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ALCUNI ESEMPI DI MUSEI DI SCIENZA E TECNOLOGIA IN ITALIA E NEL MONDO

Rivista “Il Piovego”, Padova, 1991

Nel numero di gennaio di questa stessa rivista, abbiamo parlato della possibile struttura del futuro museo di
scienza e tecnica di Padova; in questo numero descriveremo brevemente alcuni musei scientifici in Italia ed all'estero, in
modo tale da poter dare un'idea più precisa della varietà di forme che può assumere quella poliedrica e proteiforme
istituzione che è un museo.
Inizieremo da alcuni musei tradizionali per terminare con i musei di concezione storicamente più recente, ovvero i
musei dinamici.
Il Museo di Scienze Naturali di Verona ha sede in un palazzo cinquecentesco in Lungadige Porta Vittoria, zona
particolarmente suggestiva della bella città di Verona.
La superficie occupata dal Museo è di circa 3000 m 2, di cui circa 2000 m2 dedicati all'esposizione delle collezioni,
ed il rimanente dedicato ai laboratori, agli uffici, alla biblioteca ed alla sala per le proiezioni e le conferenze.
Le persone in organico sono 38, ripartite tra tecnici, impiegati e custodi, oltre a vari collaboratori volontari; il tutto
interamente sostenuto dal Comune di Verona.
Attualmente il bilancio annuo si aggira intorno a 2000 000 000 L.
Il Museo è nato dalla riunione delle collezioni di alcuni naturalisti veronesi che, in 200 anni di assidue cure si sono
accresciute sino a raggiungere dimensioni davvero imponenti; tutti i rami delle Scienze Naturali e delle Scienze della
Terra vi sono ampiamente rappresentati.
Nella collezione paleontologica figurano moltissimi esemplari provenienti dalla cava di Bolca (il Museo di Bolca è
un'emanazione del Museo di S.N. di Verona) e dalle torbiere del veronese, ed è ben rappresentata pure la paleontologia
umana.
La ricca collezione mineralogica e petrologica è stata recentemente riordinata.
La collezione zoologica comprende mammiferi (che la perfetta preparazione fa sembrare vivi), rettili, uccelli,
insetti provenienti da ogni parte del globo.
Pure la botanica è rappresentata, e non manca una ricca collezione micologica.
All'ingresso trovano posto le mostre temporanee su temi specifici: lo scorso anno era presentata la storia delle
scienze naturali a Verona negli ultimi tre secoli.
Ogni anno al Museo di S.N. di Verona vengono organizzate circa mille visite guidate, in particolare per studenti
provenienti da scuole ed istituti di istruzione superiore.
Ogni martedì sera, alle 17h, inoltre, si tengono conferenze e proiezioni di documentari scientifici.
Il Museo costituisce anche un punto di riferimento per i vari gruppi naturalistici che operano sul territorio
veronese.
Inoltre, il Museo è un centro di studi e di documentazione, non solo naturalistica, sul territorio veronese della cui
consulenza, spesso, s'avvale anche la pubblica amministrazione.
Al Museo di S.N. di Verona nacque, alla fine del secolo scorso, con una serie di studi sull'ambiente lacustre del
Garda, la limnologia italiana, e l'attività scientifica si mantiene vivissima anche al giorno d'oggi. E non manca nemmeno
una attività editoriale autonoma di notevole livello.
Un filo, nemmeno tanto tenue, collega il grande Museo di S.N. di Verona con il più piccolo ma comunque
interessantissimo Museo Geo-paleontologico dei Colli Euganei di Cava Bomba a Cinto Euganeo.
Nel 1974 tre naturalisti, ovvero F. Colombara, L. Ravarotto e D. Veronese, scavando le pendici del M.te Cinto
s'imbatterono in alcuni resti di pesci fossili.
Essi, resesi conto dell'importanza della scoperta, contattarono il prof. L. Sorbini, attuale direttore del Museo di
S.N. di Verona che, nel 1974 e nel 1975, diresse due campagne di scavo e che pubblicò un lavoro monografico su
questo giacimento nel 1976 (“L'ittiofauna cretacea di Cinto Euganeo”).
Egli identificò pure a Cinto Euganeo la nuova specie Pachyrhizodus intermedius.
Sempre nel 1974, il Consorzio per la Valorizzazione dei Colli Euganei, ricevette in donazione dalla famiglia Zillo
tanto Cava Bomba quanto l'imponente antico impianto per la produzione di calce, costituito da due forni e da alcuni

Gualtiero A.N. Valeri “Alcuni esempi di musei di scienza e tecnologia in Italia e nel mondo”, 1991

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magazzini, che, dopo essere stati sapientemente restaurati, hanno ospitato non solo la collezione di pesci fossili ritrovati
a Cava Bomba, ma anche altre interessanti collezioni, ovvero la collezione mineralogica del sig. Delmo Veronese di
Este e l'antica raccolta geologica del Conte Nicolò Da Rio di Padova, che donata al Museo Civico di Padova nel 1888
dalla Contessa Anna Da Rio, lì rimase sino all'immediato dopoguerra, quando venne trasferita nell'Abazia di S.
Giustina.
Nel 1980 la collezione Da Rio venne presa in consegna dal Consorzio.
Tale collezione, oltre alla sua ricchezza (4.000 pezzi, tra cui una raccolta di quasi tutti i minerali noti), ha un altro
motivo di interesse: le bacheche che la contengono sono quelle originali, come del resto i vari supporti ed i contenitori
dei campioni, costituendo così un tipico esempio di museologia scientifica dell'inizio del XIX secolo.
Al Museo di Cava Bomba si sono particolarmente curati gli aspetti didattici, integrando l' esposizione dei reperti
con abbondante ed eccellente materiale illustrativo.
É da sottolinearsi la similitudine esistente tra il progetto del Museo di Cava Bomba, dove la sistemazione delle
raccolte è stata una occasione per recuperare l'antico complesso industriale, e la proposta della creazione di un Museo di
Scienza e Tecnica nel Castello di Padova, che favorirebbe il recupero dell'antica fortezza ezzeliniano-carrarese.
Sempre sui Colli Euganei, e sempre gestito dal Consorzio, si trova un altro piccolo, ma interessantissimo museo: il
Museo di Macchine a Vapore “Orazio e Giulia Centanin”.
Il prof. Orazio Centanin, scomparso nel 1975, iniziò la collezione raccogliendo e restaurando le motrici e le
locomobili a vapore impiegate nella bonifica e nella coltivazione della tenuta paterna nelle Valli di Arquà Petrarca, e
successivamente la arricchì raccogliendo e restaurando altre macchine a vapore e motori a combustione interna di
diversa provenienza, risalenti perlopiù al primo ventennio del '900.
La splendida raccolta è stata donata nel 1980 dalla sig.na Giulia Centanin al Consorzio, dandone anche
temporaneamente in uso al Consorzio il bel rustico in pietra che ospita la collezione, ad Arquà Petrarca.
Della raccolta faceva anche parte un bell'insieme di tre modellini di motori a vapore e di un generatore di vapore,
perfettamente funzionanti, che dopo la prematura scomparsa del prof. Centanin, venne donato al Museo di Scienza e
Tecnica “Leonardo da Vinci” di Milano, dove si trova tuttora.
Questo ci introduce all'ultimo esempio di museo tradizionale di questa breve rassegna: il Museo Nazionale di
Scienza e Tecnica “Leonardo da Vinci” di Milano.
Questo Museo nacque al principio degli anni '50, epoca della rinascita industriale italiana, per promozione
congiunta dello stato italiano e dell'industria lombarda, e, nonostante le difficoltà comuni a più o meno tutti i musei
statali italiani, è riuscito, grazie anche al contributo di molte industrie soprattutto lombarde, a costituire un rilevante
patrimonio di collezioni in vari settori della tecnologia e delle arti applicate, oltre a divenire un centro di
documentazione di importanza internazionale nel settore della museologia, sede della presidenza dell'International
Council of Museum (sezione italiana).
Il Museo “Leonardo da Vinci” ha sede in un ampio ex-convento (circa 20 000 m2, peraltro ancora in parte liberi)
in via S. Vittore, a poche centinaia di metri dall'antica basilica di S. Ambrogio.
Molto, e molto vario il materiale conservato.
Limitandosi a qualche esempio, una vastissima sala è dedicata a tutta una serie di modellini di macchine ricostruite
dalle tavole dei codici leonardeschi (unico inconveniente: data la vastità del locale, i modellini appaiono leggermente
persi nell'enorme ambiente).
In un locale adiacente è stata ricostruita una bottega di liutaio e vi sono conservati vari antichi strumenti musicali.
Poco distante una saletta è dedicata all'evoluzione delle tecnologie informatiche (troppo esclusivamente, purtroppo,
della sola IBM) e vari sono i pezzi di notevole rilievo: tra questi un sistema IBM 704 a valvole termoioniche (esemplare
che, credo, sia unico in Italia) e, di estremo interesse per la storia della scienza padovana, la ricostruzione della
macchina aritmetica del Poleni, eseguita nel 1959 da F. Soresini e dalla IBM Italiana, resa possibile dai precisissimi
disegni lasciatici dal Poleni stesso.
Inoltre, in alcune sezioni, vi sono collocate anche delle apparecchiature dimostrative, che il visitatore può azionare
dall'esterno delle vetrine in cui sono poste.
Quest'ultimo esempio ci porta naturalmente a parlare di quel relativamente nuovo tipo di museo, che è il museo
dinamico.
Delle sale dedicate ad apparecchiature dimostrative azionabili dai visitatori esistevano già nei primi anni di questo
secolo al Deutsche Museum di Monaco di Baviera; il progettista di tali apparecchiature era l'ing. Oskar Von Miller.

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Proprio queste particolari sale ispirarono Julius e William Rosenwald, padre e figlio, che nel 1921 promossero la
creazione del Museo della Scienza e dell'industria di Chicago, struttura che a partire dagli anni del secondo conflitto
mondiale, sotto la direzione dell'ing. Lenox Lohr, conobbe il successo che l' ha portato ad essere l'enorme complesso di
2.000 mostre distribuite nelle 75 sale dell'edificio neoclassico dell'esposizione mondiale del 1893, visitate ogni anno da
4.000.000 di persone.
Ma forse il primo vero e proprio museo dinamico del mondo è stato il “Palais de la Decouverte”.
Tale istituzione venne inaugurata il 24 maggio 1937, in occasione dell'esposizione internazionale dell'Arte e della
Tecnica di Parigi, grazie all'azione promotrice di un gruppo spontaneo riunito sotto la presidenza di Herny de Jouvenel,
Ministro dell'Educazione, ed animato dal chimico Jean Perrin, docente alla Sorbona, che aveva sempre coltivato un vivo
interesse per i problemi della didattica.
Una caratteristica del “Palais de la Decouverte” è che ogni disciplina scientifica vi è rappresentata: Astronomia,
Matematica, Fisica, Chimica, Scienze della Terra, Scienze Biologiche.
Ma oltre a presentare centinaia di esperienze che illustrano questo o quel fenomeno o gli esperimenti che hanno
portato a grandi scoperte scientifiche, attorno al “Palais” ruotano innumerevoli altre attività: cicli di conferenze,
proiezioni di documentari scientifici e tecnici e, cosa particolarmente interessante, circoli scientifici, in particolare per i
giovani, che organizzano visite ad industrie e laboratori, escursioni naturalistiche, campi di vacanze con finalità
d'educazione scientifica.
Viene in questo modo brillantemente mantenuto e sviluppato lo spirito che a questa istituzione aveva dato Jean
Perrin.
Sempre guidato da finalità didattiche, intendendo questo termine nel suo significato più ampio, ma in questo caso
con la peculiarità di mostrare anche le connessioni esistenti tra scienza ed arte, è un' altro museo dinamico, che in solo
poco più di vent'anni è divenuto celeberrimo : l'Exploratorium di S.Francisco.
L'Exploratorium, “Museo della Scienza e dell'Arte della Percezione”, venne fondato nel 1969 da Frank
Oppenheimer, fisico ed appassionato didatta, per il quale la scienza non era scindibile dalle arti e dal pensiero
speculativo.
F. Oppenheimer, fratello del più noto Robert, dopo per aver studiato per vari mesi lo Science Museum di Londra,
il Palais de la Decouverte di Parigi, il Deutsche Museum di Monaco ed il Museum of Natural Science di New York,
concepì l'Exploratorium; per la sede scelse il grande padiglione dell'esposizione mondiale del 1915, ai piedi del Golden
Gate Bridge, ove raccolse gli innumerevoli dispositivi dimostrativi da lui creati nel corso della sua carriera di
insegnante e molti altri ottenuti da vari istituti.
Complessivamente, l'Exploratorium venne avviato con soli 50.000 $.
L'Exploratorium si pone il fine di mostrare certi processi elementari della natura ed i modi in cui i fenomeni
vengono naturali vengono percepiti; a tal fine l'Exploratorium ha sempre cercato la collaborazione, oltre che di
scienziati e tecnologi, di artisti: ogni anno in questa struttura sono ospitati, per collaborare alla creazione di nuovi
esperimenti, da 4 a 6 artisti.
Indi, questi apparati vengono costruiti in uno stand-officina al centro del grande padiglione, sotto gli occhi dei
visitatori, “per dare loro una percezione più diretta del ruolo educativo dell'azione”.
Esso rappresenta forse la più moderna implementazione del concetto del “Teatro” di Pico della Mirandola, luogo
ove si può apprendere sotto l'esclusivo stimolo della curiosità mediata dalla ragione.
Molti altri esempi si potevano citare; tuttavia ritengo che questi possano bastare per dare un quadro forse non
completo, ma probabilmente sufficiente, dei molti modi in cui un museo di scienze e tecnologie possa essere concepito
e realizzato.

Gualtiero A.N. Valeri


Padova, 12 marzo 1991 Segretario del
Comitato per i Musei di Scienza e Tecnica di Padova

Gualtiero A.N. Valeri “Alcuni esempi di musei di scienza e tecnologia in Italia e nel mondo”, 1991

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