il foyer e' tutto del teatro

aprile maggio giugno

2 2017

Osservando l'immagine di copertina

Raul Gabriel, The Glorious Nothing #2, coloranti da laboratorio
e colla epossidica su polistirolo edilizio, cm 240 x 120, 2016.
Raul Gabriel nato nel
1966 nei sobborghi di
Buenos Aires. Vive e la-
vora tra Londra e Milano.
Dopo un periodo dedi-
cato alla sperimenta-
zione in musica ed un
lungo viaggio a Santa-
Fe de Bogot, alla fine
del 1998 si converte
alle arti visive che lo
portano a Milano poi a
Londra, dove in pochi
anni gli vengono dedi-
cate numerose mostre
pubbliche e private.
Raul Gabriel rimane
un artista underground
che segue un percorso
sempre alternativo ai
circuiti tradizionali. Un
percorso che parte dal
corpo,meglio inteso
come identit biologica
della realt, e dei suoi
processi mutazionali
declinati nelle differenti
forme estetiche.
Mostrare la inesistenza
di confini immaginati e
strumentali, vincoli ob-
soleti ancora forti nella
cultura contempora-
nea, uno degli obiet-
tivi prioritari di Raul
Gabriel. Attraverso le
opere affronta territori
differenti solo in appa-
renza, per tentare di
delineare una unit rin-
novata e la possibilit di
una scrittura comune.
Raul Gabriel tiene a
dire: mi interessa a tra-
scrizione del corpo, non
la descrizione. La descri-
zione ha un intento uni-
camente decorativo.
Alcuni momenti prin-
cipali del suo percorso
iniziano con la parte-
cipazione alla mostra
pubblica al Palazzo
delle Stelline nel 2000,
chiamata Periscopio e
la personale alla Fon-
dazione Mudima nel
2003 a Milano. Poi la
Quadriennale di Roma
2003-2005 e a Londra
l'installazione a Batter-
sea Park e la personale
alla Broadbent Gallery.
Negli anni successivi
espone in tutta Europa
e nel mondo, da Berlino
a Shangai.
Vogliamo ricordare
anche le pi recenti
operazioni milanesi:
Passaggi di stato: five
chairs al dipartimento
di filosofia dell'Uni-
versit Cattolica, Raul
Gabriel incontra Lucio
Fontana alla sala Lucio
Fontana MUDI e Back
to Berlin, un'opera vi-
deo presentata all'Au-
ditorium San Fedele.
Il muro del Salone di via Dini
che Raul Gabriel realizzer in primavera per il primo Teatro Metropolitano
Lo scorso febbraio la Fondazione za della periferia. Io qui non voglio
Rivoli2, con il sostegno di Na- fare unopera decorativa.
vigando Turismo e Cultura, ha NSA: Anche perch si inserirebbe
presentato negli spazi del Salone in un contesto architettonico con
di via Dini il progetto espositi- una propria impronta e unidentit
vo di Raul Gabriel The Glorious imponente: vedo arduo trovare un
Nothing di cui vediamo unopera rapporto estetico con un abbelli-
riprodotta qui a lato e in coper- mento, sarebbe troppo artefatto.
tina. Ma la relazione tra Gabriel RG: Vorrei che fosse intimo e
e il Salone non si esaurita con ibrido. Una trasfusione di cate-
la mostra; lartista infatti questa gorie differenti una nell'altra in
primavera interverr anche sul modo che si contaminino nell'in-
muro perimetrale del teatro con timo. Non canceller scritte e
unopera permanente. graffiti. Quindi un'opera che
Del muro mi accingo a raccontare. tenti di tracciare un percorso
strano parlare di unopera dar- linguistico con una componente
te senza averla vista (cos come concettuale che si innesta in una
strano annunciare spettacoli tre concretezza e centralit della
mesi prima del debutto e che non struttura linguistica.
sono ancora in prova, direte voi NSA: Ma il tuo gesto, il segno che
lettori di Foyer), ma forte della- vediamo nelle tue tele e nei poli-
bitudine a giocare danticipo e stiroli, assolutamente pittorico.
con grande curiosit prendo un RG: Voglio rintracciare, come un
appuntamento con Raul per far- rabdomante, una possibile trama
mi raccontare il progetto che ha estetica di questo vortice casuale.
in mente per il rinnovamento del Senza idee precostituite, non vo-
teatro appena riaperto nel com- glio essere influenzato dalla mia
plesso Puecher di via Ulisse Dini. storia ma da quella della citt: il
Arrivo nel suo studio milanese, muro attualmente ha gi la sua
uno spazio al piano terreno pieno storia, anche violenta, fatta di
di polistiroli e tele che mi mostra disordini e scontri ideologici; di
orientandole alla luce che filtra segni, scritte, parole.
dalla grande vetrata dellingres- NSA: Beckett in Quello che stra-
so. Qui il nero del bitume, usato no via riparte e ricomincia dalla
come inchiostro, sul fondo del- luce: ogni volta, per fissare un
le tele nere diventa pi nero del ricordo nella memoria, lo cancel-
nero e il bianco dei polistiroli ab- la, invoca una luce abbagliante e
bagliante; a contrasto, le tonalit ricomincia a ricordare. Tu riparti
sintetiche delle corrosioni della dalla pittura?
colla epossidica creano arcobale- RG: I segni stessi del linguaggio
ni postindustriali. sono scrittura e corporeit. La cor-
Scegliamo insieme limmagine poreit non una rappresentazio-
per la copertina del giornale e ne cristallizzata del reale, ma una
Nicola Sisti Ajmone: Adesso rac- continua metamorfosi. Pertanto
contami del muro. ritengo che esista un valore del lin-
Raul Gabriel: lungo cinquanta guaggio e della sua articolazione,
metri! unopera pubblica, ma ho della parola, se non della lettera,
concepito questo progetto come che antecedente al significato
un lavoro intimo. L'idea che il stesso della parola. Se dico pe-
muro diventi vero e proprio la- sce, mi figuro un dato animale,
boratorio della dimenticanza del ma nella parola vi un valore cor-
fine a favore del senso. La maggior poreo che precede il significato
parte degli interventi di riqualifi- della parola stessa. Questo valore
cazione sono di tipo estetizzante, sta forse nel suono, nel motore,
un tentativo di addolcire la durez- nella genesi stessa della parola. Io
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lo cerco nel segno artistico. Ognu-
no dei miei segni iconico, ma
ancor prima corporeo, al di l di
ogni finalit rappresentativa.
Lo insegna la fenomenologia: tut-
to, nellesperienza, si d mediante
il corpo. Non vi eccedenza rispet-
to alla corporeit, che include per-
sino la trascendenza. Non si tratta
di una teoria riduzionista, bens
espansionista: espande infatti la
percezione comune del reale.
NSA: Parli di un capolavoro. Non
una grande opera artistica, ma il
capo-lavoro delle scuole darte,
quando si crea un cubo a lima da
un pezzo grezzo di ferro [capola-
voro (comp. di capo e lavoro) s.m.
1. Massima espressione artistica
di un autore, di una corrente, di
un periodo della cultura. 2. estens.
Opera, condizione che presenta
al pi alto grado una caratteristi-
ca positiva o negativa. 3. Manufat-
to eseguito da un allievo artigiano
o da un operaio apprendista come
prova d'esame, esercizio che sta
in capo al lavoro.]
RG: Esatto.
NSA: Allora potrei chiudere il pez-
zo per il giornale dicendo: Una
volta ultimato, andate a vedere il
muro; osservatelo bene. Vi accor-
gerete che lo conoscevate gi.
RG: Mi sembra perfetto.
NSA: E per dirla ancora con Be-
ckett Non c niente da dire,
niente con cui esprimere niente;
tuttavia rimane il bisogno e la ne-
cessit di farlo.
RG: proprio il tema di fondo
della mia poetica: la scrittura, ar-
tistica, che si nega nel momento
stesso in cui si compie. una tra-
duzione diretta della percezione
stessa del mio corpo come qual-
cosa che c e, insieme, mi sfug-
ge. Per cui, nellarte, lopera
viva quando cattura al suo inter-
no questa vibrazione costante,
priva di soluzione. E per dirla con
una lezione linguistica, il muro:
sar un capo-lavoro.
NSA
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