticamente nell' art. 38 disp. att..
L' art. 38 att. restava per contraddistinto da un sapore squisitamente
programmatico, per l' assoluta genericit ed ambiguit del disposto normativo. L'
impossibilit di far confluire in dibattimento gli elementi raccolti dalla difesa, la
difficolt di riconoscere ad essi il valore di prove della cui valutazione il giudice
dovesse dare conto, l' assenza di previsioni normative sulle forme di documentazione
dell' indagine difensiva e la diffusa sospettosit nei confronti dell' avvocato
imponevano alla difesa di mantenere il tradizionale ruolo passivo.
Nell' attesa di una definitiva sistemazione legislativa, l' avvocatura aveva
comunque provveduto a predisporre una regolamentazione deontologica del "diritto
di difendersi provando" (Codice deontologico approvato dal Consiglio nazionale
forense il 17.04.1997, modificato il 16.10.1999; Regole deontologiche dell' Unione
delle Camere penali del 30.03.1996).
Le norme deontologiche hanno finalmente esaurito il loro ruolo di supplenza
grazie alla approvazione della legge 397/2000, che ha disciplinato in modo nuovo e
finalmente dettagliato l' attivit d' indagine del difensore.
La novit pi rilevante della nuova legge stata l' abrogazione dell' art. 38
att., che relegava la disciplina della materia tra le norme di attuazione, e l' aggiunta
di una serie di nuovi articoli all' interno del corpus codicistico.
Anzitutto l' art. 327 bis, a norma del quale, fin dal momento dellincarico
professionale, il difensore ha facolt di svolgere investigazioni per ricercare ed
individuare elementi di prova a favore del proprio assistito. Tale facolt pu essere
attribuita per lesercizio del diritto di difesa, in ogni stato e grado del procedimento
(compresa l' esecuzione), anche avvalendosi di investigatori privati autorizzati e
consulenti tecnici (a norma dellart. 2 del D.L.vo 28 agosto 2000, n. 274, nei
procedimenti davanti al giudice di pace non si applicano le disposizioni sulle
indagini difensive). Da notare come (art. 391 nonies) lattivit investigativa pu
essere iniziata ancor prima di una formale apertura di indagini, per leventualit che
si possa instaurare in un prossimo futuro un procedimento penale (c.d. attivit
investigativa preventiva).
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La dichiarazione scritta, una volta redatta, deve essere firmata dal dichiarante e
rifinita con la attestazione di autenticit apposta dal difensore. La paternit dell'
atto rimane sempre del soggetto che rende la dichiarazione, mentre al difensore
riconosciuto solo un ordinario potere di autentica.
Il vero imprimatur di autenticit racchiuso nella c.d. relazione di
accompagnamento annessa alla deposizione scritta: qui devono essere
necessariamente indicati la data in cui la stessa viene rilasciata e i fatti che ne
costituiscono l' oggetto; le generalit delle persone coinvolte (dichiarante e difensore)
e soprattutto la garanzia che siano stati rivolti gli avvertimenti preliminari.
3) L' assunzione di informazioni un atto a struttura dialogica nel quale il
difensore interloquisce direttamente col dichiarante. Per espressa previsione
normativa, all' assunzione di informazioni non possono assistere la persona
sottoposta alle indagini, la persona offesa e le altre parti private.
Piuttosto articolate sono le modalit di documentazione delle informazioni. Si
ritiene che tali modalit debbano essere quelle stesse che sono prescritte per gli atti
del pubblico ministero "in quanto applicabili".
Indubbiamente, l' esegesi richiede una certa elasticit. Un primo punto fermo
rappresentato dal fatto che alla documentazione debba procedersi compilando un
verbale (mentre la dottrina tende ad escludere la mera "annotazione". Le
dichiarazioni devono essere verbalizzate preferibilmente in forma integrale, ovvero
documentate in forma riassuntiva quando sono accompagnate da riproduzione
fonografica o audiovisiva, con successiva trascrizione. Ci significa che il difensore
molto spesso utilizzer sia la documentazione attraverso verbale, sia la riproduzione
fonografica o audiovisiva. Il verbale deve essere sottoscritto in ogni suo foglio dal
difensore e da tutte le persone presenti. Dovranno inoltre essere indicati i riferimenti
circa il luogo, la data e l' orario delle operazioni svolte. Per ogni informazione deve
essere specificato se la stessa stata resa spontaneamente ovvero previa domanda, e
in questa seconda ipotesi deve essere riprodotta anche la domanda.
Per ci che attiene al diritto alla riservatezza, quando vengono in
discussione dati personali "sensibili", il loro trattamento pu avvenire, previa
autorizzazione del Garante, soltanto se necessario ai fini dello svolgimento delle
investigazioni difensive. In quest' ambito viene in rilievo l' autorizzazione n. 4/1997
(e successive proroghe) con la quale il Garante ha espressamente autorizzato i liberi
professionisti al trattamento dei dati sensibili, purch finalizzato all' attivit di
indagine nel processo penale.
Il difensore tenuto ad interrompere l' assunzione di informazioni qualora la
persona renda dichiarazioni dalle quali emergono indizi di reit a suo carico; in tali
ipotesi le precedenti dichiarazioni non possono essere utilizzate contro la persona
che le ha rese. Si tratta di una disposizione speculare all' art. 63 c.p.p.. Una volta
compiuta l' interruzione, il difensore esaurisce i suoi compiti, n incombe su di lui
alcun obbligo di denuncia. Alla persona informata sui fatti va sempre riconosciuta la
facolt di astenersi dal rispondere o dal rendere la dichiarazione. In tali casi
riconosciuta al difensore che procede alle investigazioni una alternativa: o chiedere
che si proceda ad incidente probatorio per l' assunzione della testimonianza, ovvero
rivolgersi al pubblico ministero, affinch disponga lui l' assunzione di informazione
del potenziale dichiarante nei 7 giorni successivi alla richiesta; in tal caso l' audizione
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sottoscritto dai presenti, in cui sono precisati il giorno, il luogo e l' ora dell' accesso,
le generalit dei soggetti presenti e l' attivit svolta, nonch la descrizione dello stato
dei luoghi e delle cose.
Una volta avvenuto l' ingresso nel luogo voluto, il difensore legittimato ad
una mera osservazione esterna , constatazione, memorizzazione, e ricerca, per
compiere poi in una sede diversa lo studio e l' analisi dei dati acquisiti; sembra
invece, escluso qualsiasi intervento di carattere "invasivo", diretto al prelievo, al
campionamento o alla scomposizione di oggetti .
La legge non specifica quale valenza probatoria possibile attribuire al
verbale di accesso ai luoghi. La dottrina tuttavia riconosce che, nel corso dell'
ispezione, il difensore potr procedere a rilievi o accertamenti tecnici, simili a quelli
previsti per il p.m. a norma dell' art. 360 c.p.p.. In tal caso la difesa dovr avvisare il
p.m. di turno (a mezzo contatto telefonico, fonogramma o fax) il quale ha facolt di
assistervi. I verbali di accertamenti tecnici, in quanto relativi ad atti irripetibili,
andranno a confluire nel fascicolo per il dibattimento.
Un problema pratico costituito dalle possibili interferenze e sovrapposizioni
tra l' attivit del difensore e l' eventuale attivit svolta, magari contestualmente dalla
polizia giudiziaria o dal p.m.. Inoltre il difensore dovr procedere con estrema
cautela onde evitare il rischio di incriminazione per il reato di cui all' art. 374 c.p.
(immutazione dello stato dei luoghi).
6) L' art. 391 septies prevede infine l' attivit di accesso a luoghi privati. A
differenza dell' ipotesi precedente, si tratta di accedere in spazi non aperti al
pubblico. L' ingresso non presenta problemi quando vi sia il permesso del soggetto
che ha la disponibilit del luogo, mentre nel caso contrario il veto del soggetto potr
essere superato soltanto con l' autorizzazione dell' autorit giudiziaria. Inoltre l'
ingresso nei luoghi di abitazione privata o nelle annesse pertinenze (garages, giardini,
etc.) ammesso solo " se sia necessario accertare le tracce e gli altri effetti materiali
del reato".
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UNITA' DIDATTICA N. 6
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1
Ore di lezione: 5
Ore di studio: 7
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2
-- archiviazione in fatto: viene chiesta quando gli elementi acquisiti nel corso delle
indagini non sono idonei a sostenere l' accusa. In tali casi la notizia di reato appare
infondata. Il p.m. deve operare una sorta di prognosi, e cio valutare se un giudice
chiamato a emettere sentenza di merito in quel momento, riconoscerebbe la
fondatezza della pretesa punitiva. Se la prognosi negativa, il p.m. chiede al g.i.p. l'
archiviazione perch il fatto appare infondato;
-- archiviazione in diritto: si ha quando il fatto risulta penalmente irrilevante, cio
non corrisponde ad alcuna fattispecie tipica;
-- archiviazione per improcedibilit dell' azione o estinzione del reato: l' azione
improcedibile quando, ad es., non sia intervenuta nel termine prescritto una
condizione di procedibilit (querela, autorizzazione a procedere). Il reato si considera
invece estinto se, ad es., intervenuta prescrizione ovvero in caso di sopravvenuta
abrogazione della norma incriminatrice (effetto retroattivo dell' abolitio criminis);
-- archiviazione perch ignoto l' autore del reato: quando l' autore del reato
rimasto ignoto il p.m., entro 6 mesi dalla data della registrazione della notizia di
reato, presenta al g.i.p. richiesta di archiviazione, ovvero di autorizzazione a
proseguire le indagini, nella prospettiva di "soggettivare" la notizia di reato.
Il p.m. presenta al g.i.p. la richiesta di archiviazione, unitamente al fascicolo
delle indagini espletate. Se il g.i.p. accoglie la richiesta, emette decreto motivato di
archiviazione. Se invece ritiene di non poter accogliere la richiesta, in quanto non
ravvisa i presupposti per l' archiviazione, fissa un' udienza in camera di consiglio,
con la partecipazione del p.m., del difensore e della persona offesa. A conclusione di
tale udienza possono prospettarsi tre diversi esiti:
-- ordinanza di archiviazione, quando il g.i.p., ad una analisi pi ponderata, ritiene
effettivamente meritevole di accoglimento la richiesta di archiviazione. L' ordinanza
ricorribile per Cassazione solo per vizi formali;
-- ordinanza di indagini jussu judicis, con la quale il g.i.p. dispone che il p.m.
effettui ulteriori indagini, fissando il termine indispensabile per il loro compimento;
-- ordinanza di imputazione coatta: il g.i.p. ordina al p.m. di formulare entro 10
giorni la richiesta di rinvio a giudizio, con l' indicazione del capo di imputazione.
A seguito di decreto o ordinanza di archiviazione il p.m. pu riaprire le
indagini qualora riscontri l' esigenza di effettuare nuove investigazioni (ad es. per
sopravvenuti elementi indizianti), ma a tal fine occorre apposita autorizzazione da
parte del g.i.p.. In caso di riapertura delle indagini il p.m. deve procedere ad una
nuova iscrizione nel registro delle notizie di reato.
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UNITA' DIDATTICA 7
IL GIUDIZIO
Ore di lezione: 5
Ore di studio: 7
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Sez. I
Principi generali
Premessa
Il giudizio quella fase del processo in cui le parti e il giudice mirano ad
accertare i fatti oggetto dell' imputazione secondo le forme della pubblicit, del
contraddittorio e dell' oralit.
Il giudizio si suddivide in tre stadi: predibattimento, dibattimento e postdibattimento. Occorre precisare che il termine "udienza" non sinonimo di
dibattimento, ma indica il tempo di una singola giornata dedicato alla celebrazione
di uno pi dibattimenti; il termine "dibattimento" indica invece la trattazione in
udienza di un determinato processo.
IL PRINCIPIO DI PUBBLICITA'
A norma dell' art. 471 c.p.p. l' udienza pubblica a pena di nullit, nel
senso che nell' aula dell' udienza ammesso l' ingresso del pubblico. Il principio
della pubblicit dell' udienza garantisce la trasparenza dell' indipendenza e dell'
imparzialit del giudice. Il pubblico presente in aula rappresenta, cio, il "popolo"
dinanzi al quale si svolge in maniera trasparente la funzione giurisdizionale.
Non sono ammessi in aula: 1) i minori degli anni 18; 2) le persone sottoposte
a misure di prevenzione (es. sorvegliati speciali); 3) le persone che appaiono in
stato di ubriachezza o di squilibrio mentale; 4) le persone armate.
A norma dell' art. 117 disp. att. per effettuare riprese audio-televisive
occorre il consenso delle parti, tranne che sussista un interesse sociale
particolarmente rilevante (in tal caso si prescinde dal consenso, ma la ripresa del
volto della persona comunque condizionata dal consenso della persona).
L' art. 472 c.p.p. prevede una serie di casi in cui si deve procedere "a porte
chiuse". Ci avviene:
-- quando occorre evitare la diffusione di notizie che devono restare segrete per
garantire la sicurezza dello Stato;
-- per la salvaguardia della morale pubblica e del buon costume;
-- quando occorre garantire la sicurezza o la riservatezza dei testimoni o delle
parti;
-- per motivi di igiene pubblica;
-- per garantire il regolare svolgimento delle udienze (es. quando il pubblico
particolarmente "turbolento";
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Ad ulteriore garanzia del contraddittorio sono poste le regole che tutelano l'
imputato dal rischio di modificazioni dell' accusa in corso di causa (c.d. emendatio
libelli). La contestazione contenuta nel decreto che dispone il giudizio: rispetto a
tale accusa l' imputato ha avuto un lasso di tempo congruo (minimo 20 giorni) per
predisporre la sua difesa. Ma se nel corso del giudizio (ad es. a seguito di emergenze
probatorie) il fatto commesso dall' imputato assume una configurazione giuridica
diversa, il p.m. non potr limitarsi a "correggere" il capo d' accusa: dovranno essere
concesse all' imputato quelle stesse garanzie che caratterizzavano l' originaria
contestazione (chiarezza e precisione dell' accusa, termine dilatorio a difesa, etc.).
Occorre distinguere in particolare quattro ipotesi:
-- FATTO DIVERSO (art. 516 c.1 c.p.p.). Il p.m. si accorge che l' illecito commesso
dall' imputato diverso da quello originariamente contestato, in quanto la
ricostruzione storica del fatto pone in luce la diversit della condotta, del nesso di
causalit, dell' evento o dell' elemento psicologico (es. stato originariamente
contestato un furto, ma un testimone oculare mette in luce atti di violenza sulla
vittima: la condotta appare diversa, poich assume i connotati della rapina). In tali
casi il p.m. procede alla modifica dell' imputazione (attraverso una formale
contestazione in udienza), ma l' imputato ha diritto ad un termine a difesa da un
minimo di 20 a un massimo di 40 giorni (con possibilit di chiedere nuove prove).
Il giudice dovr, di conseguenza sospendere l' udienza e rinviare il dibattimento a
udienza successiva, a meno che il fatto diversamente contestato ecceda la sua
competenza per materia (nel qual caso il giudice trasmetter gli atti al giudice
competente);
-- CONTESTAZIONE SUPPLETIVA DI CIRCOSTANZA AGGRAVANTE O DI REATO
CONNESSO (art. 517 c.p.p.). Il p.m., in corso di causa, rileva una circostanza
aggravante originariamente non contestata, oppure la sussistenza di un reato
ulteriore posto in rapporto di continuazione (cio esecutivo del medesimo disegno
criminoso) o di concorso formale (da un' unica condotta sono scaturiti pi reati)
rispetto al reato contestato. Si applicano le stesse regole previste per il caso di fatto
diverso (sospensione dell' udienza e concessione di termine a difesa da 20 a 40
giorni);
-- FATTO NUOVO (art. 518 c.p.p.). A differenza del fatto diverso, in tale ipotesi il p.m.
rileva a carico dell' imputato la sussistenza, oltre al fatto originariamente contestato,
di un reato ulteriore, commesso dall' imputato con una condotta distinta (concorso
materiale: es. oltre al furto, emerge che l' imputato ha commesso un anno prima uno
stupro). Il fatto "nuovo" dovrebbe, in teoria, essere oggetto di un separato processo,
in quanto non presenta alcuna connessione col reato oggetto del procedimento in
corso. Tuttavia, per ragioni di economia processuale, il codice prevede la possibilit
che il "fatto nuovo" venga trattato congiuntamente, dinanzi allo stesso giudice
(simultaneus processus), osservando le regole che gi conosciamo (contestazione in
udienza, assegnazione di termine a difesa di almeno 20 giorni); tuttavia se l'
imputato si oppone, il p.m. dovr esercitare l' azione penale nelle forme ordinarie
(nuova iscrizione nel registro di reato, nuove indagini preliminari e rinvio a giudizio
dinanzi a nuovo giudice). Inoltre, affinch possa procedersi alla trattazione
congiunta, occorre che il fatto nuovo non ecceda la competenza del giudice
originario.
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PRINCIPIO DI ORALITA'
Tale principio implica che il processo penale deve svolgersi per mezzo della
forma parlata: la comunicazione orale infatti quella che meglio si adatta alle
esigenze del contraddittorio e alle modalit dell' esame incrociato. Ai fini della
decisione possono, pertanto, essere utilizzate soltanto le prove acquisite al
dibattimento nel contraddittorio orale fra le parti.
Le pi rilevanti deroghe al principio di oralit sono contenute nella disciplina
delle c.d. letture consentite. Si tratta di letture di verbali (e quindi di documenti
scritti) contenuti nel fascicolo del p.m. o nel fascicolo del dibattimento. Le letture
sono consentite solo a particolari condizioni: o in quanto si tratti di acquisizioni non
pi suscettibili di rappresentazione probatoria (es. impossibilit sopravvenuta di
assumere un teste), o in quanto si tratti di atti particolarmente garantiti. In ogni caso
il codice Vassalli ha adottato il principio della tassativit delle letture consentite
(art. 514 c.p.p.), nel senso che queste ipotesi costituiscono un numero chiuso
(contrariamente al codice abrogato, nel quale vigeva il principio di tassativit delle
letture vietate). Vediamo i principali casi di letture consentite:
(art. 511
c.p.p.). Il giudice, su richiesta di parte o anche d' ufficio, pu disporre la lettura degli
atti inseriti nel fascicolo per il dibattimento. A tal fine occorre pur sempre procedere,
ove possibile, alla previa escussione del teste, del perito o della parte, e solo
successivamente procedere alle letture. Se non possibile l' escussione diretta (per
effettiva irripetibilit), si d senz' altro luogo alla lettura;
-- LETTURA DI ATTI CONTENUTI NEL FASCICOLO PER IL DIBATTIMENTO
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Qualora invece l' imputato di reato connesso sia comparso, ma si sia avvalso
della facolt di non rispondere, possibile procedere alla lettura delle sue
dichiarazioni, ma soltanto se vi l' accordo delle parti.
Si ricordi tuttavia che, a seguito della riforma del giusto processo, l' imputato
di reato connesso non pu avvalersi della facolt di non rispondere qualora abbia
reso dichiarazioni accusatorie nei confronti dell' imputato, poich assumer, in tal
caso, lo status di testimone (vedi: testimonanza assistita).
(art. 512 bis c.p.p.)
Il giudice, a richiesta di parte, tenuto conto degli altri elementi di prova acquisiti,
dispone che sia data lettura dei verbali di dichiarazioni rese durante le indagini dal
cittadino straniero residente all' estero, anche a seguito di rogatoria internazionale,
se la persona non stata citata a deporre come teste o, pur essendo stata citata, non
comparsa;
-- LETTURA DI DICHIARAZIONI RESE DA PERSONA STRANIERA
-- LETTURA DEI VERBALI DI PROVA DI ALTRI PROCEDIMENTI (art. 511 bis c.p.p.).
Il giudice, anche d' ufficio, pu disporre che sia data lettura dei verbali di prova di
altro procedimento penale, purch si tratti di prove assunte in sede di dibattimento o
di incidente probatorio;
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Sez. II
Il predibattimento
Il predibattimento quella parte del giudizio che va dal momento in cui
perviene alla cancelleria del giudice il decreto che dispone il giudizio fino alla
dichiarazione (in udienza) di apertura del dibattimento.
L'assunzione anticipata della prova in predibattimento
Nella fase del predibattimento pu eccezionalmente aversi un' assunzione
anticipata della prova, qualora si tratti di prove non rinviabili (per le quali, cio,
non possibile aspettare la celebrazione del dibattimento). L' art. 467 dispone infatti
che il giudice, a richiesta di parte, nei casi previsti per l' incidente probatorio, procede
all' assunzione di prove non rinviabili, osservando le forme previste per il
dibattimento.
La sentenza di proscioglimento pre-dibattimentale (art. 469 c.p.p.)
In fase di pre-dibattimento pu verificarsi anche l ipotesi di un proscioglimento
immediato, cio pronunciato sena attendere l apertura del dibattimento. Tale
proscioglimento si avr qualora al giudice appare evidente che l azione penale era
improcedibile o il reato estinto, senza che occorra procedere ad un accertamento
dibattimentale. Il giudice decider in camera di consiglio, sentiti il p.m. e l imputato,
e sempre che tali soggetti non si oppongono ( in tal caso dovr celebrarsi il
dibattimento). La sentenza cos emessa inappellabile.
Il deposito delle liste testimoniali
L' atto pi importante che viene compiuto nella fase del predibattimento il
deposito delle liste testimoniali. A norma dell' art. 468 c.1 c.p.p., le parti che
intendono chiedere in giudizio l' esame di testimoni, periti, consulenti tecnici o
imputati di reato connesso devono depositare in cancelleria, almeno 7 giorni
prima della data fissata per l' udienza, la lista delle persone da esaminare, con l'
indicazione del "tema" su cui deve vertere l' esame.
La funzione di tale deposito una funzione di discovery, per evitare l'
introduzione di prove "a sorpresa". Ciascuna parte deve, cio, conoscere in anticipo
le prove testimoniali che la controparte intende assumere, in modo da poter
eventualmente citare altri testi a controprova delle affermazioni del teste di parte
avversaria. L' art. 468 c.4 c.p.p. prevede, infatti, che "ciascuna parte pu chiedere
la citazione a prova contraria di testimoni, periti o consulenti tecnici non
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Sez. III
Il dibattimento
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Sez. IV
Il post-dibattimento
Il postdibattimento costituisce la terza fase del giudizio. Inizia nel momento
in cui il giudice si ritira in camera di consiglio per deliberare e si conclude con il
deposito della sentenza.
Atti utilizzabili ai fini della decisione
Occorre, anzitutto, tenere presente che gli atti utilizzabili dal giudice ai fini
della decisione sono quelli contenuti nell originario fascicolo per il dibattimento,
In ogmni caso l utilizzabilit di tali atti non automatica, ma presuppone che la
parte interessata abbia espressamente proceduto alla richiesta di letture ex art. 511
c.p.p.. Solo attraverso la lettura, dunque, l atto diviene utilizzabile.
Andranno, inoltre a confluire nel fascicolo del dibattimento i seguenti atti::
- i verbali delle udienze dibattimentali;
-- i documenti ammessi dal giudice, compresi i verbali di prove assunte in altro
procedimento (art. 238 c.p.p.) e le sentenze irrevocabili (art. 238 bis c.p.p.);
-- i verbali di assunzione dei mezzi di prova (testimoni, periti, parti private, etc.);
-- i verbali degli atti d' indagine utilizzati per le letture.
Principi generali della decisione
Per quanto riguarda i principi fondamentali in materia di deliberazione della
sentenza, questi sono enunciati nell' art. 527 c.p.p.: 1) collegialit della discussione;
2) priorit delle questioni processuali su quelle di merito; 3) favor rei (qualora vi sia
parit di voti, prevale la soluzione pi favorevole all' imputato).
Redazione della sentenza
La redazione della sentenza un' operazione complessa, che pu richiedere
un lasso di tempo anche notevole. Per tal motivo, molto spesso si ricorre alla
motivazione differita: il giudice, al termine della camera di consiglio, d intanto
lettura in udienza del dispositivo, cio della parte essenziale della decisione in forma
imperativa (assoluzione, condanna, determinazione del tipo e della quantit di pena,
etc.), e soltanto in un secondo tempo (entro 15 giorni o in un tempo pi lungo che
non pu superare comunque i 90 giorni) deposita in cancelleria la motivazione, che
la parte in cui sono analiticamente illustrate le argomentazioni logico-giuridiche che
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hanno condotto alla decisione, e nella quale sono indicate le prove poste a base della
decisione e i motivi per cui non sono state ritenute convincenti le prove contrarie.
Nei processi pi semplici pu aversi, tuttavia, una motivazione contestuale
(che anzi dovrebbe rappresentare la regola, in ossequio al principio di
concentrazione): in tal caso il giudice, subito dopo la redazione del dispositivo,
procede alla redazione della motivazione, in forma concisa e sintetica.
Pubblicazione e deposito della sentenza
La pubblicazione della sentenza ha luogo proprio con la lettura in udienza
del dispositivo, che vale a tutti gli effetti come notificazione per le parti presenti.
Il deposito della sentenza, nel caso di motivazione contestuale avviene
immediatamente dopo la lettura dl dispositivo; nei casi di motivazione differita
avviene nei termini previsti per la redazione della motivazione (15 giorni o pi, fino
a un massimo di 90 giorni). E' proprio dalla data del deposito che iniziano a
decorrere i termini per proporre impugnazione, e precisamente:
-- 15 giorni nel caso di motivazione contestuale;
-- 30 giorni a partire dal 15 giorno successivo alla pubblicazione, nel caso di
differimento "breve";
-- 45 giorni a partire dal giorno dell' avviso di deposito, nel caso di differimento
"lungo".
Nullit della sentenza
A norma dell' art. 546 c.3 la sentenza nulla in caso di:
-- mancanza di motivazione;
-- motivazione illogica;
-- mancata indicazione delle prove poste a base della decisione;
-- mancanza della sottoscrizione del giudice;
Tipi di sentenza
Le sentenze conclusive del dibattimento possono essere:
1) sentenza di non doversi procedere (art. 529 c.p.p.). Indica la sussistenza di una
causa di improcedibilit o di improseguibilit dell' azione penale, ovvero di
estinzione del reato;
2) sentenza di assoluzione (art. 530 c.p.p.). Il giudice assolve l' impuatato, o perch
riconosce la non sussistenza del fatto di reato contestato, o perch non vi prova che
sia stato commesso dall' imputato, o ancora perch l' imputato riconosciuto
soggetto non imputabile o non punibile (es. per errore scusabile, per la presenza di
una scriminante, etc.).
Tale sentenza viene adottata anche quando le prove a carico sono
insufficienti o contraddittorie (principio garantista in base al quale l' insufficienza
delle prove di colpevolezza viene equiparata alla esistenza di prova positiva di
innocenza);
3) sentenza di condanna (art. 533 c.p.p.). Il contenuto essenziale di tale tipo di
sentenza consiste nell' affermazione della responsabilit penale dell' imputato e nell'
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UNITA' DIDATTICA N. 8
LE IMPUGNAZIONI
E IL GIUDICATO PENALE
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Ore di lezione: 6
Ore di studio: 7
LE IMPUGNAZIONI IN GENERALE
Funzione dell' impugnazione e tipologia dei mezzi di impugnazione
Nel nostro ordinamento le impugnazioni svolgono una duplice funzione: 1)
riparare possibili errori della sentenza; 2) controllare l' operato complessivo del
giudice del grado precedente.
A norma dell' art. 648 c.p.p. si considerano sentenze irrevocabili (e dunque
oggettivamente non impugnabili) : 1) le sentenze contro le quali non previsto alcun
ulteriore grado di impugnazione (es. pronunce della Cassazione); 2) le sentenze per
le quali inutilmente decorso il termine (perentorio) per impugnare.
I mezzi di impugnazione si distinguono in :
mezzi devolutivi, quando il controllo affidato a un giudice di grado superiore
(es. appello; ricorso per cassazione), al quale devoluta la cognizione del fatto
che costitu oggetto del grado precedente;
mezzi non devolutivi, quando il controllo affidato a giudici dello stesso grado
del giudice che ha emanato la sentenza impugnata (es. richiesta di riesame,
opposizione a decreto penale di condanna, etc.).
I mezzi di impugnazione hanno generalmente un effetto sospensivo, nel senso
che la loro proposizione (ovviamente nei termini) sospende l' esecuzione della
sentenza impugnata.
sono mezzi ad effetto sospensivo l' appello o il ricorso per cassazione;
sono mezzi non sospensivi il riesame o la revisione.
Sotto un altro punto di vista i mezzi di impugnazione si distinguono in:
mezzi ordinari, quando possono essere proposti contro sentenze non ancora
passate in giudicato (in quanto ancora aperto il termine per impugnare); la loro
proposizione impedisce il passaggio in giudicato della sentenza (appello, ricorso
per cassazione);
-- mezzi straordinari, quando si possono indirizzare contro una sentenza gi
passata in giudicato (es. revisione).
Principio della tassativit delle impugnazioni
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L' art. 568 c.p.p. stabilisce il principio della tassativit delle impugnazioni: la
legge stabilisce i casi nei quali i provvedimenti del giudice sono soggetti a
impugnazione e determina il mezzo con cui possono essere impugnati.
Tale norma deve tuttavia essere combinata con l' art. 111 c.7 Cost., a norma
del quale sono sempre ricorribili per cassazione: 1) tutte le sentenze
(indipendentemente dal contenuto); 2) le ordinanze che si riferiscano alla libert
personale.
Pertanto il principio di tassativit vale solo 1) per i decreti e 2) per le
ordinanze che non dispongono sulla libert personale.
Provvedimenti abnormi
La giurisprudenza ha ammesso il ricorso per cassazione come rimedio
generale contro i c.d. provvedimenti abnormi, ossia quei provvedimenti non
inquadrabili per la loro stravaganza in nessuna delle categorie conosciute (sentenzadecreto-ordinanza). Un tipico esempio sono i provvedimenti del giudice che
obbligano il condannato ad un facere (nessuno pu essere condannato ad un facere).
Principio della conversione dell' impugnazione
L' art. 568 c.5 c.p.p. prevede il c.d. principio di conversione delle
impugnazioni: l'impugnazione ammissibile indipendentemente dalla qualifica ad
essa data dalla parte che l' ha proposta. Dunque se l' impugnante, per errore, d all'
atto di impugnazione il nomen juris di un mezzo non proponibile, (es. chiama
"ricorso" anzich "appello" l' impugnazione contro una sentenza di primo grado), il
mezzo proposto si converte automaticamente nel mezzo che sarebbe stato
proponibile. Con ci la legge mostra di dare maggior rilievo alla sostanza rispetto
alla forma: va, cio, salvaguardata la volont del soggetto di impugnare la
sentenza, indipendentemente dalle espressioni verbali adoperate.
A conferma di tale principio, se l' impugnazione viene proposta dinanzi ad un
giudice incompetente, questi trasmetter gli atti al giudice competente per l'
impugnazione.
Conversione del ricorso in appello
Quando contro la stessa sentenza emanata in primo grado sono proposti
contemporaneamente appello e ricorso per cassazione, il ricorso per cassazione si
converte automaticamente in appello. Ci per evitare che sullo stesso
provvedimento si possano pronunciare giudici d' impugnazione diversi (c.d.
principio della unitariet del mezzo d' impugnazione). In particolare, tale
situazione pu verificarsi in caso di:
1) sentenza cumulativa composta di pi capi di condanna (l' imputato era stato
accusato di pi reati). Pu accadere che un capo sia appellabile e un altro solo
ricorribile. In tal caso, se contro un capo stato proposto appello e contro un
altro ricorso per cassazione, il ricorso per cassazione si converte in appello;
2) sentenza cumulativa perch pronunciata contro diversi coimputati. Se per
alcuni imputati proponibile appello, per altri solo ricorso per cassazione (es. in
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Interesse ad impugnare
A norma dell' art. 568 c.4, per proporre impugnazione necessario avervi
interesse. L' interesse ad impugnare si ha quando il provvedimento impugnato abbia
arrecato un concreto pregiudizio all' impugnante, il quale chiede la sostituzione del
provvedimento impugnato con uno pi favorevole.
Pertanto, quando ad impugnare una parte privata (imputato, parte civile,
responsabile civile), questa deve avere non un astratto interesse alla esattezza
giuridica della decisione, ma un concreto interesse ad un provvedimento pi
favorevole. Questo spiega perch, ad es., l' imputato non pu proporre appello contro
la sentenza di assoluzione "perch il fatto non sussiste": questa formula assolutoria
la pi vantaggiosa per l' imputato, il quale non potrebbe ottenere una pronuncia pi
favorevole; il suo eventuale appello sarebbe inammissibile per mancanza di interesse
ad impugnare.
Siracusano e Galati si chiedono come deve essere inteso l' interesse ad
impugnare del p.m.. Secondo la prevalente dottrina tale interesse sussiste ogni qual
volta il p.m. ravvisa una decisione ingiusta o giuridicamente inesatta,
indipendentemente dalle conseguenze concrete (favorevoli o sfavorevoli) per l'
imputato. Secondo un' opposta opinione della giurisprudenza, il p.m. avrebbe
interesse ad impugnare solo quando tenda ad ottenere una declaratoria di
responsabilit penale a carico dell' imputato esclusa dal giudice a quo, ovvero un
aggravamento di responsabilit (Cass. 20.10.1986).
Luogo dell' impugnazione
A norma dell' art. 582 c.p.p. l' impugnazione va presentata presso la
cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento impugnato. Il cancelliere
che riceve l' atto rilascia attestazione della ricezione. La cancelleria del giudice
ricevente provvede senza ritardo alla notificazione delle impugnazione al p.m. e alle
altre parti private, quindi trasmette l' atto di impugnazione al giudice competente per
l' impugnazione, unitamente agli atti del procedimento (fascicolo per il dibattimento,
verbali delle udienze, sentenza).
Le parti private e i difensori possono presentare l' atto di impugnazione anche
nella cancelleria del tribunale o del giudice di pace del luogo in cui si trovano, se
tale luogo diverso da quello in cui fu emesso il provvedimento. In tal caso l' atto
viene immediatamente trasmesso alla cancelleria del giudice che ha emesso il
provvedimento impugnato.
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L' APPELLO
Giudici d' appello
Sono giudici di secondo grado:
la Corte d' Appello, per le impugnazioni contro le sentenze emesse dal tribunale,
dal g.u.p. (sent. di non luogo a procedere), e dal g.i.p.;
la Corte d' Assise d' Appello, per le impugnazioni contro le sentenze emesse
dalla Corte d'Assise;
il Tribunale in composizione monocratica, per le sentenze emesse dal Giudice
di pace che ha sede nell' ambito del suo circondario.
Effetto parzialmente devolutivo dell' appello
L' appello il mezzo col quale la vicenda gi sottoposta alla cognizione del
giudice di primo grado viene rimessa (cio devoluta) ad un nuovo esame di merito
di un giudice di grado superiore. L' effetto devolutivo non , per, automatico e
totale, in quanto la cognizione del giudice d' appello non si estende automaticamente
a tutte le questioni trattate in primo grado, ma solo a quei "punti della decisione ai
quali si riferiscono i motivi proposti" (art. 597 c.p.p.), secondo il generale
principio della corrispondenza tra chiesto e pronunciato (tantum devolutum,
quantum appellatum).
La cognizione del giudice d' appello , pertanto, parziale, in quanto
circoscritta ai punti della sentenza espressamente appellati.
Pertanto sarebbe inammissibile una richiesta d' appello generica: l' appellante
ha il preciso onere di indicare, nell' atto d' appello da presentare entro i termini, i
motivi dell' impugnazione (e cio gli errori di diritto o di giudizio nei quali
incorso il giudice di primo grado), e soltanto su tali questioni si estender la
cognizione del giudice d' appello.
Il codice ammette che fino a 15 giorni prima dell' apertura del giudizio d'
appello, l' appellante presenti in cancelleria motivi nuovi, in aggiunta a quelli gi
indicati nell' originario atto d' appello (art. 585 c.4 c.p.p.).
Vi sono, tuttavia, determinate questioni che devono ritenersi comprese nella
cognizione del giudice d' appello indipendentemente da un' espressa menzione nei
motivi d' appello. Tale devoluzione ope legis opera per i seguenti aspetti:
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il giudice d' appello estende la sua cognizione a quei punti della decisione che,
ancorch non impugnati, si trovano in stretta connessione logico-giuridica con
punti espressamente impugnati (esigenza di inscindibilit delle diverse
questioni);
la cognizione si estende, inoltre, a tutte le questioni rilevabili d' ufficio in ogni
stato e grado del procedimento (ad es. nullit assolute, difetto di competenza per
materia o di giurisdizione, etc.);
il giudice d' appello pu sempre applicare d' ufficio, anche se non richieste dall'
appellante: 1) circostanze attenuanti; 2) bilanciamento tra attenuanti e aggravanti;
3) sospensione condizionale della pena; 4) beneficio della non menzione nel
casellario giudiziale.
In virt del principio jura novit curia, il giudice d' appello pu, infine, dare al
fatto una qualificazione giuridica diversa (ossia un diverso nomen juris), purch ci
non esorbiti la sua competenza e sempre che la questione era stata espressamente
devoluta in quanto oggetto di apposito motivo d' appello.
Inammissibilit
Il giudice d' appello, una volta ricevuto dal giudice a quo l' atto d'
impugnazione e i verbali del procedimento di primo grado, procede preliminarmente
ad una verifica circa l' astratta ammissibilit dell' appello (in camera di consiglio
ma senza sentire le parti). I casi di inammissibilit sono i seguenti:
difetto di legittimazione ad impugnare o di interesse ad impugnare;
provvedimento oggettivamente non appellabile;
difetto di forma o decorso del termine per proporre appello;
rinuncia preventiva all' appello operata dalla parte impugnante.
L' inammissibilit viene dichiarata con ordinanza (ricorribile per Cassazione)
Sentenze non appellabili
Sono oggettivamente inappellabili le seguenti sentenze di primo grado:
1) sentenze emesse a seguito di patteggiamento;
2) sentenze di proscioglimento emesse in predibattimento ex art. 468 c.p.p.;
3) sentenze di proscioglimento perch il fatto non sussiste o l imputato non lo ha
commesso;
4) sentenze di condanna alla sola pena pecuniaria.
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Il dibattimento in appello
Il processo d' appello, diversamente da quello di primo grado, normalmente
un processo senza istruzione probatoria, poich si basa su una discussione critica
dei risultati acquisiti in primo grado. Lo sviluppo del dibattimento pertanto il
seguente:
-- trattazione delle questioni preliminari e verifica della costituzione delle parti;
-- relazione introduttiva del Presidente ( o del giudice da lui delegato);
-- possibile lettura (anche disposta d' ufficio) dei verbali del giudizio di primo grado
o degli atti letti in primo grado ex ar. 511 c.p.p.;
-- discussione finale.
Solo eccezionalmente il codice prevede la possibilit di procedere ad una
rinnovazione dell' istruttoria dibattimentale (ossia all' assunzione di prove). Tale
rinnovazione pu avvenire:
1) a seguito di istanza di parte, purch la richiesta sia contenuta nell' atto d'
appello o, al pi tardi, entro il termine per presentare i motivi nuovi. L'
istruzione probatoria pu avere ad oggetto o prove gi assunte in primo
grado, da "riassumere" dinanzi al giudice d' appello (al fine di ottenerne una
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CARATTERISTICHE GENERALI
Il ricorso per Cassazione un mezzo di impugnazione ordinario, sospensivo e di sola
legittimit.
Il giudizio affidato alla Corte di Cassazione definito di legittimit (o di
diritto), in quanto la Corte pu solo accertare se nei gradi precedenti di giudizio
(gradi di merito) sono stati commessi errori giuridici. Il sindacato della Cassazione
pu vertere, quindi, solo sulla mancata o errata applicazione di norme giuridiche
sostanziali (errores in judicando) o processuali (errores in procedendo), ovvero sulla
corretta interpretazione giuridica delle stesse norme, mentre non pu spingersi fino
alla ricostruzione del fatto storico, che resta ormai intangibile per come accertato dai
giudici di merito.
Un altro importante compito della Cassazione consiste nell assicurare l
esatta osservanza e l uniforme interpretazione della legge, in modo da garantire l
unit del diritto nazionale (c.d. funzione di nomofilacha). Infatti le sentenze della
Cassazione costituiscono dei precedenti giurisprudenziali che, seppur non vincolanti
per i successivi giudizi, esprimono il punto di vista pi autorevole in quanto
provenienti dal supremo organo della magistratura.
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Ai descritti motivi di ricorso, si aggiunge poi il caso del ricorso contro provvedimenti
abnormi
PROCEDIMENTO
Le parti presentano il ricorso nella cancelleria della Corte di cassazione entro i
termini previsti in generale per le impugnazioni. Le parti private possono presentare
il ricorso o personalmente o tramite ricorso sottoscritto da un difensore iscritto in
appositi albi professionali.
Il Presidente della Cassazione assegna il ricorso ad una delle 6 sezioni della
Corte, oppure alle Sezioni Unite (per questioni di particolare rilevanza o sulle quali
sono sorti contrasti tra le singole sezioni).
Alle parti viene dato avviso dell udienza almeno 30 giorni prima. Il
dibattimento si svolge in pubblica udienza, ma non ammessa la comparizione
personale delle parti private, che stanno in giudizio solo attraverso i difensori. Non
necessario, peraltro, l intervento dei difensori ( sufficiente anche un contraddittorio
scritto). In cassazione non prevista alcuna istruzione probatoria, ma solo una
relazione del presidente e una discussione finale delle parti.
TIPI DI SENTENZA
Ad esito del giudizio, la Corte pu emettere una sentenza di 1) inammissibilit; 2)
rettificazione; 3) rigetto; 4) annullamento senza rinvio; 5) annullamento con rinvio.
INAMMISSIBILITA:
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Se, ad esempio, il ricorso era fondato sul vizio di mancata assunzione di prova
decisiva, la Corte, qualora ritiene fondato il motivo, annulla la sentenza (del giudice
che non ha assunto la prova) e rimette le parti al giudice di rinvio affinch questi
proceda all assunzione della prova (che non pu essere assunta dalla Cassazione).
IL GIUDIZIO DI RINVIO
Il giudice competente per il giudizio di rinvio viene cos individuato:
1) in caso di annullamento di un ordinanza, lo stesso giudice che ha emesso l
ordinanza;
2) in caso di annullamento di sentenza emessa dal Tribunale, Corte d Appello,
Corte d Assise e Corte d Assise d Appello, una sezione diversa dello
stesso Tribunale o della stessa Corte;
3) in caso di annullamento di una sentenza del g.i.p., lo stesso tribunale cui
appartiene l ufficio del g.i.p., ma il giudice dovr essere sostituito.
Il giudice di rinvio viene quindi a sostituirsi a quello che aveva emesso il
provvedimento annullato. Vi sono tuttavia dei limiti ai suoi poteri:
-- anzitutto nel giudizio di rinvio non ammessa alcuna questione sulla competenza
che la Corte stessa ha attribuito con la sua sentenza. La sentenza della Cassazione
pertanto attributiva della competenza in modo vincolante;
-- il giudice di rinvio deve uniformarsi alla decisione della Cassazione per ci che
riguarda ogni questione di diritto da essa decisa. Solo sulle questioni di fatto il
giudice di rinvio ha piena autonomia di indagine e di valutazione dei dati probatori
acquisiti.
-- nel giudizio di rinvio non possono pi essere rilevate nullit verificatesi nei gradi
precedenti o nelle indagini preliminari. Infatti la sentenza della Cassazione opera
come sanatoria di tutte le nullit, anche assolute, verificatesi fino a quel momento;
-- secondo la giurisprudenza, anche al giudizio di rinvio si applica il divieto di
reformatio in pejus quando l appello era stato proposto dal solo imputato;
-- in caso di annullamento parziale (cio solo di alcuni capi o punti della sentenza),
la sentenza del giudice di rinvio si deve integrare e armonizzare con quella parte
della sentenza che non stata annullata. Pertanto la cognizione del giudice di rinvio
non limitata alle parti della sentenza espressamente annullate, ma si estende anche
a quelle parti che, sebbene non annullate, si trovino in connessione essenziale con le
prime.
La sentenza conclusiva del giudizio di rinvio pu essere a sua volta impugnata: 1)
con ricorso per Cassazione, se il giudice del rinvio un giudice d Appello; 2) col
mezzo previsto dalla legge se il giudizio di rinvio si svolge dinanzi ad un giudice di
primo grado.
In ogni caso l impugnazione deve essere fondata su motivi che riguardano punti
diversi da quelli gi decisi dalla Cassazione con la sentenza di annullamento.
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IL GIUDICATO PENALE
Concetto di giudicato
L' art. 648 c.p.p. stabilisce che la sentenza diviene irrevocabile (passa in
giudicato):
o quando contro il provvedimento non consentito proporre appello o ricorso per
cassazione, in quanto si sono esauriti i gradi di impugnazione ordinaria
(ferma restando la possibilit della revisione);
o quando la sentenza appellabile o ricorribile ma sono inutilmente decorsi i
termini per impugnare .
In pratica si ha una impossibilit giuridica di sottoporre il contenuto del
provvedimento ad un nuovo giudizio da parte di un nuovo giudice.
Ma cosa comporta, sul piano degli effetti giuridici, il passaggio in giudicato ( o l'
irrevocabilit) della sentenza? Anzitutto l' irrevocabilit comporta l' acquisto di
forza esecutiva, ossia la possibilit che venga data esecuzione al contenuto del
dispositivo (es. dovr essere eseguita la carcerazione del condannato): a norma dell'
art. 650 c.p.p., infatti, "le sentenze penali hanno forza esecutiva quando sono
divenute irrevocabili". Ci significa che, finch non si verifica l' irrevocabilit, l'
esecuzione della pena resta sospesa.
Inoltre, il passaggio in giudicato della sentenza comporta l' estinzione del
potere del giudice di decidere su un oggetto gi deciso. Per alcuni autori (Allorio) l'
essenza del giudicato consisterebbe proprio nel determinare una sorta di difetto di
giurisdizione che vieta a qualsiasi giudice di prendere cognizione di un caso ormai
definitivamente accertato. La ratio di tale divieto risiede nell' esigenza di assicurare,
ad un determinato momento, certezza e stabilit delle situazioni giuridiche, nell'
interesse sia della collettivit (che ritrova pace sociale) sia dell' individuo (che
riacquista la sicurezza dei suoi diritti di libert).
Si suole distinguere una nozione formale e una sostanziale di giudicato:
il giudicato in senso formale indica la immutabilit e definitivit della
decisione, e il venir meno del potere di qualsiasi giudice di pronunciarsi sul
medesimo oggetto (incontrovertibilit);
il giudicato in senso sostanziale indica la vincolativit della decisione, in
quanto le statuizioni del provvedimento acquistano forza di norma imperativa per
i soggetti che devono osservarla, al pari di una legge. In gergo tecnico si dice che
la sentenza "fa stato" tra le parti, poich quanto da essa stabilito e accertato si
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pone come norma vincolante sia per le parti che, per altri giudici (civili o
amministrativi).
Occorre chiarire che il giudicato si forma solo sul dispositivo della sentenza,
cio sulla parte che racchiude le statuizioni finali in forma imperativa, e non sulla
motivazione, poich questa assolve alla funzione meramente strumentale di
"interpretare" il dispositivo stesso.
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A norma dell' art. 651 c.p.p. "la sentenza penale irrevocabile di condanna
ha efficacia di giudicato quanto all' accertamento della sussistenza del fatto e che l'
imputato lo ha commesso nel giudizio civile o amministrativo per le restituzioni o il
risarcimento del danno promosso nei confronti dell' imputato". Ci significa che il
giudice civile (al quale il danneggiato non costituitosi parte civile si rivolge per
ottenere il risarcimento) non dovr pi accertare il fatto storico che ha dato luogo al
danno, poich sar sufficiente acquisire la sentenza penale irrevocabile di condanna
come elemento idoneo a ricostruire in modo incontrovertibile il fatto, ferma restando
l' autonomia del giudice civile per tutti gli aspetti tecnici relativi alla quantificazione
del danno (es. interessi di mora, rivalutazione monetaria, etc.) .
Le sentenze ritenute idonee a vincolare il giudice civile o amministrativo sono
solo quelle pronunciate in dibattimento o a seguito di giudizio abbreviato, mentre
sono prive di efficacia vincolante le sentenze emesse a seguito di patteggiamento e i
decreti penali di condanna.
A norma dell' art. 652 c.p.p. anche "la sentenza penale irrevocabile di
assoluzione ha efficacia di giudicato, quanto all' accertamento che il fatto non
sussiste o che l' imputato non lo ha commesso, nel giudizio civile o amministrativo
per le restituzioni o il risarcimento promosso dal danneggiato che si sia costituito".
Il danneggiato, pertanto, subisce il vincolo del giudicato a condizione che si
sia costituito parte civile nel processo penale, o in quanto sia stato posto in
condizione di costituirsi e non l' abbia fatto.
Questioni pregiudiziali
Sempre in tema di rapporti tra giudizio penale e giudizio civile o
amministrativo, l' art. 3 c.p.p. dispone che il giudice penale, quando la decisione
dipende dalla risoluzione di una questione sullo stato di famiglia o di cittadinanza
(si pensi ad un processo per bigamia, incesto, etc.), qualora la questione "seria" e
sia pendente un processo civile sulla stessa questione, pu sospendere il processo
fino al passaggio in giudicato della sentenza civile che definisce la questione. Tale
sentenza avr efficacia di giudicato nel procedimento penale, che riprender il suo
corso una volta concluso il processo civile.
L' art. 479 c.p.p. dispone inoltre che, qualora la decisione del procedimento
penale dipenda dalla risoluzione di una controversia civile o amministrativa di
particolare complessit, per la quale sia gi in corso un procedimento presso il
giudice competente (civile o amministrativo), il giudice, se la legge non pone
particolari limitazioni alla prova, pu disporre la sospensione del dibattimento,
fino a che la questione non sia stata decisa con sentenza passata in giudicato.
La sospensione disposta con ordinanza, contro la quale pu essere proposto
ricorso per cassazione. Il ricorso non ha effetto sospensivo.
Qualora il giudizio civile o amministrativo non si sia concluso nel termine di un
anno, il giudice, anche di ufficio, pu revocare lordinanza di sospensione.
Qui, a differenza dell' ipotesi precedente, la sentenza civile o amministrativa
non ha efficacia di giudicato nel processo penale, ma potr servire come semplice
orientamento al giudice penale.
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PRE- ESAME
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58) Quali sono gli atti di indagine del p.m. al quale il difensore dell imputato ha
diritto di assistere?
59) Cosa si intende per incidente probatorio? In quali casi tassativi possibile
avanzare richiesta di incidente probatorio?
60) Quale il regime di utilizzabilit degli atti assunti ad incidente probatorio?
61) Perch il ricorso per Cassazione definito un rimedio a critica vincolata?
62) Quali sono i motivi di ricorso per Cassazione?
63) Quali caratteristiche deve presentare il vizio di illogicit della motivazione?
64) Cos la sentenza di rettificazione?
65) In quali casi la Corte annulla senza rinvio? In quali annulla con rinvio?
66) In quale fascicolo vanno a confluire i risultati delle investigazioni difensive?
67) Qual il regime di utilizzabilit degli atti assunti dal difensore in sede di
investigazioni difensive?
68) Quali sono i termini ordinari di durata delle indagini? Per quali motivi il p.m.
pu chiedere una proroga di detti termini?
69) Qunati tipi di archiviazione esistono? In che modo provvede il GIP qualora
non ritiene di accogliere la richiesta di archiviazione?
70) Da quale legge stato introdotto l avviso di conclusione delle indagini ex
art. 415 bis? Qual il contenuto di detto avviso?
71) Il p.m. obbligato durante le indagini a interrogare l indagato?
72) Cosa stabilisce il principio di divieto di reformatio in peius in appello?
73) Cosa si intende per discovery processuale? In quale momento del processo si
verifica?
74) Cosa si intende per diritto alla prova e quali sono le prove che il giudice
pu rifiutare di assumere?
75) Qual la disciplina della prova atipica?
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76) Cosa si intende per prova indiziaria o indiretta? Cosa prescrive in proposito l
art. 192 c. 2?
77) Quali sono i poteri del giudice del rinvio?
78) Come si individua il giudice del rinvio competente?
79) Cosa sono le condizioni di procedibilit? In mancanza di condizione di
procedibilit non possibile compiere alcun atto di indagine?
80) Come si pu definire la querela? Quali sono gli atti impeditivi e gli atti
estintivi della querela?
81) Qual la definizione codicistica di stato di flagranza? Per quali reati
possibile procedere ad arresto in flagranza?
82) La sentenza emessa dal giudice del rinvio a sua volta impugnabile?
83) Il giudice pu assumere prove ex officio? Quali sono i principali casi?
84) Quali sono le diverse interpretazioni fornite dalla dottrina e dalla
giurprudenza con riferimento all art. 507 c.p.p.?
85) Cosa si intende per testimonianza indiretta o de relato? Gli ufficiali ed agenti
di polizia giudiziaria possono rendere testimonianza de relato?
86) In quali casi possibile procedere alla lettura delle dichiarazioni dell
imputato di reato connesso?
87) A cosa serve il deposito delle liste testimoniali?
88) In quali casi le parti possono citare come testimoni persone non comprese
nella propria lista?
89) Da quale norma fissato il diritto alla controprova? Cosa comporta tale
principio?
90) Cosa sono le questioni pregiudiziali?
91) Cosa sono le questioni preliminari?
92) Perch la revisione un rimedio straordinario?
93) Quali sono i casi che legittimano la domanda di revisione?
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