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Il Congresso di Vienna. Seduta dei plenipotenziari delle otto potenze firmatarie del trattato di Parigi - stampa - da
un dipinto di J.-B. Isabey - Museo del Risorgimento - Milano
Altri tre Stati italiani furono poi affidati a principi asburgici: il Granducato di Toscana ritorn a Ferdinando III di
Lorena, fratello minore dellimperatore Francesco I; il Ducato di Parma e Piacenza fu assegnato a Maria Luigia,
ex imperatrice dei francesi e figlia dellimperatore dAustria (con la clausola che alla sua morte il Ducato fosse
retrocesso ai Borboni di Parma, entrati provvisoriamente in possesso dellex Repubblica di Lucca, trasformata in
Ducato); il Ducato di Modena e Reggio venne attribuito a Francesco IV dAustria-Este.
LAustria ottenne inoltre il diritto di presidiare militarmente le cittadelle di Piacenza, nel Ducato di Parma, e di
Ferrara e Comacchio, nello Stato pontificio, restaurato sotto Pio VII.
Anche il Meridione entr nellorbita austriaca grazie al trattato di alleanza difensiva firmato con Ferdinando IV di
Borbone, ritornato sul trono del Regno meridionale con il titolo di re delle Due Sicilie e il nome di Ferdinando I.
In una posizione di relativa autonomia rest invece il sabaudo Regno di Sardegna, ingrandito per lacquisizione
dellex Repubblica di Genova e tornato a Vittorio Emanuele I; per linteressamento dello zar Alessandro I fu in
ogni caso riconosciuto ai Savoia il diritto di affidare la successione ai Savoia-Carignano nel caso quasi certo di
estinzione del ramo primogenito.
Nel tentativo di garantire gli equilibri interni e internazionali stabiliti a Vienna, lo zar Alessandro I propose la
creazione di una Santa alleanza che avrebbe impegnato i sovrani a fondare la loro politica estera sui principi della
giustizia, della carit cristiana e della pace e a prestarsi vicendevole aiuto in ogni caso e circostanza.
Sottoscritto da
Austria, Russia e
Prussia e da Stati
minori, ma non
dallInghilterra, il
26 settembre 1815,
questo trattato
precedette di quasi
due mesi la
Quadruplice
alleanza che,
conclusa tra
Inghilterra,
Austria, Prussia e
Russia in funzione
antifrancese,
impegn le potenze
vincitrici a
consultarsi ogni
volta fosse messo in
discussione
lequilibrio
europeo.
Da un atlante del XIX secolo: Europe after the Congress of Vienna. Neele sculpt., 352 Strand, London.
Le due alleanze Drawn & engraved for Thomson's New general atlas - 1816
diedero cos origine
alla cosiddetta politica dei congressi, riunioni annuali tra i vari Stati europei che permisero a Metternich di
definire il principio dellintervento allinterno di paesi interessati da movimenti rivoluzionari e di agire per
conservare lordine politico-sociale restaurato nel 1815.
02|La rivoluzione del 1820-1821 a Napoli e in Sicilia
Il successo della rivoluzione in Spagna, dove il 7 marzo 1820 fu reintrodotta la Costituzione di Cadice del 1812, si
riverber con particolare evidenza nel Regno delle due Sicilie, determinando un intenso lavorio tra i carbonari e i
militari favorevoli alla Costituzione. Dopo una serie di tentativi falliti sul nascere, nella notte tra il 1 e il 2 luglio
1820, una trentina di carbonari della vendita di Nola, guidati dal prete Luigi Minichini, e 127 sottufficiali e soldati
del reggimento di cavalleria Borbone, comandati dal tenente Michele Morelli e dal sottotenente Giuseppe Silvati,
diedero inizio ad un moto insurrezionale, dirigendosi verso Avellino.
La mattina del 3 luglio Morelli entr in citt e cedette pubblicamente il comando delle forze ribelli al tenente
colonnello De Concilj, capo delle truppe locali. Contemporaneamente, le vendite del foggiano, della Calabria,
della Basilicata, insieme alle milizie provinciali e alle truppe di linea, insorsero col favore delle popolazioni,
rendendo difficoltose le comunicazioni tra Napoli, la Puglia e la Calabria, e condannando cos al fallimento
liniziale tentativo di repressione affidato al generale Carascosa.
Il 18 luglio gli insorti costituirono quindi una Giunta di governo, presieduta dal cardinale Gravina, poi sostituito
alcuni giorni dopo dal principe di Villafranca, che invi a Napoli una missione per chiedere che la Sicilia fosse
costituita in un ragno separato.
Favorevoli allindipendenza si dimostrarono per solo le provincie di Palermo e di Girgenti, mentre molte citt
dellisola, e in prima linea Catania e Messina, si dichiararono contrarie allegemonia palermitana e favorevoli, al
contrario, al mantenimento del legame con Napoli. Spedizioni di palermitani si diressero quindi contro gli
abitanti di Caltanissetta, di Trapani e di Siracusa, ma solo la prima fu coronata dal successo.
A questo punto il governo napoletano decise di intervenire, nominando luogotenente del re in Sicilia Antonio
Ruffo, principe della Scaletta, ed inviando nellisola il principe Florestano Pepe, fratello di Guglielmo, alla guida
di circa quattromila uomini.
Diretto verso Palermo, il 22 settembre Florestano Pepe pot concludere un accordo a Termini Imerese con il
principe di Villafranca, accordo che, non accettato dalla popolazione palermitana, scaten violenti scontri in citt
tra rappresentanti delle maestranze, nobilt e borghesia.
Dopo aver fallito un attacco di sorpresa contro gli austriaci a Rieti il 7 marzo, Pepe tent di resistere nelle gole di
Antrodoco, ma, sconfitto nuovamente, dovette abbandonare lAquila e ritirarsi verso sud.
La marcia delle truppe austriache fu a questo punto relativamente facile: cessata ogni resistenza napoletana, il 20
marzo 1821 gli austriaci poterono entrate a Capua e il 24 a Napoli.
03|La rivoluzione del 1821 in Piemonte
Nella notte tra il 9 e il 10 marzo 1821 alcuni federati (una setta rivoluzionaria liberale diffusa in Lombardia e
Piemonte), guidati tra gli altri dal colonnello Guglielmo Ansaldi e dal capitano Isidoro Palma, si impadronirono
della cittadella di Alessandria e fecero insorgere il reggimento Dragoni del re e la brigata Genova; nella stessa
notte fu costituita una Giunta provvisoria di governo della quale fu presidente Ansaldi stesso.
Nel giro di due giorni la rivolta si propag a Torino, dove il 12 marzo un gruppo di ufficiali fece insorgere il
reggimento Aosta e si impadron della cittadella: vi fu innalzata la bandiera con i tre colori della carboneria e fu
proclamata la Costituzione di Spagna. Incapace di fronteggiare la situazione, Vittorio Emanuele I decise allora di
abdicare e, dato che suo fratello Carlo Felice si trovava a Modena, nomin reggente il cugino Carlo Alberto.
Guerra Santorre
di Santarosa capo assieme a Guglielmo Moffa di Lisio, Giacinto
Provana di Collegno, e Carlo Asinari di San Marzano di una
cospirazione che era stata scoperta a Torino i primi di marzo
Carlo Alberto part quindi per Novara secondo gli ordini che gli
erano stati precedentemente impartiti da Carlo Felice, e si un alle
forze controrivoluzionarie.
Sentenza contro Federico Confalonieri, Alessandro Andryane ed altri contumaci e detenuti (27
agosto e 9 ottobre 1823) - Museo centrale del Risorgimento - Roma
Negli anni 1820-1823 due clamorosi processi furono intentati nel Lombardo-Veneto contro esponenti del
movimento liberale patriottico, il cui gruppo dirigente ne risult pesantemente indebolito.
La rivoluzione del 1831 nei Ducati e nello Stato pontificio, sebbene fosse collegata alla situazione internazionale
creatasi dopo gli avvenimenti francesi del luglio 1830, fu influenzata nella sua preparazione dalla cosiddetta
congiura estense, un intrigo che aveva visto coinvolto il cospiratore modenese Enrico Misley fin dal 1826. Gi a
quel tempo, egli aveva infatti stretto rapporti con il duca di Modena Francesco IV, nel tentativo di coinvolgerlo in
alcune trame finalizzate a porlo alla guida di un regno dItalia indipendente.
Tuttavia, anticipando le mosse dei cospiratori, la mattina del 3 febbraio Francesco IV fece arrestare alcuni
congiurati, tra cui figurava Nicola Fabrizi, e la sera stessa ordin di assalire l'abitazione di Menotti dove erano
riuniti molti uomini pronti allinsurrezione. Dopo un breve combattimento, Menotti stesso, assieme ad altri
quarantatr patrioti, fu cos catturato.
Il 5 febbraio giunse a Modena la notizia di un moto scoppiato il giorno precedente a Bologna, assieme alla voce,
poi risultata infondata, di una marcia di numerosi bolognesi armati verso la citt. Cos il duca, dopo che gli fu
negato aiuto da parte del generale Frimont, comandante dellesercito austriaco nel Lombardo-Veneto, residente a
Mantova, decise di rifugiarsi in quella citt, nel timore che Modena potesse essere travolta dai gruppi di insorti
che si aggiravano per il Ducato.
Da questo momento in poi gli austriaci effettuarono rapidamente e con successo il loro intervento militare, quasi
senza incontrare ostacoli, anche perch la maggior parte dei governi provvisori, composti per lo pi di elementi
moderati, non credeva nella possibilit di una resistenza efficace, e tantomeno nel valore che una lotta destinata
allinsuccesso avrebbe potuto avere per lavvenire. Il 1 marzo le truppe imperiali poterono varcare senza
difficolt il territorio del Ducato di Parma, il 4 entrarono nel Ducato di Modena, e agevolarono in questo modo il
rientro nella sua citt di Francesco IV, avvenuto il 9 dello stesso mese.
A partire dal giugno 1833, Mazzini, esule a Ginevra, riprese i preparativi per unazione dallesterno contro il
Regno sardo, progettando una spedizione in Savoia e un colpo di mano insurrezionale a Genova. Ottenuti fondi
da alcuni ricchi esuli lombardi, egli cominci a reclutare forze tra gli italiani, i polacchi e i tedeschi residenti in
Francia e in Svizzera, e scelse di affidare il comando militare della spedizione a Gerolamo Ramorino, generale
nellesercito piemontese, esule dal 1821.
Mazzini scongiura il generale Ramorino di guidare la spedizione in Savoia. Ramorino non voleva partire perch
aveva trovato solo poche decine di patrioti - Museo del Risorgimento - Torino
Accettato lincarico nellottobre, con limpegno di organizzare una legione di un migliaio di uomini, Ramorino
part per per Parigi, tornando a Genova senza alcuna legione il 31 gennaio 1834, a pochi giorni dalla data
stabilita per lavvio della spedizione, e dopo aver sperperato al tavolo da gioco tutto il denaro messo a sua
disposizione.
Bench Mazzini avesse nel frattempo raccolto alcune centinaia di uomini
e svolto un lavoro preparatorio in Savoia, il governo piemontese,
insospettito dai movimenti degli esuli ai confini sabaudi, aveva preso le
necessarie misure di sicurezza.
Sbarcati alla foce del fiume Neto, presso Crotone, quattro giorni
dopo, si inoltrarono verso linterno senza incontrare resistenza,
ma senza trovare neanche uomini disposti a collaborare
allimpresa.
La piccola
schiera fu
I Fratelli Bandiera. Emilio - stampa - Museo del cos catturata
Risorgimento - Milano dalle autorit
borboniche
presso San Giovanni in Fiore il 20 giugno, dopo un breve
scontro nel quale caddero due patrioti.
Le forze regie adottano invece una tattica difensiva asserragliandosi nei principali edifici pubblici in attesa dei
rinforzi, mentre lartiglieria bombardava la citt dal fronte di Castellammare e sparava lungo via Toledo e via
Maqueda.
Nella convinzione che fosse necessario allargare il fronte rivoluzionario e chiamare alla lotta gli aristocratici e i
borghesi moderati, La Masa indusse il comitato della Fieravecchia a rivolgere loro un appello, cosicch il 14
gennaio furono costituiti quattro distinti comitati (per lannona, per le munizioni di guerra, per la pubblica
sicurezza e per le informazioni) presieduti da esponenti dellaristocrazia.
Linsurrezione esplose il 17 gennaio nel Cilento, a R. Foggi - Carlo Poerio - fotografia - Museo centrale del
Castellabate, a Pollica, a Torchiara, dove in accordo con il Risorgimento - Roma
detenuto napoletano Carlo Poerio, alcuni patrioti alla testa
di piccole bande armate occuparono Vallo della Lucania, costituendovi un governo provvisorio.
Non essendo per insorta Salerno, i capi della rivolta si limitarono ad occupare vari paesi della zona,
distruggendo archivi comunali e uffici regi.
Le notizie della rivoluzione di Vienna, giunte a Milano la sera del 17 marzo, contribuirono a riaccendere gli animi
tra la cittadinanza, gi esacerbati dopo che, nel gennaio precedente, il successo dello sciopero del fumo aveva
determinato duri scontri con la polizia e lasciato sul terreno sei morti e una cinquantina di feriti.
Dopo che il corteo, di ritorno al Palazzo del Broletto, venne per disperso a fucilate in via Montenapoleone da un
reparto di truppe, linsurrezione scoppi un po ovunque in modo spontaneo e vennero erette le prime barricate.
Appena avuta
notizia del tumulto,
Radetzky avvi la
repressione,
imponendo ai suoi
generali di
occupare di nuovo
il Palazzo del
governo, di
rafforzare il
presidio al Palazzo
Reale e di entrare
nel Duomo. La sera
stessa le forze
austriache
assalirono il
Broletto,
catturando pi di
cento cittadini,
mentre i capi della
rivolta, e gli stessi
Sanesi e Scotto - Cacciata degli austriaci da Milano, 22 marzo 1848 - acquaforte acquarellata - Museo Casati e Cernuschi,
centrale del Risorgimento - Roma si rifugiavano nella
casa del conte Carlo
Taverna che divenne il quartier generale della rivoluzione.
Il 19 la lotta riprese con intensit crescente e coinvolse quasi tutti gli strati della popolazione: nonostante le
numerose barricate erette dalla cittadinanza rendessero per difficili i movimenti degli austriaci, questi tenevano
saldamente il Castello, i Bastioni, le caserme e molti edifici pubblici e privati, mentre gli insorti pagavano
lassenza di una direzione politico-militare unitaria.
Il giorno seguente
si deline inoltre
in modo piuttosto
chiaro il contrasto
tra Casati,
esponente della
corrente
moderata
aristocratica,
ancora incline a
conservare alla
municipalit una
parvenza di
potere legale sulla
base dei decreti
firmati il giorno
prima, e
Cattaneo, che
quella stessa
mattina aveva
costituito un
Consiglio di
guerra con il
G. Gorra - L'assalto a Porta Tosa nel marzo del 1848 - olio su tela - Musei Civici - Milano
compito di
guidare la lotta contro lo straniero.
Mentre il nuovo piano di guerra cominciava a dare i suoi frutti permettendo agli insorti di occupare, il 20
marzo, il Duomo, il Palazzo Reale, la direzione della polizia con il carcere annesso, e, il 21, di espugnare il palazzo
del Genio e quasi tutte le posizioni austriache allinterno dei Bastioni , i contrasti tra municipalit e Consiglio di
guerra si fecero pi accesi, a causa della disponibilit mostrata da Casati di fronte alle proposte di tregua avanzate
da Radetzky e al diverso atteggiamento assunto verso lipotesi di un intervento piemontese a fianco agli insorti:
mentre infatti i nobili moderati della municipalit erano favorevoli allidea della guerra regia, ed erano pronti a
costituirsi in governo provvisorio e a chiedere un aiuto ufficiale a Carlo Alberto come suggerito dal re sabaudo,
Cattaneo sosteneva invece il progetto di una lotta federale e nazionale dellItalia intera per lindipendenza.
Le prime notizie sulla rivoluzione di Vienna giunsero a Venezia nel pomeriggio del 16 marzo e destarono grande
fermento. Il 17, in seguito ad una vivace manifestazione, il governatore Palffy ordin il rilascio di Manin,
Tommaseo e degli altri patrioti arrestati a gennaio, i quali furono immediatamente portati dai manifestanti stessi
in piazza San Marco.
Di fronte agli avvenimenti milanesi del marzo 1848, un crescente fermento dilag nel Regno di Sardegna, dove
dimostrazioni popolari chiesero lintervento piemontese in Lombardia e gruppi di giovani si misero in viaggio
verso Milano. Mentre reparti di volontari partivano anche dalle principali citt della Toscana, e occupavano la
Lunigiana, la Garfagnana e Pontremoli, il 23 marzo il Consiglio dei ministri sardo, dopo alcune iniziali titubanze,
opt alla presenza del re per la guerra contro lAustria, annunciata poi con un proclama il giorno successivo.
Frattanto, mentre Guglielmo Pepe alla guida di un corpo di spedizione napoletano partiva dallAbruzzo per
Venezia, le forze di soccorso imperiali, che avevano gi costretto Udine alla capitolazione, occupavano tra il 5 e 6
maggio Belluno e Feltre. Fronteggiati in una prima fase solo da scarse truppe di volontari veneti, tra l8 e il 9
maggio gli austriaci sconfissero il corpo pontificio comandato dal generale Giovanni Durando, il quale, partito da
Roma alla fine di marzo, era stato incorporato nellesercito piemontese dopo lallocuzione papale del 29 aprile,
con la quale Pio IX aveva dichiarato di non voler prendere parte al conflitto contro lAustria.
S. De Albertis - La battaglia di Pastrengo - olio su tela - Museo Civico Revoltella - Trieste
Dopo un breve periodo di stasi, lo scontro riprese quindi a fine maggio: il 29, la divisione toscana comandata dal
generale De Laugier, rafforzata da due battaglioni napoletani, fu sconfitta dagli austriaci a Curtatone e
Montanara, in provincia di Mantova, dopo uneroica resistenza; il giorno successivo, i piemontesi ebbero tuttavia
la meglio sugli austriaci presso Goito, e, in seguito alla resa di Peschiera avvenuta quella stessa sera, poterono il
31 maggio occupare anche quella fortezza.
Nonostante i successi piemontesi, gli austriaci furono per in grado in breve tempo di occupare gran parte del
Veneto: caduta Vicenza il 10 giugno, presso la quale si registr una delle battaglie pi sanguinose della guerra,
lesercito imperiale occup nel giro di pochi giorni Padova, Treviso, Mestre e Palmanova, lasciando in mano agli
italiani solo Osoppo, che resistette fino al 13 ottobre, e Venezia con le isole della Laguna.
Dopo pi di un mese di inattivit, durante il quale Radetzky pot riorganizzare il suo esercito, alla fine di luglio si
svolse lo scontro decisivo: respinti il 22 luglio sullaltopiano di Rivoli, gli austriaci attaccarono la linea piemontese
tra Sona e Sommacampagna, riuscendo a travolgerla, passando il 24 luglio il Mincio con una parte delle forze.
Lesercito sardo pens quindi di muovere un attacco da Villafranca verso il nord-ovest, contro la linea di colline
che va da Custoza a Sommacampagna, ma a causa della scarsit di uomini, registr il 24 luglio solo un parziale
successo presso Stafflo. Il 25 Radetzky organizz quindi il contrattacco e inferse una pesante sconfitta presso
Custoza ai piemontesi, che ripiegarono su Goito.
Da quel momento la
ritirata dellesercito
sardo si fece sempre pi
rapida: passato lOglio il
28, il 1 agosto i
piemontesi si ritirarono
oltre lAdda, dirigendosi
verso Milano, dove
giunsero il 3 agosto. Gli
austriaci attaccarono
quindi la citt il 4 e,
nonostante lenergica
resistenza piemontese,
riuscirono a rompere la
prima linea di difesa
sarda quella sera stessa,
imponendo agli
avversari di ripiegare
entro i Bastioni.
G. Ferrari - Battaglia di Novara - Museo nazionale del Risorgimento - Torino
Convinto
dellimpossibilit di ogni resistenza, Carlo Alberto firm quindi la capitolazione il 5 agosto. Di fronte ad una
popolazione sgomenta, gli austriaci rientrarono cos a Milano il giorno seguente. Il 9 agosto venne quindi firmato
larmistizio di Salasco, che fissava alla frontiera tra Piemonte e Lombardia la linea di demarcazione dei due
eserciti.
Qui, gli austriaci attaccarono nuovamente il 23 marzo, e, nonostante alcuni contrattacchi abbastanza efficaci,
riuscirono ad avere la meglio sui loro avversari e ad entrare in citt il 24.
Regno delle due Sicilie - Napoli - 1841 - Compilata ed eseguita su pietra da Benedetto Marzolla - Real Litografia Militare
Dopo la concessione della Costituzione da parte di Ferdinando II nel febbraio 1848, la situazione nel Regno delle
Due Sicilie non miglior.
Mentre per la ribellione calabrese fu sconfitta dalle truppe napoletane entro la met di luglio, solamente alla fine
di agosto del 1848 Ferdinando II si convinse della necessit di inviare una spedizione in Sicilia per tentare di
riconquistare lisola.
Sbarcati a Messina il 2 settembre, ventimila uomini comandati dal generale Carlo Filangieri sottoposero per
alcuni giorni la citt ad un violentissimo bombardamento, costringendola il 7 settembre alla resa dopo una tenace
resistenza.
Sospese le ostilit grazie alla mediazione franco-inglese, si giunse l8 ottobre, dopo lunghe trattative, alla firma di
un armistizio di lunga durata, in base al quale i napoletani occuparono per il momento il triangolo tra capo
Peloro, Milazzo e Scaletta.
Vistosi per respingere dai siciliani anche la sua ultima proposta di mediazione latto di Gaeta del 28 febbraio
1849, con il quale tra le altre cose veniva concesso alla Sicilia un Parlamento indipendente il 19 marzo 1849
Ferdinando II denunci larmistizio dellottobre.
A questo punto il Granduca, che il 30 gennaio si era trasferito improvvisamente a Siena, nella notte tra il 7 e l8
febbraio part segretamente per Porto Santo Stefano. Di qui, il 21 febbraio si sarebbe poi imbarcato per Gaeta,
dove sarebbe giunto il 23.
Non appena giunse a Firenze la notizie della partenza di Leopoldo II da Siena, l8 febbraio, le Camere, sotto la
pressione dei democratici, elessero un governo provvisorio, composto da Guerrazzi, Montanelli e Mazzoni.
Bench lesecutivo indicesse per il 12 marzo sia le elezioni per i deputati da inviare alla Costituente italiana, sia
quelle per unAssemblea provvisoria toscana, Guerrazzi riusc a far rinviare ogni decisione sulla prima questione,
contribuendo decisamente al fallimento dellidea costituente lanciata da Montanelli fin dallottobre 1848.
Apertasi lAssemblea il 5 febbraio, quattro giorni dopo Stampatore Rossetti - Proclamazione della Repubblica
decret decaduto il potere temporale del papa e Romana, 1849 - 1861 - litografia ad opera
proclam la Repubblica romana.
Da atlanti dell'epoca. Roma. Plan of modern Rome, by W.B. Clarke, archt. Published under the superintendence
of the Society for the Diffusion of Useful Knowledge. Engraved by J. & C. Walker. Published by Baldwin &
Cradock, 47 Paternoster Row, Octr. 1, 1830. (London: Chapman & Hall, 1844).
Laiuto richiesto dal pontefice alle potenze straniere il 18 febbraio, loccupazione austriaca di Ferrara avvenuta lo
stesso giorno, e le difficolt incontrate dal governo di Roma nel tentare di stabilire un accordo con gli altri Stati
italiani per la convocazione di una Costituente italiana, complicarono ben presto la situazione, gi difficile da un
punto di vista finanziario e militare.
La ripresa della guerra contro lAustria da parte piemontese fece in ogni caso prevalere a Roma, dove era gi
presente Garibaldi e dove Mazzini era giunto il 5 marzo, lidea che la Repubblica avrebbe dovuto concentrare
tutte le sue energie per contribuire al successo della prima guerra di indipendenza.
La convinzione che
la lotta avrebbe
dovuto proseguire
venne espressa
anche dopo la
sconfitta di Novara,
in seguito alla quale,
anzi, la sera del 29
marzo, lAssemblea
costituente decise di
nominare un
triumvirato,
composto da
Mazzini, Armellini e
Saffi, cui furono
concessi poteri
illimitati per la
guerra
A sinistra i triumviri: Saffi, Mazzini e Armellini. A destra: "Assemblea Costituente. In nome di Dio e dindipendenza e per
del popolo" - 4 marzo 1849 la salvezza della
Repubblica.
Di fronte allo sbarco del primo contingente francese a Civitavecchia, il 25 aprile 1849, lAssemblea reag cos
decretando la resistenza ad oltranza.
Dopo i primi attacchi alla capitale pontificia, concentratisi la mattina del 30 aprile presso Porta San Pancrazio,
Porta Cavalleggeri e le mura vaticane, gli uomini del generale Oudinot furono costretti a ritirarsi in modo
piuttosto disordinato.
Mentre le ostilit con i francesi si interrompevano per fare spazio a trattative, nel mese di maggio la Repubblica
romana dovette fronteggiare un attacco napoletano nel Lazio e una invasione austriaca nelle Legazioni e nelle
Marche.
Il 1 giugno intanto, in seguito ad espliciti ordini del governo francese, Oudinot aveva deciso di rompere una
tregua approvata dallAssemblea costituente romana appena il giorno precedente e di concentrare il grosso delle
sue truppe sul Gianicolo. Il 3 giugno, mentre i francesi prendevano possesso di Ponte Milvio, violenti
combattimenti si svolsero presso villa Pamphili e villa Corsini (durante gli scontri fu gravemente ferito Goffredo
Mameli).
S. Lecchi - Resti del Casino Savorelli, dopo la violenta battaglia sul colle Gianicolo a Roma nel
1848 - Luglio 1849 - fotografia - Istituto per la Storia del Risorgimento - Roma
Dopo diversi giorni, in cui si susseguirono sortite dei romani e piccoli attacchi delle truppe di Oudinot, la mattina
del 13 giugno lartiglieria francese cominci il bombardamento della citt: lapertura di varie brecce nelle difese
gianicolensi permise agli assalitori, nella notte tra il 21 e il 22 giugno, di conquistare la prima linea di difesa.
Persa anche la seconda linea il 30 giugno, dopo un attacco generale francese durante il quale persero la vita circa
400 italiani, lAssemblea costituente dichiar impossibile ogni difesa e accett le dimissioni del triumvirato.
Quindi, il 1 luglio, approv la nuova Costituzione della Repubblica: essa, la pi avanzata in senso democratico di
tutte le Costituzioni italiane del Risorgimento, venne quindi proclamata simbolicamente in Campidoglio due
giorni dopo, a poche ore dallingresso in citt dellarmata di occupazione.
15|La fuga di Garibaldi e la trafila
Braccato dalle truppe austriache, Garibaldi decise, prima, di sconfinare in Toscana, dove comunic alle sue
truppe la decisione di andare a Venezia per combattere in difesa della Repubblica, e poi di passare nelle Marche
per la Bocca Trabaria, risalendo la zona di Montefeltro fino a San Marino.
La durezza delle marce (otto ore notturne e tre di pomeriggio), le difficolt nei rifornimenti, il caldo estivo e, in
alcuni casi, come ad Arezzo, lostilit delle popolazioni, provocarono le diserzioni di molti combattenti al seguito
del nizzardo. A fine luglio la colonna si era assottigliata a poco pi di 1.500 uomini.
Dopo unestenuante marcia sugli Appennini, stretto nella morsa delle truppe austriache che lo inseguivano,
Garibaldi riusc a condurre i superstiti nella piccola Repubblica di San Marino dove dichiar al Reggente di
deporre le armi e di venire come rifugiato. Con un ordine del giorno, inoltre, sciolse i volontari dallobbligo di
accompagnarlo e riconobbe che la guerra romana per lindipendenza dItalia era finita.
P. Bouvier - Garibaldi attraversa le paludi di Comacchio con Anita morente - dipinto - Museo del
Risorgimento - Milano
Garibaldi, Leggero e Anita ormai agonizzante, riusciti a sfuggire alle navi austriache e a sbarcare non lontano
da Magnavacca, in una delle isole della laguna di Comacchio, vennero aiutati da Nino Bonnet, ufficiale della
guardia civica di Comacchio, che riusc ad organizzare la fuga tra le valli. Il 4 agosto, per, a Mandriole, nella
cascina del marchese Guiccioli condotta dai fratelli Ravaglia, Anita Garibaldi muore.
Il nizzardo e Leggero continuarono la marcia tra boschi e acquitrini la sera del 6 agosto arrivarono al capanno
di caccia del Pontaccio, ancora oggi visitabile e aiutati dalla rete dei democratici i due superstiti varcarono il
confine dello Stato pontificio nella notte tra il 15 e il 16 agosto. Nella Romagna toscana vennero aiutati da don
Giovanni Verit, parroco di Modigliana, che, dopo averli nascosti nella propria abitazione, organizz lultima fase
della fuga, ovvero la traversata dellAppennino. Dopo una lunga marcia attraverso sentieri impervi, i fuggiaschi
arrivarono al passo delle Filigare ma, per un contrattempo, persero i contatti con don Giovanni Verit.
Garibaldi e Leggero si misero in marcia da soli e in un albergo di campagna incontrarono un giovane ingegnere,
Enrico Sequi, che rimise i due patrioti in contatto con lorganizzazione che aiutava i perseguitati politici ad
espatriare. Allalba del 2 settembre i fuggiaschi vennero portati verso la Cala Martina, nei pressi di Follonica,
dove li attendeva unimbarcazione che, nel giro di pochi giorni, il 5 settembre, avrebbe sbarcato i due fuggiaschi a
Porto Venere, nel golfo di La Spezia, nel Regno di Sardegna.
Infatti, se il giornale Anonimo - Il capanno del Pontaccio dove Giuseppe Garibaldi sost dal 7 all8 agosto 1849 -
torinese La Concordia, il 1880 - fotografia - Musei Civici - Milano
16 agosto, dodici giorni
dopo la morte di Anita, aveva annunciato che Garibaldi e Anita avevano raggiunto Venezia, la Gazzetta di
Bologna, il 20, aveva pubblicato la notizia della morte di Anita per strangolamento.
Notizia poi smentita dallautopsia e dallautorit giudiziaria. Il 21 agosto, invece, Il Fischietto pubblic una
vignetta destinata poi a diventare celebre in cui, deridendo gli austriaci che si erano fatti sfuggire la preda, vi era
scritto: Anche questa volta pirpante diavolo rosso poter scappar per inferno. Il 7 settembre, infine, sempre La
Concordia annunci che Garibaldi era giunto sano e salvo a Chiavari.
16|La resistenza di Venezia nel 1849
Respinto il 30 giugno un nuovo ultimatum austriaco, che poneva fine ad alcune trattative portate avanti dal
ministro austriaco Bruck, la situazione della citt lagunare si fece sempre pi precaria nel mese di luglio e nella
prima parte dellagosto 1849, a causa non solo dellintensificarsi dei bombardamenti austriaci, ma della crescente
penuria di viveri e della diffusione del colera.
Stremati dai lunghi mesi di resistenza, i veneziani furono a quel punto favorevoli ad iniziare nuove trattative che
si conclusero, il 23 agosto del 1849, con la firma della capitolazione.
17|La ratifica della pace di Milano e il proclama di Moncalieri
La pace di Milano, firmata tra lAustria e il Regno di Sardegna il 6 agosto 1849, e giunta al termine di trattative
piuttosto complesse, precedette di pochi giorni lapertura della terza legislatura piemontese. La nuova Camera,
bench fosse meno spiccatamente democratica rispetto alla precedente sciolta dopo Novara era caratterizzata
da una forte maggioranza progressista, composta da elementi che avevano tutti voluto la ripresa della guerra nel
marzo 1849.
Il contrasto con i moderati, che invece avevano accettato controvoglia la riapertura delle ostilit, rovesciando sui
democratici la responsabilit della sconfitta, si riacutizz cos intorno alla questione della ratifica del trattato di
pace.
In base allarticolo 5 dello Statuto, che attribuiva al re il potere di firmare gli accordi internazionali, Vittorio
Emanuele II procedette alla ratifica della pace di Milano nellagosto 1849 senza attendere lassenso delle Camere;
secondo lo stesso Statuto, per, ogni patto che avesse imposto allo Stato un onere finanziario, in questo caso
unindennit di guerra di 75 milioni di franchi, aveva bisogno di essere approvato dal Parlamento. Il governo
aveva quindi, per necessit, seguito una procedura eccezionale facendo precedere la ratifica al voto parlamentare.
Bench lopposizione fosse conscia dellimpossibilit di votare contro il trattato, che, voluto dal re, avrebbe
necessariamente implicato, se respinto, la ripresa della guerra contro lAustria, non fu disposta ad avallare la
procedura seguita dal governo.
disposti, tra laltro, a ratificare il trattato di Milano. colonnello dei Cavalleggeri - 1848 - fotografia da
dagherrotipo - Museo del Risorgimento - Torino
Il risultato elettorale fu favorevole al governo: la nuova
Camera, che si apr il 20 dicembre, fu composta di circa 2/3 dei deputati disposti a sostenerlo, e present quindi
una situazione capovolta rispetto alla precedente legislatura.
18|Le leggi Siccardi
La decisione del
governo di Torino
di riformare in
modo unilaterale la
legislazione
ecclesiastica, in
contrasto con i
concordati ancora
vigenti, fu giudicata
un atto ostile da
monsignor
Antonucci, nunzio
pontificio, che part
da Torino per
Roma. Le relazioni
fra il governo
piemontese e la L. Serra - L'ingresso di una chiesa. Una delle tre leggi Siccardi aboliva il diritto d'asilo, secondo cui la
Santa Sede, bench Chiesa poteva dare rifugio a persone incriminate dalle leggi dello Stato - olio su tela - Galleria d'Arte
divennero da quel
momento molto tese.
Schede collegate: Lo scontro con il Piemonte liberale
19|I martiri di Belfiore
Tito Speri (1825-1853) - 1852 - Musei Civici - Milano A. Duroni - Don Enrico Tazzoli (1812-1852) - 1851 -
Musei Civici - Milano
Tra il novembre 1851 e il luglio 1855 undici italiani furono giustiziati nella valletta di Belfiore, presso Mantova. Di
questi, nove appartenevano a comitati rivoluzionari formatisi nel Lombardo-Veneto a partire dal 1850.
Il Comitato mantovano, le cui basi vennero poste in una riunione del 2 novembre 1850, ruotava intorno alla
figura di don Enrico Tazzoli, prelato di orientamento mazziniano che teneva contatti con le cellule rivoluzionarie
di Verona, Brescia, Venezia, Milano e Padova.
Impegnato nella vendita delle cartelle del prestito interprovinciale organizzato da Mazzini per finanziarie imprese
rivoluzionarie, Tazzoli fu arrestato il 27 gennaio 1852, dopo che la polizia ebbe scoperto la congiura in circostanze
fortuite.
Sebbene il sacerdote non avesse rivelato la chiave di lettura del quaderno su cui annotava, secondo un codice
segreto, i nomi degli altri affiliati, gli austriaci riuscirono a decifrare le informazioni in esso contenute e
procedettero allarresto di 110 patrioti appartenenti ai comitati delle varie province lombardo-venete, tra cui
spiccavano Tito Speri, protagonista delle Dieci giornate di Brescia, Antonio Scarsellini di Venezia e il conte Carlo
Montanari di Verona.
Rinchiusi e sottoposti a torture morali e fisiche nel carcere del Castello di S. Giorgio o in quello della Mainolda,
quasi tutti i prigionieri confessarono, decretando inconsapevolmente la loro fine, dal momento che il codice
penale austriaco prevedeva la condanna a morte nei casi di alto tradimento solo per chi si dichiarava colpevole.
Altri due italiani, estranei alla congiura, furono giustiziati a Belfiore: don Giovanni Grioli, condannato a morte il
5 novembre 1851 perch accusato falsamente di aver tentato di indurre alla diserzione due soldati ungheresi, e
Pier Fortunato Calvi, il capo della resistenza cadorina del 1848, arrestato dagli austriaci in trentino e ucciso nel
luglio del 1855.
20|La crisi Calabiana
Loccupazione dei
principati danubiani di
Moldavia e Valacchia da
parte della Russia provoc
la reazione di Francia e
Inghilterra che
dichiararono guerra allo zar
Nicola I il 27 marzo 1854.
Gi il 10 aprile conclusero
un trattato di alleanza, in
cui affermarono di voler
tutelare lintegrit
dellImpero ottomano e
ristabilire cos lequilibrio
in Europa.
Conseguenza immediata del trattato fu la dichiarazione di guerra alla Russia, il 4 marzo 1855, e la spedizione in
Crimea di quindicimila uomini; il corpo armato, guidato da Alfonso La Marmora, diede poi buona prova di s il
16 agosto 1855 nella battaglia difensiva sul fiume Cernaia. Questa stessa battaglia fece fallire lultimo tentativo
russo di rompere lassedio di Sebastopoli.
Cavour pot quindi partecipare come plenipotenziario di uno Stato vincitore al Congresso che si apr a Parigi il 25
febbraio 1856. Lattivit del primo ministro sardo fu particolarmente intensa al di fuori delle sedute congressuali
e mir sostanzialmente ad ottenere che qualche mutamento della situazione italiana potesse attuarsi con
lappoggio francese e inglese. Come noto, per, lunico risultato concreto ottenuto dallo statista piemontese fu la
discussione sullItalia, che si tenne nella capitale francese l8 aprile 1856.
In quelloccasione Cavour
protest contro
loccupazione dello Stato
pontificio e sottoline come
la situazione interna delle
Legazioni fosse peggiorata
dopo il 1849.
Condannando poi la
condotta seguita da
Ferdinando II (come era
stato gi fatto, del resto, dai
rappresentanti di Francia e
Inghilterra) sostenne che
proprio quel
comportamento accresceva
le forze del partito
G. Induno - La battaglia della Cernaia. Particolare - 1857 - olio su tela - Archivio Cariplo -
rivoluzionario e costituiva,
Milano
quindi, un pericolo per il
Piemonte e per lItalia.
Proponendosi in ambito internazionale come portavoce di istanze di rinnovamento e come tutore di uno sbocco
non rivoluzionario nella penisola, Cavour ottenne cos con il Congresso di Parigi un ampio successo morale: il suo
operato, infatti, approvato dal Parlamento subalpino nel maggio 1856, contribu a rafforzare il ruolo-guida del
Regno di Sardegna nel movimento nazionale.
22|La spedizione di Sapri
Nel corso degli anni 1855-1856 i patrioti convinti della necessit di tentare
un esperimento insurrezionale nel Regno delle Due Sicilie intensificarono la
loro attivit.
Fin dallottobre del 1851, del resto, era emerso il proposito di organizzare
una spedizione in Sicilia, condotta da un capo prestigioso, destinata a
rifornire di armi i capi locali e per la quale il Comitato siciliano aveva
cercato di coinvolgere Mazzini e Garibaldi.
Il 10 giugno Pisacane, assieme ad una ventina di compagni, avrebbe dovuto imbarcarsi come passeggero su un
piroscafo della linea Genova-Cagliari-Tunisi, impadronirsene ed incontrarsi al largo dellisola di Montecristo con
una goletta che alcuni giorni prima Rosolino Pilo avrebbe dovuto caricare di armi e munizioni nei pressi di
Genova. Dopo aver liberato i detenuti di Ponza e Ventotene, la schiera avrebbe dovuto poi sbarcare a Sapri, unirsi
ai patrioti della Basilicata e di Salerno, e marciare su Napoli.
Il 6 giugno il fallimento
dellazione di Pilo, che fu
costretto a gettare in mare il
carico di munizioni nel corso
di una tempesta, fece rinviare
limpresa.
Consegnato il suo
Testamento politico a Jessie
White, il 25 giugno Pisacane
si imbarc sul piroscafo
Cagliari con una ventina di
compagni, tra cui Giovanni
Nicotera.
Avvisate dei fatti di Ponza, le autorit borboniche avevano preso nel frattempo i provvedimenti necessari per
reagire alla spedizione prima che giungesse a Napoli il telegramma che avrebbe dovuto segnalare lavvio del
moto. I capi del movimento clandestino napoletano avevano del resto deciso di non muoversi fin quando non
fossero giunte notizie incoraggianti sullo sviluppo della spedizione.
Sbarcati a Sapri, Pisacane e i suoi non trovarono quindi alcun patriota ad attenderli e nessun appoggio da parte
della popolazione, che li accolse anzi con ostilit. Le autorit borboniche, dopo aver annunciato limminente
sbarco di un gruppo di evasi da Ponza pronti al saccheggio, avevano inoltre provveduto allinvio di truppe da
Salerno verso Sala Consilina, e, via mare, da Gaeta verso Sapri.
Convinto della necessit di proseguire per Padula, dove gli insorti avrebbero dovuto incontrare altri patrioti,
Pisacane rifiut la proposta di Nicotera, che consigliava di dirigersi verso la Basilicata ed eventualmente verso la
Calabria.
Il 1 luglio la schiera di ribelli si imbatt per nellesercito borbonico e fu duramente sconfitta: mentre un
centinaio di uomini, con Pisacane stesso, riusciva a fuggire verso il Cilento, pi di 150 patrioti morirono nello
scontro o furono fucilati. Il 2 luglio il gruppo di fuggitivi fu per sopraffatto a Sanza dalle guardie urbane e da una
parte della popolazione del paese. Pisacane, ferito, si uccise con un colpo di pistola.
23|Gli accordi di Plombires
In
Disdri & C.ie - Costantino Nigra (1827-1907) -
1855 - Carte de visite - Museo del Risorgimento -
Brescia
Carta storica delle operazioni militari dei Cacciatori delle Alpi durante la seconda guerra d'indipendenza
Il 23 aprile 1859, lAustria invi un ultimatum al Piemonte nel quale chiedeva tra laltro lo scioglimento dei
Cacciatori della Alpi e la cessazione delle manovre militari sul confine. La risposta negativa di Cavour, consegnata
agli inviati austriaci nel pomeriggio del 26, determin, il giorno successivo, linvasione del Piemonte da parte
delle truppe imperiali comandate dal maresciallo ungherese Gyulai e linizio delle ostilit.
Cominciato il passaggio del Ticino, in un primo momento gli austriaci decisero di attaccare sulla destra del Po, tra
Alessandria e Casale, dove era concentrato il grosso dellesercito piemontese. Ritenendo molto presto
loperazione eccessivamente ardua, Gyulai si diresse, invece, verso Torino e occup Biella e Vercelli. Il 9 maggio
opt quindi per interrompere lavanzata e raccolse gran parte della sua armata in Lomellina, con una linea
avanzata sulla Sesia e sul Po.
Frattanto Napoleone III, partito da Parigi il 10 maggio, il 14 assunse il comando supremo delle forze alleate ad
Alessandria. Poco dopo il suo arrivo, il 20 maggio, i reparti di fanteria francese e di cavalleria piemontese
fermarono con successo unazione degli austriaci sullala destra dello schieramento alleato, a Montebello.
Resosi conto che Napoleone III stava tentando una manovra avvolgente, il Gyulai decise quindi di ritirare il
grosso delle sue forze sulla sinistra del Ticino.
Il 4 giugno a Magenta, i franco-piemontesi poterono comunque sconfiggere gli austriaci, costretti a sgombrare
Milano e a ritirarsi verso il Quadrilatero.
L8 giugno, mentre una brigata di retroguardia austriaca veniva messa in rotta dai francesi a Melegnano,
Napoleone III e Vittorio Emanuele II fecero il loro trionfale ingresso a Milano; nel frattempo Garibaldi entrava a
Bergamo.
Nei giorni successivi lavanzata prosegu: i Cacciatori delle Alpi occuparono Brescia il 12 e, dopo aver avuto un
duro scontro con gli austriaci a Treponti, il 18 entrarono a Sal. Lesercito sardo raggiunse il fiume Chiese il 16; la
divisione del generale Cialdini avanz quindi in Val Camonica per fronteggiare le forze austriache del Trentino,
mentre ai Cacciatori delle Alpi fu affidato il compito di liberare la Valtellina.
La battaglia di
Magenta aveva
dunque permesso
la liberazione di
quasi tutta la
Lombardia dal
dominio
austriaco,
costringendo le
forze austriache a
ritirarsi dai
Ducati e dallo
Stato pontificio.
I patrioti decisero quindi di costituire un governo provvisorio, nominato ufficialmente dai priori del comune di
Firenze. Mentre le altre citt aderirono tutte al movimento della capitale, con una lettera a Cavour, i principali
esponenti del governo chiesero che Vittorio Emanuele II assumesse la dittatura della Toscana.
Rifiutando questa richiesta, contraria ai desideri di Napoleone III, Cavour nomin per il conte Carlo
Boncompagni commissario regio straordinario, e questultimo procedette alla formazione di un nuovo governo.
Mentre in Toscana, man mano che la guerra volgeva a favore dei franco-piemontesi, prendeva sempre pi corpo
il movimento unionista, la situazione mut anche nei Ducati di Parma e Modena (nella provincia estense di
Massa e Carrara, in realt, gi il 27 aprile erano stati eletti commissari straordinari che assunsero il potere in
nome del re di Sardegna).
A pochi giorni dalla decisione di Maria Luisa dAsburgo, duchessa di Parma, e Francesco V dAsburgo-Este, duca
di Modena, di abbandonare definitivamente i loro possedimenti avvenuta in seguito alla battaglia di Magenta
rispettivamente il 9 e l11 giugno 1859 un decreto del luogotenente del Regno di Sardegna, il principe Eugenio
di Carignano, firmato il 15 giugno, sostitu le commissioni provvisorie nate in quei giorni e insediatesi in nome di
Vittorio Emanuele II, con dei governatori scelti da Torino: al conte Diodato Palmieri fu cos affidato il governo
delle provincie parmensi, mentre quelle modenesi passarono sotto il controllo di Luigi Carlo Farini.
La Giunta provvisoria di governo, di cui fece parte tra gli altri anche
Gioacchino Pepoli, cugino di Napoleone III, nominata lo stesso
giorno dalla magistratura municipale, offr ancora una volta la
dittatura a Vittorio Emanuele II.
Nel frattempo, tra il 12 e il 22 giugno, erano insorte anche Ravenna, Forl e Ferrara senza spargimento di sangue:
le truppe pontificie, infatti, passavano agli insorti o si disperdevano.
Inoltre, i patrioti formarono Giunte provvisorie che aderirono alla Giunta di Bologna, la quale prese il nome di
Giunta centrale. Insorsero inoltre anche una parte delle Marche, fino a Jesi e Ancona, e lUmbria.
Il governo papale reag con forza: con proteste diplomatiche, con la scomunica lanciata il 20 giugno e con linvio
di un reggimento di mercenari svizzeri che, attaccata e riconquistata Perugia lo stesso 20 giugno, rioccup, nei
giorni successivi, le altre citt insorte delle Marche e dellUmbria.
Rimasero libere le Legazioni fino a Cattolica, presiedute, a partire dalla met di luglio, da forze volontarie
arruolate dopo linsurrezione, e da contingenti giunti dalla Toscana e, in piccolissima parte, dal Piemonte.
26|La pace di Villafranca
Il granduca di Toscana e il duca di Modena, parenti di Francesco Giuseppe e suoi alleati, sarebbero poi rientrati
nei loro possedimenti, mentre per quel che riguardava il Ducato di Parma, di cui invece non si faceva menzione
nel testo, non furono avanzate obiezioni ad una sua eventuale annessione al Regno di Sardegna.
Atteso il ritorno del principe francese a Valeggio, assieme a Napoleone III, Vittorio Emanuele II rientr quindi
molto tardi al suo quartier generale di Monzambano, dove, la notte stessa dell11 luglio, mostr a Cavour copia
del trattato.
Vi fu allora tra i due una violenta discussione, durante la quale il primo ministro tent in ogni modo di
persuadere il re a non firmare laccordo, assolutamente inaccettabile dal punto di vista del movimento nazionale
italiano. Di fronte per alla fermezza del sovrano, Cavour si convinse di non dover far altro che rassegnare le
dimissioni.
Il passaggio al Piemonte della Lombardia sarebbe stato poi definitivamente sancito dalla conferenza di pace di
Zurigo, chiusasi il 10 novembre 1859.
27|LItalia centrale tra Villafranca e i plebisciti
Anche nei Ducati e nelle Legazioni, tra luglio e agosto, si formarono governi con poteri quasi dittatoriali e furono
elette assemblee che proclamarono la decadenza dei vecchi regimi e lannessione al Regno di Sardegna.
Sia a Modena sia a Parma questo passaggio fu gestito da Luigi Carlo Farini che, assunta il 28 luglio la carica di
dittatore delle provincie modenesi su proposta del municipio, venne chiamato anche a Parma il 18 agosto,
quando divenne ormai chiaro che Francesco Giuseppe non era pi propenso, coma a Villafranca, a permettere
lannessione di Parma al Piemonte.
Cos, tra la fine di agosto e linizio settembre, anche le assemblee elette nei due Ducati approvarono deliberazioni
molto simili a quelle toscane, rendendo sempre pi palese la difficolt di riportare semplicemente lItalia centrale
allo status quo ante. Tanto pi che anche nelle Legazioni, dove la situazione era certamente pi delicata
trattandosi di possedimenti pontifici, le cose procedettero pi o meno nello stesso modo.
Parma. Published by the Society for the Diffusion of Useful Knowledge, 59 Lincolns Inn Fields, February 1st.
1840. (London: Chapman & Hall, 1844)
A Bologna, infatti, dove pure alla partenza del commissario piemontese i moderati avevano ottenuto lelezione a
governatore di Leonetto Cipriani, amico di Napoleone III, il 6 e il 7 settembre lAssemblea presieduta da Marco
Minghetti afferm che la popolazione delle Romagne non voleva pi essere soggetta al governo temporale
pontificio e preferiva unirsi al costituzionale Regno di Sardegna.
Nel corso del mese di settembre, quando le deputazioni della Toscana, di Modena, Parma, e delle Romagne
presentarono a Vittorio Emanuele II i voti di annessione, egli si trov nella difficile condizione di non poter
urtare il governo di Parigi, contrario per il momento allampliamento del Piemonte, ma di non voler correre il
rischio di imprimere un grave colpo al sentimento nazionale italiano e al prestigio goduto tra i patrioti della
dinastia Savoia.
Cos, dopo aver consultato Napoleone III, il re di Sardegna approv formule di risposta nelle quali, assumendo
una posizione media, affermava semplicemente che si sarebbe fatto carico dei desideri espressi dalle popolazioni
dellItalia centrale di fronte alle potenze europee.
Ancora nel novembre, in ogni caso, il principe di Carignano dovette rifiutare la nomina a reggente delle quattro
province centrali, offertagli dalle assemblee di Parma, Modena, Bologna e Firenze, come passo intermedio verso
lannessione al Piemonte, per non indispettire ulteriormente Napoleone III, manifestatosi assolutamente
contrario a quella deliberazione. Su suggerimento di Cavour egli nomin per suo rappresentante Boncompagni,
che assunse il titolo di governatore delle province collegate dellItalia centrale.
Ritornato Cavour al governo nel gennaio del 1860 e mutata la situazione internazionale in senso pi favorevole
grazie anche al benevolo atteggiamento inglese, l11 e il 12 marzo furono indetti in Emilia e Toscana i plebisciti a
suffragio universale. Lesito fu per una schiacciante maggioranza a favore dellannessione alla monarchia
sabauda.
Tra il 18 e il 22 marzo le due regioni furono dichiarate parte integrante del Regno di Sardegna.
Contemporaneamente un accordo franco-piemontese decise la sorte di Nizza e Savoia, cedute a Napoleone III in
ottemperanza ai desideri da lui manifestati gi a Plombires.
In un clima di tensione e di rammarico per la perdita di due regioni molto care allo stesso Vittorio Emanuele, il 15
e il 22 aprile si svolsero anche in quei territori plebisciti che diedero ampie maggioranze per lannessione alla
Francia.
28|La spedizione dei Mille
I Mille di Garibaldi - 1860 - locandina Dopo alcune incertezze legate alla concreta realizzabilit
dellimpresa, Garibaldi si convinse ad abbracciare il progetto
siciliano e il 13 aprile, dopo aver discusso il giorno precedente la questione di Nizza in Parlamento, giunse a
Genova e prese dimora a Villa Spinola, labitazione di Candido Augusto Vecchi.
G. Induno - Partenza dei Mille da Quarto - olio su tela - Museo del Risorgimento - Milano
Nello stesso momento, si mise in moto, pubblicamente, in tutto il Regno, lattivit di propaganda per
larruolamento dei volontari.
Nella notte del 5 maggio, dunque, dallo scoglio di Quarto a Genova, 1.162
A. Meylan - Francesco Crispi - 1860 -
volontari si imbarcarono sui piroscafi Piemonte e Lombardo e allalba del
Fotografia - Collezione Diego Mormorio -
6 maggio presero il largo alla volta della Sicilia. Il 7 maggio venne
Roma
I Mille vennero divisi in 8 compagnie, ognuna comandata da un ufficiale scelto da Garibaldi, che si raccolsero in
2 battaglioni agli ordini di Nino Bixio e di Giacinto Carini. Giuseppe Sirtori venne nominato capo di stato
maggiore, Giovanni Acerbi responsabile dellintendenza, Istvn Trr primo aiutante di campo.
Dopo Calatafimi, Garibaldi organizz un diversivo fingendo di dirigersi verso Corleone e riusc a far perdere le
proprie tracce e ad ingannare le truppe borboniche guidate dal colonnello svizzero Luca Von Mechel che, nel
frattempo, aveva avuto lordine di mettersi allinseguimento dei Mille.
Lo stratagemma permise ai garibaldini di raggiungere, dopo una serie di estenuanti marce notturne, prima,
Misilmeri il 25 maggio e, poi, Gibilrossa, alle porte di Palermo, il 26, dove li attendeva Giuseppe La Masa con
altre squadre di insorti siciliani. In questo modo, mentre Von Mechel marciava verso Corleone, Garibaldi,
durante la notte del 26 maggio, con 750 volontari ancora validi e 3.000 insorti siciliani, marci verso Porta
Termini, ovvero il punto meno difeso della citt di Palermo.
Il re borbonico Francesco II, per far fronte a questi insuccessi, scelse di avviare una politica liberale: decise ,
innanzitutto, di ripristinare, il 25 giugno, la Costituzione concessa dal padre nel 1848 e, quindi, di adottare il
tricolore come nuova bandiera del Regno. Infine, risolse di allontanare dal governo i cosiddetti ministri
reazionari. Queste scelte, per, produssero leffetto opposto a quello desiderato e il passaggio dal regime
assolutistico a quello costituzionale si rivel fatale contribuendo al collasso sistemico del regime borbonico. Nel
frattempo, le truppe garibaldine iniziavano ad aumentare di numero per larrivo di nuovi volontari. Per tutta
lestate, infatti, vennero in soccorso di Garibaldi ben 21 spedizioni di rinforzi, di uomini, armi e munizioni, che
portarono un totale di altri 20 mila soldati al servizio dei garibaldini.
In questo complesso contesto politico-militare, Cavour cerc di riprendere, in pi occasioni, le redini del gioco,
come quando fece sbarcare a Palermo, il 6 giugno, Giuseppe La Farina con lunico scopo di porre le basi per una
rapida annessione della Sicilia al Regno sabaudo. Il 7 luglio, per, Garibaldi, convinto che lesponente della
Societ Nazionale intralciasse i suoi progetti, decise di espellere La Farina dallisola.
Il 19 luglio Garibaldi
concentr a Milazzo
tutte le forze di cui
poteva disporre e
allalba del 20
attacc le linee
avversarie con il
A. Bernaud - Colonnello Ferdinando Beneventano
proposito di
del Bosco - 1860 - fotografia - Musei Civici -
sfondare al centro lo
Raccolta Bertarelli - Milano
schieramento
borbonico.
Tra giugno e settembre, infatti, scoppi un movimento spontaneo di contadini che, in alcuni casi, port alla
violenta occupazione delle terre e alla dura repressione delle rivolte, come quella operata da Nino Bixio a Bronte.
A queste difficolt, si assommavano, inoltre, le asprezze del confronto politico allinterno dello schieramento
unitario.
Il terreno di scontro maggiore, tra liberali e democratici, riguardava le differenti prospettive politiche che
animavano i due schieramenti: i liberali chiedevano il plebiscito per lannessione dei territori conquistati mentre i
democratici auspicavano le elezioni per lAssemblea costituente.
In questo convulso scenario politico, Garibaldi non aveva altra scelta che andare avanti nella sua marcia, fino a
quel momento vincente, progettando lo sbarco dei volontari in Calabria.
Allalba del 19 agosto, dopo essere partiti da Taormina ed aver effettuato una rotta che ingann la flotta
borbonica, i garibaldini riuscirono a sbarcare in Calabria a Porto Salvo di Melito. Il comandante delle truppe
napoletane in Calabria Giambattista Vial si limit a dare lordine di attacco ai generali Fileno Briganti e Nicola
Melendez i quali, per, il 23 agosto sarresero senza neanche combattere. I soldati borbonici si sbandarono, le
guarnigioni abbandonarono le citt e i forti di Altafiumara, di Torre Cavallo e di Scilla si arresero ai garibaldini.
A Napoli temendo lo sbandamento dellesercito venne deciso di portare le truppe al di l del fiume Volturno
facendo di Capua e Gaeta i capisaldi della difesa borbonica. Il 5 settembre Francesco II decise di lasciare Napoli e
di andare a rifugiarsi nella fortezza di Gaeta per non sacrificare la citt come era successo per Palermo.
Il 7 settembre, in un clima paradossale, con 6 mila soldati fedeli a Francesco II ancora nelle fortezze e nelle
caserme, Garibaldi entr nella capitale borbonica acclamato dalla folla napoletana. Immediatamente, la squadra
navale del Regno delle Due Sicilie si consegn nelle mani di Garibaldi che la mise, immediatamente, agli ordini
dellammiraglio sabaudo Carlo Pellion di Persano.
Il comando borbonico, per, seppur consapevole della propria superiorit tecnico-tattica e numerica, perse ben
10 giorni in discussioni e preparativi e decise di passare alloffensiva contro le truppe garibaldine soltanto allalba
del 1 ottobre.
I 30 mila soldati borbonici, comandati dal generale Giosu Ritucci, che uscirono da Capua la notte del 1 ottobre
attaccarono, contemporaneamente, alla destra e alla sinistra dello schieramento garibaldino posizionato lungo un
ampio semicerchio che da Santa Maria Capua Vetere arrivava fino a Maddaloni-Ponti della Valle passando per le
pendici del Monte Tifata e la zona di San Leucio e di Caserta vecchia. Di fatto, si svolsero due battaglie separate,
una a destra e laltra a sinistra degli schieramenti, anche se dallesito delluna dipendeva le sorti dellaltra.
Inizialmente, loffensiva dei borbonici ebbe successo, riuscendo a sfondare alcune posizioni garibaldine e
costringendo al ripiegamento alcuni avamposti dei volontari. Tuttavia, liniziale penetrazione dellesercito
borbonico venne vanificata dalla disorganizzazione dei comandi borbonici, dalla ferma resistenza dei volontari e
da alcune coraggiose decisioni di Garibaldi, come quella di utilizzare tutti gli uomini di riserva pur di difendere le
proprie posizioni.
La battaglia del Volturno del 1 e del 2 ottobre fu vinta dalle truppe garibaldine che, seppur combattendo una
battaglia difensiva, seppero respingere tutti gli attacchi dellesercito borbonico superiore per numero e per
armamento ma senza unadeguata conduzione militare. Il costo della battaglia per i garibaldini fu molto elevato:
1.600 uomini vennero messi fuori combattimento tra morti e feriti e 250 vennero catturati dai borbonici. Per i
napoletani, invece, si contarono 1.220 soldati fuori combattimento e 2.200 prigionieri.
Nonostante il numero dei caduti, lesito del combattimento non aveva modificato le posizioni sul campo di
battaglia e lalto Volturno, con lesercito di Francesco II asserragliato a Capua e a Gaeta, era rimasto ancora sotto
il controllo dellesercito borbonico.
Il fattore che risulter decisivo sulle sorti della campagna militare del 1860 fu lintervento del governo sardo che,
dopo aver negoziato il non intervento francese direttamente con Napoleone III, decise di inviare nello Stato
pontificio un corpo di spedizione sabaudo, al comando del generale Manfredo Fanti, per fermare la rivoluzione,
ovvero i garibaldini, che proveniva da Napoli.
Il 18 settembre, sui colli di Castelfidardo, le truppe sarde comandate dal generale Enrico Cialdini sconfissero
quelle pontificie guidate dal generale Christophe Lamoricire e si diressero verso la piazzaforte di Ancona. Dopo
la caduta di Ancona, il 29 settembre, re Vittorio Emanuele II assunse il comando supremo delle operazioni
militari il 3 ottobre e varc il confine del Regno borbonico penetrando in Abruzzo il 10 ottobre. Il 20 ottobre, le
truppe sabaude di Cialdini sconfissero i borbonici e le bande contadine al passo del Macerone, occuparono
Isernia e poi raggiunsero lalto Volturno.
Il 21 ottobre, inoltre, lo svolgimento del plebiscito per lannessione del Mezzogiorno al Regno sabaudo fece
definitivamente cadere lipotesi mazziniana di convocare le elezioni per lAssemblea costituente. Il 26 ottobre,
infine, lincontro tra Garibaldi e re Vittorio Emanuele II, al quadrivio di Taverna della Catena nei pressi di Teano,
segn il passaggio del comando delle operazioni militari allesercito regolare sabaudo e sanc la definitiva ipoteca
liberal-monarchica sul processo di unit nazionale.
Tre giorni dopo, per, il 20 ottobre, le truppe sabaude comandate dal generale Cialdini sconfissero i borbonici e
le bande contadine al passo del Macerone ed occuparono Isernia. Nei giorni successivi lesercito piemontese
occup Venafro e si diresse verso Capua mentre le truppe borboniche, temendo di essere accerchiate, si ritirarono
verso il fiume Garigliano lasciando soltanto una guarnigione a Capua.
La ritirata dei borbonici permise a Garibaldi, con i suoi uomini, di passare il Volturno il 25 ottobre e di avanzare
verso Teano per incontrare lesercito piemontese.
Il generale, che veniva da Caiazzo, e Vittorio Emanuele II, che veniva da Venafro, si incontrarono, la mattina del
26 ottobre 1860, lungo la strada che porta a Teano, al quadrivio di Taverna della Catena, presso Vairano, nel
punto dove si incontrano le strade di Cassino-Calvi e Venafro-Teano.
Dopo aver cavalcato insieme per alcuni chilometri, scesero da cavallo, probabilmente nei pressi del ponte di
Caianello, e continuarono la loro conversazione seguiti dai loro ufficiali. Poi ripresero a cavalcare e arrivarono a
Teano dove il re si diresse verso Palazzo Caracciolo mentre Garibaldi si avvi in una stalla ai margini del paese.
Vittorio Emanuele II, nel colloquio con Garibaldi sulla strada per Teano, gli comunic che le operazioni militari,
da quel momento, sarebbero state condotte dallesercito regio e che avrebbe concesso ai volontari di essere
soltanto la riserva delle truppe che combattevano sul Volturno.
C. Ademollo - Incontro di Garibaldi e Vittorio Emanuele - 1878 - dipinto - Museo di Capodimonte - Napoli
Per i liberali, Cavour in testa, era fondamentale dimostrare alle diplomazie europee che lavventura rivoluzionaria
era finita e che lordine politico-sociale veniva garantito da una monarchia che metteva fine alla dittatura
garibaldina e si poneva come argine per linvasione dello Stato pontificio e di Roma.
Lintransigenza sabauda, probabilmente, era il pegno che andava pagato nei confronti delle diplomazie europee
che vedevano nella formazione dello Stato nazionale italiano un pericoloso sovvertimento dellassetto
internazionale elaborato dal Congresso di Vienna.
Lincontro tra il re Vittorio Emanuele II e Garibaldi, che una retorica celebrativa ha spesso rappresentato come il
risultato della concordia tra le differenti forze politiche che concorsero allUnit dItalia, signific, piuttosto, il
definitivo passaggio della leadership del processo di unificazione nazionale dai democratici ai liberali.
Lo svolgimento dei plebisciti, infatti, ponendo fine alle forti tensioni che, sin dal mese di giugno, avevano
contrapposto i fautori dellannessione dei territori conquistati, come il marchese Giorgio Pallavicino, ai
sostenitori dellAssemblea costituente aveva di fatto sanzionato la vittoria e legemonia moderata sul processo di
unit nazionale.
A. e G. Cassioli - L'incontro di Teano - 1886-1888 ca. - affresco - Palazzo Pubblico - Siena
Daltro canto, levoluzione dei combattimenti sul Volturno aveva gi fatto comprendere a Garibaldi dellassoluta
necessit, per le sorti della campagna militare, dei battaglioni sardi. E infatti, la sua prima richiesta a Vittorio
Emanuele II, non appena il re varc il Tronto, consistette nel riconoscimento dei gradi per i suoi ufficiali.
Inoltre, Garibaldi era ben consapevole, che lo svolgimento dei plebisciti il 21 ottobre aveva segnato non solo la
sconfitta di coloro che volevano lAssemblea costituente, ma anche dei mazziniani pi intransigenti che volevano
portare la rivoluzione nello Stato pontificio per andare alla conquista di Roma.
I margini di iniziativa per Garibaldi, una volta esclusa ogni ipotesi di conflitto fratricida con le truppe regie, si
erano dunque ridotti soltanto allattesa di Vittorio Emanuele II e dellesercito piemontese. Lincontro tra il duce
dei Mille e il re sabaudo sanc, per, anche linizio di quel processo di emarginazione dei garibaldini dalla scena
politica e militare nazionale che caratterizz gli anni successivi lUnit dItalia.
Nel volgere di poco tempo anche se i volontari collaborarono alla presa di Capua sotto il comando del Generale
Enrico Morozzo Della Rocca lEsercito meridionale garibaldino venne sciolto aprendo un lungo periodo di
polemiche e di contrasti politici.
30|Sarnico ed Aspromonte
Il governo di
Bettino Ricasoli,
che era divenuto
primo ministro
dopo la morte di
Cavour, per
A. Gill - Caricatura di Giuseppe Garibaldi. Tratta da cercare di
Les Hommes dAujourdhui - febbraio 1879 - ricomporre il
litografia a colori - Fondazione Spadolini - Nuova conflittuale
Antologia - Firenze sistema politico
del neonato Regno
dItalia, decise di istituire una Societ di tiro a segno nazionale
affidandone la presidenza al principe ereditario, futuro Umberto I,
e la vicepresidenza al generale Enrico Cialdini e a Garibaldi.
Alla conclusione di questo percorso Garibaldi si ferm nella stazione termale di Trescore Balneario, vicino
Bergamo, al confine con il Trentino, a casa di Gabriele Camozzi. Il motivo ufficiale consisteva nella cura dei
reumatismi ma in realt alcuni attivisti del Partito dAzione iniziarono, sin da subito, a raccogliere divise e armi
facendo presagire una nuova spedizione di volontari garibaldini, questa volta diretta oltre i confini dellImpero
asburgico.
Nonostante ci, il 14 maggio a Sarnico, sul lago dIseo, un centinaio di volontari si riunirono agli ordini di
Francesco Nullo e dalla cittadina lacustre iniziarono a marciare verso il confine austriaco. Allaltezza di Palazzolo,
poco distante da Sarnico, per, lesercito sardo blocc immediatamente la marcia e arrest tutti i volontari e lo
stesso Francesco Nullo , poi rinchiusi nelle carceri di Bergamo e Brescia. Garibaldi si assunse immediatamente
la responsabilit del tentativo insurrezionale e condann lazione dellesercito regio che aveva arrestato i
volontari.
Certamente, per, rispetto allimpresa del 1860 si riscontravano almeno tre grandi assenze: mancavano
comandanti esperti come Bixio, Medici, Cosenz e Sirtori diventati ormai ufficiali dellesercito; scarseggiava
lappoggio dellopinione pubblica al di fuori della Sicilia e, soprattutto, mancava lappoggio alla spedizione da
parte di uno Stato sovrano. Inoltre, in caso di attacco ai territori dello Stato pontificio, la Francia di Napoleone III
avrebbe difeso la Citt Eterna con il corpo di truppe che aveva lasciato a protezione del papato.
La risalita della penisola si era rivelata subito ben pi difficile del previsto. La citt di Reggio Calabria, infatti, era
ben presidiata dallesercito mentre sulla costa i volontari erano stati sorpresi da un bombardamento della flotta
regia che li aveva costretti a muoversi nellentroterra calabro. Garibaldi fu obbligato a risalire verso lAspromonte
dove, dopo due giorni di marce estenuanti, venne avvistato da alcuni reparti del colonnello Pallavicini.
Lo stesso giorno, la mattina del 29 agosto, si svolse un rapido scontro a fuoco nel quale morirono una dozzina di
militi, 7 soldati regi e 5 volontari, e si registrarono poco pi di trenta feriti, tra cui Giuseppe Garibaldi. Alla
notizia che Garibaldi era stato ferito, il combattimento ebbe immediatamente fine.
Colpito ad un malleolo, dopo una difficile discesa dallAspromonte, venne trasportato dalla pirofregata Duca di
Genova nel forte di Varignano, presso La Spezia, un antico lazzaretto e uno stabilimento penitenziario dove
venne alloggiato insieme alla famiglia e ai suoi ufficiali.
Le trattative tra Francia e Italia per la firma di una convenzione che riaprisse indirettamente la questione romana
furono concluse al principio dellagosto 1864.
In seguito ad esse si stabil che la Francia si sarebbe impegnata a sgombrare entro due anni il territorio pontificio
e lItalia avrebbe acconsentito a non attaccare militarmente i domini papali, a non opporsi allorganizzazione di
una armata pontificia composta anche di cattolici stranieri e a negoziare con il Santo padre lassunzione a carico
dellItalia del debito pubblico dello Stato del papa.
G. Induno - La partenza dei coscritti nel 1866 - 1878 - olio su tela - Fondazione Museo "Francesco Borgogna" -
Vercelli
L8 aprile 1866 lItalia firm un accordo segreto con la Prussia in base al quale si impegnava a dichiarare guerra
allAustria in caso di conflitto austro-prussiano, in cambio del Veneto e di tutti i territori italiani ancora sotto il
dominio asburgico. Quindi, tre giorni dopo che lo stesso atto era stato compiuto da Bismarck, lItalia consegn a
Vienna la dichiarazione di guerra il 20 giugno 1866, fissando linizio delle operazioni per il 23.
Felice Zennaro - Bezzecca - 1866 - olio su tela - Museo del Risorgimento Milano
Iniziata cos la terza guerra contro l'Austria, il comando supremo dellesercito fu assunto formalmente da Vittorio
Emanuele II, che ebbe al suo fianco La Marmora come capo di stato maggiore e comandante di alcune divisioni
sul Mincio. Il generale Cialdini, che guidava un corpo darmata sul basso Po, ebbe inoltre una non motivata
autonomia da La Marmora, foriera di non pochi contrasti.
Passato il Mincio a Valeggio e a Goito il 23 giugno, La Marmora fece avanzare alcune divisioni verso Villafranca e
circondare Peschiera e Mantova. Il 24, si svolse quindi a Custoza una battaglia di incontro tra i due eserciti che,
spezzata in combattimenti molto aspri, manc completamente di comando e si chiuse la sera stessa con il ritiro
degli italiani sulla destra del Mincio.
A questa iniziale sconfitta, cui si sarebbe potuto rimediare nei giorni immediatamente successivi, segu per una
crisi di comando, dovuta ad un duro contrasto tra La Marmora e Cialdini, che pes gravemente sulle sorti della
guerra poich rese impossibile una rapida controffensiva.
Dopo la dura sconfitta subita a Sadowa ad opera dei prussiani, inoltre, il governo di Vienna chiese il 4 luglio la
mediazione francese e offr allItalia limmediata cessione del Veneto in cambio di un armistizio. A
ccettata per lintercessione di Napoleone III dalla Prussia l8 luglio, lItalia si trov nella non facile condizione di
dover ottenere un successo militare, che evitasse lumiliazione dellacquisto del Veneto tramite Napoleone e
rendesse pi forte la propria posizione al tavolo della pace.
P. Gallizioli - Lissa, 20 luglio 1866: Affondamento della "Re Galantuomo" - olio su tela -
Museo storico navale - Venezia
Al principio di luglio Garibaldi cominci cos ad avanzare nel Trentino, mentre l8 le forze di Cialdini passarono
finalmente il Po, giungendo il 14 e il 15 luglio a Padova e Vicenza. Gli austriaci intanto, interessati soprattutto a
fronteggiare i prussiani, cominciarono a ritirarsi rapidamente verso lIsonzo, dopo aver lasciato dei presidi nel
Quadrilatero e a Venezia.
Il comandante della flotta, ammiraglio Persano, decise inoltre, in esecuzione di un preciso ordine impartitogli al
termine di un Consiglio di guerra il 14 luglio, di costringere alla battaglia larmata navale nemica, occupando
lisola di Lissa, avamposto austriaco di fronte alla costa dalmata.
Nel novembre del 1866, dopo la caduta del governo Ricasoli, si svolse, in Italia, una tornata elettorale
incentrata sulla discussione del ricavato della vendita dei beni ecclesiastici e sulle concessioni da fare alla Chiesa
che scaten un clima di acceso anticlericalismo.
Giuseppe Garibaldi partecip ad una serie di incontri in favore dei candidati dellopposizione e promosse
associazioni come lObolo della libert che si contrapponeva apertamente allObolo di San Pietro. Ma il fatto
che, ancor di pi, accese gli animi dei democratici fu, nel dicembre del 1866, la partenza da Roma degli ultimi
reparti militari francesi, come previsto dalla Convenzione di settembre, stipulata nel 1864, che impegnava la
Francia a ritirare entro due anni le proprie truppe da Roma purch lItalia garantisse le frontiere pontificie da
qualsiasi aggressione.
A giugno, per, un gruppo di volontari, partito autonomamente da Terni verso lo Stato pontificio, venne subito
fermato dallesercito italiano. Il fallimento di questo primo raffazzonato tentativo insurrezionale, indusse molti
esponenti della Sinistra parlamentare e una parte della stampa democratica a dissuadere Garibaldi nel
proseguimento dei preparativi del moto.
Ma egli, comera sua abitudine, non ascolt questi allarmati consigli e a Monsummano, in Toscana, dove si era
recato per curare lartrite, invit i suoi uomini a continuare la preparazione del piano insurrezionale che, nel
frattempo, era stato modificato e prevedeva la sollevazione della popolazione cittadina come punto di partenza
del moto.
O. Orlandi - Ritorno da Mentana - olio su tela - Museo centrale del Risorgimento - Roma
Per questo motivo, nei mesi estivi, Garibaldi invi Francesco Cucchi a Roma, il figlio Menotti nel Mezzogiorno e
Giovanni Acerbi al confine con lItalia centrale. L11 agosto, a Siena, Garibaldi afferm, in una celebre
dichiarazione, che le colonne dei volontari avrebbero marciato verso Roma alla rinfrescata, ovvero in autunno.
Un deciso mutamento del clima dopinione a favore del moto garibaldino si ebbe quando il generale francese
Dumont, passando in rassegna la Legione dAntibo, afferm, in un discorso alla truppe, che la Legione era
sempre parte integrante dellesercito francese.
Una parte della stampa italiana riprese polemicamente quella dichiarazione e accus la Francia di ingerenza sulla
politica italiana. Sulla scia di questi eventi, Garibaldi acceler la preparazione del moto e fiss linizio dellazione
per il 15 settembre con uninsurrezione che sarebbe dovuta scoppiare nella provincia di Viterbo e poi sarebbe
stata seguita dallinvasione di volontari.
La febbrile attivit garibaldina, cui non corrispondeva per un identico seguito tra la popolazione romana,
preoccup il governo italiano che decise, per mettere fine allavventura insurrezionale, di arrestare Garibaldi il 24
agosto a Sinalunga e di condurlo nella fortezza di Alessandria.
Larresto, per, non solo non imped la continuazione della preparazione del moto, ma segn anche lavvio di
numerose manifestazioni di solidariet, in molte citt, nei confronti di Garibaldi, il quale, cos, sullonda di questi
avvenimenti, venne rilasciato e ricondotto sullisola di Caprera sorvegliato da ben 9 navi da guerra della regia
marina che incrociavano al largo.
Anche questo compromesso, per, non ferm lorganizzazione del moto che prevedeva lingresso nello Stato
della Chiesa di tre bande di volontari, la prima diretta a Viterbo guidata da Acerbi, la seconda nella Sabina
comandata dal figlio Menotti e la terza verso Velletri capeggiata da Nicotera e, nei primi giorni di ottobre,
alcuni gruppi di volontari entrarono nei territori pontifici.
Lopinione pubblica europea (oltre naturalmente a quella italiana) guardava con preoccupazione levoluzione
degli avvenimenti e il governo francese, dopo una serie di colloqui e trattative con il governo italiano, prese la
decisione di inviare un corpo militare di spedizione a Roma per fermare ogni velleit dei garibaldini.
Nonostante questi fallimenti, Garibaldi decise, ugualmente, di dare lavvio alla spedizione.
Part da Terni e il 23 ottobre raggiunse Passo Corese, dove Menotti aveva insediato il quartiere generale, e da l, al
comando di circa 8 mila uomini, si diresse verso la cittadina di Monterotondo, sulla strada per Roma.
Contemporaneamente, altre colonne marciavano verso Roma: Acerbi nel viterbese, Nicotera a Frosinone e a
Velletri, Pianciani a Tivoli. Garibaldi si spinse fino alle porte di Roma, a Monte Sacro, ma la citt non insorse e il
generale decise di ritornare a Monterotondo.
La situazione politico-militare, per i volontari, volgeva al peggio: il governo italiano, infatti, aveva sconfessato
pubblicamente il tentativo insurrezionale. Il 30 ottobre, inoltre, a Civitavecchia era iniziato lo sbarco del corpo di
spedizione francese e, infine, la condizione dei volontari privi di adeguati rifornimenti di cibo, con uno scarso
vettovagliamento e con molte diserzioni era estremamente difficile.
Garibaldi decise, allora, di spostarsi su Tivoli, in cerca di una migliore posizione militare, ma il 3 novembre 1867,
nei pressi di Mentana, nellagro romano, un gruppo di pi di 4 mila volontari venne intercettato da circa 9 mila
soldati delle truppe franco-pontificie. Lo scontro fu cruento e i reggimenti di Napoleone III, muniti dei moderni
fucili chassepots a retrocarica e a lunga gittata, ebbero il sopravvento sui garibaldini e obbligarono alla ritirata.
Garibaldi venne arrestato a Figline in Toscana e rinchiuso nuovamente nel forte di Varignano il 5 novembre. Il 25
novembre, infine, cess la detenzione e ritorn a Caprera.
34|La presa di Roma
La guerra franco-prussiana, scoppiata il 19 luglio 1870, apr improvvisamente nuove prospettive per la soluzione
della questione romana. Bench Vittorio Emanuele II fosse convinto della necessit di intervenire a fianco
Napoleone III, il ministro degli esteri Visconti Venosta riusc a far prevalere nel governo le ragioni della
neutralit.
Nel contempo pot per fare apparire la proposta di Napoleone III, avanzata dallimperatore il 10 luglio e relativa
al ritiro dei contingenti francesi da Roma e Civitavecchia, non come una ricompensa derivante dalleventuale
decisione italiana di aderire ad una progettata alleanza italo-franco-austriaca in funzione antiprussiana, ma come
una scelta compiuta autonomamente dalla Francia per rendere di nuovo operante la Convenzione di settembre,
rispettata solo da parte italiana dopo i fatti di Mentana del 1867.
A. Tranzi - La breccia di Porta Pia, 20 settembre 1870 - 1870 - dipinto - Musei Capitolini - Roma
Labilit di Visconti Venosta, pronto a ribadire pubblicamente la volont dellItalia di adempiere alla
Convenzione, e le difficolt incontrate dalla Francia sui campi di battaglia facilitarono cos levacuazione dello
Stato pontificio, terminata in agosto.
Per sorvegliare la frontiera ed essere pronto allintervento, nel caso si verificassero colpi di mano o insurrezioni
fomentate dalla Sinistra, il governo italiano decise inizialmente di costituire un corpo di osservazione dellItalia
centrale il cui comando fu affidato al generale Cadorna.
Proprio quando Visconti Venosta aveva per cominciato a preparare timidamente la diplomazia allipotesi di una
eventuale occupazione dello Stato pontificio da parte italiana, le notizie relative alla sconfitta di Sedan e al crollo
del Secondo Impero, giunte a Firenze tra il 3 e il 5 settembre, fecero precipitare gli avvenimenti: il Consiglio dei
ministri decise infatti allunanimit di occupare Roma, previo un ultimo tentativo di accordo, per evitare il
ricorso alla forza, con Pio IX.