Professional Documents
Culture Documents
tra
es
Mobilit geografica e mercenariato
nellItalia Preromana
Atti del XX Convegno Internazionale di Studi
sulla Storia e lArcheologia dellEtruria
a cura di Giuseppe M. Della Fina
tto
tra
es
ISBN 978-88-7140-534-6
Roma 2013 - Edizioni Quasar di Severino Tognon srl
via Ajaccio 41-43 - 00198 Roma
tel. 0685358444, fax 0685833591
www.edizioniquasar.it
Finito di stampare nel mese di novembre 2013 presso Arti Grafiche La Moderna - Roma
tto
tra
es
annali
della fondazione
per il museo claudio faina
volume XX
orvieto
nella sede della fondazione
edizioni quasar
2013
tto
tra
es
Armando Cherici
Armando Cherici
tto
tra
es
60
61
una lunga deviazione tutta da interpretare - tale gruppo avrebbe aiutato in armi i Focesi che proprio allora stavano fondando Marsiglia:
ho proposto di vedere nellepisodio una prima testimonianza di un
mercenariato celtico5, nella discussione in seno al Convegno tale interpretazione stata contestata; contestazione benvenuta, in quanto
minvita a meglio illustrare qui un punto che nella mia relazione ho
evidentemente mal chiarito: i convegni dovrebbero servire a questo.
In effetti la nostra fonte, Livio, motiva tale aiuto militare - che
comunque non dice se gratuito - sotto un aspetto religioso, quale adesione a un processo magico-simpatetico (id Galli fortunae suae omen
rati). Ma la storiografia - non solo antica - liquida spesso sub specie
religionis fatti o comportamenti su cui ha poco materiale, lontani nel
tempo o compiuti da altre culture: una etichetta che Seneca infligge
agli Etruschi in un noto brano sempre citato, ma forse da interpretare. A distanza di secoli, quanto pu esser giunto a Livio in merito
allimpresa di Belloveso? Addirittura se ne sospetta la realt storica, la duplicazione con eventi successivi, eppure Livio avrebbe fonti
che non solo ricordano i fatti ma anche i pensieri del gruppo celtico?
Mentre da un lato ritengo - vedremo dopo - che una prima puntata
celtica nella Penisola sia possibile gi allinizio del VI sec., ritengo
pure proponibile credere che, oltre mezzo millennio dopo, allepoca di
Livio, fosse rimasta memoria soprattutto dei due punti nodali della
storia, anche e soprattutto per la loro rilevanza internazionale: il
passaggio della Alpi da parte di un gruppo di Celti, laiuto ai Focesi
da parte di un gruppo in armi messo in relazione con il primo; ben pi
difficile- improbabile - immaginare che si fosse mantenuta memoria
delle motivazioni - intime al gruppo - che avevano spinto i Celti a compiere quella che sembra una diversione profonda, verso la costa6, e a
dare un sostegno (gratuito!?) a nuovi arrivati, questo anche solo per
la barriera linguistica e culturale che - soprattutto in epoca cos alta doveva separare i protagonisti celti da coloro che del loro appoggio militare si sono serviti e degli eventi hanno poi mantenuto la memoria,
probabilmente i Focesi (per lappoggio ai Massalioti) e/o gli Etruschi
equidem miror, nulladum via, quod quidem continens memoria sit, nisi de Hercule
fabulis credere libet, superatas. Ibi cum velut saeptos montium altitudo teneret Gallos,
circumspectarentque quanam per iuncta caelo iuga in alium orbem terrarum transirent, religio etiam tenuit quod allatum est advenas quaerentes agrum ab Saluum
gente oppugnari. Massilienses erant ii, navibus a Phocaea profecti. Id Galli fortunae
suae omen rati, adiuvere ut quem primum in terram egressi occupaverant locum patientibus Saluis communirent. Ipsi per Taurinos saltus saltumque Duriae Alpes transcenderunt (Liv. V 34). Dubbi sullepisodio in Sordi 1983, p. 785 ss.; Legnani 1994.
5
Cherici 2007, p. 382 s.
6
Dalla quale poi non passeranno per penetrare nella Penisola, probabilmente
per la barriera costituita dalle bellicose trib liguri.
tto
tra
es
Armando Cherici
(per larrivo in Val Padana). Riterrei possibile che la necessit dinterpretare - o forse di collegare - dati apparentemente contrastanti con
quella lunga digressione dai valichi delle Alpi Graie alla costa, sia
stata risolta a posteriori - da Livio o dalla sua fonte - con il collaudato
espediente di richiamarsi a quella dimensione magico-religiosa con
cui spesso la storiografia ammanta e giustifica comportamenti antichi
o primordiali, o sotto cui spesso nella storia umana, non solo antica, si
coprono dinamiche e interessi ben pi materiali e terreni.
Tale deviazione - centinaia di chilometri - verso la costa potrebbe
invece ben spiegarsi ove interpretassimo i Celti per quello che Livio
stesso ci dice: un gruppo organizzato di uomini validi che - sotto la
guida di un capo riconosciuto - si dirige verso luoghi pi prosperi,
ove crede di poter trovare utili occasioni nellimpiego della propria
forza, sia con razzie, sia offrendo il servizio in armi a realt politicoeconomiche pi evolute7.
Probabilmente la sullodata contestazione alla mia ipotesi deriva
anche dal fatto che le fonti storiche attestano per la prima volta un
mercenariato celtico solo molto dopo, allinizio del V sec. (Her. VII
165), ma anche in questo caso diamo per dato certo, come terminus
post quem, quella che solo uninterpretazione indotta dalle fonti,
trascurando che la prima memoria storica di un fenomeno non necessariamente lesatta registrazione del suo primo apparire anzi,
probabilmente la nuda e casuale prima attestazione dellesito di una
dinamica maturata nei decenni, se non nei secoli, prima.
Il secondo esempio. ormai frequente nella letteratura archeologica il dare per acquisita la pratica del simposio, della consumazione
condivisa del vino quale rituale dlite, in quei contesti antichi ove appaiano anche solo singoli elementi afferibili al vasellame che, nel loro
luogo dorigine, al simposio serviva. Anche qui non ci troviamo per
di fronte a unevidenza, a un dato oggettivo, ma a uninterpretazione,
peraltro doverosamente contestabile: la trasmissione di un oggetto
non identifica necessariamente la trasmissione del suo uso originario,
e men che meno di un rituale, tanto pi che un vaso, un arredo, pu
ben esser senzaltro oggetto di scambio commerciale, ma ben pi complessa la trasmissione di un uso, di una ritualit sociale: per essa
non basta un baratto, un dono, un acquisto; acquisire un rituale complesso, non individuale ma sociale, che va ben oltre luso delloggetto
(ad es. loinochoe) o la consumazione di un prodotto (il vino), implica
un contatto ben pi profondo di quello sotteso al tenue, frammentato,
indiretto veicolo del commercio: perch una societ non alfabetizzata, allofona, strutturalmente ben diversa dalle realt urbane da cui
7
tto
tra
es
62
63
provengono vasellame bronzeo e vino, accetti una ritualit cos complessa e la identifichi come status symbol occorrono contatti de visu,
ben pi diretti di quelli commerciali; e comunque la presenza di un
singolo vaso o di un singolo gruppo di vasi non pu attestare un simposio. un punto che svilupperemo in seguito, ma intanto torniamo
alle evidenze inerenti le armi.
Evoluzione o diffusione?
Evoluzione o diffusione sono i due fenomeni nellambito dei quali possono esser interpretate le affinit accennate in apertura, come
anche levidenza della cinta muraria della Heuneburg. I due fenomeni possono aver agito insieme, come anche possono vicendevolmente
escludersi.
Estremizzando: una ipotesi interpretativa pu poggiare totalmente sul primo fenomeno, vedendo armi e armamenti evolversi in
maniera autonoma, con tappe e in forme vicine a quelle di altri luoghi
ma non in reciproco rapporto: cosa sostenibile, visto che laffinit
dei materiali e la limitatezza - e quindi laffinit - dei mezzi tecnologici porta inevitabilmente a inevitabili somiglianze, soprattutto in
prodotti essenziali e funzionali come le armi; cos come la ricorrenza,
la diffusione, lendemicit del fenomeno guerra nelle comunit antiche porta a forme di scontro inizialmente simili, ma di autonoma
evoluzione e non necessariamente ispirate a modelli allotri: a scontro
simile corrispondono spesso armi e schieramenti simili; tanto pi primitivo, poco strutturato lo scontro, tanto pi semplici sono i mezzi
con cui esso viene condotto, e tanto pi vicini possono esserne gli esiti
materiali in ambiti culturali anche lontani.
Ma le affinit ricordate nellintroduzione sono notevoli, soprattutto perch coinvolgono armi specializzate per forma e scenario duso
(machairai, kardiphylakes, corazze a spallacci); e tali affinit sinseriscono in una realt archeologica che ci testimonia una rete di contatti, di scambi commerciali, su cui le fonti scritte tacciono e che stato
possibile evidenziare nella sua imponenza solo negli ultimi decenni, e
solo grazie ai ritrovamenti8.
Dato il riscontro archeologico del formarsi, gi nellet del ferro9,
di una vivace rete commerciale, le armi succitate, come il complesso
8
9
tto
tra
es
Armando Cherici
10
11
239ss.
tto
tra
es
64
65
tto
tra
es
Armando Cherici
negli scopi, poi nei modi di ammissione alla milizia, durante nelle
scelte strategiche e tattiche, dopo nellattribuire i pesi del successo
o dellinsuccesso. Essendo la guerra fattore identitario ed economico
tra i maggiori nel mondo preindustriale, anche la formazione di un
esercito un atto politico, e lesercito costituito da attori politici,
operanti o potenziali, e fino agli eserciti della Francia rivoluzionaria
anche la gestione della guerra prerogativa di uno status politico. Il
gruppo mercenario qualcosa di totalmente esterno a tale sistema: si
muove sul piano del commercio, della compravendita, e non della politica, della contrattazione dei ruoli e dei pesi nella societ che di quel
gruppo momentaneamente si serve; per questo ben visto da ogni
entit statale che, avendone la possibilit economica, se ne servir volentieri per rafforzare il suo esercito senza incidere sugli assetti politici insiti nella leva militare. Proprio perch esterno e ininfluente alle
dinamiche politiche interne, la memoria di un intervento mercenario
tenue, soprattutto ove la sua presenza non incida particolarmente
con il corso degli eventi.
Tale trattamento nelle fonti storiche fa passare il gruppo dei
mercenari come un corpo indistinto di elementi socialmente marginali, nelle societ in cui operano momentaneamente come in quelle
di origine. Ma, almeno in merito alle societ dorigine, non cos: la
consistente presenza di oro nelle tombe principesche micenee stata
ricondotta gi da Luisa Banti al pagamento da parte dellEgitto di
servizi in armi attestatoci anche da fonti iconografiche13. In Grecia,
nel VII sec. a.C., vivono del mestiere delle armi i membri di nobili famiglie: Archiloco, scudiero di Marte (fr 1 West), tratta il mondo della
guerra mercenaria come una dimensione quotidiana ma di nobili
natali: nipote di Tellis, che sar onorato da Polignoto nella Lesche degli Cnidi a Delfi; cos, entrando nel secolo successivo, di alta condizione sono Alceo e suo fratello Antimenide, o il futuro tiranno di Nasso,
Lygdami, o i cavalieri eretriesi che assolder Pisistrato; e ancora un
mercenario sar Alcibiade, nipote di Pericle, come poi Senofonte di
cui non sappiamo molto delle origini, ma la sua alta estrazione sociale
provata indirettamente dalla sua accurata educazione. I Diecimila hanno come impresari Clearco, che ha rivestito importanti ruoli
pubblici a Sparta, Sofoneto di Stinfalo, di formazione pari a quella di
Senofonte tanto che scriver una propria Anabasi, lelegante e ricercato Menone di Farsalo, il giovane Prosseno di Beozia allievo di Gorgia; pochi anni dopo impresari mercenari sono Mentore e Memnone
di Rodi, signori di vasti domini nella Troade, o Faleco, regolo di Focea. Del resto il mestiere delle armi continuer a fornire ricchi bottini
13
Banti 1963, p. 84; Schofield 2007, p. 126, fig. 75; Cline 2007, p. 197.
tto
tra
es
66
67
14 Roma sembra utilizzare con un certo ritardo truppe mercenarie, e non sembra fornirne, anche se la figura di Coriolano - reale o fantastica che sia - ha i tratti di
chi fa della guerra un mestiere. Probabilmente la necessit di attingere ad auxilia
esterni viene ritardata da tre fattori propri della societ e della politica interna romana, e maturati in poco meno di un secolo nel primo confronto con una realt urbana, la
guerra di Veio: 1) grosso modo fino ai fatti del Cremera: la possibilit di attingere alle
risorse umane del sistema clientelare, ove limpegno militare assolto in un sistema di
relazioni privato che non tocca gli equilibri politici cittadini (cfr. il bellum privatum
dei Fabi); 2) grosso modo dopo i fatti del Cremera (e probabilmente anche da essi favorita): la tregua politica offerta dalla creazione dei tribuni militum consulari potestate,
che soddisfa lesigenza di allargare la leva militare senza formalmente incidere sui requisiti di accesso al consolato; 3) lintroduzione dello stipendium, che rende possibile il
pieno utilizzo dellampio bacino di leva aperto dal punto precedente. Comunque, anche
sullutilizzo di mercenari da parte di Roma, le fonti possono esser parziali: lo statere
che Locri emette nel 275, in occasione del trattato con Roma (Rutter 1997, p.96 ss.),
mostra Pistis che incorona lUrbe assisa, in armi celtiche: scudo ovale a spina centrale e spada con inequivocabile impugnatura lateniana, del tipo antropomorfo o a
rognoni (Fig. 3).
15 Serv. ad Aen. VII 796; Fest. p. 424; Paul. Fest. p. 425, s.v. Sacrani; passi
valorizzati da Tagliamonte 1994, p. 65.
16 Un ricordo di tale scenario ancora nel racconto di Odisseo, falso mendicante, a Eumeo: Hom., Od. XIV 252-289; XVII 424-444.
17 Her. II 152, 3-5; 154, 4; Diod. I 66, 7-12; 67, 1-11; cfr. Strab. XVII 1, 6.
tto
tra
es
Armando Cherici
tto
tra
es
68
69
fino alla prima rivoluzione industriale, quelle aree che, non avendo
sviluppato unagricoltura di semina e dimpianto e/o un diffuso artigianato con la conseguente accentuata richiesta di forza lavoro e di
controllo del territorio23, finiscono col disporre di un surplus umano
che a tutti gli effetti una risorsa economica, commerciale; ma una
risorsa non in sola uscita: il gruppo pu tornare - soprattutto i capi - e
con le sue ricchezze, con le sue esperienze, con il suo aver visto mondi
e societ nuovi, genera spesso cambiamenti importanti.
Con tutta la prudenza del caso, vorrei far notare come anche un
periodo storico a noi particolarmente recente, il nostro Rinascimento,
sia innervato dalla presenza di truppe mercenarie e di signori della
guerra che tali truppe organizzavano e gestivano, signori che, anche
grazie ai proventi del mestiere delle armi, sono stati il motore sociale,
culturale, economico di un fenomeno di cui - si badi - leggiamo e studiamo soprattutto gli esiti culturali, storico-artistici; ma tale stagione
sarebbe stata ben pi modesta se non si fosse basata sul denaro e sulle
esigenze di prestigio dei Montefeltro, Sforza, Malatesta, Farnese, Della Rovere, Orsini, Colonna, tutte famiglie fondate sul mestiere delle
armi. Quando, nel tardo medioevo, lo svilupparsi dellallevamento in
Svizzera e nellEuropa centrale provoca in quelle terre un surplus di
giovani validi, saranno i nobili e i maggiorenti svizzeri e tedeschi a farsi imprenditori di truppe mercenarie24, ricavandone ricchezza, modificando il gusto personale e dei paesi dorigine, innescando nuovi bisogni
di rappresentazione, diffuse richieste di nuovi prodotti, nuovi modi di
vivere e abitare, addirittura identificando nuovi santi di riferimento,
noto come il ritorno di signori e truppe dalle guerre dItalia abbia
contribuito alla diffusione in Europa del Rinascimento italiano, ma
non solo nelle corti: dai paesi stranieri arrivano nella Confederazione,
portati dalla dannata soldataglia, costumi stranieri particolarmente
dannosi e opulenti, ornamenti stranieri, soldi a palate, opere darte e
oggetti preziosi, soprattutto riguardo ai modi di abitare, allabbigliamento, alla convivialit a tavola, nessuno voleva pi starsene seduto
dietro finestrelle di pelle o losanghe di vetro verde, bisognava avere
grandi finestre di vetro trasparente25. Sono parole del medico bernese Valerius Anshelm (1475-1547), e in esse non c la riproposizione
di genere dellossimoro oraziano Graecia capta ferum victorem cepit
(Epist. II 1, 156); Anshelm dotato di una propria originale capacit
di osservazione ed un prezioso testimone di un fenomeno che- pur
capillare e di dimensione europea - ha avuto finora scarsissima atten-
23
24
25
tto
tra
es
Armando Cherici
zione negli studi: limpatto del ritorno nelle societ dorigine dei mercenari che hanno militato nelle guerre dItalia26. Sembra di leggere
Catone: come Anshelm, il censore vive cambiamenti ben pi incisivi
di quelli normali in ogni passaggio generazionale; le truppe di ritorno
dalle brevi guerre stagionali con le circostanti realt non urbanizzate,
non portavano a Roma novit che non fossero quelle della quantit del
bottino, ma gi per il saccheggio di Veio Livio accenna a una riflessione
significativa: cum iam humanae opes egestae a Veiis essent, amoliri
tum deum dona ipsosque deos, sed colentium magis quam rapientium
modo, coepere (Liv. V 22, 3 ss.); il contatto con una realt urbana pi
progredita pu ingenerare sentimenti di cupidigia o di emulazione, e
infatti qualcosa accade in proposito a Roma: Spurio Carvilio accuser
Camillo di aver ornato la sua casa con porte di bronzo27; la novit, il
lusso esotico, penetrano in Roma attraverso il condottiero, che ostenta
cos una probabile preda bellica, o forse imita le ricche porte modanate
e borchiate ben note nel mondo etrusco.
Ma la guerra di Veio ha avuto un impatto sulla societ romana
soprattutto per il suo protrarsi, per il suo interrompere quella cadenza stagionale che aveva fino ad allora permesso lutilizzo di un
esercito di elementi autosufficienti, in quanto distolti dalle attivit
produttive solo per un breve periodo. La crisi, il cambiamento, verr
inevitabile con lallungarsi delle campagne, con il prolungato contatto, con la conoscenza diretta che la massa dellesercito far con realt
pi raffinate: la conquista di Taranto, Siracusa, Corinto non segnano
soltanto l initium mirandi Graecorum artium opera (Liv. XXV 40,
1 s.), non sono soltanto il saccheggio di cose preziose o opere darte, ma sono anche il ritorno di migliaia di occhi che hanno visto un
diverso stile di vita, una diversa ostentazione della ricchezza e del
potere. Dobbiamo immaginare la potenza di tali nostoi, di tali ritorni
in mondi ben pi arretrati, e in tali ritorni immaginabile che il capo
porti i riti sociali delle lites che ha conosciuto, immaginabile che
porti con s maestranze tali da rifare la cinta del proprio oppidum
con fronti bastionati e con tecniche mediterranee che lui ha visto, di
cui ha saggiato limponenza e lefficacia, comprensibile come nasca
una statuaria monumentale che - sul modello del kouros - veste il
capo-eroe con la corazza a spallacci che stata la sua veste militare,
immaginabile che si torni con klinai28, con scelto vasellame bronzeo,
26 La messa in valore delle memorie di Anshelm recente, dovuta agli studi di
A. Esch, con analisi ora proseguite da Simon - Muscheid 2004, p. 327 ss.
27 Plin., nat. hist. XXXIV 13; Plut., Cam. 12, 1.
28 Nam triclinia aerata abacosque et monopodia Cn. Manlium Asia devicta
primum invexisse triumpho suo Plin., nat. hist. XXXIV 14; per klinai in contesti nordalpini: Cherici 2006a, p. 380 con bibl.
tto
tra
es
70
71
tto
tra
es
Armando Cherici
tto
tra
es
72
73
tto
tra
es
Armando Cherici
Torniamo al cratere di Vix: stato osservato che anse e decorazione applicata possono esser state smontate e rimontate, frazionando
quindi il peso totale del vaso, non someggiabile. In effetti le sole anse
pesano 92 kg. Il carico poteva esser quindi - aggiungo io - distribuito
in due some di mulo: il peso del corpo del vaso non farebbe in questo
caso difficolt (essendo 60 kg, leggero per un mulo), ma il suo ingombro a non esser riducibile, a non esser someggiabile: 1,27 m. di diametro, oltre 1,50 m. di altezza: difficile stabilizzarlo in groppa a una
bestia da soma, pi probabile assicurarlo a una barella tra due muli
o a una treggia trainata. Anche volendo immaginare buona parte del
percorso fatto su nave e poi su zattera, risalendo il Rodano grazie a
uomini o animali che alano dalla riva, occorre comunque pensare a
una carovana di diversi animali e di decine di persone, una carovana
che non solo deve saper gestire un carico importante su viabilit inesistenti, ma deve anche esser in grado di protegger se stessa e il suo
preziosissimo carico: una piccola spedizione militare.
E questa - per il cratere di Vix come per i complessi di bronzi
giunti dallEtruria nel continente - una difficolt materiale, legata
a viabilit, pesi, ingombri, fragilit (si pensi ai tripodi), logistica, pedaggi36, rapine. Aggiungiamo ora una difficolt immateriale sottesa
allevidenza architettonica della Heuneburg37: come pu il signore di
quelloppidum, nellalto corso del Danubio, aver fermamente voluto
una cinta muraria tracciata e realizzata secondo tecniche proprie del
mondo siciliota o egeo? Un impegno edilizio imponente e vitale per
la sopravvivenza stessa del suo centro di potere stato avviato solo
sulla base di una descrizione? Fattagli da chi? Non certo da un avventuroso architetto che qui giunto offrendo le sue competenze: in che
lingua, con quali credenziali, esibendo quali esempi, e accodandosi a
quali flussi commerciali, vista lesiguit del materiale grecoetrusco
rinvenuto nelloppidum?
Difficolt, domande, che potrebbero avere una risposta se immaginiamo che coloro che hanno trasportato, e scortato, il cratere di Vix
o tanti selezionati vasi bronzei, coloro che hanno - forse - adottato nel
36 Anche volendo immaginare lesistenza, in et arcaica e postarcaica, di una
filiera commerciale diretta dallEtruria al centroeuropa - lunica in grado di trasmettere insieme un prodotto durevole (ad es. loinochoe), un prodotto effimero (il vino) e
un prodotto culturale (il simposio) - dovremmi immaginare una carovana di mercanti
che parte con una merce di decine di volte superiore a quella giunta a destinazione:
con cosa veniva pagata la sussistenza di uomini e animali in itinere, con cosa venivano
pagati gli inevitabili pedaggi, forse prodotti in forma di dono al maggiorente locale, ma
sempre costituiti da merci, da beni materiali che fino a l andavano trasportati.
37 Qui il rinvenimento di una matrice etrusca per la fusione di unansa bronzea
con attacco a sileno e palmetta: (Germania 51, 1973, tav. XI:c), potrebbe indiziare la
presenza di un artigiano etrusco, ma potrebbe anche esser testimonianza della mobilit di maestranze locali, come adombra la figura di Elicone.
tto
tra
es
74
75
loro paese dorigine il consumo del vino e/o il simposio come status
symbol, sono capi mercenari che con il loro piccolo esercito, con il loro
compenso, con il loro bottino, con la loro conoscenza di altri mondi
condivisa con le proprie truppe tornano in patria, su vie conosciute
perch gi percorse, con - in itinere - lasciapassare e credenziali che
sono quelle del prestigio personale, dei rapporti tra trib, del peso
dissuasivo di una schiera armata ed esperta. Chi ha commissionato
il rifacimento della Heuneburg ha visto - o ha visto qualcuno a lui
vicino - la realt delle splendide cortine bastionate egee o siceliote, in
mattoni crudi, e nel ritorno ha condotto seco maestranze in grado di
accontentarlo in una impresa di grande impatto visivo, ma di effimero
risultato essendo la tecnica del tutto inadatta al clima piovoso della
Heuneburg, tanto che la cinta risulta esser tosto ripristinata nelle
forme del murus gallicus.
Ecco quindi una proposta, una possibile risposta a domande concrete: anticipare almeno al VI sec. il contatto mercenario, innervare
lEuropa di bande organizzate che da piccoli potentati locali provengano e in quelli ritornino avendo conosciuto le culture urbane del Mediterraneo, e ritornino conoscendo gli itinerari, aprendosi le strade,
proteggendo un bottino o un compenso38, trasportando manufatti,
38 Per comprendere quanto sia imperfetta - anche per epoche ben pi recenti
- la nostra percezione di ci che sotteso al mondo del mestiere delle armi, vorrei citare il caso di uno splendido sepolcro rinascimentale in S. Maria Maggiore a Treviso: i
bassorilievi onorano la memoria di un erudito, la mano quella del Bambaia, maestro
del classicismo lombardo. Un archeologo del futuro, rinvenendo i frammenti di questo
capolavoro, riconoscer certamente la mano e il soggetto, cercando didentificare in
Treviso un erudito cos prestigioso da far giungere nella marca veneta lopera di un
artista la cui produzione non ha mai varcato i confini del ducato di Milano. Nel 1637,
quasi un secolo dopo la sua erezione, un discendente del defunto crede opportuno illustrare meglio un monumento che non passava inosservato, e appone uniscrizione
Mercurio Bua comiti e principibus Peloponnesi / Epirotarum ductori / [] / Papia
praelio devicta/ unde regium hoc monumentum, inclyta spolia, eduxit. Ci troviamo
di fronte al conte Mercurio Bua, principe del Peloponneso nato a Nauplia nel 1478,
morto a Treviso nel 1542, arricchitosi esportando ci che di prezioso offriva una terra
di pastori: quei mercenari albanesi che da allora saranno ben presenti nella Penisola,
poco visibili ma diffusi, tanto da colonizzare terre marginali, fondare paesi e dare
intellettuali quali Antonio Gramsci (il cui nonno era colonnello degli Stradioti; Petta
2000). Unaccurata ricerca darchivio ci permette di risalire allerudito committente
dellopera, il lombardo Franchino Gaffurio, e di capire che le lastre furono prese direttamente dalla bottega del maestro, nel sacco di Pavia (1527). Da chi? Potrebbe esser
stato, come dice liscrizione, lo stesso Bua, che avrebbe dimostrato preveggenza (il loro
impiego avverr 15 anni dopo) e sensibilit artistica (invero poco congeniale al soggetto
ricostruibile dalle fonti), ma nel 27 Bua non risiedeva ancora stabilmente a Treviso (lo
far dal 32) e sembrerebbe che egli abbia partecipato non alla presa della citt, ma
della Certosa; ecco allora che le lastre potrebbero esser state notate e prelevate dal
suo diretto superiore, il colto e raffinato Francesco Maria della Rovere, e da questo poi
cedute quale parte dei compensi. Questa lunga nota pu apparire una divagazione, ma
lho creduta necessaria per mettere in guardia dalla lettura di evidenze antiche per le
quali, venuteci meno altre fonti, potremmo fare lerrore dellarcheologo di cui sopra.
tto
tra
es
Armando Cherici
tto
tra
es
76
77
di provenienza antiquaria40. Analisi questultima che una tesi di dottorato condotta da Giovanna Patrizia Tabone - e seguita dallo stesso
Colonna - giudica ipercritica, evidenziando invece la sicura provenienza transalpina di decine di bronzetti41. In una schedatura ovviamente soggetta ad ampie integrazioni42, lautrice elenca a nord del
Po 124 bronzetti, oltre un terzo dei quali - almeno 46 - provengono o
sembrano provenire dallalta valle del Rodano, dalla zona dei laghi di
Annecy, Ginevra, Neuchtel43. E in questo distretto preponderante
la presenza di quelli rappresentanti Eracle: da Courgevaux44; Courtepin45; Avenches (6 ess.)46; Auvernier47; dal cantone di Neuchtel48; da
Yverdon49; Le Landeron50; dal cantone di Vaud (3 ess.)51; da Ginevra
40
41
tto
tra
es
Armando Cherici
caica.
56
57
tto
tra
es
78
79
della valle del Rodano o del Po ha, fino allet moderna, tracciato i
percorsi e mantenuto i contatti tra i due versanti alpini, legandone lo
sbocco settentrionale a quellomogenea area francoprovenzale che, fin
dallalto medioevo, riconoscibile attorno al lago di Ginevra63.
Dalla stessa zona di particolare diffusione dei bronzetti italici
provengono forse - e in minor numero - alcuni bronzetti preromani di bovidi64 (Fig. 9). noto come Eracle sia legato alla protezione
dellallevamento transumante, della pastorizia, e in ambito celtico occidentale, come qui intorno ai laghi, la percentuale di suoi bronzetti
in rapporto agli altri a figura umana, pari a quella delloriginario
ambito sabellico, di analoga base economica (Figg. 10-11). quindi
forse proponibile vedere uno dei tramiti locali tra mondo cisalpino e
transalpino nelle sicure vie della transumanza alpina: i pastori dei
due versanti, incontrandosi in estate con regolare e reciproca periodicit sugli alpeggi dei valichi, possono aver provocato il contatto che
diverr poi commerciale, possono aver segnato e indicato vie a gruppi
umani che, appoggiandosi a loro, hanno avuto la possibilit di valicare le Alpi avendo avuto anche sommarie informazioni sul mondo
dellaltro versante, su ci che poteva offrire al saccheggio, su ci che
poteva accogliere come offerta commerciale. Un flusso commerciale alternativo a quello, di origine marittima, che poteva risalire dalla
costa lungo la valle del Rodano, quello che aveva fatto deviare Belloveso verso la nascente Marsiglia; due flussi destinati a incrociarsi
e interferire come forse - ancora - ricorda il mito: lEracle terrestre e
transumante con i buoi di Gerione si scontra nella piana della Crau
con Alebion e Dercymon, figli di Poseidone65.
La pastorizia quale ponte culturale e motore economico
E qui mi collego allassunto iniziale: la storia che ci viene raccontata - e su cui inconsapevolmente, finiamo col modellare il nostro
pensiero - quella delle grandi culture urbane, fondate sullagricoltura dimpianto, sullorticoltura, sullartigianato e sul commercio; il
mondo pastorale ci cos tramandato appena, e come cosa marginale.
In realt, soprattutto nelle societ pi antiche la pastorizia , come la
63
64
tto
tra
es
Armando Cherici
guerra, un importante fattore dinamico: offre un surplus di popolazione, e facilita gli scambi; la transumanza imposta dai fattori stagionali
la rende poi parte di quel rapporto tra nomade/mercante e sedentario/
agricoltore che strutturale nella storia del Mediterraneo. Nei luoghi, nei paesaggi dei contatti commerciali dobbiamo quindi inserire
non solo i porti e le valli fluviali, ma anche i valichi montani, le vie del
pendolo della transumanza, i santuari emporici del profondo entroterra in cui a cadenza annuale o stagionale si svolgevano le fiere, si formavano i convogli di mercanti, artigiani, avventurieri che seguivano
le greggi66. Nel mondo preurbano la pastorizia e lallevamento transumante hanno infatti catalizzato i contatti, gli scambi, la diffusione
di beni ad alto valore intrinseco che spesso hanno avuto anche ruoli
premonetali; il prodotto dellattivit pastorale infatti (lana, formaggi,
pellami, carni) necessariamente e quasi totalmente destinato allo
scambio, il prodotto dellattivit agricola invece soprattutto destinato allautoconsumo, alla costituzione di riserve, quindi allautarchia e
alla staticit: nella Roma delle origini lespressione che indica lavvenuto definirsi del concetto di propriet statica infatti relativa alla
propriet terriera, lo iugero, legato alla capacit di aratura di una
coppia di buoi; ma la prima definizione di valore mobile, circolante,
viene dal mondo pastorale: pecunia/peculium. I lingotti premonetali
tto
tra
es
80
81
riproducono del resto pelli conciate, e i primi aes graves romani sono
marcati con il bue. In Omero la valutazione delle panoplie in buoi
(Il. XXIV 236), e le parole per ricco hanno come base, in lui e in Esiodo, il bue (Il. I 154; Erg. 451).
Come accennato, la propriet agricola - oltre a assorbire e stanzializzare ingente forza lavoro - basata sullautoconsumo e, ove la
societ si verticalizzi con la creazione di forti potentati quali quelli
dellorientalizzante etrusco, il surplus economico derivante anche da
eventuali vendite, o dalla gestione di altri beni stabili del territorio
(miniere, imposizione di pedaggi) viene impegnato nella ostentazione67, fatto che consente un notevole sviluppo dellartigianato artistico, delloreficeria, ma toglie ricchezza circolante, determinando una
congiuntura economica asfittica che, in Etruria, verr superata solo
con la destrutturazione dei potentati principeschi e con il dinamismo
sociale ed economico della nuova societ arcaica.
Non potendo tesaurizzare i propri prodotti, n trasportarli a
lungo, leconomia dellallevamento semibrado e/o transumante necessita poi di particolari luoghi in cui, a cadenza fissa, scambiare grosse
partite di merci: lorigine di molti santuari - mercato, di fiere annuali in cui si liquida, prima della partenza per la valle o per lalpeggio,
il prodotto ottenuto nei mesi passati nei pascoli stagionali: forse
dovuto a questa esigenza il regolare distribuirsi, alla base dei percorsi
dalpeggio, dei bronzetti di Eracle e di bovidi sul versante celtico delle
Alpi Graie: una situazione che non sembra aver riscontro sullaltro
versante, ma questo non infirmerebbe la mia ipotesi di lettura, visto
che la transumanza non prevede il passaggio, lo svalicamento dello
stesso gruppo umano, prevede il contatto sugli alpeggi di gruppi provenienti dai due versanti: questo il punto di mediazione dei bronzetti: sul versante Sud le modalit del pascolo invernale dovevano esser
diverse, essendo ben diverso il territorio che si apre immediatamente
dopo brevi valli alpine, limmensa pianura del Po.
Conclusione: ipotesi non sostenibili?
Collocare gi in pieno arcaismo una potente presenza mercenaria celto-iberica nel bacino del Mediterraneo pu suscitare forti perplessit, come il proporre di vedere in alcune delle maggiori evidenze
principesche del mondo celtico la traccia del fortunato rientro di un
gruppo mercenario, guidato da elementi delle aristocrazie locali, con
il suo ricco e selezionato bottino, con nuovi modelli di ostentazione del
67
tto
tra
es
Armando Cherici
potere da imitare. Sottolineo che le mie sono ipotesi di lavoro, proposte come tali: non le riterrei non realistiche, semmai difficilmente
dimostrabili per linconsistenza delle fonti ma anche - forse - per un
metodo euristico che talvolta rinuncia a porsi domande, anche banali:
pu lavventuroso arrivo oltralpe di unanfora di vino imporre il rito
del simposio?
un moto, quello del mercenariato, che ha nella storia del mondo
occidentale un respiro lungo, profondo e disconosciuto, lento ma inesorabile, sempre uguale, fino allavvento della polvere da sparo e alla
rivoluzione industriale. Sinnesca con levolversi in senso urbano delle
civilt: l dove si formano stati territoriali, essi tendono a cristallizzare le proprie dinamiche politiche interne regolando tassativamente
laccesso alla milizia, l dove gli stati perfezionano leconomia agricola, seminativa e dimpianto, orticola, come quella mercantile e artigianale, richiedenti protezione del territorio e del commercio, come
mano dopera stabile o comunque dedicata, tali stati diventano ricchi
mercati per i mercenari, provenienti da territori non urbanizzati in
cui lorganizzazione umana verte su figure di riferimento, in cui leconomia, basata sullallevamento semibrado ben gestibile in territori
aperti e mal controllati, provoca un inevitabile periodico sovrappopolamento dovuto a una sufficiente garanzia alimentare che consente
un buon numero di nascite e di sopravvissuti alla nascita, garanzia
alimentare ottenibile con una forza lavoro estremamente pi leggera di quella richiesta da un impegno agricolo e mercantile: ecco cos
laffacciarsi nella storia di popolazioni barbare che periodicamente,
poste sotto la guida del figlio di un capo, migrano in un ver sacrum:
possono cercare nuovi territori, possono partire per predare e/o offrire
la loro forza, in un moto che ai sedentari pare uninvasione perch
spesso i gruppi di giovani maschi si muovono con animali, donne e
bambini68: sono gruppi esigui ma agguerriti, compatti e solidali, lasciano pochissime tracce della loro presenza e della loro mobilit, ma
provocano con essa grandi cambiamenti: i Popoli del Mare innescheranno nel continente il passaggio dallet del bronzo allet del ferro,
due millenni dopo i popoli delle steppe provocheranno il passaggio
dallantichit al medioevo; nostoi a Nord delle Alpi catalizzeranno il
passaggio da Hallstatt a La Tne, due millenni dopo quello dal medioevo al Rinascimento.
68 Come del resto ancora nel 500 le truppe lanzichenecche (Fig. 12), di cui conosciamo natura, provenienza e scopi solo per lampia copertura di fonti storiche dovuta
alla recenziorit degli eventi: le cd invasioni celtiche non dovevano presentarsi in
maniera molto difforme.
tto
tra
es
82
83
REFERENZE BIBLIOGRAFICHE
Arafat - Morgan 1994 = K. Arafat - C. Morgan, Athens, Etruria and
the Heuneburg: mutual misconceptions in the Study of greek-barbarian Relations, in I. Morris (ed.), Classical Greece: ancient Histories and modern
Archeologies, Cambridge, p. 108 ss.
Banti 1963 = L. Banti, v. Minoico-micenea, arte, in EAA V.
Baumann 1996 = R. Baumann, I lanzichenecchi, Torino.
Boucher 1968 = S. Boucher, Un groupe de bovids pr-romains, in MEFRA 80, p. 143 ss.
Boucher 1969 = S. Boucher, Une aire de culture italo-celtique aux VIIeVIe s. av. J.-C., in MEFRA 81, p. 37 ss.
Boucher 1970 = S. Boucher, Importations trusques en Gaule la fin du
VIIe sicle avant J.-C., in Gallia XXVIII, p. 193 ss.
Cabezuelo - Caillat - Mniel 2007 = U. Cabezuelo - P. Caillat - P.
Mniel, La spulture multiple de Gondole, in C. Mennessier-Jouannet - Y.
Deberge, LAuvergne lge du Fer, Lattes, p. 365 ss.
Chambon - Greub 2000 = J.P. Chambon - Y. Greub, Donnes nouvelles
pour la linguistique gallo-romane: les lgendes montaires mrovingiennes, in
Bulletin de la Socit de linguistique de Paris 95, p. 147 ss.
Camporeale 2001 = G. Camporeale (ed.), Gli Etruschi fuori dEtruria,
San Giovanni Lupatoto.
Chaume - Nieszery - Reinhard 2012 = C. Chaume - N. Nieszery - W.
Reinhard, Ein frhkeltischer Frstensitz im Burgund, der Mont Lassois, in
Die Welt der Kelten, p. 132 ss.
Cherici 2006a = A. Cherici, Forme di contatto tra mondo celtico e mondo
non celtico: riflessi culturali e socio-economici del mestiere delle armi, in Gli
Etruschi da Genova ad Ampurias (Atti del XXIV Convegno di Studi Etruschi
e Italici), Pisa-Roma, p. 371 ss.
Cherici 2006b = A. Cherici, Per una scienza etrusca, in Science and
Technology for cultural Heritage 15, p. 9 ss.
Cherici 2007 = A. Cherici, Sulle rive del Mediterraneo centro-occidentale:
aspetti della circolazione di armi mercenari e culture, in AnnFaina XIV, p. 221 ss.
Cherici 2008 = A. Cherici, Mura di bronzo, di legno, di terra, di pietra.
Aspetti politici, economici e militari del rapporto tra comunit urbane e territorio nella Grecia e nellItalia antica, in La citt murata in Etruria, PisaRoma, p. 37 ss.
Cherici 2012 = A. Cherici, Asylum aperit: considerazioni sul Fanum
Voltumnae e sui santuari emporicitra religione, commercio e politica, in Ann
Faina XIX, p. 293 ss.
Cline 2007 = E.H. Cline, Rethinking mycenaean international Trade
with Egypt and the near East, in M.L. Galaty - W.A. Parkinson, Rethinking
mycenaean Palaces II, Los Angeles, p. 190 ss.
Colonna 1970 = G. Colonna, Bronzi votivi umbro sabellici a figura
umana, I, Firenze.
Diepeveen-Jansen 2001 = M. Diepeveen-Jansen, People, Ideas and Goods: New Perspectives on Celtic Barbarians in Western and Central Europe
(500-250 b.C.), Amsterdam.
Dooley 2006 = A. Dooley, Playing the Hero, Toronto.
Egg 2012 = M. Egg, Kontaktzone, Transalpine Beziehungen und benachbarte Hochkulturen, in Die Welt der Kelten. Zentren der Macht, Kostbarkeiten
der Kunst, Ostfildern, p. 171 ss.
tto
tra
es
Armando Cherici
tto
tra
es
84
85
tto
tra
es
Armando Cherici
tto
tra
es
86
Fig. 5 - Hochdorf (Baden-Wrttemberg), letto bronzeo dal tumulo, particolare della spalliera.
87
tto
tra
es
Armando Cherici
tto
tra
es
88
Fig. 10 - Tipologia
dei bronzetti a figura umana in ambito
sabellico.
Fig. 11 - Tipologia
dei bronzetti a figura umana in ambito
celtico occidentale.
89
tto
tra
es
tto
tra
es