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AetnaNet - Valutare per valorizzare

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"La valutazione che corrisponde alla pedagogia del futuro non necessita di classicare gli alunni, ma consiste
semplicemente nel constatare se ogni alunno ha raggiunto o no l'obiettivo"(J. Cardinet).

La buona valutazione
"Valutare consiste nel mettere in evidenza e nel distinguere i valori, nel creare a vantaggio di chi apprende dei
riferimenti in rapporto ad un certo numero di canoni, norme, scale. Ci presuppone implicitamente che bisogna
stabilire modalit d'aiuto dierenziato per gli individui e per i gruppi, che consentano loro di fare dei progressi , di
migliorare le loro prestazioni in rapporto a questi valori e a queste scale. (...) Ciascuno di noi costruito su dei
valori impliciti ed espliciti formulati sia nel mondo familiare, sia in quello delle istituzioni tra le quali la scuola. La
valutazione aiuta l'individuo o il gruppo a identicare questi valori. (...) In un contesto di mondializzazione di
abbattimento delle barriere e nello stesso tempo di oritura delle scienze e delle tecnologie, in questa situazione
molto contrastata le persone hanno bisogno di ritrovarsi e di adattarsi . Ora la sola speranza di adattamento
possibile ai fenomeni inauditi che si sviluppano attualmente risiede nella ducia in s e negli altri. (...) La
valutazione ha un senso, perch spinge a dare un senso a ci che si acquista con una perseveranza di sforzi
riconosciuti". Negli stralci dell'articolo "L'valuation a-t-elle un sens"di A. De Peretti vengono presentati gli aspetti
costitutivi della complessit pedagogica e sociale della valutazione; quelli che se vengono trascurati, la rendono
inecace se non proprio dannosa nei processi di formazione.
Una buona valutazione necessaria per migliorare la scuola, ma bisogna depurarla di tutte le scorie che l'hanno
resa e ancora la rendono inadatta a raggiungere questa meta. E' buona valutazione quella che suscita
motivazione a correggersi e ad apprendere; quella che valorizza l'impegno e il superamento delle dicolt e
degli ostacoli, quella che d opportunit di rimediare ai ritardi; quella che non tende a sorprendere in fallo e non
demonizza gli errori; quella che non serve e non vuole essere impiegata per escludere.

La valutazione come giudizio di valore


La valutazione che si esercita a scuola per la rilevanza pubblica che assume nella societ e per i suoi eetti sui
processi di apprendimento non puo' essere spontanea e nemmeno implicita; deve essere un'attivit deliberata,
progettata e di dominio pubblico. Come tale conduce ad un giudizio di valore in funzione di decisioni relative agli
apprendimenti degli alunni. Tale giudizio si puo' formulare solo attraverso un confronto, come dice Ch. Hadji, tra
due serie di dati che sono messi in rapporto: dati che sono relativi ai fatti e che riguardano l'oggetto da valutare e
dati che sono relativi ad una norma ideale e che riguardano le attese, le intenzioni o i progetti che si sviluppano
sullo stesso oggetto. "Valutare consiste nell'attribuire un valore (...) ad una situazione reale alla luce di una
situazione desiderata, confrontando cos il campo della realt concreta con quella delle attese" (C. Hadji).

La valutazione un'operazione necessaria ogni qualvolta la realt con la quale ci confrontiamo ci pone dei
problemi, che vanno risolti. Per potersi pronunciare si deve, per, disporre di una norma con cui giudicare una
realt data; occorre avere un valore di riferimento, perch in nome di un dovere essere che viene giudicato un
particolare oggetto, al ne di potere ottenere uno stato di cose migliore. Il dovere essere specicato da un
insieme di criteri e/o attese.
La valutazione a scuola serve/dovrebbe servire a:
1) migliorare le decisioni relative all'apprendimento di ogni alunno;
2) informare l'alunno e i suoi genitori sui progressi eventualmente compiuti;
3) conferire titoli e rilasciare certicazioni;
4) migliorare la qualit dell'insegnamento (J. Cardinet).

Con la valutazione a scuola si tende di rispondere a due tipi specici di richiesta:avere certicazioni
pubblicamente apprezzate e riconosciute, migliorare il processo di insegnamento/apprendimento. La buona
valutazione quella che si inscrive in una prospettiva di regolazione del processo di formazione e che d le
migliori garanzie sulla credibilit dei titoli rilasciati, esigenze in notevole crescita nel momento in cui si procede a
costruire curricoli centrati sui risultati di apprendimento e a organizzare il sistema di istruzione come rete di
istituzioni autonome.
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Nell'attivit di valutazione si realizzano tre distinte azioni: vericare la presenza dell'oggetto sapere o
apprendimento ; situare tale oggetto in rapporto ad uno standard, giudicarne, apprezzarne il valore. In quanto
giudizio di valore, il giudizio di valutazione problematico per costituzione, nel senso che non puo' arrogarsi la
facolt di dire qualcosa con assoluta certezza o come verit incontrovertibile sui risultati di apprendimento.

La valutazione misura?
Dire qualcosa con certezza, invece, stato l'obiettivo perseguito per decenni da quelle correnti della
docimologia che hanno coltivato il sogno della misura esatta nella valutazione. Una pretesa che forse un
'illusione se si tratta di valutare competenze, che puo' essere inseguita solo alla condizione di ridurle agli aspetti
osservabili e quanticabili delle prestazioni in cui si rivelano. Le competenze non si danno a vedere tutte
direttamente. Le si deducono a partire dalle loro manifestazioni. Ma a dire la verit le prestazioni stesse sono
costrutti multidimensionali, perch non si risolvono tutte nella mera escuzione di un compito secondo un insieme
prestabilito di conoscenze tecniche, di procedure progettate in anticipo, di convenzioni sociali. Le prestazioni
presuppongono le dimensioni motivazionali e personali che scaturiscono e/o vengono richieste nel rapporto con
il contesto, dove esse si esprimono con la padronanza delle eventuali incertezze e delle possibili variabili delle
situazioni.

"Per essere misurato un oggetto deve essere denibile su una sola dimensione; se l'oggetto ha parecchie
dimensioni, ciascuna deve essere isolabile e dovr essere stimata separatamente. (...) Si potr stimare
l'insieme cio l'oggetto considerato nello stesso tempo in tutte le dimensioni, se queste possono essere
ricondotte ad nuova unica scala"(Ch. Hadji). Quale genere di apprendimento puo' essere ridotto ad una sola
dimensione? E questa dimensione con quale unit la misuriamo ? E' possibile avere il rigore della misurazione
senza sterilizzare la complessit di ogni apprendimento? Questi sono i problemi le cui soluzioni tentate dalla
docimologia non risultano persuasive. Dice Ch. Hadji" Misura e valutazione in senso stretto sarebbero i due
opposti di un medesimo continuum, quello delle operazioni di lettura della realt. Lettura con l'aiuto di una griglia
oggettiva, che cerca di non evadere dall'universo dei fenomeni dati in un caso. Griglia che oltrepassa la realt
perch fa intervenire delle considerazioni di dover-essere nell'altro". E ancora "Valutare situarsi a proprio agio
nella sfera della comunicazione per produrre un discorso che apporta una risposta argomentata ad una
domanda di valore. La valutazione non si riduce mai ad una semplice misura ed sempre cosa diversa
dell'osservazione".

La valutazione si realizza in un giudizio di valore, che la misurazione rende possibile. Non ha senso ridurre il
giudizio di valore al giudizio di realt, come si tenta spesso di fare. Operazioni del genere si iscrivono in
orientamenti di stampo razionalistico e oggettivistico, messi in crisi, per, dalla crescente consapevolezza che la
conoscenza non identicabile con un modello di scienza riconducibile a forma di rappresentazione logico-
formale di un mondo esterno, oggettivo e misurabile e che si possa sviluppare in forma lineare e cumulativa.
Nelle operazioni di valutazione convivono naturalmente sia l'intenzione della misurazione, sia l'intenzione
dell'interpretazione che si realizza nel giudizio di valore. Sono intenzioni distinte che non si possono rendere
antagoniste, perch ambedue reciprocamente danno senso e consistenza alle nalit della valutazione nei
processi di valutazione.

Raimondo Giunta

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