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Solitude

e loneliness in Hannah Arendt


Nous avons une me contournable en soi-mme; elle se
peut faire compagnie; elle a de quoi assaillir et de quoi
dfendre, de quoi recevoir et de quoi donner (Montaigne,
Solitude, I, 39)1.

Facendo essenzialmente riferimento alla sua produzione saggistica in


lingua inglese, stata sottolineata la potenziale equivocit della
nozione di solitudine in Hannah Arendt2: in quanto solitude, essere
in compagnia di s stessi (ovvero essere due-in-uno), essa risulta
valorizzata come unesperienza autentica della condizione umana,
sempre esposta, tuttavia, al rischio di trasformarsi in loneliness,
straniamento, desolazione, dunque in una situazione di sofferta
emarginazione e abbandono 3. La distinzione tra solitude e loneliness
in ogni caso reiterata nella riflessione arendtiana dei primi anni
Cinquanta, ci rivelandone la centralit allinterno di quel laboratorio
in cui possiamo individuare (grazie soprattutto alla digitalizzazione dei
testi dei corsi e delle lezioni e alla pubblicazione dei quaderni di
lavoro) la maturazione dei temi fondamentali della produzione teorica
successiva, da The Human Condition a The Life of the Mind: la natura dei
fenomeni sociali e politici contemporanei4, il tendenziale conflitto tra

1 H. ARENDT, Denktagebuch 1950-1973, 2 Bnde, herausgegeben von U. LUDZ und I. NORDMANN, in


Zusammenarbeit mit dem Hannah-Arendt-Institut Dresden, Mnchen-Zrich, Piper, 20032. Ci
riferiremo alledizione con la sigla DT, seguita dallindicazione del volume (Bd), del quaderno
(numero romano) e delle unit testuali (numeri arabi tra parentesi quadre). Per la traduzione
abbiamo utilizzato, nonostante qualche riserva, la versione italiana dei quaderni: H. ARENDT,
Quaderni e diari 1950-1973, a cura di C. MARAZIA, Vicenza, Neri Pozza Editore, 2007. In questo caso
ricorreremo alla sigla QD, seguita dallindicazione del quaderno - numero romano - e delle unit
testuali - numeri arabi tra parentesi quadre. DT, Bd 1., XV, [6] (April 1953), pp. 348 s.; QD, XV, [6]
(aprile 1953), pp. 300 s.
2 C. VALLE, Hannah Arendt: Socrate e la questione del totalitarismo, Bari, Palomar, 2006, pp. 87-88.
3 Nelle sue annotazioni Arendt, in effetti, utilizza in tedesco per lo pi Einsamkeit per indicare la

condizione di solitude e Verlassenheit (o espressioni come Vereinzelung der Verlassenheit,


isolamento dellabbandono) per il fenomeno designato nei testi inglesi come loneliness.
4 Scrive Arendt in On the Nature of Totalitarianism: An Essay in Understanding (il testo risale al

1953-1954; ora in H. ARENDT, Essays in Understanding, 1930-1954: Formation, Exile, and


Totalitarianism, edited and with an introduction by J. KOHN, New York, Schocken Books, 1994 [per
cui utilizzeremo la sigla EU], p. 358; edizione italiana: Archivio Arendt 2. 1950-1954, a cura di S.
FORTI, traduzione di P. COSTA, Milano, Feltrinelli, 2003, p. 129):

Loneliness, as the concomitant of homelessness and uprootedness, is, humanly


speaking, the very disease of our time.
Lisolamento, come i suoi correlati, lo spaesamento e lo sradicamento, , da un punto
di vista umano, la vera piaga del nostro tempo.
filosofia e politica 5 , la natura del comprendere 6 . In questo senso,
considerando non solo lopera in s, ma anche le ricerche e le letture
che accompagnarono la pubblicazione di The Origins of Totalitarianism
(1951)7, appare corretto il rilievo di Anne Amiel, secondo cui il primo
libro di Arendt costituirebbe opera programmatica, di cui tutti i testi
successivi sarebbero ripresa, chiarimento e correzione8.
Le due nozioni (solitude e loneliness) sono originariamente introdotte
ed elaborate (almeno nella meditazione arendtiana affidata ai testi)
allinterno dellesame decostruttivo condotto sulle esperienze
totalitarie coeve, per individuarne la configurazione strutturale, ovvero
discernere gli elementi in esse cristallizzati. Secondo quanto
Arendt ebbe modo di precisare a proposito dellorganizzazione dei
contenuti di The Origins of Totalitarianism:
What I did - and what I might have done anyway because of my previous training
and the way of my thinking - was to discover the chief elements of totalitarianism

5Sempre in On the Nature of Totalitarianism: An Essay in Understanding (EU pp. 359-360; ed. it.
pp. 130-131):

The danger in solitude is of losing ones own self, so that, instead of being together
with everybody, one is literally deserted by everybody. This has been the
professional risk of the philosopher [...] which, incidentally, seems to be one of the
reasons that philosophers cannot be trusted with politics or a political philosophy.
Il vero pericolo nella solitudine di perdere il proprio s, cos che, invece di essere
insieme a tutti, si finisce letteralmente per essere abbandonati da tutti. Questo
stato tradizionalmente il rischio professionale del filosofo [...] e, per inciso, sembra
essere uno dei motivi per cui non conviene affidare ai filosofi la politica o una
filosofia politica.

6 Scrive Arendt nei suoi quaderni:

Verstehen ist das Denken der Einsamkeit. Urteilen ist das Denken des
Zusammenseins, das gegenseitige Sich-kontrollieren. Schliessen ist das Denken der
Verlassenheit. (DT, Bd 1., XII, [21] (Dezember 1952), p. 287)
Comprensione il pensiero della solitudine. Giudicare il pensiero dellessere
insieme, il controllarsi-a-vicenda. Il sillogismo il pensiero dellabbandono. (QD,
XII, [21] (dicembre 1952), p. 252).

7 Mi riferisco in particolare al Project: Totalitarian Elements in Marxism (sottoposto per


finanziamento alla Guggenheim Memorial Foundation, 1951-1952) - a cui sono riconducibili, tra gli
altri, i corsi Karl Marx and the Tradition of Western Political Thought (professato a Princeton nel
1953) e Philosophy and Politics: the Problem of Action and Thought after the French Revolution
(professato nel 1954 presso la University of Notre Dame) -, ma anche ai materiali del progetto della
Einfhrung in die Politik, per la quale Arendt aveva stretto accordi con leditore tedesco Piper sin
dal 1955. Come noto, i frammenti di tale progetto sono stati pubblicati come H. ARENDT, Was ist
Politik?, herausgegeben von U. LUDZ, Mnchen-Zrich, Piper, 20032 , edizione italiana Che cos la
politica?, Milano, Edizioni di Comunit, 1995.
8 A. AMIEL, Hannah Arendt: politique et vnement, Paris, PUF, 1996, p. 6.

2
and to analyze them in historical terms, tracing these elements back in history as far
as I deemed proper and necessary [...] The book, therefore, does not really deal with
the "origins" of totalitarianism - as its title unfortunately claims - but gives a
historical account of the elements which crystallized into totalitarianism. This
account is followed by an analysis of the elementary structure of totalitarian
movements and domination itself. The elementary structure of totalitarianism is the
hidden structure of the book while its more apparent unity is provided by some
fundamental concepts which run like red threads through the whole.
Ci che ho fatto e ci che avrei potuto fare comunque in virt della mia formazione
e del mio modo di pensare stato di individuare gli elementi costitutivi del
totalitarismo e di analizzarli in una prospettiva storica, facendoli risalire a ritroso
nella storia per quanto ritenevo opportuno e necessario [...] Il libro, pertanto, non
tratta in realt delle origini del totalitarismo come il titolo malauguratamente
asserisce ma propone unindagine storica degli elementi che si sono cristallizzati
nel totalitarismo; questa ricapitolazione storica seguita da unanalisi della
struttura elementare dei movimenti e del dominio totalitario stesso. La struttura
elementare del totalitarismo la struttura nascosta del libro, mentre la sua unit pi
visibile fornita da certi concetti fondamentali che percorrono come fili rossi
linsieme del lavoro.9

Il rilievo, in questo contesto, della nozione di loneliness centrale, anzi


essenziale nella costellazione totalitaria, in relazione a terrore e
ideologia:
Loneliness, the common ground for terror, the essence of totalitarian government,
and for ideology or logicality, the preparation of its executioners and victims, is
closely connected with uprootedness and superfluousness which have been the
curse of modern masses since the beginning of the industrial revolution and have
become acute with the rise of imperialism at the end of the last century and the
break-down of political institutions and social traditions in our own time. To be
uprooted means to have no place in the world, recognized and guaranteed by
others; to be superfluous means not to belong to the world at all.
L'estraniazione, che il terreno comune del terrore, l'essenza del regime totalitario
e, per l'ideologia, la preparazione degli esecutori e delle vittime, strettamente
connessa allo sradicamento e alla superfluit che, dopo essere stati la maledizione
delle masse moderne fin dall'inizio della rivoluzione industriale, si sono aggravati
col sorgere dell'imperialismo alla fine del secolo scorso e con lo sfacelo delle
istituzioni politiche e delle tradizioni sociali nella nostra epoca. Essere sradicati
significa non avere un posto riconosciuto e garantito dagli altri; essere superflui
significa non appartenere al mondo.10

9 Si tratta di un passaggio della risposta di Arendt a Erich Voegelin: "A Reply", The Review of
Politics, vol. 15, n. 1 (january 1953, pp. 76-84), p. 78; ora in ARENDT, EU pp. 402-403; ed. it. pp. 174-
175. Nellapproccio arendtiano stata opportunamente segnalata leco dellintroduzione di Walter
Benjamin al suo Ursprung des deutschen Trauerspiels (1928): S. BENHABIB, Hannah Arendt and the
Redemptive Power of Narrative, Social Research, Vol. 57, No. 1, Philosophy and Politics II
(Spring 1990, pp. 167-196), p. 172; S. BENHABIB, The Reluctant Modernism of Hannah Arendt,
Thousand Oaks (CA), SAGE Publications, 1996, p. 64.
10 Il passo tratto da H. ARENDT, Ideology and Terror: A Novel Form of Government, The Review

of Politics, vol. 15, n. 3 (July, 1953, pp. 303-327) [per cui utilizzeremo la sigla IT], p. 323. Il saggio
fu successivamente aggiunto, come capitolo 13, a H. ARENDT, The Origins of Totalitarianism, New
York-London, Harvest Book, 19663 (pp. 460-480) [per cui utilizzeremo la sigla OT], dove il passo a

3
Compagnia e abbandono
Dal momento che i due termini solitude e loneliness possono essere
immediatamente assunti come sinonimi (tanto da creare problemi in
traduzione), opportuno determinarne sommariamente lo specifico
significato nelluso arendtiano11.

p. 475; nelledizione italiana (H. ARENDT, Le origini del totalitarismo, introduzione di A. MARTINELLI,
con un nuovo saggio di S. FORTI, traduzione di A. GUADAGNIN, Torino, Edizioni di Comunit, 1990), a
p. 651.
11 daltra parte significativo linfluente precedente heideggeriano: nel Semestre Invernale

1929/30, Martin Heidegger aveva tenuto un corso (4 ore di lezione settimanali) su Grundbegriffe
der Metaphysik. Welt, Endlichkeit, Einsamkeit. Il corso si richiamava, evidentemente, alla
prolusione Was ist Metaphysik?, con cui Heidegger aveva festeggiato il proprio ritorno a Friburgo
(da Marburgo). Siamo informati (dal curatore delledizione originale, Friedrich-Wilhelm von
Hermann) del fatto che, quando fu annunciato, il corso portava una sottotitolazione differente, che
trova riscontro nel contenuto delle prime pagine del dattiloscritto: Welt, Endlichkeit,
Vereinzelung:

[2 (b)] Novalis sagt einmal in einem Fragment: Die Philosophie ist eigentlich
Heimweh, ein Trieb berall zu Hause zu sein. [...] Wir bleiben dabei und fragen:
Was ist damit Philosophie ein Heimweh? Novalis erlutert selbst: ein Trieb
berall zu Hause sein. Ein solcher Trieb kann Philosophie nur sein, wenn wir, die
philosophieren, berall nicht zu Hause sind. Wonach steht das Verlangen dieses
Triebes? berall zu Hause zu sein was heit das? Nicht nur da und dort, auch nicht
nur jeden Orts, an allen nacheinander zusammen, sondern berall zu Hause sein
heit: jederzeit und zumal im Ganzen sein. Dieses >im Ganzen< und seine Gnze
nennen wir die Welt. Wir sind, und sofern wir sind, warten wir immer auf etwas. Wir
sind immer von Etwas als Ganzem angerufen. Dieses >im Ganzen< ist die Welt.
Wir fragen: Was ist das Welt?
Dahin, zum Sein im Ganzen sind wir in unserem Heimweh getrieben. Unser Sein ist
diese Getriebenheit. Wir sind immer schon irgendwie zu diesem Ganzen
fortgegangen oder besser unterwegs dazu. Aber wir sind angetrieben, d. h. wir sind
zugleich irgendwie von etwas zurckgerissen, in einer abziehenden Schwere
ruhend. Wir sind unterwegs zu diesem >im Ganzen<. Wir sind selbst dieses
Unterwegs, dieser bergang, dieses >Weder das Eine noch das Andere<. Was ist
dieses Hin- und Herschwingen zwischen dem Weder-Noch? Nicht das Eine und
ebenso nich das Andere, dieses >Doch und doch nicht und doch<. Was ist diese
Unruhe des Nicht? Wir nennen es die Endlichkeit.
Wir fragen: Was ist das Endlichkeit?
Endlichkeit ist keine Eigenschaft, die uns nur anhngt, sondern die Grundart unseres
Seins. Wenn wir werden wollen, was wir sind, knnen wir diese Endlichkeit nicht
verlassen oder darber tuschen, sondern wir mssen sie behten. Dieses
Bewahren ist der innerste Proze unseres Endlichseins, d. h. unsere innerste
Verendlichung. Endlichkeit ist nur in der wahren Verendlichung. In dieser aber
vollzieht sich letztlich eine Vereinzelung des Menschen auf sein Dasein. [...] Diese
Vereinzelung ist vielmehr jene Vereinsamung, in der jeder Mensch allererst in die
Nhe zun Wesentlichen aller Dinge gelangt, zur Welt. Was ist die Einsamkeit, wo der
mensch je wie ein Einzige sein wird?
Was ist das die Vereinzelung?
Was ist das in einem: Welt, Endlichkeit, Vereinzelung? [...] Philosophie, Metaphysik
ist ein Heimweh, ein Trieb, berall zu Hause zu sein, ein Verlangen, nicht blind und

4
Loneliness impiegato a indicare, in primis, la situazione di chi senza
compagni (lonesome), tagliato fuori dagli altri (cut off from others),
estraneo, affetto dalla mancanza di radici in una comunit, non
coinvolto in stabili e autentiche relazioni umane, dunque desolato

richtungslos, sondern das in uns aufwacht zu solchen Fragen und ihrer Einheit, wie
wir sie eben stellten: Was ist die Welt, Endlichkeit, Vereinzelung.
[2 (b)] Novalis afferma in un frammento: La filosofia propriamente nostalgia, un
impulso ad essere a casa propria ovunque. [...] Sostiamo un attimo e domandiamoci:
cosa vuol dire laffermazione che la filosofia nostalgia? lo stesso Novalis a
chiarirlo: un impulso ad essere ovunque a casa propria. La filosofia pu
considerarsi una tale inclinazione, se e solo se noi che filosofiamo, non ci sentiamo
ovunque a casa nostra. A che cosa si rivolge il desiderio proprio di questa
inclinazione? Ad essere ovunque a casa propria: cosa significa? Non semplicemente
qui o l, neppure in un qualunque luogo o in tutti insieme, luno dopo laltro, bens:
essere a casa propria ovunque significa essere sempre e allo stesso tempo nella
totalit. Noi chiamiamo questo nella totalit e la sua interezza il mondo. Siamo, e
nella misura in cui siamo, sempre in attesa di qualcosa. Veniamo sempre chiamati in
causa da qualcosa come la totalit. Questo nella totalit il mondo.
Ci chiediamo: cosa ci il mondo?
Nella nostra nostalgia siamo spinti l, verso lessere nella sua totalit. Il nostro
essere questo esser-sospinti. In qualche modo ci siamo gi da sempre mossi verso
questa totalit, o meglio siamo in cammino verso di essa. Ma siamo anche mossi in
senso opposto, trascinati indietro da qualcosa o immobili in una sorta di gravit che
tende a distoglierci. Siamo in cammino verso questo essere nella totalit. Noi stessi
siamo questo essere in-cammino, questo passaggio, questo n luna n laltra cosa.
Cos questo oscillare qua e l tra il n-n? Non luna cosa e neppure laltra, questo
s e no e s. Che cos questa inquietudine del non? La chiamiamo la finitezza.
Ci chiediamo: cosa ci la finitezza?
La finitezza non una propriet che semplicemente ci attribuiamo, bens il modo
fondamentale del nostro essere. Se vogliamo divenire ci che siamo, non possiamo
abbandonare questa finitezza o illuderci nei suoi confronti, dobbiamo invece
custodirla. Questa salvaguardia il processo pi profondo del nostro essere-finiti,
cio la nostra pi profonda finitizzazione. Finitezza solamente nella vera
finitizzazione. Ma in essa si compie in ultima analisi un isolamento delluomo nel suo
esserci. [...] Questo isolamento piuttosto quel divenir-soli nel quale soltanto ogni
uomo giunge nella vicinanza dellessenziale di ogni cosa: in prossimit del mondo.
Cos questa solitudine, nella quale luomo sar sempre e solo un singolo?
Cosa ci lisolamento?
Cosa sono tutte queste cose insieme: mondo, finitezza, isolamento? [...] Filosofia,
metafisica, una nostalgia, un impulso ad essere a casa propria ovunque; non un
desiderio cieco e senza direzione, bens un desiderio che si desta in noi di fronte a
tali questioni e alla loro unit, come labbiamo appena poste: cos mondo, finitezza,
isolamento?

M. HEIDEGGER, Die Grundbegriffe der Metaphysik. Welt Endlichkeit Einsamkeit, herausgegeben von
F.-W. VON HERMANN, Vittorio Klostermann, Frankfurt a.M., 2010, pp. 7-9; M. HEIDEGGER, Concetti
fondamentali della metafisica. Mondo Finitezza Solitudine, a cura di F.-W. VON HERMANN, edizione
italiana a cura di C. ANGELINO, Genova, il nuovo melangolo, 1999, pp. 10-12.

5
(desolate)12. Insomma: una situazione sofferta di abbandono, che in
tedesco Arendt designa come Verlassenheit e cui riferisce i sostantivi
(participi sostantivati) Isolierten e Verlassenen e laggettivo verlassen: i
traduttori italiani rendono loneliness come isolamento (Costa),
estraniazione (Guadagnin), solitudine (Marazia), sebbene in
Ideology and Terror lautrice ricorra a due distinte espressioni:
isolation e appunto loneliness:
What we call isolation in the political sphere, is called loneliness in the sphere of
social intercourse
Quel che si chiama isolamento nella sfera politica prende il nome di estraniazione
nella sfera dei rapporti sociali13,

puntualizzando immediatamente che:


Isolation and loneliness are not the same.
L'isolamento e l'estraniazione non sono la stessa cosa.14

Solitude (che traduce sostanzialmente il tedesco Einsamkeit) sottolinea


piuttosto la condizione di chi si allontana (anche o tendenzialmente in
modo volontario) dagli altri (e in questo senso solitary, solitario), per
essere in compagnia con e di se stesso (being with [or by] oneself)15. In
Ideology and Terror, Arendt sintetizza:
In solitude [] I am by myself, together with my self, and therefore two-in-one,
whereas in loneliness I am actually one, deserted by all others.
Nella solitudine [...] sono con me stesso, e perci due-in-uno, mentre
nellestraniazione sono effettivamente uno, abbandonato da tutti.16

Nel dattiloscritto di un ciclo di sei lezioni alla New School for Social
Research (New York, 18 marzo-22 aprile 1953) questi motivi sono
ricomposti:

12 stata giustamente sottolineata la natura riflessiva di loneliness, rivelata anche dagli usi
linguistici (I feel (myself) lonely), soprattutto nelle lingue romanze: Mi sento solo, Je me sens
seul, Yo me siento solo. A. COSTACHE, On solitude and loneliness in hermeneutical philosophy,
Meta: Research in Hermeneutics, Phenomenology, and Practical Philosophy, Vol. V, N. 1, June
2013 (pp. 130-149), p. 137.
13 IT p. 323; OT p. 474; ed. it. p. 651.
14 Ibidem.
15 Riflettendo sulla stessa articolazione semantica, Gadamer ha precisato (H.-G. GADAMER, "Isolation

as a Symptom of Self-Alienation", in In Praise of Theory. Speeches and Essays, New Haven & London,
Yale University Press 1988, p. 104):

Loneliness is an experience of loss and solitude is an experience of renunciation.


Loneliness is suffered in solitude something is being sought for.

16 IT p. 324; OT p. 476; ed. it. p. 652.

6
Loneliness and uprootedness: Out of uprootedness, losing ones place in the world
comes loneliness as general experience. Who is uprooted is superfluous. I am lonely
when I am superfluous, when I have no place in the world. []
Solitude: I am by myself, together with myself, and with every body. The dialogue of
thought which is pure activity. 17

Solitude: Isolation is the prerequiste of solitude. In solitude thinking in whose


dialogue I am in contact with everybody, and myself.
In Loneliness: I lose both self and world, the faculties of thought and experience and
making things, creativity in the largest sense.
The first invasion of loneliness through the transformation of solitude into loneliless
[...]18.

Insomma: solitudine designa la relazione (con s stessi) che definisce il


tempo in cui si da soli, e informa il tempo che trascorriamo con gli
altri19.
Confermando la propria attitudine archeologica rispetto alla
cristallizzazione (crystallization) di elementi del passato che nel
fenomeno totalitario assumono un significato completamente diverso
dalloriginario, Arendt 20 richiama esplicitamente la distinzione tra
(remos) e (monos) in Epitteto: tra luomo estraniato dagli
altri (nella condizione di loneliness) e luomo solitario: luomo che
sceglie la solitudine per essere indipendente21. Mentre il primo, ancora
circondato dagli altri, non essendo in grado di stabilire contatto,

17 The Hannah Arendt Papers at the Library of Congress, Washington D.C., The Great Tradition and
the Nature of Totalitarianism, lecture, New School for Social Research, N.Y., 1953 (Series: Speeches
and Writings File, 1923-1975), p. 9 (image 10 of 14).
18 The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 11 (image 12).
19 Su questo punto il paper (http://wpsa.research.pdx.edu/papers/docs/2013JonesWPSA.pdf) di K.

JONES, Recovering Solitude: Arendt and Emerson on Solitude and Political Participation, pp. 13 s.
20 A partire da una riflessione (ottobre 1952) specificamente dedicata a Einsamkeit-Verlassenheit,

ripresa nei testi e nei corsi del periodo:

...Ad Einsamkeit-Verlassenheit: Frheste (?) Unterscheidung bei Epiktet, 3. Buch,


Kapitel 13: .
geschieden von . . =
verlassen im Sinne der Hilflosigkeit keiner kommt mir zu Hilfe... (DT,
Bd 1., XI, [12] (Oktober 1952), p. 263)
... Ad solitudine-abbandono: la prima (?) differenziazione risale a Epitteto, libro III,
capitolo 13: .
distinto da . . =
abbandonato nel senso di indifeso nessuno viene in mio aiuto... (QD, XI, [12]
(ottobre 1952), pp. 233 s.)

21A tale condizione Arendt si riferisce spesso citando Catone in Cicerone (De Re Publica, I, 17):
numquam minus solum esse quam cum solus esset (da lei tradotto come: never was he less alone
than when he was alone). IT p. 324; OT p. 476; ed. it. p. 653.

7
proprio per ci - impotente (esperienza di helplessness, Hilflosigkeit),
esposto alla loro eventuale ostilit, laltro in compagnia di se stesso,
conserva la capacit di dialogare con se stesso. Nella desolazione dello
straniamento si effettivamente abbandonati da tutti, sradicati
(uprooted) dal mondo, senza collocazione e relazioni stabili: si perso
il mondo e s stessi. Nella solitudine si due-in-uno: nel dialogo tra s
e s il contatto con il mondo rimane aperto, gli altri sono rappresentati
nellio, diventano interlocutori nel dialogo del pensiero22. In questo
senso la solitudine lo spazio in cui accade il pensare, il suo
essenziale prerequisito23. Cos, lisolamento (isolation) del solitario ha
certamente leffetto (politico) di far perdere la capacit di agire (che
richiede il concorso degli altri), ma lestraniazione (loneliness) fa
perdere la sintonia con gli altri, il senso comune, il significato di ci
che si ha in comune con gli altri24.
Daltra parte, lanalisi dei testi rivela come le scelte lessicali siano state,
nello specifico, progressivamente determinate: approssimando il nodo
cruciale (centrale in Ideology and Terror) dellideologia come logica
di unidea, negli appunti del 1951 troviamo unassociazione che sar
poi diversamente articolata:
Ad Logik und Einsamkeit: Kurz, ein solcher Mensch [id est ein einsamer, H.A.]
folgert immer eins aus dem andern und denkt alles zum rgsten. Die Logik ist die
Snde der Einsamkeit; daher die Tyrannei des zwingend Beweisbaren: die
Eroberung durch die Einsamkeit (Zitat aus Luther, Warum die Einsamkeit fliehen?,
1534, Erbauliche Schriften 6, 158). In jeder Gemeinsamkeit stellt sich die
Unzulnglichkeit der Logik in der Form einer Pluralitt von Meinungen, die
zwingend nicht unter einen Hut gebracht werden knnen, heraus. Immer aus dem
andern folgern heisst von den Menschen und der Welt absehen, heisst eine
beliebige Meinung zur Prmisse erheben. (DT, Bd 1., V, [21] (Juli 1951), p. 116)
Ad logica e solitudine: ... In breve, un uomo simile [id est un solitario] deduce
sempre una cosa dallaltra e pensa sempre al peggio. La logica il peccato della
solitudine; da qui la tirannia di ci che pu essere dimostrato in modo cogente: la
conquista di chi solitario [la conquista attraverso la solitudine]. (Citazione da
Lutero, Warum die Einsamkeit fliehen?, 1534, Erbauliche Schriften 6, 158). In ogni
comunanza linsufficienza della logica si manifesta in forma di pluralit di opinioni,

22 stato osservato che solitude e loneliness possono definirsi nel rapporto con s stessi attraverso
un terzo: quando laltro incontrato come una mera replica di s stessi, lascia intatto quel rapporto,
che risulta meramente autoriflessivo; se invece laltro incontrato come autentica alterit, si apre
un confronto interiore a pi voci. A. COSTACHE, On solitude and loneliness in hermeneutical
philosophy cit. pp. 137 ss.
23 R. BERKOWITZ, Solitude and the Activity of Thinking, in Thinking in Dark Times: Hannah Arendt on

Ethics and Politics, Roger Berkowitz, Jeffrey Katz, and Thomas Keenan, eds., Fordham University
Press, 2009, pp. 4 s. Disponibile presso SSRN: http://ssrn.com/abstract=1336242.
24 The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 9 (image). In un contesto diverso,

ho toccato questo tema in D. ZUCCHELLO, Topologia della libert: Hannah Arendt e lesperienza della
polis, in Schegge di filosofia moderna II, a cura di I. POZZONI, Gaeta, deComporre Edizioni, 2013.

8
che non possono essere costrette ad accordarsi. Dedurre sempre una cosa
dallaltra significa fare astrazione dagli uomini e dal mondo, significa erigere
unopinione qualsiasi al rango di premessa. (QD, V, [21] (luglio 1951), pp. 108 s.).

Un anno dopo, in effetti, la relazione tra logica e solitudine


profondamente ridefinita: alla Einsamkeit ora collegato il Denken
come dialogo del due-in-uno, mentre la consequenzialit logica
associata alla Verlassenheit:
So wie die Dialektik, d.h. , die Form des einsamen Denkens, so ist Logik,
das reine Schlussfolgern, die Form des verlassenen Denkens. (DT, Bd 1., IX, [19] Juni
1952)
Come la dialettica, ovvero il , la forma del pensiero solitario, cos la
logica, il mero trarre conclusioni, la forma del pensiero abbandonato. (QD, IX, [19]
giugno 1952).

Arendt reitera la citazione di Lutero:


That thought processes characterized by strict self-evident logicality, from which
apparently there is no escape, have some connection with loneliness was once
noticed by Luther [...] A lonely man, says Luther, "always deduces one thing from the
other and thinks everything to the worst."
Che i processi mentali caratterizzati da una rigorosa logicit evidente, da cui non c
manifestamente via di scampo, abbiano qualche attinenza con lestraniazione,
stato gi osservato da Lutero [...] Un uomo estraniato, osserva Lutero, deduce
sempre una cosa dallaltra e pensa tutto per il peggio.25

Logicality is what appeals to isolated human beings, for man in complete solitude,
without any contact with his fellow-men and therefore without any real possibility
of experience - has nothing else he can fall back on but the most abstract rules of
reasoning. The intimate connection between logicality and isolation was stressed in
Martin Luther's littleknown interpretation of the biblical passage that says that God
created Man, male and female, because "it is not good for man to be alone." Luther
says: "A lonely man always deduces one thing from another and carries everything
to its worst conclusion" ("Warum die Einsamkeit zu fliehen?" in Erbauliche
Schriften).
la mera logicit ad attrarre gli esseri umani isolati, perch luomo nella solitudine
completa, senza alcun contatto con i suoi simili e quindi senza alcuna reale
possibilit di fare esperienza non ha nientaltro su cui fare affidamento tranne le
regole astratte del ragionamento. Lo stretto legame esistente tra la logica e
lisolamento venne sottolineato da Lutero in una interpretazione non molto nota del
passo biblico in cui si afferma che Dio cre lUomo, maschio e femmina, perch non
bene che luomo sia solo. Lutero dice: Un uomo solo deduce sempre una cosa
dallaltra e pensa tutto per il peggio ("Warum die Einsamkeit zu fliehen?" in
Erbauliche Schriften).26

25 IT p. 326; OT p. 477; ed. it. p. 654.


26 EU pp. 357-358; ed. it. pp. 128-129.

9
Una malattia del nostro tempo
In ogni caso, sebbene strutturalmente connessa allanalisi della
specificit dei fenomeni totalitari, la meditazione su solitude e
loneliness si rivela inserita in una costellazione pi ampia (e
complessa) in riferimento a homelessness e uprootedness: Arendt (On
the Nature of Totalitarianism: An Essay in Understanding) vi coglie un
segno dei tempi (the very disease of our time) e pone un interrogativo:
To be sure, you may still see people - but they get to be fewer and fewer - who cling
to each other as if in midair, without the help of established channels of
communication provided by a commonly inhabited world, in order to escape
together the curse of becoming inhuman in a society where everybody seems to be
superfluous and is so perceived by their fellow-men. But what do these acrobatic
performances prove against the despair growing all around us, which we ignore
whenever we merely denounce or call people who fall for totalitarian propaganda
stupid or wicked or ill informed?
Senza dubbio, ancora possibile vedere persone bench diminuiscano di giorno in
giorno che, per sfuggire insieme alla maledizione di diventare inumane in una
societ in cui tutti sembrano essere superflui e sono ritenuti tali dai loro simili, si
aggrappano luna allaltra come se fossero sospese a mezzaria, senza lausilio di quei
canali di comunicazione permanenti che solo un mondo abitato in comune pu
fornire. Ma queste prestazioni acrobatiche che cosa provano contro la disperazione
che cresce tuttintorno a noi, e che noi finiamo per ignorare tutte le volte che ci
limitiamo a stigmatizzare o a definire stupide, malvagie o malinformate le persone
che cadono vittime della propaganda totalitaria?

La risposta chiara:
These people are nothing of the sort. They have only escaped the despair of
loneliness by becoming addicted to the vices of solitude.
Queste persone non sono nulla del genere; si sono limitate a fuggire dalla
disperazione dellisolamento per cadere nei vizi della solitudine.27

A determinare il senso di tale condizione, nella scaletta del corso The


Great Tradition and the Nature of Totalitarianism (1953), Arendt
appunta la connessione di loneliness e solitude con agire, fare, pensare:
The basic experience of totalitarianism as distinguished from the basic experience of
tyranny.
Loneliness, impotence and solitude as marginal phenomena in political life. Their
connection with acting, making, thinking.28

La configurazione appare ora pi complessa, nella misura in cui


aperta ai processi che coinvolgono le forme della vita attiva e il
pensiero; ma, soprattutto, si fa programmaticamente trasparente il

27 EU p. 358; ed. it. p. 129.


28 The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., (image 1).

10
disegno teorico entro cui essa collocata. Per comprendere la nuova
forma di governo, Arendt invita a riconsiderare in modo nuovo (to
understand anew), alla luce delle esperienze contemporanee, le forme
tradizionali e le esperienze - esperienze del vivere-insieme (con gli
altri) (living-together) - che esse esprimevano29. In questa operazione
di ri-orientamento rispetto alla tradizione (da Platone a Hegel), ella si
avvale di Montesquieu per determinare le domande utili a riconoscere
(come nelle forme classiche) struttura e principi del governo
totalitario: (i) che cosa lo fa essere quello che ? (ii) che cosa lo mette
in movimento? (iii) che cosa lo rende sopportabile per la gente? (iv) a
quale esperienza basilare corrisponde?
Come noto, il senso di questa indagine risiede nella contestazione
arendtiana delle interpretazioni che leggono i fenomeni totalitari
novecenteschi come moderne forme di tirannide. Il suo esito, proprio
alla luce degli interrogativi individuati, quello di metterci di fronte a
un tipo di governo completamente diverso, che non opera (come la
tirannide) ad arbitrio (senza la guida di una legge), anzi pretende di
attingere una superiore legittimit (nelle leggi stesse della Natura o
della Storia); che non persegue linteresse di un individuo o di un
gruppo, ma rivendica la piena sintonia con il movimento della Natura o
della Storia: a tale scopo, per realizzarne le leggi, il posto del diritto
positivo preso dal terrore totale, che elimina ostacoli (classi o razze
inadatte) e previene possibili perturbazioni (le azioni imprevedibili
degli uomini). Esso, in questa prospettiva, costituisce l'essenza del
potere totalitario (terror is the essence of totalitarian domination)30:
Terror makes totalitarian government be what it is, insofar as terror is freed of
conviction and fear, and executes movement.31

Quando il terrore governa supremo, cancellando qualsiasi spontaneit,


non pu darsi propriamente (secondo la lezione di Montesquieu) un
principio di azione, ma solo un principio di moto che guidi il
comportamento dei sudditi: lideologia, anzi, pi precisamente la sua
logicit intrinseca (its inherent logicality):
An ideology is quite literally what its name indicates: it is the logic of an idea. Its
subject matter is history, to which the idea is applied; the result of this application
is not a body of statements about something that is, but the unfolding of a process
which is in constant change. The ideology treats the course of events as though it

29 The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 3 (image 4).
30 IT p. 310; OT p. 464; ed. it. p. 636.
31 The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 7 (image 8).

11
followed the same law as the logical exposition of its idea. Ideologies pretend to
know the mysteries of the whole historical processthe secrets of the past, the
intricacies of the present, the uncertainties of the futurebecause of the logic
inherent in their respective ideas.
Un'ideologia letteralmente quello che il suo nome sta a indicare: la logica di
un'idea. La sua materia la storia, a cui l'idea applicata; il risultato di tale
applicazione non un complesso di affermazioni su qualcosa che , bens lo
svolgimento di un processo che muta di continuo. L'ideologia tratta il corso degli
avvenimenti come se seguisse la stessa legge dell'esposizione logica della sua
idea. Essa pretende di conoscere i misteri dell'intero processo storico - i segreti
del passato, l'intrico del presente, le incertezze del futuro - in virt della logica
inerente alla sua idea.32

Questa rapida sinossi (delle risposte che Arendt individua applicando


gli interrogativi suggeriti dalla lezione di Montesquieu allindagine
sulla natura del fenomeno totalitario) ci conduce al cuore della nostra
questione. Lideologia 33 , infatti, fornisce la chiave non solo per
intendere come siano stati sopportabili i regimi totalitari34, ma anche
per accedere allesperienza di base (underlying experience, basic
experience) cui essi corrispondono ovvero che essi esprimono. Un
punto di grande interesse anche per marcare analogie e differenze
rispetto al modello classico della tirannide.
Il terrore, in effetti, presuppone (e produce) isolamento (isolation),
quella condizione in cui gli individui sono impotenti (powerless) per
definizione, come sottolinea Arendt citando Burke:
power always comes from men acting together, acting in concert (Burke)
il potere deriva sempre da uomini che operano insieme, che agiscono di concerto
(Burke)35.

32 IT p. 316; OT p. 469; ed. it. p. 642.


33 Arendt, come noto, riconosce il potenziale totalitario di tutte le ideologie, sebbene gli elementi
totalitari siano stati pienamente sviluppati nel Novecento solo nel caso di nazismo e stalinismo.
34 In quanto presunzione di senso globale, essa in grado di spiegare tutto, rivelare lordine della

Natura e le trame della Storia, e indurre quella forma di coercizione interiore (inner compulsion)
che la tirannia della logicit (the tyranny of logicality).
35 IT p. 322; OT p. 474; ed. it. pp. 649 s. Il passo di Burke (E. Burke, On Party, London 18502) era

stato in precedenza utilizzato nella parte seconda dellopera (Limperialismo):

They believed that no men could act with effect, who did not act in concert; that no
men could act in concert, who did not act with confidence; that no men could act
with confidence, who were not bound together by common opinions, common
affections, and common interests.
Ritenevano che non potevano agire con efficacia gli uomini che non agivano di
concerto; che non potevano agire di concerto gli uomini che non agivano con fiducia;
che non potevano agire con fiducia gli uomini che non erano legati da opinioni,
affetti da interessi comuni. (OT pp. 254 s.; ed. it. p. 355 nota 89).

12
Questo isolamento comunque pretotalitario (pretotalitarian):
esso, con la connessa incapacit di agire, appunto tipico delle
tirannidi; ne prerequisito, nella misura in cui distrugge la sfera
pubblica delle relazioni politiche (the public realm of life), senza
tuttavia annullare del tutto lo spazio tra gli uomini. Per rappresentare
la situazione, Arendt si riferisce allo spazio pubblico (e alla sua
distruzione) con immagini potenti. I governi legittimi operano nei
limiti costituzionali, secondo leggi positive intese come barriere o
confini (fences or boundaries) che articolano lo spazio infra (the
space in-between), cio lo spazio delle relazioni umane: rispetto
allimprevedibile caoticit delle azioni umane, tali barriere sono come
protezioni (relativamente stabili) a tutela delle possibilit di
movimento e di orientamento36.
La tirannide , al contrario, come un deserto37: ancora uno spazio, ma
aperto e sconosciuto, senza tracciati o barriere, in cui abitanti e
viaggiatori sono privati di protezione e riferimento, sempre esposti alla
minaccia di improvvise tempeste di sabbia (larbitrio assoluto del
tiranno) e dunque timorosi e diffidenti. Lo spazio, incolto e
inselvatichito, non comunque cancellato. La sfera comune, curata e
tutelata, scomparsa (sostituita da the lawless, fenceless wilderness of
fear and suspicion) e con essa la possibilit di agire; ma non tutti i
contatti sono interrotti, non tutte le capacit umane distrutte: la sfera
della vita privata (con la capacit di fare esperienza, creare e pensare)
rimane intatta. Il deserto lascia ancora un po di posto per i timorosi
accenni di movimento dei suoi abitanti: la pluralit non annullata.
Di fronte ai fenomeni totalitari contemporanei, invece, sembra venir
meno anche la possibilit di ricorrere alla topologia spaziale38, nella
misura in cui essi, con il ferreo vincolo (iron band) del terrore,
premono gli uomini luno contro l'altro, schiacciandoli, e azzerando
dunque la possibilit di movimento, presupposto di ogni libert.
significativo come, in un passaggio originariamente assente in
Ideology and Terror e aggiunto per la riedizione in The Origins of
Totalitarianism, Arendt effettivamente ritorni sulla metafora del
deserto: dopo aver marcato la compressione degli individui nella
morsa totalitaria e la conseguente distruzione di ogni spontaneit,
osserva:

36 The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 5 (image 6).
37 [D]eserto, senza leggi e senza barriere, dominato dalla reciproca diffidenza (lawless, fenceless
wilderness of fear and suspicion), come lo definisce Arendt (IT p. 312; OT p. 466; ed. it. p. 638).
38 Lespressione di Seyla Benhabib (BENHABIB, Hannah Arendt and the Redemptive Power of

Narrative, cit., p. 194).

13
[...] it seems as if a way had been found to set the desert itself in motion, to let loose
a sand storm that could cover all parts of the inhabited earth.
si ha l'impressione che si sia trovato il modo di mettere in moto il deserto, di
scatenare una tempesta di sabbia capace di coprire ogni parte della terra abitata.39

In questa immagine (su cui dovremo tornare) del deserto in


movimento, piuttosto che ribadire lassenza di barriere e confini e
quindi enfatizzare la natura selvaggia di un luogo da cui gli uomini si
ritraggono impauriti, Arendt rileva leffetto della tempesta di sabbia
(sand storm), lulteriore potenzialit di annientamento totale che si
annida nella combinazione di terrore (la coercizione violenta che
impedisce ogni agire in concorso) e ideologia (la forza
autocostrittiva della logicit che soffoca lattivit del pensare).
Isolamento e desolazione
in tale contesto, come in precedenza segnalato, che il nesso tra
solitude e loneliness precisato in relazione a una nozione terza -
isolamento (isolation) e alle forme della vita attiva:
Isolation is that impasse into which men are driven when the political sphere of
their lives, where they act together in the pursuit of a common concern, is
destroyed.
L'isolamento quel vicolo cieco in cui gli uomini si trovano spinti quando viene
distrutta la sfera politica della loro vita, la sfera in cui essi operano insieme nel
perseguimento di un interesse comune.40

Arendt parla41 di isolamento in rapporto alla dimensione politica


(the political sphere) e di estraniazione (loneliness) per quella
sociale (the sphere of social intercourse), ma le analisi proposte nei
testi rivelano come lestraniazione abbia anche e soprattutto un valore
esistenziale - personale e privato -, almeno nella misura in cui in essa
perduto il senso comune (common sense), il senso per ci che
abbiamo in comune42: donde la peculiare costellazione tra le nozioni
di loneliness, uprootedness e superfluity. In Ideologia e terrore viene
precisato:
Taken in itself [...] loneliness is at the same time contrary to the basic requirements
of the human condition and one of the fundamental experiences of every human life
[...] Only because we have common sense, that is only because not one man, but men
in the plural inhabit the earth can we trust our immediate sensual experience. Yet,

39 OT p. 478; ed. it. p. 655.


40 IT p. 322; OT p. 474; ed. it. p. 650.
41 Ibidem.
42 The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 9 (image 10).

14
we have only to remind ourselves that one day we shall have to leave this common
world which will go on as before and for whose continuity we are superfluous in
order to realize loneliness, the experience of being abandoned by everything and
everybody.
Presa in s [...] l'estraniazione allo stesso tempo contraria alle esigenze
fondamentali della condizione umana e una delle esperienze basilari della vita di
ognuno [...] Solo perch abbiamo il senso comune, cio solo perch gli uomini, e non
un uomo solo, abitano la terra, possiamo fidarci dell'esperienza immediata dei nostri
sensi. Eppure, basta ricordare che un giorno dovremo lasciare questo mondo
comune, che andr avanti come prima e per la cui continuit siamo superflui, per
rendersi conto dell'estraniazione, del senso di abbandono da parte di tutto e di
tutti.43

Determinando il nesso tra isolation e loneliness, Arendt ha modo di


marcare come lisolamento non solo preservi intatte le capacit
creative degli uomini, ma addirittura risponda a una loro esigenza:
sebbene per un verso distruttivo (politicamente paralizzante), esso
per altro essenziale in rapporto al mondo, essendo richiesto per ogni
produzione di cose. In quanto homo faber, luomo abbandona
(momentaneamente) lo spazio pubblico della politica (the realm of
politics), per aggiungere qualcosa di nuovo allartificio del mondo: ma,
nellassorbimento della poiesis, in quanto impegnato a costruire il
mondo, lhomo faber rimane, pur isolato dal concerto degli interessi
comuni (common concerns) e inabilitato alla praxis, in contatto con il
tutto. In questo senso, lo straniamento della loneliness non proviene
direttamente dallisolamento:
only when the most elementary form of human creativity, which is the capacity to
add something of ones own to the common world, is destroyed, isolation becomes
altogether unbearable.
solo quando viene distrutta la forma pi elementare di creativit, la capacit di
aggiungere qualcosa di proprio al mondo comune, l'isolamento diventa
insopportabile.44

Solo dove sia stato cancellato non soltanto lo spazio pubblico


dellazione ma anche quello privato della produzione di cose; solo dove
sia stata distrutta non soltanto la rete di relazioni umane che aprono lo
spazio della politica, ma anche la forma pi elementare di creativit
umana (the most elementary form of human creativity); solo dove
lindividuo isolato sia abbandonato anche dal mondo delle cose
(deserted by the world of things as well), solo allora lisolamento
diventa estraniazione. In questo senso essa investe la vita umana nel
suo insieme (loneliness concerns human life as a whole). Il totalitarismo,
43 IT pp. 323 s.; OT pp. 475 s.; ed. it. pp. 651 s.
44 IT p. 322; OT p. 475; ed. it. p. 650.

15
in quanto, a differenza della tirannide che si limita a indurre
isolamento, soffoca anche la vita privata, effettivamente una nuova
forma di governo:
It bases itself on loneliness, on the experience of not belonging to the world at all,
which is among the most radical and desperate experiences of man.
Si basa sull'estraniazione, sul senso di non appartenenza al mondo, che fra le pi
radicali e disperate esperienze umane.45

Un dominio esercitato su individui isolati e estraniati tende a essere


totalitario: in questo senso destinato a trionfare dove le attivit
umane siano ridotte alla fatica (labor) del metabolismo con la
natura e prevalgano i suoi valori disumanizzanti. Un abbrutimento da
Arendt marcato nei quaderni nello schematizzare le forme della vita
attiva:
[...] Schematisch knnte man sagen: Als Arbeitende, den versklavt, sind
Menschen fast wie Tiere. Als Herstellende, allein dem Werk (d.h. durchaus einer
Schpfung aus nichts [...]) gegenber, sind Menschen fast wie Gtter. Als
Handelnde, die nur innerhalb der gemeinsam bewohnten Welt und nur durch
ausdrckliche Realisierung dieses Gemeinsam-seins handeln knnen, sind
Menschen wirklich Menschen im Sinne einer spezifischen Menschlichkeit. [...] (DT,
Bd 1., IX, [3] (April 1952), pp. 203 s.)
[...] Si potrebbe dire, in maniera schematica: in quanto lavoratori, assoggettati agli
, gli uomini sono quasi come animali. In quanto fabbricanti, e soltanto di
fronte allopera (che assolutamente una creazione dal nulla [...]), gli uomini sono
quasi come dei. In quanto agenti, che possono agire soltanto allinterno del mondo
che abitano in comune, e soltanto realizzando esplicitamente questo essere-insieme,
gli uomini sono veramente uomini nel senso di unumanit specifica. [...] (QD, IX, [3]
(Aprile 1952), pp. 183 s.)

Essere soli (con s stessi)


Come ribadito in vari contesti, non solo le nozioni di solitude e
loneliness non coincidono (bench le due condizioni siano
potenzialmente reciprocamente convertibili), ma anche la situazione di
isolation non necessariamente accompagnata da desolazione
(loneliness appunto): la solitudine, effettivamente, esige che si sia
soli (requires being alone), mentre, osserva Arendt, l'estraniazione si
manifesta pi intensamente in compagnia di altri (loneliness shows
itself most sharply in company with others); daltra parte, in
(unautentica condizione di) solitudine, bench solitario, non sono
propriamente solo e isolato, ma in compagnia di me stesso. In questo
senso, come sopra ricordato, Arendt propone, evocando Epitteto, il
paradossale accostamento tra being alone e being together with oneself:

45 IT p. 323; OT p. 475; ed. it. p. 651.

16
The solitary man [...] is alone and therefore "can be together with himself"
L'uomo solitario, invece, pu essere insieme con se stesso46.

La ricchezza di questa condizione (insieme ai suoi rischi potenziali)


magistralmente delineata in un dattiloscritto del 195447:
[..] while engaged in the dialogue of solitude, in which I am strictly by myself, I am
not altogether separated from that plurality which is the world of men and which we
call, in its most general sense, humanity. This humanity, or rather this plurality, is
indicated already in the fact that I am two-in-one [...] [T]he self with whom I am
together in solitude can never itself assume the same definite and unique shape or
distinxtion which all other people have for me; rather, this self remains always
changeable and somewhat equivocal. It is in the form of this changeability and
equivocality that this self represents to me, while I am by myself, all men, the
humanity of all men.
[...] nel dialogo della solitudine in cui sono in senso stretto presso me stesso non
sono del tutto separato da quella pluralit che, in fondo, il mondo umano, ci che
nel senso pi generale del termine siamo soliti chiamare umanit. Questa umanit
o, meglio, questa pluralit indicata dal fatto che io sono due-in-uno [...] Il s che mi
accompagna quando sono da solo non pu mai assumere, di fronte a me stesso,
quellaspetto unico e definito, quella distinzione che hanno per me le altre persone;
questo s rimane sempre mutevole e piuttosto ambiguo. Ed proprio in forma di
mutevolezza e ambiguit che il s mi rappresenta tutti gli uomini, lumanit di tutti
gli uomini, mentre sono da solo presso me stesso. 48

Abbiamo in precedenza sottolineato come il confronto interiore del


due-in-uno, rappresentando gli altri nellio, li faccia diventare
interlocutori nel dialogo del pensiero: ciascuno di noi, essendo uno,
pu allo stesso tempo parlare con se stesso come se fosse due. La
nozione di pluralit penetra in profondit nellanalisi arendtiana:
pensare dialogare con s stessi. Luomo (luomo soltanto) esiste in
una condizione di pluralit: essa inscritta in lui:

46 IT p. 324; OT p. 476; ed. it. p. 653.


47 Si tratta del testo di un ciclo di lezioni (professato nel 1954 presso la University of Notre Dame)
"Philosophy and Politics: the Problem of Action and Thought after the French Revolution;
parzialmente pubblicato per la cura di J. Kohn come "Philosophy and Politics", Social Research, 57
(1990), pp. 73-103; ora in H. ARENDT, The Promise of Politics, edited and with an introduction by J.
KOHN, New York, Schocken Books, 2005, pp. 5-39 (con la titolazione: Socrates). Prima traduzione
italiana, a cura di Maria GIUNGATI, "Humanitas", Nuova Serie, LIII, n. 6, dicembre 1998, pp. 941-976.
Da alcune settimane disponibile una nuova versione italiana (ricavata dalla raccolta The Promise
of Politics): H. ARENDT, Socrate, a cura di I. POSSENTI, con saggi critici di A. CAVARERO e S. FORTI,
Milano, Cortina, 2015.
48 The Hannah Arendt Papers at the Library of Congress Essays and lectures: "Philosophy and

Politics: the Problem of Action and Thought after the French Revolution", lecture 1954 (2 of 4
folders) (Series: Speeches and Writings File, 1923-1975, n.d.), p. 42 (image 20 of 34); H. ARENDT,
The Promise of Politics, cit., p. 22; H. ARENDT, Socrate, cit., p. 44.

17
Voraussetzung: dass ich, wenn ich mit mir selbst bin (= denken), zwei bin und nicht
einer. Pluralitt dringt in das Alleinsein.
Presupposto: che io, quando sono solo con me stesso (= pensare), sono due e non
uno. La pluralit penetra nellesser soli.49

Logos e pluralit si corrispondono non solo perch verbalmente si


comunica con gli altri con cui si condivide il mondo, ma soprattutto nel
senso che, parlando con me stesso, io vivo insieme a me stesso
(speaking with myself, I live together with myself)50. Pensare implica
intrattenersi con un interlocutore interiore che fa valere il punto di
vista degli altri: la pluralit interiorizzata, e il pensare contribuisce a
quella forma di comprensione (understanding) grazie alla quale,
appunto, si impara a guardare il mondo nellottica dellaltro 51 .
Coerenza personale 52 e coscienza (in senso morale: conscience)
passano attraverso questa esperienza solitaria del due-in-uno, che
attesta la realt dellio:
No man can keep his conscience intact who cannot realize the dialogue with himself,
that is who lacks the solitude required for all forms of thinking.
Un essere umano non pu mantenere intatta la propria coscienza se non pu
mettere in atto il dialogo con se stesso, cio se perde la possibilit della solitudine,
che necessaria per ogni forma di pensiero.53

49 H. ARENDT, Was ist Politik?, cit., p.195; Che cos la politica?, cit., p. 155. The Hannah Arendt Papers,
Manuscript Division, Library of Congress, Washington D.C., Einfhrung in die Politik (7 of 7
folders, n. 022385), (Series: Speeches and Writings File, 1923-1975), n. 022385.
50 Philosophy and Politics: the Problem of Action and Thought after the French Revolution, cit., (2

of 4 folders), p. 40; H. ARENDT, The Promise of Politics, cit., p. 20; H. ARENDT, Socrate, cit., p. 41. Nel
1954, dunque, si accennava gi chiaramente a una vita connessa al pensare.
51 Lassunto - sviluppato in particolare in Philosophy and Politics (1954) - che il mondo si apra a

ciascuno in modo diverso, secondo la posizione che occupa in esso: la sua oggettivit (nel lessico del
soggettivismo moderno) ovvero comunanza ( [koinon]: ci che comune a tutti) risiede nel
fatto che lo stesso mondo si apre a ciascuno e che nonostante le differenze tra gli uomini e le loro
posizioni nel mondo, e quindi tra le loro (doxai) - io e te siamo entrambi umani (both you
and I are human). Philosophy and Politics: the Problem of Action and Thought after the French
Revolution, cit., (2 of 4 folders), p. 35; H. ARENDT, The Promise of Politics, cit., p. 14; H. ARENDT,
Socrate, cit., p. 34. Mi sono interessato di questi aspetti in D. ZUCCHELLO, Topologia della libert... cit.,
pp. 84 ss.
52 La coerenza personale - ovvero (rispetto al due-in-uno) laccordo con s stessi - presuppone la

fondamentale paura della contraddizione (fear of contradiction), che accompagna lesperienza del
pensare. Evidente lanticipazione di motivi al centro della produzione pi tarda di Arendt:
Thinking and Moral Considerations. A Lecture, New School for Social Research, N.Y., 1971 (Series
Speeches and Writings File: 1923-1975), The Hannah Arendt Papers at the Library of Congress,
Washington D.C.; Thinking in The Life of the Mind (1978). Come ha puntualmente sottolineato
Ursula Ludz, escludendo fratture nel pensiero arendtiano (H. ARENDT, Was ist Politik?, cit., p.150;
Che cos la politica?, cit., p. 120).
53 Philosophy and Politics: the Problem of Action and Thought after the French Revolution, cit., (2

of 4 folders), p. 43; H. ARENDT, The Promise of Politics, cit., p. 25; H. ARENDT, Socrate, cit., p. 47.

18
In un altro inedito del periodo (On the Nature of Totalitarianism: An
Essay in Understanding) possiamo cogliere interessanti
precisazioni54: linteriorit a due voci si fa ancora pi ricca, aprendoci
tendenzialmente a tutti gli altri:
[...] in solitude, when man is alone with himself and therefore potentially together
with everybody
[...] in solitudine, quando lindividuo solo con se stesso e perci potenzialmente
insieme a tutti55,

e soprattutto (si tratta dellaspetto peculiare) disponendoci a


esperienze umane straordinarie:
Solitude in which one has the company of oneself need not give up contact with
others, and is not outside human company altogether; on the contrary, it prepares
us for certain outstanding forms of human rapport, such as friendship and love, that
is, for all rapport which transcends the established channels of human
communication.
La solitudine, in cui godiamo della compagnia di noi stessi, non ci obbliga a
rinunciare al contatto con gli altri, n ci sottrae completamente alla compagnia degli
altri uomini; al contrario, ci prepara per certe forme straordinarie di rapporto
umano, come lamicizia e lamore, cio per tutti i rapporti che trascendono i canali
usuali della comunicazione umana.56

Nei quaderni Arendt si sofferma piuttosto sulla solitudine


(Einsamkeit) come (essenziale) condizione di possibilit della
comunit politica (Bedingung der Mglichkeit der Gemeinschaft):
Ad Einsamkeit als ein politisches Essential: In dem Dialog der Einsamkeit realisiere
ich das Essential des Alter, des Anders-sein als, des , in seiner allgemeinsten
Form. Das Anders-sein als, die Andersheit selbst, wie sie in allen Dingen gegeben
ist, indiziert nur Pluralitt. Dass ich diese Andersheit realisieren kann, indem ich mit
mir selbst bin, ist die Bedingung der Mglichkeit, dass ich als ein Anderer mit
Anderen sein kann. [...] (DT, Bd 1., XI, [13] (Oktober 1952), pp. 263 s.)
Ad solitudine come elemento politico essenziale: nel dialogo della solitudine realizzo
lessenziale dellalter, dellessere-altro da, del nella sua forma pi generale.
Lessere-altro da, lalterit stessa, come essa data in tutte le cose, indica soltanto
la pluralit. Il fatto che io possa realizzare questa pluralit stando con me stesso la
condizione della possibilit che io sia con gli altri in qualit di altro. [...] (QD, XI, [13]
(ottobre 1952), p. 234).

significativo che in tale contesto ella consideri che intendere questo


essere insieme a s stessi come coscienza (Bewusstsein) sia

54 G. KATEB, Arendt and Individualism, Social Research, Vol. 61, No. 4, (Sixtieth Anniversary 1934-
1994: The Legacy of Our Past, Winter 1994, pp. 765-794), p. 775.
55 EU p. 359; ed. it. p. 130.
56 EU pp. 358 s.; ed. it. p. 129.

19
riduttivo (in quanto ne andrebbe perduta lindicazione politica) e
potenzialmente fuorviante: nella coscienza, infatti, la dimensione
dellalterit (die Qualitt der Andersheit) depotenziata, privata del
suo riferimento (Bezug), e dunque individualizzata
(individualisiert) .
57

Comprendere
Nella prima parte di On the Nature of Totalitarianism 58 , pur
insistendo sul confronto interiore piuttosto che sulla condizione di
solitudine che lo accompagna, Arendt marca come ci che indicato
come (interminable) dialogue of understanding il cui esito il
significato (meaning) sia strutturalmente interconnesso (related to
and inter-related with) con lattivit di giudizio (judging, judgment,
esplicitamente evocata in termini kantiani), e limmaginazione:
Imagination alone enables us to see things in their proper perspective, to be strong
enough to put that which is too close at a certain distance so that we can see and
understand it without bias and prejudice, to be generous enough to bridge abysses
of remoteness until we can see and understand everything that is too far away from
us as though it were our own affair. This distancing of some things and bridging the
abysses to others is part of the dialogue of understanding [...]
Solo limmaginazione ci permette di vedere le cose nella giusta prospettiva, e ci d la
forza sufficiente per porre ci che troppo vicino a una distanza tale da poterlo
vedere e comprendere senza distorsioni e pregiudizi; ci d la generosit per colmare
gli abissi che ci separano da ci che troppo lontano da noi come se ci fosse
familiare. Distanziarsi da alcune cose, e avvicinarsi ad altre, fa parte del dialogo della
comprensione [...]59.

57 possibile che in questa riflessione Arendt reiterasse implicitamente le osservazioni critiche


rivolte alla nozione heidegerriana di S (Selbst) e coscienza (Gewissen) nel saggio What is
Existenz Philosophy? (1946):

The essential character of the Self is its absolute Self-ness, its radical separation
from all its fellows. [...] What emerges from this absolute isolation is a concept of the
Self as the total opposite of man. [...] The Self in the form of conscience has taken the
place of humanity, and being-a-Self has taken the place of being human.
Il carattere essenziale del s [Self] il suo egoismo [Self-ness] assoluto, la sua
separazione radicale da tutti i suoi simili [...] Da questo isolamento assoluto emerge
un concetto del s come esatto contrario dell'uomo [...] Il s, nella forma della
coscienza, ha preso il posto dell'umanit e l'essere-un-s ha preso il posto
dell'essere umano. (EU, p. 181; H. ARENDT, Che cos' la filosofia dell'esistenza?, in
Archivio Arendt 1. 1930-1948 (1994), a cura di S. FORTI, trad. di P. COSTA, Milano,
Feltrinelli, 2001, p. 215).
58 The Hannah Arendt Papers at the Library of Congress; Essays and lectures - "On the Nature of
Totalitarianism: An Essay in Understanding" (Series: Speeches and Writings File, 1923-1975, n.d.).
La prima parte pubblicata come Understanding and Politics (The Difficulties of Understanding),
The Partisan Review, XX/4, 1954; ora in EU pp. 307-327.
59 EU p. 323; ed. it. p. 97.

20
Abbiamo in generale sottolineato come le riflessioni arendtiane della
prima met degli anni Cinquanta in cui emerge il tema della solitudine
muovano dalla preoccupazione per la politica e in particolare dal
problema della comprensione dei contemporanei fenomeni
totalitari. Il valore riconosciuto alla solitude dunque da collegare alla
convinzione che il senso comune (il senso per ci che abbiamo in
comune) sia crollato (common sense has broken down) e con esso gli
standard di giudizio, insieme alla capacit di avere unesperienza
condivisa del mondo: conseguente alla perdita del mondo, di ci che
in comune, e di s stessi:
If I cant realize the dialogue of solitude, I have lost the world and myself, that is the
capacity for thought and for experience.60

Se la perdita del proprio posto nel mondo si accompagna a senso di


superfluit, allora il dialogo della solitudine in quanto esercizio di
comprensione pu riconciliarci con il mondo, aiutarci a mettere
radici (striking roots) contro la tendenza a fuggire: solo cos
riguadagniamo profondit (we regain the dimension of depth)61. Nei
quaderni del 1953 troviamo importanti puntualizzazioni (direttamente
trascritte in inglese, probabilmente per essere subito fruibili nei
dattiloscritti delle lezioni):
Ad understanding: the other side of acting, i.e., the accompanying activity by which I
constantly reconcile myself to the common world in which I act as a particular being
and reconcile myself to whatever happens. Understanding is reconciliation in action.
[...]
I can come to terms with the common the existence of other people, the general
conditions which were before I was born, the events that happen only by
understanding them. That is the political significance of common sense: the sense by
which I perceive the common is understanding. As such, understanding is either
prescribed by rules under which everything can be subsumed, or free (creative)
imagination. Without imagination, understanding is possible only as long as costums
(general rules of behavior) rule everything.
The breakdown of common sense as the ordinary means of understanding is
identical with the loss of the sphere common to us all, identical with loneliness and
rejection to ones own particularity. The more ordinary a person is the more lonely,
because understanding outside of common sense demands the extraordinary effort
of imagination. One of the symptoms of loneliness of the ordinary person is talking

60The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., pp. 9-10 (images 10-11).
61Arendt sottolinea per altro come la comprensione sia in questo senso prerequisito dellazione:
solo se radicato nelle esperienze centrali del mio tempo posso cominciare di nuovo (can I begin
anew), cio agire politicamente (The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 13
(image 14)).

21
in clichs which is a preliminary form of speechlessness. (DT, Bd 1., XIII, [39] (Mrz
1953), pp. 315 s.)
Ad comprendere: laltro lato dellagire, vale a dire lattivit che lo accompagna per
mezzo della quale mi riconcilio costantemente con il mondo comune nel quale
agisco come essere particolare e mi riconcilio con qualunque cosa accada. La
comprensione riconciliazione durante lazione. [...]
Posso scendere a patti con ci che comune lesistenza di altre persone, le
condizioni generali che vigevano prima che io nascessi, gli eventi che accadono
soltanto comprendendolo. Questo il significato politico del common sense: il senso
con cui percepisco ci che comune la comprensione. In quanto tale, la
comprensione o prescritta da regole sotto le quali si pu sussumere tutto, oppure
immaginazione libera (creativa). Senza limmaginazione, la comprensione
possibile soltanto finch i costumi (regole generali di comportamento) regolano
ogni cosa.
Il crollo del common sense come mezzo ordinario62 della comprensione identico
alla perdita della sfera comune a tutti noi, identico allestraniazione63 e allessere
rigettati sulla propria particolarit. Pi una persona ordinaria, pi
abbandonata64, poich la comprensione al difuori del common sense richiede uno
sforzo straordinario dellimmaginazione. Uno dei sintomi dellestraniazione della
persona ordinaria il parlare per clich, che una forma preliminare dellincapacit
di parlare. (QD, XIII, [39] (marzo 1953), pp. 273 s.).

Essenziale che al senso comune a noi tutti sia riconosciuta la


funzione di adattare la particolarit dei cinque sensi al mondo65: indice
del fatto che lo abitano gli uomini (men in the plural), non un uomo
solo (not one man) e condizione dellaffidabilit delle loro esperienze.
In questa prospettiva Arendt ne rintraccia linterno legame con la
comprensione e il giudizio - proposti kantianamente come
sussunzione (subsumption) del particolare sotto una regola
universale66 -, che riconciliano con il mondo, rendendo possibile ogni
agire67. Donde la crisi che il crollo (breakdown) del common sense
induce rispetto alle nostre esigenze di orientamento (need for
orientation) e il rilievo dellunica risorsa disponibile: limmaginazione
appunto:
Imagination alone enables us to see things in their proper perspective, to be strong
enough to put that which is too close at a certain distance so that we can see and
understand it without bias and prejudice, to be generous enough to bridge abysses
of remoteness until we can see and understand everything that is too far away from
us as though it were our own affair. This distancing of some things and bridging the

62 Marazia traduce ordinary come normale: preferiamo ordinario (Ludz traduce come
gewhnlich).
63 Marazia traduce loneliness come solitudine; Ludz, pi correttamente secondo noi, come

Verlassenheit.
64 Marazia traduce lonely come sola; Ludz verlassen.
65 The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 9 (image 10).
66 EU p. 313; ed. it. p. 86.
67 DT, Bd 1., XIV, [16] (Mrz 1953), p. 331; QD, XIV, [16] (marzo 1953), p. 286.

22
abysses to others is part of the dialogue of understanding, for whose purposes direct
experience establishes too close a contact and mere knowledge erects artificial
barriers.
Solo limmaginazione ci permette di vedere le cose nella giusta prospettiva, e ci d la
forza sufficiente per porre ci che troppo vicino a una distanza tale da poterlo
vedere e comprendere senza distorsioni e pregiudizi; ci d la generosit per colmare
gli abissi che ci separano da ci che troppo lontano da noi come se ci fosse
familiare. Distanziarsi da alcune cose, e avvicinarsi ad altre, fa parte del dialogo della
comprensione, per i cui scopi lesperienza diretta stabilisce un rapporto troppo
stretto e la mera conoscenza innalza delle barriere artificiali.68

Limmaginazione garantisce a un tempo la prossimit da cui dipende la


comprensione, e la distanza necessaria al giudizio69: in questo la sua
funzione eccede e risulta fondamentale rispetto ai costumi (costums),
alle regole consolidate di comportamento, che rappresentano il valore
politico (political significance) del senso comune. Arendt pu cos
indicare limmaginazione come inner compass, e osservare:
Without this kind of imagination, and the understanding which springs from it, we
would never be able to take our bearings in the world.
Senza questo genere di immaginazione e senza la comprensione che deriva da essa,
saremmo incapaci di orientarci nel mondo.70

Le note pessimistiche dei quaderni esprimono proprio la


consapevolezza dello sforzo straordinario (extraordinary effort)
richiesto allimmaginazione per guidare in modo autonomo il giudizio,
fuori o in assenza di regole di senso comune71. Le esperienze totalitarie
del XX secolo hanno, in effetti, semplicemente appalesato il crollo cui
si riferisce Arendt: esso ha origini nella crisi morale e intellettuale della
nostra grande tradizione. La riflessione si allarga allora a
coinvolgere i frutti dellestraniazione - superfluit (superfluity,
superflousness) e superficialit (superficiality) -, che il dominio
totalitario governa, ma che sono propri, in generale, della condizione
contemporanea:
Understanding creates depth not meaning. Politically, this is the same as becoming,
making oneself, at home in the world. It is the process of Verwurzelung.
Uprootedness means living on the surface and that involves being a parasite as well
as superficiality. The dimension of depth is created by striking roots, that is

68 EU p. 323; ed. it. pp. 97 s.


69 R. BEINER, Interpretative Essay. Hannah Arendt on Judging, in H. ARENDT, Lectures on Kants
Political Philosophy, edited by R. BEINER, Chicago, The University of Chicago Press, 1982; ed. it H.
ARENDT, Teoria del giudizio politico. Lezioni sulla filosofia politica di Kant, con un saggio
interpretativo di R. BEINER, il nuovo melangolo, Genova, 2005, p. 148.
70 EU p. 327; ed. it. p. 98 (nota).
71 E anticipano famosi rilievi sui clich della figura ordinariamente malvagia nel caso Eichmann.

23
understanding in the sense of reconciliation. In the superficiality of the surface (for
which our life and education is training us this is the culture of uprootedness!),
the depth does not simply disappear, but reveals itself only as the bottomless pit, the
abyss which opens immediately under the surface. [...] (DT, Bd 1., XIV, [17] (Mrz
1953), p. 332)
La comprensione crea profondit, non senso. Dal punto di vista politico, equivale a
trovarsi una casa, di sentirsi a casa nel mondo. il processo del radicamento.
Sradicamento significa vivere in superficie, e questo implica lessere un parassita e
la superficialit. La dimensione della profondit si crea piantando radici, ovvero
comprendendo nel senso della riconciliazione. Nella superficialit della superficie
(alla quale ci preparano tutta la nostra vita e la nostra educazione questa la
cultura dello sradicamento!), la profondit non scompare semplicemente, ma si
svela soltanto come pozzo senza fondo, abisso che si apre immediatamente sotto la
superficie. [...] (QD, XIV, [17] (marzo 1953), pp. 286 s.).

Queste annotazioni si possono leggere in parallelo con il dattiloscritto


del corso The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism
(tenuto nello stesso periodo) per il valore riconosciuto alla
comprensione (qui intercambiabile con giudizio) come condizione del
radicamento (striking roots, Verwurzelung), di fronte alla massiva
stupidit (growing stupidity), alla crescente insignificanza del
mondo (the growing meaninglessness of the world):
Understanding as becoming at home in the world in which we live anyhow, but as
strangers.72

La dimensione della profondit (the dimension of depth)


contrapposta alla superficie (surface); la riconciliazione
(reconciliation) attraverso la comprensione contrapposta
allestraniazione che produce uomini di superficie (surface-men):
uomini trascinati sulla superficie (swept over the surface), affamati
di movimento (hungry for a movement) avendo perso il loro posto nel
mondo73.
Anche nel caso di queste nozioni i dattiloscritti arendtiani del periodo
propongono costellazioni suggestive: per esempio quella -
essenzialmente politica - tra Profondit (Depth) e Grandezza
(Greatness) o Altezza (Height). Nessuno, sottolinea Arendt, potrebbe
emergere senza avere trovato le proprie radici in un mondo comune:
nella dimensione del mero vivere-insieme (living-together), dove
nulla conta se non la preservazione della vita, dove tutto superficie,
continuo movimento imposto dal metabolismo della Vita stessa, non

72 The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 1 (image 2).
73 The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 9 (image 10).

24
pu darsi grandezza74. Daltra parte, essa affonda quelle radici nella
profondit del Passato (Past), che Arendt mantiene distinto da
tradizione: esso propriamente una dimensione delluomo nella
quale soltanto egli pu produrre senso (comprensione). Una
dimensione eterna (non cronologica, n lineare), che, prima ancora di
avere qualsiasi memoria, luomo ha tentato di creare per se stesso con i
miti: senza passato non saremmo pi umani75.
Equivocit della solitudine (e suoi rischi)
Sebbene consapevole dellessenzialit della solitudine per quel dialogo
interiore (a dialogue between me and myself) del pensiero (thinking)
condizione del comprendere (understanding) e dunque del
radicamento, ad Arendt non sfugge la sua strutturale ambiguit:
nella duplicazione della solitudine (duplication of solitude), nel
dialogo del due-in-uno, in cui gli altri sono rappresentati nell'io, non si
perde il contatto col mondo dei propri simili, ma si diventa equivoci
(equivocal), cio non si mai uno (never One):

The problem of solitude is that this two-in-one needs the others in order to become
one again: one unchangeable individual whose identity can never be mistaken for
that of any other.
Il problema della solitudine che questo due-in-uno ha bisogno degli altri per
ridiventare uno: un individuo non scambiabile, la cui identit non pu mai essere
confusa con quella altrui.76

Insomma, la pluralit rappresentata nella solitudine ne costituisce la


ricchezza, nella misura in cui apre alle prospettive, ai punti di vista, alle
opinioni, educando a considerare il mondo condiviso, ma, a un tempo,
paradossalmente, anche elemento potenzialmente dissolutivo. Arendt
sottolinea come, senza la grande grazia redimente della compagnia
(the great saving grace of companionship), il solitario non potrebbe
essere reintegrato nella propria identit come un tutto intero
(whole), e parlare con l'unica voce di una persona non scambiabile
[inequivoca] (speak with the single voice of one unexchangeable
person): per la conferma dellidentit dipendiamo completamente dagli
altri.
Solo quando i miei pensieri sono introdotti nellambito condiviso (the
realm of the common) dove posso parlare di loro, e, abbandonato

74 The Hannah Arendt Papers at the Library of Congress - Courses - University of California, Berke-
ley, Calif. - History of Political Theory", lectures - Tocqueville, Alexis de, and Karl Marx, and con-
clusion 1955, p. 4 (024085).
75 The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 3 (image 4).
76 IT p. 324; OT p. 476; ed. it. pp. 653 s.

25
lassorbimento del dialogo pensante, li sottopongo alla valutazione del
senso comune, solo allora, attraverso gli altri che mi identificano,
divento uno (I become one)77. Dunque, il dialogo della solitudine
esposto, nonostante tutto, a dispetto della compagnia di s stessi, al
rischio dellestraniazione, quando lisolamento divenga condizione
strutturale, cio quando non sia pi possibile trovare la grazia della
compagnia che redime dalla dualit, dall'equivocit e dal dubbio (from
duality and equivocality and doubt)78:
The danger in solitude is of losing one's own self, so that, instead of being together
with everybody, one is literally deserted by everybody.
Il vero pericolo nella solitudine di perdere il proprio s, cos che, invece di essere
insieme a tutti, si finisce letteralmente per essere abbandonati da tutti.79

In Ideology and Terror, in coerenza con lassunto che sia solo la


compagnia degli altri a definire la nostra identit, Arendt, a proposito
del rischio che incombe sui solitari (solitary men), si esprime in
termini ancora pi diretti:
Solitude can become loneliness; this happens when all by myself I am deserted by
my own self.
La solitudine pu diventare estraniazione; ci avviene quando, chiuso
completamente in me stesso, sono abbandonato dal mio io.80

appunto la perdita del proprio io a rendere insopportabile


l'estraniazione: se lio conduce in solitudine il dialogo del pensiero
(the dialogue of thought), la sua identit, al contrario, pu essere
confermata soltanto dalla fidente e affidabile compagnia (the
trusting and trustworthy company) dei suoi simili.
Insomma, Arendt ribadisce come solitude possa diventare loneliness, e
soprattutto come a tale potenzialit risultino particolarmente esposti i
filosofi:
The danger in solitude is of losing ones own self, so that, instead of being together
with everybody, one is literally deserted by everybody. This has been the
professional risk of the philosopher, who, because of his quest for truth and his
concern with questions we call metaphysical (which are actually the only questions
of concern to everybody), needs solitude, the being together with his own self and
therefore with everybody, as a kind of working condition. As the inherent risk of
solitude, loneliness is, therefore, a professional danger for philosophers, which,

77 The Great Tradition and the Nature of Totalitarianism, cit., p. 9 (image 10).
78 IT p. 325; OT p. 476; ed it. p. 653.
79 EU p. 359; ed. it. p. 130.
80 IT p. 325; OT p. 476; ed it. p. 653.

26
incidentally, seems to be one of the reasons that philosophers cannot be trusted
with politics or a political philosophy.
Il vero pericolo nella solitudine di perdere il proprio s, cos che, invece di essere
insieme a tutti, si finisce letteralmente per essere abbandonati da tutti. Questo
stato tradizionalmente il rischio professionale del filosofo, che, per via della sua
ricerca della verit e del suo interesse per le questioni che chiamiamo metafisiche
(che sono in realt le sole questioni che interessano tutti), ha bisogno della
solitudine, cio di restare solo con il proprio s e quindi con tutti, come una sorta di
condizione lavorativa. In quanto pericolo insito nella solitudine, lisolamento
pertanto un rischio professionale dei filosofi e, per inciso, sembra essere uno dei
motivi per cui non conviene affidare ai filosofi la politica o una filosofia politica.81

Il dialogo del pensiero (come il giudizio che su esso si fonda) implica,


con la solitudine, lisolamento: sebbene impegnato a confrontarsi (in
solitudine appunto) con la pluralit dei punti di vista e delle opinioni
altrui, il solitario non deve tuttavia perdere la propria posizione nel
mondo comune. Nellinteriore dialogare del due-in-uno, la solitudine
garantisce la possibilit di creare una forma di comunione con gli altri
e quindi la comprensione del mondo, ma solo nella misura in cui
lisolamento non sia subito e lesperienza del mondo (cio leffettivo
confrontarsi con le altrui esperienze) non sia impedita 82 . In caso
contrario, possiamo dire che, alla lunga, la pluralit diventi
irrapresentabile e lisolamento trasformi la solitudine in una vera e
propria condizione di estraniazione, in cui la pluralit ignorata. Dal
momento che la nostra identit integrale83 di individui dipende dalla
compagnia degli altri, tale identit implica che si sia richiamati dalla
propria concentrazione interiore a rispondere alla presenza degli
altri84.
In questo senso risulta particolarmente esposto al rischio di loneliness
chi faccia della solitude (e dunque della isolation) scelta di vita
professionale (il filosofo): chi vi ritrovi rifugio dallostilit del mondo
(dalla relativit, futilit e instabilit degli interessi umani), ma
soprattutto abbia fatto esperienza della contemplazione in solitudine
e silenzio (in solitude and speechlessness). proprio essa a definire la
Stimmung del filosofo, separarlo dai molti e alienarlo dagli affari degli
uomini85. Una precoce traccia di questa linea di lettura, che Arendt
81 EU pp. 359-360; ed. it. pp. 130-131.
82 Su questo punto K. JONES, Recovering Solitude... cit., p. 21.
83 Ovvero unchangeable and unmistakable, come sottolineato in On the Nature of Totalitarianism:

An Essay in Understanding: EU p. 358; ed. it. p. 129.


84 KATEB, Arendt and Individualism cit., p. 781.
85 Su questo in particolare The Hannah Arendt Papers at the Library of Congress - Essays and

lectures - Karl Marx and the Tradition of Western Political Thought, lectures, Christian Gauss
Seminar in Criticism, Princeton University, Princeton, N.J., 1953, Second draft; The Hannah Arendt
Papers at the Library of Congress - Essays and lectures Philosophy and Politics: the Problem of

27
avrebbe adottato nellinterpretazione della tradizione della filosofia
politica da Platone a Marx, si pu cogliere in una annotazione del 1953:
Einsamkeit und Denken: Die Einsamkeit lst das Denken aus der Vielfalt der
Beziehungen im Miteinander, in welcher es nach Plato nur geben kann.
Wahrheit ist daher im Sinne der Tradition nur mglich in der Einsamkeit, wo ein
Subjekt ohne Beziehungen, herausgelst aus den Beziehungen, denkt, d.h. mir
seinem jeweiligen Inhalt konfrontiert ist. Wahrheit gegen ist von vornherein
als das Nicht-Perspektivische definiert. Daher erfasst sich der Denker der Wahrheit
als der Mensch. Wenn nicht der Mensch in ihm denkt, relativiert sich alles wieder.
(DT, Bd 1., XIII, [4] (Januar 1953), p. 298)
Solitudine e pensiero: la solitudine libera il pensiero dalla molteplicit delle
relazioni nella comunanza, nella quale, secondo Platone, possono darsi solo .
Nel senso della tradizione, la verit di conseguenza possibile soltanto nella
solitudine, dove un soggetto senza relazioni, staccato dalle relazioni, pensa, cio
confrontato con il suo contenuto attuale. La verit, in contrapposizione alla ,
definita fin da principio come il non-prospettico. Per questo, chi pensa la verit si
coglie come luomo. Nel momento in cui in lui non pensa pi luomo, tutto
nuovamente relativizzato. (QD, XIII, [4] (gennaio 1953), pp. 258 s.)86.

Proprio il riferimento a Platone risulta, nella prospettiva di questa


ricerca, significativo: non solo perch Arendt gli attribuisce la
responsabilit delloriginaria impostazione di quella tradizione, ma
soprattutto in quanto Platone ad aver stravolto la lezione socratica,
che, nellinterpretazione arendtiana, puntava a una diversa
solitudine. Socrate, infatti, esaminando i propri interlocutori,
insegnava a un tempo come discutere in modo aperto e collaborativo, e
come dialogare con s stessi (riflettere e valutare) e dunque come
convivere con s stessi. In altre parole, osserva Arendt (e il rilievo

Action and Thought after the French Revolution, lecture -1954. Mi sono interessato diffusamente
della discussione arendtiana del rapporto tra filosofia e politica in Il filosofo e la polis: Arendt nella
caverna di Platone, in Frammenti di filosofia contemporanea III, a cura di I. Pozzoni, Limina Mentis,
Villasanta (MB) 2015, pp. 81-120.
86 In realt preoccupazioni analoghe erano gi state espresse nel programma di ricerca da Arendt

delineato in una lettera a Karl Jaspers del 4 marzo 1951, inteso a decostruire e rideterminare la
tradizione del pensiero politico occidentale. Allo scopo di approssimare in relazione agli eventi
che avevano sconvolto la allora recente esperienza europea - il tema del male radicale (das
radikal Bse), ella ricorreva alla costellazione di tre fenomeni essenziali: (i) la riduzione degli
uomini in quanto uomini a una condizione di superfluit (berflssigmachung); (ii) l'eliminazione
di ogni unpredictability [cos nel testo tedesco], imprevedibilit, spontaneit (Spontaneitt); (iii)
l'illusione di onnipotenza (Wahn von einer Allmacht) dellUomo (des Menschen), che rende gli
uomini (die Menschen) superflui. In tutto ci Arendt in forme ancora da precisare percepiva una
responsabilit della tradizione filosofica (Nun habe ich den Verdacht, dass die Philosophie an dieser
Bescherung nicht ganz unschuldig ist), da Platone a Marx, che, parlando dellUomo, aveva trattato
solo incidentalmente della pluralit. H. ARENDT-K. JASPERS, Briefwechsel, herausgegeben von L.
KHLER und H. SANER, Mnchen-Zrich, Piper, 1985, p. 202 ss.

28
fondamentale), he taught them how to think87: solo nel pensiero, in
effetti, si realizza il dialogo tra il due-in-uno, e solo la solitudine
condizione perch esso si sviluppi. In questo senso, essa diventava
essenziale alla vita della polis:
The political point of his teachings lies in the assumption that only those who know
how to live with themselves are fit to live with others, that it is dangerous for the
polis if it is constituted by citizens who live together and yet dont know how to live
with themselves. It is in this respect that Socrates apparently distinguished himself
from all other sophists.88

Di fronte alla conclusione tragica del maestro (e del suo tentativo di


fare della filosofia unesperienza rilevante per la polis), Platone,
secondo Arendt, avrebbe reagito ritraendo la filosofia dalla sfera
pubblica: solo con la apolitia (con un apoliteutos bios, vita ritirata dal
mondo), il filosofo poteva proteggersi dallostilit del mondo. Sarebbe
stata lesperienza estrema, ineffabile, del thaumazein, di quel pervasivo
pathos della meraviglia, di cui pure Arendt ritrova tracce nei resoconti
socratici, a permeare la sua reinterpretazione della solitudine: muta
contemplazione della verit, distante dalle trappole della rete di
relazioni e interdipendenze degli affari umani89 . Con conseguente
liquidazione dellautentica dimensione politica plurale
dellesperienza della polis.
Per concludere: il deserto e le oasi90
Il dattiloscritto arendtiano della lezione Storia della teoria politica
(tenuta allUniversit di Berkeley nel 1955) contiene una Conclusione
molto interessante e (ancora una volta) suggestiva91 proprio per le
metafore impiegate, a segnalarci un nodo del percorso che abbiamo
affrontato. In On the Nature of Totalitarianism: An Essay in
Understanding, Arendt aveva in effetti gi registrato gli sforzi (le
87 The Hannah Arendt Papers at the Library of Congress - Essays and lectures Karl Marx and the
Tradition of Western Political Thought, lectures - Christian Gauss Seminar in Criticism, Princeton
University, Princeton, N.J First drafts (4 of 4 folders), p. 31a (image 4).
88 Karl Marx and the Tradition of Western Political Thought, cit., p. 31a (image 4).
89 Karl Marx and the Tradition of Western Political Thought - Second draft Part I, p. 20 (img 24).
90 Lespressione registrata in appunti manoscritti per la progettata Einfhrung in die Politik

conservati nei papers arendtiani presso la Biblioteca del Congresso statunitense, pubblicati con
altro meteriale nelle appendici di ARENDT, Was ist Politik?, cit. (il passo in questione a p. 192; ed. it.
p. 152). Il contesto significativo: sottolineando come al centro della politica sia la
preoccupazione per il mondo (im Mittelpunkt aller Politik steht die Sorge um die Welt), Arendt si
riferisce al rischio di diffondere il deserto nelloasi (Die Wste in die Oase zu verschleppen).
91 Si tratta di testo noto agli studiosi per essere stato pubblicato (come frammento 4) da Ursula

Ludz in appendice alla sua edizione dei progetti (risalenti alla met degli anni Cinquanta) per una
Introduzione alla politica (Einfhrung in die Politik): H. ARENDT, Was ist Politik?, cit., pp. 181 ss. (il
testo in traduzione); ed. it. pp. 143 ss.

29
prestazioni acrobatiche) di coloro che, nelle societ contemporanee,
cercano di resistere alla tendenza (disumanizzante) alla superfluit,
tenendosi aggrappate le une alle altre 92 . Nel nuovo contesto, ella
ricorre ancora una volta alla topologia del deserto:
What we watched can also be described as the growth of wordlessness, of the
withering-away of the in-between. This is the spread of the desert and the desert is
the world under whose conditions we move.
Quello che abbiamo osservato pu anche essere descritto come la crescente perdita
del mondo93, il disseccarsi dellinfra. Questo il diffondersi del deserto, e il deserto
il mondo nelle cui condizioni noi ci muoviamo.94

Crescita di wordlessness significa diffusione di wilderness, di spazi


incolti e isteriliti, politicamente in abbandono (Ci che andato storto
osserva Arendt la politica, e cio noi in quanto viviamo al
plurale). Non si tratta semplicemente di congiuntura storica: nel
chiudere il testo, Arendt ha modo di riferire la desertificazione a
origini pi lontane, ai processi dellet moderna95. Negli spazi (linfra)
da cui si ritrae lattivit (di comunicazione e relazione) degli uomini
avanza un deserto: esso, tuttavia, non sempre quiete cimiteriale,
dal momento che vi si scatenano le tempeste di sabbia (sandstorms)
dei movimenti totalitari, che attentano agli avamposti di coloro che
resistono a oltranza, coltivando la virt della sopportazione (the
virtue of Endurance) e con essa il coraggio alla radice di ogni azione.
Le oasi, disseminate nelle terre selvagge, rappresentano quei campi
(gli spazi dellarte e della cultura) che possono sopravvivere alle
catastrofi politiche, in altre parole gli ambiti che gli uomini possono
coltivare indipendentemente dalla politica, cio in quanto esistono al
singolare: in isolamento (isolation) come lartista, in solitudine
(solitude) come il filosofo, nelle relazioni intrinsecamente senza
mondo (worldless) tra uomo e uomo (amore e amicizia)96. Una lettera
di Arendt a Jaspers (26 marzo 1955), scritta allepoca del soggiorno in
California, ci parla delle oasi: la passione di un lavoratore portuale

92 In altre parole alla condizione ovvero alla parvenza o ancora alla sensazione di essere superflui
(superfluous). EU p. p. 358; ed. it. p. 129.
93 Marina Bistolfi nelledizione italiana traduce come: la crescita dellassenza dal mondo. Ursula

Ludz, pi correttamente: das Anwachsen der Weltlosigkeit.


94 History of Political Theory" cit., p. 1 (024090); ed. it. p. 143. La traduzione nostra.
95 Come noto Arendt collega la perdita del mondo (worldlessness) caratteristica della modernit

alla restrizione della sfera pubblica dellapparire a tutto vantaggio di quella privata della
introspezione, parallelamente alla crescita del sociale e alla progressiva massificazione e
omologazione.
96 History of Political Theory" cit., p. 2 (024091); ed. it. p. 144.

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per la lettura, la concentrazione di una studentessa nel proprio studio,
tra le opere di Platone, Aristotele, Kant e Hegel97.
Le oasi richiedono di essere conservate intatte: esse sono, infatti, le
fonti che ci permettono di sopravvivere nel deserto senza diventare
abitanti del deserto (desert-inhabitants), senza sentirci a casa in
esso (feel at home in it). Il soffrire (suffering) nelle condizioni del
deserto indice del fatto che siamo ancora umani, siamo ancora
intatti (intact): la psicologia moderna, che pretende di aiutare le
persone, le aiuta in realt ad adattarsi (adjust) alle condizioni della
vita del deserto98. Ci cancellerebbe osserva Arendt, la nostra unica
speranza:
that we, who are not of the desert though we live in it, are able to transform the
desert into a human world.
che noi, che non siamo del deserto sebbene viviamo in esso, si sia capaci di
trasformare il deserto in un mondo umano.99

Dario Zucchello

Como, ottobre-novembre 2015

97 H. ARENDT-K. JASPERS, Briefwechsel, hrsg. von L. KHLER und H. SANER, Piper, Mnchen-Zrich,
1985, pp. 294 ss.
98 In questo senso indicata come the psychology of the desert.
99 History of Political Theory" cit., p. 1 (024090); ed. it. p. 143.

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