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VOLUME
GIUSEPPE VERDI:
LUOMO, LARTISTA E LE SUE OPERE
a cura di
LUCIANA DISTANTE
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posto di maestro di cappella, abbandon il posto fissoper tentare nuovamente lavventura nella difficile Milano. Nel 1836 spos Margherita Barezzi, ventiduenne figlia
del suo benefattore, con la quale due anni pi tardi and a vivere a Milano in una modesta abitazione a Porta Ticinese. Nel 1839 riusc finalmente, dopo quattro anni di lavoro, a far rappresentare la sua prima opera alla Scala: era lOberto, Conte di San Bonifacio, su libretto originale di Antonio Piazza, largamente rivisto e riadattato da Temistocle Solera. LOberto era un lavoro di stampo donizettiano, ma alcune sue peculiarit
drammatiche piacquero al pubblico tanto che lopera ebbe un discreto successo e quattordici repliche.
2. Larte di Verdi nel contesto storico-sociale
La produzione verdiana, che va dallOberto (1839) al Falstaff (1893), abbraccia pi di
cinquantanni. In questo ampio arco cronologico che vede profonde trasformazioni nel
contesto storico e culturale italiano, Verdi delinea unevoluzione straordinariamente
ricca e complessa, rivela una capacit di rinnovamento, una disponibilit ad accogliere
diversi stimoli e a farli propri, che ammettono pochi confronti.
I primi settantanni dellOttocento, nonostante il Congresso di Vienna e la Santa Alleanza, che misero fine allavventura napoleonica e sembravano aver messo definitivamente una pietra sopra a tutti gli ideali della rivoluzione francese, vedono la borghesia
lottare strenuamente in tutta Europa, spesso alleandosi con operai e contadini contro il
ritorno dellancien rgime. Laristocraziaperdeva il suo potere politico, il processo di
industrializzazione pareva inarrestabile, cos come i progressi nella ricerca scientifica,
nellinnovazione tecnologica, nelluso dei mezzi comunicativi.
La letteratura, larte e quindi la musica diventano pi emotive, pi sensibili, sconfinando inevitabilmente nel dramma passionale. Lopposizione ai poteri aristocratici dominanti vuole avvalersi di un consenso il pi vasto possibile, usando tutte le espressioni
culturali, cercando di sfuggire alle maglie della censura attraverso linguaggi indiretti,
allusivi, ma avendo sempre come obiettivo quello di educare il pubblico a coltivare
lesigenza di resistere alloppressione, anche solo sul piano morale.In Italia dunquela
cultura smette di essere un affare privato dellaristocrazia e diventa occasione di fruizione pubblica. In particolare i ceti borghesi di qualunque censo possono assistere a
spettacoli teatrali e musicali di ottimo livello, dove il messaggio culturale trasmesso
appare persino politicamente impegnato, seppure in forma metaforica o simbolica. Il
Teatro alla Scala di Milano1, costruito dal Piermarini nel 1778, diventa uno dei pi fa1. Il Teatro alla Scala di Milano situato nellomonima piazza, affiancato dal Casino Ricordi, oggi sede del
Museo teatrale alla Scala. Il teatro prende nome dalla Chiesa di Santa Maria alla Scala, a sua volta cos intitolata in onore della committente Regina della Scala. La chiesa fu demolita alla fine del XVIII secolo per far
posto al teatro (Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala), inaugurato il 3 agosto 1778 con L'Europa riconosciuta, dramma per musica composto per loccasione da Antonio Salieri. A partire dall'anno di fondazione
sede dell'omonimo coro, dellorchestra e del corpo di Ballo,dal 1982 anche della Filarmonica.
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volte che sulla scena compare un certo personaggio (o viene anche solo ricordato), si
ode il suo tema, pi o meno modificato secondo la situazione2.
Il Romanticismo, sul piano culturale, aveva cercato di recuperare gli ideali della rivoluzione francese con la finalit di togliere a clero e aristocrazia la gestione esclusiva delle
leve dello Stato. LOttocento fu caratterizzato da continui moti popolari, che alla fine
sortirono leffetto sperato di portare la borghesia al potere politico e l dove era necessario, come in Italia, cacciare loppressore straniero e realizzare lunificazione nazionale.
Il melodramma recep questa tensione e questi ideali, alla sua maniera, quella borghese.
Chi si avvicinato di pi al sentire popolare stato proprio Giuseppe Verdi che us
questo genere musicale per far credere nellidea di liberazione nazionale e di progresso
sociale e culturale. La vera rivoluzione popolare, in campo musicale, avviene perci nel
melodramma (mlos = canto, dramma = recitazione), ove si pu constatare pi facilmente linfluenza reciproca tra musica e societ. In Italia era dunque impensabile separare Romanticismo da Risorgimento e, non a caso, il compositore pi significativo dellOttocento fu Giuseppe Verdi. Quasi tutti gli spartiti da lui composti fra il 1842 e il
1849, nellepoca pi intensa della lotta politica italiana, contengono vicende, frasi, cori
in cui si parla di liberazione nazionale (Nabucco, I Lombardi alla prima crociata, La
battaglia di Legnano, ecc.). La stessa musica, col suo ritmo energico, incalzante, con la
sua persuasivit e anche con la facilit con cui molte volte poteva essere memorizzata e
riprodotta al di fuori dei teatri, rispecchiava perfettamente gli stati danimo del tempo.
Cerchiamo di comprendere meglio cosa intendiamo per melodramma.
Il melodramma una rappresentazione pi atti, di unazione tragica o comica, i cui
personaggi non sono solo cantanti ma anche attori. Veniva anche detto opera lirica o
semplicemente opera (Wagner us la locuzione Musikdrama)3. Nel senso moderno
lorigine del melodramma va ricercata alla fine del Cinquecento, per merito di un gruppo di intellettuali, poeti e musicisti, chiamato camerata fiorentina4, che discuteva
2. Anche gli oggetti o i fatti pi importanti hanno il loro tema: questo evidentissimo nellopera di S. Prokofiev, Pierino e il lupo.
3. I precedenti storici di questo genere musicale sono antichissimi: gi nella tragedia greca la musica veniva
unita alla parola. E anche nel Medioevo esistevano combinazioni di musica e azione drammatica. Nel Dramma liturgico o nella Sacra rappresentazione gli argomenti tratti dall'Antico o dal Nuovo testamento venivano
recitati a dialogo in forma cantata dal celebrante e dal clero, dapprima allinterno delle chiese, poi sul sagrato.
Sul piano pi profano si usava questo genere nelle feste o per celebrare un avvenimento; in tal senso aveva un
carattere leggero e popolaresco, come il celebre Jeu de Robin et de Marion di Adam de la Halle, rappresentato
alla corte di Napoli nel 1282.
4. Gruppo di musicisti e letterati che si radunavano in Firenze intorno al conte Giovanni Bardi del Vernio tra il
1573 e il 1587. Viene cos designato il movimento che condusse alla nascita del melodramma, proclamando la
superiorit della monodia sul contrappunto e dichiarando di rifarsi al modello della musica greca. Le personalit pi rilevanti che si riunivano intorno al conte Bardi erano Vincenzo Galilei (al quale si deve il Dialogo
della musica antica et della moderna), Giulio Caccini, Piero Strozzi e probabilmente Ottavio Rinuccini. Men-
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sulla possibilit di creare un nuovo genere monodico, affidato a una sola voce, in contrasto con le forme polifoniche allora dominanti. Lartista, infatti, doveva recitare cantando, in forma lirica e drammatica, con laccompagnamento di vari strumenti musicali. La riscoperta del mondo classico greco-romano ebbe in questo notevole influenza.
Le due opere principali furono quelle di Jacopo Peri, Dafne, rappresentata a Firenze nel
1598, e il dramma Euridice, rappresentato, sempre a Firenze, in occasione delle nozze
di Maria De Medici con Enrico IV di Francia. Ma solo con lopera Orfeo (1607) di
Claudio Monteverdi, rappresentante della Scuola Veneta, che il melodramma, coi suoi
recitativi, le arie, i cori e alcuni assiemi, assume la sua struttura definitiva. Il melodramma diventa organico e rigorosamente logico nei rapporti tra poesia e musica.
Con lapertura, nel 1637, del teatro di San Cassiano, Venezia fu il centro operistico di
maggior importanza del secolo XVII.
Quando i teatri cominciarono ad aprirsi anche a un pubblico pagante si diffusero in
molte citt non solo le tragedie e le commedie semplicemente recitate, ma anche il melodramma, al punto che le prime compagnie di cantanti itineranti cominciarono ad esibirsi anche presso le corti europee, usando la lingua italiana. Il cosiddetto belcanto,
frutto di una perfetta educazione della voce, entusiasmava il pubblico, per quanto gli
artisti fossero pi che altro dei virtuosisti canori, senza particolari abilit recitative.
Sotto questo aspetto, anzi, furono i napoletani Francesco Provenzale e soprattutto Alessandro Scarlatti a elaborare dei brani melodici in grado di esprimere i diversi sentimenti
e stati danimo dei personaggi. A questultimo si deve anche lintroduzione, nellopera,
della sinfonia tripartita, la successione ininterrotta di recitativi accompagnati da tutta
lorchestra e lo sviluppo della forma chiamata aria col da capo (una sorta di tesiantitesi-sintesi).
Per quanto riguarda la struttura del melodramma, occorre invece ricordare che si tratta
di una delle forme di spettacolo musicale pi complesse, richiede un notevole impegno
umano ed economico. Alla sua realizzazione infatti concorrono infatti:
la poesia (la trama letteraria, coi dialoghi e i monologhi, elaborata dal librettista,
che pu trarre l'argomento da un romanzo o tragedia o dramma o commedia);
la scenografia (figuranti, costumisti, scenografi, ovvero tecnici delle arti figurative,
audiovisive e architettoniche);
la recitazione dei cantanti;
la musica (orchestrali, cantanti, cori);
a volte anche la danza.
La struttura di unopera lirica generalmente articolata in parti fisse:
tore della Camerata Fiorentina fu Gerolamo Mei, che viveva a Roma e influiva con informazioni, piuttosto
arbitrarie, sulla musica greca (in particolare sulla tragedia), cui la Camerata Fiorentina volle ispirarsi nel
teorizzare la superiorit del canto monodico sul contrappunto e nel ricercare uno stretto rapporto musicaparola, dove la musica doveva esprimere in forma chiara e in rispettosa subordinazione gli affetti del testo.
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scenica, le parole del libretto erano semplici, dirette, concrete, immediate; ed anche la
musica fece sempre pi uso del cosiddetto declamato melodico ossia di cellule melodiche in sostituzione delle estese frasi tradizionali. Vi era infine nelle opere verdiane un
motivo conduttore, chiamato tinta musicale, che divenne elemento portante nellambito di unopera. Poteva trattarsi di una determinata tonalit sulla quale si insisteva
particolarmente, di unambientazione ricorrente, di una certa cellula ritmica, o quantaltro.
Tenendo presenti questi elementi, possiamo affermare che le opere di Verdi sono suddivisibili in tre gruppi corrispondenti ai tre momenti della sua vita creativa.
Il primo periodo, tra il 1839 e il 1853, abbracciava anni di intenso lavoro producendo
opere con viva personalit, ma abbastanza fedeli alla tradizione operistica precedente:
lorganizzazione era sempre in tre-quattro atti, con una orchestrazione ancora acerba,
con largo uso delle forme chiuse (arie, duetti, ecc...). Si ricordano di questo periodo
Nabucco (1842), Hernani (1844), Macbeth (1847) su libretto di Shakespeare che proponeva elementi sovrannaturali, alquanto inusuali per Verdi, Rigoletto, Il Trovatore e
La Traviata. In queste prime opere esisteva gi un forte messaggio verdiano di alti ideali, che indicavano come deplorevole e portatrice di sventura il comportarsi in modo
disdicevole e scorretto.
Il secondo periodo, che abbracciava gli anni tra il 1875 e il 1871, mostrava gi una certa evoluzione stilistica, e faceva emergere una notevole variet nelle vicende dei personaggi, con situazioni anche brillanti e comiche. Lorchestrazione divenne pi importante, mentre si faceva strada un progressivo raffreddamento nei confronti dei vocalizi
virtuosistici. Nacquero in questo periodo le figure del soprano e del tenore drammatici.
Di questo periodo si ricordano Un ballo in maschera (1859), La forza del destino ( 1862), Don Carlos (1867), e soprattutto Aida che sfoggiava tre temi caratteristici ricorrenti (di Aida, di Amneris, sua rivale, e dei Sacerdoti).
Lultimo periodo, che comprendeva gli anni dal 1887 al 1893, vide la produzione del
capolavoro Otello, che mostrava la tendenza ormai compiuta di eliminare le forme
chiuse, narrando la storia di un personaggio vinto dal destino, secondo una figura non
dissimile dal Tristano di Wagner.
2.1. Nabucco
Giuseppe Verdi, dopo lesito positivo dellOberto, si ritrov a comporre su richiesta
dellimpresario della Scala, Bartolomeo Merelli, la commedia Un giorno di regno
(1840), andata in scena con esito disastroso. Linsuccesso dellopera fu dovuto, con
ogni probabilit, alle condizioni in cui fu composta. Un tremendo dolore attanagliava
Verdi a causa della tragica morte della moglie e dei figli. Ci aveva gettato il musicista
nel pi profondo sconforto, e per ironia della sorte, lopera che gli era stata richiesta
doveva essere comica. Fu proprio nel biennio 40-41 che Verdi pens seriamente di
abbandonare la carriera di compositore operista. Torn sulla sua decisione nel 1842,
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alle rudi scene di violenza, nei Lombardi si trovano melodie accattivanti profuse a piene mani; e Verdi si dimostra capace anche di pagine delicate come la preghiera di Giselda.
Le opere giovanili, I Lombardi alla prima crociata (1843), La battaglia di Legnano
(1849), I due Foscari (1844), Giovanna dArco (1845), Alzira (1845), Attila (1846), Il
corsaro (1848), I masnadieri (1847), Ernani (1844) e Macbeth (1847), ad eccezione
delle due ultime, pur presentando talvolta al loro interno pagine di acceso lirismo e una
lucida visione dei meccanismi e delle dinamiche teatrali, non danno testimonianza di
unevoluzione del maestro verso forme musicali e drammaturgiche pi personali e si
adagiano su schemi gi sperimentati in passato e legati alla tradizione melodica italiana
precedente. Furono creazioni generalmente di successo ma composte spesso su commissione, con ritmi di lavoro talvolta massacranti e non sempre sorrette da una genuina
ispirazione. Per tale ragione Verdi defin questo periodo della propria vita gli anni di
galera. Fra la produzione verdiana dellepoca spiccano senzaltro, per forza drammaturgica e fascino melodico due opere, Ernanie Macbeth.
Tratta dallomonimo dramma di Victor Hugo, Ernani fu concepito da Verdi fin dallestate del 1843. Musicato nellinverno successivo su libretto di Francesco Maria Piave6,
venne presentato al pubblico veneziano in marzo. La vicenda, ricca di colpi di scena e
incentrata su un triplice amore, diede la possibilit a Verdi di approfondire la caratterizzazione di alcuni personaggi dal punto di vista drammaturgico e di iniziare ad affrancarsi dallingombrante influsso dei grandi compositori italiani dei primi decenni dellOttocento: Gioachino Rossini, Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti. Verdi dimostra di
saper costruire personaggi tuttaltro che schematici, grazie a una musica aderente ai
loro mutamenti psicologici e alle loro passioni. Rivela un sicuro istinto teatrale che si
evidenzier sempre pi nel corso di questi anni di sperimentazione.
Un discorso a s richiede Macbeth, opera assai pi complessa, in cui la fantasia verdiana, stimolata dal testo shakespeariano, giunge a esiti di eccezionale rilievo gi nella
prima versione del lavoro, in seguito rivisto e in parte modificato per Parigi (1865).
Macbeth, presentata al Teatro La Pergola di Firenze nel 1847, con ogni probabilit il
capolavoro giovanile di Verdi. Musicata su libretto di Francesco Maria Piave, si ispira
6. Francesco Maria Piave nacque in una famiglia benestante, legata all'industria del vetro. Il padre era stato
podest del comune di Murano durante il periodo napoleonico. Cominciata ma subito interrotta la carriera
ecclesiastica, Piave studia a Roma dove si trasferito con la famiglia. Nel 1842 diventa direttore degli spettacoli del Teatro La Fenice di Venezia, di cui diverr poi poeta ufficiale dal 1848 al 1859. Sempre nel 1842
inizia anche una collaborazione con il Teatro alla Scala di Milano, ricevendo la nomina di poeta ufficiale dal
1859 al 1867. La sua migliore, pi prolifica e pi celebre produzione si ha con il compositore Giuseppe Verdi,
per il quale scrive ben 10 libretti. Mor a Milano e riposa ancora oggi nel Cimitero Monumentale della citt.
I libretti per Giuseppe Verdi: Ernani (1844), I due Foscari (1844), Attila (1846, revisione del libretto di Solera), Macbeth (1847, revisione del libretto e parziale riscrittura di Maffei), Il corsaro (1848), Stiffelio (1850),
Rigoletto (1851), La traviata (1853), Simon Boccanegra (1857, poi rivisto e parzialmente riscritto da Boito),
La forza del destino (1862).
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sono solo voci, ma interpreti e attori; col gesto, la sensibilit e lintelligenza musicale,
con la consapevolezza di non essere semplici strumenti, ma uomini che cantano il
dramma di altri uomini. Da un lato riesce cos a costruire, in contrasto con il gusto del
tempo, un perfetto equilibrio fra parola e musica, la ben nota parola scenica, dallaltro, dando spazio primario al cattivo, fa propria la nouvelle vogue romantica.
La novit verdiana corrisponde a quella corrente che nella seconda met dellOttocento
si andava delineando come estetica del brutto, degli emarginati dei diseredati dal
punto di vista morale e fisico: , in sintesi, il naturalismo di Zola, il verismo di Verga, o
il realismo di Balzac. Lestetica del brutto, dellemarginato, iniziata con Macbeth, continua con la cosidetta trilogia popolare in cui, i veri protagonisti non sono il Duca,
Eleonora o Alfredo, vale a dire i personaggi di rango, bens Rigoletto, Azucena e Violetta, ossia i personaggi inferiori e messi al bando da un lato per il loro ambiguo passato, dallaltro perch, tentando di riscattarsi con una passione vera, si oppongono allordine gerarchico.
Per il Macbeth, Verdi scrisse che voleva una Lady brutta e cattiva, che non
cantasse in senso tradizionale, ma avesse una voce aspra, soffocata, cupa, che
avesse del diabolico, richiesta, questultima, impensabile pochi anni prima ai tempi
di Rossini o anche di Bellini. Altrettanto vale per il protagonista maschile voluto soprattutto per lintelligenza interpretativa, per la straordinaria efficacia del canto declamato nonch per la figura poco attraente.
Con Macbeth prendono avvio anche altre novit:
- la triade amorosa - tenore, soprano, baritono - viene sostituita dal baritono, soprano/contralto, basso;
- gli abbellimenti vengono trasformati in canto declamato;
- il plot, come azione teatrale, perde la sua primaria importanza a vantaggio dellazione interiore, dello studio psicologico dei personaggi (per qualcosa di simile nel
teatro di prosa bisogner attendere Pirandello);
- lassenza dellintreccio amoroso va a favore del confronto straziato, ma lucidissimo,
del protagonista con la propria coscienza dal momento dellesaltazione illusoria a quello della certezza tragica della disfatta, annunziato dalle streghe. Incarnazione del Male
e, quindi, centro nodale del dramma, esse rappresentano un personaggio.
In Verdi c unattenzione maniacale per ogni aspetto del dramma, dalla recitazione, ai
costumi, alla gestualit, perch tutto doveva concorrere alla valorizzazione della
parola scenica, determinata dalla essenzialit. quanto apprendiamo dalle numerose
lettere inviate al librettista Piave con ossessiva insistenza: Ti raccomando i versi [...]
quanto pi saranno brevi tanto pi troverai effetto [...] per concludere [...] non trascurarmi questo Macbeth [...] brevit e sublimit; e ancora: Abbia sempre in mente di dir
poche parole [...] poche parole [...] ti ripeto poche parole [...] stile conciso! Hai capito?, o al primo interprete di Macbeth, Felice Varesi: io non cesser mai di raccomandarti di studiare bene la posizione e le parole: la musica viene da s. Insomma, ho pia-
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mente fungibile.
Luso che Verdi fa di alcuni elementi emblematico per meglio comprendere il genio
del compositore. Il concetto di tempo, ad esempio, assume un ruolo fondamentale nelle
trilogia popolare.
Sin dal Nabucco, Verdi compie una operazione sul tempo: le lentezze, le dilatazioni, le
simmetrie a distanza dei dialoghi in musica, i lunghi interventi orchestrali tra una battuta e laltra, la ripetizione delle parole, in una parola, la definizione di un tempo ideale
come condizione comunicativa a priori viene sostituita da un tempo molto pi realistico, che mira a rappresentare i ritmi della vita. Ma, non esiste un solo modo di vivere il
tempo dellesistenza: nella trilogia popolare Verdi scopre che la musica ha il potere di
rappresentarne diversi, e in tal senso differenzia Rigoletto, Il trovatore e La traviata.
Rigoletto lopera del tempo sospeso. Dopo la comparsa di Monterone che sbarra la
cascata ritmica e sonora della festa iniziale, tutto si svolge nellattesa che la maledizione faccia il suo effetto. Il tempo del Rigoletto quello della paura, del sospetto, del
presagio, dellincertezza; il tempo delle domande senza risposta, delle sorprese, dei
tuffi al cuoreche spezzano la parola e che, insieme allidea fissa della maledizione, tormentano il protagonista, generando situazioni sospese. Dal secondo quadro in poi, tutta
lopera una lunga attesa. Persino la natura vi partecipa, con il lento addensarsi della
tempesta che si scatena, finalmente, nel momento in cui la maledizione savvera. Il
tempo sospeso di Rigoletto tende a rallentare senza far cadere, anzi aumentando la tensione drammatica (un vero miracolo di virtuosismo compositivo, come mostrano la
seconda parte di Cortigiani, vil razza dannata e del Quartetto) e diventa incompatibile con le forme su larga scala: Rigoletto unopera senza arie (tranne quella, con cabaletta, del Duca) secondo la stessa definizione di Verdi, sostituite da una serie di duetti. Le forme adottate sono brevi, rotte, spezzate da pause o da interventi esterni, in qualche modo aperte. Il tarlo corrosivo il declamato di cui Rigoletto il portatore principale, un declamato di tipo nuovo, che sinfiltra ovunque a cogliere i fatti nella loro immediatezza fenomenica.
Del tutto diverso il tempo nel Trovatore, che non quello empirico dei fenomeni, ma
quello metafisico dellimmaginazione. Qui non contano tanto i fatti ma le visioni che,
sorprendentemente, si avverano, cancellando la differenza tra passato, presente e futuro, mentre la realt si ribalta nel sogno: Sei tu dal ciel disceso o in ciel son io conte?.
Per rappresentare questa regione ambigua dellesistenza, questo tempo fuori dal tempo,
Verdi usa forme regolari, ben articolate, compatte, dove lautosufficienza delle immagini interiori espressa in forme musicali rigorosamente chiuse, solo qua e l sottoposte a inattesi terremoti (ad esempio nel racconto di Azucena). Nel Trovatore il declamato uneccezione: la melodia simmetrica trionfa, e quasi sempre nasconde la parola.
Il suono, non il semantema, portatore di significato. In questo tempo metafisico lazione quasi nonesiste: ben poco succede nel Trovatore ma, per uno strano ossimoro, la
staticit percorsa da una frenetica velocit temporale, come la fiamma che sta ferma
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strano effetto di vuoto intermedio prodotto dal lungo intervento iniziale della musica
fuori scena, nel silenzio dellorchestra. Gli spazi si moltiplicano in seguito, quando
entrano in gioco addirittura quattro fonti sonore: i cantanti, lorchestra che suona in
modo intermittente, la banda interna e un gruppo di archi sul palcoscenico.
La frantumazione dello spazio potenzia, in Rigoletto, lespressione del tempo sospeso:
si veda la pantomima di Caro nome con Gilda che appare in strada, sparisce dentro
la casa, riappare sulla terrazza, mentre in primo piano il coro dei rapitori, trattenendo il
respiro, ne commenta la bellezza; oppure la stamberga di Sparafucile, vista in sezione e
divisa tra alto e basso, fuori e dentro, centro di una frantumazione spaziale che si estende al paesaggio, con i suoni e i rumori del vento, del tuono, dellorologio che segna le
ore, di Gilda che batte alla porta, della canzone del duca, tutti provenienti da punti diversi, vicini e lontani, segno della casualit del destino che sta per colpire gli uomini.
Nel Trovatore i casi frequenti di voci e i suoni fuori scena hanno altre funzioni: determinano sempre una peripezia; concretano le immagini evocate nel tempo metafisico
delle visioni; ci trasportano in una dimensione assoluta, in cui avviene lo scontro tra
principi primordiali, come quello tra amore e morte nella scena del Miserere o tra
sacro e profano in quella del chiostro.
Nella prima scena della Traviata, il contrasto tra la festa che continua nelle stanze interne, e il dramma privato che si svolge in primo piano, rende la contrapposizione tra
Violetta e lambiente da cui lei si staccher, ritrovando se stessa. Per non dire dello
straordinario effetto determinato, alla fine del primo atto, dal canto fuori scena di Alfredo, cos ricco di valenze psicologiche, spaziali, semiotiche, memoriali che sarebbe qui
troppo lungo illustrare e che danno a quel canto una forza impressiva adeguata al contenuto che deve rappresentare. La funzione espressiva ottenuta attraverso larticolazione sonora dello spazio non si esaurisce, infatti, nel singolo quadro ma finisce per riverberarsi su tutta lopera: essa, infatti, non solo esalta contenuti specifici, ma presta una
dimensione fisica alla durata interiore.
L unit dei singoli quadri, fissata nel tempo, nel colore e nello spazio, poggia sul principio dialettico del contrasto che, sin dallinizio, caratterizza il teatro di Verdi. La sua
opera pu essere definita come arte del contrasto. Anche sotto questo aspetto Rigoletto, Il trovatore e La traviata presentano un salto di qualit: le violente contrapposizioni
di situazioni, forme, stili, melodie, ritmi, timbri, tonalit che nelle prime opere miravano a scaricare sullo spettatore una serie di choc ad effetto, dal Rigoletto in poi diventano una funzione organica della drammaturgia musicale; e se prima i contrasti tendevano a disarticolare la struttura, ora si attraggono come poli opposti, generando energia e
compattezza. Cosi, tutto diventa naturale, a cominciare dalla costruzione della melodia,
asse portante del melodramma di Verdi. A partire, da Rigoletto, la fusione dei vari stili
melodici, la ricerca dellaccostamento che genera energia diventano cos naturali che le
melodie appaiono semplici, immediate, fortemente orecchiabili, pur nascondendo una
realizzazione complessa: lirregolarit fraseologica diventa un raffinato elemento, la
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variet del vocabolario assortita con tale souplesse che lascoltatore se ne accorge, a
posteriori, solo leggendo lo spartito. Inoltre, nella trilogia popolare la melodia diventa
cos sovrabbondante da superare gli argini della forma chiusa, tracimando nel recitativo, sino a inzuppare intimamente la prosodia, i ritmi, gli accenti della parola. Per diventare espressivo, il recitativo non ha pi bisogno di trasformarsi in arioso, come avveniva di solito, ma pu mantenere tutta la sua plasticit declamatoria, e nello stesso
tempo farsi cantabile, come se le frasi fossero montate attraverso frammenti di arie
destrutturate. Il metodo nuovo e trascina con s importanti conseguenze.
Ogni nota di quello che era il vecchio recitativo acquista importanza, e la compenetrazione di musica e parola diventa cos stretta che Verdi ordina di eseguire senza le solite
appoggiature, cio esattamente come scritto, il formidabile declamato che precede e
invade il terzetto nellultimo atto di Rigoletto: le frasi, infatti, non traggono pi la loro
giustificazione dal testo verbale ma dalla interna coerenza melodica degli intervalli.
Essendo divenuto cos pregnante, il recitativo pu concedersi anche una notevole estensione: la furiosa e schematica brevit, imposta a Piave nel Macbeth, ora non pi cos
necessaria, a tutto vantaggio dellazione. Altri esempi di declamato sottratto agli stereotipi delle cadenze tradizionali, troviamo as esempio in Traviata, nella lunga scena introduttiva allinizio del terzo atto.
Infine, nel momento in cui il recitativo acquista spessore e organicit, cade la discontinuit che da sempre aveva regolato la drammaturgia dellopera italiana, con lalternanza di materiale interstiziale neutro e blocchi musicali significanti, comprensione ed
espressione, divenire ed essere. Anche i dialoghi posseggono ora musica pregnante. Ne
consegue una rivoluzione dellascolto, che non conosce pi il vecchio movimento a
fisarmonica di rilassamento e tensione, distrazione e attenzione. Nella rappresentazione
della verit tutto in continua tensione: il che non significa sovreccitazione permanente, bens recitazione shakespeariana, intensa, misurata e vera, come indicano le abbondantissime prescrizioni di piano e pianissimo che costellano le tre partiture.
In tal modo Verdi tronca ogni legame con lantica concezione ludica del melodramma
fondata sul continuo pendolare tra il tempo, musicalmente vuoto, del recitativo, e quello assoluto del pezzo musicale: se il gioco presente nelle opere di Verdi, esso ora
inteso come condizione esistenziale, non pi come forma della rappresentazione. Cos,
il tradizionale melodramma italiano, sovraccaricato di responsabilit espressive, finisce
per crollare sotto il proprio peso.
Il teatro musicale veramente riplasmato, ricreato dalle sue fondamenta, e completamente conquistato alle istanze di verit che, come visto, caratterizzano larte romantica.
2.4. Lesperienza francese
Verdi, a cavallo tra la prima met e la seconda met dellOttocento sperimenta la via
doltralpe, alla volta di Parigi. Grande la forza dattrazione esercitata dalla capitale
francese sugli operisti italiani: Parigi consente maggiore libert intellettuale rispetto a
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quella vigente negli stati italiani, inoltre, permette lauti guadagni e una maggiore difesa
contro la pirateria musicale, senza contare che al compositore riconosciuto uno status
sociale e professionale assai superiore rispetto a quello italiano. Verdi, profondo conoscitore delle principali opere del repertorio francese, si reca a Parigi nel 1847, quattro
anni prima di mettere mano alla trilogia popolare, per provare il suo primo grand
opra con Jrusalem, adattamento dei Lombardi alla prima crociata. Con il grand opra13 e con il complesso sistema teatrale francesce Verdi avr del resto modo di familiarizzare durante il suo secondo soggiorno parigino, tra la fine del 1853 e quella del 1855, entrando quindi in contatto diretto con le opere francesi di Meyerbeer, Halvy e
Gounod. Lattenzione crescente per gli sviluppi del teatro musicale europeo corrisponde a unesigenza largamente avvertita tra i nuovi ceti che, in epoca postunitaria, accedono ai teatri e alla cultura in generale: lesigenza di sprovincializzarsi, di dar voce a
nuovi valori, di superare quellidealismo risorgimentale che aveva accompagnato le
fasi pi gloriose del melodramma romantico. In questa ottica va quindi letta la creazione di Le vpres siciliennes, rappresentati nel 1855 allOpra di Parigi, massimo teatro
francese dellepoca, seguiti a dodici anni di distanza dallaltrettanto grandioso Don
Carlos.
Eugne Scribe14, allepoca librettista dellOpra di Parigi, propose al compositore un
testo in francese per unopera da rappresentare nella Ville Lumire. Ne usc unopera,
Les vpres siciliennes (1855), di notevole impatto musicale ma poco convincente sotto
13. Il grand opra ha dominato la scena francese fra gli anni venti e gli anni ottanta dellOttocento, sostituendosi alla tragdie lyrique. I primi esempisono: La muta di Portici (La muette de Portici) di Auber (1828) e
Guglielmo Tell (Guillaume Tell) di Rossini (1829). Fra gli autori pi rappresentativi del genere va segnalato
Giacomo Meyerbeer (1791-1864), compositore tedesco trasferitosi a Parigi dal 1827, che raggiunse il successo grazie ad alcune pregevoli opere quali Roberto il diavolo (Robert le diable) del 1831, Gli Ugonotti (Les
Huguenots) del 1836, Il profeta (Le prophte) del 1849 e L'Africana (L'Africaine). Tali creazioni vedono
impegnato come librettista Eugne Scribe (generalmente in coppia con altri librettisti), uno tra pi importanti
drammaturghi francesi dellOttocento.
Nei tratti essenziali del grand opra di Meyerbeer-Scribe confluiscono le acquisizioni del teatro francese gi
riscontrabili nellopra-comique e nella tragdie lyrique del primo ventennio del XIX secolo. I libretti si
incentrano su soggetti a sfondo storico, con forti contrasti passionali, bruschi cambi di situazione e colpi di
scena. Nel grand opra acquistano particolare rilievo le scene spettacolari, caratterizzate dallimpiego di
numerose comparse, cortei, sfilate e balletti. Ai cori viene affidato un ruolo di primaria importanza. Lorchestrazione costituita da un organico fortemente ampliato, onde poter accentuare la spettacolarit e la tensione
drammatica della pice. Vengono utilizzati temi musicali e motivi ricorrenti che riaffiorano nel corso della
rappresentazione e che si ricollegano a determinati personaggi, stati d'animo o atmosfere. Lopera si articola
generalmente in cinque atti. Il suo pubblico appartiene prevalentemente ai ceti della borghesia urbana medioalta.
14. Augustin Eugne Scribe (Parigi, 24 dicembre 1791 Parigi, 20 febbraio 1861) stato uno scrittore,
drammaturgo e librettista francese. Figlio di un mercante di sete, comp i suoi studi presso il collegio di Santa
Barbara in Parigi. Appassionato di teatro, a diciotto anni scrisse con i suoi amici Casimir Delavigne, Henri
Dupin, Charles-Gaspard Delestre-Poirson alcune pices teatrali che passarono tuttavia inosservate: I dervisci
(1811), LAlbergo, ovvero Briganti senza saperlo (1812), Thibault, conte di Champagne (1813), Il Baccellie-
19.
il profilo drammaturgico. Lopera, inquadrabile nel genere del grand opra, con spettacolari messe in scena, coreografie e movimenti di massa, poco si addiceva al genio
verdiano, approdato con La Traviata a un tipo di drammaturgia pi intimista, psicologica. Maggior successo avrebbe avuto, pochi mesi pi tardi, la versione italiana, I vespri
siciliani (Parma, 1855), con la quale si sono cimentati, nel secondo dopoguerra alcuni
fra i maggiori direttori dorchestra e interpreti della grande lirica internazionale15.
2.5. Gli anni della maturit
La seconda met degli anni cinquanta dellOttocento, furono anni di travaglio: Verdi
poteva finalmente comporre senza fretta, ma lintero mondo musicale stava lentamente
cambiando.
Simon Boccanegra segna il nuovo incontro tra Verdi e la drammaturgia spagnola dopo
Il trovatore. Alla prima veneziana del 1857 lopera un fiasco clamoroso. Linsuccesso sar riscattato, ventanni pi tardi, da una seconda versione, profondamente rimaneggiata nel libretto (sul quale una seconda versione, profondamente rimaneggiata nel
libretto (sul quale interviene Arrigo Boito) e nella partitura. Con questa nuova versione,
presentata alla Scala il 24 marzo 1881, Verdi crea unopera di esemplare coerenza
drammatica, dominata da una tinta scura e dalle voci maschili gravi: unopera capace di
imporsi sulle scene teatrali per la sua grandezza tragica.
Simon Boccanegra, rappresenta un esito che, pur non privo di contraddizioni, va gi
considerato tra i pi ricchi e significativi nellambito dellultima evoluzione verdiana.
Essa si svolge nel mutato clima storico dellItalia postrisorgimentale, accogliendo stimoli e arricchimenti anche da quegli artisti delle nuove generazioni che contro Verdi
avevano polemizzato e le cui istanze di rinnovamento furono portate a compimento
proprio dall'anziano compositore. Nel suo mondo le sottigliezze chiaroscurali assumono un peso crescente e la sua complessa drammaturgia non ammette pi la concentrazione pressoch esclusiva su uno o pochi personaggi.
Due anni pi tardi vedeva la luce, dopo varie vicissitudini prima con la censura napoletana poi con quella romana, Un ballo in maschera (Roma, 1859), opera di successo
re di Salamanca, La Pompa funebre (1815). Finalmente, nel 1815, la commedia Una notte della guardia
nazionale, scritta in collaborazione con lamico Delestre-Poirson ebbe successo e diede inizio alla sua carriera di drammaturgo. Da allora per Scribe ci fu una lunga serie di successi. Grazie ai numerosi collaboratori,
Scribe fu uno dei pi prolifici scrittori francesi ed uno dei librettisti dopera pi fecondi. Le sue pices teatrali, in gran parte vaudevilles, erano il frutto di una ripartizione quasi industriale del lavoro. Scribe forniva le
idee e distribuiva una indicazione generale dei contenuti ai suoi numerosi collaboratori, ciascuno dei quali
doveva scrivere un tipo di scena specificamente assegnatagli: dialoghi, strofe, facezie, etc. In tal modo, compose circa cinquecento lavori. Scribe raggiunse la fama internazionale come librettista di numerosi e famosi
compositori dopera, primo fra tutti Giacomo Meyerbeer (da Gli Ugonotti, fino a L'Africana), ma tra gli altri
anche Adolphe Adam, Daniel Auber, Franois-Adrien Boieldieu, Jacques Fromental Halvy, Gioachino
Rossini e Giuseppe Verdi.
15. Celebre fu la rappresentazione scaligera di De Sabata-Callas del 1951.
20.
nella quale Verdi mescol sapientemente elementi provenienti dal teatro tragico e da
quello leggero. Creazione musicalmente e drammaturgicamente raffinata, dallo stile
elegante e delicato, in Un ballo in maschera affiora unumanit vagamente inquieta,
non esente da ambiguit, che trova nella relazione fra i due protagonisti i suoi momenti
liricamente pi elevati. Lopera segna unaltra tappa fondamentale per la drammaturgia
verdiana: vi si rivela la tendenza, inaugurata in modo cos vistoso da Rigoletto, a scavare nella psicologia di personaggi complessi e tuttaltro che univoci. La commistione di
stile tragico e tono da commedia assume qui la massima evidenza, sino a sfociare in
una certa eterogeneit stilistica: lopera sembra dunque seguire i dettami del teatro romantico francese, che della commistione dei registri aveva fatto un punto programmatico. La finezza e la precisione con cui ritratto lambiente di corte nel Ballo in mascherasono essenziali per la concezione di questopera, che un nuovo indiscusso capolavoro, fatto di sapienti equilibri, di profonde intuizioni drammatiche, ma anche di leggiadre eleganze.
La commistione di comico e tragico ancora pi palese nella Forza del destino, lopera
che Verdi scrisse per il Teatro Imperiale di Pietroburgo nel 1862. Il linguaggio realistico e apertamente comico nelle scene dellosteria e dellaccampamento, unito a uno stile
musicale da commedia che gi prelude a Falstaff, contrasta singolarmente sia con le
grandi scene nello stile del grand opra francese, sia con lidea centrale dellopera,
quella del destino inesorabile che guida e condiziona le azioni dei personaggi. Lopera
possiede un indubbio vigore musicale anche se appare in alcuni punti meno compatta,
meno unitaria della precedente sotto il profilo teatrale. Ne La forza del destino Verdi
riesce ad elaborare un linguaggio ancor pi realistico che in passato, anticipando lopera successiva, Don Carlo, presentata al pubblico parigino nel 1867.
Don Carlo oggi considerato uno dei grandi capolavori verdiani. In questopera il
compositore, pur facendo proprie alcune impostazioni del Grand opra (fra cui larticolazione in cinque atti, linserimento di un balletto fra il terzo e quarto atto e la creazione di alcune scene particolarmente spettacolari), riesce a scavare in profondit nella
psicologia dei protagonisti, offrendoci una poderosa raffigurazione del dramma umano
e politico che sconvolse la Spagna nella seconda met del XVI secolo e che ruota attorno alla logica spietata della ragion di stato.
Tale periodo di massima maturazione umana ed artistica culmin con Aida. Lopera,
nata su commissione delle autorit egiziane, che intendevano allestire nel teatro dopera appena costruito al Cairo un soggetto nazionale, mette in scena una vicenda le cui
radici affondano nellantico Egitto. Aida fu presentata la vigilia di Natale del 1871, in
una cornice fastosa e mondana, alla presenza di ambasciatori e regnanti. Il nuovo lavoro verdiano accoglieva molte caratteristiche del grand opra francese, prima fra tutte la
propensione alla spettacolarit, esaltata dalle danze e dalla celebre scena del trionfo.
Eppure il baricentro della pi spettacolare tra le opere verdiane sta in un conflitto di
natura tutta privata, che permette a Verdi di spingere a fondo lintrospezione psicologi-
21.
ca. La prima rappresentazione italiana di Aida, alla Scala di Milano l8 febbraio 1872,
fu seguita e controllata da Verdi stesso. Per questo allestimento che ottenne tutto il
successo sperato Verdi volle con s lo scenografo Girolamo Magnani,16 al quale fece
avere copie dei figurini dei costumi del Cairo. Magnani ricerc nelle sue scene, assieme
alla fedele riproduzione dellEgitto faraonico, levocazione di unatmosfera consona
alla situazione drammatica. Le sue scene, in particolare quella finale della morte dei
due amanti, divennero note ovunque e furono copiate e riproposte nel corso di innumerevoli allestimenti, finanche nel Novecento.
Aida costituisce un ulteriore, grande passo in avanti verso la modernit. Il quasi completo abbandono dei pezzi a forma chiusa, luso ancor pi accentuato che in passato di
temi e motivi musicali ricorrenti potrebbero fare accostare tale opera al dramma wagneriano. In realt Verdi aveva seguito un percorso del tutto autonomo in Aida, opera
fondamentalmente intimista e poggiata su una vocalit dalle caratteristiche prettamente
italiane. In Aidasi nota la capacit di scavare nellintimo di alcuni personaggi riducendo
a sfondo la spettacolare ambientazione.
Dopo Aida, Verdi decise di ritirarsi a vita privata. Inizi cos il periodo del grande silenzio, sia pure interrotto dalla Messa di Requiem scritta in occasione della morte di
Alessandro Manzoni. A far uscire Verdi dallisolamento fu Arrigo Boito17, il compositore scapigliato che lo aveva pubblicamente offeso nel 1863 ritenendolo causa del provincialismo e dellarretratezza della musica italiana del tempo.
2.6. Gli ultimi capolavori
Con gli anni, Boito aveva compreso che solo Verdi avrebbe potuto portare lItalia musicale al passo con lEuropa e, col fondamentale aiuto delleditore Giulio Ricordi18, si
riconcili con lui. Primo frutto della collaborazione fra il grande musicista e lex scapi16. Girolamo Magnani (Borgo San Donnino, 23 maggio 1815 Parma, 24 settembre 1889) stato un decoratore e scenografo italiano. Il 26 ottobre 1861 venne inaugurato, con Il Trovatore di Giuseppe Verdi, il nuovo
Teatro di Borgo San Donnino dove Magnani trasfuse le sue miglior qualit di decoratore. Chiamato nel 1871
da Giuseppe Verdi realizz la scenografia per la prima dell'Aida. Magnani dipinse le scene di ben 20 opere di
Verdi.
17. Il movimento tardo-romantico che si svilupp in Italia,ed a Milano in particolare, sul finire dell800 e
linizio del 900 sotto il nome di scapigliatura, indicava il primo tentativo di distacco dagli ideali romantici,
in una vena alquanto polemica che, in musica, si tradusse con un rinnovato interesse per l'opera di stampo
francese, come valida antitesi allo strapotere verdiano.
Figura di spicco fu quella del librettista e compositore Arrigo Boito (1842-1918). I suoi esordi come critico e
teorico furono da subito fortemente polemici nei confronti dellopera verdiana, per poi moderarsi con let
grazie anche alla sua collaborazione con il compositore in alcune opere della maturit (Otello ed Aida su
tutte).
18. Figlio delleditore Tito I Ricordi, diresse la casa editrice di famiglia dal 1888 al 1912. Con lui Casa Ricordi raggiunse lapice della fortuna e della fama. Nei primi anni del 900 apr diverse succursali della casa
editrice. Giulio contribu al prestigio culturale di Casa Ricordi anche attraverso i periodici musicali La Gazzetta Musicale di Milano, Musica e Musicisti e Ars et Labor. Giulio Ricordi passato alla storia soprat-
22.
23.
ironie, segna laddio al teatro dell'anziano compositore, che negli ultimi anni compose
ancora soltanto i Quattro pezzi sacri (1886-97).
Giuseppe Verdi trascorse gli ultimi anni tra SantAgata e Milano. Aveva oramai perso
gli ultimi amici di giovent: Andrea Maffei e sua moglie Clara, Tito I Ricordi ed Emanuele Muzio. Nel 1897 la moglie Giuseppina mor, lasciandolo solo nella sua lunga
vecchiaia. Verdi mor a Milano in un appartamento dove era solito alloggiare dal 1872
al Grand Hotel et De Milan, il 27 gennaio 1901, a 87 anni.
2.7. Il catalogo delle opere
Oberto, Conte di San Bonifacio (Teatro alla Scala di Milano, 17 novembre 1839) Dramma in due atti di Temistocle Solera.
Un giorno di regno (Teatro alla Scala di Milano, 5 settembre1840) - Melodramma
giocoso in due atti di Felice Romani.
Nabucco (Teatro alla Scala di Milano 9 marzo1842) - Dramma lirico in quattro parti
di Temistocle Solera.
I Lombardi alla prima crociata (Teatro alla Scala di Milano, 11 febbraio1843) Dramma lirico in quattro atti di Temistocle Solera.
Ernani (Teatro La Fenice di Venezia, 9 marzo 1844) - Dramma lirico in quattro parti
di Francesco Maria Piave.
I due Foscari (Teatro Argentina di Roma, 3 novembre1844) - Tragedia lirica in tre atti
di Francesco Maria Piave.
Giovanna dArco (Teatro alla Scala di Milano, 15 febbraio1845) - Dramma lirico in
un prologo e tre atti di Temistocle Solera.
Alzira (Teatro San Carlo di Napoli, 12 agosto1845) - Tragedia lirica in un prologo e
due atti di Salvadore Cammarano.
Attila (Teatro La Fenice di Venezia, 17 marzo1846) - Dramma lirico in un prologo e
tre atti di Temistocle Solera.
Macbeth (Teatro della Pergola di Firenze, 14 marzo1847) - Melodramma in quattro
parti di Francesco Maria Piave.
I masnadieri (Her Majesty's Theatre di Londra, 22 luglio1847) - Melodramma tragico
in quattro parti di Andrea Maffei.
Jrusalem (Teatro de l'Opra di Parigi, 26 novembre1847) - Opera in quattro atti di
Alphonses Royer e Gustave Vaz, rifacimento de I Lombardi alla prima crociata.
Il corsaro (Teatro Grande di Trieste, 25 ottobre1848) - Melodramma in tre atti di
Francesco Maria Piave.
La battaglia di Legnano (Teatro Argentina di Roma, 27 gennaio1849) - Tragedia lirica
in quattro atti di Salvadore Cammarano.
Luisa Miller (Teatro San Carlo di Napoli, 8 dicembre1849) - Melodramma tragico in
tre atti di Salvadore Cammarano.
Stiffelio (Teatro Grande di Trieste, 16 novembre1850) - Melodramma in tre atti di
24.
25.
INDICE
GIUSEPPE VERDI:
LUOMO, LARTISTA E LE SUE OPERE.
1. Giuseppe Verdi: cenni biografici
2. Larte di Verdi nel contesto storico sociale
2.1. Nabucco
2.2. Gli anni di galera
2.3. La rivoluzione della trilogia popolare
2.4. Lesperienza francese
2.5. Gli anni della maturit
2.6. Gli ultimi capolavori
2.7. Il catalogo delle opere
Pag. 2
Pag. 3
Pag. 8
Pag. 9
Pag. 13
Pag. 18
Pag. 20
Pag. 22
Pag. 24
Indice
Bibliografia
Pag. 26
Pag. 27
26.
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01
VOLUME
Volume n. 1
Allegato alla rivista ASSODOLAB - Anno XIV n. 3 del 20.12.2013.
Rivista registrata al Tribunale di Foggia n. 16/2000
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