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Antonella Agnoli ha collaborato al progetto scientifico-culturale di numerose

biblioteche italiane

UNA CITT n. 235 / 2016 novembre

Intervista a Antonella Agnoli


realizzata da Gianni Saporetti

IL FUTURO NELLA BIBLIOTECA


Cosa deve essere una biblioteca pubblica al tempo dei tablet? Unidea di biblioteca legata al
prestito e alla consultazione, che fatica a essere sentita come un posto dei cittadini, in cui
poter stare, incontrarsi, avere la possibilit di imparare delle cose o di rendersi utili; le
biblioteche del nord Europa dove trovi laboratori di ogni tipo: il centro turistico, lufficio
comunale per fare i certificati, lassistenza per la ricerca del lavoro, a volte pure una
piscina... Intervista a Antonella Agnoli.

Antonella Agnoli ha concepito la Biblioteca San Giovanni di Pesaro e collaborato al progetto scientifico-cultu-
rale di numerose biblioteche italiane. Lavora con architetti ed enti locali per la progettazione di spazi e servizi
bibliotecari e per la formazione del personale. autrice di La biblioteca che vorrei (2014), Caro sindaco, par-
liamo di biblioteche (2011), Le piazze del sapere (2009), La biblioteca per ragazzi (1999).

Parliamo di biblioteche. Facciamo intanto un quadro della situazione?


Ho fatto recentemente per lAnci e il Centro per il libro un viaggio attraverso alcune province italiane, fra cui
Biella, Ravenna, Lecce, Siracusa e Nuoro, e ho riscontrato degli elementi comuni a tutte le biblioteche: orari
di apertura limitati, pochi frequentatori e sempre gli stessi; quando funzionano fanno molti prestiti ma in real-
t a un numero limitato di persone. La maggior parte dei cittadini non frequenta la biblioteca. La media italia-
na non si sa bene quale sia ma potrebbe andare dal 4 al 10%, nelle zone dove funziona, e arrivare al 20%
nelle comunit pi piccole dove pi facile avere percentuali pi alte. In questo 20% hai i lettori forti, che lo
sono di loro, indipendentemente dalla biblioteca, e nella biblioteca hanno un luogo dove trovare continua-
mente libri, che magari, con la crisi, non possono pi permettersi di acquistare. Infatti, succede anche che i
frequentatori abituali magari vorrebbero trovare le novit, che le biblioteche non comprano pi per via dei pe-
santi tagli. Le biblioteche poi funzionano moltissimo come luoghi di studio per studenti, il che, intendiamoci,
unottima cosa, ma questi ci vanno spesso coi propri libri e dispense, non utilizzano i patrimoni delle bibliote-
che e non detto che finiti gli studi ritornino, perch non sentono che quel luogo potrebbe essere utile in tutti
i momenti differenti della vita.
Quindi abbiamo anche servizi che funzionano, ma per una parte marginale della popolazione. Questa
pi o meno la realt.
Detto questo, per, io continuo a pensare che la biblioteca, esattamente come la scuola, faccia parte di quei
servizi di base che andrebbero pagati con le tasse dei cittadini, fondamentali per costruire un paese demo-
cratico e dare la possibilit a tutti di avere lo stesso accesso alle informazioni e la stessa competenza nel-
laccesso alle informazioni. Non quindi solo un problema di lettura.
Credo che prima di tutto dovremmo far capire ai sindaci che la biblioteca un luogo importante. Nei miei giri
ho incontrato tantissimi sindaci che di fronte a unidea diversa da quella che avevano di biblioteca sarebbero
stati assolutamente disponibili a investire. Purtroppo per oggi cos com la biblioteca estremamente vul-
nerabile. Io continuo a incontrare colleghi che dicono: "Vogliono chiudere la biblioteca, "Io vado in pensio-
ne, "La daranno in mano ai volontari... E gi questa idea che basti un volontario che sappia leggere per te-
nere aperta una biblioteca attesta che non siamo riusciti a far capire limportanza di quel luogo. Qualcuno si
farebbe fare unoperazione chirurgica da un volontario?
Certamente scontiamo anche problemi atavici. Se facciamo il confronto coi paesi nordici, sar per via della
cultura protestante e per una socialdemocrazia che ha sempre investito molto sui servizi, sta di fatto che si
legge molto di pi e la biblioteca sempre stata vista come un cardine fondamentale della comunit.
Come ridefiniresti quindi la biblioteca?
Io una volta lho definita un "pronto soccorso culturale. Per fare questo, per, va totalmente riposizionata,
deve diventare qualcosaltro. Oggi abbiamo bisogno di avere dei luoghi dove le persone possano stare insie-
me e fare delle cose insieme. Perch sia a livello intergenerazionale che allinterno delle stesse generazioni
ormai sono sempre meno le occasioni per fare delle cose insieme. Al massimo si gioca a carte, e invece le
cose da fare potrebbero essere tantissime. Nelle biblioteche in giro per lEuropa si fanno laboratori di tutti i ti-
pi, dalla stampante 3d, al taglio e cucito, allo yoga, al corso di inglese, mettendo in campo tutte le nuove co-
noscenze, ma anche tutti quei saperi legati alla manualit. Adesso si parla molto degli artigiani. Perch la bi-
blioteca non pu essere un luogo dove i saperi che si stanno perdendo trovano un loro luogo di trasmissio-
ne? Quindi una biblioteca con grande dimensione sociale.
Ma basta pensare alla Sala Borsa di Bologna. un luogo straordinario che andrebbe veramente studiato per
quello che vi accade. Ogni giorno vi entrano 4-500 persone. Non detto che i servizi al personale siano cos
attrezzati e anche avanti, rispetto ad altre biblioteche europee, per un afflusso cos rilevante gi ci dice tan-
te cose: entrano tantissimi turisti, entrano studenti, tantissimi anziani che passano la loro giornata l dentro;
tu puoi stare al caldo o al fresco a leggere i giornali, a vedere un film senza consumare nulla; entrano tantis-
simi homeless, un luogo sociale per eccellenza. Lanno scorso, in occasione del decimo anniversario, la bi-
blioteca ha invitato gli utenti a scrivere su dei post-it "perch mi piace Sala Borsa, e le risposte sono state
eloquenti: "Mi piace -ha scritto uno dei senza tetto- perch io barbone quando piove o fa freddo ho un riparo
ma soprattutto perch posso acculturarmi leggendo un bel libro il che non poco, grazie. Altri hanno scritto:
"Perch i vecchietti possono urlare tranquillamente e sentirsi a casa propria, oppure: "Perch i barboni pos-
so leggere lo stesso fumetto anche per dieci anni e addormentarsi sulle poltrone, o anche: "Perch possia-
mo usufruire del riscaldamento.
Questa cosa dei senza casa in biblioteca altamente emblematica di unidea diversa di biblioteca
lAmerica che arriva da noi; nelle grandi citt come New York o San Francisco si vedono gi da molti anni
gli homeless che la mattina presto aspettano lapertura della biblioteca (i dormitori li cacciano alle 7 del matti-
no) e poi se ne vanno tutti insieme allora di chiusura. A San Diego, in California, ho visto una piccola folla di
poveracci uscire dalla biblioteca con i loro sacchi a pelo, i loro cartoni, i loro carrelli del supermercato e tra lo-
ro molti giovani, vittime di una crisi che li ha sradicati da case e famiglie.
Quando i drop-out diventano presenze fisse in biblioteca, scoppiano veri e propri conflitti tra chi ritiene di
avere pi diritto di utilizzare gli spazi e le collezioni rispetto a chi la usa come rifugio; accaduto recente-
mente alla Sormani di Milano, per esempio. I trolley, i valigioni, gli zaini stracolmi sono un problema; molte bi-
blioteche hanno regolamentazioni su cosa si pu portare dentro, con lesclusione di colli ingombranti. Eppure
basterebbe un po di fantasia. La biblioteca del Centre Pompidou a Parigi, per esempio, ha aiutato un pen-
sionato intraprendente a realizzare un servizio per i senza casa: un luogo dove possano lasciare le loro cose
durante la giornata, per non doversi trascinare le valigie o i carrelli per tutta Parigi. Il fondatore dellassocia-
zione Mains libres gestisce il deposito bagagli 365 giorni lanno.
Di fronte alla crescita della marginalit sembra persino offensivo chiedersi se c bisogno delle biblioteche;
negli ultimi anni la biblioteca pubblica diventata unancora di salvezza per i senza tetto, non solo perch of-
fre riscaldamento dinverno e aria condizionata destate, ma perch offre la possibilit di tenersi in contatto
col mondo. Dove altro potrebbero andare i giovani per consultare le offerte di lavoro, compilare un curricu-
lum, richiedere un sussidio, spedire una mail? Ogni media biblioteca americana oggi offre corsi di formazio-
ne alla tecnologia e seminari su temi che vanno dal modo di scrivere un curriculum alle tecniche per affronta-
re un colloquio dassunzione. Moltissime sono diventate dei community center che svolgono attivit di soste-
gno ai disoccupati in cerca di lavoro; i tavoli diventano lufficio provvisorio di chi ha perso limpiego, i compu-
ter e le connessioni gratuite a internet il canale per presentarsi ai colloqui: quello che dovremmo fare an-
che noi.
Ma la parola biblioteca resta associata per forza alla parola libro.
S, i libri in fondo sono la cosa pi facile ma anche quella pi difficile, nel senso che chi non ha mai letto
difficile che si metta a leggere. Tu avrai pi difficolt a leggere se vieni su in una casa senza libri, con genito-
ri che non leggono libri, se a scuola non vedi libri, se vedi una tv dove non ci sono mai libri, se i modelli che ti
vengono trasmessi sono di altro tipo. Non sono neanche cos convinta che una volta si leggeva di pi: legge-
vano di pi quelli che gi leggevano, mentre adesso perdono pi tempo cincischiando con Facebook; chi
non leggeva prima continua a non leggere cincischiando con Facebook. Anche le varie statistiche non sono
mai sulla lettura ma sulla vendita del libro.
Certo, la biblioteca ha libri e la sua finalit anche quella di averne. Per possono essere cartacei o ebook.
Il mio compagno per fortuna non compra quasi pi libri cartacei altrimenti a questo punto saremmo al piano-
terra, per ne compra tantissimi in ebook. Nella sua tavoletta ne ha dentro centinaia e se la porta in giro, in
treno, in autobus. Quindi se uno legge pu leggere di pi; se uno sa districarsi in internet pu trovare cose
straordinarie. In internet ci sono migliaia di libri gratuiti, milioni di pezzi musicali, tutta la storia del jazz, tutta
la storia del cinema, tutto disponibile gratuitamente. Il problema come arrivarci. Uno sa come arrivarci? Io
uso ormai moltissimo il tablet, che trovo fantastico perch su una pagina sola ho tutto: schiaccio qui, posso
leggere "Repubblica, "Il Corriere, "il Sole, "Il Manifesto, quel che voglio; schiaccio qui e ho gli ebook, i pdf
e i documenti che mi voglio portare dietro; schiaccio l e condivido tutti i libri del mio compagno perch abbia-
mo fatto una cosa family per cui tutte le sue migliaia di libri li posso vedere anchio; schiaccio di l e ci sono i
documenti che scrivo e conservo; qui ascolto la radio, qui mi ascolto la musica, qui archivio ventimila foto,
qui preparo il mio power point, che uso quando devo fare lezione; qui ho la calcolatrice; qui, se devo andare
a trovare qualcuno schiaccio e mi fa da navigatore, qui faccio le foto, qui parlo con Facebook, qui con Twit-
ter, qui con Skype, con cui posso conversare con quello che sta dallaltra parte del mondo, e potrei andare
avanti. Ma il rischio qual ? che tutte queste opportunit straordinarie finiscano per arricchire solo la vita
culturale di chi ha gi gli strumenti per usufruirne.
Allora, quando tu hai un oggetto di questo genere, la biblioteca cos? ancora indispensabile? Secondo
me s, pi che mai, perch un luogo fisico, e c bisogno pi che mai di luoghi fisici, luoghi che aiutino le
persone che non hanno la possibilit di acquistare oggetti di questo genere e di saperli utilizzare. Pensiamo
solo alla percentuale molto alta di anziani e a tutta questa cosa della digitalizzazione della pubblica ammini-
strazione. Chi aiuter queste persone a entrare in contatto con tutto questo?
Ecco io candido la biblioteca a luogo di mediazione e di facilitazione tra tutto quello che il sapere, le cono-
scenze che ci sono nel web, che sono straordinarie, e la possibilit per te di potervi accedere e di trovare le
cose che vanno bene per te. Ma non le schifezze. Sapete che il sito pi cliccato in Italia quello della Trec-
cani? Non Wikipedia. Perch? Presumibilmente perch continua ad avere un suo status di luogo di qualit,
di luogo di garanzia, di luogo che non ti d informazioni sbagliate. Tu devi aiutare le persone ad accedere a
tutto questo.
Ecco, questa una delle cose che dovrebbe fare la biblioteca. Un luogo dove fare recuperare dei saperi, do-
ve stare insieme a fare delle cose, ma anche solo a stare insieme, o dove poter stare in un posto isolato a
leggersi un libro, a guardare un panorama distaccato dal rumore che c fuori. Qual un posto che ti pu ga-
rantire anche questa sorta di solitudine gratuita? Poi, io tendo anche ad andare un po oltre. Perch credo
che oggi, soprattutto nei piccoli comuni, nelle citt medio-piccole, noi ci ritroviamo con tanti musei, cinema,
che sopravvivono a fatica, e forse, allora, bisognerebbe costruire dei luoghi che siano una sorta di centro
commerciale ma della cultura.
Il centro culturale di cui un tempo si parlava molto
S, ritornare un po al vecchio centro culturale, dove uno entra in una hall comune e poi decide che cosa fare.
Vuoi andare in biblioteca? Vuoi andarti a vedere una mostra? Al cinema? A teatro? Ne ho visti in Norvegia
che avevano la piscina. Puoi stare tutto il giorno in questo luogo passando dalla biblioteca, a prenderti lape-
ritivo, a farti la nuotata, a vedere un film, eccetera, eccetera. Probabilmente questa impostazione ci aiuta an-
che a economizzare le risorse, facendo stare questi luoghi pi aperti. Il piccolo museo della piccola cittadina
pu stare aperto un fine settimana, forse la biblioteca qualche ora; se invece tu hai un luogo che tiene insie-
me tanti differenti servizi forse puoi anche economizzare rispetto ai flussi, perch inutile tenere aperte le
cose quando non arriva nessuno.
Insomma, dobbiamo chiederci se ha ancora senso avere tanti luoghi separati quando le persone sono ormai
abituate ad avere tante offerte contemporaneamente, sia virtuali che dai centri commerciali. Non sarebbe
meglio avere anche un luogo culturale che ti d offerte molteplici?
Ma ci vorrebbe una gran sensibilit politica
In un paese in cui non sono unemergenza le scuole, non sono certamente unemergenza le biblioteche. Ec-
co, quante biblioteche si farebbero in Sicilia con i soldi che costerebbe il ponte? Bisogna decidere quali sono
le infrastrutture fondamentali di questo nostro paese. il trasporto o creare delle persone capaci di ragio-
nare, capaci di essere anche interpreti dello sviluppo del loro paese. Se tu ti alimenti solo della televisione e
di poco altro, andrai poco lontano. Allora la biblioteca io la vedo proprio come un cardine fondamentale per la
ricostruzione del paese. Poi, certo, la valorizzazione dei beni culturali, della loro conservazione, non va certo
trascurata, ma se va avanti cos rischiamo di conservare delle cose che poi le persone non saranno in grado
di leggere. Tullio de Mauro ci parla sempre di questo 70% di analfabetismo funzionale, che sarebbe quella
forma di analfabetismo che colpisce persone che hanno fatto un loro percorso di studi anche normale, strut-
turato, quindi sono andate a scuola e che, per, nel tempo non hanno mai fatto di conto, non hanno mai
scritto, non hanno mai letto, per cui si ritrovano a essere poi incapaci di fare un conto, di arrivare alla fine di
un articolo minimamente complicato, sono incapaci di dirti coshanno letto, ecc. ecc. Quindi un altro campo in
cui la biblioteca potrebbe avere un ruolo fondamentale proprio quello dellextra-scuola, tutto ci, cio, che
sta fuori dei percorsi strutturati di formazione. Pensiamo solo alle persone che invecchiano sempre pi, a tut-
ti gli immigrati che stanno arrivando, a tutti quelli che hanno fatto la scuola male.
Tu dici che la biblioteca un luogo neutro, e che questa la vera caratteristica della biblioteca. Cosa
vuoi dire?
Che un luogo dove ci puoi andare non necessariamente per un motivo specifico. A scuola ci vai perch vai
a scuola, in ospedale perch sei malato, in comune per fare un certificato, in biblioteca ci puoi andare perch
hai voglia di andarci. In pi ci vanno tutti. Oggi nella gran parte dei nostri luoghi culturali c una soglia che
una barriera psicologica, non fisica ovviamente. Ecco, va abbattuta per far s che chi entra si senta esatta-
mente come tutti gli altri e senta che quel luogo potrebbe essere veramente il suo. Qui il problema diventa
quello della partecipazione. Io sono pi che mai convinta che questi luoghi per funzionare debbano essere
costruiti insieme ai cittadini.
Per arrivare a questo abbiamo bisogno non solo di bibliotecari col curriculum tradizionale, ma di facilitatori, di
mediatori, di persone creative, di persone con una grande capacit di relazione, capaci di stimolare, di inter-
cettare, di inventare. Fra il personale di una biblioteca a mio avviso dovrebbero esserci un grafico, un addet-
to allhacker space, un bibliotecario, uno che fa teatro, operatori che sappiano costruire insieme ai cittadini,
aiutare i cittadini a portare l dentro i propri saperi. A quel punto i cittadini sentiranno quel posto come loro.
Da questo punto di vista mi ha enormemente impressionata una biblioteca in Danimarca. Quando ho chiesto
al direttore quanto spendevano per le attivit culturali, mi ha risposto che non spendevano nulla, perch le
facevano i cittadini. Sono stata l due giorni e succedeva di tutto e di pi: cerano ragazzotti che imparavano
a fare un videogioco, altri che facevano tamburo con i genitori, una serra dove portare le piante che stanno
male, con qualcuno che faceva lsos piante. Tutti saperi della gente che abita nella citt, che spesso sono
saperi straordinari, ma che si rischia di perdere. Per questo un luogo che non pu essere progettato e ca-
lato dallalto, perch si deve plasmare sul territorio.
Tu descrivi anche questi posti dedicati ai bambini
In una biblioteca di Oslo ho visto una parte riservata a bambini da 10 a 13 anni, in cui gli adulti non possono
proprio entrare. Loro si sono accorti che quella let in cui cala la lettura, fino ad allora importante per loro,
forse perch il periodo pi difficile per un ragazzino, quello in cui non sai ancora cosa sarai, in cui si dice,
con quellorribile espressione, che "non sei n carne n pesce, ma un po cos, sei alla ricerca dellidentit
e non sai cosa sarai da grande. In quellet questi ragazzini si sentono schiacciati fra i fratellini pi piccoli e
tanti adulti, i genitori, gli insegnanti, gli allenatori, che dicono loro cosa devono fare. Ecco, l hanno fatto un
laboratorio con questi ragazzi ed venuto fuori cosa avrebbero voluto: un posto senza genitori, senza bam-
bini pi piccoli, un posto dove stare tranquilli perch le loro case erano troppo incasinate, e hanno costruito
un luogo, secondo me fantastico, dove vietato lingresso agli adulti. Io ci sono entrata pregando, "vengo
dallItalia, ma altrimenti non entra nessun adulto, salvo gli operatori che sono giovanissimi.
Mi sembrata unidea straordinaria, perch mette insieme due elementi fondamentali: una politica, che si
chiede che cosa fare per unet a rischio, che comincia a non leggere pi, e un progetto che viene costruito
e realizzato assieme ai ragazzini. Un progetto quindi totalmente finanziato dal pubblico perch un investi-
mento, tra laltro in un quartiere particolarmente complicato. Una sfida a 360 gradi.
Fra laltro non credo che ci sia un problema di soldi, perch ogni volta che vado nel sud vedo che i soldi arri-
vano ma non portano mai alcun cambiamento. Allora mi chiedo perch non si pu fare qualcosa del genere?
Perch intere citt come Catania, Palermo, Napoli non possono avere luoghi, biblioteche per bambini? La bi-
blioteca per bambini non significa avere quattro libri scalcagnati messi in un angolo. Significa avere un posto
bellissimo, perch pi sei sfortunato pi hai il diritto di avere un posto bello, con libri belli, tenuti bene.
Tu concentreresti nella biblioteca anche molti servizi al cittadino
S, visto che esiste un ministro che tiene insieme cultura e turismo. Ricordo che negli Usa e in Inghilterra le
biblioteche sono i punti informativi della citt, che da noi sono sparpagliati. Se tutti gli sportelli al cittadino fos-
sero messi in un unico posto, che pu essere la biblioteca, che sta pi aperta ed percepita come un luogo
meno ostile, meno burocratico, meno "dallaltra parte, magari i cittadini vivrebbero questi servizi in modo dif-
ferente. Allestero in biblioteca fanno passaporti, carte didentit, ci sono persone che ti aiutano a fare la ri-
cerca del lavoro, a compilare il modulo, perch non sufficiente avere il modulo, la difficolt sta soprattutto
nella compilazione. Negli Usa ci sono migliaia di volontari che aiutano queste persone che cercano lavoro a
compilare il modello; simulano i colloqui in biblioteca, per prepararli a quelli di lavoro.
Ho letto di una biblioteca che impresta le cravatte per prepararli anche nel vestire. Ecco, io penso che questo
sia un fronte molto importante.
Laltro fronte quello del turismo. Ci saranno sempre pi dei turisti cosiddetti ecologici, che girano in bici,
che vanno nei centri minori, e quale punto migliore della biblioteca per chiedere informazioni del luogo in cui
si arrivati! Negli Usa cos. Ogni biblioteca, anche nel paesino di 500 abitanti, ha il suo il visitor center, do-
ve ti raccontano che l passato Pecos Bill, ti danno la piantina dei posti dove andare a sciare, dove mangia-
re, ma, soprattutto, i bibliotecari, a differenza del centro turistico, aggiungono conoscenza perch non si limi-
tano a dare il mero depliant, ma introducono il visitatore allinterno della vita culturale del posto. E la bibliote-
ca il posto ideale per far questo. Molti turisti, poi, cercano internet gratuito, il wireless, un posto dove poter-
si sedere e riposare, fare pip, magari c anche la possibilit di offrire qualcosa da mangiare. I turisti stranieri
sono abituati ad andare in biblioteca perch ti offre tutto questo.
Ho letto che in biblioteche forse pi piccole potrebbe esserci anche una cucina, un posto dove fare
conversazione, chiacchierare...
S, questa cosa della cucina molto interessante. La tendenza a fare un piccolo ristoro allinterno delle bi-
blioteche (detto tra parentesi: io odio le macchinette) diffusa, per questo deve essere gestito, per cui si
pu fare in un centro un po grande. Ma anche in questo caso mi sembra importante che lo si veda non co-
me un qualcosa che non centra con la biblioteca, ma proprio come un pezzo delle attivit che la biblioteca
offre. Per dire: adesso da Memo, a Fano, abbiamo preso un pianoforte a mezzacoda, che sta dove c il caf-
f, e alle sei di pomeriggio qualcuno viene a suonare, tu ti bevi il t e ascolti la musica; questo mentre ci so-
no quelli che prendono i libri e vanno in giro, quello che si sceglie il film da vedere a casa, ecc.
Invece questa cosa della cucina un po diversa: Nellambito di un laboratorio di partecipazione al quartiere
Isola, a Milano, ero stata coinvolta da un gruppo di cittadini che aveva avuto lincarico di ragionare su due te-
mi: uno era il passante, con questo enorme cavalcavia, e laltro un centro culturale del quartiere. Questa idea
del centro culturale simile alla mia idea di biblioteca, infatti io stessa tendo a non usare il termine biblioteca,
perch a tutti viene in mente un luogo che non quello cui penso io. Secondo me il nome "centro civico cul-
turale sarebbe il pi giusto.
Tu insisti su questa cosa del nome
In realt la potremmo chiamare in molti modi differenti, c proprio un dibattito su questo aspetto del nome; io
se posso tendo a chiamare questi luoghi con dei nomi che non hanno particolarmente senso. Quindi a Maio-
lati Spontini, il nome della biblioteca diventato solo "La Fornace, anche a Pesaro rimasto solo "San Gio-
vanni, in modo che le persone quando dicono: "Dove ci troviamo?, la risposta possa essere semplicemen-
te: "Al San Giovanni. Purtroppo il nome biblioteca troppo legato a un certo tipo di contenitore. Questa co-
sa del nome molto importante. E lo anche allestero dove la biblioteca pubblica non ha mai avuto i pre-
giudizi che ha avuto la biblioteca italiana.
Ecco, torniamo al quartiere Isola
Loro, in questo percorso partecipativo, sono andati a chiedere a un centinaio di persone cosa avrebbero vo-
luto trovare allinterno di questo centro civico di quartiere. E pi di uno ha chiesto di poter avere una cucina.
Perch? Perch ormai le cucine di casa sono microscopiche. Se tu vuoi cenare con gli amici, coi parenti, de-
vi andare in pizzeria, che orribile. Vien da pensare un po alle vecchie case del popolo e forse bisognereb-
be ripensarci. Cinquantanni dopo tornano fuori gli stessi bisogni anche se lideologia non c pi. Mi sem-
brato molto interessante che, allinterno di un luogo polivalente, dai molteplici contenuti, loro chiedessero che
ci fosse anche una cucina.
In questo bizzarro paese che lItalia ci sono oltre 3.000 premi letterari, alcuni centinaia di festival di tutti i ti-
pi, poi per non si legge. E per ci sono tantissimi club di lettori, gruppi di lettura. Dappertutto. Allora sarebbe
molto bello se questi si potessero ritrovare in biblioteca, se tu avessi anche un caminetto sarebbe ancora
meglio, e in questa stagione poter fare le castagne davanti al fuoco e leggere. Insomma, perch non pensa-
re di poter avere luoghi di questo genere? Hai un tavolo e ti trovi per mangiare, ognuno porta una torta e ti fai
il t. Io lo vedo molto come un luogo caldo, familiare, questo famoso terzo luogo.
Concludendo?
Vedo il rischio che in un momento come questo, in cui si dice che non ci sono soldi, sempre di pi chi pu
reagir e si attrezzer per conto suo. Il problema riguarda tutti quelli che non hanno queste possibilit. Io
continuo a preoccuparmi di questi. In tutti i convegni si continua a ragionare solo su chi gi utilizza. Io credo
che se non facciamo dei passetti per allargare la base dei frequentatori questo paese non ce la fa. Non puoi
tirarti dietro cos tanti cittadini che non hanno competenze. Io dico sempre, provocatoriamente, ai miei colle-
ghi: "Ma quanti di voi hanno fatto dei corsi di finanza e di economia di base?. Tutte le biblioteche avrebbero
dovuto farli. Non possibile che succeda quello che successo alla Banca Etruria! Se uno fosse stato mini-
mamente attrezzato, anche se era lamico a proporgli di comprare, forse ci avrebbe pensato di pi! Allora, in
questa come in mille altre cose, proprio un problema di conoscenza. Io continuo a essere convinta che se
avessimo tante biblioteche belle, il paese starebbe molto meglio.
(a cura di Gianni Saporetti)

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