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COSTRUZIONI IN ACCIAIO
1. INTRODUZIONE
Carpenteria
Acciaieria (officina) Cantiere
Montaggio
in opera
cerniera incastro
Fig. 1 (soluz. costosa)
(soluz. economica)
La tendenza a semplificare le giunzioni pu portare a labilit del complesso.
Fig. 2
Altra caratteristica tipica delle strutture in acciaio la snellezza, che pu portare ad instabilit locali e di
insieme.
La maggior parte delle costruzioni metalliche sono state costruite con acciai laminati a caldo di forme e
dimensioni standardizzate. Le lamiere vengono unite tra loro mediante bullonatura o saldatura (la chiodatura
caduta in disuso).
2.9 Saldabilit
La saldatura un collegamento che realizza la continuit tra due elementi di acciaio. Il materiale di
base viene fuso in corrispondenza dei lembi da saldare, unitamente al materiale di apporto: bagno di
fusione.
Dopo il raffreddamento detta zona fusa che costituisce il cordone di saldatura ed una zona
termicamente alterata. Anche dopo saldatura i materiali devono avere le caratteristiche richieste e non
devono essere presenti difetti nella zona fusa.
I possibili difetti sono:
- cricche: dovute al raffreddamento
- soffiature: nellacciaio fuso presente monossido di carbonio disciolto, che torna allo stato gassoso
durante la solidificazione dando luogo a soffiature (acciaio effervescente). Aggiungendo nella colata
silicio ed allumino si sottrae ossigeno impedendo la formazione di CO e quindi di soffiature. Questi
tipi di acciai vengono chiamati acciai calmati e semicalmati e sono gli unici ammessi per carpenteria
saldata. Gli acciai devono avere una precisa composizione chimica (C, P, S, Mn, Si) e sono suddivisi
nei gradi A, B, C, D (UNI 5132). La scelta tra le 4 classi si effettua in base alle caratteristiche di
saldabilit richieste. Passando dal grado A al D diventano pi severe le limitazioni (disossidazione,
composizione chimica, resilienza). Il grado A escluso dalla carpenteria; per una struttura bullonata si
impiega il grado B, mentre per carpenteria saldata la scelta sar tra B e D in funzione delle esigenze di
saldabilit.
Secondo il DM 9/1/1996 gli acciai si dividono in tre tipi, Fe 360, Fe 430 e Fe 510, i quali sono poi a
loro volta suddivisi in:
Infine le travi ibride che sono composte da acciai con caratteristiche diverse saldati insieme.
Si ottengono i cosiddetti profili sottili mediante piegatrici di lamiere e nastri di acciaio di spessore 3-4 mm
Fig. 5
Si ottengono lamiere grecate, ondulate, scatolate, che per danno problemi di corrosione ed instabilit locale.
Dal materiale si preleva un saggio dal quale mediante lavorazione meccanica si ricava la provetta, in cui si
nota una zona calibrata pi stretta e due zone esterne pi grosse, dette zone di afferraggio.
S
d
d2
So =
4
Lo
So = a b
a
Lc
Lt b
- Acciai normali
= N /A
= N /A r i d
= N /A i n iz
= L /L o
L u-L o
A = Lo
Per questo tipo di acciai, che non presentano lo snervamento, si considera la tensione di scostamento dalla
proporzionalit allo 0.2%
2. I MATERIALI
Gli acciai da carpenteria sono leghe di ferro-carbonio con contenuto di carbonio compreso tra 0.17% e
0.22%, raffreddati lentamente, a temperatura ordinaria risultano costituiti da ferrite e da perlite. La
composizione chimica comprende inoltre
Mn = 0.6-1% ; Pmax = 0.035% ; Smax = 0.04% ; Si = 0.15-0.35% ; Ni = 0.7-1% ; Cr = 0.4-0.65% ; Mo =0.4-
0.6% ; V = 0.03-0.08% ; Cu = 0.15-0.5%
La determinazione delle propriet meccaniche degli acciai viene effettuata sperimentalmente su provette di
forma e dimensioni unificate e su elementi strutturali (per la valutazione di stati di coazione ed imperfezioni).
Le lamiere si dividono in :
- Lamierini: s < 1 mm
- Lamiere sottili: 1 mm < s < 4mm
- Lamiere medie: 4 mm < s <50 mm
- Lamiere spesse: s > 50 mm
I profilati (dimensioni normalizzate) invece si dividono in:
- IPN sezione ad I con ali rastremate
- IPE, HEA, HEB, HEM sezioni ad I ed H con ali parallele (Euronorm) altezza max 620 mm
- [, T, Z, L con lati uguali e disuguali
- Tubi o profili cavi a perimetro tondo, quadro o rettangolare
Fig. 3
I profilati saldati hanno forma a doppio T (I) costituiti da lamiere con spessore tra i 16 ed i 26 mm ed altezze
tra 300 e 1700 mm (denominazioni ISE, HSE, HSD, HSL, HSA, HSH, HSU) con caratteristiche geometriche
fornite in appositi sagomari
0 .2 % = L /L o
L u- L o
A = Lo
Fig. 8 Diagramma tensione -deformazione
Lallungamento a rottura A rappresenta la deformazione media riferita alla base Lo accostando i provini
dopo rottura. Fino al raggiungimento del carico massimo la deformazione uniforme lungo tutto il provino.
Raggiunto il carico massimo la deformazione aumenta notevolmente in una zona limitata dando luogo ad un
restringimento della sezione evidente anche a occhio nudo, detta zona di strizione, .
Nel grafico di fig. 9 , rappresentata in ordinata la deformazione locale lungo il provino prima della rottura.
max
media
Lu
Pertanto se la rottura avviene al centro della base di misura, lallungamento A dipende da L0, per valori
crescenti di L0 lallungamento A diminuisce. Pertanto lallungamento A5 su una base di 5 diametri
maggiore di A10 su una base di 10 diametri.
E una prova di flessione in campo plastico con mandrino di diametro D prefissato appoggiato su due
rulli distanti D+3a, dove a lo spessore del provino.
Le rotazioni in mezzeria sono:
90
=
180
Si esaminano le condizioni della zona plasticizzata di D
mezzeria: il risultato della prova positivo se non si
notano screpolature o cricche. La prova denota
lattitudine del materiale a deformarsi plasticamente a
freddo e mette in evidenza difetti di omogeneit ed
D+3a
isotropia.
Fig. 10 Prova di piegamento
Pendolo di Charpy
2 mm
10 mm
Intaglio
2 mm
10 mm
55 mm
10 mm
Maglio di
Provetta 30 peso P Sezione della provetta in
corrispondenza
dellintaglio
Per durezza si intende la resistenza opposta alla penetrazione di un altro corpo pi duro.
Facile da eseguire anche su prodotti finiti non una prova distruttiva. La misura della durezza data dal
rapporto tra la forza applicata al penetratore e larea della superficie dimpronta. A seconda del tipo di
penetratore si ha:
- HB: Durezza Brinell. Il penetratore una sfera (carico e diametro della sfera possono variare in funzione
del materiale da provare)
- HV: durezza Vickers. Il penetratore una piramide retta a base quadrata
136
max
m
Fig. 13 min
max
m
Fig. 14
min
t
- Sollecitazione pulsante ad altezza simmetrica (R = -1), ad es. flessione rotante
max
m
Fig. 15 t
min
max
m
Fig. 16
min t
Le prove di fatica danno come risultato il numero di cicli a rottura in funzione della sollecitazione ciclica
definita tramite m e oppure R e max. I risultati riportati su piano cartesiano danno la curva di Whler.
Di seguito si riportano le curve di Whler rispettivamente per m costante e per R costante. Il limite di fatica
rappresenta lasintoto delle curve di Whler e corrisponde alla sollecitazione al di sotto della quale non si ha
rottura per fatica. Per gli acciai il ginocchio della curva si ha per circa 2.000.000 di cicli.
Le rotture nel campo tra 0 e 10000 cicli sono poco influenzate dalla fatica, per questo detta fatica
oligociclica.
max)
m = cost
limite di
fatica
La rottura per fatica avviene per tensioni inferiori alla resistenza statica. In generale le rotture per fatica si
innescano in superficie e si propagano verso linterno.
Ad esempio la rottura per flessione pulsante si presenta con una zona lucida e liscia in cui il metallo si rotto
per fatica ed una zona pi ruvida in cui la rottura avvenuta per strappo, cio quando la sezione reagente non
pi stata sufficiente a resistere alla sollecitazione. In questo tipo di rottura non c strizione.
zona in cui si ha
rottura per strappo
ronte di avanzamento
delle fessure zona liscia e lucida
Fig. 18 Rottura per in cui si ha rottura
per fatica
flessione rotante
Le curve di Whler non danno una idea complessiva del comportamento a fatica del materiale perch sono
tracciate per parametri costanti. Una rappresentazione complessiva pu essere ottenuta col diagramma di
Smith-Goodman a partire da una serie di curve di . Consideriamo ad esempio le curve caratterizzate da tre
diverse m tali che m1 < m2 < m3
m1 m2 m3
l1 l1 l1
log N log N log N
Fig. 19 Curve di Whler per tensioni medie crescenti.
Da questi diagrammi si pu costruire la curva di Smith-Goodman, in cui le due curve rappresentano le min e
max e la bisettrice rappresenta la linea delle m. Si possono costruire curve caratteristiche relative al limite di
fatica o a delle resistenze a termine per un determinato numero di cicli.
max
min
Fig. 20 Diagramma di
Smith-Goodman
n1 N 1
ni Ni
log N
Fig. 23 Applicazione della regola di Miner
Nella laminazione a freddo, le fibre superficiali tendono ad allungarsi mentre il centro rimane indeformato.
Tutti i bulloni sono soggetti alla resistenza di progetto Nd0 e la pressione di contatto ha il valore di progetto
fd pari alla resistenza di progetto del materiale costituente la flangia.Lincognita del problema la posizione
dellasse neutro che definita mediante lequilibrio alla traslazione della sezione:
m N d 0 f d yc b = FN
essendo m i bulloni reagenti a trazione. Risulta:
m N d 0 FN
yc =
fd b
Noto yc possibile determinare il momento ultimo di calcolo, concomitante con lo sforzo normale FN.
Dallequilibrio attorno al baricentro della flangia si ha:
m
a y
N a
M ud = FN e = f d y c b c + d 0 ,i yi
2 2
i =1
2
Tale valore non pu sempre essere assunto come valore ultimo sopportabile dalla sezione. Affinch ci sia
vero il bullone teso pi vicino allasse neutro deve poter esplicare la sua resistenza massima, senza che il
bullone pi lontano abbia raggiunto un allungamento pari a quello di rottura.
Il collegamento di Fig. 25.4 realizzato tramite un bullone serrato con una forza di trazione Ns nel gambo
Si assume che in nessun punto si abbia il superamento della deformazione unitaria corrispondente al limite
elastico del materiale.
Il coefficiente di sicurezza parziale sullacciaio posto pari a m = 1
Vale il calcolo elastico delle sollecitazioni (in caso di presollecitazioni obbligatoria la verifica con Q = 0.9
per gli effetti favorevoli e Q = 1.2 per quelli sfavorevoli).
Si assume come stato limite ultimo il collasso per trasformazione della struttura o di una sua parte in un
meccanismo ammettendo la completa plasticizzazione delle sezioni coinvolte nella formazione del
meccanismo.
Il coefficiente di sicurezza parziale sullacciaio posto pari a m = 1.2
Si verificher che per le azioni di calcolo non si raggiunga le stato limite.
Occorre verificare che le giunzioni abbiano una sufficiente duttilit. Tale procedimento non applicabile
quando i fenomeni di fatica sono determinanti.
ove id = x2 + y2 x y + 3 xy2
e nel riferimento principale:
id = 12 + 22 1 2
a testa tonda
La testa prefabbricata da una parte sola, la seconda deve essere eseguita in opera.
Fig. 2.4
Il chiodo deve essere riscaldato prima di introdurlo nel foro (~ 11001200C), in seguito c la ribaditura del
chiodo (temperatura finale ~ 950C), il chiodo viene battuto sullo stampo con il martello o a macchina.
Il raffreddamento porta in trazione il gambo del chiodo. Il chiodo lavora meglio in presenza di azioni
taglianti piuttosto che in trazione.
Per i chiodi da ribadire a caldo si deve impiegare acciaio Fe 40 (UNI 7365).
I chiodi sono caratterizzati dal diametro nominale (d), dal diametro del foro (d1) e dal tipo di testa,
questultima funzione del rapporto tra spessore (t) e diametro nominale:
- Diametro nominale: 10, 13, 16, 19, 22, 25 mm
- Diametro foro: 10.5, 14, 17, 20, 23, 26 mm
- Chiodi a testa tonda ed a testa svasata piana: t/d 4.5
- Chiodi a testa svasata con calotta: 4.5 t/d 6.5
STATI LIMITE
Le resistenze di calcolo dei chiodi allo stato limite ultimo sono:
Resistenza di calcolo a taglio fdV = 180 N/mm2
Resistenza di calcolo a trazione fdN = 75 N/mm2
Fig. 3.4
La bulloneria divisa in classi a seconda del materiale (prospetto 2.III UNI 10011). Le classi di viti e dadi
devono essere associate nel modo seguente
Fig. 4.4
a) rottura per taglio del bullone: in questo caso il bullone lavora su due facce, sulle sezioni di rottura agisce
la forza F/2. la tensione tangenziale risulta:
F 4
1 =
2 d 2
b) rottura per rifollamento della lamiera, la tensione di rifollamento risulta:
F
2 =
ds
in cui s lo spessore della lamiera
c) rottura per taglio della lamiera:
Fig. 6.4
in via approssimata si divide F per due sezioni caratterizzate dalle dimensioni m ed s, in cui s lo
spessore della lamiera ed m la proiezione del segmento DD (EE) nella direzione della forza. Si ha la
tensione tangenziale:
1
2 = F
2ms
d) rottura per trazione della lamiera:
Fig. 7.4
Il pi piccolo dei 4 valori ottenuti rappresenta leffettivo carico ultimo del collegamento.
In relazione ai possibili tipi di rottura vengono definiti degli interassi minimi dei bulloni (ed anche dei
chiodi) in rapporto al diametro d dei bulloni e al pi piccolo spessore t1 delle lamiere collegate (vedi DM 96
7.2.4):
10 p / d 3
3 a / d 1.5
3 a 1 / d 1.5
15 per elementi compressi
p / t1
25 per elementi tesi
a / t1
6 ( 9 se il margine irrigidito )
a1 / t1
pp
Fig. 9.4
dove:
p la distanza tra centro e centro dei bulloni contigui
a la distanza dal centro di un chiodo al margine degli elementi da collegare ad esso pi vicino nella
direzione dello sforzo
a1 la distanza come a, ma ortogonale alla direzione dello sforzo
t1 il minore degli spessori collegati
Per opere non sottoposte alle intemperie valgono le seguenti:
a / t1
12
a1 / t1
(fig. 10.4)
Fig. 11.4
Fig.11.4 ;
Fig. 12.4 b
12.4 b)
Fig. 12.4
Nelle verifiche delle giunzioni bullonate sottoposte ad tensioni tangenziali si trascurano gli sforzi
trasmessi per attrito prodotto dai serraggi del bullone, accertato infatti che col tempo si pu giungere
al disserraggio completo di certe giunzioni specie se sollecitate a fatica.
Per la combinazione delle azioni allo stato limite ultimo si dovr verificare:
- La resistenza dei bulloni
- Il rifollamento del foro
- La resistenza della sezione forata
Le azioni sono definite nel DM del 16.1.96. Le verifiche vanno fatte agli stati limite ultimi e di esercizio. Le
azioni vanno sommate in modo da ottenere la condizione di carico pi sfavorevole.
Per gli stati limite ultimi
n
Fd = G G K + P PK + Q Q1K + 0i Q QiK
i=2
Per gli stati limite di esercizio si devono considerare tre combinazioni di carico:
- Combinazione frequente
n
Fd = G K + PK + 11Q1K + 2i QiK
i=2
Introduzione al corso 3
4.4.1 Verifica del bullone
Si calcola lazione tagliante Vsd e lazione assiale Nsd del bullone pi sollecitato e si verifica che queste
sollecitazioni soddisfino la condizione
2 2
Vsd N sd
+
V N 1
rd rd
- Vsd = AresVfdV
- Nsd = AresNfdN
- AresV = area resistente per azioni di taglio
- AresN = area resistente per azioni di sforzo normale
- fdV, fdN dati dalle norme in funzione della classe della vite
La relazione precedente equivalente alla formula di interazione:
dove:
2 2
+ 1
f dV f dN
Per la verifica di resistenza il calcolo delle tensioni di trazione si effettua con riferimento allarea netta,
detratta cio larea dei fori, assumendo come tale quella minima corrispondente o alla sezione netta o al
profilo spezzato.
Nel caso vi siano pi bulloni la scelta della sezione critica pu essere complessa: essa deve venire fatta sulla
base della resistenza a collasso per trazione e taglio della piastra, in funzione delle possibili linee di rottura.
Fig. 13.4
Una regola empirica a favore di sicurezza quella corrispondente al minimo percorso passante per uno o pi
fori. Ad esempio, la sezione critica della figura sotto quella che ha il minimo valore di area tra 2L1 + 2L2
3d; 2L1 + 2L3 + L4 4d; 2L1 + 2L3 + 2L5 5d.
L1
L2
L4
Fig. 14.4
L2
L5
L1
L3
Fig. 15.4
La ripartizione di tali effetti sui singoli bulloni viene eseguita sulla base di metodi convenzionali suffragati
da risultati sperimentali. Nel seguito si riportano i metodi pi comunemente adottati.
Fig. 16.4
Per la determinazione degli sforzi taglianti nei bulloni si ricorre ad una ipotesi semplificativa che si dimostra
a favore di sicurezza: lunione sia costituita da lamiere infinitamente rigide e da bulloni perfettamente
elastici
Fig. 18.4
Il momento torcente si ripartisce sui bulloni in ragione della loro distanza dal baricentro. Risulta quindi sul
bullone i-esimo (fig. 18.4) VT ,i = k ai
Fv , x Fv , y
Vx = , Vy =
nv n nv n
T yi T xi
VT ,i , x = , V =
nv ( xi2 + yi2 ) nv ( xi2 + yi2 )
T , i , y
Fig.19.4
Fig.20.4
Msd
Msd
Vsd
x
x
Fig. 21.4
Indicando con V lo sforzo tranciante nel bullone e con Vsd il taglio agente, si ha per l'equilibrio alla
traslazione delle tensioni che agiscono sul cantonale:
( ' ) dA = V
M 'sd M + Vsd x
'= y = sd y
J J
M
= sd y
J
V x
( ' ) = sd y
J
Vsd x
J ydA = V
V x
V = sd S
J
Ove J il momento d'inerzia dell'intera sezione rispetto all'asse baricentrico, S il momento statico rispetto
all'asse baricentrico, della porzione di sezione che si vuole collegare.
Trovato lo sforzo di taglio V nel bullone occorre procedere alle verifiche alla recisione e alla verifica al
rifollamento.
Occorre infine verificare la sezione dell'anima indebolita dai fori. Perci si calcola la come se non ci
fossero fori; poi la si moltiplica per x/(x-d) poich lo sforzo V agente nel tratto x sopportato in
realt dallarea resistente (x-d), anzich x.
M a r max
b max = f dV
Jb
Fig. 23.4
Fig. 24.4
Con riferimento alla Fig. 24.4 si consideri che lo sforzo di trazione FN sia applicato su un asse principale
internamente al nocciolo centrale dinerzia della sezione formata dai soli n bulloni. Lo sforzo Ni agente sul
generico bullone, nellipotesi di conservazione delle sezioni piane, dato da
FN F e
Ni = + n N yi
n
yi2
i =1
0ve: e leccentricit della forza applicata rispetto al baricentro dei bulloni
yi la distanza del bullone i-esimo dallasse baricentrico normale allasse di sollecitazione.
Se la forza assiale di trazione applicata esternamente al nocciolo di inerzia della sezione formata dai soli
bulloni, oppure la forza assiale di compressione applicata esternamente al nocciolo di inerzia della sezione
costituita dalla flangia, la sezione risulta parzializzata. La piastra reagisce a compressione per contatto, i
bulloni (tutti o in parte) a trazione. Di regola si trascura leffetto dei fori della zona compressa. La prima
operazione di calcolo consiste nel determinare la posizione dellasse neutro, cio dellasse di separazione tra
la zona compressa e quella tesa,
- Flessione semplice
Lasse neutro asse baricentrico della sezione reagente, pertanto facendo riferimento ad una flangia di forma
rettangolare e a dei bulloni di area Ai posti ad una distanza yi dallestradosso, Fig. 23.4, si ha:
m
b yc2 + A (y y ) = 0
i =1
i i
Fig. 23.4
La soluzione dellequazione di secondo grado permette di determinare yc. Il momento dinerzia della
sezione reagente dato dalla relazione
m
b y3c
I=
3
+ A (y y )
i =1
i i c
2
m
b yc2
Sn =
2
+ A (y y )
i =1
i i c
a Jn
Essendo yx = e + yc il rapporto y x = fornisce un a equazione di terzo grado , da cui
2 Sn
si pu ricavare yc , risulta quindi definita la sezione reagente. Si indica con G (distante yG dal bordo pi
compresso) il baricentro di tale sezione reagente di area
m
A r = b yc + A
i =1
i
A (y y
1
JG = b y3c + b y c (yc y G )2 + i i G )2
12
i =1
Il momento flettente deve essere calcolato rispetto al baricentro della sezione reagente pertanto risulta
a
M = FN (e + y G )
2
Le tensioni nella zona compressa della flangia e nei bulloni risultano:
F M
= N + (y y G )
Ar JG
Si possono infine ricercare le resistenze ultime della giunzione. In questo caso si ha una distribuzione del tipo illustrato
in Fig. 24.4.
Fig. 26.4.
Fig. 26.4
Nel caso si debbano impedire gli scorrimenti delle giunzioni, lo sforzo applicato trasmesso per attrito tra le
superfici a contatto.
La forza Vf,0 trasmissibile per attrito da ciascun bullone per ogni piano di contatto :
N s
Vf ,0 =
f
in cui:
- f un coefficiente di riduzione nei confronti dello slittamento e vale 1.25
- il coefficiente di attrito da determinazioni sperimentali pari a 0.45 per superfici trattate e 0.30 per
superfici non trattate e comunque nelle giunzioni in opera
- Ns la forza di trazione sul gambo della vite.
-
4.6.3 Unioni a trazione
Se si vuole evitare il distacco delle piastre si deve operare un serraggio del bullone tale da indurre una forza
nei bulloni pari a quella agente.
4.6.4 Unioni a trazione e taglio
I bulloni sono sollecitati contemporaneamente a trazione e a taglio. Il carico tagliante Vf per cui avviene lo
scorrimento della giunzione, a parit di coefficiente di attrito, proporzionale alla forza di precompressione.
Il dominio della resistenza allo stato limite di esercizio dato da.
N
Vf = Vf 0 1
Ns
dove:
Vf0 la resistenza allo stato limite di esercizio per azione tagliante in assenza di forza assiale N
Ns la azione assiale di serraggio
Vf
V f0
0 .8 N s Ns N
Fig. 27.4
A differenza dei bulloni normali, nei quali, se ci sono forze di trazione nel gambo, non se ne tiene conto per
la valutazione della capacit portante, nel caso dei bulloni ad attrito le forze di serraggio hanno un ruolo
essenziale.
Devono essere impiegati bulloni e viti ad alta resistenza, le rosette devono avere uno smusso a 45 sia
sullorlo interno che su quello esterno, con lo smusso rivolto verso la testa della vite e del dado.
Il gambo del bullone pu essere filettato per tutta la lunghezza del bullone perch non contrasta direttamente
il movimento delle lamiere.
Per linterasse dei bulloni e per la distanza dai margini valgono le disposizioni dei bulloni normali.