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I DONI DI MNEMOSYNE STUDI SULLE « LAMINETTE ORFICHE > Grazie alla cortesia del Direttore di « Museum Patavinum » ci @ possibile presentare in forma unitaria i primi risultati degli studi dé un gruppo di ricerca, attivo da alcuni anni presso I’Istituto di Filo- logia Greca di questa Universita. Gli interessi di questo gruppo si erano fin dall’inizio concentrati sui ‘ culti di mistero’ dell’antica Gre- cia, in ragione della posizione centrale che essi sembrano occupare nello sviluppo storico della religiosita del mondo antico e insieme della problematicita dei loro rapporti con i politeismi di quel mondo. I modesti contributi erogati dal C.N.R. [nei confronti del quale Paolo Scarpi era stato il responsabile scientifico] hanno permesso al gruppo di continuare Vattivita. Ora si attende la costituzione ufficiale di un «Centro per lo studio dell’orfismo ». Il problema dei limiti e dei caratteri delle manifestazioni religiose che abbiamo chiamato ‘ culti di mistero’ non pud ritenersi ancora ri- solto, Essi, comungue, pur nelle loro differenze e al di la di ogni docu- mentabile fenomeno di interazione, ci sono apparsi ad una prima ana- lisi morfologicamente accomunabili su una base descrittiva. Questa & necessariamente fondata sulla documentazione relativa ai misteri di Eleusi, e percid risulta in qualche misura condizionata da questa sorta di modello eccellente. Senza alcuna pretesa di sistematica e organica completezza, ed anzi con la coscienza di una certa approssimazione e genericita, ct 2 sembrato che per ‘ culti di mistero’ si possano inten- dere soltanto i complessi mitico-rituali che appaiono qualificati: dalla proibizione di rivelare aspetti e contenuti di particolari atti rituali; da un insistito (ma variamente espresso) riferimento alla sfera della fe condita; da un profondo rapporto personale dei fedeli con la divinita (0 con il mondo divino); dalla prospettiva di accedere ad una condi- zione privilegiata. Questa @ garantita da una promessa che é efficace, in maniera dialettica e tipica, sia sul piano individuale che su quello collettivo, e che si realizza eventualmente — ma allora in modo del tutto significativo — anche nell’altra vita. ¥ 1937 SCARPI - COSI - TESSIER Trai moltioggetti di indagine che, sulla base di un simile modello escrittivo, potevano essere affrontati, si 2 ritenuto in una prima fase | di concentrare Vattenzione sopra un fenomeno particolare e limitato. Si 2 scelta percid la documentazione tradizionalmente assegnata al- Vorfismo, anche se la sua collocazione all’interno dei ‘culti di mi. “ stero’ non 8 certamente pacifica, ma appunto da verificare. Lorfismo 2 apparso in primo luogo estremamente problematico nella sua stessa definizione; d’altra parte nell’esteso arco di tempo della sua esistenza, scandita da fasi alterne, in cui ora Pare attenuarsi e ora riftorire, esso risulta indubbiamente connesso e variamente in- trecciato con numerose altre manifestazioni religiose appartenenti al medesimo ambito culturale. Gia gli antichi infatti erano stati condotti a confondere Vorfismo per esempio con il Pitagorismo, e a connetterlo con il culto eleusino, se non addirittura a Porlo all’origine di esso. I Su questo quadro gid da solo intricato si 2 insevita una letteratura critica di vaste dimensioni e decisamente poco omogenea, che ha pro- Posto numerose e contraddittorie interpretazioni globali del fenomeno, fino al punto di negarne talora Vesistenza, Una successiva selezione ci ha condotto 4 trascegliere come primo oggetto d’analisi le cosiddette ‘laminette orfiche’. La scoperta del testo di Hipponion, Vattuale Vibo Valentia, di cui G. Pugliese Carra. telli ba fornito la prima edizione,' nell’ultimo decennio ha dato nuovo ¢ vivace impulso allindagine in questo campo, soprattutto perché si tratta del documento pit antico della serie. Sulla matrice religiosa di questi documenti, peraltro, ancora si di. scute. Nel corso della presente trattazione essi Saranno chiamati ‘ or- Aci’ solo per convenzione, e saranno indicati nella forma lam, Orph. Si tratta di sottili foglie d’oro, frutto di occasionali ritrovamenti archeologici, connesse con una sepoltura e sulle quali sono incist dei brevi testi, che rivelano una Particolare attenzione al destino del- Vuomo dopo la morte e ne descrivono Vitinerario ultramondano, ac- compagnandolo con un formulario di istruzioni. Per comodita del lettore anticipiamo che faremo riferimento a que- sti testi secondo la sigla proposta dall’edizione di Zuntz? Il prospetto che segue risulta integrato con Vindicatione della laminetta di Hip. 9 oT G- Pucumsn Cannareris, Un sepolero di Hipponion ¢ un nuovo testo orkco, «La parola del passato », XXIX, 1974, pp 91-1s6s tee as Te ZUNT? « The Gold Leaves », in Ip., Persephone. Three Essays on Religion and Thought in’ Magna Graecia, Oxford, Clarendon Press| 1971, pp. 275-393, — 1944 I DONI DI MNEMOSYNE. orion, che ciameremo BO, ¢ dé quell edit da Merkelbach? che veiameremo BS. Esso ® presentato in sinossi con Vedizione di Kern e con la raccolta di Colli? COLLI 4 (A 65) ” aT sea 4 (A 66)a SB 32e = 4 (A 66)b i 32 4 (A 67) as 32g 4 (B 31) (A 62) = Hipponion (vacat) 4 a tn 32a = i ts ea B2 = Pharsalos ee ASN B3 = Eleuthera 4 (a 70 = ma 32b IL BS Elcuteon 32b III ‘ ta ra B6 = Eleutherna (vacat) tare B7 = Eleuthera (vacat) Ae BS = Eleutherna (vacat) = 4 (a To} B9 = Thessalia(?) (vacat) C = Thutii = 47 = 4 (A 68). 5 . iden A conclusione di questa presentazione, ci pare opper tin’ ee ziare come le lam. Orph. debbano essere saggrupate in de gran i in caso del tutto particolare famiglie (laddove C costituisce « Neeereicaae Leal i i i. tante cid, si pud ossert base dei testi in esse contenuti. Nonost ‘ i ee ie i i abbic ferito esaminare questo la maggior parte degli studiosi abbia pref samitia weil riale te modo unitario. Sembra inoltre che la critica sia ea eas nata dalla difficoltd, sentita ma non ancora del tutto $04 aa i dare una adeguata collocazione cane . oreo reese i "2 chi li vuole orfici, chi li consi juesti documenti. Cost c’e chi li vuol 5, st ae par chi distingue un gruppo orfico da un gruppo Dee prudentemente evita di pronunciarsi sulla loro col oe Ee ol temporaneamente in molti studiosi (e sicuramente anche in cl oo queste pagine) appare vivo V'impulso a tracciare una « se a ys 7 i etture si sommant = sti testi, religiosa 0 meno, dove le cong es ” je getture, a volte scarsamente verificabili o addirittura improbabili, ep- perd suggestive. i Bn ceantTy > R. Menkexpacty, Ein neues ‘orphisches’ Goldblitichen, « Zeitschrift fir Pa- pyrolope und Epigrphik», XXV, 1977, p. 276. 40. Kenn, Orpbicorum fragmenta, Berolini, Weidmas 5G, Count, La sapienze greca, 1, Milano, Adelphi 1977. “ — 195 — ay DIVENTARE DIO La DEIFICAZIONE DEL DEFUNTO ELLE LAMINE AUREE DELL’ANTICA THURII* Nel quadro delle credenze umane relative alla «vita dopo la morte », alla vita nell’Aldila, all’anima che sopravvive alla morte del corpo ..., € di cui le civilt& affacciantisi sul bacino del Medi- terraneo hanno offerto immagini ¢ itinerari diversi ¢ non sempre convergenti,! la deificazione dell’uomo dopo la morte si tivela jl frutto di elaborazioni dottrinarie che hanno in comune con quel quadro solo una fede in una vita ultramondana, fede che perd non deve necessariamente essere ricondotta ad una stessa matrice. Si potrebbe, per analogia, riconoscere nella deificazione del. de- funto un proceso analogo a quello che presso alcune civilta preletterarie conduce gli antenati a trasformarsi in esseri sovru- mani Ma anche ptescindendo dal fatto che i documenti offerti dalle civilta etnologiche sono di gran lunga posteriori alle testi- monianze lasciate dal mondo antico in cui é attestata la deifica~ zione del defunto; ed ammettendo pure che alla base della deifi- cazione vi sia un ateaico retaggio della trasformazione dell’ante- nato in essete sovrumano, il processo di deificazione sembra tivelare una sua specificita nel diverso atteggiamento che da esso pare trasparire nei confronti dell’esistenza dell’uomo. Se, come essere sovrumano, l’antenato opera o ha operato in una prospet- tiva culturale e in funzione degli uomini, la deificazione del de- * Ho avuto modo di presentare i risultati di questa indagine presso PUni- versita degli Studi di Torino il 16 marzo 1988, per cortese invito della Facolti di Lettere € Filosofia ¢ di Adriano Pennacini. 1 Si veda L. Monarpr, L’ Aldila dell’somo, Milano, Mondadori 1985. _# Che, D. Samarucer, 1 mite, if ria ¢ la seria, Roma, Bulzoni 1978 (« Chi siamo», 7), pp. 29 58g. — 197 — PAOLO SCARPI funto sembra invece sisentire di un rifuto della condizione uumana ¢ di un’ansia di superarla, tale da vincere in qualehe cao morte stessa. Ed & questo Patteggiamento che seine nee riconoscere nei testi forniti da alcune lamine Pore porches “dall’area del?antica Thurii, dove & espressamente ent aun uomo é diventato dio ». pores test) beevi document lascia i : 20 dungue intra i v7 doveina zlisios,ancorché non si possibile delinesrve oon dott a, ancor i A. cer BACCO Ed @ parimenti superfluo sottolineare che il peso, quale che eso sia stato, delle dam. Orth non pad inal odo essere inteso nel senso voluro a suo tempo di Compresen quale in esse vedeva il riflesso di ioe ene i una zeligione, «la sola 2 nnon essendo che mito ¢ culton? Ne se que Cait misters hon exsendo u questi testi si doves: pe poral : orfismo », si potrebbe parlare, per la dottrin; a 8 » ai un generale adeguamento ae AlPintern i in eal complesso patrimonio religioso offerto dal rondo grec, & facile distinguere una seligiosith « olimpica », vico politico, d igiosit’ : ‘ 1 ico , da una reli Femmo chiamare «mistetica », a volte Heed Particolarmente attenta al destino inframoy é eric al ndano, ed in tramondano, dell'uomo. In questo universo si Dae ono tuttavia rico: r inami moscere forme dinamiche associate ad un intenso * Laminette orf in i fete, Fisenze, Tipogratia Galletti ¢ Cocci 1910, p. vir 4 Storia dei Greci, 1, Fis i Grai, 1, Fitenze, La Nuova Italia 1939, pp, 307308, L'stteggi nde quello di Comparctti (v. nota 3), ¢ reel itcolante nel campo degli studi sull’orfisme », juesto secolo, di cui si trova un ulteriore esempio GE, Critique historique, 1, Les Mystres: Orphise, » anche se occultato dietro il velo di Maya della almeno fino i : ai primi decenni d nellopera del Padre M. J, Taonan Paris, Gabalda 1937, p. 1 © sge, ricerca scientifica della verita, DIVENTARE DIO scambio delle informazioni religiose, dove i due orientamenti interagiscono tra di loro e convivono.' Cosi & quasi automatico ticonoscere nelle Jan. Orpb. una telazione con la generale tipo- Jogia dei culti di mister, ampiamente diffusi nel mondo greco ed il cui modello eccellente @ senza dubbio rappresentato dai Misteri di Eleusi. Ma al di 1a della individuazione di questa gene- rica matrice religiosa, se cosi si pud dire, @ difficile andare,* so- prattutto in un sistema cosi complesso ¢ dinamico come quello reco, dove influssi « pitagorici », « orfici », « eleusinii», « bac- chici >, ... possono essere facilmente riconosciuti in documenti ¢ testimonianze che parlano delle forme religiose di quel mondo. Da ultimo, parlare di influssi o di modelli allinterno di un universo cos) configurato non pud implicare Passunzione di un «culto» o di una «dotttina » come matrice o come principio @irradiazione per forme rituali e dottrinarie analoghe. Proprio i Misteri di Eleusi, la cui azione diretta e indiretta sugli altri culti di mistero del mondo antico é fuori discussione, subirono a loro volta influssi esterni, non ultimo quello dello stesso movimento orfico,’ e del pari essi reagivano sulle forme generali della reli- giosita greca. Cosi, ferma restando Pevidenza di una ripartizione delle Jam. Orph. nelle serie A ¢ B, anch’esse rivelano influssi ¢ modelli, senza peraltro che sia possibile desumere da questi la matrice esatta da cui le laminette dipendono. A complicare poi questo quadro gia da solo intricato, interviene un testo, classificato come C, incomprensibile ¢ praticamente indecifrabile, il quale perd doveva 5 Questo non significa in assoluto che i due orientamenti fossero tra di loro in contraddizione, come testimonia il fatto che i Misteri di Eleusi erano un culto pub- blico di Atene, Le due forme in Atene conosceranno destini diversi solo con il declino politico ateniese ¢ con Paffermarsi dell'universalismo alessandrino: cfr. M. P. Nitsson, Gessbichte der griecbischen Religion, 11, 2% cd., Minchen, Beck 1961 («Handbuch der Altertumswissenschaft », V.2.2), pp. 345-346; D. Sapmarucct, Saggio sul misticiomo greco, Roma, Ateneo 1965 (« Quademi di S.M.S.R. », 4), p. 1755 P. Scanot, ZI picehio e il codice delle api, Padova, Bloom 1984 (« Figure del!’antico », 2), p. 154. © Cf. D. Must, Le lamine orfiche ¢ la religisita @area locrest, « Quadetni urbi- nati di cultura classica», XLV, 1984, pp. 61-83: 64-65 © passim. 7 Cfr. P. Bovanct, Le culte des Muses chez, les philosophes grecs, Patis, De Boc- card 1937, pp. 28-31, e pitt recentemente F. Grar, Eleusis und die orphische Dichtung ‘Athens in. vorbelleistiscber Zeit, Berlin-New York, de Gruyter 1974 («RGVV », XXXID, passin. — 199 — PAOLO SCARPr in qualche modo rapportarsi alla serie A, se, pi avvolgeva Ad." A questo dettaglio, che git Hifferencn ap te solo dalle altre laminette della serie’ A ma anche da quelle deli a Hs 1 a ae agli a tre scavati nel Timpone Pic fatta per AS, rinvenuta a Rot AS, ma ed alquanto pit i ae nN F quanto pid tarda, il pruy ‘ Peer all ‘area thurina, laddove il gruppo B ean Pe By x pi istribuzione nella Seografia del mondo antico; k I. ete di questa serie sono state infatti ri Pee i . (jnfatti ritrovate oltre che igna Grecia, nella Grecia continentale e nelPisola ds cae » eccezione defunto in di uomo sei diy in A4, e lio: «da uomo sei di i i lege in venuto dio » si I i legge «satai dio invece che mortale » si legge in A1 / Indubbiamente Panalogia tra Al e Ad é resa ancora pid stretta « capretto caddi nel latte »] &, tha & pretto sei caduto nel ea Oe ote ae ee erate ne della serie A e neppure della serie B E una Patticolarmente suggestiva, forse di origine patemio. * «Notizie degli scavi di antichit rN ntichita », 1879, p. 156, Hi P. 81; ibid, 1880, p, 154 spp. 3 +9 Comunque B3-8 proven r a ono tutte da Eleuthe isola di Creta. Chr. prospetto a p. 195 di questa tithe, 1 Ibid, 1879, pp. 79-81, i = id Reign Pe, dine ee Zunrz, The Gold Leaves, in Perse} 1. Three Fiss Pe atte Grecia, Oxford, Clarendon Press 1971, p. 289; St is Sprttrs Goanowec, Laminet aie oft -aanlpebion, «ioe ie meant Pes a oral HAD, Scritt weld sulle rbgime gree droves eee ee eu ao ae noe) Pp. 71-96: 76), Waleed ae ee siete ‘unto del Timpone Grande possa es: re identif = amp (Le lenin are ta Oro Lamon Beh a erie «Atti del XIV Conve ‘ Convegno di studi sulla Magna Grecia» Napoli, Arte Tipografica 1975, pp. 81-104" aig eae cha nella parte centrale del- — 200 — DIVENTARE DIO logica,# ma che rimane una crux per gli studiosi, Nonostante questo, tra A1 ed Ad @ possibile riconoscere una sottile diffe- renza nel processo di deificazione. Infatti in A1.8 @ detto che il defanto sara Zons) «dio», Inddove in A4.4 2 gi¢ «dio », come rivela Péyévov, « sei divenuto » 0 «sei nato » dio, come qualcuno preferisce. Pensare per analogia al ciclo delle rinascite o alla na- scita simbolica dell'iniziato dopo il petiodo di Aaining, sarebbe nel secondo caso suggestivo, né Puna ipotesi escluderebbe Paltra, in quanto i testi delle due serie Jasciano intravedere un’ideologia religiosa che discrimina tra chi puro ¢ chi non lo & (serie A) 0 tra chi possiede il mot de passe ¢ chi non ne & a conoscenza (serie B)#4 Qui tuttavia ci limitiamo a rilevare come Al ed A4 cono- scano una differenza di status tra i defunti, benché differenza de- stinata ad essere superata. ‘Trascurando AS, alquanto pit tarda, proveniente da Roma e forse isolata testimonianza di una telativa diffusione della dot- trina, Al e A4, al di IA delle differenze che le separano, appaiono per cosi dire « personalizzate » rispetto allo schema di A2 e di A3 - cosa che analogamente si deve riconoscere per BO, B1 e B2 tispetto al gruppo B3-B9. Al e A4, infatti, propongono un passo ulteriore tispetto al disegno escatologico che traspare indiscu- tibilmente dalle Jam. Orph. « Diventare dio» non pud essere ri- condotto semplicemente alla fede nell’immortaliti dell’anima ¢ nel suo destino ultramondano, Nel panorama della religiositi greca, anche allinterno di culti misterici che prevedessero uno speciale destino nell’Aldila per gli iniziati, esso costituiva un pri- vilegio di cui godevano pochi eletti. L’idea della divinizzazione non era un dato generalmente diffuso nel patrimonio teligioso greco. Se PédovariZew dei Geti, seguaci di Zalmoxis, aveva attratto la cutiosita di Erodoto (4.93-94 sgg.) e Pattenzione del mondo greco per la sua eccezionalita,* tanto pid doveva essere considerata eccezionale ogni forma di deificazione.t* 8 Chr. Zunre, Persephone cit.. pp. 326-327; Guanpuccs, Laminette auree orfche: aleuni problemi cit, p, 23 (= Seristt scelti cit., p. 87). : 4 Si veda oltre. © Si pensi anche al silievo che di Socrate alla singolare figura di Zalmoxis in Plat. Charm. 156 d-e. Cfe, M. Eutape, De Zalmoxis & Gengis-Khan, Patis, Payot 1970, pp. 39 seg. 48 Cf. E. R. Dopns, The Greek and the Irrational, Berkeley-Los Angeles, Uni- — 201 — PAOLO SCARPL ‘ + & Il mondo greco conosce la deificazione nel motto, nel quadro della religione ufficiale, in epoca piuttosto tarda; @ un fenomeno che si afferma in eta ellenistica ed anche allora @ un privilegio tiseryato ai sovrani.1? Del pari, nel panorama degli studi, la dei. ficazione o divinizzazione del morto é stata spesso trattata alla stregua dell’eroizzazione, se non confusa con essa." Ma se la discriminante tra dei ed eroi non sempte @ stata rispettata sul piano rituale ed in particolare su quello sacrificale, resta che il mondo greco distingueva nettamente tra dei eroi ed uomini (quando non distingueva anche la categoria dei demoni, come in Plat. Crat. 397c sgg.)20 Se poi il titolo di heros, attribuito al motto, cosi come ricorre nelle iscrizioni sepolerali pud essere interpretato alla stregua di un titolo onorifico che coronava parti- colari qualita civili e morali del defunto, espressioni come « sa- tai dio», « sei diventato dio», si segnalano immediatamente per laloro eccezionalita. Ci sembra qui che la struttura compositiva dei testi delle laminette impedisca di ammettere qualunque forma di confusione, E in esse infatti trasparente il rispetto di una scala gerarchica. _In questa prospettiva non c’é pero omologia tra la serie A ¢ la serie B. Quest’ultima si segnala in primo Inogo per il versity of California Press 1951, pp. 144-145 sgg. (= trad. it. Virginia Vacca De Bosts, J Greci ¢ PIrragionale, Firenze, La Nuova Italia 1973, pp. 181-182 sgg.). 1 Clr. Nitsson, Gesebichte der griecbischen Religion, UL, cit., pp. 689-690. 4 A titolo di esempio cf. L. Genwer A. Boutancir, Le ginie gre dans la reo Uigion, Paris. La Renaissance du Livre 1932 ¢ A. Michel 1970 (si cita secondo quest’ul- tima edizione), pp. 389-390; Nusson, 9p. cif, pp. 117, 139-143, * We sgh Ds Nock, The Cult of Heroes, «Hatvard Theological Review XXVIL, 1944, pp. 141-174. Si veda petd anche J. Ruotianpr, Notions fondamentales te a pensée religiuse ot actes constitutife du culte dans la Grice classique, Geneve, Dron 1958, pp. 250 sgg., 285 seg. et ® Distinzione che si fonda su Hes. Op. 122; oft. anche Plat. Resp. 3922. Su questa problematica cfr. A. Bretict, Gli eroi greci. Un problema storiee-religios, Roma, Ateneo 1958 (« Nuovi Saggi », 21), pp. 8 sgg. Si veda anche M, DETiENNE, sv. Demoni, in Enciclopedia, WV, Torino, Einaudi 1978, pp. 559-571, * Oltse al « testamento» di Epitteta ([G XIL 3.330), che da solo richiede- rebbe untindagine storico-religiosa, ricordo alcune iscrizioni di varia provenienza, in eui si possono riconoscere forme di eroizzazione: IG I1/Ill? 13104-5; XII 3, 863, 864, 865, 866, 878; XII 5, 15, 303; XII 7, 447, 515. Si veda anche P, M. Fra. ser, Rhodian Enverary Monuments, Oxford, Clarendon Press 1977, pp. 76-81. Si deve infine ricordare anche l'eroizzazione a cui erano a volte sottoposti gli atleti che risultavano vincitori nei vati tipi di agoni: eft. Crt. SzGat, Messages fo the Un- dernoria: An Aspect of Poetic Immortalization in Pindar, « Amesican Journal of Phi lology », CVI, 1985, pp. 199-212, — 202 — DIVENTARE DIO divieto tivolto “gttendono pres i i altre «anime » che al defunto di mescolarsi con le e» che so la prima fonte (B02; B11-3; BAa):m di i nella serie A. A questo segue ei eke e Re aeeeYaNaehsats pel Aa ee i ia ’ di Mnemosyne (B0.15-16; B1.10-11). F bere alla fonte di V yyne > facile per gli studiosi proporre in questo caso analogie on oie ressioni teligiose del mondo greco, come i Mister i a come il mito platonico di Er. Questo destino privile- 2 cevso al defunto trova una sua configurazione nella stra- en dl utoran xa Gdreyor in BO.15-16, ed in una sovr nied condotta S[ddou: ye") Fodecowy [« insieme agli altri erof »] in Bi.11. a : ae aq imi! ine non meno pat: lle destino corrisponde una origi n iS i. Bere uishug dal mot de passe con cui il defunto ee i ero accesso alla fonte di Mnemosyne. La formula ricorze con E Becaze poco rilevanti in tutta la serie B, dove il morte si BE enta ai guatdiani della fonte come « figlio di Ge ¢ di Ou! a ftellato ® Solo B17 B9.6 aggiungono il yévog obpdvov stirpe cel i discende il defunto. ; i. ge del ryévoc, appare invece are ely ner i minette della serie A, dove esso & bABtov ed & qu Bey cisuroe Deak (A123) 0 dei ag fotnes (A2.2-3, e, . differenza ¢ problema, A3.2-3). | ; a grading pitt alto di questa scala si eee ovviamente, } i 1 si coll i . ‘ali dei, che perd nella serie B (B0.2,9; B1.1; B21) son Bunk gella sola figura di Hades, mentre nella setie ee 2 ivinit’ ¢ ad un generico ma significative sick 4 i Beno, Beat (A125 Aas ‘A3.2), la figura di maggiote spicco @ Persephone (A2.6; A3.6; A4,6).# a i w tm nuovo testo orfico, «La pa- 2 Gia segnalato da G. Pucuiese CaRRATELLI, move «La ae ‘ola del passto, NSIX i974, pp. 108-126: 120, ¢ da F. Prowrzna, Sul omit di Hipponion, «La parola del passato », XXXII, 1978, pp. 48-58: a Per BO.10: Brgéxg o Tatas (per la prima lettura: Puotsise Cannarenas, it, p. 112, ¢ M. Groanre, Per Desegesi del testo orfico vibonese, «La parol dl ato», XXX, 1975, pp. 223-225: 224; per Ia seconda letrura: G. Zn ane sldlamette von Hipponion, «Wiener Studien» N.F., X, 1976, pp. 129-1 : ig in BIG e B26; Taz in B3-9.4. : : * 4 Cfe, Puciatss Cannataits, art ily p. 124. Escludiamo qui A17, dove compare il termine déspoina, anche se questo & ben noto come epiteto di Persephone, — 203 — PAOLO ScARPI eae Da questo rapido confronto tra le di gtuppo B sottolinei Soptattutto la condi: tro a chi era dutinros © 2 i rH uinzog ¢ dréeotos, il destin i Biacere & BorBépq, una volta nelle case dt Idee ny atone che segnala la funzione liberatoria dei nedvon epot € delle ceherat. (Phaedr. 244 ¢ Platone tuttavia non fornisce 2 alcun elemento A indiv: ? ‘i ' iduare questi ritual feun elemenr ‘iduare questi rituali, come d é senesced alusione di Platarco (Moral, 47 oe Cedere at quails Th Vapproccio agli studi Slosofic, ber ac, Saotibe Heese, Come pet le «inisasionl y be wo. intenvienaline ne catsambi, pur cosi lontani nel tempo sen Teale Senetici, ia quanto alludono ad un modelle . 363 c-e, 364 b-d) ), nei confronti di queste me esse si inserissero male tuttavia che erano in qual- imonio religioso greco.2 tessuto tradizionale della polis, resta * Chr, Zune, Persephone : » Pervphone cit., p. 307. % Si veda anche R. Tucan, Be 4 ln sigtgatin der nope LUNCH Basel on Baschants? De a ee et fa dissidence dee vivants siagne dans les sovittés anciennes, « Actes ‘ yma 1986, tome 24-25 mai 19 » PP. 227-244: 242-244, che con- ‘on Plat. Phzedr. 250 ¢, ¢ che li intende aan ee de la table ronde » Rome 2: fronta i nostri test con Pee “orci », — 204 — DIVENTARE DIO Ritornando ora al confronto condotto tra le due serie, & pos- sibile silevare come nel gruppo B si conosca una ripattizione in divinita (Hades); eroi, assieme ai quali il defunto « dominer’ » (B1.11); misti e dacchoi, assieme ai quali il defunto percorrera Ia sacra via (BO.15); « iniziati » in possesso del mot de passe, con- trapposti alle anime che attendono di « raffreddarsi » alla prima fonte. Il gruppo A, invece e pit semplicemente, sembra distin- guete tra dei ed uomini, secondo Io schema della teligiosita greca atcaica, che contrapponeva gli &9dvator Yeot ai Svqtol &vBew- not, introducendo perd all’interno di questi ultimi un’implicita discriminazione tra xaSapot e «non» xadapot. La setie A si discosta perd dalla serie B anche per ’introdu- zione di un elemento etico, limitato tuttavia alle sole A2.4 e A3.4 [rowdy 8 dvranérero’ Eoyov ever? ote Sixatov: «pagai la pena per opere non giuste »], dove il defunto aspita ad accedere alle sedi dei beati [23p23 &¢ ebarygav] (A2.6-7; A3.6-7). Con gli eberyeic si conosce cosi un ulteriore gradino nella gerarchia pre- vista dal gruppo A, ma anche si desume che i defunti di A2 e A3 non si trovavano nelle stesse condizioni ¢ quindi non dovevano godere dell’identico destino riconosciuto per i defunti di Al ¢ A4. Un destino tuttavia che presentava una sottile differenza anche nel caso di questi ultimi, come si @ visto. II morto di Al & si volato via dal «tertibile xbxho¢ di pesante dolore» ed & salito alla « desiderata corona » (A1.5-6), ed & parimenti salutato come 62105 € paxuprords, (A1.8), saluto certamente degno di un uomo particolare2? ma la sua deificazione é proiettata nel fu- turo. In A4, invece, «divenire dio» @ un fatto acquisito, forse il risultato del réSqux «sofferto, prima non ancora sofferto » (A4.3). E possibile che Paspirazione a diventare dio fosse comune a tutti gli adepti della comuniti religiosa che ha lasciato nella serie A frammenti della sua dottrina, ma non tutti potevano pro- babilmente attuarla, Infine il defunto di A4@il solo ad aver subito la cremazione, oltre ad essere il solo a godere di un unico sepolcto e di onoranze rituali petiodiche.* 2 Zuverz, Persephone cit., p. 322. 8 Zuntz (ibid., p. 289 € nota 4) attribuisce P'assenza di doni funcrari allosser- vanza di una costituzione che, secondo la tradizione egli collega con le leggi di Za- Ieuco ¢ Caronda, sfuggendogli perd l’evidente anacronismo: per cui cft. F. SAR- ‘ort, Problemi di storia costitugionale italiota, Roma, «L'Erma» di Breischneider — 205 — PAOLO ScaRPr ficazione del defunto, ae a {pegerimento avanzato d: ‘tle thurina tracce dell, ir hurina- la dottrina pi “esseti intelligenti in dei, uomini Cf ene Pud solo condurre alPipotesi distingueva gli Fi , 3 gli ni ed in gue come Pitagora », Pub solo condare i di un’influenza pitagorica nel ee divinsoe mend perp le conde eel al i z e ure i Pi i guano at Ghee PP il fatto che tanto i Pitagorici pollonio di Tiana sostiene in un’e ¢. 16), illumina le forme et i « diventare dio », Dvaltronde i 1953 (« Universita degli Antica», 1), p. 110. © * Cosi invece per esemy pio W. K. ‘,, London, Methuen 1952, pp. 178 Persephone cit., p. 338, ™ ambi, A is VAP. 31; eff. Arist. frg. 192R. = D.Ko Pyth. 7, p. 99, Manan SEMEN, Dionysos, Archetypat Tries of Indesirvetible Life, transl, by R. fe, transl, i stealer tudi di Padova - Pubblicazioni delPstcuto di Storia oe JG Gursnts, Orpheus and Greek Religion seg. DIVENTARE DIO comunit2. Ma non si pud eredere che una comunita religiosa, quale doveva essere quella che ha affidato alle lamine di Thuri Ia sua fede nell’Aldila, si limitasse a proporre un modello etico senza porgli accanto un sistema rituale. Purtroppo le informazioni provenienti dagli scavi dei due timponi non forniscono elementi sufficienti per individuare nel dettaglio le cerimonie di cui dove- vano essere oggetto i defunti. Tuttavia lo stridente contrasto tra la ctemazione nel Timpone Grande ¢ Pinumazione nel Timpone Piccolo, difficilmente mi sembra imputabile a motivi occasionali © a mutamenti nel costume funerario dovuti alla diversa crono- logia dei sepoleri. Sembra piuttosto che i rituali periodici di cui doveva essere oggetto il defunto nel Timpone Grande come la particolare forma di cremazione a cui fu sottoposto e come pure, forse, il lenzuolo bianco che lo copriva,?* stiano a sottolineare una differenza di sta‘us tispetto ai morti, sepolti nel ‘Timpone Piccolo. E questo allora coinciderebbe con la differenza rilevata all’interno dei testi thurini, dove la cremazione, in questa pro- spettiva, costituirebbe la sanzione dello status « divino » di cui godeva il defunto di Ad. aK Anche se il referente & comunque rappresentato da una se- poltura, in generale non é possibile condurre confronti, che non siano generici e parziali, tra le dam. Orph. e gli epigtammi sepol- crali.s¢ E dagli epigrammi, ad ogni modo, non sembra trasparite 5 «Notizie degli scavi di Antichita » 1879, p. 80. % Gli epigrammi sepolcrali dell’ Antbologia Palatina sono pits di settecento, ma solo poche decine (personalmente ne ho individuato 28) lasciano intravedere una sorta di «eroizzazione » 0 «divinizzazione » del defunto, che per di pid é al- quanto generica. A titolo di esempio si veda: Anth, Pal. VIL 12.5-6; 26.5-83 27. 61; 62; 92.4; 103.3-65 241.12; 260.7-8; 362.3; 363.3-4; 370.4; 460.4; 570.3-4; 587.25 659.3; 673.3-4; 748.8. Questo numero, gia ridotto perché si sono voluti segnalare solo quegli cpigrammi che sembravano pasticolarmente significativi, @ poi certa- mente suscettibile di ultetioti riduzioni, determinate dai vari gradi dell’analisi a cui gli epigrammi possono essere sottoposti. Accanto a quelli del Ansbologia Palatina ricordiamo anche gli epigrammi raccolti in G. Karsen, Epigrammata Gratca ex Lapidibus conlecto, Berlin 1878 u. Frankfurt a.M. 1879 (Hildesheim, Olms 1965), tra cui in particolare: nn, 59; 67; 68; 75; 107; 151.5-6; 153.9-12; 170.1; 186; 189; 204.11 [da mettere a confronto in particolare con Ja serie B]; 222.1, 8; 235.34 243.5-6 [da confrontate con B1.11]; 261; 320 a; 340; 366; 462; 654; 658; etc. E tutti questi testi richiederebbero ovviamente un’analisi che qui ora non possibile. — 207 — PAOLO SCARPI alcuna dottrina prossima a quella sottesa alle laminette, segnata- mente della serie A. Un epigramma sepolerale (Kaibel, Ep. ar. 104) proveniente dall’Attica e sia pure di eta romana, rivela tut. tavia come il nip xadupéy fosse lo strumento attraverso il quale un professionista della sophia aveva purificato (xadMHeac) il pro- Prio corpo per poi salite tra gli immortali (&5 @9avdzou<). Inol- tre, credo, solo in un epigramma, sia pure irrisorio, dedicato ad Empedocle (Anrh. Pal. VII 123 =D.L, 8.75), si trova ancora un accenno al fuoco immortale (nip &0dvaroy) attraverso il quale Empedocle appunto avrebbe purificato (xafeac) il pro- ptio corpo. Una «putificazione », questa, a cui, seconde Ie tradizione antica, Empedocle sarebbe ricorso per confetmare ai suoi contemporanei (forse perd soprattutto ai suoi seguaci) che era divenuto un dio: ® ma eta anche una « purificazione » in perfetta sintonia con una dottrina che attribuiva al fuoco una funzione dinamica nel divenire dei corpi.* Ed inoltre egli aveva proclamato una dottrina che conosceva, accanto ad un’etica a cui conformare Vesistenza," una gerarchia tra gli uomini, gerarchia che collocava sul gradino pid clevato colui che era pit vicino agli dei.s* Se poi Empedocle ebbe lo scopo di curare Panimo dell’uotno ¢ di liberarlo dalPangoscia dell’esistenza, se fu veramente a ‘Thurii,” dove sarebbe suggestivo pensarlo in contatto con la scuola medica, per lo meno di ispirazione pitagorica, fondata da Alemeone di Crotone,® allora potrebbe essere seducente guar- dare ai defunti sepolti nei due timponi come ad una setta di ispi- razione empedoclea. Il panorama dinamico ¢ complesso della civilta greca & perd dominato da continue forme di interazione. In mancanza quindi di prove concrete non é prudente assegnare le laminette di Thuri ® D.L. 8.62, 66, 68-70; Tert. de an, 32, U. v. Glaube der Helleven, TI, (Berlin 1932) Basel, Sch pedocle per analogia con Ad, * Cf. D.K.6 31 B 17.18; 37; 52; 62.6; 84.7; 85; 98; 109, » D.K6 31B 115; 144, * DKS 31.B 146; 147, & DL. 8.52 —= Apollod. FGrHis 244 F 32—Glauc. FHG fig. 6 = D.Ks 31A 1 p. 277, 6 seg). Per Vipotesi del rapporto con Alemcone eft. C, Gattavornt (a cura di), Empedece, Poema Fitico ¢ Lusiraley Verona, Fondazione 1. Valla~ Mondadori 1975, P. xvimt. Per Alemeone: D.K.* 24A 1; 3; 12, Witamowrrz-MOLLENDoRF, ‘abe 1956, p. 201, richiama Em” — 208 — DIVENTARE DIO al pensiero empedocleo, anche se & possibile che esse abbiano isentit i i i del filosofo di Agrigento. D’altec risentito degli insegnamenti “ igen o cmato, se Eropedocle @ passato per Thuti, le cul vicende poi fiche, a partire dalla fondazione avvenuta nel 446/4 sono pe altro complesse ¢ divengono oscure nei sec. IV I. Co & probable che eel vi abba lsciato In sus impzonta, Ma Ie ta, zi ica vol Je in qualche modo dipen one antica voleva Empedocle in dente da eet e del pari nei Katharmoi € nel ie physeos si pee icon yi le tematiche dottrinatie otfiche. no riconoscere analogie con le c : ee Contemporaneamente Pitagorci Onfici che puse € sempre op. di non confondere, rivelano pro! Finita cateaaeeall inasio: gli stessi antichi avevano infatti i eli stessi antichi a dal punto di vista dottrinario: g si Hee a nalche diffcolta a distinguere il pensiero degli uni de quello dezlialtris# Da ultimo, il papio di Derveni, trovato ta rest i : i a esitazioni dag) di un rogo funebre € ritenuto senza ‘ Pee one orfica, rivela analogie con il p odotto della speculazione orfica, i Ti impedocle senza per questo voler affermare la dipendenza dell’uno dallaltro. itor ionaleitalota cit., pp. 110 sae. 4 Che, Sanront, Problemi di storia. costitiajo 1 : dice a ap, DIL, 854— D.K# 31 A It (hp. 277,30 ogg} Athen ‘de #31 All (i p. 284, 2), Cle, Zewre, Peruplone cit, pp. 269 sag, Tl Gal Sale ey eee eeia a5i2n1) nek aie Crtavia al pitago im carom ee Orphans and Grck Religion ct, p- 2313 Garsavorrh @. te, Tuttavia Zunrz, Persephone cit., p. 269, escude che si poss parle Pr asst orfci in Empedoele, Si veda anche la discussione del problema in Lacnaxct, Chine Brora gle, pp. 136165. Ad evitare equivoct sa comunguechio che parle di analogie on equivale a coasiderare «orfica > Empedocle, docleo » Porfismo. cau i di flosofa antica, Padova, Antenore pana oe Una See ea ara iNumes Gece der green ‘elven, 1.3% ed, Minchen, Beck 1967 («Handbuch dex ‘Altertumswistenschaft > V2.4), pp. 679-680 nota 1. A titolo di esempio si veda il diseusso past oi Eredoxo st PE Ke 141, 1, pp. 9697). Si pensi anche alla tradi en ere fagora avrebbe attribuito ad Orpheus alcune sue composizioni (D.L. D.K# 36B 2). & Cir. M, L. West. The Orphic Poem re 4 quanto riconosciueo da West, si pub sitenere che Empedocte fosie sao erste tence eaciabeogenesieae al cul ve seca fn DLK* 31 B98 oscil: nel papiro di Derveni (per cui ef. Pronrints a7 do, BP. $00 oe si possono neppure escludere altre possibili analogic, anche #6 eee cima in quest sede esaminarle. A. titolo di esempio si veda: y, Boney eed nd pope df Daren’: de move feimoniance, At del «Symp teum» 1981, I, Roma, pp. 37-42. 108. 1s, Oxford, Clarendon Press 1983, p. Lae Empedocle fosse stato — 209 — DIVENTARE DIO PAOLO SCARPI Parimenti sembra uniformarsi a questa stessa concezione Apol- “Jonio Rodio, quando narra Panalogo episodio di Achillens - (4.865-875 sgg.)- Tutte queste tradizioni, che paiono rispondere ad un unico modello mitico,” se non dicono espressamente che il fuoco opera una trasformazione che rende Puomo « dio», ammettono comun- ue che la distruzione del corpo mortale ha lo scopo di far dive- tire Puomo eOdveros xa éerhpaos. Una dittologia questa che git nell*Hiade (per esempio 8.539; 12.323) sottolinea il destino privilegiato degli dei rispetto a quello degli uomini, sui quali invece sovrastano vecchiaia ¢ morte.* E questo modello trova ancora in eta arcaica una coerente ¢ perspicua applicazione nel- Pinno omerico a Demeter (v. 260), quando Ia dea fallisce il ten- tativo di tendere immortale Demophon.® Queste tradizioni mi- tiche, dove il fuoco é elemento centtale nel processo di immorta- lazione, lasciano trasparire ora come essa sia un fatto eccezionale, tun privilegio che gli dei concedono individualmente agli uomini. Indipendentemente dal fatto che Vinsipienza degli uomini impedisca in questi casi il conseguimento di un'immostalith Ii berata anche del peso della vecchiaia, Vapoteosi di Herakles sul monte Oeta da sola fornisce il modello € del conseguimento della divinizzazione e della sua eccezionalita. Tutta Ja vicenda di Herakles & in questo senso emblematica, dalle prove che egli deve superare al destino che lo attende tra gli immortali dopo il rogo sull’Oeta. Del pasi le varianti mitiche di questa vicenda forniscono in certa misura una traccia del formarsi e dell’affer- In un orizzonte stotico- noscere barre ala ae aa ee oe pee cece rote paiono richiamarsi senza soluzione di ed: a pean aie struire una fitta rete di analogie che non permett classificazioni, @ inevitabile risentire gli echi di tal aa cane anche nelle dam. Orph. vine Gentian leppure si pud considerare estraneo a inami & ud ¢ questo dinamic - pes mention gcc paar Sig com Inf, anche se aleanl ambient cola adh oe Taft, a i colti dall’Atene del sec. V a. C. revano un ateggiamento scettico nel coaftont dellimmote Ca pati, pitt tardi, ’&QaveriCew di Aristotcle fee ent é probabilmente da interpretare in senso Sisecie : me radizione religiosa gteca conosceva, sia pure eee aha forma « rituale » di divinizzazione al- imere dell quale il fuoco giocava un suolo determinante gia ean perce aracaica [v. oltre]. Alquanto pid tardi, Gainer al ce HII dell’era volgare, il neoplatonico or ee 11-12, pp. 214.4-216.8) fornira una testimo- peat foe il Pensiero greco, ma oramai non pitt ¢ cai ae €ss€ sviluppato una coscienza di tale processo Eee co coneains la materia e attraverso il fuoco cid Sai . BS eae agli dei [a év juiv dpoporotiv- Sey eee aa 5.1]. E forse possibile riconoscere ee sione di una simile concezione nel singo- Por ele eo Proteo o Peregrino, al quale Luciano Gon. Gan oh ee sarcasmo appunto nel de morte Pere- eae a Plutarco aveva ticonosciuto nel fuoco anes ane i parts) usar del corpo al fine di libe- Tiemann » quando aveva narrato il fallito tentativo di ar euaiorele il figlio del re di Biblo (Is. 16 = Moral, coco Concezione non diversa doverte in qualche modo cae gate aatore: del Biblioteca, se egli attribuisce a Deme- ae eae di rendere immortali tispettivamente pee head Analsy ) € Achilleus (Apd. 3.13.6) attraverso il > azione doveva distruggere il loro corpo mortale. «© Questi temi mitici sono studiati in P, Scaner, Letture sulla religine cassia, Linno omerico a Demeter, Firenze, Olschki 1976 (« Universiti di Padova - Pubblica- gioni della Facolta di Lettete e Filosofia », LVI), pp. 139-220, in particolare pp. 199 seg. 4 $1 veda per esempio Od. 5.136, 218; [Hom.] bymn. in Ven. 214, 218-240, dove la vicenda di Tithonos é esemplare. Cli. anche Zunr2, Persephone cit., p. 268. 4 L'episodio di Demophon @ esaminato in Scanvr, Le/ture sulla religione clas- sita cit., pp. 139 sag. © passim. s© Molti sono i motivi che si possono a di questi tentativi di immortalazione, Mi sem ‘Demophon la mancata immortalazione trovi una giust ne deriva al « gruppo»: ScARPt, op. til p. 218. 81 Cir. C. M, Epsman, Ignis Divinws, Lund, Glerup 1949, pp. 233 sg. Per una rassegna delle fonti eft. F. Srossst, Der Tod des Heratles, Zurich, Rhein-Verlag 1945, pp. 15-18, 49-56, 80, 88, 121. ddurre per spiegare lesito fallimentare ‘bra tuttavia che almeno nel caso ifcazione nel _vantaggio che Cf. Anistors, Lictique 4 Nicomague, par A. Gauruusn et J. Y. Jour, I, Louvain-Paris, Publications Uni i 2 ratly Publkatons Universitaires de Louvain-Nauwelaerts 1958, pp. 24. re 2u1 a é PAOLO SCARPI v marsi di una tradizione che guardava a quel rogo come al mezzo attraverso cui Peroe era entrato a far parte delle divinita olimpiche. Se infatti PViade (18.117-119 » i Fgtiedilea ecla Need ian 602-604), dove’ Heestiaa & collocato nell’Olimpo mentre un suo eiSehoy si trova nell’ Ade ( forse cosi vengono conciliate due tradizion!), si pod sieon’s scere Vindiio di una credensa che ammetteva la divinizcione gelferocs Oscars in Sofocle (es. Phila. 1430-1433), al quale t Jal ben noto episodio de rogo sullOeta (es Trach 1, erakles s¢ i i Bene présente a Pindar In Buripide, del por dove Pen, gssieme a Hebe, Ia sua divina consorte olimpica, & iconosciuto Gan tate al sopdtepon (Herald. 854857), si ova trace gam coment de che siSutva di collocare Herales nel? Ade dopo ch sasumato i deo {in cielo, accanto alla sua Hebe « CaaS (Levctan war! andy: ibid, 910-916]. B perd in. Esiodo (TP, sss 5) che Herakles & collocato decisamente nell’Olimpo, con peo om ci, 7s tn een nc Debs (v. 26), aivazos nad Zrapee fa oy eau asst concesione trova infine la sua sistemazione in Apd sagas Gove il fuoco che permerte Pimmoralazione di Herales TENE fo schema sicorente nella Bibiatee (v.. Demophon: Fees deifets: 313.6), Ed 2 una sistemazione che sicuramente scum in Ovidio (ne, 9.250.255), dove lo stesso. luppiter annuncia agli dei che Peroe attraverso il fuoco si ibereri delle eer Sona pes Pol els all’Olimpo.« r mitico di Herak i spi considerate alla stregua di Dionyoce go Toon gseeeebbe % Questi_versi com it mungue costituiscono un problem: i fe Quno, Odize rd LEXI, TM, acura di A. Peewee Wee ot: - Valla-Mondadori 1983, p. 306 ad ‘oe. Smam Vicente, Foudaione Pind, Nem. 1.70; Nem. 1047-18; Istim. 4.61 see, S Pet le tradizioni posterior 5 pee Posteriori, compreso Seneca, eft. Epswan, Ignis Divinur ® Una figura in qualche mod Iche modo analoga a quell ip vieenda » (The Greck Moteris, Leiden, Brill 1996 [oheooge nets dio oes Mysteries, Leiden, Brill 1976 [« Iconoge " Aais2},P, 2), Si pub incite soapetce che il destin, Ie tetas Fee Presentassero in qualche misuca un modello, se ad esso, selin cudnt — 212 — DIVENTARE DIO ora difficilmente relegabile nello spazio esclusivo del « mito», Proprio sull’Octa, infatti, dove Hyllos, il figlio dell’eroe, aveva frequentemente celebrato sacrifici (Soph. Trach. 1192) ¢ dove Jo stesso Herakles aveva concluso la sua esistenza mortale, nel 1920 é stato titrovato un grande quadrilatero di ca, m, 20 di lato, con al suo interno uno spesso strato di cenere. E su di un fram- mento di vaso rinvenuto #7 /oco & stata letta la dedica «a Hera- kles ». Era questo uno spazio quasi sicuramente riservato ad azioni sacrificali e che doveva essere stato attivo gia in etd ar- caica.s L’apoteosi di Herakles, a questo punto, non pud non offire un suggestivo parallelo per la divinizzazione del defunto tinve- nuto nel Timpone Grande, anche se non é possibile qui dire se il ciclo mitico di Herakles abbia subito un qualche influsso di ordine orfico 0 pitagorico, né se la sorte toccata al morto di cui si celebra la deificazione in A4 fosse stata modellata su quella del figlio di Zeus. Resta tuttavia che, se i vv. 602-604 della Nekya sono un’interpolazione operata nel sec. VI a. C. da Onomactito, come riteneva la critica antica (Kern, O.F, t. 190), essi ticondu- cono ad un contesto orfico, per la funzione che proptio Ono- mactito avrebbe avuto nella diffusione di questo movimento." E nella mitologia orfica la figura di Herakles aveva assunto ora i tratti del discepolo,5* ora le sue imprese erano state cantate dallo stesso Orpheus? ora era stato identificato con Xpévog dyhpaos, generatore dell’'uovo cosmico, da cui alla fine nasceva Protogo- nos.t? ‘Ancorché possa apparire seducente Pulteriore parallelo of- ferto ¢ dall’apoteosi di Herakles e dalla posizione dell’eroe al- Pinterno della mitologia orfica, dopo quanto si @ gia sostenuto rione raccolta da Diogene Lacrzio (7.29), viene esplicitamente contrapposta la figura di Zenone, che per salire alle stelle aveva trovato e seguito una strada ben diversa da quella percorsa dall'eroe. 86 I dati in Nixsson, Gesvbichte der griecbissbon Religion, 1, eit., p. 131} eft. EDSMAN, Ignis Divinus cit, p. 248. ® Cf. Nusson, op. cit., pp. 683, 721. Si veda anche: Kenn, O.F., testimonia 183, 190, 191-195. Kern, O.F, testimonia 15, 16, 18, 160 a, 163, 169. & Kuan, 0.F,, testimonia 148, 160 (Claud,, de raptu Pros. praef. libri TI, passim © vv. 29 888) to Kurn, O.F., free. 54, 57, 58. — 213 — PAOLO SCARPI in precedenza é necessario ancora una volta sottolineare la per- meabilita ¢ dinamicita della civilta greca, tale che, in mancanza di documenti pit precisi, le laminette del gruppo thurino possono essere ricondotte solo a un generico rapporto con la tipologia di altre forme culto. Forse una definitiva interpretazione della la- minetta C, in cui A4 era avvolta, potrebbe dare una risposta pit precisa. Purtroppo anche la possibilita di riconoscere in essa il termine rip almeno in tre casi (C.2,5,8) e nupé in un caso (C.7) non € sufficiente per affermare la centralitt tituale del fuoco. Analogamente il Protogonos della linea 1 difficilmente inter- Pretabile: da un lato esso potrebbe ricondurre alle cosmogonie orfiche, dall’altro, se associato alla « Kybeleia Korra », condur- rebbe verso altre ditezioni.s: Dialtronde Vimpermeabilita di questo testo ad ogai tenta- tivo di lettura giustifica ampiamente lo scetticismo ¢ lo forto degli studiosi.s Zuntz ha dato avvio alla sua analisi di questa laminetta con una frase inequivocabile: « A text more corrupt than this will not easily be found » (p. 345); frase che trova il suo completamento poco oltre: « The fact is that no cohe- fent reconstruction is possible on a basis as corrupt as this » (p. 350). E prima di lui Domenico Comparetti non era stato meno esplicito (p. 10): « Quando io... presi a studiare questa lami- netta, dovetti convincermi della inutilita di ogni tentativo ... », Tuttavia, il rapporto di C con la serie A ed in particolare con A4, il cui testo & comunque leggibile anche se la grafia pud appa- tire incerta, rende almeno dubbiosi nei conftonti di quanti vo- gliono questo testo irreparabilmente Corrotto, ovvero opera di uno scriba del tutto ignaro della lingua greca.® Neppute ci sem- bra plausibile postulare la ptesenza di lacune di considerevole © Dialtro canto, il fuoco non sembra essere stato estranco alla speculazione orfica: eft. Kern, O.F., index IV s.v. mip ed in particolare testimonia 191, 210; fig. aS. % Cf. Zuwrz, Persephone cit., p. 349 nota 5, & Cf. Nuusson, Geschichte der griechischen Religion, I, cit, p. 243 nota 5, e, prima, Wiamowrrz-Mottenponr, Der Glanbe der Hellen, UH, cit, p. 200. “ Cosi recentemente Zunrz, op. cit., p. 345. Gid altei prima, perd, come G. Mosnax, Critical Appondisc on the Orphic Tablets, in J. E. Hannisox, Proeigomena to the Study of Greek Religion, 28 ed., Cambridge, University Press 1908, ‘pp. 659-673: 664. Discutibile sembra inoltre essere stato il tentativo di H. Disus, Orpbitcher Demeteriymnus, in Fessichr, Gomperz, pp. 1 sgg. = D.K.* 1 B 21. Kean, O.F,, fq. 47 «silentio praeterice mavult »; etc. DIVENTARE DIO estensione, giacché C presenta una scrittura fitta ¢ compatta, con caratteri abbastanza omogenei. Infine l’area dell’antica Thurii, fondata per volontd dello stesso Peticle, era cosi intensamente impregnata di cultura greca, per cui & quasi impensabile che la trascrizione di C fosse stata affidata ad uno sctiba totalmente di- giuno della lingua greca, Ma anche se Ja lingua in cui C é stata scritta utilizza caratteri greci, il suo significato rimane oscuro. Forse, come gid voleva Comparetti, in questa laminetta & da riconoscere un disegno orientato a rendere volutamente criptico il testo, « un proposito deliberato », «un saggio dei reydueve dndpenta». Ed allora si potrebbe sospettare per C una funzione legata al suo indeci- frabile linguaggio, tale da costituire una sorta di schermo protet- tivo per un « sapete » forse raccolto in Ad e sintetizzato nellespres- sione « da uomo sei divenuto dio », In questo modo C fornirebbe un esempio di glossolalia o addirittura di « antilingua », fenomeno alquanto diffuso nelle minoranze religiose.** A questo punto, perd, ogni congettura diviene possibile. Se C potesse venire interpretata come esempio di glossolalia o di antilingua, Pattenzione dovrebbe allora spostarsi verso il pto- blema del linguaggio ¢ del cotretto uso dei nomi, centrale nel Cratilo di Platone e nel papiro di Derveni,t? ma dovrebbe anche spostarsi verso quel linguaggio criptico adottato da Orpheus per trare in inganao i fefArow.!® E procedendo in questa dire- zione il cetchio potrebbe chiudersi alla fine attorno alla discri- © Laminetteorfiche city, p. 14. La tesi di Comparetti 2 perd respinta da A, Ou vinx, Lamellae Aureae Orpbicae, Bonn, A. Maxcus und E. Weber's Verlag 1915 («Kleine Texte fir Vorlesungen und Ubungen», 133), p. 23. © Cf, A. M, Mions, Una lingua per Ia religione: problemi socio-lingnistic, in Me- moria del sacro e tradizions orale, « Atti del III Colloquio interdisciplinare », Padova 46 gennaio 1984, Padova 1984 [= «Il Santo - Rivista antoniana di Storia Dot- trina Aste», XXIV/I-2, 1984], pp. 277-290: passim € p, 283, Per il termine « glos- solalia » faccio rifesimento a quanto si legge nel Dictionnaire de linguistique, pat. J. Desots-M. Giacomo -L. Gussery- Crim, MARcrzirsr- J.-B, Mancentrst - Meven, Paris, Larousse 1973, s.v. © Cit, Pronrera, art. cit., pp. 49-50. % Pap. Derveni, cll. 3.3.5, 8; 5.2-3; 19.2-5. Seguo in queste pagine, oltre al- Tincompleta edizione di St. G. Kapsomenos (‘0 dpgixde némupng ric Oeanadovlxne, «A, A.», XIX, 1964, pp. 17-25), il testo pubblicato in « ZPE», 47, 1982, post p. 300 (Der orphische Papyrus von Derveni). Cf. anche PRontERa, art. cit, p. 50. Si veda anche, per lincomprensibilita del linguaggio di Orpheus, Procl. in Remp. 1, p. 174.21-27, Kroll. — 215 — PAOLO SCARPI minante che la serie A traccia tra chi @ Aatharés € chi non lo &, ¢ la setie B tra chi possiede il mot de passe per accedere alla fonte di Mnemosyne ¢ chi non lo possiede. Ma questo non permette di spezzate una lancia a favore di una matrice orfica delle due serie in ragione delle differenze che le distinguono, senza con cid esclu- dere punti di interferenza,« eK Benché vicine pet Vattenzione che entrambe ptestano al destino ultramondano dell’uomo, le due setie si separano nel momento in cui il gruppo A sembra prevedere livelli. gerarchici diversi alPinterno di quello stesso destino. Ed allota la serie A, con Al ed A4, acesesce la propria distanza dal gruppo B dive. nendo una tappa concreta nello sviluppo cosciente dell aspira- zione a «diventate dio»; aspitazione che Apollonio di Tiana attribuiva ad orfici e pitagorici e che forse & confluita, non a caso, nel primo trattato del Corpus Hermeticum (Poin, 26), dove «di- ventare dio » @ il fine cui aspita chi possiede la « vera conoscenza ». Ma ecco che quest’ultimo testo, di difficile collocazione cro- nologica per quanto senz’altro attribuibile all’eta ellenistica, si discosta dalle dam. Orph. ¢ in patticolare dalla serie A proprio at- traverso la sua promessa d’immortalita. E una promessa, questa, che sembra escludere la morte anche come passaggio per conse. guite Pinmortalita, analogamente alla «ricetta d’immortalita » del Grande Papiro Magico di Parigi.7 La motte pare dunque decidere la distanza tra le ptomesse delle dam, Orph. e quelle dei testi ermetici. La morte &, per il fe- dele di Ermete Trismegisto, riservata a chi non ha la « vera co- noscenza»; la morte € pet i fedeli che hanno affidato fram- * A5.3, per esempio, conosce un Mvquoatins ... Bépov, che potrebbe dipendere da un influsso della serie B. Oltre che per convenzione, sarebbe forse possibile assegmnare gencricamente le lam. Orpb, allorfismo nei limiti in cui questo pud es- sere ridotto a denominatore comune pet designare una forma di « misticismo »: cf, Sappatuccr, Saggio sul misticiomo greco cit, pp. 43 sep. 7 Bibl. Nat. Suppl. ge. 574: Papyri Graecae Magicat, htsg. K. PREISENDANZ, I, 2s ed., Stuttgart, Teubner 1973, IV 475 sag., pp. 88 sgg. Per le problematiche inerenti al Corpus Hermeticum si veda A.-J. Frsruciine, La rbvélation a’ Hormés Tri- smigiste, TUL, Les doctrines de I’dme, Patis, Gabalda 1953, pp. 139-140, 146, 166-174, Festugiére, ad ogni modo, ritiene che Ia « divinizeazione » si attui pos! mortem, — 216 — VORFICO FULMINATO enti della loro dottrina alle laminette auree, il cadavere sepolto nek timo am. Orph. hanno ereditato forme di una seligiositd ror cui Pantenato, dopo la morte, assumeva il rool di un areaica Ur cumano, come gli uomini del chryseon genos, divenu Saad pois che la terra ha celato i loro corpi, custodi a gv He teri di tiechexm (les. Op. 109-126), Fone esse sft i] prolungatsi di un pensiero che gia affiorav: Grecia conta, dove fa pratica delPascesi poteva essere uno stru en aera ein comatto con la divinith; e forse esse anscpano idee feligiose che considereranno Pacmo fsico come il come tore Gi ana molecoladivina decaduta in seguito ad una colpa primor dink (aelfermetin, pe, Orr ione onigiaacia™ Maco Cote ane imaone & ancora un insostubile pedaggio anche je lam. Orph. iventare dio ». per «diventar uate Seay

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