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Mobilit geografica e mercenariato
nellItalia Preromana
Atti del XX Convegno Internazionale di Studi
sulla Storia e lArcheologia dellEtruria
a cura di Giuseppe M. Della Fina

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ISBN 978-88-7140-534-6
Roma 2013 - Edizioni Quasar di Severino Tognon srl
via Ajaccio 41-43 - 00198 Roma
tel. 0685358444, fax 0685833591
www.edizioniquasar.it
Finito di stampare nel mese di novembre 2013 presso Arti Grafiche La Moderna - Roma

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annali
della fondazione
per il museo claudio faina

volume XX

orvieto
nella sede della fondazione
edizioni quasar
2013

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Armando Cherici

Mercenariato celtico e commerci doltralpe:


alcune riflessioni tra Hallstatt e La Tne

Levidenza archeologica attesta - sulla sponda Nord del bacino


del Mediterraneo, gi dallarcaismo - il diffondersi e consolidarsi
delluso di singole armi o armamenti - difensivi o offensivi - di forma
e impiego specializzato, aventi notevoli affinit reciproche: si tratta
di machairai, dischi corazza, corazze a spallacci, foderi di spada con
pugnale, budrieri e sistemi di ancoraggio di lame corte1. La presenza
di armi difensive specializzate assai prossime a quelle sviluppatesi
in seno alle societ urbane del Mediterraneo attestato anche ben
dentro il continente2; qui, in almeno un caso, tali contiguit toccano
anche un aspetto assolutamente evoluto e ben impegnativo dellarte
bellica: la tecnica costruttiva e gli elementi struttivi di unintera cinta
muraria3.
Nellovvia assenza di fonti letterarie specifiche e nella chiara discontinuit delle fonti archeologiche per epoche cos lontane e per contesti cos diversi - anche solo nella storia, modalit e possibilit della
ricerca - le classiche scienze dellantichit non possono che prender
atto di tali evidenze, rinunciando quasi sempre a interpretarle nella
loro possibile correlazione se non appiattendo un fenomeno complesso e
polimorfo nellambito di semplici - e, vedremo, improbabili - dinamiche
commerciali, siano esse basate su scambi strutturati o su doni a essi
1
Cherici 2006a; Idem 2007. Segnalo che recenti restauri hanno identificato
tra i materiali della necropoli di Aleria una spada di tipo Alfedena (Fig. 1), probabilmente attribuibile al corredo della tomba 90, che gi presentava il noto kardiophylax
(ringrazio la dr.ssa M.A. Fugazzola Delpino per la sua autorevole analisi sul reperto).
2 Vedi le corazze a spallacci di Glauberg e La Gorge-Meillet (Cherici 2006a, p.
378 s.; Idem 2007, p. 233 ss.).
3
Cherici 2006a, p. 380 ss.

Armando Cherici

propedeutici. Questo a meno di non tralignare in processi euristici e in


strumenti di analisi propri di scienze umane parallele - comparativistiche e socio-antropologiche - che hanno raggiunto ormai da tempo una
piena dignit scientifica ma che ancora stentano a trovar sinergie con
le discipline storico-archeologiche tradizionali, in quanto questultime
non del tutto emancipate da strutture mentali e metodi propri di quella
storia dellarte o di quella filologia da cui hanno tratto origine; strutture mentali e metodi ancora legati a confini geografici e cronologici che,
pur essendo frutto dellinterpretazione moderna, hanno finito con il
creare tassative distinzioni metodologiche, scientifiche, disciplinari che
mantengono acriticamente ancora ben distanti - e cito solo un esempio
macroscopico - lo studio dellantichit da quello del medioevo.
Fonti, evidenze, interpretazioni e domande
La ricerca di matrice storica, storico-artistica o filologica non pu
che basarsi su un documento, larcheologia invece, ove voglia esplorare epoche, aree, popoli o anche solo livelli sociali mal documentati, potrebbe e dovrebbe muoversi non solo sullanalisi di documenti,
di evidenze, ma anche sulle possibili risposte alle domande da essa
analisi inevitabilmente suscitate, ricostruendo quindi un possibile
paesaggio storico, economico, materiale, mentale con il dare risposte
possibili a domande concrete, arricchendo cos di possibili orizzonti il
processo euristico irrinunciabile evidenza > interpretazione, e affiancandone uno per cos dire inverso, domanda > possibili risposte >
possibile interpretazione delle evidenze; questo nella consapevolezza
che gi quella che consideriamo una evidenza - in quanto tale oggettiva - spesso di per s solo uninterpretazione, elaborata in passato
da altri - le nostre fonti storiche - o anche elaborata oggi da noi
stessi, interpretazione che prendiamo come dato oggettivo e che - in
quanto tale - impedisce di porci quelle domande che rendono incerto il
dato, ma arricchirebbero di possibili scenari la nostra interpretazione
della evidenza, interpretazione che rimane sempre unipotesi, come
unipotesi la lettura del dato, non necessariamente oggettiva, non
necessariamente oggettivo.
Due esempi di diversa natura, su evidenze, su dati che utilizzeremo in seguito.
Il primo esempio: allepoca di Tarquinio Prisco un gruppo di Celti
guidati da Belloveso avrebbe varcato le Alpi Graie4 ma prima - con
4 Bellovesus profectus ingentibus peditum equitumque copiis in Tricastinos
venit in Tricastinos venit. Alpes inde oppositae erant quas inexsuperabiles visas haud

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una lunga deviazione tutta da interpretare - tale gruppo avrebbe aiutato in armi i Focesi che proprio allora stavano fondando Marsiglia:
ho proposto di vedere nellepisodio una prima testimonianza di un
mercenariato celtico5, nella discussione in seno al Convegno tale interpretazione stata contestata; contestazione benvenuta, in quanto
minvita a meglio illustrare qui un punto che nella mia relazione ho
evidentemente mal chiarito: i convegni dovrebbero servire a questo.
In effetti la nostra fonte, Livio, motiva tale aiuto militare - che
comunque non dice se gratuito - sotto un aspetto religioso, quale adesione a un processo magico-simpatetico (id Galli fortunae suae omen
rati). Ma la storiografia - non solo antica - liquida spesso sub specie
religionis fatti o comportamenti su cui ha poco materiale, lontani nel
tempo o compiuti da altre culture: una etichetta che Seneca infligge
agli Etruschi in un noto brano sempre citato, ma forse da interpretare. A distanza di secoli, quanto pu esser giunto a Livio in merito
allimpresa di Belloveso? Addirittura se ne sospetta la realt storica, la duplicazione con eventi successivi, eppure Livio avrebbe fonti
che non solo ricordano i fatti ma anche i pensieri del gruppo celtico?
Mentre da un lato ritengo - vedremo dopo - che una prima puntata
celtica nella Penisola sia possibile gi allinizio del VI sec., ritengo
pure proponibile credere che, oltre mezzo millennio dopo, allepoca di
Livio, fosse rimasta memoria soprattutto dei due punti nodali della
storia, anche e soprattutto per la loro rilevanza internazionale: il
passaggio della Alpi da parte di un gruppo di Celti, laiuto ai Focesi
da parte di un gruppo in armi messo in relazione con il primo; ben pi
difficile- improbabile - immaginare che si fosse mantenuta memoria
delle motivazioni - intime al gruppo - che avevano spinto i Celti a compiere quella che sembra una diversione profonda, verso la costa6, e a
dare un sostegno (gratuito!?) a nuovi arrivati, questo anche solo per
la barriera linguistica e culturale che - soprattutto in epoca cos alta doveva separare i protagonisti celti da coloro che del loro appoggio militare si sono serviti e degli eventi hanno poi mantenuto la memoria,
probabilmente i Focesi (per lappoggio ai Massalioti) e/o gli Etruschi

equidem miror, nulladum via, quod quidem continens memoria sit, nisi de Hercule
fabulis credere libet, superatas. Ibi cum velut saeptos montium altitudo teneret Gallos,
circumspectarentque quanam per iuncta caelo iuga in alium orbem terrarum transirent, religio etiam tenuit quod allatum est advenas quaerentes agrum ab Saluum
gente oppugnari. Massilienses erant ii, navibus a Phocaea profecti. Id Galli fortunae
suae omen rati, adiuvere ut quem primum in terram egressi occupaverant locum patientibus Saluis communirent. Ipsi per Taurinos saltus saltumque Duriae Alpes transcenderunt (Liv. V 34). Dubbi sullepisodio in Sordi 1983, p. 785 ss.; Legnani 1994.
5
Cherici 2007, p. 382 s.
6
Dalla quale poi non passeranno per penetrare nella Penisola, probabilmente
per la barriera costituita dalle bellicose trib liguri.

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(per larrivo in Val Padana). Riterrei possibile che la necessit dinterpretare - o forse di collegare - dati apparentemente contrastanti con
quella lunga digressione dai valichi delle Alpi Graie alla costa, sia
stata risolta a posteriori - da Livio o dalla sua fonte - con il collaudato
espediente di richiamarsi a quella dimensione magico-religiosa con
cui spesso la storiografia ammanta e giustifica comportamenti antichi
o primordiali, o sotto cui spesso nella storia umana, non solo antica, si
coprono dinamiche e interessi ben pi materiali e terreni.
Tale deviazione - centinaia di chilometri - verso la costa potrebbe
invece ben spiegarsi ove interpretassimo i Celti per quello che Livio
stesso ci dice: un gruppo organizzato di uomini validi che - sotto la
guida di un capo riconosciuto - si dirige verso luoghi pi prosperi,
ove crede di poter trovare utili occasioni nellimpiego della propria
forza, sia con razzie, sia offrendo il servizio in armi a realt politicoeconomiche pi evolute7.
Probabilmente la sullodata contestazione alla mia ipotesi deriva
anche dal fatto che le fonti storiche attestano per la prima volta un
mercenariato celtico solo molto dopo, allinizio del V sec. (Her. VII
165), ma anche in questo caso diamo per dato certo, come terminus
post quem, quella che solo uninterpretazione indotta dalle fonti,
trascurando che la prima memoria storica di un fenomeno non necessariamente lesatta registrazione del suo primo apparire anzi,
probabilmente la nuda e casuale prima attestazione dellesito di una
dinamica maturata nei decenni, se non nei secoli, prima.
Il secondo esempio. ormai frequente nella letteratura archeologica il dare per acquisita la pratica del simposio, della consumazione
condivisa del vino quale rituale dlite, in quei contesti antichi ove appaiano anche solo singoli elementi afferibili al vasellame che, nel loro
luogo dorigine, al simposio serviva. Anche qui non ci troviamo per
di fronte a unevidenza, a un dato oggettivo, ma a uninterpretazione,
peraltro doverosamente contestabile: la trasmissione di un oggetto
non identifica necessariamente la trasmissione del suo uso originario,
e men che meno di un rituale, tanto pi che un vaso, un arredo, pu
ben esser senzaltro oggetto di scambio commerciale, ma ben pi complessa la trasmissione di un uso, di una ritualit sociale: per essa
non basta un baratto, un dono, un acquisto; acquisire un rituale complesso, non individuale ma sociale, che va ben oltre luso delloggetto
(ad es. loinochoe) o la consumazione di un prodotto (il vino), implica
un contatto ben pi profondo di quello sotteso al tenue, frammentato,
indiretto veicolo del commercio: perch una societ non alfabetizzata, allofona, strutturalmente ben diversa dalle realt urbane da cui
7

Cherici 2007, p. 387 ss.

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provengono vasellame bronzeo e vino, accetti una ritualit cos complessa e la identifichi come status symbol occorrono contatti de visu,
ben pi diretti di quelli commerciali; e comunque la presenza di un
singolo vaso o di un singolo gruppo di vasi non pu attestare un simposio. un punto che svilupperemo in seguito, ma intanto torniamo
alle evidenze inerenti le armi.
Evoluzione o diffusione?
Evoluzione o diffusione sono i due fenomeni nellambito dei quali possono esser interpretate le affinit accennate in apertura, come
anche levidenza della cinta muraria della Heuneburg. I due fenomeni possono aver agito insieme, come anche possono vicendevolmente
escludersi.
Estremizzando: una ipotesi interpretativa pu poggiare totalmente sul primo fenomeno, vedendo armi e armamenti evolversi in
maniera autonoma, con tappe e in forme vicine a quelle di altri luoghi
ma non in reciproco rapporto: cosa sostenibile, visto che laffinit
dei materiali e la limitatezza - e quindi laffinit - dei mezzi tecnologici porta inevitabilmente a inevitabili somiglianze, soprattutto in
prodotti essenziali e funzionali come le armi; cos come la ricorrenza,
la diffusione, lendemicit del fenomeno guerra nelle comunit antiche porta a forme di scontro inizialmente simili, ma di autonoma
evoluzione e non necessariamente ispirate a modelli allotri: a scontro
simile corrispondono spesso armi e schieramenti simili; tanto pi primitivo, poco strutturato lo scontro, tanto pi semplici sono i mezzi
con cui esso viene condotto, e tanto pi vicini possono esserne gli esiti
materiali in ambiti culturali anche lontani.
Ma le affinit ricordate nellintroduzione sono notevoli, soprattutto perch coinvolgono armi specializzate per forma e scenario duso
(machairai, kardiphylakes, corazze a spallacci); e tali affinit sinseriscono in una realt archeologica che ci testimonia una rete di contatti, di scambi commerciali, su cui le fonti scritte tacciono e che stato
possibile evidenziare nella sua imponenza solo negli ultimi decenni, e
solo grazie ai ritrovamenti8.
Dato il riscontro archeologico del formarsi, gi nellet del ferro9,
di una vivace rete commerciale, le armi succitate, come il complesso
8
9

Gli Etruschi e lEuropa 1992; Camporeale 2001.


Segnalo il rinvenimento a Skeldal, in Danimarca, di una probabile cista miniaturistica sarda, in bronzo (Fig. 2), che finora non mi sembra sia stata riconosciuta
come tale: Mrtz 2009; cfr. Lilliu 1966, nrr. 361-363, nonch il noto es. dalla Tomba
dei bronzetti nuragici di Vulci.

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Mercenariato celtico e commerci doltralpe

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fortificato della Heuneburg, potrebbero inserirsi anche in un processo


diffusionista: armi diffuse dal mercato, come oggetto di scambio prestigioso o di dono.
Lipotesi diffusionista pu appoggiarsi anche a un altro tramite
mercantile attestatoci dalle fonti, quello del mercenariato; un tipo
di commercio che segnala un livello socio-economico evoluto non solo
in chi acquista ma anche in chi offre la merce, visto che essa non
un oggetto, una derrata, ma unabilit, una forza lavoro specializzata quasi sicuramente offerta gi organizzata in gruppo, torneremo
pi sotto anche su questo punto. Il veicolo del mercenariato offrirebbe
una serie di risposte a domande cui il commercio di beni materiali
non pu rispondere: offre un tramite umano, un movimento di andata
e di ritorno analogo a quello assurto a dignit mitica e letteraria con
i nostoi; offre un mondo di uomini che possono vedere usi e costumi
allotri e possono sviluppare il desiderio di ripetere quei costumi al
ritorno nelle societ di origine, il desiderio di modellare su di essi
un nuovo linguaggio nellostentazione del potere, una ostentazione
compresa come tale sia dai capi che dal las perch sia i capi che i
loro accoliti lhanno vista nei paesi pi ricchi e progrediti ove hanno
esercitato il mestiere delle armi: con questo mezzo - e non con il
commercio - che pu essersi diffuso anche un rito sociale, quale quello
del simposio.
Tornando alle armi occorre sottolineare che esse, quando non
siano trofei ostentati - e in quanto tali isolati - sono elemento necessariamente funzionale, duso: la diffusione della machaira nel bacino
del Mediterraneo talmente capillare e presenta, nelle diverse aree,
evoluzioni tali10 da emancipare larma dalla semplice e passiva distribuzione commerciale, consegnandola anzi a un percorso che dalla
diffusione porta alla evoluzione, dal recepimento di uno strumento in
unarea - quella del servizio in armi del mercenario - alla sua evoluzione in unaltra area, quella in cui il mercenario ritorna. La corazza
a spallacci entra contemporaneamente - tra VI e V sec. a.C. - nella
rappresentazione delle lites celtiche sia della costa mediterranea,
sia del continente, e i guerrieri che la vestono non sembrano ostentarla come un trofeo o come un prodotto esotico ma come un essenziale
elemento di una panoplia reale, duso, forse con evoluzioni locali11.
Anche qui non ci troviamo di fronte allisolato e casuale arrivo di un
dono o di una merce prestigiosa, alla esibizione pomposa fatta per
stupire: la corazza a spallacci unarma che i Celti - dalla costa del

10

Quesada Sanz 1994; Quesada - Zamora - Requena 2000; Cherici 2007, p.

11

Rapin 2002, p. 214; Cherici 2006a, p. 375 ss.

239ss.

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Mediterraneo al profondo delle valli atlantiche - identificano come


tale, e i maggiorenti come veste del proprio status.
Mercenariato: un fenomeno taciuto, diffuso e dimpatto (culturale)
Come sopra accennato, le fonti letterarie attesterebbero il mercenariato solo per lepoca postarcaica. Ma occorre qui farsi alcune domande: nel sec. V, alla prima apparizione nella storiografia - superstite - del mercenariato iberico e celtico, tali contingenti sono presentati
come gi strutturati nello schieramento di eserciti evoluti, e questo
possibile solo se anche il gruppo mercenario ha una sua collaudata struttura interna, in primis ruoli di comando cui far riferimento
perch: 1) impossibile pensare a un arruolamento fatto per singoli
individui: quale il tramite linguistico12?, quale efficacia pu garantire
larmamento e la tecnica bellica di un singolo? 2) non pensabile che
un grande schieramento formatosi per dar battaglia accetti nel suo
seno chi non allenato, affiatato, al suo modus dimicandi. Occorre
quindi ammettere che le fonti tacciono almeno per un certo periodo- il
VI sec.? - in cui il mercenariato presente come offerta, e si sta strutturando per esser utilizzabile a fianco degli evoluti schieramenti delle
grandi civilt urbane del Mediterraneo.
Ancora domande. Perch allora le fonti letterarie attesterebbero
in forte ritardo il fenomeno del mercenariato, riducendolo tra laltro
a elemento spesso marginale ai fatti narrati? Faccio notare che nelle fonti sostanzialmente poco rappresentato tutto il macrosettore
economico in cui il mercenariato ricade, quello del commercio; ma a
questo noi moderni non facciamo caso perch riteniamo - giustamente - il commercio un fattore endemico in ogni consorzio umano, ma
anche il mercenariato un commercio. Le epoche di cui parliamo sono
inoltre particolarmente remote e le notizie da esse provenienti dovevano esser frammentarie gi in antico. Il mercenariato infine non
gode di quella memoria che potrebbe/dovrebbe avere se rapportata
allestensione e al peso del fenomeno. Le fonti superstiti in nostro
possesso tacciono perch la storia scritta da quelle societ, da quei
ceti che hanno gestito con fortuna limpegno militare, e nella storiache sostanzialmente storia di guerre - ricordano le tappe del loro
successo conservandone una memoria inevitabilmente selettiva, perch lelaborazione e la trasmissione della memoria anche atto politico, come la condotta e lesito di una guerra un atto politico, prima
12 Quando il rapporto diviene stabile necessario creare una scuola dinterpreti, come fa Psammetico I con Carii e Ioni: Her. II 154, 2.

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negli scopi, poi nei modi di ammissione alla milizia, durante nelle
scelte strategiche e tattiche, dopo nellattribuire i pesi del successo
o dellinsuccesso. Essendo la guerra fattore identitario ed economico
tra i maggiori nel mondo preindustriale, anche la formazione di un
esercito un atto politico, e lesercito costituito da attori politici,
operanti o potenziali, e fino agli eserciti della Francia rivoluzionaria
anche la gestione della guerra prerogativa di uno status politico. Il
gruppo mercenario qualcosa di totalmente esterno a tale sistema: si
muove sul piano del commercio, della compravendita, e non della politica, della contrattazione dei ruoli e dei pesi nella societ che di quel
gruppo momentaneamente si serve; per questo ben visto da ogni
entit statale che, avendone la possibilit economica, se ne servir volentieri per rafforzare il suo esercito senza incidere sugli assetti politici insiti nella leva militare. Proprio perch esterno e ininfluente alle
dinamiche politiche interne, la memoria di un intervento mercenario
tenue, soprattutto ove la sua presenza non incida particolarmente
con il corso degli eventi.
Tale trattamento nelle fonti storiche fa passare il gruppo dei
mercenari come un corpo indistinto di elementi socialmente marginali, nelle societ in cui operano momentaneamente come in quelle
di origine. Ma, almeno in merito alle societ dorigine, non cos: la
consistente presenza di oro nelle tombe principesche micenee stata
ricondotta gi da Luisa Banti al pagamento da parte dellEgitto di
servizi in armi attestatoci anche da fonti iconografiche13. In Grecia,
nel VII sec. a.C., vivono del mestiere delle armi i membri di nobili famiglie: Archiloco, scudiero di Marte (fr 1 West), tratta il mondo della
guerra mercenaria come una dimensione quotidiana ma di nobili
natali: nipote di Tellis, che sar onorato da Polignoto nella Lesche degli Cnidi a Delfi; cos, entrando nel secolo successivo, di alta condizione sono Alceo e suo fratello Antimenide, o il futuro tiranno di Nasso,
Lygdami, o i cavalieri eretriesi che assolder Pisistrato; e ancora un
mercenario sar Alcibiade, nipote di Pericle, come poi Senofonte di
cui non sappiamo molto delle origini, ma la sua alta estrazione sociale
provata indirettamente dalla sua accurata educazione. I Diecimila hanno come impresari Clearco, che ha rivestito importanti ruoli
pubblici a Sparta, Sofoneto di Stinfalo, di formazione pari a quella di
Senofonte tanto che scriver una propria Anabasi, lelegante e ricercato Menone di Farsalo, il giovane Prosseno di Beozia allievo di Gorgia; pochi anni dopo impresari mercenari sono Mentore e Memnone
di Rodi, signori di vasti domini nella Troade, o Faleco, regolo di Focea. Del resto il mestiere delle armi continuer a fornire ricchi bottini
13

Banti 1963, p. 84; Schofield 2007, p. 126, fig. 75; Cline 2007, p. 197.

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non solo ai capi-imprenditori, ma anche ai semplici fanti: la trama


dellAspis di Menandro si basa sul ricchissimo bottino che Cleostrato,
giovane ateniese mercenario in Licia, lascia alla sorella.
Questo per il mondo greco14, nel mondo celtico sono i prncipi locali che conducono schiere di giovani armati in quello che era a tutti
gli effetti una delle prime forme di possibile offerta di un gruppo mercenario: il fondarsi di quelle societ su uneconomia di allevamento
semibrado o di pascolo assicurava una sicura base alimentare che
rendeva possibile un regolare accrescimento della popolazione ma,
richiedendo tale conduzione dei suoli poca forza lavoro, generava con
cadenza generazionale fenomeni di sovrappopolamento come quelli
che in ambito italico, in territori con una stessa base economica, davano origine al periodico fenomeno del ver sacrum, della sacrana acies15:
si costituivano allora dei gruppi di giovani che, guidati dai figli dei
maggiorenti locali, uscivano dal territorio dorigine cercando di metter a frutto la potenzialit economiche proprie della iuventus: razzie
selvagge, o incanalate dal contratto con realt politiche pi evolute
che potevano esser interessate a tali forze: sono le caratteristiche con
cui giungono nella penisola i Celti delle cosiddette invasioni storiche, sono le caratteristiche probabili con cui si erano affacciati sul
delta del Nilo i Popoli del Mare, sicuramente i Micenei16 o i pirati
carii vestiti di bronzo arruolati poi da Psammetico I17, sono le caratteristiche che possiamo intravedere nei gruppi di Belloveso e Segoveso,
tra VII e VI se., in particolare nelle vicende del primo che in itinere

14 Roma sembra utilizzare con un certo ritardo truppe mercenarie, e non sembra fornirne, anche se la figura di Coriolano - reale o fantastica che sia - ha i tratti di
chi fa della guerra un mestiere. Probabilmente la necessit di attingere ad auxilia
esterni viene ritardata da tre fattori propri della societ e della politica interna romana, e maturati in poco meno di un secolo nel primo confronto con una realt urbana, la
guerra di Veio: 1) grosso modo fino ai fatti del Cremera: la possibilit di attingere alle
risorse umane del sistema clientelare, ove limpegno militare assolto in un sistema di
relazioni privato che non tocca gli equilibri politici cittadini (cfr. il bellum privatum
dei Fabi); 2) grosso modo dopo i fatti del Cremera (e probabilmente anche da essi favorita): la tregua politica offerta dalla creazione dei tribuni militum consulari potestate,
che soddisfa lesigenza di allargare la leva militare senza formalmente incidere sui requisiti di accesso al consolato; 3) lintroduzione dello stipendium, che rende possibile il
pieno utilizzo dellampio bacino di leva aperto dal punto precedente. Comunque, anche
sullutilizzo di mercenari da parte di Roma, le fonti possono esser parziali: lo statere
che Locri emette nel 275, in occasione del trattato con Roma (Rutter 1997, p.96 ss.),
mostra Pistis che incorona lUrbe assisa, in armi celtiche: scudo ovale a spina centrale e spada con inequivocabile impugnatura lateniana, del tipo antropomorfo o a
rognoni (Fig. 3).
15 Serv. ad Aen. VII 796; Fest. p. 424; Paul. Fest. p. 425, s.v. Sacrani; passi
valorizzati da Tagliamonte 1994, p. 65.
16 Un ricordo di tale scenario ancora nel racconto di Odisseo, falso mendicante, a Eumeo: Hom., Od. XIV 252-289; XVII 424-444.
17 Her. II 152, 3-5; 154, 4; Diod. I 66, 7-12; 67, 1-11; cfr. Strab. XVII 1, 6.

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Mercenariato celtico e commerci doltralpe

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si trova a offrire un appoggio militare - ovviamente non gratuito - a


Marsilia. Del resto tali formazioni si presentano da subito con le caratteristiche che ne consentono un proficuo utilizzo bellico a fianco
di eserciti altrimenti strutturati: gruppi mobili e autonomi, affiatati,
dotati di un proprio armamento e di una proprio collaudato modus
dimicandi, con potenti e collaudate linee di comando interne basate
sulla devotio personale18: per arruolarne e utilizzarne la forza la barriera linguistica - che sarebbe altrimenti un pesante handicap - viene
ridimensionata dal fatto che basta un rapporto diretto con il capo, che
si fa imprenditore mercenario. E tali gruppi mercenari si riveleranno infatti selvaggi e spaventosi solo per lirrituale impatto bellico, ma
nientaffatto primordiali e disorganizzati: Dionigi di Siracusa dota i
suoi mercenari di strumenti tecnologici avanzati19, nel III sec. i Celti
che minacciano il regno di Pergamo possiedono armi nevrobalistiche
davanguardia20, levidenza archeologica dei primi strumenti chirurgici viene non da contesti del mondo greco-romano, ma da tombe di
veri e propri chirurghi-guerrieri tra i Celti doltralpe, che evidentemente avevano saputo trasmettere le loro esperienze empiriche sul
campo di battaglia facendone tesoro in una vera e propria scienza21; la
panoplia celtica, infine, sar progressivamente recepita dai maggiori
eserciti del Mediterraneo e istituzionalizzata in quello romano22.
Vorrei ancora sottolineare che immaginare un mercenariato antico fatto da individui o da piccoli gruppi che si presentavano isolatamente sul mercato della guerra impensabile: lefficacia bellica del
singolo combattente come delle armi di cui era dotato, o che sapeva
utilizzare, era apprezzabile solo se inserita in un insieme omogeneo
e strutturato, che si doveva presentare con un gruppo di comando interno, non fossaltro per coordinarne le azioni in contesti linguisticamente ben lontani da quelli di origine, non fossaltro per identificare
e contrattare i possibili ingaggi con le realt statali cui tali gruppi si
offrivano. Tutte le esperienze mercenarie prima del moderno costituirsi di eserciti nazionali, dotati di una propria stabilit e autonomia
che li pone in grado di rivolgersi anche a un singolo individuo, sono
filtrate attraverso impresari, figure di riferimento che si occupano
di raccogliere gruppi che possono esser offerti come merce omogenea
nel mercato della guerra. I bacini di arruolamento sono per millenni,
18 Vedi i sistemi di devozione e fratellanza militare sottesi agli ambacti e ai
soldurii (Cherici 2006a, p. 384 s.); la composta sepoltura degli 8 cavalli e cavalieri di
Gondole (Auvergne) (Fig. 4) probabilmente da ricondurre a questi ambiti (Dooley
2006, p. 209; Cabezuelo - Caillat - Meniel 2007).
19 Diod. XIV 42 s.
20 Cherici 2006a, tav. VIIa.
21 Cherici 2006a, p. 398 ss.
22 Cherici 2006a, p. 389 ss.

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fino alla prima rivoluzione industriale, quelle aree che, non avendo
sviluppato unagricoltura di semina e dimpianto e/o un diffuso artigianato con la conseguente accentuata richiesta di forza lavoro e di
controllo del territorio23, finiscono col disporre di un surplus umano
che a tutti gli effetti una risorsa economica, commerciale; ma una
risorsa non in sola uscita: il gruppo pu tornare - soprattutto i capi - e
con le sue ricchezze, con le sue esperienze, con il suo aver visto mondi
e societ nuovi, genera spesso cambiamenti importanti.
Con tutta la prudenza del caso, vorrei far notare come anche un
periodo storico a noi particolarmente recente, il nostro Rinascimento,
sia innervato dalla presenza di truppe mercenarie e di signori della
guerra che tali truppe organizzavano e gestivano, signori che, anche
grazie ai proventi del mestiere delle armi, sono stati il motore sociale,
culturale, economico di un fenomeno di cui - si badi - leggiamo e studiamo soprattutto gli esiti culturali, storico-artistici; ma tale stagione
sarebbe stata ben pi modesta se non si fosse basata sul denaro e sulle
esigenze di prestigio dei Montefeltro, Sforza, Malatesta, Farnese, Della Rovere, Orsini, Colonna, tutte famiglie fondate sul mestiere delle
armi. Quando, nel tardo medioevo, lo svilupparsi dellallevamento in
Svizzera e nellEuropa centrale provoca in quelle terre un surplus di
giovani validi, saranno i nobili e i maggiorenti svizzeri e tedeschi a farsi imprenditori di truppe mercenarie24, ricavandone ricchezza, modificando il gusto personale e dei paesi dorigine, innescando nuovi bisogni
di rappresentazione, diffuse richieste di nuovi prodotti, nuovi modi di
vivere e abitare, addirittura identificando nuovi santi di riferimento,
noto come il ritorno di signori e truppe dalle guerre dItalia abbia
contribuito alla diffusione in Europa del Rinascimento italiano, ma
non solo nelle corti: dai paesi stranieri arrivano nella Confederazione,
portati dalla dannata soldataglia, costumi stranieri particolarmente
dannosi e opulenti, ornamenti stranieri, soldi a palate, opere darte e
oggetti preziosi, soprattutto riguardo ai modi di abitare, allabbigliamento, alla convivialit a tavola, nessuno voleva pi starsene seduto
dietro finestrelle di pelle o losanghe di vetro verde, bisognava avere
grandi finestre di vetro trasparente25. Sono parole del medico bernese Valerius Anshelm (1475-1547), e in esse non c la riproposizione
di genere dellossimoro oraziano Graecia capta ferum victorem cepit
(Epist. II 1, 156); Anshelm dotato di una propria originale capacit
di osservazione ed un prezioso testimone di un fenomeno che- pur
capillare e di dimensione europea - ha avuto finora scarsissima atten-

23
24
25

Cherici 2008, p. 46 s. e passim.


Baumann 1996, p. 74 ss.
Esch 2005, pp. 76, 147.

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Mercenariato celtico e commerci doltralpe

Armando Cherici

zione negli studi: limpatto del ritorno nelle societ dorigine dei mercenari che hanno militato nelle guerre dItalia26. Sembra di leggere
Catone: come Anshelm, il censore vive cambiamenti ben pi incisivi
di quelli normali in ogni passaggio generazionale; le truppe di ritorno
dalle brevi guerre stagionali con le circostanti realt non urbanizzate,
non portavano a Roma novit che non fossero quelle della quantit del
bottino, ma gi per il saccheggio di Veio Livio accenna a una riflessione
significativa: cum iam humanae opes egestae a Veiis essent, amoliri
tum deum dona ipsosque deos, sed colentium magis quam rapientium
modo, coepere (Liv. V 22, 3 ss.); il contatto con una realt urbana pi
progredita pu ingenerare sentimenti di cupidigia o di emulazione, e
infatti qualcosa accade in proposito a Roma: Spurio Carvilio accuser
Camillo di aver ornato la sua casa con porte di bronzo27; la novit, il
lusso esotico, penetrano in Roma attraverso il condottiero, che ostenta
cos una probabile preda bellica, o forse imita le ricche porte modanate
e borchiate ben note nel mondo etrusco.
Ma la guerra di Veio ha avuto un impatto sulla societ romana
soprattutto per il suo protrarsi, per il suo interrompere quella cadenza stagionale che aveva fino ad allora permesso lutilizzo di un
esercito di elementi autosufficienti, in quanto distolti dalle attivit
produttive solo per un breve periodo. La crisi, il cambiamento, verr
inevitabile con lallungarsi delle campagne, con il prolungato contatto, con la conoscenza diretta che la massa dellesercito far con realt
pi raffinate: la conquista di Taranto, Siracusa, Corinto non segnano
soltanto l initium mirandi Graecorum artium opera (Liv. XXV 40,
1 s.), non sono soltanto il saccheggio di cose preziose o opere darte, ma sono anche il ritorno di migliaia di occhi che hanno visto un
diverso stile di vita, una diversa ostentazione della ricchezza e del
potere. Dobbiamo immaginare la potenza di tali nostoi, di tali ritorni
in mondi ben pi arretrati, e in tali ritorni immaginabile che il capo
porti i riti sociali delle lites che ha conosciuto, immaginabile che
porti con s maestranze tali da rifare la cinta del proprio oppidum
con fronti bastionati e con tecniche mediterranee che lui ha visto, di
cui ha saggiato limponenza e lefficacia, comprensibile come nasca
una statuaria monumentale che - sul modello del kouros - veste il
capo-eroe con la corazza a spallacci che stata la sua veste militare,
immaginabile che si torni con klinai28, con scelto vasellame bronzeo,
26 La messa in valore delle memorie di Anshelm recente, dovuta agli studi di
A. Esch, con analisi ora proseguite da Simon - Muscheid 2004, p. 327 ss.
27 Plin., nat. hist. XXXIV 13; Plut., Cam. 12, 1.
28 Nam triclinia aerata abacosque et monopodia Cn. Manlium Asia devicta
primum invexisse triumpho suo Plin., nat. hist. XXXIV 14; per klinai in contesti nordalpini: Cherici 2006a, p. 380 con bibl.

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con carichi altrimenti impossibili in un traffico commerciale, come il


cratere di Vix29. E quando, con il IV sec., gruppi celtici30 si sono resi
stanziali nella Penisola, le esportazioni oltralpe di manufatti etruschi
crollano, a indiretta conferma che sono i mercenari di ritorno il principale veicolo delle importazioni precedenti.
Il commercio arcaico tra il Tanai e Narbona: su quali direttrici, con
quali mezzi, con quali sicurezze?
Abbandoniamo quella particolare forma di commercio che il
mercenariato per tornare ad esaminare dunque quello tradizionale,
il commercio di cose, lo scambio di merci con direzionalit univoca,
siano esse beni di prestigio offerti da Greci ed Etruschi, siano esse
schiavi o metalli che, in contropartita, seguono un percorso inverso.
Occorre in questo immaginare una forma di scambio che superi non
solo la barriera linguistica, ma anche la durevole pericolosit di un
contatto tra realt di livello socio-culturale molto diverso, nonch limpossibile contatto diretto tra produttore e destinatario finale, tra la
cultura che un oggetto ha prodotto destinandolo a scopi non solo pratici ma anche simbolici e la cultura che quel prodotto, dopo decine di
passaggi, recepisce e utilizza, non necessariamente con gli stessi valori, non necessariamente negli stessi scenari che nessuna immagine e
nessun racconto pu aver descritto, pu aver allegato quali istruzioni
duso. Lipotetica filiera commerciale che porta un insieme omogeneo
di bronzi vulcenti nel centro dellEuropa inevitabilmente frammentaria e attraversa territori, popoli, culture, economie, lingue ben diverse tra loro, e in questa filiera il valore simbolico di un oggetto si
perde, perch impensabile il viaggio di uno stesso mercante.
Le forme del commercio antico precoloniale hanno avuto importanti analisi e approfondimenti31, ma gi Erodoto coglieva le difficolt
del primo contatto tra popoli di lingua, tradizioni, livelli culturali diversi, tanto da descriverci in una pagina celebre il baratto silenzioso
elaborato dai Fenici (IV 196). Sicuramente, lungo il mare, il silent
Trade32 stata la prima forma di contatto crematistico: in quelle terre
di nessuno, improduttive e deserte, che erano le grandi spiagge litoranee pi semplice - e reciprocamente pi sicuro - il contatto tra popolazioni meno progredite e genti che, proprio perch pi progredite, si
29
30
31
32

Sul quale da ultimo: Chaume - Nieszery - Reinhard 2012.


Popoli e gruppi in armi qui si confondono: emblematico il caso dei Gesati.
Da ultimo Smith 2008, con bibl.
Letourneau 1865; Parise 1976; Trajano Filho 1992 (con storia degli studi);
Gras 2010, p. 52.

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Mercenariato celtico e commerci doltralpe

Armando Cherici

spingono alla ricerca di materie prime, di nuove occasioni di scambio,


e sono tecnologicamente in grado di affrontare una lunga navigazione
seppur di cabotaggio: il mare una via di fuga per chi possiede buone
imbarcazioni, e limmediato entroterra una sicurezza per chi vede
giungere un equipaggio sconosciuto, che per sa ben proporre la sua
merce in uno scambio in cui non c - almeno inizialmente - contiguit
fisica tra le parti.
Questo sulle rive del mare: il tempo e la fides svilupperanno poi
un contatto diretto tra gli attori del baratto, infine ci sar un vero
commercio in cui le parti scelgono e sanno cosa proporre, vendere,
scambiare, acquistare. Ma come sono stati stabiliti - e come sono poi
maturati - i contatti domanda/offerta nel profondo interno del continente? Sulla base di quali informazioni di mercato sono partiti
omogenei, ingombranti, preziosi carichi di bronzi dallEtruria? Chi,
con quali mezzi, con quali protezioni, con quali lasciapassare ha
attraversato il territorio di trib spesso in contrasto tra loro, senza
vedersi assalito e depredato, riuscendo - per esempio - a portare a Vix
il famoso cratere?
Per assicurare una valida rete commerciale le economie urbane
della Grecia e dellEtruria avevano creato grandi fiere santuariali in
cui alla protezione sacra del dio si affiancava la protezione concreta
di reciproci accordi tra le citt, per gli uomini e per le merci, in pace e
in guerra33. Solidi e sicuri meccanismi di contatto dovevano necessariamente esistere anche nel continente europeo, se si osserva lesteso
e ramificato diffondersi di prodotti che sono merci preziose gi nel
luogo di origine, di alto valore non solo estrinseco, legato alla forma
e alluso, ma anche intrinseco, legato al materiale quindi apprezzabile da qualunque eventuale rozza popolazione intermedia, tanto pi
pericolosa in quanto esterna ai meccanismi economici - e culturali
- sulla base dei quali transita la merce; se si osserva infine che nella
pur remota destinazione sembra esser percepito anche il plusvalore
simbolico delle merci, legato a precisi valori di status che quelloggetto ha nella societ che lha prodotto. Torno a domandare: pu un
mercante aver fatto con la sua merce lintero tragitto per spiegare al
destinatario ultimo, in una lingua sconosciuta, il rituale e il valore
della consumazione condivisa del vino? Pu tale messaggio essersi
trasmesso intatto per ogni singolo anello di una ben pi probabile
catena commerciale, se di commercio si tratta?
Torniamo al Cratere di Vix, ma potremmo pensare anche al peso
e al valore di molti complessi di bronzi restituitici dai territori a Nord
delle Alpi: stato interpretato come un dono, un omaggio per un po33

Cherici 2012, con bibl.

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tentato a controllo dellimportante arteria naturale costituita dalle


valli del Rodano e della Saona; ma in cambio di cosa, per favorire che
cosa, per ringraziare o ingraziare che cosa stato venduto/donato?
Non certo per aprire una via commerciale che solo nella sua ultima
parte sar stata controllata dalloppidum di Mont Lossois, ma che
prima attraversava il territorio di almeno una mezza dozzina di trib
da gratificare con doni ancora maggiori, se si voleva lasciar passare i
208 chili di bronzo del solo cratere. E quali contatti hanno permesso
di identificare un acquirente, un punto di riferimento qui, nel continente pi profondo, come nei tanti centri con prestigiosi manufatti bronzei etruschi? E questo nella seconda met del VI sec., cio in
unepoca che si giudica troppo alta per vedervi operanti dei rapporti
di tipo mercenario; e questo in mondo che, tre secoli dopo, un personaggio dotato di ogni possibilit di accesso alla conoscenza storica e
geografica, sia greca che romana, Polibio, ci dice del tutto sconosciuto,
al pari dellentroterra dellAsia, della Libia, o dellEtiopia: to;n aujto;n
trovpon to; metaxu; Tanavido" kai; Navrbwno" eij" ta;" a[rktou" ajnh'kon
a[gnwston hJmi'n e{w" tou' nu'n ejstin, eja;n mhv ti meta; tau'ta polupragmonou'nte" iJstorhvswmen. tou;" de; levgontav" ti peri; touvtwn a[llw" h[ gravfonta" ajgnoei'n kai;muvqou" diatiqevnai nomistevon (Pol. III 38, 2-3)34.
Di spedizioni mercantili cos imponenti, necessariamente affiancate
da un piccolo esercito di scorta, di contatti mercantili cos ramificati e
profondi, cos mirati e ricchi, cos sicuri vista lomogeneit e il valore
del materiale offerto, non era rimasta allepoca di Polibio traccia alcuna? Nessuna memoria geografica, nessuna memoria mitica, nessuna
memoria neppure di ci che i Celti potevano offrire in cambio di merci
cos preziose?
Marcus Egg35 ha recentemente proposto di veder negli schiavi
una possibile contropartita celtica, contropartita che tra laltro - nota
lo studioso - ha il pregio di trasportarsi da sola. una buona ipotesi,
come nel caso del mercenariato il silenzio delle fonti letterarie non la
ostacolerebbe, e la proposta ha tra laltro il merito di porsi linterrogativo delle difficolt di trasporto, di qualunque merce, in percorsi cos
lunghi e impervi; non risponde per allinterrogativo insito nella contropartita: come penetrano merci cos preziose e ingombranti in un
mondo segmentato, privo di unautorit centrale in grado di render
sicuri vie (?) e commerci, privo di luoghi di mercato, abitato da genti
che non hanno agor?

34 Gabba 2001, p. 145 s. Linterpretazione corrente della presenza di materiali


greci ed etruschi nei contesti transalpini stata sottoposta a critica da Arafat - Morgan 1994; Diepeveen - Jansen 2001, p. 8 ss.
35 Egg 2012, p. 177.

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Mercenariato celtico e commerci doltralpe

Armando Cherici

Torniamo al cratere di Vix: stato osservato che anse e decorazione applicata possono esser state smontate e rimontate, frazionando
quindi il peso totale del vaso, non someggiabile. In effetti le sole anse
pesano 92 kg. Il carico poteva esser quindi - aggiungo io - distribuito
in due some di mulo: il peso del corpo del vaso non farebbe in questo
caso difficolt (essendo 60 kg, leggero per un mulo), ma il suo ingombro a non esser riducibile, a non esser someggiabile: 1,27 m. di diametro, oltre 1,50 m. di altezza: difficile stabilizzarlo in groppa a una
bestia da soma, pi probabile assicurarlo a una barella tra due muli
o a una treggia trainata. Anche volendo immaginare buona parte del
percorso fatto su nave e poi su zattera, risalendo il Rodano grazie a
uomini o animali che alano dalla riva, occorre comunque pensare a
una carovana di diversi animali e di decine di persone, una carovana
che non solo deve saper gestire un carico importante su viabilit inesistenti, ma deve anche esser in grado di protegger se stessa e il suo
preziosissimo carico: una piccola spedizione militare.
E questa - per il cratere di Vix come per i complessi di bronzi
giunti dallEtruria nel continente - una difficolt materiale, legata
a viabilit, pesi, ingombri, fragilit (si pensi ai tripodi), logistica, pedaggi36, rapine. Aggiungiamo ora una difficolt immateriale sottesa
allevidenza architettonica della Heuneburg37: come pu il signore di
quelloppidum, nellalto corso del Danubio, aver fermamente voluto
una cinta muraria tracciata e realizzata secondo tecniche proprie del
mondo siciliota o egeo? Un impegno edilizio imponente e vitale per
la sopravvivenza stessa del suo centro di potere stato avviato solo
sulla base di una descrizione? Fattagli da chi? Non certo da un avventuroso architetto che qui giunto offrendo le sue competenze: in che
lingua, con quali credenziali, esibendo quali esempi, e accodandosi a
quali flussi commerciali, vista lesiguit del materiale grecoetrusco
rinvenuto nelloppidum?
Difficolt, domande, che potrebbero avere una risposta se immaginiamo che coloro che hanno trasportato, e scortato, il cratere di Vix
o tanti selezionati vasi bronzei, coloro che hanno - forse - adottato nel
36 Anche volendo immaginare lesistenza, in et arcaica e postarcaica, di una
filiera commerciale diretta dallEtruria al centroeuropa - lunica in grado di trasmettere insieme un prodotto durevole (ad es. loinochoe), un prodotto effimero (il vino) e
un prodotto culturale (il simposio) - dovremmi immaginare una carovana di mercanti
che parte con una merce di decine di volte superiore a quella giunta a destinazione:
con cosa veniva pagata la sussistenza di uomini e animali in itinere, con cosa venivano
pagati gli inevitabili pedaggi, forse prodotti in forma di dono al maggiorente locale, ma
sempre costituiti da merci, da beni materiali che fino a l andavano trasportati.
37 Qui il rinvenimento di una matrice etrusca per la fusione di unansa bronzea
con attacco a sileno e palmetta: (Germania 51, 1973, tav. XI:c), potrebbe indiziare la
presenza di un artigiano etrusco, ma potrebbe anche esser testimonianza della mobilit di maestranze locali, come adombra la figura di Elicone.

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loro paese dorigine il consumo del vino e/o il simposio come status
symbol, sono capi mercenari che con il loro piccolo esercito, con il loro
compenso, con il loro bottino, con la loro conoscenza di altri mondi
condivisa con le proprie truppe tornano in patria, su vie conosciute
perch gi percorse, con - in itinere - lasciapassare e credenziali che
sono quelle del prestigio personale, dei rapporti tra trib, del peso
dissuasivo di una schiera armata ed esperta. Chi ha commissionato
il rifacimento della Heuneburg ha visto - o ha visto qualcuno a lui
vicino - la realt delle splendide cortine bastionate egee o siceliote, in
mattoni crudi, e nel ritorno ha condotto seco maestranze in grado di
accontentarlo in una impresa di grande impatto visivo, ma di effimero
risultato essendo la tecnica del tutto inadatta al clima piovoso della
Heuneburg, tanto che la cinta risulta esser tosto ripristinata nelle
forme del murus gallicus.
Ecco quindi una proposta, una possibile risposta a domande concrete: anticipare almeno al VI sec. il contatto mercenario, innervare
lEuropa di bande organizzate che da piccoli potentati locali provengano e in quelli ritornino avendo conosciuto le culture urbane del Mediterraneo, e ritornino conoscendo gli itinerari, aprendosi le strade,
proteggendo un bottino o un compenso38, trasportando manufatti,
38 Per comprendere quanto sia imperfetta - anche per epoche ben pi recenti
- la nostra percezione di ci che sotteso al mondo del mestiere delle armi, vorrei citare il caso di uno splendido sepolcro rinascimentale in S. Maria Maggiore a Treviso: i
bassorilievi onorano la memoria di un erudito, la mano quella del Bambaia, maestro
del classicismo lombardo. Un archeologo del futuro, rinvenendo i frammenti di questo
capolavoro, riconoscer certamente la mano e il soggetto, cercando didentificare in
Treviso un erudito cos prestigioso da far giungere nella marca veneta lopera di un
artista la cui produzione non ha mai varcato i confini del ducato di Milano. Nel 1637,
quasi un secolo dopo la sua erezione, un discendente del defunto crede opportuno illustrare meglio un monumento che non passava inosservato, e appone uniscrizione
Mercurio Bua comiti e principibus Peloponnesi / Epirotarum ductori / [] / Papia
praelio devicta/ unde regium hoc monumentum, inclyta spolia, eduxit. Ci troviamo
di fronte al conte Mercurio Bua, principe del Peloponneso nato a Nauplia nel 1478,
morto a Treviso nel 1542, arricchitosi esportando ci che di prezioso offriva una terra
di pastori: quei mercenari albanesi che da allora saranno ben presenti nella Penisola,
poco visibili ma diffusi, tanto da colonizzare terre marginali, fondare paesi e dare
intellettuali quali Antonio Gramsci (il cui nonno era colonnello degli Stradioti; Petta
2000). Unaccurata ricerca darchivio ci permette di risalire allerudito committente
dellopera, il lombardo Franchino Gaffurio, e di capire che le lastre furono prese direttamente dalla bottega del maestro, nel sacco di Pavia (1527). Da chi? Potrebbe esser
stato, come dice liscrizione, lo stesso Bua, che avrebbe dimostrato preveggenza (il loro
impiego avverr 15 anni dopo) e sensibilit artistica (invero poco congeniale al soggetto
ricostruibile dalle fonti), ma nel 27 Bua non risiedeva ancora stabilmente a Treviso (lo
far dal 32) e sembrerebbe che egli abbia partecipato non alla presa della citt, ma
della Certosa; ecco allora che le lastre potrebbero esser state notate e prelevate dal
suo diretto superiore, il colto e raffinato Francesco Maria della Rovere, e da questo poi
cedute quale parte dei compensi. Questa lunga nota pu apparire una divagazione, ma
lho creduta necessaria per mettere in guardia dalla lettura di evidenze antiche per le
quali, venuteci meno altre fonti, potremmo fare lerrore dellarcheologo di cui sopra.

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Mercenariato celtico e commerci doltralpe

Armando Cherici

importando modelli culturali, evolvendo quelli di rappresentazione


del potere: essendo le classi egemoni, con i loro figli, a gestire tale
processo, la rivoluzione economica e culturale che esso provoca ramificata, diffusa, evidente e indolore, come infatti il passaggio, proprio in questepoca, dalla cultura di Hallstatt a quella di La Tne.
una possibile risposta a domande e problemi reali; risposta che ha tra
laltro il vantaggio di eliminare la filiera dei passaggi, troppo lunga e
segmentata, sottesa a qualunque rapporto commerciale; risposta che
ha tra laltro il vantaggio di spiegare perch - gi allepoca di Polibio di quelle filiere commerciali non fosse rimasta memoria alcuna.
Prima del mercenariato, prima del commercio
Essendo per - di fatto - anche il mercenariato un rapporto commerciale, occorre formulare ancora una domanda, o meglio, riproporne una gi fatta. Qual stato il tramite che pu aver innescato o facilitato il contatto tra la domanda e lofferta? Difficilmente pu esser
arrivata oltre le Alpi una esplicita richiesta di truppe, ma pu esser
giunta oltre le Alpi notizia di ricche regioni a Sud, in cui far bottino
o in cui offrire ci che produce uneconomia basata sullallevamento
semibrado e sulla pastorizia: un eccesso di popolazione, iuventus da
impiegare, pena la destabilizzazione delle societ dorigine. Lepisodio
di Marsiglia pu indicare che il raccordo tra la domanda e lofferta poteva avvenire - e prender forma di transazione commerciale piuttosto
che di scorreria - in un ambito precoloniale, e la costa certamente un
possibile tramite; ma basta una interfaccia cos periferica? Esistono
altri possibili raccordi che giungano nel cuore del continente?39
Una traccia ci forse offerta dalla distribuzione dei bronzetti italici a figura umana: una merce minuta e facilmente trasportabile i cui
luoghi di rinvenimento oltralpe sembrano significativamente distinti
rispetto a quelli dei prodotti pi prestigiosi, pur ricalcandone le vie di
penetrazione appartengono evidentemente ad ambiti socio-economici
diversi. Gi il basilare volume di G. Colonna sui bronzetti umbro-sabellici ne schedava alcune presenze transalpine; ricerche successive
identificavano molti altri bronzetti giudicandoli per in maggioranza

39 Una segnalazione che qui non sviluppo essendo probabilmente cisalpina


larea di realizzazione del manufatto: i duellanti sulla spalliera del letto bronzeo del
tumulo di Hochdorf recano un caratteristico piccolo scudo la cui tenuta assicurata da
un manicotto in cui sinfila il braccio (Fig. 5), come secoli dopo in uno scudo gladiatorio;
il miglior confronto con boccolieri di analoga grandezza e con analogo sistema di stabilizzazione e (forse) protezione del braccio, attestati nelle incisioni rupestri camune:
Zurla, roccia 1 (Fig. 6); Sonico, Coren delle Fate; Foppe di Nadro, roccia 24.

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di provenienza antiquaria40. Analisi questultima che una tesi di dottorato condotta da Giovanna Patrizia Tabone - e seguita dallo stesso
Colonna - giudica ipercritica, evidenziando invece la sicura provenienza transalpina di decine di bronzetti41. In una schedatura ovviamente soggetta ad ampie integrazioni42, lautrice elenca a nord del
Po 124 bronzetti, oltre un terzo dei quali - almeno 46 - provengono o
sembrano provenire dallalta valle del Rodano, dalla zona dei laghi di
Annecy, Ginevra, Neuchtel43. E in questo distretto preponderante
la presenza di quelli rappresentanti Eracle: da Courgevaux44; Courtepin45; Avenches (6 ess.)46; Auvernier47; dal cantone di Neuchtel48; da
Yverdon49; Le Landeron50; dal cantone di Vaud (3 ess.)51; da Ginevra

40
41

Leibundgut 1976; Eadem 1978; Eadem 1980; Kauffmann - Heinimann 1977.


Concordo con tale opinione sottolineando: 1) lavvenuto definirsi, negli ultimi
anni, della consistenza delle esportazioni transalpine etrusche e italiche permette di
supporre larrivo anche e soprattutto di oggetti minuti e facili da trasportare come i
bronzetti; 2) la tipologia omogenea, difficilmente conseguibile con la casuale raccolta
nellampio mercato dei secoli scorsi; 3) la distribuzione delle provenienze attribuite
ai bronzetti ugualmente omogenea, e lindicazione di tali provenienze anteriore
allidentificazione, sulle stesse direttrici, di importazioni etrusche; 4) sono ora attestate
con sicurezza le provenienze di decine di ess. (Ginevra Eaux Vives, Annecy Les Balmettes, Menthon-Saint-Bernard, Bossonens, Luxeuil, Nimes, prob. Friburgo, visto che
i suoi bronzetti sono confluiti nel museo senza aver circolato nel mercato antiquario),
esemplari che per tipo ed epoca concordano con quelli cui, pur transitando dal mercato
antiquario, era stata attribuita una stessa provenienza; 5) musei diversi accolgono, in
epoche diverse, bronzetti da luoghi che hanno dato bronzetti analoghi; 6) la distribuzione dei bronzetti a figura umana collima con quelli di bovidi.
42 G. Colonna ha annunciato, in sede di convegno, un suo nuovo volume.
43 Espungendo quelli ellenistici, Tabone 1996 scheda ess. da: Bossonnens (Essert aux Corbs), Marte attr. al gruppo Amelia B pp. 146, 149, tav. 32:3; Avenches,
orante, offerente, p. 137 s., tav. 29:8,14; Vevey, kouros, pp. 134, 138, tav. 30:15, attr.
ad area etrusco-settentrionale o padana; Friburgo, Marte attr. al gruppo Foligno B,
pp. 146 149, tav. 32:2; Ginevra kouros, kore, pp. 136, 139, tav. 30:25-26; Arenthon, p.
141, tav. 31:38,39; La Roche sur Foron, Marte, pp. 136, 141, 189 s., tavv. 46:33, 31:36;
Annecy (?), flautista, 2 kouroi di cui uno laziale, pp. 136, 140, tav. 31:27-32; MenthonSaint-Bernard, donna offerente, uomo orante, Marte, attr. al tipo Amelia e alla prod.
etrusco-settentrionale, pp. 133, 136, 140, 184, tavv. 31:33-35, 41,6, da una stipe presso
acque termali, con pocula, aes rude; Sembrancher, kouros attr. al tipo Amelia, p. 133,
tav. 29:1; cantone Vallese, orante e offerente pp. 133, 137, tav. 29:6,7; Murten /Morat
donna orante, pp. 146, 149, tav. 32:1.
44 Tabone 1996, pp. 146, 149, tav. 32:5.
45 Tabone 1996 pp. 146, 149, tav. 32:4.
46 Tabone 1996, p. 134, tavv. 29:9-14; 66:9; uno attr. al gruppo Castelvecchio
Subequo.
47 Tabone 1996 pp. 134, 139, tav. 30:23; attr. al Maestro Rapino.
48 Tabone 1996, pp. 135, 139, tav. 30:22.
49 Tabone 1996, pp. 134, 138, tav. 38:18.
50 Tabone 1996, p. 139, tav. 30:24.
51 Tabone 1996, pp. 134, 138, tavv. 30:16-17,21, 66:9; uno vicino al Maestro
Conservatori.

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Mercenariato celtico e commerci doltralpe

Armando Cherici

(o da Annecy?)52; Habre-Lullin (2 ess.)53; Arenthon54; dalla zona di


Annecy (3 ess.)55; da Langin (2 ess. da stipe)56; Orgelet, Mont Orgier57;
Luxeuil (3, forse 4 ess.)58. Si tratta soprattutto di esemplari arcaici o
subarcaici, ma la datazione del loro contesto non pu esser puntuale:
ci troviamo molto distanti dai luoghi di produzione, e la dimensione
del sacro pu conservare a lungo in uso gli oggetti di culto, specie se
piccoli o esotici59. Cos i bronzetti da Courgevaux e da Courtepin sono
stati rinvenuti in probabili stipi assieme a monete romane e, il primo,
con una statuetta di Iside60.
La densit di bronzetti e lampia attestazione di quelli di Eracle
(Fig. 8) sono comunque statisticamente interessanti, soprattutto perch distribuiti allo sbocco transalpino dei valichi delle Alpi Graie e
Pennine, dal Monginevro al Gran san Bernardo: la via degli eserciti
di et storica61, la mitica via dei Grai, e di Eracle transumante con i
buoi di Gerione62, un fascio di tratturi dalpeggio che hanno consentito
lapparente anomalia del formarsi di uno staterello potente e longevo,
millenario, a cavallo del tratto pi elevato della catena montuosa pi
elevata dEuropa, una barriera solo apparente: gi nel 1000 Umberto
Biancamano signore delle contee di Savoia, Belley, Sion e Aosta.
Il pendolo stagionale della transumanza tra le alte praterie estive
sui valichi e le stazioni invernali nel clima mite dei grandi laghi e
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caica.

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Tabone 1996 pp. 135, 139, tav. 30:25-26.


Tabone 1996, p. 141, tav. 31:40-41, p. 141, uno del gruppo Cosenza (Fig.7).
Tabone 1996 p. 141, tav. 31:38,39.
Tabone 1996 pp. 136, 140, tav. 31:27-32, attr. a officina centroitalica tardoar-

Tabone 1996 p. 141, tav. 31:42,43.


Tabone 1996 p. 161, tav. 36:39,40.
58 Tabone 1996 p. 150 s., tav. 33:14-19
59 Quando elementi facilmente gestibili e conservabili, come un bronzetto, giungono a esser deposti in ambienti culturalmente, economicamente, geograficamente cos
lontani, legittimo sospettare un lungo periodo tra la loro produzione e il loro utilizzo
finale, essendo difficile pensare una filiera diretta produttore > utilizzatore finale, come
nei santuari di culture urbanizzate. Taluni contesti doltralpe evidenziano poi talora
una lunga conservazione in uso o una lenta diffusione degli oggetti dimportazione: la
fossa centrale del Grafenbhl presso Asperg di tarda fase hallstattiana, ma accoglie
singoli oggetti dimportazione che percorrono almeno 2 secoli, datandosi al VII sec. un
manico di specchio in avorio, per proseguire con tripodi, una sfinge e una kline di VI
sec. (Mohen 1991, p. 109; Olivier 1999, p. 125).
60 Tale evidenza fu addotta dalla Leibundgut a conferma della scarsa credibilit di una provenienza locale dei bronzetti, ma la composizione di una stipe pu coerentemente giustificarla: Tabone 1996, p. 146.
61 Da qui passano Belloveso, Annibale, Cesare, i Longobardi nel 574, la corte
pontificia di Stefano II nel 753, Carlo Magno nel 773, i Saraceni nel sec. XI (Cronaca di
Novalesa lib. IV, frg. 20,1), Napoleone. Con Brenno scende in Italia lelvezio Elicone, e
questo porterebbe il passaggio in questo tratto di arco alpino.
62 Il Piccolo San Bernardo sacro alleroe, e segnato per secoli dai suoi altari:
Val. Max. I 7; Cic., ad Att. XIII 8; Petron. 122; Plin., nat. hist. III 20; Trog. in Iust.
XXIV 4.

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della valle del Rodano o del Po ha, fino allet moderna, tracciato i
percorsi e mantenuto i contatti tra i due versanti alpini, legandone lo
sbocco settentrionale a quellomogenea area francoprovenzale che, fin
dallalto medioevo, riconoscibile attorno al lago di Ginevra63.
Dalla stessa zona di particolare diffusione dei bronzetti italici
provengono forse - e in minor numero - alcuni bronzetti preromani di bovidi64 (Fig. 9). noto come Eracle sia legato alla protezione
dellallevamento transumante, della pastorizia, e in ambito celtico occidentale, come qui intorno ai laghi, la percentuale di suoi bronzetti
in rapporto agli altri a figura umana, pari a quella delloriginario
ambito sabellico, di analoga base economica (Figg. 10-11). quindi
forse proponibile vedere uno dei tramiti locali tra mondo cisalpino e
transalpino nelle sicure vie della transumanza alpina: i pastori dei
due versanti, incontrandosi in estate con regolare e reciproca periodicit sugli alpeggi dei valichi, possono aver provocato il contatto che
diverr poi commerciale, possono aver segnato e indicato vie a gruppi
umani che, appoggiandosi a loro, hanno avuto la possibilit di valicare le Alpi avendo avuto anche sommarie informazioni sul mondo
dellaltro versante, su ci che poteva offrire al saccheggio, su ci che
poteva accogliere come offerta commerciale. Un flusso commerciale alternativo a quello, di origine marittima, che poteva risalire dalla
costa lungo la valle del Rodano, quello che aveva fatto deviare Belloveso verso la nascente Marsiglia; due flussi destinati a incrociarsi
e interferire come forse - ancora - ricorda il mito: lEracle terrestre e
transumante con i buoi di Gerione si scontra nella piana della Crau
con Alebion e Dercymon, figli di Poseidone65.
La pastorizia quale ponte culturale e motore economico
E qui mi collego allassunto iniziale: la storia che ci viene raccontata - e su cui inconsapevolmente, finiamo col modellare il nostro
pensiero - quella delle grandi culture urbane, fondate sullagricoltura dimpianto, sullorticoltura, sullartigianato e sul commercio; il
mondo pastorale ci cos tramandato appena, e come cosa marginale.
In realt, soprattutto nelle societ pi antiche la pastorizia , come la

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Chambon - Greub 2000; Kristol 2004.


Boucher 1968, 1969, 1970. Per molti la provenienza inferibile dal luogo di
conservazione, tenuto conto delle riflessioni di cui sopra, alla nota 40.
65 Strab. IV 1,7; Dion. Hal. I 41, 3; Eust. 76 (GGM Mller II 231); Hyg., astr.
II 6; TGF Nauck2 66 ss.; Tzetz., chil. II 340 ss.; cfr. Gros 1995; Leveau 2004; Idem
2006, p. 93; McInerney 2010, p. 108. Sul rapporto Eracle-transumanza vedi anche van
Wonterghem 1999.

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Armando Cherici

guerra, un importante fattore dinamico: offre un surplus di popolazione, e facilita gli scambi; la transumanza imposta dai fattori stagionali
la rende poi parte di quel rapporto tra nomade/mercante e sedentario/
agricoltore che strutturale nella storia del Mediterraneo. Nei luoghi, nei paesaggi dei contatti commerciali dobbiamo quindi inserire
non solo i porti e le valli fluviali, ma anche i valichi montani, le vie del
pendolo della transumanza, i santuari emporici del profondo entroterra in cui a cadenza annuale o stagionale si svolgevano le fiere, si formavano i convogli di mercanti, artigiani, avventurieri che seguivano
le greggi66. Nel mondo preurbano la pastorizia e lallevamento transumante hanno infatti catalizzato i contatti, gli scambi, la diffusione
di beni ad alto valore intrinseco che spesso hanno avuto anche ruoli
premonetali; il prodotto dellattivit pastorale infatti (lana, formaggi,
pellami, carni) necessariamente e quasi totalmente destinato allo
scambio, il prodotto dellattivit agricola invece soprattutto destinato allautoconsumo, alla costituzione di riserve, quindi allautarchia e
alla staticit: nella Roma delle origini lespressione che indica lavvenuto definirsi del concetto di propriet statica infatti relativa alla
propriet terriera, lo iugero, legato alla capacit di aratura di una
coppia di buoi; ma la prima definizione di valore mobile, circolante,
viene dal mondo pastorale: pecunia/peculium. I lingotti premonetali

66 Cherici 2012, passim. La vitalit di un santuario emporico di terraferma,


quale il Fanum Voltumnae, doveva esser pari a quella di un contemporeneo emporio
marittimo, quale Gravisca. Nel caso del fanum, la contiguit con una realt urbana ne
ha permesso quello sviluppo monumentale che i recenti scavi Stopponi hanno evidenziato, ma un santuario emporico di terraferma generalmente destinato a lasciar di
s una traccia archeologica molto meno appariscente rispetto a quella di un emporio
marittimo di pari caratura economica; la frequentazione mercantile del secondo quotidiana - essendo legata allarrivo e alla partenza di singole imbarcazioni - e abbraccia
tutta la bella stagione: lo possiamo immaginare semideserto solo a cavallo dellinverno,
con mare clausum. Lanimarsi dellemporio di terraferma parossistico solo in determinati momenti, separati da lunghe pause: appuntamenti annuali o semestrali, in rapporto al passaggio delle transumanze o a date calendariali dellallevamento o dellagricoltura: gli spazi aperti prevalevano sulle strutture, non necessariamente durevoli. Le
merci dellemporio marittimo sono destinate a lasciar traccia durevole di s perch, non
potendo generalmente esser deperibili per la natura del loro trasporto, sono archeologicamente ben rintracciabili (le merci in s o i loro contenitori). Nel santuario interno
legato alla transumanza, allallevamento, allagricoltura invece, si scambiano prevalentemente merci deperibili (ad es. latte e derivati, lana, carne, pellami, animali vivi,
frutti o prodotti orticoli), mentre le derrate durevoli (granaglie, olio, vino, fichi, miele)
dovevano verosimilmente privilegiare contenitori organici (cesti, balle, otri) perch leggeri e maneggevoli, essendo gli anforacei troppo pesanti, fragili e poco maneggevoli per
un trasporto terrestre che non possa appoggiarsi su una ramificata rete di vie carrabili
(come accadr in et romana); questo ovviamente non esclude il diffondersi di anfore
arcaiche nellentroterra, provenienti dalla stiva di una nave avranno aggiunto al pregio
del contenuto limpegno del trasporto: gli Etruschi erano particolarmente sensibili al
peso sine ullo usu costituito dal contenitore, tanto che svilupparono il moderno concetto merceologico di tara (Fest. 129; TLE 844; Cherici 2006b, p. 27).

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riproducono del resto pelli conciate, e i primi aes graves romani sono
marcati con il bue. In Omero la valutazione delle panoplie in buoi
(Il. XXIV 236), e le parole per ricco hanno come base, in lui e in Esiodo, il bue (Il. I 154; Erg. 451).
Come accennato, la propriet agricola - oltre a assorbire e stanzializzare ingente forza lavoro - basata sullautoconsumo e, ove la
societ si verticalizzi con la creazione di forti potentati quali quelli
dellorientalizzante etrusco, il surplus economico derivante anche da
eventuali vendite, o dalla gestione di altri beni stabili del territorio
(miniere, imposizione di pedaggi) viene impegnato nella ostentazione67, fatto che consente un notevole sviluppo dellartigianato artistico, delloreficeria, ma toglie ricchezza circolante, determinando una
congiuntura economica asfittica che, in Etruria, verr superata solo
con la destrutturazione dei potentati principeschi e con il dinamismo
sociale ed economico della nuova societ arcaica.
Non potendo tesaurizzare i propri prodotti, n trasportarli a
lungo, leconomia dellallevamento semibrado e/o transumante necessita poi di particolari luoghi in cui, a cadenza fissa, scambiare grosse
partite di merci: lorigine di molti santuari - mercato, di fiere annuali in cui si liquida, prima della partenza per la valle o per lalpeggio,
il prodotto ottenuto nei mesi passati nei pascoli stagionali: forse
dovuto a questa esigenza il regolare distribuirsi, alla base dei percorsi
dalpeggio, dei bronzetti di Eracle e di bovidi sul versante celtico delle
Alpi Graie: una situazione che non sembra aver riscontro sullaltro
versante, ma questo non infirmerebbe la mia ipotesi di lettura, visto
che la transumanza non prevede il passaggio, lo svalicamento dello
stesso gruppo umano, prevede il contatto sugli alpeggi di gruppi provenienti dai due versanti: questo il punto di mediazione dei bronzetti: sul versante Sud le modalit del pascolo invernale dovevano esser
diverse, essendo ben diverso il territorio che si apre immediatamente
dopo brevi valli alpine, limmensa pianura del Po.
Conclusione: ipotesi non sostenibili?
Collocare gi in pieno arcaismo una potente presenza mercenaria celto-iberica nel bacino del Mediterraneo pu suscitare forti perplessit, come il proporre di vedere in alcune delle maggiori evidenze
principesche del mondo celtico la traccia del fortunato rientro di un
gruppo mercenario, guidato da elementi delle aristocrazie locali, con
il suo ricco e selezionato bottino, con nuovi modelli di ostentazione del
67

Slicher van Bath 1972, p. 47; Saltini 1984, p. 501.

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potere da imitare. Sottolineo che le mie sono ipotesi di lavoro, proposte come tali: non le riterrei non realistiche, semmai difficilmente
dimostrabili per linconsistenza delle fonti ma anche - forse - per un
metodo euristico che talvolta rinuncia a porsi domande, anche banali:
pu lavventuroso arrivo oltralpe di unanfora di vino imporre il rito
del simposio?
un moto, quello del mercenariato, che ha nella storia del mondo
occidentale un respiro lungo, profondo e disconosciuto, lento ma inesorabile, sempre uguale, fino allavvento della polvere da sparo e alla
rivoluzione industriale. Sinnesca con levolversi in senso urbano delle
civilt: l dove si formano stati territoriali, essi tendono a cristallizzare le proprie dinamiche politiche interne regolando tassativamente
laccesso alla milizia, l dove gli stati perfezionano leconomia agricola, seminativa e dimpianto, orticola, come quella mercantile e artigianale, richiedenti protezione del territorio e del commercio, come
mano dopera stabile o comunque dedicata, tali stati diventano ricchi
mercati per i mercenari, provenienti da territori non urbanizzati in
cui lorganizzazione umana verte su figure di riferimento, in cui leconomia, basata sullallevamento semibrado ben gestibile in territori
aperti e mal controllati, provoca un inevitabile periodico sovrappopolamento dovuto a una sufficiente garanzia alimentare che consente
un buon numero di nascite e di sopravvissuti alla nascita, garanzia
alimentare ottenibile con una forza lavoro estremamente pi leggera di quella richiesta da un impegno agricolo e mercantile: ecco cos
laffacciarsi nella storia di popolazioni barbare che periodicamente,
poste sotto la guida del figlio di un capo, migrano in un ver sacrum:
possono cercare nuovi territori, possono partire per predare e/o offrire
la loro forza, in un moto che ai sedentari pare uninvasione perch
spesso i gruppi di giovani maschi si muovono con animali, donne e
bambini68: sono gruppi esigui ma agguerriti, compatti e solidali, lasciano pochissime tracce della loro presenza e della loro mobilit, ma
provocano con essa grandi cambiamenti: i Popoli del Mare innescheranno nel continente il passaggio dallet del bronzo allet del ferro,
due millenni dopo i popoli delle steppe provocheranno il passaggio
dallantichit al medioevo; nostoi a Nord delle Alpi catalizzeranno il
passaggio da Hallstatt a La Tne, due millenni dopo quello dal medioevo al Rinascimento.

68 Come del resto ancora nel 500 le truppe lanzichenecche (Fig. 12), di cui conosciamo natura, provenienza e scopi solo per lampia copertura di fonti storiche dovuta
alla recenziorit degli eventi: le cd invasioni celtiche non dovevano presentarsi in
maniera molto difforme.

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Mercenariato celtico e commerci doltralpe

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Fig. 1 - Aleria, tomba 90 (?), elsa di spada tipo Alfedena.

Fig. 2 - Skeldal (DK), cista miniaturistica sarda (?).

Fig. 3 - Locri, statere con Pistis che


incorona Roma, 275-270 a.C.

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Fig. 4 - Gondole (Auvergne), sepoltura plurima (di ambacti?).

Fig. 5 - Hochdorf (Baden-Wrttemberg), letto bronzeo dal tumulo, particolare della spalliera.

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Fig. 6 - Zurla (Valcamonica), roccia


uno, duello.

Fig. 7 - Habre-Lullin (Haute-Savoie), bronzetto di Eracle (gruppo Cosenza).

Fig. 8 - Distribuzione dei bronzetti di Eracle in ambito celtico occidentale.

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Fig. 9 - Bronzetto di bovide, Ginevra,


Museo di Arte e Archeologia.

Fig. 12 - P. Dolstein, lanzichenecco in marcia con donna, Trossbube


e cagnolino (1500 circa); Weimar,
Hauptstaatsarchiv.

Fig. 10 - Tipologia
dei bronzetti a figura umana in ambito
sabellico.

Fig. 11 - Tipologia
dei bronzetti a figura umana in ambito
celtico occidentale.

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