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un progetto di
www.eigenlab.org
a cura di
Francesco Cicciarella
Note legali
Francesco Cicciarella
<f[DOT]cicciarella[AT]inventati[DOT]org>
e viene mantenuto dallo stesso, a cui possono essere inviate eventuali segnalazioni di errori.
Indice
1 SU (N )
1.1 Rappresentazione aggiunta di SU (N ) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.2 Secondo operatore di Casimir per SU (3) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.3 Indice di Dynkin . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1
2
3
4
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26
28
32
36
36
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Subtraction
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44
47
49
54
55
66
13 Simmetrie chirali
67
ii
14 Simmetrie in MQ
71
14.1 Realizzazione alla Wigner-Weyl (simmetria esatta) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71
15 Rottura spontanea della simmetria
15.1 Parametro dordine per la QCD . . . . . . .
15.2 Modello sigma di Gell-Mann e Levy . . . .
15.3 Decomposizione polare e modello sigma non
15.4 Lagrangiana chirale efficace . . . . . . . . .
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lineare
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72
73
74
77
78
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81
82
83
84
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17 Simmetria U (1)A
87
iii
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96
96
98
101
101
104
SU (N )
Definizione 1.1. SU (N ) `e definito come il gruppo delle matrici U N N unitarie, cio`e tali che U U =
U U = I (da cui segue che U = U 1 ), aventi det U = +1.
` sempre possibile scrivere un elemento U SU (N ) come U = eA , con A matrice N N . La
E
condizione U = U 1 impone una condizione su A:
U = eA = eA = U 1
A = A
ossia A `e una matrice antihermitiana. Inoltre la condizione sul determinante di U impone che
det U = etrA = 1
trA = 0
` molto pi`
Riassumendo, A deve essere una matrice antihermitiana a traccia nulla. E
u conveniente (in
virt`
u del significato fisico) scrivere A = iH, con H matrice hermitiana; in definitiva, un generico elemento
U SU (N ) pu`
o essere scritto come U = eiH con H matrice N N hermitiana a traccia nulla. Le
matrici hermitiane N N a traccia nulla sono identificate da N 2 1 parametri reali, ossia `e uno spazio
di dimensione N 2 1:
2
NX
1
H=
a Fa
(1.1)
a=1
dove a R e {Fa , a = 1, . . . , N } sono i generatori del gruppo. Lelemento U del gruppo a questo punto
`e identificato dagli a :
2
NX
1
U = exp i
a Fa
(1.2)
a=1
(1.3)
c
Cab
sono costanti reali, dette costanti di struttura del gruppo. Dalle propriet`a di antisimmetria del
c
c
commutatore, segue che Cab
= Cba
(sulle altre coppie di indici non possiamo dire nulla per adesso). I
generatori Fa e i parametri associati a , ossia la rappresentazione, non sono univocamente determinati.
Si pu`
o scegliere quindi una rappresentazione pi`
u congeniale a seconda della situazione. Lesistenza di
una rappresentazione comoda ci `e garantita dal seguente
Teorema 1. Se esiste una rappresentazione hermitiana dei generatori Fa , allora esiste una rappresentazione dei generatori Fa = Lab Fb , dove L `e una matrice reale, tale che:
Fa sia hermitiana e a traccia nulla per ogni a.
c
Cab
siano antisimmetrici in tutti e tre gli indici.
La forma quadratica gab tr[Fa Fb ] risulti essere definita positiva. In altre parole esiste un > 0
dipendente dalla normalizzazione tale che
gab = tr[Fa Fb ] = ab
(1.4)
(1.5)
(2)
2
NX
1
Fa2
(1.6)
a=1
2
NX
1
2
NX
1
a=1
a=1
[Fa2 , Fb ] =
2
NX
1
ifabc (Fa Fc + Fc Fa ) = 0
a=1
in quanto abbiamo contratto fabc , completamente antisimmetrico negli indici a, c, con la quantit`
a
simmetrica Fa Fc + Fc Fa .
1.1
Rappresentazione aggiunta di SU (N )
(f )
(f )
(f )
(1.7)
(1.8)
Dato che gli Fd sono linearmente indipendenti, lequazione (8) `e soddisfatta se e solo se
faed fbce + fbed fcae + fced fabe = 0
(1.9)
che sono N 2 1 matrici hermitiane N 2 1 N 2 1 a traccia nulla. Verifichiamo che queste siano in
effetti una rappresentazione di SU (N ). Dobbiamo far vedere che queste matrici obbediscano allalgebra
di Lie. Per far ci`
o, riscriviamo lidentit`
a di Jacobi sfruttando lantisimmetria delle costanti di struttura:
face fbed + fbce faed = fabe fecd = ifabe (ifecd ) = ifabe Fe(agg)
cd
(agg)
(agg)
(agg)
verificano
Esempio 1.
Fissiamo N = 2. Per SU (2) lalgebra prende la forma [Fa , Fb ] = iabc Fc , dove abc `e il tensore completa(f )
mente antisimmetrico di Levi-Civita. Nella rappresentazione fondamentale, Fa = a /2, dove a sono
le matrici di Pauli
0 1
0 i
1 0
1 =
, 2 =
, 3 =
1 0
i 0
0 1
1
(f ) (f )
con tr[a b ] = 2ab , che implica tr[Fa Fb ] = ab . In SU (2) la sottoalgebra di Cartan `e triviale ed
2
esiste un solo operatore di Casimir, quello quadratico.
(f )
Per N = 3, invece, i generatori nella rappresentazione fondamentale sono otto matrici 33, Fa = a /2,
dove a sono le matrici di Gell-Mann:
0 1 0
0 i 0
1 0 0
1 = 1 0 0 , 2 = i 0 0 , 3 = 0 1 0
0 0 0
0 0 0
0 0 0
0 0 1
0 0 i
4 = 0 0 0 , 5 = 0 0 0
1 0 0
i 0 0
1 0 0
0 0 0
0 0 0
1
6 = 0 0 1 , 7 = 0 0 i , 8 = 0 1 0
3 0 0 2
0 i 0
0 1 0
(f )
(f )
1
ab . Le costanti di struttura non nulle sono
2
f123 = 1
f147 = f246 = f257 = f345 =
1
2
1
f156 = f367 =
2
3
f458 = f678 =
2
(f )
(f )
1.2
(f )
{Fa(f ) , Fb } =
1
ab I + dabc Fc(f )
N
3
(1.12)
in cui dabc `e un tensore reale completamente simmetrico. La simmetria nei primi due indici `e unimmediata conseguenza della definizione, infatti lanticommutatore `e simmetrico negli indici. Per vede(f )
re la simmetria anche sul terzo indice, proiettiamo la (12) su Fc , usando come prodotto scalare
(f )
(f )
(f ) (f )
(Fa , Fb ) = tr[Fa Fb ], ottenendo
i
i
h
hn
o
(f )
(f )
(f )
dabc = 2tr Fa(f ) , Fb
Fc(f ) = 2tr Fa(f ) Fb Fc(f ) + Fb Fa(f ) Fc(f )
o
i
hn
(f )
= 2tr Fa(f ) , Fc(f ) Fb
i
o
hn
(f )
= 2tr Fb , Fc(f ) Fa(f )
dove negli ultimi due passaggi `e stata usata la ciclicit`a della traccia negli indici. Concludiamo dunque
che dabc = dbac = dacb = dcab = dcba , cio`e il tensore `e completamente simmetrico nei tre indici. Inoltre,
(f )
esso `e reale (si vede dalla precedente equazione che dabc = dabc , sfruttando il fatto che i generatori Fa
sono hermitiani).
Usiamo quindi la seconda identit`
a di Jacobi, valida in ogni rappresentazione,
[Fa , {Fb , Fc }] + [Fc , {Fa , Fb }] + [Fb , {Fc , Fa }] = 0
(1.13)
insieme alla definizione (12) (valida nella rappresentazione fondamentale), per trovare lidentit`a
fade dbce + fbed dcae + fced dabe = 0
(1.14)
2
u dellidentit`a (14), si dimostra che vale la seguente
Introduciamo loperatore Da dabc Fb Fc . In virt`
3
regola di commutazione
[Da , Fb ] = ifabc Dc
(1.15)
2
In virt`
u di questa regola di commutazione, si deduce che loperatore G(3) Fa Da = dabc Fa Fb Fc `e un
3
operatore di Casimir (Casimir cubico), cio`e [G(3) , Fa ] = 0 per ogni a = 1, . . . , N 2 1.
N.B. In SU (2) i dabc sono tutti nulli, in quanto {i , j } = 2ij I, quindi, come ci aspettavamo, G(3) 0
per SU (2), e lunico Casimir indipendente `e quello quadratico.
1.3
Indice di Dynkin
(r)
(r)
tr[Fa(r) Fb ] = TR ab
(1.16)
e dipende dalla particolare scelta della rappresentazione. Sia r una rappresentazione irriducibile. In
questa rappresentazione, per il lemma di Schur, gli operatori di Casimir sono tutti multipli dellidentit`
a,
in particolare, per il quadratico, si ha
(r)
(1.17)
(r)
e si pu`
o trovare una relazione tra TR e CF :
(r)
TR =
1
(r)
d(r)CF
N2 1
(1.18)
Esempio 2.
(f )
1
N2 1
(f )
, d(f ) = N , da cui segue che CF =
.
2
2N
(agg)
a=1
Fa(f )
ij
Fa(f )
kl
1
=
2
(agg)
= CF
1
il jk ij kl
N
= N . Per ricavare
(1.19)
Fa(f ) Fa(f )
a=1
2
NX
1
=
ij
(f )
Fa(f ) Fb Fc(f )
a=1
N2 1
ij
2N
=
ij
1 (f )
Fb
2N
ij
(1.20)
(1.21)
(1.22)
2
2.1
(2.1)
(2)
2
NX
1
Ta2 .
a=1
Scegliamo come osservabili compatibili T3 , T (2) e definiamo gli operatori di salita e di disceda T =
T1 iT2 , tali che
[T3 , T ] = T
[T+ , T ] = 2T3
e fissiamo un autostato simultaneo di T (2) e T3 , |j, t3 i:
T (2) |j, t3 i = j(j + 1)|j, t3 i
T3 |j, t3 i = t3 |j, t3 i
con j {0, 1/2, 1, 3/2, . . .} e t3 {j, j + 1, . . . , j 1, j}. Fissato j, abbiamo una rappresentazione
irriducibile di SU (2) per spin j, che ha dimensione 2j + 1 (il numero dei possibili valori di t3 ). Sugli
autostati |j, t3 i si ha
p
T |j, t3 i = j(j + 1) t3 (t3 1)|j, t3 1i
Possiamo infine introdurre il diagramma peso di SU (2), in cui vengono riportati su un grafico i possibili
valori di t3 :
Passiamo quindi a SU (3). Dobbiamo innanzitutto trovare un insieme completo di operatori che
commutano. Abbiamo immediatamente i due Casimir F (2) e G(3) . Come lo completiamo? Siano Fa i
generatori di SU (3) e definiamo
F1,2,3 = T1,2,3
T = T1 iT2
V = F4 iF5
U = F6 iF7
2
Y = F8
3
(2.2)
Notiamo subito che {T1 , T2 , T3 } generano un sottogruppo SU (2) detto sottogruppo di T-spin. Riscriviamo
quindi lalgebra di SU (3) in termini di questi nuovi operatori:
1
[T3 , U ] = U
2
[T3 , T ] = T
[Y, U ] = U
[Y, T ] = 0
[T+ , V+ ] = 0
[T+ , V ] = U
[T+ , U ] = 0
[T+ , U+ ] = V+
1
[T3 , V ] = V
2
(2.3a)
[Y, V ] = V
(2.3b)
[U+ , V+ ] = 0
(2.3c)
[U+ , V ] = T
[T3 , Y ] = 0
(2.3d)
Inoltre
[T+ , T ] = 2T3
3
[U+ , U ] = Y T3 2U3
2
3
[V+ , V ] = Y + T3 2V3
2
(2.4a)
(2.4b)
(2.4c)
Concludiamo perci`
o che esistono altri due sottogruppi SU (2) generati da {V1 = F4 , V2 = F5 , V3 } e
{U1 = F6 , U2 = F7 , U3 }, detti rispettivamente sottogruppo di V-spin e sottogruppo di U-spin.
Possiamo adesso completare linsieme completo di operatori prendendo {F (2) , G(3) , T (2) , T3 , Y }, dove
T (2) `e il Casimir quadratico del sottogruppo di T -spin. Allora le rappresentazioni irriducibili di SU (3)
saranno classificate da due indici, corrispondenti ai valori dei due Casimir di SU (3).
Il diagramma peso di SU (3) sar`
a dato quindi dal grafico bidimensionale in cui vengono riportati i valori
degli operatori T3 in ascissa e Y in ordinata (v. figura):
Gli effetti dei vari operatori definiti su un autostato simultaneo degli operatori di base sono i seguenti
T+ aumenta di 1/2 il valore di T3 , mentre T lo diminuisce di 1/2.
V+ aumenta di 1/2 il valore di T3 e di 1 il valore di Y , mentre V diminuisce di 1/2 il valore di T3
e di 1 il valore di Y .
U+ diminuisce di 1/2 il valore di T3 e aumenta di 1 il valore di Y , mentre U aumenta di 1/2 il
valore di T3 e diminuisce di 1 il valore di Y .
7
Data una rappresentazione (p, q) irriducibile di SU (3), il suo diagramma peso avr`a struttura esagonale,
con lati di lunghezza p e q. In generale
d(p, q) =
1
(p + 1)(q + 1)(p + q + 2)
2
(2.5)
In analogia con SU (2), definiamo uno stato di peso massimo |max i come lo stato avente t3 massimo,
che per una rappresentazione (p, q) vale tmax
= (p + q)/2:
3
T3 |max i =
p+q
|max i
2
(2.6)
Inoltre si osserva che |max i appartiene a un multipletto di U -spin (con valore di U3 minimo) e a un
multipletto di V -spin (con valore di V3 massimo):
q
U3 |max i = |max i
2
V3 |max i =
p
|max i
2
(2.7a)
(2.7b)
con
T+ |max i = V+ |max i = U |max i = 0
Sommando le definizioni di U3 , V3 otteniamo Y =
valore di Y su |max i:
2
(U3 + V3 ). Da questa relazione possiamo trovare il
3
1
2
(U3 + V3 )|max i = (p q)|max i
3
3
Vogliamo infine valutare il Casimir quadratico su una rappresentazione irriducibile (p, q):
Y |max i =
(2)
(p,q)
F(p,q) = CF
(2.8)
Id(p,q)d(p,q)
(p,q)
cio`e vogliamo determinare CF . Per farlo, `e sufficiente calcolare loperatore sullo stato |max i, scrivendolo come
1
1
1
3
(2)
F(p,q) = {T+ , T } + {U+ , U } + {V+ , V } + T32 + Y 2
(2.9)
2
2
2
4
e usando le relazioni trovare in precedenza. Il risultato `e dato da
(p,q)
CF
1 2
(p + pq + q 2 ) + (p + q)
3
(2.10)
(p, q) = (1, 0). Questa `e la rappresentazione fondamentale di SU (3), con dimensione d(1, 0) = 3. Il
suo diagramma peso `e
(p, q) = (0, 1). Questa `e la rappresentazione complessa coniugata della fondamentale, e la sua
dimensione `e indicata con d(0, 1) = 3 . Il suo diagramma peso si ottiene da quello della (1, 0)
scambiando i segni in ordinata.
(p, q) = (2, 0). Questa rappresentazione ha dimensione d(2, 0) = 6. Il suo diagramma peso `e
(p, q) = (0, 2). Rappresentazione complessa coniugata di (2, 0), d(0, 2) = 6 . Diagramma peso:
10
Lo stato con (t3 , y) = (0, 0) `e doppiamente degenere. In un generico diagramma peso vale la
seguente regola: lo strato pi`
u esterno `e non degenere, quello immediatamente pi`
u interno `e due
volte degenere e cos` via. Laumento della degenerazione si interrompe quando lo strato a cui si
arriva ha una struttura triangolare.
(p, q) = (3, 0)
11
(p, q) = (2, 1)
2.2
Negli anni 60 le particelle conosciute, gli adroni, si dividevano in due famiglie: i mesoni (di spin intero)
e i barioni (di spin semi-intero). Era stato osservato che nelle interazioni forti il numero barionico B
si conservasse (ogni barione coinvolto nel processo da un +1, ogni antibarione un 1 e i mesoni 0).
Allepoca era nota una simmetria SU (2) (spin isotopico) per le interazioni forti. I multipletti noti erano:
t = 0:
, 0 , ,
Q = t3 = 0, B = 0
Q = t3 = 0, B = 1
t = 1/2:
1
Q = t3 + , B
2
1
Q = t3 + , B
2
1
Q = t3 , B
2
1
Q = t3 , B
2
n, p
K 0, K +
K , K
, 0
=1
=0
=0
=1
t = 1:
, 0 , +
Q = t3 , B = 0
, ,
, ,
Q = t3 , B = 0
+
Q = t3 , B = 1
t = 3/2:
, 0 , + , ++
Q = t3 +
12
1
2
Fu osservato che per molti multipletti di isospin vale la relazione Q = t3 + B2 . Quelli che non rispettavano
questa regola vennero chiamati strani. La relazione venne quindi corretta da Gell-Mann e Nishijima
(1953):
Y
Q = t3 +
,
Y =B+S
(2.11)
2
dove Y `e lipercarica forte, B il numero barionico e S la stranezza. Questi numeri quantici si conservano
nei processi forti.
I multipletti di isospin possono quindi essere graficamente impilati, ottenendo alcune rappresentazioni
irriducibili di SU (3). Questa osservazione fece pensare che la simmetria SU (2) di isospin poteva essere
generalizzata ad una simmetria approssimata SU (3) di sapore. Questa `e una simmetria peggiore, in
quanto le differenze di massa allinterno dei multipletti di sapore sono pi`
u consistenti rispetto a quelle
+
tipiche dellisospin. Questa impilazione aiut`o a predirre lesistenza di un barione con J P = 23 , Y =
2, S = 3 che andava a completare il diagramma peso del decupletto barionico, ossia l (che allepoca
non era ancora noto). Fu inoltre osservato che tutte le componenti di un multipletto di U -spin hanno la
stessa carica.
2.3
U = eia Fa = eia Fa
dove Fa Fa soddisfano lalgebra di Lie: [Fa , Fb ] = ifabc Fc .
Definizione 2.1.
U e U si dicono equivalenti se esiste una matrice S invertibile tale che SU S 1 = U per ogni U SU (N ).
In termini dei generatori:
SU S 1 = Seia Fa S 1 = eia SFa S
= U = eia Fa
a
1 0
1
0 1
8 =
3 0 0
e il generatore 8 , dato da
0
0
2
questo non rispetta la condizione sugli autovalori, e quindi la rappresentazione non `e reale.
Esempio 5.
(agg)
(agg)
La rappresentazone aggiunta di SU (N ) `e reale, infatti Fa
= (Fa
) = Fa
Dimostrazione.
Per ipotesi SFa S 1 = Fa per ipotesi. Sia |i un autostato di Fa , i.e. Fa |i = |i, con R perche
Fa `e hermitiano. Allora
Fa S|i = (SFa S 1 )S|i = SFa |i = S|i
13
14
Esempio 6.
In SU (2) consideriamo due particelle di spin J1 , J2 : lo stato complessivo trasforma sotto rotazioni come
il prodotto diretto delle due rappresentazioni, i.e.
(J )
(J )
(J )
JX
1 +J2
XX
J=|J1 J2 | M
(J)
J1 J2 J
J1 J2 J
CM
CM
0 M 0 M DM M 0 (R)
1 M2 M
M0
(3.1)
Se non si `e interessati ai particolari coefficienti, il risultato si pu`o ottenere con il metodo grafico, sfruttando
ladditivit`
a di Jz .
Il metodo grafico pu`
o essere esteso a SU (3), in cui stavolta sfruttiamo ladditivit`a di y e t3 1 .
3.1
Metodo tensoriale
Definizione 3.1.
1. Un vettore controvariante q i `e un oggetto che trasforma sotto SU (N ) come
q i q 0i = Uij q j Uji q j
(3.2)
q i q 0i = Uij
q j = (U )ij q j (U )ji q j
(3.3)
0i i
(3.4)
(3.5)
(3.7)
in quanto det U = 1.
5. La traccia di un tensore su una coppia di indici `e data da
i i
i i
(3.8)
i i
Abbandoniamo adesso il caso generale e focalizziamoci su SU (3). Un tensore Tj11jqp di rango (p, q)
avr`
a in generale 3p+q componenti.
1 Non
sar`
a riportato qui perch
e i grafici sono difficili da gestire.
15
3.2
Tj11jqp ijba .
Il tensore risultante avr`
a rango (p 1, q 1).
2. Contrazione su due indici covarianti tramite il tensore completamente antisimmetrico:
i i
0d
d(p, q)
(0, 0)
(1, 0)
(0, 1)
(2, 0)
(0, 2)
(1, 1)
(3, 0)
(0, 3)
(2, 1)
1
3
3
6
6
8
10
10
15
tensore irriducibile
I
qi
qi
S ij (simmetrico)
Sij (simmetrico)
Tji (traceless)
S ijk (completamente simmetrico)
Sijk (completamente simmetrico)
Skij (simmetrico negli indici in altro e traceless)
16
3.3
Esempio 7.
Prendiamo un tensore riducibile di rango (2, 0) T ij . Possiamo decomporlo in somma di tensore irriducibili:
1
1
T ij = (T ij + T ji ) + (T ij T ij ) S ij + Aij
(3.10)
2
2
con S ij = S ji , quindi S ij 6 ed `e irriducibile. Quello che resta `e una 3 oppure una 3 ? Eseguiamo la
riduzione
q k ijk T ij = ijk (S ij + Aij ) = ijk Aij
con q k 3 . Calcoliamo adesso
ijk q k = ijk abk T ab = (ai bj bi aj )T ab = T ij T ji = 2Aij
cio`e
Aij =
1 ijk
qk
2
da cui
1
T ij = S ij + ijk q k
(3.11)
2
cio`e 3 3 = 6 3 . Notiamo che la decomposizione in parte simmetrica e antisimmetrica `e invariante
sotto SU (3).
Esempio 8.
Sia Tji 3 3 . In generale avremo 9 componenti. Per avere un tensore irriducibile manca la condizione
di traccia nulla. Allora possiamo decomporre come
1 k i
1
1
i
i
Tj = Tj Tk j + Tkk ji Tji + Tkk ji
(3.12)
3
3
3
adesso Tji `e a traccia nulla, e quindi irriducibile, cio`e Tji 8. Il resto `e proporzionale al tensore invariante
ji , quindi concludiamo che 3 3 = 8 1.
i i
i i
Vale inoltre la seguente relazione: se Tj11jqp `e un tensore irriducibile di rango (p, q) e Sj11 jqp `e un
tensore irriducibile di rango (q, p), allora le componenti di T trasformano come le componenti di S , cio`e
(p, q) = (q, p) .
17
Modello a quarks
Proposto nel 1964 da Gell-Mann e Zweig, il modello introduce delle particelle fondamentali dette quarks
che popolano la rappresentazione fondamentale di SU (3). I quarks si presentano in tre flavors: u (up), d
(down), s (strange). Le corrispondenti antiparticelle popolano la rappresentazione complessa coniugata
della fondamentale. I numeri quantici di questi tra quarks sono riassunti nella seguente tabella:
flavor
t3
Q = t3 + y/2
u
d
s
1
2
1
2
1
2
12
1
3
1
3
32
2
3
13
13
1
3
1
3
1
3
0
0
1
I mesoni e i barioni sono quindi stati legati di questi quarks: i mesoni, aventi spin intero, saranno
formati da una coppia quark-antiquark, mentre i barioni, di spin semi-intero saranno formati da tre
quark. La simmetria SU (2) di isospin coinvolge solo i quarks u, d.
Paradossi del modello a quarks
1. Non sono mai stati osservati i quarks, ne stati legati qq oppure qqq,qqqq, etc...
2. Problemi con la statistica di Fermi-Dirac: lo stato |++ , J = 3/2i = |u(1) u(2) u(3) i`=0 `e completamente simmetrico (spin, orbitale e flavor), quando in realt`a dovrebbe essere completamente
antisimmetrico (in quanto stato legato di tre fermioni identici).
Entrambi i paradossi furono risolti con la cosiddetta proposta del colore: per rendere antisimmetrico
lo stato di cui sopra fu proposto un numero quantico aggiuntivo detto appunto colore. Per ogni sapore,
si hanno tre colori:
ui = (u1 , u2 , u3 )
di = (d1 , d2 , d3 )
si = (s1 , s2 , s3 )
Usando il colore, possiamo facilmente antisimmetrizzare |++ i:
1
|++ , J = 3/2i = ijk |ui(1) , uj(2) , uk(3) i`=0
3!
(4.1)
Lintroduzione del numero quantico di colore mette in luce una nuova simmetria:
Simmetria SU (3) di colore
ui u0i = Uji uj
con Uji SU (3)C (mescola le componenti di colore). Applicando una trasformazione SU (3)C allo stato
|++ i si ottiene
ijk u0i u0j u0k = ijk Uai Ubj Uck ua ub uc = det U abc ua ub uc = abc ua ub uc
Quindi lo stato |++ i `e invariante per trasformazioni SU (3)C , in particolare, `e un singoletto di colore.
Il discorso viene esteso a tutti gli stati adronici tramite il
Postulato del confinamento: tutti gli stati adronici (e le corrispondenti osservabili fisiche) sono
singoletti di colore.
Per i mesoni, si postula che gli stati |qi q j i (a priori 9 stati di colore) siano singoletti di colore dati dalla
contrazione tra gli indici i, j:
3
1 X i
|q i q j i
|q q i i
3 i=1
18
(4.2)
Estendendo quello che abbiamo ricavato sui prodotti diretti si hanno le seguenti relazioni:
3C 3C = 1C 8C
3C 3C 3C = 1C 8C 8C 10C
(4.3)
4.1
1. Decadimento 0 . Si pu`
o mostrare che la larghezza di decadimento del processo `e
2 2 3
2 m3
NC
m
( o ) = NC2 (Q2u Q2d )
=
NC2 0.84 eV
3
2
64 F
3
64 3 F2
(4.4)
dove NC `e il numero di colori, Qu e Qd sono rispettivamente la carica del quark up e del down,
1/137 `e la costante di struttura fine, m 135 MeV, F 92 MeV `e la costante di decadimento
del 0 . Confrontando con il valore sperimentale della larghezza exp 7.48 eV, si ha perfetto
accordo per NC = 3.
2. Annichilazione e e+ adroni. Si suppone che alla base di questo processo vi sia un processo
fondamentale e e+ qq (adronizzazione) adroni. Ad alte energie si osserva che
X
(e e+ adroni)
(e e+ q if q f,i
(4.5)
f,i
sistema del centro di massa), cio`e i flavors tali che 2mf < s, e i = 1, . . . , Nc `e il numero di colori.
N.B. La carica dei quark dipende dal flavor e non dal colore:
Le.m.
=
I
Nf
X
Qf |e|
i=1
Nc
X
i i A
i=1
Quindi la corrente elettromagnetica `e invariante per SU (Nc ), in particolare `e un singoletto di colore (in accordo con il postulato del confinamento). Allora la corrente e.m. avr`a una simmetria
U (1)e.m. SU (Nc )c .
Nel limite s m2f , m2e la sezione durto differenziale, mediata sulle polarizzazioni iniziali e sommata
su quelle finali sar`
a data da
d +
2 2
(e e qfi q f,i ) '
Q (1 + cos2 )
d
4s f
(4.6)
da cui
42 2
Qf
3s
Si definisce quindi il rapporto R (o rapporto di Drell) come
(e+ e qfi q f,i ) '
R=
Nf (s)
X
(e+ e adroni)
'
N
Q2f
c
+
(e e )
(4.7)
(4.8)
f =1
9 GeV e vale 10/3 = 2 + 4/3. Tra 9 e 10 GeV si hanno altre risonanze, e poi di nuovo costanza a
11/3 = 2 + 4/3 + 1/3. Le risonanze furono spiegate con lattivazione dei canali per dei nuovi quarks
che contribuiscono alla sezione durto. Tra 3 e 4 GeV si apre il canale del quark charm (c). Il 4/3
di differenza rappresenta la carica al quadrato del c moltiplicata per il suo Nc . Si ottiene quindi
Qc = 2/3, Nc = 3, mc 1.5 GeV. Tra 9 e 10 GeV si apre il canale del quark bottom (b). Con gli
stessi ragionamenti si ottiene Qb = 1/3, mb 4.5 GeV. Laccordo tra esperimento e teoria si ha,
ad alte energie, per Nc = 3.
20
Esempio 9 (QED).
Fermioni di spin 1/2 e carica q = Q|e|. La Lagrangiana `e
1
/ m) F F = LF + LG
L = (iD
4
(5.1)
( = cost.)
A (x) A (x)
(5.2)
1
(x)
|e|
(5.3)
(5.4)
Tensore intensit`
a di campo.
Consideriamo la quantit`
a [D , D ] = [( + iQ|e|A ), ( + iQ|e|A )]. Nel caso abeliano della QED,
rimangono solo i termini misti perche A commuta con se stesso, quindi
[D , D ] = iQ|e| ([ , A ] + [A , ])
= iQ|e|( (A ) A + A (A ))
= iQ|e| (( A ) + A A + A ( A ) A )
= iQ|e|( A A ) iQ|e|F
cio`e F [D , D ].
Passiamo adesso al caso non abeliano di SU (Nc ). Abbiamo
L0 =
Nc
X
i (i/ m)i
(5.5)
i=1
= ...
Nc
(5.6)
L0 = (i/ m)
(5.7)
21
= U
(5.8)
Nc 1
X
U = exp i
a Ta
a=1
[Ta , Tb ] = ifabc Tc
1
tr[Ta Tb ] = ab
2
(5.9)
5.1
Trasporto parallelo
Definizione 5.1.
Sia Vx un vettore. Definiamo il trasporto parallelo lungo una curva Cyx come una trasformazione
W (Cyx : Vx Vy , W (Cyx ) SU (Nc ), con le seguenti propriet`a:
1. W (0) = I (dove 0 indica una curva di lunghezza nulla).
2. W (C2 C1 ) = W (C2 )W (C1 ).
3. W (C) = W (C)1
4. Sotto una trasformazione di gauge locale
(x) 0 (x) = U (x)(x)
(y) 0 (y) = U (y)(y)
si abbia W (Cyx ) W 0 (Cyx ) = U (y)W (Cyx )U (x). In questo modo, se (y) W (Cyx )(x)
allora
5.2
Campi di gauge
(5.10)
con A (x) su(Nc ) (algebra di SU (Nc )), cio`e tale che A = A e trA = 0, quindi scrivibile in termini
dei generatori
Nc2 1
X
A (x) =
Aa Ta
(5.11)
a=1
Gli Aa sono detti campi di gauge. Vediamo come trasformano gli A (x) sotto trasformazione di gauge:
W 0 (Cx+dxx ) = 1 igA0 (x)dx = U (x + dx)W (Cx+dxx )U (x)
= U (x + dx)(1 igA (x)dx )U (x)
= U (x + dx)U (x) igU (x + dx)A (x)U (x)dx
22
(5.12)
(5.13)
Definizione 5.2.
Il differenziale covariante D `e definito come
D(x) W (Cxx+dx )(x + dx) (x) = W (Cx+dxx )1 (x + dx) (x)
(5.14)
Espandendo al primordine:
D(x) = (1 + igA (x)dx )(x + dx) (x)
= (x + dx) (x) + igA (x)dx
' [ (x) + igA (x)(x)]dx
Definiamo quindi la derivata covariante
D + igA
(5.15)
/ m)
LF = (iD
(5.16)
LF adesso `e invariante per trasformazioni SU (Nc ) locali. LF pu`o essere scritta come L0 + LI , dove
/
LI = g A
(5.17)
Nella nostra descrizione manca solamente il termine di pura gauge (lanalogo a F F in QED).
Partiamo dallintroduzione di un tensore di campo per la QCD definito allo stesso modo che in QED:
[D , D ] = [( + igA ), ( + igA )]
= ig ([ , A ] + [A , ] + ig[A , A ])
= ig ( A A + ig[A , A ]) igF
cio`e
F su(Nc ), quindi F
F = A A + ig[A , A ]
PNc2 1 a
= a=1 F Ta . Allora la (5.18) diventa, in componenti,
(5.18)
a
F = F
Ta = ( Aa Aa )Ta + ig[Tb , Tc ]Ab Ac
= ( Aa Aa )Ta + igifbca T a Ab Ac
= ( Aa Aa gfabc Ab Ac )Ta
(5.19)
cio`e
a
F
= Aa Aa gfabc Ab Ac
23
(5.20)
(5.21)
Concludiamo che, nel caso non abeliano, il tensore dei campi non `e un invariante di gauge (trasforma in
particolare come la rappresentazione aggiunta di SU (Nc ).
Consideriamo adesso un percorso chiuso infinitesimo dato dal parallelogramma avente per vertici i punti
x,x + dx,x + dx + dy,x + dy. Il trasporto parallelo sul percorso chiuso `e dato da
W (Cxx ) = W (Cxx+dy )W (Cx+dyx+dx+dy )W (Cx+dx+dyx+dx )W (Cx+dxx )
Usando la formula di Baker-Campbell-Haussdorf
eA eB = e(A+B)+
2
2
[A,B]+O(3 )
(5.22)
si ottiene
W (Cxx ) = exp[igF (x)dx dy ]
(5.23)
dz
d W (C )
d
g nel campo A (x), avremmo avuto W (Cx+dxx ) = exp[i A (x)dx ], A (x) = gA (x). La derivata
A e
1
1 a
1
tr[
]
=
F
F
F F = tr[F F ]
2g 2
4g 2 a
2
(5.26)
5.3
1 a X
L = F
Fa +
f (i D mf )f
4
(5.27)
f =1
c
1 a X X
L = F
Fa +
f,i (i (D )ij mf ij )f,j
4
i=1
(5.28)
f =1
con (D )ij = ij + ig(A )ij = ij + igAa (Ta )ij . Nel caso fisico Nc = 3, abbiamo otto campi di
gauge Aa che nel formalismo quantistico prendono il nome di gluoni (lanalogo dei fotoni per la QED).
Nel caso della Cromodinamica, la Lagrangiana di pura gauge contiene termini cubici e quartici in A
che danno origine ad equazioni del moto non lineari. Notiamo che un altro termine di gauge possibile
poteva essere tr[F F ], ma `e stato scartato in quanto non conserva la parit`a.
Equazioni del moto.
Le equazioni di Eulero-Lagrange assumono la forma
(i D mf )f = 0
(5.29)
(D(agg) F )a
gJa
(5.30)
f Ta f
(5.31)
Nf
X
f =1
(agg)
e D
(agg)
D F
D(agg) F
(agg)
(D F )a Ta ,
= F
)ac = ac gfabc Ab
(5.32)
+ ig[A , F ] = [D , F ] = gJ
(5.33)
Le correnti Ja non sono conservate in quanto le derivate covarianti non commutano. Riscriviamo allora
lequazione come
Fa = g(Ja + fabc Ab Fc ) gJ a
(5.34)
conservate le J a .
Identit`
a di Bianchi.
Dallidentit`
a di Jacobi per le derivate covarianti
[D , [D , D ]] + [D , [D , D ]] + [D , [D , D ]] = 0
(5.35)
unitamente alla definizione del tensore intensit`a di campo, [D , D ] = F si ottiene lidentit`a di Bianchi
[D , F ] = 0
che rappresenta lanalogo delle equazioni di Maxwell omogenee in elettromagnetismo.
25
(5.36)
[Pa , Pb ] = 0. Per una teoria di campo Qa Qm (x) e [Qn (x), Pm (x )] = nm (xx ). Indicheremo con
lindice a indistintamente linsieme degli indici discreti e continui. Gli operatori avranno i loro autostati
ed autovalori:
a |qi = qa |qi,
Q
Pa |pi = pa |pi
(6.1)
e valgono le relazioni di ortonormalit`
a
Y
hq 0 |qi =
(qa0 qa ) (q 0 q)
(6.2)
(p0a pa ) (p0 p)
(6.3)
hp0 |pi =
e di completezza
1=
Z Y
dqa |qihq| =
Z Y
dpa |pihp|
(6.4)
Inoltre
hq|pi =
Y
a
1
eiqa pa
2
(6.5)
a (t) = eiHt
Q
Qa e
Pa (t) = e
iHt
Pa e
(6.6)
iHt
(6.7)
Hamiltoniana del sistema (indipendente dal tempo). Notiamo che se |qi `e autostato di Q
a con
con H
iHt
autovalore qa , allora lo stato |q; ti = e |qi `e autostato di Qa (t) con lo stesso autovalore (stessa cosa
per Pa ), infatti
iHt
iHt
a (t)|q; ti = eiHt
Q
Qa e
e |qi = eiHt qa |qi = qa |q; ti
A istante fissato valgono sempre la relazione di ortonormalit`a e completezza:
hq 0 ; t|q; ti = (q 0 q)
hp0 ; t|p; ti = (p0 p)
Z Y
Z Y
1=
dqa |q; tihq; t| =
dpa |p; tihp; t|
a
hq; t|p; ti =
Y
a
1
eiqa pa
2
Siamo interessati a calcolare lampiezza di transizione da uno stato |qi al tempo t ad uno stato |q 0 i al
tempo t0 , cio`e
0
hq 0 |eiH(t t) |qi = hq 0 ; t0 |q; ti
(6.8)
hq 0 ; |eiHd |q; i
iH
H(
Q,
P ) = eiH
Q(
), P ( ), Hamiltoniana in funzione degli operatori di
con H
H(Q, P )e
= H(
sono a sinistra dei P (sostituendo
Heisenberg. Fissiamo come ordinamento standard quello in cui i Q
26
0
iHd
hq ; |e
|q; i =
dpa hq 0 ; |eiH(Q( ),P ( ))d |p; ihp; |q; i
a
Z Y
Z Y
dpa
2
"
#
0
exp iH(q , p )d + i
(qa0
qa )pa
(6.9)
Lespressione per una transizione finita si ottiene componendo transizioni infinitesime. Sia [t, t0 ] lintervallo finito di interesse, che dividiamo in N + 1 intervalli infinitesimi di ampiezza dt = (t0 t)/(N + 1)
ed estremi 0 = t, 1 = 0 + dt, . . . , N , N +1 = t0 . Allora
Z Y
Y
0 0
hq ; t |q; ti =
dq1,a
dqN,a hq 0 ; t0 |qN , N ihqN ; N |qN 1 ; N 1 i . . . hq2 ; 2 |q1 ; 1 ihq1 ; 1 |q; ti
a
Z Y
N Y
dqk,a
k=1 a
N Y
Y
dpk,a
2
k=0 a
(
exp i
N
+1
X
"
#)
X
(qk,a qk1,a )pk1,a H(qk , pk1 )d
a
k=1
con q0 = q, qN +1 = q 0 . Possiamo riscrivere tutto in termini di una funzione di che interpola tutti gli
N + 1 intervalli. Per N , gli integrali in dqk,a rappresentano lintegrale su tutti i possibili cammini
da q a q 0 con q, q 0 che rimangono fissati. Introduciamo quindi le funzioni interpolanti qa (k ) qk,a e
pa (k ) pk1,a . Lesponente dellespressione precedente diventa, al primo ordine in d ,
"
# N +1 "
#
N
+1 X
X
X X
(qk,a qk1,a )pk1,a H(qk , pk )d =
qa (k )pa (k ) H(q(k ), p(k ) d
a
k=1
k=1
0
qa (t0 )=qa
hq ; t |q; ti =
qa (t)=qa
Y
,a
dqa ( )
Y dpb ( )
,b
( Z
exp i
t
t0
"
d
#)
X
qa ( )pa ( ) H(q( ), p( ))
(6.10)
(6.11)
A (tA ), Q
B (tB ), . . .. La relazione pu`o essere
dove qA (tA ), qB (tB ), . . . sono gli autovalori degli operatori Q
letta pure allinverso: in questo caso, i valori dei tA , tB , . . . ci dicono di quale prodotto di operatori Q(t)
`e lelemento di matrice. In generale, possiamo pertanto scrivere
( Z 0
"
#)
Z qa (t0 )=qa0 Y
t
X
Y dpb ( )
dqa ( )
(qA (tA )qB (tB ) ) exp i
d
qa ( )p( ) H(q( ), p( ))
2
qa (t)=qa
t
a
a
,b
A (tA )Q
B (tB ) ]|q; ti
= hq ; t |T [Q
0
(6.12)
dove T `e il prodotto T-ordinato bosonico. Vogliamo capire adesso in quali casi possiamo passare dal
formalismo Hamiltoniano a quello Lagrangiano (che `e covariante). In generale, le q e le p che compaiono
27
non sono legate dalle equazioni canoniche e di conseguenza lesponente non `e la Lagrangiana.
Integrali multipli Gaussiani.
Consideriamo lintegrale
I=
Z Y
dr eQ()
[d]eQ()
(6.13)
1
1 t
BC)
2 ( BA
1 t
[d]e
21 t A
e 2 ( BA
= q
det
BC)
A
2
Il risultato si pu`
o scrivere come
I=q
1
det
Q()
A
2
e
H(q( ), p( ))
qa ( ) =
pa ( )
pa =p
(6.14)
a
(6.15)
A
A
B
B
0 0
A (tA )Q
B (tB ) ]|q; ti =
exp i
d L(q( ), q(
))
hq ; t |T [Q
dqa ( ) p
det(2A[q])
t
qa (t)=qa
,a
(6.16)
6.1
,x,m
28
1
det(2A[q])
( Z
exp i
t
t0
)
L[q( ), q(
)]d
dove con xi abbiamo indicato le coordinate spazio-temporali. Se A non dipende da q (come nel caso
fisico), il determinante esce dallintegrale sotto forma di costante di normalizzazione N :
( Z 0
)
0
Z qm (x,t0 )=qm
(x) Y
t
=N
dqm (x, )qA (xA )qB (xB ) exp i
d L[q( ), q(
)]
qm (x,t)=qm (x)
,x,m
Da questa espressione vogliamo quindi estrarre la funzione di Green, ossia il valor medio del prodotto
T-ordinato sullo stato di vuoto. Per far questo, consideriamo la variabile temporale come complessa:
lintegrale sullasse reale andr`
a da T a T (con T che andr`a a infinito). Ruotiamo quindi lasse reale di
0+ in senso orario. Allora
t T T ei ' T (1 i)
t0 T T ei ' T (1 i)
|q, T ei i =
|nihn|eiHT (1i) |qi =
|nieiEn T (1i) hn|qi
n
hq 0 ; T ei | =
(6.17)
X
hq 0 |nieiEn T (1i) hn|
(6.18)
Per T , lesponenziale ha una parte reale descrescente: il termine dominante risulta essere quello
ad energia pi`
u bassa, cio`e lo stato di vuoto |i
|q; T ei i |ieiE T (1i) h|qi
hq 0 ; T ei | hq 0 |ieiE T (1i) h|
(questo discorso vale solo nel caso in cui il livello energetico del vuoto `e separato nettamente dal livello
successivo)
Sostituendo nellespressione dellintegrale funzionale vediamo che compare la funzione di Green:
A (xA ) }|q; T ei i e2iT E ei hq 0 |ih|qi h|T {Q
A (xA ) }|i
hq 0 ; T ei |T {Q
{z
}
|
funzione di Green
(6.19)
i
hq 0 |ih|qi
Formula di Feynman-Kac
(6.20)
Facendo il rapporto tra la (6.19) e la (6.20), i fattori moltiplicativi si elidono. La funzione di Green sar`
a
pertanto data da
0
i
i
)q
(x
)q
(x
)
exp
i
d
L[q(
),
q(
)]
m
A
A
B
B
,m,x
ei
n R i
o
=
RQ
e
)]
,m,x dqm (x, ) exp i ei d L[q( ), q(
(6.21)
0
con condizioni al contorno qm (x, t) = qm (x), qm (x, t0 ) = qm
(x). Queste sono del tutto arbitrarie (purche
0
`
hq |i, h|qi =
6 0). E conveniente fissare condizioni al contorno periodiche, i.e. q 0 = q e integrare su tutte
le q. In tal caso otterremo
Z Y
dqm (x)h|qihq|i = h|i = 1
m,x
29
con [dq] =
x,m,
n R i
o
e
[dq]qA (xA ) exp i ei d L[q( ), q(
)]
o
n R i
R
e
)]
[dq] exp i ei d L[q( ), q(
d3 x L(q(x, ), q(x, ))
(6.22)
dove L `e la densit`
a di Lagrangiana. In notazione compatta si ha, in conclusione,
A (xA ) }|i =
h|T {Q
R
[dq](qA (xA ) ) exp i d4 x L(x)
R
R
[dq] exp i d4 x L(x)
(6.23)
= [d] exp i d4 xV i
exp i d4 x(L0 (x) + (x)J(x))
J(x)
Z
Z
Z
= exp i d4 xV i
[d] exp i d4 x(L0 (x) + (x)J(x))
J(x)
Z
= exp i d4 x V i
Z0 [J]
J(x)
Z
N
X
(i)N
4
=
d x V i
Z0 [J]
N!
J(x)
Z
Z[J] =
(6.28)
N =0
da questa relazione ricaviamo la Z[J] a qualunque ordine k e, di conseguenza, la funzione di Green allordine k. Il calcolo di Z0 [J] si riesce a fare analiticamente in quanto la teoria libera `e quadratica nel campo.
30
Calcolo di Z0 [J].
Integriamo lesponente in Z0 [J] per parti ed introduciamo una variabile y tramite una delta:
Z
Z
1 2 2
1
4
Z0 [J] = [d] exp i d x m (x) + (x)J(x)
2
2
Z
Z
Z
Z
i
4
4
(4)
2
4
= [d] exp
d x d y(x) (x y)(y + m )(y) + i d x (x)J(x)
2
Usando gli integrali gaussiani sulla forma quadratica K(x, y) = (4) (x y)(y + m2 ) troviamo
Z
Z
i
d4 x d4 y J(x)K 1 (x, y)J(y)
= Z0 [0] exp
2
Calcolo di K 1 (x, y).
Nel continuo, linversa `e definita da
Z
(6.29)
(6.30)
(6.31)
(6.32)
(6.33)
(6.34)
(6.35)
da cui otteniamo
1
(6.36)
k 2 + m2
Ricordando per`
o adesso che lasse temporale `e ancora ruotato nel piano complesso, abbiamo la cosiddetta
prescrizione i: x0 x00 = ei x0 , valida per le componenti temporali di tutti i quadrivettori.
x (x0 , x) x0 = (x00 , m) = (ei x0 , x). Ritornando indietro, dobbiamo scrivere tutto in termini
delle quantit`
a primate:
Z
d4 z 0 K(x0 , z 0 )K 1 (z 0 , y 0 ) = (4) (x0 y 0 )
(6.37)
1 (k) = 1
(k 2 + m2 )K
1 (k) =
K
Essendo (x00 y 00 ) = ei (x0 y 0 ), si ha (4) (x0 y 0 ) = ei (4) (x y). Passando in trasformata,
00
00
(x y ) = e
i
dk 0 ik0 (x0 y0 )
e
2
ei
ei
1
k 02 + m2
k 2
31
1
+ m2 + i
(6.38)
da cui
K 1 (x, y) =
1
d4 k
eik(xy)
4
2
(2) k + m2 + i
(6.39)
Adesso abbiamo lespressione di Z0 [J] e, eseguendo le derivate funzionali, possiamo calcolare la funzione
di Green a due punti:
Z
Z
Z0 [J]
i
i
4
1
4
1
d y K (x1 , y)J(y) +
d x J(x)K (x, x1 )
= Z0 [J]
J(x1 )
2
2
i 1
2 Z0 [J]
i 1
= Z0 [0]
K (x1 , x2 ) + K (x2 , x1 )
J(x1 )J(x2 ) J=0
2
2
Usando la simmetria di K 1 nei suoi argomenti si ottiene infine
G2 (x1 , x2 ) = iK
Z
(x1 x2 ) =
i
d4 k
eik(x1 x2 )
(2)4 k 2 m2 + i
(6.40)
6.2
Per estendere il formalismo dellintegrale funzionale ai campi fermionici, useremo una formulazione ad
hoc, sostituendo lintegrazione su c-numeri commutanti (nel caso bosonico) con lintegrazione su variabili
di Grassmann, cio`e c-numeri che anticommutano.
Consideriamo un certo numero di variabili di Grassmann 1 , . . . , N , con {i , j } = 0 i, j. In particolare,
seguir`
a che i2 = 0 i. Prendiamo adesso una funzione di queste variabili f (). Se la sviluppiamo in
serie, il numero di termini rimane finito in quanto i2 = 0:
X
X
f () = f0 +
fi i +
fij i j + + f12N N 2 1
(6.41)
i
i6=j
di f ()
i=1
2.
di i = 1
di f () = f12N
(6.42)
i=1
Nota.
Sia (1 , . . . , N ) un set di variabili di Grassman costanti (i.e. su cui non integriamo), allora
Z Y
N
di f ( + ) =
i=1
Z Y
N
di f ()
i=1
(6.43)
Consideriamo adesso 2N variabili di Grassmann 1 , . . . , N , 1 , . . . , N e calcoliamo
Z Y
N
N
X
i Aij j
I[A]
d ` d` exp
(6.44)
i,j=1
`=1
Sviluppiamo lesponenziale: possiamo trasformare lesponenziale della somma nel prodotto degli esponenziali in quanto il prodotto di due variabili anticommutanti `e di tipo commutante e commuta con tutte
le altre. Nello sviluppo, i termini di ordine successivo al secondo sono tutti nulli. Si ha pertanto
N
N
N
X
Y
Y
X
X
1 i
exp
i Aij j =
exp i
Aij j =
Aij j
i,j=1
i=1
j
i=1
j
X
X
= 1 1
(6.45)
A1j1 j1 1 N
AN jN jN
j1
jN
Notiamo che integrando sulle variabili di Grassmann, lunico termine che sopravvive `e quello dato dal
prodotto dei secondi addendi in ogni parentesi (in quanto contiene tutte le variabili di Grassmann una
sola volta).
X
=
j1 1 j2 2 jN N A1j1 A2j2 AN jN
j1 ,...,jN
= (1 1 N N )
j1 jN A1j1 AN jN
j1 jN
= (N N 1 1 ) det A
e di conseguenza
I[A] =
Z Y
N
`=1
d ` d` exp
N
X
i Aij j
= det A
(6.46)
i,j=1
Z
N
X
X
Z[, ] = [dd] exp
i Aij j +
( i i + i i )
(6.47)
i,j=1
33
i =
0
i
k (A1 )ki
(6.48)
k
0
cio`e = 0 + A1 e = + t A1 , ottenendo
Z[, ] = det A exp
i (A1 )ij j
(6.49)
i,j
0
se (...) non contiene i
(...) =
i
(i R) = R
dopo aver spostato i a sinistra con le regole di anticommutazione
i
(6.50)
2. Derivata destra.
(...)
=
i
(Li )
= L dopo aver spostato i a destra con le regole di anticommutazione
i
(6.51)
Esempio 11.
X
Y
exp
(1 + j j ) =
(1 + i i ) (1 + j j )
j j =
i
i j
i
j
j6=i
Y
Y
= i (1 + j j ) = (1 + i i ) (1 + j j )
j6=i
j6=i
= i exp
j j
X
X
exp
j j
= i exp
j j
i
j
j
Definizione 6.2.
Definiamo la funzione di correlazione di 2` variabili di Grassmann come
P
R
[dd]i1 i` j1 j` exp i,j i Aij j
P
hi1 i` j1 j` i =
R
[dd] exp i,j i Aij j
La funzione di correlazione pu`
o essere scritta in termini del funzionale generatore come
!
Z[, ]
hi1 i` j1 j` i =
Z[, ] i1
i`
j1
j`
==0
34
(6.52)
(6.53)
P
=
Z[, ]
hi j i = R
Z[,
]
j
i
[dd] exp k,l k Akl l
=
con
X
Z[, ] = det A exp
k (A1 )kl l
k,l
Z[, ] = det A
(A1 )il l
(A1 )kl l
1 + k
i
l
Quindi hi j i = (A
k6=i
Z[, ]
i
j
)ij .
(6.54)
(6.55)
Dunque possiamo indentificare A = iK. Allora per il calcolo della funzione di correlazione ci serve K 1 .
Calcolo di K 1 .
K `e definita da
1
1
d4 z K (x, z)K
(z, y) = (4) (x y)
(6.56)
cio`e
Z
1
1
d4 z (4) (x z)(i z m) K
(z, y) = (i x m) K
(x, y) = (4) (x y)
Passando in trasformata
1
K
(x, y)
Z
=
(6.57)
d4 p 1
K (p)eip(xy)
(2)4
otteniamo
( p m) =
e quindi
1 (p) =
K
1
p
/m
=
p
/+m
p2 m2
(6.58)
da cui
Z
h (x) (y)i =
d4 p
(2)4
p
/+m
2
p m2 + i
i
p
m
+ i
/
(6.59)
Questo ragionamento vale per qualsiasi Lagrangiana quadratica nei campi fermionici.
35
(6.60)
6.3
Nel quantizzare una teoria di gauge sorgono alcuni problemi nella definizione del propagatore. Prendiamo
ad esempio la QED e concentriamoci sul termine di pura gauge
1
LG = F F
4
A , allora
1. Problema con la quantizzazione canonica. Se identifichiamo Q
LG
P
= F0
A
e dovrebbero valere le regole di commutazione canonica
[A (x, t), (y, t)] = i (3) (x y)
Ma 0 = F00 = 0 e quindi le regole non possono essere soddisfatte. Questo segue dal fatto che
questo sistema ha dei vincoli, occorre fissare quindi la gauge.
2. Problemi nel definire il propagatore fotonico. Scriviamo lazione di gauge
Z
Z
1
4
d4 x F F
SG [A] = d x LG [A] =
4
Z
1
=
d4 x[ A A A A ]
2
Z
1
d4 x A (x)[g ]A (x)
=
2
Adesso loperatore g `e singolare, quindi non pu`o essere invertito per ricavare il propagatore. La non invertibilit`
a emerge dallesistenza dei cosiddetti modi zero: infatti loperatore
applicato ad un quadrigradiente fa zero
(g ) = 0
Lesistenza di un kernel non banale si interpreta come la presenza di una ridondanza nella nostra
descrizione mediante lintegrale funzionale, che si risolve con il metodo di Faddeev-Popov.
6.4
Metodo di Faddeev-Popov
Lidea che sta alla base del cosiddetto metodo di Faddeev-Popov `e che nellintegrale
Z
Z
1
iSG [A]
4
Z = [dA] e
SG [A] = d x F F
4
lintegrazione `e estesa anche a tutte le trasformate di gauge di A , che dal punto di vista fisico sono equivalenti, e quindi fattivamente abbiamo una ridondanza. Nel caso non abeliano, una generica
trasformazione di gauge `e data da
i
)
A A(U
U A U + ( U )U
(6.61)
Al variare di U , questa relazione definisce unorbita di gauge. Per ovviare alla ridondanza, `e sufficiente
integrare considerando un solo rappresentante per ogni orbita di gauge (ossia per ogni classe di equivalenza), cio`e fissare la gauge. Il gauge fixing si esprime mediante la relazione G Aa = B a , dove i B a sono
quantit`
a arbitrarie e G `e un operatore. Ad esempio, G = (gauge di Lorenz), G = (0, ) (gauge
di Coulomb), G = n (gauge assiale), G = (1, 0) (gauge temporale).
Primo trucco di Faddeev-Popov.
Definiamo
G [A] R
1
[dU ]
36
(U )
G A
(6.62)
dove
(G A B)
Y
),a
a
G A(U
(x)
B
(x)
(6.63)
a,x
e
[dU ]
dU (x)
(6.64)
dU = dU U0
e la misura invariante sinistra
Z
Z
dU f (U0 U ) = dU f (U )
dU = dU0 U
con J( 0) = cost 6= 0.
Esempio 13.
Nel caso di SU (2) si ha
dU = K
sin2 (||/2) 1 2 3
d d d
||2
con = (1 , 2 , 3 ).
Il primo trucco di Faddeev-Popov consiste nellinserire nella funzione di partizione 1 scritto come
Z
)
1 = G [A] [dU ] G A(U
B
quindi
Z
Z=
Z
[dA]
)
iSG [A]
[dU ] G A(U
B G [A]e
(6.66)
Se adesso eseguiamo una trasformazione di gauge, sicuramente lazione sar`a invariante (lo `e per costruzione), SG [A(U ) ] = SG [A]. Facciamo vedere che G [A(U ) ] = G [A]. Si ha
G [A(U ) ] = R
1
[dU 0 ]
(U )
G (A )(U 0 )
)
A(U
i
)
A A(U
= U A U + ( U )U
g
(U 0 )
i
)
) 0
0
0
A(U
= U 0 A(U
U + ( U )U
g
i
= U 0 U A U U 0 + ( (U 0 U ))U 0 U
g
= A(U
U)
37
da cui
G [A] = R
1
[dU 0 ]
(U 0 U )
G A
=R
1
[dU 0 U ]
(U 0 U )
G A
= G [A]
),a
A(U
(x) = Dab
La costante (costante in A ) `e una traslazione del campo di gauge, e quindi ai fini della misura non
contribuisce. La matrice D `e una rotazione dei campi, quindi una matrice unitaria con Jacobiano unitario
che non cambia la misura. Concludiamo quindi che la misura [dA] `e invariante di gauge.
Adesso scriviamo
Z
Z
)
iSG [A]
Z = [dU ] [dA]G [A] G A(U
(6.67)
B e
(U 0 )
B
eiSG [A ]
Z
Z
U 0)
= [dU ] [dA]G [A] G A(U
B
eiSG [A]
in cui abbiamo usato linvarianza di gauge. Questa espressione vale per U 0 arbitraria. Scegliamo in
particolare U 0 = U , ottenendo
Z
Z
Z = [dU ] [dA]G [A] (G A B) eiSG [A]
(6.68)
Lintegrale interno adesso non dipende pi`
u da U . Definiamo
Z
Z [dA]G [A] (G A B) eiSG [A]
(6.69)
1
[dU ]
(U )
G A
=R
[J()
da ]
1
(U ())
G A
det MG
det MG
=Q
J[]
x J((x))
con
(MG (x, y))ab
(6.70)
(U ()),a
G A
(x)
=
b (y)
(6.71)
(U ((x)))
=B(x)
G A
A questo punto
Z
Z=
(U ()),a
A
(x)
[dA]
det
b (y)
J[]
(G A B) eiSG [A]
(U ())
G A
38
=B
U ()
(U ()),a
G A
(x)
=
b (y)
(6.73)
=0
1 ab
x + gfabc x Ac (x) (4) (x y)
g
Lespressione (6.72) per Z `e indipendente da B, quindi abbiamo due scelte: o porre direttamente B = 0,
oppure scrivere
Z
Z
i
1
[dB] exp
d4 x(B a (x))2 Z
Z=
N
2
Z
Z
1
i
=
[dA] det MG exp iSG [A]
d4 x (G A (x))2
N
2
Z
Z
1
=
[dA] det MG exp i d4 x (LG + LGF )
(6.74)
N
1
interpretando quindi il termine LGF = 2
(G A (x))2 come un termine lagrangiano aggiuntivo, detto
termine di gauge fixing. Il parametro `e reale, e le quantit`a gauge-invarianti non vi dipendono.
Nelle gauge pi`
u comunemente usate, la matrice di Faddeev-Popov `e data da
G = (0, )
G =
(Coulomb)
(Lorenz)
G = n , n2 < 0
G = (1, 0)
(assiale)
(temporale)
1
(ab 2x + gfabc x Ac (x)) (4) (x y)
g
1
(ab x + gfabc x Ac (x)) (4) (x y)
g
1
(ab n x + gfabc n Ac (c)) (4) (x y)
g
1
(ab x0 + gfabc Ac0 (x)) (4) (x y)
g
Nel caso abeliano i termini in fabc sono nulli, quindi risulta che det MG `e una costante dal punto di vista
dellintegrale funzionale (i.e. non dipende dal campo di gauge A ) e quindi diventa semplicemente una
costante moltiplicativa.
Notiamo inoltre che in gauge assiale e temporale, la presenza nellintegrale di (G A ) fa s` che siano
nulli rispettivamente n Ac (x) oppure Ac0 (x) e pertanto anche in questi due casi non abeliani il determinante non dipende dal campo di gauge.
Secondo trucco di Faddeev-Popov
Consiste nel trasformare det MG in un ulteriore termine lagrangiano che si aggiunge a LG e LGF .
Mettiamoci in gauge di Lorenz e scriviamo
1
(MG (x, y))ab = (ab x + gfabc x Ac (x)) (4) (x y)
g
1
= x (ab x + gfabc Ac (x)) (4) (x y)
g
1
x D(agg)
(4) (x y)
g
ab
39
(6.75)
(6.76)
cio`e
Z
cost det MG =
Z
[dcdc] exp i d4 xca (x)( ) D(agg)
ab
Z
cb (x) = [dcdc] exp {iLF P }
(6.77)
cb (x)
(6.78)
dove
LF P = ca (x)( ) D(agg)
ab
`e la Lagrangiana di Faddeev-Popov. Questa `e equivalente, una volta integrata per parti nellazione, alla
Lagrangiana
L0F P = ca (x) D(agg)
cb (x)
(6.79)
ab
Le quantit`
a ca , ca sono variabili di Grassmann che per`o descrivono campi scalari, cio`e dal punto di vista
del gruppo di Lorentz hanno spin zero. Se corrispondessero a particelle reali, queste costituirebbero una
violazione del teorema spin-statistica, in quanto avremmo fermioni di spin intero. In realt`a i campi ca , ca
non corrispondono a particelle reali e pertanto sono chiamati campi ghost.
A questo punto possiamo costruire lansatz di Faddeev-Popov per la funzione di partizione della QCD:
(F P )
ZQCD
Z
=
Z
(F P )
4
[dA][dd][dcdc] exp i d xLQCD
(6.80)
con
(F P )
LQCD = LG + LF + LGF + LF P
40
(6.81)
7.1
Propagatori
(i
m
)
=
f,i (i/ mf )f,i
f
f
f
0
(7.1)
(7.2)
f =1 i=1
i=1
P
LF
= ca ()ca
0
P
L0F
= ca ca
0
(7.3)
k k
iab g (1 ) 2
k + i
k 2 + i
(7.4)
dove gli indici latini si riferiscono al colore e quelli greci sono indici di Lorentz.
2. Propagatore dei quarks.
ij
i
p
/ mf + i
"
= ij
i(p
/ + mf )
2
p m2f + i
#
(7.5)
in cui gli indici latini si riferiscono al colore e quelli greci sono indici di Dirac. Il propagatore `e
inteso per flavor fissato.
41
ab
i
k 2 + i
(7.6)
7.2
Termini di interazione
La Lagrangiana di interazione L1 `e somma di quattro termini, L1 = L1F + L3A + L4A + LccA , quindi
avremo quattro diversi vertici di interazione.
1. L1F
L1F =
Nf
X
(f )
(f )
L1F = g f T a f Aa
L1F ,
f =1
Linterazione `e diagonale nel flavor, che quindi si conserva nei vari processi. Il vertice di interazione
(f )
associato a L1F `e dato da
g
fabc ( Ac Ac )Ab Ac = gfabc ( Aa )Ab Ac
2
42
(7.7)
p
q
(7.8)
1
L4A = g 2 fabe fcde Aa Ab Ac Ad
4
d
b
a
c
ig 2 Wabcd
(7.9)
4. LccA
LccA = ca ( )(gfabc Ac cb )
cio`e
L0ccA = gfabc ca cb Ac
vertex = gfabc p
43
(7.10)
Il problema che sta alla base della rinormalizzazione `e che quando si vanno a calcolare diagrammi
contenenti un certo di numero di loop, questi danno luogo a divergenze. Per esempio il diagramma
diverge quadraticamente (detta divergenza ultravioletta (UV)). Per ovviare a queste divergenze, si
regolarizza la teoria imponendo un cutoff, ossia si integra fino ad un impulso finito (detto cutoff
infrarosso). A questo punto, le varie quantit`a A , f , ca , g, m, che compaiono nella Lagrangiana vanno
intese come quantit`
a nude che dipendono dal cutoff, quindi non sono quantit`a osservabili. La dipendenza
dal cutoff viene scelta in modo tale da eliminare le divergenze. A questo punto si riscalano le quantit`
a
con delle costanti di rinormalizzazione da determinare, ottenendo i campi rinormalizzati (suffisso R):
1/2
Aa = Z3 AaR, ,
1/2
= Z2 R ,
1/2
ca = Z3 cR,a
(8.1)
e i parametri rinormalizzati
g = Zg gR ,
m = Zm mR ,
= Z3 R
(8.2)
va in LCT
Questo ragionamento va esteso per tutti i termini della Lagrangiana. Si trova infine, che la parte dei
controtermini `e costituita da sette termini:
1
LCT = (Z3 1)( AaR, AaR, )( AR,a AR,a )
4
Nf
X
+
R,f [i(Z2 1)/ (Z2 Zm 1)mR,f ]R,f
f =1
Nf
X
1/2
(Zg Z2 Z3
f =1
0
3/2
(8.3)
i(Z3 1)ab (k k k 2 g )
PNf
f =1
(8.4)
i[(Z2 1)p
/ (Z2 Zm 1)mR,f ]ij
(8.5)
i(Z3 1)ab k 2
gR
PNf
1/2
f =1 (Zg Z2 Z3
45
(8.6)
gR (Zg Z3
1/2
Z1F Zg Z2 Z3
(8.7)
3/2
Z3A Zg Z3
(8.8)
2
41 gR
(Zg2 Z32 1)fabe fcde AaR, AbR, AR,c AR,d
46
(8.9)
1/2
ZCCA = Zg Z3 Z3
gR (ZCCA 1)fabc p ,
(8.10)
Usiamo quindi questi nuovi vertici per fare teoria delle perturbazioni.
8.1
Regolarizzazione
1
d4 k
4
2
(2) k + a2
divergono nella regione ultravioletta e che la divergenza poteva essere eliminata imponendo un cutoff
UV, cio`e
Z
d4 k
1
O(2 )
4
2
2
|k|= (2) k + a
La regolarizzazione tramite cutoff UV `e quella pi`
u intuitiva, per`o linserimento del cutoff ha come controindicazione la perdita sia dellinvarianza di Lorentz che di gauge.
Allora la regolarizzazione viene fatta seguendo un altro schema, proposto da t Hooft.
Regolarizzazione dimensionale.
Se consideriamo lintegrale sopra in D dimensioni,
Z
1
dD k
(2)D k 2 + a2
questo pu`
o essere resto convergente per un opportuno numero D di dimensioni. Lidea `e quindi di
regolarizzare cambiando il numerod in dimensioni dello spazio-tempo:
g = (+, , , )
g = (+, , . . . , )
| {z }
D1
p = (p0 , p1 , p2 , p3 )
= g g = 4
R d4 k
[
(2)4
p = (p0 , p1 , . . . , pD1 )
= g g = D
R dD k
[ ]
(2)D
47
(8.11)
(8.12)
Una volta regolarizzata la teoria, dovremo tornare indietro a D = 4 tramite la continuazione analitica
degli integrali, in quanto per D 4 le funzioni avranno dei poli del tipo 1/, con = (4 D)/2.
Tecniche fondamentali.
1. Parametrizzazione di Feynman. Se A, B sono due propagatori, valgono le seguenti identit`a:
Z 1
1
dx
(8.13)
=
2
AB
0 [xA + (1 x)B]
Z 1
1x
1
=
dx
(8.14)
2
3
AB
0 [xA + (1 x)B]
2. Rotazione di Wick. Invece di integrare sullasse reale (per le componenti temporali), integriamo
D
D
sullasse immaginario, cio`e k 0 ikE
, con kE
R (il suffisso E indica euclideo). Lelemento di
D
D
volume d k diventa id kE e
D1 D
D
1
2
)
kE = (kE
, kE
, . . . , kE
, kE ) = (k 1 , . . . , k D1 , kE
{z
}
|
kE =k
D 2
2
2
con k 2 = (k 0 )2 k2 (k2E + (kE
) ) = kE
, dove kE
indica il quadrato con metrica euclidea.
a C, < a > 0
4. Poli per D 4.
(a) Per 0+ ,
1
+ O()
con 0.577 costante di Eulero-Mascheroni.
() '
(b) Per z n, n N,
(z) '
(1)n 1
n! z + n
(8.15)
(8.16)
Note.
1. Matrici in D dimensioni.
Le matrici in D dimensioni soddisfano la stessa algebra di Clifford e hanno la stessa normalizzazione del caso quadridimensionale,
{ , } = 2g
(8.17)
tr[ ] = 4g
48
D2
2
D1
2
Per ricavare quindi le dimensioni di g basta considerare un vertice, per esempio L1F gA, da
cui
D1
4D
D2
+2
=
dim[
g] =
=
dim[L1F ] = D = dim[
g] +
2
2
2
La costante di accoppiamento rinormalizzata ha le stesse dimensioni di g in D dimensioni,
dim[
gR ] =
4D
=
2
(8.18)
(8.19)
Notiamo che la presenza del termine in compensa il polo della funzione in 1/.
8.2
Definizione 8.1.
Un diagramma proprio (o one-particle irreducible, 1PI) `e un diagramma di Feynman troncato (senza
propagatori esterni), connesso e irriducibile (i.e. se si taglia un propagatore interno non `e possibile
separare il diagramma in due diagrammi distinti).
I diagrammi 1PI costituiscono un sottoinsieme fondamentale dei diagrammi di Feynman, con cui `e
possibile ottenere tutti gli altri, quindi possiamo ridurci a studiare questo tipo di diagrammi. Le funzioni
proprie che presentano divergenze in QCD sono di sette tipi e sono quelli aventi come gambe esterne
quelle dei vertici di interazione.
49
Dove il blob del diagramma a sinistra indica linsieme di tutti i diagrammi 1PI che contribuiscono.
La funzione propria ab
e data da
R, (k) dei diagrammi 1PI a due linee gluoniche esterne `
2
2
iab
R, (k) = ab (k k k g )R (k )
2
4
1
13
1
gR
2
R (k ) =
TR Nf CG
R
+ (Z3 1) + termini finiti
2
(4) 3
2
3
(8.20)
(8.21)
50
3 R
4
1
4
+ O(gR
)
(8.24)
p
=
da cui si ottiene
(MS)
Z2
(MS)
Zm
2
1
gR
4
CF R + O(gR
)
(4)2
1
g2
4
= 1 R 2 3CF + O(gR
)
(4)
=1
(8.25)
(8.26)
con
(MS)
Z3A
=1
2
17 3R
4
1
gR
4
C
+
+
T
N
+ O(gR
)
G
R
f
2
(4)
2
4
3
51
(8.27)
5. Vertice CCA
con
(MS)
ZCCA = 1
2
R 1
gR
4
CG
+ O(gR
)
2
(4)
2
(8.28)
6. Vertice quark-quark-gluone.
con
(MS)
Z1F
g2
= 1 R2
(4)
3 + R
CG + R CF
4
1
4
+ O(gR
)
(8.29)
g2
= 1 R2
(4)
2
4
1
4
+ R CG + TR NF
+ O(gR
)
3
3
52
(8.30)
Z1F = Zg Z2 Z3
3/2
Z3A = Zg Z3
3/2
Z4A = Zg2 Z3
1/2
ZCCA = Zg Z 3 Z3
da queste si ottiene una sola costante di rinormalizzazione per la costante di accoppiamento g tramite
lidentit`
a di Slavnov-Taylor
2
Z1F
3 + R 1
ZCCA
Z4A
gR
Z3A
1/2
4
=
C
=
=
Zg Z3 = 1
+ O(gR
)
(8.31)
2 G
Z3
Z
Z
(4)
4
2
3A
Z3
da cui segue
ZG = 1
2
1
gR
1
4
(11CG 4TR NF ) + O(gR
)
(4)2 6
(8.32)
g = g0
= Zg g R = Zg gR
da cui
gR () =
Zg1 g
(8.33)
dgR ()
d
(8.34)
dZg
gR
Zg d
= gR
Zg dgR d
Zg dgR
da cui
=
gR
gR dZg
1+
Zg dgR
(8.35)
= 2R G (gR , R , mR /),
d
53
dZm
Zm d
dZ3
G
2Z3 d
m
(8.36)
Nello schema MS, tuttavia, non dipende ne da R ne da mR (a tutti gli ordini), quindi possiamo
integrare semplicemente la prima relazione, trovando
gR
2
1
gR
1
4)
1
(11CG 4TR Nf ) + O(gR
2
(4) 3
g2
11CG 4TR Nf 1
4
= gR 1 + R 2
+ O(gR
)
(4)
3
11CG 4TR Nf
1
3
5
=
gR
+ O(gR
, )
(4)2
3
(gR ) =
3
5
0 gR
+ O(gR
, )
dove
0 =
1
(4)2
11Nc 2Nf
3
(8.37)
per la QCD, 0 > 0 (il segno `e strettamente legato alla libert`a asintotica).
8.3
A 2 loop
con
34 2
5
34 2
13
1
1
1
C 4
CG + CF TR Nf =
N
Nc
1 =
Nf
(4)4 3 G
3
(4)4 3 c
3
Nc
(8.38)
() '
1
+ O()
2
gR
(4)D/2
( 0)
2
gR
1 + ln(42 ) + O(2 )
2
(4)
( g R = gR )
Adesso, anziche togliere semplicemente il polo 1/ (schema MS), si toglie 1/ + ln(4), cio`e
1
2
4
Zg(MS) () = 1 AgMS
() + O(gMS
)
1
2
4
()
)
Zg(MS) () = 1 AgMS
+ ln(4) + O(gMS
1 11Nc 2Nf
A=
(4)2
6
(MS)
(MS)
0
gMS () =
Zg(MS) ()1 g
quindi
(MS)
gMS () =
Zg
()
gMS ()
(MS)
Zg
()
54
Z g ()gMS ()
(8.39)
Z g () =
2 1 + O(g 4 )
1 AgMS
MS
1
1
2
4
)
' 1 AgMS
+ ln(4)
+ O(gMS
2
4
= 1 + AgMS
( ln(4)) + O(gMS
)
2
4
+ O(gMS
),
1+ Z 0 gMS
Z 0 = A( ln(4))
cio`e
h
i
2
4
gMS () = gMS () 1+ Z 0 gMS
+ Z 1 gMS
+
(8.40)
0
In generale, la relazione tra due schemi di rinormalizzazione generici gR , gR
alla stessa scala di massa
`e data da
0
02
04
0
gR =Z g gR
= 1+ Z 0 gR
+ Z 1 gR
+ gR
(8.41)
dgR
3
5
7
= 0 gR
1 gR
2 gR
+
d
0 =
0
dgR
03
05
07
= 00 gR
10 gR
20 gR
+
d
si pu`
o calcolare
8.4
Funzione a 1 loop
=
dgR ()
3
= 0 gR
() + ,
d
1
(4)2
0 =
11Nc 2Nf
3
(8.42)
Abbiamo visto che per la QCD 0 > 0. Notiamo che al crescere di , gR diminuisce verso 0, detto punto
fisso ultravioletto. Risolviamo lequazione differenziale per gR ():
(gR ) =
dgR ()
3
= 0 gR
()
d
=
1
d
=
gR (2 )
gR (1 )
dgR
(gR )
(8.43)
gR (2 )
2 = 1 exp
gR (1 )
dgR
(gR )
)
(8.44)
A 1 loop
2 = 1 exp
1
1
1
2 ( )
2 ( )
20 gR
gR
2
1
(8.45)
cio`e
2
55
(8.46)
2
gR
() =
0 ln
(8.47)
2QCD
2
gR
(8.49)
2
()/4. In generale
con S () = gR
RR
#
"
2
X
s
s
3
S ()
S ()
2
+A
+
, gR () = Nc
Qf 1 + CF
2
4
(8.50)
gR ( = s) 0 per s , in virt`
u della libert`a asintotica.
ln(s/2 ) = 0, non abbiamo cio`e divergenze per s .
Otteniamo pertanto uno sviluppo perturbativo migliorato:
2
X
3
s
S ( s)
S ( s)
Q2f 1 + CF
R
, gR () = R(1, gR ( s)) = Nc
+ A(1)
+ (8.52)
| {z }
2
4
con
g 2 ( s)
=
S ( s) = R
4
1
40 ln
2QCD
56
(8.53)
Avevamo visto che per aggirare i poli nei calcoli dei propagatori bisognava effettuare la rotazione x0 =
x0 ei per la coordinata temporale, a cui corrispondeva la rotazione k 0 = k0 ei per la coordinata zero
del quadri-impulso. Prendiamo adesso = /2, cio`e eseguiamo la rotazione di Wick, allora
x = (x0 , x) x= (x , x) (x ixE4 , xE )
k = (k 0 , k) k = ( k ikE4 , kE )
Applichiamo la rotazione di Wick al caso di una teoria scalare neutra:
1
1
m2 2
2
2
Z
4
i
d k
G2 (x, y) = h0|T {(x)(y)}|0i =
eik(xy)
(2)4 k 2 m2 + i
LM =
Passando quindi alleuclideo, ottieniamo la funzione di Schwinger a due punti, S2 (xE , yE ) = G2 (x, y ).
Per scriverla, notiamo che
0 2 2
2
2
k2E = kE
k = kE4
k
k (x y ) = kE (xE yE )
dove il prodotto scalare tra due quadrivettori aventi il suffisso E `e il prodotto scalare euclideo. Si ha
quindi
Z 4
d kE
1
S2 (xE , yE ) =
eikE (xE yE )
(9.1)
2
4
(2) kE + m2
La funzione di Schwinger a due punti pu`
o essere ottenuta come risultato del prolungamento analitico
nelleuclideo dellintegrale funzionale:
n R 0
o
R
0
4x
y
x)(
x
[d](
)
exp
i
d
L
(
)
M
n R 0
o
G2 (x, y ) =
R
0
[d] exp i d4 x LM (x )
4
4 1
xL
x)
x
x)
x)
x)
iSM = i d
=i d
(
( m (
M(
2
2
Z
1
1
1 2 2
4
= d xE E,4 E (xE )E,4 E (xE ) E,i E (xE )E,i E (xE ) m E (xE )
2
2
2
Z
1
1
= d4 xE
E, E (xE )E, E (xE ) + m2 2E (xE )
2
2
|
{z
}
LE (xE )
Z
=
d4 xE LE (xE ) = SE
cio`e
G2 (x, y ) =
(9.2)
Notiamo che nelleuclideo la convergenza della funzione a due punti `e migliore (le configurazioni con SE
grande sono esponenzialmente soppresse). Altre osservazioni importanti sono:
LE (xE ) ha la stessa struttura dellHamiltoniana minkowskiana.
eSE assomiglia al fattore di Boltzmann.
Il gruppo di simmetria di LE `e O(4) (che ha rimpiazzato linvarianza di Lorentz SO(3, 1)).
57
9.1
(9.3)
Come definiamo AE, (xE )? A deve trasformare (per x x) come . Dato che = (0 , )
(iE,4 , E ), allora
LF
E (xE ) = LM ( x) = ( x)(i D m)( x)
E,i i i
(9.5)
Lalgebra di Clifford diventa quindi {E, , E, } = 2 . Le matrici E sono tutte hermitiane. Con
queste possiamo scrivere
LF
(9.6)
E = E (xE )(E, D + m)E (xE )
Riassumendo
QCD
SE
=
d4 xE
1
tr[FE, FE, ](xE ) + E (xE )(E, DE, + m)E (xE )
2
58
(9.7)
9.2
f ti )
iH(t
hq ; tf |q; ti i = hq |e
|qi = N
Z
[dq] exp i
q(x,ti )=q(x)
tf
dx
d xLM
(9.8)
ti
da cui eiH(tf ti ) eH(tE,f tE,i ) . Scegliamo adesso tE,i = 0, tE,f = e consideriamo la traccia
( Z
)
Z
Z
H
3
hq|e
|qi = Z() = N
[dqE ] exp
dxE,4 d xE LE (xE )
q
dove abbiamo messo condizioni al contorno periodiche per i campi (valgono per campi bosonici). Per
campi fermionici, le condizioni al contorno sono antiperiodiche.
59
10
Formulazione su reticolo
10.1
Formulazione euclidea
k = i + (a)
+ (a)
l = i + (a)
Allora
SW =
Spl
placchette
con
1
tr Upl + Upl
Spl = 1
2Nc
(10.2)
(10.3)
dove
Verifichiamo che nel limite del continuo ritroviamo la Lagrangiana di Yang-Mills:
h
i
(L)
Upl(,) = exp iga2 FE,
(L)
con FE, = FE, + O(a) (L = lattice) e FE, = E, AE, E, AE, + ig[AE, , AE, ]. Quindi, per
una trasformazione infinitesima
Upl(,) ' 1 iga2 FE,
Upl()
' 1 + iga2 FE,
e di conseguenza
1
1
tr[Upl + Upl
]=
tr[2 g 2 a4 FE, FE, + O(a5 )]
2Nc
2Nc
g 2 a4 a
=1
F
F a + O(a5 )
4Nc E, E,
(10.4)
g 2 a4 a
F
F a + O(a5 )
4Nc E, E,
60
(10.5)
XX
i
Spl(,) =
<
g 2 a4 X 1 X a
F
F a + O(a5 )
4Nc i 2 , E, E,
=
per a 0,
a4
g X 4 a
a
a FE, FE,
8Nc i
d4 xE , quindi
=
g 2
8Nc
a
a
d4 xE FE,
FE,
(xE )
Se adesso scegliamo = 2Nc /g 2 , lazione di Wilson rappresenta in effetti una versione discretizzata
dellazione di Yang-Mills.
Possiamo scrivere la versione discretizzata della funzione di partizione:
Z
Y
Z = [dU ]eSW [U ] ,
[dU ]
dUji
i,j
10.2
Limite continuo
gR (g(a), a) gR ()
g = Zg gR gR = Zg1 g
Il termine nella prima parentesi rappresenta la funzione beta di reticolo, LAT , allora
gR
dgR
gR
0=
LAT +
LAT
g a
d g
g a
da cui
LAT a
dgR
=
gR
da
g a
61
(10.6)
dgR
3
5
(gR ) =
= 0 gR
1 gR
+
d g
Allora
3
5
0 gR
1 gR
+
1 + 3Ag 2 +
= 0 g 3 (1 + Ag 2 + )3 1 g 5 (1 + Ag 2 + )5 (1 3Ag 2 + )
LAT (g) =
= 0 g 3 (1 + 3A0 3A0 )g 5
= 0 g 3 1 g 5
(10.7)
Osserviamo che i coefficienti 0 , 1 sono sempre gli stessi, anche per il reticolo. Da questo fatto possiamo
ricavare, procedendo per analogia con il caso della (gR ), la dipendenza g(a):
dgR ()
3
= (gR ) = 0 gR
() +
d
gR () =
0 ln
2QCD
2
con la condizione QCD = exp[1/(20 gR
()]. Traduciamo quindi al caso reticolare,
dg(a)
= LAT (g) = 0 g 3 +
da
Le espressioni sono uguali in forma, a patto di identificare 1/a, gR () g(a). Con questa
identificazione, abbiamo quindi
1
1
1
g(a) =
,
LAT = exp
(10.8)
1
a
20 g 2 (a)
0 ln
a2 2LAT
con la condizione a 1
LAT , parametro di scala del reticolo. Nel limite continuo a 0 deve essere
g(a) 0.
Assumiamo adesso una misura su reticolo di unosservabile (g(a), a). Per a 0, (g(a), a) fisico .
Sia d la dimensione in massa di , allora
d
1
L (g(a))
(g(a), a) =
(10.9)
L adimensionale (stiamo qui assumendo che non vi siano altre scale di massa, i.e. quarks a massa
con
nulla). Invertendo la relazione, troviamo la relazione si scaling asintotico:
d
fisico
1
a0 d
d
62
(10.10)
11
11.1
Approccio perturbativo
Per determinare il potenziale qq o qq nel limite statico in maniera perturbativa, si procede per analogia
con il caso della QED. Consideriamo due quarks di flavor arbitrario aventi numeri quantici di colore
1 , 2 nello stato iniziale e 10 , 20 nello stato finale. Distinguiamo quattro casi
1. Stato simmetrico di colore. Possiamo avere 1 = 2 = 10 = 20 = A che porta nello stato iniziale
un fattore 1 A 2 A e nello stato finale 01 A 02 A , oppure uno stato simmetrico del tipo
1 (1) (2)
(1) (2)
(1) (2)
|(qA qB )sim i = |qA qB i + |qB qA i
2
(sim)
Vqq
=
(11.1)
2 g2
3 4r
(11.2)
3. qq in singoletto.
3
1 X
|(qq)1 i =
|qA q A i
3 A=1
e
(1)
Vqq =
4 g2
3 4r
(11.3)
4. qq nellottetto (i.e. basta prenderli con colori diversi), |(qq)8 i = |qA q B i, con
(8)
Vqq =
11.2
1 g2
6 4r
(11.4)
interpolante O
abbia gli stessi numeri quantici dello stato che vogliamo studiare e
O
(0)|i. Inseriamo un set completo {|ni} di
ci concentriamo sulla funzione di correlazione h|O(t)
autostati di H (con H|i = 0):
X
O
(0)|i =
(0)|i
h|O(t)
h|O(t)|nihn|
O
n
X
iHt
(0)|i
=
h|eiHt O(0)e
|nihn|O
n
(0)|i
eiEn t h|O(0)|nihn|
O
(0)|i
eEn tE h|O(0)|nihn|
O
n
63
(11.5)
(0)|i
O
(0)|i h|O(t)|ih|
(0)|i tE
nih
n|O
h|O(t)
O
e tE h|O(0)|
(11.6)
dove |
ni `e lo stato ad energia pi`
u bassa avente elemento di matrice non nullo.
Applichiamo dunque questo discorso al problema del potenziale q q: cerchiamo un operatore interpolante
per q q in singoletto di colore. Siano i, j gli indici di colore, , indici di Dirac e q (x, t = 0), q
(y, t = 0), con |x y| = r, a cui corrisponderanno le funzioni donda
(Q)
(Q)
overlinepsi,i (x, t = 0), ,j (y, t = 0). Il loro prodotto non `e invariante di gauge: per renderlo tale, eseguiamo un trasporto parallelo W ((x, 0) (y, 0))ij cos` che (Q) (y, 0) U (y, 0) (Q) (y, 0) e
(Q)
(Q)
(x, 0) (x, 0)U (x, 0), con W U W U . `e funzione delle matrici e saturer`a gli indici
di Dirac (per ora non ci interessa la sua forma esplicita). Allora definiamo
(x, y; 0) |i
|(x, y; 0)i = O(x,
y; 0)|i = O
e studiamo la funzione di correlazione
(x0 , y; t)O(x,
G(x0 , y0 ; x, y; t) h|T {O
y; 0)}|i
0 0
= G0 0 , 0 0
con
(Q)
(Q)
(Q)
(Q)
G0 0 , = h|T { 0 j 0 (y, t)W ((y, t) (x, t))j 0 i0 0 i0 i (x, 0)W ((x, 0) (y, 0))ij j (y, 0)}|i
(11.7)
In generale, non si riesce a scrivere lelemento di matrice in termini di integrale funzionale. Per`o il limite
statico MQ ci consente di fare un passo in avanti, ottenendo
MQ
(11.8)
(Q)
(i D MQ ) (Q)
e SG `e lazione di Yang-Mills. Dato che lazione fermionica `e bilineare, possiamo svolgere prima lintegrale
fermionico come avevamo fatto per la teoria libera:
Z
1
G0 0 , =
[dA] {S 0 (y, y 0 |A)jj 0 S0 (x0 , x|A)i0 i S0 0 (x0 , y 0 |A)i0 j 0 S (y, x|A)ji }
ZTOT
W ((x, 0) (y, 0))ij W ((y0 , t) (x0 , t))j 0 i0 det K (Q) [A]eiSG
dove S K (Q)
1
e
(Q)
(11.9)
(11.10)
(11.11)
64
e
+ (x0 x0 )
e
S(x x ) = i (x x ) (x0 x0 )
2
2
(11.12)
2. La soluzione generica sar`
a quindi data da
(
"
0
S(x, x |A) = P
#)
x0
exp ig
dt A0 (x, t)
x0 )
S(x
(11.13)
x00
(x x ) (y y )
e2iMQ t hWC [A]i
2
2
0
0
R
[dA]WC [A]eiSG [A]
R
hWC [A]i =
[dA]eiSG [A]
Z
(11.14)
R
hWC [AE ]iE =
(11.15)
Nel limite di grandi T , G exp(E(r)T ), con E(r) = 2MQ + V (r). Dal confronto concludiamo che
hWC [AE ]iE W (r, T ) eV (r)T per T . Allora
V (r) = lim
1
ln W (r, T )
T
(11.16)
1
M2
2
(11.17)
12
LF =
/ mf )f
f (iD
(12.1)
i=1
Se le masse sono tutte diverse, abbiamo una simmetria U (1) globale per ogni flavor:
U (1)f : f eif f
(12.2)
(12.3)
cio`e i flavor si conservano separatamente. Le correnti associate (una per ogni flavor) a questa simmetria
sono
J(f
(12.4)
J(f
) =0
) = f f
Ora sia L = {2, 3}, con
(
(L)
L = 2 : u, d
L = 3 : u, d, s
(L)
e LF = LF + . Concentriamoci su LF , cio`e
(L)
/ M )
LF = (iD
in cui
1
= ...
L
= ( 1 , , L )
m1
..
M =
.
mL
(L)
U
U U (L)
(12.5)
U
Ma U (L) = U (1) SU (L), dove lU (1) corrisponde a una rotazione di tutti gli L flavor della stessa fase
e SU (L) `e per L = 2 lisospin, mentre per L = 3 `e lSU (3) di Gell-Mann.
Possiamo giustificare la presenza delle simmetrie SU (L) non dal confronto diretto tra le masse dei quarks,
bens` dicendo che u, d, s hanno masse QCD , e quindi hanno tutti e tre approssimativamente massa
nulla. Considerando quindi u, d, s a massa nulla, troviamo altre simmetrie.
66
13
Simmetrie chirali
1 5
PR,L
2
(13.1)
con
0 1 2 3
5 i =
=
1 0
0 1
0 1
1 0
rappresentazione spinoriale
rappresentazione standard
L = PR
Allora il termine di massa diventa
= ( R + L )(R + R )
= (PR + PL )(PR + PL ) = (PL PL + PR PR )
= R L + L R
cio`e accoppia componenti con chiralit`
a opposta. Il termine cinetico invece diventa
= R R + L L
quindi accoppia componenti con la stessa chiralit`a. In definitiva
(L)
/ M ) = L iD
/ L + R iD
/ R L M R R M L
LF = (iD
(13.2)
Nel limite chirale M = 0, la Lagrangiana `e diagonale nelle componenti chirali, quindi `e invariante sotto
il gruppo chirale U (L)L U (L)R , cio`e
(
L UL L
U (L)L U (L)R :
,
UR , UL U (L)
(13.3)
R UR R
Possiamo scrivere il gruppo di simmetria chirale come
U (L)L U (L)R = U (1)L U (1)R SU (L)L SU (L)R
(13.4)
0
L L
= AV L = VL L
!
0
R R
= A V R = VR R
ricordando che L = PL =
1+5
2
15
2
e R = PR =
e osservando che 5 L = L , 5 R = R .
(13.6)
(13.7)
dove abbiamo usato il fatto che A SU (L). A questi gruppi di simmetria corrispondo delle correnti di
Noether conservate, definite da
Ja =
L
X
i=1
L
a i
( i )
i0 = i + i
i = a a i
e che sono date, nei quattro casi, dalle seguenti espressioni
U (1)V : JV =
L
X
i i
i=1
U (1)A : J5 =
L
X
i 5 i 5
i=1
SU (L)V :
SU (L)A :
Va
Aa
= Ta
= 5 Ta
con
JV = 0
J5 = 2i5 M
L
X
Va = i[M, Ta ] = i
i,j=1
Aa = i{M, Ta } = i
L
X
i,j=1
68
(13.8)
X
i
(13.9)
L
a i
( i )
(13.10)
L
(0 j (y))
(13.11)
e P i soddisfano le regole di commutazione canonica [i (x), j (y)]x0 =y0 = iij (3) (x y). Allora
X
j a j (x), i (y)
[Ja0 (x), i (y)]x0 =y0 =
j
x0 =y 0
(13.12)
(13.13)
troviamo il commutatore
[Qa (x0 ), i (y)]x0 =y0 = ia i (y)
(13.14)
Nel caso fermionico, i campi i , j soddisfano le regole di anticommutazione canonica, {i (x), j (y)}x0 =y0 =
iij (3) (x y). Usando lo sviluppo
[AB, C] = A{B, C} {A, C}B
possiamo scrivere
[Ja0 (x), i (y)]x0 =y0 = ia i (x) (3) (x y)
(13.15)
J = (Va + Aa )
L,a
Va = JL,a + JR,a
2
Aa = JL,a
JR,a
J
=
(V
A
)
a
a
R,a
2
(13.16)
(13.17)
[QL
a (t), JL,b (y, t)] = ifabc JL,c (y, t)
R
[QL
a (t), JR,b (y, t)] = 0 = [Qa (t), JL,b (y, t)]
[QR
a (t), JR,b (y, t)] = ifabc JR,c (y, t)
69
(13.18)
(13.19)
R
A
L
R
In termini di SU (L)V SU (L)A , QVa = QL
e
a + Qa , Qa = Qa Qa , lalgebra delle cariche `
70
(13.20)
14
14.1
Simmetrie in MQ
Realizzazione alla Wigner-Weyl (simmetria esatta)
con U
unitario, allora per una trasformazione
conseguenza [H, U ] = 0. Infatti, se i i = U i U
infinitesima a 1
0i = eia Qa i eia Qa ' (1 ia Qa )i (1 + a Qa )
= i ia [Qa , i ] + O(2 )
= i + a a i i + i
Esempio 18 (Simmetria SU (2)V ).
Abbiamo in questo caso tre cariche costanti QVa , a = 1, 2, 3 tali che QVa |i = 0 per ogni a e [Qa , H] = 0,
, H] = 0 U
H U
= H. Lalgebra di SU (2)V
cio`e H `e invariante per trasformazioni SU (2)V : [U
V
V
V
`e [Qa , Qb ] = iabc Qc , quindi i Qa sono difatto i generatori della trasformazione. Introduciamo gli
operatori di creazione e distruzione QV = QV1 iQV2 . Un multipletto di stati di singola particella `e
indicato con |t, t3 i, con t3 {t, t + 1, . . . , t 1, t} e
QV3 |t, t3 i = t3 |t, t3 i
p
QV |t, t3 i = t(t + 1) t3 (t3 1)|t, t3 1i
Ad esempio consideriamo il doppietto di isospin |pi = |1/2, 1/2i, |ni = |1/2, 1/2i: QV+ |ni = |pi, QV |pi =
|ni.
In generale
|t, t3 i = eia QVa |t, t3 i =
U
dove
(t)
(t)
(14.1)
t03
(14.2)
71
15
d3 x J 0 (x, t)
(15.1)
|x|R
Lemma 1.
Dato un generico operatore locale A(x) si ha
d
[QR (t), A(0)] = 0
R dt
lim
Dimostrazione.
Usando la conservazione della corrente si ha
Z
Z
Z
d
3
0
3
(15.2)
(15.3)
(15.4)
dove {|ni} `e un set completo di autostati dellHamiltoniana e dellimpulso. Trasliamo quindi le correnti,
J 0 (x, t) = eiPxiHt J 0 (0)eiPx+iHt , e usiamo le relazioni H|i = 0, H|ni = En , P|i = 0, P|ni = pn :
XZ
=
d3 x h|J 0 (0)|nihn|A(0)|ieiEn t+ipn x h|A(0)|nihn|J 0 (0)|ieiEn tipn x
n
X
(2)3 (3) (pn ) h|J 0 (0)|nihn|A(0)|ieiEn t h|A(0)|nihn|A(0)|ieiEn t
n
72
Per il lemma,
X
da(t)
= 0 = i
(2)3 (3) (pn )En h|J 0 (0)|nihn|A(0)|ieiEn t + h|A(0)|nihn|J 0 (0)|ieiEn t
dt
n
(15.5)
dovr`
a quindi esistere almeno uno stato |ni = |Gi tale che h|J 0 (0)|Gi 6= 0, hG|A(0)|i 6= 0 e EG (pG =
0) = 0 e spin zero in quanto hJ 0 (0)|Gi =
6 0, cio`e ha gli stessi numeri quantici di Q|i.
Esempio 19.
rotto spontaneamente
Nota. Se QA |i = QB |i = 0, allora [QA , QB ]|i = 0, quindi linsieme dei generatori non rotti
costituisce una sottoalgebra dellalgebra di G. I generatori vettoriali QVa non sono rotti, mentre i generatori
2
A
assiali QA
6 0. Esisteranno di conseguenza almeno L2 1 bosoni
a , a = 1, . . . , L 1 lo sono, Qa |i =
di Goldstone aventi massa zero, spin zero e parit`a 1 (essendo i QA
a pseudoscalari). Nel caso L = 2,
G = SU (2)V SU (2)A , abbiamo tre bosoni di Goldstone con J P = 0 , che vennero identificati nei
tre pioni , 0 (m 140 MeV mp 1 GeV), i quali sono gli adroni pi`
u leggeri (non hanno
propriamente massa nulla perche i quarks non hanno massa nulla; il termine di massa dei quarks rompe
esplicitamente la simmetria e corregge le masse previste per i bosoni di Goldstone a 140 MeV; si dice
che , 0 sono pseudobosoni di Goldstone).
Nel caso L = 3 abbiamo otto bosoni di Goldstone con J P = 0 , cio`e lottetto dei mesoni pseudo-scalari
0
K , K , K 0 , K + , , 0 , + , .
15.1
da cui
1
[QA
a (0), 5 Tb (0)] = {Ta , Tb }(0, 0) = ab (0, 0) dabc Tc (0, 0)
L
(15.6)
1
h|[QA
a (0), 5 Tb (0, 0)]|i = ab h|(0, 0)|i
L
(15.7)
In quanto h|Tc (0, 0)|i = 0 per linvarianza di |i sotto il sottogruppo di simmetria residuo SU (L)V .
Nota. Siano A, B {1, . . . , L} due indici di flavor. Definiamo CBA h| A B |i. SU (L)V `e esatta,
quindi `e implementata da un operatore unitario U tale che U |i = |i. Allora
0
0
CBA = h|U A B |i = h|U A U U B U |i = h| A B
|i
= h| C VCA
VBD D |i = VBD h| C D |iVCA
Quindi C = V CV , cio`e [C, V ] = 0 per ogni V . C commuta con tutti gli elementi di una rappresentazione
irriducibile di SU (L)V , per il lemma si Schur di conseguenza C = 1LL . Possiamo scrivere
CBA = AB ,
L
1 X
1
h| A A |i h||i
L
L
A=1
e pertanto
h|Tc |i = h| A (Tc )AB B |i = (Tc )AB CBA = AB (Tc )AB = trTc = 0
In definitiva, il paramentro dordine della QCD `e
1
h|[QA
a (0), 5 Tb (0, 0)]|i = ab h|(0, 0)|i
L
73
(15.8)
e prende il nome di condensato chirale. Si ha che h|(0, 0)|i 6= 0, quindi la simmetria chirale `e
spontaneamente rotta. Con gli stessi passaggi adattati si dimostra che anche la U (1)A `e rotta (ma non si
sa in quale modo). Misurando il condensato chirale in funzione della temperatura, si trova che esiste una
certa temperatura di soglia Tc tale che per T > Tc la simmetria chirale `e restaurata, i.e. hi = 0. La
temperatura di soglia `e Tc 150 170 MeV = 2 1012 K. Inoltre, per T > Tc , la tensione di stringa
va anchessa a zero. Si ha in queste condizioni un plasma quark-gluone in cui non c`e pi`
u confinamento.
15.2
Consideriamo la Lagrangiana
LGL = i g + ig~ 5~ + L
(15.9)
p
, ~ = (1 , 2 , 3 ) (con 3 0 ), `e un mesone scalare (P = +1) e isoscalare (t = 0) e ~
n
sono le matrici di Pauli. Gli adroni sono dati da
1 2
=
2
dove =
~ ha J P = 0 , e
L =
1
1
+ ~ ~ V ( 2 + ~ 2 )
2
2
(15.10)
+ i3
2 + i1
2 + i1
i3
(15.11)
avente le propriet`
a
= = ( 2 + ~ 2 )1
2
det = + ~
(15.12)
(15.13)
(15.14)
0 = VL VR
VR ' 1 + iaR Ta
e
= L + R = iaR Ta R + iaL Ta L i(a + a5 5 )Ta
a + aL
a aR
a = R
a5 = L
2
2
= iaL Ta iaR Ta 1 + i~ ~
= ~5 ~
~ = ~ ~ + ~5
74
V = 0,
V ~ = ~ ~
Va = Ta + abc b c
(15.15)
A = ~5 ~ ,
A~ = ~5
Aa = 5 Ta ( a ) + ( )a
(15.16)
V =
4
1
tr[ ] + A2
2
2
=
2
( + ~ 2 + A2 )2
4
(15.17)
Lo stato di vuoto della teoria `e dato dal minimo del potenziale, cio`e = 0, ~ = 0, ed `e invariante sotto
G.
1
L = ( + ~ ~ ) (A4 + 2A2 ( 2 + ~ 2 ) + ( 2 + ~ 2 )2 )
2
4
Segue che la realizzazione `e alla Wigner-Weyl con m2 = m2 = A e non c`e rottura spontanea di
simmetria. Cambiamo quindi forma del potenziale: prendiamo adesso
V =
1
tr[ ] v 2
2
2
=
2
( + ~ 2 v 2 )
4
(15.18)
Adesso lo stato di vuoto `e dato da 2 + ~ 2 = v 2 . Senza perdere generalit`a (`e sufficiente una ridefinizione
dei campi), possiamo scegliere lo stato |i corrispondente a ~ = 0, = h||i = v. Ridefniamo come
0 v, cos` che h| 0 |i = 0. Sostituendo nella Lagrangiana e sviluppando il potenziale otteniamo
L =
( 0 0 + ~ ~ ] [(v + 0 )2 + ~ 2 v 2 ]2
2
4
0
2
(v + 2 0 v + 2 + ~ 2 v 2 )2
4
0
(2 0 v + ~ 2 + 2 )2
4
0
0
0
[4v 2 2 + 4v 0 ( 2 + ~ 2 ) + ( 2 + ~ 2 )2 ]
4
da cui segue che m = 0 (in quanto non figura il termine quadratico nel campo ~ ) e m0 = 2v 2 . Quindi
1 , 2 , 3 sono i tre bosoni di Goldstone, mentre la parte vettoriale continua ad essere realizzata, cio`e
rompe
G = SU (2)L SU (2)R H = SU (2)V . Scriviamo adesso le cariche costanti associate alle correnti
conservate
Z
Z
QVa (t) = d3 x Va0 (x, t),
QA
(t)
=
d3 x A0a (x, t)
a
e calcoliamone i commutatori con i campi:
A
[QA
a (t), (0)] = [Qa (0), (0)] = ia
(15.19)
Questi tre commutatori hanno valore daspettazione nullo sul vuoto. Invece il commutatore
A
[QA
a (t), b (0)] = [Qa (0), b (0)] = iab
75
(15.20)
(15.21)
La presenza del termine v a , lineare nei campi a (gli altri termini sono bilineari in ~ , 0 ) `e segnale
di rottura di simmetria. Calcoliamo quindi lelemento di matrice
= ivp e
ipx
ab
Inoltre si ha
h| Aa (x)|b (p)i = vp2 eipx ab
Ma Aa `e conservata, quindi vp2 = 0. Se v 6= 0, allora p2 = 0, cio`e il pione `e proprio un bosone di
Goldstone.
Ricordiamo adesso che h|A (0)| (p)i = if p , dove f 130 MeV `e la costante di decadimento
del pione e A u 5 d `e la parte assiale della parte adronica della corrente elettrodebole,
1 + i2
0 1
A = (q) 5
(q) = (q) 5 T1 (q) + i (q) 5 T2 (q) A1 + iA2
(q) = (q) 5
0 0
2
(15.22)
e che
|1 (p)i i|2 (p)i
| (p)i =
2
mettendo insieme i vari pezzi, otteniamo
h|A (0)| (p)i = h|(A1 (0) + iA2 (0)|
2ivp = if p
(15.23)
(L)
Nella Lagrangiana di Gell-Mann e Levy non abbiamo inserito temrini di massa, cio`e abbiamo supposto
i nucleoni non massivi,
LGL = i g + ig~ 5~ + L
Dopo la ropttura spontanea di simmetria ( 0 + v), spunta un termine di massa:
LGL = i gv g 0 +
Otteniamo cos` la relazione di Goldberger-Treiman:
gv gN N F MN
(15.24)
Nota.
(NL)
Mn A () + igA
~ 5~ = 0
(L)
15.3
~
Prendiamo un campo reale S(x) e una terna di campi reali (x).
Decomponiamo quindi il campo (x)
come
!
~
i~
~
~
(15.25)
(x) = (v + S(x))U ((x)),
U ((x))
exp
v
da confrontare con
(x) = (x)1 + i~ ~ (x) = (v + 0 (x))1 + i~ ~ (x)
Si ha innanzitutto
(15.26)
= = ( 2 + ~ 2 )1 = (v + S)2 1
cio`e (v + S)2 = 2 + ~ 2 e da questa relazione possiamo ricavare S al primo ordine:
p
p
S = 2 + ~ 2 v = ( 0 + v)2 + ~ 2 v
"r
#
2 0
( 0 )2 + ~ 2
=v
1
1
+
v
v2
0
0 2
2
'v 1+
1 + O(( ) , ~ )
v
= 0 + O(( 0 )2 , ~ 2 )
(15.27)
~ ' 1 + i~ /v,
~
Inoltre, al primo ordine U ()
da cui segue
~
(x)
= ~ (x) + O(( 0 )2 , ~ 2 )
(15.28)
~
i~
/v
= cos
~
||
v
~
~
1+i
sin
~
||
= v + 0 = (v + S) cos
~ (v + S) sin
~ =
~
||
~
||
v
~
||
v
~
||
v
(15.29)
Vediamo quindi come diventa la trasformazione di simmetria in termini dei nuovi campi. Sotto trasformazioni di G, 0 = VL VR , che si traduce in
S S0 = S
U U 0 = VL U VR
~ trasformano in modo in generale non lineare.
cio`e il campo S `e invariante mentre i campi
Per trasformazione vettoriale VL = VR V la trasformazione di U `e lineare, infatti
"
#
~
V ~ V
~
0
i~
/v
U = V UV = V e
V = exp i
v
"
#
~0
~
~ 0 = V V
~
exp i
,
v
Per trasformazione assiale VL = VR A infinitesima, si ha
a
a a
a
U 0 = AU A ' 1 + ia +
1+i
+
1 + ia +
2
v
2
ia a
=1+
+ ia a +
v
77
~ trasforma in
da confrontare con U 0 = 1 + ia 0a /v. Vediamo quindi che per trasformazione assiale
maniera non lineare
0a = a + a v
(15.30)
~
Riscriviamo quindi L in termini di S e :
2
v2
S
1
L
1+
tr[ U U ] + ( S S 2v 2 S 2 ) vS 3 S 4
4
v
2
4
Infatti, = ( S)U +(v +S) U e = ( S)U +(v +S) U . Sviluppando il prodotto, i termini
misti sono nulli: ( S(v + S)tr[U U + ( U )U ] = ( )tr[ (U U )] = ( )tr[ 1] = 0 e similmente
per laltro termine misto. Rimaniamo quindi con
1
1
1
tr[ ] = S S + (v + S)2 tr[ U U ]
4
2
4
Dallo sviluppo del potenziale
2
2
(v + S)2 v 2
[ + ~ 2 v 2 ]2 =
4
4
2 2
2 2
= (2vS + S ) = v S + vS 3 + S 4
4
4
V =
Adesso nella Lagrangiana i campi scalari e pseudoscalari sono disaccoppiati. Possiamo estremizzare la
situazione con il limite , che corrisponde a m2S = 2v 2 , cio`e S 0, che disaccoppia
totalmente il campo scalare. In questo limite troviamo il modello sigma non lineare:
v2
tr[ U U ]
4
L (S 0) =
(15.31)
15.4
Vogliamo adesso costruire una teoria effettiva che abbia come gradi di libert`a i bosoni di Goldstone che
vengono dalla rottura spontanea della simmetria chirale (che chiameremo per semplicit`a pioni ) tale che
preservi tutte le simmetrie della teoria fondamentale.
Variabili di campo di Leff : BOSONI DI GOLDSTONE.
Sia G il gruppo di simmetria chirale e g un suo elemento. Se ~ `e la variabile di campo del pione, allora
la legge di trasformazione sotto g G sar`a data da ~ 0 = f (g, ~ ) e non `e lineare. Affinche si abbia una
rappresentazione del gruppo chirale deve essere
f (g1 , f (g2 , ~ )) = f (g1 g2 , ~ )
Nota. Se abbiamo rottura spontanea G H, con
H = {h G | f (h, 0) = 0}
sottogruppo di G, cio`e f (h1 h2 , 0) = f (h1 , f (h2 , 0)) = f (h1 , 0) = 0, h1 , h2 H, h1 h2 H. Adesso, siano
g G, h H, allora
f (gh, 0) = f (g, f (h, 0)) = f (g, 0)
Per ogni g G e h H. Abbiamo quindi una relazione di equivalenza:
g g0
h H tale che g 0 = gh
(15.32)
Definiamo a questo punto ~ = f ( g , 0). Nel nostro caso G = SU (L)L SU (L)R , H = SU (L)V , quindi
g =V L V R = nh, h SU (L)V , infatti
g =V L V R V R V R = (V L V R 1) (V R V R )
|
{z
}|
{z
}
n
78
hH
cio`e
1
n =V L V R 1 U 1
h =V R V R V V
Legge di trasformazione.
0
g = g g = (VL VR )(U V V ) = VL U V VR V = VL U VR VR V VR V
= VL U VR 1)(VR V VR V ) n0 (VR V VR V )
2
NX
1
a a ,
tr(a b ) = 2ab
(15.33)
Leff = f0 (U ) + f2 (U ) U U + O(p4 )
(15.34)
a=1
Non abbiamo termini con una sola derivata in quanto romperebbero linvarianza di Lorentz. Imponiamo
adesso che Leff sia invariante sotto G : U U 0 = VL U VR : abbiamo che f0 (U ) deve dipendere solo da
tr(U U ), ma U U = 1, quindi f0 (U ) `e una costante che possiamo omettere. Definiamo adesso
iU U
(15.35)
(15.36)
. Sotto trasformazione SU (L)L , U U 0 = VL U (VR = 1), allora f 2 (U ) deve essere costante in quanto
il prodotto `e invariante. La particolare combinazione di e si ottiene dallimposizione
dellinvarianza sotto il gruppo di simmetria chirale completo. Abbiamo due possibili candidati:
tr[ ],
tr[ ]tr[ ]
ds esM M e(1s)M
(15.37)
abbiamo che (U = eM )
Z
tr[U U ] = tr[eM eM ] = tr eM
ds esM M e(1s)M
Z
=
ds tr[ M ] = trM = 0
0
in quanto U SU (L).
Nota. Se U 6 SU (L), allora tr 6= 0 e quindi dobbiamo tenere entrambi i termini.
79
U = ei
(15.38)
con g, costanti da determinare. Abbiamo dunque bisogno di due condizioni per fissarle. La prima viene
immediatamente dalla corretta normalizzazione del termine cinetico del . Sviluppando la Lagrangiana
in potenze dei campi :
U = ei ' 1 + i +
U ' i +
U ' i + ,
da cui
(2)
= 4g a = F a
da cui otteniamo
4g = F
(15.40)
(15.41)
Quindi U = ei/F e
(2)
Leff =
F2
tr[ U U ]
4
80
(15.42)
16
Aggiungiamo adesso alla Lagrangiana della QCD nel limite chirale un termine di massa
(M =0)
(M )
(16.1)
dove
(M )
LQCD = M = L M R R M L ,
M = diag(m1 , . . . , mL )
(16.2)
Questo termine non `e invariante sotto G = SU (L)L SU (L)R , per`o possiamo renderlo tale rimpiazzando
formalmente M M, dove M `e un arbitraria matrice complessa:
(M )
(M)
LQCD LQCD = R ML L M R
Questo termine `e invariante sotto G se M M0 = VR MVL . Trasportiamo quindi questa propriet`a alla
(M)
Lagrangiana chirale efficace: cerchiamo un termine di rottura esplicita Leff invariante sotto G : U
Leff
= f (U ) M =
Reinseriamo la M fisica:
(M )
Leff =
F2
Btr[MU ] + B tr[M U ]
2
F2
Btr[M U ] + B tr[M U ]
2
(16.3)
(16.4)
(x) (x0 )
U (x) U (x0 )
Leff =
F2
Btr[M (U + U )]
2
(16.5)
(2)
Leff =
16.1
(16.6)
Caso L = 2
mu
0
0
,
md
U = ei/F ,
3
X
a a
(16.7)
a=1
~ /2
i~
da cui
U + U = 2 cos
~
||
2
= cos
~
||
2
~
122 + i
~ sin
~
||
122 = 2 cos
|~ |
F
~
||
2
!
(16.8)
~ 2
122 = 2122 1
+
2F2
Quindi
(M )
1 2
~ 2
F Btr[M (U + U )] = F2 Btr(M ) 1
+
2
2F2
1
= F2 B(mu + md ) B(mu + md )~ 2 +
2
Leff =
81
(16.9)
Leff
LQCD
!
|i = h|
|i
mf
mf
Leff
1
1
= F2 B
tr[M (U + U )] = F2 B(U + U )f f
mf
2
mf
2
(16.10)
Inoltre h|U |i = h|U |i = 1 (non ci sono ), pertanto otteniamo che la costante B `e legata al
condensato chirale, che allordine pi`
u basso non dipende dal flavor:
h| f f |i = F2 B
(16.11)
Inserendo lespressione per la massa quadra del pione, otteniamo la relazione di Gell-Mann, Oakes,
R`enner :
(mu + md )h| f f |i = F2 M2
(16.12)
16.2
Diffusione pione-pione
Sviluppando la Lagrangiana chirale efficace allordine O( 4 ) ricaviamo i termini di interazione tra i pioni.
Per L generico
i 3
2
2
F
2F
6F3
i
i
1
U =
[( ) + ( )]
( ) 2 + ( ) + 2 ( )
F
2F2
6F3
F2
1
1
tr[ U U ] = a a +
tr {[ , ][ , ]}
4
2
48F2
1
1
fabe fcde ( a )b ( c )d
= a a
2
6F2
U =1+i
(~
)
Leff ' F2 M2 + ~ ~ M2~ 2 +
(~
)(~
(
~
)
+
2
2
6F2
4
(16.13)
1
AB CD (s M2 ) + AC BD (t M2 ) + AD BC (u M2 )
F2
(16.14)
M0 0 0 0 =
82
(16.15)
Leff =
16.3
1
M2~ 2
1 ~ ~
2
2
2
~ 2
~ 2
1
+
1+
4F2
4F2
(16.16)
Caso L = 3
mu 0
0
2
M = 0 md 0 ,
+ ,
U = ei/F ' 1 + i
F
2F2
0
0 ms
8
X
a a
(16.17)
a=1
1 2
1
F Btr[M (U + U )] = F2 Btr(M ) Btr[M 2 ] +
2
2
1
= F2 B(mu + md + ms ) Btr[M a b ]a b
2
1
= F2 B(mu + md + ms ) Btr [M {a , b }] a b
4
Leff =
(16.18)
quindi
1
1
(2)
Leff = F2 B(mu + md + ms ) + a a Btr [M {a , b }] a b
(16.19)
2
4
Usiamo adesso le relazioni (ricordando che M `e diagonale sar`a combinazione dei generatori lineari e
dellidentit`
a)
4
ab 1 + 2dabc c
3
= 0 1 + 3 3 + 8 8
1
= (mu + md + ms )
3
1
= (mu md )
2
3
=
(mu + md 2ms )
6
{a , b } =
(16.20)
(16.21)
0
3
8
(16.22)
(16.23)
M21,2 = 2B m
= M2
2
M24,5 = B(mu + ms ) = MK
2
M26,7 = B(md + ms ) = MK
0 ,K 0
0
dove m
= (mu + md + ms )/2 e , K , K 0 , K sono gli stati fisici, legati ai generatori da
1 i2
i
4
5
K =
2
i
6
7
K0 =
2
6 + i7
0
K =
2
83
(16.24)
2B m
M2(3 ,8 ) = 1
B(mu md )
3
1
B(mu md )
2
+ 2ms )
3 B(m
(16.25)
Il termine fuori diagonale rappresenta una violazione forte della simmetria SU (2) di isospin. Diagonalizzando questa matrice si trovano gli stati fisici 0 , 0 :
0
cos
sin
3
=
(16.26)
0
sin cos
8
dove `e langolo di mixing, definito da
tan =
3 md mu
1
4 ms m
(16.27)
Nel limite 1:
+ O(2 )
M20 = 2B m
+ 2ms ) + + O(2 )
M20 = 2B(m
B (mu md )2
4 ms m
=
16.4
(16.28)
Teorema 7 (Dashen).
Z
Hem =
d3 x |e|Jem
A
con
2
3
Q=
0
J = Q,
u
= d ,
s
(16.29)
0
1
3
0
[QVa , Jem
]t = [Ta , Q]
5
[QA
a , Jem ]t = [Ta , Q]
Ricordando che Q = T3 +
Y
2
= T3 +
T8
(16.30)
otteniamo
(Uspin)
(Uspin)
(V )
(V )
Hem `e invariante sotto G= SU (2)L
SU (L)R
U (1)L 3 U (1)R 3 , e anche Htot =
(M =0)
HQCD + Hem . Ripetendo il discorso fatto per la simmetria chirale, troviamo che abbiamo rottura
(Uspin)
(V )
spontanea GH = SU (2)V
U (1)V 3 .
Quattro generatori assiali rotti corrispondono a quattro bosoni di Goldstone dati dai mesoni scarichi,
che rimangono a massa zero nel limite chirale:
0
A
A
A
( 0 , K 0 , K , 0 ) (QA
3 , Q6 iQ7 , Q8 )
84
mentre [Q, T ] = T , [Q, V ] = V , cio`e i mesoni carichi acquistano massa. La correzione in massa
(Uspin)
sar`
a uguale per i doppietti di U -spin ( + , K + ) e ( , K ), in virt`
u della simmetria residua SU (2)V
che rimane esatta nel limite chirale:
Dato che
|K + i = (QV6 + iQV7 )| + i
si ha
Htot |K + i = (QV6 + iQV7 )Htot | + i = Mem ( + )(QV6 + iQV7 )| + i = Mem ( + )|K + i
Adesso possiamo correggere le masse dei mesoni carichi aggiundendo lo stesso termine costante:
2
M2 = B(mu + md ) + Mem
2
2
MK
= B(mu + ms ) + Mem
M20 = B(mu + md )
2
= B(md + ms )
MK
0 ,K 0
M20 =
B
(mu + md + 4ms ) +
3
(16.32)
da queste relazioni, usando i dati sperimentali per le masse degli adroni, possiamo determinare i rapporti
tra le masse dei quarks:
1
2
2
(M 2
0 + MK M )
2 K 0 ,K
1
2
2
2
Bmd = (MK
MK
+ M )
0 ,K 0
2
2
2
MK
M = B(ms md )
Bms =
2
= B(md + ms )
MK
0 ,K 0
da cui
ms
' 20.18
md
(16.33)
(16.35)
(G.M.0)
=
B (mu md )2
29 MeV2
4 ms m
2
Dunque si ha Mem
e quindi abbiamo una giustificazione a posteriori per averlo trascurato. Come conseguenza, la differenza tra le masse dei pioni carichi e quello scarico `e interamente dovuta alla
2
2
correzione elettromagnetica, M2 M20 = Mem
+ ' Mem
, mentre per i mesoni K:
2
2
2
MK
MK
= B(md mu ) Mem > 0
0 ,K 0
85
2
B(md mu ) > Mem
da cui
MK 0 ,K 0 =
2
Mem
B(md mu )
(16.36)
M 0 =
M2
B (mu md )2
4 m m
!1/2
M2
1 (B mu Bmd )2
4 Bm B m
!1/2
139.51 MeV
(16.37)
M+ = M+ + mu + md
(0)
MK + = MK + + mu + ms
(0)
(0)
122 MeV
md
=
ms
ms (MeV)
ms =
122 MeV
122 MeV
md ' 1 0.05 128 MeV
1
ms
(16.38)
e di conseguenza
mu
ms 3.6 MeV
ms
md
md =
ms 6.4 MeV
ms
mu =
86
17
Simmetria U (1)A
Questa simmetria non `e realizzata alla Wigner-Weyl, per lo stesso motivo della SU (L)A . Possiamo
azzardare come prima ipotesi che la U (1)A sia rotta spontaneamente alla Goldstone. Esister`a pertanto
un bosone di Goldstone con gli stessi numeri quantici di Q5 i, che `e un singoletto mesonico. Il candidato
nello spettro `e l 0 .
Estendiamo innanzitutto i gradi di libert`
a della teoria efficace per includere anche il singoletto:
!
8
i X
U = exp
a a SU (3) U U eiS0 /F U (3)
(17.1)
F a=1
con 0 = cost p
1. Determiniamo la costante tramite la condizione di normalizzazione tr(20 ) = 2,
ottenendo cost = 2/3, quindi
"
!#
r
8
i X
2
a a +
S1
U = exp
F a=1
3
A priori, la costante di decadimento potrebbe essere diversa, scriviamo allora Fs = F /:
"
i
U = exp
F
8
X
r
a a + S
a=1
2
1
3
!#
(17.2)
= iU U i U U
(2)
Leff = I1 tr + I2 tr[ ]tr[ ] + I3 tr[M (U + U )]
con I3 = F2 B/2 (termine di rottura esplicita). Dalle normalizzazioni dei termini cinetici dellottetto e
del singoletto determiniamo I1 , I2 :
F2
4
Fs2 F2
I2 =
12
I1 =
Pertanto la Lagrangiana
(2)
Leff =
1
F2
S S + tr U U +2BM (U + U )
2
4
(17.3)
i
V L = e VL ,
V R= e
VR ,
VL , VR SU (3)
(17.4)
0
i 2/3S/F
U = e2i U = U ei 2/3S/F +2i U ei 2/3S /F
U= Ue
87
dal confronto otteniamo S 0 = S + Fs 6, dunque possiamo scrivere
S S 0 = S + 6S
U (1)A : U U 0 = U,
(17.5)
J5 = 6Fs S
(17.6)
2
2 2
B(
m
+
2m
)
B(
m
m
)
s
s
3
M2(8 ,S) = 3
(17.7)
2 2
2
B(m
ms ) 2 B(2m
+ ms )
3
3
1. Se = 1, allora gli autovalori della matrice saranno
2
M`(=1)
= 2B m
= M20
2
2
2
2
= 2Bms = MK
Mh(=1)
0 M
+ M 0
K ,K
(17.8)
1
0 (uu + dd 2ss),
6
(17.9)
1
S (uu + dd + ss)
3
inserendo in h, ` troviamo
1
`(=1) (uu + dd)
2
h(=1) ss
Questi isosingoletti non sono mai stati osservati. Gli isosingoletti reali sono , 0 , m , m0 m0 ,
quindi siamo fuori.
2. Limite di Weinberg ( 6= 1, > 0).
Diagonalizzando M2(8 ,S) in questo caso si ha che la massa dellautostato pi`
u leggero |`i `e limitata
superiormente da
6B mm
s
< 6B m
3M20
(17.10)
M`2 <
2m
+ ms
Si ottiene cos` il limite di Weinberg (1975):
M` <
3M0
(17.11)
Sperimentalmente, questo limite non `e verificato (M , M0 > 3M0 ). Concludiamo quindi che
la simmetria U (1)A non pu`
o essere rotta spontaneamente alla Goldstone a causa di unanomalia
quantistica (t Hooft, 1976).
88
18
X
i
L
a i
( i )
L
L
=0
( i )
i
a i +
(i )
Ja =
i
( i )
i
X L
L
=
a i +
a ( i ) a L
i
( )
i
(18.1)
(18.2)
Nota.
(i ) = (0i i ) = 0i = ( i ) = a a ( i )
= (a a i ) = a (a i )
da cui segue (a i ) = a ( i ).
A livello quantistico, usiamo il path integral:
Z
Z = [d]eiS[] ,
Z
S[] =
d4 x L(, )
(18.3)
con i a i (x) uguali al caso globale. Le f a (x) sono funzioni infinitesime, arbitrarie, ma tali che f a (x
) 0 sufficientemente rapidamente (vedremo dopo quanto). Usando queste propriet`a delle f a si trova
che
Z
Z
0
Z = [d]eiS[] = [d0 ]eiS[ ]
(18.4)
Luguaglianza deriva dal cambio di variabili, e non da simmetrie. In generale per trasformazioni globali
si ha [d0 ] = [d], ma per trasformazioni chirali di campi fermionici (e.g. proprio la U (1)A per i campi
dei quarks) [d0 ] 6= [d].
Nel caso in cui
[d0 ] = eiA[f ] [d]
(18.5)
dove A[f ] `e detta anomalia:
Z
A[f ] =
d4 x f a (x)Aa (x)
89
(18.6)
si trova che
Ja = a L Aa
(18.7)
(
i )
i
i
Z
X L
L
= d4 x
f a (x)a i +
(f a (x)a i )
i
( i )
i
Z
X L
L
L
a
a
4
a i +
a ( i ) f (x) +
a i f (x)
= d x
i
( i )
( i )
i
Z
= d4 x [f a (x)a L Ja f a (x)]
Integrando per parti il secondo addendo troviamo (il termine di bordo `e nullo per le propriet`a di f ):
Z
d4 x [a L + Ja (x)] f a (x)
S =
(18.8)
Z
0=
[d]eiS[]
d4 x[a L + Ja + Aa ]f a (x)
e cio`e
Ja = a L Aa
(18.9)
classico
quantistico
18.1
90
d4 y (y)U xn,ym
dove U xn,ym = [ 0 U (y) 0 ]nm (4) (x y). Vogliamo capire come cambia la misura dellintegrale [dd].
Nota. Se consideriamo N variabili di Grassmann 1 , . . . , N , allora una generica funzione di esse pu`
o
essere sviluppata come
X
X
f () = f0 +
fi i +
fij i j + + FN N 1
i
i<j
Z Y
N
di f () = FN
i=1
1 ,...,N
Dunque
Z Y
N
di f (()) = FN det A
i=1
e
Z
Z
Z
N
[d]
1 Y
di f (())
f (()) = FN = [d] f ()
det A i=1
det A
da cui
Nel nostro caso
(18.11)
(18.12)
(18.13)
Calcoliamo il determinante:
Uxn,ym = Unm (x) (4) (x y) = ei(x)5 t
da cui (possiamo esponenziare lidentit`a gratuitamente)
U = ei5 t 1(x) = ei5 t1(x)
91
nm
1xy
Quindi
det U = e
tr ln U
Z
4
(4)
= exp tr[i5 t 1(x) ] = exp i d x (x) (x x)trD,C,F (5 t)
(18.14)
dove la traccia `e estesa agli indici di Dirac (D), di flavor (F), e di colore (C). Adesso
Z
R 4
!
2
4
(4)
(det U) = exp 2i d x (x) (x x)trD,C,F (5 t) = ei d x (x)A(x)
da cui otteniamo lespressione dellanomalia
A(x) = 2tr(5 t) (4) (x x)
(18.15)
18.2
( "
/x
D
M2
A(x) = 2 tr 5 tf
!#
(4)
(x y)
(18.16)
yx
s0
A(x)
g2
Fa Fb tr[Ta Tb t]
16 2
(18.17)
Z
A(x) = 2
2
Dx
ik(xy)
tr 5 tf
e
M2
yx
/ x )2
d4 k
(i/
k+D
tr 5 tf
(2)4
M2
Espandiamo largomento di f :
/ x /M )2 = k 2 +
(i/
k+D
2ikDx
+
M
Dx
M
2
k 2 +
= i 2 [f (s)]+
= i 2
0
dove abbiamo prima posto |kE |2 = s e poi abbiamo usato le ipotesi su f per integrare per parti e
calcolare lintegrale.
2. Traccia.
1
1
{Dx , Dx } { , } + [Dx , Dx ] [ , ]
4
4
/x =
D
1
2
/ x = Dx2 + igTa Fa [ , ]
D
4
(18.19)
Lunico termine rilevante del quadrato che ha traccia non nulla con 5 `e quello contenente due
commutatori, cio`e
tr {5 [ , ][ , ]} = 16i
(18.20)
Di conseguenza
2
i 2
g
A(x) =
Fa Fb
16i tr[Ta Tb t]
(2)4
16
g2
=
Fa Fb tr[Ta Tb t]
16 2
dove la traccia `e estesa agli indici di flavor e di colore.
93
Ta su(Nc )
La traccia residua `e nel flavor e nel colore, ma linterazione forte `e diagonale nel flavor, quindi
Ta = (Ta )(c) 1(f ) . Invece t = 1(c) t(f ) , con t(f ) {T1 , . . . , TL2 1 , 1(f ) }, dove i Ti sono i
generatori di SU (L). In questo caso troviamo che
g2
Fa F tr(f,c) [(Ta )(c) (Tb )(c) t(f ) ]
16 2
g2
=
Fa Fb tr(c) [Ta Tb ]tr(f ) (t)
16 2
g2
=
Fa Fa tr(f ) (t)
(18.21)
32 2
dove abbiamo usato la normalizzazione standard tr[Ta Tb ] = ab /2. Adesso, se t {T1 , . . . , TL2 1 },
(f )
allora tr(t) = 0 e quindi non c`e anomalia, cio`e Aa = 0 nel limite chirale (Aa = 5 Ta ),
(f )
mentre per M 6= 0, Aa = i5 {M, Ta }.
Se invece t = 1(f ) , cio`e stiamo trattando una U (1)A , allora tr(t) = L (numero di flavors) e
A(x) =
AU (1)A (x) =
g2
!
L Fa Fa = 2LQ(x)
32 2
(18.22)
g2
Fa Fa
64 2
(18.23)
che pu`
o essere scritta in vari modi
g2
tr[F F ]
32 2
g 2
=
F F a,
32 2 a
g2
=
tr[F F ]
2
16
Q(x) =
(18.24)
Q=
0
D = i|e|QA ,
0
3
Possiamo usare la stessa formula di prima per lanomalia, con gli accorgimenti g |e|, Ta Q =
1(c) Q(f ) , ottenendo
0
1
3
0
e2
F F tr(c) (1)tr(f ) [Q2 t]
16 2
Nc e2
=
F F tr(f ) [Q2 t]
2
16
4
0
0
9
1
2
Q = 0
0
1
0 0
9
A(x) =
94
(f )
(f )
(f )
(f )
t = T3 = 0 1
2
0
0
(f )
(f )
0
0
A3
(x) =
(18.26)
Nc e 2
F F
96 2
A3 =
18.3
Nc e2
F F
96 2
Nellespressione
Z
Zeff =
[dU ]ei
d4 x Leff
la misura [dU ] `e una misura invariante, in quanto questa teoria non contiene fermioni (i campi fondamentali sono i bosoni di Goldstone). Vogliamo comunque inserire lanomalia quantistica allinterno della
teoria efficace. Ricordiamo che
Z
R 4
Zfond = [dd]ei d x[LQCD +Lem ]
dove la misura fermionica trasforma come
0
[d d 0 ] = ei
(em)
d4 x A3
(x)
[dd]
Per riprodurre lanomalia nella teoria efficace dobbiamo richiedere che, sotto la trasformazione
U U 0 = AU A,
(em)
A = eiT3 (= VL = VR )
(0)
19
19.1
Lo sviluppo 1/Nc permette di estendere la teoria delle perturbazioni a basse scale di energia. Quello
che vogliamo fare praticamente `e mandare Nc , mantenendo tuttavia QCD costante, che implica
mantenere costanti le masse degli adroni (tranne che per casi patologici come i barioni).
1
2
gR
() =
0 ln
1
0 =
(4)2
2QCD
11Nc 2Nf
3
2
Se QCD = costante, allora gR
() 1/Nc , cio`e
2
gR
()Nc = costante
(19.1)
Dato un generico
Nc22HL
(19.3)
dove L `e il numero di loop di quark e H `e il numero topologico della superficie (H = 0 per la sfera e
H = 1 per il toro). Quindi i loop di quark sopprimono quindi le funzioni di correlazioni di un fattore
1/Nc ciascuno, mentre la topologia sopprime invece di 1/Nc2 . Lordine leading `e dato dai diagrammi con
L = 1 e H = 0, cio`e O(Nc ).
19.2
Nel limite chirale M = 0, la quadridivergenza della carica assiale era proporzionale alla densit`a di carica
topologica:
g 2 a a
J5 = 2LQ(x),
Q(x) =
F F
64 2
Q(x) 1/Nc , quindi la speranza `e che nel limite Nc lanomalia possa essere trattata come una
piccola perturbazione. Witten propose di considerare la funzione di correlazione a due punti della Q:
Z
(k) hQQi(k) = i d4 keikx h|T {Q(x)Q(0)}|i
(19.4)
Si trova in questo caso (gli operatori sono gluonici e non fermionici):
r = (g 2 )2 Nc22HL = Nc2HL
Lordine leading `e H = L = 0, cio`e O(Nc= 0) (contributo di pura gauge). Espandiamo (k):
(k) = A0 (k) + A1 (k) + A2 (k) +
96
(19.5)
con A0 (k) = O(Nc0 ), A1 (k) = O(Nc1 ), A2 (k) = O(Nc2 ). Ad A1 (k) contribuiscono tutti i diagrammi
planari (H = 0) aventi un solo loop di quark (L = 1) e vengono dal contributo di stati intermedi di
singola particella di tipo mesonico, quindi
X
A1 (k) =
n (mesoni)
|h|Q(0)|ni|2
k 2 Mn2
(19.6)
Quindi
X
(k) = A0 (k) +
n (mesoni)
|h|Q(0)|ni|2
k 2 Mn2
=A
n (mesoni)
||Q(0)|ni|2
Mn2
(19.7)
(19.8)
Z
h
i
(M =0)
[dA][dd] exp i d4 x LQCD + Q(x)
Z
Z[] =
(19.9)
Allora
Z
Z
Z
Z
i 2 Z[]
4
4
4
= i d x d yh|T {Q(x)Q(y)}|i = i d x d4 yh|T {Q(x)Q(0)}|i
Z 2 =0
dove abbiamo usato linvarianza per traslazioni. Adesso regolarizziamo lintegrale in d4 y integrando su
un quadrivolume finito V T :
Z
= iV T d4 xh|T {Q(x)Q(0)}|i
Cambiamo adesso variabili mute di integrazione:
0
0 = ei5 ,
Allora
[dd] [d d 0 ] = [dd]ei
= ei5
d4 x AU (1) (x)
e di conseguenza
Z
h
i
0
(M =0)
0
4
Z[] = [dA][d d ] exp i d x LQCD ( , , A) + Q(x)
Z
Z
h
i
(M =0)
4
= [dA][dd] exp i d x LQCD (, , A) + ( 2L)Q(x)
Z
Z[ 2L]
|h|Q(0)|si|2
.
Ms2
97
(19.10)
Da questa relazione possiamo estrarre la massa quadra del singoletto. Usando J5 = 2LQ(x), possiamo
scrivere
1
h| J5 (x)|s(p)i
2L
1
=
h|J5 (x)|s(p)i
2L
1
=
[i 2LFs p eipx ]
2L
1
= Fs Ms2 eipx
2L
h|Q(x)|s(p)i =
In definitiva
1
h|Q(0)|s(p)i = Fs Ms2
2L
(19.11)
che sostituito nella (19.10) porta alla formula di Witten per la massa del singoletto:
2LA
2LA
=
(19.12)
Fs2
F2
F2 M23 |O(Nc0 )
h|A3 (0)|3 (p)ih3 (p)|A3 (0)|i
= 2
2
2
k M3
k M23 |O(Nc0 )
(19.13)
Nel limite chirale le masse sono zero e otteniamo lidentit`a banale 0 = 0. Per ottenere unidentit`a non
banale, prendiamo allora mu = md = ms m, che implica Ms2 , M23 6= 0. In questo caso
1
1
A3 (x) = 5 T3 = u 5 u d 5 d
2
2
X
J5 (x) = 5 =
f 5 f
f =u,d,s
I contributi dominanti sono quelli aventi lo stesso flavor, in quanto sono realizzati da diagrammi aventi
un solo loop di quark. Essendo le masse uguali, si trova la relazione
hJ5 J5 i(k)|O(Nc ) = 6hA3 A3 i|O(Nc )
(19.14)
Usando le espressioni trovate per le funzioni di correlazione a due punti, questa uguaglianza implica che
Ms2 |O(Nc0 ) = M23 |O(Nc0 )
p
Fs = F = O( Nc )
19.3
Leff (, S) =
1
F2
S S + tr[ U U ]
2
4
S S 0 = S + F 6
=
98
S = F 6
a cui avevamo aggiunto un termine Leff che implementava lanomalia tale che
AU (1) = 6Q(x)
(Leff ) = AU (1) ,
Usiamo quindi Q(x) come campo ausiliario per scrivere
(2)
Leff (, S, Q)
6
Q2
F2
1
tr[ U U ]
QS +
= S S +
2
4
F
2A
}
| {z
(19.15)
Leff
dove lultimo termine `e stato aggiunto affinche la funzione a due punti di pura gauge sia diverso da zero
(ipotesi di Witten), cio`e
Z
i d4 x hQ(x)Q(0)iY.M. = A
Adesso vogliamo integrare via il campo ausiliario Q(x). Possiamo procedere in due modi:
1. Integrazione gaussiana. Scriviamo
6
1
1 2
Q
QS =
2A
F
2A
!2
1 6A 2
A 6
S
Q
S
F
2 F2
1 6A 2
S
2 F2
(2)
Leff
Q
6
=
0=
S
Q
A
F
troviamo allo stesso modo
A 6
Q=
S
F
1
1
= S S
2
2
6A
F2
S2 +
F2
tr[ U U ]
4
(19.16)
Abbiamo quindi ottenuto un termine di massa per il singoletto da cui si ottiene esattamente la formula
di Witten:
6A
Ms2 = 2
(19.17)
F
Nel caso M 6= 0 la Lagrangiana sar`
a
(2)
(2)(M =0)
Leff (, S) = Leff
con
U= Ue
iS
1
(, S) + F2 Btr[M (U + U )]
2
(
2/3
= exp
i
F
8
X
a=1
r
a a + S
2
1
3
!)
1
F2
1 2
1 2
6
= S S +
tr[ U U ] + F Btr[M (U + U )] +
Q
QS
2
4
2
2A
F
F2
1 2 i
= tr[ U U +2BM (U + U )] +
Q + Qtr[ln U ln U ]
4
2A
2
99
(19.18)
2
1
F2
tr[ U U +2BM (U + U )] + A tr[ln U ln U ]
4
8
2
F
1
3A
= S S + tr[ U U + 2BM (U + U )] 2 S 2
2
4
F
Leff =
(19.19)
2
2 2
B(m
+ 2ms )
B(
m
m
)
s
3
M2(8 ,S) = 3
2 2
6A
2
+ ms ) + F 2
B(m
ms ) 3 B(2m
3
cio`e il 8 e il singoletto S mescolano. Gli autovalori e gli autovettori di questa matrice sono
0
cos q
sin q
8
=
0
sin q cos q
S
dove
tan q =
2
2
3 M 0 M
2
2 M2
2 2 MK
(19.20)
(19.21)
(19.22)
6A
F2
(19.23)
Questa relazione `e fondamentale in quanto collega A (che `e calcolabile su reticolo) a grandezze sperimentali. I dati sono in accordo con la teoria
A (180 MeV)4
Tuttavia sorge un problema: si pu`
o vedere che
Q(x) =
g2
g 2
!
tr[F
]
=
tr[F F ] = K
F
16 2
16 2
(19.24)
con
g 2
2
tr
A
igA
A
A
+
16 2
3
g 2
2
tr A F igA A
=
16 2
3
K =
(19.25)
detta corrente di Chew-Simons. Questo fatto rappresenta un problema nella misura in cui, essendo
lanomalia una quadridivergenza, si pensava che questa dovesse sparire ad infinito. Invece, fu dimostrato
che esistevano soluzioni euclidee nellazione finita e topologia non banale chiamate istantoni,
Z
E = d4 x QE (x) Z
Se cos` non fosse, allora A = 0 perche non potrebbe esserci suscettivit`a topologia non nulla. Infatti
Z
Z
Z = [dA] exp i d4 x[LY M (A) + Q(x)]
ma, essendo Q(x) una quadridivergenza il suo contributo allintegrale sarebbe nullo. Esistono delle azioni
euclidee aventi carica topologica non banale,
Z
ZE [] = [dAE ] exp {SE + iE }
100
C`e anche un altro aspetto del problema, cio`e che J5 = 2LQ(x) = 2L K . Sappiamo che, essendo in
presenza di anomalia, non possiamo applicare il teorema di Goldstone. Tuttavia, possiamo trovare una
corrente conservata:
J 5 = 0
(19.26)
J 5 J5 2LK ,
A questa `e possibile applicare il teorema di Goldstone e di conseguenza dovrebbe esistere un bosone
di Goldstone. In realt`
a cos` non `e in quanto questa corrente non `e invariante di gauge e quindi non
pu`
o essere applicata a stati fisici. Dunque, abbiamo il polo del teorema di Goldstone ma ad esso non
corrisponde uno stato fisico. Questa `e una conseguenza dellaver richiesto la conservazione della chiralit`
a:
non si pu`
o avere invarianza di gauge se si vuole conservare la chiralit`a e viceversa.
19.4
Istantoni
Gli istantoni sono chiamati in questo modo in quanto hanno unampiezza finita anche nel tempo.
Partiamo dallazione
Z
1
d4 xE tr[FE, FE, ]
SE =
2
Z
Z
1
1
=
d4 xE tr[(FE, F E, )(FE, F E, )]
d4 xE tr[FE, F E, ]
2
2
8 2
2 E
(E Z)
(disuguaglianza di Bogomolny)
(19.27)
g
dove F E, = 12 E
FE, . Sappiamo che se H = H , allora trH = tr[HH ] 0. Adesso distinguiamo
i due casi ():
i
( r)r + O(r2+ )
g
Nota. La carica topologica dipende da quante volte viene ricoperto il codominio dal dominio della trasformazione. Ad esempio, se si passa da SU (2) a SO(3), la carica topologica `e 1 in quanto i due gruppi
sono isomorfi.
La domanda adesso `e: possiamo avere un termine nella Lagrangiana con 6= 0, cio`e con carica topologica
non nulla? Cosa dice la fenomenologia in tal senso?
19.5
Termine
1
/ M ) tr[F F ] + Q(x)
LQCD = (iD
2
g2
Q(x) =
tr[F F ] tr[E B]
16 2
Il termine Q(x) era stato scartato allinizio in quanto violava P, T, CP . Sappiamo che
(
(
E E
EE
P :
T :
BB
B B
101
Fenomenologicamente queste simmetrie non sono violate. Una verifica pu`o essere fatta con il momento
di dipolo elettrico del neutrone: questo `e messo in relazione con da
dn ' ||e
M2
1016 ||e cm
Mn3
(19.28)
(19.29)
con
L(massa) = R mL L m R =
m + m
2
m m
2
5 (A + i5 B)
m + m
2
m
m
B = B = i
2
A = A =
1
Z
R 4
0
L L
=V L L
R
0
=V R
R
e siano
V L , V R U (Nf )
det V L eiL ,
det V R eiR
(19.31)
(19.32)
Definiamo quindi
VL = eiL /Nf V L
VR = eiR /Nf V R
con VL , VR SU (Nf ). Se adesso eseguiamo la trasformazione U (1) SU (Nf ):
0
L L
= eiL VL L ,
0
R
=e
iR
V R R ,
L L /Nf ,
R R /Nf ,
VL SU (Nf )
VR SU (Nf )
(19.33)
ricordando che U (Nf ) U (Nf ) = U (1)L U (1)R SU (Nf )L SU (Nf )R = U (1)V U (1)A SU (Nf )L
SU (Nf )R , con
L R
L R
=
U (1)A
=
iL
i(+)
U
(1)
=
e
=
e
2
2Nf
L
iR
i()
= L + R = L + R U (1)
U (1)R = e
=e
V
2
2Nf
102
quello che troviamo `e che solo la U (1)A porta una variazione sulla misura dellintegrale funzionale della
forma
Z
0
0
4
[d d ] = [dd] exp 2iNf d x Q(x)
e si avr`
a
Z
0
0
[dA][d d 0 ] exp i d4 x[LQCD ( 0 , , A) + Q(x)]
Z
Z
4
/ + L(massa) (, ) + ( 2Nf )Q(x)]
= [dA][dd] exp i d x[LY M (A) + iD
Z
ZQCD =
Notiamo che se m = 0, per quanto visto, allora anche = 0 (basta anche un solo quark a massa nulla).
Inoltre
0
0
0
0
0
L(massa) ( , 0 ) = R mL
L m R
= R m0 L L m0 R
m m0 =V R m V L
0 = 2Nf
Osservazione.
0 + arg(det m0 ) = + arg(det m) fisico
`e invariante. Infatti det m0 = (det V R )2 det m(det V L )2 ei(L R ) . Se det m 6= 0, allora arg(det m0 ) =
arg(det m) + L R = arg(det m) + 2Nf , da cui la tesi.
Notiamo adesso due cose:
1. Possiamo eliminare il termine scegliendo = /2Nf , cos` che
0 = 0
arg(det m0 ) = arg(det m) + = fisico
2. Con unoppoertuna trasformazione U (Nf ) U (Nf ) si pu`o ottenere
m0 =V R m V L = md = diag(m1 , . . . , mNf ),
m1 , . . . , mNf > 0
10 100 = ei 5 /2 10
i0 i00 = i0 ,
i 6= 1
cio`e ZQCD non dipende da . Il problema che abbiamo visto prende il nome di problema CP forte. La
soluzione sarebbe trovare un quark a massa nulla (il candidato sarebbe lup), ma ci`o `e in contrasto con
i risultati sperimentali. Una soluzione alternativa `e usare un modello al di fuori del modello standard.
103
19.6
Modello di Peccei-Quinn
Lidea `e di trovare unaltra simmetria che annulli il problema delle anomalie. Partiamo da
Leff (U , U , N, N , Q) =
F2
F2
tr[ U U +2BM (U + U ] + a N N
4
4
i
1 2
Q + Q
+ Q[tr(ln U ln U )] + aP Q [ln N ln N ] +
2
2A
N N 0 = ei N
U U =U ,
U (1)P Q :
(19.34)
con lipotesi che questa sia rotta sia spontaneamente sia tramite anomalia (aP Q `e il coefficiente dellanomalia) e scriviamo
N = ei 2Sa /F
dove Sa `e il campo dellassione e F `e la scala di rottura spontanea di U (1)P Q . Lassione dovrebbe
accoppiare tipo Yukawa: R Sa L + h.c.. Con questo modello si riesce a spiegare la violazione di CP :
integrando infatti in [dQ] si ottiene
Leff (U , U , N, N ) =
F2
F2
tr[ U U ] + a N N V (U , U , N, N )
4
4
(19.35)
A
BF2
tr[M (U + U )] +
V =
2
2
2
+ tr[ln U ln U ] + aP Q (ln N ln N )
2
(19.36)
U h| U |i,
N h|N |i
(i = 1, 2, 3),
a =
(19.37)
aP Q
U (1)A U (1)P Q :U U = ei U ,
N N 0 = ei N
e
(M =0)
Leff
(M =0)
Leff
3 + aP Q = 0
Questo implica che nel limite chirale il modello ha una buona simmetria, che per`o `e spontaneamente
rotta, ci sar`
a di conseguenza un bosone di Goldstone a massa nulla. Se invece M 6= 0, allora tale particella
ci sar`
a ancora, ma sar`
a uno pseudobosone di Goldstone a massa Ma 6= 0 data da
b1
Ma2 2b2 B
mu md ms
,
mu md + mu ms + ms md
b=
aP Q
F
Fa
Questa particella `e un candidato per la dark matter e ha come scala di rottura della simmetria
Fa
& 109 GeV
aP Q
104
Ma . 0.01 eV