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5Sempre in On the Nature of Totalitarianism: An Essay in Understanding (EU pp. 359-360; ed. it.
pp. 130-131):
The danger in solitude is of losing ones own self, so that, instead of being together
with everybody, one is literally deserted by everybody. This has been the
professional risk of the philosopher [...] which, incidentally, seems to be one of the
reasons that philosophers cannot be trusted with politics or a political philosophy.
Il vero pericolo nella solitudine di perdere il proprio s, cos che, invece di essere
insieme a tutti, si finisce letteralmente per essere abbandonati da tutti. Questo
stato tradizionalmente il rischio professionale del filosofo [...] e, per inciso, sembra
essere uno dei motivi per cui non conviene affidare ai filosofi la politica o una
filosofia politica.
Verstehen ist das Denken der Einsamkeit. Urteilen ist das Denken des
Zusammenseins, das gegenseitige Sich-kontrollieren. Schliessen ist das Denken der
Verlassenheit. (DT, Bd 1., XII, [21] (Dezember 1952), p. 287)
Comprensione il pensiero della solitudine. Giudicare il pensiero dellessere
insieme, il controllarsi-a-vicenda. Il sillogismo il pensiero dellabbandono. (QD,
XII, [21] (dicembre 1952), p. 252).
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and to analyze them in historical terms, tracing these elements back in history as far
as I deemed proper and necessary [...] The book, therefore, does not really deal with
the "origins" of totalitarianism - as its title unfortunately claims - but gives a
historical account of the elements which crystallized into totalitarianism. This
account is followed by an analysis of the elementary structure of totalitarian
movements and domination itself. The elementary structure of totalitarianism is the
hidden structure of the book while its more apparent unity is provided by some
fundamental concepts which run like red threads through the whole.
Ci che ho fatto e ci che avrei potuto fare comunque in virt della mia formazione
e del mio modo di pensare stato di individuare gli elementi costitutivi del
totalitarismo e di analizzarli in una prospettiva storica, facendoli risalire a ritroso
nella storia per quanto ritenevo opportuno e necessario [...] Il libro, pertanto, non
tratta in realt delle origini del totalitarismo come il titolo malauguratamente
asserisce ma propone unindagine storica degli elementi che si sono cristallizzati
nel totalitarismo; questa ricapitolazione storica seguita da unanalisi della
struttura elementare dei movimenti e del dominio totalitario stesso. La struttura
elementare del totalitarismo la struttura nascosta del libro, mentre la sua unit pi
visibile fornita da certi concetti fondamentali che percorrono come fili rossi
linsieme del lavoro.9
9 Si tratta di un passaggio della risposta di Arendt a Erich Voegelin: "A Reply", The Review of
Politics, vol. 15, n. 1 (january 1953, pp. 76-84), p. 78; ora in ARENDT, EU pp. 402-403; ed. it. pp. 174-
175. Nellapproccio arendtiano stata opportunamente segnalata leco dellintroduzione di Walter
Benjamin al suo Ursprung des deutschen Trauerspiels (1928): S. BENHABIB, Hannah Arendt and the
Redemptive Power of Narrative, Social Research, Vol. 57, No. 1, Philosophy and Politics II
(Spring 1990, pp. 167-196), p. 172; S. BENHABIB, The Reluctant Modernism of Hannah Arendt,
Thousand Oaks (CA), SAGE Publications, 1996, p. 64.
10 Il passo tratto da H. ARENDT, Ideology and Terror: A Novel Form of Government, The Review
of Politics, vol. 15, n. 3 (July, 1953, pp. 303-327) [per cui utilizzeremo la sigla IT], p. 323. Il saggio
fu successivamente aggiunto, come capitolo 13, a H. ARENDT, The Origins of Totalitarianism, New
York-London, Harvest Book, 19663 (pp. 460-480) [per cui utilizzeremo la sigla OT], dove il passo a
3
Compagnia e abbandono
Dal momento che i due termini solitude e loneliness possono essere
immediatamente assunti come sinonimi (tanto da creare problemi in
traduzione), opportuno determinarne sommariamente lo specifico
significato nelluso arendtiano11.
p. 475; nelledizione italiana (H. ARENDT, Le origini del totalitarismo, introduzione di A. MARTINELLI,
con un nuovo saggio di S. FORTI, traduzione di A. GUADAGNIN, Torino, Edizioni di Comunit, 1990), a
p. 651.
11 daltra parte significativo linfluente precedente heideggeriano: nel Semestre Invernale
1929/30, Martin Heidegger aveva tenuto un corso (4 ore di lezione settimanali) su Grundbegriffe
der Metaphysik. Welt, Endlichkeit, Einsamkeit. Il corso si richiamava, evidentemente, alla
prolusione Was ist Metaphysik?, con cui Heidegger aveva festeggiato il proprio ritorno a Friburgo
(da Marburgo). Siamo informati (dal curatore delledizione originale, Friedrich-Wilhelm von
Hermann) del fatto che, quando fu annunciato, il corso portava una sottotitolazione differente, che
trova riscontro nel contenuto delle prime pagine del dattiloscritto: Welt, Endlichkeit,
Vereinzelung:
[2 (b)] Novalis sagt einmal in einem Fragment: Die Philosophie ist eigentlich
Heimweh, ein Trieb berall zu Hause zu sein. [...] Wir bleiben dabei und fragen:
Was ist damit Philosophie ein Heimweh? Novalis erlutert selbst: ein Trieb
berall zu Hause sein. Ein solcher Trieb kann Philosophie nur sein, wenn wir, die
philosophieren, berall nicht zu Hause sind. Wonach steht das Verlangen dieses
Triebes? berall zu Hause zu sein was heit das? Nicht nur da und dort, auch nicht
nur jeden Orts, an allen nacheinander zusammen, sondern berall zu Hause sein
heit: jederzeit und zumal im Ganzen sein. Dieses >im Ganzen< und seine Gnze
nennen wir die Welt. Wir sind, und sofern wir sind, warten wir immer auf etwas. Wir
sind immer von Etwas als Ganzem angerufen. Dieses >im Ganzen< ist die Welt.
Wir fragen: Was ist das Welt?
Dahin, zum Sein im Ganzen sind wir in unserem Heimweh getrieben. Unser Sein ist
diese Getriebenheit. Wir sind immer schon irgendwie zu diesem Ganzen
fortgegangen oder besser unterwegs dazu. Aber wir sind angetrieben, d. h. wir sind
zugleich irgendwie von etwas zurckgerissen, in einer abziehenden Schwere
ruhend. Wir sind unterwegs zu diesem >im Ganzen<. Wir sind selbst dieses
Unterwegs, dieser bergang, dieses >Weder das Eine noch das Andere<. Was ist
dieses Hin- und Herschwingen zwischen dem Weder-Noch? Nicht das Eine und
ebenso nich das Andere, dieses >Doch und doch nicht und doch<. Was ist diese
Unruhe des Nicht? Wir nennen es die Endlichkeit.
Wir fragen: Was ist das Endlichkeit?
Endlichkeit ist keine Eigenschaft, die uns nur anhngt, sondern die Grundart unseres
Seins. Wenn wir werden wollen, was wir sind, knnen wir diese Endlichkeit nicht
verlassen oder darber tuschen, sondern wir mssen sie behten. Dieses
Bewahren ist der innerste Proze unseres Endlichseins, d. h. unsere innerste
Verendlichung. Endlichkeit ist nur in der wahren Verendlichung. In dieser aber
vollzieht sich letztlich eine Vereinzelung des Menschen auf sein Dasein. [...] Diese
Vereinzelung ist vielmehr jene Vereinsamung, in der jeder Mensch allererst in die
Nhe zun Wesentlichen aller Dinge gelangt, zur Welt. Was ist die Einsamkeit, wo der
mensch je wie ein Einzige sein wird?
Was ist das die Vereinzelung?
Was ist das in einem: Welt, Endlichkeit, Vereinzelung? [...] Philosophie, Metaphysik
ist ein Heimweh, ein Trieb, berall zu Hause zu sein, ein Verlangen, nicht blind und
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Loneliness impiegato a indicare, in primis, la situazione di chi senza
compagni (lonesome), tagliato fuori dagli altri (cut off from others),
estraneo, affetto dalla mancanza di radici in una comunit, non
coinvolto in stabili e autentiche relazioni umane, dunque desolato
richtungslos, sondern das in uns aufwacht zu solchen Fragen und ihrer Einheit, wie
wir sie eben stellten: Was ist die Welt, Endlichkeit, Vereinzelung.
[2 (b)] Novalis afferma in un frammento: La filosofia propriamente nostalgia, un
impulso ad essere a casa propria ovunque. [...] Sostiamo un attimo e domandiamoci:
cosa vuol dire laffermazione che la filosofia nostalgia? lo stesso Novalis a
chiarirlo: un impulso ad essere ovunque a casa propria. La filosofia pu
considerarsi una tale inclinazione, se e solo se noi che filosofiamo, non ci sentiamo
ovunque a casa nostra. A che cosa si rivolge il desiderio proprio di questa
inclinazione? Ad essere ovunque a casa propria: cosa significa? Non semplicemente
qui o l, neppure in un qualunque luogo o in tutti insieme, luno dopo laltro, bens:
essere a casa propria ovunque significa essere sempre e allo stesso tempo nella
totalit. Noi chiamiamo questo nella totalit e la sua interezza il mondo. Siamo, e
nella misura in cui siamo, sempre in attesa di qualcosa. Veniamo sempre chiamati in
causa da qualcosa come la totalit. Questo nella totalit il mondo.
Ci chiediamo: cosa ci il mondo?
Nella nostra nostalgia siamo spinti l, verso lessere nella sua totalit. Il nostro
essere questo esser-sospinti. In qualche modo ci siamo gi da sempre mossi verso
questa totalit, o meglio siamo in cammino verso di essa. Ma siamo anche mossi in
senso opposto, trascinati indietro da qualcosa o immobili in una sorta di gravit che
tende a distoglierci. Siamo in cammino verso questo essere nella totalit. Noi stessi
siamo questo essere in-cammino, questo passaggio, questo n luna n laltra cosa.
Cos questo oscillare qua e l tra il n-n? Non luna cosa e neppure laltra, questo
s e no e s. Che cos questa inquietudine del non? La chiamiamo la finitezza.
Ci chiediamo: cosa ci la finitezza?
La finitezza non una propriet che semplicemente ci attribuiamo, bens il modo
fondamentale del nostro essere. Se vogliamo divenire ci che siamo, non possiamo
abbandonare questa finitezza o illuderci nei suoi confronti, dobbiamo invece
custodirla. Questa salvaguardia il processo pi profondo del nostro essere-finiti,
cio la nostra pi profonda finitizzazione. Finitezza solamente nella vera
finitizzazione. Ma in essa si compie in ultima analisi un isolamento delluomo nel suo
esserci. [...] Questo isolamento piuttosto quel divenir-soli nel quale soltanto ogni
uomo giunge nella vicinanza dellessenziale di ogni cosa: in prossimit del mondo.
Cos questa solitudine, nella quale luomo sar sempre e solo un singolo?
Cosa ci lisolamento?
Cosa sono tutte queste cose insieme: mondo, finitezza, isolamento? [...] Filosofia,
metafisica, una nostalgia, un impulso ad essere a casa propria ovunque; non un
desiderio cieco e senza direzione, bens un desiderio che si desta in noi di fronte a
tali questioni e alla loro unit, come labbiamo appena poste: cos mondo, finitezza,
isolamento?
M. HEIDEGGER, Die Grundbegriffe der Metaphysik. Welt Endlichkeit Einsamkeit, herausgegeben von
F.-W. VON HERMANN, Vittorio Klostermann, Frankfurt a.M., 2010, pp. 7-9; M. HEIDEGGER, Concetti
fondamentali della metafisica. Mondo Finitezza Solitudine, a cura di F.-W. VON HERMANN, edizione
italiana a cura di C. ANGELINO, Genova, il nuovo melangolo, 1999, pp. 10-12.
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(desolate)12. Insomma: una situazione sofferta di abbandono, che in
tedesco Arendt designa come Verlassenheit e cui riferisce i sostantivi
(participi sostantivati) Isolierten e Verlassenen e laggettivo verlassen: i
traduttori italiani rendono loneliness come isolamento (Costa),
estraniazione (Guadagnin), solitudine (Marazia), sebbene in
Ideology and Terror lautrice ricorra a due distinte espressioni:
isolation e appunto loneliness:
What we call isolation in the political sphere, is called loneliness in the sphere of
social intercourse
Quel che si chiama isolamento nella sfera politica prende il nome di estraniazione
nella sfera dei rapporti sociali13,
Nel dattiloscritto di un ciclo di sei lezioni alla New School for Social
Research (New York, 18 marzo-22 aprile 1953) questi motivi sono
ricomposti:
12 stata giustamente sottolineata la natura riflessiva di loneliness, rivelata anche dagli usi
linguistici (I feel (myself) lonely), soprattutto nelle lingue romanze: Mi sento solo, Je me sens
seul, Yo me siento solo. A. COSTACHE, On solitude and loneliness in hermeneutical philosophy,
Meta: Research in Hermeneutics, Phenomenology, and Practical Philosophy, Vol. V, N. 1, June
2013 (pp. 130-149), p. 137.
13 IT p. 323; OT p. 474; ed. it. p. 651.
14 Ibidem.
15 Riflettendo sulla stessa articolazione semantica, Gadamer ha precisato (H.-G. GADAMER, "Isolation
as a Symptom of Self-Alienation", in In Praise of Theory. Speeches and Essays, New Haven & London,
Yale University Press 1988, p. 104):
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Loneliness and uprootedness: Out of uprootedness, losing ones place in the world
comes loneliness as general experience. Who is uprooted is superfluous. I am lonely
when I am superfluous, when I have no place in the world. []
Solitude: I am by myself, together with myself, and with every body. The dialogue of
thought which is pure activity. 17
17 The Hannah Arendt Papers at the Library of Congress, Washington D.C., The Great Tradition and
the Nature of Totalitarianism, lecture, New School for Social Research, N.Y., 1953 (Series: Speeches
and Writings File, 1923-1975), p. 9 (image 10 of 14).
18 The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 11 (image 12).
19 Su questo punto il paper (http://wpsa.research.pdx.edu/papers/docs/2013JonesWPSA.pdf) di K.
JONES, Recovering Solitude: Arendt and Emerson on Solitude and Political Participation, pp. 13 s.
20 A partire da una riflessione (ottobre 1952) specificamente dedicata a Einsamkeit-Verlassenheit,
21A tale condizione Arendt si riferisce spesso citando Catone in Cicerone (De Re Publica, I, 17):
numquam minus solum esse quam cum solus esset (da lei tradotto come: never was he less alone
than when he was alone). IT p. 324; OT p. 476; ed. it. p. 653.
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proprio per ci - impotente (esperienza di helplessness, Hilflosigkeit),
esposto alla loro eventuale ostilit, laltro in compagnia di se stesso,
conserva la capacit di dialogare con se stesso. Nella desolazione dello
straniamento si effettivamente abbandonati da tutti, sradicati
(uprooted) dal mondo, senza collocazione e relazioni stabili: si perso
il mondo e s stessi. Nella solitudine si due-in-uno: nel dialogo tra s
e s il contatto con il mondo rimane aperto, gli altri sono rappresentati
nellio, diventano interlocutori nel dialogo del pensiero22. In questo
senso la solitudine lo spazio in cui accade il pensare, il suo
essenziale prerequisito23. Cos, lisolamento (isolation) del solitario ha
certamente leffetto (politico) di far perdere la capacit di agire (che
richiede il concorso degli altri), ma lestraniazione (loneliness) fa
perdere la sintonia con gli altri, il senso comune, il significato di ci
che si ha in comune con gli altri24.
Daltra parte, lanalisi dei testi rivela come le scelte lessicali siano state,
nello specifico, progressivamente determinate: approssimando il nodo
cruciale (centrale in Ideology and Terror) dellideologia come logica
di unidea, negli appunti del 1951 troviamo unassociazione che sar
poi diversamente articolata:
Ad Logik und Einsamkeit: Kurz, ein solcher Mensch [id est ein einsamer, H.A.]
folgert immer eins aus dem andern und denkt alles zum rgsten. Die Logik ist die
Snde der Einsamkeit; daher die Tyrannei des zwingend Beweisbaren: die
Eroberung durch die Einsamkeit (Zitat aus Luther, Warum die Einsamkeit fliehen?,
1534, Erbauliche Schriften 6, 158). In jeder Gemeinsamkeit stellt sich die
Unzulnglichkeit der Logik in der Form einer Pluralitt von Meinungen, die
zwingend nicht unter einen Hut gebracht werden knnen, heraus. Immer aus dem
andern folgern heisst von den Menschen und der Welt absehen, heisst eine
beliebige Meinung zur Prmisse erheben. (DT, Bd 1., V, [21] (Juli 1951), p. 116)
Ad logica e solitudine: ... In breve, un uomo simile [id est un solitario] deduce
sempre una cosa dallaltra e pensa sempre al peggio. La logica il peccato della
solitudine; da qui la tirannia di ci che pu essere dimostrato in modo cogente: la
conquista di chi solitario [la conquista attraverso la solitudine]. (Citazione da
Lutero, Warum die Einsamkeit fliehen?, 1534, Erbauliche Schriften 6, 158). In ogni
comunanza linsufficienza della logica si manifesta in forma di pluralit di opinioni,
22 stato osservato che solitude e loneliness possono definirsi nel rapporto con s stessi attraverso
un terzo: quando laltro incontrato come una mera replica di s stessi, lascia intatto quel rapporto,
che risulta meramente autoriflessivo; se invece laltro incontrato come autentica alterit, si apre
un confronto interiore a pi voci. A. COSTACHE, On solitude and loneliness in hermeneutical
philosophy cit. pp. 137 ss.
23 R. BERKOWITZ, Solitude and the Activity of Thinking, in Thinking in Dark Times: Hannah Arendt on
Ethics and Politics, Roger Berkowitz, Jeffrey Katz, and Thomas Keenan, eds., Fordham University
Press, 2009, pp. 4 s. Disponibile presso SSRN: http://ssrn.com/abstract=1336242.
24 The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 9 (image). In un contesto diverso,
ho toccato questo tema in D. ZUCCHELLO, Topologia della libert: Hannah Arendt e lesperienza della
polis, in Schegge di filosofia moderna II, a cura di I. POZZONI, Gaeta, deComporre Edizioni, 2013.
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che non possono essere costrette ad accordarsi. Dedurre sempre una cosa
dallaltra significa fare astrazione dagli uomini e dal mondo, significa erigere
unopinione qualsiasi al rango di premessa. (QD, V, [21] (luglio 1951), pp. 108 s.).
Logicality is what appeals to isolated human beings, for man in complete solitude,
without any contact with his fellow-men and therefore without any real possibility
of experience - has nothing else he can fall back on but the most abstract rules of
reasoning. The intimate connection between logicality and isolation was stressed in
Martin Luther's littleknown interpretation of the biblical passage that says that God
created Man, male and female, because "it is not good for man to be alone." Luther
says: "A lonely man always deduces one thing from another and carries everything
to its worst conclusion" ("Warum die Einsamkeit zu fliehen?" in Erbauliche
Schriften).
la mera logicit ad attrarre gli esseri umani isolati, perch luomo nella solitudine
completa, senza alcun contatto con i suoi simili e quindi senza alcuna reale
possibilit di fare esperienza non ha nientaltro su cui fare affidamento tranne le
regole astratte del ragionamento. Lo stretto legame esistente tra la logica e
lisolamento venne sottolineato da Lutero in una interpretazione non molto nota del
passo biblico in cui si afferma che Dio cre lUomo, maschio e femmina, perch non
bene che luomo sia solo. Lutero dice: Un uomo solo deduce sempre una cosa
dallaltra e pensa tutto per il peggio ("Warum die Einsamkeit zu fliehen?" in
Erbauliche Schriften).26
9
Una malattia del nostro tempo
In ogni caso, sebbene strutturalmente connessa allanalisi della
specificit dei fenomeni totalitari, la meditazione su solitude e
loneliness si rivela inserita in una costellazione pi ampia (e
complessa) in riferimento a homelessness e uprootedness: Arendt (On
the Nature of Totalitarianism: An Essay in Understanding) vi coglie un
segno dei tempi (the very disease of our time) e pone un interrogativo:
To be sure, you may still see people - but they get to be fewer and fewer - who cling
to each other as if in midair, without the help of established channels of
communication provided by a commonly inhabited world, in order to escape
together the curse of becoming inhuman in a society where everybody seems to be
superfluous and is so perceived by their fellow-men. But what do these acrobatic
performances prove against the despair growing all around us, which we ignore
whenever we merely denounce or call people who fall for totalitarian propaganda
stupid or wicked or ill informed?
Senza dubbio, ancora possibile vedere persone bench diminuiscano di giorno in
giorno che, per sfuggire insieme alla maledizione di diventare inumane in una
societ in cui tutti sembrano essere superflui e sono ritenuti tali dai loro simili, si
aggrappano luna allaltra come se fossero sospese a mezzaria, senza lausilio di quei
canali di comunicazione permanenti che solo un mondo abitato in comune pu
fornire. Ma queste prestazioni acrobatiche che cosa provano contro la disperazione
che cresce tuttintorno a noi, e che noi finiamo per ignorare tutte le volte che ci
limitiamo a stigmatizzare o a definire stupide, malvagie o malinformate le persone
che cadono vittime della propaganda totalitaria?
La risposta chiara:
These people are nothing of the sort. They have only escaped the despair of
loneliness by becoming addicted to the vices of solitude.
Queste persone non sono nulla del genere; si sono limitate a fuggire dalla
disperazione dellisolamento per cadere nei vizi della solitudine.27
10
disegno teorico entro cui essa collocata. Per comprendere la nuova
forma di governo, Arendt invita a riconsiderare in modo nuovo (to
understand anew), alla luce delle esperienze contemporanee, le forme
tradizionali e le esperienze - esperienze del vivere-insieme (con gli
altri) (living-together) - che esse esprimevano29. In questa operazione
di ri-orientamento rispetto alla tradizione (da Platone a Hegel), ella si
avvale di Montesquieu per determinare le domande utili a riconoscere
(come nelle forme classiche) struttura e principi del governo
totalitario: (i) che cosa lo fa essere quello che ? (ii) che cosa lo mette
in movimento? (iii) che cosa lo rende sopportabile per la gente? (iv) a
quale esperienza basilare corrisponde?
Come noto, il senso di questa indagine risiede nella contestazione
arendtiana delle interpretazioni che leggono i fenomeni totalitari
novecenteschi come moderne forme di tirannide. Il suo esito, proprio
alla luce degli interrogativi individuati, quello di metterci di fronte a
un tipo di governo completamente diverso, che non opera (come la
tirannide) ad arbitrio (senza la guida di una legge), anzi pretende di
attingere una superiore legittimit (nelle leggi stesse della Natura o
della Storia); che non persegue linteresse di un individuo o di un
gruppo, ma rivendica la piena sintonia con il movimento della Natura o
della Storia: a tale scopo, per realizzarne le leggi, il posto del diritto
positivo preso dal terrore totale, che elimina ostacoli (classi o razze
inadatte) e previene possibili perturbazioni (le azioni imprevedibili
degli uomini). Esso, in questa prospettiva, costituisce l'essenza del
potere totalitario (terror is the essence of totalitarian domination)30:
Terror makes totalitarian government be what it is, insofar as terror is freed of
conviction and fear, and executes movement.31
29 The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 3 (image 4).
30 IT p. 310; OT p. 464; ed. it. p. 636.
31 The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 7 (image 8).
11
followed the same law as the logical exposition of its idea. Ideologies pretend to
know the mysteries of the whole historical processthe secrets of the past, the
intricacies of the present, the uncertainties of the futurebecause of the logic
inherent in their respective ideas.
Un'ideologia letteralmente quello che il suo nome sta a indicare: la logica di
un'idea. La sua materia la storia, a cui l'idea applicata; il risultato di tale
applicazione non un complesso di affermazioni su qualcosa che , bens lo
svolgimento di un processo che muta di continuo. L'ideologia tratta il corso degli
avvenimenti come se seguisse la stessa legge dell'esposizione logica della sua
idea. Essa pretende di conoscere i misteri dell'intero processo storico - i segreti
del passato, l'intrico del presente, le incertezze del futuro - in virt della logica
inerente alla sua idea.32
Natura e le trame della Storia, e indurre quella forma di coercizione interiore (inner compulsion)
che la tirannia della logicit (the tyranny of logicality).
35 IT p. 322; OT p. 474; ed. it. pp. 649 s. Il passo di Burke (E. Burke, On Party, London 18502) era
They believed that no men could act with effect, who did not act in concert; that no
men could act in concert, who did not act with confidence; that no men could act
with confidence, who were not bound together by common opinions, common
affections, and common interests.
Ritenevano che non potevano agire con efficacia gli uomini che non agivano di
concerto; che non potevano agire di concerto gli uomini che non agivano con fiducia;
che non potevano agire con fiducia gli uomini che non erano legati da opinioni,
affetti da interessi comuni. (OT pp. 254 s.; ed. it. p. 355 nota 89).
12
Questo isolamento comunque pretotalitario (pretotalitarian):
esso, con la connessa incapacit di agire, appunto tipico delle
tirannidi; ne prerequisito, nella misura in cui distrugge la sfera
pubblica delle relazioni politiche (the public realm of life), senza
tuttavia annullare del tutto lo spazio tra gli uomini. Per rappresentare
la situazione, Arendt si riferisce allo spazio pubblico (e alla sua
distruzione) con immagini potenti. I governi legittimi operano nei
limiti costituzionali, secondo leggi positive intese come barriere o
confini (fences or boundaries) che articolano lo spazio infra (the
space in-between), cio lo spazio delle relazioni umane: rispetto
allimprevedibile caoticit delle azioni umane, tali barriere sono come
protezioni (relativamente stabili) a tutela delle possibilit di
movimento e di orientamento36.
La tirannide , al contrario, come un deserto37: ancora uno spazio, ma
aperto e sconosciuto, senza tracciati o barriere, in cui abitanti e
viaggiatori sono privati di protezione e riferimento, sempre esposti alla
minaccia di improvvise tempeste di sabbia (larbitrio assoluto del
tiranno) e dunque timorosi e diffidenti. Lo spazio, incolto e
inselvatichito, non comunque cancellato. La sfera comune, curata e
tutelata, scomparsa (sostituita da the lawless, fenceless wilderness of
fear and suspicion) e con essa la possibilit di agire; ma non tutti i
contatti sono interrotti, non tutte le capacit umane distrutte: la sfera
della vita privata (con la capacit di fare esperienza, creare e pensare)
rimane intatta. Il deserto lascia ancora un po di posto per i timorosi
accenni di movimento dei suoi abitanti: la pluralit non annullata.
Di fronte ai fenomeni totalitari contemporanei, invece, sembra venir
meno anche la possibilit di ricorrere alla topologia spaziale38, nella
misura in cui essi, con il ferreo vincolo (iron band) del terrore,
premono gli uomini luno contro l'altro, schiacciandoli, e azzerando
dunque la possibilit di movimento, presupposto di ogni libert.
significativo come, in un passaggio originariamente assente in
Ideology and Terror e aggiunto per la riedizione in The Origins of
Totalitarianism, Arendt effettivamente ritorni sulla metafora del
deserto: dopo aver marcato la compressione degli individui nella
morsa totalitaria e la conseguente distruzione di ogni spontaneit,
osserva:
36 The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 5 (image 6).
37 [D]eserto, senza leggi e senza barriere, dominato dalla reciproca diffidenza (lawless, fenceless
wilderness of fear and suspicion), come lo definisce Arendt (IT p. 312; OT p. 466; ed. it. p. 638).
38 Lespressione di Seyla Benhabib (BENHABIB, Hannah Arendt and the Redemptive Power of
13
[...] it seems as if a way had been found to set the desert itself in motion, to let loose
a sand storm that could cover all parts of the inhabited earth.
si ha l'impressione che si sia trovato il modo di mettere in moto il deserto, di
scatenare una tempesta di sabbia capace di coprire ogni parte della terra abitata.39
14
we have only to remind ourselves that one day we shall have to leave this common
world which will go on as before and for whose continuity we are superfluous in
order to realize loneliness, the experience of being abandoned by everything and
everybody.
Presa in s [...] l'estraniazione allo stesso tempo contraria alle esigenze
fondamentali della condizione umana e una delle esperienze basilari della vita di
ognuno [...] Solo perch abbiamo il senso comune, cio solo perch gli uomini, e non
un uomo solo, abitano la terra, possiamo fidarci dell'esperienza immediata dei nostri
sensi. Eppure, basta ricordare che un giorno dovremo lasciare questo mondo
comune, che andr avanti come prima e per la cui continuit siamo superflui, per
rendersi conto dell'estraniazione, del senso di abbandono da parte di tutto e di
tutti.43
15
in quanto, a differenza della tirannide che si limita a indurre
isolamento, soffoca anche la vita privata, effettivamente una nuova
forma di governo:
It bases itself on loneliness, on the experience of not belonging to the world at all,
which is among the most radical and desperate experiences of man.
Si basa sull'estraniazione, sul senso di non appartenenza al mondo, che fra le pi
radicali e disperate esperienze umane.45
16
The solitary man [...] is alone and therefore "can be together with himself"
L'uomo solitario, invece, pu essere insieme con se stesso46.
Politics: the Problem of Action and Thought after the French Revolution", lecture 1954 (2 of 4
folders) (Series: Speeches and Writings File, 1923-1975, n.d.), p. 42 (image 20 of 34); H. ARENDT,
The Promise of Politics, cit., p. 22; H. ARENDT, Socrate, cit., p. 44.
17
Voraussetzung: dass ich, wenn ich mit mir selbst bin (= denken), zwei bin und nicht
einer. Pluralitt dringt in das Alleinsein.
Presupposto: che io, quando sono solo con me stesso (= pensare), sono due e non
uno. La pluralit penetra nellesser soli.49
49 H. ARENDT, Was ist Politik?, cit., p.195; Che cos la politica?, cit., p. 155. The Hannah Arendt Papers,
Manuscript Division, Library of Congress, Washington D.C., Einfhrung in die Politik (7 of 7
folders, n. 022385), (Series: Speeches and Writings File, 1923-1975), n. 022385.
50 Philosophy and Politics: the Problem of Action and Thought after the French Revolution, cit., (2
of 4 folders), p. 40; H. ARENDT, The Promise of Politics, cit., p. 20; H. ARENDT, Socrate, cit., p. 41. Nel
1954, dunque, si accennava gi chiaramente a una vita connessa al pensare.
51 Lassunto - sviluppato in particolare in Philosophy and Politics (1954) - che il mondo si apra a
ciascuno in modo diverso, secondo la posizione che occupa in esso: la sua oggettivit (nel lessico del
soggettivismo moderno) ovvero comunanza ( [koinon]: ci che comune a tutti) risiede nel
fatto che lo stesso mondo si apre a ciascuno e che nonostante le differenze tra gli uomini e le loro
posizioni nel mondo, e quindi tra le loro (doxai) - io e te siamo entrambi umani (both you
and I are human). Philosophy and Politics: the Problem of Action and Thought after the French
Revolution, cit., (2 of 4 folders), p. 35; H. ARENDT, The Promise of Politics, cit., p. 14; H. ARENDT,
Socrate, cit., p. 34. Mi sono interessato di questi aspetti in D. ZUCCHELLO, Topologia della libert... cit.,
pp. 84 ss.
52 La coerenza personale - ovvero (rispetto al due-in-uno) laccordo con s stessi - presuppone la
fondamentale paura della contraddizione (fear of contradiction), che accompagna lesperienza del
pensare. Evidente lanticipazione di motivi al centro della produzione pi tarda di Arendt:
Thinking and Moral Considerations. A Lecture, New School for Social Research, N.Y., 1971 (Series
Speeches and Writings File: 1923-1975), The Hannah Arendt Papers at the Library of Congress,
Washington D.C.; Thinking in The Life of the Mind (1978). Come ha puntualmente sottolineato
Ursula Ludz, escludendo fratture nel pensiero arendtiano (H. ARENDT, Was ist Politik?, cit., p.150;
Che cos la politica?, cit., p. 120).
53 Philosophy and Politics: the Problem of Action and Thought after the French Revolution, cit., (2
of 4 folders), p. 43; H. ARENDT, The Promise of Politics, cit., p. 25; H. ARENDT, Socrate, cit., p. 47.
18
In un altro inedito del periodo (On the Nature of Totalitarianism: An
Essay in Understanding) possiamo cogliere interessanti
precisazioni54: linteriorit a due voci si fa ancora pi ricca, aprendoci
tendenzialmente a tutti gli altri:
[...] in solitude, when man is alone with himself and therefore potentially together
with everybody
[...] in solitudine, quando lindividuo solo con se stesso e perci potenzialmente
insieme a tutti55,
54 G. KATEB, Arendt and Individualism, Social Research, Vol. 61, No. 4, (Sixtieth Anniversary 1934-
1994: The Legacy of Our Past, Winter 1994, pp. 765-794), p. 775.
55 EU p. 359; ed. it. p. 130.
56 EU pp. 358 s.; ed. it. p. 129.
19
riduttivo (in quanto ne andrebbe perduta lindicazione politica) e
potenzialmente fuorviante: nella coscienza, infatti, la dimensione
dellalterit (die Qualitt der Andersheit) depotenziata, privata del
suo riferimento (Bezug), e dunque individualizzata
(individualisiert) .
57
Comprendere
Nella prima parte di On the Nature of Totalitarianism 58 , pur
insistendo sul confronto interiore piuttosto che sulla condizione di
solitudine che lo accompagna, Arendt marca come ci che indicato
come (interminable) dialogue of understanding il cui esito il
significato (meaning) sia strutturalmente interconnesso (related to
and inter-related with) con lattivit di giudizio (judging, judgment,
esplicitamente evocata in termini kantiani), e limmaginazione:
Imagination alone enables us to see things in their proper perspective, to be strong
enough to put that which is too close at a certain distance so that we can see and
understand it without bias and prejudice, to be generous enough to bridge abysses
of remoteness until we can see and understand everything that is too far away from
us as though it were our own affair. This distancing of some things and bridging the
abysses to others is part of the dialogue of understanding [...]
Solo limmaginazione ci permette di vedere le cose nella giusta prospettiva, e ci d la
forza sufficiente per porre ci che troppo vicino a una distanza tale da poterlo
vedere e comprendere senza distorsioni e pregiudizi; ci d la generosit per colmare
gli abissi che ci separano da ci che troppo lontano da noi come se ci fosse
familiare. Distanziarsi da alcune cose, e avvicinarsi ad altre, fa parte del dialogo della
comprensione [...]59.
The essential character of the Self is its absolute Self-ness, its radical separation
from all its fellows. [...] What emerges from this absolute isolation is a concept of the
Self as the total opposite of man. [...] The Self in the form of conscience has taken the
place of humanity, and being-a-Self has taken the place of being human.
Il carattere essenziale del s [Self] il suo egoismo [Self-ness] assoluto, la sua
separazione radicale da tutti i suoi simili [...] Da questo isolamento assoluto emerge
un concetto del s come esatto contrario dell'uomo [...] Il s, nella forma della
coscienza, ha preso il posto dell'umanit e l'essere-un-s ha preso il posto
dell'essere umano. (EU, p. 181; H. ARENDT, Che cos' la filosofia dell'esistenza?, in
Archivio Arendt 1. 1930-1948 (1994), a cura di S. FORTI, trad. di P. COSTA, Milano,
Feltrinelli, 2001, p. 215).
58 The Hannah Arendt Papers at the Library of Congress; Essays and lectures - "On the Nature of
Totalitarianism: An Essay in Understanding" (Series: Speeches and Writings File, 1923-1975, n.d.).
La prima parte pubblicata come Understanding and Politics (The Difficulties of Understanding),
The Partisan Review, XX/4, 1954; ora in EU pp. 307-327.
59 EU p. 323; ed. it. p. 97.
20
Abbiamo in generale sottolineato come le riflessioni arendtiane della
prima met degli anni Cinquanta in cui emerge il tema della solitudine
muovano dalla preoccupazione per la politica e in particolare dal
problema della comprensione dei contemporanei fenomeni
totalitari. Il valore riconosciuto alla solitude dunque da collegare alla
convinzione che il senso comune (il senso per ci che abbiamo in
comune) sia crollato (common sense has broken down) e con esso gli
standard di giudizio, insieme alla capacit di avere unesperienza
condivisa del mondo: conseguente alla perdita del mondo, di ci che
in comune, e di s stessi:
If I cant realize the dialogue of solitude, I have lost the world and myself, that is the
capacity for thought and for experience.60
60The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., pp. 9-10 (images 10-11).
61Arendt sottolinea per altro come la comprensione sia in questo senso prerequisito dellazione:
solo se radicato nelle esperienze centrali del mio tempo posso cominciare di nuovo (can I begin
anew), cio agire politicamente (The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 13
(image 14)).
21
in clichs which is a preliminary form of speechlessness. (DT, Bd 1., XIII, [39] (Mrz
1953), pp. 315 s.)
Ad comprendere: laltro lato dellagire, vale a dire lattivit che lo accompagna per
mezzo della quale mi riconcilio costantemente con il mondo comune nel quale
agisco come essere particolare e mi riconcilio con qualunque cosa accada. La
comprensione riconciliazione durante lazione. [...]
Posso scendere a patti con ci che comune lesistenza di altre persone, le
condizioni generali che vigevano prima che io nascessi, gli eventi che accadono
soltanto comprendendolo. Questo il significato politico del common sense: il senso
con cui percepisco ci che comune la comprensione. In quanto tale, la
comprensione o prescritta da regole sotto le quali si pu sussumere tutto, oppure
immaginazione libera (creativa). Senza limmaginazione, la comprensione
possibile soltanto finch i costumi (regole generali di comportamento) regolano
ogni cosa.
Il crollo del common sense come mezzo ordinario62 della comprensione identico
alla perdita della sfera comune a tutti noi, identico allestraniazione63 e allessere
rigettati sulla propria particolarit. Pi una persona ordinaria, pi
abbandonata64, poich la comprensione al difuori del common sense richiede uno
sforzo straordinario dellimmaginazione. Uno dei sintomi dellestraniazione della
persona ordinaria il parlare per clich, che una forma preliminare dellincapacit
di parlare. (QD, XIII, [39] (marzo 1953), pp. 273 s.).
62 Marazia traduce ordinary come normale: preferiamo ordinario (Ludz traduce come
gewhnlich).
63 Marazia traduce loneliness come solitudine; Ludz, pi correttamente secondo noi, come
Verlassenheit.
64 Marazia traduce lonely come sola; Ludz verlassen.
65 The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 9 (image 10).
66 EU p. 313; ed. it. p. 86.
67 DT, Bd 1., XIV, [16] (Mrz 1953), p. 331; QD, XIV, [16] (marzo 1953), p. 286.
22
abysses to others is part of the dialogue of understanding, for whose purposes direct
experience establishes too close a contact and mere knowledge erects artificial
barriers.
Solo limmaginazione ci permette di vedere le cose nella giusta prospettiva, e ci d la
forza sufficiente per porre ci che troppo vicino a una distanza tale da poterlo
vedere e comprendere senza distorsioni e pregiudizi; ci d la generosit per colmare
gli abissi che ci separano da ci che troppo lontano da noi come se ci fosse
familiare. Distanziarsi da alcune cose, e avvicinarsi ad altre, fa parte del dialogo della
comprensione, per i cui scopi lesperienza diretta stabilisce un rapporto troppo
stretto e la mera conoscenza innalza delle barriere artificiali.68
23
understanding in the sense of reconciliation. In the superficiality of the surface (for
which our life and education is training us this is the culture of uprootedness!),
the depth does not simply disappear, but reveals itself only as the bottomless pit, the
abyss which opens immediately under the surface. [...] (DT, Bd 1., XIV, [17] (Mrz
1953), p. 332)
La comprensione crea profondit, non senso. Dal punto di vista politico, equivale a
trovarsi una casa, di sentirsi a casa nel mondo. il processo del radicamento.
Sradicamento significa vivere in superficie, e questo implica lessere un parassita e
la superficialit. La dimensione della profondit si crea piantando radici, ovvero
comprendendo nel senso della riconciliazione. Nella superficialit della superficie
(alla quale ci preparano tutta la nostra vita e la nostra educazione questa la
cultura dello sradicamento!), la profondit non scompare semplicemente, ma si
svela soltanto come pozzo senza fondo, abisso che si apre immediatamente sotto la
superficie. [...] (QD, XIV, [17] (marzo 1953), pp. 286 s.).
72 The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 1 (image 2).
73 The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 9 (image 10).
24
pu darsi grandezza74. Daltra parte, essa affonda quelle radici nella
profondit del Passato (Past), che Arendt mantiene distinto da
tradizione: esso propriamente una dimensione delluomo nella
quale soltanto egli pu produrre senso (comprensione). Una
dimensione eterna (non cronologica, n lineare), che, prima ancora di
avere qualsiasi memoria, luomo ha tentato di creare per se stesso con i
miti: senza passato non saremmo pi umani75.
Equivocit della solitudine (e suoi rischi)
Sebbene consapevole dellessenzialit della solitudine per quel dialogo
interiore (a dialogue between me and myself) del pensiero (thinking)
condizione del comprendere (understanding) e dunque del
radicamento, ad Arendt non sfugge la sua strutturale ambiguit:
nella duplicazione della solitudine (duplication of solitude), nel
dialogo del due-in-uno, in cui gli altri sono rappresentati nell'io, non si
perde il contatto col mondo dei propri simili, ma si diventa equivoci
(equivocal), cio non si mai uno (never One):
The problem of solitude is that this two-in-one needs the others in order to become
one again: one unchangeable individual whose identity can never be mistaken for
that of any other.
Il problema della solitudine che questo due-in-uno ha bisogno degli altri per
ridiventare uno: un individuo non scambiabile, la cui identit non pu mai essere
confusa con quella altrui.76
74 The Hannah Arendt Papers at the Library of Congress - Courses - University of California, Berke-
ley, Calif. - History of Political Theory", lectures - Tocqueville, Alexis de, and Karl Marx, and con-
clusion 1955, p. 4 (024085).
75 The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 3 (image 4).
76 IT p. 324; OT p. 476; ed. it. pp. 653 s.
25
lassorbimento del dialogo pensante, li sottopongo alla valutazione del
senso comune, solo allora, attraverso gli altri che mi identificano,
divento uno (I become one)77. Dunque, il dialogo della solitudine
esposto, nonostante tutto, a dispetto della compagnia di s stessi, al
rischio dellestraniazione, quando lisolamento divenga condizione
strutturale, cio quando non sia pi possibile trovare la grazia della
compagnia che redime dalla dualit, dall'equivocit e dal dubbio (from
duality and equivocality and doubt)78:
The danger in solitude is of losing one's own self, so that, instead of being together
with everybody, one is literally deserted by everybody.
Il vero pericolo nella solitudine di perdere il proprio s, cos che, invece di essere
insieme a tutti, si finisce letteralmente per essere abbandonati da tutti.79
77 The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 9 (image 10).
78 IT p. 325; OT p. 476; ed it. p. 653.
79 EU p. 359; ed. it. p. 130.
80 IT p. 325; OT p. 476; ed it. p. 653.
26
incidentally, seems to be one of the reasons that philosophers cannot be trusted
with politics or a political philosophy.
Il vero pericolo nella solitudine di perdere il proprio s, cos che, invece di essere
insieme a tutti, si finisce letteralmente per essere abbandonati da tutti. Questo
stato tradizionalmente il rischio professionale del filosofo, che, per via della sua
ricerca della verit e del suo interesse per le questioni che chiamiamo metafisiche
(che sono in realt le sole questioni che interessano tutti), ha bisogno della
solitudine, cio di restare solo con il proprio s e quindi con tutti, come una sorta di
condizione lavorativa. In quanto pericolo insito nella solitudine, lisolamento
pertanto un rischio professionale dei filosofi e, per inciso, sembra essere uno dei
motivi per cui non conviene affidare ai filosofi la politica o una filosofia politica.81
lectures - Karl Marx and the Tradition of Western Political Thought, lectures, Christian Gauss
Seminar in Criticism, Princeton University, Princeton, N.J., 1953, Second draft; The Hannah Arendt
Papers at the Library of Congress - Essays and lectures Philosophy and Politics: the Problem of
27
avrebbe adottato nellinterpretazione della tradizione della filosofia
politica da Platone a Marx, si pu cogliere in una annotazione del 1953:
Einsamkeit und Denken: Die Einsamkeit lst das Denken aus der Vielfalt der
Beziehungen im Miteinander, in welcher es nach Plato nur geben kann.
Wahrheit ist daher im Sinne der Tradition nur mglich in der Einsamkeit, wo ein
Subjekt ohne Beziehungen, herausgelst aus den Beziehungen, denkt, d.h. mir
seinem jeweiligen Inhalt konfrontiert ist. Wahrheit gegen ist von vornherein
als das Nicht-Perspektivische definiert. Daher erfasst sich der Denker der Wahrheit
als der Mensch. Wenn nicht der Mensch in ihm denkt, relativiert sich alles wieder.
(DT, Bd 1., XIII, [4] (Januar 1953), p. 298)
Solitudine e pensiero: la solitudine libera il pensiero dalla molteplicit delle
relazioni nella comunanza, nella quale, secondo Platone, possono darsi solo .
Nel senso della tradizione, la verit di conseguenza possibile soltanto nella
solitudine, dove un soggetto senza relazioni, staccato dalle relazioni, pensa, cio
confrontato con il suo contenuto attuale. La verit, in contrapposizione alla ,
definita fin da principio come il non-prospettico. Per questo, chi pensa la verit si
coglie come luomo. Nel momento in cui in lui non pensa pi luomo, tutto
nuovamente relativizzato. (QD, XIII, [4] (gennaio 1953), pp. 258 s.)86.
Action and Thought after the French Revolution, lecture -1954. Mi sono interessato diffusamente
della discussione arendtiana del rapporto tra filosofia e politica in Il filosofo e la polis: Arendt nella
caverna di Platone, in Frammenti di filosofia contemporanea III, a cura di I. Pozzoni, Limina Mentis,
Villasanta (MB) 2015, pp. 81-120.
86 In realt preoccupazioni analoghe erano gi state espresse nel programma di ricerca da Arendt
delineato in una lettera a Karl Jaspers del 4 marzo 1951, inteso a decostruire e rideterminare la
tradizione del pensiero politico occidentale. Allo scopo di approssimare in relazione agli eventi
che avevano sconvolto la allora recente esperienza europea - il tema del male radicale (das
radikal Bse), ella ricorreva alla costellazione di tre fenomeni essenziali: (i) la riduzione degli
uomini in quanto uomini a una condizione di superfluit (berflssigmachung); (ii) l'eliminazione
di ogni unpredictability [cos nel testo tedesco], imprevedibilit, spontaneit (Spontaneitt); (iii)
l'illusione di onnipotenza (Wahn von einer Allmacht) dellUomo (des Menschen), che rende gli
uomini (die Menschen) superflui. In tutto ci Arendt in forme ancora da precisare percepiva una
responsabilit della tradizione filosofica (Nun habe ich den Verdacht, dass die Philosophie an dieser
Bescherung nicht ganz unschuldig ist), da Platone a Marx, che, parlando dellUomo, aveva trattato
solo incidentalmente della pluralit. H. ARENDT-K. JASPERS, Briefwechsel, herausgegeben von L.
KHLER und H. SANER, Mnchen-Zrich, Piper, 1985, p. 202 ss.
28
fondamentale), he taught them how to think87: solo nel pensiero, in
effetti, si realizza il dialogo tra il due-in-uno, e solo la solitudine
condizione perch esso si sviluppi. In questo senso, essa diventava
essenziale alla vita della polis:
The political point of his teachings lies in the assumption that only those who know
how to live with themselves are fit to live with others, that it is dangerous for the
polis if it is constituted by citizens who live together and yet dont know how to live
with themselves. It is in this respect that Socrates apparently distinguished himself
from all other sophists.88
conservati nei papers arendtiani presso la Biblioteca del Congresso statunitense, pubblicati con
altro meteriale nelle appendici di ARENDT, Was ist Politik?, cit. (il passo in questione a p. 192; ed. it.
p. 152). Il contesto significativo: sottolineando come al centro della politica sia la
preoccupazione per il mondo (im Mittelpunkt aller Politik steht die Sorge um die Welt), Arendt si
riferisce al rischio di diffondere il deserto nelloasi (Die Wste in die Oase zu verschleppen).
91 Si tratta di testo noto agli studiosi per essere stato pubblicato (come frammento 4) da Ursula
Ludz in appendice alla sua edizione dei progetti (risalenti alla met degli anni Cinquanta) per una
Introduzione alla politica (Einfhrung in die Politik): H. ARENDT, Was ist Politik?, cit., pp. 181 ss. (il
testo in traduzione); ed. it. pp. 143 ss.
29
prestazioni acrobatiche) di coloro che, nelle societ contemporanee,
cercano di resistere alla tendenza (disumanizzante) alla superfluit,
tenendosi aggrappate le une alle altre 92 . Nel nuovo contesto, ella
ricorre ancora una volta alla topologia del deserto:
What we watched can also be described as the growth of wordlessness, of the
withering-away of the in-between. This is the spread of the desert and the desert is
the world under whose conditions we move.
Quello che abbiamo osservato pu anche essere descritto come la crescente perdita
del mondo93, il disseccarsi dellinfra. Questo il diffondersi del deserto, e il deserto
il mondo nelle cui condizioni noi ci muoviamo.94
92 In altre parole alla condizione ovvero alla parvenza o ancora alla sensazione di essere superflui
(superfluous). EU p. p. 358; ed. it. p. 129.
93 Marina Bistolfi nelledizione italiana traduce come: la crescita dellassenza dal mondo. Ursula
alla restrizione della sfera pubblica dellapparire a tutto vantaggio di quella privata della
introspezione, parallelamente alla crescita del sociale e alla progressiva massificazione e
omologazione.
96 History of Political Theory" cit., p. 2 (024091); ed. it. p. 144.
30
per la lettura, la concentrazione di una studentessa nel proprio studio,
tra le opere di Platone, Aristotele, Kant e Hegel97.
Le oasi richiedono di essere conservate intatte: esse sono, infatti, le
fonti che ci permettono di sopravvivere nel deserto senza diventare
abitanti del deserto (desert-inhabitants), senza sentirci a casa in
esso (feel at home in it). Il soffrire (suffering) nelle condizioni del
deserto indice del fatto che siamo ancora umani, siamo ancora
intatti (intact): la psicologia moderna, che pretende di aiutare le
persone, le aiuta in realt ad adattarsi (adjust) alle condizioni della
vita del deserto98. Ci cancellerebbe osserva Arendt, la nostra unica
speranza:
that we, who are not of the desert though we live in it, are able to transform the
desert into a human world.
che noi, che non siamo del deserto sebbene viviamo in esso, si sia capaci di
trasformare il deserto in un mondo umano.99
Dario Zucchello
97 H. ARENDT-K. JASPERS, Briefwechsel, hrsg. von L. KHLER und H. SANER, Piper, Mnchen-Zrich,
1985, pp. 294 ss.
98 In questo senso indicata come the psychology of the desert.
99 History of Political Theory" cit., p. 1 (024090); ed. it. p. 143.
31