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• Origine, struttura e moti della terra
- L’origine
E’ consolidata l’ipotesi che la terra abbia avuto origine, insieme al sole e agli altri
pianeti del sistema solare, da una massa gassosa staccatasi da una nebulosa
primitiva di idrogeno, elio e particelle subatomiche fra i 3 e i 4,6 miliardi di anni fa.
In tempi succesivi, tale massa prese contemporaneamente a raffreddarsi, a contrarsi
e a roteare, assumendo gradualmente la struttura, i moti e la conformazione attuale.
- La struttura
L’effetto combinato dell’enorme calore e dei movimenti disordinati, ha dato luogo a
una prima fase di aggregazione della massa gassosa in composti complessi.
La solidificazione superficiale iniziò quando la temperatura esterna scese sugli 800°
C, la condensazione dei vapori d’acqua presenti nella primitiva atmosfera, quando
tale temperatura scese a valori inferiori a quelli di ebollizione della stessa.
Queste acque, fortemente acide, formarono i primi bacini oceanici, riversando in essi
una notevole quantità di sali provenienti dalla erosione della crosta terrestre. L’azione
chimica e meccanica dei gas atmosferici incrementò questa erosione e determinò
fenomeni di trasporto e sedimentazione dei materiali crostali.
La costituzione della terra, si può dividere in tre zone concentriche:
• La crosta che si estende fino a una profondità di 40 km sotto i continenti e i
10 km sotto gli oceani. Essa è costituita da rocce granitiche, eruttive,
sedimentarie e dioritiche sotto i continenti, da rocce basaltiche sotto gli oceani.
La temperatura aumenta con la profondità con un gradiente termico di 3° C
per ogni 100 m.
• Il mantello che si estende dai 40 km ai 2900 km di profondità. Esso è
costituito da rocce ultrabasiche e inferiormente da uno strato composto da
miscele di magnesio, silicio e ferro. La temperatura continua ad aumentare,
ma con un gradiente termico ridotto a 0,2 – 0,5° C per km, salendo fino a
1500-2000° C.
• Il nucleo che si estende dai 2900 km di profondità fino al centro della terra.
Esso è costituito da uno strato esterno di ferro e nichel allo stato fluido e dal
nucleo centrale di ferro allo stato solido. La temperatura raggiunge valori
dell’ordine di 2000-4000°C.
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- I moti
I moti inizialmente disordinati e caotici, furono di seguito gradualmente condizionati
dai cambiamenti di stato della materia e dalle leggi di gravitazione universali.
Ad oggi sono stati individuati quattordici movimenti della terra, dei quali i più
significativi ed importanti sono:
Il moto di rotazione attorno all’asse polare, che si compie in un giorno siderale, in
senso antiorario per un osservatore posto nell’emisfero boreale terrestre.
Il moto di rivoluzione attorno al sole, che si compie in un anno siderale, in senso
antiorario per un osservatore posto nell’emisfero boreale celeste. Questo moto
avviene sopra una traiettoria ellittica, nella quale il sole occupa uno dei due fuochi, il
cui piano interseca la sfera celeste secondo una circonferenza chiamata eclittica.
Durante questo movimento, l’asse polare si mantiene inclinato rispetto alla normale
al piano dell’ecclittica di un angolo variabile nel tempo. Il semiasse minore della
traiettoria ellittica è detto linea equinoziale; equinozio di primavera e d’autunno le
posizioni estreme. Il semiasse maggiore è detto linea solstiziale; solstizio d’estate e
d’inverno le posizioni estreme.
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- Richiami storici
Le antiche civiltà considerarono la terra di forma piana, poco estesa e simile a un
disco circondato dall’oceano e limitato superiormente dalla cupola del firmamento e
così appariva nelle prime rudimentali carte geografiche. Solo verso la metà del IV
secolo a.C. per opera di matematici e filosofi greci (Pitagora, Aristotele) si intuì che
essa aveva una forma sferica e ne fu data sufficiente dimostrazione da Archimede.
Una volta accertata la sua sfericità, si cercò di calcolarne le principali misure
L’egiziano Eratostene, nel 200 a. C. giunse a determinare con buona
approssimazione il raggio terrestre. Si deve ad Eratostene la prima mappa del
mondo allora conosciuto. Detta mappa riporta un reticolo di meridiani e paralleli
rettilinei ortogonali non equidistanti e passanti per alcune delle città allora più
conosciute.
Le ipotesi di perfetta sfericità della terra furono condizionate dalle scoperte di
Galileo, Newton e Huyghens, risalenti al XVII secolo.
La rotazione della terra intorno al proprio asse, la gravitazione universale e la forza
centrifuga dimostrarono come questa non potesse essere sferica, in quanto tale
forma risulta essere incompatibile con le azioni suddette.
L’assetto definitivo di un corpo qualsiasi e quindi anche della terra, intesa come un
corpo planetario inizialmente allo stato fluido, è di equilibrio sotto l’azione combinata
di forze interne ed esterne che agiscono su di esso.
• Il geoide
In un generico punto della superficie terrestre consideriamo una massa M
sostanzialmente sottoposta a una forza newtoniana n di intensità costante con
direzione verso il centro della terra e a una forza centrifuga c, dovuta al movimento di
rotazione, perpendicolare all’asse di rotazione e di intensità proporzionale alla
distanza di M dall’asse stesso, la risultante g di queste due forze prende il nome di
forza di gravità. In corrispondenza dei poli g assume il massimo valore in quanto si
ha c=0 e quindi g = n; all’equatore si ha g = n – c e quindi la forza di gravità assume
il minimo valore essendo massima la forza centrifuga. L’insieme delle forze g
costituisce il cosiddetto campo gravitazionale terrestre.
Se consideriamo la superficie terrestre deformabile è evidente che essa assume
sotto l’azione della forza di gravità, una forma non sferica ma leggermente
schiacciata ai due poli dove g assume il massimo valore.
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Poiché la terra è costituita da materiale solido e fluido, non possiamo considerare
realistica l’ipotesi fatta relativamente alla omogeneità della sua massa, ne deriva che,
variando le forze di attrazione n, dipendenti dalla densità, variano in intensità e
direzione anche le forze di gravità secondo la distribuzione della densità delle masse.
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La conseguenza di tutto ciò è che se pensiamo che il punto M si sposti verso il centro
della terra, la linea di azione della gravità non si mantiene rettilinea, ma diventa una
traiettoria curva detta linea di forza.
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Il geoide è la superficie matematica della terra e si presenta con una forma molto
complessa caratterizzata da lievi ondulazioni dette geoidiche, connesse alla
variazione del campo gravitazionale.
Poiché l’unica materia mutevole di forma e di posizione sul nostro pianeta è l’acqua
marina, si può dedurre che la forma della terra è individuabile nel modo migliore dalla
conformazione globale della superficie del mare, nell’ipotesi di mancanza di cause
perturbatrici quali maree e correnti e supponendola estesa idealmente sotto i
continenti. Questa particolare teorica superficie è detta geoide.
Il geoide è la superficie sferica di riferimento di tutti i punti della terra, data dal livello
medio dei mari considerato esteso anche sotto le terre emerse.
• L’ellissoide di rotazione
La complessità della forma del geoide ha indotto la necessità di ricercare una
conformazione rappresentativa della terra in modo più semplice che servisse a
risolvere più facilmente i problemi geodetici planimetrici. Per le quote bisogna riferirsi
sempre al geoide,perché gli strumenti le misurano riferendole al concetto di verticale,
che è definibile partendo da quello di gravità.
La superficie più prossima al geoide, matematicamente e geometricamente definibile
in modo semplice, è quella di un ellissoide di rotazione, teoricamente ottenuto dalla
rotazione nello spazio di un ellisse di semiassi a e b (rispettivamente detti semiasse
equatore) intorno al semiasse minore b supposto coincidente con l’asse polare
terrestre.
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x +y
2 2
z2
+ 2 =1
a2 b
dalla quale si deducono, per intersezione con i piani di equazione z=0 e Y=0
rispettivamente la equazione della circonferenza equatoriale:
x 2 + y2 = a2
a −b
schiacciamento: s=
a
a 2 − b2
eccentricità: e=
a2
Fino al 1924 in Italia venne adottato l’ellissoide calcolato nel 1941 dal tedesco
Bessel i suoi parametri sono:
semiasse maggiore dell’ellisse: a = 6377397,15 m
semiasse minore dell’ellisse: b = 6356078,96 m
schiacciamento: s = 1/299
eccentricità: e = 0,082 m
Altri valori vennero calcolati nel 1880 dall’inglese Clarke, nel 1906 dal tedesco
Helmert, nel 1909 dall’americano Hayford, nel 1942 dal russo Grassovsky.
Nel 1947 l’Unione Geodetica e Geofisica Internazionale ha proposto i seguenti
parametri:
semiasse maggiore dell’ellisse: a = 6378160 m
semiasse minore dell’ellisse: b = 6356758 m
schiacciamento: s = 1/298
eccentricità: e = 0,0818 m
Tale ellissoide viene chiamato ellissoide internazionale.
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Si definiscono come le coordinate astronomiche, sostituendo alla verticale v nel
punto P, la normale n all’ellissoide.
Il raggio di curvatura della sezione ottenuta con il piano verticale ortogonale al piano
meridiano si indica con N e si chiama gran normale.
Questi due raggi si dicono raggi principali di curvatura e sono esprimibili in funzione
della latitudine di P e dei parametri che definiscono l’ellissoide:
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ρ=
(
a 1 − e2 ) N=
a
(1 − e sen ϕ )
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2 2 1 − e 2 sen 2ϕ
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Se consideriamo sull’ellissoide di riferimento la proiezione di due punti della
superficie fisica della terra, si definisce geodetica la linea curva che congiunge le
due proiezioni secondo il percorso minimo. La distanza calcolata secondo la linea
geodetica si chiama distanza geodetica.
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due raggi principali di curvatura dell’ellissoide, calcolati con la latitudine astronomica
nel punto P, cioè:
a 1− e
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R = ρ .N R=
1 − e 2 sen 2ϕ
a = semiasse maggiore ellissoide
e = eccentricità dell’ellisse generatrice dell’ellissoide
f = latitudine di P.
• Teorema di Legendre
Supponiamo di aver rilevato, attraverso la misura degli angoli e dei lati, un triangolo
geodetico, cioè la figura individuata sull’ellissoide da tre punti e dalle geodetiche che
li congiungono a due a due, se la lunghezza dei suoi lati risulta inferiore alle
dimensioni del campo geodetico allora potrà essere considerato come un triangolo
sferico restando inalterati i lati e gli angoli. La risoluzione del triangolo sferico viene
effettuata mediante le formule della trigonometria piana previa correzione degli angoli
sferici di una quantità pari a un terzo dell’eccesso sferico, calcolato come rapporto tra
l’area del triangolo sferico e il quadrato del raggio della sfera locale.
a' = a – e”/ 3
in cui l’eccesso sferico e” in secondi è dato da: e” = S 206265”/ R2
• Campo topografico
Il campo topografico è quella porzione di superficie terrestre (raggio circa 25 km per
rilievi di buona precisione e 10 km per i rilievi ad alta precisione) che circonda un
punto P, in cui è lecito sostituire alla sfera locale il piano tangente in P, che è
orizzontale, senza commettere errori apprezzabili nel calcolo delle distanze e delle
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aree topografiche. Il limite di tale campo attorno al punto P è condizionato dalla
precisione che si vuole raggiungere nelle misure.
• Concetto di distanza
La distanza fra due punti della superficie fisica della terra è la linea di minima
lunghezza delle proiezioni dei due punti sopra una superficie di riferimento.
La distanza topografica tra due punti A e B della superficie fisica della terra è
rappresentata dalla distanza tra le due proiezioni A0 e B0 di detti punti sul piano
orizzontale di riferimento, proiezioni ottenute mediante le verticali passanti per A e B.
Per i rilievi altimetrici l’estensione del campo topografico si riduce a qualche centinaio
di metri, in quanto l’effetto della curvatura si ripercuote sui dislivelli.
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• Quota ortometrica
Si chiama quota ortometrica di un punto, o semplicemente quota, il tratto di
verticale compreso tra il punto e la superficie del geoide, cioè praticamente tra il
punto e la superficie media dei mari, supposta quest’ultima, estesa sotto i continenti.
Tutti i punti sulla superficie del geoide si considerano a quota zero.
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verticale in un punto, risulta indispensabile riferire la quota ortometrica sempre e
soltanto al geoide e non all’ellissoide.
La quota relativa di un punto della superficie fisica della terra è la distanza, presa
secondo la verticale del punto, fra il punto e il piano orizzontale, assunto come
riferimento relativo, passante per un altro punto.
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