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CONSULENZA TECNICA DI PARTE

PER
EREDI DI CAGGESE GIUSEPPE
LAUDA GIUSEPPINA, CAGGESE MARIO,
CAGGESE VINCENZO, CAGGESE ANNA MARIA
CONTRO ITALCEMENTI S.P.A.

dott. chim. Gioacchino Genchi

PREMESSA

In data 06/08/2015, a seguito dellincarico ricevuto dalla Corte dAppello di Bari, Sez.
Lavoro, procedimento n. 304/2013 R.G., Controversia Italcementi S.p.A. contro
eredi di Caggese Giuseppe (Lauda Giuseppina, Caggese Mario, Caggese Vincenzo e
Caggese Anna Maria) e Generali Italia S.p.A., i CTU nominati, prof. ing. Massimo La
Scala e dott. Giuseppe Labellarte, hanno depositato la relazione concernente le
risposte ai quesiti posti dalla Corte.
Per brevit di esposizione i quesiti si sintetizzano in
a) eventuale nesso causale, con criteri di certezza o alta probabilit, tra la patologia
di decesso del Caggese e la sua attivit lavorativa;
b) nel caso di risposta affermativa, eventuali inadempienze di varia tipologia
dellItalcementi in merito allinsorgenza ed allevoluzione delle patologie del
Caggese;
c) nel caso di risposte positive, leventuale ruolo del tabagismo del Caggese;
d) sempre nel caso di positiva risposta, la percentuale del collegamento la patologia
ed il tabagismo.
Il sottoscritto ha avuto incarico dagli eredi del sig. Caggese Giuseppe di svolgere una
consulenza sulla vicenda per cui causa, con particolare riferimento al rischio
chimico derivante dallambiente di lavoro nel quale il suddetto lavoratore ha svolto
la sua attivit fino al decesso, dalle sostanze chimiche con le quali egli stato
direttamente a contatto fisico per circa 24 anni e, tra di esse, gli inquinanti
aerodispersi nel particolato che in tale lungo periodo di tempo ha inalato ed
accumulato nellorganismo.
A dire il vero, nelle memorie difensive in favore degli eredi Caggese gi presentate
dallo Studio Legale Gori il 09/12/2013 e dallavv. Angelo Torre il 10/02/2015 stata
svolta una puntuale, dettagliata ed approfondita disamina degli argomenti per cui
causa, tanto che, a parere dello scrivente, nelle medesime sono riscontrabili le
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risposte ai quesiti che codesta Corte ha, comunque, ritenuto di dover sottoporre ad
una rinnovata ctu.
La consulenza del sottoscritto, pertanto, per quel che riguarda gli aspetti
concernenti la valutazione del rischio chimico allesposizione alle polveri di cemento
e delle relative conseguenze sulla infausta e prematura sorte del sig. Caggese
richiama, per condivisione, il contenuto delle memorie Gori e Torre e proceder,
nelle parti necessarie, ad una loro integrazione alla luce delle argomentazioni e delle
conclusioni formulate nella relazione dei CTU.

ESAME DELLA CTU : limiti, incongruenze, imprecisioni ed errori


VALUTAZIONE DELLESPOSIZIONE AL RISCHIO
Dalla semplice lettura del paragrafo della relazione intitolato Valutazione
dellesposizione al rischio, che ha inizio a pag. 21, emergono in tutta evidenza una
serie di oggettive constatazioni (rectius, effettive ammissioni) da parte dei CTU che
nel proseguo essi stessi contraddiranno apertamente e persino negheranno per
sostenere tesi e conclusioni del tutto differenti.
E cos, descrivono in modo aderente alla realt i luoghi e le condizioni di lavoro del
sig. Caggese la postazione di stivatore, dal punto di vista dellesposizione ai rischi
lavorativi, era caratterizzata dalla presenza di polveri. [pag. 21]
Passano, poi, ad evidenziare le varie tipologie di polveri e limportanza delle
patologie connesse che in particolare in passato, quando le condizioni di lavoro
erano caratterizzate da esposizioni particolarmente elevate, indussero lINAIL a
istituire due distinte gestioni specifiche per ciascuna di queste due malattie
professionali [rif. silicosi e asbestosi], alle quali facevano capo le aziende che
presentassero i relativi rischi di esposizione da parte dei loro dipendenti, con
lobbligo di versare un sovrappremio distinto per ognuna delle situazioni a rischio.
Lazienda Italcementi s.p.a. rientra tra i datori di lavoro obbligati al suddetto
sovrappremio, in presenza di postazioni di lavoro a rischio da polveri fibrotiche,
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silice libera cristallina, atteso che la produzione di cemento presente tra le


lavorazioni elencate (Tabella 8, lettera d, D.P.R. n. 1124/1965) e pertanto a
prescindere dal tenore di esposizione degli operatori . [pagg. 21-22]
Insomma, i CTU forniscono una descrizione precisa del contesto e delle condizioni di
lavoro propri del sig. Caggese e che, quindi, non possono che essere aderenti ed in
linea con la rappresentazione che di essi ha sempre fornito la difesa del predetto
lavoratore: ambiente di lavoro polveroso, postazione di lavoro a rischio da polveri
fibrotiche, silice cristallina, produzione di cemento annoverata tra le lavorazioni a
rischio.
Con simili presupposti, chiari ed inequivocabili, il passo successivo dei CTU si
potrebbe dire obbligatorio avrebbe dovuto essere quantomeno fare riferimento o
passare al vaglio la scheda di sicurezza del cemento o, pi precisamente, le varie
schede, atteso che in realt, come per esempio accade per altri materiali, pu
succedere che ci si riferisca con un unico termine, nel caso in parola cemento, a
materiali che sono differenti per tipologia e caratteristiche.
Il cemento (i cementi), infatti, un prodotto chimico che per quanto sopra
accennato per essere commercializzato deve essere dotato dellapposita scheda di
dati di sicurezza SDS (Safety Data Sheet). E classificato pericoloso ai sensi delle
disposizioni di cui al Regolamento (CE) 1272/2008 (CLP) e (successive modifiche ed
adeguamenti). Il prodotto pertanto richiede una SDS conforme alle disposizioni del
Regolamento (CE) 1907/2006 e successive modifiche.
Al riguardo, il sito del Ministero della Salute
http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?id=614&area=Sicurezza%20chimica
&menu=reach riporta che Tali schede rappresentano il documento tecnico pi
significativo ai fini informativi sulle sostanze chimiche e loro miscele, in quanto
contengono le informazioni necessarie sulle propriet fisico-chimiche, tossicologiche
e di pericolo per l'ambiente necessarie per una corretta e sicura manipolazione delle
sostanze e miscele. Consentono:
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1. al datore di lavoro di determinare se sul luogo di lavoro vengono manipolate


sostanze chimiche pericolose e di valutare quindi ogni rischio per la salute e
la sicurezza dei lavoratori derivanti dal loro uso
2. agli utilizzatori di adottare le misure necessarie in materia di tutela della
salute, dellambiente e della sicurezza sul luogo di lavoro.
Le disposizioni per la redazione delle SDS sono presenti nel regolamento CE n
1907/2006 (regolamento Reach). Si segnala che l'allegato II del Regolamento Reach
stato modificato dal Regolamento 453/2010.
La redazione della scheda obbligatoria, oltrech per sostanze e miscele classificate
pericolose rispettivamente in base ai criteri di cui alla Direttiva 67/548/CEE
(recepimento nazionale d.lgs 52/97 e successive modificazioni ed integrazioni ) e alla
Direttiva 1999/45/CE (recepimento nazionale d.lgs 65/2003 e successive
modificazioni ed integrazioni) o in base a nuovi criteri di cui al Regolamento CE n.
1272/2008 (regolamento CLP), anche nei seguenti casi:

sostanze persistenti, bioaccumulabili e tossiche (PBT) e molto persistenti e


molto bioaccumulabili (vPvB) in base ai criteri di cui allallegato XIII

sostanze incluse nella lista di quelle eventualmente candidate


allautorizzazione, disposta dallart. 59 del regolamento Reach

su richiesta dellutilizzatore professionale, per preparati non classificati ma


contenenti (in concentrazione individuale pari o superiore all1% in peso per
preparati solidi e liquidi o allo 0,2% in volume per preparati gassosi) sostanze
pericolose, oppure dotate di valore limite desposizione professionale o ancora
rientranti nei casi di cui sopra.

Si tratta di una grave lacuna della relazione dei CTU, che non trova spiegazione n
giustificazione alcuna, dal momento che, come gi aveva rilevato lavv. Torre nella
sua memoria (pag. 6), nella SDS della stessa Italcementi ma la medesima
osservazione vale per le SDS delle altre aziende produttrici sono riportate

informazioni non solo strettamente attinenti, ma anche di notevole importanza al


caso in questione.
Scorrendo i vari punti delle varie SDS che sono pubblicate nei siti on line dei diversi
produttori di cemento (ovviamente anche Italcementi) si trovano ripetute pi volte
le indicazioni evitare di respirare la polvere, IN CASO DI INALAZIONE:
trasportare linfortunato allaria aperta e mantenerla a riposo in posizione che
favorisca la respirazione. In caso di malessere contattare un CENTRO ANTIVELENI
o un medico, linalazione ripetuta della polvere di cemento per un lungo periodo
di tempo aumenta il rischio di insorgenza di malattie polmonari, .
Orbene, se litaliano italiano, anche una persona inesperta, solo a leggere queste
avvertenze, non potrebbe che trarre le conseguenze che linalazione della polvere di
cemento , a dir poco, particolarmente dannosa alle vie aeree ed ai polmoni (e
questo a maggior ragione, per il semplice fatto che lo stesso produttore a
mettere in guardia!).
Pertanto, lo si ripete, sorprende in negativo e costituisce in ogni caso una lacuna
considerevole della relazione dei CTU la omessa considerazione (o il completo
bypass) di un elemento probatorio quale la scheda di sicurezza, peraltro redatta
dalla stessa controparte, che rappresenta un tassello importante a monte delle
argomentazioni che andranno ad interessare i due componenti killer (con specifico
riferimento alle vie respiratorie ed allaccumulo polmonare) della polvere di
cemento.

SILICE
La relazione dei CTU descrive, alle pagg. 22-29, le problematiche relative alle
patologie associate allesposizione alla silice, con riferimento alla silicosi ed agli
aspetti degenerativi della malattia.
E una descrizione che fa da preambolo al successivo capitolo Valutazione del nesso
causale ma che appalesa da subito alcune oggettive incongruenze.
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Per un verso i CTU riportano ma questo era un fatto del tutto scontato e
necessitato le posizioni della IARC (International Agency for the Research on
Cancer) (e di altre prestigiose Associazioni internazionali) ormai da tempo
universalmente acclarate e seguite sulla classificazione della frazione respirabile
della silice cristallina come agente cancerogeno polmonare di livello 1 (il maggiore),
associata o meno che sia alla silicosi; per altro verso, invece, come se cercassero di
introdurre e rimarcare elementi di dubbio e di contrapposizione, tipo riferendosi
alla decisione, pur controversa, presa nel 1997 dalla IARC oppure citando
qualche pubblicazione di non condivisione delle posizioni IARC e di altri Enti di
ricerca, messa su un piano di (improponibile) equivalente rappresentativit.
Viene solo da chiedersi a che pro i CTU siano andati a ripescare un controverso
risalente a 18 anni fa, pur sapendo che la primitiva decisione della IARC stata
successivamente confermata, ad ogni buon conto, da altre pi ampie e pi recenti
monografie.
Sempre in tema, i CTU riferiscono che sulla base di tali osservazioni appare
condivisibile lopinione degli autori che <la labile relazione esposizione-risposta di
assai difficile interpretazione> [pag. 24, cpv. 5].
Chi sono questi autori dalle opinioni condivisibili di cui non si trova menzione n
nel precedente capoverso, n ancor prima, ma, soprattutto, a quale lavoro
scientifico ci si riferisce?
La spiegazione sta nel fatto che nel capitolo in trattazione i CTU hanno traslato
testualmente a sbalzo alcuni brani e passi del documento del Direttivo Nazionale
Societ Italiana di Medicina del Lavoro ed Igiene Industriale (SIMLII) Maggio 2012,
(da loro stessi citato, per, pi avanti).
Riguardo al passo suddetto, i CTU lo hanno traslato monco del brano di cui faceva
parte, e cos il passo, fuori dal suo contesto originario, diventato incomprensibile.
Si voluto riferire la circostanza non tanto per la traslazione, bens per un motivo
che lascia particolarmente perplessi ed inquieti.
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Dal documento della SILMII si apprende che gli autori le cui opinioni i CTU ritengono
condivisibili sono Brown T. e Rushton L., i quali hanno avuto commissionato lo
studio A review of the literature of the health effects of occupational exposure to
cristalline silica: silicosis, cancer and autoimmune diseases. In: Sponsor: EUROSIL.
European Association of Industrial Silica Producers, ed. Brussels, 2009, 1-178
dallAssociazione Europea dei Produttori Industriali di Silice.
Come chiedere alloste se il suo vino genuino e condividerne la risposta.
Poco o nulla da stupirsi che Brown e Rushton critichino le posizioni della IARC, ma ci
si permetta di andare ben oltre le perplessit riguardo alla condivisione dei CTU
delle opinioni degli autori di uno studio commissionato da EUROSIL (leggasi lobby
dei produttori di silice del Belgio, Inghilterra, Francia, Olanda, Germania, Italia,
Scandinavia, Spagna e Portogallo) e, soprattutto, pi vecchio di 3 anni rispetto alla
pi recente monografia della IARC (2012).
Quanto detto, ricordando sempre che la IARC lAgenzia pi autorevole a livello
mondiale per quel che riguarda lo studio della possibile azione cancerogena delle
sostanze chimiche .
E poich esistono molte fonti non autorevoli e condizionate da interessi economici,
per avere dati scientificamente fondati sulla classificazione di una determinata
sostanza chimica conviene sempre fare riferimento agli studi della IARC, che ha gi
pubblicato studi su gran parte delle sostanze chimiche di maggiore impiego
industriale.
Dette perplessit, che investono direttamente il livello di effettiva significativit del
contenuto della relazione dei CTU, le si rassegnano allattenzione ed alla valutazione
di codesta Corte.

CROMO

Alle pagg. 29-30 la relazione dei CTU si limita a riportare complessivamente in poche
righe brevi cenni sulle attivit industriali considerate fonti principali di esposizione al
Cromo esavalente.
Solo come inciso viene citata la possibile presenza del Cromo esavalente come
impurit nel cemento Portland.
Sono notizie e citazioni di letteratura di poco o nessun pregio sotto ogni aspetto le si
voglia considerare, meno che mai riguardo ad un seppur minimo livello scientifico.
Sorge il legittimo dubbio su quali basi possa essere stata condotta la ricerca
bibliografica in merito alla problematica in questione, se il risultato finale stato
quello di selezionare ed inserire nella relazione talune citazioni che mostrano di
sconfinare abbondantemente nel ridicolo e nel risibile il motivo per cui il cromo
esavalente possa indurre tumori dellapparato respiratorio solo in tre situazioni
occupazionali, nonostante il grande numero di soggetti esposti in svariate attivit
lavorative, dipende verosimilmente dal fatto che sono necessarie dosi molto
elevate di cromo esavalente per indurre tumori.
I CTU non forniscono delucidazioni circa il contesto da cui hanno estratto il brano,
ma ci non toglie che si tratta di affermazioni, da parte dellautore da essi citato,
indubbiamente aberranti ed inaccettabili, sia sul piano logico che scientifico, e che
gi solo per il fatto che sono state riportate nella relazione e, soprattutto, che non
sono state accompagnate da alcun commento critico, lascerebbero supporre una
tacita condivisione da parte dei CTU.
Appare evidente che si tratta di un ulteriore deficit della relazione dei CTU in quanto
a rappresentativit e significativit delle argomentazioni addotte, di cui codesta
Corte non potr non tenere nel debito conto.
I CTU concludono il capitolo ricordando, in due righe, senza aggiungere altro, che il
cromo esavalente rappresenta uno dei tanti costituenti chimici tossici presenti nel
fumo di sigaretta.
Nulla di nuovo in questo ricordo tout court dei CTU, considerato che ben noto che
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alcuni metalli, tra i quali il cromo esavalente, e diverse altre classi di composti
chimici sono costituenti del fumo di sigaretta.
I CTU, tuttavia, si fermano alla mera citazione e non aggiungono altro, perch
nientaltro avrebbero da aggiungere diciamo noi sulla specifica presenza del
cromo esavalente.
Noi, invece, per dovere di completezza dellinformazione anche ai fini della presente
causa, ricordiamo a noi stessi ed ai CTU che lIstituto Superiore di Sanit,
Dipartimento del Farmaco, ha condotto uno studio specifico sul fumo di sigaretta
Composizione chimica del fumo principale di sigaretta (Marchei E., Pellegrini M.,
Pacifici R., Zuccaro P. e Pichini S.) di 10 note marche di produttori ed ha analizzato le
varie classi dei composti chimici presenti.
La risposta ai CTU che riguardo ai metalli ritrovati gli autori riferiscono che per
molti il contenuto risultava essere al di sotto del limite di rilevabilit del metodo,
mentre lunico per cui sono state rinvenute concentrazioni significative stato il
cadmio (e non il cromo esavalente).
Pertanto, la citazione dei CTU resta confinata nella sfera della vaghezza e della
genericit e, di conseguenza, risulta oggettivamente di nessun pregio e di nessuna
utilit per ladombrato fine per cui fosse stata eventualmente riportata.

VALUTAZIONE DEL NESSO CAUSALE


Sotto laspetto del rischio chimico, il capitolo focale della relazione, come anche il
principale quesito posto da codesta Corte.
I CTU affrontano, per primo, la problematica concernente della possibile presenza o
meno della silice libera cristallina nelle attivit legate alla produzione del cemento
(pagg. 31-34), citando alcuni estratti da pubblicazioni del settore, al fine univoco di
negare o quantomeno di ridimensionare a livelli minimali la presenza del composto,
che ormai universalmente riconosciuto (IARC, altre Associazioni, Enti di ricerca,
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ecc.) ad attivit pro-cancerogena e cancerogena di gruppo 1 (il maggiore per


pericolosit).
Orbene, che sia la Italcementi a negare o minimizzare la presenza di silice libera
cristallina (SLC) nel cemento (inteso nelle varie tipologie costitutive e, quindi, non
riferito solo al Portland) nulla da obiettare, in quanto sta nella logica della strategia
difensiva, salvo il diritto, di contro, di confutare e destituire di fondamento tali
insostenibili argomentazioni.
Che siano, invece, i CTU a sposare dette argomentazioni appare unoperazione
ardua ed ardita, specie a fronte di evidenze di senso opposto, palesi ed
incontrovertibili.
Si ritiene persino ultroneo ribadire quanto gi dettagliatamente esposto e
dimostrato, con il supporto di numerosa documentazione tecnica e scientifica, nelle
memorie degli avv.ti Gori e Torre.
Qui si fornisce un ulteriore contributo partendo da considerazioni che attendono
anche alla documentazione della controparte.
La prima osservazione che sorge spontanea si riferisce alle indicazioni precauzionali
riportate nella scheda di sicurezza, che, come gi detto in precedenza, accompagna
per legge la commercializzazione di tutte le tipologie di cemento (Portland
compreso): dallinalazione e respirazione di quali composti (ovviamente pericolosi
per la salute) deriverebbero il rischio per le vie aeree e per lapparato polmonare e
le precauzioni da adottare, che sono ripetutamente ed in pi parti rimarcate nella
scheda, se non perch presente silice libera (e, appresso, vedremo anche i
composti del Cromo esavalente)?
A conforto e supporto dellosservazione sovviene anche ulteriore documentazione
di origine controparte (altre aziende produttrici), che in alcuni punti gi era stata
evidenziata nelle citate memorie Gori e Torre.

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Ling. Pierandrea Fiorentini


della Cementi Rossi, ad
esempio, citato dai CTU per
avvalorare la tesi dellassenza
della silice nel settore
cemento. In realt, la
pubblicazione delling.
Fiorentini dellazienda
Cementi Rossi dice ben altro
ed egli esplicito, come si
pu leggere (fin dal titolo)
nelle figure che si riportano
a lato, circa la presenza di
silice nelle polveri di
cemento e sulla
conseguente necessit delle
misure atte a minimizzare
lesposizione dei lavoratori
alla pericolosa sostanza. Al
contrario, Invece, davvero
singolare che i CTU,
contraddicendo persino
unazienda produttrice,
dimostrino di voler essere
pi realisti del re! Quindi, al
di l di interpretazioni
fuorvianti che rischiano di apparire anche capziose, il dato certo che lindustria
stessa conferma la presenza della silice nella polvere di cemento, ammette
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lesposizione dei lavoratori al pericoloso composto e prende atto della necessit di


interventi al fine di minimizzarne lesposizione.
Sono tutti elementi oggettivi e palesi che ci inducono ad evidenziare con forza e
preoccupazione allattenzione di codesta Corte che, se la problematica
dellesposizione e della minimizzazione dei rischi ancor oggi attuale, non
difficile ipotizzare quanto grande possa essere stata la dimensione, in termini di
rischio e pericolosit, allepoca lavorativa del sig. Caggese, cio 20-30 anni
addietro.
Una volta ampiamente
riconosciuta la presenza della
silice nelle polveri cementizie
fattispecie che finora
persino contro ogni evidenza
si continuato a negare o
minimizzare nella presente
causa anche da parte dei CTU
di codesta Corte le
Associazioni e gli Enti di
ricerca, nonch, ovviamente,
gli operatori medici del
settore (anche il Network
Italiano Silice Coordinamento Regioni, ISPESL, INAIL, ISS) hanno ormai da tanto
tempo focalizzato lattenzione sulla necessit sia degli aspetti legati alla prevenzione
che quelli relativi al controllo dei lavoratori esposti.

Si sottolinea in sintesi, ex
plurimis, limportante
contributo del lavoro
Esposizione professionale a
silice libera cristallina. Attuali
livelli di esposizione e modelli
di intervento per la riduzione
del rischio. Ruolo della
sorveglianza sanitaria tra
obblighi di legge ed obblighi di
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legge ed efficacia preventiva., (2008), a cura della dott.ssa Anna Maria Loi, UF PISSL
Azienda USL Livorno, con particolare riferimento al fatto che poich non pu essere
identificata una soglia chiara per lo
sviluppo della silicosi [e, ci
permettiamo di aggiungere, dei suoi
possibili effetti degenerativi, in quanto
patologia pro-cancerogena e cocangerogena], tutta la riduzione
dellesposizione ridurr il rischio
silicosi di modo che impedire linizio
della silicosi ridurr anche il rischio di
cancro (Conclusione della
Raccomandazione per la Silice
Cristallina, SCOEL 2002).
Di qui, i ruoli ed i compiti fondamentali, da un lato da parte dei produttori del
cemento (lItalcementi nella causa in parola), dallaltro dei medici competenti, che,
purtroppo, nel caso dellinfausta vicenda del sig. Caggese sono venuti entrambi a
mancare in maniera fin troppo vistosa, non solo allepoca del contesto dello
svolgimento dei fatti, ma, cosa inaccettabile sia umanamente che
scientificamente, ancor oggi che se ne negano cause e responsabilit.
Si ritiene grave, alla luce di quanto detto sopra, che si abbia persino lardire di
voler portare quale giustificazione, ancora ai nostri giorni, (da parte
dellItalcementi con la condivisione dei CTU) del presunto (rectius, immaginario)
adempimento dellazienda agli obblighi di prevenzione a tutela della salute dei
lavoratori di 20-30 anni fa, cio quelli relativi allattivit lavorativa del sig. Caggese,
lindicazione delluso di mascherine di carta anti polvere (polvere generica ed
aspecifica di cemento oppure, come si dimostrato essere, polvere di cemento
contenente silice ed altre sostanze inquinanti, p.e. cromo esavalente?).
LItalcementi le definisce dispositivi di protezione individuali ed i CTU concordano
acriticamente senza neppure porre o porsi un interrogativo immediato, persino
banale, cio quale fosse il limite delle
dimensioni granulometriche del
particolato ipoteticamente
trattenuto. E ben noto, infatti, che la
pericolosit degli agenti inquinanti in
fase particolata nei confronti degli
organi bersaglio della respirazione
dipende anche
dalle dimensioni delle particelle,
come mostrato nella figura a
sinistra. Nella polvere di cemento,
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come riporta la figura a destra, circa


il 35-40% di esse pu avere
dimensioni intorno ed anche inferiori
a 10 m , che, ricordiamo, sono le
dimensioni delle c.d. PM10,
ovverosia le polveri sottili killer
dellinquinamento urbano ed
industriale, in grado, quindi, di
superare le barriere naturali di
protezione dellorganismo umano (le
prime vie aeree) e di raggiungere gli
alveoli polmonari.
Francamente, la storia dellipotizzato
(ma indimostrato) uso da parte delle maestranze di 25-30 anni fa delle mascherine
di carta e, soprattutto, della vantata efficacia ed efficienza filtrante come dispositivo
di prevenzione dellinalazione di silice cristallina libera nel particolato cementizio
rischia di essere unoffesa allaltrui intelligenza.
Le argomentazioni dei CTU trovano ulteriore smentita anche dai contributi
documentali redatti da vari operatori del settore di protezione medica degli
ambienti di lavoro. Si riporta quello sui Tumori professionali predisposto dal
Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambientale di Lavoro della AUSL di Parma, di
notevole rilevanza poich contiene le schede di associazione tra neoplasia e attivit
lavorativa.

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Nella scheda 2. Cancro del polmone si


conferma ancora una volta la
presenza della silice libera cristallina
nellindustria del cemento, negata o
ritenuta irrilevante dai CTU.
La pubblicazione evidenzia un altro
aspetto di estrema importanza, pi
precisamente la sottostima dei tumori
professionali ad opera di fattori
confondenti quale il fumo di
tabacco. Esso pu avere un effetto
sinergico con le esposizioni
professionali, potenziandone lazione
cancerogena. In realt, quindi, una
neoplasia pu essere considerata di
origine professionale se dimostrata
unesposizione ad agenti cancerogeni lavorativi dotati di idonea efficacia causale,
indipendentemente dalla concorrenza di fattori extralavorativi, come il fumo di
tabacco.
Sono aspetti che, senza ombra di dubbio, attengono strettamente ai motivi della
presente causa e che, seppure saranno meglio sviluppati pi avanti, consentono di
poter anticipare fin da adesso che, in totale contrasto con le labili ed assiomatiche
argomentazioni dei CTU, linsorgenza e levoluzione delle neoplasie che hanno
determinato il decesso del sig. Caggese (lavoratore esposto per 24 anni almeno a 2
sostanze accertate cancerogene di gruppo pi pericoloso, ancorch medio, non
forte, fumatore) rientrano con elevato tasso di probabilit nella predetta casistica.
A rilevante suggello delle argomentazioni tese a dimostrare lirrilevanza della
presenza della silice cristallina libera negli stabilimenti per la produzione del
cemento i CTU si rifanno a due relazioni, datate 1985 e 1991, relative ad indagini
eseguite dallIstituto di Medicina del Lavoro dellUniversit di Bari presso lo
stabilimento Italcementi di Guardiaregia e la cementeria di Salerno.
Di entrambe non sono riportate notizie circa le modalit tecnico-analitiche di
esecuzione dei rilievi, n dei risultati analitici delle sostanze chimiche campionate.
Gli autori delle indagini hanno dovuto ammettere la presenza della silice cristallina
con valori vicini a quelli del TLV (valore soglia), ma poi hanno concluso, a dir poco
con buona pace tranquillizzante per tutti, che le determinazioni di polverosit sono
risultate accettabili, addirittura tenori di quarzo minimi o del tutto trascurabili
nelle polveri sedimentate nei principali reparti dello stabilimento [c da chiedersi la
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fine di quella silice da loro stessi rilevata con valori vicini al TLV], fattore patogeno
della silicositrascurabile nella polvere aerodispersa e, in particolare, nella frazione
respirabile di essa, nessuna delle maestranze dello stabilimento e della cava pu
essere considerata esposta a concreto rischio silicosi.
Per chiunque si occupi di problematiche relative agli inquinanti atmosferici sia i
rilevamenti che le conclusioni conseguenti evidenziano limiti di significativit
abbastanza evidenti.
I CTU non solo non hanno rilevato anomalie, ma, citando le due relazioni a sostegno
delle loro argomentazioni, ne hanno di fatto condiviso le improbabili conclusioni.
Innanzitutto, stando ad esse, la presenza della silice cristallina libera e lesposizione
a detto inquinante negli ambienti di lavoro delle cementerie, che ancor oggi, come si
evidenziato in precedenza, sono oggetto di dibattito e di studio a livello
internazionale circa gli interventi necessari alla loro limitazione, di stipule di accordi
tra produttori e organizzazioni sindacali, ecc., sarebbero problemi gi risolti tra il
1985 e il 1991: presenza di silice e polveri nulle o irrilevanti, nessun fattore
patogeno, niente rischi di silicosi per tutte le maestranze, persino per gli addetti alle
cave, immaginarsi per gli stivatori (!).
A questo punto, poich inutili, mancherebbe solo la modifica di tutte le indicazioni
precauzionali contenute nelle schede di sicurezza riguardanti i pericoli, anche gravi,
di inalazione delle polveri di cemento, cos il problema silice scomparirebbe del
tutto.
Un altro limite ancor pi rilevante riguarda le modalit stesse con cui sono state
condotte le indagini analitiche.
Si trattato di ispezioni con data concordata o senza preavviso?
La differenza pu essere anche abissale.
Nei tanti anni in cui il sottoscritto ha diretto, come dirigente chimico, lUfficio
Tutela dallinquinamento atmosferico della Regione Siciliana, e rilasciato le
autorizzazioni alle emissioni in atmosfera degli stabilimenti industriali dellIsola,
non mai capitato il caso di un autocontrollo effettuato da tecnici di fiducia
dellazienda, da solo o con la presenza dellorgano di controllo (ARPA), che abbia
registrato il superamento di un qualsiasi parametro chimico.
E fin troppo ovvio che il giorno programmato per le operazioni dellautocontrollo,
da soli o con la presenza dellARPA, lo stabilimento sar al top in quanto ad
efficienza di tutti punti di emissione, sia convogliati che fonte delle c.d. polveri
diffuse, e, lo si ricorda, lambiente di lavoro del sig. Caggese era giustappunto
soggetto alle emissioni (di polvere cementizia) diffuse.
E altrettanto ovvio, come insegna lesperienza diretta, che nel caso di controlli
senza preavviso le situazioni possono avere (e spesso hanno) tuttaltri esiti.
Quanto rappresentato porta necessariamente a concludere che, a prescindere dalle
aberranti affermazioni contenute, senza le necessarie informazioni al riguardo, le

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due indagini citate e condivise dai CTU non possono che avere di fatto una valenza
probatoria nulla o scarsamente significativa
I CTU concludono sulla problematica
silice liquidando in poche righe i
livelli quantitativi di esposizione
degli insaccatori e degli stivatori
allinquinante. Pur ammettendo la
mancanza di dati significativi al
riguardo, i CTU giostrano, in termini
di livelli percentuali, tra valori > 1% o
<1% come se nulla fosse e con fin
troppa sorprendente
semplificazione, per concludere,
quasi per assioma, che anche
utilizzando il valore limite,
comunque, si osserva che molto
probabile che gli stivatori abbiano sperimentato esposizioni inferiori. La tabella che
si riporta a fianco smentisce clamorosamente ogni giro di livello da parte dei CTU
finalizzato a minimizzare o negare la pericolosit dellesposizione dei lavoratori (tra
cui igli insaccatori e gli stivatori cui i CTU hanno fatto espresso riferimento)
allinalazione e respirazione delle polveri di cemento. La tabella ci dice che anche
passando da valori > 10% a valori di 0.1% di un composto contenente silice libera
cristallina respirabile permane invariato il rischio cancro per le vie aeree.
Viene da chiedere ai CTU come giustificherebbero, in quanto ad incongruenza, la
loro stessa ammissione circa lirrilevanza dell1% della silice cristallina respirabile
nella polvere di cemento riguardo alla possibile insorgenza di silicosi ed
allaltrettanto possibile degenerazione di questultima in neoplasie polmonari.

18

Passando allesame dellesposizione dei composti del cromo esavalente i CTU sono
incorsi in un vistoso e sorprendente errore di percosro.
Essi hanno traslato integralmente dalla pagina di Wikipedia relativa al cemento
https://it.wikipedia.org/wiki/Cemento la parte che descrive le caratteristiche
chimiche del Cromo ed i vari stati chimici in cui lelemento si trova nel processo di
produzione del cemento.
Lappunto che si muove nei confronti dei CTU non di carattere deontologico, che
esula dalla presente causa, ma di sostanza, poich giusto la parte traslata contiene
numerosi e rilevanti errori di chimica generale ed inorganica relativi allelemento,
dei quali i CTU non si sono resi conto o non ne hanno preso cognizione.
Per averne unidea basta considerare che se uno studente di primo anno del corso di
Laurea in Chimica li ripetesse in sede desame verrebbe subito ed inevitabilmente
invitato a ritirarsi.
Come si avr modo di puntualizzare nel seguito, questa parte della relazione dei
CTU, per lacunosit, errori ed incongruenze deve considerarsi viziata in quanto ad
effettiva significativit oltre che per le finalit probatorie.
E noto che Wikipedia non sito scientifico certificato per ammissione degli autori,
https://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Avvertenze_generali, i quali, anzi, avvertono
che di nessuna delle informazioni presenti nelle pagine di questo sito possibile
garantire verifica o controllo da parte di soggetti legalmente abilitati o con le
necessarie competenze per esprimersi nei campi trattati .
La descrizione dei vari stati di ossidazione durante la produzione del cemento ha
tratti di pura fantasia e se ne citano due per tutti : Il cromo totale (stato di
ossidazione II e III) presente nel clinker Portland [il Cr(II) non centra niente];
Durante il processo di cottura del clinker tutto il cromo totale viene ossidato, ed alle
condizioni termodinamiche presenti in zona, la specie pi stabile il Cr III, insolubile,
e quindi non pericoloso per la salute. Durante la fase di raffreddamento una parte di
Cr III si ossida in Cr IV e Cr V. Quindi nel clinker Portland il cromo presente in tre
19

stati di ossidazione (+3, +4, +5) [si alternano errori madornali - tutto il Cromo viene
ossidato ma si indica il Cr(III) e non il Cr(VI) - a reazioni incomprensibili - ossidazione
del Cr(III) a Cr(IV) e Cr(V) durante la fase di raffreddamento a incongruenze
creative nel clinker lelemento in vari stati di ossidazione escluso quello in cui
dovrebbe essere, cio il Cr(VI).
Gli errori che riguardano pi da vicino lattuale causa ruotano, ovviamente, come nel
caso della silice, attorno alla presenza del Cr(VI) nella polvere del cemento ed
allesposizione/inalazione/respirazione/incorporamento polmonare dei composti
dellelemento tramite
essa.
Non potendo negare,
come hanno tentato
in ogni modo per la
silice, la presenza del
Cr(VI) i CTU
argomentano per
dimostrare che essa
irrilevante ed a tale
fine fanno riferimento
agli additivi chimici (per brevit qui si cita solo il solfato ferroso) che vengono
aggiunti al cemento per ridurre i composti del Cr(VI) a quelli del Cr(III). La tabella a
lato parte di una scheda tecnica dellazienda Buzzi Unicem.
I CTU evidenziano anche che il solfato ferroso ha una scadenza temporale perch
allaria si carbonata con perdita del potere riducente nei confronti del Cr(VI).
Il processo appena citato, come sa uno studente di chimica del primo anno, del
tutto errato.
Se il Fe(II) del solfato ferroso si carbonatasse, cio reagisse con lanidride carbonica
dellaria, non perderebbe alcun potere riducente perch resterebbe Fe(II).
20

Il Fe(II) reagisce, invece, con lossigeno dellaria ossidandosi a Fe(III) ed allora s che
perde il potere riducente. Ecco il motivo per cui il solfato ferroso aggiunto al
cemento ha una scadenza, poich con il tempo il contatto con laria trasforma
(ossida) il Fe(II) in Fe(III).
Questa breve parentesi chimica serve a chiarire il passaggio fondamentale che i
CTU lasciano volutamente nellambiguo: parlano del solfato ferroso aggiunto al
cemento, citano il problema della scadenza, disquisiscono sulla concentrazione
finale del Cr(VI) se pi o meno 2 ppm, ma, inspiegabilmente, omettono di rilevare
lunico aspetto che avrebbero invece dovuto prendere in considerazione, cio che i
composti del Cr(VI) non reagiscono nella fase solida con il solfato ferroso o con
altro composto equivalente, ma soltanto in soluzione, cio al momento
dellimpasto.
E, quindi, laspetto di rilevanza fondamentale che riguarda questa causa rimane il
fatto incontrovertibile che il sig. Caggese atteso che il solfato ferroso del tutto
ininfluente sul Cr(VI) presente nella fase solida - ha respirato per 24
anni (circa 44.000 ore) polvere di cemento contenente quantit pi o meno
variabili di composti del Cr(VI), cancerogeno di classe 1 universalmente
riconosciuto.
Per gli aspetti che sono stati evidenziati (errori vistosi, incongruenze, omesse
considerazioni di fattori di rischio di rilevante importanza), la parte della relazione
dei CTU relativa al cromo esavalente, forse ancor pi dellanaloga dedicata alle
problematiche della silice libera cristallina, risulta affetta da limiti anche di carattere
scientifico che ne minano la valenza probatoria.

TOSSICITA E CARCINOGENESI DEI COMPOSTI DEL CROMO(VI)

Una maggiore attenzione alla letteratura pi recente ed accreditata riguardo la


tossicit e la carcinogenesi dei composti del Cromo(VI) avrebbe probabilmente
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consentito ai CTU di inquadrare e valutare in maniera differente e pi appropriata il


caso in questione e, di sicuro, di arrivare a conclusioni diametralmente opposte.
Nel vasto panorama delle pubblicazioni, appare illuminante, per lautorevolezza e
per lelevato tasso scientifico della fonte e dei prestigiosi contributi raccolti, la
monografia pubblicata dalla AIOLM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) su
Ambiente e Salute (giugno 2011, pp. 1-221) dal titolo Progetto Ambiente e
Tumori.
A questo fine lAIOLM ha
coinvolto alcuni dei maggiori esperti italiani del settore,
chiesto ed ottenuto la supervisione dellISS (Istituto Superiore Sanit), che stata
svolta dallo stesso Direttore del Dipartimento Ambiente e Salute, dott. Pietro
Comba.
Per gli aspetti che interessano la specificit delle cause che hanno determinato il
decesso del sig. Caggese risulta oltremodo calzante la parte relativa allazione
cancerogena dei composti del Cr(VI), in cui, alla sezione Cancerogenesi, un
capitolo intero dedicato agli effetti pro-cancerogeni dei metalli pesanti dal titolo
La cancerogenesi dei metalli pesanti (a cura del dott. Ernesto Burgio, European
Cancer and Environment Research Institute, ECERI di Bruxelles).
Senza volersi addentrare eccessivamente in aspetti specialistici che esulerebbero
dalle finalit dei quesiti che codesto Ecc.mo Tribunale ha posto ai due CTU, appare,
tuttavia, necessario riportare alcuni passaggi significativi che demoliscono alla base,
sia riguardo a fattori scientifici che a valore probatorio, la pretesa fondatezza delle
argomentazioni e, ancor pi, le presunta certezze conclusionali dei CTU.
Orbene, partendo dalla considerazione ormai universalmente accertata che sono
numerosi gli ioni di metalli cancerogeni (arsenico, cromo, cobalto, nichel, vanadio)
in grado di indurre la formazione di specie reattive, tanto <in vivo> che < in vitro>
Burgio fa notare che per quanto concerne il meccanismo specifico della
cancerogenesi susseguente a flogosi tessutale cronica, in cui i radicali liberi svolgono
22

un ruolo cruciale, lo <stress ossidativo> determina, in ultima analisi,


<perossidazione> lipidica e proteica e danni al DNA. E in questo modo che i metalli
possono danneggiare le membrane biologiche, lRNA e il DNA (tanto nucleare che
mitocondriale) mediante reazioni di ossidazione [e ricordiamo che il Cr(VI) tra gli
ossidanti chimici pi potenti], nitrazione, alogenazione, inducendo, in ultima analisi
un incremento del tasso mutazionale. Ed ancora Ma il dato in assoluto pi
interessante (e preoccupante) che emerge dalla letteratura scientifica pi recente
concerne quella che stata definita unattivazione potente e sorprendentemente
selettiva, da parte dei metalli pesanti, delle principali <pathways> biochimiche
intracellulari, collegate allo <stress> tessutale e frequentemente associate alla
cancerogenesi umana. Per quanto riguarda i meccanismi genotossici diretti messi
in campo da singoli metalli possiamo ricordare come il Cromo(VI) sia captato dalle
cellule come anione cromato e ridotto in sede intracellulare in intermedi reattivi e
infine nel pi stabile Cr(III), che pu formare direttamente addotti con il DNA.
E comunque possibile affermare che, nel complesso, gli effetti legati
allinterferenza con i meccanismi di riparazione del DNA e con i programmi di
proliferazione cellulare, con le <pathways> di controllo del ciclo cellulare e con le
funzioni dei circuiti di soppressione tumorale, sembrano essere pi importanti per i
metalli cancerogeni [tra i quali il Cr(VI) occupa un posto di indubbio rilievo] rispetto
agli effetti direttamente mutageni.
Ci porta a concludere che dal momento che i sistemi di riparazione del DNA
forniscono una protezione significativa non soltanto dei mutageni <esogeni>
(ambientali), ma anche nei confronti del danno <endogeno> al DNA, una loro
alterazione/inibizione si traduce infatti in un aumento di mutazioni procancerogene.
Quali sono, allora, in termini diretti, le considerazioni e le conseguenze che
derivano da quanto sopra riportato rispetto alla genericit delle argomentazioni
dei CTU, che sostanzialmente hanno mirato a sminuire, se non a smentire del
23

tutto, la presenza e lattivit tossica dei composti del Cr(VI) nellambiente di lavoro
del sig. Caggese a favore della certezza della tesi del presunto forte tabagismo
(15-20 sigarette/giorno)?
La risposta non pu che essere e non pu che portare a concludere che
lesposizione-inalazione-accumulo polmonare di lungo periodo a composti del
Cr(VI), presenti nella polvere di cemento dellambiente di lavoro (stivatore), che
ha interessato lattivit lavorativa del sig. Caggese per circa 24 anni
(corrispondenti ad oltre 44.000 ore), in ragione
sia degli effetti cancerogeni (direttamente mutageni), con specifico riferimento
al Cr(VI),
sia degli effetti pro-cancerogeni (di amplificazione dellazione di altri fattori
pro-cancerogeni e cancerogeni)
ha determinato con un alto tasso di probabilit, in palese contrasto con le
oggettivamente inappropriate ed invalide argomentazioni/conclusioni dei CTU,
linsorgenza della(e) neoplasia(e) che ne hanno causato la prematura scomparsa.
L'ennesimo argomento impropriamente addotto dai CTU a sostegno della loro tesi
del cancro dovuto a fumo da sigaretta consisterebbe nel fatto che in tempi
relativamente recenti non sarebbe stata evidenziata alcuna lesione neoplastica
polmonare.
Orbene, qualunque studente di medicina sa che perch una neoplasia si manifesti
clinicamente occorrono anni, spesso decine di anni di lenta espansione
(subclinica).
Gli stessi periti sottolineano inoltre come il sig. Caggese presentasse almeno tre
localizzazioni neoplastiche a carico di tiroide, polmone e pancreas e qualunque
studente di medicina sa che il carcinoma del polmone metastatizza al cervello, ai
surreni, alle ossa e al fegato (e che meno frequentemente, le metastasi possono
presentarsi nello stesso polmone, nei reni e al pericardio): nulla a che vedere
quindi con quanto manifestato dal sig. Caggese !
24

Gi soltanto su queste basi i CTU avrebbero dovuto ipotizzare, molto pi


congruamente, che le localizzazioni neoplastiche presenti in un organismo esposto
da oltre due decenni a fattori pro-cancerogeni e co-cancerogeni oltre che
direttamente mutageni [in particolare, come visto, metalli pesanti, e nel nostro
caso il Cr(VI)] fossero indipendenti luna dallaltra e che comunque fosse del tutto
improbabile la derivazione delle localizzazioni tiroidea e pancreatica (certamente
non dovute a fumo di sigaretta !) dalla (supposta) lesione primaria polmonare non
evidenziata fino a 3 anni prima del decesso !
Il minimo che si possa dire, a questo punto, che si tratta di una ricostruzione
indiziaria del tutto infondata e fuorviante.

FUMO DI SIGARETTA : I CONFONDITORI E LE CONFUSIONI


Nelle 2-3 pagine finali della relazione i CTU affrontano il problema delle 15-20
sigarette giornaliere fumate dal sig. Caggese e, senza essere sfiorati da alcun dubbio,
concludono con lincredibile e perentorio verdetto sulla scorta delle evidenze
esaminate, considerata linadeguatezza qualitativa e quantitativa delle presunte
noxae lavorative, in conformit con il criterio di esclusione di altre cause, posto che il
fumo di tabacco ha assunto ampio rilievo nel determinismo della patologia
neoplastica, possibile escludere un nesso di causalit tra la patologia che ha
causato il decesso di Caggese Giuseppe e lattivit lavorativa espletata nel corso
degli anni, dal 1973 al 1977, presso lazienda Italcementi S.p.A.
Di fronte a simili affermazioni si rimane esterrefatti ed allibiti, soprattutto in
considerazione della lacunosit, degli errori, delle incongruenze, ecc. che sono state
incontrate, rilevate ed evidenziate nel corso dellesame della loro relazione
E cos, con un colpo di penna, 24 anni (oltre 44.000 ore) di esposizione delle vie
aeree a due inquinanti killer quali la silice libera cristallina ed i composti del Cr(VI),
sostanze pro-cancerogene, co-cancerogene e cancerogene di classe 1, sono definite
25

presunte noxae lavorative con inadeguatezze qualitative e quantitative, mentre,


invece, le 15-20 sigarette al giorno fumate dal sig. Caggese (allinizio persino
classificato forte fumatore), poich il fumo di tabacco provoca il cancro, fanno
escludere un nesso di causalit tra la patologia che ha causato il decesso di Caggese
Giuseppe e lattivit lavorativa espletata.
Si in presenza di illogicit ed irrazionalit di ragionamento talmente accentuate da
sconfinare quasi nel paradosso e codesta Corte non potr che prenderne giusto atto.
A supporto delle loro conclusioni e nel contesto di siffatti ragionamenti, unicamente
tesi a dimostrare la mancanza di evidenza scientifica in grado di dimostrare una
chiara attivit cancerogena correlata alla produzione di cemento, non stupisce
nemmeno tanto, anzi agisce da conferma, il ricorso da parte dei CTU alla
pubblicazione A review and meta-analysis of cancer risk in relation to Portland
cement exposure. (Cohen SS., Sadoff MM., Jiang X., Fryzek JP., Garabrandt DH.)
Quello che i CTU non dicono che lo studio, come gi stato loro contestato a
proposito della citazione della pubblicazione sulla silice finanziata da EUROSIL, cio
dai produttori europei di silice, stato finanziato dalle potenti lobby dei produttori
americani di cemento. Alla fine
dellarticolo gli autori riferiscono
che i finanziatori sono in giudizio
a causa degli effetti del cemento
Portland sulla salute e che uno di
essi, Garabrandt, un loro perito di parte.
Insomma, altro che chiedere alloste se il suo vino genuino!!!
Anche di unaltra pubblicazione Mortality in a cohort of cement workers in a plant
of Central Italy (Giordano F., DellOrco V., Fantini F., Grippo F., Perretta V., Testa A.,
Fil-Talamanca I.) i CTU estraggono le parti che loro convengono e nulla dicono sui
limiti dellindagine che gli stessi autori mettono in evidenza nelle conclusioni

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In definitiva, sono ulteriori e documentate evidenze che, ad avviso di chi scrive,


avvalorano ancor pi i limiti rilevanti della relazione dei CTU, che gi in precedenza
sono stati espressi.
In conclusione, per meglio chiarire cosa pu succedere dietro le quinte ed il caso
Caggese riguardo al nesso causale denegato ingiustificatamente dai CTU non sembra
sfuggire a questa casistica, si riporta lo studio sui c.d. confonditori e le confusioni i

"I confonditori e le confusioni: il riconoscimento del nesso causale e la


identificazione delle vittime dei cancerogeni professionali", pubblicato da P.
Crosignani, P. Amendola, R. Audisio, A. Scaburri sulla rivista "Giornale Italiano di
Medicina del Lavoro ed Ergonomia" (G Ital Med Lav Erg 2008; 30:4, 392-395).

Vi sono numerosi comparti produttivi per i quali levidenza di rischio cancerogeno


ben documentata nella letteratura scientifica e sono note le condizioni di
esposizione che hanno determinato i rischi osservati. In questo caso, di fronte ad un
caso di tumore che abbia svolto la propria attivit allinterno di questi comparti e
che sia stato esposto ai cancerogeni presenti in quel comparto, non
necessariamente rilevante per il riconoscimento della sua patologia come di origine
professionale andare a ricercare altre esposizioni individuali, per primo il fumo di
sigaretta, se i lavori scientifici che hanno evidenziato i rischi in campo lavorativo
hanno gi tenuto conto dei confonditori. Per questo riconoscimento dovrebbe
27

essere necessario e sufficiente dimostrare, anche per via anamnestica, che sia stato
esposto alle condizioni di lavoro che sono caratteristiche del settore ove ha lavorato
e che hanno determinato i rischi riportati dalla letteratura scientifica.
La letteratura scientifica sempre molto conservativa nel riconoscere e nel valutare
lentit di un danno. Il terrore di pubblicare studi falsi positivi, di riconoscere cio
associazioni che non ci sono sempre molto pi forte del timore dei falsi negativi
cio di affermare che non vi evidenza di rischio nella popolazione osservata.
Inoltre, quasi sempre come popolazione di riferimento viene utilizzata la
popolazione generale, che sicuramente meno sana di una popolazione lavorativa
che viene selezionata in base al buono stato di salute al momento della assunzione e
che per rimanere al lavoro deve rimanere sana. Questo processo di selezione,
chiamato anche effetto lavoratore sano, fa s che solo eccessi molto forti di rischio
possano essere messi in evidenza. Molti studi sono inoltre sponsorizzati dalle
aziende produttrici, ed in molti casi i risultati negativi sono dovuti a metodologie
scorrette. Quello che evidenzia la letteratura scientifica solo la punta delliceberg
di un danno molto maggiore dovuto alle esposizioni lavorative.

CONCLUSIONI
Con la presente relazione si ritiene di aver fornito a codesta Ecc.ma Corte elementi
oggettivi di prova a sostegno delle tesi in favore del sig. Caggese.
Nel corso dellesame della memoria dei CTU sono emersi e sono stati evidenziati in
maniera dettagliata e puntuale errori, incongruenze, lacune e limiti che, si ritiene, ne
costituiscono vizi condizionanti il valore probatorio.
Il minimo che si possa dire, che si tratta di una ricostruzione indiziaria del tutto
infondata e fuorviante.
E innegabile che il sig. Caggese per 24 anni (oltre 44000 ore) della sua vita lavorativa
(fino al decesso) presso alcune sedi dellazienda Italcementi ha respirato ed
accumulato nel suo organismo due sostanze killer, la silice cristallina libera e
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composti del Cr(VI), riconosciute pro-cancerogene, co-cancerogene e cancerogene


di classe 1, contenute nella polvere di cemento.
Questo terribile quadro non pu essere cancellato, come illogicamente ed
irrazionalmente propongono i CTU, dal fumo di 15-20 sigarette giornaliere, di cui
peraltro non si sono mai conosciute le modalit di consumo che pure possono
essere tante e variegate (aspirazione profonda o leggera, numero di boccate, ecc.).
Ogni evidenza conduce, pertanto, alla conclusione che debba essere riconosciuto
con elevato tasso di probabilit il nesso causale tra gli inquinanti inalati/respirati
/bioaccumulati dal sig. Caggese nei 24 annii della sua attivit e linsorgenza e lo
sviluppo delle neoplasie che ne hanno determinato la morte.
Palermo, 4 settembre 2015

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