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Nigel Warburton

La questione dell ‘arte

Schemi by Olivia

Nigel Warburton
La questione dell’arte.

Clive Bell
Art, 1914 (inizi XX sec)
Bell realizza con Art un’ottimo manifesto del post impressionismo ma non dà una teoria
soddifacente di cosa sia l’arte.
“l’arte è forma significante”
Nota: Bell non era un filosofo di professione.

Ipotesi estetica:
Alcuni oggetti sono dotati della capacità di produrre un’emozione estetica in osservatori sensibili.
E’ irrivlevante quando siano stati prodotti, chi li abbia prodotti o perché. Il potere di produrre
un’emozione estetica è inerente alla forma significante che è combinazione di linee forme e colori
posti in relazione tra loro (forma, colori e spazio tridimensionale).

- L’opera d’arte deve emozionare in sé, non suggerire emozioni.


- L’emozione estetica non appartiene alla vita quotidiana, è qualcosa di più profondo,
suscitato dalla forma significante.
- L’emozione viene suscitata da forma, colori e spazio tridimensionale disposti in modo
armonioso -> probabilmente non esiste bello in natura.
- L’opera d’arte ci offre uno sguardo sul mondo quale realmente è nella visione purificata che
ne offre l’artista.
- L’opera d’arte è pura forma
- L’opera d’arte non è rappresentativa. La rappresentazione può esserci ma soltanto come
spinta alla creazione (problema artistico che l’artista si propone di risolvere).
- L’opera esprime un particolare stato d’animo provato dall’artista nel momento della
creazione perciò non può essere fedelmente riprodotta. Può essere casomai “riletta” (ed
esprimerà l’emozione dell’artista che “copia”).
- Senza un’osservatore in grado di cogliere la forma significante essa resta latente.
- Per apprezzare l’arte bisogna liberarsi della teoria e non badare a nessun elemento
rappresentativo.
- Non tutti sono in grado di apprezzare l’arte. Lo studio non è sufficiente né necessario.
- Credo post impressionista by Bell “ogni sacrificio in nome della rappresentazione è qualcosa
di rubato all’arte”. L’artista deve concentrarsi sulla forma a costo di essere infedele alla
realtà.
- Il critico sensibile sa quando si trova di fronte ad un’opera d’arte per mezzo dell’intuizione
(emozione estatica). -> Bell è influenzato dall’intuizionista Moore.
- La forma estetica non può essere spiegata scomponendola nelle sue parti.
- Valore morale dell’arte: migliore mezzo per raggiungere i più elevati stati di conoscenza
(quelli di contemplazione estatica).

Critiche:
- circolarità viziosa tra le difinizioni di opera d’arte e forma significante.
- Elitarismo: non tutti possono cogliere la forma significante. (Tuttavia non c’è distinzione di
educazione)
- Decontestualizzazione (non imp. il dove, il quando, il perché della realizzaz. dell’opera e
nemmeno il chi) -> formalismo.
- Troppo scarsa considerazione della rappresentazione.
L’errore principale di Bell è forse quello di cercare le caratteristiche comuni delle opere
d’arte… cosa che non è detto ci sia.
La teoria di Bell sembra l’elevazione ad ideale oggettivo dei gusti di una piccola ma influente
sotto classe della società inglese.

The Railway Station, William Powell Frith -> rappresenta emozioni, non le crea.
Lac d’Annecy, Paul Cézanne -> dà più imp. alla forma che alla rappresentazione.
David Hume, Allan Ramsay -> ritratto in cui gli elementi rappresentativi fanno parte
dell’opera!
Le raggenti dell’ospizio di Alms, Frans Hals -> non possiamo considerarne soltanto la forma ma
anche la contingenza nella quale il pittore povero dipingeva le signore ricche (Berger)

G. Collingwood, filosofo di Oxford


The principles of Art, 1938

- l’arte non è una categoria atemporale, ma una categoria che si evolve come le società in cui
le opere sono create.
- Espressionismo -> l’arte è esperessione immaginativa di un’emozione.
Espressione = trasformazione di sentimenti imprecisi in sentimenti precisi.
- Idealismo: l’opera non richiede necessariamente di essere realizzata in un materiale
particolare. E’ già opera d’arte come mera idea. La realizzazione materiale serve a renderla
comunicabile -> a ricreare l’idea nella mente altrui. L’opera d’arte esiste solo nella mente di
chi la crea e di chi l’apperezza.
- L’opera d’arte non è mai finita.
- L’artista deve avere un minimo di abilità tecnica, ma non è questa a fare l’artista. Non tutti
possono diventarlo.

Opera d’arte e artigianato


Artigianato: Attività che trasforma del materiale grezzo in un prodotto concepito precedentemente,
seguendo un piano prestabilito.
Opera d’arte: può avere molte delle caratteristiche dell’artigianato, ma non è necessario che le
abbia. L’artista non sa cosa realizzerà prima di averlo realizzato.
Arte è l’espressione immaginativa di emozioni. (l’espressione riuscita permette al pubblico di
diventare partecipi dell’emozione) (l’espressione è un processo in corso. All’inizio è indefinita e si
chiarisce piano piano).
Ci può essere una progettazione, relativa all’aspetto rappresentativo dell’opera.
“Una vera opera d’arte è un’attività totale che la persona coinvolta apprende o di cui è consapevole
per mezzo dell’uso dell’immaginazione”.
L’opera d’arte ci permette di vivere, come esperienza tattile immaginativa, l’esperienza dell’artista.

Arte
Artigianato: Artigianato
Arte magica Arte così detta
Arte ricreativa

L’arte esprime un’emozione, non è concepita allo scopo preciso di suscitarne una.

Arte magica: Opere che costituiscono mezzi aventi il fine prestabilito di suscitare particolari
emozioni (es. un rito -> emozione religiosa; Un inno -> emozione patriottica). Le emozioni che
suscita hanno una funzione, quindi è utile (è utilitaristica).
Arte ricreativa: ha come fine stesso la liberazione di emozioni (piacevoli). E’ edonistica. Porta alla
corruzione morale.

Influenza di Croce -> la forma esteriore non è essenziale allo status di opera d’arte.
Obiezioni:
1) La teoria di Collingwood includerebbe nell’arte cose la cui artisticità non è ovvia. Sembra
implicare che ogni espressione immaginativa sia opera d’arte. L’osservatore riesprimerebbe
in modo immaginativo l’emozione che è presente all’interno dell’opera.
2) La teoria di Collingwood esclude molte opere d’arte paradigmatiche. Per esempio tutta l’arte
cristiana del rinascimento, volta a suscitare un’emozione connessa ai fatti religiosi, non al
chiarimento di un sentimento inizialmente vago.
3) Anche se C. avesse ragione riguardo a che cos’è l’arte, la sua spiegazione non ci fornirebbe
un modo per distingure tra vera arte ed arte così detta. Che l’opera sia o no d’arte dipende
dalla storia di come è giunta ad essere quella che è (eziologia). Cosa che è spesso
sconosciuta. (Hitchcok ha dichiarato di aver creato Psyco manovrando sapientemente le
emozioni del pubblico… Ma magari il film è il raffinamento di un’emozione).

Morris Weitz, filosofo


Articolo: The Role of Theory in Aesthrtics, 1956

Weitz è uno dei più influenti filosofi che, a partire dagli anni 50, subirono l’influenza delle
riflessioni di LudwigWittgenstein sulla natura del linguaggio.

Ludwig Wittgenstein, Ricerche filosofiche ->


Si riteneva (v. anche il Socrate platonico) che se non possiamo definire un termine vuol dire che non
sappiamo cosa significhi. Per “definire” si intende che per ogni concetto deve esserci qualche
caratteristica essenziale comune a tutte le cose che cadono sotto a quel concetto.
Wittgenstein sostiene che esistano termini che non si possono definire. Sono i termini basati sulle
somiglianze di famiglia, cioè fondati non sull’assimilazione di un particolare ad un generale, ma su un
legame di affinità -> uno schema di somiglianze che si sovrappongono e si incrocino a vicenda.

Weitz parla di concetti chiusi e di concetti aperti.


Concetti chiusi: Possono essere date le condizioni necessarie e sufficienti per l’applicazione del
concetto stesso.
Concetti aperti: (= termine basato su somiglianze di famiglia) Si danno situazioni che richiedono di
prendere una decisione rispetto alla possibilità di estendere o di non estendere l’uso di tale concetto
per tenere conto di un caso nuovo.

Per Weitz l’arte è un concetto aperto.

Affremazioni di Weitz Obiezioni di Warburton


Le definizioni rendono impossibile la creatività tutte le definizioni date fin ora sono restrittive, ma non
è detto che debba essere così
Anche i sottoconcetti di arte devono rimanere aperti Non ce n’è motivo. Se un’immagine composta di
ritagli non può essere pittura sarà collage.
Quanto all’arte dobbiamo prendere decisioni rispetto Weitz non fornisce risposte riguardo a “chi” siamo
alla possibilità di estendere o di non estendere l’uso “noi”.
di tale concetto per tenere conto di un caso nuovo.
Per decidere se una cosa è arte ricorriamo ad uno Weitz non offre indicazioni per decidere che cosa
shema di somiglianze debba essere un somiglianza rilevante.
Le nuove opere d’arte guadagnano il loro status a In base a cosa è stata determinata l’artisticità della
causa delle somiglianze con opere paradigmatiche. prima arte in assoluto?

Suggerimento di Mandelbaum: i membri di una famiglia hanno in comune una connessine


genetica di tipo biologico -> Così come c’è una caratteristica comune non esibita in una famiglia,
potrebbe esserci una proprietà non esibita condivisa dai termini che Weitz fa cadere sotto concetti
aperti.
CONCLUSIONI
La teoria di Weitz non è completamente solida, ma non è completamente confutabile.
Arte potrebbe essere un termine basato su somiglianze di famiglia.
Tuttavia se, nel caso delle somiglianze di famiglia, è presente una proprietà comune non esibita che
rende arte tutte le opere d’arte, allora è possibile una teoria dell’arte nel senzo essenzialista
tradizionale.

Altre teorie esaminate di contorno:


Alfred Lessing -> perché attribuiamo valore alla creatività? Perché se l’arte non trovasse sempre
forme originali ce ne stancheremmo. Obiezione: ci sono forme d’arte estremamente rigide dove
tuttavia grandi artisti hanno trovato sbocco per la loro creatività (v. haiku, fuga)

Edmund Burke -> sostiene che nel complesso gli esseri umani apprezzano la novità in ogni campo.

La teoria di Weitz si impegna a giustificare l’artisticità di opere quali: i readymades di Duchamp,


My Bed di Tracy Emin e Mother and Child Divided di Damien Hirst.

George Dickie, filosofo americano


Formulò diverse volte la teoria istituzionale dell’arte negli anni 60 e nei primi anni 70.
Fu influenzato da un articolo di Danto e dal suggerimento di Mandelbaum (v. prima)

Arthur Danto, folosofo e critico d’arte.


Articolo: The Artworld -> è la teoria a rendere qualcosa un’opera d’arte. Oggetti
indistinguibili possono avere proprietà molto differenti determinate dal contesto della loro
presentazione. V. es. pag 80-82

La teoria di Dickie può essere detta procedurale.

Stephen Davies distingue tra definizioni dell’arte procedurali e funzionali:


- Funzionali: si concentrano sugli scopi a cui l’arte deve servire (esprimere emozioni,
suscitare piacere estetico…)
- Procedurali: fanno riferimento a pratiche sociali che modificano lo status dell’opera,
piuttosto che a caratteristiche intrinseche all’opera in questione.

I formulazione della teoria istituzionale:


‘Un’opera d’arte in senso classificatorio è un artefatto, a un insieme di aspetti del quale è stato
conferito lo status di candidato per l’apperzzamento da parte di una persona o di persone che
agiscono per conto di una certa istituzione sociale (il mondo dell’arte).’

La teoria di Dickie è classificatoria, non valutativa, cioè non si interessa del valore dell’arte (non
importa se l’oggetto candidato all’apprezzamento venga poi apprezzato).

Artefatto, nel senso inteso da Dickie, indica qualsiasi oggetto che sia stato prodotto o modificato
dall’intervento umano. Una modifica che può consistere nel semplice mettere un evidenza, anche il
solo indicare (così può essere reso arte un oggetto naturale, persino carote e tramonti) -!!!.

Mondo dell’arte: Ne fa parte chiunque pensi di esserne membro.

Critica 1: banalizza l’arte -> qualsiasi cosa può diventare arte basta che qualcuno che si ritiene
artista la dichiari arte. – Tale critica non invalida la teoria.
Critica 2: In base a cosa il mondo dell’arte conferisce lo status di opera d’arte? Per qualche ragione
o arbitrariamente?
a) Se è per qualche ragione tale ragione costituirebbe una teoria dell’arte diversa da quella
istituzionale.
b) Se lo fanno arbitrariamente perché dovremmo essere interessati a che cos’è l’arte (quando
essa venisse prodotta nel corso di un processo così capriccioso)?
Critica 3: Circolarità tra le definizioni di “opera d’arte” e di “mondo dell’arte” -> Dickie non
considerava tale circolarità viziosa.
Critica 4: Qualcuno potrebbe dichiarare opere d’arte tutti gli artefatti del mondo e questi sarebbero
opere d’arte senza che nessuno lo sappia.

La seconda versione della teoria è meno elegante e sintetica, ma non risolve i problemi della prima.
Non risponde a “cos’è l’arte?”

Alternativa di Jerrold Levinson. Definizione storico- intenzionale.


‘Un’opera d’arte è una cosa (articolo, oggetto, entità) che è stata seriamente intesa per essere
considerata come un’opera d’arte – ovvero considerata nel modo, qualunque esso sia, in cui
precedenti opere d’arte sono o sono state correttamente codificate.’

- Produrre un’opera d’arte richiede un tipo particolare di intenzione.


- Le opere d’arte hanno un tipo particolare di relazione con le pretiche presenti e passate di
artisti e fruitori dell’arte.
• Per rendere qualcosa oprea d’arte bisogna possederla o avere il diritto di utilizzarla
in qualche modo.
La questione del possesso renderebbe impossibile l’assurdità di rendere opere d’arte tutti gli
artefatti di Londra (o del mondo).
Tuttavia, per giustificare gli artisti concettuali (es. A Line by Walking, England – Richard Long ->
un percorso d’erba calpestata camminando, documentato dall’artista) Levinson finisce per
vanificare la specifica del possesso.

E’ opera d’arte ciò che è prodotto con l’intenzione che sia considerato tale (in qualcuno dei modi in
cui è stata considerata l’arte in passato).
L’intenzione può essere:
- specifica: l’artista sa in quale dei modo specifico in cui è stata considerata l’arte vuole che
sia considerata la sua opera (es. che una scultura di filo di ferro sia considerata come le
sculture di filo di ferro precedenti)
- non specifica: l’artista vuole che l’opera sia considerata in uno dei modi in cui è stata
considerata l’arte in passato.
- “intenzione inconscia dell’arte”: un artista può volere che le sue opere siano considerate in
un modo che non ritiene sia “artistico”, ma che è uno dei modi in cui è stata considerata
l’arte in passato. Es. Wallis poteva desiderare che i suoi dipinti fossero considerati come
rappresentazioni di navi in mare, del tutto ignaro che quello era uno dei modi etc etc.

Critiche:
1. Anche se Levinson fornisce una spiegazione ad hoc sulla prima arte, questa non è
convincente.
2. La sua teoria è troppo inclusiva. Es. Finirebbero per essere arte anche le foto scattate per i
passaporti perché hanno in comune con certa arte ritrattistica l’essere testimonianza visiva
riguardo all’aspetto dell’individuo.
Art brut e outsider art: Le opere di certe persone sono state considerate arte sebbene gli autori non
si considerassero artisti. V. i dipinti di barche di Alfred Wallis e le foto di Erneast James Boelloq
(Storiville – foto di prostitute). -> sono ossi duri per le teorie istituzionali.

Andy Warhol, Brillo Box: stimolò l’articolo di Danto.


Opere che usano animali veri: The Ambassador (pavone vivo) di Alys, A Real Work of Art (cavallo
vivo) di Walliger, Novecento di Maurizio Cattelan (cavallo imbalzamato), The Phisical
Impossibility of Death in the Mind of Someone (squalo sotto formalina) di Damien Hirst.

Nigel Warburton, La questione dell’arte


CONCLUSIONI:
A cosa potrebbe servire una definizione di Arte?
1. aiuterebbe a decidere nei casi difficili
2. permetterebbe di spiegare retrospettivamente perché ciò che è stato chiamato Arte è Arte.
3. ci dice quali oggetti nel mondo ripagheranno più probabilmente un carto genere di viva
attenzione.
!Il punto 3 è il + importante!
Per Warburton hanno senso d’essere solo le definizioni valutative dell’Arte perché se gli oggetti
classificati (da una definizione classificatoria) non avessero per noi un particolare valore non
avrebbe utilità distinguere tra arte e non arte.

Può valere la pena di porsi la questione dell’arte, ma è più produttivo porla rispetto alle
singole opere piuttosto che come problema generale.

[Tra quelle esaminate la teoria dell’arte a cui W. è più propenso è quella delle somiglianze di
famiglia. Tuttavia non esclude che questa possa essere smentita dall’emergere di una caratteristica
comune non esibita.]

L’esempio sull’analisi di casi particolari confronta due fotografie: Film Still #21 di Cindy Sherman
e Carri armati in piazza Tien Anmen, Pechino, Stuart Franklin.

La prima è arte, la seconda è una straordinaria fotografia giornalistica.

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