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Atlante Nazionale

dellirrigazione
A cura di Raffaella Zucaro
Atlante Nazionale
dellirrigazione
A cura di Raffaella Zucaro

Ottobre 2011
Not everything that counts can be counted
and not everything than can be counted, counts

(Albert Einstein)
LAtlante cura di Raffaella Zucaro

La stesura dellAtlante a cura dal gruppo di lavoro Atlante nazionale dellirrigazione, cos composto:
Gruppo tecnico:
Antonella Pontrandolfi (coordinatore), Gian Marco Dodaro, Cristiana Gallinoni, Ciro Luca Pacicco e Michele Vollaro.
Gruppo di supporto tecnico per elaborazioni tabellari e cartografiche:
Antonio Gerardo Pepe (coordinatore), Simona Capone e Fabrizio Mirra.

Grafica e impaginazione: Ufficio grafico INEA (Barone, Cesarini, Lapiana, Mannozzi)

Coordinamento editoriale: Benedetto Venuto

Segreteria di redazione: Roberta Capretti


Presentazione del Presidente dellINEA

In Italia, lo sviluppo agricolo delle diverse aree del di valutazione a supporto delle decisioni. LInea, infatti,
Paese stato fortemente legato allaccesso allacqua e gli gi dagli anni novanta, sulla base di precisi indirizzi
ordinamenti colturali irrigui hanno sempre rappresen- della Commissione europea e del Ministero dellAgri-
tato un punto di forza in termini di reddito e di occu- coltura, ha ripreso a sviluppare questi temi attraverso
pazione. Queste sono le motivazioni principali che nel studi specifici che, partendo dal necessario aggiorna-
1961 portarono il Ministero dellAgricoltura, in occa- mento del quadro conoscitivo sulluso dellacqua in
sione del centenario dellUnit dItalia, ad avviare una agricoltura (colture irrigue, schemi idrici, aspetti eco-
specifica indagine, affidata allInea, sullirrigazione ita- nomico-gestionali, ecc.), approfondiscono tematiche di
liana e sui possibili sviluppi del settore nelle diverse ricerca nuove, quali le politiche e la programmazione
realt regionali e che port alla pubblicazione di una pubblica di settore e lintegrazione con le politiche am-
Carta nazionale delle Irrigazioni. bientali ed energetiche, nonch la valutazione degli
Seppur lo scenario storico, socio-economico e agri- strumenti economici pi adatti alla gestione efficiente
colo sia profondamente cambiato dagli anni sessanta, della risorsa irrigua. Si scelse, inoltre, un approccio in-
con particolare riferimento alle politiche europee e na- novativo, dando enfasi alla componente territoriale e
zionali e alla globalizzazione dei mercati agricoli, il coinvolgendo le Amministrazioni e gli Enti che gover-
ruolo dellacqua rimane centrale, anzi limportanza nano e gestiscono lacqua per lirrigazione.
della gestione irrigua ha assunto un valore strategico Grazie al lavoro di ricerca svolto in questi decenni,
negli scenari che vanno evolvendosi a livello europeo e lIstituto dispone oggi di un bacino di informazioni,
mondiale. analisi e competenze tali da costituire nel settore un
Per queste ragioni, la realizzazione da parte dellInea punto di riferimento per il mondo della ricerca e per le
di un nuovo Atlante nazionale dellirrigazione aggior- istituzioni nazionali, regionali e locali.
nato al 2011 assume nuovi significati e fornisce impor- LAtlante nazionale sullirrigazione 2011, realizzato
tanti spunti di riflessione sullevoluzione del settore, come aggiornamento di quello pubblicato nel 1965, in-
le sue criticit e potenzialit per il futuro. La coinci- tende, quindi, valorizzare le ricerche sinora svolte e ri-
denza della pubblicazione con il 150esimo anniversario lanciare i diversi temi che afferiscono alle risorse idri-
dellUnit dItalia non casuale, come avvenne anche che, operando un confronto storico sui cinquanta anni
per lAtlante del 1965, poich lirrigazione rappresenta trascorsi dalla prima indagine e informando sui risul-
uno dei grandi temi di rilevanza nazionale considerato tati delle analisi svolte. Vuole inoltre fornire riflessioni
prioritario dal Governo italiano sin dai primi anni e spunti su tematiche che si ritengono strategiche per
dellUnit del Paese. il settore primario nel suo complesso, in un contesto in
Il presente lavoro nasce, inoltre, dalla consape- continua evoluzione e che genera una sempre rinno-
volezza di quanto sia strategico disporre di ricerche vata domanda di ricerca rispetto alla quale lIstituto
sulluso dellacqua in agricoltura che rispondano alle intende continuare a fornire il proprio contributo.
esigenze di complessit e di integrazione del settore e
di studi finalizzati a fornire informazioni ed elementi Tiziano Zigiotto

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Introduzione del Direttore Generale della competitivit
per lo sviluppo rurale del MiPAAF

Tra le maggiori sfide che lagricoltura italiana do- contiene dati anche di natura gestionale ed economica,
vr affrontare nei prossimi anni, come indicato dalle sia attraverso specifiche analisi e ricerche sul costo
linee di indirizzo della Commissione europea per la Pac dellacqua in agricoltura.
verso il 2020 (Commissione europea, 2010), vi il raf- Diversi, infatti, sono i nodi da sciogliere, in parti-
forzamento della performance ambientale della politica colare lindividuazione del contesto di riferimento e
agricola comunitaria, attraverso la possibile introdu- le tipologie di costo da considerare per valutare lat-
zione di una componente verde obbligatoria nei paga- tuale percentuale di recupero dei costi del servizio. Il
menti diretti, dando priorit alle azioni che perseguano Mipaaf, attraverso la partecipazione di propri rappre-
obiettivi connessi al clima e allenergia. sentanti allinterno dei Comitati tecnici delle Autorit
In tale contesto, la risorsa acqua assumer sempre di Distretto, sostiene la peculiarit del settore agri-
pi importanza e luso irriguo dovr rispondere alle colo, in quanto i costi del servizio equivalgono al paga-
esigenze del settore agricolo con pratiche sempre pi mento dei contributi imposti, finalizzati alla copertura
efficienti dal punto di vista del risparmio idrico, incre- dei soli costi di gestione (costi delle concessioni, opera-
mentando, inoltre, la produzione di benefici per lam- tivi dellirrigazione e costi di funzionamento degli Enti).
biente. La capacit di accettare e rispondere a questa Come ulteriore peculiarit del settore irriguo, nel con-
sfida potr qualificare la posizione dellItalia nella in- siderare i costi ambientali connessi allimpiego va con-
dividuazione di misure che premino i comportamenti siderato che essi possono essere riequilibrati dai bene-
virtuosi degli agricoltori nelluso dellacqua. fici ambientali generati dalla pratica irrigua, come le
E infatti, il legame tra lagricoltura e la direttiva ac- reimmissioni in alveo, il rimpinguamento delle falde o
que 2000/60/Ce, e come la politica agricola comune la salvaguardia della biodiversit e delle zone umide,
pu contribuire a realizzarne gli obiettivi, una delle cui si aggiungono anche il mantenimento del paesaggio
principali priorit nellambito della Strategia comune storico agrario in molte aree del Paese.
di applicazione della norma, gi nel programma di la- Non da meno, le produzioni irrigue italiane sono
voro 2005-20091. In particolare, di stretta attualit fondamentali per il valore aggiunto che garantiscono
lattuazione di quanto previsto dallart. 9 della direttiva al settore agricolo e sono richieste dallo stesso mercato,
acque, ai sensi del quale gli Stati membri individuano orientato alla qualit e alla sicurezza, nonch al con-
politiche dei prezzi dellacqua finalizzate al risparmio sumo di prodotti agricoli e alimentari italiani.
idrico e a un adeguato contributo al recupero dei costi Le scelte di organizzazione, di gestione e di investi-
dei servizi idrici a carico dei vari settori di impiego, tra mento che pur si dovranno fare perch lagricoltura dia
cui quello agricolo. il suo contributo sulla gestione sostenibile delle risorse
A tal fine, questa Amministrazione impegnata nel idriche, dovranno quindi garantire anche la competiti-
coordinamento e nella omogeneizzazione del flusso vit delle aziende e delle produzioni sul mercato, evi-
delle informazioni che dai soggetti gestori dellacqua tando che pregiudizi e scarsa conoscenza delle peculia-
(Consorzi di bonifica e altri Enti irrigui) devono essere rit del settore ne minino le capacit di sopravvivenza
indirizzate alle Autorit di Distretto idrografico per e di evoluzione.
lanalisi economica prevista dalla direttiva. Su questi La complessit del sistema anche da un punto di vi-
aspetti, il supporto tecnico e di analisi svolto dallInea, sta economico corrisponde, in sostanza, alla comples-
sia attraverso limplementazione del Sistema informa- sit delle relazioni tra agricoltura e ambiente da un
tiva nazionale per la gestione delle risorse idriche, che lato e tra agricoltura irrigua e mercati dallaltro, come

1. La Common Implementation Strategy la strategia comune che gli Stati Membri dellUnione europea e la Commissione europea hanno elaborato
a sostegno dellattuazione della direttiva, con lobiettivo di facilitare la coerente implementazione sul territorio europeo.

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dimostrano le riflessioni riportate nel presente lavoro, deboli su cui intervenire e a farne conoscere e valoriz-
che ben evidenzia anche le caratteristiche gestionali zare la lunga e importante storia per lagricoltura del
del settore irriguo nelle diverse aree. Analizzando la Paese.
storia, levoluzione e lassetto attuale dellirrigazione
italiana, il lavoro contribuisce a evidenziarne i punti Giuseppe Blasi

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Prefazione del Presidente dellAssociazione Nazionale
delle Bonifiche e Irrigazioni

Ritengo di dovermi complimentare con Inea per bra non conoscere sosta e che rischia di mettere una
lAtlante nazionale dellirrigazione che costituisce a mio pesante ipoteca sulla qualit della vita delle future ge-
giudizio un utile supporto di conoscenza ad una ma- nerazioni. Tale disponibilit assume ancora maggiore
teria, quella dellirrigazione, che per le dinamiche pla- rilevanza qualora si consideri che oltre l83% del va-
netarie sulluso del suolo, la disponibilit di terreni da lore della produzione agricola italiana deriva da ter-
coltivare e quindi la relativa disponibilit di cibo, la co- ritori irrigui. Va ricordato inoltre che lagricoltura e il
esione sociale che da ci ne deriva, costituisce un pre- paesaggio rurale costituiscono il fondamento del cosid-
zioso momento di informazione per gli addetti ai lavori detto made in Italy e, conseguentemente, di una larga
tutti e quindi anche per gli operatori della bonifica che fetta delle presenze turistiche nel nostro Paese. Al ri-
sul tema irrigazione rappresentano il front-office per le guardo utile ricordare le eccellenze, principalmente
imprese agricole. di origine agricola, che caratterizzano il territorio ita-
Lacqua fondamentale per la vita dellUomo, per liano: vino, olio doliva, frutta, ortaggi, formaggi, insac-
tutti gli usi cui destinata: potabile, civile, per la pro- cati, ecc.. Queste produzioni consentono alle imprese di
duzione alimentare, sviluppo industriale, produzione competere nei mercati con i valori dellidentit, origi-
energetica, ambiente. La carenza idrica, che interessa nale e non clonabile ed hanno nella disponibilit di ac-
pi di un miliardo di uomini, causa di disastri natu- qua irrigua il presupposto per ottenerla. Lacqua inol-
rali e di conflitti tra nazioni e tale problema destinato tre ha grande importanza per la conservazione del pae-
ad assumere sempre maggiore rilevanza. Quindi nel saggio agrario e per lambiente (rimpinguamento falde,
futuro, con laumento esponenziale della popolazione, freno allintrusione salina e alla risalita del cuneo sa-
si avr, oltre alla carenza idrica, scarsit della terra lino nei fiumi, riduzione della subsidenza, manuten-
necessaria alla produzione del cibo. legittimo dunque zione oasi naturalistiche).
domandarci come senza possibilit di espansione delle in tale scenario che si collocano le attivit dei
superfici coltivabili sar possibile laumento della pro- Consorzi di bonifica. La superficie attrezzata da opere
duzione alimentare. di irrigazione gestite dai 158 Consorzi di bonifica e di
Il ruolo dellirrigazione acquista quindi sempre pi irrigazione associati allAssociazione nazionale bonifi-
importanza per garantire un aumento sostenibile della che e irrigazioni (Anbi) di circa 3,3 milioni di ettari.
produzione agricola e quindi cibo e coesione sociale. Lirrigazione collettiva, che nel nostro Paese ha portato
Cina e Giappone per garantirsi la futura disponibilit fondamentali benefici allagricoltura, la sola in grado
e sicurezza alimentare comprano terreni irrigabili in di consentire luso pi razionale dellacqua attraverso
Africa e Sud America. Nel nostro Paese lacqua rappre- le istituzioni consortili che, nel rispetto del principio di
senta una risorsa fondamentale per lagricoltura ita- sussidiariet, garantiscono la partecipazione anche fi-
liana, la superficie irrigabile, infatti, incide per pi del nanziaria degli utenti, che sono i pi interessati ad una
40 per cento nei territori di pianura, per il 10 per cento gestione sempre pi corretta dellacqua in grado quindi
in collina e per il 5 per cento in montagna. di soddisfare nel modo migliore le diverse esigenze delle
Nel futuro purtroppo la disponibilit idrica, anche colture e del maggior numero di consorziati.
in Italia, subir rilevanti contrazioni a causa delle va-
riazioni climatiche, dellinquinamento, della competi-
zione con gli altri usi, di un consumo del suolo che sem- Massimo Gargano

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Indice

Abstract 13

Introduzione 15

Capitolo 1
QUADRO GENERALE DELLIRRIGAZIONE IN ITALIA 17
1.1 Quadro normativo e istituzionale 17
1.2 Evoluzione del settore irriguo a livello nazionale 21
1.3 Caratteristiche strutturali 22
1.4 Caratteristiche degli schemi irrigui 27
1.5 Caratteristiche economico-gestionali 32
1.5.1 Gestione e distribuzione irrigua 33
1.5.2 Aspetti finanziari 33
1.5.3 Modalit di contribuenza irrigua 35
Allegato cartografico al Capitolo 1 39

Capitolo 2
DISTRETTO IDROGRAFICO PADANO 43
Allegato cartografico al Capitolo 2 49

Capitolo 3
DISTRETTO IDROGRAFICO ALPI ORIENTALI 63
Allegato cartografico al Capitolo 3 67

Capitolo 4
DISTRETTO IDROGRAFICO APPENNINO SETTENTRIONALE 77
Allegato cartografico al Capitolo 4 81

Capitolo 5
BACINO PILOTA DEL FIUME SERCHIO 87
Allegato cartografico al Capitolo 5 89

Capitolo 6
DISTRETTO IDROGRAFICO APPENNINO CENTRALE 93
Allegato cartografico al Capitolo 6 97

Capitolo 7
DISTRETTO IDROGRAFICO APPENNINO MERIDIONALE 105
Allegato cartografico al Capitolo 7 109

Capitolo 8
DISTRETTO IDROGRAFICO SICILIA 121
Allegato cartografico al Capitolo 8 125

11
Capitolo 9
DISTRETTO IDROGRAFICO SARDEGNA 131
Allegato cartografico al Capitolo 9 135

Allegato statistico 139

Allegato tecnico 147

Allegato storico 151

BIBLIOGRAFIA 171

12
Abstract

In the last decade the need of planning and imple- the information system has been realized also for the
menting a sustainable water policy has grown in the North and Centre of Italy by Inea and Regions.
International, European comunity and National political The stabilization of the research activities about the
milieu. The awareness of applying the concept of sustai- irrigation sector led to the definition of a specific research
nability to water resources - according to the ecological, area inside Inea, called Water Resources Management,
economical, financial and ethical principles - has implied devoted to research and institutional support. In agre-
the development of a complete knowledge framework of ement with the Ministry of Agriculture, Inea completed
the complex National water system. the organization and the update of the collected data in
Since the second postwar period, the Italian National a National geodatabase, called National information sy-
Institute of Agricultural Economics (Inea) has contribu- stem for water management in agriculture (Sigrian). It
ted to design the irrigation water policy in Italy by sup- is the most complete and updated tool for supporting
porting the Italian Ministry of Agriculture through the Governmental Institutions both in the efficient allocation
provision of technical studies about the issues and deve- of financial resources for investments and in the optimal
lopment opportunities of the irrigation sector. In parti- planning and management of water resource at river ba-
cular, in 1965 a specific study produced the publication sin level.
Carta delle irrigazioni dItalia (Map of irrigation in The analysis of data and information collected in
Italy), realized on provincial scale through the analysis of Sigrian is the base of the present Atlante nazionale
data collected at municipal level. The work reported also dellirrigazione (Italian Irrigation Atlas), realized in
the historical aspects of irrigation in Italy, the main col- 2011 to celebrate the 150th Anniversary of the Unity of
lective irrigation infrastructures and the irrigated agri- Italy.
cultural productions. The Atlas provides an exhaustive presentation of the
After the 1990s, the need of a more accurate program- current status of the irrigation sector in Italy and its evo-
ming of irrigation investments induced the Ministry of lution in relation to the former study of 1965, through the
Agriculture to improve the state of knowledge about the illustration of the main collective irrigation systems and
irrigation sector through the technical support provided the use of water in agriculture on the base of the river ba-
by Inea. Indeed, the recent research activities has been sin Districts defined by the Water Framework Directive.
carefully designed in order to capture all the relevant The Atlas focuses on the principal aspects regarding the
aspects of the irrigation sector such to set up a modern evolution of the irrigation sector from 1965 at several le-
and complete centralized information system. Since vel: the regulatory framework, the governance at central
1994, starting from the Southern territories, Inea collec- and District level, the organization of water management
ted data and information on the irrigation sector and bu- at local level, the issues related to water costs and wa-
ilt up the Information system for water management in ter management, the description of the state of the main
agriculture (Sigria), focusing on territorial, structural, infrastructures.
economical and managerial aspects. During the 2000s,

13
Introduzione

Potrebbe destare qualche perplessit la scelta della logi) che rappresentano oggi il vero prodotto e la vera ric-
frase di Albert Einstein per presentare il Sistema in- chezza dellIstituto. Questo non soltanto perch hanno
formativo nazionale per la gestione delle risorse idriche dato vita al Sigrian, che diventato un utile supporto alla
in agricoltura (Sigrian) sui cui dati si basa lAtlante na- gestione e alla programmazione nazionale, regionale e
zionale dellirrigazione. In realt il messaggio che si in- subregionale degli interventi di politica nel campo della
tende trasmettere attraverso questo lavoro che la vera gestione della risorsa idrica a fini irrigui, ma soprattutto
ricchezza non nei dati in quanto tali ma nelle varie e perch hanno contribuito ad avviare, grazie soprattutto
variegate competenze e professionalit che negli anni si alle richieste di supporto pervenute dalle diverse auto-
sono formate grazie allavvio dellattivit che ha dato vita rit internazionali, nazionali e regionali, un nuovo filone
alla collana Inea Irrigazione, della quale lAtlante rappre- di studio e di indagine sulleconomia e politica per lam-
senta lo sforzo finale. biente e il territorio e a creare un apposito servizio tec-
Lesperienza dellInea nel campo dellanalisi del com- nico e due specifiche aree omogenee di ricerca riferite
parto irriguo nazionale affonda le sue radici nella prima alla gestione delle risorse idriche e alle politiche per lam-
met degli anni sessanta quando lallora Presidente biente e lagricoltura.
dellIstituto, il Sen. Prof. Giuseppe Medici, personalit La messa a punto del Sigrian ha permesso di svilup-
che ha dato un enorme contributo allo sviluppo del set- pare analisi territoriali regionali e nazionali di dettaglio
tore primario nazionale svolgendo attivit scientifica in- sulle caratteristiche dellirrigazione e di poter associare,
centrata sui temi dellagricoltura, della riforma agraria a livello territoriale, informazioni afferenti il settore ir-
e della bonifica, avvi la realizzazione della Carta delle riguo con dati riferiti al reticolo idrografico, alle caratte-
irrigazioni dItalia, poi realizzata concretamente dal ristiche climatiche, pedologiche, ecologiche ed agricole
Presidente che gli successe, il Prof Mario Bandini, che la del territorio, allassetto delle competenze nel settore
pubblic nel 1965. idrico, consentendo di effettuare analisi incrociate sulle
La stesura della Carta delle irrigazioni dItalia com- componenti e le caratteristiche del territorio in cui viene
port unenorme mole di lavoro e il coinvolgimento di nu- praticata lirrigazione. Le modalit con cui lo strumento
merosi Ispettori compartimentali e provinciali dellagri- informatico stato pensato e organizzato ha permesso di
coltura che parteciparono alle analisi e alla compilazione sovrapporre pi strati informativi su base geografica, ela-
delle monografie regionali, attivit che richiese ben quat- borare i dati selezionando ed estraendo direttamente le
tro anni di lavoro e soprattutto diede il via ad un approc- informazioni associate, secondo criteri variabili in base
cio innovativo nel campo della ricerca economico-agra- al tipo di elaborazioni da effettuare e produrre cartografie
ria, con la produzione di documenti di analisi, di carte associate alle elaborazioni effettuate.
regionali dellirrigazione in scala 1:750.000, di una carta La realizzazione del Sigrian ha previsto un notevole
riassuntiva nazionale in scala 1:2.500.000 e proiett impegno in quanto stato necessario assicurare supporto
lIstituto verso lanalisi di nuove tematiche. a tutte le Regioni e Pp.aa. coinvolte sin dallinizio nel pro-
Allo stesso modo, il filone di ricerca sulle analisi con- getto: sono stati, infatti, effettuati complessivamente ol-
nesse al comparto irriguo, avviato alla fine degli anni no- tre 200 incontri tecnici presso le Regioni e circa 40 riu-
vanta attraverso una prima indagine relativa alle Regioni nioni presso il Mipaaf e/o lInea e sono state prodotte circa
meridionali e insulari finanziata dal Commissione 250 note tecniche relative a specifiche, chiarimenti in-
Europea e svolta tra il 1997 e il 2000 (Pom Irrigazione terpretativi e validazioni intermedie delle informazioni.
Qcs 1994-1999), ha dato il via a tutta una serie di atti- Nellultima fase, lInea, oltre al supporto costantemente
vit di ricerca e supporto tecnico alle Amministrazioni fornito alle Regioni e Pp.aa. e alle verifiche intermedie, ha
centrali e regionali competenti per la programmazione e avviato unattivit di validazione finale dei Sigria regio-
gestione della risorsa idrica e soprattutto ha permesso la nali realizzati. A tal fine, sono stati costituiti gruppi di va-
formazione di professionalit di natura complementare lidazione che hanno visto il coinvolgimento di diverse ri-
(agronomi, geologi, ingegneri, economisti, biologi, socio- sorse professionali gi coinvolte nel progetto in relazione

15
alle loro specifiche competenze, quali responsabili regio- duzione e secondaria), con notevoli problemi di interpre-
nali, agronomi, ingegneri e un rappresentante dellA nbi. tazione di schemi complessi (il 45% della rete ha funzione
Lattivit di rilevamento e implementazione del Sigrian multipla di bonifica e irrigazione), eterogenei dal punto
ha riguardato lirrigazione consortile gestita da circa 500 di vista sia strutturale (alcuni molto vasti a servizio di pi
Enti irrigui sul territorio nazionale, con una superficie aree, la gran parte piccoli e frammentati sul territorio) sia
amministrativa degli Enti di pi di 19 milioni di ettari. gestionale (molti sono gestiti da Consorzi privati, mentre
Questo elevato numero di Enti da associare ad unele- lirrigazione gestita dai Consorzi). Sono stati rilevati i
vata diversificazione della loro tipologia (dai Consorzi di punti di partizione della rete, le opere darte (vasche di
bonifica e irrigazione ai Consorzi di miglioramento fon- accumulo e impianti di sollevamento), i punti di restitu-
diario, alle Comunit montane, fino alle Province e a ge- zione al reticolo idrografico (interconnessione dei sistemi
stori privati), fattore che ha prodotto un notevole sforzo irrigui con i reticoli naturali), tutti elementi importanti
interpretativo e di confronto tecnico con i tecnici regio- per lanalisi sulluso dellacqua.
nali, al fine di inquadrare al meglio le diverse realt e le Notevoli sforzi, infine, sono stati compiuti per la de-
loro competenze nel settore irriguo. scrizione degli ordinamenti colturali destinatari della
Il carico di lavoro maggiore stato svolto in merito alla risorsa e dei relativi volumi irrigui (colture irrigue prati-
descrizione degli usi irrigui delle risorse idriche, in quanto cate, stagione irrigua, volumi specifici utilizzati e fabbiso-
la rete irrigua a servizio risultata vasta e complessa, gni irrigui) ma, sotto questi aspetti, il Sigrian, per quanto
tanto che nel corso del lavoro a volte le stesse Regioni contenga informazioni importanti, presenta ancora no-
hanno avviato approfondimenti, rendendosi conto delle tevoli carenze conoscitive, legate alle lacune di base pre-
lacune conoscitive presenti sulluso dellacqua. Il lavoro senti a livello di Enti irrigui e di Regioni, per cui lanalisi
di imputazione, quindi di validazione e interpretazione di queste informazioni non stata riportata nel presente
delle realt irrigue, ha coinvolto una superficie attrez- lavoro.
zata per lirrigazione di oltre 3 milioni di ettari con circa Considerato il quadro descritto , quindi, a tutti i col-
1.400 schemi irrigui, di cui una decina con importante leghi Inea, regionali, ministeriali e degli Enti irrigui che
rilevanza interconsortile e/o interregionale. Sono state hanno contribuito al perseguimento di questi importanti
raccolte, valutate ed elaborate informazioni (dati di con- risultati che va il mio pi sentito ringraziamento.
cessione, volumi prelevati) su pi di 5.000 opere di presa;
sono stati rilevati oltre 23.000 km di rete principale (ad- Raffaella Zucaro
Quadro generale
Capitolo 1
Quadro generale dellirrigazione in Italia

1.1 Quadro normativo e istituzionale Il quadro normativo moderno sulle risorse idriche, ba-
sato sostanzialmente sul regio decreto n. 1775 del 1933
Nel nostro Paese lirrigazione ha origini lontanissime. (Inea, 2001a) ha cominciato a subire modificazioni gi da-
Fin dai tempi degli Etruschi lagricoltura nelle regioni gli anni settanta (con lemanazione della cosiddetta legge
centrali era frequentemente attuata con lausilio dellir- Merli sulla tutela delle acque dallinquinamento, l. 319/76)
rigazione (Inea, 1965). I Romani ne estesero luso ai se- e, rispetto al contesto descritto nel 1965, si verificata una
minativi e alla vite, utilizzando, oltre che le acque fluenti, profonda evoluzione nel corso degli anni novanta e due-
anche quelle di falda. Le testimonianze a disposizione, mila. Sono state emanate diverse leggi quadro in materia
comunque, fanno pensare che si trattasse di iniziative di difesa del suolo (l. 183/89), di gestione integrata delle
di singoli agricoltori. Le prime opere irrigue a carattere acque (l. 36/94, cosiddetta legge Galli) e di tutela ambien-
collettivo nacquero nellItalia meridionale, soprattutto tale dei corpi idrici (d.lgs. 152/99), che hanno completato,
in Sicilia, durante la dominazione araba. Una simile sto- per molti versi, il quadro normativo che regola oggi luso
ria ha caratterizzato alcune regioni della fascia costiera delle risorse idriche. Si sono successivamente aggiunte le
come Calabria, Puglia e Campania. Successivamente, in- leggi di decentramento e il d.lgs. 300/99, che hanno rior-
torno allanno 1000, soprattutto grazie ad alcuni ordini dinato le funzioni di Stato e Regioni, lAmministrazione
religiosi, furono avviate opere di irrigazione collettiva nel dello Stato2 e stabilito le relative competenze.
Nord Italia (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia). Con I principi cardine promulgati dalla l.183/89 e dalla
il governo Cavour del regno sabaudo e del regno dItalia, legge Galli tuttora vigenti sono la pianificazione delluso
dopo lunificazione fu avviata una conversione struttural- dellacqua su scala di bacino idrografico3 e la gestione
mente pubblicistica delluso dellacqua irrigua nellambito basata sul ciclo integrato dellacqua in ambiti territo-
della quale i canali assunsero carattere demaniale. riali ottimali. In particolare, con la l.183/89 il territorio
Lo sviluppo della legislazione sullirrigazione si ha so- nazionale stato suddiviso in bacini idrografici di rile-
prattutto nel periodo successivo allUnit dItalia, quando vanza nazionale, interregionale e regionale. Per i bacini
fu riconosciuta alla pratica irrigua limportanza per lo nazionali ed interregionali la legge istituisce le Autorit
sviluppo economico del Paese. Una delle prime norme di di bacino. Ulteriore importante passaggio si avuto con
rilievo la legge 18 giugno 1889, trasfusa poi nel Testo il d.lgs.152/99, che afferma il principio di inscindibilit
unico n. 195 del 22 marzo 1900, inerenti le bonifiche e il tra tutela qualitativa e tutela quantitativa dei corpi idrici.
risanamento idraulico dei territori necessario a debellare Nel corso degli ultimi decenni una serie di profondi
la malaria e consentire la permanenza dellUomo nelle cambiamenti hanno ristrutturato lintero assetto giuri-
campagne. Nel Sud Italia e nelle isole, i maggiori inter- dico e delle competenze nel settore idrico. Il fattore di
venti si sono avuti nel secondo dopoguerra. rinnovamento principale derivato dalla definizione di
Sono seguite ulteriori norme che via via hanno riguar- politiche comunitarie in materia di tutela dellambiente
dato diversi aspetti rilevanti della nostra storia. La linea e delle risorse naturali che, a partire soprattutto dagli
evolutiva della legislazione sullirrigazione, quindi, par- anni novanta, hanno portato allemanazione di direttive
tita dal riconoscimento dellinteresse pubblico dellirriga- comunitarie recepite nei vari assetti giuridici nazionali.
zione a carattere collettivo e si poi sviluppata andando a Lattenzione si concentrata inizialmente sulla tutela
inglobare sempre pi concetti di tutela ambientale. delle acque dallinquinamento, ma col tempo si parlato

2. In particolare, le Amministrazioni e gli Enti che hanno a vario titolo competenze in materia di risorse idriche e di irrigazione sono: Ministero delle
politiche agricole alimentari e forestali; Ministero delleconomia e delle finanze; Ministero delle infrastrutture e dei trasporti; Ministero dellam-
biente e della tutela del territorio e del mare; Regioni e Province autonome; Enti locali, Consorzi di bonifica e irrigazione e vari Enti con competenze
sullirrigazione; Autorit di bacino; Autorit dambito; Presidenza del Consiglio Dipartimento Protezione civile (attraverso prefetti o commissari
straordinari).
3. Per bacino idrografico si intende il territorio nel quale scorrono tutte le acque superficiali attraverso torrenti, fiumi ed eventualmente laghi per
sfociare al mare in ununica foce, a estuario o delta.

Capitolo 1 | 17
sempre pi di integrazione delle politiche di settore e idrico e a un adeguato contributo al recupero dei costi dei
quindi si passati a promuovere una gestione integrata servizi idrici a carico dei vari settori di impiego dellacqua.
delle risorse idriche per i diversi usi e uno spinto coor- In Italia, i Distretti idrografici individuati da Nord a
Quadro generale

dinamento e integrazione tra le politiche ambientali, la Sud sono 8:


politica agricola comune e quella energetica. - Padano
Rispetto ai rapporti tra Stato e Regione, in base al - Alpi orientali
testo rivisto della Costituzione4 e alla legge Bassanini5, - Bacino pilota del Serchio
lo Stato dovrebbe dettare norme di principio alle quali - Appennino settentrionale
le Regioni sono chiamate a dare attuazione. Rimane ri- - Appennino centrale
servata allo Stato lindividuazione delle acque pubbliche, - Appennino meridionale
la determinazione e la disciplina degli usi e le conces- - Sicilia
sioni per le grandi derivazioni, il censimento nazionale - Sardegna.
dei corpi idrici, le modifiche al piano generale degli ac- Nella tavola 1.0 dellallegato cartografico al capitolo
quedotti, lutilizzazione delle risorse idriche per la pro- riportato linquadramento dei Distretti idrografici.
duzione di energia elettrica, le funzioni relative alla pro- Nelle more del completamento del recepimento della
grammazione nazionale e di settore della destinazione norma comunitaria che prevede la definizione e attiva-
delle risorse idriche. Le funzioni trasferite alle Regioni zione delle Autorit di Distretto, nei Distretti operano le
possono essere divise in tre grandi partizioni: a) la difesa Autorit di bacino di rilevanza nazionale istituite dalla
delle acque, tra le quali rientrano anche quelle relative l.183/89.
alla difesa delle coste e degli abitati costieri; b) gli usi A livello di gestione, fatta salva la pianificazione a li-
plurimi delle acque; c) le utilizzazioni diverse del suolo, vello di Distretto idrografico, luso irriguo dellacqua ri-
delle spiagge prospicienti o interessate direttamente dalle mane affidato agli Enti irrigui (Consorzi, associazioni,
acque interne. Sono, inoltre, trasferiti integralmente la ecc.), la cui evoluzione rispetto al 1965, anno di riferi-
progettazione, la realizzazione e la gestione delle opere mento del precedente studio sullirrigazione nazionale
idrauliche che interessano la difesa del suolo. dellInea, descritta di seguito.
Come ultima e fondamentale tappa di questa evolu- Da questo breve aggiornamento sullassetto normativo
zione, si ricorda la emanazione della direttiva 2000/60/ e istituzionale emerge un quadro complesso e articolato,
Ce che costituisce la nuova norma quadro europea in ancora caratterizzato da un certo livello di frammenta-
materia di gestione e protezione delle risorse idriche zione e talvolta di sovrapposizione di poteri e funzioni sia
(Zucaro, 2008). La direttiva quadro, recepita in Italia con a livello centrale che periferico, nonostante gli sforzi di
il d.lgs.152/06 (cosiddetto codice ambientale), nata con riorganizzazione normativa avviati. Sotto questo aspetto,
lo scopo di istituire un quadro comunitario per la prote- nel corso degli ultimi anni si assistito ad una maggiore
zione delle acque con obiettivi di tutela e miglioramento propensione verso una pianificazione integrata del terri-
qualitativo della qualit ambientale dei corpi idrici e di torio, ma vi sono ancora diversi passi da compiere co-
uso sostenibile delle risorse idriche6. Elementi innova- gliendo loccasione offerta dalla definizione dei Piani di
tori particolarmente significativi della direttiva sono: la gestione di Distretto idrografico.
definizione dei Distretti idrografici come base territoriale Parimenti, si fatta avanti sempre pi lesigenza di in-
di riferimento7 per la pianificazione delluso e della tu- tegrare le politiche di settore per aumentare il grado di
tela delle risorse; la stretta associazione tra tutela qua- efficacia e di efficienza della spesa pubblica, con partico-
litativa e quantitativa delle risorse idriche8 ; lindicazione lare riferimento alle politiche ambientali, energetiche e
del riferimento programmatico nel Piano di gestione del alla politica agricola comunitaria. In tale ambito, un im-
Distretto idrografico, definito e applicato da una Autorit portante primo segnale si avuto con il riconoscimento,
di gestione del Distretto, che comprende tutti gli usi della tra le 4 nuove sfide dellHealth check della Pac del 2009
risorsa compreso, quindi, quello irriguo; lindividuazione (reg. (Ce) 73/09) dellimportanza della tematica della ge-
di politiche dei prezzi dellacqua finalizzate al risparmio stione delle risorse idriche.

4. Modifica del Titolo V - Legge Costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3. Precedentemente, le acque pubbliche, a differenza delle acque minerali e termali,
non rientravano fra le materie riservate dalla Costituzione alla competenza regionale.
5. D.lgs. n. 112 del 1998, di attuazione della Legge n. 59 del 1997, c.d. Legge Bassanini.
6. La norma si ispira alla definizione di uso sostenibile dellacqua formulata nei principali documenti internazionali, dal capitolo 18 dellAgenda 21
(protezione delle acque) alla conferenza di Dublino del 1992 (dove viene fra laltro sancito il principio dellacqua come bene di rilevanza economica
e sociale), al Quinto Programma quadro di azione ambientale dellUe, fino alle recenti dichiarazioni comuni del summit di Johannesburg (2002) e
del Forum mondiale sullacqua di Kyoto (2003) e di quello di Citt del Messico (2006).
7. Area di terra e di mare, costituita da uno o pi bacini idrografici limitrofi e dalle rispettive acque sotterranee e costiere.
8. Lo stato di qualit delle acque valutato sotto laspetto ecologico, chimico e quantitativo, tenendo conto di una serie di criteri fissati negli allegati
della direttiva.

Capitolo 1 | 18
Anche la recente Comunicazione della Commissione come unit territoriale di riferimento i Distretti idrogra-
europea sulla Pac verso il 2020 (Commissione euro- fici italiani istituiti con il d.lgs. 152/06 (tavola 1.0 dellal-
pea, 2010) prevede il rafforzamento delle performance legato cartografico al capitolo), in quanto rappresentano

Quadro generale
ambientali della politica, con lobiettivo di promuovere lunit territoriale e amministrativa di riferimento per la
uno sviluppo sempre pi sostenibile e multifunzionale pianificazione delluso dellacqua per tutti gli usi e per
dellagricoltura dellUnione europea. garantire anche la coerenza della programmazione degli
In base allattuale assetto giuridico e di pianificazione investimenti di settore rispetto alle disponibilit idriche
e programmazione nel settore idrico, si scelto di descri- e ai fabbisogni.
vere luso dellacqua in agricoltura e degli schemi irrigui, Di seguito, si riporta una scheda sintetica delle princi-
e la loro evoluzione rispetto agli anni sessanta, avendo pali norme emanate dal 1965 in materia di risorse idriche.

Scheda 1.1 Principali norme dal 1965 in materia di risorse idriche

Normativa di riferimento
La legge ha costituito la prima normativa italiana sullinquinamento e il risanamento dei corpi idrici.
I principi, le finalit e gli strumenti della legge riguardano fondamentalmente:
- la tutela delle acque dai fenomeni di inquinamento dovuti alla forte antropizzazione del territorio;
- la disciplina degli scarichi di qualsiasi tipo, in tutte le acque superficiali e sotterranee, interne e marine;
- i criteri generali per lutilizzazione delle acque in materia di insediamenti;
Legge n. 319 del 10 maggio 1976 Tutela delle acque
- lorganizzazione dei pubblici servizi di acquedotto, fognature e depurazione.
dallinquinamento (legge Merli).
Inoltre, la legge stabilisce i criteri per la redazione di un Piano generale di risanamento delle acque da parte delle
Regioni, in cui rilevare le caratteristiche quantitative e qualitative dei corpi idrici, in seguito a un monitoraggio si-
stematico delle acque, nonch le azioni e gli interventi di risanamento necessari per il miglioramento o la preven-
zione delle situazioni di degrado.
La legge Merli stata abrogata ai sensi del d.lgs. 152/99.
La finalit della legge assicurare la difesa del suolo, il risanamento delle acque, lorganizzazione, la fruizione e la
gestione del patrimonio idrico per gli usi di sviluppo economico e sociale e la tutela ambientale.
La novit fondamentale della legge consiste nellindividuazione del bacino idrografico quale ambito territoriale di
riferimento. Sono individuati i nuovi organismi pubblici preposti alla gestione, le Autorit di bacino nazionali, in-
Legge n. 183 del 18 maggio 1989 Norme per il riassetto
terregionali e regionali, e sono predisposti gli strumenti pianificatori di base per la difesa del suolo, i Piani di ba-
organizzativo e funzionale della difesa del suolo
cino. LAutorit istituita in quanto Ente di programmazione e pianificazione in grado di superare la frammenta-
riet delle competenze degli Enti esistenti e assicurare il coordinamento di tutte le azioni sul territorio.
Mediante il Piano di bacino, sono programmati gli interventi di difesa del suolo destinati a coordinarsi con i pro-
grammi nazionali, regionali e sub-regionali di sviluppo economico e di uso e tutela del territorio.
In base alle finalit della legge, luso dellacqua deve essere indirizzato al risparmio e al rinnovo delle risorse per
non pregiudicare il patrimonio idrico, la vivibilit dellambiente, lagricoltura, la fauna e la flora acquatiche, i pro-
cessi geomorfologici e gli equilibri idrogeologici.
Questa norma, inoltre, definisce: lelevazione di determinate aree naturali ad aree di assoluta protezione; lesclu-
sione di qualsiasi captazione delle acque sorgive, fluenti e sotterranee necessarie alla conservazione degli ecosi-
stemi; la priorit delluso dellacqua per il consumo umano rispetto a tutti gli altri usi del medesimo corpo idrico su-
perficiale e sotterraneo, nonch la priorit, dopo il consumo umano, delluso agricolo dellacqua.
In particolare, la legge si pone lobiettivo di superare:
leccessiva frammentazione delle gestioni che determinano un assetto produttivo inefficiente ed un insufficiente
livello di specializzazione, con conseguenze sul piano delladeguamento tecnologico dei servizi;
la forma di gestione diretta da parte dei Comuni, non funzionale alle caratteristiche industriali del servizio, che
ha limitato, nel tempo, le capacit di adeguamento e di innovazione del servizio;
Legge n. 36 del 5 gennaio 1994 Disposizioni in materia il sistema tariffario, al fine di definire una tariffa capace di finanziare gli investimenti necessari a migliorare le in-
di risorse idriche (legge Galli) frastrutture e a fornire pi elevati livelli di servizio;
lassetto istituzionale, per una netta separazione dei compiti di indirizzo e controllo rispetto a quelli di gestione,
con lobiettivo fondamentale di tutelare il consumatore.
Per realizzare questi obiettivi, la legge ha definito nuovi processi e nuovi soggetti istituzionali. A livello decentrato,
lapplicazione della legge richiede alcuni passaggi fondamentali quali:
lapprovazione da parte delle Regioni delle norme di applicazione;
la definizione, da parte delle Regioni, della delimitazione territoriale e della forma istituzionale degli Ambiti ter-
ritoriali ottimali (Ato);
la definizione del Piano per ladeguamento delle infrastrutture e il raggiungimento degli obiettivi di migliora-
mento del servizio da parte di ciascun Ato;
laffidamento, da parte di ciascun Ato, del Servizio idrico integrato (Sii) al Gestore del servizio, sulla base di una
convenzione/contratto;
lo sviluppo dellattivit di controllo da parte di ciascun Ato sul gestore rispetto alla realizzazione del Piano.
> segue >

Capitolo 1 | 19
> segue >
Decreto legislativo n. 59 del 1997 (legge Bassanini);
Trasferimento di poteri e competenze dallo Stato alle Regioni.
Decreto legislativo n. 112 del 1998 (legge Bassanini bis);
In materia di risorse idriche, rimane allo Stato un ruolo di coordinamento delle politiche e di legiferazione su nor-
Decreto legislativo n. 267 del 18 agosto 2000 Testo mative comunitarie e nazionali.
Quadro generale

unico delle leggi sullordinamento degli Enti locali;


Lobiettivo principale la definizione della disciplina generale per la tutela delle acque superficiali, marine e sot-
terranee, al fine di: prevenire e ridurre linquinamento e attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati; conseguire
il miglioramento dello stato delle acque e proteggere quelle destinate a particolari usi; perseguire usi sostenibili
e durevoli delle risorse idriche con priorit per quelle potabili; mantenere la capacit naturale di autodepurazione
dei corpi idrici, nonch la capacit di sostenere comunit animali e vegetali ampie e ben diversificate.
La norma impone una serie di adempimenti basati sul principio della tutela integrata degli aspetti qualitativi e
quantitativi della risorsa. La tutela quantitativa della risorsa concorre, infatti, al raggiungimento degli obiettivi
Decreto legislativo n. 152 dell11 maggio 1999
di qualit e pertanto la protezione della qualit delle acque non pu prescindere dal controllo dei prelievi e de-
Disposizioni sulla tutela delle acque dallinquinamento
gli usi dellacqua.
e recepimento della direttiva 91/271/Cee concernente
Il decreto prevede e rafforza gli strumenti e le azioni previste dalla l. 36/94 ai fini del risparmio, riciclo e riutilizzo
il trattamento delle acque reflue urbane e della
dellacqua, riduce le concessioni temporali e le sottomette alla pianificazione del bilancio idrico e della tutela qua-
direttiva 91/676/Cee relativa alla protezione delle acque
litativa delle acque. I principi generali legati allutilizzazione della risorsa idrica per il settore irriguo sono:
dallinquinamento provocato dai nitrati provenienti da
la preferenza, tra pi domande concorrenti, dellutilizzatore che offre maggiori garanzie sotto il profilo ambien-
fonti agricole, e sue integrazioni e modifiche recate dal
tale, vale a dire rispetto e alla quantit e alla qualit delle acque restituite;
decreto legislativo n. 258 del 18 agosto 2000
il divieto dellutilizzo delle acque destinate al consumo umano per usi diversi, a meno che non sia accertata am-
pia disponibilit della risorsa o la grave mancanza di fonti alternative di approvvigionamento. Ci rappresenta
un deterrente alluso di risorse pregiate per usi che non richiedono una qualit elevata; in questi casi prevista
la triplicazione del canone;
la riduzione della durata delle concessioni, che non possono superare i 30 anni (40 anni per uso irriguo).
A livello regionale, lo strumento di applicazione del d.lgs.152/99 il Piano di tutela delle acque, considerato un
piano stralcio di settore del Piano di bacino, la cui approvazione, , dunque, sottoposta allAutorit di bacino.
La direttiva 60/2000/Ce ha come finalit quella di istituire un quadro di riferimento comune per tutti gli Stati mem-
bri nellambito del quale prevedere azioni comuni e complementari partendo dal principio che lacqua un bene
comune e non un prodotto commerciale e, pertanto, rappresenta un patrimonio che va protetto, difeso e trattato
come tale.
La direttiva intende mantenere e migliorare lambiente acquatico allinterno della Comunit, obiettivo che ri-
guarda, principalmente, la qualit delle acque con graduale riduzione delle emissioni di sostanze pericolose. Il rag-
giungimento degli obiettivi fissati viene messo in relazione ad una stretta collaborazione e ad unazione coerente
a livello locale, della Comunit e degli Stati Membri, oltre che allinformazione, alla consultazione e alla partecipa-
zione dellopinione pubblica, compresi gli utenti.
Gli obiettivi della direttiva acque si inseriscono in quelli pi complessivi della politica ambientale dellUnione per la
tutela e miglioramento della qualit ambientale e lutilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali, sulla base:
Direttiva 60/2000/Ce del Parlamento europeo e del
a) dei principi della precauzione e dellazione preventiva;
Consiglio dellUnione Europea del 23 ottobre 2000 che
b) della riduzione soprattutto alla fonte dei danni causati allambiente e alle persone;
istituisce un quadro per lazione comunitaria in materia
c) del criterio ordinatore chi inquina paga;
di acque
d) dellinformazione e della cooperazione con tutti i soggetti interessati.
Il miglioramento dellambiente acquatico del territorio dellUnione va perseguito attraverso misure integrate sugli
aspetti qualitativi e quantitativi, a livello di ciascun bacino idrografico. Oltre alla protezione delle acque, prevista
allarticolo 1, tra gli obiettivi enunciato anche quello del risparmio idrico, (aspetti quantitativi) attraverso il quale
deve essere garantito un uso sostenibile, fondato sulla protezione a lungo termine delle risorse disponibili. Questo
principio richiamato anche allarticolo 9, dove stabilito che le eventuali politiche dei prezzi dellacqua da adot-
tare devono incentivare gli utenti ad usare le risorse idriche in modo efficiente.
Gli Stati Membri definiscono i Distretti idrografici quali unit territoriali di riferimento, comprendenti uno o pi ba-
cini idrografici e istituiscono Autorit di distretto idrografico come Enti di competenza.
Gli obiettivi ambientali definiti vengano perseguiti attraverso la definizione e lattuazione di Piani di gestione dei
bacini idrografici.
Il decreto ha inteso riordinare la normativa italiana in materia ambientale, conosciuto infatti come codice am-
Decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 Norme in bientale. Con riferimento alle norme sulle risorse idriche, il decreto recepisce la direttiva 2000/60/Ce, incorpora e
materia ambientale abroga il d.lgs. 152/99 e la l. 183/89.
Il decreto suddivide il territorio italiano in 8 distretti idrografici.

Fonte: elaborazioni Inea

Capitolo 1 | 20
1.2 Evoluzione del settore irriguo a livello cializzare la produzione (orientandola verso colture pi
nazionale redditizie e nuove combinazioni produttive), in sostanza
per rendere lagricoltura italiana pi competitiva sui mer-

Quadro generale
A livello nazionale i reticoli idrografici risultano molto cati. Una delle conclusioni tratte dallindagine riguardava,
eterogenei in relazione alle caratteristiche geomorfolo- infatti, la stima di possibile ulteriore estensione delle su-
giche del Paese, tra le pi varie dEuropa, con tipologie perfici irrigue a oltre 4 milioni di ettari.
che variano dai grandi bacini idrografici del Nord ai corsi Nel 1965 emersero alcuni elementi su cui era richiesta
dacqua di medie e variabili dimensioni del Centro, ai una visione di pi ampio respiro e degli interventi rifor-
corsi dacqua irregolari e di tipo torrentizio del Sud e delle matori dello Stato, in particolare si evidenzi la neces-
Isole. Le superfici potenzialmente oggetto di produzione sit di: programmare gli investimenti in modo integrato
agricola e di irrigazione sono concentrate lungo le coste sul territorio rispetto alla sua vocazione e ricettivit (ca-
e nelle aree vallive e sono di medie e piccole dimensioni, pacit produttiva) per garantire lefficienza della spesa
ad eccezione di alcune vaste pianure (padana, foggiana, pubblica; affiancare agli investimenti linnovazione sulle
catanese, pontina e oristanese). pratiche e tecniche irrigue nelle aziende agricole per au-
Come emerso dallindagine pubblicata dallInea nel mentare la produttivit e ridurre gli sprechi di risorsa;
1965, lirrigazione ha visto il suo maggior sviluppo nel Nord avviare un riordino delle utenze irrigue superando anti-
del Paese, anche grazie alla estensione delle superfici in- che disposizioni e consuetudini (ad esempio gli antichi
teressate e alla diffusione della gestione collettiva9. Il dato diritti su concessioni e pagamenti) considerati non com-
da associare alle disponibilit idriche potenziali mag- patibili con la necessaria modernizzazione dellagricol-
giormente presenti nel Nord, e anche alle vicende storiche tura. Purtroppo, va constatato che molti di questi punti,
che hanno caratterizzato il Paese prima dellUnit dItalia. seppur con sfumature diverse, costituiscono ancora oggi
Mentre al Nord e in alcune realt del Centro sin dal Medio obiettivi da perseguire, in particolare sulla gestione in-
Evo e poi nelle epoche dei Comuni e delle Signorie si sono tegrata e sul necessario riordino dei sistemi concessori.
affermate tendenze al collettivismo e allestendimento Nel corso di questi ultimi decenni, la situazione po-
delle aree agricole e delle superfici irrigue attraverso litica, sociale ed economica profondamente cambiata
opere pubbliche di bonifica e irrigazione, nel Meridione e le stesse politiche agricole sono state profondamente
e nelle Isole, con pochissime eccezioni, lassetto storico e riorientate dalla Pac. In particolare, tra gli elementi che
politico ha limitato se non impossibilitato lo sviluppo di hanno maggiormente influenzato levoluzione del feno-
iniziative in tal senso. Solo con lUnit dItalia e con le po- meno irriguo e della gestione dellacqua in agricoltura,
litiche nazionali volute dal governo Cavour si affermato si ritiene che un ruolo principale abbia svolto lafferma-
definitivamente il principio di pubblico interesse dellir- zione delle politiche ambientali. Gi a partire dagli anni
rigazione e sono stati decretati contributi pubblici alle settanta si avviato un lungo e acceso dibattito a livello
opere (di bonifica e di irrigazione) in tutto il Paese, anche mondiale sulla necessaria protezione delle risorse natu-
se nei decenni successivi il Sud ha comunque avuto poco rali dallinquinamento e dal depauperamento che ha por-
accesso ai fondi per carenza di realt associative (i fondi tato, nei decenni successivi, alla ridefinizione dei modelli
erano principalmente destinati ai Consorzi). Dai dati ri- di sviluppo e alla affermazione dei principi cardine dello
portati nellindagine Inea del 1965, la superficie irrigabile sviluppo sostenibile. In tale contesto, lagricoltura ha as-
(corrispondente a quella attrezzata per lirrigazione) tra sunto un ruolo chiave nella gestione ecocompatibile e
il 1875 e il 1961 pass da 1,5 a 3,1 milioni di ettari, per nella difesa delle risorse naturali.
oltre il 70% nel Nord Italia. Lo sviluppo dellirrigazione al Le politiche agricole europee si sono adattate alle ri-
Sud e nelle Isole si pienamente concretizzato solo con le chieste e alle esigenze della societ civile, sempre pi
politiche di investimento del secondo dopoguerra, a par- orientate al mantenimento del territorio, alla fruizione
tire dagli anni cinquanta e sessanta. In questa nuova fase dei beni ambientali e alla qualit dei prodotti agricoli
storica, gli investimenti erano finalizzati alla moderniz- e dellalimentazione. Il riorientamento degli obiettivi
zazione dellagricoltura, attraverso lo sviluppo dellirriga- avviato con la riforma Pac del 1993 e ancor di pi con
zione collettiva per aumentare le rese delle colture e spe- Agenda 2000 e con la riforma del 200310 ha visto, come

9. Sono presenti due forme con cui la pratica irrigua svolta e organizzata: collettiva e autonoma. Lagricoltore pu approvvigionarsi autonomamente,
seguendo uno specifico iter di autorizzazione al prelievo, presso lAmministrazione competente al rilascio di concessioni, e lattingimento libero
sui tempi e i modi dellirrigazione. Nel caso dellirrigazione collettiva, la presenza e lerogazione di acqua garantita da un servizio collettivo, or-
ganizzato in forma di Consorzi o associazioni di utenti (gli imprenditori agricoli) che, generalmente, gestiscono lapprovvigionamento alle fonti
(opere di presa sui corpi idrici), gli schemi idrici che assicurano la distribuzione della risorsa (rete irrigua) e definiscono le modalit di erogazione
agli utenti (esercizio irriguo). In base ai dati pi recenti disponibili, il 53% delle aziende agricole irrigue si approvvigionano da Consorzio, il 18%
presentano una doppia modalit Consorzio - autoapprovvigionamento (ISTAT, 2000).
10. Riforma Mc Sharry del 1993, che introduce misure di accompagnamento (agroambiente, forestazione e prepensionamento); Agenda 2000, che intro-
duce le misure di sviluppo rurale; Riforma Fischler del 2003, che introduce il regime disaccoppiato e la eco-condizionalit e rafforza lo sviluppo rurale.

Capitolo 1 | 21
noto, spostare gradualmente lattenzione delle politiche milioni di ha).
e degli aiuti dalla produzione e dal controllo dei prezzi Infine, come ulteriore fattore critico, va fatto cenno al
allo sviluppo rurale. La liberalizzazione dei mercati, inol- tema dei cambiamenti climatici, che ormai allordine
Quadro generale

tre, insieme alle preferenza alimentari dei cittadini eu- del giorno nel dibattito scientifico e politico e in tutti gli
ropei, ha indotto a nuove scelte strategiche, soprattutto scenari ipotizzati prevede una riduzione delle disponibi-
per i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo: produzioni lit idriche complessive e un aumento delloccorrenza di
di qualit, tipiche e controllate. Queste nuove tendenze eventi estremi quali siccit e alluvioni, che sembrano con-
hanno riguardato fortemente lagricoltura irrigua, in fermati dagli eventi dellultimo decennio (siccit nel Nord
quanto queste produzioni proprio grazie allirrigazione 2003-2005, tendenza alla siccit invernale e primaverile,
sono in grado di rispondere alle esigenze dei mercati na- maggiore frequenza di eventi estremi di precipitazioni al
zionali ed internazionali che richiedono prodotti a qua- Nord, al Centro e al Sud) (Zucaro e Pontrandolfi, 2007).
lit costante e stabile nel tempo. Nel contesto politico, economico e ambientale de-
In questi decenni, profonde modifiche di assetto sono scritto, quindi, la disponibilit di risorse idriche sempre
intervenute con le politiche nazionali per le infrastrut- pi un fattore determinante per lo sviluppo agricolo.
ture idriche e lirrigazione (rilevante la dimensione dei
finanziamenti), con le politiche strutturali e agricole
europee, la ricerca e linnovazione e con lavvento delle 1.3 Caratteristiche strutturali
Regioni con i programmi operativi, che hanno promosso
e sostenuto infrastrutture, manutenzione e servizi alle La differente caratterizzazione dellirrigazione nelle
imprese. Inoltre, le dinamiche di sviluppo socioecono- varie aree del Paese evidenziata dallo studio Inea del 1965,
mico in questo cinquantennio hanno profondamente mo- nei suoi tratti generali permane ancora oggi in quanto de-
dificato i modelli di consumo e gli stili di vita, per cui terminata da fattori idrogeologici, orografici e ambientali
aumentato il consumo di acqua potabile pro capite, per oltre che storici. Nel tempo al Nord si sviluppata una
uso industriale e turistico. imponente rete di canali di bonifica utilizzati nel corso
Per tali motivazioni, il fenomeno irriguo andato sem- della stagione irrigua per la distribuzione (denominata
pre pi a stabilizzarsi e a specializzarsi a livello di aziende rete promiscua); le fonti di approvvigionamento per lirri-
agricole e di gestione collettiva della risorsa, anche nel gazione sono costituite, nella gran parte dei casi, da prese
Nord del Paese, dove lirrigazione ha assunto un carat- dirette da corsi dacqua o sorgenti; la gestione dellirriga-
tere di pratica stabile piuttosto che di soccorso e molti zione in gran parte collettiva. Differenze sostanziali si
Consorzi, che in passato si concentravano sulle attivit riscontrano tra larea subalpina, caratterizzata da unir-
di bonifica, si sono riorganizzati in funzione delle attivit rigazione a macchia di leopardo frammentata e concen-
di irrigazione. trata nelle valli, e la Pianura Padana e il Veneto, dove lir-
Allo stesso tempo, tuttavia, proprio in seguito alla rigazione risulta estesa e capillare nei territori di pianura.
maggiore integrazione degli obiettivi ambientali promossi Nel Centro Italia la rete di bonifica mediamente svi-
anche dalla politica agricola, il risparmio idrico assurto luppata e lirrigazione collettiva limitata ad aree spe-
a principio prioritario, per cui lestendimento delle super- cializzate di medie e piccole dimensioni, ma in grado
fici irrigue fortemente scoraggiato se non accompagnato di garantire qualit e quantit di produzioni agricole an-
da una forte riduzione di distribuzione nella medesima che ad alto reddito (si pensi alle aree agricole della costa
area attraverso il ricorso a sistemi di irrigazione pi effi- toscana, della Valtiberina o dellAgro Pontino e dellAgro
cienti. Contemporaneamente, nellultimo secolo i fabbi- Romano). Lirrigazione autonoma prevalente nelle aree
sogni e consumi idrici sono costantemente aumentati, e interne e collinari.
la tendenza oggi sempre allaumento, creando rilevanti Nel Sud e nelle Isole le aree soggette alla bonifica sono
problemi non solo di approvvigionamento, ma anche di limitate alle pianure alluvionali lungo le coste; a par-
competizione tra gli usi della risorsa, in particolare tra tire dal secondo dopoguerra sono stati realizzati invasi e
luso a scopi energetici, luso agricolo e quello turistico. Si schemi irrigui a gestione collettiva, ma permane un cro-
imposto quindi con maggior forza il principio di uso in- nico problema di squilibrio tra disponibilit e fabbisogni
tegrato dellacqua, con una pianificazione e programma- irrigui. Lirrigazione autonoma comunque molto diffusa
zione tese a garantire gli usi, con priorit per luso civile e prevale in alcune aree (Puglia e Calabria in particolare).
e poi agricolo, nel rispetto degli obiettivi ambientali. In Un ulteriore aspetto di complessit del fenomeno ir-
Italia tale principio si tradotto nella definizione di ciclo riguo dato dalla unit territoriale di riferimento delle
integrato dellacqua, gestito in ambiti territoriali ottimali competenze di pianificazione e gestione delle risorse idri-
(l. 36/94), da cui per rimane escluso luso irriguo. che. Da normativa comunitaria e nazionale la pianifica-
Tutto ci ha portato nel tempo ad una riduzione della zione avviene su scala di bacino idrografico (cfr. par. 1.1),
Sau irrigata, che in base ai dati Istat, nel 2000 si attestava mentre la gestione dellirrigazione ha come unit territo-
intorno ai 2,5 milioni di ha (nel 1990 risultava pari a 2,7 riale di riferimento la superficie amministrativa dei circa

Capitolo 1 | 22
500 Enti irrigui11 presenti dopo i riordini regionali avve- giuridica in materia di irrigazione sul territorio, ma non
nuti negli ultimi decenni (tav. 1.1). Gli Enti sono etero- sempre significativa del fenomeno irriguo, in quanto
genei in dimensioni, funzioni, e sotto laspetto giuridico tende a comprendere anche territori e aree su cui non

Quadro generale
(per un approfondimento si veda par. 1.5). La gran parte sono presenti superfici attrezzate per lirrigazione (tab. 1).
sono Consorzi di bonifica e irrigazione, ma si evidenzia Ci deriva sostanzialmente dalla missione degli Enti, che
che in alcune regioni non tutti i Consorzi svolgono attivit possono svolgere anche altre attivit, a volte principali
irrigue, come ad esempio gran parte dei Consorzi toscani, rispetto allirrigazione, prime tra tutte la bonifica, il mi-
il Consorzio Pratica di Mare nel Lazio e il 4- Caltanissetta glioramento fondiario, le attivit agro-forestali (Comunit
in Sicilia. Tale specifica importante per chiarire che lin- montane). Il 49% degli Enti opera nel Distretto Padano,
serimento degli Enti irrigui nel Sigrian stato valutato di valore su cui incide il numero elevato di piccoli Enti che
concerto con le Regioni rispetto alleffettiva attivit irrigua operano nelle aree subalpine (Valle dAosta e Trentino),
svolta dai numerosi Consorzi presenti sul territorio. Le caratterizzate da elevata frammentazione legata alla mor-
leggi di riordino regionali si pongono come obiettivi gene- fologia del territorio. Nelle zone pedecollinari e pianeg-
rali la razionalizzazione della gestione irrigua sul territorio gianti del Nord, nel Sud e nelle isole, invece, prevalgono
e la definizione di competenze pi adeguate alle esigenze Enti irrigui di dimensioni medio-grandi.
del territorio (per approfondimenti cfr. capp. da 2 a 9). Pi indicativa per il fenomeno irriguo la superficie
In particolare, la razionalizzazione ha portato allaccor- attrezzata, che rappresenta la porzione di territorio degli
pamento degli Enti, in alcune realt settentrionali prima Enti irrigui su cui insistono infrastrutture irrigue e su cui
molto numerosi in quanto nati anticamente dalla libera organizzato il servizio irriguo (nello studio Inea del 1965
iniziativa di agricoltori su piccole porzioni di territorio. In indicata come superficie irrigabile). In Italia la superficie
queste realt i riordini prevedono anche una complessiva attrezzata si estende su circa 3,1 milioni di ettari, di cui il
revisione delle utenze irrigue nei nuovi piani di classifica 43% nel Padano, il 19% nelle Alpi orientali e il 13% nellAp-
(Lombardia, Veneto, Piemonte). Per quanto riguarda le pennino meridionale. Si tenga conto che gi negli anni
funzioni, oltre allirrigazione, i riordini attribuiscono agli sessanta lo studio Inea parlava di 3,1 milioni di ettari di su-
Enti un ruolo nel perseguimento di obiettivi ambientali, di perficie irrigabile, a riprova del fatto che buona parte degli
multifunzionalit e di mantenimento del territorio. Infine, investimenti irrigui di una certa rilevanza (non parliamo
si evidenzia che nelle regioni centrali e meridionali i rior- di rete secondaria e terziaria) risalgono a quegli anni.
dini tendono a far coincidere i limiti amministrativi degli Se si rapporta il numero di Enti alla superficie attrez-
Enti con quelli dei bacini idrografici. In alcuni casi, nelle zata per lirrigazione, il singolo Ente gestisce mediamente
leggi regionali di riordino dei Consorzi si teso a far coin- circa 6.300 ettari, ma il dato si presenta estremamente
cidere il loro territorio con quello provinciale. eterogeneo, in quanto si va dai circa 100 ettari gestiti
La superficie amministrativa esprime una competenza nei Consorzi valdostani e trentini agli oltre 30.000 ettari

Tabella 1 - Superfici degli Enti irrigui per Distretto idrografico


Distretti idrografici Enti irrigui attivi (n.) Superfici (ha)
Amministrativa Attrezzata Irrigata
Padano 240 4.270.356 1.325.907 983.867
Alpi Orientali (*) 157 1.371.351 598.711 586.700
Alpi Orientali - Padano (1) 5 278.780 169.954 148.198
Appennino Settentrionale 12 2.082.213 135.725 49.168
Appennino Settentrionale - Serchio (2) 2 95.507 1.054 .
Appennino Centrale - Appennino Settentrionale (3) 5 619.446 24.433 14.073
Appennino Centrale 9 1.881.176 92.909 74.547
Appennino Centrale - Appennino Meridionale (4) 2 337.897 25.177 1.020
Appennino Meridionale 37 4.951.099 413.068 207.537
Sicilia 10 2.382.307 142.965 74.248
Sardegna 10 937.363 161.540 59.303
ITALIA 489 19.207.495 3.091.443 2.198.661
(*) Esclusa la Pa di Bolzano
(1) Alpi orientali Padano: Veronese, Fossa di Pozzolo, Delta Po Adige, Terlago, Ronzo-Chienis
(2) Appennino settentrionale Serchio: Bientina, Versilia Massaciuccoli
(3) Appennino Centrale - Appennino settentrionale: Valtiberina Toscana, Alta Umbria, Val di Chiana Romana e Val di Paglia, Val di Paglia Superiore, Maremma Etrusca
(4) Appennino Centrale Appennino meridionale: Sud, Ovest
Fonte: elaborazioni Inea su dati Sigrian 2010

11. Della Pa di Bolzano non sono disponibili i dati strutturali dellirrigazione, si stimano comunque oltre 100 Enti irrigui operanti sul territorio.

Capitolo 1 | 23
Tavola 1.1 E nti irrigui nei Distretti idrografici sigrian INEA
Quadro generale

Capitolo 1 | 24
nei Consorzi veneti e pugliesi. Mediamente, gli Enti con nazionali, si avvertita fortemente la tendenza alla con-
maggior superficie attrezzata si trovano nel Medio e Basso versione dei sistemi di irrigazione verso metodi a minor
bacino del Po, e in termini assoluti lEnte con maggiore consumo idrico e maggiore efficienza (aspersione e irri-

Quadro generale
superficie attrezzata nel Paese lEst Sesia, con oltre gazione localizzata). Gi nel 1965 emergeva un graduale
137.000 ettari. aumento della superficie ad aspersione, soprattutto nelle
Un elemento interessante che emerge dal confronto con regioni centrali, pur permanendo una netta prevalenza
i risultati dello studio del 1965 che il concetto di super- dei sistemi a scorrimento e per infiltrazione (74% della
ficie irrigabile/attrezzata era associato, sostanzialmente, superficie attrezzata nazionale) nelle regioni settentrio-
alluso dellacqua su tali superfici, quindi alla superficie nali quanto in quelle meridionali, in alcune quasi esclu-
irrigata. Oggi, invece, si distingue nettamente la presenza sivi: tra il 95 e l83% in Valle dAosta, Puglia, Basilicata,
di infrastrutture per lirrigazione dalluso irriguo (superfi- Campania ed Emilia-Romagna.
cie effettivamente irrigata), che pu non esserci per vari Il confronto con i dati attuali conferma la tendenza
fattori quali scelte produttive, mancanza di disponibilit alladeguamento tecnico e tecnologico a livello azien-
idriche, sovradimensionamento delle infrastrutture rea- dale, che stato possibile grazie agli investimenti azien-
lizzate rispetto alla produttivit dellarea. Ad oggi il grado dali messi in campo in questi anni, anche grazie ai fi-
di utilizzazione delle infrastrutture irrigue (rapporto tra nanziamenti comunitari resi disponibili dalle politiche
superficie irrigata e attrezzata) a livello nazionale pari di sviluppo rurale. Ormai prevale laspersione in gran
al 71%, con valori decisamente pi alti nellarea delle Alpi parte delle aree (tab. 2 e tav. 1.2), e come dato nazio-
orientali (98%) e nellAppennino centrale (80%), molto pi nale aspersione e scorrimento si attestano sul 37% della
bassi al Sud e nelle isole (tra 50 e 31%). In valori assoluti, superficie attrezzata, seguite dallirrigazione localizzata
la superficie irrigata pari a circa 2,2 milioni di ettari, di (12%). Questo dato comunque differisce fortemente tra
cui l80% al Nord. Tali differenze dipendono da vari fattori Nord, Centro e Sud: nei Distretti Padano e Alpi orientali
(scelte produttive degli imprenditori agricoli, convenienza lo scorrimento rappresenta ancora il metodo prevalente,
economica dellautoapprovvigionamento), ma quello sto- mentre nellAppennino settentrionale si verifica una in-
ricamente pi importante costituito dalle disponibilit versione di tendenza (70% aspersione e 24 localizzata).
idriche, la cui abbondanza nel Nord ha consentito la dif- Nel Sud e nelle isole prevale lirrigazione localizzata, con
fusione dellagricoltura irrigua anche attraverso luso ir- lunica eccezione della Sardegna (70% aspersione) date le
riguo dei canali di bonifica. Al Sud e nelle isole, invece, tipologie colturali presenti. Inoltre, lirrigazione localiz-
nonostante gli ingenti investimenti infrastrutturali, per- zata risulta essere il secondo metodo pi utilizzato in 6
mangono problemi di disponibilit idriche che non con- regioni (Trentino, Emilia-Romagna, Veneto, Lazio, Puglia
sentono una piena utilizzazione della rete realizzata. e Sardegna), oltre ad essere il sistema pi utilizzato in
Per chiudere lanalisi delle caratteristiche strutturali assoluto in Basilicata e Sicilia. Infine, si evidenzia che la
dellirrigazione collettiva, particolarmente interessante sommersione permane solo nelle aree risicole, costitui-
risulta lanalisi dei sistemi di irrigazione adottati dalle sce per l8% del totale nazionale, considerate le elevate
aziende irrigue consorziate, soprattutto perch nel corso dimensioni di queste aree nel Nord Italia (Est Sesia tra
degli ultimi decenni, anche in relazione agli obiettivi Lombardia e Piemonte, Polesine tra Emilia-Romagna e
ambientali di risparmio idrico delle politiche europee e Veneto, Grossetana in Toscana).

Tabella 2 - Sistemi di irrigazione adottati a livello aziendale per Distretto idrografico


Distretti idrografici Sistemi di irrigazione (%)
Scorrimento Aspersione Sommersione Infiltrazione Infiltrazione Localizzata
sotterranea
Padano 51,9 29,1 13,5 2,1 0,1 3,3
Alpi Orientali 41,2 38,0 1,5 13,7 3,3 2,3
Alpi Orientali - Padano 38,9 30,3 4,8 25,8 0,0 0,1
Appennino Settentrionale 0,0 69,1 3,8 1,9 1,3 23,8
Appennino Settentrionale - Serchio . . . . . .
Appennino Centrale - Appennino Settentrionale - 72,8 - 8,2 - 19,0
Appennino Centrale 17,1 79,0 - - - 3,9
Appennino Centrale - Appennino Meridionale 10,3 76,7 - - - 12,9
Appennino Meridionale 3,4 39,3 0,3 3,6 - 53,3
Sicilia 5,5 20,6 0,5 - - 73,3
Sardegna 0,2 70,0 5,6 - - 24,1
ITALIA 37,5 37,3 8,3 4,8 0,5 11,6
Fonte: elaborazioni Inea su dati Sigrian 2010

Capitolo 1 | 25
Tavola 1.2 Sistemi di irrigazione prevalenti negli Enti irrigui sigrian INEA
Quadro generale

Capitolo 1 | 26
Lanalisi dei dati strutturali evidenzia lesistenza di tavole degli allegati cartografici ai capitoli). In Italia ad
diversi modelli di irrigazione che si sono evoluti nelle re- oggi sono utilizzati circa 1.400 schemi, di diverse dimen-
gioni, con una concentrazione territoriale delle attivit sioni, da molto piccoli a imponenti, e con caratteristiche

Quadro generale
irrigue collettive nel Nord Italia, precisamente nelle pia- idrauliche e strutturali molto differenti (cfr. capp. da 2
nure padana e veneta. Lirrigazione collettiva nelle re- a 9 e relativi allegati cartografici). Gli schemi a maggior
gioni centrali e meridionali, invece, presenta aree attrez- sviluppo, alcuni interregionali, si trovano in Lombardia,
zate di medie e piccole dimensioni, spesso concentrate Emilia-Romagna e Veneto. Importanti schemi a carat-
nelle aree di pianura costiera, quali la Versilia, lAgro tere interregionale sono presenti al Sud tra Campania,
pontino e Agro Romano, la valle del Sele, il Metapontino, Basilicata, Puglia e Calabria, in particolare lo schema
la Capitanata e la piana di Catania, tutte aree particolar- Jonico Sinni nel Metapontino.
mente vocate per lagricoltura ad alto reddito (orticoltura, Con riferimento alle fonti di approvvigionamento, nel
frutticoltura e floricoltura). Si distinguono, inoltre, aree 1965 era emersa una netta prevalenza del ricorso alle ac-
in cui lirrigazione a macchia di leopardo e molto fram- que superficiali per alimentare la rete irrigua, a servizio
mentata, tipiche dellarco subalpino. del 78% della superficie irrigabile nazionale, seguite dalle
In conclusione, per quanto il quadro storico rispetto acqua sotterranee (20% pozzi e fontanili), ma con forti di-
al 1965 sia cambiato e lirrigazione abbia costituito un sparit tra le varie aree. In particolare, come elementi ca-
fattore di sviluppo importante per molte aree del Paese ratterizzanti si rilev limportanza della fascia dei fonta-
e soprattutto per quelle meridionali e insulari, perman- nili tra il Piemonte e il Veneto (22%), la quasi esclusivit
gono delle differenze sostanziali tra Nord e Sud, dettate nellItalia centrale delluso delle acque di fiume, limpor-
senzaltro dalla ricchezza idrica naturale delle pianure tanza delle acque di falda al Sud e nelle Isole per il minor
del Nord, ma che si spiegano anche con la difficolt di col- sviluppo del reticolo idrografico superficiale, nonch lap-
mare in pochi decenni diversit di sviluppo e di investi- provvigionamento da serbatoi nelle Isole, gi importante
menti pubblici in agricoltura sedimentate prima dellUnit negli anni sessanta.
dItalia. Pur non potendo confrontare direttamente i dati del
Sigrian con quelli dellindagine del 1965 perch riferiti
a unit territoriali che fanno riferimento non al numero
1.4 Caratteristiche degli schemi irrigui di captazioni, ma alla superficie servita e comprendono
anche lirrigazione autonoma, dai dati attuali sulle fonti
La rilevanza degli schemi irrigui collettivi nel contesto di approvvigionamento nelluso delle acqua a fini irrigui
dellirrigazione nazionale era emersa chiaramente anche nelle varie aree del Paese non appaiono contro tendenze
dallindagine svolta nel 1965, che aveva rilevato le super- o significative modifiche di assetto particolari rispetto
fici irrigabili (attrezzate) su base comunale, compren- agli anni sessanta.
dendo quindi sia lirrigazione autonoma sia lirrigazione Dal Sigrian si rileva che gli Enti irrigui che attualmente
collettiva. svolgono attivit di approvvigionamento e distribuzione
Lunit di riferimento nel Sigrian sono gli schemi irri- dispongono di oltre 5.000 fonti di approvvigionamento
gui gestiti in maniera collettiva, vale a dire linsieme delle irriguo (captazioni da copri idrici), di cui circa 1.900 sui
opere idrauliche di collegamento tra i corpi idrici natu- corsi dacqua e oltre 500 sul reticolo artificiale (canali)
rali o artificiali e gli utilizzatori finali della risorsa (vedi (tab. 3 e tav. 1.3).

Tabella 3 - Tipologia di opere di presa (numero e %)


Captazione (numero e %)
Distretti idrografici da canale da sorgente da falda da lago/invaso da fiume altro tipo di opera
n. % n. % n. % n. % n. % n. %
Padano 271 10,0 310 11,4 588 21,6 32 1,2 1.394 51,3 122 4,5
Alpi Orientali 194 15,3 63 5,0 511 40,3 15 1,2 282 22,2 204 16,1
Appennino Settentrionale - - 2,0 2,7 21,0 28,0 8,0 10,7 31,0 41,3 13,0 17,3
Serchio - - - - 0,0 1,0 33,3 1,0 33,3 1,0 33,3
Appennino Centrale 11 8,1 2 1,5 45 33,1 19 14,0 54 39,7 5 3,7
Appennino Meridionale 30 3,8 57 7,3 567 72,1 21 2,7 99 12,6 12 1,5
Sicilia - - 10,0 14,7 13,0 19,1 27,0 39,7 13,0 19,1 5,0 7,4
Sardegna 1 3,7 - - - 18,0 66,7 8 29,6 -
ITALIA 507 10,0 444 8,7 1.745 34,3 141 2,8 1.882 37,0 362 7,1
Fonte: elaborazioni Inea su dati Sigrian 2010

Capitolo 1 | 27
Tavola 1.3 Fonti di approvvigionamento irriguo negli Enti irrigui sigrian INEA
Quadro generale

Capitolo 1 | 28
A livello territoriale, il 54% delle captazioni afferisce zati a prelevare in regime transitorio, cio con conces-
al Distretto padano e il 24 alle Alpi orientali. I corpi idrici sioni scadute e in fase di rinnovo, alcune addirittura con
maggiormente interessati da captazioni sono i principali richieste inviate oltre 20 anni fa, o con concessioni in

Quadro generale
affluenti del Po in territorio piemontese e lombardo, lo fase di revisione ai sensi e nellattesa dei Piani di tutela
stesso fiume Po e il fiume Adige. Delle 881 fonti del Sud delle acque e/o dei Piani di bacino, soprattutto con rife-
e isole, ben 580 sono captazioni da falda e, importanti rimento allapplicazione del minimo deflusso vitale12. In
rispetto al resto del Paese, sono gli invasi naturali e arti- alcuni casi, le prime autorizzazioni (continuamente pro-
ficiali (66, di cui 27 nella sola Sicilia). Le acque di falda rogate) sono molto vecchie, alcune del XIX secolo, per
appaiono insostituibili in molte aree del Sud Italia, so- cui non si riesce a risalire alle informazioni cartacee;
prattutto nelle aree con un reticolo superficiale poco svi- queste situazioni sono tipiche del Nord Italia e i casi pi
luppato (in Puglia sono censiti circa il 72% dei pozzi totali diffusi sono i riconoscimenti di antichi diritti in Valle
del Sud). dAosta, Lombardia e Veneto.
In termini di disponibilit idriche, i corsi dacqua e in Le autorizzazioni al prelievo sono estremamente di-
generale il reticolo superficiale offre le maggiori garanzie. versificate anche allinterno delle stesse Regioni e, con
Per le disponibilit effettive, il parametro di riferimento pochissime eccezioni, il sistema non risulta ancora si-
il volume prelevato per il settore agricolo espresso in stematizzato a livello regionale. In generale, le conces-
m3anno. La bassa copertura dei dati a livello nazionale sioni riportano la portata concessa, solo raramente spe-
(33% circa) rappresenta uno dei maggiori fattori critici cificano il periodo in cui ammesso prelevare, il che non
nel settore irriguo e motivo di discussione in molte sedi consente una valutazione delle disponibilit potenziali
e aperta critica nei confronti dellagricoltura nella piani- di risorsa idrica (volume annuo concesso). Alcune sono
ficazione e gestione delle risorse idriche. Volendo dare riferite ai punti specifici di prelievo dal corpo idrico, ma
quantomeno un ordine di grandezza dei volumi prelevati altre sono cumulative, cio indicano una portata com-
e considerando come volume minimo prelevato quello plessiva che lEnte concessionario pu prelevare da di-
desunto dai dati parziali disponibili nel Sigrian, si parla versi corpi idrici, non consentendo, quindi, unanalisi
di 15-20 miliardi di m3 allanno a livello nazionale. Oltre dei prelievi a livello di bacino. In alcuni casi, la conces-
la met di questi volumi (circa 10 miliardi) afferisce alle sione riporta il totale prelevabile da pi Enti conces-
captazioni da corsi dacqua, con concentrazione territo- sionari sullo stesso corpo idrico, anche in questo caso
riale nel Nord del Paese, mentre nel Sud e nelle isole le senza possibilit di scorporare il dato. In conclusione,
disponibilit maggiori derivano dagli invasi. quindi, a distanza di quasi venti anni dalla emanazione
Unulteriore criticit che permane, evidenziata gi della legge Galli (l.36/94) e di 5 anni del d.lgs. 152/06
dallo studio Inea del 1965, data dallassetto dei sistemi (cfr. par. 1.1), la mancanza di un quadro completo sui
di concessione al prelievo, disomogenei nei criteri e prelievi assentiti dai corpi idrici risulta uno degli aspetti
nella valutazione degli aspetti tecnici ed economici. In pi critici dellirrigazione in unottica di corretta pianifi-
alcuni casi, permangono consuetudini che potremmo cazione dei diversi usi della risorsa idrica a livello di ba-
definire arcaiche nellassegnazione delle concessioni, in cino, come richiesto dalla normativa comunitaria oltre
altri il sistema di monitoraggio e controllo sostanzial- che nazionale.
mente ancora incompleto o da costruire. In questottica, Passando alle infrastrutture irrigue di trasporto e
sono state avviate a livello nazionale e regionale delle adduzione, la rete irrigua principale (adduzione e se-
riflessioni sulle modifiche dei sistemi concessori delle condaria) nel Paese conta circa 23.000 km di lunghezza
autorizzazioni al prelievo, con diversi disegni di legge (tab.4). Particolarmente imponente la rete nel Padano
regionali in fase di discussione. Nel corso del lavoro di (oltre gli 11.000 km) seguita da quella dellAppennino
implementazione del Sigrian, sono emerse una serie di meridionale (circa 4.000 km). La rete irrigua poco
lacune conoscitive in merito alle autorizzazioni, la cui sviluppata nellAppennino centrale (circa 900 km), in-
competenza, ricordiamo, trasferita dallo Stato alle feriore alle reti delle sole isole (Sicilia 1.100, Sardegna
Regioni e, in alcuni casi, da queste alle Province. Questo 1.200 km circa).
processo di passaggio non ancora concluso e il mecca- Le reti pi moderne prevalgono nelle regioni me-
nismo di revisione e controllo, a livello regionale, non ridionali e centrali (rispettivamente 79 e 72% di con-
del tutto a regime. In moltissimi casi (allincirca il 50- dotte in pressione), mentre al Nord prevalgono i canali
60% delle concessioni analizzate), gli Enti sono autoriz- a cielo aperto (81% nel Padano, 65 nelle Alpi orientali)

12. Ai sensi della legge 183/89 le attivit di programmazione, di pianificazione e di attuazione degli interventi [] curano in particolare [] la ra-
zionale utilizzazione delle risorse idriche superficiali e profonde, con una efficiente rete idraulica, irrigua ed idrica, garantendo, comunque, che
linsieme delle derivazioni non pregiudichi il minimo deflusso costante vitale negli alvei sottesi nonch la polizia delle acque, dove per minimo
deflusso vitale o Mdv si intende la portata residua di acqua dopo una opera di captazione in grado di garantirne la naturale integrit ecologica,
seppure con popolazione ridotta, con particolare riferimento alla tutela della vita acquatica.

Capitolo 1 | 29
(tab. 4 e tav. 1.4). Nel Padano si ha la maggiore promi- opere irrigue. La programmazione degli investimenti in-
scuit della rete, con il 49% di rete ad uso di bonifica frastrutturali per il settore idrico negli ultimi anni ha mo-
e irrigazione. La rete di canali presenta problematiche strato una tendenza sempre pi marcata verso la concer-
Quadro generale

comuni, con poche eccezioni, relativamente allo stato di tazione e il coordinamento delle attivit tra le numerose
conservazione delle tratte a cielo aperto (manutenzione Amministrazioni competenti nellambito del Ciclo inte-
del fondo e delle sponde), mentre sulle tratte in pres- grato dellacqua (cfr. par. 1.1). Per il settore irriguo, in par-
sione sono comuni problemi di necessario ammoder- ticolare, le attivit programmatorie degli interventi hanno
namento soprattutto con riferimento alla rete costruita abbandonato le logiche settoriali che in passato hanno ca-
negli anni settanta (prevalenza di materiale metallico). ratterizzato soprattutto la Cassa per il Mezzogiorno, poi-
Unultima considerazione che emerge, e che appare im- ch spesso hanno portato alla realizzazione di interventi
portante rispetto alle caratteristiche di multifunziona- non pienamente rispondenti alla vocazione e alle proble-
lit che lirrigazione assume sul territorio, riguarda gli matiche specifiche e ambientali del territorio e che hanno,
invasi del Sud e delle isole e la rete imponente e con ele- di conseguenza, generato un uso non sempre efficace delle
vata densit del territorio piemontese, lombardo, veneto risorse finanziarie. Seguendo, quindi, gli orientamenti det-
ed emiliano. Gli invasi in molte realt hanno assunto, nel tati dalla politica comunitaria, si passati a un pi mo-
corso degli anni, funzioni anche ecologiche e ricreative, derno approccio di programmazione indicata come pro-
con esternalit che vanno dalla conservazione di specie grammazione integrata, finalizzato a valutare gli investi-
migratorie protette, alla biodiversit, fino agli scopi ri- menti previsti in unottica territoriale e intersettoriale.
creativi e culturali, e in alcuni casi sono definiti ormai In questo ambito, gli strumenti di programmazione
come oasi naturalistiche. Parimenti, le grandi reti di ca- definiti e attuati (o in fase di attuazione) nel settore ir-
nali del Nord e le opere darte annesse hanno assunto in riguo sono:
molte aree funzione ecologica di ricarica delle falde, di - il Programma Nazionale per lApprovvigionamento
vivificazione del reticolo naturale, e funzione paesaggi- idrico in agricoltura e per lo sviluppo dellirrigazione
stica e storica, costituendo un patrimonio architettonico del 2002 ad opera del Ministero delle Politiche agri-
e culturale istituzionalmente riconosciuto. Il paesaggio cole e forestali;
storico-agrario di molte regioni , infatti, oggetto di spe- - gli Accordi di programma quadro Stato-Regione
cifici programmi di valorizzazione e recupero storico e sulle Risorse idriche;
architettonico. - i Piani di Sviluppo rurale 2000-2006 e 2007-2013;
A chiusura del paragrafo, risulta opportuno evidenziare - alcune leggi regionali relative al finanziamento di in-
che levoluzione delle caratteristiche della rete irrigua sul terventi per lirrigazione;
territorio strettamente legata alle risorse finanziarie che - il Piano irriguo nazionale, messo a punto nel 2004
negli ultimi decenni sono state messe a disposizione per la dal Ministero delle politiche agricole e forestali di
realizzazione e/o lammodernamento degli schemi e delle concerto con le Regioni.

Tabella 4 - Caratteristiche della rete irrigua principale per Distretto idrografico


Tipo di utilizzazione (km) Tipologia (km) Lunghezza
totale
Irrigua Multipla Non Canale Canale chiuso/ Canali Condotte Tratto di corso Non (km)
Distretti idrografici specificato cielo condotta pelo in in dacqua utilizzato specificato
aperto libero galleria pressione per vettoriamento
ai sensi del
Reg. 41/00
Padano 5.727 5.605 - 9.188 697 53 784 189 421 11.332
Alpi Orientali 2.397 735 - 2.042 84 1 950 - 55 3.132
Alpi Orientali - Padano 232 149 - 347 17 - 11 - 7 381
Appennino Settentrionale 301 427 0 449 76 26 101 75 0 728
Appennino Settentrionale - Padano 44 94 - 125 13 - 1 - - 138
Appennino Settentrionale - Serchio 28 0 0 28 0 1 0 0 0 28
App. Centrale - App. Settentrionale 183 - - - - - 183 - - 183
Appennino Centrale 823 23 - 195 89 18 545 - - 846
App. Centrale - App. Meridionale 162 - - 8 13 - 141 - - 162
Appennino Meridionale 3.631 - 405 621 80 40 3.189 - 106 4.036
Sicilia 1.007 - 61 300 39 17 712 - - 1.068
Sardegna 1.208 - - 286 14 59 849 - - 1.208
ITALIA 15.744 7.034 466 13.589 1.121 215 7.467 265 589 23.244
Fonte: elaborazioni Inea su dati Sigrian 2010

Capitolo 1 | 30
Tavola 1.4 Tipologia di rete irrigua prevalente a servizio degli Enti irrigui sigrian INEA

Quadro generale

Capitolo 1 | 31
Un particolare accenno va fatto al Piano irriguo del Come descritto nel paragrafo 1.1, levoluzione del qua-
2004, ad oggi ancora in corso di attuazione, realizzato ai dro normativo e istituzionale nel settore idrico stata
sensi dellart. 4 della legge finanziaria 2004 (l. 350/03). Il profonda e particolarmente significativa nellultimo de-
Quadro generale

Piano parte integrante del Piano idrico nazionale, che si cennio. A livello di gestione della risorsa irrigua le com-
propone di garantire il necessario coordinamento nella petenze sullirrigazione collettiva sono rimaste in capo
realizzazione di tutte le opere del settore idrico e rap- a vari forme associative, con forme giuridiche diverse.
presenta il primo strumento di programmazione di carat- In generale, si definiscono Enti irrigui quelli che hanno
tere intersettoriale che copre lintero territorio nazionale per statuto una competenza territoriale (superficie am-
e che vede coinvolte tutte le Amministrazioni centrali e ministrativa) sulla gestione e distribuzione dellacqua
regionali sotto il coordinamento del Ministero dellAm- agli utenti irrigui. In Italia, gli Enti irrigui attivi hanno
biente e della tutela del territorio e del mare, per cui la struttura giuridica e caratteristiche territoriali differenti:
sua definizione e attuazione rappresentano una delle oltre ai Consorzi di bonifica e irrigazione, operano con
sfide pi importanti per il settore. funzioni di gestione della rete irrigua e del servizio irriguo
Unulteriore norma programmatoria rappresentata agli utenti Comunit montane, Province e Consorzi di mi-
dalla l. 443/01 (cosiddetta legge Obiettivo), promossa glioramento fondiario, che nella gran parte delle realt si
dal Ministero Infrastrutture e trasposti, che aveva come aggiungono ai Consorzi di bonifica nelle aree non coperte
obiettivo quello di accelerare la realizzazione di alcune dalla loro gestione. Le funzioni rispetto allirrigazione ten-
grandi opere attraverso una revisione dei processi di de- dono ad equipararsi, anche se nel caso delle Province la
cisione e di autorizzazione dei progetti e individua infra- situazione , ovviamente, pi complessa. Nelle pianure
strutture pubbliche e private ed insediamenti industriali del Nord, nelle regioni Marche, Abruzzo e Lazio e nelle
di preminente interesse nazionale. Gli interventi indi- regioni meridionali e insulari operano, in forma quasi
cati dalla legge, pur rappresentando delle priorit strut- esclusiva, i Consorzi di bonifica e irrigazione. I Consorzi
turali, non avevano copertura finanziaria e pertanto si di miglioramento fondiario rappresentano le tipologie pre-
proceduto negli anni ad allocare le risorse man mano che valenti nelle realt subalpine (Valle dAosta, Pa di Trento
queste si sono rese disponibili. e Bolzano), mentre le Comunit montane operano con
Infine, nelle Regioni in cui stato dichiarato lo stato funzioni irrigue prevalentemente lungo larco appenni-
di emergenza idrica sono approntati i Piani di emergenza nico umbro-toscano. Le uniche Province con un ruolo di
regionali13. gestione della rete e del servizio irriguo di tipo collettivo
sono quelle di Arezzo e Siena. La presenza di competenze
simili aumenta il livello di complessit della gestione delle
1.5 Caratteristiche economico-gestionali risorse irrigue, cos come della loro pianificazione e pro-
grammazione a livello di Distretto e di bacino idrografico.
La descrizione delle caratteristiche economico-ge- Sotto laspetto pi prettamente gestionale, va eviden-
stionali degli Enti irrigui competenti per la gestione delle ziato che generalmente gli Enti irrigui sono anche gestori
acque irrigue parte dallinquadramento del fenomeno ir- degli schemi, dalle fonti di approvvigionamento alle reti
riguo in termini di competenze dei diversi Enti irrigui, di di adduzione e distribuzione. In alcune realt pi com-
modalit con cui svolgono le attivit di irrigazione (ge- plesse gli schemi sono gestiti da Enti diversi, che non
stione) e di rapporto con gli utenti irrigui. In particolare, hanno competenze sullorganizzazione irrigua (non sono,
si analizzano lorganizzazione della distribuzione dellac- quindi, Enti irrigui), ma sulla sola gestione e manuten-
qua (esercizi irrigui adottati) e la copertura dei costi as- zione della rete. I casi pi frequenti sono i Consorzi di
sociati allerogazione del servizio (contribuenza irrigua). secondo grado (ad esempio, il Canale emiliano roma-
Va detto che la Carta delle irrigazioni dItalia dellInea del gnolo in Emilia-Romagna, il Lessino-Euganeo-Berico in
1965 non fa cenno a queste problematiche, che sono di- Veneto) che gestiscono schemi a servizio di aree rica-
ventate sempre pi importanti negli ultimi decenni, so- denti in pi Enti irrigui. In Piemonte, invece, sono nate le
prattutto a seguito della moderna filosofia, descritta nel cosiddette coutenze, nate dallassociazione di pi soggetti
paragrafo 1.1, che ha attribuito alla gestione dellacqua utilizzatori, anche non irrigui: lesempio pi noto dato
oltre che un ruolo di sviluppo del settore primario, anche dalla coutenza che gestisce il Canale Cavour. Vi sono,
un ruolo di tutela dellambiente. Ed proprio da una cor- inoltre, casi di Enti che gestiscono un singolo canale o un
retta ed efficiente gestione e pianificazione delle risorse singolo schema sul territorio di Enti irrigui, per antiche
idriche che necessario partire per perseguire tali im- tradizioni e prassi ancora in uso, e che vendono lacqua
portanti obiettivi. a privati e agli stessi Enti irrigui (ad esempio il Naviglio

13. Lo stato di emergenza idrica stato dichiarato nel 2002 in Puglia, Sardegna, Basilicata e Umbria. In Sicilia, Campania e Calabria stato, invece,
dichiarato lo stato di emergenza rifiuti (settore fognario-depurativo).

Capitolo 1 | 32
civico di Cremona nel territorio del Consorzio Naviglio cap. 3). Si tratta di una modalit di irrigazione senza or-
Vacchelli in Lombardia). Non vi dubbio che la presenza ganizzazione della consegna irrigua e, quindi, senza un
di situazioni cos articolate non aiuti in fase di pianifica- esercizio irriguo stabile. Tale pratica in molte aree set-

Quadro generale
zione delluso della risorsa. tentrionali conosciuta come irrigazione di soccorso e,
storicamente, si riferisce allerogazione saltuaria di acqua
a colture generalmente non irrigate, attraverso lattingi-
1.5.1 Gestione e distribuzione irrigua mento dai canali consortili di bonifica, utilizzati per in-
vasare acqua cui gli agricoltori attingono liberamente. Da
Passando alla fase di distribuzione agli utenti, emerge un punto di vista agronomico, in queste aree ormai lirri-
un certo grado di eterogeneit nellorganizzazione delle gazione stabile e consolidata, per cui non si tratta pi di
erogazioni attraverso gli esercizi irrigui14. A livello ge- una pratica di soccorso alle colture, ma permane la mo-
nerale, negli Enti irrigui coesistono pi esercizi irrigui, dalit di libero attingimento dai canali. In base a queste
che tengono conto delle diverse esigenze degli utenti, dei considerazioni, si parla pi correttamente di irrigazione
fabbisogni delle colture praticate (complessivi, stagio- non strutturata. Questo fenomeno riguarda soprattutto le
nali, delle varie fasi del ciclo) e dello specifico momento realt venete, lombarde, friulane ed emiliano-romagnole.
dellintervento nei singoli terreni (condizioni idrologiche La diffusione di questa pratica considerata un aspetto
del suolo, volumi di adacquamento, ecc.). Il grado di ete- critico dellirrigazione nellItalia centro settentrionale, so-
rogeneit degli esercizi adottati in uno stesso territorio prattutto in considerazione dei cambiamenti climatici che
, spesso, associato allagricoltura praticata e alle carat- stanno intervenendo, in quanto, di fatto, aree anche vaste
teristiche strutturali delle aziende agricole: laddove si ha sfuggono sia allorganizzazione di una corretta gestione
maggiore diversificazione colturale e agricoltura ad alto della risorsa irrigua sia al controllo degli usi (in molti
reddito (ad esempio in Liguria), lesercizio tende ad es- casi non sono nemmeno soggette allemissione di ruoli
sere estremamente variabile in zone anche circoscritte; irrigui).Dopo la siccit del 2003, infatti, molte di queste
nelle aree in cui prevale nettamente una coltura (ad aree settentrionali sono oggi oggetto di riordini irrigui.
esempio il mais) e vi sono aziende di dimensioni medio- anche vero che i cambiamenti climatici che si stanno
grandi, lesercizio adottato tende ad essere molto pi uni- verificando, e che comportano una notevole modifica
forme. I maggiori problemi di natura gestionale si riscon- nella disponibilit di risorsa e, soprattutto, nella distribu-
trano, generalmente, nei casi in cui lesercizio adottato zione temporale della stessa, complicano ulteriormente
pi rigido o, comunque, quando la struttura fondiaria la gestione, costringendo, talvolta, gli Enti irrigui a mo-
frazionata. Al contrario, quando possibile attuare un dificare lesercizio nel corso della stagione irrigua e, in
esercizio pi elastico, o quando le reti sono al servizio di casi estremi, a interromperlo o a limitarlo a situazioni di
un territorio con predominanza di grandi propriet ter- emergenza (Aa.vv., 2008; Zucaro e Pontrandolfi, 2007). I
riere, i problemi di soddisfacimento del servizio irriguo cambiamenti climatici rappresentano, quindi, una nuova
risultano pi attenuati. sfida rispetto alla quale gli Enti irrigui devono confron-
Nelle diverse aree del Paese, quindi, le tipologie di tarsi proponendo forme gestionali sempre pi innovative.
esercizio irriguo non sono adottate in maniera esclu-
siva, ma possibile trovare pi tipologie coesistenti. Si
evidenzia, comunque, una certa prevalenza della turna- 1.5.2 Aspetti finanziari
zione (presente nel 24% dei casi) che prevede turni di
erogazione e approvvigionamento nel corso della stagione In relazione al dibattito da sempre in corso sui co-
irrigua, seguita dallesercizio a domanda (20%), riscon- sti e i benefici ambientali generati dalla presenza di
trata in tutte le regioni, tranne Lazio e Trento e modalit canali di irrigazione va ribadito che se vero che dopo
prevalente in Emilia-Romagna. Nel Sud Italia e in alcune la stagione siccitosa del 2003 in molte regioni del Nord
aree del Centro diffusa anche la prenotazione irrigua, emersa unesigenza sempre maggiore di acqua ad uso
che permette di pianificare, allinizio della stagione, luso irriguo, anche per le colture in asciutto, e di una gestione
dellacqua per utente (37% dei casi in Sardegna). pi efficiente (tanto che, in alcune realt, in particolare
Del tutto particolare la modalit di consegna preva- in Lombardia e in Friuli Venezia Giulia, lo stesso mondo
lente in Veneto, definita irrigazione non strutturata (cfr. agricolo ha avviato un riordino delle utenze irrigue con-

14. Le modalit organizzative pi diffuse sono: la consegna turnata; la domanda; lesercizio continuo nellarco delle 24 ore; lesercizio discontinuo
nellarco delle 24 ore; con prenotazione. Nella consegna turnata lacqua arriva ad ogni utente (o a gruppi di utenti) a intervalli o turni prestabiliti,
che possono essere costanti o variabili durante il corso della stagione irrigua. Nella prenotazione lerogazione organizzata allinizio della stagione
irrigua, con la possibilit di variazioni nel corso della stessa; sono organizzati programmi dettagliati di erogazione dellacqua in base alle superfici,
ai volumi, ai turni e agli orari di consegna dellacqua. Nellesercizio a domanda, ad ogni utente consentito prelevare nel momento ritenuto pi
consono, tenendo conto delle proprie esigenze colturali e senza dover rispettare turni ed orari prestabiliti; per usufruire di questo tipo di consegna
indispensabile una grande disponibilit di acqua fluente.

Capitolo 1 | 33
sortili e/o degli esercizi e della contribuenza), allo stesso proporzione ai benefici15 conseguibili con lirrigazione.
tempo la presenza di canali di irrigazione necessaria I principali fattori che sono considerati per analizzare
ad assicurare la ricarica delle falde e mantenere lagroe- i costi di gestione, che variano di anno in anno, sono il
Quadro generale

cosistema irriguo di superficie, lecosistema naturale e il canone di concessione dellacqua versato alla Regione,
paesaggio storico agrario. leventuale quota di partecipazione alla gestione delle
Un approfondimento particolare va quindi dedicato agli fonti, la manutenzione ordinaria delle reti, la distribu-
aspetti economici, vale a dire alle entrate, a copertura dei zione (soprattutto costi energetici di sollevamento), la
costi, legati alle attivit degli Enti irrigui sullirrigazione, manodopera, lesercizio di manutenzione delle pompe
sulla bonifica e sulla produzione di energia elettrica. La (energia, carburanti, lubrificanti ecc.), le spese di ammi-
tematica dei costi del servizio irriguo, come descritto nel nistrazione, le spese generali e varie attribuibili allirriga-
par. 1.1, ritenuta fondamentale in unottica di uso razio- zione. Alla radice di questa variabilit sta la disponibilit
nale dellacqua e oggetto di discussioni a livello europeo della risorsa e lentit del servizio prestato, ma risulta
e nazionale. Relativamente al costo dellacqua, infatti, la evidente che, in termini di contribuenza, si sconti, a se-
normativa comunitaria indica come nodo cruciale la for- conda dei territori, un differente beneficio dellacqua e
nitura di un servizio efficiente e continuo e i cui costi differenti costi di gestione.
siano adeguatamente coperti dal contributo pagato da- Daltro canto, gli Enti irrigui possono usufruire di en-
gli utenti. Il tema complesso e delicato, coinvolgendo trate afferibili non solo alla contribuenza per lirrigazione
settori e aspetti quanto mai diversificati. necessario ed quindi importante analizzare le tipologie di attivit e
precisare che, con riferimento allirrigazione, non si parla di introiti degli Enti e il peso relativo della contribuenza
di tariffazione ma pi corretto parlare di contribuenza, nellequilibrio generale di bilancio. Come si evince dal
in quanto gli utenti sono obbligati al pagamento dei rela- grafico 1, la contribuenza per lirrigazione risulta avere
tivi costi di gestione da norme legislative secondo le quali un peso importante nelle entrate degli Enti nel Distretto
le spese per la manutenzione e la gestione delle opere ir- Padano, seguiti da quelli nord orientali, proprio nelle
rigue sono a carico dei consorziati che traggono benefi- aree in cui prevale lazione di bonifica sul territorio. Il
cio dalle stesse. Agli Enti che gestiscono lirrigazione dato si spiega con la bassa entit, o assenza, di contributi
attribuito, a tal fine, lo specifico potere impositivo, il cui pubblici. Si evidenzia, inoltre, la maggiore importanza
esercizio consente di recuperare quanto stato speso per relativa della contribuenza per la bonifica nellAppen-
la gestione irrigua, ripartendo la spesa tra gli utenti, in nino settentrionale, per le ridotte superfici attrezzate per

Grafico 1 Ripartizione % delle entrate degli Enti irrigui per macrovoce e per Distretto idrografico

Padano

Alpi Orientali

App. Settentrionale

Serchio

App. Centrale

App. Meridionale

Sicilia

Sardegna

0% 20% 40% 60% 80% 100%


Contribuenza per l'irrigazione Produzione e vendita di energia idroelettrica Altri contributi pubblici
Contributi della Regione Contribuenza per la bonifica Altre entrate

Fonte: elaborazioni Inea su dati Sigrian 2010

15. La misura del beneficio irriguo valutata sulla base di indici che i singoli Enti devono determinare con apposito atto che i Consorzi chiamano Piano
di classifica.

Capitolo 1 | 34
lirrigazione rispetto alla superficie amministrativa degli bre e laziali), cio dove lirrigazione praticata in aree
Enti. Nel Sud e nelle isole, invece, il bilancio degli Enti specializzate e circoscritte sul territorio.
sostanzialmente retto da contributi pubblici (in gran Rispetto alla modalit di calcolo del contributo mono-

Quadro generale
parte regionali) per supporto ai costi di gestione (energia, miale o della quota variabile del binomiale17, in generale
personale, ecc.) e per le funzioni attribuite agli Enti sul prevale la modalit per euro a ettaro attrezzato o irrigato
territorio. (tav. 1.5), con uguale rilevanza nelle aree meridionali e
settentrionali. In particolare, laddove si svolge anche at-
tivit di bonifica questa modalit di calcolo considerata
1.5.3 Modalit di contribuenza irrigua spesso il criterio pi efficiente di ripartizione dei costi in
associazione con il contributo versato per la bonifica, che
In relazione alla contribuenza per lirrigazione si copre parzialmente o integralmente i costi di gestione e
evidenzia un elevato grado di complessit del sistema manutenzione. I valori unitari applicati sono molto va-
contributivo, disomogeneo e caratterizzato da almeno riabili: si passa da un minino di 0,62 euro per ettaro
una ventina di modalit di calcolo, alcune, nel Nord, di applicato in Valle dAosta, ai 787 euro ad ettaro irrigato
origine medievale (ad esempio, la giornata piemontese, nellAgro Pontino nel Lazio, fino ad aliquote massime
il pagamento in orti o ancora per oncia cremonese). di 2.000 euro ad ettaro irrigato presenti in provincia di
Lanalisi dei dati Sigrian ha evidenziato che, oltre che Trento. In generale, emerge che le quote sono pi elevate
tra regioni ed Enti, esiste unelevata variabilit anche a nelle aree in cui incidono maggiormente i costi energetici
livello dei singoli Distretti irrigui appartenenti al mede- per il sollevamento delle acque.
simo Ente, variabilit che stata spesso indicata, insieme I ruoli irrigui calcolati sempre per ettaro, ma corretto
alla vetust del sistema delle concessioni di derivazione in base al sistema di irrigazione, sono diffusi nel Nord Est
(cfr. par. 1.4), tra le cause principali della bassa efficienza (Navarolo in Lombardia, Pedemontano Brenta e Veneto
nella gestione delle acque ed un ostacolo alla riforma del orientale in Veneto e Cellina Meduna in Friuli) e nel
sistema contributivo del settore, previsto anche dalla di- basso Abruzzo (Consorzio Sud), e presenti anche in Valle
rettiva quadro per le acque 2000/60/Ce. dAosta. Anche qui i valori sono molto variabili, e vanno
A livello generale, in riferimento alle modalit contri- da un minimo di 5 euro ad ettaro ad un massimo di
butive adottate, si riscontra la presenza di contributi di 1.100 euro ad ettaro (nel solo Consorzio di Terreblanche
tipo sia monomio che binomio16, nelle aree settentrionali in Valle dAosta, applicato ai sistemi ad aspersione). In
con leggera prevalenza della modalit monomia. Questo queste regioni risultano ancora molto diffusi i sistemi di
elemento associato alla presenza di unimportante e irrigazione che coinvolgono grossi volumi di acqua, quali
concomitante attivit di bonifica sul territorio e alluso lo scorrimento e, generalmente, i canoni applicati ai me-
multiplo (bonifica e irrigazione) delle reti, per cui non todi per aspersione sono sempre molto maggiori di quelli
necessario differenziare i costi di gestione (scaricati applicati a metodi ad alto consumo (in media quasi il
sulla contribuenza di bonifica) da quelli del servizio ir- doppio), in quanto il criterio applicato riferito al bene-
riguo. Tali scelte gestionali si riscontrano nelle aree bo- ficio irriguo: i metodi per aspersione sono pi efficienti,
nificate del bacino del Po, del Veneto e del Friuli Venezia richiedono maggiori pressioni di erogazione e producono
Giulia. Il contributo monomio diffuso anche nelle maggiori benefici irrigui.
aree dellItalia centrale, in cui lattivit di bonifica non Il contributo calcolato sulla base degli ettari irrigati
predominante (Abruzzo, alcuni Consorzi del Lazio) o per qualit di coltura, che garantisce una migliore ri-
del tutto assente (Marche). Tuttavia, come descritto, partizione dei costi tra gli utenti rispetto ai fabbisogni
in molte regioni gli Enti irrigui beneficiano, a sostegno irrigui delle colture pi diffuso al Nord (Est Sesia,
dei costi sostenuti, di contributi regionali per la manu- Alessandrino, Bonifica Parmense e Bonifica dellEmilia
tenzione delle reti, per lirrigazione o per lavori a finalit centrale, Trentino), ma presente con una certa preva-
ambientale. lenza sulle altre modalit anche in Toscana (Grossetana)
La contribuenza di tipo binomio pi diffusa nelle re- e al Sud in Puglia (Terre dApulia). I valori massimi ri-
gioni meridionali e insulari e in alcune realt del Centro scontrati in alcune regioni del Nord raggiungono i 420
e del Nord (regioni subalpine al Nord e aree toscane, um- euro a ettaro per il riso (Est Sesia) e i 467 euro a ettaro in

16. Il contributo o ruolo associato al beneficio che lutente trae dalla presenza del servizio di bonifica e irrigazione pu essere di tipo monomio o bi-
nomio. Nel primo caso, il contributo unico, senza differenziazione di una quota specifica per lesercizio irriguo. Nel caso del contributo binomio,
invece, esiste una differenziazione tra una quota fissa che lutente paga per le spese generali (manutenzione ordinaria degli impianti) e una quota
variabile in funzione dellesercizio irriguo.
17. Euro per ettaro irrigato; euro per qualit di coltura (i ruoli risultano superiori per le colture irrigue pi idroesigenti e a maggior reddito); euro per
sistema di irrigazione (i ruoli sono, generalmente, inferiori per i sistemi a bassa efficienza, che garantiscono minori benefici irrigui); euro per m3 di
acqua erogata (questo sistema utilizzato laddove esistono strumenti di misurazione a consumo a livello comiziale o aziendale).

Capitolo 1 | 35
Tavola 1.5 Modalit di contribuenza irrigua prevalente negli Enti irrigui sigrian INEA
Quadro generale

Capitolo 1 | 36
Emilia-Romagna (prati permanenti nel Parmense). I va- estivo (euro/litri secondo) e uno invernale. Nel Consorzio
lori medi pi elevati si riscontrano in provincia di Trento, di bonifica Naviglio Vacchelli e Naviglio della citt di
dove si applicano quote pari a 670 euro a ettaro per mir- Cremona, viene emesso un ruolo costituito da una prima

Quadro generale
tilli e ortaggi, tra i 340 e i 700 per la vite, fino ai 965 parte detta tassa navigliare, uguale per tutti gli utenti,
euro a ettaro per lactinidia (pi bassi, anche se signifi- calcolato in euro/oncia cremonese19. Una seconda parte
cativi, risultano i ruoli applicati, pari a circa 300 euro a , invece, costituita dalla cosiddetta tassa sulla roggia,
ettaro, per la produzione di mele di qualit, affidata ad un ovvero un contributo di riparto spese che funzione della
gruppo di cooperative e consorzi, tra cui la Trentina e lunghezza della roggia che recapita allutente e del turno
Melinda dispongono dei marchi pi noti). I ruoli irrigui irriguo, nonch della portata qualora ci sia recapito dac-
in queste realt tendono ad essere maggiori negli Enti qua anche attraverso lEnte gestore, il Consorzio per lin-
le cui uniche entrate derivano dalla contribuenza per cremento dellirrigazione nel territorio cremonese (Ciic).
lirrigazione. Quando il gestore della rete diverso dallEnte irriguo
La modalit di pagamento per m3 di acqua erogato che usa e distribuisce lacqua agli utenti, viene emessa
allutente, considerata tecnicamente pi efficiente di al- una doppia contribuenza.
tre in quanto legata al consumo, prevalente in diverse Un caso classico di Consorzio di secondo grado rap-
aree irrigue: presentato dal Consorzio Canale emiliano romagnolo
- Emilia-Romagna (Pianura di Ferrara, Burana, (Cer), che gestisce il canale (cfr. cap. 4). Il Consorzio
Renana, Romagna occidentale) al Nord; percepisce contributi dai Consorzi associati di primo
- Umbria (Alto Tevere e nella Val di Chiana Romana grado, finalizzati al recupero degli oneri connessi alla ge-
e Val di Paglia), Toscana (Comunit montana Valti- stione del sistema irriguo, ripartiti in base a coefficienti
berina Toscana, nella Provincia di Arezzo e in Val di di superficie. Una situazione simile a quella riscontrata
Cornia), Marche (Musone e Valle del Tenna) e Lazio per il Consorzio di secondo grado del Cer stata rile-
(Agro Pontino, Sud Pontino, Maremma Etrusca) nel vata in Veneto per il Consorzio di secondo grado Lessinio
Centro; Euganeo Berico (Leb), che gestisce il canale a servizio di
- Sud, in gran parte degli Enti irrigui pugliesi e in al- 4 Consorzi (cfr. cap. 3). Le quote di contributo irriguo
cuni campani (Ufita e Sarno); versato al Consorzio di secondo grado dai Consorzi di bo-
- isole, in alcune aree sarde (Nurra e Basso Sulcis) e nifica sono indicate nel Piano di riparto consortile, che
siciliane (Gela). tiene conto del rapporto fra portata media consegnata e
In termini di valori unitari a consumo, il range va da portata media assegnata.
0,04 euro/ m3 ad un massimo di 6,3 euro/m3 (entrambi i Un riconoscimento del ruolo di multifunzionalit
valori registrati in Emilia-Romagna). La media dei valori dellirrigazione si riscontra, invece, nei casi in cui viene
presenti nella banca dati Inea pari a 0,54 euro/ m3. in qualche modo calcolato il contributo dellirrigazione
Un breve cenno va fatto in merito ad alcune particolari al rimpinguamento delle falde, considerato uno dei mag-
tipologie di contribuenza per lirrigazione. Queste sono giori benefici ambientali della pratica irrigua. In Emilia-
presenti soprattutto nel Nord Italia e derivano da antiche Romagna, ad esempio, il Consorzio della bonifica Reno
consuetudini non ancora estinte. Oltre a contribuenze Palata prevede un contributo aggiuntivo richiesto agli
per litro al secondo, per litro allora o riferite allanno (in utenti per i benefici ambientali (riempitura e rimpingua-
Lombardia) e ad alcune modalit per minuto e per turno mento di zona umida o prato, rimpinguamento invasi per
di irrigazione (Est Sesia), si trovano modalit basate sulla usi diversi, fino a 565 euro/ettaro), indice del grado di
giornata (Torinese), per giornata piemontese18 (Canavese multifunzionalit che lagricoltura assume in queste aree
in Piemonte) o in orti sempre in Piemonte. del Paese. In Lombardia, il Consorzio Est Ticino Villoresi
Casi di contribuenza particolare sono anche le ge- percepisce un contributo per lirrigazione riferito allac-
stioni doppie, cio divise tra pi Enti (irrigui e non). In qua di falda, pari ad un terzo del totale del contributo
molti Consorzi lombardi i canali (chiamati rogge) della irriguo annuo totale. Questo contributo applicato in ra-
rete di distribuzione sono gestiti da compagnie private gione del volume estratto e misurato da contatore a tutti
e, quindi, lutente paga una quota direttamente a que- gli immobili ove si verifichi un prelievo di acqua di falda a
ste compagnie e una quota allEnte irriguo. Ancora, nel qualunque scopo, ed in relazione al beneficio derivante
Consorzio Muzza Bassa Lodigiana previsto un ruolo dallattivit consortile di rimpinguamento della falda.

18. La giornata unantica unit di misura di superficie utilizzata in Piemonte, originata dalla corrispondenza con la quantit di terreno ara-
bile mediamente con una coppia di buoi in una giornata. Una giornata piemontese equivale a 3.810 m 2 (un quadrato di circa 62 m di lato)
(da http://it.wikipedia.org/).
19. Loncia cremonese unantica unit di misura di portata assegnata alle bocche di consegna modellate alla cremonese, cio larghe unoncia e alte
10. Corrisponde pi o meno a 16-20 l/s di portata (Loffi, 1969).

Capitolo 1 | 37
Si evidenzia, infine, la presenza di aree in cui non rapporto tra lammontare annuo della contribuenza per
emesso un ruolo irriguo, ad esempio in Puglia, dove il lirrigazione e la superficie attrezzata a livello regionale
problema ancora solo parzialmente risolto, o nelle aree (graf. 2). La scelta della superficie attrezzata legata alla
Quadro generale

con irrigazione non strutturata (Veneto e Bassa Friuliana considerazione che i costi di gestione sono in gran parte
in Friuli Venezia Giulia). Ulteriore particolarit data fissi, cio non variano a seconda delleffettiva erogazione
dalla presenza di utenti che non pagano alcun ruolo in del servizio di anno in anno.
relazione ai cosiddetti antichi diritti di uso dellacqua, Lindice presenta un valore medio complessivo di
acquisiti al momento del passaggio dei canali privati dei 77,56 euro per ettaro attrezzato, con variazioni elevate,
grandi proprietari al demanio pubblico (Lombardia e oscillanti tra i 124,32 degli Enti dellAppennino centrale
Valle dAosta). In generale, comunque, si evidenzia che ai 50,41 del Padano. I valori pi bassi delle realt setten-
la non emissione di un ruolo irriguo, a fronte di un ser- trionali sono da associare al gi citato maggiore recupero
vizio irriguo reso agli utenti su porzioni anche vaste del dei costi di gestione attraverso la contribuenza per la bo-
territorio consortile, come in Veneto, Friuli e Puglia pu nifica, alla oggettiva maggiore disponibilit di risorsa e
rappresentare un fattore critico, in relazione allattivit di alla presenza di aree in cui non emesso un ruolo irriguo.
pianificazione delluso dellacqua. In Valle dAosta, sono Del tutto particolare il caso della Sicilia, in cui il valore
pochi gli Enti irrigui cui applicata una vera e propria oggettivamente pi basso del resto del Sud, nonostante
contribuenza irrigua. Nel caso del Friuli e della Valle le problematiche e lassetto irriguo sia molto simile alle
dAosta, va considerato che si tratta di regioni a statuto altre regioni. Tale situazione da collegare anche allele-
speciale, che godono di maggiore autonomia di bilancio vata presenza di contributi pubblici.
e di scelte programmatiche. Inoltre, come accennato, in In conclusione, lanalisi delle caratteristiche gestionali
Valle dAosta in molto Enti non emesso il ruolo anche e dellassetto economico delle aree irrigue consortili fa
perch prevista la partecipazione diretta dei consorziati emergere diversi spunti di riflessione particolarmente
in tutte le attivit di gestione (corve). utili alla luce degli orientamenti previsti dalla direttiva
In considerazione della variabilit evidenziata rela- quadro per le acque 2000/60/Ce, sugli strumenti econo-
tivamente alla contribuenza irrigua e volendo estrapo- mici per il recupero dei costi dei servizi idrici, le specifi-
lare dati di sintesi che forniscano indicazioni sul costo cit del settore irriguo di cui tener conto e le problema-
approssimativo del servizio irriguo da poter confrontare tiche da affrontare per migliorare lefficienza del sistema
nelle diverse realt, si calcolato un indice dato dal contributivo.

Grafico 2 - Contribuenza per lirrigazione per ettaro di superficie attrezzata e per Distretto idrografico

Padano

Alpi Orientali

App. Settentrionale

Serchio

App. Centrale

App. Meridionale

Sicilia

Sardegna

0 20 40 60 80 100 120 140

/ha attr.

Fonte: elaborazioni Inea su dati Sigrian 2010

Capitolo 1 | 38
Allegato cartografico
al Capitolo 1
Quadro generale

Atlante Nazionale
dellirrigazione

Capitolo 1 | 40
Tavola 1.0 I nquadramento delle tavole cartografiche e dei distretti idrografici sigrian INEA

Quadro generale

Capitolo 1 | 41
Capitolo 2
Distretto idrografico Padano

Padano
2.1 Inquadramento Allinterno del bacino, si possono individuare ulterior-
mente tre macro-aree, caratterizzate da regimi di deflussi
Il Distretto idrografico Padano coincide con i limiti ben definiti: a) Alto bacino, ricadente nei territori di Valle
del bacino idrografico del fiume Po, il pi grande dItalia dAosta, Piemonte e Liguria, in cui sono presenti alcuni
per estensione (si sviluppa dalle Alpi al Mare Adriatico importanti affluenti del fiume Po (Dora Baltea, Tanaro,
su 74.000 km2), per lunghezza dellasta principale (650 Scrivia); b) Medio bacino, caratterizzato dal sistema di
km) e per entit dei deflussi. La sua superficie rappre- regolazione delle portate esercitato soprattutto dai grandi
senta il 23% dellintero territorio nazionale e comprende laghi lombardi (Maggiore, Como, Iseo, Idro e Garda) e
complessivamente 3.210 comuni localizzati in 7 regioni, dai sottobacini emiliani; c) Basso bacino, compreso tra il
in particolare Piemonte e Valle dAosta completamente Ferrarese e il Polesine veneto, contraddistinto dalla pre-
incluse, gran parte della Lombardia, una porzione del ter- senza diffusa di reti e canali con un elevato grado di in-
ritorio della Liguria, del Veneto e dellEmilia-Romagna, terconnessione con il reticolo idrografico.
piccole porzioni di Toscana e della Provincia di Trento Luso irriguo dellacqua molto antico e risale, come
(Autorit di bacino del fiume Po, 2010). La quota media in altre aree del Paese, allimpero romano, ma le maggiori
dellintero distretto Padano inferiore ai 900 m. s.l.m., opere di canalizzazione utilizzate attualmente risalgono
raggiungendo il valore massimo di 4.810 metri in Valle al settecento e allottocento. In Piemonte e in Lombardia,
dAosta (massiccio del Monte Bianco) e quello minimo di fin dal basso Medioevo (XIV secolo) si hanno notizie delle
pochi metri al di sotto del livello del mare in Veneto (zona prime derivazioni a fini irrigui, soprattutto ad opera di
del Polesine, delta del fiume Po); pi della met del bacino ordini religiosi. Nei secoli successivi, molte opere di ca-
si sviluppa su aree collinari e montuose, garantendo de- nalizzazione sono state realizzate dalle famiglie borghesi
flussi elevati. proprietarie terriere, il cui nome ancora oggi utilizzato
Il reticolo idrografico del bacino del Po rappresenta in per denominare i canali, le rogge e i navigli. Nella se-
assoluto la pi importante riserva idrica in Italia per tutti conda met del XVII secolo, in alcune aree del Nord del
i settori e in particolar modo per quello agricolo. Ci ha Paese sono sorte le prime associazioni di proprietari, con
determinato lespansione, in questa area, delle pi vaste approcci pi aperti e condivisi nelluso della risorsa, con
superfici irrigue del Paese e la realizzazione di complessi il fine di gestire in maniera collettiva lirrigazione. Con
e grandi schemi ad uso irriguo. La rete idrografica natu- il passare degli anni, questi fenomeni di collettivizza-
rale e artificiale molto sviluppata (55.700 km di lun- zione hanno portato alla costituzione dei primi Consorzi
ghezza complessiva) e si articola in 37 sottobacini prin- irrigui.
cipali; una fitta rete artificiale di canali di irrigazione e Successivamente allUnit dItalia, il reticolo e i canali
bonifica caratterizza in prevalenza lambito della pianura, sono passati sotto la propriet del demanio pubblico e si
mentre i grandi laghi rappresentano importanti serbatoi avviata una intensa fase di emanazione di leggi finaliz-
di acqua dolce da tempo regolati per rispondere meglio zate soprattutto al riordino delle competenze sul terri-
alle diverse esigenze degli utilizzatori (Autorit di bacino torio (Inea, 2009c; Inea, 2009d; Inea, 2009f; Inea, 2011).
del fiume Po, 2010). A seguito del passaggio del reticolo e dei canali alla pro-
Nellambito del Distretto, possibile definire due dif- priet demaniale, i proprietari dei canali hanno spesso
ferenti zone: lalta pianura, detta anche pianura asciutta, mantenuto dei privilegi di utilizzo sulle acque, giovandosi
che si estende alle pendici delle Prealpi e nel pedemon- di concessioni dello Stato a condizioni vantaggiose, cono-
tano appenninico, caratterizzata da un suolo permeabile sciute come antichi diritti sulle acque.
e dagli affioramenti risorgivi di falda freatica (fontanili) Diverse fasi storiche di sviluppo degli Enti, loro accor-
e la bassa pianura irrigua che si estende in corrispon- pamento e riordino hanno portato, ad oggi, alla presenza
denza della linea delle risorgive con suoli impermeabili o nel bacino padano di circa 240 Enti che gestiscono lir-
poco permeabili, dove le acque ristagnano e si originano rigazione (tavv. 2.0 Est e 2.0 Ovest), di cui la gran parte
facilmente paludi e acquitrini (Inea, 2011; Inea, 2009c). afferisce alla Valle dAosta, caratterizzata da unelevata

Capitolo 2 | 43
frammentazione gestionale dovuta a caratteristiche ge- la rete con canali a cielo aperto con doppia funzione,
omorfologiche territoriali e produttive, tipiche delle sia di bonifica che di irrigazione. I dati Sigrian rilevano
aree subalpine (enti numerosi e di piccole dimensioni) una consistente diffusione dellirrigazione per aspersione
(tav. 2.1); nelle regioni Piemonte, Lombardia ed Emilia- (29%) rispetto ai valori modesti degli anni sessanta con-
Romagna, si concentrano le maggiori superfici ammini- centrati in ristrette aree del Mantovano, Cremonese e
strative. Sono presenti 3 Enti interregionali, lAssocia- Comasco. Laspersione attualmente diffusa in diverse
Padano

zione Irrigua Est Sesia (tav. 2.0 Ovest), il Consorzio di aree con infrastrutturazione irrigua pi recente e si ac-
bonifica Terre dei Gonzaga20 (tav. 2.0 Est) e il Burana21 compagna a sistemi a maggiore efficienza, come lirriga-
(tav. 2.0 Est). Inoltre necessario aggiungere che 5 Enti zione localizzata, in misura maggiore nella provincia di
ricadono, da un punto di vista amministrativo, a cavallo Trento e in Emilia-Romagna. La sommersione, sistema
tra i Distretti Padano e Alpi orientali; si tratta di: Fossa di pi idroesigente, diffusa soltanto nelle aree a vocazione
Pozzolo, Veronese, Delta del Po, Ronzo-Chienis e Terlago risicola (Est Sesia tra Lombardia e Piemonte e gli enti
(tav. 2.0 Est) 22. Pianura di Ferrara e Delta del Po tra Emilia-Romagna e
La superficie attrezzata, che rappresenta la porzione Veneto) producendo effetti positivi per lambiente poich
di territorio degli Enti irrigui su cui insistono le infra- lacqua somministrata con questa tipologia di irrigazione
strutture irrigue, rappresenta il 31% della superficie am- contribuisce per circa il 40% alla ricarica della falda sot-
ministrativa, valore elevato rispetto alla media nazionale terranea e rientrando poi nel ciclo di uso della risorsa
del 16%, con valori pi elevati in Lombardia, Veneto e irrigua (Inea, 2009c).
negli Enti serviti da schemi interregionali tra Lombardia
e Piemonte.
Il rapporto tra superficie irrigata e superficie attrez- 2.2 Caratteristiche degli schemi irrigui
zata pari al 74% per lintero Distretto, discostandosi non
molto dal valore nazionale del 71%, raggiungendo percen- Le prime opere di derivazione e i primi canali si sono
tuali elevate (superiori all87%) in Piemonte e Lombardia. concentrati nellAlto bacino, soprattutto in Piemonte;
Valori inferiori si riscontrano in Emilia-Romagna e Valle successivamente una serie di interventi di derivazione
dAosta (al di sotto del 43%), regioni in cui, oltre alluso dalla Dora Baltea e dal Sesia hanno consentito la costru-
multiplo della rete, prevale lattivit di bonifica del terri- zione del Canale Cavour (1863-1866) che arriva a servire
torio interessando aree molto vaste. In queste regioni la territori lombardi. Per integrare le portate del suddetto
presenza di infrastrutture irrigue elevata ma non viene canale ne sono stati costruiti altri, tra cui i principali
praticata agricoltura irrigua in tutte le aree (Emilia- sono rappresentati dal Canale Farini, che deriva acqua
Romagna) (tav. 2.10), oppure la superficie irrigata po- dalla Dora Baltea, e dal Canale Regina Elena, che deriva
trebbe essere sottostimata (Valle dAosta23). acqua dal Ticino. Il complesso sistema di canali serve
Lo sviluppo dellirrigazione nel corso del tempo ha tuttoggi unarea molto importante per lagricoltura della
portato ad un incremento dei sistemi di irrigazione pi zona, ossia il comprensorio risicolo afferente alle pro-
efficienti consentendo la riduzione di sistemi pi obso- vincie di Vercelli e Novara. Da citare in Lombardia, sia
leti (Inea,1965); allo stato attuale il sistema di irrigazione per regioni storiche che per le portate addotte, il Canale
prevalente adottato nella maggior parte delle aziende nel Villoresi che deriva acque dal Ticino, la rete dei Navigli,
bacino lo scorrimento su circa il 52% della superficie ir- il Canale Vacchelli che deriva dal fiume Adda e il Canale
rigata, valore molto elevato rispetto alla media nazionale Virgilio che deriva acqua dal Mincio.
(37%). Questo metodo contraddistinto da un alto con- Nel territorio lombardo oltre alle derivazioni da fiumi
sumo idrico ed diffuso soprattutto per ragioni storiche sono stati sviluppati sistemi di raccolta delle acque di co-
(buona disponibilit idrica) e tecniche, in quanto prevale latura e dei fontanili finalizzati alla raccolta della risorsa

20. La d.g.r. 7/20345 del 27 gennaio 2005 ha disposto la costituzione del Consorzio Terre dei Gonzaga in Destra Po attraverso la fusione del Consorzio
Agro Mantovano Reggiano e del Consorzio Revere. Parte del territorio amministrativo di tale Consorzio ricade nella regione Emilia-Romagna. Il
Consorzio si estende tra le Provincie di Mantova e di Reggio-Emilia ed servito da acque provenienti dal Po, attraverso lo schema interconsortile e
interregionale di Boretto, che serve anche altri 3 Enti irrigui. La particolarit di questarea nellagricoltura irrigua praticata, in quanto si riscontra
una netta prevalenza di mais ed erba medica per la zootecnia (produzione del latte per il Parmigiano Reggiano).
21. Il Consorzio Burana si estende tra le Provincie di Modena (82%) e Mantova (10%) e piccole porzioni di territorio ricadono nelle Provincie di Bologna,
Ferrara e Pistoia; le aree consortili attrezzate sono servite dagli schemi interregionali di Boretto e Sabbioncello.
22. Il Fossa di Pozzolo ricade per il 65% della superficie amministrativa nelle Alpi Orientali, sono presenti numerosi schemi irrigui molto interconnessi
sia con il reticolo naturale che con quello artificiale. LEnte Veronese si sviluppa prevalentemente nelle Alpi Orientali. Il Delta del Po costituito da
un insieme di isole divisi dagli alvei del Po e dai suoi rami deltizi e ricade prevalentemente nel Distretto Padano. Il Ronzo-Chienis e il Terlago sono
2 Enti del Trentino-Alto Adige, il primo si estende per il 60% della superficie amministrativa nelle Alpi Orientali, mentre il secondo si distribuisce
in parti uguali tra i due Distretti.
23. I dati inseriti in Sigrian dalla Regione risultano parziali (I nea, 2009f)

Capitolo 2 | 44
per laumento di disponibilit nei momenti di maggiore gazione prevalentemente a scorrimento, maggiormente
esigenza e anche con finalit ambientali, dal momento concentrati in aree caratterizzate da situazioni di eccessi
che svolgono unimportante funzione naturalistica e di risorsa idrica, a sistemi di irrigazione pi efficienti che
storico-culturale. La presenza di diffusi affioramenti di hanno permesso di estendere la pratica irrigua anche in
natura risorgiva era gi nota ed stata ampiamente do- territori meno dotati di acqua. Incrementi significativi
cumentata nella Carta delle Irrigazioni (Inea, 1965) (cfr. delle aree servite da sistemi di irrigazione collettiva si

Padano
allegato storico fogli 1 e 2), che individuano vaste aree sono avuti soprattutto in Emilia-Romagna, dove la rea-
della bassa pianura padana interessate da questo feno- lizzazione del Canale emiliano romagnolo ha permesso
meno. Negli ultimi anni numerosi fontanili hanno visto un costante miglioramento della rete irrigua principale
diminuire considerevolmente gli affioramenti di acqua e distributiva; in Valle dAosta si sono verificati, a par-
mentre alcuni sono scomparsi. Le cause principali di tire dagli anni settanta, una serie di interventi a livello
questo fenomeno sono da imputare alla diffusione dellur- di rete che hanno riguardato soprattutto ladeguamento
banizzazione e allabbassamento della falda dovuta allin- dei canali adduttori (chiamati Ru) e il completamento
tenso emungimento dacqua per lirrigazione e per gli usi di impianti irrigui in pressione per la diffusione dellirri-
industriali, nonch in misura minore alla mancanza di gazione per aspersione. In Lombardia, soprattutto nelle
manutenzione (A a.Vv., 2008). aree irrigue a valle dei grandi laghi, nel corso del tempo
Il territorio emiliano-romagnolo, morfologicamente le aree irrigate sono aumentate utilizzando parte della
pi pianeggiante, ha visto sorgere lattivit irrigua suc- risorsa idrica accumulata nei bacini artificiali o derivata
cessivamente agli interventi di bonifica; inizialmente dai fiumi emissari.
lattivit molitoria stata privilegiata rispetto alluso irri- Ad oggi, nellintero Distretto lirrigazione collettiva
guo. Le aree emiliane hanno usufruito di derivazioni dal garantita da circa 600 schemi irrigui, di cui 320 in Valle
fiume Po e dai suoi affluenti, mentre la porzione roma- dAosta (tav. 2.1) costituiti da reti di ridotto sviluppo a
gnola stata caratterizzata da una storica carenza idrica, servizio di aree irrigate poco estese ma numerose, con-
sia per la distanza dal Po che per le esigue portate estive seguenza della morfologia del territorio valdostano tipico
che caratterizzano i fiumi appenninici (Inea, 2009d). delle aree subalpine. Situazione simile si riscontra in
Infatti, a partire dagli anni venti, sono state realizzate Trentino, a fronte di 37 schemi irrigui che servono aree
le prime grandi opere di derivazione di acqua dal fiume ad elevata frammentazione della propriet e organizzate
Po (Boretto) e i primi invasi (Mignano), seguiti dalla re- in piccole superfici irrigue specializzate. In Piemonte si
alizzazione di imponenti opere di sollevamento dal Po contano 81 schemi, la maggior parte distribuiti in sini-
(Pilastresi, Sabbioncello, Palantone) che hanno permesso stra idrografica Po, di dimensioni variabili, dallimpo-
la messa in opera di importati opere idrauliche (Canale nente schema irriguo interregionale del Canale Cavour
emiliano romagnolo) e di estendere lagricoltura irrigua tra Lombardia e Piemonte ai piccoli campi-pozzi del
in aree scarsamente dotate di acqua. Torinese e del Cuneese.
Linquadramento delle disponibilit idriche e degli usi Oltre 95 sono gli schemi presenti in Lombardia, con ca-
irrigui nel distretto Padano particolarmente complesso ratteristiche diverse in funzione delle peculiarit storiche
per le caratteristiche specifiche del territorio e per le e ambientali delle aree servite; nel complesso regionale
condizioni storiche in cui lagricoltura e lirrigazione si coesistono piccoli schemi a servizio di aree circoscritte e
sono evolute. In questarea dellItalia stato necessario grandi e sviluppati schemi irrigui, includendo canali sto-
operare la bonifica dei terreni, allontanare lacqua in ec- rici importanti ai fini irrigui come il Canale Vacchelli,
cesso e proteggere il territorio dal dissesto idrogeologico, Canale Villoresi e la rete dei Navigli. Sono presenti inol-
di conseguenza ci ha comportato lo sviluppo di grandi tre due schemi interregionali importanti a cavallo tra
reti di canalizzazioni di bonifica che, con i canali irrigui, Lombardia ed Emilia-Romagna, Boretto e Sabbioncello.
caratterizzano il paesaggio agrario della pianura Padana. In Emilia-Romagna si contano 42 schemi, distribuiti pre-
Nel tempo la disponibilit idrica di questi territori an- valentemente in destra idrografica del Po. Infine, si citano
data riducendosi e il fenomeno irriguo si stabilizzato i 24 schemi irrigui ricadenti nel territorio veneto.
a livello di aziende agricole e di gestione collettiva della Dalla copertura dei dati Sigrian, seppur parziale per
risorsa. Pertanto lirrigazione ha assunto un ruolo di pra- quanto riguarda i volumi prelevati, la totalit delle fonti
tica stabile piuttosto che di soccorso, come era in prece- presenti nel Distretto attinge un volume di acqua ai fini
denza, e ci ha determinato unevoluzione delle attivit irrigui che si attesta intorno ai 10 miliardi di m3 anno.
degli Enti irrigui che sono passati dallo svolgere esclusi- Lapprovvigionamento irriguo degli schemi irrigui del
vamente attivit di bonifica ad unorganizzazione in fun- Distretto Padano garantito da oltre 2.700 opere di presa,
zione di attivit di irrigazione. in gran parte costituite da prese sul reticolo superficiale
Levoluzione dellirrigazione allinterno del Distretto, naturale e artificiale (67%); i prelievi da falda ammon-
nel corso degli ultimi 50 anni stata un processo lento tano al 22% del totale e il restante 11% rappresentato da
ma continuo e si passati dal ricorso a sistemi di irri- prelievi da sorgenti. La gran parte dei prelievi irrigui non

Capitolo 2 | 45
avviene direttamente dal fiume Po, bens dal complesso superiori al 90% anche in Lombardia, dove si registra un
ed esteso sistema dei sottobacini, in particolare nellAlto modesto sviluppo di rete in pressione (5%), soprattutto in
bacino quelli della Dora Baltea, della Dora Riparia e del schemi di recente realizzazione. In Emilia-Romagna, la
Sesia, mentre nel Medio bacino i sistemi dei grandi la- rete dei due Enti interregionali costituita da canali al
ghi lombardi e relativi fiumi emissari, quali il Ticino cielo aperto, ma nel restante territorio regionale aumen-
(regolato dal Lago Maggiore), Adda (regolato dal lago di tano i km di rete in pressione e i canali chiusi.
Padano

Como), Oglio (regolato dal lago di Iseo) e Mincio (regolato Un discorso a parte merita la pratica delluso di corsi
dal lago di Garda) (Inea, 2009c). dacqua naturali come vettori di acque irrigue, peculiarit
Analizzando il numero di prelievi irrigui dai corpi riscontrata in Emilia-Romagna, dove la densit della rete
idrici superficiali emerge che la Dora Baltea ne presenta e linterconnessione col reticolo naturale non consentono
il maggior numero, da associare ai numerosi e piccoli una precisa definizione dei flussi idrici e dellorigine delle
schemi irrigui presenti in Valle dAosta, mentre nume- acque, e ci ha portato allemanazione di un regolamento
rose sono anche le fonti presenti nei bacini secondari dei regionale (Reg. 41/01) che ha previsto e normato il cosid-
fiumi Po, Tanaro, Stura di Lanzo e Mincio. detto vettoriamento, che consente luso di corsi dac-
Gli approvvigionamenti idrici del territorio dellEmi- qua naturali per convogliare e distribuire lacqua irrigua
lia-Romagna sono garantiti dalle prese lungo il fiume Po (Inea, 2009d). Allo stato attuale, i tratti di corsi dacqua
e i punti di prelievo principali sono rappresentati dalle utilizzati come vettoriamento sono pari a circa 190 km.
prese di Boretto e Sabbioncello che danno origine agli Infine, la rete principale della provincia di Trento ri-
omonimi schemi (tav. 2.11) e la presa del Canale emiliano cadente nel Distretto, costituita per l84% da condotte
romagnolo, che come schema nasce dallimpianto di sol- in pressione e il 10% da canali chiusi e/o condotte in
levamento del Palantone ma serve territori del Distretto pressione.
idrografico Appennino settentrionale (cfr. cap. 4).
Oltre ai grandi laghi presenti in Lombardia, sono pre-
senti degli invasi situati sugli affluenti appenninici del Po 2.2.1 Schemi interregionali
nel territorio emiliano. I pi rilevanti sono linvaso del
Molato sul torrente Tidone (3,5 milioni di m3 di capacit Lo schema irriguo pi importante, nellambito del di-
utile) e linvaso di Mignano sul torrente Arda (10 milioni stretto Padano, per sviluppo e volumi, si estende tra il
di m3 di capacit utile) (Inea, 2009d). Piemonte e la Lombardia ed quello del Canale Cavour,
La rete irrigua principale a servizio degli Enti che ri- il pi esteso dItalia, gestito da una coutenza apposita-
cadono nel Distretto, considerando le componenti prima- mente costituitasi (una associazione tra Enti utilizzatori,
rie e secondarie, si sviluppa per un totale di circa 11.600 irrigui e non). Le principali fonti di approvvigionamento
km, di cui il 51% con esclusiva finalit irrigua e il 49% ad dello schema sono ubicate in Piemonte e lacqua viene
uso multiplo (bonifica e irrigazione), valore di molto su- derivata dai fiumi Po, Dora Baltea, Ticino e Sesia. Gli
periore alla media nazionale (circa il 30%), indice di una Enti irrigui che fruiscono della risorsa idrica addotta da
notevole diffusione di tale tipologia di rete in questarea questo schema sono 4, Est Sesia, Ovest Sesia, Baraggia
del Paese. Le aree in cui la sola finalit irrigua preva- Biellese - Vercellese e Canavese. Il Canale Cavour, rea-
lente, cio dove lirrigazione pi recente e/o pi spe- lizzato nella seconda met dellottocento (tra il 1863 e il
cializzata, sono la provincia di Trento (100% della rete 1866), nasce dallopera di presa sul Po, presso Chivasso
rilevata a finalit esclusivamente irrigua) (tav. 3.2), la (tav. 2.2), e nellintero percorso di circa 86 km attraversa,
Valle dAosta (97%) (tav. 2.1) e il Piemonte (85%) (tavv. da Ovest ad Est, i territori dellOvest Sesia e dellEst
2.4, 2.5, 2.6, 2.7 e 2.8), mentre valori leggermente pi Sesia confluendo infine nel fiume Ticino, presso la citt
bassi si riscontrano in Veneto (70%). di Galliate. alimentato dai canali Naviglio di Ivrea,
Analizzando la distribuzione della rete principale del De Pretis e Sussidiario Farini, che derivano acqua dalla
Distretto, il 51% circa si sviluppa in Lombardia e il 24% Dora Baltea e dal Canale Regina Elena che deriva dal
in Piemonte, mentre in Emilia-Romagna presente il 17% fiume Ticino (a valle dello sbarramento della Miorina).
della rete totale. Rispetto alla tipologia di rete, comples- Il Canale Regina Elena (tav. 2.2) attraversa il territorio
sivamente i canali a cielo aperto si sviluppano per oltre dellEst Sesia e, infine, dopo un percorso totale di quasi
9.120 km (circa l81%), diffusi in quasi tutte le regioni con 25 km, confluisce nel canale Cavour presso la citt di
percentuali diverse, valori molto pi bassi si registrano Novara. La disponibilit irrigua complessiva stimata in
per i canali chiusi (6%). A livello regionale, in Valle dAo- 200 m3 /s, che diventano circa 270 con le acque sorgive e
sta le tipologie di rete come i canali a cielo aperto, canali di recupero. Le altre opere idrauliche, che costituiscono
chiusi e condotte in pressione sono pressoch equivalenti. i vari sottosistemi dello schema, fanno riferimento al ter-
In Piemonte, i canali a cielo aperto rappresentano il 70% ritorio dellEst Sesia e sono canali che derivano risorsa
circa della tipologia di rete e tale percentuale sale fino dal fiume Sesia e dal fiume Ticino. Le principali opere di
al 98% nellinterregionale Est Sesia. Permangono valori derivazione sono costituite da rogge, canali artificiali la

Capitolo 2 | 46
cui escavazione, per quelle pi antiche, risale al periodo mente complesso, ricco di confluenze tra canali che dise-
medievale e utilizzate inizialmente per fini di bonifica e gnano reti a maglie piuttosto fitte; rilevante la funzione
attualmente per fini irrigui. Dal Sesia sono derivate ac- multipla della rete (circa il 70%), mentre il 92% dei canali
que attraverso diverse rogge (tav. 2.2), si citano la rog- a cielo aperto in terra. Il volume prelevato alla fonte
gia Mora, con una lunghezza di oltre 50 km che arriva stimato nellordine di 214 milioni di m3, ripartiti in mag-
in Lomellina, la roggia Busca (lunga 54 km); la roggia gior parte nelle aree emiliane. Le acque non utilizzate per

Padano
Biraga (lunga 51 km) e il Roggione di Sartirana, che rap- lirrigazione sono restituite al fiume Po e in altri 8 punti
presenta la derivazione pi meridionale del Sesia, con di restituzione al reticolo artificiale (Inea, 2009c).
una lunghezza totale di 27 km, le cui acque sono desti- Lo schema Sabbioncello, che si sviluppa tra Lombardia
nate allirrigazione delle aree della Lomellina. I canali ed Emilia-Romagna, collegato al Boretto (tav. 2.11) e
pi importanti che derivano acqua dal fiume Ticino sono deriva da una presa sul fiume Po con uno sviluppo di oltre
rappresentatati dal Naviglio Langosco (tav. 2.2), che ha 270 km. Tra i Consorzi di bonifica Terre dei Gonzaga e
unopera di presa presso la citt di Galliate ed una lun- il Consorzio Burana, che si estendono tra le due regioni
ghezza di oltre 43 km e il Naviglio Sforzesco (tav. 2.2), succitate, attiva una convenzione per la quale una parte
che deriva acque dal fiume Ticino tra Trecate e Galliate e della portata spettante al primo, prelevata dallimpianto
ha uno sviluppo di circa 27 km (Inea, 2009c; Inea, 2011). di Boretto viene, in realt, prelevata pi a Nord dal canale
Il 77% della rete principale dello schema, oltre ad assol- Sabbioncello. La stessa portata complessiva viene, poi,
vere la funzione irrigua, svolge anche funzione di scolo; ceduta in pi punti della rete pi a valle (acqua derivante
inoltre, diversi tratti sono utilizzati per la restituzione di dallimpianto di Boretto). La portata complessiva oggetto
acqua al reticolo idrografico naturale ed il 96% della rete degli scambi irrigui tra i due Enti di 2 m3 /s, mentre
rilevata costituita da canali a cielo aperto. per la fonte sul fiume Po il Consorzio Burana titolare
Un altro importante schema a carattere interregio- di una concessione per lattingimento di 20 m3 /s e il vo-
nale lo schema Boretto (tav. 2.11), che origina dalla lume prelevato di circa 76 milioni di m3. Il 90% dello
presa sul fiume Po, presso Boretto (R e), e si sviluppa per sviluppo della rete di adduzione dello schema realizzato
circa 405 km di rete principale. a servizio di aree con con canali a cielo aperto, la restante quota costituita da
unagricoltura tra le pi ricche dEuropa, ricadenti nelle condotte in pressione.
regioni Lombardia ed Emilia-Romagna; i Consorzi serviti
sono Terre dei Gonzaga in territorio lombardo ed Emilia
Centrale in territorio emiliano. Lo schema particolar-

Capitolo 2 | 47
Allegato cartografico
al Capitolo 2
Padano

Tavola 2.0 ovest

Capitolo 2
| 50
Atlante Nazionale
dellirrigazione
Tavola 2.0 est

Atlante Nazionale
dellirrigazione

Capitolo 2
| 51
Padano
Padano

Tavola 2.1 sigrian INEA

Capitolo 2
| 52
Tavola 2.2 sigrian INEA

Capitolo 2
| 53
Padano
Padano

Tavola 2.3 sigrian INEA

Capitolo 2
| 54
Tavola 2.4 sigrian INEA

Capitolo 2
| 55
Padano
Padano

Tavola 2.5 sigrian INEA

Capitolo 2
| 56
Tavola 2.6 sigrian INEA

Capitolo 2
| 57
Padano
Padano

Tavola 2.7 sigrian INEA

Capitolo 2
| 58
Tavola 2.8 sigrian INEA

Capitolo 2
| 59
Padano
Padano

Tavola 2.9 sigrian INEA

Capitolo 2
| 60
Tavola 2.10 sigrian INEA

Capitolo 2
| 61
Padano
Padano

Tavola 2.11 sigrian INEA

Capitolo 2
| 62
Capitolo 3

Alpi orientali
Distretto idrografico Alpi orientali

3.1 Inquadramento nore caratterizzata da portate costanti e fluenti.


Il sistema idrografico comprende sei corsi dacqua
Il Distretto idrografico delle Alpi orientali ricopre una principali che sfociano nellAdriatico: procedendo da
superficie complessiva di circa 39.385 km2 (Autorit di Ovest verso Est si incontrano i fiumi Isonzo, Tagliamento,
bacino dellAdige e dellAlto Adriatico, 2010), includendo Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione e Adige. Inoltre,
i seguenti bacini di rilievo: presente un sistema idrografico minore costituito dai
- bacino nazionale dellAdige; fiumi di risorgiva presenti nella bassa pianura, alimentati
- bacino nazionale dellAlto Adriatico (Isonzo, dalle dispersioni dei corsi dacqua principali (Autorit di
Tagliamento, Livenza, Piave e Brenta-Bacchiglione); bacino dellAdige e dellAlto Adriatico, 2010).
- bacini interregionali del Lemene e Fissero-Tartaro Da un punto di vista storico, lirrigazione che si svi-
-Canalbianco; luppata nelle regioni comprese nel Distretto ha svolto un
- bacini regionali del Friuli Venezia Giulia e del Veneto. ruolo molto importante a partire dalle epoche pi remote;
Vi rientra, inoltre, la laguna di Venezia ed il suo bacino inizialmente sono state opere di contenimento con esclu-
scolante (ex legge 798/84). siva funzione di bonifica allo scopo di regimare lacqua in
Sono completamente incluse nel Distretto la Regione eccesso, ma nel tempo emersa la necessit di utilizzare
Friuli Venezia Giulia e la provincia di Bolzano, gran parte la risorsa anche per fini irrigui. In Veneto sono sorte le
della regione Veneto e della provincia di Trento e una prime associazioni di proprietari, i Consorzi, includendo
piccola porzione della Lombardia. Alcuni dei bacini idro- propriet piuttosto estese ma con necessit di risolvere
grafici delle Alpi orientali presentano rilevanza interna- importanti problemi di natura idraulica ed irrigua che
zionale, precisamente il bacino del Levante e il bacino ne impedivano una reale espansione. In Trentino-Alto
dellIsonzo ricadono anche in territorio sloveno, mentre il Adige, la costruzione dei primi acquedotti irrigui, a servi-
bacino idrografico del fiume Adige si estende oltre il con- zio di territori produttivi in Val di Non e Val di Sole risale
fine nazionale in territorio svizzero. Il Distretto confina al 1700 e al 1800, quando sorsero importanti e significa-
con il Distretto Padano ad Ovest e con quello del Danubio tive forme di associazione con il fine di realizzare opere
a Nord (Autorit di bacino dellAdige e dellAlto Adriatico, ad uso comune. In Friuli-Venezia Giulia si sono presen-
2010). La quota media dellintero distretto di circa 800 tati problemi diversi, legati soprattutto alla diffusione
m. s.l.m., raggiungendo il valore massimo di 3.900 metri dellirrigazione su terre prevalentemente aride, pertanto
in Alto Adige (Gruppo Ortles-Cevedale) e quello minimo, la pratica irrigua ha avuto origini pi recenti rispetto alle
di pochi metri sotto il livello del mare, in alcuni tratti altre regioni. Il pi antico comprensorio stato quello
della costa veneta. dellAgro Monfalconese, che utilizzava acqua dallIsonzo
Da un punto di vista morfologico, il bacino pu essere attraverso il canale de Dottori, mentre il Consorzio pi
suddiviso in tre grandi aree: montana e pedemontana, di vasto da sempre quello del Ledra-Tagliamento, inizial-
alta pianura e di bassa pianura. Larea montana costitu- mente a servizio di oltre 50.000 ettari, che deriva acque
ita, procedendo da Est verso Ovest, dai rilievi delle Alpi dagli omonimi fiumi. Successivamente, a partire dagli
Giulie e delle Alpi Carniche, i gruppi montuosi dolomi- anni trenta, listituzione del Consorzio di secondo grado
tici del Bellunese, del Trentino Alto Adige fino al Gruppo della Bassa Friulana ha consentito di estendere la pra-
Ortles-Cevedale che segna il confine col bacino imbrifero tica irrigua utilizzando acque di risorgiva e di pozzi (Inea,
dellAdda; qui si riscontrano prevalentemente terreni ad 1965).
elevata permeabilit, dove si manifestano i complessi rap- Con il passare degli anni diversi riordini hanno inte-
porti fiume-falda. Il limite meridionale dellalta pianura ressato i Consorzi, soprattutto di miglioramento fondia-
costituito dalla linea delle risorgive ed interessa tutta rio, di origine molto antica e aventi anche finalit irri-
lalta zona alluvionale della pianura veneta e padana, gue, la cui attivit spesso si sovrapponeva allazione dei
estendendosi dal Friuli-Venezia Giulia alla Lombardia. Consorzi di bonifica determinando un aggravio degli
Da questo limite in poi ha origine la rete idrografica mi- oneri contributivi. In Veneto, in particolare, si avuto

Capitolo 3 | 63
dapprima lo scioglimento degli Enti con la sola finalit di ture a fini irrigui e rilevate in maniera diffusa e omogenea
miglioramento fondiario e in seguito laffidamento delle su tutti gli Enti appartenenti al Distretto.
funzioni ai Consorzi di bonifica. Lultimo riordino risale Levoluzione dellirrigazione nel Distretto dal 1965 ad
al 2009 (Inea, 2009e). oggi, ha visto la conversione da sistemi di irrigazione per
Gli Enti irrigui nel Distretto idrografico delle Alpi scorrimento, che raggiungevano valori elevati in alcune
Alpi orientali

orientali sono circa 157 (tav. 3.0), costituiti da Consorzi provincie venete, a sistemi pi efficienti, tipo aspersione e
di bonifica e di irrigazione e da Consorzi di migliora- infiltrazione localizzata. Questo processo di ammoderna-
mento fondiario; numericamente si concentrano nelle mento e di espansione della rete irrigua avvenuto anche
due provincie di Trento e Bolzano (95%), la cui morfolo- in Friuli, dove pu considerarsi quasi completato nellarea
gia territoriale ha generato una spiccata frammentazione della Pianura Isontina e in quella servita dallo schema
della propriet e dellorganizzazione irrigua collettiva in della Diga di Ravedis (Cellina Meduna). Attualmente il
piccole aree specializzate e legate alla presenza di produ- sistema di irrigazione prevalente adottato nella maggior
zioni agricole ad alto reddito (mele e uva) (Inea, 2009b). parte delle aziende nel bacino rappresentato dallirri-
In Friuli-Venezia Giulia si contano 4 Consorzi di bo- gazione per scorrimento, circa il 41% della superficie ir-
nifica e irrigazione che operano con competenze sullir- rigata, in quanto prevale la rete con canali a cielo aperto
rigazione: Bassa Friulana a Centro-Sud, Cellina Meduna con doppia funzione, sia di bonifica che di irrigazione;
ad Ovest, Ledra Tagliamento a Centro-Nord e Pianura gli Enti veneti Piave, Veronese e Brenta possiedono valori
Isontina ad Est (tav. 3.4). Le attivit irrigue dei Consorzi molto elevati di irrigazione per scorrimento. Laspersione,
si esplicano nei bacini idrografici di rilevanza nazionale circa il 38% della superficie irrigata, diffusa in misura
del fiume Isonzo, Tagliamento e Livenza. minore in diverse aree con infrastrutturazione irrigua pi
La regione Veneto conta 10 Enti irrigui costituiti da recente; valori elevati si raggiungono in Friuli-Venezia
Consorzi di bonifica e irrigazione che svolgono un ruolo Giulia (Cellina Meduna e Ledra Tagliamento) e nel Fossa
fondamentale soprattutto per la bonifica del territorio, di Pozzolo in Veneto. Sistemi di irrigazione a basso con-
rilevando rapporti elevati di superfici irrigate su attrez- sumo e maggiore efficienza (localizzata) si riscontrano
zate (97%). presente, inoltre, un Consorzio di bonifica soprattutto in Trentino Alto-Adige. Interessante la dif-
di secondo grado, il Lessino-Euganeo-Berico (Leb) che fusione dellirrigazione per infiltrazione (26%) rispetto
gestisce lomonimo canale (descritto successivamente), alla media nazionale del 5%, che viene praticata su vaste
il cui principale scopo quello di fornire acqua ad uso aree negli Enti Veneto Orientale e Delta del Po.
prevalentemente irriguo a 5 Consorzi di bonifica di primo Fenomeno particolare e diffuso in quasi tutti gli Enti
grado prelevando acqua dal fiume Adige (Inea, 2009e). veneti e in alcuni del Friuli, la cosiddetta irrigazione
Gli Enti con superfici amministrative pi vaste sono non strutturata (conosciuta come irrigazione di soc-
Piave, Alta Pianura Veneta, Veronese, Adige Po e Adige corso), non organizzata in termini di distribuzione ed
Euganeo in Veneto, mentre in Friuli-Venezia Giulia il erogazione agli utenti (esercizio irriguo) ma in base alla
Ledra-Tagliamento e il Cellina Meduna. necessario ag- quale gli agricoltori possono attingere direttamente e li-
giungere che 5 Enti, da un punto di vista amministrativo, beramente dai canali consortili senza alcuna forma di
ricadono a cavallo tra i Distretti Padano e Alpi orientali: organizzazione e controllo. In generale, nel Nord Italia,
si tratta, in particolare di Fossa di Pozzolo, Veronese, questa terminologia viene utilizzata per indicare la pre-
Delta del Po, Ronzo-Chienis e Terlago (tav. 2.0 Est) 24. senza di approvvigionamenti irrigui occasionali in aree
La superficie attrezzata, che rappresenta la porzione che presentano grande disponibilit di risorsa e una rete
di territorio degli Enti irrigui su cui insistono le infra- di bonifica ben sviluppata. Allo stato attuale, quella che
strutture irrigue, rappresenta il 44% della superficie am- normalmente viene chiamata irrigazione di soccorso
ministrativa, valore pi che doppio rispetto alla media ormai una forma di irrigazione stabile, e la presenza di
nazionale del 16%, rappresentativo di un buon grado di tale modalit di esercizio irriguo spesso considerata
copertura del territorio con infrastrutture irrigue, ripor- indice di una gestione poco efficiente, in quanto sfugge
tando valori elevati in Veneto (69%), molto pi bassi in alle attivit di pianificazione e controllo. La diffusione di
Friuli-Venezia Giulia e Trentino (circa 22%). questa pratica di approvvigionamento interessa circa il
Il rapporto tra superficie irrigata e superficie attrez- 36% dellintera superficie irrigata del Distretto, con valori
zata pari al 98% (a livello nazionale del 71%), valore elevati in Veneto e pi bassi in Friuli-Venezia Giulia (Inea,
che evidenzia un elevato grado di utilizzo delle infrastrut- 2009e; Inea, 2008a).

24. Il Fossa di Pozzolo ricade per il 65% della superficie amministrativa nelle Alpi orientali, sono presenti numerosi schemi irrigui molto interconnessi
sia con il reticolo naturale che con quello artificiale. LEnte Veronese si sviluppa prevalentemente nelle Alpi orientali. Il Delta del Po costituito
da un insieme di isole divisi dagli alvei del Po e dai suoi rami deltizi e ricade prevalentemente nel Distretto Padano. Il Ronzo-Chienis e il Terlago
sono 2 Enti del Trentino-Alto Adige, il primo si estende per il 60% della superficie amministrativa nelle Alpi orientali, mentre il secondo si sviluppa
esattamente tra i due Distretti.

Capitolo 3 | 64
3.2 Caratteristiche degli schemi irrigui gui, le prese Fener e Nervesa sul Piave che danno origine
allo schema irriguo interconsortile Fener e la presa di
Le prime opere di regimazione delle acque allinterno Bova di Belfiore sul fiume Adige che alimenta lo schema
del territorio del Distretto non possono che riferirsi al Lessinio-Euganeo-Berico.
contesto regionale Veneto, descritto in letteratura come Lo sviluppo di irrigazione tramite prelievi da falda

Alpi orientali
la civilt delle acque grazie alla realizzazione di nume- nellarea tra il Ledra Tagliamento e la Bassa Friulana
rosi interventi di regimazione idrogeologica, soprattutto legato alla particolare conformazione geomorfologica, ca-
in difesa della citt di Venezia, dal rischio di interrimento, ratterizzata da un livello della falda molto superficiale.
ma anche da interventi di bonifica delle zone paludose. Tale situazione sta diventando sempre pi critica in
Ancora oggi emergono tratti evidenti degli interventi pas- quanto si sta assistendo, nel corso degli ultimi anni, ad
sati: dai graticolati, con cui i Romani suddividevano il un costante abbassamento dello strato di emungimento
territorio per poi procedere allassegnazione del terreno sotterraneo. Gli schemi di medie dimensioni, oltre a pre-
ai coloni, alle grandi opere di bonifica e diversione delle levare dai corsi dacqua minori, o dalle cosiddette risor-
acque operate durante la Repubblica Serenissima (Inea, give, integrano la risorsa idrica con opere di presa irrigue
2009e). su canali di bonifica (rogge), indice che anche nellarea
Una situazione diversa riguarda il Friuli-Venezia Giulia friulana il sistema irriguo presenta un forte grado di in-
dove in alcuni territori si sono susseguiti importanti in- terconnessione, determinando continui scambi di acqua
terventi per permettere lagricoltura irrigua su suoli po- con il reticolo artificiale e indubbi benefici diretti di na-
veri, aridi e permeabili delle pianure centrali; nel territo- tura ambientale (Inea, 2009b).
rio Isontino lattivit di bonifica si evoluta nel pi ampio Le caratteristiche tecniche della rete irrigua sono da
concetto di risanamento idraulico ed igienico-sanitario, associare allevoluzione storica dellirrigazione nelle di-
la cosiddetta bonifica integrale, per poi espandersi nei li- verse aree consortili, in quanto si assistito al passaggio
mitrofi ambiti friulani, triestini ed istriani. da infrastrutture essenzialmente di bonifica a funzione
Lintero Distretto servito da circa 402 schemi irrigui, multipla, ad una rete irrigua specializzata, soprattutto in
dei quali 209 solo in Veneto, la maggior parte con diversi- contesti in cui sono state attuate politiche di ammoder-
ficate dimensioni in termini di superficie servita e di svi- namento delle reti con realizzazione o sostituzione delle
luppo delle reti principali; tre sono gli schemi intercon- canalette con reti in pressione. La rete irrigua principale
sortili a servizio di pi Enti: Fener, Mordini e il Lessinio- si sviluppa allinterno del Distretto per circa 3.100 km, di
Euganeo-Berico. In Friuli-Venezia Giulia si contano circa cui il 77% presenta esclusiva finalit irrigua mentre il 23%
25 schemi, di cui quelli pi importanti sono a servizio ad uso multiplo.
degli Enti Cellina Meduna e Ledra Tagliamento che da Il Trentino-Alto Adige lunica area in cui presente la
soli costituiscono il 90% della rete irrigua regionale prin- tipologia di utilizzo irrigua dove lirrigazione, da un punto
cipale; riveste particolare importanza la presenza di at- di vista strutturale, pi recente e specializzata; nelle re-
tingimenti da acque sotterranee in aree servite da pozzi stanti regioni sono presenti ambedue le tipologie (irrigua
consortili tra il Ledra Tagliamento e la Bassa Friulana e multipla) con percentuali differenti ma con prevalenza
(tav. 3.3). (maggiore del 70%) della sola finalit irrigua. Da quanto
Dalla copertura dei dati Sigrian, seppure parziale per esposto ne deriva che i sistemi di irrigazione pi diffusi
quanto riguarda i volumi, la totalit delle fonti presenti sono rappresentati dallo scorrimento, per le regioni con
nel Distretto preleva un volume di acqua ai fini irrigui che notevoli disponibilit idriche (soprattutto Veneto) e dei
si attesta nellordine dei 4 miliardi di m3 anno. sistemi di irrigazione misti tra cui pi (aspersione) e
Lapprovvigionamento irriguo nel Distretto idrogra- meno efficienti (scorrimento) (parte del Veneto e Friuli-
fico Alpi orientali, ad oggi, garantito da 1.270 opere di Venezia Giulia); ci sono poi aree in cui prevalgono sistemi
presa, in gran parte prese da reticolo superficiale natu- efficienti, sia da un punto di vista della tipologia di rete
rale e artificiale (39%) e da prelievi da falda (40%). Le di distribuzione che del sistema di irrigazione (Trentino-
maggiori fonti di prelievo, principalmente in termini di Alto Adige).
volumi derivati a fini irrigui, sono situate in Veneto. Le La rete principale si sviluppa soprattutto in Veneto
due province e le due regioni del Distretto non ricorrono (52%) e in Friuli-Venezia Giulia (22%). Nel complesso, i
alle acque del bacino del Po per fini irrigui, ad eccezione canali a cielo aperto prevalgono ovunque e costituiscono
di alcune aree nella parte meridionale del Veneto. il 65% dellintero sviluppo della rete, seguiti dal 30% circa
Le disponibilit irrigue sono assicurate dal fiume Adige di condotte in pressione. A livello regionale in Friuli-
e dai fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta- Venezia Giulia la tipologia prevalente costituita da ca-
Bacchiglione, Lemene, Fissero-Tartaro-Canalbianco e da nali a cielo aperto, per il 71%, e condotte in pressione,
una serie di bacini regionali minori. Tra le pi importanti per il 28%. Il Trentino-Alto Adige, dove stata pi volte
fonti di prelievo venete vanno ricordate le derivazioni sul menzionata lalta efficienza strutturale, le condotte in
Canale Biffis che danno origine a numerosi schemi irri- pressione si sviluppano per oltre il 92% della rete irrigua

Capitolo 3 | 65
regionale ed infine, in Veneto, l84% costituito da canali Presa Nervesa, ambedue sul fiume Piave; riguardo alla
a cielo aperto e circa il 10% da condotte in pressione. prima il volume prelevato nellanno 2011 stato di circa
Tra i principali schemi del Distretto, lo schema irri- 553 milioni di m3, quasi un quinto del volume comples-
guo Lessinio-Euganeo-Berico (Leb) (tav. 3.7) nasce dalla sivo prelevato a livello regionale, mentre per la Presa
presa di Bova di Belfiore sul fiume Adige e si sviluppa Nervesa viene concesso un volume di prelievo pari a 150
Alpi orientali

nella pianura veneta centrale, su di un territorio di circa milioni m3. Le portate concesse per luso irriguo variano
141.000 ettari. La realizzazione dello schema, completata nel corso dellanno, con incrementi delle portate nel pe-
nei primi anni novanta, ha consentito la valorizzazione riodo di maggior fabbisogno irriguo delle colture, com-
agricola di un vasto territorio del Veneto centrale, ca- preso tra la met di giugno e fine agosto. La rete princi-
ratterizzato da problemi di approvvigionamento idrico. pale, adduzione e secondaria, ha una estensione di oltre
Lo schema serve attualmente 3 Consorzi e la portata 276 km, con una netta prevalenza della rete secondaria
concessa di derivazione di 24,8 m3 /s, con un volume e svolge per il 56% una funzione prettamente irrigua e la
prelevato stimato nel 2011 di circa 315 milioni di m3. Lo restante parte, invece, funzionale anche alla bonifica
schema gestito dal Consorzio di secondo grado Lessinio (Inea, 2009e).
Euganeo Berico, nato nel 1958 dallassociazione di diversi Lo schema irriguo interconsortile Mordini (tav. 3.4),
Consorzi di bonifica, con funzioni di gestione e manuten- a servizio di due Enti, Alta Pianura Veneta e Brenta,
zione dello schema dallopera di presa alla rete consor- origina da una presa sul torrente Astico, che alimenta
tile e di pianificazione delluso dellacqua nel corso delle il Canale Mordini e lungo lo sviluppo dello schema, ad
stagioni irrigue. La rete irrigua complessiva costituente integrazione della risorsa, sono presenti 6 pozzi e 5 risor-
lo schema si sviluppa su oltre 72 km e presenta unuti- give che ricadono allinterno dellEnte Brenta. La fonte
lizzazione irrigua predominante (63%) rispetto alluso del Canale Mordini preleva circa 38 milioni di m3 mentre
multiplo di bonifica e irrigazione. In gran parte la rete le integrazioni dai pozzi ammontano a circa 1,1 milioni
costituita da canali a cielo aperto (62%) (Inea, 2009e). di m3. Lo schema si sviluppa in circa 85 km di rete prin-
Lo schema irriguo interconsortile Fener (tav. 3.4) a cipale e per il 53% svolge una funzione prevalentemente
servizio degli Enti irrigui Piave e Acque Risorgive, data irrigua mentre la restante parte funzionale anche alla
la complessit della rete, uno schema interconsortile bonifica. I canali a cielo aperto costituiscono la tipologia
molto importante a livello regionale. I volumi sono pre- predominante, seguita dalle condotte in pressione, pari al
levati attraverso due opere di presa, la Presa Fener e la 30% circa della rete principale.

Capitolo 3 | 66
Allegato cartografico
al Capitolo 3
Alpi orientali

Tavola 3.0

Capitolo 3
| 68
Atlante Nazionale
dellirrigazione
Tavola 3.1 sigrian INEA

Capitolo 3
| 69
Alpi orientali
Alpi orientali

Tavola 3.2 sigrian INEA

Capitolo 3
| 70
Tavola 3.3 sigrian INEA

Capitolo 3
| 71
Alpi orientali
Alpi orientali

Tavola 3.4 sigrian INEA

Capitolo 3
| 72
Tavola 3.5 sigrian INEA

Capitolo 3
| 73
Alpi orientali
Alpi orientali

Tavola 3.6 sigrian INEA

Capitolo 3
| 74
Tavola 3.7 sigrian INEA

Capitolo 3
| 75
Alpi orientali
Appennino settentrionale
Capitolo 4
Distretto idrografico Appennino settentrionale

4.1 Inquadramento Sieve e il Bisenzio in destra idrografica, la Chiana, lElsa


e lEra in sinistra idrografica. Il bacino interregionale del
Il Distretto idrografico dellAppennino settentrionale fiume Magra (1.694 km2) si estende a cavallo tra Liguria
si colloca geograficamente nel sistema delle Catene al- e Toscana. Il fiume Magra ha unasta di circa 62 km e,
pine del Mediterraneo centrale e si estende dalla Liguria lungo il suo percorso verso il mare, riceve le acque di-
alle Marche, occupando una superficie di 38.131 km2 rettamente dal fiume Vara e da numerosi tributari mi-
(Autorit di Gestione del Distretto idrografico dellAp- nori. Proseguendo lungo la costa tirrenica si incontrano il
pennino settentrionale, 2010). Il territorio del Distretto bacino dellOmbrone Grossetano (3.539 km2) e il bacino
comprende principalmente le regioni: interregionale del Fiora (825 km2), la cui foce ricade in
- Liguria (in tutte le sue provincie); territorio laziale.
- Toscana (in tutte le provincie); I laghi del versante tirrenico del Distretto sono il
- Emilia-Romagna (in prevalenza nelle provincie di Montepulciano (1,9 km2), il Chiusi (3,9 km2) e la laguna di
Bologna, Forl-Cesena, Ravenna e Rimini e solo mar- Orbetello (27 km2). Nel territorio toscano sono presenti
ginalmente Reggio-Emilia, Modena e Parma); due importanti invasi artificiali: linvaso di Montedoglio
- Marche (nelle provincie di Pesaro-Urbino, Macerata (7,7 km2) sul fiume Tevere, nato per scopi irrigui a servi-
e Ancona); zio di aree ricadenti nel Distretto idrografico dellAppen-
- Piemonte (marginalmente incluso); nino centrale (cfr cap 6), e linvaso di Bilancino (5 km2)
- Umbria (nella provincia di Perugia); in provincia di Firenze, sul fiume Sieve, con funzione
- Lazio (nella provincia di Viterbo). di laminazione delle piene e a scopo idropotabile (Inea,
Il Distretto idrografico confina a Nord con il Distretto 2007a). Di interesse irriguo la diga di Canino, in pro-
Padano, a Sud con il Distretto dellAppennino centrale, vincia di Viterbo, che alimenta lomonimo schema irriguo
ad Ovest con il Distretto francese del Rodano ed diviso (Inea, 2008c).
in due parti dal Distretto pilota del Serchio, che interseca Sul versante adriatico, partendo da Nord, il Distretto
il territorio in corrispondenza della provincia di Lucca include il bacino interregionale del fiume Reno (4.361
fino al bacino del lago Massaciuccoli. I principali bacini km2), esteso dallAppennino Tosco-Emiliano al litorale
idrografici compresi nel Distretto sono quelli dei fiumi ravennate, e i bacini regionali romagnoli (3.419 km2),
Magra, Arno, Ombrone, Reno, Marecchia, Fiora, i bacini di cui il pi esteso il bacino dei Fiumi Uniti (Ronco,
regionali minori liguri, toscani, romagnoli e marchigiani. Montone e Rabbi, 1.239 km2). Il Reno, con unasta di 212
Lidrografia del Distretto molto variegata, caratterizzata km, il secondo fiume pi lungo del Distretto dopo lArno.
da una notevole disomogeneit dei bacini idrografici e da I suoi affluenti principali sono il Rio di Boverchia, il Rio
corpi ricettori finali distinti quali Mar Ligure e Tirreno nel Maggiore, il Silla e il Samoggia-Lavino in sinistra idro-
versante occidentale e Mar Adriatico in quello orientale grafica; il Limentra di Sambuca e il Limentra Orientale,
(Autorit di Gestione del Distretto idrografico dellAppen- lIdice, il Sillaro, il Santerno, il Senia e il canale di boni-
nino settentrionale, 2010). fica Riolo-Botte in destra idrografica.
Il versante tirrenico interessato da una media den- A cavallo con la Regione Marche, seguono il bacino
sit del reticolo idrografico, in particolare nella porzione interregionale Marecchia-Conca (774 km2), che include
ligure, sensibilmente pi alta rispetto al resto del territo- alcune porzioni dei territori della provincia di Arezzo e
rio dellintero Distretto. I bacini sono di limitata esten- Pesaro-Urbino, lintero ambito della provincia di Rimini
sione e quasi tutti di I ordine (con sbocco a mare). Tra e una parte limitata della provincia di Forl-Cesena. Il
i pi importanti si segnalano il bacino del fiume Arno versante marchigiano si estende dal bacino del Foglia
(9.149 km2), il cui territorio si sviluppa a Sud della foce (705 km2) al bacino del Musone (652 km2), includendo
del fiume Serchio (non compreso nel territorio distret- il bacino del Metauro (1.392 km2), il pi esteso di que-
tuale). LArno, con 241 km di asta principale, il fiume sta porzione di territorio (Inea, 2009d; Inea, 2009a). I
pi lungo del Distretto. Gli affluenti principali sono il fiumi Marecchia (70 km) e Conca (47 km) nascono in

Capitolo 4 | 77
territori romagnoli e sfociano nellAdriatico marchigiano. 4.2 Caratteristiche degli schemi irrigui
Appennino settentrionale

Caratteristiche comuni dei fiumi che attraversano il ter-


ritorio marchigiano sono la scarsezza degli affluenti, il In passato, la pratica irrigua nel territorio del Distretto
prevalente parallelismo dei corsi e la dissimmetria delle idrografico dellAppennino settentrionale era concentrata
sponde. nelle aree di pianura caratterizzate da una buona disponi-
La rete idrografica adriatica ricadente nel territorio bilit di acque sotterranee. Nel tempo, a seguito della rea-
pianeggiante del Distretto ha subito negli anni notevoli lizzazione di opere di bonifica idraulica, lirrigazione si
modifiche dovute alle necessit di bonifica idraulica dei diffusa come pratica stabile in diverse aree del territorio
territori. Per questa ragione, la rete acquista, spesso, del Distretto, soprattutto nelle aree pianeggianti romagnole
caratteristiche di completa artificialit (Autorit di e toscane (Inea, 2008c; Inea, 2009d; Inea, 2009a). Dopo
Gestione del Distretto idrografico dellAppennino setten- la prima era industriale, infatti, con lavvento dei motori,
trionale, 2010). le opere di bonifica e di derivazione di acqua dai fiumi di-
Nel versante adriatico sono presenti due serbatoi arti- vennero molto diffuse, ampliando lestensione dei terreni
ficiali ad uso idroelettrico, il lago di Suviana sul Limentra coltivabili ed incentivando ladozione di colture e pratiche
Orientale (1,47 km2) e il lago del Brasimone sullomo- irrigue innovative. Gli interventi pi recenti di ammoder-
nimo torrente (0,40 km2) nel bacino interregionale del namento ed espansione degli schemi irrigui riguardano
Reno; uno ad uso potabile, lInvaso di Ridracoli sul fiume prevalentemente le aree marchigiane dei bacini del fiume
Bidente (0,93 km2) nel territorio dei bacini regionali ro- Foglia e Musone, interessati rispettivamente da investi-
magnoli; uno ad uso irriguo, linvaso di Castreccioni (o menti per la realizzazione dellinvaso di Mercatale, sul quale
lago di Cingoli) (90 km2) sul fiume Musone, a servizio non ancora completata la rete di adduzione, e dellinvaso
dellomonimo comprensorio irriguo (Inea, 2009d; Inea, di Castreccioni, che necessita di un adeguamento struttu-
2009a). rale (tav. 4.3). Notevoli sono stati anche gli interventi di
Nel territorio del Distretto attualmente sono presenti espansione del Canale emiliano romagnolo (Cer) al fine
e operanti 12 Enti irrigui (tav. 4.0). I pi rilevanti, in ter- di estendere lirrigazione collettiva nei territori romagnoli,
mini di estensione degli schemi irrigui e di volumi prele- storicamente caratterizzati da prelievi privati da falda.
vati, sono gli Enti Canale Lunense e Grossetana, nei ter- Nonostante lirrigazione collettiva sia stata sostenuta
ritori tirrenici, e gli Enti Renana, Bonifica della Romagna negli anni da ingenti disponibilit di finanziamenti pub-
e Integrale Fiumi Foglia, Metauro e Cesano sul versante blici, le potenzialit di sviluppo dellagricoltura irrigua del
adriatico. Tutti gli Enti, complessivamente, presentano Distretto sono state talvolta limitate a causa di problema-
una superficie attrezzata di circa 136.000 ettari, per una tiche di natura politica ed ambientale. Lo sviluppo degli
superficie irrigata di circa 50.000 ettari (indice irrigata/ schemi irrigui toscani serviti dallinvaso di Montedoglio,
attrezzata prossimo al 37%). Nonostante lirrigazione col- ad esempio, ha subito notevoli ritardi a causa della cre-
lettiva abbia vissuto, soprattutto nel secondo dopoguerra, scente richiesta di acqua per usi civili ed industriali e
uno sviluppo considerevole, il territorio del Distretto dei cambiamenti negli scenari di politica agricola e dei
ancora interessato da una notevole pratica irrigua di ca- mercati comunitari: la riduzione dei volumi disponibili
rattere autonomo, diffusa soprattutto nei bacini minori per lirrigazione e il processo di adattamento del settore
liguri, in Toscana e nei territori romagnoli. Gli attingi- agricolo ai nuovi assetti politici hanno reso incerti i bene-
menti sono in prevalenza da pozzi e, data anche la na- fici dellespansione delle reti irrigue (Inea, 2008c).
tura autonoma della gestione, non si conoscono i dati sui Laumento della variabilit climatica, manifestatasi
prelievi. con maggiore intensit negli ultimi anni, ha posto in ri-
Lo sviluppo dellirrigazione negli anni ha portato salto la necessit di adeguare la rete irrigua esistente alle
allabbandono di pratiche inefficienti, quali lo scorri- nuove esigenze irrigue e di espandere lirrigazione collet-
mento (molto diffuso in passato) (Inea, 1965), la som- tiva nel territorio del Distretto al fine di garantire conti-
mersione e linfiltrazione laterale, e ladozione di metodi nuit alla fornitura di acqua irrigua e di limitare lo sfrut-
moderni che garantiscono un notevole risparmio di ac- tamento eccessivo delle acque di falda che, soprattutto in
qua. I dati Sigrian, infatti, rilevano unelevata diffusione periodi di forte carenza idrica o di siccit, contribuisce
dellirrigazione per aspersione (69%) e una crescente ado- ad alimentare il fenomeno dellintrusione del cuneo sa-
zione di irrigazione localizzata, giunta negli ultimi anni lino nelle aree agricole litoranee.
al 24%, rispetto ad unirrisoria percentuale degli anni Limportante opera di bonifica avvenuta in partico-
sessanta. In passato, la pratica irrigua nel territorio del lare nel Sarzanese, nella Lunigiana e nella Romagna ha
Distretto era diffusa soprattutto nelle aree pianeggianti profondamente caratterizzato lidrografia del territorio.
romagnole dopo la realizzazione di diverse opere di bo- I canali a cielo aperto, ancora oggi fondamentali per la
nifica idraulica. bonifica, sono stati realizzati attraverso una completa in-
tegrazione alla rete idrografica e hanno contribuito alla
valorizzazione dei territori.

Capitolo 4 | 78
Nel Distretto idrografico lirrigazione collettiva ga- toriamento, mentre quella dei territori marchigiani, di

Appennino settentrionale
rantita da 45 schemi irrigui, 24 dei quali concentrati nel recente realizzazione o ammodernamento, tutta svilup-
territorio romagnolo, 6 nel marchigiano e 15 sul versante pata in canalette in pressione.
tirrenico. Annualmente gli schemi irrigui del Distretto, Tra gli schemi irrigui pi importanti del Distretto,
nel complesso, prelevano circa 420 milioni di m3 da 80 consideriamo il Canale Lunense, lOmbrone e il Cer. Lo
fonti. Prevalenti sono gli approvvigionamenti da fiume schema irriguo Canale Lunense (tav. 5.1) fu progettato
con 39 opere di presa, concentrate soprattutto nei com- nel 1856 per fini di bonifica ed irrigazione, i lavori di re-
prensori irrigui romagnoli in cui, inoltre, sono presenti 9 alizzazione cominciarono nel 1891 e durarono circa qua-
fonti rappresentate da impianti di depurazione delle ac- rantanni. Lo schema serve lomonimo Consorzio di bo-
que reflue25 (tav. 4.1). Le fonti di attingimento da lago (in- nifica e irrigazione che attualmente gestisce circa 1.000
vaso) pi importanti in termini di prelievo sono sul lago ettari di superficie attrezzata e irrigata. La risorsa irrigua
di Castreccioni (tav. 4.3), nel territorio marchigiano. La deriva da unopera di presa sul fiume Magra nel comune
portata complessiva concessa per uso irriguo di circa di Aulla (Ms) per la quale lEnte ha una concessione ri-
100 m3 /s. Le singole portate concesse sono molto mode- lasciata dalla provincia di Massa Carrara di 2,73 m3 /s e
ste, ad esclusione del Cer che raggiunge i 68 m3 /s. un prelievo annuo stimato di circa 15 milioni di m3. Lo
La rete irrigua principale serve una superficie attrez- schema caratterizzato da un unico tratto di adduzione
zata di circa 136.000 ettari. Considerando le componenti (lungo circa 24 km) da cui si diparte la rete di distribu-
primarie e secondarie, complessivamente si estende per zione costituita da canali a cielo aperto (Inea, 2007a).
341 km e in larga prevalenza costituita da canali a cielo Lo schema irriguo Ombrone (tav. 4.4) serve il
aperto, soprattutto nelle aree a storica vocazione irrigua. Consorzio di bonifica della Grossetana e una superficie
Gli schemi che si sviluppano sul versante tirrenico at- attrezzata di circa 3.354 ettari. La rete principale stata
tingono annualmente circa 24 milioni di m3 attraverso 16 realizzata nel periodo 1958-1963 e dal 1978 il Consorzio
fonti, dislocate in prevalenza sui reticoli naturali toscani. ne ha avviato la ristrutturazione e lammodernamento
La rete principale raggiunge una dimensione di circa per la conversione dei canali a cielo aperto con tubazioni
86 km (25% del totale), serve una superficie attrezzata di in pressione. Lo schema a cadente naturale, con deri-
circa 7.000 ettari (3% della superficie totale) e presenta vazione dal fiume Ombrone in localit Steccaia di Poggio
un rapporto medio tra superficie irrigata e superficie at- Cavallo, nel Comune di Grosseto. Lopera di presa a tra-
trezzata pari al 60% circa, pi elevato rispetto al resto del versa fissa con una portata concessa di 2 m3 /s e un pre-
Distretto. La rete principale costituita per circa il 58% lievo annuo di circa 7,5 milioni di m3. La rete principale
da canali, mentre il restante 42% si compone di canalette misura circa 19 km ed costituita prevalentemente da
in pressione, che caratterizzano gli schemi di recente canali a cielo aperto (Inea, 2008c).
realizzazione. Lo schema irriguo che si sviluppa lungo il Cer (tavv. 4.1
Il versante adriatico caratterizzato da una complessa e 4.2) tra le opere irrigue pi importanti dItalia, serve
integrazione tra reticolo idrografico ed una fitta rete di 9 Enti irrigui per unarea attrezzata complessiva di circa
schemi irrigui, alcuni dei quali interconnessi anche al Cer 119.000 ettari a cavallo tra i Distretti Padano e Appennino
(cfr. par. 2.2), che prelevano circa 393 milioni di m3 da 48 settentrionale. Il Cer, ideato sin dal XVII secolo, con di-
fonti. La rete principale si sviluppata per circa 255 km verse revisioni di progetto, ad oggi non ancora ultimato.
e attinge lacqua attraverso 42 fonti dai principali fiumi I lavori di costruzione sono iniziati nel 1955 e sono pro-
del territorio, quali il Reno, i Fiumi Uniti e il Marecchia. seguiti con lo sviluppo del complesso sistema idrico a
I bacini del Reno e dei Fiumi Uniti sono attraversati dal servizio prevalentemente irriguo. La gestione del canale,
Cer, lungo il quale sono presenti 5 fonti che alimentano degli impianti e della rete principale e la realizzazione de-
numerosi distretti irrigui in territorio romagnolo. La rete gli interventi manutentivi e ampliativi sono a carico del
irrigua serve circa 129.000 ettari di superficie attrezzata Consorzio di secondo grado per il Canale emiliano roma-
con un rapporto medio tra superficie irrigata e superficie gnolo, mentre la fase della distribuzione vera e propria
attrezzata del 45%. Considerando i territori romagnoli, il dellacqua viene demandata ai Consorzi associati al se-
rapporto superficie irrigata/attrezzata pari al 35%, men- condo grado, che sono: I Circondario Polesine di Ferrara, II
tre raggiunge il 100% nei territori marchigiani. La rete Circondario Polesine di S. Giorgio e Valli di Vecchio Reno,
principale che si estende in Romagna completamente ricadenti nel territorio del Distretto Padano (cfr. cap. 2), e
costituita da canali, alcuni dei quali utilizzati per il vet- Renana, Romagna Occidentale e Bonifica della Romagna26

25 I depuratori Anzola, Calcara, Calderara di Reno, Ozzano e Castel San Pietro nel territorio del Consorzio della Bonifica Renana; i depuratori
Ravenna, Savio, Cervia e Cesena nel territorio del Consorzio della Bonifica della Romagna.
26 La Regione Emilia Romagna, con la l.reg. 5/2009, ha attuato un riordino dei Consorzi di bonifica e relativi Enti irrigui: il nuovo Ente Renana include
la Renana e parte dei Distretti del Reno-Palata; il nuovo Romagna Occidentale include Romagna Occidentale e parte dei Distretti del Romagna
Centrale; il nuovo Ente Bonifica della Romagna include laltra parte del Romagna Centrale, il Savio e Rubicone e Provincia di Rimini.

Capitolo 4 | 79
nel Distretto dellAppennino settentrionale. Lorigine delle seguenti dotazioni idriche previste: Renana: 20,8 m3/s;
Appennino settentrionale

acque dello schema comunque nel Distretto Padano. Il Romagna Occidentale: 12,9 m3/s; Bonifica della Romagna:
Cer, infatti, preleva le acque dal fiume Po tramite lim- 23,70 m3/s. Le aree poste in destra del tracciato del canale
pianto di sollevamento del Palantone e le convoglia nel sono quelle che, pi di recente, sono state attrezzate per
Cavo Napoleonico, esteso per circa 18 km nel territorio lirrigazione e sono realizzate interamente in pressione, a
del Distretto Padano. In sinistra del Cavo Napoleonico si differenza della rete in sinistra, prevalentemente a gravit.
diparte il Cer propriamente detto, mentre in destra ha ori- Complessivamente, la rete principale lunga circa 500 km
gine il canale Derivatore Cer. Il volume annuo prelevato (151 di adduzione), il 67% dei quali con funzione multi-
di circa 200 milioni di m3 per una portata complessiva di pla e i restanti 33% di sola rete irrigua. Strutturalmente
68 m3/s. Il canale attualmente fornisce acqua alle reti dei lo schema realizzato con canali a cielo aperto (77%) e in
Consorzi associati, attraverso derivazioni dirette o inter- misura minore con condotte in pressione (15%) e canali
connessioni con le diverse reti consortili, sulla base delle chiusi (6%) (Inea, 2009e).

Capitolo 4 | 80
Allegato cartografico
al Capitolo 4
Appennino settentrionale

Tavola 4.0

Capitolo 4
| 82
Atlante Nazionale
dellirrigazione
Tavola 4.1 sigrian INEA

Capitolo 4
| 83
Appennino settentrionale
Appennino settentrionale

Tavola 4.2 sigrian INEA

Capitolo 4
| 84
Tavola 4.3 sigrian INEA

Capitolo 4
| 85
Appennino settentrionale
Appennino settentrionale

Tavola 4.4 sigrian INEA

Capitolo 4
| 86
Capitolo 5
Bacino pilota del fiume Serchio

Serchio
5.1 Inquadramento dai suoi affluenti e dal lago di Massaciuccoli (7 km2).
Il fiume principale nasce a Nord del versante tirrenico
Il bacino del fiume Serchio stato individuato dalla di- dellAppennino Tosco-Emiliano, scorre in direzione Sud-
rettiva 2000/60/Ce come Distretto pilota per affrontare Est per circa 50 km fino alla confluenza, in sinistra idro-
le particolari condizioni di dissesto idrogeologico attra- grafica, con il torrente Lima e si dirige verso Sud percor-
verso il recepimento anticipato, rispetto al restante ter- rendo altri 52 km fino allo sbocco nel mar Tirreno, tra la
ritorio nazionale, delle direttive comunitarie in materia foce dellArno e il porto di Viareggio. Il torrente Lima
di difesa idrogeologica e tutela delle acque27. Il Distretto, laffluente pi importante del Serchio, ha una lunghezza
come bacino sperimentale, equiparato a tutti gli effetti di 42 km ed un bacino di circa 315 km2. Lorografia del
ai bacini di interesse nazionale, ma al termine della fase Distretto si compone di terreni di pianura per 301,5 km2
sperimentale sar incluso nel bacino regionale Toscana (19% dellintera superficie) e da aree collinari e montuose.
Nord e, quindi, nel Distretto dellAppennino settentrio- La gestione dellirrigazione affidata ai Consorzi di
nale (Autorit di bacino del Distretto pilota del fiume bonifica Versilia Massaciuccoli e Auser-Bientina, che
Serchio, 2010). esercitano la propria competenza su un territorio di
Larea comprende il bacino imbrifero del fiume Serchio, 95.507 ettari, esteso in parte anche nel Distretto idro-
il bacino del torrente Lima, larea costiera del bacino del grafico dellAppennino settentrionale. Sono presenti
lago di Massaciuccoli e abbraccia per la maggior parte tre Comprensori irrigui, Bacino Pisano Massaciuccoli,
la provincia di Lucca e, marginalmente, quelle di Pistoia Moriano e Piana di Lucca, che si estendono rispettiva-
e Pisa, coprendo una superficie amministrativa di circa mente a Sud del lago Massaciuccoli, a sinistra e destra
1.600 km2. Il Distretto confina a Nord con il Distretto delle sponde del fiume Serchio, per una superficie di circa
idrografico del fiume Po e interseca il Distretto idrogra- 2.435 ettari. La superficie attrezzata complessiva di
fico dellAppennino settentrionale in corrispondenza del 947 ettari, ripartita per il 58% nel Comprensorio Bacino
bacino del fiume Magra e dei bacini liguri ad Ovest e del Pisano Massaciuccoli, 32% nel Comprensorio Piana di
bacino dellArno a Sud-Est (tav. 5.0). Lucca e per il restante 10% nel Comprensorio Moriano.
La scelta del bacino del fiume Serchio come distretto Non si conoscono le superfici irrigate e i volumi irrigui
idrografico pilota dovuta alle particolari caratteristiche (Inea, 2008c).
del bacino e a ragioni storiche relative alla gestione delle
acque superficiali. Le abbondanti acque superficiali deri-
vanti dal bacino imbrifero del fiume Serchio e dal bacino 5.2 Caratteristiche degli schemi irrigui
del torrente Lima confluivano nel fiume Serchio cau-
sando frequenti fenomeni di esondazione nella piana di Gli schemi irrigui presenti nel Distretto sono il
Lucca, che in passato era unarea di impaludamento na- Massaciuccoli, il Destra e il Sinistra Serchio, con uno
turale del fiume. Nel tempo, i Lucchesi hanno realizzato sviluppo di circa 81 km di canali e canalette demaniali,
diverse opere di arginamento del fiume Serchio e dei suoi realizzati tra la fine dellottocento e gli inizi del nove-
affluenti, sviluppando una rete idrica naturale da utiliz- cento come canali di bonifica ed irrigazione. Lo schema
zare ai fini agricoli ed industriali. La realizzazione storica Massaciuccoli (tav. 5.1), oltre a derivare le acque dal lago
di tale sistema di regimazione delle acque ha garantito Massaciuccoli, attinge anche dal Canale Barra-Barretta.
un fiorente sviluppo dellagricoltura e dellindustria, fa- La rete principale misura circa 10 km ed in prevalenza
vorendo soprattutto la produzione della seta (Provincia costituita da canali in terra con scarsa vegetazione ripa-
di Lucca). riale. Oltre alla funzione irrigua, il Canale Barra-Barretta
Il reticolo idrografico costituito dal fiume Serchio, e lAllacciatore Massaciuccoli, lungo il loro percorso,

27 Direttive Ce 2000/60, 2001/42, 2003/4, 2006/118, 2007/60, 2008/105.

Capitolo 5 | 87
svolgono soprattutto una funzione di bonifica e di resti- vazione di scarico di una centrale idroelettrica, denomi-
tuzione dellacqua al reticolo idrografico naturale ((Inea, nato Condotto Pubblico, dal quale si origina la fitta rete
2008c). secondaria e di distribuzione (tra i principali rami si an-
Gli schemi Destra e Sinistra Serchio sono alimen- noverano il Canale Nuovo, il Canale Arnolfini, il Canale
tati direttamente dal fiume Serchio tramite due diversi Fanuccio e il Canale Soccorso). La rete di adduzione si
punti di prelievo ubicati rispettivamente in sponda de- estende per circa 7,2 km, a cui segue per circa 52 km (mi-
Serchio

stra e sinistra dellasta fluviale. La rete principale (addu- sura parziale) la fitta rete di distribuzione. Nello schema
zione e secondaria) di circa 14 km. L84% dei canali si Destra Serchio ladduzione avviene attraverso il Canale
estende in sponda sinistra del fiume Serchio, a servizio Moriano, mentre la rete di distribuzione costituita da 5
della Piana di Lucca, mentre il restante 16% occupa la canalette di derivazione. Il prelievo delle acque avviene
sponda destra a servire il Moriano (tav. 5.1). Lo schema mediante traversa fissa in sponda destra del fiume in lo-
Sinistra Serchio preleva le acque da un canale di deri- calit Tofani.

Capitolo 5 | 88
Allegato cartografico
al Capitolo 5
Serchio

Tavola 5.0

Capitolo 5
| 90
Atlante Nazionale
dellirrigazione
Tavola 5.1 sigrian INEA

Capitolo 5
| 91
Serchio
Appennino centrale
Capitolo 6
Distretto idrografico Appennino centrale

6.1 Inquadramento A partire dal secondo dopoguerra inoltre, vista la mo-


desta produttivit di falde e sorgenti, soprattutto della
Il Distretto idrografico dellAppennino centrale com- parte settentrionale del Distretto, furono previste dalla
prende i bacini idrografici dei fiumi Tevere, Tronto, Cassa per il Mezzogiorno numerose opere quali invasi ar-
Sangro, Potenza, Chienti, Tenna, Ete, Aso, Menocchia, tificiali e laghetti collinari (alcune delle quali ancora oggi
Tesino e i bacini minori dellAbruzzo, del Lazio e delle in corso di realizzazione) al fine di raccogliere le acque
Marche. La sua superficie amministrativa di circa 2,8 di ruscellamento superficiale e riutilizzarle al bisogno in
milioni di ettari, e comprende porzioni, pi o meno estese, maniera opportuna, per aumentare le superfici irrigate.
di 7 regioni (Autorit di bacino del fiume Tevere, 2010): In generale dunque, le maggiori disponibilit idriche
- Abruzzo: province di LAquila, Pescara, Chieti e derivano attualmente oltre che dal reticolo superficiale,
Teramo; anche da questi invasi naturali e artificiali.
- Emilia Romagna: provincia di Forl-Cesena; I corpi idrici presenti sono distribuiti uniformemente
- Lazio: province di Frosinone, Latina, Rieti, Roma e sul territorio considerato e i fiumi pi importanti per
Viterbo; le finalit irrigue sono rappresentati dal Tevere, Liri-
- Marche: province di Ancona, Macerata, Fermo e Garigliano, Volturno, Tronto, e Sangro. I laghi naturali e
Ascoli Piceno; artificiali sono di diverse dimensioni e capacit di invaso.
- Molise: provincia di Isernia; Tra quelli importanti ai fini dello sfruttamento agricolo
- Toscana: province di Arezzo, Grosseto e Siena; e idroelettrico si ricordano: nel territorio della regione
- Umbria: province di Perugia e Terni. Abruzzo, il lago di Bomba sul Sangro e il lago di Penne sul
Larea del Distretto attraversata da un reticolo idro- fiume Tavo; nella regione Toscana, i laghi Montepulciano
grafico ampiamente modificato dalle attivit antropiche, e Chiusi in provincia di Siena e il lago di Orbetello in
consistenti nellirrigazione e nella bonifica, nello sviluppo provincia di Grosseto. Gli invasi ad uso irriguo in eser-
di attivit produttive, ma soprattutto dalle variazioni a cizio pi importanti del Distretto sono rappresentati da
scopo idroelettrico, che da decenni influenzano il de- Montedoglio sul fiume Tevere, in provincia di Arezzo, in
flusso superficiale. Gi a partire dai primi anni del se- Toscana e dal lago Trasimeno, situato nella parte centro
colo scorso furono infatti avviati i lavori di una serie di occidentale della regione Umbria, che rappresenta unal-
opere di regolazione idraulica per la produzione di ener- tra delle principali fonti per lapprovvigionamento idrico
gia idroelettrica. ad uso irriguo del Centro Italia.
Nella parte tirrenica del Distretto il paesaggio ca- Nel territorio del Distretto idrografico e soprattutto
ratterizzato dalla presenza delle grandi opere di bonifica nella vallate, numerosi erano i canali interrati, utilizzati
realizzate negli anni quaranta nelle pianure pontina e ai fini irrigui e per la macinazione del grano e del gran-
fondana, l dove si estendevano le paludi, permettendo turco tramite lesercizio molitorio (Inea, 1965). Nel com-
la soluzione del problema della malaria, linsediamento plesso, lirrigazione si da sempre sviluppata prevalente-
umano in centri abitati di medie dimensioni, e lo sviluppo mente in forma autonoma, con i singoli agricoltori dotati
di una consistente attivit irrigua ed agricola. Per lesecu- di approvvigionamenti in gran parte da pozzi e di propri
zione, la manutenzione e lesercizio delle opere pubbli- sistemi e reti di distribuzione. Considerato il contesto
che di bonifica, oltre agli interventi degli organi statali, politico e strutturale attuale, questa situazione rappre-
operarono numerosi Consorzi idraulici che, superata la senta ancora oggi uno dei maggiori fattori di criticit, in
prima fase in cui lattivit bonificatrice fu volta princi- quanto lirrigazione autonoma non partecipa alle attivit
palmente al risanamento e al riassetto idraulico, vennero di pianificazione delluso su scala di bacino idrografico e
sostituiti nel corso degli anni dai Consorzi di bonifica. sfugge al controllo e alla gestione, dando origine, in caso
Questi ultimi, a seguito di vari riordini e fusioni, gesti- di uso inefficiente, a problemi di natura ambientale (sali-
scono secondo lordinamento attuale le attivit irrigue nizzazione delle acque per eccesso di prelievi, perdita di
sotto il profilo collettivistico. fertilit dei suoli) e allimpossibilit di gestire al meglio

Capitolo 6 | 93
eventuali crisi idriche. In questa area, lirrigazione predi- Distretto presentano una certa omogeneit in termini di
sposta in forma collettiva ha un limitato sviluppo, infatti tipologia utilizzata. Come gi accennato infatti, a seguito
si concentra nelle aree vallive dei fiumi principali e lungo del secondo conflitto mondiale il problema dellirriga-
Appennino centrale

le pianure costiere, dove lagricoltura irrigua assume le zione acquist un carattere predominante nelle iniziative
caratteristiche di agricoltura intensiva e specializzata. di miglioramento fondiario aziendale, con laffermazione
Lirrigazione collettiva attualmente gestita da 16 di sistemi di irrigazione pi efficaci ed efficienti; vennero
Enti irrigui (tav. 6.0), di cui gran parte rappresentati sempre meno utilizzati i metodi ad alto consumo (come
da Consorzi di bonifica e irrigazione, 2 Comunit mon- la sommersione e linfiltrazione), a vantaggio di quelli a
tane (Valtiberina Toscana e Alto Tevere Umbro) e un scorrimento e a pioggia (Inea, 1965). Ad oggi tra quelli
Consorzio di irrigazione (Aso, Valle del Tenna e Tronto). pi usati ci sono laspersione (78%), che costituisce il si-
Nelle Marche i Consorzi non svolgono attivit di bonifica. stema prevalente in tutti gli Enti irrigui, lo scorrimento
Sono presenti Enti irrigui interregionali, quali il Val di (13%), che presente in aree tra Abruzzo e Marche, e nel
Paglia Superiore (il 18% ricade in Toscana e la restante Tevere-Nera, e dallirrigazione localizzata (8%), presente
parte nel Lazio), il Consorzio di bonifica Val di Chiana soprattutto in Umbria e in alcuni Enti laziali e abruzzesi.
Romana e Val di Paglia (il 16% ricade in Toscana e la re-
stante parte in Umbria, ma gli impianti irrigui sono pre-
senti solo in Umbria), ed il Tevere-Nera (la cui superficie 6.2 Caratteristiche degli schemi irrigui
amministrativa ricade per il 92% in Umbria e per la re-
stante parte nella provincia di Viterbo, ma gli impianti ir- Gli schemi irrigui del Distretto sono di medie e pic-
rigui sono presenti solo in Umbria). Casi particolari sono cole dimensioni sia in termini di sviluppo e complessit
costituiti dal Consorzio marchigiano Musone-Potenza- della rete irrigua che di superfici attrezzate sottese (Inea,
Chienti-Asola-Alto Nera, che ricade parzialmente nel 2008c). Presentano nel complesso caratteristiche strut-
Distretto, ma la cui unica area attrezzata per lirrigazione turali disomogenee, in relazione alla tipologia di opera
afferisce al Distretto dellAppennino settentrionale (cfr. di presa (fonte di approvvigionamento), allo sviluppo
cap. 4), e dal Distretto irriguo Arezzo 1, gestito dalla della rete, al tipo di utilizzazione e ai materiali impie-
Provincia di Arezzo, che ricade nei limiti del Distretto gati. Lapprovvigionamento e la distribuzione della ri-
idrografico dellAppennino settentrionale, ma che attinge sorsa idrica ai fini irrigui nel Distretto garantita da 118
dallo schema Montedoglio nel bacino del Tevere. Infine, si schemi consortili, a servizio di singole aree irrigue.
evidenzia che i Consorzi abruzzesi Ovest e Sud ricadono Nella porzione pi settentrionale del Distretto rica-
parzialmente anche nel Distretto idrografico dellAppen- dono due schemi interregionali: Montedoglio (Toscana
nino meridionale (cfr. cap. 7). e Umbria) e lElvella (che interessa le regioni Lazio e
Il Distretto presenta una superficie attrezzata che am- Toscana).
monta a circa 142.000 ettari, mentre quella irrigata, cor- Il territorio umbro presenta 16 schemi; le fonti dei
rispondente alla parte della superficie attrezzata effettiva- pi importanti schemi umbri sono costituiti da invasi e
mente irrigata nellanno di riferimento, risulta pari a circa canali di centrali idroelettriche. Tra questi ricordiamo
89.640 ettari, cio il 3% della superficie amministrativa. lo schema Marroggia, che ha come fonte linvaso sul tor-
La copertura del territorio del Distretto idrografico rente Marroggia, gestito dal Consorzio della Bonificazione
con infrastrutture collettive, data dal rapporto tra la su- Umbra nella valle di Spoleto (tav. 6.4), con una capacit
perficie attrezzata per lirrigazione e la superficie ammi- complessiva di circa 6,3 milioni di m3, di cui circa 3,4
nistrativa, arriva ad un valore pari al 5% circa, che di a fini irrigui e 2,4 per la modulazione delle piene. Gi
molto inferiore a quello medio nazionale (16%) e assume nel quadro descritto nel 1965 venne citato il programma
in tutte le regioni del Distretto valori mai superiori all8%, di interventi previsto dal Consorzio, che prevedeva la re-
con dei massimi nei territori compresi negli Enti abruz- alizzazione di questo invaso, al tempo ancora in corso
zesi, nellAgro Pontino laziale e nellAlta Umbria. Il ricorso di esecuzione. Lo schema Corbara, gestito dal Consorzio
alle infrastrutture irrigue, invece, vale a dire il rapporto Tevere-Nera, ha come fonte linvaso omonimo sul fiume
tra superficie effettivamente irrigata e superficie attrez- Tevere, ultimato negli anni sessanta, e della capacit utile
zata pari al 63% (a livello nazionale 71%) e assume di 207 milioni di m3. Inoltre, gli schemi Nera-Sersimone
allinterno del Distretto valori inferiori al 40% solo in al- e Nera-Cervino, gestiti dal Consorzio di bonifica Tevere-
cune aree tra Umbria e Marche, negli Enti Val di Chiana Nera, si approvvigionano da 2 canali di epoca romana, il
Romana e Val di Paglia e Musone-Potenza-Chienti-Asola- Cervino e il Sersimone, situati nel Comune di Terni, che
Alto Nera, con le aree maggiormente irrigate situate nella derivano le acque del fiume Nera (tav. 6.4).
zona adriatica del Distretto, in Abruzzo (anche il 100% Nella parte nord orientale del Distretto, le derivazioni
negli Enti Interno e Nord), e nella fascia tirrenica del da fiume assumono un ruolo prevalente. Sul territorio
Lazio (68% nel Tevere Agro Romano e nellAgro Pontino). marchigiano del Distretto sono presenti 10 schemi, tra
I sistemi di irrigazione adottati attualmente nel i quali i pi importanti sono quelli del Destra e Sinistra

Capitolo 6 | 94
Tenna 1, Aso 1 e 4, e Tronto, gestiti dal Consorzio di bo- utilizzare, poich risultava insufficiente lapprovvigiona-
nifica interregionale Aso, Valle del Tenna e Tronto (tav. mento tramite il campo pozzi e la derivazione dal fiume
6.2). Lo schema Destra Tenna 1 ha come fonte unopera Foro. Si prefigur la possibilit della realizzazione di due

Appennino centrale
di presa, realizzata nel 1955 (nella Carta delle irrigazioni invasi, ma ad oggi non sono stati realizzati e lo schema
dItalia risultavano ancora in via di completamento). continua ad essere alimentato dalle fonti citate (campo
Altre due prese sul fiume Tenna, realizzate rispettivamente pozzi e derivazione dal fiume Foro) (Inea, 2008b).
nel 1950 e nel 1990 nei comuni di Falerone e Rapagnano (AP), A livello di Distretto, i corpi idrici interessati da pre-
costituiscono le fonti dello schema Sinistra Tenna 1. Lo lievi significativi in termini di volumi prelevati ed aree
schema Aso 1 alimentato dalle acque del fiume Aso; la servite, da cui dipendono le disponibilit irrigue, sono ca-
derivazione nel comune di Force (AP), avviene mediante ratterizzati dalla presenza di 136 opere di presa. Di questi
una presa realizzata nel 1979, che va ad alimentare la prelievi, la maggior parte sono prese da fiume (39,7%) e
Media Valle del fiume Aso. Lo schema Aso 4 ha come fonte captazioni da falda (33,1%). Sono presenti, inoltre, di-
la presa sul fiume Aso chiamata Guado Carassai, e 5 ri- versi invasi ad uso irriguo (19, dei quali 1 cio linvaso
sorgive realizzate negli anni sessanta e citate nella Carta di Montedoglio a servizio di tre Enti) che costituiscono il
delle irrigazioni dItalia come ulteriori possibilit irrigue 14% del totale delle fonti, ed attingimenti da canali/con-
del territorio della provincia di Ascoli Piceno. Infine, lo dotte di centrali idroelettriche (12%). In termini volume-
schema Tronto, alimentato da una presa sul fiume omo- trici, le maggiori disponibilit nellarea del Distretto sono
nimo (nel comune di Ascoli Piceno), stato realizzato in concentrate nei territori delle regioni Toscana, Umbria
tre fasi costruttive, nel corso del periodo 1950-1993 (Inea, e Abruzzo (lo schema umbro-toscano di Montedoglio,
2009a). le prese sul fiume Tevere del Consorzio Tevere Agro
Scendendo pi a Sud, nel territorio laziale sono pre- Romano, e lo schema abruzzese Sangro-Serranella del
senti 26 schemi irrigui. In questa area il fiume Tevere, Consorzio Sud), e sono assicurate dai corsi dacqua e da
alimenta diversi schemi, tra i quali il maggiore il Tevere condotte/canali di centrali idroelettriche.
2, gestito dal Consorzio di bonifica Tevere Agro Romano La rete principale (adduzione primaria e secondaria)
(tavv. 6.4 e 6.6). non particolarmente sviluppata (soprattutto se rappor-
Altre importanti opere di presa su corsi dacqua super- tata a quella dellItalia settentrionale), infatti caratte-
ficiali sono situate in Abruzzo. Qui gli schemi irrigui sono rizzata da uno sviluppo di circa 1.192 km, tutta esclusi-
32, ma i pi importanti in termini di superficie servita e vamente ad uso irriguo, ad eccezione di 23,5 km di rete
portate concesse sono Vomano, Canale derivazione Enel nellAgro Pontino, utilizzati sia per la bonifica che per lir-
(7), Sangro 1, 2 e 3, Diga Capo DAcqua 1 e 2, Foro, e Tavo- rigazione. La rete irrigua del Distretto costituita in gran
Diga Penne. Lo schema Vomano alimentato dal fiume parte da condotte in pressione (circa 870 km), mentre
omonimo con unopera di presa in prossimit dellabitato di i canali a cielo aperto permangono sulla rete principale
Villa Vomano (Teramo), gestita dal Consorzio di bonifica per una lunghezza di circa 203 km. La rete efficiente
Nord (tav. 6.3). I 7 schemi Canale derivazione Enel son o e moderna solo in alcune aree (lo schema interregio-
gestiti dal Consorzio di bonifica Centro e servono, con le nale Montedoglio di rilevanza nazionale, e in generale in
acque prelevate dalla condotta Enel del Fiume Pescara, Abruzzo e nel Lazio), mentre esistono diverse realt con
i comprensori Vestina-Sx Pescara e Alento-Dx Pescara necessit di ristrutturazione, ammodernamento e ade-
(tav. 6.5). Gli schemi Sangro 1, 2, e 3 sono gestiti dal guamento dei sistemi di adduzione e distribuzione.
Consorzio di bonifica Sud; sono a servizio del compren-
sorio Frentana ed alimentati da tre opere di presa: una
direttamente installata sulla condotta di scarico dellim- 6.2.1 Schemi irrigui interregionali
pianto idroelettrico Acea (che sfrutta lacqua del lago di
Bomba), e due traverse (Serranella) sul fiume Sangro Nel territorio del Distretto, come gi accennato in pre-
(tav. 6.5). Infine, un ruolo importante rivestito dagli cedenza, insistono due schemi irrigui interregionali, il pi
invasi artificiali: il Consorzio di bonifica Interno gesti- importante dei quali lo schema Montedoglio, che serve
sce gli schemi Diga Capo dAcqua 1 e 2, alimentati dalle la Provincia di Arezzo e le Comunit montane Valtiberina
sorgenti di Capo dAcqua (tav. 6.3). Nel Consorzio di bo- Toscana e Alta Umbria (tav. 6.1). Lo schema, insieme a
nifica Centro lo schema Diga Penne alimentato da un quello del Chiascio (che interessa solo lUmbria), stato
invaso artificiale sul fiume Tavo, di capacit di invaso di progettato nellambito del Piano generale dellirrigazione
8,8 milioni di m3, la cui realizzazione era prevista nelle predisposto dallEnte irriguo umbro-toscano (Eiut) nel
ulteriori possibilit irrigue della vallata del Tavo nel 1965. 1965: individuava due grandi zone orografiche del bacino
Lo schema Foro serve il comprensorio Val di Foro: gi del Tevere, ricadenti sia in Toscana che in Umbria, consi-
nella Carta delle irrigazioni dItalia del 1965 era stata ma- derate idonee allirrigazione e denominate Sistema irri-
nifestata la necessit di estendere lirrigazione a tutta la guo occidentale e Sistema irriguo orientale. Le fonti di
vallata e dunque di aumentare il quantitativo di acqua da approvvigionamento dello schema Montedoglio sono rap-

Capitolo 6 | 95
presentate dallinvaso di Montedoglio sul fiume Tevere e di cui una a servizio della Provincia di Arezzo, 3 della
dalla presa sul torrente Sovara. Linvaso sul fiume Tevere Valtiberina Toscana e 9 dellAlto Tevere Umbro. Da esse
stato realizzato in localit Montedoglio nel Comune di gli Enti effettuano i prelievi per approvvigionare i rispet-
Appennino centrale

Pieve S. Stefano (Arezzo) nel periodo che va dal 1978 al tivi Distretti. La lunghezza della rete principale rilevata
1993 e attualmente ha capacit utile di 142,50 milioni nel Sigrian di circa 96 km, comprendente sia le tratte
di m3. Linvaso sul torrente Sovara stato realizzato tra di adduzione primaria che secondaria. Ladduzione si svi-
il 1981 e il 1992 nel Comune di Anghiari (Arezzo), dove luppa per la maggior parte in territorio toscano (73%),
il lago formato dallo sbarramento ha una superficie di mentre, la secondaria e la distribuzione in territorio um-
25.000 m2 e una capacit utile di 167.000 m3. Linvaso bro (70%) (Inea, 2008c; Inea, 2008d). Laltro schema in-
sul Tevere e la piccola ritenuta sul torrente Sovara sono terregionale del Distretto si sviluppa tra le regioni Lazio e
collegate, mediante una galleria, alla Piana di Arezzo Toscana ed utilizza le acque dellinvaso Elvella nel bacino
dove ha origine la rete irrigua a servizio del Distretto1- del Tevere. E gestito dal Consorzio interregionale Val di
Arezzo. Questultimo tratto ancora in via di completa- Paglia Superiore (tav. 6.4). La costruzione dellinvaso ar-
mento e, a conclusione dei lavori, consentir di portare tificiale, situato al confine tra il Lazio e la Toscana, risale
lacqua verso la Val di Chiana senese e romana e poi in alla fine degli anni cinquanta, ma entrato in esercizio
Umbria, nellarea circostante il lago Trasimeno. Lungo la dagli anni settanta (Inea, 2007b).
rete nel complesso sono presenti 13 vasche di compenso,

Capitolo 6 | 96
Allegato cartografico
al Capitolo 6
Appennino centrale

Tavola 6.0

Capitolo 6
| 98
Atlante Nazionale
dellirrigazione
Tavola 6.1 sigrian INEA

Capitolo 6
| 99
Appennino centrale
Appennino centrale

Tavola 6.2 sigrian INEA

Capitolo 6
| 100
Tavola 6.3 sigrian INEA

Capitolo 6
| 101
Appennino centrale
Appennino centrale

Tavola 6.4 sigrian INEA

Capitolo 6
| 102
Tavola 6.5 sigrian INEA

Capitolo 6
| 103
Appennino centrale
Appennino centrale

Tavola 6.6 sigrian INEA

Capitolo 6
| 104
Appennino meridionale
Capitolo 7
Distretto idrografico Appennino meridionale

7.1 Inquadramento cento si pianific il trasferimento delle risorse verso la


Puglia (regione storicamente afflitta da deficit idrico) e
Il Distretto idrografico dellAppennino meridionale verso le aree del Napoletano, e anni dopo, a partire dal
copre una superficie amministrativa di circa 5,3 milioni secondo dopoguerra, la Cassa per il Mezzogiorno inizi
di ettari e comprende i bacini idrografici dei fiumi Liri- ad occuparsene con lavori di trasferimento della risorsa
Garigliano, Volturno, Sele, Noce, Agri, Bradano, Sinni, e di interconnessione di schemi acquedottistici diversi.
Saccione, Fortore e Biferno, Ofanto, Lao, Trigno, e i ba- Lattuale assetto dei sistemi idrici di convogliamento della
cini minori della Calabria, Basilicata, Campania, Puglia, risorsa idrica (idropotabile e irrigua) vede la Campania al
e del Molise (tav. 7.0) (Autorit di bacino dei fiumi Liri- centro di un articolato sistema di scambi interregionali
Garigliano e Volturno, 2010). di risorse superficiali e sotterranee con importazione
Il Distretto include interamente le regioni: ed esportazione di ingenti volumi idrici rispettivamente
- Campania; da Lazio e Molise e verso la Puglia, grazie a una serie di
- Puglia; Accordi di Programma Quadro tra le parti, molti dei quali
- Basilicata; ancora in via di definizione (Autorit di bacino dei fiumi
- Calabria; Liri-Garigliano e Volturno, 2010).
- Molise quasi interamente (97%) Inoltre, per assicurare la disponibilit dacqua nei
- Lazio (21%) nelle province di Frosinone, Latina e periodi siccitosi furono realizzate dalla Cassa per il
Roma; Mezzogiorno, sempre nel secondo dopoguerra, importanti
- Abruzzo (15%) nelle province di LAquila e Chieti. opere di sbarramento di corsi dacqua ed invasi artificiali
Le disponibilit idriche del Distretto presentano delle destinati allaccumulo di risorse idriche da destinare al
criticit dovute a una serie di problematiche che stori- soddisfacimento dei fabbisogni idrici delle varie utenze.
camente affliggono i territori in oggetto. In alcune aree, I fiumi pi importanti del Distretto idrografico sono:
si registrano frequentemente carenze e crisi idriche, che - Lao (Basilicata e Calabria);
non sempre sono riconducibili alle poco favorevoli carat- - Sinni (Basilicata, Calabria e Puglia);
teristiche climatiche, e i quantitativi di risorsa idrica non - Ofanto (Basilicata, Campania e Puglia);
sono dunque sufficienti a garantire il soddisfacimento - Bradano (Basilicata e Puglia);
delle esigenze agricole. - Agri (Basilicata);
A questa condizione di deficit contribuiscono tanti - Sele (Campania);
fattori, quali la presenza di prelievi non autorizzati, lob- - Liri-Garigliano (Campania e Lazio);
solescenza strutturale e tecnologica delle reti adduzione - Volturno (Campania e Molise);
e distribuzione e le elevate perdite, il loro mancato com- - Fortore (Molise e Puglia).
pletamento, la scarsa manutenzione e linadeguatezza di I principali invasi naturali e artificiali, sono quelli
alcuni sistemi di accumulo e di riserva, e infine la scarsa abruzzesi di San Giovanni Lipioni e di Pietrafracida sul
qualit della risorsa a causa di scarichi abusivi. fiume Trigno, il Lago Saetta, linvaso S. Pietro sul fiume
Ai fini della bonifica e del risanamento idraulico dei Osento (affluente dellOfanto), gli invasi San Giovanni,
territori, a partire dai primi anni del secolo, vennero re- Le Fosse e Fabbrica sul fiume Palistro e quello di Piano
alizzati numerosi interventi, i quali consentirono la per- della Rocca sul fiume Alento in Campania, linvaso del
manenza delluomo nelle campagne e nelle zone paludose, Liscione sul fiume Biferno e linvaso di Occhito sul Fortore
con la creazione di centri abitati, causando dunque note- in Molise, linvaso del Celone sul torrente omonimo in
voli e profonde modifiche del paesaggio e contribuendo Puglia, gli invasi lucani di Monte Cotugno, del Pertusillo
in maniera permanente a formare lo scenario attuale. La sullAgri, di Abate Alonia sul Rendina, di S. Giuliano sul
situazione piuttosto gravosa fece si che il problema della Bradano e Gannano sullAgri, ed infine gli invasi calabresi
scarsa disponibilit di risorsa si sent anche a livello della Monte Marello sullAngitola, Tarsia sul Crati, Farneto del
pianificazione del suo utilizzo. Gi nei primi del nove- Principe e Cameli sullEsaro, e Passante sullAlli.

Capitolo 7 | 105
Un ruolo fondamentale, per le disponibilit irrigue dei e costituite prevalentemente da condotte in pressione),
Appennino meridionale

territori del Distretto, oltre agli invasi naturali e artifi- nonch agli investimenti fatti, ha portato lirrigazione
ciali, infine assunto dalle acque di falda, dato levidente localizzata al 48%, costituendo il sistema prevalente in
minore sviluppo del reticolo idrografico superficiale ri- tutti gli Enti irrigui, seguita dallaspersione (44%), dallo
spetto alle regioni centro-settentrionali, in particolare scorrimento (4%), e infine dallinfiltrazione (3%, preva-
nel Salento in Puglia. Gli ingenti prelievi da pozzi privati, lentemente adottata in Campania).
spesso incontrollati e non autorizzati, sono in alcune aree
causa di problemi di natura ambientale, quali labbassa-
mento del livello della falda, nelle zone costiere lintru- 7.2 Caratteristiche degli schemi irrigui
sione marina e il depauperamento della risorsa idrica sot-
terranea e del suolo, con conseguente danno ambientale, Gli schemi irrigui del Distretto sono di medie dimen-
il pi delle volte irreversibile. sioni, in genere a servizio di singole aree irrigue (com-
Lirrigazione collettiva organizzata e gestita da prensori), e spesso diversi tra loro per valenza territoriale,
39 Consorzi di bonifica e irrigazione, comprensivi dei per volume di acque disponibili e per destinazione duso
Consorzi laziali e abruzzesi che ricadono parzialmente nel della stessa risorsa idrica (uso plurimo, cio potabile, ir-
distretto idrografico (Consorzi Sud e Ovest in Abruzzo e riguo o industriale). Gli schemi che ricadono nel terri-
Conca di Sora, Valle del Liri, Sud Pontino e Sud di Anagni torio del Distretto idrografico sono 227 ed afferiscono a
nel Lazio) (tav. 7.0). tutte le regioni. Quelli di maggiori dimensioni, nonch i
La superficie attrezzata del Distretto, cio quella parte pi significativi in termini di portate prelevate ed aree
della superficie amministrativa in cui sono presenti le servite sono descritti di seguito.
opere necessarie allesercizio della pratica irrigua, am- La parte centrale del Distretto caratterizzata da una
monta a circa 438.000 ettari, mentre quella irrigata, ri- maggiore copertura del territorio con schemi irrigui col-
sulta pari a circa 208.000 ettari, circa il 4% della superfi- lettivi; in questa zona sono presenti due schemi interre-
cie amministrativa. gionali, lo Jonico-Sinni (Calabria, Basilicata e Puglia) e
La copertura del territorio del Distretto idrografico lOfanto (Basilicata, Campania e Puglia).
con infrastrutture collettive, data dal rapporto tra la su- La Calabria presenta attualmente 51 schemi. Lanalisi
perficie attrezzata per lirrigazione e la superficie ammi- della situazione nella Carta delle irrigazioni dItalia del
nistrativa, arriva ad un valore pari al 8% circa, inferiore 1965 delineava un programma di interventi finalizzati a
a quello medio nazionale; essa risulta quasi marginale in estendere le aree irrigate nel territorio regionale, in parte
Campania, che attrezzata con reti consortili per un va- con opere in corso di realizzazione e in gran parte di fu-
lore che non supera il 3%, assume valori leggermente pi tura realizzazione (Inea, 2002e). Ad oggi queste opere,
alti (tra il 7 e l11%) in Basilicata, Calabria, Lazio e Puglia, delle quali gran parte realizzate e in esercizio, costitu-
mentre sono pi significativi nella zona pi a Nord del iscono importanti fonti di approvvigionamento degli
Distretto, cio in Molise (27%). schemi irrigui calabresi. Tra questi ricordiamo, nella
Infine, il grado di utilizzazione da parte degli Enti irri- Piana di Sibari e nella media Valle del Crati, entrambi
gui, dunque il ricorso alle infrastrutture irrigue, dato dal gestiti dal Consorzio di bonifica bacini Settentrionali del
rapporto tra superficie effettivamente irrigata ed attrez- Cosentino: linvaso di Tarsia sul Crati, avente capacit
zata, globalmente assume un valore del 48%; esso molto di 75 milioni di m3, che allepoca era in corso di realiz-
elevato nella parte nord occidentale del Distretto, cio in zazione, e lo sbarramento sullEsaro, avente capacit di
Campania e nel Lazio (oltre il 65% circa), ed assume in- 38,8 milioni di m3, del quale al 1965 ancora dovevano ini-
vece valori intermedi nelle altre regioni del Distretto (tra ziarne i lavori (tav. 7.9). Inoltre, nella Piana di S. Eufemia,
il 38 e il 48%), con un valore nazionale del 71%; tali valori ricordiamo lo schema Angitola, servito dallomonimo
sono da associare a specifici problemi di approvvigiona- invaso della capacit di 15,7 milioni di m3, in corso di
mento di alcune aree o ad un effettivo ridotto utilizzo realizzazione allepoca della Carta delle irrigazioni dIta-
della rete. lia del 1965, e gestito dal Consorzio di Bonifica Jonio
Per quanto riguarda i sistemi di irrigazione adottati Catanzarese (tav. 7.10) (Inea, 2002e).
nelle aree del Distretto con irrigazione collettiva, tra Nel territorio lucano gli schemi irrigui sono 38 (Inea,
quelli pi utilizzati ci sono quelli a basso consumo. Gi 2002c); di questi ricordiamo lo schema Basento-Bradano
nel quadro della situazione delineata al 1965 dalla Carta gestito dal Consorzio Bradano Metaponto, che ha come
delle irrigazioni dItalia, i sistemi ad alto consumo come fonti linvaso di Serra del Corvo, di capacit utile dinvaso
la sommersione e linfiltrazione non venivano quasi pi di 25 milioni di m3, e le fluenze libere del fiume Basento
utilizzati, e nelle regioni del Distretto erano molto usati (tavv. 7.3 e 7.6), inoltre caratterizzato da opere quali
i metodi a scorrimento e a pioggia. Levoluzione verso si- invasi e traverse ancora in via di completamento. Un al-
stemi ad alta efficienza, grazie alle caratteristiche tecni- tro schema significativo quello Agri-Pertusillo, che inte-
che delle reti realizzate (esclusivamente ad uso irriguo ressa per lo pi la parte bassa del Metapontino, al confine

Capitolo 7 | 106
con la Calabria (Comuni di Scanzano, Policoro e parte di importante fonte abruzzese il fiume Giovenco, che ali-

Appennino meridionale
Nova Siri). Lo schema alimentato dalle fluenze rilasciate menta lo schema omonimo, gestito dal Consorzio di boni-
dallinvaso del Pertusillo (capacit utile dinvaso di 155 fica Ovest della regione Abruzzo (tav. 7.2). Tale schema,
milioni di m3) sul fiume Agri, gestito dallEnte Irrigazione. ricade esclusivamente nella parte abruzzese del Distretto
Le fluenze residue vengono intercettate dallinvaso idrografico, insieme ad altri 3 gestiti sempre dallo stesso
di Gannano, di capacit 10 milioni di m3, gestito dal Consorzio, ed uno, lo schema Sinistra Trigno, gestito dal
Consorzio Bradano Metaponto (tav. 7.6) (AA.VV., 2002a). Consorzio Sud (Inea, 2008b).
Nella regione Puglia gli schemi irrigui sono 80 (com- Nella parte campana del Distretto, tra i 25 schemi re-
presi gli interregionali Ofanto, Jonico-Sinni, e il Fortore gionali si ricordano quelli del Volturno Inferiore, Destra
con la regione Molise), mentre tra quelli che afferiscono Sele, e Paestum, alimentati dai fiumi Volturno, Sele,
esclusivamente al territorio pugliese ci sono diversi Tusciano e Calore (Inea, 2001b; Inea, 2001c). Lo schema
schemi idrici minori, in via di completamento, messi Volturno Inferiore gestito dal Consorzio di bonifica
a punto in aree limitate, in cui si utilizza prevalente- Bacino Inferiore del Volturno, e serve delle aree ricadenti
mente acqua di falda prelevata per mezzo di pozzi (Inea, nelle province di Napoli e Caserta. A servizio dei co-
2000). Tra questi ricordiamo lo schema Idume, gestito muni della provincia di Salerno ci sono invece gli schemi
dal Consorzio di bonifica di Ugento e Li Foggi (tav. 7.8), Destra Sele e Paestum. Il primo, lo schema Destra Sele,
che interesser larea a nord di Lecce, attraverso la re- gestito dal Consorzio di bonifica Destra del fiume Sele,
alizzazione di una serie di opere: opere di captazione ed ha come fonti i fiumi Sele e Tusciano (tavv. 7.4 e 7.7).
(dalla sorgente Idume, la cui progettazione di massima Il secondo, lo schema Paestum, gestito dal Consorzio
fu avviata negli anni sessanta, come riportato nella Carta Paestum Sinistra Sele, le cui fonti sono il fiume Calore,
delle irrigazioni dItalia del 1965), opere di compenso an- e, naturalmente, il fiume Sele (tav. 7.7). Lo sbarramento
nuale (invasi corona) ed opere di trattamento terziario sul fiume Calore in agro di Fellitto (Salerno), figura tra le
delle acque reflue (abitato di Lecce). Inoltre ricordiamo opere previste per lampliamento della superficie irrigua
lo schema Carapelle, localizzato nella parte centro- riportate nella Carta delle irrigazioni dItalia del 1965.
meridionale del Tavoliere (Consorzio della Capitanata), Infine, sempre nel versante tirrenico del Distretto,
che avr come fonti di approvvigionamento linvaso sul troviamo i 23 schemi irrigui della regione Lazio, tra cui
Carapelle, in prossimit della Masseria Tufarelle, e la ricordiamo in provincia di Frosinone lo schema Liri 1,
presa sul torrente Cervaro (tav. 7.1). Linvaso suddetto, che preleva le acque dal fiume omonimo, ed gestito dal
venne individuato come opera da realizzare, necessaria Consorzio Conca di Sora (tav. 7.2), mentre nellarea sud
allestendimento delle possibilit irrigue regionali, come orientale della regione, il Consorzio Valle del Liri (tav.
riportato nella Carta delle irrigazioni dItalia del 1965. 7.2), che gestisce sette schemi, ciascuno alimentato dalle
Nel versante adriatico del Distretto idrografico, gli acque dei fiumi Sacco, Cosa, Amaseno, Melfa e Gari
approvvigionamenti dai fiumi assumono un ruolo preva- (Inea, 2007b). Lo schema irriguo pi rilevante in termine
lente rispetto al resto delle fonti, con limportante ecce- di estensione, lo schema Gari, alimentato dal fiume
zione della Puglia, povera di reticolo superficiale e dipen- Gari, la cui opera di presa, intercetta lasta del fiume, nel
dente sostanzialmente dallapporto di acqua dalle regioni comune di Cassino, in provincia di Frosinone.
limitrofe attraverso schemi interregionali (cfr. par. 7.2.1). Per quanto riguarda lorigine della risorsa irrigua, la
In Molise, gli schemi irrigui distrettuali sono 4 (Inea, realizzazione di numerosi e imponenti invasi artificiali
2002b), tra i quali si ricorda lo schema Biferno, che rientra caratterizza tutta la storia dellirrigazione meridionale,
esclusivamente nel territorio molisano. La fonte linvaso come fattore di sviluppo agricolo ritenuto fondamentale
del Liscione, di capacit di 258,93 milioni di m3 (tav. 7.1); per contrastare le avverse caratteristiche climatiche e i
questo era stato previsto nel quadro delineato dalla Carta frequenti eventi siccitosi che hanno da sempre caratteriz-
delle irrigazioni dItalia del 1965, come ulteriore fonte di zato le regioni meridionali. Nonostante gli investimenti
approvvigionamento da realizzarsi per lirrigazione della messi in campo, permane in diverse aree un rapporto
bassa valle del Biferno; stato poi costruito nellomonima critico tra disponibilit idrica e fabbisogni irrigui, in par-
localit dellagro di Larino, e costituisce la principale fonte ticolare negli ultimi venti anni, durante i quali si assi-
di approvvigionamento irriguo del pi vasto comprensorio stito ad una generale e progressiva riduzione delle risorse
irriguo del Molise gestito in parte dal Consorzio di bonifica accumulate negli invasi e delle portate dei corsi dacqua,
Destra Trigno e del Basso Biferno e in parte dal Consorzio cui si accompagnato, contestualmente, un aumento dei
di bonifica Integrale Larinese (Inea, 2002b). fabbisogni civili e industriali.
Per il resto, si ricorda lo schema Sinistra Trigno nella Soprattutto in alcune regioni (Calabria, Puglia), si
regione Abruzzo, gestito dal Consorzio di bonifica Sud rileva una certa prevalenza dellirrigazione autonoma
(tav. 7.1) (Inea, 2008b). Le fonti sono un campo pozzi e rispetto allirrigazione collettiva, in termini di aziende
la presa S. Giovanni sul fiume Trigno, che consentono di agricole irrigue che utilizzano fonti autonome (in gran
servire il suddetto comprensorio irriguo Vastese. Unaltra parte pozzi, dunque con prelievi dalla falda sotterranea).

Capitolo 7 | 107
Questa situazione rappresenta una seria problematica, in Rocca Imperiale e Trebisacce (ed gestito dal Consorzio
Appennino meridionale

quanto lirrigazione autonoma non partecipa alle attivit di bonifica dei bacini dello Jonio Cosentino).
di pianificazione delluso su scala di bacino idrografico e Tra le altre opere importanti si ricorda linvaso del
sfugge al controllo e alla gestione, dando origine non solo Pertusillo, della cui risorsa sono interessati al prelievo i
a problematiche di natura ambientale, ma limitando an- Consorzi Bradano-Metaponto e quello dellAlta Val dAgri.
che la capacit di gestire le eventuali crisi idriche. Tale invaso era stato previsto nella Carta delle irrigazioni
Nel Distretto idrografico dellAppennino meridionale i dItalia del 1965, tra le opere da realizzare al fine di esten-
prelievi significativi in termini di volumi prelevati ed aree dere lirrigazione nellarea del Metapontino.
servite, avvengono da 786 fonti di approvvigionamento Un altro schema a valenza interregionale lo schema
irriguo (opere di presa) su corpi idrici superficiali e sot- Ofanto, che serve aree campane, lucane e pugliesi (Inea,
terranei. In termini numerici, i prelievi sono costituiti 2000; Inea, 2002c; Inea, 2001a e 2001b). alimentato
essenzialmente da captazioni da falda (72,1%) e da corso dallinvaso di Conza (Lago Saetta) in Campania, avente ca-
dacqua (12,6%), seguiti dai prelievi da sorgente (7,3%), pacit utile di 4,5 milioni di m3, gestito dallEnte Irrigazione
da canali/condotte di centrali idroelettriche (5%), e dagli in Puglia Lucania ed Irpinia, e dallinvaso S. Pietro sul
invasi (2,7%). A garantire gran parte delle disponibilit, fiume Osento (capacit utile di 14 milioni di m3) sempre
soprattutto in Basilicata, in Puglia e in Molise, sono gli in Campania, ma gestito dal Consorzio di bonifica pugliese
invasi realizzati a partire dalla met del secolo scorso da della Capitanata (tav. 7.4). Questi due invasi, attualmente
cui partono importanti schemi interregionali. in esercizio, erano stati individuati come future opere da
La rete irrigua principale (adduzione e secondaria) co- realizzare nel 1965. Lo schema poggia inoltre sulla fun-
pre il territorio del Distretto idrografico in maniera poco zionalit della presa Santa Venere, realizzata sullasta del
capillare, essendo sviluppata in maniera limitata, con fiume Ofanto in localit Rocchetta SantAntonio, nel terri-
unestensione di circa 4.198,5 Km, quasi esclusivamente torio attualmente di competenza del Consorzio di bonifica
ad uso irriguo. La rete costituita in gran parte da con- lucano del Vulture Alto Bradano (tav. 7.4). I territori serviti
dotte in pressione (79%), e da canali a cielo aperto (15% sono quelli lucani e pugliesi del Medio e Basso Ofanto, poi-
circa). Negli ultimi decenni vi sono stati notevoli passi ch lo schema comprende gli invasi Rendina (Consorzio
avanti sia sul piano strutturale (che richiede ulteriori Vulture Alto Bradano) in Basilicata, avente capacit utile
ingenti investimenti) sia sulladeguamento tecnologico e 21,8 milioni di m3 (tav. 7.3), Marana Capacciotti Bassa
gestionale (telecontrollo, contribuzione a consumo). Nel (Consorzio di bonifica della Capitanata), avente capacit
complesso, si pu affermare che la rete irrigua nellItalia utile di 46 milioni di m3, e Locone (Consorzio di bonifica
meridionale e insulare costituita da una buona struttura, Terre dApulia) avente capacit utile di 105 milioni di m3
seppure talvolta vetusta, e che i rilevanti investimenti in- in Puglia (tav. 7.3).
frastrutturali realizzati fino ad oggi hanno consentito di Uno schema che interessa i territori pugliesi e moli-
migliorare il livello degli schemi idrici e di utilizzo dellac- sani lo schema Fortore, che serve i comprensori irrigui
qua a livello aziendale. del Fortore (Consorzio della Capitanata in Puglia) e del
Consorzio Larinese (Molise) (Inea, 2000; Inea, 2002b). Le
fonti di approvvigionamento sono costituite dallinvaso
7.2.1 Schemi irrigui interregionali di Occhito, sul fiume Fortore, e dallinvaso del Celone
sullomonimo torrente (tav. 7.1). Linvaso di Occhito,
Nel territorio del Distretto numerosi sono gli schemi gestito dal Consorzio per la bonifica della Capitanata
irrigui interregionali. (Puglia), realizzato negli anni cinquanta, ed avente capa-
Lo schema interregionale maggiormente sviluppato cit utile di 250 milioni di m3.
coinvolge aree calabresi, lucane e pugliesi, ed lo Jonico- A cavallo tra le regioni Lazio e Campania si sviluppa lo
Sinni, alimentato da 3 fiumi della Basilicata, il Sinni, schema interregionale Garigliano, alimentato dalla presa
lAgri ed il Bradano (Inea, 2000; Inea, 2002c; Inea, 2002e). sul fiume omonimo, realizzata nel periodo 1933-1941 (Inea,
Questo schema prevede lalimentazione di un vasto terri- 2001c; Inea, 2007b). Lo schema gestito dal Consorzio di
torio comprendente larco jonico della Basilicata e della bonifica interregionale Aurunco, che serve 4 comprensori
Puglia, il Salento e in parte la zona jonica calabrese. Il si- Destra Garigliano, Aurunco, Cellole e Zona orientale (tav.
stema si origina dallinvaso di Monte Cotugno in Basilicata 7.5). Le acque del fiume Garigliano, prima di essere uti-
(tav. 7.6) avente capacit utile di 430 milioni di m3 e lizzate a scopo irriguo sono turbinate per la produzione di
che riceve le acque dei fiumi Agri e Sinni, e del torrente energia elettrica nella centrale Suio. La rete dello schema
Sarmento. si sviluppa per una lunghezza totale di circa 54 km, di cui
Ad oggi vige un accordo tra le Regioni Basilicata e 16 km a servizio del distretto Destra Garigliano ricadente
Puglia per lutilizzo degli invasi lucani, la cui gestione af- nella regione Lazio (costituiti interamente da condotte), e
fidata alla societ lucana Acqua spa. Allinterno del ter- 37 km a servizio degli altri tre comprensori ricadenti nella
ritorio calabrese lo schema Jonico-Sinni serve larea tra regione Campania (canali in calcestruzzo).

Capitolo 7 | 108
Allegato cartografico
al Capitolo 7
Appennino meridionale

Tavola 7.0

Capitolo 7
Atlante Nazionale

| 110
dellirrigazione
Tavola 7.1 sigrian INEA

Capitolo 7
| 111
Appennino meridionale
Appennino meridionale

Tavola 7.2 sigrian INEA

Capitolo 7
| 112
Tavola 7.3 sigrian INEA

Capitolo 7
| 113
Appennino meridionale
Appennino meridionale

Tavola 7.4 sigrian INEA

Capitolo 7
| 114
Tavola 7.5 sigrian INEA

Capitolo 7
| 115
Appennino meridionale
Appennino meridionale

Tavola 7.6 sigrian INEA

Capitolo 7
| 116
Tavola 7.7 sigrian INEA

Capitolo 7
| 117
Appennino meridionale
Appennino meridionale

Tavola 7.8 sigrian INEA

Capitolo 7
| 118
Tavola 7.9 sigrian INEA

Capitolo 7
| 119
Appennino meridionale
Appennino meridionale

Tavola 7.10 sigrian INEA

Capitolo 7
| 120
Capitolo 8
Distretto idrografico Sicilia

Sicilia
8.1 Inquadramento acque, favorite dalle pendenze longitudinali elevate, si ri-
versano dalla parte montuosa del bacino verso valle con no-
Il Distretto idrografico siciliano coincide con la su- tevole velocit. Questo fenomeno genera erosione profonda
perficie della regione Sicilia che ricopre 25.708 km2. dei terreni delle formazioni metamorfiche pi aggredibili e
Secondo i dati Istat la pianura si estende sul 14% dellin- grandi masse di detriti grossolani e fini sono trasportati e
tera superficie regionale, la collina sul 61% e la montagna depositati in prossimit della foce dove, nel tempo, hanno
24%. La Sicilia, dunque, caratterizzata da una notevole dato origine a pianure alluvionali pi o meno estese.
variabilit geomorfologica e da una complessa rete idro- Pochi e di scarsa importanza sono i laghi naturali.
grafica superficiale e sotterranea (Inea, 2002a). Il terri- Fra i pi noti si ricordano il Biviere di Gela, il laghetto
torio suddiviso, in base al Piano di risanamento delle Preola ed i Gorghi tondi, nei pressi di Mazara del Vallo
acque della Regione Siciliana, in 57 bacini idrografici (Tp), e quello di Pergusa in provincia si Enna. A causa
principali, alcuni dei quali ulteriormente distinti in sot- della scarsa disponibilit di risorse idriche, delle piogge
tobacini (Regione Siciliana, 2010). I bacini del versante concentrate solo in alcuni mesi dellanno e praticamente
settentrionale (o tirrenico), pur essendo molto numerosi, assenti per lunghi periodi, e viste le caratteristiche geo-
sono di modesta estensione per la vicinanza al mare della morfologiche dellisola, nel corso degli ultimi cinquanta
catena montuosa, da cui hanno origine i corsi dacqua. I anni moltissimi invasi sono stati realizzati sul territorio
bacini di gran lunga pi importanti, per estensione e de- siciliano a scopo potabile e irriguo. Ad oggi, i bacini arti-
flussi, sono quelli i cui corsi dacqua, tributari del Canale ficiali realizzati o in fase di completamento le cui acque
di Sicilia, hanno alle volte un regime perenne, anche se sono utilizzate per scopi irrigui sono 26, tra i pi capienti
con modeste portate. e importanti di tutta Italia.
I principali corsi dacqua del versante tirrenico (tav. Per disciplinare luso dellacqua in agricoltura, vista
8.1) sono il Torto (percorso 50 km e portata media annua anche limportanza che questo settore possiede per leco-
1,28 m3 /sec) e il San Leonardo (percorso 43 km e por- nomia regionale, la Regione Siciliana ha proceduto al rior-
tata 3,40 m3 /sec), lImera settentrionale (percorso 32 km dino dei Consorzi di bonifica con Decreto del Presidente
e portata 0,39 m3 /sec) e il Pollina (percorso di 30 km e della giunta regionale del 25-5-1997, delimitando 11 Enti
portata 0,39 m3 /sec) . con sede nei capoluoghi di provincia e nei comuni di Gela
I principali corsi dacqua del versante meridionale o e Caltagirone (tav.8.0). Sono 10 i Consorzi di bonifica28 che
mediterraneo (tav. 8.2) sono il Platani (percorso 84 km e gestiscono, sia come titolari del servizio presso gli utenti,
portata di 8,40 m3 /sec), il Belice (percorso 100 km e una sia come gestori operativi per conto della Regione, lirri-
portata di 4,82 m3 /sec), il Salso o Imera meridionale (per- gazione collettiva allinterno del Distretto. Infatti a diffe-
corso 111 km e portata 3,15 m3 /sec) e il Dirillo (percorso renza degli altri Distretti, nel caso della Sicilia, i lavoratori
52 km e portata 0,40 m3 /sec). dei Consorzi sono dipendenti della Regione Siciliana.
Per quanto riguarda il versante orientale o ionico Tra i Consorzi di bonifica presenti sul territorio quello
(tav.8.3) i principali corsi dacqua sono il Simeto (per- di Caltanissetta caratterizzato dallassenza di irriga-
corso 130 km e portata 18,60 m3 /sec) e lAlcantara (per- zione collettiva mentre nel territorio esistono numerosi
corso 48 km e portata 8,90 m3 /sec). laghetti collinari e pozzi freatici utilizzati a fini irrigui dai
Sul versante tirrenico sboccano numerosi corsi dac- privati (Inea, 2002a). Inoltre va sottolineata limportanza
qua a carattere torrentizio, con sviluppo molto breve ed anche storica che hanno per levoluzione della bonifica in
incassati fra stretti contrafforti (fiumare). Ne deriva che, a questa regione, i Consorzi di Catania e di Palermo.
seguito degli improvvisi e violenti temporali autunnali, le La superficie amministrativa degli Enti irrigui am-

28. I Consorzi di bonifica siciliani, sono: il Consorzio di bonifica 1-Trapani; il Consorzio di bonifica 2-Palermo; il Consorzio di bonifica 3-Agrigento; il
Consorzio 4-Caltanissetta; il Consorzio di bonifica 5-Gela; il Consorzio di bonifica 6-Enna; il Consorzio di bonifica 7-Caltagirone; il Consorzio di
bonifica 8-Ragusa; il Consorzio di bonifica 9-Catania; il Consorzio di bonifica 10-Siracusa; il Consorzio di bonifica 11-Messina.

Capitolo 8 | 121
monta a circa 2,4 milioni di ettari di cui attrezzati per 8.2 Caratteristiche degli schemi irrigui
lirrigazione il 6%, valore molto pi basso della media na-
zionale (16%); il valore pi alto di tale indice, prossimo a Gli schemi irrigui in Sicilia sono circa 30 e i pi signi-
quello della media nazionale, si riscontra nel Catanese. ficativi sono quelli che gi interconnettono, o che hanno
In tutta la regione si irrigano 74.248 ettari, ovvero il in programma di interconnettere, pi fonti di approvvi-
52% di quella attrezzata, per cui il rapporto tra super- gionamento idrico, al fine di integrare o di consentire
Sicilia

ficie irrigata e superficie attrezzata inferiore a quello flessibilit nella gestione delluso delle acque e rispondere
nazionale (71%). Rispetto a questo dato utile sottoline- in maniera efficiente alle problematiche geografiche e cli-
are lelevato ricorso alle infrastrutture irrigue, superiore matiche che caratterizzano il Distretto Siciliano.
alla media nazionale, nei Consorzi di Messina (100%), Questi schemi sono: lo schema idrico Garcia Arancio;
Caltagirone (98%), Agrigento (84%) e Ragusa (73%). lo schema idrico S. Giovanni Furore; lo schema idrico
Molto pi basso della media nazionale invece il grado di Sosio Verdura; lo schema idrico Platani Tumarrano;
utilizzazione delle reti nel siracusano (12%). lo schema idrico Piana di Gela; lo schema idrico Piana di
Per quanto riguarda levoluzione storica della pratica Catania (o del Simeto) (Inea, 2002a).
irrigua, non possiamo non accennare al fondamentale Per quanto riguarda lo schema idrico Garcia Arancio
contributo che hanno avuto gli interventi fatti dalla Cassa (tav. 8.2), questo interconnette i due invasi di Garcia, sul
del Mezzogiorno, che hanno completamente modificato fiume Belice Sinistro e Arancio, sul fiume Carboj, situati
il paesaggio rurale regionale e grazie ai quali, a partire nelle provincie di Palermo e di Agrigento. I due invasi
dagli anni cinquanta, venne attuato il risanamento idrau- sono integrati rispettivamente con gli apporti del Belice
lico e sanitario dellisola, linsediamento di una agricol- Destro (tramite condotta intubata) e del torrente Senore
tura stabile ed efficiente, la creazione di zone industriali (con canale a pelo libero), e hanno una capacit massima
e lo sviluppo di insediamenti urbani e turistici. rispettivamente di 80 milioni di m3 e 33 milioni di m3,
La Carta delle Irrigazioni Inea del 1965 mise in evi- cui corrispondono le capacit utili di 63 milioni di m3 e
denza che il metodo di irrigazione maggiormente uti- 31 milioni di m3. Le due fonti assicurano lalimentazione
lizzato era quello per scorrimento (pari al 52% della di comprensori irrigui nei territori di competenza dei tre
superficie irrigua), seguito da quello per sommersione Consorzi di Bonifica: 1-Trapani, 2-Palermo, 3-Agrigento.
che interessava il 47% della superficie irrigua regionale. Le superfici irrigate ammontano a 7.979 ettari.
Quasi inesistente era il metodo di irrigazione a pioggia Lo schema idrico San Giovanni Furore (tav.8.1),
che interessava solo lo 0,8% della superficie irrigua regio- ricadente nel territorio di competenza del Consorzio
nale. (Inea, 1965). Attualmente, invece, il metodo di irri- 3- Agrigento, riceve approvvigionati dai corsi dacqua
gazione maggiormente utilizzato quello localizzato, che Naro e Burraito, le cui acque sono invasate dalle dighe S.
interessa il 73% della superficie irrigata regionale, mentre Giovanni sul fiume Naro e Furore sul torrente Burraito.
il metodo per aspersione ne ricopre il 21%. I due invasi costituiscono, dal punto di vista idraulico,
Rispetto a questi dati possibile quindi sottolineare un unico sistema di approvvigionamento, essendo colle-
che il valore che riguarda lirrigazione localizzata molto gati in caduta. Linvaso S. Giovanni presenta una capacit
superiore alla media nazionale (12 %), mentre quello ri- massima di 15 milioni di m3 e una capacit utile di 12
guardante laspersione inferiore a tale media, che pari milioni di m3. Linvaso Furore ha una capacit massima
al 37%. di 5,5 milioni di m3 e una capacit utile di 5 milioni di m3.
Inoltre appare evidente dal raffronto con i dati rela- Lo Schema idrico Sosio Verdura (tav.8.2), a servizio
tivi al 1965 che i metodi irrigui ad alto consumo idrico del Consorzio Palermo 2, attualmente assicura lapprov-
sono stati quasi completamente soppiantati, questo sem- vigionamento del complesso di impianti gestiti dallEnel e
pre grazie agli importanti investimenti che la Cassa del realizzati nella seconda met degli anni trenta, compren-
Mezzogiorno ha effettuato sul territorio siciliano. denti diversi invasi minori dedicati ad usi plurimi.
Proprio le caratteristiche climatiche e geografiche Per quanto riguarda lo Schema idrico Platani
della regione e levoluzione della pratica irrigua hanno Tumarrano (tav.8.2), la rete irrigua si estende lungo lasta
portato allo sviluppo di determinato tipo di agricoltura del fiume Platani, a valle della diga del Fanaco, la cui ca-
in Sicilia, caratterizzato prevalentemente da agrumeti e pacit massima di 20,5 milioni di m3 e quella utile di 19
frutteti (49,%), seguiti dai vigneti (25%), dalle colture or- milioni di m3. Essa sfrutta le fluenze dello stesso fiume
ticole e da quelle in serra (Regione Siciliana, 2010). Platani e le acque derivabili dallinvaso Fanaco, dellat-
Lirrigazione autonoma gestita da Consorzi privati o tuale centrale idroelettrica dellEnel nella misura di 1,5
da proprietari di singole aziende abbastanza diffusa e milioni di m3 anno. Lo schema si trova a servizio del
prevalente in molte aree rispetto a quella collettiva e uti- Consorzio Agrigento 3 e larea irrigata ha unestensione
lizza acque provenienti da laghetti collinari, da vasconi in di 500 ettari.
terra, da sorgenti e, soprattutto, da pozzi. Lo Schema idrico Piana di Gela si trova nel territorio
di competenza del Consorzio di bonifica 5- Gela (tav.8.3)

Capitolo 8 | 122
e serve la parte sud orientale della fascia costiera, ca- mente un volume dacqua pari a circa 200 milioni di m3.
ratterizzata dagli afflussi meteorici annui minimi e da La costruzione e gestione delle grandi reti irrigue col-
unantica pratica irrigua operata attraverso una rete di lettive stata curata dallEsa (Ente di sviluppo agricolo)
canali in terra, in parte ancora esistenti. La prima opera e dai Consorzi di bonifica. Questa a partire dagli anni
realizzata nel passato (1563) stata linvaso Grotticelli cinquanta, sempre usufruendo degli investimenti fatti
sul fiume Gela, mentre lopera realizzata in tempi recenti dalla Cassa del Mezzogiorno, ha realizzato un cospicuo

Sicilia
sullo stesso fiume la diga Disueri, ultimata negli anni programma di studi e costruzioni di serbatoi artificiali
cinquanta, con una capacit utile di invaso di 13,3 mi- destinati ad uso promiscuo (irriguo, industriale, potabile)
lioni di m3 tutti ad uso agricolo. e ad uso irriguo come il complesso Belice-Carboi (invasi
Infine vi lo Schema idrico Piana di Catania (tav. 8.1) Garcia e Arancio) e quello del Consorzio di bonifica delle
che regola le acque di approvvigionamento invasate nelle paludi di Scicli.
zone irrigue in provincia di Catania, Enna, Siracusa e Mentre negli anni venti e trenta erano stati realiz-
Messina (superficie irrigata servita da questo schema zati alcuni invasi destinati principalmente ad uso idro-
pari ad 19.897 ettari). Le fonti di approvvigionato di tale elettrico (Piana degli Albanesi, Piano del Leone, Prizzi e
schema sono gli invasi Pozzillo ed Ancipa (che sbarrano Gammauta) a partire dagli anni settanta, invece vennero
rispettivamente i fiumi Salso e Troina), dalle traverse di costruiti oltre trenta serbatoi destinati quasi esclusiva-
Santa Domenica e Contrasto e dalla presa di Ponte Barca, mente a scopi irrigui.
tutte sul fiume Simeto e linvaso sul fiume Gornalunga. La rete di distribuzione, che si sviluppa nei territori
Tornando allevoluzione storica che ha avuto la pra- dei Consorzi di bonifica, presenta spesso caratteri di di-
tica irrigua allinterno del Distretto siciliano, nel 1965 somogeneit, in relazione soprattutto allepoca della rea-
il tipo di derivazione dellacqua da pozzi e fontanili era lizzazione degli impianti. Abolite quasi ovunque le cana-
molto usato nella regione. Nellarea del fiume Alcantara, lette pensili in cemento armato, sia di adduzione che di
fra Randazzo e Taormina, il tipo di derivazione preva- distribuzione, sono state realizzate o sono in fase di ap-
lente era invece quello da fiume, cos come nella Piana palto e/o di programmazione, le sostituzioni delle residue
di Catania e nella zona costiera ad ovest di Scicli e lungo canalette in terra e delle condotte in cemento armato.
i fiumi Belice e Verdura. Mentre il tipo di derivazione da La rete irrigua principale (di adduzione primaria e se-
serbatoi veniva utilizzato principalmente nella fascia co- condaria), infine, si sviluppa per poco pi di 1.000 km,
stiera tra Castelvetrano, Sciacca e nella pianura di Gela di cui il 67% circa costituito da condotte in pressione
(Inea, 1965). e il 28% da canali a cielo aperto. Bassissima invece la
Attualmente, lapprovvigionamento irriguo consortile presenza dei canali chiusi a pelo libero e ancora minore
in Sicilia garantito da 69 fonti , costituite per la mag- quella dei canali in galleria, che complessivamente rap-
gior parte da prese da lago (27), di cui gli invasi artificiali presentano il restante 5%. In particolare, le condotte in
rappresentano la quasi totalit, infatti solo una di que- pressione sono presenti in tutte le aree della regione, con
ste fonti consiste in un invaso naturale, il lago Biviere una maggiore diffusione nel Consorzio di Agrigento (19%),
situato nel comune di Gela. Lutilizzo di tali fonti per in cui anche lunica tipologia esistente, nei Consorzi di
17 di esse di tipo stagionale. I prelievi da fiume, costituiti Trapani (16%), Catania e Ragusa (12%). Anche nei ter-
da 13 fonti, distribuite in quasi tutta la regione, sono per ritori irrigui del messinese, che presentano la minore
la maggior parte di tipo continuativo. Uguale il numero estensione della rete principale irrigua (9 km circa, pari
delle captazioni da falda, concentrate essenzialmente allo 0,9%), le condotte in pressione sono lunica tipolo-
nella zona di Ragusa e caratterizzate da utilizzo per lo gia esistente. I canali a cielo aperto sono presenti prin-
pi stagionale. Mentre lapprovvigionamento da sorgente cipalmente nelle aree irrigue del Catanese (46%) e del
fornito da 10 fonti, il restante delle captazioni proviene Ragusano (30%). Da un confronto dei dati Sigrian e dun-
da fonti alternative. que possibile affermare che rispetto alle medie nazionali,
I 10 Consorzi di bonifica gestiscono pi di 100 tra il dato relativo alle condotte in pressione molto pi ele-
invasi e vasche di compenso capaci di un accumulo di vato di quello nazionale che pari al 26%, mentre infe-
circa 400 milioni di m3 dacqua e 11.000 km di canali di riore al dato nazionale (58%) la percentuale di canali a
adduzione e distribuzione coi quali forniscono annual- cielo aperto.

Capitolo 8 | 123
Allegato cartografico
al Capitolo 8
Sicilia

Tavola 8.0

Capitolo 8
Atlante Nazionale

| 126
dellirrigazione
Tavola 8.1 sigrian INEA

Capitolo 8
| 127
Sicilia
Sicilia

Tavola 8.2 sigrian INEA

Capitolo 8
| 128
Tavola 8.3 sigrian INEA

Capitolo 8
| 129
Sicilia
Capitolo 9
Distretto idrografico Sardegna

Sardegna
9.1 Inquadramento superficie attrezzata per lirrigazione collettiva (169.123
ettari) pari al 18% della superficie amministrativa, e
Il Distretto idrografico della Sardegna, corrisponde al dai dati Sigrian possibile evincere che il grado di co-
territorio regionale (24.000 km2). Lidrografia dellisola si pertura del territorio con infrastrutture irrigue, a livello
presenta con i caratteri tipici delle regioni mediterranee, regionale, di poco superiore a quello medio nazionale
e gli unici corsi dacqua che presentano carattere perenne (16%). Di gran lunga superiore a tale percentuale la
sono il fiume Tirso, il pi importante dei fiumi sardi, dotazione infrastrutturale del territorio dellOristanese
con un percorso di 153 km, il Flumendosa (147 km), il (47%) e soprattutto in quello gestito dellEnte acque della
Coghinas (64 km), il Cedrino (78 km) (tav.9.0) (Autorit Sardegna (Enas) (82%), mentre la Gallura caratteriz-
di gestione del Distretto idrografico della Sardegna, 2010). zata da una piccolissima estensione di terreni attrezzati
Gli altri corsi dacqua sono caratterizzati da un regime per lirrigazione rispetto allestensione amministrativa
torrentizio, dovuto, fondamentalmente, alla stretta vici- (meno del 3%).
nanza tra i rilievi e la costa. I corsi dacqua hanno pen- Il grado di utilizzazione della rete irrigua collettiva,
denze elevate nella gran parte del loro percorso e sono espresso dal rapporto tra superficie irrigata e attrezzata,
soggetti ad importanti fenomeni di piena nei mesi tardo invece molto inferiore al valore della media nazionale
autunnali e a periodi di magra e secca rilevanti durante (71%), infatti, a livello regionale, si attesta intorno al 31%,
lestate. dato da porre sicuramente in relazione alla carenza idrica
La rete idrografica dellisola ha subito nel corso dei se- della regione. Lutilizzo delle infrastrutture irrigue su-
coli numerosi interventi da parte delluomo, dalla costru- periore alla media nazionale solo nellOgliastra (78%) ed
zione di invasi, ad opere di arginatura e, in qualche caso, pi alto del valore regionale nella Gallura (61%). Inoltre
di deviazione di corsi dacqua, essenzialmente al fine di opportuno evidenziare il caso dellEnas che a fronte di
proteggere aree urbane dal rischio di alluvioni. Sono stati un altissimo grado di copertura presenta un bassissimo
costruiti diversi canali artificiali che costituiscono im- grado di utilizzazione (14%).
portanti linee di adduzione idrica e sono presenti diverse Per quanto riguarda levoluzione storica della pratica
opere di interconnessione tra invasi che consentono di irrigua e facendo un confronto con lindagine Inea del
integrare o di garantire flessibilit nella gestione delluso 1965, allepoca il principale metodo di irrigazione era
delle acque e che consentono di rispondere in maniera quello per scorrimento che veniva utilizzato sul 78% della
efficiente alle problematiche geografiche e climatiche che superficie irrigua complessiva, mentre il metodo a piog-
caratterizzano il Distretto. gia interessava il 17% e quello a sommersione il 4% della
Una caratteristica quindi da sottolineare che tutti superficie allora irrigata.
i laghi presenti nellisola, fatta eccezione per il lago di Attualmente, il sistema di irrigazione maggiormente
Baratz, sono artificiali, cio realizzati attraverso sbarra- diffuso nel distretto idrografico della Sardegna quello
menti di numerosi corsi dacqua. per aspersione (70%), sistema molto utilizzato per lirri-
Il comparto irriguo rappresenta il pi grande utiliz- gazione dei cereali e delle foraggere che sono le principali
zatore di risorsa idrica nellisola e lirrigazione collettiva colture sarde, dato molto superiore a quello della media
in Sardegna gestita da 9 Consorzi di bonifica (tav. 9.0) nazionale. Anche lirrigazione localizzata abbastanza
(Inea, 2002d). diffusa (20%), tipologia che invece a livello nazionale
Questi Enti pubblici al servizio dei consorziati sui non supera il 12%. Il sistema di scorrimento per som-
quali lAmministrazione regionale esercita lattivit di mersione (5%) concentrato invece nella zona dellorista-
indirizzo, vigilanza e controllo (artt. 15 e 16 l.r. 6/08) nese (Consorzio Oristanese e Consorzio della Sardegna
sono: Nurra; Nord Sardegna; Gallura; Sardegna Centrale; Meridionale) in cui notoriamente si coltiva riso.
Ogliastra; lOristanese; Sardegna Meridionale; Cixerri; Per quanto concerne lacqua effettivamente distri-
Basso Sulcis. buita, emerge che circa un terzo delle aziende presenti
Allinterno del Distretto idrografico della Sardegna, la in Sardegna pratica lirrigazione e la superficie irrigata

Capitolo 9 | 131
pari a meno del 7% della Sau complessiva (Autorit di che ha sostituito la vecchia diga di S. Chiara la cui capa-
Gestione del Distretto idrografico della Sardegna, 2010). cit dinvaso era limitata per vincoli autorizzativi a soli
Dal raffronto con le statistiche censuarie, ci significa 143 milioni di m3 anno. Linvaso ha una capacit mas-
che lincidenza delle aziende che distribuiscono acqua sima pari a circa 792 milioni di m3 e una capacit utile
per uso irriguo aumentata di circa 7 punti percentuali, di regolazione di 745 milioni di m3, ed a servizio del
Sardegna

mentre in termini di superficie lincremento risultato Consorzio di bonifica dellOristanese.


pari a meno di un punto percentuale. Infine, nella Sardegna meridionale, in funzione lo
Schema Flumendosa-Campidano-Cixerri (tav. 9.2). Per
la quantit di utenze servite e per lestensione delle zone
9.2 Caratteristiche degli schemi irrigui raggiunte il pi importante schema idraulico della
Sardegna con circa 700.000 abitanti serviti, diverse
Gli schemi irrigui in Sardegna sono circa 19 (Inea, realt industriali e lutenza irrigua rappresentata dal
2002d). Nella Sardegna settentrionale in esercizio lo Consorzio di bonifica della Sardegna Meridionale. LEnte
Schema Coghinas-Mannu di Pattada-Bunnari (tav. 9.1). autonomo del Flumendosa (Eaf) il gestore della risorsa
lo schema di alimentazione di importanti utenze idropo- idrica della zona, tranne che per gli invasi di Corongiu e
tabili, quali la citt di Sassari e tutti gli altri centri della Bau Pressiu. Linvaso di Bau Pressiu sul Mannu trova col-
Sardegna settentrionale, nonch delle utenze industriali locazione in questo sottoschema per il fatto che conti-
di Porto Torres e del Sassarese ed infine delle utenze ir- nuamente alimentato dal sistema dellEaf mediante il sol-
rigue ricadenti nellambito territoriale del Consorzio di levamento dalla diga del Cixerri a Genna Is Abis. Sempre
bonifica del Nord Sardegna. Tale schema insiste sullo in questarea in esercizio linvaso di Simbiritzi che
sfruttamento dei deflussi del rio Coghinas, attraverso gli il nodo terminale di tutto il sistema del Flumendosa-
invasi a Casteldoria e a Muzzone, e su un suo affluente il Campidano-Cixerri e serve a regolare i deflussi residui
Mannu di Pattada con linvaso a Monte Lerno. Sempre a del Campidano meridionale intercettati dalla traversa sul
servizio del Consorzio di bonifica del Nord Sardegna vi Mannu di Narcao a Bau Pressiu e ha una capacit di rego-
linvaso sul Coghinas a Casteldoria ad uso plurimo che lazione di 29 milioni di m3.
raccogli i defluissi residui del rio Coghinas. Tornando allevoluzione storica della pratica irrigua,
Nella Sardegna settentrionale in esercizio anche lo nel 1965 lapprovvigionamento da fiume era prevalente-
schema Liscia (tav. 9.1) che rappresenta il sistema di ap- mente localizzato nella zona di bonifica Arborea e a Nord
provvigionamento idrico della Gallura per tutte le utenze di Oristano, mentre quella da pozzi e fontanili aveva la sua
che si configurano nel territorio. In questo schema linvaso massima concentrazione nella pianura del Campidano,
principale quello sul fiume Liscia a Punta Calamaiu: nella pianura della Nurra e nella pianura litoranea nella
gestito dal Consorzio di bonifica della Gallura che vanta zona si San Pietro a mare. Lapprovvigionamento da ser-
una concessione per 80,5 milioni di m3 annui dei quali 75 batoi invece era prevalentemente concentrato nella zona
ad uso irriguo e ha una capacit utile di regolazione pari di Oristano e Solarussa e nella pianura a sud di Carbonia
a 104 milioni di m3. (Inea, 1965).
Nella Sardegna orientale sono in esercizio lo schema Attualmente invece, le fonti di approvvigionamento
Posada e lo schema Cedrino (tav. 9.1). consortili sono 27, di cui 8 sono captazioni da fiume e 18
Lo schema Posada, si approvvigiona attraverso linvaso sono captazioni da lago, concentrate nella provincia di
del Posada a Maccheronis: gestito dal Consorzio di bo- Cagliari (8 prese), di Sassari (6 prese) e di Nuoro (4 prese).
nifica della Sardegna Centrale che vanta una concessione Gli invasi ad oggi attivi sono ad uso plurimo, ovvero prov-
per 27 milioni di m3 annui dei quali 24 ad uso irriguo al vedono alla fornitura di acqua per le utenze civili, agri-
servizio del comprensorio irriguo della piana del Posada. cole ed industriali. noto, infatti, che la Sardegna una
Lo schema Cedrino, invece si approvvigiona attraverso delle regioni italiane su cui grava il problema della scarsa
linvaso del Cedrino a Pedra e Othoni: gestito anchesso disponibilit di acqua, che in alcuni casi crea difficolt
dal Consorzio di bonifica della Sardegna Centrale con anche a una razionale distribuzione della risorsa neces-
una concessione pari a circa 113 milioni di m3 dei quali saria per usi potabili e civili. Negli anni, per sopperire a
13 riservati ad uso irriguo. tale problematica, sono stati costruiti serbatoi artificiali
Nella Sardegna centrale, presente lo schema Taloro al fine di rendere disponibili, al momento dellesigenza,
-Torrei-Tirso-Flumineddu-Mogoro-Montiferru (tav. 9.1). le masse di acqua che nel periodo delle piogge autunno-
Tale schema a servizio del Consorzio della Sardegna vernine scorrono nei fiumi, caratterizzati, quasi tutti, da
Centrale approvvigiona pressoch la totalit delle utenze un regime torrentizio.
irrigue della piana del Campidano e della media valle del Ma alla diffusa presenza di bacini e invasi artificiali
Tirso oltre a registrare un importante sfruttamento ad di cui si accennava sopra, non ovunque fa da contral-
uso idroelettrico. Dallanno 2000 entrata in funzione tare una efficiente rete di distribuzione dellacqua nelle
la nuova diga sul Tirso a Cantoniera di Busachi (tav. 9.2) aree attrezzate. Anche laddove gli schemi idrici appaiono

Capitolo 9 | 132
adeguatamente dimensionati, spesso la vetust degli im- voli (nelle aree pianeggianti quali la Piana del Campidano
pianti ed i mancati interventi di manutenzione della rete o quella della Nurra), anche se ha sempre dovuto fare i
si ripercuotono in evidenti perdite di efficienza in fase di conti, soprattutto al Sud dellisola, con le difficolt legate
distribuzione. A parte alcune realt in cui si proceduto alla siccit, nonch con quelle derivanti dal manifestarsi
in tempi relativamente recenti al riammodernamento con una certa frequenza di eventi climatici sfavorevoli

Sardegna
infrastrutturale, per la gran parte si tratta di reti co- (per esempio le gelate).
struite a seguito degli interventi successivi alla Riforma La rete irrigua principale (di adduzione primaria e se-
Agraria dei primi anni cinquanta e che ad oggi versano condaria), infine, si estende per circa 1.200 km, ed co-
in uno stato di degrado, dando luogo a perdite che in al- stituita per il 70% circa da condotte in pressione, dato pi
cuni casi raggiungono il 50% dellacqua incanalata (Inea, elevato della media nazionale. La rete maggiormente
2002d). In base ai dati del censimento Istat del 2000, sviluppata nella zona centrale dellisola. Anche i canali
relativamente alle forme di gestione, la maggior parte a cielo aperto sono abbastanza diffusi (24%), anche se
delle aziende preleva lacqua da fonti autonome. La met molto meno rispetto alla media nazionale. Mentre da un
delle imprese sarde accede allacqua da fonti autonome, analisi di dettaglio si evince che, al contrario delle con-
in prevalenza da pozzi. In questo contesto, lagricoltura dotte in pressione che sono presenti in tutta la regione, i
irrigua non si sviluppata in modo razionale in tutto il canali chiusi e/o le condotte a pelo libero sono presenti
territorio regionale. Essa ha trovato radicamento laddove solo nei Consorzi di bonifica Nord Sardegna e Nurra, en-
le condizioni orografiche e pedologiche erano pi favore- trambi situati nella zona settentrionale della regione.

Capitolo 9 | 133
Allegato cartografico
al Capitolo 9
Sardegna

Tavola 9.0

Capitolo 9
Atlante Nazionale

| 136
dellirrigazione
Tavola 9.1 sigrian INEA

Capitolo 9
| 137
Sardegna
Sardegna

Tavola 9.2 sigrian INEA

Capitolo 9
| 138
Allegato statistico
Tabella 5 - Superfici degli Enti irrigui per Regione e per Distretto idrografico
Distretti idrografici Enti irrigui attivi (n.) Superfici (ha)
Amministrativa Attrezzata Irrigata

Allegato statistico
Emilia Romagna 4 1.156.642 353.864 132.142
Lombardia 14 943.435 349.776 349.118
Lombardia - Emilia Romagna 2 284.068 145.772 87.710
Piemonte 35 1.693.079 315.334 275.180
Piemonte - Lombardia 1 210.000 137.343 127.722
Trentino 25 24.166 2.982 2.926
Valle dAosta 159 176.767 20.836 9.069
Padano 240 4.488.157 1.325.907 983.867
Veneto 8 948.058 494.494 485.507
Friuli Venezia Giulia 4 338.562 89.632 86.979
Trentino 145 84.731 14.585 14.214
Alpi Orientali 157 1.371.351 598.711 586.700
Lombardia 1 48.488 41.031 31.677
Veneto 2 228.592 128.745 116.370
Trentino 2 1.700 178 151
Alpi Orientali - Padano 5 278.780 169.954 148.198
Emilia Romagna 3 898.952 123.258 42.708
Liguria 3 3.506 1.018 1.018
Marche 2 543.165 5.457 3.528
Toscana 4 636.590 5.992 1.914
Appennino Settentrionale 12 2.082.213 135.725 49.168
Toscana 1 38.052 657 .
Appennino Settentrionale - Serchio 1 38.052 657 .
Toscana 1 57.455 397 .
Serchio 1 57.455 397 .
Lazio 1 159.891 9.965 5.960
Toscana 1 90.864 1.087 235
Toscana - Lazio 1 179.925 6.472 3.786
Umbria 1 98.800 6.769 4.072
Umbria - Toscana 1 89.966 140 20
Appennino Centrale - Appennino Settentrionale 5 619.446 24.433 14.073
Abruzzo 3 424.495 38.953 38.463
Lazio 3 884.803 33.367 22.523
Marche 1 266.099 14.917 9.898
Umbria 1 128.000 3.122 1.963
Umbria-Lazio 1 177.779 2.550 1.700
Appennino Centrale 9 1.881.176 92.909 74.547
Abruzzo 2 337.897 25.177 1.020
Appennino Centrale - Appennino Meridionale 2 337.897 25.177 1.020
Basilicata 3 863.332 80.204 30.148
Basilicata - Campania 1 1.048 . .
Calabria 11 1.027.732 75.818 32.788
Campania 8 799.029 24.490 29.589
Lazio 4 410.806 21.553 14.023
Lazio - Campania 1 14.987 2.455 2.022
Molise 3 94.726 25.794 12.274
Puglia 6 1.739.439 182.754 86.693
Appennino Meridionale 37 4.951.099 413.068 207.537
Sicilia 10 2.382.307 142.965 74.248
Sardegna 10 937.363 161.540 59.303
ITALIA 489 19.425.296 3.091.443 2.198.661
Fonte: elaborazioni Inea su dati Sigrian 2010.

141
Tabella 6 - Sistemi di irrigazione adottati a livello aziendale per Regione e per Distretto idrografico
Distretti idrografici Sistemi di irrigazione (%)
Scorrimento Aspersione Sommersione Infiltrazione Infiltrazione sotterranea Localizzata
Allegato statistico

Emilia Romagna 8,6 55,0 4,5 13,7 0,8 17,4


Lombardia 69,5 29,6 0,7 0,0 0,0 0,1
Lombardia - Emilia Romagna 1,5 89,3 1,4 0,5 0,0 7,4
Piemonte 66,6 3,4 29,9 0,0 0,0 0,0
Piemonte - Lombardia 37,8 0,6 61,7 0,0 0,0 0,0
Trentino 0,0 47,2 0,0 30,1 0,0 22,7
Valle dAosta 54,1 45,8 0,0 0,0 0,0 0,1
Padano 51,9 29,1 13,5 2,1 0,1 3,3
Veneto 47,4 24,5 2,4 20,1 5,2 0,4
Friuli Venezia Giulia 36,7 63,3 0,0 0,0 0,0 0,0
Trentino 1,0 57,4 0,0 11,3 0,0 30,3
Alpi Orientali 41,2 38,0 1,5 13,7 3,3 2,3
Lombardia 23,0 62,6 14,4 0,0 0,0 0,0
Veneto 47,1 14,1 0,0 38,8 0,0 0,0
Trentino 0,0 40,4 0,0 0,0 0,0 59,6
Alpi Orientali - Padano 38,9 30,3 4,8 25,8 0,0 0,1
Emilia Romagna 0,0 66,8 3,9 0,0 1,6 27,6
Liguria 0,0 3,5 0,0 96,3 0,0 0,2
Marche 0,0 100,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Toscana 0,0 77,9 9,6 0,0 0,0 12,5
Appennino Settentrionale 0,0 69,1 3,8 1,9 1,3 23,8
Toscana . . . . . .
Appennino Settentrionale - Serchio . . . . . .
Lazio 0,0 41,4 0,0 0,0 0,0 58,6
Toscana 0,0 100,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Toscana - Lazio 0,0 69,3 0,0 29,4 0,0 1,4
Umbria 0,0 98,4 0,0 0,0 0,0 1,6
Umbria - Toscana 0,0 100,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Appennino Centrale - Appennino Settentrionale 0,0 72,8 0,0 8,2 0,0 19,0
Abruzzo 21,4 75,9 0,0 0,0 0,0 2,7
Lazio 0,0 92,4 0,0 0,0 0,0 7,6
Marche 47,6 52,4 0,0 0,0 0,0 0,0
Umbria 0,0 100,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Umbria-Lazio 41,2 58,8 0,0 0,0 0,0 0,0
Appennino Centrale 17,1 79,0 0,0 0,0 0,0 3,9
Abruzzo 10,3 76,7 0,0 0,0 0,0 12,9
Appennino Centrale - Appennino Meridionale 10,3 76,7 0,0 0,0 0,0 12,9
Basilicata 5,2 39,9 0,0 2,4 0,0 52,5
Calabria 22,3 61,9 5,0 2,0 0,0 8,7
Campania 7,3 69,0 0,2 21,0 0,0 2,4
Lazio 0,0 89,7 0,0 0,0 0,0 10,3
Lazio - Campania 6,6 81,8 0,0 0,0 0,0 11,6
Molise 0,0 95,1 0,0 0,0 0,0 4,9
Puglia 0,2 3,4 0,0 0,0 0,0 96,4
Appennino Meridionale 3,4 39,3 0,3 3,6 0,0 53,3
Sicilia 5,5 20,6 0,5 0,0 0,0 73,3
Sardegna 0,2 70,0 5,6 0,0 0,0 24,1
ITALIA 37,5 37,3 8,3 4,8 0,5 11,6
Fonte: elaborazioni Inea su dati Sigrian 2010

142
Tabella 7 - Tipologia di opere di presa irrigue per Regione e per Distretto idrografico (% numero)
Regione Captazione (%)
da canale da sorgente da falda da lago/invaso da fiume altro tipo di opera

Allegato statistico
Emilia-Romagna 1,0 0,0 28,1 1,0 63,5 6,3
Lombardia 5,5 22,1 39,9 0,7 26,6 5,2
Piemonte 14,8 6,0 27,7 1,2 48,5 1,8
Trentino-Alto Adige 4,3 6,1 11,3 1,7 70,4 6,1
Valle DAosta 2,8 24,0 0,8 1,0 67,6 3,9
Veneto 0,0 0,0 0,0 4,4 0,0 95,6
Padano 10,0 11,4 21,6 1,2 51,3 4,5
Friuli Venezia Giulia 6,4 0,0 82,4 0,8 10,4 0,0
Lombardia 76,9 0,0 0,0 0,0 15,4 7,7
Trentino-Alto Adige 3,0 12,0 48,5 3,0 29,2 4,3
Veneto 24,4 1,1 27,4 0,0 19,7 27,5
Alpi Orientali 15,3 5,0 40,3 1,2 22,2 16,1
Emilia-Romagna 0,0 0,0 0,0 6,3 56,3 37,5
Lazio 0,0 0,0 93,8 6,3 0,0 0,0
Marche 0,0 0,0 0,0 16,7 83,3 0,0
Toscana 0,0 9,5 28,6 19,0 38,1 4,8
Appennino Settentrionale 0,0 2,7 28,0 10,7 41,3 17,3
Toscana 0,0 0,0 0,0 33,3 33,3 33,3
Serchio 0,0 0,0 0,0 33,3 33,3 33,3
Abruzzo 17,4 0,0 23,9 10,9 41,3 6,5
Lazio 5,8 0,0 63,5 0,0 30,8 0,0
Marche 0,0 0,0 0,0 12,5 87,5 0,0
Toscana 0,0 28,6 0,0 28,6 42,9 0,0
Umbria 0,0 0,0 6,7 66,7 13,3 13,3
Appennino Centrale 8,1 1,5 33,1 14,0 39,7 3,7
Abruzzo 0,0 0,0 88,0 0,0 8,0 4,0
Basilicata 0,0 28,0 20,0 10,0 40,0 2,0
Calabria 11,7 11,7 15,6 3,9 51,9 5,2
Campania 23,9 12,5 36,4 2,3 23,9 1,1
Lazio 0,0 38,1 0,0 4,8 57,1 0,0
Molise 0,0 0,0 0,0 60,0 40,0 0,0
Puglia 0,0 2,9 94,4 1,3 0,4 1,0
Appennino Meridionale 3,8 7,3 72,1 2,7 12,6 1,5
Sicilia 0,0 14,7 19,1 39,7 19,1 7,4
Sardegna 3,7 0,0 0,0 66,7 29,6 0,0
ITALIA 10,0 8,7 34,3 2,8 37,0 7,1
Fonte: elaborazioni Inea su dati Sigrian 2010

143
Tabella 8 - Caratteristiche della rete irrigua principale per Regione e per Distretto idrografico

Distretti idrografici Tipo di utilizzazione (km) Tipologia (km) Lunghezza


totale (km)
Allegato statistico

Irrigua Multipla Non Canale Canale chiuso/ Canali in Condotte in Tratto di corso Non
specificato cielo aperto condotta pelo galleria pressione dacqua utilizzato specificato
libero per vettoriamento
ai sensi del Reg.
41/00
Emilia - Romagna 224 805 - 762 45 8 25 189 0 1.029
Emilia - Romagna 150 295 - 434 1 - 10 - 0 445
- Lombardia
Lombardia 1.357 1.996 - 3.078 83 18 173 - 2 3.353
Lombardia - Piemonte - 1.894 - 1.889 - 4 1 - - 1.894
Piemonte 3.001 588 - 2.663 258 19 234 - 415 3.589
Trentino - Alto Adige 55 - - 3 5 0 46 - - 55
Valle dAosta 939 28 - 359 305 4 295 - 4 967
Padano 5.727 5.605 - 9.188 697 53 784 189 421 11.332
Friuli Venezia Giulia 525 214 - 525 5 0 208 - 1 739
Trentino-Alto Adige 631 - - 29 20 1 581 - - 631
Veneto 1.240 521 - 1.488 59 0 161 - 54 1.762
Alpi Orientali 2.397 735 - 2.042 84 1 950 - 55 3.132
Lombardia 143 149 - 292 0 - 0 - - 292
Trentino-Alto Adige 2 - - - - - 2 - - 2
Veneto 87 - - 55 17 - 9 - 7 87
Alpi Orientali - Padano 232 149 - 347 17 - 11 - 7 381
Emilia - Romagna 163 423 - 416 70 - 25 75 - 586
Liguria 24 - - 23 - 2 - - - 24
Marche 29 - - - - - 29 - - 29
Toscana 84 3 - 11 6 25 46 - - 87
Appennino Settentrionale 301 427 - 449 76 26 101 75 - 728
Emilia - Romagna 44 94 - 125 13 - 1 0 - 138
Appennino Settentrionale 44 94 - 125 13 - 1 0 - 138
- Padano
Toscana 28 - - 28 - 1 - - - 28
Appennino Settentrionale 28 - - 28 - 1 - - - 28
- Serchio
Lazio 69 - - - - - 69 - - 69
Lazio - Toscana 16 - - - - - 16 - - 16
Toscana 18 - - - - - 18 - - 18
Toscana - Umbria 8 - - - - - 8 - - 8
Umbria 73 - - - - - 73 - - 73
Appennino Centrale - 183 - - - - - 183 - - 183
Appennino Settentrionale
Abruzzo 402 - - 14 4 18 366 - - 402
Lazio 120 19 - 36 19 - 84 - - 139
Lazio - Umbria 29 5 - 19 - - 15 - - 34
Marche 231 - - 126 66 - 38 - - 231
Umbria 41 - - - - - 41 - - 41
Appennino Centrale 823 23 - 195 89 18 545 - - 846
Abruzzo 162 - - 8 13 - 141 - - 162
Appennino Centrale - 162 - - 8 13 - 141 - - 162
Appennino Meridionale
Basilicata 399 - 23 41 - - 381 - - 423
Basilicata - Campania 14 - - 0 - - 14 - - 14
Basilicata - Puglia 355 - - 53 - - 302 - - 355
Calabria 988 - 285 151 42 8 1.073 - - 1.273
Campania 894 - 40 338 11 8 577 - - 934
Campania - Lazio 64 - - 20 - - 44 - - 64
Lazio 64 - - 5 2 - 57 - - 64
Molise 231 - - - - 4 120 - 106 231
Puglia 622 - 57 13 26 20 621 - - 679
Appennino Meridionale 3.631 - 405 621 80 40 3.189 - 106 4.036
Sicilia 1.007 - 61 300 39 17 712 - - 1.068
Sardegna 1.208 - 0 286 14 59 849 - - 1.208
ITALIA 15.744 7.034 466 13.589 1.121 215 7.467 265 589 23.244
Fonte: elaborazioni Inea su dati Sigrian 2010

144
Tabella 9 - Modalit di contribuenza irrigua applicate per Regione e per Distretto idrografico
Distretti idrografici Regioni Quota fissa binomia Contributo monomio o quota variabile
binomia

Allegato statistico
Emilia-Romagna altro /ha irrigato
altro /ha per qualit di coltura
/ha irrigato /m3
/ha irrigato
/ha per qualit di coltura
Emilia-Romagna - Lombardia altro /m3
/ha irrigato
Lombardia altro /ha irrigato
/ha irrigato /m3
/ha irrigato
/ha per sistema di irrigazione
Lombardia - Piemonte /ha irrigato /ha per qualit di coltura
Padano /ha irrigato
/ha per qualit di coltura
Piemonte altro /ha irrigato
/ha irrigato /ha irrigato
/ha irrigato /ha per qualit di coltura
altro
/ha irrigato
Trentino-Alto Adige /ha irrigato
/ha per qualit di coltura
/ha per sistema di irrigazione
Valle DAosta /ha irrigato
/ha per qualit di coltura
/ha per sistema di irrigazione
Friuli Venezia Giulia /ha irrigato
/ha per sistema di irrigazione
Trentino-Alto Adige /ha irrigato
Alpi Orientali /ha per qualit di coltura
/ha per sistema di irrigazione
Veneto /ha irrigato
/ha per sistema di irrigazione
Trentino-Alto Adige /ha irrigato
Alpi Orientali - Padano Veneto altro
/ha irrigato
Emilia-Romagna altro /ha irrigato
altro /m3
/ha irrigato /m3
/ha irrigato
Liguria /ha irrigato
Appennino Settentrionale Marche /ha irrigato /m3
/ha irrigato
Toscana altro /ha per qualit di coltura
/ha irrigato /m3
/m3 /m3
/ha irrigato
Lazio /ha irrigato /m3
Lazio - Toscana /ha irrigato
Appennino Centrale - Appennino
Toscana /m3
Settentrionale
Toscana - Umbria altro /m3
Umbria /ha irrigato /m3
Abruzzo /ha irrigato
Lazio /ha irrigato /m3
/ha irrigato
Appennino Centrale
Marche /ha irrigato /m3
/ha irrigato
Umbria /ha attrezzato /ha irrigato
segue >>>

145
segue >>>
Distretti idrografici Regioni Quota fissa binomia Contributo monomio o quota variabile
binomia
Appennino Centrale - Appennino Abruzzo /ha per qualit di coltura
Allegato statistico

Meridionale /ha per sistema di irrigazione


Basilicata /ha irrigato
/m3
Calabria altro
/ha irrigato
/m3
/ha per qualit di coltura
Campania /ha attrezzato /m3
/ha irrigato
/m3
Campania - Lazio /ha irrigato
Lazio /ha irrigato /ha irrigato
Appennino Meridionale /ha irrigato /m3
/ha irrigato
Molise altro /m3
/m3 /m3
altro
/ha irrigato
Puglia altro /m3
/ha irrigato /m3
altro
/ha irrigato
/m3
/ha per qualit di coltura
Sicilia altro
/ha irrigato
Sicilia
/m3
/ha per qualit di coltura
Sardegna altro altro
altro /ha irrigato
altro
Sardegna
/ha irrigato
/m3
/ha per qualit di coltura
Fonte: elaborazioni Inea su dati Sigrian 2010

146
Allegato tecnico
Allegato tecnico
Allegato tecnico
Metodologia e dati Sigrian

Premessa Enti irrigui


LAtlante nazionale irrigazione ha lo scopo di fornire Per Ente irriguo si intende lunit giuridica di base
una rappresentazione geografica dellirrigazione in Italia di organizzazione dellirrigazione a livello territoriale in
utilizzando le informazioni contenute nella banca dati termini di gestione/manutenzione delle reti irrigue e di
Sigrian (Sistema informativo nazionale per la gestione organizzazione della distribuzione di risorsa idrica a fini
delle risorse idriche in agricoltura). irrigui. Data leterogeneit riscontrata nelle diverse realt
Il Sigrian un sistema informativo geografico (Gis) che regionali rispetto alle dimensioni e allo stato giuridico
deriva dalla fusione delle banche dati Sigria messe a punto degli enti con competenze sullirrigazione, si stabilito
dallInea nelle regioni meridionali e insulari (nellambito caso per caso, insieme alle Regioni, quali Consorzi o as-
del Pom Risorse Idriche 94-99) e dalle Regioni e dallInea sociazioni siano da considerare come Enti irrigui.
per le regioni centro settentrionali (nellambito del pro-
getto Monitoraggio dei sistemi irrigui delle regioni cen- Contribuenza irrigua
tro settentrionali finanziato dal Mipaaf). Lunificazione e Il sistema di contribuenza, tipico dei Consorzi di boni-
ristrutturazione delle banche dati per la realizzazione del fica e irrigazione, fa riferimento al cosiddetto contributo
sistema nazionale prevista nellambito del progetto Rete o ruolo irriguo, associato al beneficio che lutente trae
Rurale Nazionale (progetto Inea R gr 3b). dalla presenza del servizio di irrigazione. Il contributo
irriguo pu essere di tipo monomio o binomio. Nel primo
Caratteristiche tecniche caso, il contributo unico, senza differenziazione di una
Le informazioni contenute in Sigrian riguardano prin- quota specifica per lesercizio irriguo. Nel caso del con-
cipalmente le aree interessate da irrigazione collettiva, tributo binomio, invece, esiste una differenziazione tra
lorganizzazione dellirrigazione, le caratteristiche gestio- una quota fissa che lutente paga per le spese generali (ad
nali ed economiche degli Enti irrigui, le infrastrutture ir- esempio, manutenzione ordinaria degli impianti) e una
rigue (fonti di approvvigionamento, reti irrigue). quota variabile in funzione dellesercizio irriguo.
I tematismi contenuti riguardano:
- Limiti amministrativi degli Enti irrigui Schema irriguo
- Limiti di comprensori e distretti irrigui Per schema irriguo si intende linsieme di grandi
- Fonti ad uso irriguo opere idrauliche a servizio dellirrigazione. In genere co-
- Nodi e tronchi della rete stituiscono schemi separati e a se stanti rispetto a quelli
- Impianti di depurazione collocati in prossimit del per gli altri usi della risorsa idrica anche se in diverse
territorio amministrato dagli Enti irrigui realt, per, possono presentare importanti connessioni
La scala di acquisizione 1:10000. In genere la car- intersettoriali, in genere a livello di fonte, ma anche a li-
tografia di base utilizzata per la realizzazione possono vello di rete di adduzione. Lo schema irriguo, che general-
essere, Carta Tecnica Regionale (Ctr), Igm 1:25.000, fo- mente serve e definisce un distretto irriguo, si articola in:
gli catastali (1:2.000), Ortofoto digitali del territorio in - una o pi fonti di approvvigionamento;
bianco/nero o colori o in alcuni casi su supporto carta- - una rete principale che comprende ladduzione pri-
ceo. Il sistema di riferimento attualmente utilizzato maria dallopera di presa e la rete secondaria origi-
Wgs 84 lat/lon (Epsg :4326). nata dalla prima ripartizione della primaria;
- una rete di distribuzione a servizio dei distretti
Tematismi rappresentati nellAtlante geograficamente non rappresentata nel presente
Di seguito sono descritte brevemente le caratteristiche documento.
tecniche dei soli tematismi e dei dati utilizzati per lelabo-
razione dellAtlante nazionale irrigazione. Fonti di approvvigionamento
Si intendono le opere di presa sul corpo idrico naturale
o artificiale da cui si origina lo schema irriguo. La fonte

149
pu essere costituita da unopera di presa da sorgente, da Rete irrigua
un lago naturale o artificiale, da un corso dacqua, da un Rappresenta linsieme dei tronchi (canali e condotte)
campo pozzi, ecc., ma anche da un depuratore di acque delimitati da punti di discontinuit, detti nodi e geografi-
reflue o da una presa da una infrastruttura intersettoriale camente non rappresentati nel presente documento, che
Allegato tecnico

che adduce in modo perenne acqua a servizio di pi tipi in genere rappresentano opere darte (vasche, impianti di
di utenza (potabile, agricola e industriale). sollevamento, ecc.) o cambiamenti delle caratteristiche
tecniche (diametri/sezioni, materiali, ecc.).

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Allegato storico
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CSR s.r.l. Centro Stampa e Riproduzione
Via di Pietralata, 157 00158 Roma
Finito di stampare nel mese di dicembre 2011
Collana Gestione Risorse Idriche

Larea gestione risorse idriche comprende una


serie di attivit che lINEA ha avviato agli inizi
degli anni 90 inerenti studi, ricerche ed assisten-
za tecnica in materia di politiche ambientali e per
le risorse idriche, fabbisogni e stato dei sistemi
irrigui nazionali, statistiche agricole sulle produ-
zioni irrigue, programmazione degli investimenti
irrigui e spesa pubblica di settore, individuazio-
ne di strumenti economici e politiche del prezzo
dellacqua, scenari di cambiamento climatico in
relazione alluso ed alla disponibilit di risorsa
per il settore agricolo.

ISBN 978-88-8145-228-6

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