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ora
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esatta
Non si è mai in ritardo sulla nostra vita. La clessidra, il libro, ogni volta ci indicano l’ora esatta.
MERCOLEDÌ
14 luglio 2010
PAGINA 3

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> MOSTRE Le geometrie entropiche di Joël Stein esposte al Marca di Acri fino al 26 settembre

Elogio
dell’instabile
di Teodolinda Coltellaro

S
abato 3 luglio, all’in- perché un fruitore riceve ciò che essa ve della mostra e affondando lo sguar-
terno dei prestigiosi può trasmettere. Così nel rapporto in- do analitico nella connotazione lingui-
spazi espositivi di terattivo tra l’opera e chi osserva, que- stica delle opere, ci si rende conto co-
Palazzo Sanseverino st’ultimo è sollecitato a porsi delle do- me forte sia la volontà dell’artista di far
Falcone, sede del mande, interrogativi sulla vita , sul partecipare lo spettatore alla creazio-
Maca (Museo arte mondo, che provocano in lui una con- ne dell’opera, come ci si senta inequi-
contemporanea acri), in un raffinato dizione di continua instabilità percet- vocabilmente al centro di un processo
e affascinante connubio tra antico e tiva». Il fruitore diventa, quindi, un in- di comunicazione, elemento fondante
contemporaneo, tra storia e innova- terlocutore attivo, sveste i panni della di un’esperienza progettuale, pro-
zione, coniugati nell’essenzialità e fun- passività contemplativa dell’oggetto grammata anche e soprattutto per il
zionalità visiva dell’allestimento, si è estetico coinvolgendosi e lasciandosi coinvolgimento di ciascun fruitore,
tenuta l’inaugurazione della mostra trasportare nell’azione, nella dinami- quindi, per noi.
“Joël Stein, retrospettiva 1946- cità creativa, nella vita stessa dell’ope- L’esperienza visiva ha inizio con l’im-
2010.Colore, luce, geometria, movi- ra. magine caustica generata dal raggio
mento, interazione”, curata da Valmo- «L’osservatore - precisa Valmore Zor- del laser che traccia forme, strutture
re Zordan e Bernard Légé. dan - non solo per Stein, ma per tutti mutanti, effimere, durevoli quanto ba-
La mostra, prima di giungere al museo i componenti del gruppo, doveva es- sta per percepirne l’esistenza transito-
di Acri, ha avuto già il suo prologo in sere il fruitore dell’opera ma anche ria; a fianco, altre macchine e oggetti
VISIONI “Effetti visivi nel
Bassa Normandia, dove l’artista risie- compartecipare alla sua creazione, os- che hanno incorporato il movimento e
caleidoscopio” di Joël
de, allestita in due straordinarie strut- sia essere attivo nei confronti dell’ope- il tempo: una “Scatola di accelerazio-
Stein; in alto, il pubblico
ture architettoniche: l’Abbaye aux Da- ra. Questa è stata una grande rivoluzio- ne ottica a trame metallica”, un ’”Esa-
della mostra del Maca
mes e l’Abbaye aux Hommes di Caen. ne. Infatti, le loro prime installazioni, gono in rosso e blu”; in successione,
di Acri; in basso Bernard
La sua realizzazione, al di là della coin- i Labirinti, presentavano in ogni cellu- seguendo la scansione cronologica del-
Légé e Virgilio Stein
cidente volontà delle diverse istituzio- la situazioni che comportavano sem- la ricerca di Stein, nelle varie sale si in-
ni promotrici che ne hanno condiviso pre un’interazione diretta con il frui- seguono e si sovrappongono, offren-
l’assunto ideativo, è stata resa possibi- tore che doveva calpestare, toccare, dosi alla dinamica percettiva della vi- crepuscolari e diurne della luce e co- risposta, hanno al massimo guadagna-
le anche dal considerevole numero di spostare… insomma, partecipare al sione, tutta una serie di oggetti inte- gliere le transizioni , il passaggio dalla to una complessità e la loro apparente
opere messe a disposizione dal Valmo- processo di creazione». «Utopie? - si rattivi: triedri, anamorfosi in acciaio luce all’ombra, da una luminosità al- semplicità non risolve nulla». L’artista
re studio arte di Vicenza che è anche chiede Stein - Senza dubbio, ma non specchiante, caleidoscopio-prisma, l’altra, individuando i giochi e i movi- Silvio Vigliaturo, direttore artistico del
sede dell’Archivio ufficiale di Joël solo. Utopistico, la convinzione che il spirali metalliche che attraverso il gio- menti di un universo luminoso e im- Maca, nel rimarcare la valenza inter-
Stein. Dopo la tappa al Maca, dove sa- progresso continuasse a crescere, e co determinano un coinvolgimento to- palpabile, esplorandone le figure vir- nazionale della retrospettiva dedicata
rà visitabile fino al 26 settembre pros- l’arte del multiplo avrebbe trovato il tale dell’osservatore, sia dell’adulto che tuali, le mutazioni anche minimali, le all’artista francese, sottolinea come il
simo, la mostra si sposterà al Museo suo posto in una società del consumo del bambino, rapito in questa logica persistenze, gli slittamenti visivi, appa- percorso di Stein sia stato, nella sua so-
di arte moderna di Senigallia e, in suc- trionfante. La pittura, ormai superata, attrattiva ludica che amplifica la sor- gandosi di insolite profondità e lievi stanza, illuminante: «E’ riuscito lad-
cessione cronologica, chiuderà il per- sarebbe stata sostituita da oggetti in presa, la meraviglia, lo piazzamento, trasparenze in una dimensione - l’om- dove pochi nell’arte concettuale, vi-
corso espositivo nella preziosa classi- cui la luce, il movimento, l’interazio- che esalta il valore sociale ed estetico bra- che sfuma verso altre elaborazio- suale e cinetica sono riusciti; altri non
cità della Basilica Palladiana di Vicen- ne, modificavano i rapporti statici ope- del gioco senza tirare in ballo pre-co- ni geometriche, verso altri rapporti in- hanno avuto un percorso lungo come
za. In un itinerario che si snoda su tre ra-spettatore”. Dopo lo scioglimento noscenze; l’occhio indugia tra statici- stabili, all’acme di un cammino di ri- il suo; hanno compiuto piuttosto un
siti dell’Unescu, due francesi e uno ita- del Gruppo, dopo il 1968, comincia tà e movimento, si smarrisce nei trac- cerca in cui comincia, forse, a vacilla- passaggio, magari un lungo passaggio,
liano, e due musei d’arte contempora- per Stein un periodo di ricerca indivi- ciati labirintici, riemerge e sconfina re la convinzione di un’arte troppo però un passaggio; per Joël Stein è sta-
nea, che collega e crea legami cultura- duale che coincide con un ritorno alla nelle ambiguità formali , nelle super- esatta. In effetti - puntualizza Légé - to la vita, è stato inesorabilmente tut-
li travalicando le frontiere, è stata pen- pittura. fici scandite in progressioni cromati- «egli rimpiange di non essere un ve- ta la sua vita.
sata ed organizzata quest’importante «Forte delle sue esperienze persegue che, percorre nelle tele segrete relazio- ro scienziato, di non operare con i me- Se gli altri del Gruppo Grav hanno
esposizione che rende omaggio ad un le sue sperimentazioni nel mondo de- ni tra forma e campo , esplora le “Qua- todi scientifici: lui è, tutto sommato, mollato, lui, col pensiero del ’61, la con-
artista cinetico, grande ricercatore e fi- gli intrecci, delle variazioni cromatiche drature del cerchio”, s’impiglia nelle un artista ed è consapevole che la tinuità della sua ricerca, anche nel
ne teorico, annoverato tra i maestri e delle strutture ambigue che si vedo- costruzioni giocose di “Cerchi virtuali”, scienza non risolverebbe i suoi proble- 2010, è arrivato qui, dove si è concre-
dell’arte contemporanea, per quanto no nelle sue pitture…(S. Lemoine)». nelle trasparenze luce -ombra , per ri- mi. E’ tormentato, inquieto e si pone tizzato quest’evento che rende visibi-
poco conosciuto dal grande pubblico, Entrando nelle dimensioni conosciti- tornare a perdersi nelle dimensioni tante domande. Si accontenta di dire li la ricerca, il pensiero di un artista
anche perchè - sottolinea Légé - «lui che non ha la risposta, che lascia alla contemporaneo che, trasportando la
non ha mai fatto un lavoro per vende- storia, agli altri il giudizio su ciò che contemporaneità d’allora all’oggi, di-
re, per sedurre, per essere di moda; ha fa». mostra quanto essa sia di un’attualità
scelto una via di indagine e l’ha segui- Il percorso retrospettivo che si artico- bruciante».
ta fino in fondo, con coerenza e rigo- la negli spazi del museo di Acri, attra- «Oggi - scrive l’artista - mi sforzo sem-
re». versa ben oltre 60 anni della sua vicen- pre di non ridurre la mia opera ad una
La sua storia artistica, dal ’60 al ’68, da artistica, anni intensi di ricerca e formula comoda; in ogni tela cerco di
coincide con i destini del Gruppo Grav sperimentazione nel campo dei mec- preservare una via d’uscita, una specie
(Gruppo di ricerca d’arte visuale), di canismi della visione, della percezione di botola che permetterà di evadere.
cui è stato cofondatore a Parigi insie- retinica, a indagarne le contraddizio- Dietro la sua immobilità apparente si
me a Garcia Rossi, Le Parc, Morellet, ni, i limiti, gli inganni ottici che pro- nasconde un movimento, è il contrario
Sobrino, Vasarely e con cui prospetta vocano la messa in dubbio delle certez- di una trappola, un’uscita verso qual-
«un nuovo nesso artista-società, al di ze. “Egli, pur essendone molto gratifi- cosaltro».
fuori delle consuetudini, inibitorie e cato – ricorda Valmore Zordan - era Forse, nella degradante penombra del-
deformanti, dell’estetismo tradiziona- un po’ contrariato, perché lui ritiene l’imbrunire che si annulla nell’oscuri-
le (U. Apollonio)», indirizzando la pro- che una retrospettiva segni la conclu- tà dell’ombra, laddove l’occhio non
pria ricerca sulle due principali coordi- sione dell’attività di un artista, un pun- può più dare certezze e appigli rassi-
nate della visione periferica e dell’in- to d’arrivo fermo oltre il quale egli non curanti, ma ci si può solo porre do-
stabilità e spostando il proprio interes- andrà più e, quindi, non la riteneva di mande, l’artista lascia aperta una via
se sull’opera non definitiva, esatta, pro- buon auspicio». D’altra parte, lo stes- d’uscita verso livelli di consapevolezza
grammata. In tale direzione operativa so Stein annota che «uno sguardo in- più profonda o per dare spazio ad al-
e d’indagine, si viene a delineare un dietro è cosa difficile, è come dire che tre domande attraverso cui ripropor-
rapporto nuovo, decisivo, tra opera e il presente non conta più, che è ora di re uno straordinario elogio all’instabi-
fruitore, per cui - come spiega Légé - bilanci mentre tante cose restano da lità della visione e all’inesauribile gio-
«l’opera non esiste per se stessa, ma fare. Le domande sono rimaste senza co dell’infinito.

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