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PER
EREDI DI CAGGESE GIUSEPPE
LAUDA GIUSEPPINA, CAGGESE MARIO,
CAGGESE VINCENZO, CAGGESE ANNA MARIA
CONTRO ITALCEMENTI S.P.A.
PREMESSA
In data 06/08/2015, a seguito dellincarico ricevuto dalla Corte dAppello di Bari, Sez.
Lavoro, procedimento n. 304/2013 R.G., Controversia Italcementi S.p.A. contro
eredi di Caggese Giuseppe (Lauda Giuseppina, Caggese Mario, Caggese Vincenzo e
Caggese Anna Maria) e Generali Italia S.p.A., i CTU nominati, prof. ing. Massimo La
Scala e dott. Giuseppe Labellarte, hanno depositato la relazione concernente le
risposte ai quesiti posti dalla Corte.
Per brevit di esposizione i quesiti si sintetizzano in
a) eventuale nesso causale, con criteri di certezza o alta probabilit, tra la patologia
di decesso del Caggese e la sua attivit lavorativa;
b) nel caso di risposta affermativa, eventuali inadempienze di varia tipologia
dellItalcementi in merito allinsorgenza ed allevoluzione delle patologie del
Caggese;
c) nel caso di risposte positive, leventuale ruolo del tabagismo del Caggese;
d) sempre nel caso di positiva risposta, la percentuale del collegamento la patologia
ed il tabagismo.
Il sottoscritto ha avuto incarico dagli eredi del sig. Caggese Giuseppe di svolgere una
consulenza sulla vicenda per cui causa, con particolare riferimento al rischio
chimico derivante dallambiente di lavoro nel quale il suddetto lavoratore ha svolto
la sua attivit fino al decesso, dalle sostanze chimiche con le quali egli stato
direttamente a contatto fisico per circa 24 anni e, tra di esse, gli inquinanti
aerodispersi nel particolato che in tale lungo periodo di tempo ha inalato ed
accumulato nellorganismo.
A dire il vero, nelle memorie difensive in favore degli eredi Caggese gi presentate
dallo Studio Legale Gori il 09/12/2013 e dallavv. Angelo Torre il 10/02/2015 stata
svolta una puntuale, dettagliata ed approfondita disamina degli argomenti per cui
causa, tanto che, a parere dello scrivente, nelle medesime sono riscontrabili le
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risposte ai quesiti che codesta Corte ha, comunque, ritenuto di dover sottoporre ad
una rinnovata ctu.
La consulenza del sottoscritto, pertanto, per quel che riguarda gli aspetti
concernenti la valutazione del rischio chimico allesposizione alle polveri di cemento
e delle relative conseguenze sulla infausta e prematura sorte del sig. Caggese
richiama, per condivisione, il contenuto delle memorie Gori e Torre e proceder,
nelle parti necessarie, ad una loro integrazione alla luce delle argomentazioni e delle
conclusioni formulate nella relazione dei CTU.
Si tratta di una grave lacuna della relazione dei CTU, che non trova spiegazione n
giustificazione alcuna, dal momento che, come gi aveva rilevato lavv. Torre nella
sua memoria (pag. 6), nella SDS della stessa Italcementi ma la medesima
osservazione vale per le SDS delle altre aziende produttrici sono riportate
SILICE
La relazione dei CTU descrive, alle pagg. 22-29, le problematiche relative alle
patologie associate allesposizione alla silice, con riferimento alla silicosi ed agli
aspetti degenerativi della malattia.
E una descrizione che fa da preambolo al successivo capitolo Valutazione del nesso
causale ma che appalesa da subito alcune oggettive incongruenze.
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Per un verso i CTU riportano ma questo era un fatto del tutto scontato e
necessitato le posizioni della IARC (International Agency for the Research on
Cancer) (e di altre prestigiose Associazioni internazionali) ormai da tempo
universalmente acclarate e seguite sulla classificazione della frazione respirabile
della silice cristallina come agente cancerogeno polmonare di livello 1 (il maggiore),
associata o meno che sia alla silicosi; per altro verso, invece, come se cercassero di
introdurre e rimarcare elementi di dubbio e di contrapposizione, tipo riferendosi
alla decisione, pur controversa, presa nel 1997 dalla IARC oppure citando
qualche pubblicazione di non condivisione delle posizioni IARC e di altri Enti di
ricerca, messa su un piano di (improponibile) equivalente rappresentativit.
Viene solo da chiedersi a che pro i CTU siano andati a ripescare un controverso
risalente a 18 anni fa, pur sapendo che la primitiva decisione della IARC stata
successivamente confermata, ad ogni buon conto, da altre pi ampie e pi recenti
monografie.
Sempre in tema, i CTU riferiscono che sulla base di tali osservazioni appare
condivisibile lopinione degli autori che <la labile relazione esposizione-risposta di
assai difficile interpretazione> [pag. 24, cpv. 5].
Chi sono questi autori dalle opinioni condivisibili di cui non si trova menzione n
nel precedente capoverso, n ancor prima, ma, soprattutto, a quale lavoro
scientifico ci si riferisce?
La spiegazione sta nel fatto che nel capitolo in trattazione i CTU hanno traslato
testualmente a sbalzo alcuni brani e passi del documento del Direttivo Nazionale
Societ Italiana di Medicina del Lavoro ed Igiene Industriale (SIMLII) Maggio 2012,
(da loro stessi citato, per, pi avanti).
Riguardo al passo suddetto, i CTU lo hanno traslato monco del brano di cui faceva
parte, e cos il passo, fuori dal suo contesto originario, diventato incomprensibile.
Si voluto riferire la circostanza non tanto per la traslazione, bens per un motivo
che lascia particolarmente perplessi ed inquieti.
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Dal documento della SILMII si apprende che gli autori le cui opinioni i CTU ritengono
condivisibili sono Brown T. e Rushton L., i quali hanno avuto commissionato lo
studio A review of the literature of the health effects of occupational exposure to
cristalline silica: silicosis, cancer and autoimmune diseases. In: Sponsor: EUROSIL.
European Association of Industrial Silica Producers, ed. Brussels, 2009, 1-178
dallAssociazione Europea dei Produttori Industriali di Silice.
Come chiedere alloste se il suo vino genuino e condividerne la risposta.
Poco o nulla da stupirsi che Brown e Rushton critichino le posizioni della IARC, ma ci
si permetta di andare ben oltre le perplessit riguardo alla condivisione dei CTU
delle opinioni degli autori di uno studio commissionato da EUROSIL (leggasi lobby
dei produttori di silice del Belgio, Inghilterra, Francia, Olanda, Germania, Italia,
Scandinavia, Spagna e Portogallo) e, soprattutto, pi vecchio di 3 anni rispetto alla
pi recente monografia della IARC (2012).
Quanto detto, ricordando sempre che la IARC lAgenzia pi autorevole a livello
mondiale per quel che riguarda lo studio della possibile azione cancerogena delle
sostanze chimiche .
E poich esistono molte fonti non autorevoli e condizionate da interessi economici,
per avere dati scientificamente fondati sulla classificazione di una determinata
sostanza chimica conviene sempre fare riferimento agli studi della IARC, che ha gi
pubblicato studi su gran parte delle sostanze chimiche di maggiore impiego
industriale.
Dette perplessit, che investono direttamente il livello di effettiva significativit del
contenuto della relazione dei CTU, le si rassegnano allattenzione ed alla valutazione
di codesta Corte.
CROMO
Alle pagg. 29-30 la relazione dei CTU si limita a riportare complessivamente in poche
righe brevi cenni sulle attivit industriali considerate fonti principali di esposizione al
Cromo esavalente.
Solo come inciso viene citata la possibile presenza del Cromo esavalente come
impurit nel cemento Portland.
Sono notizie e citazioni di letteratura di poco o nessun pregio sotto ogni aspetto le si
voglia considerare, meno che mai riguardo ad un seppur minimo livello scientifico.
Sorge il legittimo dubbio su quali basi possa essere stata condotta la ricerca
bibliografica in merito alla problematica in questione, se il risultato finale stato
quello di selezionare ed inserire nella relazione talune citazioni che mostrano di
sconfinare abbondantemente nel ridicolo e nel risibile il motivo per cui il cromo
esavalente possa indurre tumori dellapparato respiratorio solo in tre situazioni
occupazionali, nonostante il grande numero di soggetti esposti in svariate attivit
lavorative, dipende verosimilmente dal fatto che sono necessarie dosi molto
elevate di cromo esavalente per indurre tumori.
I CTU non forniscono delucidazioni circa il contesto da cui hanno estratto il brano,
ma ci non toglie che si tratta di affermazioni, da parte dellautore da essi citato,
indubbiamente aberranti ed inaccettabili, sia sul piano logico che scientifico, e che
gi solo per il fatto che sono state riportate nella relazione e, soprattutto, che non
sono state accompagnate da alcun commento critico, lascerebbero supporre una
tacita condivisione da parte dei CTU.
Appare evidente che si tratta di un ulteriore deficit della relazione dei CTU in quanto
a rappresentativit e significativit delle argomentazioni addotte, di cui codesta
Corte non potr non tenere nel debito conto.
I CTU concludono il capitolo ricordando, in due righe, senza aggiungere altro, che il
cromo esavalente rappresenta uno dei tanti costituenti chimici tossici presenti nel
fumo di sigaretta.
Nulla di nuovo in questo ricordo tout court dei CTU, considerato che ben noto che
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alcuni metalli, tra i quali il cromo esavalente, e diverse altre classi di composti
chimici sono costituenti del fumo di sigaretta.
I CTU, tuttavia, si fermano alla mera citazione e non aggiungono altro, perch
nientaltro avrebbero da aggiungere diciamo noi sulla specifica presenza del
cromo esavalente.
Noi, invece, per dovere di completezza dellinformazione anche ai fini della presente
causa, ricordiamo a noi stessi ed ai CTU che lIstituto Superiore di Sanit,
Dipartimento del Farmaco, ha condotto uno studio specifico sul fumo di sigaretta
Composizione chimica del fumo principale di sigaretta (Marchei E., Pellegrini M.,
Pacifici R., Zuccaro P. e Pichini S.) di 10 note marche di produttori ed ha analizzato le
varie classi dei composti chimici presenti.
La risposta ai CTU che riguardo ai metalli ritrovati gli autori riferiscono che per
molti il contenuto risultava essere al di sotto del limite di rilevabilit del metodo,
mentre lunico per cui sono state rinvenute concentrazioni significative stato il
cadmio (e non il cromo esavalente).
Pertanto, la citazione dei CTU resta confinata nella sfera della vaghezza e della
genericit e, di conseguenza, risulta oggettivamente di nessun pregio e di nessuna
utilit per ladombrato fine per cui fosse stata eventualmente riportata.
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Si sottolinea in sintesi, ex
plurimis, limportante
contributo del lavoro
Esposizione professionale a
silice libera cristallina. Attuali
livelli di esposizione e modelli
di intervento per la riduzione
del rischio. Ruolo della
sorveglianza sanitaria tra
obblighi di legge ed obblighi di
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legge ed efficacia preventiva., (2008), a cura della dott.ssa Anna Maria Loi, UF PISSL
Azienda USL Livorno, con particolare riferimento al fatto che poich non pu essere
identificata una soglia chiara per lo
sviluppo della silicosi [e, ci
permettiamo di aggiungere, dei suoi
possibili effetti degenerativi, in quanto
patologia pro-cancerogena e cocangerogena], tutta la riduzione
dellesposizione ridurr il rischio
silicosi di modo che impedire linizio
della silicosi ridurr anche il rischio di
cancro (Conclusione della
Raccomandazione per la Silice
Cristallina, SCOEL 2002).
Di qui, i ruoli ed i compiti fondamentali, da un lato da parte dei produttori del
cemento (lItalcementi nella causa in parola), dallaltro dei medici competenti, che,
purtroppo, nel caso dellinfausta vicenda del sig. Caggese sono venuti entrambi a
mancare in maniera fin troppo vistosa, non solo allepoca del contesto dello
svolgimento dei fatti, ma, cosa inaccettabile sia umanamente che
scientificamente, ancor oggi che se ne negano cause e responsabilit.
Si ritiene grave, alla luce di quanto detto sopra, che si abbia persino lardire di
voler portare quale giustificazione, ancora ai nostri giorni, (da parte
dellItalcementi con la condivisione dei CTU) del presunto (rectius, immaginario)
adempimento dellazienda agli obblighi di prevenzione a tutela della salute dei
lavoratori di 20-30 anni fa, cio quelli relativi allattivit lavorativa del sig. Caggese,
lindicazione delluso di mascherine di carta anti polvere (polvere generica ed
aspecifica di cemento oppure, come si dimostrato essere, polvere di cemento
contenente silice ed altre sostanze inquinanti, p.e. cromo esavalente?).
LItalcementi le definisce dispositivi di protezione individuali ed i CTU concordano
acriticamente senza neppure porre o porsi un interrogativo immediato, persino
banale, cio quale fosse il limite delle
dimensioni granulometriche del
particolato ipoteticamente
trattenuto. E ben noto, infatti, che la
pericolosit degli agenti inquinanti in
fase particolata nei confronti degli
organi bersaglio della respirazione
dipende anche
dalle dimensioni delle particelle,
come mostrato nella figura a
sinistra. Nella polvere di cemento,
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fine di quella silice da loro stessi rilevata con valori vicini al TLV], fattore patogeno
della silicositrascurabile nella polvere aerodispersa e, in particolare, nella frazione
respirabile di essa, nessuna delle maestranze dello stabilimento e della cava pu
essere considerata esposta a concreto rischio silicosi.
Per chiunque si occupi di problematiche relative agli inquinanti atmosferici sia i
rilevamenti che le conclusioni conseguenti evidenziano limiti di significativit
abbastanza evidenti.
I CTU non solo non hanno rilevato anomalie, ma, citando le due relazioni a sostegno
delle loro argomentazioni, ne hanno di fatto condiviso le improbabili conclusioni.
Innanzitutto, stando ad esse, la presenza della silice cristallina libera e lesposizione
a detto inquinante negli ambienti di lavoro delle cementerie, che ancor oggi, come si
evidenziato in precedenza, sono oggetto di dibattito e di studio a livello
internazionale circa gli interventi necessari alla loro limitazione, di stipule di accordi
tra produttori e organizzazioni sindacali, ecc., sarebbero problemi gi risolti tra il
1985 e il 1991: presenza di silice e polveri nulle o irrilevanti, nessun fattore
patogeno, niente rischi di silicosi per tutte le maestranze, persino per gli addetti alle
cave, immaginarsi per gli stivatori (!).
A questo punto, poich inutili, mancherebbe solo la modifica di tutte le indicazioni
precauzionali contenute nelle schede di sicurezza riguardanti i pericoli, anche gravi,
di inalazione delle polveri di cemento, cos il problema silice scomparirebbe del
tutto.
Un altro limite ancor pi rilevante riguarda le modalit stesse con cui sono state
condotte le indagini analitiche.
Si trattato di ispezioni con data concordata o senza preavviso?
La differenza pu essere anche abissale.
Nei tanti anni in cui il sottoscritto ha diretto, come dirigente chimico, lUfficio
Tutela dallinquinamento atmosferico della Regione Siciliana, e rilasciato le
autorizzazioni alle emissioni in atmosfera degli stabilimenti industriali dellIsola,
non mai capitato il caso di un autocontrollo effettuato da tecnici di fiducia
dellazienda, da solo o con la presenza dellorgano di controllo (ARPA), che abbia
registrato il superamento di un qualsiasi parametro chimico.
E fin troppo ovvio che il giorno programmato per le operazioni dellautocontrollo,
da soli o con la presenza dellARPA, lo stabilimento sar al top in quanto ad
efficienza di tutti punti di emissione, sia convogliati che fonte delle c.d. polveri
diffuse, e, lo si ricorda, lambiente di lavoro del sig. Caggese era giustappunto
soggetto alle emissioni (di polvere cementizia) diffuse.
E altrettanto ovvio, come insegna lesperienza diretta, che nel caso di controlli
senza preavviso le situazioni possono avere (e spesso hanno) tuttaltri esiti.
Quanto rappresentato porta necessariamente a concludere che, a prescindere dalle
aberranti affermazioni contenute, senza le necessarie informazioni al riguardo, le
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due indagini citate e condivise dai CTU non possono che avere di fatto una valenza
probatoria nulla o scarsamente significativa
I CTU concludono sulla problematica
silice liquidando in poche righe i
livelli quantitativi di esposizione
degli insaccatori e degli stivatori
allinquinante. Pur ammettendo la
mancanza di dati significativi al
riguardo, i CTU giostrano, in termini
di livelli percentuali, tra valori > 1% o
<1% come se nulla fosse e con fin
troppa sorprendente
semplificazione, per concludere,
quasi per assioma, che anche
utilizzando il valore limite,
comunque, si osserva che molto
probabile che gli stivatori abbiano sperimentato esposizioni inferiori. La tabella che
si riporta a fianco smentisce clamorosamente ogni giro di livello da parte dei CTU
finalizzato a minimizzare o negare la pericolosit dellesposizione dei lavoratori (tra
cui igli insaccatori e gli stivatori cui i CTU hanno fatto espresso riferimento)
allinalazione e respirazione delle polveri di cemento. La tabella ci dice che anche
passando da valori > 10% a valori di 0.1% di un composto contenente silice libera
cristallina respirabile permane invariato il rischio cancro per le vie aeree.
Viene da chiedere ai CTU come giustificherebbero, in quanto ad incongruenza, la
loro stessa ammissione circa lirrilevanza dell1% della silice cristallina respirabile
nella polvere di cemento riguardo alla possibile insorgenza di silicosi ed
allaltrettanto possibile degenerazione di questultima in neoplasie polmonari.
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Passando allesame dellesposizione dei composti del cromo esavalente i CTU sono
incorsi in un vistoso e sorprendente errore di percosro.
Essi hanno traslato integralmente dalla pagina di Wikipedia relativa al cemento
https://it.wikipedia.org/wiki/Cemento la parte che descrive le caratteristiche
chimiche del Cromo ed i vari stati chimici in cui lelemento si trova nel processo di
produzione del cemento.
Lappunto che si muove nei confronti dei CTU non di carattere deontologico, che
esula dalla presente causa, ma di sostanza, poich giusto la parte traslata contiene
numerosi e rilevanti errori di chimica generale ed inorganica relativi allelemento,
dei quali i CTU non si sono resi conto o non ne hanno preso cognizione.
Per averne unidea basta considerare che se uno studente di primo anno del corso di
Laurea in Chimica li ripetesse in sede desame verrebbe subito ed inevitabilmente
invitato a ritirarsi.
Come si avr modo di puntualizzare nel seguito, questa parte della relazione dei
CTU, per lacunosit, errori ed incongruenze deve considerarsi viziata in quanto ad
effettiva significativit oltre che per le finalit probatorie.
E noto che Wikipedia non sito scientifico certificato per ammissione degli autori,
https://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Avvertenze_generali, i quali, anzi, avvertono
che di nessuna delle informazioni presenti nelle pagine di questo sito possibile
garantire verifica o controllo da parte di soggetti legalmente abilitati o con le
necessarie competenze per esprimersi nei campi trattati .
La descrizione dei vari stati di ossidazione durante la produzione del cemento ha
tratti di pura fantasia e se ne citano due per tutti : Il cromo totale (stato di
ossidazione II e III) presente nel clinker Portland [il Cr(II) non centra niente];
Durante il processo di cottura del clinker tutto il cromo totale viene ossidato, ed alle
condizioni termodinamiche presenti in zona, la specie pi stabile il Cr III, insolubile,
e quindi non pericoloso per la salute. Durante la fase di raffreddamento una parte di
Cr III si ossida in Cr IV e Cr V. Quindi nel clinker Portland il cromo presente in tre
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stati di ossidazione (+3, +4, +5) [si alternano errori madornali - tutto il Cromo viene
ossidato ma si indica il Cr(III) e non il Cr(VI) - a reazioni incomprensibili - ossidazione
del Cr(III) a Cr(IV) e Cr(V) durante la fase di raffreddamento a incongruenze
creative nel clinker lelemento in vari stati di ossidazione escluso quello in cui
dovrebbe essere, cio il Cr(VI).
Gli errori che riguardano pi da vicino lattuale causa ruotano, ovviamente, come nel
caso della silice, attorno alla presenza del Cr(VI) nella polvere del cemento ed
allesposizione/inalazione/respirazione/incorporamento polmonare dei composti
dellelemento tramite
essa.
Non potendo negare,
come hanno tentato
in ogni modo per la
silice, la presenza del
Cr(VI) i CTU
argomentano per
dimostrare che essa
irrilevante ed a tale
fine fanno riferimento
agli additivi chimici (per brevit qui si cita solo il solfato ferroso) che vengono
aggiunti al cemento per ridurre i composti del Cr(VI) a quelli del Cr(III). La tabella a
lato parte di una scheda tecnica dellazienda Buzzi Unicem.
I CTU evidenziano anche che il solfato ferroso ha una scadenza temporale perch
allaria si carbonata con perdita del potere riducente nei confronti del Cr(VI).
Il processo appena citato, come sa uno studente di chimica del primo anno, del
tutto errato.
Se il Fe(II) del solfato ferroso si carbonatasse, cio reagisse con lanidride carbonica
dellaria, non perderebbe alcun potere riducente perch resterebbe Fe(II).
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Il Fe(II) reagisce, invece, con lossigeno dellaria ossidandosi a Fe(III) ed allora s che
perde il potere riducente. Ecco il motivo per cui il solfato ferroso aggiunto al
cemento ha una scadenza, poich con il tempo il contatto con laria trasforma
(ossida) il Fe(II) in Fe(III).
Questa breve parentesi chimica serve a chiarire il passaggio fondamentale che i
CTU lasciano volutamente nellambiguo: parlano del solfato ferroso aggiunto al
cemento, citano il problema della scadenza, disquisiscono sulla concentrazione
finale del Cr(VI) se pi o meno 2 ppm, ma, inspiegabilmente, omettono di rilevare
lunico aspetto che avrebbero invece dovuto prendere in considerazione, cio che i
composti del Cr(VI) non reagiscono nella fase solida con il solfato ferroso o con
altro composto equivalente, ma soltanto in soluzione, cio al momento
dellimpasto.
E, quindi, laspetto di rilevanza fondamentale che riguarda questa causa rimane il
fatto incontrovertibile che il sig. Caggese atteso che il solfato ferroso del tutto
ininfluente sul Cr(VI) presente nella fase solida - ha respirato per 24
anni (circa 44.000 ore) polvere di cemento contenente quantit pi o meno
variabili di composti del Cr(VI), cancerogeno di classe 1 universalmente
riconosciuto.
Per gli aspetti che sono stati evidenziati (errori vistosi, incongruenze, omesse
considerazioni di fattori di rischio di rilevante importanza), la parte della relazione
dei CTU relativa al cromo esavalente, forse ancor pi dellanaloga dedicata alle
problematiche della silice libera cristallina, risulta affetta da limiti anche di carattere
scientifico che ne minano la valenza probatoria.
tutto, la presenza e lattivit tossica dei composti del Cr(VI) nellambiente di lavoro
del sig. Caggese a favore della certezza della tesi del presunto forte tabagismo
(15-20 sigarette/giorno)?
La risposta non pu che essere e non pu che portare a concludere che
lesposizione-inalazione-accumulo polmonare di lungo periodo a composti del
Cr(VI), presenti nella polvere di cemento dellambiente di lavoro (stivatore), che
ha interessato lattivit lavorativa del sig. Caggese per circa 24 anni
(corrispondenti ad oltre 44.000 ore), in ragione
sia degli effetti cancerogeni (direttamente mutageni), con specifico riferimento
al Cr(VI),
sia degli effetti pro-cancerogeni (di amplificazione dellazione di altri fattori
pro-cancerogeni e cancerogeni)
ha determinato con un alto tasso di probabilit, in palese contrasto con le
oggettivamente inappropriate ed invalide argomentazioni/conclusioni dei CTU,
linsorgenza della(e) neoplasia(e) che ne hanno causato la prematura scomparsa.
L'ennesimo argomento impropriamente addotto dai CTU a sostegno della loro tesi
del cancro dovuto a fumo da sigaretta consisterebbe nel fatto che in tempi
relativamente recenti non sarebbe stata evidenziata alcuna lesione neoplastica
polmonare.
Orbene, qualunque studente di medicina sa che perch una neoplasia si manifesti
clinicamente occorrono anni, spesso decine di anni di lenta espansione
(subclinica).
Gli stessi periti sottolineano inoltre come il sig. Caggese presentasse almeno tre
localizzazioni neoplastiche a carico di tiroide, polmone e pancreas e qualunque
studente di medicina sa che il carcinoma del polmone metastatizza al cervello, ai
surreni, alle ossa e al fegato (e che meno frequentemente, le metastasi possono
presentarsi nello stesso polmone, nei reni e al pericardio): nulla a che vedere
quindi con quanto manifestato dal sig. Caggese !
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essere necessario e sufficiente dimostrare, anche per via anamnestica, che sia stato
esposto alle condizioni di lavoro che sono caratteristiche del settore ove ha lavorato
e che hanno determinato i rischi riportati dalla letteratura scientifica.
La letteratura scientifica sempre molto conservativa nel riconoscere e nel valutare
lentit di un danno. Il terrore di pubblicare studi falsi positivi, di riconoscere cio
associazioni che non ci sono sempre molto pi forte del timore dei falsi negativi
cio di affermare che non vi evidenza di rischio nella popolazione osservata.
Inoltre, quasi sempre come popolazione di riferimento viene utilizzata la
popolazione generale, che sicuramente meno sana di una popolazione lavorativa
che viene selezionata in base al buono stato di salute al momento della assunzione e
che per rimanere al lavoro deve rimanere sana. Questo processo di selezione,
chiamato anche effetto lavoratore sano, fa s che solo eccessi molto forti di rischio
possano essere messi in evidenza. Molti studi sono inoltre sponsorizzati dalle
aziende produttrici, ed in molti casi i risultati negativi sono dovuti a metodologie
scorrette. Quello che evidenzia la letteratura scientifica solo la punta delliceberg
di un danno molto maggiore dovuto alle esposizioni lavorative.
CONCLUSIONI
Con la presente relazione si ritiene di aver fornito a codesta Ecc.ma Corte elementi
oggettivi di prova a sostegno delle tesi in favore del sig. Caggese.
Nel corso dellesame della memoria dei CTU sono emersi e sono stati evidenziati in
maniera dettagliata e puntuale errori, incongruenze, lacune e limiti che, si ritiene, ne
costituiscono vizi condizionanti il valore probatorio.
Il minimo che si possa dire, che si tratta di una ricostruzione indiziaria del tutto
infondata e fuorviante.
E innegabile che il sig. Caggese per 24 anni (oltre 44000 ore) della sua vita lavorativa
(fino al decesso) presso alcune sedi dellazienda Italcementi ha respirato ed
accumulato nel suo organismo due sostanze killer, la silice cristallina libera e
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