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Brebbia
J. J. Connor
clup - milano
S01'tIM.ARlO
PRE~fESSA
Capitolo 1
NOZIONI PRELL'lfINARl
1.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . pago Il
1.2 Teoria lineare dell'elasticit pago Il
1.3 Principio degli spostamenti virtuali pago 16
1.4 Principio della minima energia potenziale pago 20
titolo originale: Fundamentals of finite element techniques 1.5 Principio delle forze virtuali . . . . . . . . pago 23
1.6 Principio della minima energia complementan pago 24
traduzione di: Giulio Maier, Roberto Contro, Leone Corradi Dell' Acqua, 1.7 Il metodo di Ritz-l{ayleigh
Alberto Franchi, Lorenzo Jurina, Roberto Nova, Alberto Peano pago 27
Esercizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ....... pago 37
Capitolo(1')
IL .',fETODO DEGLI SPOSTA.\>IENTI ED IL ~fETODO DELLE FORZE
NELL'ANALISI DEI SISTE~n DI TRA VI
2.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pago 47
2.2 Il metodo degli spostamenti. Le strutture reticolari pago 47
2.3 il metodo delle forze. Le strutture reticolari . . . . pago 53
2.4 Le equazioni che governano l'analisi delle strutture reticolari pago 55
2.5 Il metodo delle forze. Le travi . . . . pago 57
2.6 Il metodo degli spostamenti. Le travi pago 64
Esercizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . pago 68
Appendice 1
CapitlJlo(5 GLOSSARlO PARZL.\LE DEI SL\IBOLI pago 239
P.NALISI TRIDIMENSIONALE DELLO STATO DI SFORZO
S. JIntroduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pago 137
5.2 Relazioru triirnension:l1i. Coordinate cartesiane . . . . . . . . . . . . . . . pago 137
5.3 Elementi tetraedrici o ..................... ............. . pago 141 Appendice 2
:;,4Elementi esaedrici ., . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pago 146 FOR.\lULE Dr rNTEGR..\.ZlONE NtnfERICA pago 243
5.5 Elementi pntaedrici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pago 15 l
5.6 Analisi dei solidi di rivoluzione . . . . . . . . pago 156
Esercizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pago 162
Capitolo 6
PL~STRE TINlFLESSE
6.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pago 165
6.2 Relazioru governanti il comportamento lineare di piastre inflesse pago 165
6.3 Relazioru per l'e1f!mento.
Deformazioru taglianti trasversali trascurabili . . . . . . . . . . . . pago 168
6.4 Elementi rettangolari . . . . . . . . . . . . . . . . . pago 171
6.5 Elementi triarlgolari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pago 178
6.6 Elementi con deformazioru taglianti trasversali . . . . . . . . . . pago 186
Esercizi . . . . . . . . . . . . . . . . pago 192
Capitolo 7
ANALISI DEI GUSCI
7.1 Introduzione ' . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pago 195
7.2 Idealizzazione con elementi piatti ................ pago 195
7.3 Teoria lineare dei gusci in coordinate curvilinee ortogonali . . . . . . . . . pago 200
PREMESSA
Dopo essere stato oggetto di una vasta attivit di ricerca, particolannente intensa
nella seconda met degli anni '60, il metodo degli elementi fmiti si diffuso nella
ingegneria pratica con singolare rapidit e successo.
Mentre gli interessi di ricerca si andavano spostando sulle basi matematiche e sui
raffmamenti computazionali, specialmente per analisi non lineari, il metodo e le
relative tecniche di calcolo hanno trovato crescente spazio sia negli studi universi-
tari di ingegneria sia nell"'istruzione pennanente" per l'aggiornamento degli
ingegneri; nello stesso tempo hanno dato luogo ad una anlpia letteratura di tipo
sistematico e trattatistico soprattutto di lingua inglese.
Tra i numerosi libri oggi disponibili, alcuni dei quali da vari punti di vista
eccellenti, questo di Brebbia e Connor si segnala per una scelta di finalit
decisamente didattiche ed applicative e per un buon compromesso tra concisione
e chiarezza, tra brevit ed ampiezza di contenuti. Inoltre, in base ad una
esperienza di vari anni nel presentare ad allievi ingegneri civili di indirizzo
strutturistico alcune nozioni sul metodo degli elementi finiti, mi pare che fra le
trattazioni straniere quella qui tradotta pi facilmente si annonizzi ed integri nel
contesto dell'attuale nostro curriculum di studi in ingegneria.
La limitazione all'analisi strutturale lineare con l'approccio negli spostamenti non
probabilmente da considerarsi troppo restrittiva, in vista del carattere introdut-
tivo del testo e del fatto che questo ambito rappresenta il nucleo intorno al quale
si storicamente sviluppata l'onnai ampia tematica degli elementi fmiti e dal
quale ancor oggi ogni trattazione pratica non pu prescindere, anche se intesa ad
abbracciare campi meno tradizionali e consolidati. Pertanto appare ragionevole
ritenere che il libro possa riuscire utile pure ad allievi ingegneri e ad ingegneri con
interessi culturali e profe~sionali non limitati al settore strutturistico o anche ad
esso estranei.
Ambedue gli Autori hanno dato significativi contributi di ricerca nel campo degli
elementi finiti e soprattutto hanno maturato una solida esperienza di insegnamen-
to in scuole, come il Massachusetts Institute of Tecbnology e l'Universit di
Southampton, dove a questo campo ed al pi generale campo della meccanica
computazionale viene da tempo riservato considerevole spazio didattico.
1. NOZIONI PRELIMINARI
1.1 Introduzione
I metodi degli elementi fIniti sono tecniche atte ad approssimare le equazioni diffe-
renziali che governano un sistema continuo con un sistema di equazioni algebriche I ~I
in un numero fInito di incognite.
Ladiffusione di questi metodi soprattutto dovuta alla facilit con cui essi possono
essere tradotti in programmi di calcolo.
Inizialmente tali tecniche furono sviluppate per problemi strutturali, ma in seguito
sono state estese ed applicate a numerosi problemi di campo. Nel presente testo la
trattazione limitata alle applicazioni in meccanica dei solidi.
" Una ~~~r~Jizzazione delcontinuo il primo passo. Si tratta anzitutto di suddividere
iI dominio in sottodomini, detti elementi finiti, e di scegliere dei punti, chiamati
t nodi sul confine tra elementi contigui o nell'interno degli elementi. ,Misure di spo~
~tamentLodi sforzi nei nodi sono poi assunte come varIabili incognite; m un punto
generico di un elemento sono espresse in termini di variabili nodali mediante funzio-
ni d'interpolazione, Infme le equazioni algebriche risolventi sono generate mediante (5)
l'impiego di un principio variazionale.
La fIg. 1.1 presenta alcuni tipici elementi fmiti per vari tipi di problemi. Elementi
quadrllateri e triangolari sono usati per lo studio di lastre (in regime membranale) e
di piastre (inflesse). Le volte sono discretizzate in elementi piani o in elementi curvi.
Gli elementi curvi suno piu adatti, ma richiedono una generazione piu onerosa, in
tennini di tempo, delle relative matrici. Solidi di rotazione vengono discretizzati
con elementi ad anello (toroidali). La discretizzazione di corpi tridimensionali pu
essere effettuata con elementi tetraedrici o esaedrici aventi facce piane o curve.
Poich i me!oqi peL~lementif"miti sL fondano su certi principi variazionali, comince <C'L C;
remo con richiami sulle equazioni fondamentali della teoria dell'elasticita lineare e '
sui relativi principi variazionali. Nel capitolo 2 si discuteranno formulazioni matri-
ciali dell'analisi di sistemi di travi (cio strutturereticolari e telai). 11 procedimento
generale per formulare t'analisi per el.ementi fmiti negli spostamenti descritto nel
capitolo 3 e le applicazioni a problemi di lastre piane, di solidi tridimensionali, di
piastre e di gusci o volte sono discusse nei capitoli da 4 a 7.
~/I /)@/\
\
~
----_//
. ___
--=---~/
(1.2)
Elementi di guscio
U-- I
--
Il
Il._---...J
I
Elementi tridimensionali
L5
Tetraedro
Y,v
X,u
Isoparametrico
Hg. 1.2
Hg. 1.1 Notazioni per fOtze, tensioni e spostamenti
Alcuni tipi di elementi tniti
Le componenti del tensore di sforzo devono soddisfare in tutto il corpo le seguenti
equazioni di equilibrio
(b) Il co~l\o.rtamento del materiale lineare, cio sono lineari i legami tra sforzi e
deformazlotu. . Cf.~rX+T.~YTy+aT.<z/oz+bx =O
OTxy/OX+OCfy/Oy+o-c.y/oz+by = O (1.3)
Per affr?~tare p~oble~ di biforcazione o di spostamenti Hniti, si devono considera-
re terrntru rotl'!Z!o~al!. n?n li~~a~ nelle relazioni tra deformazioni e spostamenti e o-c.yzjox+ o-czy/oy+ OCfz/OZ+ bz = O
formulare le equazlOru d! e9uibbno con riferimento alla geometria deformata dove bx ' by e bz sono forze di volume (forze per unita di volume).
Non Iinearita di natura fisica sono colte da opportuni legami, non lineari, tr; sforzi
15
14
Ex Cu CI2 Cia CH CIS Ct6 (/x
Ey C22 C23 C24 C25 C26 (/y
1.2.2 Condizioni al contorno sulle tensioni
Ez C33 Ca4 C35 Caa (/z
= (1.9)
Le forze di superficie assegnate sulla parte della superficie di contorno So sono 'xy C44 C4~ C46 'txy
indicate con Px, Py, pz. L'equilibrio delle forze al contorno richiede che 'yz simm. C55 C56 'tyz
Px = (/xl+'txym+'Cxz n = Px 'zx Ca6 J 'tzx
Py = 'txyl+(/ym+'CYZn = py (1.4)
dove Cii sono dette cedevolezze elastiche. La relazione inversa alla (l.9) si esprimera
pz = 'txz/+'tYZm+(/zn = pz
nella forma
dove l, m, n rappresentano i coseni direttori della normale 'uscente'(rivolta verso a = De
l'esterno) 77 al contomo
(/:c du dI2 dI3 dg d15 dI6 Ex
I = COS (1], x) m = cos (1], y) n = cos (1], z) (1.5)
ay d22 d23 d24 d25 d26 Ey
(/z d33 d34 d35 da6 Ez
= (1.10)
1.2.3 Stato di deformazione 'txy d44 d45 d46 'xy
'tyz simm. d55 d50 Yyz
Lo stato di deformazione in un punto definito dal tensore 't zx d a,6 'zx
e D si chiamer matrice di rigidezza del materiale.
(1.6) Per un generico materiale elastico lineare (del tipo detto di Green) le costanti
indipendenti sono 2l. Il loro numero si riduce quando la struttura del materiale
Le relazioni (di congruenza geometrica) tra detormazioni e spostamenti nella teoria presenta uno o piu piani di simmetria. Se il materiale ha .tre piani ortogonali di
lineare sono sinunetria si chiama orto tropo e l'equazione (1.9) si riduce alla
Ex = ou/ox Ey = ov/oy Ez = ow/oz (1.7)
Ex Cu CI2 CI3 (/x
YXY = (ou/oY-1- ov/ox) YyZ = (ov/oz+8w/oy)
Ey C22 C23 O (/y
'::x = (ow/8x+8u/oz) Ez C33 (/z
= (1.11)
'.<y C44 O O 'txy
1.2.4 Condizioni al contorno sugli spostamenti 'yz simm. C55 O 'tyZ
'zx C60 't zx
Sia Su la parte di superficie di contorno sulla quale sono assegnati gli spostamenti. I
vincoli cinematici sono espressi d a , essendo x-y, y-z, z-x piani di simmetria del materiale. La relazione inversa analoga
I}, ~ ,.
f ,'1 "
alla (1. lI). IL '2,
U = ii v = ii w =w su Su~ (1.8)
Per un materiale isotropo le costanti indipendenti sono sdItanto due e, per defini-
dove u, v, w sono dati. Si noti che la superficie totale del corpo l'insieme di S e zione, la forma del legame sforzi-deformazioni invariante, cio indipendente dalla
di So. u scelta del sistema di riferimento. La (1.10) si particolarizza nella
a = De
r2(1 - v) 2v 2v
1.2.5 Legami tra sforzi e deformazioni
1- 2v 1-2v l -2v
I legami sforzi-deformazioni per un materiale elastico lineare si possono scrivere 2(1 - v) 2v
nella forma I -2v I -2v O
D= E 2(1 - v) (1.12)
e = Ca 2(1 +v)
1-2v
1 O O
simm. 1 O
l
17
16
-p -1' O O O dove DE e or sono incrementi del primo ordine del tensore di deformazione dovuti
-1' O O O agli spostan1enti virtuali. Nell'ipotesi di linearita geometrica si pu scriv~re;
C=~ O O O
(1.13) Oex = '-;;:-
(3
OE". = ~
Cl ()
-az 1::.w
E 2(1 + jl) O O ex !:iu u)'
!:iv oez =
simm. 2(1 +1') O
2(1 +10) O'I'X,..
o
= -cr
o
!:iu+~!:il' 0'1. = -
"o "o
1::. v + - 1::.11' (1.17)
ox I.l z Clz Cl)'
Le leggi costitutive (1.12) e (1.13) vengono talora espresse facendo uso delle costan-
ti di Lam, legate a E e Il dalle relazioni oYzx
o
= -;:;-
o
!:ili + ~ !:i11'
CZ ux
\=vE/[(1 +jl)(I-2v)] Il = Ej[2(l + p)] = G (1.14)
Bench la superficie di contorno S consiste di due zone, Sa sulla quale sono assegna-
lLsistem~ fompleto ,di equazioni che governano un solido elastico comprende le 3
te le forze e Su dove sono dati gli spostamenti, i termini di lavoro sul contorno
equaziol1i di equgi~rioLle 6 relazioni tra deformazioni e spostamenti, i 6 legami
coinvolgono solo le forze assegnate poich 1::.u, 1::.v, 1::.w si annullano su Su.
sforzi-defo-rrnazicmi e le condizioni al contorno statiche e cinematiche. Le incognite
il principio si esprime in fonna piti compatta se si impiega la notazione matriciale.
;~~o i spostamenti,le 6 deformazioni e le 6 tensioni. Le deformazioni possono Ponendo
essere eliminate combinando i legami sforzi-deformationi e deformazioni-sposta-
menti. \ a = {O'x, 0')" ex)', 'tYZI ezx}
0'"
~
per arbitrari 't:.u, 1::.)1, 1::.w. (1.15)
'IIi Volume
(OxOex+Oj,Oy+azOz+ eXyOyxy+eyz OYn+exzOYxz)dxdydz =
,
I---Y,"I----I~
I I/ /
ds cos (7],y) =dr dz
x
fig. 1.3
Limiti d'integrazione
18 19
Al fme di dimostrare che il principio degli spostamenti equivalentfl alle equazioni Quando sono soddisfatte le relazioni di congruenza deformazionispostamenti e le
di equilibrio, integriamo il primo membro della (1.16) facendo uso del teorema di condizioni cinematiche al contorno, le equazioni di equilibrio e le condizioni stati
Gauss. Termini tipici sono (cfr. fig. 1.3) che al contorno possono essere dedotte dalla (1.15). Tale approccio illustrato
fff ay 5ey dxdydz = ff [ay LlV r dxdz- fff LlV o:; dxdydz
dall'esempio che segue.
Esempio 1
= ay LlVCOS (f), y)dS- fff 0:;LlV dxdydz Si consideri la struttura reticolare simmetrica, costituita da due aste, di fig. lA. Le
configurazioni iniziale e deformata sono definite rispettivamente dagli angoli (J e ~;
. fJ
SIn =--0<--
h-u h-u
L-e L
Analogamente per gli altri termini. Otteniamo COSI per il lavoro interno
e "'" U
. e-
sIn
l o
2L u-
*
la nuova espressione
si ottiene
bWE = bWD
Px = Px py = Py pz =Pz P llu = 2F be
LlU = LlV = Llw = O su Su che conduce all'equazione di equilibrio
(l.20)
D'altra parte si pu scrivere Si noti che l'integrale relativo al contorno interessa solo Sa dal momento che
~u = O su SII'
oV =
av oe + ... +a--
--
av o}'Xy+ Infine si ponga
x
ce" }'xy (1.26)
Si giunge cos ad una fonnulazione alternativa dei legami sforzidefonnazioni chiamando 1Tp 'energia potenziale totale'. L'equilibrio pu essere espresso nella
ax = aV/e x ay = aV/aey az = aV/aez fonna
(1.21) (1.27)
O"y = av/a'lXY oz.~ = av/ayzx t yz = av/ayyZ
per arbitrario ~ u che soddisfi le condizioni al contorno cinematiche. Dunque gll
Quando il materiale elastico lineare, a =De- e V una funzione quadratica di e spostamenti che defillscono una configurazione di equilibrio rendono stazionaria
l'energia potenziale totale.
(1.22) Quando le forze di superficie sono indipendenti dagli spostamenti e sussiste linearita
Per stati di sforzo. monoassiali si pu interpretare V come area al di sotto del geometrica, la variazione seconda di 1T p si riduce a
diagramma a-e (fig. 1.5). L'energia di defonnazione per l'intero corpo ! 02'TC
p = 02({) (1.28)
Da questa definizione ne' consegue che oW D = b({), dOV~~) la matrice di rigidezza tangente del materiale.
Se le forze di superficie e di volume sono indipendenti daglI spListamenu SI pua
r ~i.~h~:::.p~L..J11:rteriali 'stabili' lall1atrice Dt definita positiva,
si constata che gli
spostamenti effettivi corrispondono ad unminirno. relatiyo di ll'p. Dunquel'eneJgia
esprimere il lavoro esterno in tennini'di un potenziale n definito come
pounziale relativa ad un campo di spostamenti approssimato u(a) che soddisfi le
oD ~ - III b T
~u dxdydz- It" pT ~u dS condizioni cinematiche al contorno non minore del valore effettivo
Si consideri una molla lineare di rigidezza k, soggetta !Id un carico P (fig. 1.6). I vari
tennini di energia sono
III [(e" - al/jax) Lla. (ey - avja;) Llay
Volume
I
Questo risultato esprime il principio delle forze virtuali. Esso valido per qualsiasi
fIg. 1.6 comportamento di materiale, ma a condizione che ci sia linearita in senso geometri- }
Molla con carico co-cinemltico. Si noti che e U sono deformazioni e spostamenti effettivi, mentre il
sistema di quantita virtuali (Lla, Llp) deve essere staticamente ammissibile ma del
L'equazione di equilibrio si ricava imponendo la stazionarieta di 1T per arbitrari u
resto pu essere arbitrario. r
p
24 25
dove a p (campo tensionale 'primario') soddisfa le equazioni di equilibrio e le condi- Pc .ch Cf defmita positiva per materiali stabili, il punto di stazionarieta un
zioni statiche al contorno su Sa e ae (telmine 'correttivo') rappresenta un sistema di minimo relativo. Quirldi l'energia complementare totale per un campo di tensioni
sforzi autoequilibrato, staticamente ammissibile con Pc = Osu Sa. Vogliamo giunge- approssimato o~a) maggiore o eguale al valore vero.
re ad un principio variazionale per Ge . Assumendo !::.oe come sforzi virtuali ed ne appross. ~ ne esa tt o p.45 )
osservando che !::.p == Osu Sa, la (1.34) si pu scrivere
Tale risultato sar ora utilizzato per stabilire un limite superiore al valore di certi
( 1.36) spostamenti.
Si consideri una struttura soggetta ad un irlsieme discreto di forze P I , P 2 , ... ,Pn .
Per interpretare (1.36) come condizione di stazionarieta di un funzionale di 0e Poniamo P ={pd ed esprimiamo sforzi e reazioni nella forma
dobbiamo defmire una funzione Ve(a) tale che a = {al> 02 ... 1n} P = BP
(1.46)
(1.37) P = {Pl> pz -. -pn} p = RP
Ve si chiama densita di energia complementare. La defmizione precedente conduce dove ai, ~. defmiscono la soluzione relativa al valore unitario di Pi , da interpretare
alla seguente formulazione alternativa delle relazioni costitutive: come sirlgola forza agente su Sa. Si noti che ai contiene sia la distribuzione partico-
lare (op) che correttiva (oe)' Mediante la (1.46) ed ipotizzando comportamento
Ex = avc!'ox Ey = aVe/aa)' Ez = oVe/'a z
(1.38) elastico lirleare, l'energia complementare totale assume la forma
YXy = aVe/orx)' 'zx = aVe/orzx Y)'z = aVc!'ryz
ne = ipTFP - PTd
Per materiali elastici lineari
F = JJJ BTCB dx d)' dz (1.47)
e = Ca = Ve = !faTCa (1.39)
(1.50)
27
26
Lo spostamento nella direzione di P determinato da
Se F determinata' in base ad una soluzione staticamente anunissibile approssimata,
li = onc/oP = (LIAE)(P-X)
1T maggiore o eguale al valore esatto e, pertanto, gli spostanlenti ufa) approssi-
c
mati rappresentano delimitazioni superiori L'ultima eguaglianza discende dall'espressione generale
Avevamo in precedenza dimostrato che l'approccio negli spostamenti fornisce una tenendo presente che il sistema effettivo di forze soddisfa la
delimitazione inferiore per gli spostamenti. Applicando ambedue gli approci allo nc/X = O
stesso problema si possono delimitare bilateralmente spostamenti della soluzione
esatta.
1.7 Il metodo di Ritz-Rayleigh
Si consideri il problema di determinare la funzione incognita y(x) che corrisponde
Esempio 3 ad un valore stazionario del funzionale
Si consideri la semplice struttura reticolare simmetrica di fig. 1.7. L'azione assiale I = f~ I(y, oy/ox) dx
nelle due aste data da (1.52)
y(O) = y(L) = O
F=V2
2
p
Nel metodo di RayleighRitz y viene approssimata con uno sviluppo in un numero
/ /// '''"JJ.nito di termini
n
L q;cf!;(x) (l.53)
~~
Y "'"
;=1
L ~045.:4,E A,E
dove le qi sono costanti indeterminate dette coordinate generalizzate e le cMx) sono
assegnate funzioni di x. Le funzioni devono essere continue ma le loro derivate
~p,u prime possono essere discontinue. Inoltre ciascuna funzione soddisfa le condizioni
fig. 1.7 ai limiti imposte su y
Struttura reticolare; A area: E modulo elastico cf!;(0) = cf!;(L) = O i=1,2 ... n (1.54)
Calcolando 1Te , nell'ipotesi che non ci siano cedimenti vincolari Sostituendo y ed imponendo la stazionarieta di I rispetto a q l, q2, ... , qn, si giunge
ne = me = 2(tF2L/AE) = P2L/2AE a n equazioni nelle coordinate generalizzate
Polinomi e funzioru trigonometriche sono esempi di scelte possibili od opportune dove ciascuna funzione rt>j continua fino all'ordine zero e soddisfa le condizioni
per il metodo di Ritz. cinematiche al contorno su Su. I parametri qj sono chiamati spostamenti generaliz-
Per controllare la convergenza si considerano almeno due soluzioni approssimate. zati. Sostituendo per u, v, w in (b) e ponendo q ={q 1, Q2, , q(3n + 3l}' si giunge a
Quando il metodo si applica ad un funzionale che, come 7rp, nel punto di staziona-
rieta presenta anche un minimo relativo, si pu misurare la convergenza confrontan-
= L
B/q/ = Bq
do valori successivi del funzionale ottenuti con la seguente successione: V =} LLj i
[Br B/q/q} - 2( e D Baqtl + eDo
D
y(l) = qi1)4>1
Ora introduciamo in (a) le espressioni della densita di energia di deformazione e
y(2) = qi2)4>1 + q~2)4>2 (1.56) degli spostamenti, ottenendo cos:
y(j) = qF)4>l + q~j)4>2 + ... + q)j)4>} :rp = -}q TKq - q Tp + costante
Poich lo sviluppo j-esimo contiene tutte le funzioni comprese nel precedente e
poich I minimizzato ad ogni passo, si pu affermare che Interpretiamo K come matrice di rigidezza generalizzata e P come vettore delle
forze generalizzate. I loro elementi tipici sono calcolabili con le
I(l) ~ I(2) ~ ~ 1\" \!.:ll)
La (l.56) detta una successione minimizzante. L'impiego di una successione mini- KIj = Kji = III B1DBj dxdydz
>mizzante assicura una convergenza monotona del funzionale. Si ricordi pero che le
funzioni devono essere ammissibili e formare un insieme completo affinch la solu- Pi = III (B1 Deo+<P10( dxdydz+ IIsa 4>1P() dS
zione converga alla soluzione esatta.
dove ( ) = x, y, z dipend dal valore di l.
Infine imponiamo che 1Tp sia stazionaria rispetto agli spostamenti generalizzati
Esempio 4
per Ll q arbitrari (c)
li funzionale dell'energia potenziale totale definito da
per cui
1tp = fffVdxdydz- fIIilTudxdydz-IIs.,iiTUdS (a) Kq = p
La soluzione esatta corrisponde al minimo assoluto di 1Tp ' Dunque, si pu valutare
dove b, Il sono forze assegnate e V una funzione delle deformazioni. Limitiamo la
la convergenza confrontando valori successivi di 1Tp determinati da una sequenza
discussione al comportamento lineare, cio a relazioni lineari tra deformazioni e
minimizzante. In virtu di (c). il valore di 1Tp in una situazione di equilibrio
spostamenti ed a leggi costitutive lineari. In tale caso:
V = -}(- eoY D(e - eo) (1T p )sit. equil. = -iqTP + costante
(b)
e = LU
Esempio 5
dove L rappresenta un operatore lineare alle derivate parziali. Nel metodo di Ritz gli
spostamenti sono espressi come Il funzionale energia complementare totale defmito come
Il = L
n
1=0,1 . .
q(3/-!-l)4>(3/+1)(X, y, z) :re = JJI Ve dxdydz- JJ~. ijTp dS
n
dove, per il caso elastico lineare
V = L
1=0,1 . ..
q(31+2)4>(31+2) Ve = aTeo+taTCa
n Esprimiamo a come
W = 1_ L
-0,1 ...
q(3/+3)<P(31+3)
30
31
~I
comodo applicare il procedimento risolutivo partendo direttamente da 01T e (cfr. x
.) M,8
1.36):
I ~
IJ
11: c = taTfa-aTd+costante
1T c possiamo scrivere
m = E; fr (~:~) 2 dx = ~- Elqi/3
La soluzione esatta corrisponde ad un minimo assoluto di 1T c.
Q = -lJ [dvjdx[X=21 = -8q1/2X1
np = m+Q
Esempio 6 Imponendo la stazionariet:l di 1Tp si ottiene
(j = (~)
OX
= 1.250(111/)'
El
La rotazione e le azioni interne in x = 21 sono
x=2/
32 33
Le equazioni in q I e q2 si ottengono imponendo che 1Tp sia stazionario rispetto a q I dove al un parametro disponibile.
e q2 e risultano
56ql + 152 lq2 = 8MlEI! ~11!!II!IIIU!II!IIIIIIIM
152ql+4416 lq2 = 20MIEI! (a) CD / 0
-x Mp l' l'
Risolvendo le (a) otteniamo F
fig. 1.9
ql = 0303 15(MIEI!) Iq2 = - 0'05905(111'lEI!) Momenti equilibrati
Infrne la rotazione ed il momento flettente in x = 2/ per questa soluzione di tentatI
vo sono Sostituiamo M in (b) imponendo la stazionarieta di 1T c rispetto a aI :
u = O at x = O
~ fine di mostrare che la soluzione esatta er M co ' ," a
(illl~eriore
} espressIOne
~er () , sviluppiamo (e) usando i mo~enti de;~~~O;d(:)ado~~~~~~uruo
ax = at x = L
ctoazs,IOne
' I per Soluzione
CIx = a+eg(L-x)
e = MI [2+ ~ +2. (al)2]
El M 3 lo?
Si constata che al =-3/2 M corrisponde ad u ,,'
come funzione di al' n nurumo assoluto di e considerata Applicheremo il metodo degli spostamenti. Il funzionale dell'energia potenziale
totale per questo problema acquista la forma (cfr. (a), esempio 4):
Finora le espressioni adottate erano valide sull'intero d " , dove A l'area della sezione e p la densita, Per assicurare la convergenza si richiede
dente al metodo degli elementi finitI' co 'd ' ,OnulUO. Per fornIre un prece- che le espressioni degli spostamenti siano continue fillO all'ordine zero e soddisfino
dI, svil uppi 'a tratti', cio applicabili soltanto
' nSI enamo qUI un esem' h 'll
a rt' d I d ' , pIO C e l ustra l'uso la condizione u = O per x = O,
pa I e Oml11IO, La lunghezza sia suddivisa in tre tratti eguali come indicato in fig, 1.1 O, I tratti sono
/
detti 'elementi' ed i punti che definiscono tale discretizzazione o suddivisione in
elementi sono detti 'nodi', Esprimiamo lo spostamento di un punto interno di un
T
x,U segmento in funzione degli spostamenti dei suoi nodi, Se i e j denotano tali nodi e
CD x = X-Xi una coordinata locale per l'elemento, assumendo un 'espressione lineare
scriveremo:
2
_ T~l.Ui (a)
L x=X-xl .-o>
} ..... .
L da cui discende la deformazione assial~
3
ii . .
j Uj du 1
e = dx = / (Uj-u/)
@
Un'espressione lineare soddisfa i requisiti per la convergenza qualora sia imposta la
a-=f.. 4
A continuita dello spostamento nei nodi. Si noti per' . ~he la dilatazione disconti-
fig, 1.10 nua nei nodi.
Asta prisrnatica Calcoliamo i termini di energia per ciascun elemento e sommiamo i contributi.
Imponendo UI = O per soddisfare la condizione cinematica al contorno, e introdu
Un'asta di sezione uniforme SI'a ' ., cendo !'ipotesi (a), il funzionale diviene
, illcerruerata ad un t '
proprIo ed a una forza assiale all'alt es remo e SIa soggetta al peso
, ro estremo (fig 1 lO) S "
ch e governano il sistema e detenni ' ,'" cnVlamo le equazioni
ruamo la SOlUzIOne esatta:
36 37
Il procedimento precedente differisce dal normale metodo di Ritz solo per la scelta
degli spostamenti generalizzati. Nel metodo 'normale' questi sono misure 'pesate' di
EA spostamento e lo spostamento totale in un punto generico combinazione lineare
= 2J (2u~+2u~-2u2Ua+U~-2u3UJ (b) degli spostamenti generalizzati. Nel metodo applicato 'a tratti' si assumono come
spostamenti generalizzati gli spostamenti totali in un numero discreto di punti.
- FU4 - 2C[U2 + Ua + (u4 /2)] Valgono ancora i commenti gia esposti sulla convergenza. Precisamente, possiamo
dove
e = A1eg/2 affermare che la soluzione di ( c) soddisfa la diseguaglianza 1T p appross. >rr p esatto, e
che la soluzione discreta converge su quella esatta al crescere del numero di segmen-
Imponiamo la stazionarieta di 1TP per arbitrari !::.u, cio operando su (b) ti. Si genera una successione minimizzante aggiungendo nodi. Non si possono sop-
o
-,;:,-7rp = O m = 2, 3, 4
primere nodi perch ogni soluzione approssimata (di tentativo) deve poter riprodur-
uU nl re tutte le soluzioni precedenti; altrimenti non sarebbe pi garantita la convergenza
monotona.
Si giunge cos alle equazioni risolventi negli spostamenti nodali
EA
--l (2U2- U3) = 2e
Bibliografia
EA LANGHAAR, H. L., Energy Methods in Applied Mechanics, Wiley, New York (1962)
-/- (2U3 - U2 - U4) = 2e (c) ODEN, J. T., Mechanics oi Elastic Structures, McGraw-Hill, New York (1967)
TIMOSHENKO, s. I., and GOODlER, I. N., Theory oi Elasticity, 3rd edn, McGraw-Hill,
EA New York (1970)
-/ (U4-113) = F+C Variational Methods in Elasticity and Plasticity, Pergamon, New York
WASHIZU, K.,
(1968)
La soluzione :
(AE//)1I2 = 5C+F
(AE/l)ua = 8C+2F Esercizi
(AE/I)u4 = 9C+3F 1.1 Si abbia una struttura in regime statico piano negli sforzi cio tale che
Un confronto con la soluzione esatta a z = 't zx = 'tyz = O
(AE/l)uesatto= Fx/l+C[6x//-(x/I)2] Si consideri illeg<!l11e tensioni-deformazioni per sforzI piani (cfr. (1.13:
1
mostra che tutti tre gli spostamenti nodali ottenuti coincidono con i loro valori ex = E (ax-vay)+aT
esatti. I~oltre gli sforzi ottenuti nei punti mediani dei segmenti sono esatti. Tuttavia
la soluzlOn: non del tutto .corretta, pe~ch basata su espressioni lineari per gli 1
ey = E (ay-yax)+aT
spostamentI mentre la solUZIone esatta e quadratica data la presenza dei carichi
gravitazionali. Al fIne di valutare la soluzione in modo appropriato dobbiamo con- 2(1+v)
frontar~ i valo~ dell'energia potenziale totale. Dalla (1.32) per esempio, si ottengo- Yxy = E 'tXY
no per il caso dI solo peso proprio (F = O) i valori
dove Cl! il coeffIciente di dilatazione tennica e T l'aumento di temperatura
rispetto alla temperatura ambiente. Si detenninino le espressioni di aXJ ay , r xy. Si
lTp Iapprosslm.
. == - t I (spostamenti generalizzati) (forze generalizzate) ripeta l'esercizio per materiale ortotropo assumendo gli assi X e Y come assi di
=- t [(u2)(2C) + (Ila) (2C) + U4(C)] simmetria.
= -t(//AE) (35 0) . 1.2 La dilatazione volumetrica eli somma delle dilatazioni estensionali:
'/Tpl = -t(/jAE) (36 0) eu = ex+ey+e z = ou/ox+ov/oy+ow/oz
esatto
Zxy = f..tYxy
fig. 1.11
1.7 Riferendosi all'esercizio 1.1, deternnare l'espressione della densita di energia
1.5 Ci si riferisca all'esempio 1 che mostra come si usa il principio degli sposta- di deformaziontJ per stati piani di sforzo, e specializzarla al caso di travi inflesse nel
menti virtuali per stabilire equazioni di equilibrio 'coerenti' con i legami deforma- piano con trascurabile deformazione di taglio.
zioni-spostamenti. Si muova dalle relazioni non lineari tra deformazioni e sposta- 1.8 La vibrazione periodica libera di un solido defmita da:
menti per travi inflesse nel piano (X percorre l'asse geometrico, Y in direzione
trasversale), Px = py = pz = O su S"
u = af(t) v = 'iJf(t) w = wf(t)
40 41
b
82
= -(! 8t2 u = -(!w2j(t) U
f3 : : dd; +;
I
dove w ~a frequenza e u, v, w sono funzioni di x, y, z che definiscono il modo di L
deformarsI del corpo. Determinare 1Tp e verificare che la condizione di equilibrio fig. 1.14
espressa da {j1T p =O per ogni t ed ogni .6ou ammissibile.
1.9 Si consideri un sistema di equazioni algebriche 1.12 La condizione {j1T p = O opportunamente sviluppata, fornisce le equazioni di
equilibrio indefinite e al contorno, espresse nei parametri di spostamento. Illustrare
ax = c (a) questo fatto per una struttura reticolare e per una trave inflessa nel piano.
dove a una matrice simmetrica. Osservando che 1.13 Quando il comportamento strutturale non lineare dal punto di vista geome-
trico, le defOlmazioni sono funzioni quadratiche degli spostamenti e 1Tp contiene
O(uv) = (ou)v+u(ov)
termini fIno al quarto grado. Una confIgurazione di equilibrio corrisponde a stazio-
si mostri che (a) pu interpretarsi come condizione di stazionarieta di narieta di 1Tp come nel caso lineare, ma non ne garantita l'unicita, cio vi pu
essere piti d'una confIgurazione di equilibrio per dati carichi. La stabilita dell'equili-
f = ixTax-xTc brio rispetto a disturbi geometrici infinitesirni cosi defInita in base al criterio
~uand? il punto di stazionarieta corrisponde ad un minimo relativo? 'classico' di stabilita:
SI formscono qui alcune indicazioni orientative: 02n p >- O per ogni Llu : stabile
02np =O per qualche Llu: neutro
f(x*+.6.x) = f(x*)+Ofl +iO:f1 + ...
x x* 02np <: O per qualche Llu: instabile
of = :~.6.X = O per ogni .6ox in un punto di stazionariet Studiare il comportan1ento della struttura dell'esempio 1, identificando le situazioni
di stabilita e quelle di instabilita. Risolvere per P in funzione di u.
02j = o(of) >- O per ogni AX finito in un minimo relativo
1.14 Il principio delle forze virtuali fornisce relazioni geometriche di congruenza.
1.10 Determinare l'energia potenziale totale per la struttura reticolare di fig. 1.13. Si pu determinare lo spostamento in un punto per date defom1azioni scegliendo
un particolare sistema di forze virtuali. Scriviamo la (1.34) nella forma
VI = energia di deformazione per asta i = ~ (AE/L)el
ej = allungamento fff ET Lla dx d)' dz- fL li TLlp dS ff u TLlp dS = (a)
dove Ao soddisfa le equazioni di equilibrio omogenee (senza forze di volume) e Ap
sono forze di superfIcie conispondenti a Ao ilttraverso l'equazione 1.4.
Discutere come si userebbe la (a) per, determinare lo spostamento d in un punto Q
vincoli non nella direzione defInita da un versore 1Q. Come interviene nel calcolo la non lineari-
cedevoli ta fisica (del materiale)? Si pu tener conto della non 1inearita geometrica? Si
illustri la discussione con riferimento alla struttura elementare di fIg. 1.15.
p,u
Q,v
v ,,-
fig. 1.13
/ A, E costanti
L 450I't~ L vincoli non cedevoli
1.11 Il S~?;:re i'is4PreSSione dell'energia potenziale totale per la trave con appoggio I
a mo Il 1 19. ,trascurando le deformazioni dovute all'azione t gl' t .
derandoil sistema lineare. a lan e e COnsI- ~o:....
tQ,d
fig. 1.15
42 43
I~ 2
Confrontare risultati ottenuti con quelli otteniblli scrivendo i legami tra elongazio.
ni e spostamenti 'l' - , aste@-rigide
L@\6J \lJ@
A E costan te per asta Q)
l
el = --C -u+v) e
V'2 / @ ,
l I- B -I
e2 = v!2 (u-t-v) fig. 1.17
(a) Assumendo l'asta (1) di fig. 1.17 come 'sovrabbondante' (iperstatica), detenni-
nare l'equazione di congruenza.
ed imponendo che le tre equazioni siano compatibili. Come eventuali non linearita
fisiche intervengono nel calcolo? (b) Trovare l'espressione di u. Mostrare che, per esempio, la (a) dell'esempio 3
corrisponde ad usare la struttura principale (isostatica) per calcolare lo spostamen-
%// to.
1.19 (a) Applicare il metodo di Ritz per gli spostamenti al sistema di fig. 1.18,
CD trascurando le deformazioni dovute al taglio e considerando la seguente successione
minirnizzan te
v = qlifJl ifJl = x(x-L)
V= qlifJl +q2ifJ2 ifJ2 = x 2(x-L)
v
fig. 1.16
(b) Generalizzare il procedimento risolutivo ad una distribuzione continua di mol-
1.16 La dimostrazione data nel testo dal principio della minima energia compIe. le, cio alla trave su suolo elastico.
mentare fondata sull'espressione degli sforzi totali come p
O' = O'P+O'c
dove ~P una soluzione particolare per gli assegnati carichi di superficie e di volume
y.v~~-X
~ J;-;'
e.O'o e, un campo di sforzi autoequilibrato. Questo approccio alquanto restrittivo
SI PU? a~o.ttam:. u~o .piU generale, inlponcndo soltanto che siano soddisfatte I~ J
L/2
J
L/2
J
fig. 1.21
I- L -I 1.22
fig. 1.19
1.21
JRv
T/a solo def~rmazione
fig. 1.20 U aSSIale
In problemi bidimensionali di lastre, campi tensionali staticamente ammissibili pos- ~p
sono essere generati mediante una funzione degli sforzi lj;. Le equazioni di equili- fig. 1.22
brio
a a Si consideri una lastra sottile quadrata con correnti (nervature di irrigidimento)
ox (Jx +iy'txy+bx = o saldati su tre lati. Il vincolo tra corrente e corrente di cerniera. Si suppone che il
a a pannello sia in regime piano di tensioni tangenziali (T) e che sia trascurbile la
a'tXY+aO'Y +by = o flessione dei correnti. Assumendo T come incognita, si impieghi il principio della
sono soddisfatte se si scrive x 0
2
y a minima energia complementare per stabilire la dipendenza di T da P. Si determinino
2
inoltre u e v.
O'x = or 1jJ O'y = ox2 1p l
02
'txy = - oxoy !p
1jJ = 1jJp+1pc
dove
1pp = soluzione particolare per b e ii
'Pc = soluzione omogenea (b = ii = O)
Nel metodo di Ritz si sviluppi lj; nella forma
(a)
e si generino in base ad (a) i campi tensionali. Illustrare il procedimento applicando-
lo alla lastra rettangolare a carichi di estremita distribuiti con legge parabolica (fig.
1.21).
47
2.1 Introduzione
In questo capitolo vengono sviluppati i due procedimenti di base nell:an.alisi delle
,strutture, e precisamente quello degli spostamenti e delle forze. con ri[erimentoai
sistemi piani di travi. I metodi sopracitati vengono ricavati mediante l'applicazione
del principio di Minimo dell'energia Potenziale Totale e di quello di Minimo del-
l'Energia Complementare l1spettivamente. Tali metodi vengono anche derivati me
diante manipolazione opportuna delle equazioni che governano il prablema elastico.
;La trattazione lirrlitata ai sistemi lineari, cio ad un comportamento del materiale
elastico lineare e ad equazioni deformazioni-spostamenti lineari. Le equazioni deri-
vate per un sistema di travi a comportamento lineare possoT).o essere considerate
'esatte' in contrapposizione alla natura approssimata delle stesse equazioni per l'ana-
lisi dei sistemi continui bi e tridimensionali che verranno considerati nei prossimi
capitoli.
Y,v
P~,.;...:.<.:=---=-=---<:y/
fig. 2.1
Travatura reticolare con -tre aste. Lunghezza delle aste: LI =2/V3L; L'l. =L;
L3 =21v'3 L. Area delle sezioni rette: AI =2/V3 A;A 2 =A;A 3 =4/V3 A
----------------------------
---,
48 49
Le equazioni che legano gli spostamenti del nodo non vincolato agli allungamenti
delle aste sono: no in semplici manipolazioni algebriche; tuttavia queste ultinle possono diventare
proibitive per l'ingegnere quando il numero delle incognite cresce considerevolmen-
v'.r v
el = - - u - - ez =-u V3 V
te.
2 2 Pa =--u+- (2.1) Al fme di programmare lo schema di soluzione (cio il metodo degli spostamenti)
- 2 2
necessario identificare le varie fasi, rappresentare le operazioni in fonna esplicita,
dove e si ritiene positivo se di allungamento. Considerando il materiale elastico
utilizzare la notazione matriciale.
lineare, si pu esprimere illeiSame forza assiale-elongazione per l'asta i come
In seguito si descrive l'applicazione del Metodo Matriciale degli Spostamenti al-
AiE l'esempio di tre aste.
Fj = --y; ej = kjel (2.2)
La procedura generale consiste di tre fasi principali:
e l'energia di defonuazione come 1. L'allungamento dell'asta viene espresso in funzione degli spostamenti dei due
nodi di estremit.
(2.3)
2. Si esprime la relazione forza assiale -:- allungamento dell'asta mediante le proprie-
L'energia di defonnazione totale si ottiene come somma dei contributi delle singole t geometriche e meccaniche dell'asta. Utilizzando i risultati del punto l, la
aste: forza assiale si esprime in funzione degli spostamenti dei due nodi di estremit.
3. Si pongono le equazioni di equilibrio dei nodi. Tali equazioni sono espresse nelle
(2.4) incognite spostamenti nodali.
La fig. 2.2 raffigura una generica asta comunque orientata rispetto al sistema di
e l'energia potenziale dei carichi esterni coinvolge un solo temline: riferimento globale, i cui nodi di estremit vengono denominati i e j. L'allungamen-
Q =-Pv to e viene defmito come l'aumento della lunghezza dovuto agli spostamenti dei
t2.5) nodi. Per piccoli spostamenti e coincide con la proiezione dell'allungamento sulla
Gli spostamenti u, v corrispondono ad una configurazione di equilibrio elastico
direzione iniziale dell'asta. Assumendo come verso positivo quello dal nodo j al
sotto il carico P se rendono stazionaria l'Energia Potenziale Totale 7Tp = v + .Q
nodo i, e si pu esprimere come
orr. = 0/' (2.6) en = (u;- Uj) cos e+(v;-vJ) sin e (2.9)
per flu, flv arbitrari
Esplicitando 07Tp si ottiene
a a
onp = au (np) ~u+ av (np ) ~v
da cui, ricordando la (2.6), si perviene alle due equazioni di equilibrio:
o (np ) = AE(13
au 2L "TU-TV = O
-0)
ava (n p) =
AE(3 0)-
2L IV-TU -p = o
(2.7)
L
le matrici colonna delle forze interne di estremit dell'asta nel sistema di riferimen-
to globale. Esse contengono le componenti di Fn rispetto al sistema di riferimento
g1ob81e X, Y (si veda la fig. 2.2), cio
F,,(i) = kn(u/-uj)
F,,(j) = kn(u) - Wl) (2.16) fig. 2.3
Schema di numerazione dei nodi e degli elementi
dove kll viene denominata la matrice di rigidezza dell'asta Le equazioni di equilibrio per tutti i nodi diventano
qJ =:xm (2.21)
k =
n .
(:i~)
L 1/
C! T C!
""
~:,: (AE)
L
[COS 2
cose sin 8
() sin 8 cos ()]
2 (2.17)
sm 8 asta Il
q
3/4 y3/4 -3/4 -y3/4 O O O O
O
UI l
1/4 -y3/4 -1/4 () O
Pq :::: {P .,} = I Fn( ) (la sorrunatoria estesa a tutte le (2.18) J
O -3/2 y3/2
VI
eguali a zero, si pu mantenere il numero originario di equazioni ponendo eguale ad fig. 2.4
uno i termini diagonali corrispondenti della matrice di rigidezza e ponendo eguale a Rappresen tazione delle azioni interne
zero i termini non diagonali. Tale forma modificata diventa .,
rappresentano il punto di partenza:
1) == ~Q/.
I
yl3 yl3
O - - FI - F2 - - Fa = O
O O O O O O 2 2
g] l O O
13/4 -yl3/4
O
O
O
O
O O u,
VI FI Fa
--+-==P
-
(226)
O O U2 2 2
P AE 3/4 O
=- O O O 11 sistema risulta una volta iperstatico (due equazioni e tre incognite). Si assume Fl
O L V2 } (2.24)
O O O Ua come incognita iperstatica e si risolvono le (2.26) in termini di F t e F3.
O simm. 1 O O
O
1 O v, J
U4
F2 == -yl3P-yl3FI
O (2.27)
V4 Fa == 2P+FI
Si ricava l'equazione risolvente nell'incognita iperstatica Fl ,mediante l'utilizzo del
Se gli spostamenti assegnati non sono nulli, si deve modificare anche il vettore dei
Principio di minimo dell'Energia Complementare. Sia essa rappresentata da
'*
carichi esterni. Si supponga V4 =V4 O. Si deve includere il contributo di Tf alle
forze del nodo 2. Inoltre si deve porre Py 4 L/EA =V;;. L'aspetto filiale 4
equazioni di equilibrio diventa delle 1te == L: ({)e, ] - reazioni
ste
.2.: diRi (2.28)
I
y +~rso positivo
dendo tale situazione e indicando con q =: b-n il numero delle incognite iperstati-
. che, si possono partizionare Opportunamente la matri::e A ed il vettore e in modo l' L
tale che le prime n rigl1e di A determinino una sottomatrice Al (n X n) non-singo- F,AfJ
I
81
"'II ~
lare (da un punto di vista meccanico ci corrisponde ad una scelta della struttura
Principale isostatica non labile),
Il Principio delle Forze Virtuali si esprime nel caso di una trave trascurando la S11 = - S22 = L/3EI
deformabilit a taglio (2.65)
S12 = -S21 = L/6EI
(2.59) Di seguito si illustra l'ap~licazione delle equazioni (2.63) alla soluzione di due
Applicando Opportunamente la (2.59) al calcolo degli spostamenti del nodo 2 si travi continue e di un telruo.
ottiene
e2 ~ e + l il. (-Z) dx
-M
Si noti che la funzione momento e la funzione taglio risultano completamente '4 HTI)
Momento flettente
detemnate noti che siano i momenti di estremit. Sostituendo la (2.61) nella
(2.60) si ottiene
S11
I L 1 (
== o -El l - -)
L
cix
x" 2
I L
SO"=:::
". o
--1 _
El L
(X)2 dx
S
12 == -
Se la trave prismatica
S
21
i
== o LEl
1 (,l ~ I X) X ,
L CL..
(2.64) Reazioni
CI======tr=~_=M======~1-#L
r~t' 2L ..
ug. 1..6
Trave continua. Il metodo dellb forze
60
61
si eguagliano i momenti di estremit degli elementi ai momenti dei nodi 1 e 3
M<}> :::: MI M<~) Ma ('
:.
=:
<D X X
Le espressioni che forniscono 8 I e 8 3 in funzione dei momenti ai nodi MI,
ed M3 diventano
M
2 t7" Fr ~3
L
L
(
L :
e 6Ei (2MI + M 2)
l =:
Sp.ostamenti L.c:":::C..~~_-_~---=e:::::2
e ==-__~
L (a) I -5
ea 6EI (-2M3 -M2)
~
=:
M 2 =-M/4
Reazioni I I
Le rotazioni si ricavano dalla (a) e le azioni di taglio dalla (2.62).
-!
is5 P P tis P
Il -
It ~)t6t~)tl
Elemento (1) V<i>
~I It
=:
<D @
2 I
Nell'analisi sopra esposta la rotazione rigida I/J della corda congiungente i due 110- Con tali posizioni (a) e (b) diventano
di di un elemento era nulla. Se si pone un nodo in mezzaria di una trave come in
fig. 2.7, sono necessarie ulteriori equazioni per la determinazione delle rotazioni 6EI
I/J. M2+2Ma+y 1p(1) = O
L
. e Viene
E' necessaria ancora una equazlOn. he imponendo l,equil'b'
, d dottenuta 1 n o delle
e 3 =: 6ifj(-2Ma-M2)+1p(2) (a) forze verticali al nodo 2. Dalla fig. 2.7 SI e uce c
l
VIi) =: -yCM3 -M2)
62
La (d) diventa 63
2M3-Ma == -PL
(e)
Eliminando !/I dalla (c) Le relazioni di congruenza e condizioni al contorno sugli spostamenti sono
{eCi)} __
' [ 2 21] {M~)l {?p(/)}
Il numero delle incogrte si riduce a tre se si considera il comportamento antisim-
M,f\~
\ v.:fn) +verso _ tp(3) = tp(l)
2 +
v. t\0\l fnL
CD @I I Utilizzando le (c) le due ultime equazioni di (b) sono sovrabbondanti. Si devono
(!)
dunque considerare solamente le due seguenti equazioni
3 I Convenzioni '';: 4
v "4:J sulle azioI' - l
H interne Geometria 6EI (2M! +M2)+tp(1) = O
(d)
L'equazione aggiuntiva si ottiene come equilibrio delle torze orizzontali che agi-
scono sulla trave, cio i due tagli delle colonne pi il carico concentrato; (vedi fig.
2.8)
Deformata
TaglI
p = V(r)- vq)
fig. 2.8
Portale. Metodo delle forze = L1 (Ma-M4) - L1 (M2 -M1) (e)
2
= L (MI + M z)
-------- ~------~~~.,~---~----
.J
64
65,
La soluzione di (e) e (d) fornisce
Nel seguito ci limiteremo ad elementi prismatici. Le forze di taglio alle estremit
2 3 sono detenrunate da equazioni di equilibrio dell'elemento (vedere (2.62
MI = -Pl
7 M 2 =--Pl
14
1p(I) = -2 Pl2
84 El
I risultati sono rappresentati in fig. 2.8.
(2.69)
.V2 = V2. 6f; r81+82_2(V2~IV)]
0-
/k'
fro
F = {F, V, M} = matrice colonna delle forze interne ad una estremit
(2.]7)
u = {u, v, 8} = matrice colonna degli spostamenti di una sezione di estremit
Le relazioni forze interne-spostamenti nodali per le due estremit di un elemento
;;JE~~~ F,'-;-(r.h:,8 ~~F"u,
1
si scrivono come
FI = FI 0+ K l1 UI + K I2 U 2
,v, IJ! I k': v. (2.72)
Sistema di I 2' Z Fz = F2 0+ KI;u I + K22 U 2
riferimento ~ J dove le sottomatrici K 11, K 12, K 22, della matrice di rigidezza dell'elemento sono
Sm' b I '
locale (trave)
1 o ogla per l'elemento dI' t
sono positivi se orari
I
fig. 2.9
rave - metodo degli spo t
L
'.
I
+] (2.73)
~ ~[
dove MI o. .sono 1. momentI. dovuti al c ' d' . . O
sono espressi dalle
k 11 =-S2dS
anco lstnbulto. I coefficienti di rigidezza
k 22 = Sl1/S k 12 = SI2/S
K" .
Slillm.
AlI 12/V
-+]
Come gi stato ricordato precedentemente, le equazioni risolventi sono le equa
S = - (S11S22 -Si2) zioni di equilibrio dei nodi espresse in funzione degli spostamenti.
(2.67) J,
Quando l'elemento prismatico., (2 .67)' Si scelga un sistema di riferimento globale rispetto a cui si definisce la geometria
SI semplifilcano e la condizione di carico. Le matrici di rigidezza degli elementi ed i vettori delle
kn = k 22 = 4EI/L k 12 = 2El/L
(2.68)
~ forze nodali, dovute ai carichi distribuiti lungo gli elementi considerati. a nodi
!e. fissi, devono essere trasformati dal sistema locale a quello globale. Si utilizza l'in
~
66
67
(2.74)
le forze nodali e la matrice di rigidezza si trasformano secondo le (2.75)
Fa = RTF
I(g = RTKR (2.75)
fig. 2.10
(2.76)
q "" 1,2, ... , numero dei nodi Sistema di due elementi
(la sonunatoria va estesa a tutti gli elementi che incidono nel nodo q)
Esempio 5 E-
Per tutti i nodi
r u due can1pa t e d1, fig , 2.6, Essendo nulla, la lorza
Si consideri la trave :,on l~ua : O l'e uilibrio alla rotazione dei tre nodI
assiale ed essendo V1 - V2 V3 , q
(2.77) M(P=M
che, introducendo le condizioni al contorno e modificando il vettore delle forze
estelTle, diventa: M(P+M(~) = O (a)
q; to! = ::K.galg M(~) =0 ..
. . 'nare le incognite rotazioni. Sostituendo j momenti ID
sono sufficlentl per, de~ernu. l (266) e (2.68) le (a) diventano
Finalmente si risolve il sistema per ali e tramite le (2.72) si valutano le azioni
interne degli elementi.
Esempio 4
funzione delle rotazlom tr;[t~ '; ~ll:~l = l~l
L O 2 4 83 O
Si vogliono derivare le equazioni risolventi per il sistema di due aste illustrato in La soluzione risulta essere 1 (ML )
fig,
forma2.10. La matrice di trasformazione per il generico elemento f si esprime nella
O124El
=.:l. (ML) O= - 2 :2 (~~) Oa = 24 El
"1'
cos I) sin fJ] I momenti vengono valutatI. per SOo"ftuzionc
l nelle relazioni costitutive del smgo I
R= [
-sin fJ cos 8 9""9/ elementi. (2) 2Et(20 + O ) = _~ M
M1=y 2 li 4
Applicando la (2.76) ai tre nodi si ottiene
Bibliografia ,
e introducendo le relazioni forze internespostamenti nodali, si determina
ASPLUND, S ' O .,'~fructural .
Mechallics: Classlcal and Matn'x Methoris, Prenllce-Hall
WH8
.:;t:s= ' (1966) . >/ Framed Structures,
Van Noslrand (1965) I)
[ GERE, J, M" and WEAV7R,;:-;/:/~fs:rruclural Analysis, Pergamon Press (I~~
simm, UVESLEY, R. K., Matflx,
MARTIN, H. c.,lntroductlOn
e 1~1 S Methods 01 StruclIIral A/wlysis, McGraw- J
to m atnx
(1966)
68
69
Esercizi
2.1 2.4
t
CD
fig. 2.13
It
Le aste hanno egual n'a;de ~P,u
",.. Zza ed . . bi
1 canc esterni sono tutti nulli.
fig. 2.15
70
71
Con riferimento alla fig. 2.15
1. Si determini l'equazione d' 2.14 La deformabilit a taglio pu essere espressa dal rapporto V/GAs dove As
ca l congruenza. Si assuma F '
.. ~ come lllcognita iperstati- l'area di taglio, G il modulo tangenziale, e V la forza di taglio che agisce
2, SI determini l' ' . sulla sezione. La fornla generale del Principio delle Forze Virtuali per un sistema
equazlOne nsolvente nell'inco&nita F
2.9 Con rifl~ " I:> 3 piano soggetto a momento e taglio si esprime come (vedere (2.59
~nmento all equazione (2 42) l '
sponde al minimo assoluto d' Q : ' a vera dIstribuzione degli sfo' .
dei coefficienti f?, 1 7Tc ' Uall conclusioni si possono trarre s Il rzl co~n. (a)
u a matnce
:2010 Si deduca un'espressione esplicita e . 1. Partendo da (a) estendere l'equazione (2.60) ed includere la defonnabilit a
esterne in spostamenti nodali p r la matnce .:x-l che trasforma le forze taglio. Si generalizzi anche la (2.63).
. . m. = CX'l)(j) 2. L'area di taglio per una sezione rettangolare 5/6 di A, dove A l'area tota-
m funz10ne della matrice di flessibilit f. Si parta da le. Assumendo G ~ E/12, che corrisponde ad un materiale isotropo con coeffi
ciente di Poisson v = O 3, si valuti il rapporto tra gli spostamenti dovuti alla
Fp = BqJ Rp = QqJ
deformabilit flessionale e quelli dovuti alla defornlabilit a taglio. Quando
, il p'
e si applichi "
nnclplO delle F017.e Virtuali , lecito trascurare la deformabilit a taglio?
211 ur' q (x)
il. . .
Ql.r tJ.fJ)= eT AF-ij"T LlR
. ilizzando la (2.11), si determiI . l' .
esemplifichi per la travatura reticolare : 11,~preS.Sl?ne generale della matrice A Si l ~-}~! O..,-,Q; 2 %3'@$;4 X
equazioni di equilibrio dei nodi' . eserCIZIo 2.2. Si dimostri altres h' 1
212 " SI esprunono come(j)=ATF c e e
. SI nsolva iI problema di fi 2 1 6 ' . L
~edIallte il Principio delle Forze ~jli~ali ~~dlante le eqU{8ZiOni (2.53).(2.56) e fig. 2.18
sIano cedimenti villcolari. . 1 assuma e2 ::: es, ee,} e che non vi
"4 2.15 Si deducano le equazioni che forniscono le incognite M2 , M3 e (J 1, '8 4
nella stmttura di fig. 2.18.
" t Si pensi al carico distribuito sulla prima campata e ad un cedimento vincolare dd
supporto 2. Si generalizzino le equazioni nel caso di n canlpate di eguale luce.
2.16 Si risolva nuovamente l'Esempio 2 utilizzando i risultati dell'esercizio 2.13.
Si calcoli anche lo spostamento sotto il carico P.
fig. 2.16
2:13 Si calcolino eY ti eD nell t .
SI assuma El::: cosi 2 a rave di fig. 2.17 utilizzando l" .
~~M~~
P
;;=" I
b
L
i
-I
x
fig. 2.17
Ponendo.
P=wdx' a=x, b=T. .
. .LJ-:-X, SI de te " l'
un canco distribuito q(x) qual" muro espressione generale di eD eD
degli effetti. Slas1. Suggerimento: si utilizzO I l e 2 per
l a sovrapposizione
\ "
73
3.1 Introduzione
IO u, ~ f~j (3.1)
(w nodo i
nel caso tridimensionale.
Si supponga che l'elemento abbia spunti nodali e siano 111, n2 ... , ns i numeri dei
nodi dell'elemento. Questa notazione illustrata in fig. 3.2. L'elemento di volume
un tetraedro a quattro nodi situati ai vertici. I numeri 111,112"" ns sono i contributi
dell'elemento alla tavola delle incidenze tra nodi ed elementi.
Hg. 3.1
~r
Piastra divisa in sei elementi
Qui di seguito riportata la tavola delle incidenze tra nodi ed elementi per l'esem-
pio di discretizzazione sopra illustrato.
n\ nz
(nodi elen~a(j in senso antiorario) fig. 3.2
Elemento tetraedrale. s =4
Elemento nl n2 n3 n. Si possono assegnare i numeri dei nodi in un ordine qualsiasi ma, dal punto di vista
della traduzione del metodo in programma di calcolo, pi conveniente elencarli
1 l 2 5 4 se~ofld0J:lI1\,et:Sc,- Q1'efssato seguendOil contorno dell'elemento. Il vettore conte-
2 2 3 6 5 nente i sottovettori degli spostamenti nodati di un elemento detto vettore degli
3 4
4 5
5
6
8
9
7
8 spostamenti nodali dell'elemento ed indicato con un:
5 7 8 Il lO
l/I. Sii .
_' '- (-I (; 6 8 9 12 Il
unI}
Un = u
La suddivisione del continuo in elementi l'operazione pi delicata del metodo. Un
t (3.2)
criterio generale non esiste. Tuttavia dalla esperienza sono emerse alcune indicazioni
tra le quali le pi importanti sono: fUn,
un == Co: (3.4) L'equazione (3.8) il punto di partenza per il metodo di Rayleigh-Ritz che consiste
nell'esprimere le componenti dello spostamento in termini di assegnate funzioni (di
L'ordine di o: deve essere uguale o maggiore dell'ordine di un. Questa trattazione
limitata al caso in cui C una matrice quadrata e non singolare. InfIne, invertendo x, y, z) e di parametri arbitrari. Introducendo gli svg_~_PJ~i~delle Kllfl:?;ioni spostarrlen-
to in (3.8), eseguendo la necessaria integrazione ed addizionando i coefficienti
(3.4) e sostituendo in (3.3), si ottiene
omoTogIU"srottiene-un siStema cii equazioni algebriche lineari che legano i parametri
(3.5) afCaiicruappIicatf(coiiie si VIsto nei capitoli 1 e 2).
Invece di utilizzare (3.3), si potrebbe determinare (3.5) direttamente usando funzio- l)ato"aHi-Ieespressioni degli spostamenti ora considerati riguardano un singolo
ni di interpolazione. Il procedimento prima delineato quello 'originario'. L'impie- elemento, occorre scrivere il Principio degli Spostamenti Virtuali per l'intera strut-
go di funzioni di interpolazione posteriore ed molto pi conveniente. Se ne tura relc Illfl'lP\cl ~jJu __ hl
discu ter in dettaglio nel capitolo 4. I [J J J oeTDe d(volume)] elemento n !~,-------
Nel metodo di Rayleigh-Ritz si utilizza un unico sviluppo delle funzioni spostamen- ne
to per tutto il dominio. Inoltre gli spostamenti gencralizzati non vengol10 normal-
mente identifIcati con gli spostamenti in punti particolari. Nel metodo deg!i~~emen~
= f [JJJ (oeTDEo+ouTb) d(volume)+ ISsa ouTp dS]
e
elemento n (3.9)
ti finiti si assumono come spostame"ntLg~l1~ri!1j~~:l.!LgIi~~P5)staIl1~ntil1odali, _il_model- in cui ne indica il numero totale di elementi e Il raccoglie le assegnate forze esterne
IodCs]Jostamento limitat~unicamente al dominio dell'elemento e non guindi
di superfIcie. ~er _~~!1!eri!:..e.~~.'l:r_f!.t:!_e_~~__~!J~e.neralit alla trattazione si tiene conto del
e-;t~so~'ilit~I()__4~!TIirtio deL~grpo. Tranne queste differenze, le fasi del procedi- 9~0111J()rtamento dinamico defmendo il vettore b ._
mento sono le stesse. Introducendo gli sviluppi delle funzioni spostamento nel
Principio degli Spostamenti Virtuali si ottiene un insieme di equazioni algebriche b = b- QU (3.10)
che pongono in relazione gli spostamenti nodali e le forze nodali generalizzate. Nel in cui b assegnato, p la densit; il punto posto sopra una variabile indica
seguito si delineano le fasi del procedimento e si determinano le matrici dei vari derivazione rispetto al tempo
elementi.
Il Principio degli Spostamenti Virtuali stato scritto nella forma (cfr. (1.16)) (3.11)
78 79
La maggior parte dei modelli adottati per gli elementi fIniti sono basati su sviluppi
_ di>U" n (3.16)
u - - polinomiali. Per soddisfare alle condizioni relative ai moti rigidi e agli stati di~;:
defonnazione costante, gli sviluppi devono essere almeno polinomi completi di
_ e DuTli d(volume) = bU"' T( - IIf eq,Tp d(volume)) un grado pari all'ordine pi alto della derivata presente nelle relazioni deformazio-
iJI
(elemen to /I) (3.17)
ni-spostamenti. Per gli stati piani negli sforzi ci6 significa polinomi di prinlo grado
mentre per travi o piastre inflesse necessario un polinomio completo di secondo
grado. Vengono aggiunti altri termini per completare l'espressione, cio per ottenere
il numero necessario di parametri di spostamento.
, .' . e di massa equivalente dell'elemento.
In CUI ~.e ~a matn~ f il vettore delle forze equivalenti dell'elemento, P, ~i ,?s:.etll1l:lt()?l fatt()~1.l.e. Ii1oI.uzjonel'.e.,r~lem.el1tifi!1J.ti.Jornisc:..e Ulllirl1ite supe-
I temlIDl11manel1tl onnano liore per l'energia potenziale totale quando soddisfatta la congmenza tra gli
UJJ(oeTDo+ DuTb) d(volume)+ l'I Du p dslJ(elemen~o ~
T- ereine!1JLJ~gl1l'infIttig1.e!..9__~iUa_dl~gret~~az:i()!leJa:()Iu2:iofl~c:()nierg~rarra-s~-lu.
zione vera purch il modello possa rappresentare. tutti gli stati di deformazione
= bU", II ff (BTDE.o+<pTb) d(volume)+ ff q,lTp dS) (3.18)
T 'Costn1i Noiliillleno l'energia' potenzi<>Je converger- monotonamente solo se reti-
coli successivi dnno luogo a una sequenza minimizzante, Ci6 significa che una
=OU"' TI' . scelta opportui1a degli spostamenti nodali del reticolo n-esimo deve poter fomire
_. at~ forze esterne di superficie. L'irltegrale d! area
Si ricordi che p contlene le assegn I;; f" del1'nlemento cio non si considera tutti i modelli di spostamento corrispondenti ai precedenti n - l reticoli, Per soddi-
t t rna della super lCle t:, , sfare a questa condizione l'n-esima discretizzazione deve contenere tutti i nodi
riguarda solo l a pa~ e, es e e ad elementi adiacenti. Ad esempio, per l ele-
l'area della superficie mterna comun fi . superiore ed inferiore e su quelle precedenti ed i modelli di spostamento dell'elemento devono essere invarianti, cio
fi 3' 1 " integra sulle super ICI fi ' la loro forma non deve dipendere dall'olientamento o dalle dimensioni dell'elemen-
mento 5 dl Ig, . ~I S d 1 nostra terminologia la super lCle
" d' 7 lO e lO Il. econ o a , ,, to, Come esempio si considerino i reticoli rappresentati in fig. 3.3, Gli schemi 1 e 3
contenentI 1 no 1 , " fi ' , terna dell'elemento, Si notlmoltre che
, d' 7 8 e Il e la super iCle m , fanno parte di una sequenza minimizzante mentre gli schemi 2 e 4 fonnano un'altra
contenente 1 no l , l' d'ne compiuto dalle forze esteme agenti
(3.18) con EO ::= O i11avoro de prmlo or I sequenza minimizzante poich essi contengono un insieme differente di nodi.
sull'elemento. .' " d <~1' Spostamenti Virtuali assume la seguente
In certi casi, in particolare per elementi di piastra e di guscio, molto difficile
Con questa notazione, il PnnclplO eu l soddisfare alla congmenza degli spostamenti tra gli elementi senza ricorrere ad
espressioni piuttosto complesse degli spostamenti. Si possono usare modelli che
fonna discret.izzata:
I
bU", T(KUni: Mun ) = bU" rp t (3.19) violano la congmenza tra gli elementi; essi presentano una buona convergenza H
spetto ai modelli congmenti.
, , l ". t do degli spostamenti la scelta del modello di spostamen-
TI punto cntlco ne me o ' t
EE
, 1a f orma d'l '" Se il modello in grado dI rappresenare
to CiO \,iJ,
Un elemento non congruente converger alla soluzione vera purch siano compresi i
o
moti rigidi e gli stati di deformazione costante. Gli elementi non congruenti in ogni
1
caso non forniscono una limitazione per l'energia potenziale, in altre parole non si (c)
1
sa se l'energia potenziale corrispondente ad una particolare soluzione non congruen-
te maggiore o minore del valore vero. Inoltre non possibile costruire una sequen- 1
za minimizzante con elementi non congruenti. Questi svantaggi sono in qualche Un = CC(
misura compensati dalla semplicit dei modelli di spostamento. Qui vale solo la
pena di accennare al fatto che per l'analisi dello stato di sforzo di problemi piani e Poi si inverte (c) e SI sostituisce in (b). Il risultato finale
tridimensionali non difficile soddisfare all'insieme completo delle condizioni di
convergenza.
X)2 (X)3] [ x2 .3
Esempio 1 t' = [1-3 (T +2 T Vl+ x-2 y+ ~2 ]01
Si descrive la formazione del modello di spostamento e delle matrici dell'elemento 2
per l'elemento prismatico di trave rappresentato in fig, 3.4. Quali variabili nodali X) 2-2 (TX)3] '/)2+ [X
+ [3 (T -T+72XS ] (}z
bisogna scegliere almeno v e Il; ne consegue che Ull almeno di ordine 1 X 4.
U 1/ = {t'l BI Z'2 82 ' } Si ottiene l'espressione della deformazione sostituendo v in (a)
La presente trattazione limitata al caso in cui siano trascurabili le deformazioni
d2 v d2 n = BUn
trasversali a taglio. e =-Yd-o =-JI-(!lU
2
X" dx
6 12x
B =-y ( -p:+-v
in cui R contiene i coseni direttori degli assi del sistema locale 11spetto agli assi del
l
sistema globale. La fig. 3.5 illustra la notazione
in cui x =x/I.
'--_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ X?u o
~
U",T p ~ o,T o
ed i tetmini in (3.1 Y) diventano = i=1
L bU"i Pi
(3.27) Esempio 2
e si sviluppi (3.19) sommando i contributi degli elementi connessi ad ogni nodo. Si consideri l'insieme di elementi rappresentato in fig. 3.6. Vi sono tre elementi e
L'equazione (3.19) fornisce sei punti nodali. La tabella delle incidenze
(3.28) 3
r-------~------~5
Poich (3.28) deve essere soddisfatta per un arbitrario C/ll, ne consegue che
1 4 1 2 4 3
.Jfl.V1 ..iilN2 .JflNN uN 2 3 3 4 5
(3.30) 3 3 4 6 5
Xl! X12 X IN f U1 r rp1
~II
.x~1 X22 X ZN Uz Per esempio, l'elemento 2 ha tre nodi (s = 3) e
3.4 Soluzione - Caso statico ed interpretare i risultati ottenuti come gli sforzi effettivi nel punto. Un terzo
modo consiste nel detenninare le defonnazioni in un punto, in base agli sposta-
JI vettore degli spostarnenti del sistema m contiene i vettori degli spostamenti
menti nodali, utilizzaIldo operatori alle differenze finite al posto delle espressioni
lodilli elencati secondo il numero crescente di nodo. Imporre le condizioni al
delle defolTIlazioni. Quest'ultima pu essere un metodo pi accurato ma diffici-
contorno negli spostamenti signitca assegnare alcuni elementi di m ed quindi
le da applicare quando la geometria del reticolo irregolare.
necessario introdurre questi vincoli nell'equazione di equilibrio (3.29). Un modo
consiste nel cancellaI\'~ righe e colonne di 7:.., JJl, (j), m corrispondenti agli spo-
stamenti assegnati. Ci rende necessario rIlumeraxe righe e colonne e d luogo a
3.5 Soluzione - Caso dinamico
sottomatrici di vario ordine. In alternativa, si possono conservare le dimensioni e
la sinunetria delle equazioni sostituendo le equazioni di equilibIio relative alle Le equazioni che governano il problema per un sistema non vincolato sono date
reazioni con equazioni fittizie che impongono il Jlspetto delle condizioni cinema- da (3.29).
tiche al contomo. Entrambi i modi sono stati illustrati nel paragrafo 2.2 per le
Jff..dl + X/li = 1J
strutture reticolari. L'estensione al caso generale di un'arbitraria direzione vincola-
ta immediata e pertanto non si ritengono necessari ulteriori commenti. La matrie di massa del sistema .Jfi definita positiva ma .:x
singolare a causa
Le equazioni del sistema modificato si scrivono dei moti rigidi consentiti. Se i moti rigidi del sistema sono impediti .:x
si trasfor-
ma in X , definita positiva. Nel seguito si considera solo il caso vincolato e si
(3.32) scrivono le equazioni moditcate (con l'introduzione delle condizioni al contorno
Essendo :x. definita positiva,si possono applicare varie tecniche risolutive. L'elimi negli spostamenti)
nazione di Gauss sembra essere molto efficiente, in confronto a metodi iterativi (3.35)
come ad esempio metodi di rilassamento. Il tempo di lisoluzione estremamente
in cui Al e X sono matrici (nXn) definite positive, n il numero tcitale di spo-
sensibile alla larghezza della banda che a sua volta dipende dallo schema di nume
stanlenti incogniti, (j)L contiene i carichi esterni e 1J SM contiene i carichi dovuti
razione dei nodi. Pertanto sempre opportuno il tentativo di numerare i nodi in
al movimento dei vincoli.
modo da minimizzare la larghezza di banda della matrice di rigidezza del sistema.
p e r p rim o verr trattato il problema eli vibrazioni libere, per il quale
Si noti che l'equazione relati' ad un nodo, ad esempio il nodo j, coinvolge solo
gli spostamenti del nodo j e dei nodi ad esso connessi mediante elementi. Si con
1JL = 1JSM = O. Le equazioni che governano il problema si riducono a
sideri per esempio la fig. 3.1. I termini non nulli relativi al nodo 8 (cio l'ottava ..JJtdl+.:xm = O (3.36)
figa e colonna ripartita di X) sono contenuti solamente nelle righe (colonne) che La struttura di (3.36) suggerisce di esprimere la soluzione nella fonna
vanno dalla 4 alla 12.
Nella fasc di sostituz.ione a ritroso si valutano gli sforzi dell'elemento utilizzando (3.37)
le espressioni delle defonnazioni (3.12). In prinlo luogo si assembla la matrice in cui w la frequenza propria e (D detnisce la distribuzione degli spostamenti.
degli spostamenti nodali dell'elemento Sostituendo m, (3.36) si trasfom13 in
<pr..ll!<Pi = 1 (3.40) in cui p(r) rappresenta il massimo valore di Pj e 1/1j pu essere interpretato come
fattore di partecipazione 'quasi statico'. L'equnione in qj segue da (3.44)
Questo conduce a (premoltiplicando (3.39) per cpT)
d~
91
90
~
3.6 Sommario
Le fasi richieste dall'applicazione del metodo degli spostamenti si possono cos
riassumere.
(a)
Q) ! (b)
l. Scelta dei modelli di spostamento e fonnazione delle matrici di rigidezza e di
massa dell'elemento K, M; genesi dei vettori delle forze nodali P. Ripartizione
delle matrici dell'elemento coerentemente con la ripartizione di un
e trasfor-
~---J
mazione delle sottomatrici dal riferimento dell'elemento a quello globale. Que-
ste operazioni costituiscono la fase di costruzione della matrice dell'elemento.
2. Assemblaggio della matrice di rigidezza, della matrice di massa e dei vettori (d)
delle forze nodali del sistema; introduzione delle condizioni di vincolo negli
spostamenti nodali. (c)
3. Detenninazione degli spostamenti nodali risolvendo le equazioni del sistema. fig. 3.7
La matrice di massa del sistema sempre defrnita positiva. La matrice di rigi-
dezza del sistema definita positiva quando il sistema vincolato in modo 3.3
che ne siano impediti i moti rigidi.
4. Determinazione delle deformazioni dell'elemento operando sugli spostamenti
nodali. Gli sforzi sono ottenuti applicando le relazioni sforzi-defonnaz.ioI.
Il procedimento de3critto in questo capitolo pu essere esteso in modo da inclu-
dere la non linearit geometrica e/o fisica, ma questi argomenti travalicano gli
scopi di questo testo.
fig. 3.8
Bibliografia (1) 11 pi semplice elemento triangolare di membrana ha nodi nei vertici e due
HURTY, W. Lo, and RUUI:-;STEIN, M. F., Dynomics ofS/mclII/'es, Prentice-Hall, Engll'!- componenti di spostamento per nodo (u, v). Quindi la matrice degli spostamenti
wood Cli/fs, N.J. (1964) nodali dell'elemento, U'\ una 6X 1. Un mod conveniente di elencarli
MARTIN, H. C., /lIlIodl/c/ioIlIO ,Ha/l'ix Afethods of Slmc/ural Anolysis, McGraw-Hill
U = {Ul U2 Ua VI V2 Va} (a)
(1966)
Iniziando con (3.3),
PRZEMIENIECKI, J. S., Theory of ;~/olrix Stl'/lctural AI/olysis, MeGraw-HiII (1968)
ZIENKIEWCZ, o. C., The Fil/i/e Efemenl Me/hod, McGrawHill (1967)
u = ACI.
fornisce
U = 17.1+17.2X+Cl:aY
V = o:~ + Cl:sX + (l;6Y
Esercizi e scrivendo (3.5) come
3.1 Sviluppare a grandi linee un diagramma di flusso per il metodo degli si ha
spostamenti e indicare le semplificazioni del prograrruna per un sistema di aste.
3.2 Nel discretizzare il continuo si dovrebbero evitare elementi di forma il::ego-
lare e si dovrebbe graduare l'infittimento in prossimit di concentrazioni di sforzi,
un po' come in una ragnatela. Il costo UL! fattore importante; la capacit di
in cui un defInita da (a). Si determini (]), matrice di ordine (IX3).
giudicare la convenienza di un reticolo St sviluppa con l'esperienza acquisita in (2) Per un elemento triangolare a 6 nodi descrivere il modo in cui detenninato
problemi sillliH. Per i problemi eli Dg. 3.7 ~i (liscretizri utilizzando elementi cf> (in tal caso di ordine (IX6.
triangolari a tre nodi e si commenr.in~; le scelte (ffdtuate. 3.4 Confrontare il classico metodo degli spostamenti di Rayleigh"Ritz con il
metodo degli elementi fmiti. Fare qualche osservazione sull'esempio 1.
-------- ,
92 93
3.5 Generalizzare l'equazione (3.8) per tenere conto: 4. STATI PIANI DI SFORZO E DI DEFORlVIAZIONE
1. Della non linearit geometrica (vedi l'esempio l)
2. Della non linearit del materiale.
4.1 Definizioni
3.6 La congmenza degli spostamenti tra gli elementi esige che le deformazioni
siano fInite su di un contorno interno. Si deducano le corrispondenti condizioni Si consideri il solido omogeneo prismatico di fig. 4.1 dove le basi sono definite
negli spostamenti per: da z = h/2 e la superficie laterale da x =x(S), y =y(S) con S ascissa curvilinea
lungo il contorno.
1. Stati piani negli sforzi
Quando sono verificate le seguentI Ipotesi:
2. Analisi tridimensionale
3. Travi e piastre per le quali sia trascurabile la deformazione trasversale a taglio. Il solido sottile (h piccolo in confronto alle dimensioni caratteristiche in
direzione X e Y)
3.7 Nell'ipotesi che le funzioni di spostamento SIano p011l1omiali si valutino i
termini necessari per rappresentare i moti rigidi e gli stati di deformazione 2 Non ci sono forze di superficie sulle basi (Px =Py =: pz = O su z =: h/2)
costante per: 3 Le forze di volume agiscono parallelamente al piano xy e sono indipendenti
da z (b z =: O e bx , by funzioni di x e y solamente)
1. Stati piani negli sforzi 4 Le forze di superficie sul contorno cilindrico agiscono parallelamente al piano'
2. Analisi tridimensionale xy e sono indipendenti da z (Pz =: O e Px, Py funzioni di x e y solamente)
3. Piastre inflesse.
Z,W
3.8 Quali implicazioni ha sulla natura singolare della matrice di rigidezza del
l'elemento il fatto che il modello di spostamento contenga tutti i possibili moti
rigidi? La matrice di massa equivalente pu essere singolare? Si suggerisca un
controllo per la formazione della matrice di rigidezza dell'elemento.
3.9 Detenninare le fprze nodali equivalenti corrispondenti ad una espressione h/2
h/2
lineare degli spostamenti. Sono essi suscettibili di una interpretazione statica?
Y,v
2
~~I x,u
superficie media
1IIIIIIl (c)
Una formulazione alternativa delle (4.1)
LI = lI(x, y)
az = -C ZX '=
v = v(x, y)
-c zy = O
(4.2)
(b) *L'in~ipendenza di ax , ay, Txy da z viola in generale alcune delle equazioni di congruenza
che nsultano ancora soddisfatte solo nel caso di a ii: = 1'zy = 1'zy = O. Per lastre sottili le (4.1)
fig. 3.10 sono del tutto plausibili. Questo punto trattato nel paragrafo 84 di Rif. 1.
,
94
95
S assumeranno le (4.2) come ipotesi base per i problemi di stato di sforzo piano.
Le equazioni (4.1) valgono per un corpo omogeneo; nel caso di un corpo
4.2 Legami sforzo-defomlazione in stati piani
stratificato, li e u si assumono costanti lungo lo spessore, gli sforzi non paralleli al Si considera dapprima il legame sforzo-deformazione completo per materiali
plano xy vengono trascurati e quelli paralleli a xy variano d'accordo con le elastici lineari (del tipo di Green) gi trattato nella sezione 1.2
propriet dei materiali.
Lo spostamento trasversale w non indipendente e pu essere ottenuto dal ex-eZ Cu CI2 CI3 CH CIS C16
ey-e~
legame sforzi-defomlazioni relativo a Ez:
ez-e~
Cl2 C22 CZ3 C24 C25 CZ6 r (Jy
"
C13 C23
ez = 'Jwjez = funzione di Cf,,, Cfy, T xy (4.3)
YXy-yZy =
Ca
C33 CJ4
CH
C35 CaB
1: xy
(4.6)
l"'
CM C34 C45 C46
Quando sono verificate le seguenti ipotesi: yyZ-y~z CIS C25 Cas C45 CS5 CS6 "C yz
Lo spessore grande in confronto alle dimensioni caratteristiche secondo X e Yzx-y~x Cla C26 C3B C46 Cso COB 't z.~
y
2 Le forze di volume e quelle relative al contorno cilindrico agiscono parallela- dove eZ, e~, ... , 'Y~z so 110 le componenti della deformazione termica. Per rendere
mente al piano xy (componenti nulle lungo z) e sono indipendenti da z bidirnensionale il problema, il pimlo X- Y deve essere piano di sin1metria per la
ragionevole assumere che gli spostamenti piani u e u siano indipendenti da z e struttura del materiale ossia i legami sforzo-deformazione devono presentare lo
che lo spostamento w fuori dal piano sia nullo. Il problema dello 'stato piano di stesso aspetto quando si inverta la direzione di z. Si pu facilinente mostrare che
il legame appropriato :
deformazione' si basa sulle seguenti ipotesi:
li = u(x, y) ?! = v(x, y) ez~e,~ eu Cl2 Cl3 Cu O O Cf x
(4.4)
w=O ey-e?, Cl2 CZ2 C23 C24 O O (Jy
ex-e~ C13 C23 Ca3 C34 O O Cfr
Le equazioni (4.4) corrispondono a ,-
= Y.x = Yzy = O
y"y-y~y
r C14 C24 Ca4 C44 O O T xy
(4.7)
l~
Bz
(4.5) YYZ O O O CS5 CS6 7: yz
ex, el '{XI' indipendenti da z Yzx O O O CS6 C66 7: zx
SI noti che Oz =F O in uno stato di deformazione piana. Si pu determinare il suo dove ''~z e ''zox sono nulli. Le equazioni (4.7) rappresentano il punto di partenza
valore utilizzando il legame sforL.i-deformazioni relativo a Oz. Ci sono molti delle discussioni seguenti.
problemi di pratico interesse in cui si riconoscono le caratteristiche di uno stato Se X oppure Y un asse di simmetria, il materiale viene chiamato ortotropo. In
piano di deformazione, quali, ad esempio, l'analisi di muri di sostegno molto tale caso si ha
estesi, di fondazioni nastriformi, di gallerie.
CH = C24 = C34 = CS6 = O
Sia lo stato piano di defomlazione che quello piano di sforzo sono problemi
bidimensionali nel senso che i parametri di spostmnento e forza sono funzioni eZ = c/"xT e~ = 0:7 (4.8)
solo di x e y. E' sufficiente pertanto specificare le sole componenti di spostamen-
to u e v quando si voglia sviluppare un modello di spostamento con gli elementi
dove T la variazione di temperatura e <Xx, <xy , <Xz, sono i coefficienti di
fmiti.
dilatazione termica. Si noti che le (4.8) valgono solo quando X e Y sono assi di
Nel seguito verranno trattate dapprima le relazioni sforzo-deformazione per stati
simmetria del materiale, ossia assi di ortotropia.
piani, le leggi di trasformazione per sforzi e deformazioni e l'espressione dell'ener
Semplificazioni maggiori si possono ottenere introducendo ulteriori restrizioni
gia di defonnazione per dUf piastre irrigidite. Successivamente verr affrontata la
quali la presenza di eguali propriet rispetto a due direzioni di ortotropia o
fonnulazione di elementi finiti triangolari e rettangolari e da ultimo verr presen-
rispetto a due direzioni qualsiasi del piano (isotropia piana). Tali aspetti sono
tato un paragrafo relativo agli elementi isoparametrici.
trattati 11 dettaglio da Lekhnitskii 2.
I legami per lo stato piano di sforzo si ottengono ponendo az =: O in (4.7) e
considen::1do solo le equazioni relative a Ex, ey , 'Yxy.
El = o+Ccr (4.9)
1
96 97
l: I l: l [~:: ~::
?'xy
= T
C44
Oy
'i xy
Nel caso particolare di sforzi piani, ponendo
ottiene
Oz = O nella (4.15) ed invertendo, si
Ex 1lyxEx
a = C-I(E-Eo) = 00+ DE (4.10) Gx O ex -Cl.xT
l-m;x l-nv;x
Per lo stato piano di defonnazione si pu dapprima eliminare Uz usando la .- (4.16)
Ex
condizione Gy O ey-Cl.yT
n(l-nv;x)
Sz = IXzT+CI30x+C230y+C330zTCa4'ixy =O (4.11 ) T yx sym. GXY YXY
Tale condizione fornisce Ex
1 11 = -
Oz = - - (azT+CIaOx+ C23 0 y+Ca4'rXY) (4.12) Ey
Ca3
Le relazioni valide per un materiale isotropo conseguono dalle sostituzioni se-
Sostituendo U z in (4.7) si ottiene guenti
= ~+C'(j
1lyx = 1l
(4.17)
GXY = E/2C1+1l)
Cl. x = Cl. y = CI.
+ [CH -.(C1VC33) C12 - (C13C23 / Ca3)
(C~3/C33)
CH - C
(C13 34/ ca3)ll l
Gx
Nel caso di defonnazioni piane si ha
C22 - C24 - (CZ3C34/Ca3) Gy Gz = 1lzxGx+1lzyoy-EzrJ.zT (4.18)
sunrn. C44 - (C~4/Ca3) 'i XY
Le restanti equazioni di (4.15) possono scriversi come
(4.13)
Da ultimo invertendo la (4.13) siha:
O' = (C')"-1(-~) = a~+D/E (4.14)
(4.20)
(4.15)
CI.; = Cl. x +1lzxCI.z
99
98
Poich lo stato di sforzo e di de~onnazione piana sono diversi solo per gli invanante, ossia non varia al variare del sistema di riferimento. Pertanto,
elementi delle matlici di rigidezza e di defonnazione iniziale, sar sufficiente a T E == (a$)T OE""
sviluppare una sola fonnulazione. Nel seguito non si faranno distinzioni tra i due
problemi e si assumer il legame sfor.Li-defonnaziolli come a = ao +De per sempli- == aT(TrT.) E
ficare le notazioni. da cui risulta
T~ = T;l (4.24)
Ocr X
/
da cui segue che
C1~ = Too
e x 0* = ToDT~ (4.25)
Hg. 4.2 n risultato conseguito ha validit per qualunque coppia di sistemi coordinati
Rotazione dei sistemi di riferimento ortogonali di riferimento. Si assumeranno X, Y come direzioni del sistema globale
di riferimento e X*, Y * come direzioni del sistema locale.
Si considerino i due sistemi di assi coordinati ortogonali di fig. 4.2. Supponendo
note le componenti di sforzo 0x, 0y, r ...'Y' si debbano determinare o;, a:, 1'.~Y'
La legge di trasformazione per sforzi bidimensionali si presenta nella fonna 4.4 Energia specifica di defonnazione . .f\~t,.':('e di rigidezza estensionale
a* = T".(j
Sia V l'energia di defonnazione per unit di area (nel piano X-Y). La defmizione
sin 2 8
COS Z
sin
8 -sin 28
28
1rfax }
y
(4.22)
di V nel caso bidimensionale (solo Ex, Ey , 'Yxy e Ez oppure Oz diversi da zero)
segue da (1.20):
sin 2e
2 cos 28 JL T,." (4.26)
--------------1
100 101
In caso di sforzo piano le deformazioni sono assunte costanti lungo lo spessore e si ottiene
in tal caso gli sforzi generalizzati sono le risultanti degli sforzi. Ds. eq = Ds. pi+ Ds. irr (4.34)
Nx = Ja dz
x Ny = J ay dz N xy = J
"Xy dz (4.27) dove Ds,eq rappresenta la matrice di rigidezza estensionale equivalente. I graticci
reticolari piani possono venire trattati allo stesso modo, come risulta illustrato
e l V si riduce a negli esempi seguenti.
L ---
e ......,--.. -t--.
Cl = t(e-eofDs(e-eo)
dove Ds la matrice di rigidezza estensionale defInita come ~
~
Ds = Jp dz (4.30) J
Se la lastra omogenea, Ds == h D, dove h lo spessore della lastra.
\
Per una lastra stratifIcata Ds pu essere ottenuta sommando i contributi di ogni
strato,
..... "---'"' -- ........... L/
n
Ds = L hiDi (4.31)
i=1
102
103
Esempio 2 l
~l
Come secondo esempio si consideri un graticcio reticolare piano costituito da D
s, eq -
_ 2AE T"'.TT* _ 3y'3
y'3L - 4 L
AE[~ 3
3"
balTe di lunghezza, area e modulo eguali (si veda la fig. 4.4), organizzate in O o
triangoli equilateri di area effettiva pari a (.J3/2)I} .
L'espressione risultante per Ds,q corrisponde a quella di un materiale isotropo
con valore del coeftciente v di Poisson pari a 1/3.
mazione piana segue da (l.16) ponendo che gli spostamenti nel piano e le forze
esterne siano costanti lungo lo spessore. Si ottiene
(4.35)
!lg.4.4 dove A l'area della superficie media (piano X Y), S la ascissa curvilinea lungo
Graticcio reticolare piano il perimetro e le varie matrici sono defmite da
ll
4::* complicare le espressioni ottenute. Non dovrebbe nascerne confusione dato che i
simboli vengono esplicitamente defIniti qui sopra.
to -v'3/4 O] exy
e (b)
Il tern1ne a sinistra nelle (4.35) la varazione prima dell'energia di defonnazio-
ne.
T v'3/4 YXy
rf\F l5edA = f 017 dA
Da ultimo sostituendo (b) in (a) si ottiene
Sostituendo la N con la (4.29) ed effettuando la somma su tutti gli dementi si
p = ~ (~~) eT(T* 11*) E == ~ eTDs,eqe
ottiene
~[Ln (OTDs+eMUTjj)dAJ
(4.36)
= I[J" (ErD,o+~Urb)dA+f ~UTPdSJ
fiO An S/1. (j
104 105
(4.39)
si determinano le deformazioni e le accelerazioni
dove
{:: 1=
Yx)'
BU
n
(b)
$.x = oOx <P = [~~\ ~:2, ... ]
{~} = PO n
$.)' = ~ <P = [~~\ ~~\ ... ]
che vengono sostituite in (4.36). Tale espressione diviene pertanto Effettuando una partizione di K, M e P conseguente alla partizione di e un
sostituendo i valori indicati per cP e B, si ottiene la matrice di rigidezza K nella
(4.37) forma
=f
K
An
BTDsBdA Kuu = JJ[Dm<p;x<p, x+ Dsd<p:Al, y+ <P:A', ,j+ D s33 <p:'Al. y] dA
M= f An
ehpTP dA Kur = II (DS12<P:x<P, y+ D S13 <P:A, x+ DS23<P;y<P, y+ Dsn<p:y<p, x) dA
106 107
M = l; :1 (4.40
m = II hq(F<f> dA
y
Il vettore delle forze nodali equivalenti P assume la fOlma:
p = {P u } (4.42)
Pc'
D,Eo = - N = - {N2, N~, N.~y}
P" =II [<f>Tbx-(N.~<f>~<+N.~y<f>. y)] dA+ La <f>Tp.. dS
Pv= IJ[<f>T5y-(NJ<f>;y+N.~y<f>. x)] dA+ ta <f>Tpy dS
La generazione di funzioni interpolanti per un elemento triangolare viene resa Le coordinate b e ~2 sono limitate lungo il lato 3 dalla
decisamente pi facile dall'adozione di coordinate oblique. La fig. 4.6 mostra lo
schema di numerazione dei nodi e il verso degli assi obliqui f1
e ~ . I nodi s()l1 o ;1+;2 = 1 l
~ '. \
;-:L (4.45)
numerati in senso concorde con la rotazione che porta da X a Y e il lato opposto La formulazione inversa delle (4.43) pu scriversi come
al nodo iviene chiamato lato i.
Le coordinate oblique rappresentano una frazlOneClella lunghezza del lato e ;1 = 2~ (2A~+blx+alY)
vannodaOa--l ~Peide-fmiZi~ne, ~; la -dist~-~arelati'!a dal lato 1 misurata (4.40)
parallelanlente al lato 2.
A! fme di stabilire una correlazione tra coordinate cartesiane e coordinate
;2 = 2~ OAg+bzX+ a2Y)
oblique, si consideri un punto arbitrario.P(x, y) =P(~! ,b) e sia il suo vettore r dove
posizione. aj = Xk-Xj
r = xt+yJ bj = Yj-Yk
2A? =
= x aJ+ ya!+131;lel+132;2e2 XjYk-XkY,
x
IIf dA diventa 2A Io [f-~' f(~!' g2) d~l] dg
1
2 (a)
Ci sono tre coordinate di area (~1 , ~2, ~3) ma solo due sono indipendenti poich
fJ $; dA = ~
e
AI+A2+A3 = A
~1+g2+g3 = l
(4.48)
II ;igj dA = :2 i=-=j (4.52)
c1i
J~)sutt~ convenient~usare tutt~~_~e~_c()()f_din_a~__ art)aqual1clo si gellerano le
funzioni interpolanti. L'espressio'ne di ~3 in termini di x e y segue dalla (4.46):
II (~;)2 dA = 1
i,j = 1,2,3
Per mezzo di (a) si pu stabilire la seguente formula generale:
dove ui, Vi sono le componenti cartesiane di spostamento per il nodo i. Questa Prima di assemblare la matrice di rigidezza globale, si pennutano le righe e le
notazione viene raffigurata in fig. 4.8. colonne ricordando che
diventano
lh Pl U2 V2 U3 l'a
Le operazioni implicate sono le seguentI
Kllui diventa riga [2(i-l)+I) e colonna [2(j-l)+1]
'i}
Si esprimono gli sviluppi della funzione spostamento nella fanna matriciale Quando p e h sono costanti, (a) si riduce a
definita dalla (4.38),
U = <j>u n
un = {UI
r
U2
=
!l3}
If>vn m~e:; G211 (4.59)
'In = {VI 'V2 'Va} (4.55) Le forze nodali sono dovute alle forze di volume, alle forze di superficie e alle
= [~l ;2 defolTIlazioni termiche. Si consideri una distribuzione lineare di forze di volume e
If> ;3]
temperatura:
L'andamento delle defonnazioni si ottiene derivando u e V e ricordando la
b = ;lb1 + ~2b2 + ~ab3 == If>b
(4.50): (4.60)
T = ;lTd-J2+;aT3 = If>T
dove bj e TI sono i valori ai nodi. Gli sforzi iniziali si trovano come
~ ~ [:
Queste relazioni si riducono alle
(4.63)
P,
(Llun)T Pu = f Sa
LlU Px dS
(4.64) 4.6.3 Elementi triangolari a deformazione lineare
(LlVn) T Pv = f LlV Py dS
Sa Per ottenere_risultati accurati in tennini di sforzi adottando una discretizzazione
Si esprimono le forze e gli spostarnenti in tennini di S e dei valori nodali per il a defonnazione costante, si devono utilizzare numerosi elementi finiti ed anche
lato e si valutano gli integrali di linea. con una maglia molto fine l'interpretazione pu risultare difficile. Pertanto si
sono dedicati molti sforzi alla creazione di elementi pi complessi, ossia elementi
2 PX2 _!l!?- con modelli lineari, quadratici o di ordine superiore per la funzione delle
defonnazioni. Il modello con defonnazioni variabili lineannente fu suggerito per
primo da Fraeijs de Veubeke 3 nel 1964, che gener un appropriato modello della
- PxdS funzione spostamento in tennini di coordinate cartesiane, pur senza presentare
studi comparativi. Successivamente Argyris4 rifonnul il modello in tennini di
'defonnazioni naturali' e Felippa s svilupp la versione in coordinate triangolari.
_ Pul __
Sia Argyris che Felippa riscontrarono sostanziali miglioramenti nella definizione
t' PXI dello stato di sforzo a confronto del modello a defonnazioni costanti. La
Lx fig. 4.9
-
S=-l-
5 fonnulazione in coordinate triangolari, certamente la pi conveniente, viene
brevem ~l1t(! l:ichta.ll1ataI1eL~egJ.ljJQ,-- -- -- --~ .. ~-.-- -- -- --- --- ~-----
Il modello si basa sullo sviluppo delle funzioni spostamento in polinomi completi
Notazione per le forze di superficie del secondo grado. Ci _SOI}.Q_ dodici parametri di spostamento, sei per ogni
Come esempio si conSJQen il carico superficiale riportato in fig. 4.9. La variazione componente. Al fme-di soddisfare la congruenza tra gli spostamenti al contorno
~~g!1 elementi, lo sviluppo della funzione spostamento su un lato deve utilizzare
degli spostarnenti lineare e pari a:
solo le quantit no dali relative a quel lato. I~ questo caso ci sono tre costanti (la
U = ul(1-S)+u 2S funzione di secondo grado) e per ogni lato r' -h;%to un nodo interno in pi
Ponendo che conveniente collocare a met del lato stesso. La fig. 4.l O mostra lo schema
Px = !lPxl +!ZPx2 di numerazione dei nodi e un riassunto delle coordinate nodali.
e sostituendolo nella defmizione (4.64) si ha Le funzioni di interpolazione in tennini di coordinate triangolari vengono costrui-
te a partire da una funzione polinomiale quadratica in b e ~2 .
PulLlUl+Pu2JU2 == l f>~uPxdS ! = 0:1 + o;z;l +0:3;2+0:4;I +0:5;1;2 +O:G;~
che fornisce
114 115
( risolvendo i parametri in termini dei valori nodali di f. La matrice del L'equazione (4.68) vale per uno sviluppo qualunque, ossia un 4) arbitrario.
coefficienti adimensionale e facilmente invertibile. Gli sviluppi sono scritti L'espressione di I/J per l'elemento in questione
concordemente con le (4.38):
u = <j>u rI V = <j>v n (4.69)
un = {III, 1/2, Ila} (4.67)
'In = {VI, V2, L'6} Le espressioni dellesottomatrici di Kcontengono tre integrali (si veda la (4.40:
<l> = [;1(2~1-1), M2';2- 1). ';3(2';3- 1), 4~1;2, 4';2~3, 4~3';tl
Nodo ~1 ';2 ';3 Conviene osservare che solo un integrale viene valutato esplicitamente poich i
l 1 O O prodotti che vi compaiono possono essere scritti come
2 O l O
3 O O l (4.70)
1 1
4 2- 2" O dove C costante e dipende dalla combinazione di derivate che compaiono nel
l l
5 O -2 -2 termine particolare. Tale approccio corretto a patto che I/J contenga solo
l 1
6 -2- O 2 variabili adimensionali.
3 Le forze nodali equivalenti dovute alle forze superficiali su un lato sono espresse
dalle (4.64). Si illustra la loro applicazione per la distribuzione di fone riportata
in fig. 4.11.
Y, V
Lx,v
Hg.4.1U
Elemento triangolare a deformazione lineare
~ = [!pij] = [. 8</1
__
"'t.
u"
'1
l.
j
i=1,2,3
= l) 2 ... numero delb componenti di
(a)
si ottiene
spostamento di u (o u)
---------------------------------------,
116 117
L
2
L
2 (u,v)
4>1 = m~1+3;2+3~3)-7;1.;2;3
<P2 = ;i(a3~2 - a2~3)+ (a2 - a3);1;2;a
X
un: {u"uz,'" U9,U C}
X U~{u"u~ "',y'''' ~yl Uc} <pa = ;I(b2';3 - b3;2)+ (b 3 - b2 );2;1';3
(o) (b) rp4 = .;K;2+ 3';3+ 3';1) -7;1';2;3
hg.4.1L
Elementi triangolari a deformazione quadratica. (a) Le variabili nodali sono gli sposta-
<ps = mal;3-aa';1)+(aa-al)';1~2;3 (4.76)
menti ai nodi; (b) le variabili nO<1ali sono gli spostamenti ai nodi e le derivate prime (il <P6 = ';~(b3;I-bl';a)+(bl-b3)';1;2;3
nodo lO nel baricentro)
<P7 = .;5(~3 + 3';1 + 3';2) - 7~1';2';3
Una possibilit di utilizzare un nodo per vertice e due nodi interni per ogni lato <Ps = .;5(a2';1-a1~2)+(al-a2);1;2';3
aSSl,lmendo come quantit nodali le componenti di spostamento. Questo modello <P9 = ;5(b 1';2 - b2';1) + (b 2 - b1);1';2';3
rappresentato in fig. 4.12(a). I nodi interni ai lati sono situati ai terzi medi. Per
mantenere la completezza della forma polinomiale necessario un addizionale
nodo interno altrimenti la rigidezza manifesterebbe una direzione preferenziale
118 119
dove ai> bi sono definite dalle (4.46) e l'indice c si riferisce al baricentro. Le Le matrici dell'elemento vengono 'condensate' prima di formulare le equazioni
medesime funzioni di interpolazione valgono per v. In Rif. 6 e 7 vengono del sistema. Con una procedura arlaloga a quella utilizzata per eliminare il nodo
riportate derivazioni alternative dello stesso modello. baricentrico, si effettua anche 'l'analisi per sottostrutture' dove la struttura
Al posto di utilizzare direttamente le derivate come in (4.75) si possono usare completa viene interpretata come un insieme di sottostrutture.
misure di deformazione. In altre parole si possono assumere le variabili nodali
come
(4.77) 3 (u,v)
dove w xy :::: 1/2(u,y-v,x) la rotazione attorno alla normale. Questa scelta non
presenta vantaggi rispetto alla (4.75) ma permette di porre in evidenza una
limitazione del modello. Al momento di assemblare le equazioni del sistema si
impone la congruenza ai nodi che, per questo modello, richiede la continuit
degli spostamenti e delle defOlmazioni ai nodi. Se un nodo al confine tra
materiali differenti solo la dilatazione delle fibre parallele all'interfaccia deve
essere continua e pertanto la restrizione imposta troppo severa.
Entrambi i modelli utilizzano lo spostamento del punto baricentrico come varia- (o) (b)
bile nodale. Le equazioni di equilibrio relative al nodo baricentrico (che conten- fig. 4.13
gono solo misure di spostamenti dell'elemento), pennettono di esprimere le Modelli di spostamento di quarto ordine
componenti di spostamento di tale nodo in funzione degli altri spostamenti
3 3
nodali. Ordinando gli spostamenti nodali in modo che quelli baricentrici siano gli
ultimi si effettuano le partizioni seguenti per un, K e P.
K= [
KB KBC] (4.78)
K~c Kc
Il contributo del singolo elemento nella (4.37) si modifica nel seguente modo
2 (u)
(b) 2 (u,u,.-c,U,y)
(al
(4.79)
Si risolve Uc e quindi si sostituisce all'indietro in Ca). Questa operazione, denomi-
nata condensazione statica, conduce a matrici di rigidezza e forze elementari di
dimensione ridotta.
A un, T p diventa AU~P~
(4.80)
AU"' TKU n diventa AU~K~U13
(c) (d)
dove
P~ = PB -1(BCKC1pc fig. 4.14
Modelli di spostamento di quinto ordine
K~ = K B - KBCKclK~c
1
120 121
4.6.5 Elementi triangolari di ordine superiore La linlitazione principale degli elementi complessi come i triangoli a defonnazio-
ne quadratica costituita dalla geometria dei contorni. Per modellare bene un
Utilizzando fonne polil1omiali complete del quarto ordine per esprimere U e v si
contorno con segmenti ~ettilinei si deve utilizzare infatti una maglia partic0lar-
ottengono elementi con defonnazione ad andamento cubico. Per ogni componen-
mente fine. In alternativa si devono sviluppare elementi a lati curvi. Elementi i
te di spostamento sono presenti 15 parametri. La continuit degli spostamenti sui
cui contorni siano definiti da funzioni polinomiali dello stesso grado utilizzato
contorni dell'elemento richiede 5 condizioni su ogni Iato (un polinomio del
nei modelli di spostamento, vengono chiamati elementi 'isoparametrici' e sono
quarto ordine ha 5 costanti). Si possono utilizzare spostamenti oppure combina-
trattati nella sezione 4.8.
zioni di spostamenti e derivate prime di spostamenti nei nodi di vertice. I due
modelli cos generati vengono illustrati in fig. 4.13. Entrambe le scelte richiedono 48 cm
l'adozione di tre nodi interni da condensare staticamente in seguito. Il modello (b)
Sforzo di taglio
migliore rispetto alla larghezza della banda nella matrice di rigidezza del sistema. In x all'estremit con
ogni caso per coinvolge variabili nodali la cui continuit non essenziale.
T andamento parabolico
Carico totale P = 40 kN
Una fonna polinomiale di quinto ordine ha 21 parametri e vanno specificate 6
E=20000 kN/cm 2 ,II=O'25
condizioni per ogni lato. La fig. 4.14 mostra quattro possibili modelli. Il modello
h = spessore <: I cm
(d) si ottiene da ( c) sostituendo gli spostamenti dei nodi interni con le compo- y
nenti nonnali della derivata dello spostamento valutato a met lato. Poich tale
Trave e carico applicato
componente ha un andamento quadratico sui contorni, il modello (d) impone la
continuit di u, v, U,Il' V,Il al confine tra gli elementi. Ci equivalente ad 'i'J,o"'J; , .J.r , . ..
. . . ...
~!,(j~J/' V'o Vf" ,
imporre la continuit di spostamel1ti e defonnazioni. ~1~UlW .;.r
't.fiV
4.6.6 Studi comparativi Maglia C-l 128 el. triangolari Maglia L-2 128 el. triangolari
a deformazione costante a deformazione lineare
Sono stati documentati in let! ~ratura numerosi studi comparativi e si riportano
qui i risultati riferiti da Carr8 per una mensola soggetta a taglio all'estremit, un
esempio campione adottato per valutare l'efficacia di elementi 'raffinati'. Le
dimensioni e la distribuzione degli elementi sono illustrati in fig. 4.15 e i risultati Maglia C-2 512 el. triangolari Maglia Q-l 8 el. triangolari
ottenuti per gli sforzi nonnali e le frecce di estremit sono riportati nella Tavola a deformazione costante a deformazione quadratica
4.1. Gli sforzi sono stati calcolati facendo una media dei valori ottenuti negli
elementi convergenti su ogni nodo.
Esiste una differ~nza notevole tra i risultati ottenuti con un modello a defonna-
zione costante e quelli con Ufl modello a defonnazione lineare nei casi C-l e L-l,
a maglia piuttosto rada. Anche per maglie pi fini (casi C-2 e L-2) i risultati Maglia L-l 32 el. triangolari Maglia Q-2 32 el. triangolari
ottenuti con defonnazioni lineari sono piu accurati specialmente per quanto a deformazione lin~are a deformazione quaratica
riguarda gli sforzi. A difesa degli elementi triangolari a defonnazione costante va fig. 4.15
detto che, a parit di gradi di libert, il modello a defonnazione lineare richiede Mensola soggetta a taglio all'estremit. Maglie triangolari
pi tempo macchina per la soluzione a causa della maggior ampiezza di banda.
Inoltre va detto che l'esempio considerato costituisce un test un po' troppo 4.7 Elementi rettangolari
severo per il modello a defonnazione costante il cui comportamento decisamen-
te migliore in problemi con concentrazioni di sforzi. Come prvisto i triangoli a II piil semplice elemento rettangolare presenta nodi ai quattro vertici e utilizza
defonnazione quadratica sono pi accurati di quelli a defonnazione lineare. Tale come quantit nodali solo gli spostamenti (vedere fig. 4.16).
comportamento d'altra parte ricorrente, nel senso che, a parit di numero II vettore degli spostamenti nodali relativi all'elemento na dImenSIoni (S X l) e,
totale di incognite nodali, l'accuratezza migliora all'arricchirsi del modello di Come per gli elementi triangolari, conveniente ordinare separatamente i tennini
in u e in v.
spostamento.
122 123
(limite delle
Teoria trav~
__.__
superior~ ___ 11_0.533_7_4
. _______________
lI."~__ _ . _____6_0._000 _
_ 4aB x = (1-1])(u2- ul)-j-(l+'I})(Ua- U4)
*Media dei v\llori ottenuti per Y:::: 6 cm e Y = .-- 6 cm 4bBy = (1 + )( V3 - V2)+ (1 - )( l'4 - VI)
l
4yxy = - [(1 +'I})(1'3 - V4)+ (I - 'I})(V2 - VI)] (4.85)
a
= {Ull, .v n }
(4.81) <1>. x = <P'Y=7i<P,r,
Nel seguito si utilizzeranno coordinate cartesiane locali adimensionali (t 11) dA = ab d~dli
definite come
e le varie matIici si riducono a combinazioni lineari di tre soli integrali
(4.82)
i suoi limiti sono i. Le derivate e gli integrali di superficie in temllu di
coordinate adimensionali sono JJ<P:f/<P, 'I d~ dI)
Cl 1 3 () l a
i:h = a Cl~ ey = 7i 81i a condizione che la matrice di rigidezza sia costante.
Gli elementi rettangolari di primo ordine non danno buoni risultati quando il
(4.83) comportamento prevalentemente flessionale, come ad esempio nel caso di
stmtture snelle a mensola. La soluzione converge ma si deve utilizzare una maglia
Poich si stanno utilizz,md; su"'-- n,.;di di vertice, l'andamento della funzione molto fme in direzione dell'asse della stmttura. La convergenza aumenta n.otevol-
spostamento sui lati deve essere i;tlfJ-re. Valutando mente se si assume che la defonnazione tagliante (causa principale della conver-
124 125
genza lenta) sia costante sull'elemento e di valore pari a quello del suo baricen- 2</16 = (1-1P)(1 +;)
tro. Tale ipotesi si pu introdurre modificando B (vedi (4.39 come segue 2</17 = (1 - ;2)(1 +1)
B=
</l,x
O </l
O] 2</18 = (1-1)2)(1-;)
[
</l~ v </l~:
Un elemento rettangolare corrispondente a uno triangolare con deformuione
quadratica si ottiene imponendo una legge di variazione cubica sui contorni.
dove ifJ,~ e ifJJ sono costanti. Esistono due possibili altemative. La prima prevede di utilizzare due nodi addi-
zionali per ogni lato come si vede in fig. 4.17(b) e di adottare come quantit
nodali i soli spostamenti. La seconda prevede di utilizzare solo i nodi di vertice e
4.7.1 Elementi rettangolari di ordine superiore considera com~ variabili nodali anche le derivate degli spostanlenti. In questo
ultimo modello, riportato in fig. 4.17(c), sono presenti sei variabili per ogni
Per migliorare i risultati degli elementi rettangolari di primo ordine si pu nodo:
considerare un modello di spostamento quadratico ai bordi. Ci richiede un au au av a1'
ulteriore nodo per ogni lato come si vede in fig. 4.17(a). u, ar' ary' v, a;' (1)
4 7 3(U,v) 4 IO 9 3 (u,v)
In entrambi i casi si ottengono le funzioni interpolanti valutando
Y,v
SlW6(U,V)
L--.:J Il
Y,v 12 -1'-"3)
(-II~~ .l:_ S(u,v)
7
f = Xl +X2;2 +0(31) +X4;2 +Xs;1) +Ct:6ry2
+0:7;3 +Ct:8;~ +X9';1)2 + XlO1)3 +0:11';31) +:t12';ry3
L.!= X;u
52
(o) 4
L!5
X;u
6
(b)
2
y~
L 2 u
12
I </1/u/
= 1=1
12
V = I
/=1
</1/VI
x,u (c)
</11 = ia(l-;) (1-1)
[-10+9(;2+1)2)]
fig. 4.17
</12 = MI +;) (1-1) [-10+9(;2 +1)2)]
Elementi rettangolari di ordine superiore. (a) Secondo ordine; (b) terzo ordine (solo
spostamenti); (c) terzo ordine (sposiamenti e derivate di spostamenti) </13 =:f2(l +;) (l +1) [ -10+ 9(;2 +1)2)]
</14 = :f2(1-;) (l +1) [-10+9(;2+1)2)]
Tale modello comporta una funiione di spostamento con otto parametri per ogni
componente di spostamento. Valutati per ogni nodo i valori di </15 = a\(1-;2)(1-1))(1-3;)
f = Xl +0:2';+0:3ry+X4';2+XS';ry+0:6ry2 </10 = &(1-;2)(1-1))(1 +3;)
(4.87)
+ o: ;;2ry + o: 8;1)2 </17 = ~(I-1)2) (l +~) (1-31)
si ottengono le
</18 = ~(l-rl) (1 +;) (1 + 3ry)
8 8
</19 = a\(l-;2)(1 +1))(1 +3~)
U = I </1/111 1) = I </1/Vi
/=1 i=l </1lO = ~(I-~2) (1 +1) (1-3;)
4</11 = (1-;)(1-1))( -;-1)-1) </111 = a\(1-1)2) (l-~) (l +31)
4</12 = (1 +;)(1-1))(; -1) -1) </112 = a\(l-~)(l-;)(I -31)
4</13 = (1+;)(1+1))(;+1)-1)
4</14 = (1-;) (1 +1))( -;+ry-1)
(4.86)
2</15 = (1-;2)(1-1)
126 127
r--,--c---1----J
6jJl = t('/}-l)(;--l)[t(rJ-l)(~-l)-t('l}+l)(;+l) Maglia C-l (el. rettangolari del primo ordine)
~2 = !:-(t}-1)(,;-1)2(;+1)
-T---~l
8
tP3 =- ~ (t}-1)2(,;-l)(t}+I)
L_~L_____
Maglia Q-l (el. rettangolari del terzo orelinl')
4>4 = -}(?)-1)(,;+ l)[t(t}-l)(,;+ 1)-i-(t}+ 1)(~-1) fig. 4.18
+('/}+ 1) (t}-l)+ (;+ 1)('; -1)] Mensola soggetta a taglio all'estremit. Maglie rettangolari
4>5 = '::('/}-1)(~+1)2(,;-1) La tabella 4.2 contiene un Iiassunto dei Iisultati. Gli sforzi sono stati calcolati
8 come media dei valori ottenuti negli elementi convergenti nei nodi. Si nota che
esiste una differenza notevole di accuratezza tra triangoli a deformazione costante
4>6 = ~ ('/}-1)2(;+I)(t}+1) e rettangoli eli primo ordine. Inoltre la magliatura rettangolare utilizza solo met
degli elementi di quella triangolare e richiede pertanto meno tempo per la
4>7 = -}('/}+ 1)(;+ l)[t(t} + 1)(;+ l)-t(~ ~l) (t}-l) generazione dei dati.
-C'/}+ 1) (t}-I)-(;+ l) (;--1)] La fig. 4.19 mostra un confronto tra elementi rettangolari di primo ordine ed
elementi a taglio modificato per il caso di mensola snella sottoposta a taglio e
4>8 = ga (t} + 1)(; 1)2(~-1)
momento all'estremit considerato da Wilson et al 9 Si osserva che l'accuratezza
non aumenta col crescere del numero di suddivisioni lungo l'altezza. Il parametro
4>9 = ~(1}+1)2(+l)(17-1)
8
critico piuHosto il numero di suddivisioni lungo l'asse delta struttura. Irisultati
forniti dagli elementi modificati sono esatti per quanto riguarda i momenti e
4>10 = te'/}+ 1)(;~ 1)[~-(?J+ l)(-l)--t('l]-l)(+ l) praticamente esatti per quanto Iiguarda i tagli. Come gi osservato notevole il
+('/}+ l) (1}-1)+ (+ l) (;-1)] miglioramento di accuratezza ottenuto rispetto agli elementi originali a deforma-
zione tagliante variabile.
4>11 = ~ (t}+1)(~-1)2(~+1) Tabella 4.2
Confronto tra elementi rettangolari e triangolari
r-
,,,
IO
]
.~
r ~~2,
~~z,
}
... }
(4.90)
15OI~ -
1000 t150
Poich le equazionI che forniscono le matrici dell'elemento contengono derivate
I I I IlQQ2 1150
cartesiane, queste ultime devono essere trasformate in derivate curvilinee prima di
effettuare le sostituzioni in (4.39 - 4.42). Per una funzione I/J la legge generale di
Maglia 1 trasformazione si esprime come
9c/> = 01' o{+ oc/> 01J
56251~
1000
156'25 ox o; ox 01J ox
I ~OOP
(4.91)
oc/> = oc/> o; + oc/> 01J
I 87 50!
I I I t187'50
t56'25
oy o oy 01J oy
Maglia 2 Carico A Carico B
Carico B Nel generare gli elementi triangolari e rettangolari siamo stati in grado di esprime-
-- re ~ ed T} in funzione di x ed y e di ottenere pertanto delle espressioni esplicite
Spostamento in i I Sforzo normale in j I per a~/ax, ....
Carico A I Carico B I Carico A I . Carico B I
Elementi triangolari (4.46)
Teoria l =; = 2~ (2A~+blx+aJ.)')
delle travi 10'00 1030 300'0 4050
~~ ~~ ~ ~;, .~;,
Si considerino x, y espresse in funzione delle ascisse curVilinee ~, 17: {
x = xC;, 17)
(4.89) cos che
y = y(, 17)
La scelta di ~, 17 dipende dalla geometria dell'elemento e se ne discuter pi
avanti. Vengono scritte le funzioni interpolanti in funzione di t 17 e se ne
valutano le derivate curvilinee
131
130
4
e X = L <p;X; = <j>X
;=1
arp l (a y orp oy orp) ,] (4.94)
ox = ID 01] o; - o; a1] )' = L rp;Y; = <j>Y
;=1
orp 1 ( lx orp ox orp) 4rpl = (1-';) (1-17)
D)' = ID - 01] o; +ar oY]
44)2 = (l +.;) (1-17)
. . ox oy ox oy
IJ I = detenmnante di J = -
o; --
a/} - ---
al7 -o; 4rp3 = (1+;)(1+1])
4cfJ4 = (l-) Cl +1})
Lo scalare I J I chiamato 'J acobiano' e, affinch la trasfonnazione sia univoca,
deve assumere valori finiti. Si pu dimostrare che il differenziale dell'area si Le derivate si ottengono operando convenientemente sulle (4.94). Ad esempio si
trasforma in ottiene
ox 4. ocfJj
dA = (oro; x Or)
01]
d cl
~
t
Y]
'-'E =
v>
.L
X;~ = <j>X
/=1 v"
"L <;
Le equazioni (4.94) valgono per elementi a lati rettilinei ma si possono adottare
anche lati curvi esprimendo x e y wme forme polinomiali quadratiche, cubiche,
ecc., in funzione di t 7]. Se le funzioni che definiscono i contorni sono dello
stesso grado di quelle che forniscono gli spostamenti, l'elemento chiamato
'isoparametrico' .
I ~~,------------~~
x=<j>X )' = 4>Y
H,-I) (4.95)
H,-I) (+1,-1) u = q,u n 'V = jJv
n
fig. 4.20 In fig. 4.21 sono illustrati elementi isoparametrici di 'secondo' e 'terzo' ordine. Gli
Elementi quadrilateri
spostamenti nodali presenti nelle (4.95) sono traslazioni.
Si defmiscono delle ascisse curvilinee ~,7] che sono uguali a l sui contorni cos
che nel piano ~-7] il quadrilatero si trasfonna in un quadrato. In tal caso le "''---:--l
funzioni interpolanti sviluppate per gli elementi rettangolari sono applicabili
direttamente. E' sufficiente esplicitare la relazione tra le coordmate cartesiane e
quelle curvilinee, ossia specificare la forma delle (4.89).
Poich i lati sono rettilinei si possono esprimere x ed y in funzione dei loro
valori nodali utilizzando funzioni interpolanti di primo ordine che variano linear-
mente lungo il lato.
~~
.~ 1
El. rettangolare
(o)
6DD
El. triangolare El. rettangolare
(b)
El. triangolare
fig. 4.21
Elementi isoparametrici. (a) Del secondo ordine; (b) del terzo ordine
132 133
Si deve g:1Iantire che la funzione spostamento espressa in termini delle ascisse Esercizi
curvilinee con tenga un polinomio lineare completo in x ed y. Ossia, assegnando
in modo adeguato il valore degli spostamenti nodali, devono risultare verificate 4.1 Facendo riferimento all'equazione (4.7) determinare le relazioni tra i coeffi-
cienti di C nei casi di
u = <j>u1/
e (4.96) 1 Propriet eguali in direzione X ed Y
u = C 1 +C2 X+C 3)' 2 Propriet eguali per ogni direzione nel piano X - Y (caso di isotropia piana).
Si pu dimostrare che la (4.96) richiede che 4.2 Verificare le equazioni (4.13) e (4.16).
4.3 (a) Verificare l'equazione (4.24).
I f/l/ = l (4.97)
(b) Ricavare la matrice Te quando il vettore di deformazione espresso da
4.14 Studiare alcune possibili discretizzazioni per la lastra di fig. 4.24. Usare
con f e g funzioni note. Si richiedono le derivate di ~1, ~2 rispetto ad x e y per triangoli a defolTIlazionc costante, lineare e quadratica cercando di mantenere
valutare le componenti cartesiane di defolTIlazione (vedere ad esempio l'equazione
inalterato il numero totale di incognite. Valutare inoltre la convenienza di
(4.50. Come possono venire detelTIlinate? Notare che tale problema non si elementi quadrilateri rispetto a quelli triangolari nel problema in oggetto.
presenta utilizzando coordinate tIiangolaIi oblique e che le trasfOlmazioni inverse
si possono ottenere in fonna esplicita.
4.8 Trovare le forze no dali equivalenti per una funzione di spostamento lineare
e un carico di superficie quadratico.
4.9 Partendo da una forma polinomiale completa quadratica in b , b costruire fig. 4.24
le equazioni che legano i parametri Cl! agli spostamenti nodali Uj, e verificare che
le (4.67) rappresentano la soluzione. 4.15 Verificare le equazioni (4.92) e (4.93). Commentare il caso in cui J sia
4.10 DetelTIlinare le diverse forme di C definite in (4.70) e discutere come si singolare. Ricordiamo che si pu interpretare J come una matrice di trasfolTIlazio-
ne per passare da
possono trovare i coefficienti di rigidezza per i vari modelli triangolari usando gli
schemi di integrazione numerica riportati in Appendice 2. {d!;!, d!;2} a {dx, dy}.
4.11 Confrontare le largllezze di banda utilizzando i due possibili elementi 4.16 Gli elementi quadrilateri isoparametrici si ottengono creando una corri-
triangolari a defomlazione quadratica nel caso della griglia rettangolare ripOIiata spondenza tra un quadrato nel piano ~-7/ e un quadrilatero curvilineo nel piano
in fig. 4.23. X-y (vedi fig. 4.25) mediante le relazioni
x = I(!;,I]) y = f(, t)
Notare che si parte da elementi quadrati nel piano ~-7/ e si specifica f(~, 7/).
Valutare f e J per un elemento quadrilatero di primo ordine. In che caso J risulta
singolare?
fig. 4.23
2 x
fig. 4.25
4.12 Quando le variabili no dali contengono componenti cartesiane delle deriva-
4.17 ~cav~re l'equ~i?ne (4.97) dalla (4.96). Verificare che la (4.97) soddi-
te, come u,x, U,y, si possono costruire le funziOI interpolanti in telTIlini di
sfatta dal van modellI dI spostamento utilizzati negli elementi rettangolari.
au/a~1t aU/a~2 e quindi passare alle componenti cartesiane mediante le
4.18 Gli elem~nti triangolari isoparametrici si ottengono creando una corrispon-
OU OU ox Su o)' den~a tra un tnangolo nel piano ~1-~2 e un triangolo curvilineo nel piano X-Y
-=_._-+--
a~l ox O~l OJ' 0';1 (vedi fig. 4.26) mediante le relazioni
x = 1(!;1, 2) y = 1(1;1, 1;2)
:~ = ~; ~~ + ~~ ;~ ?eSCriv;re .la creazione di un elemento triangolare isoparametrico a defolTIlazione
Discutere come si possono ottenere le equazioni (4.76) e (4.88). Ime are , ncordando che le equazioni (4.92) e (4.93) sono valide al' .
trasformazione. per qu smSl
4.13 Interpretare la condensazione statica come una condizione di stazionariet ~2
:~,,"I
per il funzionale dell'energa potenziale 1Tp
:rtp I :rtp
=elementi elemento per un mo de11 o d'1 spos t amen t o compatI'bile
I ';1 x
Hg. 4.26
137
5.1 Introduzione
In questo capitolo verr discussa la fonnulazione di modelli di spostamento tridi-
mensionali. Innanzitutto, saranno elencate le relazioni fondamentali (riferite ad un
sistema cartesiano spaziale) e saranno derivate le matrici caratteristiche dell'elemen-
to finito ripartite in sottomatrici. Verranno quindi generati elementi tetraedrici
utilizzando coordinate oblique interpretabili come coordinate di volume. In un
secondo tempo, verranno descritti elementi esaedrici e pentaedrici e le fonne isopa
rametriche corrispondenti. Inrme, verr discussa l'analisi dei solidi di rivoluzione e
sar mostrato come questo problema possa essere ridotto a una sequenza di proble-
mi bidimensionali espandendo le funzioni carico e spostamento in serie di Fourier
in coordinate cilindriche e sferiche.
EO = T{oc x OC y OC z O O O} = aT (5.2)
dove
T = aumento di temperatura
138 139
{U")
D Z3 = VzyE1'/Cl+(CZ/Cl)D13 un y"
=: (5.6)
D33 = Ez+v:xD13+Vz1'D23 (5.3) V'I"
Cl = 1- v~y(]j~/Ez)
Le funzioni spostamento sono scritte come
C 2 = v1'x+vzxvzy(E1'fEz)
C3 = 1- (E.<fE:){v;x+ (E z /Ey )(Q/C1 )} u = $u" v = $yn IV = <l>w" (5.7)
{::)
z O O $, z
T~T. == l (5.5) Y,yy
= $,1" $. x O (5.9)
D* = T",DT~ yYz O $.z $. l'
cc.* = T,et '':x P. z C <1>. x
dove
-II 9
/11 i ilIo 2hm l 2/111111 2n 1/l
I passi successivi richiedono solo di sostituire <P e B nelle definizioni delle matrici
dell'elemento e di svolgere i prodotti matriciali. "atrici ottenute, ripartite in
li /11~ n;; 2/2 /112 2/11211 2 2112/2 sottomatrici, sono elencate di seguito.
Y ,
dove elementi. Come nel caso delle lastre, conveniente lavorare con coordinate
adimensionali che siano coordinate 'naturali' per la geometria dell'elemento. Ci
K"u = III [Dll4>;A),x+D444>,~4>,y+D664>:A),z+D14(4):A),y+4>:A),x) implica una trasfonnazione delle derivate ma l'operazione non difficile.
dove
M ~ Iff e4>'4> d(volume) ~ [m m J (5.12)
cartesiane e quelle tetraedriche sono ottenute uguagliando il vettore posizione r
espresso in termini dei due insiemi di coordinate:
;1
1 punto
=
P
xi+yJ+zk =;i +;t!41eI+;2/42eZ+;3/43e3
Inodo 4
(5.16)
m = III e4>T4> d(volume)
dove
x = ';lX1 +;ZXZ+;3X3+ (I -;1 -;2 - ;3)X4
5.2.5 Vettore dei carichi y = ;lY1+;2Y2+;3Y3+(I-;I-;2-;3)Y4
p= JII (BTDo+c;pTb) d(volume)+ Jl" cpTp dS = I~:) z = ;1 Z1 +;2Zz+;3Z3+(1- ;1-;2 -;3)Z4
(0,0,0)
P
IV
4
PII = I I I ( - 4>:xa~ - 4>;y~y - 4>;;(~. + b.. 4>T) d( volume) (5.13)
Faccia l
';1 =0
f
+ Is"p,.4>T dS
3(0,0,1)
e Pv, Pw hanno una fonna analoga.
I
Se i carichi e le variazioni di temperatura sono specificate. ai nodi, la loro distribu- (I,O,O)
zione all'interno dell'elemento pu essere definita in tennini di funzioni di interpo-
lazione. Sia
l nel nodoj 2 (0,1,0)
{
jj = O in tutti gli altri nodi dell'elemento z
e si scriva
f = [ji,j2, ... ] (5.14) )-y
T = fTn b., = fb~~ P-, = f*p; (5.15)
x
dove f* e p~ sono specializzate per un lato particolare. Se il materiale possiede fig. 5.1
proprieta variabili all'interno dell'elemento si pu procedere allo stesso modo. Si Sistema di coordinate naturali del tetraedro
noti che f == l/J quando le variabili nodali sono tuTte traslazioni.
Invertendo le (5.16) si hanno ~e relazioni desiderate, cio ~; = ~;(x, y, z) per
b ci6 che segue, l'attenzione sar posta sulla fonnulazione di l/J per vari tipi. di
j == 1,2,3. La fonna delle (~.16) suggerisce di porre
142
143
(5.17)
Quando F una combinazione di potenze intere delle coordinate esiste un'espres-
e di espl111ere le funzioni di interpolazione in tennini di al ,~2, ~3) e ~4. Questo sione esplicita per l'integrale:
modo di plOcedere stato utilizzato anche per l'elemento triangolare piano (~l , ~2
coordinate indipendenti e b == l--b ....:b). Si scriva l'espressione di ~j come
Gli integrali di superficie vengono calcolati per mezzo della (4.53). Si deve soltanto
porre la coordinata corrispondente uguale a O. Ad esempio
in cui V il volume del tetraedro e i coefficienti sono delle costanti che dipendono
dalle coordinate nodalL
II ;2:3"4 jtk;:/
faCCia l
dA => 2A 1 (
]
.i! k! l!
'+k+I+2)! (5.24)
6V = valore assoluto di
Xl X2 X3 ~41 (5.18)
dove
IiI = area della faccia l
Yl J'3
ZI
Y2
Z2 Z3
)'4
Z4
I <q
al = (Zk)'/-Z/)'k)+(Z!J'm-ZmY/)+(Zm)'k-Zk)'m)
bj = (ZkX,- Z/Xk) + (Z[Xm - Z"'X/)+ (ZmXk - ZkXIII)
Cj = (YkX/- J'/Xk) + (Y/Xm - J'mX/) + (J'mXk - J'kXm)
j, k, l, m in ordine ciclico (1 ~ 2 ~ 3 ~ 4 ~ 1) 3
Le coordinate adimensionali possono essere anche interpretate come rapporti di
volume
i = Vi/V (5.19)
dove Vi il volume delimitato dal punto P e dalla faccia iesima. 2
Per la (5.l8) le trasfonnazioni delle derivate si riducono a trasfonnazioni lineari fig. 5.2
Integrazione di volume-letmedro
a 1 4 a
~
uX
= 6v.2:
.=1
Cl/W
"I
1 l
"b. z = 6V [cl Cz C3 C4] = 6V c
145
144
Le derivate cartesiane possono essere espresse in termini di una sola matrice 1/1 che
Le deformazioni sono costanti nell'elemento
lineare in ~:
Su 1 "
ex = lx = 6V au
(5.27)
By
. lv l
= 8y = 6V bv" ecc.
tP =
r,-l O
O
O
. 4;2-1
- O
O
O
4;3-1
O
O
O
4;2 O 4;3 4;4 O
4';1 4;3 O O 4;4
O 4~2 4~1 O O 4~.]
5.3.3 Tetraedro con variazione lineare delle deformazioni O O O 4~4-1 O O O 4;1 4~2 4~3
(5.29)
Un polinomio completo del secondo ordine in ~1, b ~3 ha lO termini. La continui-
t dello spostamento attraverso le facce dell'elemento richiede un nodo interno per
lato (un totale di 6 nodi) oltre ai quattro nodi nei vertici. La fig. 5.3 illustra lo 5.3.4 Tetraedri di ordine superiore
schema di numerazione dei nodi relativo a questo elemento; i nodi interni sono Elementi di ordine superiore sono generati aumentando il grado del polinomio. Si
posti a met del Iato per convenienza. Ci sono 30 spostamenti nodali, lO per ogni consideri un polinomio completo di terzo grado che ha 19 termini. Per soddisfare la
componente, e le funzioni interpolatrici hanno la forma seguente continuit degli spostamenti sono necessarie quattro condizioni per lato. Se si consi-
lO lO derano solo le traslazioni come variabili nodali, sono necessari due nodi interni per
U =l: 4JiU I
1=1
W = L 4JiW ;
1=1 lato e inoltre un nodo nell'interno di tre facce differenti. La fig. 5.4(a) definisce lo
schema di numerazione dei nodi per questo elemento. I nodi dell'elemento non
4Jl = ;1(2;1- 1) 4J2 = ;2(2~2 -1) 4J3 = M2;3 -I) 4J4 = M2~4 -I)
posti sui quattro vertici, sono posti nei baricentri delle facce l, 2 e 3 e nei terzi
4Js = 4;1;2 4J6 = 4;2;3 4J7 = 4~3~1 (5.28) medi dei lati; il vettore degli spostamenti nodali dato dalla:
4Js = 4~1;4 4Je = 4;2;4 4JI0 = 4;3;4
(5.30)
4
4
""3 2 3
xfr 2
3
Nodo ~1 ~2 ~3 ~,
(o) 2
1 O O O (b)
2 O 1 O O fig. 5.4
3 O O O Tetraedro con variazione parabolica della deformazione. (a) Le variabili nodali sono
4 O O O traslazioni; (b) le variabili nodali sono tr,aslazioni e loro derivate prime
5 t l
2 O O
6 O t 1
2 O Si possono ottenere le funzioni di interpolazione applicando la (4.67) alle facce 3, l
7 J_
: O !- O e 2. Si deve solo sostituire ~4 a ~3 e permutare gli indici l, 2 in ordine ciclico
l mantenendo 4 costante
8 : O O t
9 O l O J
! 2
lO O O l
2
.1
Z
faccia 3 -+ faccia l -+ faccia 2
fig. 5.3 1-+2-+3 (5.31 )
Tetraedro a deformazione.lineare
2-+3-+1
146 147
Una scelta alternativa dei parametri di spostamento nodale illustrata nella fig. ai nodi e risolvendo il sistema nelle incognite 0:. Altrimenti, si possono estendere le
5.4(b), Le variabili nodali di lato sono sostituite dalle derivate ai vertici e per questo funzioni bidimensionali al caso tridimensionale aggiungendo il termine e numeran- r
modello: do i nodi come indicato in fig. 5.5. Le modifica2.ioni alla 4.84 sono:
Nodi 1,2,3,4
(5.32)
Si moltiplichino le (4.84) per (l-D/2
Nodi 5,6, 7,8
5.4 Elementi esaedrici Si sostituiscano agli indici 1, 2, 3, 4- con gli indici 5, 6, 7, 8 e si moltiplichi per
(1 + n/2
Si consideri innanzitutto il parallelepipedo rettangolare mostrato in fig. 5.5. I lati
sono paralleli agli assi di riferimento e sono lunghi 2a, 2b e 2e. Come per il e le funzioni rf>j possono essere espresse come
rettangolo piano, si far uso delle coordinate adimensionali locali Ct TI, nriferite al
i = 1,2 ... ,8
baricentro:
17 = (y- yc)/b , = (z -zc)/e (5.33) ~I, 'l}1, 'i sono le coordinate del nodo i.
La fig. 5.6 mostra esaedri rettangolari del secondo e del terzo ordine che corrispon-
(5.34)
Le coordinate possono assumere val Oli compresi tra --1 e + 1 e solo una coordmata dono a variazioni quadratiche e cubiche sul lato. Le funzioni quadratiche sono
varia lungo un lato. ottenute modificando le (4.86) e hanno la forma seguente:
Nodi 1 - 8
7 (I,-I,il6f---:-+-
Nodi 13, 14, 15, 16
.
Zw
'
Nodi IO, 12, J 8, 20
Il modello pi semplice basato su una variazione lineare dello spostamento sul lato
ed ha otto nodi posti nei vertici. Si possono defmire le funzioni interpolatrici
calcolando
un: {u1/UZ1 "" U20}
un: {U I , U", ... U 32 } un: {u" U:r1, U,. ,11.." .. U.I'B}
fig. 5.6
Esaedri di ordine superiore
148 149
I paralIelepipedi rettangolari non sono pratici, specialmente quelli di ordine superio- Le derivate cartesiane sono determinate da
re, poich le facce sono ortogonali. Questa limitazione pu essere rimossa interpre-
tando ~, 71, come coordinate curvilinee e defmendo delle trasformazioni di coordi- OX oy oz
nate che trasformano un cubo nel sistema di riferimento ~, 71, in un esaedro di o; ~ o;
forma arbitraria nel sistema di riferimento X, Y, Z. Questa tecnica stata applicata
ad elementi piani nel paragrafo 4.8. L'estensione a elementi tridimensionali imme- ox oy oz
J= ol] Or] (5.38)
/
diata ed descritta qui di seguito. Or]
Si consideri l'esaedro orientato arbitrariamente mostrato in fig. 5.7. I lati sono ox oy oz
segmenti rettilinei ma le facce possono essere incurvate. Si definiscano ~, 71 e in
modo tale che le facce corrispondano ai valori l e si esprimano le coordinate
oC ac oC
cartesiane in termini di funzioni di interpolazione per il parallelepipedo rettangolare 01; 01;
del primo ordine (che variano linearmente sul lato ) ox og
xn = {Xl, X2, Xa} 01; 01;
X = Ij>xn oy = j-1 Or]
1;; = t(! +;;;)(1 +1];1])(1 +C;C) (5.36) ocjJ ocjJ
(lo stesso vale per y e z) oz oe
La trasformazione indicata nella figura. Si possono consentire lati curvi utilizzan- Inoltre, l'elemento infinitesimo di volume diventa
do funzioni di ordine superiore. Per esempio,
d( vo lurne ) =( valore di or or Or)
ag X or] oe d~t dr] de
X" = {Xl, X2, X20}
(5.37)
x = Ij>xn (Ij> definita dalle (5.35 = (valore assoluto di IJI) dg dr] de (5.39)
(Io stesso vale per y ~ z)
Poich J variabile, l'integrazione numerica non evitabile. Le formule per la
d una variazione quadratica su un lato quadratura gaussiana tridimensionale sono elencate nell'Appendice 2.
Se le variabili nodali sono solo traslazioni (non loro derivate) e le trasformazioni
delle coordinate hanno la stessa forma delle espansioni della funzione spostamento,
l'elemento detto 'isoparametrico'.
17 =+1
x = Ij>xn y = Ij>yn z = Ij>zn
(5.40)
ti = Ij>u n V = Ij>v" W =Ij>w"
Per garantire la convergenza, le espressioni delle coordinate devono contenere un
polinomio lineare completo, cio devono soddisfare la condizione
n
L 1;; =
;=1
! (5.41)
u*, ~ contengono le traslazioni dei nodi e i valori delle forze no dali per la faccia Il vettore di forze nodali corrispondente (vedi (5.13)
t::::: + 1
4>" = ti>"'(~, 'I}) (5.43)
u = q,*y. }
sulla faccia t == + 1 (5.42) Per valutare l'integrale necessario esprimere l'area infinitesirna cIS ilI termini di d~,
Px = 4>P~ e d'TI. Per definizione,
or or
dS = d;d1J l WXa I = G d;drl (5.44)
i" 1/ C=+l
L'espansione del prodotto scalare d
G = (gI+g~+g5)]/2
Cly 3z Cly OZ)
-7i ar t=+1
gl = (Cl; 3'1}
y OX oz ox OZ)
g2 = (W" 'ari
{
- 0~7 a~
.., C=+ l
(5.45)
x
fig. 5.8 OX oy OX dY )
Integrazione sulla superficie g3 = (,'a-'[ 01] -- orl- o; <=.l..1
y
Questi coefficienti sono presenti anche nell'espansione dello J acobiano.
La fig. 5.9 illustra un caso in cui elementi spaziali isoparametrici del secondo ordine
58 sono utilizzati per lo studio di una piastra circolare caricata nel centro. L'elemento
1 ha richiesto un trattamento specifico poich lo J acobiano diventa nullo quando
44
due lati concorrenti in un nodo hanno la stessa tangente. Questo pu essere evitato
37 introducendo un piccolo angolo tra i due lati. Una soluzione migliore potrebh,;
essere ottenuta usando due pentaedri che saranno discussi nel prossimo paragrafo. r
30
risultati riguardanti lo spostanJento in direzione verticale e il momento radiale sono
riportati in fig. 5.10. Il momento radiale ottenuto con gli elementi fniti stato
ottenuto facendo una media degli sforzi ai nodi e integrando sullo spessore.
16
9
5.5 Elementi pentaedrici
,3
Il prisma retto mostrato in fig. 5.11 il punto di partenza per generare elementi
pentaedtici. Nel seguito, si lavorer con due coordinate oblique (di area) ~ 1 e ~2 e
a con la coordinata ortogonale S'. La geometria degli elementi specificata in tennini
!P/4 della trasformazione di coordinate per x, y, z:
interpolazione per il pentaedro del primo ordine (vedi fig. 5.12) sono
P02
x = C; ) [~IXl +;2x 2+(1 - ~1 -~2)X3]
(5,47}'
-,-
~
++ "
(3= 16".0
D = rigidezza flessionale = ~
+ C;C) [~IX4+~zX5+(l-~1-~2)XG]
--
-rf) 12(1-,,2)
Fatta eccezione per il caso in CUll1l'nsma e retto per cui IJ I costante, i. necessaria
un'integrazione numerica. Le formule di quadratura per un prisma sono elencate
nell'Appendice.
(l,D,-Il
5.6 Analisi dei solidi di rivoluzione
fig. 5.11 fig. 5.12
Prisma retto Pentaedro del primo ordine Un solido generato facendo ruotare una sezione piana attorno ad un asse che giace
nel piano della sezione (vedi fig. 5.13) detto solido di rivoluzione. E' conveniente
154 155
e
lavorare con l'anomalia e due coordinate nel piano r-z. La fig. 5.14 illustra la 5.6.2 Integrali di volume ed integrali di superficie
notazione in coordinate cilindriche che verr utilizzata nel seguito. Si pu estendere
la formulazione ad arbitrarie coordinate curvilinee semplicemente modificando le IJJjd(volume) = LJ.U:"jdO)rdrdz
misure degli spostamenti e delle deformazioni ed i parametri geometrici. (5.51)
z,w
JJ g d (area) = Js (J:'T g dO) ,. cIS
dove S la lunghezza dell'arco sulla linea di contorno nel piano r-z.
02 = {'Tro Tzo}
E2 = {y,o ?'zo}
x 02 = D2E2
dove DI e D2 sono matrici simmetriche e piene a meno che gli assi di simmetria del
materiale non coincidano cpn le direzioni r-z.
fig. 5.14
Coordinate cilindriche
5.6.4 Principio degli spostamenti virtuali
Cominceremo con l'elencare le relazioni fondamentali espresse in termini di coordi- In armonia con il raggruppamento dei parametri di deformazione (e di sforzo), si
nate cilindriche. distinguer tra forze e spostamenti nel piano f-Z e fuori daI piano r-z:
au 2w li l v (e analogamente per b e p)
E, = cr - cz
E.=- "1)=-+--
r f cf) Utilizzando questa notazione, il Principio dei Lavori Virtuali assume la ferma se-
guente
(5.50)
GU l ow
t'e: = - - + - -;:;-
0Z r 08
156 157
br bz be}
{ p, pz pl} funzioni solo di r e z
(a) viene detta soluzione simmetrica che viene ottenuta attraverso la corrispondente
forma ridotta della (5.54):
e
II O[OE!r dA = II (b, u+bz W) r dA+ )~,,cp, u+pz w) r dS
El = BI(U, w) (5.55) PenCOs ne
La soluzione per, v detta soluzione 'antisimmetrica' ed ottenuta con la
n-esimo modo antisimmetrico
II ar oE2 r dA = II bo v r dA + J~<1P8r dS hg. 5.15
Rappresentazione del carico applicato in serie di Fourier
E2 = B2(L') (5.56)
Per utilizzare la (5.55) (o la (5.56, si discretizzi la sezione secondo il piano ,-z Le espressioni per i coefficienti modali sono determinate utilizzando le lelazioni di
come indicato dalla fig. 5.13. Le variabili nodali sono (u, w) per la (5.55) e v per la ortogonalit
(5.56). Poich le relazioni sforzi defomlazioni contengono delle derivate prime, le
espressioni delle funzioni spostamento devono contenere un polinomio lineare com- f:"' sin nO dO = J:"' cos nO dO = O
pleto in r e z. La congruenza tra elementi adiacenti richiede la continuit dello
spostamento lungo la frontiera tra due elementi. Queste condizioni sono soddisfatte f:!" cos nO cos me dO = J'o:ln sin nO sin me dO =
.0
Omn1/: (S,58)
dalle espressioni utilizzate per le lastre. Gli elementi triangolari, rettangolari ed
isoparametrici necessitano solamente di una semplice estensione della formulazione
utilizzata per la lastra nel Capitolo 4. Si deve aggiungere il termine o e sostituire
I . sin ne cos mO de = O
'2"
.0
r, z ad x, y rispettivamente. (Omn -= delta di Kronecker)
La soluzione per un carico qualsiasi basata sull'espansione delle forze di superficie ed hanno la torma seguente
e di volume in serie di Fourier in funzione di (J. Gli indici (s, a) verranno impiegati
per indicare le componenti simmetriche e quelle antisimmetriche (vedi fig. 5.15)
158 159
l (2:'1 vale sia per i modi simmetrici che per quelli antisimmetrici.
pio = 211' J Pl de
o
Un =
I lI/n
L'n
\Vn
(5.62)
Ile de p~// = .! i
e~ = Lllu~ e~ = Lllu~
P~II
2
= _.!:rz;~(2:'1 Po sin :rz; o
" Po cos ne de Sostituendo le espressioni degli spostamenti, delle deformazioni e dei carichi nella
(5.54), integrando rispetto a 8 e tenendo conto delle relazioni di ortogonalit, si
(lo stesso vale per b) (5.59) trova che i termini simmetrici si disaccoppiano dai termini antisimmetrici. L'equa.
li carico corrispondente ad n =O stato discusso in precedenza e quindi in questa zione (5.54) d
fase verr discusso solo il caso n ~ 1. 1I~1 (JJ [(be~f De~+ (oe~)T De~lr dA
Espandendo gli spostamenti nello stesso modo dei carichi
{e'l
fz ""
El =
eo
= L
11=1
(el ll cos ne+ein sin ne) :x~ru~ = 1J~
(5.64)
y,z :x;:m~ = 1J~
(5.61)
L'equazione (5.62) mostra che le forme simmetrica ed antisimmetrica della matrice
E2 = {
Yro} = ~ ( ..
~ e~// SIn llv-e~1/ cos ne)
IJ
di rigidezza dell'elemento sono identiche
Yz8 n=1
dove (5.65)
o O O
a;:-
area dell'elemento
Cl
el n =
O
OZ {un'n l-n O
1'11
La matrice di rigidezza ripartita in sottomatrici assume la forma
(u, IV) (v)
,. O
r Kl + Jl2K2: sinlffi. ] (u, IV)
O O
O KII = [ _;;K~(K~+;;ZK~ (v)
(5.66)
oz a;:-
dove Kt, ~, ... e Ks sono delle costanti. Si deve quindi solo calcolare K1 ,
e211 = -11
r ~ ]{"}l~~fl'
O
,.
-
r
li'n -~
oz
~) ... K5 all'inizio una volta per tutte e combinarle poi come indicato dalla (5.66).
Si presenteranno ora due esempi semplici che illustrano un'analisi in condizioni di
Jssialsimme tria, Sono stati pubblicati un certo numero di risultati relativi a proble-
mi complessi (vedi, per esempio, Wilson2 ) ma sono troppo dettagliati per essere
z 160
161
r,u M
z!i6i~05l-fr
I E."'N,"".250
IIns-lIne-IIse-025
-- G. - 4500
Le tensioI circonferenziali
membranali sono applicate
l 11"";"" rn
Idealizzazione con gli
come carichi al contorno I 17 4 "lementi finiti
. p{= l'Okg/cm2~ 15
Spostamenti laterali u Sforzi circonferellziali
-5 -40
Discretizzazione di un sottil~scio sferico
21
24
27
30
-16-75
-12-82
-8-95
-5-63
-NO
-7-68
-7-27
-6-40
-9-39
-9-33
-8-55
-7-32
-16-97
-12-92
-8-98
-5-65
22-5 -994
25-5 -727
28-5 -483
31-5 -285
-510
-505
-462
-395
-627
-599
-532
-442
-1006
-738
-493
-297
~ 33 -3-06 - 5-27 -5-87 -3-]2 34-5 -138 -315 -344 -155
~O (Risultati riportati da Wilson et al') I risultati teorici sono basati sulla teoria dei gusci cilindrici
infinitamente lunghi. Q, quadrilatero del primo ordine, QM quadrilatero del primo ordine con
; deformazione di taglio costante, Q4T, quadrilatero formato con quattro triangoli a deformazio-
:a
.t: ne costante
Q)
e
r=_ -IO fig_5.18
Idealizzazione con gli elementi finiti
S?o
] presentatI m questa sede.
O
TI primo studio concerne un sottile guscio sferico sottoposto ad una pressione
~ interna. La fig. 5.16 mostra la discretizzazione della struttura con elementi isopara
~
~ IO
O
metrici del secondo ordine. Le dimensioni della maglia sono minuscole all'estremit
O dove lo sforzo varia rapidamente (strato limite) per assumere dimensioni via via
sempre maggiori allontanandosi dal bordo lungo il meridiano. Questo elemento
-i
~
E-.
particolare fonnulato in coordinate curvilinee (lunghezza dell'arco e distanza
secondo la normale) che sono pi cohveIenti delle coordinate cilindriche. TI bordo
superiore stato staccato leggermente dall'asse di rivoluzione per evitare le difficol
Q)
:3 t numeriche connesse con il termine llr. I risultati per ci che riguarda il momento
~ flettente agente lungo il meridiano e le forze circonferenziali sono riportati nella fig.
e 5.17.
io Gli elementi del primo ordine sono troppo 'rigidl 'J ~<iI1do la deformazione princi
u
.1= palmente flessionale. Questa limitazione gi stata discussa nel Capitolo 4 in cui si
u
..s messo in luce come l'accuratezza della soluzione migliori in modo determinante
I:l
o o assumendo che la deformazione trasversale di taglio sia costante lungo l'elemento.
IJ;,.
IO o Questa modifica ha lo stesso effetto anche per elementi solidi. Nella parte inferiore
cl> della fig. 5.18 sono riportati i risultati per un guscio sottile cilindrico sottoposto
Risultati per un guscio sferico sottile _. -- teona dei gusci; O soluzione ottenuta con 24 all'azione di un momento per unit di lunghezza. Con un solo elemento quadrilate-
elementi del terzo ordine; O soluzione ottenuta con 16 elementi del secondo ordine ro lungo lo spessore, si ottiene essenzialmente il valore teorico.
162 163
4.
Air Force Base (1968)
MOORE, A" 'Isoparametric Curvilinear Formulations', MSc Thesis, Department
n,
rio nel riferimento t 'fI, t con x =[(t 'fI, n,y =f(~, 'fI, n
z ::;; f(~, 'fI, e calcolando
le derivate cartesiane con l'equazione (5.38). Si illustri come si organizzerebbe il
of Civil Engineering, MIT (Sept. 1971)
5. WIlSON, c. L., TAYLOR, R, L., DOHERTY, w, P., and GHABOUSsr, l" 'Incompatible calcolo delle matrici dell'elemento. Si pu applicare questa trasformazione agli
Displacement Models', Proc, Q,N.R, Con/. on Numerical !vfethods, Urbana, elementi isoparametrici tetraedrici? Si commenti la formulazione di un tetraedro
Illinois (Sept. 1971) isoparametrico 'a deformazione variabile linearmente'.
ARGYRlS, J. H., 'Matrix AnaJysis of Three-dimensional EIastie Media-small and 5.11 Si derivino le funzioni di interpolazione per il pentaedro isoparametrico del
Iarge dispIaccments', AIAA J" 3, 45-51 (Jan. 1965) secondo ordine mostrato in fig. 5.19, cio con una variazione parabolica dello
CLOUGH, R. W., and RASHID, Y' o 'Finite Element AuaIysis ofAxi-symmetrie SoIids', spostamento sul lato. Che schema di integrazione numerica usereste?
Proc. Am. Soc. Civ. Engrs, 91, No. EMI (1965)
ERGATOtJDIS, I., !RONS, B. M" and ZIENKIEWICZ, o. C., 'Curved Isoparametrie Quadri- 6
IateraI Elemen!s l'or Finite Elernent AnaIysis', lnl. J. Solids SI/'lIct" 4 ([968)
GALLAGHER, R. H., PADLOG, I., and UlJLAARD, P, P., 'Stress AnaIysis of Heated 4 f-:::-1--~ 5
Complcx Shapes', J. aerospace Sci., 700--7 (1962)
mONS, B, M., 'EngiIle~ring AppIication ofNumericaI Integration in Stiffness Method',
AIAA l., 4 (1966)
---7--"":"'2
Esercizi
fig. 5.19
5.1. Descrivete dettagliatamente come generereste la matIice di rigidezza equiva- 5.12 Si descriva la fonnulazione di un elemento di rivoluzione solido a sezione
lente per un solido isotropo rinforzato da elementi assiali come ad esempio fibre di quadrangolare. Si considelino sia i modi simmetrici sia i modi antisimmetrici e si
vetro. Discutete inoltre come trattereste un elemento di cemento annato assumen- faccia uso dell'integrazione numerica. Si commenti brevemente l'estensione a ele-
do che il calcestruzzo abbia una resistenza a trazione trascurabile. menti isoparametrici di ordine superiore.
5.2. Si potrebbero modificare i vettori di sforzo e deformazione (cfr. Esercizio z,w
4.3.) in modo che le matrici di trasfonnazione coincidano. E' un vantaggio dal
punto di vista deUa programmazione? Si conunenti questo fatto.
S.3. Si determinino le espressioni eli ~IU' ... , Kww deflIlite dall'equazione (5.10).
Si formi uno schema a blocchi eH mas~ima per il calcolo delle matrici di rigidezza e
di massa dell'elemento utilizzando il procedimento dell'integrazione numerica.
5.4. Si verifichi il passaggio dall'equazione (5.16) all'equazione (5.18). Inoltre si
'--------r;u
passi dalla (5.19) alla (5.J8) utilizzando la definizione vettoriale del volume del te- fig. 5.20
traedro.
5.5. Si veIificru l'equazione (:;,21). Si noti che un controllo cOl1velente pu 5.13 Quando le superfici di contorno sono defmite in tennini di una superficie di
essere effettuato ponendo F" J rlell'::quazione (5.22). riferimento, come ad esempio avviene per gusci sferici o conici, pi conveniente
164 165
lavorare in coordinate curvilinee associate alle superfici di riferimento che con 6. PIASTRE lNFLESSE
coordinate cilindriche. Si consideri il comportamento assialsinunetrico e la superfi-
cie di riferimento definita come z =[(r). Si consideri ~ l come coordinata lungo la
normale alla superficie di riferimento e ~2 = r. Si discuta come si formulerebbe un
elemento quadrangolare in termini degli spostamenti normali (u l) e tangenziali 6.1. Introduzione
(uz).
z In questo capitolo vengono discussi i modelli agli spostamenti per lo studio me-
diante elementi finiti di piastre inflesse. Per prima cosa viene definita la notazio-
~~f,lI2 ne e si richiamano le relazioni governanti il comportamento lineare di una piastra
r (;
t--.....:.._~+-"r~~,I'U,
inflessa. Queste relazioni vengono quindi specializzate al caso di deformazioni ta-
Superficie esterna glianti trasversali trascurabili e si sviluppa la formulazione delle propriet di ele-
(.~/+tl2) menti triangolari e rettangolari. Si discutono infme alcuni approcci che permetto-
Superficie interna
no di tener conto di deformazioni taglianti non trascurabili.
(e-,"-,f/2) Superficie di riferimento
fig. 5.21
6.2. Relazioni governanti il comportamento lineare di piastre inflesse
Si assuma il piano XY coincidente con il piano medio della piastra, cos come
indicato in fig. 6.1. Lo spessore della piastra indicato con h. Le forze esterne
sono considerate applicate sul piano medio e sono rappresentate da quantit bidi-
mensionali, cio forze di volume definite per unit di area A e forze al contorno
defInite per unit di lungllezza del contorno S. Il termine 'forza' viene usato in
senso generalizzato, per defInire sia forze vere e proprie (in direzione Z) che mo-
menti flettenti (nel piano X Y). La notazione usata per le forze esterne definita
in fIg. 6.2. E' stata mantenuta la notazione tridimensionale per evitare di intro-
durre una simbologia nuova. Si noti per che le forze caratterizzate da un indice
x o y sono momenti.
TI verso positivo delle forze o momenti ('sforzi generalizzati') risultanti degli sfor-
zi applicati illustrato in fIg. 6.3. Le equazioni che li defmiscono sono
Mx = J' axz dz
Z
JvJry = J' O:(yZ dz
Z i
x lt/2
fig. 6.1
Piano medio
I-"'2 Cf xu dz = M.,px (6.4)
Sistema di riferimento La forma bidimensionale del principio degli spostamenti virtuali ottenuta molti-
plicando le equazioni di equilibrio indefinite e al contorno per gli incrementi di
spostamento corrispondenti e Integrando per parti. Si ottiene
2,w e 7x, 7y una misura delle deformazioni taglianti trasversali (deformazioni taglianti
generalizzate).
;, Yx = f3x+(ow/ox)
i (6.7)
yy = fJy+(ow/oy)
Dj'
l L'ipotesi di trascurabilii delle deformazioni taglianti mtrodotta imponendo
7x =.: 7y = 0, il che comporta
Y,v fJx =-ow/ox
(6.8)
fJy = -owJoy
h Conviene a questo punto introdurre una notazione matriciale. Sia
['vi = {Mx My Mxy}
/" X = {Xx ;(y Xxy}
x,v
Q = {Q.\. Qy} (6.9)
T y = {Yx yy}
u = {Px fJy w}
fig. 6.3
*In questa teoria si assumono come sforzi generalizzati forze e momenti staticamente equiva-
Notazione per gli sforzi generalizzati e spostamenti
lenti riferiti alla superficie media. Questo impone delle condizioni sulla scelta delle corrispon-
denti quantit cinematiche.
168 169
e quindi
M = Jza dz T = zTg
(6.17)
6.3 Relazioni per l'elemento - Deformazioni taglianti trasversali trascu-
rabili
Db = Jz2D dz Mo = -Tg Jz2Dex dz
Nell'ipotesi di trascurabilit delle defonnazioni taglianti trasversali, le rotazioni
n fatto che le defonnazioni nel piano e quelle flessionali siano disaccoppiate im-
plica
non sono quantit indipendenti ma risultano legate a w dalle (6.8)
{3x =-owjox {3y =-owjoy
JzD dz = O
(6.18)
Le defonnazioni flessionali generalizzate quindi risultano esprimibili in tunzlOnt! JzDex dz = O
delle derivate seconde di w
cio, D e o: devono essere funzioni simmetriche di z. L'espressione della densit
X =-{w,xx, W,J'y, 2w,xy} (6.13) di energia di deformazione consegue dalla defmizione:
e il principio degli spostamenti virtuali si riduce alla seguente espressione
170 171
Db = TO'Db(TO'y (6.21) bx = Ex
by = Ey (6.27)
Le matrici degli elementi sono ottenute introducendo l'espressione parametrizzata
di IV nella forma discretizzata del principio degli spostamenti vliuali bz = Ez-h(!y.,
LUI
n.
(MT oX- bT .6.u) dA - Isa pT.6.u dS] = O (6.22)
dove p la densit media nello spessore. Introducendo X e b nella (6.22) questa
diviene
dove ne rappresenta il numero totale di elementi. L(.6.u n)T(Kun+MU n_p) = O (6.28)
Gli spostamenti nodali 'essenziali' sono w e le due rotazioni ~x == -w x e n.
{3y "" - IV,y' .periV<i!(Ldi ordine superiore al primo possono essere considerate~ome dove
lnjsJ!r,e dLspostamento 'non essenziali', nel senso che non appai9no nelle condi
zioni al contorno cinematiche (che abbiarnQ chiamatc) 'essenziali'). Questo fatto
M = JJ<1>1'<1>211 dA
stato discusso nel paragrafo 1.7, dove il metodo di Rayleigh-Ritz stato applica-
to ad una trave e si visto che le condizioni al contorno statiche ('non essenzia-
p = IJ(M~<I>. xx+M~<I>. }'J'+2~)'<I>. xy-Ex<l>, X-Ey<l>. }+oz<l dA
li') risultavano soddisfatte nel limite all'infittirsi della discretizzazione. Si ponga + Iso (-Px<!). x- Pyj>. y+Pz<l dS
Un = matrice di spostamenti nodali dell'elemento
K= JI BTDbB dA
= {Wl. (OW/ClXI)r, (owjoy)l, ... } (6.23)
e scriviarno = JJ[DbU($;xx<l>,xx)+Db22($;yy<!>.yy)
(6.29)
IV = <P1WI + <P2(OW/OX)I + <p3(ow/oYh + + 4Dbd <I>;X)<I>, xy)+ 2Db13(<I>;xx<l>, Xy+ <I>:xA). xx)
= <pU n (6.24) + 2Db23(<P;>:I'4>, x)'+ <I>;xy<l>. yy) dA
dove 1>\ , 1>2, .... sono le funzioni di fOlma. Se X o Y sono assi di simmetria del materiale si ha
Dal momento che le deformazioni generalizzate contengono le derivate seconde Db13 = Db23 = M~y = O
di IV, la congruenza tra gli elementi richiede che non solo IV ma anche la sua
e l'espressione di K si semplifica notevolmente.
derivata normale alV/an sia continua attraverso la linea di separazione tra due
Nel seguito si discuter come ottenere ljJ per vari elementi rettangolari e triangola-
elementi. Inoltre, perch siano rappresentabili moti rigidi e stati di deformazione
ri. Si presenteranno anche i risultati di confronti che mettono in luce l'accuratez-
costante lo sviluppo di w dovr contenere un polinomio completo del secondo
za delle diverse ipotesi.
ordine in x e y.
x
3
"'-
Sistema di riferimento
y
4 .2 (tL) locale
~I?!W" (6.33)
,= ; .,1:7
7]=-J:-
Unjs (!2xl)
fig. 6.4
Sistema di coordinate. Elemento rettangolare del primo ordine
tive nel piano ~ - yu e le coordinate sono adimensionalizzate sulla base delle Un polinomio completo del terzo ordine ha lO termini. Occorre aggiungere due
lunghezze dei lati. In genere, si inizia assumendo un'espressione polinorniale per temlini che risultino al massimo cubici sui lati ~ =: 0,1 e TI =: 0,1; la prima linea
w tratteggiata delimita la regione entro cui questi termini possono essere scelti. La
w =CCl+CC2~+CC31]+ . = Art. scelta arbitraria, ma la simmetria dell'espressione deve essere mantenuta perch
sussistano le propriet di invarianza delle matrici dell'elemento. Ne risultano tre
si assembla quindi il vettore di spostamenti nodali
combinazioni possibili
Un = Co. (a) ;37] ~7]3
e quindi si inverte C, ottenendo
~37]2 ~2'1]3
trambi gli elementi a 12 gradi di libert sono non compatibilI e quindi possono Anzich cercare un'unica espressione dello spostamento w sull'intero elemento,
fornire valori che non rappresentano delimitazioni superiori alle frequenze pro- anche possibile suddividere l'elemento in regioni ed operare con un polinomio
prie; un elemento compatibile, invece, fornisce sempre delimitazioni superiori alle diverso in ogni regione. w dovr risultare continua (con le sue derivate prime)
frequenze proprie. attraverso i conftni interni tra le varie regioni cos come attraverso il contorno
Rogner, Fox e Sclunidt2 hanno anche sviluppato un modello pi raffmato, basato esterno dell'elemento. Questo approccio stato applicato a elementi rettangola-
su un'interpolazione biquintica (elementi al di sopra della seconda linea tratteg- ri4 , triangolari S e quadri12teri 6 Verr ora descritto il procedimento per elementi
giata nel triangolo di Pascal), che assicura la continuit di w, w,n e W,nll' Ogni rettangolari proposto da Deak e Pian4 Analoghi procedimenti per triangoli saran-
nodo richiede nove componenti di spostamento generalizzato: no discussi in seguito.
Deak e Pian dividono l'elemento rettangolare in quattro triangoli, come indicato
{w, w,x, W,y, w,xx, W,yy, W,XY' W,XYY, w. YYX ' w..~XYY} (6.38)
in ftg. 6.7, ed operano con riferin1ento alle coordinate adimensionali
Come prevedibile, questo elemento molto preciso.
x = 2x/a ji = 2y/b (6.39)
2
E =21 xldoN/m , v =03
P =7-8 kg/m 3
4 3
a =2-4 m,h=003 m
(spessore)
4 500
Metodo
Modo energetico b
O,3}(3,il _ _4_0_62
4000
I I~~~~~~~~~~
I
500t~= ~~(I'1l
812 Jl = 3rji+3yx-x3y-5xji
r-2x+y per la regione 1
16 = 2xji-2x_ per la regione 2 ry-2ji+X2
"Ii';:;-2ji
per la
per la
regione
regione
2
1
{ -X2-2x-y per la regione 3 lu = I -y-2ji-X2 per la regione 4
-2xji-2x per la regione 4
l -2Xji-2ji per la regione 3
-
a o o
= a.,---b 2 - - fig. 6.8
c; ox oy Coordinate triangolari
(6.41)
o o
-- =al --+b 1 -
o Le operazioni di derivazione saranno prima effettuate rispetto a ~. Ti e poi tra
c?J ox oy sformate in derivate rispetto agli assi cartesiani. Valutando la (6.42) ai nodi si
ottiene
~- = 2A
ex -~ (bI ~-+b.~)
o; - 01} IXI = 11'3 Cl:2 = (aW/a~)3 = Wa,'; 0:3 = Wa,l)
Cl:4 = 3Wl-3cxl-2OC2-Wj.<
,~, = 2~ (al a~ +az a1}) Cl:G = 3W2-3xl-2cx3-W2.1)
Cl:7 = WI +Cl:2+2CXj-2WI
OCIO = W2''1+CX3+2xl-2w2
e
(a)
OCs +lXg = '2, ~ -1X2
Dal momento che almeno w, w,x e W,y devono essere assunti come variabili no-
dali, l'espressione di w deve risultare almeno di terzo grado sul contorno. Consi- Le (a) indicano che O:s e 0:9 non sono univocamente definite. Adini 7 ha po-
0:5,
deriamo il tri:mgolo pi ~emptice, con nodi ai tre v~rtk-j " tre componenti di sto 0:5 = O; con questa scelta, tuttavia, risulta impossibile rappresentare una defor-
spostamento generalizzate per nodo. Un poJinomio ompleto di terz~ grado ha mazione torsionale costante quando 8 = 90. Tocher s ha assunto 0:8'= 0:9. il che
lO termini: implica un legame tra gli spostamenti nodali, precisamente
......
180 181
4\
~/' y '
~~---.,.._-
Questa incongruenza stata evitata da Tocher passando dalle coordinate t 1'/ ad ~~.
/-- -
-;O
401- Sviluppo
un sistema ortogonale x, y, con x parallelo al lato 1-3. I risultati sono illustrati
nelle figure da 6.9 a 6.12; tuttavia la convergenza risulta lenta, a causa del cattivo
r:r/' / . . -- in serie
391- ACM/ / ",e
condizionamento. / /HCTI2 / "
Da quanto detto appare chiaramente che occorre introdurre un ulteriore sposta- a 38 WO
/ / HCT9/ a =pZ 04
mento nodale. Dal momento che la derivata normale varia quadraticamente, una I . 'I
scelta spontanea rappresentata dalla derivata normale al centro di un lato. Le
espressioni generali delle derivate normali ai tre punti centrali dei lati del triango-
371- / I
. I
/
,,
lo risultano 361- / I I
1z3(ow/OYJ)4 == haW4,n = \-CaW.~-(I-C3)W.'1\<='l=1/2 3.51- I O
I
h1Ws.n = \w.,,-C1w.'1!"=O.'1=1/2 ~
11 2W6.n = \-C2W.,,+W,'l\~=1/2"l=O (6.43) 34.:----------------------~----------~
2
\0 10
Gradi di libert per 'ln quarto di piastra
Assumendo W4.n come decima componente di spostamento generalizzato si ottie- fig. 6.9
Piastra quadrata appofigiata soggetta a carico uniforme. 'V Clough e Tocher s , o ACM s ,
ne + Sch~dt2 ,9; 6 Belli ; (\\ HCT (High Compatibility Trianpe) 9 gradi di libert Clough :
Tocher .; O HC~ 12 s:adi di libert, Felippa e Clough l ; Wc. spostanlento del punto
cenltrale, Pz, canco umforme; a, lato della piastra; D =Eh 3 /12(1 - v2 ), rigidezza flessio-
na e
cts = 4haW4.'1+6C3wI-CaWl,,,+(1 + Ca) Wl,'1 (a)
+6(1- C3 ) w2+(I-Ca)w2,,,-(1-Ca)w2''1-6xl-2x2-2xa
Le funzioni di forma che si ottengono in questo modo sono:
w = tPIWt +tP20W/OX\1 +tPaoW/OY!l + ... +tP90W /OY;a+tPloOWjOYJ:4
tP~ =!i +6C3jio
tP2 = a2(h-C3[1O)-al[/a+(I+Ca)/1O]
tP3 = -b2(/2- Ca[lo)+b 1[/a+(1 +Ca)/1O]
a
121-
tP4 = /4 +6(1-Ca)!io
tP5 = a2[/s+(I-Ca)/1O]-atl{6-(1-Ca)/lO] (6.44) \.\-
tP6 = -b2[[s+(1-Ca)!io]+btl[6-(1-Ca)!io]
IO -
tP7 =/7- 6/10
tPs = a2(fa- 2/l0)-al(f9- 2jiO) 0'9
tP9 = -b2(fs- 2jioH-b1(f9- 2!iO) 08 I
IO \0 2
<PIO = 411a[10
Gradi di libert per un quarto di piastra
dove
/1 = 2(3-2;) h = ;2(;-1) /a = ;2Y] /i = Y]2(3-2Y]) fig. 6.10
Piastra quadrata incastrata soggetta a carico uniforme. Simboli come'ID fi196 9
/5 = ;YJ2 16 = Y]2(Y]_1) /7 = 1-/1-/4 /8 = ;[(; _.1)2 - 1}21
/9 = 1}[(Y]-1)2_;21 /10 = ;1)(I-;-Y])
182 183
(6.47)
L'elemento cos ottenuto ha 12 gradi di libert (vedi fig. 6.13). Suddividendo K
in accordo con la (6.46) e quindi eliminando Ue attraverso la (6.47) si ottiene
. .-
.
184 185
~
~
/~" riore condizione deve riguardare il valore di ow/n su un punto interno del lato,
l.. I ad esempio il punto centrale. Si vede quindi che necessitano in tutto 21 sposta-
/xly
/2.. / menti nodali ed un polinono di quinto grado risulta adatto allo scopo. Gli spo-
/y2 / stamenti nodali sono indicati i11 fig. 6.14 ed alcuni risultati ottenuti per una pia-
/ stra quadrata appoggiata sono riassunti nella tabella 6.1.
/
10
Tabella 6.1 Piastra <quadrata appoggiata (BeU )
L
fJ X 10 3
di piastra aX10"
ed inoltre nulla sulle due superfici esterne (z = h/2). Introducendo questa IV =<j>w"
espressione di T nella (6.57) si ottiene ,3.< = <j>13~ (6.64)
Y = CtQ f1y = <1>13;
(6.59)
Ct = {pCts dz Da questo punto in avanti il procedimento presenta rispetto al caso precedente
solo ovvie modifiche e quindi la trattazione viene omessa.
Per una piastra omogenea, la scelta pi semplice rappresentata dalla parabola
La formulazione precedente d luogo a problemi numerici quando le deformazio-
2
f(z) = 2h
3
(l-V
4z ) ni taglianti sono piccole nei confronti di quelle flessionali. Per ovviare a questa
difficolt si possono assumere come vatiabili ptimatie direttamente le deformazio-
da cui si ottiene I taglianti ('Yx, 'Yy) anzich le rotazioni. Queste lisultano detenuinate da
C t = (6f5h)C ts (6.60)
f1x = -w, x+Yx
Dt = Ctl = (5hf6)D ts (6.65)
f1y =-W,y+yy
Le matlici dell'elemento possono essere ottenute attraverso la (6.10), che liscri
e le defonnazioni flessionate risultano ora espresse nella forma
viamo nella forma
I rs (OXTDbX+oyTDty) dA
~
X= w,
W,yy .uI1 Y
+ Yy,y'<"< I (6.66)
JJ (- ~XTMo+6.uTb) dA+ La 6.u P dS --
l1e ...
= I T (6.61)
l2w, xy Yx, y+Yy, x
n.
XT = {Px,.< Py, y Px, y + Py, x} La congruenza tra gli elementi impone ora la continuit di IX, 'Yy e di w, w,n.
yT = {f1x+w,.< {Jy+W,y} Come spostamenti Ilodali si assumono ora 'Yx, 'Yy, w, W,X, W,y e, se necessario,
derivate di w di ordine superiore al prinlO.
u = {f1x f1y W} Raggruppiamo separatamente le variabili nodali
Forze dinamiche possono essere considerate ponendo w" = WI,.< Wl, ...... }
{Wl
ss l
Ov-;;:}Th Si noti che I<b rappresenta la matrice di rigidezza dell'elemento nell'ipotesi di
1~ Sviluppo trascurabilit delle defOlmazioni taglianti. Inoltre Kq) e K(~) hanno una struttu-
'"Q 550r- y in serie
Elementi Imiti con defor-
ra simile a quella delle matrici di rigidezza e di massa per elementi piani.
" Alcuni risultati ottenuti sulla base di quest'ultima formulazione sono illustrati in
" 500r-
,
?-"-
mazione tagliante - 36 ele-
. per un quart o d'l
menti fig. 6.15. E' stato usato un elemento non compatibile con 20 gradi di libert IO e
piastra 12
450 h -",-- -- -- -- -- basato sulle seguenti espressioni
4- 00r-
Teoria classica Un = {Wl Wl ., Wl. y Yxl ',vl YyJ}
W sviluppato secondo la (6.34) (6.71)
~
o 0-05 0'10 0'15 020 0-25 y" yy sviluppati secondo la (4.84)
11.
a Si riscontra un eccellente accordo con risultati ottenuti mediante sviluppi in seIie.
(Cl)
f3Po2
r- w.,o," ( )
N
52
2 25
2-00 - Yfs:Slt
1---;:;--1 I h
Rifetimenti
l. MELOSH, R. J., 'Basis for Derivation of Matrices by the Direct Stilt"ness
OJ." 175 - (J Elementi fmiti con defor- Method', AIAAJ., 1, 1631 (1963)
........... mazione tagliante - 36 ele- 2. BOGNER, F. K., FOX, R. L., and SCHMlDT, L. A., 'The Generation of Interelement
150 r- Compatible Stiffness and Mass Matrices by the use of Interpolation Formulas',
menti per un quarto di
piastra 12 COli/. 0/1 Afatrix :v!ethods iII Slructtlral Mechanics, Wright-Pattersoll Ai,. Force
125 r-
_.
~=~..}-..,,-.=
13
. .....o-~- - T-e-or;;;;-I~sica-~-/ - - Base,Ohio (Oet. 1965)
100 r- Smith 3. WILSON, R. R., and BREBBIA, C. A., 'Dynamic Behaviour of Steel Foundations
I For Turbo-Alternators', J. SOlllld and Vibro 18 (3),405-416 (1971)
o 005 0'10 0-!5 020 0-25
11. 4. DEAK, A. L., and PIAN, T. H., 'Application of the Smooth surface Interpolation
o to the Finite Element Analysis', AIAA J., 187-189 (Jan. 1967)
(b) 5. CLOUGH, R. W., and TOCHER, J. L., 'Finite Element Stiffness Matrices for Analysis
fig. 6.15 of Plate Bending', COI//. 011 Matrix Methods iII Strl/cttlral Atee/wl/ics, Wright-
Influenza delle deformazioni taglianti trasversali sullo sposta~ento massimo di ~iastre Pattersol/ Air Force Base, OMo (Oet. 1965)
quadnite. (a) Carico uniforme; (b) carico concentrato in mezzana; ss '" lato appoggiato 6. DE VEUBEKE, F., 'A conforming Finite Element Approach to Plate Bending',
IIlI. J. So/ids Strl/ct., 4, 95-108 (1968)
7. ADINJ, A., 'Analysis of Shell Structures by the Finite Element Method', PhD
Thesis, Department of Civil Engineering, University of California, Berkeley
(1961)
JJJ(bXTDbX+byTDtf) dA 8. TOCHER, J. L., 'Analysis of Plate Bending using Triangular Elements', PhD
Kb = JJBtDbBb dA Div: Am. Soc. civ. Engrs, 93, No. EM6 (Dee. 1967)
lO. BELL, K. A., 'A Refined Triangular Plate Bending Finite Element', Int. J.
Nllm'erica( Meth. ElIgng, 1, No. I (Jan. 1969)
Kbt = II BbDbBt dA 11.- FELIPPA, C. A., and CLOUGH, R. W., 'A Refined Quadrilateral Element for
Analysis of Plate Bending', 211d Con/. 011 lVfatrix ly[etltods in Structural A1echan-
Kt = K<P+ K(r) ics, Wrigltt-Patlerson Air Force Base, Ohio (Oet. 1968)
12. PRYOR, c. W., BARKER, R. M., and FREDERICK, D., 'Finite Element Bending Analy-
Iq' = JJBfDbB t dA - sis of Reissner Plates', J. ElIgng klech. Div. Am. Soc. civ. ElIgrs, 96, No. EM6
(Dec. J970)
K<f' = ff [~:::t:~ 13. SMlTH. T. M., 'A Finite Element Analysis of Moderately Thick Rectangular
Plates Ili Bending, II/t. J. Mech. Sci., lO, 563-570 (1968)
192 193
1
fl71/////// l/I 1//1 ///1
J Nucleo centrale
1~
/777 '1//////1 l/I 1///1/////////)
fig. 6.16
195
7. ANALISI DI GUSCI
7.1 Introduzione
Nell'ultimo decennio un notevole impegno di ricerca stato dedicato alla formu-
lazione di modelli agli elementi finiti per l'analisi di gusci. Inizialmente, la
superficie curva fu discretizzata per mezzo di elementi piatti (triangoli, rettangoli
e quadrilateri) soggetti sia ad azioni membranali che flessionali. Tale metodo
immediato e facile da applicare perch richiede soltanto le gi note matrici di
rigidezza per elementi di lastra e di piastra. Tuttavia le indagini numeriche
mostrarono che risultati accurati possono ottenersi solo con maglie fitte e perci
la ricerca si orient verso la formulazione di elementi curvi.
In questo capitolo si descrive lo sviluppo storico dei modelli basati su elementi
piatti. Indi si presenta la teoria lineare dei gusci allo scopo di fornire sufficienti
nozioni preliminari allo st!ldio degli elementi curvi. La trattazione successiva
considera elementi per gusci cilindrici, gusci di rivoluzione e gusci ribassati e li
illustra con diversi esempi applicativi.
La discussione limitata ad elementi finiti formulati col metodo degli spostamentl.
Modelli misti l -3, in cui sia grandezze cinematiche che grandezze statiche sono
approssimate con funzioni di tentativo, sono stati formulati ma la loro trattazione
oltrepassa gli obiettivi di questo testo.
fJ'~
y "-
ve
3'SJ?' /:e Z ~
per gusci di curvatura arbitraria. I due problemi fondamentali da risolvere erano
la congruenza fra gli elementi e la scelta di un sistema di riferimento nodale per i
parametri di spostamento.
y.
Per migliorare il modello di interpolazione degli spostamenti proposto da
I s
Clough-Tocher per elementi triangolari di guscio piatto, J ohnson 12 sugger di
abbinare l'elemento triangolare a defomazione costante per lastre con l'elemento
z,~ w~8.? flessionale HCT* (w cubico, On lineare). Inoltre Johnson utilizz rotazioni defini-
Sistema di coordinate globali (XI!, yg, Zg) Sistema di coordinate locali (X e, ye, Z e) te in un sistema di riferimento locale individuato in ogni nodo dal piano tangente
fig. 7.1 alla superficie del guscio, come si vede in fig. 7.2. La rotazione attorno alla
Sistemi di coordinate per elementi piatti normale veniva trascurata e il vettore degli spostamenti nodali era defmito:
u = {ug vg wi 8.t et}
y (7.4)
tener conto del diverso orientamento dei sistemi di riferimento degli elementi, le
equazioni della struttura devono essere scritte secondo il sistema di riferimento dove l'indice t indica grandezze riferite aglI aSSI tangenti al guscio nel nodo.
globale, in altre parole si defmiscono le variabili nodali globali: Questo modello non soddisfa la congruenza degli spostamenti di elementi adi a-
centi. zt
u3 = {u i VB \VB e~ f)~ f)~} (7.2)
~
?{./
.... "'trI
666 /
I I I
l' \, I,
. ,
---
~
~,V . _...:..(':1
e'O
C;l ....
00;:;
'<1"'"
~.,..; 66 maglia 2 x 3 maglia 4 x 5 maglia 8 x 12
0:: .....
+-
I I
\ fig. 7.3
Tetto a guscio cilindrico. Dati per il confronto numerico di tavola 7.1
2
6
r-r-
-"<I"
trI ' "
66
I I
fig. 7.4
Risultati numerici per il guscio cilindrico di fig. 7.3
- - - Care 13 (reticolo 8 X 12); - . - Carr 13 (reticolo 4 X 5)
fig. 7.5
7.3 Teoria lineare dei gusci in coordinate curvilinee ortogonali
Notazione per la descrizione geometrica del guscio
7.3.1 Relazioni geometriche Il vettore unitario normale a P si calcola come prodotto vettoriale di I I
La superficie di riferimento defmita in termini di due coordinate curvilinee _ 'IX'2
n = x~i2-!
7-::j""""l (7.8)
(~l, b):
Nel se~ito cOllsideriamo solo coordinatr. ortogonali tali cio che I t = O
x = X(~l, ~2) Y = Y(~l, ~2)
r = x7x+Y~+Z;: = ;(~h ~2)
Z = Z(;l, ;2) (7.6) ~ ~erson (~1'
12 , n) individuano una tema locale di ;ssi ortogonali. 2com;onenti te
tel:et~on forz~ e spostamento sono sempre riferite alla tema locale perci la
dove r il vettore posizione del punto p disposto a piacere sulla superficie di eon~3 m coordmate curvilinee richiede formule di derivazione dei versori Esse
riferimento. La notazione illustrata in fig. 7.5. Le due linee passanti per P sono sono .
dette linee coordinate. L'elemento inflnitesimo di arco lungo la linea ~i indicato le equazioni di Gauss
con dS inoltre il versore tangente in P alla linea ~i indicato con ti' Entrambi 8f; _ O'./,},_ 0'.;_
i
sono legati ad r da: o;; - - -'Y.j- }---n. Rii
i -:;6. j, i, j = 1, 2 (7.9)
dS/ = fX/ d;/ of; 0'.'_
ur I-::,- I
(7.7)
-;:;;-;:-
C:;j
= 'X.j.; _
-tj--' n
R/j
o,,; I
'X.;
fX; = -;;:;;:
\
_ 1 or L'equazione di Weingarten
,/=--
fX, o;; (7.10)
j = 1,2
203
202
ai = (1 + URI) 0:)
in cui le quantit l/Rij, che misurano la curvatura, sono calcolate con:
. ii = ii (7.15)
La maggior parte delle teorie dei gusci sono fo . ,
l _ (32; l (_ a r)
a~J a~i
2
Noi per non introdurremo questa linlitazione ~ul~te III coo.rdl~ate. principali.
al metodo d:o~che le c~mpl~~azlOm algebriche
Ri} =-n' aSi = - 'Xj'X] /l' i,j = 1,2 (7.11)
non pongono difficolt particolari
aSj
Se l/R 12 == O le linee coordinate diconsi linee principali di curvatura o direzioni temente le difficolt di codifica pe l' l b glI elementl fimtl (a parte eviden-
r e a oratore).
'coniugate'. Come vedremo, le linee principali costituiscono una comoda scelta
per le linee coordinate e perci occorre avere una legge di trasformazione.
Consideriamo in P un diverso sistema di direzioni ortogonali (S'l, S~) (si veda fig. 7.3.2 Le equazioni di equilibrio indeflPl'te
, e al contorno
7.5) e calcoliamo l/Rij utilizzando la prima definizione. Essendo n costante la
La fig. 7.6 mostra gli elementi di su erficie all"
Nella teoria 'tecnica' si utilizzano risl~t t' d' lIl~emo e al contorno del guscio.
legge di trasformazione quella valida per le derivate seconde ed una diretta
conseguenza della defmizione di derivata in una direzione: ti rispetto alla superficie di riferl'nle t anII d~ lt~nslOne (forze e momenti) calcola-
n o. n IC uamo con N, M' t' f
2 momento per unit di lungllezza h . i I vet Ori orza e
l
= cos 8 sin 8 sin 28
2
uscente diretta come le ~i positive). c e agiscono sul lato i (il lato con normale
/I
-,
Rn
----+--+---
Rll RZ2 R I2
l sin2 8 cos2 8 sin 20 (7.12) il vettore
, f b denota le forze esterne per um't'-a d'I super fICle
. mentre N M .
-,- = --+------ vettOrI orza e momento appll'cat') per unIta . , di lungll d l Il e Il sono I
R 22 Ru R22 R I2 notazione le equazioni di equilibrio' . . ezze e contorno. Con tale
" SI scnvono.
_;~; = (;22 - ~~) sin228 + c~1~8 All znterno
Si osservi che la (7.12) identica alla legge di trasformazione per gli sforzi piani
(4.22). Ponendo 1/R'12 :=: O si ottiene l'angolo El p' che corrisponde alle direzioni (7.16)
principali di curvatura, e i valori delle corrispondenti curvature principali:
l (R12
tan 28 p = 2~(
l
(l (Ru)- (l (Rd) Ib 0lo2dl d2
l l l l i ';2
R~l;QD = R~2IoD
I
R; = Rn (7.13) N2o!d(
Come da Hg. 7.5, la posizione di un punto arbitrariamente disposto nel guscio si M2Qldt,
esprime per mezzo delle coordinate curvilinee misurate sulla superficie di riferi-
mento e della distanza 1; lungo la nonnale. Le relazioni geometriche valide per
una superficie parallela alla superficie di riferimento (cio con 1; == costante) si
ottengono derivando il vettore posizione Q. Grandezze. relative alla superficie
parallela sono contrassegnate con un asterisco: y
OQ =;* = r+Cii
dS; = 'Xi d~1
_ l cr* -MdS-
ti = 'X~l ~~
LI" l
(7.14)
~
--
NndS
cr'"
~~ = ( C ) - 'Xi -
Xi l+-R" ti+-R Ct} MndS
C"' Il il -- n (nonnale uscente)
cr* _
C
l versori in Q sono ortogonali solo se l/R
linee principali di curvatura. In tale caso:
= n
12 =: 0, cio se le lince cOOldinate sono "
fig. 7.6
Notazione per le forze generalizzate aU'inte rno 7al contorno
205
204
7.3.3 Principio dei lavori virtuali. Legame spostamenti-deformazioni
Indichiamo con li e /J i vettori spostamento e rotazione della superficie di
Al contorno Nn == IN1+ mN2 (7.17)
riferimento. Essi non sono i valori effettivi ma solo dei valori medi attraverso lo
Mn == IMI+mM2 spessore del guscio, definiti formalmente con la seguente equivalenza di lavoro:
I: n) m == coS (;2, n)
I == cos ( "t. Jc (al. Llu*cc; d~2 + V'l.. Llii*cc~ MI) d~
== Nl.Llii!X2d~2+N2.LluCCld';1 (7.21)
+ MI. Ll,Bccz d~2+M2. Ll,Bccl d;l
in cui u il vettore spostamento in (~1, ~2, n
e Llii, Llp sono incrementi
arbitrari in ii, fi.
Moltiplicando le equazioni di equilibrio indeflnito e al contorno per i corrispon-
denti incrementi di spostamento e integrando sino ad eliminare le derivate degli
sforzi generalizzati, si ottiene l'uguaglianza dei lavori virtuali. Per convenienza si
utilizzano inizialmente le equazioni vettoriali (7.16), (7.17) e applicando le
fonnule di Gauss per !'integrazione per parti si ottiene:
,
/' J' (iV-
.h .;, l Oel +11_N 2.oe2 + I-. -
MI. oil + M 2.oi2) CClCC2 d;l d~2
(7.22)
= J:J;! h.LluCClCC2 d;ld;z+fs(NtI.Llu+'Mn.Ll,B) dS
fig. 7.7 .'
. ostamenti generalizzati dove
Notazione per sforzI e sp . enti riferite alla
. . interne e le forze esterne m compon
Inoltre, scrivendo le aziOni . fi 7 7
. mostra m Ig. .
tema locale, come SI N = Nllii+N12fi+Q1n
I
N? == Nnii+N22fi+Q2n_ _
Ml == Mn(iiXfi)+MdnXt2 ) (7.18)
== Mnfi-M12fi
M'l. = M21fi-M2'lofi
b = b1 fi+b 2ii+ bnii . l di GausS e La forma scalare dipende dalla rappresentazione in componenti di ii e di In li.
. ni di equilibrio e usando le fonnu e coordinate curvilinee gli spostamenti generalizzati sono sempre riferiti alla tema
d l (7 18) nelle equazlO
Sostituen o e . l equazioni sc:ari: locale, perci si ha:
Weingart en si ottengono e li = lIl/l + lI2/2 + wii
+ <yx (011 Rll + Q21 R12 + bI) == O (7.23)
Equilibrio delle forze
N) +N ~CCI ~-N22!X2,l cc. 1_ ) O (7.19) li
= (h'lz - P2/l +OJ ii
(CC'loNll).I+ ( CCI 21,2 I.,~ N +CC x.,(OlIR12+Q'l./R2'lo+b'l =
N ) +N~lCC2 1- aXl,:! l . - O La notazione mosirata in fig. 7.7. Inoltre proiettiamo sulla tema locale anche i
(CC'loN12}.t+(CCl 22 ,'l. [N' IR +N?2IR,,9+(NI2+Nn)IRI2-bnl == vettori forza e momento per unit di lunghezza applicati al contomo:
(CC2QI).t+(CCIQ~b-XIC(2 11 11 ~ --
N" = Nnlll +N"2/2 +Qnn
Equilibrio dei momenti M) +M12!XI Z-M22C(2,1-Xl!X2Q1 == O (7.24)
\cc.,Mn),l+(!Xl 21,2 ' + O - O (7.20) M = M"1/2 -11,{"211
ti
- +M!X -Mn x l2 ";1";2_2-
( CX 21WI2) 1+(cc1M:d.2 21 2,1 ' _ O Sostituendo nella (7.22) si ottiene infme:
. . M IR _(M22-Ml1)IR12+NI2-N21-
i\JdRll - 21 22 al
.. l' uilibrio dei momenti. att o mo alla nonn e.
L'ultima delle p.20) esprtme eq
206
207
f, f, (NlI oen +N 12 be12+N21 oe21 +N22 oe22 + M 11 0Zl1 zione. Indicando con V l'energia di deformazione per unit di area della superfi-
-, -, + M 12 0Z12 +M 21 0Z21 + 1.122 OX22 +QI OYI +Q2 0Y2)0:10::2 dg 1 d;2 cie di riferimento, ne segue:
r
+ .S (NIIILlI/J+NII2LlU2+QnLlw+MnlLl{iI+MII2Ll{iz)dS 7.3.4 La rappresentazione degli spostamenti rigidi
(7.25) Se il sistema di forze esterne in equilibrio, il lavoro esterno compiuto durante
dove
un moto rigido del guscio deve essere nullo. Perci occorre:
1 0:1.2 W
eu = -- U1.1+-- U2+-
0:1 Cl:11Xz Rll or = O per qualsiasi moto rigido del guscio (7.28)
1 IX2. l II'
Per controllare la nostra formulazione, si indichi rispettivamente con d e con il i
eZ2 = -U2.2+--Ul+-R
0:2 O::1 1X 2 22 vettori traslazione rigida e rotazione rigida. Gli spostamenti generalizzati della
superficie di riferimento si scrivono in coordinate curvilinee
1I[ = (d+.QX-r).t;.
Il:! '= (d+.QXr).~
w' = (d+QXr).n
= fi. iz
(7.29)
{i{
(7.26)
(32 = -fi.t;.
(J)' = il. li
Sostituenuo nella (7.26), si trova:
en = e22 = '1 = Y2 = U
e12 = -e21 = w'-w' =O
UI U2 1 {i l1
. 1 = -loo
.-- =- -Rw'12 +R-w' = O (7.30)
)'1 = - - - - + - ' , 1 + 1 12
Rll R l2 1X1
W' w'
lI') = --- = O
U2 Ul 1 {i .- Rll Ru
)'2 = - - - - + - ' , 2 + 2
R 22 R 12 0::2
Tale risultato mostra che l'energia di deformazione dovuta a un qualsiasi moto
Ponendo l'l = 1'2 == O introduciamo l'ipotesi che la defomlazione provocata dalle rigido pu annullarsi solo se la rotazione attorno alla normale figura esplicitamen-
azioni taglianti dirette come la normale al guscio sia trascurabile. . . . te nelle relazioni spostamenti-deformazioni.
Poich il principio dei lavori virtuali si deriva operando. sulle eq~aZl?~ll .dl Resta da compiere un unico passo e precisamente stabilire il legame costitutivo
equilibrio, non pu essere [tro che una diversa formulazlOne del! equillbno. fra sforzi e deformazioni generalizzate. Nel seguito restringeremo la formulazione
al caso di gusci 'sottili'.
Tuttavia si pu anche interpretarlo come una equazione di bilancio del lavoro .. I~
secondo membro il lavoro del primo ordine compiuto dalle forze esterne agentI
sulla superficie e sul contorno. Il primo membro interpretato come lavoro del
primo ordine compiuto dalle forze interne durante l'incremento di deformazione. 7.3.5 Teorie approssimate per gusci sottili
In caso di comportamento elastico del materiale e di deformazione isotelma o
adiabatica, il lavoro di deformazione uguaglia la variazione di energia di deforrna- Diremo 'sottile' un guscio il cui spessore sia piccolo in confronto al minore dei
due raggi principali di curvatura. Dal punto di vista matematico, questo significa
supporre che
209
208
N12=f 0'12 dC f
N2 1 = 0'12 dC N = N+Dsc+DsbX
M11 = f '0'11 dC M22 =f C0'22 dC (7.33) M :::: MO+ Dsbe+ DbX (7,39)
e perci l'equilibrio attorno alla normale risulta violato a meno che il guscio sia ~~e approssimazione non sarebbe a rigore
I
ngtda produce deformazioni diver5e da zero: accettabile in quanto una rotazione
sferico. Poich tale equazione non pu essere soddisfatta in generale, occorre
trattare la rotazione w attorno alla normale come uno spostamento generalizzato.
e
I
Ponendo nella (7.25) N =N21 M 1l =M21 si perviene a defmire diversamente -1/RI2
12 lapp , .= 1/R l2 (j r (7.41)
,moto ngldo J
le deformazioni: l/R ll - J/R I2
.IV12e lZ+ N 21e 21 = N12(e12+e21) = N12( (7.35)
M1ZX12+M21X21 = Ml2Cx12+X21) = Ah2XI L'equazione
K 't 25 (7 40)'e no t a come approssimazione di Love 23
La rotazione attorno alla normale pu essere determinata imponendo ell =eli, . 01 er paragon le diverse teorie er' ' ," .
ID aggiunta a quelle di Love e d' PS rSC)1 sottili (ne sono state proposte altre
da cui si ottiene accettabile nelle applicazioni t ,I an ers, e conclude che la teoria di Love
(7.36) de~lo stesso ordine di grandezzeac~~lh e %u;che I~ ro.LaZlOne attorno alla normale sia
a unprecisioni notevoli se la rot ' e e ormazlOnI. Invece la teoria di Love porta
azIOne attorno alla al' ,
Sono queste le equazioni proposte da Sanders'24. Occorre per trascurare le st ato mostrato da Cohen Po' h' 1 " norm e e consIderevole, Ci
. IC e a teona dI Sa d ' h' d '
deformazioni dovute alle azioni taglianti trasversali e gli sforzi assiali trasversi. so tanto nel vettore delle d f " n ers nc le e di tener conto di w
I e ormazlOnI flessional' I t 'd'
S anders non presentano d'f'" l, a eona I Love e quella di
Conviene ora utilizzare la notazione matriciale. Definiamo l lerenze essenziali' dal punto d'I vista
, .
della codiiica .
per
211
210
in cui:
,. ione viene effettuata numericament~. Nel ex = aulax
elementi finiti, soprattutto. se l :~:g:delli agli elementi finiti per diverse tlpolo- 1 au ar
'to descriveremo lo svilupp
segul
,1=--+-
R ao ox
gie di gusci. 1 a{le
Xe = R ari (7.42)
. . cilindrici sottili l
7.4 ElementI per gusc1 rficie cilindrica. Le XI = (o{lol'x) + R [(a{lxlaO)+w]
. e creometrica per una supe . . al' d'
In fig. 7.8 si definisce la notazlon l'
linee coordinate sono linee prmc~p l . ,1
coordinate curvilinee so~o x e l:tt:ra~ura utilizziamo la notazione. tecruca o~~~ {le = R1 ( v- aw)
ao
curvatura. Per adeguarCI alla 11' di indici (scriveremo ad esemp10 tl al p
ich quella basata su uso
comune anz Nella teoria di Love si trascura w nella espressione di Xt.
diui)' I; il passo chiave del metodo degli elementi fiIti la scelta delle funzioni di
interpolazione. Abbiamo mostrato nei capitoli precedenti che la soluzione conver-
~
rigidi e i campi di spostamento a defOlmazione costante che si calcolano dalle
relazioni spostamenti-deformazioni introducendovi uno stato costante di defonna o
1
XI = - 2R (01:8 - 3a o)
co 66666666
spostanlenti rigidi esatti tendono verso quelli per gusci piatti e perci basta ".:::
..:;,
includere i soli spostamenti rigidi di gusci piatti. L'eccellente convergenza fu o ~ ~
'ii!
I ,Sl
attribuita all'uso dell'interpolazione bicubica per u e v che contiene spostanlenti Il ~
"E: ~ N OOtrllttr\I()l.t')lf)
NV>7r--N700
~
:::: ~ '"::: ~N7'O
'"
.
O 'i" 00 '<1'\'')\0
\.QV);J'\V")o\OON
-N7r-
+0:4 R sin (l}IR) cas (b/2R)+o:.lZ:;2+O:13;17+0: 141f
Cl
Z '"
O SI -~C'I~-.::t\Qoo5:.!
+ 0:15;3 +1X16';2i] +1X17~)f 'r-0:181]3 + 0:19';3 1) +0:20~21f u
u.l ~ XXXXXXXX
+0:21';1]3 +0:2Z;3 1l +0:231;21)3 + 0:24';31)3
U)
~ -_('1<""""\0000
<l.,
O O',MNMOO~
dove 0:1,0:2, ... ,0:6 sono le ampiezze di spostamenti rigidi che coincidono con le t-
-< O'\-HI')-NC'\\f"I
ON('f')tr\~V)V)
(7.44) cambiando la defmizione di O:l, 0:6 e il segno di 0:2,0:5' Questo modello di cr:
t-
+- 900000
0666666
spostamenti non contiene lo'tato ee costante (manca w = costante) e viola la z
u.l
congruenza fra gli elementi. In tavola 7.2 si elencano risultati numerici ottenuti u I:" 0\ r-... r--- ("I r'I") X)
Z "-::: C\\OCOV')Of'-N
O ~ Nr'-C'\OOO..-
con le (7.48) e con le (7.49). Essi mostrano uno straordinario incremento di U * 0 0 0 ....... _ - _
.2 6666666
accuratezza usando le (7.49). Evidentemente una interpolazione bilineare degli O v
spostamenti nel piano tangente inadeguata almeno per questo problema.
s:cr: -- 'i;!
<!! ~
Sl
In seguito Cantin32 propose un modello di spostamento leggermente diverso u .::;
E:'" ~ N OON'OO'<l"OO
'i"r--O\ N 'i" 00 o
l l ~ '"
:::
=l ~
- ....... - N
composto dalle (7.48) e dagli spostamenti rigidi che non figurano nelle (7.48). ~
u
v
l
RX 25 COS (1]/ R) - R 0:26 sin (1]/ R)
=equazione(7.48)t (0:27+';0:25) sin (1]/R)+(XZS+!;X21i) cos(l}/R)
o
1::o
U)
.>1
~
M\,f")r--.O'\f'.C\~
XXX><XXX
.- ......
~
~-MN('t")
~
{w - (X27 + ;X25)COS(1]/ RH (X28 + ,;(26)sin(1]/R) Z
(7.50)
8
U) lI"'IN\Ot-\OOO
U) NOf'IX.>('"'f)O\
u.l 0000000 :sl
-l ~
,o0---- ;a
".. .-
!>O
Si osservi che le (7.50) corrispondono a (la numerazione contradditoria dei parame- u... "':: 666666 .~
",
.....
u.l .... "g
l l
Cl :::
tri infelice ma inevitabile) -;::-i3 o :::: .~ O)
e25~
~V) El
J:lw ~
O)
!':Il~ Sl 00 N'O 0";-0
'"
:::
........ l-O'\("'!700
3Cl '"o ;:l
lX26+ X 27';+X281)
,..:
~
"-
""" Cl,
~
j
~ '"
o <1.)~
o SI -N('t")-o:t("'l"l~ Cl
~ xxx _C"IN
XXX
Torniamo alla forma precedente (7.50). Vi figurano 28' parametri. Cantin scelse '"'"
t- ~
_ - t ..... U
*
J)
+-
come incognite nodali:
(7.52)
217
216
e aggiungono altri tennini stabiliti assegnando stati di deformazione che soddisfi
. . . ' ando rispetto ad essi la energia po~enziale. no le equazioni di congruenza e integrando le relazioni fra spostamenti e defor-
ed elimin quattro parametn m.m:::ensazione, esprimiamo il campo di sposta- mazioni. Con questo procedimento occorre decidere a priori se assegnare i
Per descrivere il suo schema di paran1etri addizionali a stati di deformazione estensionale o flessionale. Esperi-
(7.53) menti numerici con soluzioni diverse mostrarono l'opportunit di preferire modi
menti come
di deformazione flessionale. Alla stessa conclusione giunse indipendentemente
Dawe 33 Aswell e Sabir sperimentarono un elemento rettangolare con cinque
l'n cui a. = {N
0':1 "'.2~"N4}
gradi di libert per nodo e basato su
Ci = {0':25 0':26 0':27 0':2S}'
li = 0:1+Rcx2 cos (1]/R)-Ra3sin (17/R)+0::7~+(0::1l+R20::1U-R0::20)1]
ne relazioni fra spostamenti e deformazioni e notando
- {~R<Xl '/172 + O': s(sr}/ R) - iO:: 101j3 (7.59)
Sostituendo le (7.53) ne ti rigidi si ottiene:
che A contiene solo spostam
en
, e t v = sin (1]/R)+(<XG+0::3~) cos (1]/R)+R(0::20- R O::19H
c;." = vettore delle deformazioni = \xI == Ba. (7.54)
0':4+ (<X5+0::2;)
Questo procedimento ~a val~d~!u~~~t~r~:~erici per il problen:a del c:dr~7 ':~ (B) Elemento con 27 gradi di libert
In tavola 7.2 presentiamo leggero miglioramento nspetto e . lUi = {u, u,:, U,tl' v, t',~, l\l'J' H\ H',';, l1',7J} (7.60)
t ti Si osserva un .
carichi concen r a . . . ' stati costanti di deformaz10ne. . ' tto dove
dovuto alla presenza di ~tt glI d'f . Oni delle interpolazioni per guS~I~ ~I~
l modelli sinora descritti s~no, mo IICazl to da Ashwell e Sabir'27 . ESSI mlZl~O
U, v sono polinomi cubici (elemento con defo"0ne estensionale quadratica)
azlO w il modello di spostamento per piastre inflesse HCT.
7 48). Un diverso approcC10 e sta:o pro?os ndenti a stati costanti di deform -
( . . .' di e da quelli comspo Entrambi i modelli contengono gli stati con deformazione costante ma non
dagli spostam entl ngl
contengono spostamenti rigidi esattamente. L'elemento A corrisponde alle (7.48)
ne, 1~. \ = ~~ (7 .4~) + termini addizionali (7.58) e l'elemento B simile al modello di Bogner.
Sulla base dei risultati numerici disponibili in letteratura, si possono trarre le
\ wJ 12 parametrt conclusioni seguenti:
\ '
219
218
1
eo z = r1 (u. o- t' COS V') to: = -,.-({3:,O-{38 cos 1j!)
1. La soluzione converge se il modello di spostamento contiene almeno gli
spostam rigidi e gli stati di deformazione costante calcolati nel caso di e,o = (sin 11') r. r tzo = (10, z sin 1f
enti
curvatura nulla, cio per una piastra. Tuttavia una maglia estremamente fitta
diventa necessaria in presenza di sensibili movimenti rigidi.
2. La rapidit di convergenza cresce notevolmente se si includono i moti rigidi
,'o = (10+ r1 (w, o- r sin 11')
esatti o li si approssima con maggiore accuratezza.
3. La rapidit di convergenza dipende pi strettamente dall'ordine di approssima- 1j,w
zione delle deformazioci flessionali che da quello delle deformazioni estensio- z
nali. Ci valido solo se gli spostamenti rigidi. sono rappresentati esattamente
33
te ,1/
ed importante solo nel caso di gusci relativamente sottili (si veda Dawe e
33a
Ashwell, Sabir e Roberts ).
~ Curva generatrice
r=f(z)
7.5 Gusci di Rivoluzione
Si chiama superficie di rivoluzione quella ottenuta facendo compiere ad una
curva piana una rivoluzione completa attorno a un asse giacente nel piano della
curva. Un guscio di dvoluzione viene deficito assegnando la curva generatrice e lo
spessore. In fig. 7.10 riassumiamo la usuale notazione geometrica per superfici di
rivoluzione. La direzione Z quella dell'asse di rivoluzione, le coordinate curvili-
e
nee sono e Z, l'equazione della curva generatrice data come r::: feZ) e le linee
coordinate sono ortogonali e principali di curvatura.
Le prime ricerche sugli elementi fmiti per gusci si concentrarono sui gusci di
rivoluzione e la letteratura su questo argomento molto vasta, specie per
comportamento assialsimmetrico. Anzich tentare di descrivere tutti i modelli
(che utilizzano teorie di guscio diverse) limitiamo la discussione ad elementi
e23
derivati dalla teoria di FlUgg .
-
Le equazioni da, considerare sono: 'r '-..,,~,----- r
(r
li principio dei lavori virtuali
= fr
z Jo
bT
SIO Ip
J
~u -:- dO dz+ (N~ D.u+ M~ ~~) dS
S
~} = {j ~z
o:} = 0:0 = r ~R, - - (IX,)~11 d~,
= z l/Ro = sin ("')/'
_
T' --
dz:
II r(1., cos!p=(I/ct,)(dr/d:
dS, = 0:, dz
)
sin 't = l/a,
v == [il) == U
u, w, ~z independent of e X - COS 1J! [ d -ccli- 2cc 7s -3xsS21
(7.66) . ,o - '-r- (CCI +cczS) d;
es = duldS+ w(d1p/dS)
reo ::= IV sin 'P + ti cos lJ! SI vede che due stati costanti d defo
con e(J c X(J costanti. lmplic'ano
.
.
e - C nnazlOne
. Ces. v_)
NJ
J
sono rappresentabili Stati
()- l,CIO
X. = d~/dS 1';(6 == ~ cas 'P = p(dr/dS)
fJ = _dw/dST!j(d~)/dS)
223
222
/
no tale conclusione. Tuttavia in presenza di notevoli spostam rigidi (ad E=IO Ibflin 2 In
sono 20
(7.72)
16
o 80
f) (gradI)
Inoltre l'elemento d'area si trasforma in
of) OZ oB OZ \ (7.73)
d(area) == rrt,z -o; - I'J -o; labs d; d'I'J
o'I'J- o'- (a) . Spo~tamenti
,. norm arl per un guscio fig. 7.12
toro' d l
\ menti firutl (60 elementi)' O Dffi l a e soggetto a pressione int
erenze finite' D. I t
34
eg~~ione
alla f' . 34' erna - Ele-
Il procedimento semplicemente una estensione della solita formulazione isopara- super ICle esterna _ Elementi finiti (60' ele;e per segmenti 3S (b) Sforzi
ntl), D. Integrazione per segmenti 3S
metrica descritta nella sezione 4.8. Ora si utilizzano coordinate curvilinee anzich
cartesiane.
225
224
z
w
TI
(-l,t\) &+I,+\)
4 "3
-"'"-~i.v
-; IY
I 2
H.-I) (tl,-\) I
{Y I
z I I Y
I J--_J
1/
/
/
(
X
4
\ N . fig. 7.14
Il!! \0
otazlOne per superfici rappresentate in coordinate cartesiane
Superficie di
rivoluzione Equazione della superficie di riferimento
2 z = z(x, y)
-r = xi,+y7
- +z7,
\ ,p","~ ~l = X Cl,
y
= [I + (dzjdx)2]1/ 2 = 1jcos O,
~! =Y Cl. = [I + (dz/dy)2Jl/2 ='ljcos (j
cos J1 = _1 (~:) (dZ)
Cl.a. dx dy
d(area) = Cl.Cl. sin J1 dx dy
fig. 7.13
Elemento quadrilatero su una" 0rficie di rivoluzione. ~, 7) sono coordinate isoparame- Se il guSClO
. ,e a doppia curvatura i vettori tan e .
teoria di guscio sviluppata in sez'o 73 g ,n! non sono ortogonalI, perci la
4 .t l ne . non e applicabile h
triche.e== ~ eiCPi(~,7); Z==~ZiCPiU;,7)) d
l rascurare l'errore. Se ci limitiam' a meno c cio
o a conslderare superfici ribassate, e si accetti
i == l
Key e Beisinger 38 hanno sperimentato un elemento quadrilatero basato su: e; l e; l (7.75)
u, v, ~z, ~o polinomi bilineari (equazione (4.84)) allora
Cf74) O:x :;;" O:y "'" l cos A ::;" O
w cubica pi termini addizionali (equazione (6.34
ix"", lx+z,x7z
Ui = {u, v, w, w,o, w,Z> ~z, ~o} (7.76)
~.:;;" [).+z Y -,' I Z
Vista la notevole importanza applicativa di questi elementi, si prevedono ulteriori
Ti =><
-:
-z,x1x-z,yiy+i - -z
indagini in questo campo di ricerca.
Le curvature si calcolano con la (7 . Il)' e con l o stesso ordine di approssimazione.
ex = u.x+(w/Rx) ey = 'v.y+(w/R y) in CUI l tem1ni addizionali sono diversi a seconda della forma dell'elemento
y = u.y+v,x+(2w/Rxy) (triangolare, rettangolare) e della scelta dei parametri nodali. Sono necessari
(7.78) almeno cinque gradi di libert per nodo.
Xx = Px.x+(w/Rxy) Xy = Py.y-(w/Rxy)
XI = PX,y+py,x+(l/Ry -l/Rx)w u;,nodo :={u,
I
v, lf, M',x, H',y, ... } (7.84)
f3x = (u/Rx)+(v/Rxy)-w.x Si dedic particolare attenzione a soddisfare la congmenz.a fra gli elementi, il che
py = (u/Rxy) + (v/Ry)-w,y impedisce di utilizzare modelli di spostamento derivati integrando le relazioni fra
w = {{v,x-U,y) spostamenti e deformazioni.
Poich le (7.81) non sono esatte, le soluz.ioni omogenee devono essere interpreta-
Le relazioni esatte di Sanders non forniscono deformaziol in corrispondenza a te come 'approssimaziol' degli spostamenti rigidi. Esse sono:
spostamenti rigidi. Tuttavia le (7.78) sono 'approssimate' e perdo non soddisfano
questa condizione. Gli spostamenti rigidi sono calcolati con le (7.29)
w = O::} +cr.2X+O:3)'
Il' = (dx+zQy- yQz)ix+(dy-zQx+xQ~ff;,+(d~+yQx-xQ)')lz Il y) +-=-0.:0 ()'2
= O::rt-. X 6Y--O::l ( R--+--
x x )' -0::3 ( -
--,----
2
xy- - +),2- ) (7.H5)
x Rxy 2 R" Rx Rx Rxy
(7.79)
O:: (X
2
V
x y ) -X2 ( --+-
= G5+ a GX-0::1 ('-R-+-R-- X2 X Y)
+~ y2 '
..~---)
La pnrna espressione 'esatta' invece le componenti curvilinee risentono della x)' )' Rxy R)' 2 Rx R,
approssimazione introdotta nella defInizione dei vettori tangenti. Si pu facilmen-
Proprio come nei gu3ci cilindrici, le deformazioni estensionali e flessionali risulta-
te verifIcare che u r fornisce
no accoppiate dalla equazione di congmenza
eyO
(7.80) 22 22 (,- ) l l
Xr!O ov2 ex+ 0X 2 ey - OX ~)) Y+- . I.x+- I./-R- 1.1 =O (7.86)
,. .. () R )' Rx xy
anche utl11Zzanao le espressIOni esatte per t x, t y e Il. Per ottenere detormazlOni
nulle da spostamenti rigidi occorre impiegare relazioni spostamenti-deformazioni Una deformazione flessionale costante implica una deformazIOne estensionale
scritte in coordinate non-ortogonali. In questo caso pi convelente passare quadratica e perci un polinomio cubico per u, v. Ponendo
dalle coordinate curvilinee (u, v, w) a quelle cartesiane globali (u x , uy, u z ). I.x = 0::7 I.)' = ~s 1.1 = (;(9
Nella teoria dei gusci ribassati sono state impiegate varie forme modifIcate della
39
(7.78). Descriveremo ora elementi basati sulle equaziol di Mushtari-VIasov
ex = u,x+(w/R x) ey = V,y+(wJR y) (7.87)
y = U,y+v,x+ 2(wjRxy)
(7.81)
Xx = Px.x Xy = {3y,y ;(Xy = (3x,y+{3y,., =Xt x)'
{3x =-W,x f3y = -W,y w = i{v.x-u,y) ~) = !r.12--
Rxy
0::9
e su gusci di traslazione descritti da una equazione del II ordine: e integrando le relaziol spstamenti-deformazioni, si ottIene
z = ao + alX + a2Y + a3x2 + G4XY + a5y2 (7.82)
229
w cubico (9 termini)
15 U, v, W, W,XI W,y
Z~Uy I I
il sistema di riferimento nodale e con X e , Ye , Ze il sistema associato all'elemen- ~8~0~--~0--L-~--L-~
to. Si osservi che al nodo ti, ZII :::: Ze e quindi occorre soltanto ruotare agli assi \~v 40 80
Spostamento (mm)
(o) Ib}
,-, , f Lato
-5
~
l di
_:monte
.o ." J-
(T--
-
7
t.
f
.R
Lato
di
valle
Lato
di
valle
"- O
J
l/ V
;:l I
I-
/J ~
"~
~ h~ ,
X Ye Ze sistema di riferimento per l'elemento e _~_ I I I
'<:
I
' .~~
e O L......J.._...L..-I-J.,l. ... .
XI> );; z" sistema di riferimento per il nodo 11 80 -60 -20 O 20
Trazione Compressione (kgf/cm 2 ) Trazione
fig. 7.16
Assi coordinati associati a nodi ed a elementi \01
Per illustrare l'applicazione di questo procedimento, si mostrano in fig. 7.17 i fig. 7.17
Diga ad arco a dopp'
risultati numerici ottenuti per una tipica diga ad arco, chiamata Diga ad Arco (a) Sche'11atizzazione della su fi ,Iadc~r;at~ra sotto carico idrostatico
V49. La diga un guscio a doppia curvatura di spessore variabile appoggiata su d l per ICle 1 riferunen to' (b) S
e la sezione centrale' (c) SCo' .. ,postamentl verticale e radiale
. , r Z I verticali' (d) SC .
sponda rigida e le sue dimensioni sono date in bibliografia (rif. 49). La struttura Isoparametrici su; + Elementi fmiti tridirr:e . ~~~ COllconferenZiali - Elementi finiti
caricata idrostaticamente e il pelo libero si trova alla stessa quota del corona- elementi nSlona I ; Elemento di guscio 27 X 27,60
233
232
120r----r------Il>~
My
kp,h;' Py
120r------;~it'"_-------'--
in cui Zn la lunghezza che contribuisce al nodo n, h ll lo spessore della diga al
nodo n, e k , k y , ecc., sono i coefficienti di rigidezza della fondazione. Il calcolo
x
di k , k , ... , discusso da Mladyenovitch 52. Essendo la (7.90) una matrice
x y
diagonale, semplice addizionare questi coefficienti nella matrice di rigidezza
globale della struttura. Indi l'analisi viene svolta come in precedenza tranne che
gli spostamenti nodali sul contomo della fondazione non sono vincolati. ~
L'effetto di cedimenti della fOl'dazione su deflessioni e sforzi illustrato in fig.
g.
: 40
7.18 con tipici valori calcolat alla sezione centrale della diga a doppia curvatura. .....
o
Si utilizz la stessa suddivisione e il modulo elastico della roccia fu considerato :::s
O
pari a un decimo di quello del calcestruzzo. Per facilitare il confronto, abbiamo
tracciato anche i risultati ottenuti con la fondazione rigida. Lo studio tridin1en- -40 o 80
sionale della diga e della roccia tratto dalla voce 16 della bibliografia. Compressione (kgf/cmO!) Trazione
fig. 7.18
Dig~ ad arco a doppia curvat~ra con. carico idrostatico e fondazione su suolo elasuco.
7.7.2 Intersezioni di gusci
SezIOne .ce~tra1e. -: - - GuscIO spesso 'isoparametrico', su letto elastico 53 ; - . . . . . -
L'analisi delle intersezioni di pi gusci o di piastre con gusci frequente nella IElementi
. triangolari
. per gus,::io (27 X 27) su letto elastico l6 .' - - - Ele men t'I t nango-
.
pratica applicativa. Se le variabili nodali sono U, li, W, {3x, {3y (e perci u, v sono ari per guSCIO (27 X 27), con fondazione rigida. Ec (calcestruzzo)/Er (roccia) =lO
lineari, mentre w cubica) impossibile soddisfare la congruenza degli sposta-
menti lungo l'intersezione. A parte questo inconveniente, la fonnulazione agli I primi sei tennini sono i gradi libert traslazionali e rotazionali Gli ultimi tre
elementi futi, per mezzo di elementi triangolari p 5 X 15) o rettangolari sono deformazioni membranali. .
I ~I
. 'alm e~te le ~COgnite al nodo tl per l"elemento al guscio 'S' sono espresse nel
(20 X 20) non presenta difficolt. sls~ema dI ~oordm,ate (xs, Ys, zs) dell'elemento di guscio. Analogamente le inco-
Altri problemi sorgono dall'uso di modelli di spostamenti pi complessi, ad
g~te nodall per l elemento di piastra 'P' sono riferite agli assi coordinati della
esempio cubici sia per gli spostamenti nel piano che per quello trasversale.
pIastra (xp, YP, zp). Anzitutto la matrice di rigidezza del guscio viene trasfonnata
Consideriamo la intersezione fra piastra e guscio mostrata in fig. 7.19. Le
alla tema xs'
dI" ." y. s,: z
s, scelt'
a m mo do ch e YSi comclda . . con la direzione
incognite nodali sono: e l mtersezlOne. POI la matrice di rigidezza della piastra orientata con ia tema
tu, v, w, (Jx, Py, "Cov/ox-ou/ay), ou/ox, 01'/')', (OV(ox+O/l/oy)}
(7.91)
235
234
son Air Force Base (1968) ERMUTLU, H. E., 'Dynarnic A l . ngmeers, London (Mar. 1968)
, p
39. MUSHTARI, K. H., and GALlMOV, K. Z., NOIl/inear Theory 01 1'lI in E/astic Shells,
na ySls of Arch Da
ances, hD Thesis, Institute of Sound ~lS s~ b'Jected to Seismic Disturb-
Israel Progam for Scientific Translations (1961) Southampton (Dee. 1968) and VlbratlOn Research, University of
40. COWPER, G. R., LlNDBERG, G. M., and OLSEN, M. D., 'A Shallow SheU rlmte GA~AGHER, R. H., 'Analysis of Plate and Sh
Element ofTriangular Shape', 111/. l. Solids Slructures, 6, 1133 (1970) 110",0
1 Fillite E/emeflt Afethods il! Givi! ;~I ~tru~tures', Proc. Symp. 011 Applica-
1969, Am. Soc. Civ. Engrs, New York (197~;neermg, Val/derbi/t University, Nov.
41. MORIN, N., 'Nonlineal' Analysis of Thin Shells', PhD Thesis, Department of
Civj) Engineering, MIT (June 1970)
42. ARGYRIS, J. H., and SCHARPP, D., 'The SHEBA Famtly of Shell Elements for the
Matrix Displacement Method', Aerol/aut. l., 72,73 (Oct. 1968, Mar., May
llJ69)
238 239
APPENDICE 1
GREENE, B., JONES, R., and STROME. D., 'Dynamic Analysis of Shells Using Doubly-
Curved Finite Elements', Proc. 2nd Air Force COIlf. on Mall'ix Methods iII Struc/u-
l'al Mecllallics, Gilio, Wright-Paterson Air Force Base, AFFDL 68-150 (1968)
HADID, H. A., 'An Analytical and Experimental lnvestigation into the Bending
Theory of Elastic Conoidal Shells', PhD Thesis, University of Southampton GLOSSARIO PARZIALE DEI SIMBOLI
(Mar. 1964)
LUFT, R. W., 'Analysis of Geometrically Non-Linear Structures', PhD Thesis,
Department of Civil Engineering, MIT (Sept. 1971)
MELOSH, R. l., 'A Plate Triangular Shell Element Stiffness Matrix', P/'Oc. 1st Conf
01/ !l1alrix Melhods iII Stl'l/cIl/ral Mechanics, Olzio, Wright-Paterson Air Force Capitolo 1
Base, AFFDL 66-80 (Nov. 1965)
OKAMOTO, S., and TAKAHASHI, T., 'On Behaviour of an Arch Dam during Earth-
quakes', Proc. 2nd World Conf. 011 Eartllquake Engineering, Tokyo, Japan VoI. 2 x, Y, Z Coordinate cartesiane globali
(1960) x, y, z Coordinate cartesiane
OLSON, M.,and LINDBERG, G., 'Vibration Analysis of Cantilevered Curved Plate!>
Using a New Cylindrical Shell Finite Element', Proc. 2nd Air Force COIlf. 011 u, v, w
u (d' Spostamenti
. nell a d'uezlone
. degli assi cartesiani
Malrix Metllods ;1/ Structural Mecllanics, Ollio, Wright-Paterson Air Force un I componentI U, v, w) Vettore di spostamento
Base, AFFDL 68-150 (1968) ' Vettore degli spostamenti del nodo n
ROCHA, M., e/ al., -A Note on the Stlldy or Large Span Multiple Arch Dams',
Proc. Symp. 011 COllcrete Dalll Models, LNEC, Lisbon (Oct. 1963) a (d1' componenti ax '" T xy,.. ) Vettore di tensioni
TAHBILDAR, u. C., TOTTENHAM, H., and BREBBIA, C., 'Dynamic Analysis of Shells
e (d1' componenti ex, 'Yxy ... ) Vettore di deformazioni
using Curved Finite Elements', IASS* Bulle/in, Madrid, No. 40 (Dcc. 1969)
b (d1 componenti b b ) V
TAYLOR, T. A., 'The Response of Arch Dams to Earthqllakes', PhD Thesis. Depart-
P (di componenti pX' py .. ') vettore d~ forze per unit di volume
ment of Civi] Engineering, University of Bristol (1965) x, y ,.. ettore dI forze . , d
TOTTENHAM, H., and BREBBIA, C., (Eds), 'Fin;te Element Techniques in Structura) l, m, n Coseni dirett ' per umta i superficie
Mechanics', Stress Analysis publishers, Southampton (1971) C . Ort
TOTTENHAM, H., BREBBIA, C., and WILSON, J., 'The Vibration ofTower Shaped Shells',
D (dI. componenti, Cii) Matrice di flessibilit elastica
Abstracts of British Acoustical Soder)' Symp. 011 Finite Element Teclllliqlles iII
Structural Vibratioll, Southampte;1 University (Mal'. 1971) W di componentt dii) Matrice di ngt
"d ezza elasttca
.
TOTTENHAM, H., TAHBILDAR, u. c.,-,nd BREBBIA, C., 'Finite Element Analyses of WE Lavoro compiuto dalle forze esterne
Shell Response for Arbitrary Excitations', Proc. Symp. 011 Structural DYllamics,
VD Lavoro compiuto dalle forze me~
. t
Loughborough University of Technology (Mar. 1970)
UTKU, S., 'Stiffness Matrices For Thin Triangular Elements of Non-Zero Gaussian Densit di energia di deformazione
Curvature', AIAA J., 5, No.9 (Sept. 1967) Energia
WEMPNER, G., ODEN, J. T., and KROSS, D., 'Finite Element Analysis of Thin Shells', . di deform azIone
. totale (equazione (1.23
J. Ellgng Mech. Div. Am. Soc. civ. Engrs No. EM6 (Dee. 1968) Energta
Fu . al potenziale d II ~
e e orze applicate (equazione (1 24
WILSO?" E. Lo, TAYLOR, R. L., DOHERTY, W., and GHABOUSSI, J., 'lncompatible Dis-
placement Models', Proc. Symp. O" Numerical and Computer Methods in Struc- C nZlOn "e energia potenz'alI e tot al e (equazione (1.26.
turai Mecllallics, Sept. 1971, University 01' Illinois. ampo dI tensIOni primarie
WU, R. W., 'Discrete Element Analysis of Beams, Plates, and Cylmdrical Shells Sistema
" auto-equil'b
I ra t o ( equazIOne
. (1.35
Inc1uding Transverse Shear Deformation', S.M. Tbesis, Department of Aero-
nalltics and Astronalltics, MIT (Junr 1969) . Densl~ ~I energia interna complementare
Energta
F . mterna compie mentare totale (equazione (l 41
C unzlOnale
' . energia com p lementare totale (equazione' (1 42
ostantI
(1.53 mdetenninate nel metodo dI. Rayleigh-Ritz ' (equazione
<Pi Funzioni
R ' assegnat e d
e eI I'
coordmate (equazione (1 53
e otazlone per una trave (Esempio 6) .
M, V Momento flettente ed azione tagliante di
" International Association for Shell Structllres. Rot' . . una trave
l/J aZIone flgIda di una trave
241
240
APPENDICE 2
Momenti
Azioni taglianti trasversali
Deformazioni membranali del guscio FORMULE DI INTEGRAZIONE NUMERICA
Deformazioni flessionali del BUscio
Componente di rotazione rigida
Scorrimenti trasversali
"tI
d Vettore traslazione rigido
1. Integrazione di Gauss in una dimensione
il Vettore rotazione rigido
z Equazione della superficie di un guscio ribassato I == rl1f(~) d~ = .f wda;)+E
'=1
II (AI)
z z z Misure della curvatura di un guscio ribassato
,xx, ,yy' ,xy ) in cui
Z, {I Coordinate curvilinee di un guscio di rivoluzione (fig. 7.10
li Coordinate curvilinee di un guscio cilindrico (fig. 7.8) wj :: fattore peso
x, "
e= ex e(J "t Deformazioni membranali di un guscio cilindrico
~i = coordinata deU'i-esimo punto di integrazione
n = numero totale di punti di integrazione
x= Xx Xo Xt Deformazioni flessionali di un guscio cilindrico En = crrore =O (d2nf/den)
Prodotto vettore II E, 11',
Prodotto scalare
1 (lineare) O 2
l +1/.y3 +1
2 (cubica) 2 -IN3 +1
l O 8/9
3 ~ quinto grado) 2 +.y15/5 5/9
3 -.ylS/5 5/9
l +0'861 13631 034785485
2 -0,861 13631 0'34785485
4 (settimo grado) 3 +0,339981 04 0'65214515
4 -0,339981 04 0-65214515
..
(2,1l (l,Il
..
(3,21
.
(1,21 (2,21
"
4. Prismi
L- e (3,1)
.. L
(l,Il ~
(2,1)
e
(2,21
(1,21
e
(3~31 (I~31 (l
(Cubico) (Quintico)
~I. b, ~3 sono coordinate triangolari (si veda sezione 4.6). L'integrale esatto di 1. ~ER, P. c., MARLOVE, O. 1., IInd STROUD, A. H., 'Numerical Integration Over
un prodotto di pote!1Ze intere di coordinate triangolari Slmplex and Cones', Math. Tables and Other Afds lo Com'Pulalfon VoI lO
(1956) , .
I = il (f-~'
o o )
Il;jtk I: /:_
i!j! k!
~l~2"3 d"l d,,2- (i+j+R+2)!
Bibliografia
Fonnule di quadrature proposte da Hammcr et alI SOIlO elencate nel seguito HAMMER, P. c., and STROUD, A. H., 'Numerical Evaluation of Multiple Integrals'
Alath. Tables and Other Aids to Computation, VoI. 12 (1958) ,
/:1 IRONS, B. M., 'Engineering Applications or Numerical Integration in Stilfness
n ~~ ~~ '3 Wl
Method', J. IAA, 4, 2035-37 (1966)
IRONS, B. M., 'Economica! Computer Techniques for NumericaUy Integrated Finite
1 (lineare) 1/3 1/3 1/3 1/2 Elements', 1m. J. Numerical Meth. in Engng, 1, 201-203 (1969)
KOPAL, Z., Numerica/ Analysis, 2nd edn, Chapman & Hall (1961)
1 1/2 1/2 O 1/6
2 (quadratico) 2 O 1/2 1/2 1/6 MILLER, J c. p". 'N~merica! Quadrature Over a Rectangular Domain in Two or
3 1/2 O 1/2 1/6 More DlmenslOns, ey!athematics ol.Complltation, Vol. 14, 13-20 (960)
l 1/3 1/3 1/3 - 9/32
2 3/5 1/5 1/5 +25/96
4 (cubico) 3 1/5 3/5 1/5 +25/96
4 1/5 1/5 3/5 +25/96
1 0333 333 33 0333 333 33 0'333 333 33 0'11250000
2 0'79742699 0101 28651 0,10128651 006296959
3 010128651 0,79742699 010128651 0'06296959
7 (quinto grado) 4 0'10128651 0'10128651 0'79742699 0'06296959
5 005971587 047014206 047014206 0'066 19708
6 0470 14206 0'05971587 047014206 006619708
7 0'47014206 0470 14206 0'05971587 0'0661970g
----