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1 Problemi variazionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
1.1 Il problema variazionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
1.2 Il caso di una particella libera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2
1.2.1 Complementi ed Esercizi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.3 Una particella in un campo di forze conservativo . . . . . . . . . . . . 6
1.3.1 Esercizi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
1.4 Serie di Taylor e disuguaglianza di Cauchy-Schwartz. . . . . . . . . . 11
1.5 Derivata di un funzionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
1.5.1 Complementi ed Esercizi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
1.6 Equazioni di Lagrange . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
1.6.1 Complementi ed Esercizi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
1.7 Sistemi con vincoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
1.7.1 Esercizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
1.8 Simmetrie e costanti del moto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
1.8.1 Complementi ed Esercizi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
2 Perturbazioni dellequilibrio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41
2.1 Stati di equilibrio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41
2.2 Lagrangiana delle piccole deviazioni dallequilibrio . . . . . . . . . . . 43
2.3 Evoluzione nel tempo delle piccole deviazioni . . . . . . . . . . . . . . . . 45
2.4 Stabilit`a e instabilit`a lineare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
2.5 Complementi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50
2.5.1 Sistemi di equazioni dierenziali lineari. . . . . . . . . . . . . . . 50
2.5.2 Operatori lineari su spazi euclidei . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52
2.5.3 Dimostrazione del Teorema 2.5.1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54
2.5.4 Dimostrazione del Teorema 2.2.1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55
2.6 Esercizi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57
3 Equazioni di Hamilton . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93
3.1 Dalle equazioni di Lagrange a quelle di Hamilton . . . . . . . . . . . . 93
3.2 La trasformata di Legendre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 96
VI Indice
In questo corso vedremo come leggi della Meccanica possano essere riscritte
in forma variazionale, cio`e come problemi di minimo, Principio di Minima
Azione, oltre che come equazioni dierenziali, equazioni di Newton. La for-
mulazione variazionale permette di esprimere le leggi della meccanica in modo
unicato, presenta notevoli vantaggi computazionali ed evidenzia analogie con
la meccanica quantistica e quella relativistica.
La formulazione variazionale si basa su un principio di tipo Darwiniano per
cui tra tutte le traiettorie a priori possibili il sistema sceglie la migliore. In
tale prospettiva la meccanica classica mostra analogie con discipline appar-
entemente molto diverse, quali le scienze biologiche, sociali, la statistica e le-
conomia, in cui problemi di ottimizzazione appaiono spesso in modo evidente
e naturale.
`e dunque una funzione sullo spazio delle fasi che in Meccanica viene chiamata
Lagrangiana.
Supponiamo ora che il sistema si trovi inizialmente, cio`e al tempo t , nel-
la congurazione spaziale x e che al tempo nale t > t sia in x . Tale
transizione puo avvenire in inniti modi, vi sono innite traiettorie regolar-
i che portano dallo stato iniziale x a quello nale x nellintervallo [t .t ].
Indichiamo lo spazio di tali traiettorie con:
{ }
Xt ,t ;x ,x = x() C ([t1 , t2 ]; Rdn ) : x(t ) = x , x(t ) = x (1.1.1)
Il caso pi
u semplice, da cui iniziamo, `e quello di una sola particella, n = 1
non soggetta a forze, U = 0 e quindi L = T .
Dalla (1.2.3) segue che A(x()) A(x ()) e luguaglianza vale solo se
t
[v(t) v ]2 = 0. Poiche v(t) `e continua, ance cio accada dovr`a es-
t
sere v(t) = v per ogni t. Ne segue allora che x(t) = x (t) in quanto
x() Xt ,t ;x ,x .
k mk 2
Soluzione. v (t) =, A(v ()) = .
T 2T
La media della funzione v(t), t [t1 , t2 ] `e denita come
t2
1
v := v(t) dt
t2 t1 t1
La uttuazione di v(t) intorno alla sua media `e
t2 t2
v(t)2 v2
t1 t1
Suggerimento.
(i): Chiamando f (x) = ai x2i si ha
n
n
f (x) f (y) = 2 ai yi (xi yi ) + ai (xi yi )2
i=1 i=1
Per procedere come nellesercizio 1.2.3 occorre che ai yi abbia lo stesso valore
per ogni i...
(ii): Ridursi al primo con un cambio di variabili.
(iii): Introdurre zi = xi bi e...
Soluzione. vi = V , E = M V 2 /2, M = m1 + + mn .
(ii) Usare
(i) per trovare minimo e minimizzante della funzione f0 (x) con il
vincolo bi xi = 1.
n
S(x) := xi log xi
i=1
n
con il vincolo che xi 0 e xi = 1 (xi la probabilit`
a dellevento i).
i=1
Osservazioni.
La Lagrangiana: `e
m 2
L(r, v) := v U (r) (1.3.1)
2
Nella lagrangiana r e v devono esser considerate variabili indipendenti, non vi `e
dipendenza dal tempo e v nella lagrangiana non `e la derivata di r. Nellazione
dr(t)
tuttavia, si veda la (1.1.2), la lagrangiana appare nella forma L(r(t), )e
dt
per questo motivo la seconda variabile nella lagrangiana `e indicata con v.
Come nel caso libero lideale giusticazione del postulato consisterebbe nel
dimostrare che i moti che minimizzano lazione sono Newtoniani, cio`e
d2 r
m = U (r ) (1.3.2)
dt2
Laermazione, nota in Fisica come il principio di minima azione, non `e pero
letteralmente vera, in generale. Infatti, a dierenza del caso libero, puo ac-
u di un moto Newtoniano nello spazio Xt1 ,t2 ;r1 ,r2 ; (ii)
cadere che: (i) vi sia pi
non esistano moti Newtoniani in Xt1 ,t2 ;r1 ,r2 ; (iii) il moto Newtoniano non
minimizza lazione.
Senza entrare nei dettagli della prova, consideriamo traiettorie che nellinter-
4 ] sono in [L, ), L un numero grande e positivo, con
vallo temporale [ T4 , 3T
velocit`a nulla. Per tali traiettorie
2T ( kL4 ) m dr(t) 2
A(r()) + ( ) dt
4 4 / 4, 4 ] 2
t[ T 3T dt
dr
Specichiamo ora la traiettoria imponendo che = V = costante per t
dt
T /8 e scegliamo V in modo che V 8 = L 1. Imponiamo ulteriormente che
T
Teorema 1.3.1 Esiste T0 > 0 (che dipende da t1 e da r ()) per cui per ogni
T < T0 , r () `e un minimizzante locale di A, in Xt1 ,t1 +T ;r1 ,r2 , r1 = r (t1 ) e
r2 = r (t1 + T ) (in senso stretto: A(r()) > A(r ()) se r() = r ()).
U (r) = U (r ) + U (r ) z + R2 (1.3.5)
con Ci,j = Uxi xj (y), y un qualche punto nel segmento congiungente r(t) e
r (t). Sia T0 tale che |r (t) r (0)| 1/2 per t T0 e < 1/2, ne segue che
tutti i punti nelle sfere di centro r (t) e raggio |z(t)| sono nella sfera di raggio
1 e centro r (0). Quindi i punti y in cui si calcolano gli elementi di matrice
Ci,j = Uxi xj (y) sono nella sfera di raggio 1 e centro r (0): |y r (0)| 1 e
quindi i valori |Ci,j | sono uniformemente limitati. Si ha:
( )
|(z, Cz)| = | zi Ci,j zj | max |Ci,j | |zi zj |
i,j
i,j i,j
1.3.1 Esercizi.
Esercizio 1.3.5 Indicando con T (E), T4 (E) e T2 (E), il periodo del moto
di energia E rispettivamente per i potenziali U (x) = x4 + x2 , = x4 , = x2 ,
dimostrare che:
lim T (E) = 0
E
lim E 1/4 T (E) = lim E 1/4 T4 (E).
E E
lim T (E) = T2 (1)
E0
( )2
Esercizio 1.3.6 Per quali energie i moti con potenziale U (x) = x2 1
sono periodici ?
Usando la formula (1.4.1) per f otteniamo la serie di Taylor f (x0 )+f (x0 ) (x
x0 ) + R2 (x) con resto
x y x
|x x0 |2 { 2 } |x x |2
f = (xy)f (y) = f ()
0
R2 (x) =
x0 x0 2 |x x 0 | 2
x0 2
(1.4.3)
con `e un qualche punto tra x e x0 . Infatti lespressione in parentesi graa,
chiamiamola I, `e la media di f rispetto alla probabilit`a C(x y)dy, y
[x0 , x], con la costante di normalizzazione C = 2(x x0 )2 . Ne segue che
I [ min f (z), max f (z)] e quindi esiste un punto y [x0 , x] per cui
z[x0 ,x] z[x0 ,x]
I = f (y). Dalla (1.4.3) segue
1
|R2 (x)| |x x0 |2 sup |f (y)| (1.4.4)
2 |yx0 ||xx0 |
e quindi
12 1 Problemi variazionali
d
(f, g) `e lanalogo continuo del prodoto scalare fi gi di due vettori in uno
i=1
spazio di d dimensioni. Lo spazio L2 `e un esempio di spazio di Hilbert, che
`e uno spazio vettoriale astratto in cui `e denito un prodotto scalare. Spazi
di Hilbert hanno notevole importanza in Fisica e in particolare in Meccanica
Quantistica (dove la nozione si estende al caso di funzioni a valori complessi).
Osservazioni.
La denizione sottintende ipotesi di regolarit`a del dominio D, in particolare
supporremo o che sia una supercie regolare in Rd di dimensione k < d
14 1 Problemi variazionali
df ((s)) f di (s)
d
=
ds i=1
ri ds
e quindi Df = f `e il gradiente di f :
f f
f = ( ,..., )
r1 rd
d
f
Du f = f u = ui
i=1
ri
dA((, s))
D A(x()) = (1.5.2)
ds s=0
Dimostrazione.
( d )
Esistenza. Scrivendo L = L (t, s), (t, s) ,
dt
d d2 d
A((, s)) = Lv + Lx
ds dtds ds
d(ti , s)
Integrando per parti e osservando che = 0, i = 1, 2, si ha:
ds
d d dLv d
A((, s)) = { + Lx }
ds ds dt ds
( d
) ( dx(t) )
e la (1.5.5) segue da Lx (t, s), (t, s) = Lx x(t), e analogo per
dt s=0 dt
Lv .
Unicit`a. Sia f (t) una funzione continua tale che per ogni variazione
di x() si abbia
t2
d(t, s)
D A(x()) = f (t) (1.5.6)
t1 ds s=0
Dobbiamo dimostrare che (t) := f (t) DA(t) = 0 con DA(t) data dalla
(1.5.5). Dalla (1.5.6) segue che per ogni variazione
t2
d(t, s)
(t) =0
t1 ds s=0
Basta far vedere che se z() Xt1 ,t2 ,0,0 allora esiste una variazione (s, t) di
d(s, t)
x() per cui z(t) = . Questo si verica ponendo (s, t) := x(t) +
ds s=0
sz(t). La (1.5.7) `e quindi dimostrata.
16 1 Problemi variazionali
Supponiamo per assurdo che (t) non sia identicamente nulla, allora esiste
un intervallo aperto I (t1 , t2 ) in cui (t) = 0, per esempio (t) > 0. Daltra
parte esiste una funzione z (t) che `e C e che `e > 0 in I e uguale a 0 in I c .
Quindi z () Xt1 ,t2 ,0,0 . Si ha
t2
(t)z (t) = (t)z (t) > 0
t1 I
mv 2
Corollario 1.5.4 Se L(x, v) = U (x) (lagrangiana di un punto mate-
2
riale x R ) lequazione di Lagrange (1.5.9) `e lequazione di Newton (1.3.2).
3
Si osservi che nel Teorema 1.5.1 e nei corollari successivi i tempi t1 e t2 sono
arbitrari, quindi il Corollario 1.5.4 caratterizza tutti i moti newtoniani come
punti critici dellazione, mentre la propriet`a di essere minimo locale richiede
lipotesi aggiuntiva che t2 t1 sia piccolo.
Il Teorema 1.5.1 include il caso:
1
L(x, v) = v, G(x)v U (x) (1.5.10)
2
dove il potenziale U (x) `e una funzione C e G(x) `e, per ogni x, una matrice
simmetrica denita positiva. Si suppone inoltre che i suoi elementi siano tutti
funzioni C . G `e detta la matrice cinetica.
Sia A l azione con lagrangiana L(x, v) come nella (1.5.10). La derivata
di A `e data dalla (1.5.5), DA(t) `e dunque per ogni t un vettore in Rd le cui
componenti sono
( ) d ( dr(t) ) ( dr(t) )
DA(t) = Lvi r(t), + Lri r(t), (1.5.11)
i dt dt dt
r() `e un punto critico di A() se e solo se r() soddisfa le equazioni di Lagrange:
d ( dr(t) ) ( dr(t) )
Lvi r(t), = Lri r(t), , i = 1, . . . , d (1.5.12)
dt dt dt
d U
mvi = , i = 1, . . . , 3n (1.5.14)
dt xi
18 1 Problemi variazionali
e quindi che Au = u .
Esercizio 1.5.6 Nel contesto dellEsercizio 1.5.5 si denisca g(u) := (u, Au),
u , = {u Rn : (u, u) = 1, (u, u ) = 0}. Si dimostri, calcolando il
massimo di g, che esistono un numero reale e un vettore u, per cui Au = u
e (u, u ) = 0. Dove si usa che Au = u ?
Esercizio 1.5.7 Dimostrare che esiste una base ortonormale {u(1) , .., u(n) } e
n numeri reali 1 , .., n per cui Au(i) = i u(i) .
Si denisce lazione T
dq(t)
A(q) = L(q(t), ) (1.6.6)
0 dt
Si dimostra che le azioni A e A sono equivalenti:
Per dimostrare la (1.6.7) si usa che (x(t), dx(t)/dt) (q(t), dq(t)/dt), che
segue dalla denizione (1.6.2).
Se ne evince che i punti critici di A e di A si corrispondono tramite f e g.
Si usa inne il Teorema 1.5.1 per aermare che i punti critici di unazione
lagrangiana soddisfano le corrispondenti equazioni di Lagrange.
m1 ( m2 )2 m2 ( m1 )2
L= x b + x + x b x V (x)
2 M 2 M
m1 m2
e chiamando m = la massa ridotta
m1 + m2
M 2 m 2
L= x + x V U (x) (1.6.11)
2 b 2
Le nuove equazioni di Lagrange sono:
d 2 M xb d2 mx
= 0, = V (x) (1.6.12)
dt2 dt2
Quindi il baricentro si muove con velocit`a costante mentre x, la dierenza
tra le posizioni dei due punti, si muove come un punto di massa m (la massa
ridotta) nel campo di forze esterno di potenziale V .
Forze centrali: moti nel piano. Il sistema consiste di una singola particella
di massa m che si muove nel piano, x R2 e soggetta ad un campo di forze
radiali, generato quindi da un potenziale V (|x|). La Lagrangiana `e:
m 2
L(x, x)
= x V (|x|) (1.6.13)
2
Introduciamo le coordinate polari R e : R = |x| e langolo di x con lasse
x1 . Sia n il versore diretto come x, quindi
( ) x
x = Rn , n= (1.6.14)
|x|
Le velocit`a si trasformano come
dn()
x = Rn() + R (1.6.15)
d
dn/d `e il versore ottenuto ruotando n di /2 in senso antiorario. Infatti, in
coordinate cartesiane,
n() = (cos , sin )
quindi
dn()
= ( sin , cos )
d
La nuova Lagrangiana `e
m( dn() )2
L= Rn() + R V (R)
2 d
dn()
e poiche n() =0
d
22 1 Problemi variazionali
m ( 2 )
L= R + R2 2 V (R) (1.6.16)
2
Poiche L non dipende da lequazione di Lagrange per `e:
d L d(t)
= 0, mR(t)2 = mR(0)2 (0) =: k (1.6.17)
dt dt
d L L
Lequazione per R `e = , quindi
dt R R
d2 R(t) d(t) 2
m 2
= mR( ) V (R(t)) = Ve
(R(t)) (1.6.18)
dt dt
in cui il potenziale ecace Ve `e
[ ]2
1 k k2
Ve (R) = V (R) + mR2 2
= V (R) + (1.6.19)
2 mR 2mR2
d2 x(i)
mi = x(i) U + Ri , i = 1, .., N (1.7.1)
dt2
in cui pero le Ri non sono note mentre le xi lo sono parzialmente, essendo
x M, o in Mt nel caso di vincoli dipendenti dal tempo. Se invece di studiare
il moto mediante le equazioni di Newton (1.7.1) impostiamo il problema in
modo variazionale, abbiamo un ansatz molto naturale per descrivere il moto
che ha il gran pregio di non far intervenire le reazioni vincolari (che sono
ignote) e che invece sono presenti nella (1.7.1):
d
per ogni variazione di x (): A((, s)s=0 = 0 (1.7.5)
ds
dove, in accordo con la regola generale, le variazioni di x (), = {(t, s), t
[t1 , t2 ], s [1, 1]}, che appaiono nella (1.7.5) sono tutte le funzioni C tali
che: (, s) Xt1 ,t2 ;x ,x ;M per ogni s e (t, 0) = x (t) per ogni t (nel caso
di vincoli dipendenti dal tempo si richiede (t, s) Xt1 ,t2 ;x ,x ;Mt per ogni
t [t1 , t2 ]).
Abbiamo gi`a calcolato, nel corso della dimostrazione del Teorema 1.5.1, la
d
derivata A((, s)s=0 per variazioni da una traiettoria x():
ds
24 1 Problemi variazionali
t
d d(t, s)
A((, s))s=0 = (t) s=0
dt
ds t ds
d ( dx(t) ) ( dx(t) )
con (t) = Lv x(t), + Lx x(t), . Nel Teorema 1.5.1 si ha an-
dt dt dt t
d(t, s)
che che (t) `e lunica funzione regolare f (t) per cui f (t) s=0
`e
t ds
uguale alla derivata dellazione su ogni variazione. Nel caso di sistemi con vin-
d(t, s)
coli le velocit`a virtuali s=0
non esauriscono tutti i possibili vettori
ds
nello spazio, ma solo quelli tangenti alla supercie vincolare M (nel punto
d
x(t)). Quindi otteniamo lo stesso valore per A((, s))s=0 se aggiungiamo
ds
a (t) una qualunque funzione regolare f (t) che sia per ogni t ortogonale al
piano tangente a M passante per x(t). In particolare quindi se x (t) rende
stazionaria A in Xt1 ,t2 ;x ,x ;Mt si puo solo concludere che
d ( dx (t) ) ( dx (t) ) dx (t)
Lv x (t), + Lx x (t), + f (x (t), )=0
dt dt dt dt
per una qualche funzione f ortogonale al piano tangente a M passante per
x (t). Per eliminare tale ambiguit`a dovremo quindi proiettare lequazione sul
piano tangente. Vedremo che cio porta a delle equazioni che hanno ancora
la struttura di equazioni di Lagrange, ma con una nuova Lagrangiana. Oc-
corre pero fare delle ipotesi di regolarit`a su M, invero implicite nella discus-
sione precedente, che ora saranno formalizzate supponendo M una variet` a
dierenziabile C (di dimensione n immersa in Rd , d > n).
g (A) q = 0 q = 0 (1.7.7)
Incollando poi i moti quando escono da una carta ed entrano in unaltra si puo
descrivere un qualunque moto. Al ne di semplicare le notazioni ci restrin-
geremo nel seguito (tacitamente) a moti in g (A) (A) omettendo la dipendenza
dalla carta A.
N
3
gi,j gi,j
G , (q) = mi (1.7.9)
i=1 j=1
q q
G `e una matrice simmetrica che per la (1.7.7) `e denita positiva. (Nel caso
di vincoli dipendenti dal tempo le espressioni di sopra vanno modicate e
L = L(q, q, t) e puo accadere che L dipenda esplicitamente dal tempo). La
denizione `e congegnata in modo che se x(t) M e q(t) := f (x(t)) allora
1 dq dq
T (v(t)) U (x(t)) = , G V (q(t)) (1.7.10)
2 dt dt
N
Ri (x , v ) vi = 0, per ogni v = (v1 , .., vN ) Tx M (1.7.14)
i=1
Osservazioni. Si noti che non basta chiedere che il lavoro delle reazioni vin-
N
colari sia nullo, cio`e che Ri (x , v ) vi = 0, la condizione (1.7.14) `e infatti
i=1
molto piu forte e ha in realta natura pi
u geometrica che sica. Nel caso dipen-
dente dal tempo puo accadere che mentre il lavoro virtuale `e nullo quello reale
non lo `e.
1.7.1 Esercizi
I 2 m ( 2 ) k
L= + + 2 2 2
2 2 2
d( ) C
I + m 2 = 0, =
dt I + m 2
d ( mC 2 )
m = k + m2 = k +
dt (I + m 2 )2
C = (I + m( )2 )
mC 2
k + = 0, m 2 = k
(I + m( )2 )2
Con tale scelta di la posizione `e arbitraria.
d dV () k 2 C2
m = , V () = +
dt d 2 2(I + m 2 )
posizione iniziale e v(0) = V n(), V > 0, la sua velocit` a iniziale, cos e sin
le coordinate di n(). Sia v(t|v0 ) la velocit`a del punto al tempo t in funzione
a iniziale v0 . Si calcoli lim x(t|v0 ) per ogni V > 0 e (0, /2).
della velocit`
t
Stesso problema con V (x, y) sostituito da W (x, y) = ex per x 0 e
2
W (x, y) = 1 per x 0.
1.7 Sistemi con vincoli 29
Esercizio 1.7.7 Calcolare la matrice cinetica nel problema dei due corpi (in
coordinate relative) e per una singola particella in coordinate sferiche.
Soluzione. Sia langolo polare di QP, cio`e langolo che QP forma con e1 , il
versore dellasse x contato in senso anti-orario a partire da x; sia 0P = ye2 e
0Q = xe1 . Allora
xe1 + n() = ye2
Facendone il prodotto scalare con e1 e e2 otteniamo:
x = cos ; y = sin
= m 2 mg sin k cos2
L(, )
2 2
In assenza di forze diventa
= m m m
L(, ) cos2 2 + sin2 2 = 2
2 2 2
d
La soluzione dellequazione di Lagrange `e (t) = (0) + t, = |t=0 .
dt
k
Nel secondo quesito il potenziale `e U = mgy + x2 e lequazione di Lagrange
2
`e
2
d
m 2 = mg cos + k cos sin
dt
Le posizioni di equilibrio sono le soluzioni di
d2 U () ( )
2
= mg sin + k sin2 cos2
d
= /2. Linearmente stabile.
= /2. Linearmente stabile se k > mg, linearmente instabile se k < mg.
mg
sin = . Linearmente stabile se mg > k e linearmente instabile se
k
mg < k. (Se k = mg, la derivata terza `e diversa da 0 quindi `e instabile).
Lequazione di Lagrange per la terza domanda (in cui non vi `e la forza elastica)
`e
d2 d
m 2 = mg cos , (0) = , =
dt 2 dt t=0
((0) = in quanto = x(0)
= sin (0) (0)). Poiche siamo interessati alla
parte del moto in cui 2 , lapprossimazione
cos
2
puo sembrare ragionevole. In tale approssimazione, chiamando = 2 , si
ha
d2 d
2
= g, (0) = 0, =
dt dt t=0
1.7 Sistemi con vincoli 31
la cui soluzione `e ( )
(t) = et g et g
che
`
e innitesima
per t = log 1 . Anche (t) sia uguale a occorre che
et g e quindi t per 0.
T () 2
Soluzione. lim = .
0 log 1 g
Allora
df (s, q)
dL(q, q)
C(q, q)
:= (1.8.2)
dq ds s=0
`e una costante del moto.
1.8 Simmetrie e costanti del moto 33
df (s, q(t))
Chiamando (t) := e usando le equazioni di Lagrange per
ds s=0
riscrivere il primo termine nellultima equazione,
d dq(t) dq(t) d(t)
(t) Lq (q(t), ) + Lq (q(t), ) =0
dt dt dt dt
d dq(t)
quindi {(t)Lq (q(t), )} = 0.
dt dt
L(q, q)
:= q
E(q, q) L(q, q)
(1.8.3)
q
Si puo infatti vericare che se q(t) risolve le equazioni di Lagrange allora:
d ( dq(t) )
E q(t), =0
dt dt
Nel caso della lagrangiana sica
:= q G(q)q U (q)
L(q, q) (1.8.4)
E(q, q)
diventa
L(q, q)
:= q
E(q, q) + U (q) (1.8.5)
q
ed `e per questo motivo la costante del moto associata alle traslazioni temporali
si interpreta dunque come energia.
Esercizio 1.8.3 Si aggiunga alla (1.5.13) nel caso U ext 0 (e con Vi,j che
soddisfa
le condizioni enunciate subito dopo la (1.5.13)) uninterazione a tre
corpi i,j,k Vi,j,k (xi , xj , xk ) della forma:
Vi,j,k (xi , xj , xk ) = (xi x)(xj x)(xk x)dx
con (x) una funzione regolare che si annulla quando |x| 1. La velocit`
a del
baricentro `e costante ?
2
q(0) dq(t)
A2 := , A > 0, q(0)
=
1 q(0)2 dt t=0
Quindi
q(t)
dq dq
= A 1 q2 , = At
dt q(0) 1 q2
che si risolve col cambio di coordinate q = sin . Chiamando 0 = arcsin(q(0)),
Soluzione. Siano n() e u() come nel testo (si veda anche la soluzione
dellEsercizio 1.7.4), e quindi tale che
OP = Rn() + u()
Si ha:
36 1 Problemi variazionali
v = Ru()
+ n()
+ u()
I m( 2 ) k
L = 2 + [R + ] + 2 2 ( 2 + R2 )
2 2 2
Le equazioni di Lagrange sono
d( ) C mR
+ m 2 = 0, =
I + mR[R + ]
dt I + m 2 + mR2
d
m[ + R]
= k + m2
dt
Vi sono quindi due costanti del moto:
C mR
I + mR[R + ]
+ m 2 = 0, =
I + m 2 + mR2
I 2 m ( 2 ) k
+ [R + ] + 2 2 + ( 2 + R2 )
2 2 2
che permettono di risolvere e in funzione di e .
Soluzione. Si ha
0P = xC e1 + Rn(),
vP = x C e1 + Ru()
I M (2R)2
Indicando con a = M + , I = lenergia cinetica `e
[2R]2 2
1 2 m sin )2 + (R
cos )2 }
ax + {(x R
2 2
La lagrangiana `e
1 m
L= (a + m)x 2 + {R2 2 2R sin x }
mgR sin
2 2
Poiche la lagrangiana non dipende da x, la quantit`a di moto
Q = (a + m)x mR sin
1.8 Simmetrie e costanti del moto 37
dove
[I + mR2 ]2 mR2
A() = mR2
[I + mR2 sin2 ]2
Quindi U () < 0 per /2 < 3/2 se
2
mR2 (0) < mgR
Quindi (t) `e una funzione periodica di t che varia nellintervallo [/2, 3/2];
il periodo `e
3/2
mR2 /2
T =2 d
/2 E U ()
1.8 Simmetrie e costanti del moto 39
{ } { }
0G2 = cos cos e1 + sin e2 + cos[ ] e1 + sin[ ] e2
2 2 2 2 2
Si ha allora
{ } { }
VG1 = cos sin e1 + cos e2 + sin cos e1 + sin e2
2 2 4 2
{ }
+ [ + ] sin[ + ] e1 + cos[ + ] e2
2 2 2 2
e quindi
{ }
VG1 = e1 sin cos + sin cos
2 2 4 2
{ }
+e2 sin sin + cos cos
2 2 4 2
2 2
VG21 = sin2 2 + cos2 2
4 2 16 2
Analoghe espressioni si ottengono per VG2 .
Indicando con I il momento di inerzia di unasta rispetto al suo centro, la
lagrangiana `e
2 2 I ( )2 I ( )2 k
L=m sin2 2 + m cos2 2 + + + [2 sin ]2
4 2 16 2 2 2 2 2 2 2
Soluzione. I gradi di libert`a sono due: che `e langolo polare del centro di
massa; che `e langolo tra P1 P2 e la direzione radiale. La lagrangiana `e:
1 2 + I ( + )
2 K [R2 + 2 2 cos ]
L= M (R)
2 2 2
Le costanti del moto sono lenergia e il momento angolare
:= (M R + I) + I
I,
St (q, q) I
per ogni t e (q, q) (2.1.2)
E(q, q)
> E(q0 , 0) = U (q0 ) A Rn diverso da (q0 , 0)
per ogni (q, q)
(2.1.4)
Rn Rn ).
(indicando con n i gradi di libert`a del sistema, per cui (q, q)
La dimostrazione `e per assurdo. Supponiamo dunque che (q0 , 0) non sia sta-
bile. Allora esiste un intorno I di (q0 , 0), una successione
( (qn), qn ) che converge
a (q0 , 0) e una successione tn di tempi in cui Stn qn , qn / I. Scegliamo
ora R > 0 cos piccolo che le due seguenti condizioni siano vericate:
{|q q0(| R} ) A e J = {(q, q) : |q q0 | < R, |q| < R} I. Ne segue
che Stn qn , qn / J. Poiche (qn , qn ) (q0 , 0), per (ogni n) sucientemente
grande (qn , qn ) J, esiste allora tn tn per cui Stn qn , qn `e sulla frontiera
di J. Per la (2.1.4) e ricordando la scelta di R si ha E(q, q) > U (q0 ) per ogni
J e diverso da (q0 , 0). I punti sulla frontiera di J hanno quindi energia
(q, q)
E strettamente maggiore di U (q0 ), e poiche la frontiera `e un insieme chiuso ,
lenergia ha un minimo sulla frontiera e quindi esiste c > U (q0 ) per cui
( ( ))
E Stn qn , qn c (2.1.5)
da cui la contraddizione.
2.2 Lagrangiana delle piccole deviazioni dallequilibrio 43
dicendo che allordine 0 il dato iniziale `e (q0 , 0). Parleremo di dato iniziale
allordine 1 (o al primo ordine) se esiste il limite
( )
lim 1 (q () , q() ) (q0 , 0) =: (Q0 , Q 0 ) (2.2.2)
0
nel qual caso (Q0 , Q 0 ) `e il dato iniziale al primo ordine. Un esempio di dati
iniziali che vericano (2.2.1)(2.2.2) `e:
(q () , q() ) = (q0 , 0) + (Q0 , Q 0 ) (2.2.3)
Indichiamo con q () (t) la soluzione delle equazioni di Lagrange con dato
iniziale (q () , q() ) che verica le (2.2.1)(2.2.2). Scopo della teoria che segue
`e di dimostrare che per un qualunque t > 0, (q () (t), dq () (t)/dt) `e allordine
0 lo stato di equilibrio (q0 , 0); che inoltre `e ben denito lo stato (Qt , dQt /dt)
allordine 1 e che questo soddisfa delle equazioni di Lagrange con una nuova
lagrangiana di cui caratterizzeremo i moti.
Teorema 2.2.1 Sia St il usso lagrangiano con lagrangiana L(q, q) data dalla
(2.1.1). Allora il limite
( )
St q () , q() (q0 , 0)
lim =: St0 (Q0 , Q 0 ) (2.2.4)
0
(la lagrangiana
esiste e St0 `e il usso lagrangiano con lagrangiana L0 (Q, Q)
delle piccole deviazioni)
:= 1 (Q,
L0 (Q, Q) GQ) 1 (Q, V Q) (2.2.5)
2 2
2
con G = G(q0 ) e V = Vi,j = U (q)q=q0 (Au indica il prodotto righe per
qi qj
colonne della matrice A per il vettore u e (u, v) indica il prodotto scalare dei
vettori u e v).
:= 1 (Q,
L (Q, Q) 2 [U (q0 + Q) U (q0 )]
G(q0 + Q)Q) (2.2.8)
2
Sviluppando al secondo ordine in
2
U (q0 + Q) = U (q0 ) + QU (q0 ) + Q, V Q + R3 (2.2.9)
2
con R3 proporzionale a 3 . Poiche q0 `e un punto di equilibrio, U (q0 ) = 0 e
quindi
lim L (Q, Q)
= L0 (Q, Q)
(2.2.10)
0
mentre
V q(t) = Ci (t)V v (i) = Ci (t)i {Gv (i) }
i i
d2 C (t)
= C (t) (2.3.4)
dt2
per cui la (2.3.1) `e soddisfatta. Per dimostrare che una qualunque soluzione
q(t) della (2.3.1) ha la forma (2.3.3) deniamo
dove {ui } `e linsieme degli autovettori scelti in modo che (ui , uj ) = i,j e i
sono i corrispondenti autovalori. In particolare se i = 0 per ogni i,
A1 = 1
i i ui (2.3.7)
2.4 Stabilit`
a e instabilit`
a lineare
In questa sezione discuteremo alcune conseguenze di quanto visto nella prece-
dente. In questa sezione la lagrangiana L0 (q, q)
`e quella denita nella (2.2.5)
con G e V matrici simmetriche e G denita positiva.
e poiche G1/2 `e invertibile ne segue che (u, V u) > 0 per ogni u = 0 se e solo
se cio accade per W . Vedremo in esercizi che in generale si possono desumere
alcune informazioni sul segno degli autovalori conoscendo quelli di V .
Scriviamo i vettori q nella base {v (i) } denita nel Teorema 2.3.1 come
(i)
q1 v
n
n 1(i)
q v
q= Qi v (i) ,
=
2
Qi 2 (2.4.1)
i=1 i=1
qn (i)
vn
(i)
q1 v
n
q2 n 1(i)
= v
q = Q i v (i) , Q i 2 (2.4.3)
i=1 i=1
qn (i)
vn
d2 Qi
= i Qi (2.4.5)
dt2
Le soluzioni della (2.4.4) sono le Ci (t) e quanto sopra `e dunque una di-
mostrazione alternativa del Teorema 2.3.1.
2.4 Stabilit`
a e instabilit`
a lineare 49
sono dunque i modi normali Qi (t) (in questa accezione di modi normali).
Se i = 0, la (2.4.5) ha soluzione Qi (t) = a + bt in accordo con la posizione
Ci (t) = a + bt nel Teorema 2.3.1 e quindi
dq(t)
( , Gv (i) ) = b `e un integrale primo (lineare) (2.4.7)
dt
Gli autovalori nulli, i = 0, corrispondono a integrali primi lineari, ma `e anche
vero il viceversa, si veda lEsercizio 2.6.18.
Come detto allinizio di questa sezione i modi normali con i > 0 sono moti
armonici, quelli con i < 0 sono esponenziali, i modi armonici corrispondono a
direzioni stabili, gli altri a direzioni instabili. In un sistema di oscillatori tutti i
modi normali sono stabili e la lagrangiana degli oscillatori armonici puo essere
diagonalizzata in una somma di lagrangiane di oscillatori unidimensionali non
interagenti tra loro (modi normali).
2.5 Complementi
Quanto studiato nelle sezioni precedenti `e un caso particolare di sistemi di
equazioni dierenziali lineari.
Come duso in analisi, ci si riduce a sistemi del primo ordine in forma nor-
male, cio`e dx/dt = f (x), in cui la derivata temporale della funzione incognita
`e posta uguale ad una funzione dellincognita (senza che appaiono ulteriori
derivate). Poiche G `e denita positiva, ne esiste linversa. Possiamo quindi
cambiare variabili scrivendo
P = GQ, Q = (G0 )1 P (2.5.1)
dx(t)
= Ax(t), x(0) = x0 (2.5.4)
dt
avendo indicato con x un vettore in R2n e con A una matrice 2n 2n. Molte
equazioni della sica appaiono nella forma (2.5.4) e, come si vedr`a nel corso di
meccanica quantistica, anche lequazione di Schrodinger ha la forma (2.5.4):
d
ih = H
dt
2.5 Complementi 51
Si ha allora
(At)n (Cdt)n
|[ x0 ]i | |x0 |
n! n!
che quindi converge assolutamente e uniformemente per t nei compatti.
Un analogo argomento si applica alla serie delle derivate
(At)n1 (At)n
x0 = A x0 (2.5.7)
(n 1)! n!
n1 n0
d At
che quindi conclude la dimostrazione che e x0 = AeAt x0 . Questa `e una
dt
propriet`a di continuit`
a delloperatore A che sar`a dimostrata nella sottosezione
che segue, studiando il problema nel contesto di spazi di Hilbert per sot-
tolineare analogie con quanto sar`a fatto in meccanica quantistica. Nella
Sottosezione 2.5.4 daremo la dimostrazione dei Teoremi 2.5.12.2.1.
Gli elementi di matrice Ai,j sono in modulo limitati dalla norma di A, infatti,
poiche Ai,j = (e(i) , Ae(j) ),
2.5 Complementi 53
La (2.5.11) fornisce una stima dal basso per A, vale in realt`a una stima
migliore:
1
Dimostrazione. Se A fosse uno scalare (1 A) = An . La serie di
n=0
operatori An converge perche, ricordando che A < 1,
n=0
54 2 Perturbazioni dellequilibrio
m+k
m+k
An An Am (1 A)1
n=m n=m
Lo stesso argomento prova che An (1 A)1 . Poiche
n=0
(1 A) An = An An = 1
n=0 n=0 n=1
il teorema `e dimostrato.
Per ogni t T la serie dei moduli dei vettori nella (2.5.6) `e maggiorata da
(AT )n
|x0 | = eAT |x0 |
n!
n0
N
(At)n N
(At)n
x0 eAt x0 , A x0 AeAt x0
n=0
n! n=0
n!
per ogni vettore e con i le componenti di nella base {u(i) }. In tal caso
eAt = i eAt u(i) = i ei t u(i) (2.5.17)
dP dQ
= 1 U (q0 + Q), = G(q0 + Q)1 P (2.5.1)
dt dt
Sia (Q0 (t), P 0 (t)) la soluzione del problema con = 0 la cui esistenza `e assicu-
rata dal Teorema 2.5.1. Vogliamo dimostrare che ssato arbitrariamente T > 0
la soluzione della (2.5.1) (Q (t), P (t)) converge quando 0 a (Q0 (t), P 0 (t))
uniformemente in t T . Sia S il minimo tra T e il primo tempo (se esiste)
in cui (Q (t), P (t)) (Q0 (t), P 0 (t)) = 1. Si ha allora per ogni t S
dP dQ
= V Q + R2 , = G(q0 )1 P + R1 (2.5.2)
dt dt
con Ri c (c indipendenete da ). Analogamente alla (2.5.3), la (2.5.2) si
riscrive come
( ) ( )( ) ( )
d Q (t) 0 G(q0 )1 Q (t) R1 (t)
= + (2.5.3)
dt P (t) V 0 P (t) R2 (t)
chiamando
56 2 Perturbazioni dellequilibrio
( 0 ) ( )
Q (t) Q (t)
x0 (t) = , x
(t) =
P 0 (t) P (t)
( ) ( )
0 G(q0 )1 R1 (t)
A= , R (t) = (2.5.4)
V 0 R2 (t)
la (2.5.3) diventa
t
dx
= Ax + R , x (t) = eAt x0 + eA(ts) R (s) (2.5.5)
dt 0
Quindi non appena < (cT eAT )1 , x (t) eAt x0 < 1 e poiche x0 (t) =
eAt x0 ne segue che S = T e dalla (2.5.6) segue che
Quindi ogni soluzione della (2.5.4) con A come nella (2.5.8) ha la forma
( )
q(t)
= eA t {cj,+ u(j,+) + cj, u(j,) }
p(t)
j
= {ej,+ t cj,+ u(j,+) + ej, t cj, u(j,) }
j=0
+ {cj,+ u(j,+) + cj, (u(j,) + u(j,+) t)} (2.5.14)
j=0
2.6 Esercizi.
58 2 Perturbazioni dellequilibrio
xA = cos , yB = sin
cos 1 sin 1
xC = xA + = cos , yC = yA + = sin
2 2 2 2
Analaogamente OP = OC + CP = OC + n() e quindi
1 1
xP = ( ) cos , yP = ( + ) sin
2 2
1 y C = 1 cos
x C = sin ,
2 2
1 y P = sin + ( 1 + ) cos
x P = cos + ( ) sin ,
2 2
Chiamando
1 1 m
= ( )2 sin2 + ( + )2 cos2 , I =
2 2 12
e indicando con U (, ) il potenziale, si ha
1 ( 2 M 2 ) m ( 2 2 )
L= I + + + + 2 cos sin U (, )
2 4 2
k 2 h 2 Mg 1
U = (1 + cos ) + + sin + mg( + ) sin
2 2 2 2
Lequilibrio si trova risolvendo U = 0:
Mg (1 )
k(1 + cos ) sin + cos + mg + cos = 0
2 2
mg
h + mg sin = 0, = sin
h
Sostituendo nella prima equazione otteniamo:
f () := A sin + B cos = 0
Mg ( 1 mg )
A = k(1 + cos ) 0, B = + mg sin > 0
2 2 h
(ricordando che mg/h < 1/2). Dobbiamo trovare gli zeri di f . Poiche f `e
regolare possiamo usare il criterio per cui se in un intervallo f `e sia positiva
che negativa, allora in quellintervallo ha almeno uno zero.
f (0) > 0 e f (/2) < 0 quindi nellintervallo [0, /2] esiste uno zero;
analogamente f () < 0 e f (3/2) > 0, quindi esiste un altro zero in (, 3/2).
f < 0 in [/2, ] e f > 0 in [3/2, 2] per cui in tali intervalli non vi sono zeri.
Per stabilire quanti zeri vi siano usiamo lipotesi che M sia grande. In tale
ipotesi se `e uno zero dovr`a essere cos piccolo per cui possiamo limitare la
ricerca degli zeri a piccoli intorni di /2 e 3/2. Si ha f () < 0 per vicino a
60 2 Perturbazioni dellequilibrio
/2 e f () > 0 per vicino a 3/2. Quindi esiste un unico zero, i , in (0, /2)
ed `e vicino a /2 e un unico zero, s , in (, 3/2), ed `e vicino a 3/2.
Indicando con uno dei due, si ha
k Mg mg 1 mg
U ( ) = (1 + cos )2 + sin + sin + mg( sin ) sin
2 2 2 2 h
cos s e sin s sono entrambi negativi mentre cos i e sin i sono positivi, quindi
s minimizza lenergia potenziale. Le derivate seconde di U in , sono
(Mg (1 ))
U, = k(1 + cos ) cos + k sin2 + mg + sin
2 2
U, = h, U, = mg cos
Poiche s (, 3/2),
U, = a > 0, U, = b < 0
e quindi ( )
I m sin 2
G=
m sin 2 m
( )
a b
V = , b>0
b h
La condizione anche entrambi gli autovalori di V G siano positivi `e che
lo siano entrambi gli autovalori di V (in quanto sono gli autovalori di
G1/2 V G1/2 ). Si deve quindi avere det(V ) > 0, cio`e
(Mg (1 )) mg
k(1 + cos ) cos + k sin2 + mg + sin > cos2
2 2 h
1 mg ( )
k(1 + cos ) cos + k sin2 (M + m)g sin > cos2 sin2
2 h
che `e soddisfatta perche il membro di sinistra `e positivo e quello di destra
negativo (ricordando che per M grande (3/4, 3/2).
Quindi + > > 0 e la soluzione generale `e una combinazione lineare di
moti armonici.
1( ) 2
T = (I + M 2 )2 + M 2 , I=M
2 12
e la lagrangiana `e
1( ) k
L= (I + M 2 )2 + M 2 2
2 2
Poiche `e una variabile ciclica, la lagrangiana `e invariante per la trasfor-
mazione + s e . Lintegrale primo corrispondente `e:
L = (I + M 2 )
k
(M 2 k) = 0, =
= ,=
M
mentre `e arbitrario.
Nel secondo sistema per individuare la posizione di P usiamo lascissa :
OP = n(). Abbiamo allora:
1( ) m( )
L= (I + M 2 )2 + M 2 + 2 2 + 2 U
2 2
dove lenergia potenziale U `e
k 2 h( ) k h( 2 )
U= + (1 cos )2 + ( sin )2 = 2 + 2 cos + 1
2 2 2 2
Gli stati di equilibrio si trovano risolvendo U = 0:
k = 0, h( cos ) = 0, h sin = 0
62 2 Perturbazioni dellequilibrio
= 0, = 0, = 1; = 0, = , = 1
Piccole deviazioni dallo stato = 0, = 0, = .
2
La lagrangiana delle piccole deviazioni in questo caso `e:
M 2 m 2 I 2 1 ( 2 )
L= + + k + h 2 + 2h
2 2 2 2
Le matrici G e V sono allora
M 0 0 k00
G = 0 m 0 , V = 0 h h
0 0 I 0h0
Quindi = k/M con autovettore u() = (1, 0, 0). Gli altri due autovalori
soddisfano lequazione:
(h m)(I) h2 = 0, mI2 Ih h2 = 0
Si ha quindi
2.6 Esercizi. 63
(
= (2mI)1 hI (hI)2 + 4mIh2 , + > 0 >
con a, b, , , c costanti arbitrarie. Nello spazio delle fasi del sistema, che `e una
variet`
a a 6 dimensioni, le condizioni iniziali per cui i moti rimangono limitati
nel tempo costituiscono quindi una supercie di codimensione 1, che ha cio`e
5 dimensioni.
f (y; s) := y + s, fi (y; s) = yi + s
(df /ds)
`e una simmetria del sistema e per il Teorema di Nother P := (dL/dy)
`e una costante del moto:
64 2 Perturbazioni dellequilibrio
3
L dfi
P = = m(y 1 + y 3 ) + M y 2
i=1
y i ds
(k m)(k + h M )(h m) h2 (k m) k 2 (h m) = 0
1 ( )
= (h + k)(m 2
+ mM ) m (h k) 2 (m + M )2 + 4m2 hk
2m2 M
avendosi + > > 0. La condizione ( () , G (0) ) = 0 si traduce nella
condizione per le componenti di () :
m
y2 = (y1 + y2 )
M
Dalla prima equazione per V () = G () si ottiene:
m
ky1 ky2 my1 = 0 = (y1 + y3 )
M
e quindi
y1 kM mM km
=
y3 km
Quando M
h+k kh k h
, + ,
2m 2m m m
Si interpreta dicendo che nel sistema di riferimento in cui il baricentro `e fermo
nellorigine, la y2 `e ssa nellorigine mentre y1 e y3 sono oscillatori indipendenti
attratti allorigine con costanti k e h.
yi = xi [xG + vG t]
2 18 k 2 k
+ = ; =2
7 m m
Lautovettore corrispondente a `e = (1 , 2 ),
5
2
[m 6k]1 + [m
2
3k]2 = 0
2
Le quantit`
a ( )
, Gy
sono periodiche con frequenza .
2.6 Esercizi. 67
Esercizio 2.6.8 Nel piano verticale 0xy si muovono una pallina P di massa
m e un disco omogeneo di massa M e raggio R. La pallina `e vincolata a
muoversi sulla retta y = x + R, il disco a rotolare senza strisciare sullasse
orizzontale delle x. Una molla elastica di costante k e lunghezza a riposo nulla,
congiunge il centro C del disco a P e su P agisce la forza peso.
U U
= k(xC xP ) = 0, = k(xC xP ) + kxP + mg = 0
xC xP
Quindi:
68 2 Perturbazioni dellequilibrio
mg
xC = xP =
k
1 1
q,
La lagrangiana nelle variabili q ha la forma L = q, V q, con
Gq
2 2
( ) ( )
0 1 1
G= , V =k
0 2m 1 2
W v = v
( )
a a 1( )
det = 0, = a + 2b (a + 2b)2 4ab
b 2b 2
Ricordando che a = 3 e b = 2,
( ) ( )
(+) 1 () 3
+ = 6, = 1; v = , v =
1 2
Poiche > 0
( )
x(t)
= A cos( 6 t + ) v (+) + B cos(t + ) v ()
y(t)
1 , 2 ) e le equazioni di Lagrange.
Scrivere la lagrangiana L(, 1 , 2 , ,
+ , 1 1 + , 2 2 +
,
1 1 , 2 2 (2.6.17)
Si trova infatti:
1
k 2k
u(2) = 2m
I
, 2 = + (2.6.21)
m I
2m
I
Esercizio 2.6.10 Nel piano verticale 0xy si muovono una pallina puntiforme
P di massa m e una lamina triangolare ABC di massa M . Mentre il punto
P non `e soggetto a vincoli, la lamina `e vincolata ad avere il suo lato AB
sullasse x diretto come le x crescenti. Il lato AC della lamina `e diretto verso
lalto (y crescenti) e |AB| = |AC| (triangolo rettangolo isoscele). La pallina
2.6 Esercizi. 71
1
e la lamina interagiscono con una forza elastica di potenziale U = kd2 , d
2
la distanza di P dalla retta passante per BC. Inizialmente il punto B della
lamina e P sono entrambi nellorigine, la lamina `e inizialmente ferma mentre
la pallina ha velocit`
a verticale w < 0 (`e cio`e diretta verso il basso).
Supponendo la gravit`
a assente, dopo aver scritto lagrangiana ed equazioni
di Lagrange trovarne la soluzione con i dati iniziali specicati sopra.
Usando la (2.6.24)
x1 x2 x1 + x2
x = (x1 e1 + x2 e2 , ex ) = ; y = (x1 e1 + x2 e2 , ey ) = (2.6.26)
2 2
x+y yx
x1 = ; x2 = (2.6.27)
2 2
Deniamo poi i parametri , z in modo che:
0B = ex , z = (BP, e1 ) (2.6.28)
si ha (ricordando la (2.6.26)):
1 ( )
x1 = + z, y = + z + x2 (2.6.29)
2 2 2
x 2 , z)
La lagrangiana L = L(, x2 , z, , `e
M 2 m ( 2 ) k 1
L= + x 2 + [ + z]
2 z 2 mg ( + z + x2 ) (2.6.30)
2 2 2 2 2 2
m ( ) ( )
M + + z = 0, x
2 = 0, m + z = kz (2.6.31)
2 2 2
Quindi
2m ( m )
= z, m + 1 z = kz
2M + m 2M + m
2M m
z = kz (2.6.32)
2M + m
La soluzione generale della (2.6.32) `e allora
(2M + m)k
z(t) = A sin(t + ), 2 = (2.6.33)
2M m
w
Si ha z(0) = 0, z(0)
= x 1 (0) = in quanto (0)
= 0, x(0)
= 0 e y(0)
= w.
2
Quindi
w
z(t) = sin(t) (2.6.34)
2
2m w mw
= sin(t) = B sin(t), B =
2M + m 2 2M + m
che ha per soluzione generale (t) = B 2 sin(t) + + t. Poiche (0) =
(0) = 0,
B B
(t) = 2 sin(t) t (2.6.35)
w
Inne x2 (t) = + t e imponendo che x2 (0) = 0 e x 2 (0) = , abbiamo
2
w
x2 (t) = t.
2
m ( ) mg g ( ) mg
M + + z = , 2 = ,
x m + z = kz
2 2 2 2 2 2
(2.6.36)
Per avere z = 0 deve essere
m mg mg
(M + ) = m = kz
,
2 2 2 2
mg m2 g mg 2mM g
= , z= = (2.6.37)
2M + m k 2(2M + m) k 2 k(2M + m)
1
che insieme a x 2 = g determina una soluzione particolare. Quella gen-
2
erale `e questa pi
u la soluzione generale dellomogenea, cio`e dellequazione in
assenza di gravit`a.
d ( L 1 L )
( ) + =0 (2.6.39)
dt x 2 2
in accordo con le prime due equazioni nella (2.6.31) (senza gravit`a) e le prime
due nella (2.6.36) (con gravit`a).
k( ) k( ) k( )
M = xy , =
mx +x+y , m y = +x+y mg
2 2 2
(2.6.41)
Moltiplicando la prima per m/ 2, le altre per M/ 2 e sommando si ottiene
k mM g
M m z = (m + 2M )z (2.6.42)
2 2
k(m + 2M )
Ricordando che 2 = , la soluzione generale della (2.6.42) `e:
2M m
2mM g
z = A cos{t + } (2.6.43)
k(m + 2M )
Sostituendo nelle (2.6.41) si ottengono poi le soluzioni (t), x(t) e y(t).
Mostriamo ora come le soluzioni in assenza di gravit`a possono ottenersi usando
la teoria generale. Le (2.6.41) hanno la forma usuale G q = V q con
M 0 0 1 1 1
k
G = 0 m 0 , V = 1 1 1 (2.6.44)
2
0 0 m 1 1 1
V ha autovalore 0 con molteplicit`a 2, due autovettori sono
0 2
u(1) = 1 , u(2) = 1 (2.6.45)
1 1
in quanto moltiplicando la prima riga per 0, la seconda per 1 e la terza per
1 e sommando si trova 0; analogamente moltiplicando la prima riga per 2,
la seconda e la terza per 1 e sommando si ritrova 0. Si osservi che u(1) e u(2)
sono G-ortogonali: (u(1) , Gu(2) ) = 0. Quando un autovalore ha molteplicit`a
> 1 gli autovettori non sono necessariamente G-ortogonali, in quanto ogni
loro combinazione lineare `e ancora un autovettore, ma si puo sempre trovare
una base G-ortogonale.
Il terzo autovettore (di coordinate incognite , x, y) si puo ricavare imponendo
che sia G-ortogonale a u(1) e u(2) :
m
m(x y) = 0, 2M + mx + my = 0, u(3) = M (2.6.46)
M
Si ha
m mM 1
G M = M m = mM 1
M Mm 1
m m 2M 1
k k(m + 2M )
V M = m + 2M = 1
2 2
M m + 2M 1
2.6 Esercizi. 75
e quindi
m m
k(m + 2M )
G M = V M , = (2.6.47)
2mM
M M
La soluzione generale `e allora
(t)
x(t) = (A1 +B1 t)u(1) +(A2 +B2 t)u(2) +A3 cos{t+3 }, k(m + 2M )
3 =
2mM
y(t)
(2.6.48)
Le trasformazioni
= , x x = x + s, y y = y s
= + s, x x = x + s, t y = y (2.6.49)
I 2 m ( 2 )
L= + + 2 2 U (, )
2 2
k
U (, ) = ( + )2 + mg sin + mg sin
2
Il momento di inerzia I vale:
(2)2 42
I=m + m2 = m
12 3
Le posizioni di equilibrio sono le soluzioni del sistema
U = k( + ) + mg sin = 0
U = mg cos ( + ) = 0
e sono:
mg
= , =
2 k
mg
= , = +
2 k
= 0, =
= , =
Per e = /2, gli autovettori sono (1, 0) e (0, 1) qualunque sia k, per e = 0,
sono (1, 0) e (0, 1) ma solo nel limite k . Gli autovalori convergono a +
e 0, + corrisponde ad oscillazioni di P lungo lasta, 0 a rotazioni dellasta
con P = A.
78 2 Perturbazioni dellequilibrio
Soluzione.
m1 2 m2 2 k1 2 k1 k
L= x + x U, U= x1 + (x2 )2 + (x1 x2 )2
2 1 2 2 2 2 2
La posizione di equilibrio x = (x1 , x2 ) `e la soluzione dellequazione U (x ) =
0:
U
(x ) = k1 x1 + k(x1 x2 ) = 0
x1
U
(x ) = k1 (x2 ) + k(x2 x1 ) = 0
x2
Ponendo x2 = x1 si ottiene k1 x1 + k(2x1 ) = 0 e quindi
2.6 Esercizi. 79
k ( k )
x1 = , x2 = 1
k1 + 2k k1 + 2k
Cambiamo variabili introducendo come nuove coordinate le deviazioni dalle-
quilibrio:
q1 = x1 x1 , q2 = x2 x2 ; q1 = x 1 , q2 = x 2
m1 2 m2 2 ( k1 2 k )
L= q1 + q2 (q1 + q22 ) + (q1 q2 )2 + C
2 2 2 2
C una costante che nel seguito sar`a trascurata.............
U
(x ) = 2k1 x1 + k1 (x1 3) + k(x1 x2 ) = 0
x1
U
(x ) = 2k1 x2 + k1 (x2 3) + k(x2 x1 ) = 0
x2
La soluzione `e x1 = x2 = .
Cambiamo variabili introducendo come nuove coordinate le deviazioni dalle-
quilibrio:
q1 = x1 , q2 = x2 ; q1 = x 1 , q2 = x 2
Le soluzioni delle equazioni di Lagrange con L si trasformano allora nelle
soluzioni delle equazioni di Lagrange con L, dove L(q, q)
= L(x, x)
con (x, x)
pensate come funzioni di (q, q):
m1 2 m2 2 ( 3k1 2 k )
L= q1 + q2 (q1 + q22 ) + (q1 q2 )2 + C
2 2 2 2
C una costante che nel seguito sar`a trascurata.
(3k1 + k m1 2 )(3k1 + k m2 2 ) k 2 = 0
2 (m1 m2 )2 + 4m1 m2 k 2
2 2
che `e quindi positivo, per cui ritroviamo che sono reali. + `e ovviamente
positivo, `e anche positivo perche M > (m1 m2 ) + 4m1 m2 k 2 in
2 2 2 2 2
quanto
3k1 + k
2
+ = A+ 1 + B+ (), A+ =
m2
2 k2
2
= A + B (), A =
m1
con B () limitate uniformemente in , in quanto
4m1 m2 (2 k 2 )
2
= (2m1 m2 )1 + O()
2M
Analogamente
( )
k
ky 2
x ky = 2
m1 x, x= 2 ,
()
= m1
m1 1
che determinano a e .
3k1 + 1 k
2 k 2
2 =
= 2
= lim
m1 m1 0
Quindi
kq1
a= + O(), = O( )
Analogamente
( )
() ()
q1 m1 1 + q2 m2 = b cos (1 )2 m1 + m2
( )
() ()
q1 m1 1 + q2 m2 = b sin (1 )2 m1 + m2
2.6 Esercizi. 83
e nel limite 0:
k
q1 m1 = b cos ( )2 m1 + O(), b cos = q1 + O()
k k
k
2 2 k
b sin = q1 + O()
m1
2 k 2
lim q1 (t; ) = b cos( t + )
0 m1 k
q1 (t) = lim q1 (t; ) `e la soluzione di un oscillatore armonico di massa m1
0
2 k 2
soggetto ad una forza elastica di costante .
Si mostri che i limiti x1 (t) e x3 (t) ottenuti nel punto precedente soddisfano
a una equazione di Lagrange e calcolarne la Lagrangiana
Si calcoli il limite x2 ( t; ) per 0 e identicare lequazione la-
grangiana cui obbedisce.
Soluzione.
Autovalori dei modi normali. Le matrici cinetica G e potenziale V sono:
m1 0 0 k1 k1 0
G = 0 m2 0 , V = k1 k1 + k2 k2
0 0 m3 0 k2 k2
Da cui
( )
2
= (2m1 m2 m3 )1 2 4m1 m2 m3
= k1 (m1 + m2 )m3 + k2 (m2 + m3 )m1 , = k1 k2 (m1 + m2 + m3 )
2
sono reali e positivi. Infatti
che si riduce a
k1
k1 (x1 x2 ) = +
2
m1 x1 , x1 = x2
+ m1
2 k1
k1 (x2 x1 ) + k2 (x2 x3 ) = +
2
m2 x2
k2
k2 (x3 x2 ) = +
2
m3 x3 , x3 = x2
+ m3
2 k2
e quindi
2 mk11k1
0
+
(+) = 1 1 per 0
2 mk32k2 0
+
2
m1 k1
k1 (x1 x2 ) =
2
m 1 x1 , x2 = (m3 )
k1
k1 (x2 x1 ) + k2 (x2 x3 ) =
2
m2 x2
k2
k2 (x3 x2 ) = 2
m3 x3 , x3 = 2 x2
m3 k2
3 (
3 )
() () 2
mi xi (0)i = d cos mi (i )
i=1 i=1
3 (
3 )
() () 2
mi x i (0)i = d sin mi (i )
i=1 i=1
e nel limite 0:
( )
m1 m3 (x3 (0) x1 (0)) = d0 cos 0 m1 m3 (m1 + m3 )
( )
m1 m3 (x 3 (0) x 1 (0)) = d0 sin 0 m1 m3 (m1 + m3 )
Inne
3 (
3 )
(+) (+) 2
mi xi (0)i = c cos mi (i )
i=1 i=1
3 (
3 )
(+) () 2
mi x i (0)i = c sin mi (i )
i=1 i=1
3
k1 m1 k2 m3
lim 1
(+)
mi xi (0)i = x1 (0) x3 (0)
0
i=1
A+ m1 A + m3
(
3 )
lim 1 = m2
(+) 2
mi (i )
0
i=1
k1 + k2
Quindi, ricordando che A+ = ,
m2
k1 x1 (0) k2 x3 (0)
lim c cos =
0 k1 + k2
poiche + , dovr`
a poi vericarsi:
lim c sin = 0
0
Ponendo lim = 0,
0
k1 x1 (0) k2 x3 (0)
lim c = c0 =
0 k1 + k2
In conclusione:
2.6 Esercizi. 87
k
lim x1 (t; ) = (a0 + b0 t) m3 d0 cos( t + 0 )
0 m
k
lim x3 (t; ) = (a0 + b0 t) + m1 d0 cos( t + 0 )
0 m
mentre
k1 x1 (0) k2 x3 (0) ( k1 + k2 )
lim x2 (1/2
t; ) = x2 (0) + cos( t) 1
0 k1 + k2 m
yP = xA + 1 xP
M 2 m[ 2 ]
L= x A + x P + (x P x A )2 U
2 2
h 2 k[ ]
U = xA + (xP 2)2 + (xA + 1 xP )2 + mg(xA + 1 xP )
2 2
La posizione di equilibrio x = (xA , xP ) `e la soluzione dellequazione U (x ) =
0:
U
(x ) = hxA + k(xA + 1 xP ) + mg = 0
xA
U
(x ) = k(xP 2) + k(xP xA 1) mg = 0
xP
88 2 Perturbazioni dellequilibrio
Sommando le due equazioni si ha: hxA = k(2 xP ) che, sostituita nella prima
implica:
(k )
k(2 xP ) + k (2 xP ) + 1 xP + mg = 0
h
k 2
k2 h ( k2 )
xP (k + + k) = 2k + mg + 2 + k, xP = 2 [3k + 2 ] + mg
h h k + 2kh h
Cambiamo variabili introducendo come nuove coordinate le deviazioni dalle-
quilibrio:
qA = xA xA , qP = xP xP ; qA = x A , qP = x P
M 2 m[ 2 ] (h 2 k[ ])
L= qA + qP + (qP qA )2 qA + qP2 + (qA qP )2 U (x )
2 2 2 2
2 k 2 2h + k
+ = , =
m 2M + m
Poiche k 2
m = 0 la seconda `e soddisfatta se 2y = x (si verica che anche
la prima `e soddisfatta da tale scelta) e quindi
( ) ( )
0 2
(+) = , () =
1 1
Si ha ( ) ( )
(+) , G () = 1 m2 + 2m = 0
2h + k h k
2
= = + O(M 2 ), h := h +
2M + m M 2
Scegliamo ora le costanti nella soluzione generale osservando che il termine
con (+) non contribuisce a qA (t; M ). Moltiplicando scalarmente per ()
otteniamo
90 2 Perturbazioni dellequilibrio
Daltra parte
e quindi
(1 m )
b cos = qA (0)
2 2(2M + m)
Quindi
qA (0) h 1/2
= + M + O(M 3/2 )
2 qA (0)
Risulta allora
(1 )
M m
b= qA (0)
sin ( M ) 2 2(2M + m)
qA (0)
= M + O(M 1/2 )
2 h
( )
qA (t; M ) = 2b cos t +
qA (0) 1/2 qA (0) h 1/2
={ M + O(M )}{ t M + O(M 3/2 )}
h qA (0)
e quindi, ricordando che M h ,
1 1
L0 (q, q)
= (q, (q, V q),
Gq) Rn Rn
(q, q)
2 2
Trovare la soluzione generale delle equazioni di Lagrange con lagrangiana
1 1
L(q, q)
= (q, (q, V q) (f, q),
Gq) f Rn
2 2
n
Esercizio 2.6.18 Sia C := ai qi = (a, q)
una costante del moto per la
i=1
lagrangiana quadratica
1 1
L(q, q)
= (q, (q, V q),
Gq) Rn Rn
(q, q)
2 2
Dimostrare che G1 a `e un autovettore con autovalore 0.
3
Equazioni di Hamilton
Molte sono le motivazioni di natura sia matematica che sica per passare dalle
equazioni di Lagrange a quelle di Hamilton. Ne elenchiamo alcune:
Da un punto di vista matematico vorremmo equazioni del primo ordine
dx
e in forma normale, cio`e del tipo = f (x), x un vettore con 2n componenti
dt
(se il sistema ha n coordinate lagrangiane). In generale per ridursi da un
sistema del secondo ordine (cio`e le equazioni di Lagrange) ad uno del primo
ordine si denisce la derivata prima dellincognita come incognita aggiuntiva,
nel nostro caso dq/dt v. Abbiamo allora il sistema del primo ordine
dq d
= v, Lq (q, v) = Lq (q, v) (3.1.1)
dt dt
(Lq (q, v) e Lq (q, v) indicano le derivate parziali di L rispetto a q e q calcolate in
(q, v)). La seconda delle (3.1.1) non `e pero nella forma normale dv/dt uguale
a funzione di q e v. Per renderla tale esplicitiamo la derivata temporale,
ottenendo:
dv
Lq,q (q, v)v + Lq, q (q, v) = Lq (q, v)
dt
dv ( )
= (Lq, q )1 Lq (q, v) Lq,q (q, v)v
dt
94 3 Equazioni di Hamilton
nellipotesi che lhessiano Lq, q sia una matrice invertibile. Abbiamo dunque
ottenuto equazioni del primo ordine in forma normale, ma da un confronto
col caso di lagrangiane quadratiche in cui Lq, q = G (G la matrice cinetica)
sappiamo che questo non `e il modo pi u convenienete di manipolare lequazione
di Lagrange, conviene infatti moltiplicare per G1/2 piuttosto che per G1 e
cambiare poi variabili.
Un approccio alternativo (che sar`a poi quello che porta alle equazioni di
Hamilton) `e di denire invece di v la variabile p = Lq (q, q) la cui derivata
temporale appare direttamente nelle seconda delle (1.5.1). Cio`e per ogni q si
denisce
p = (q, q) = Lq (q, q)
(3.1.2)
Lequazione per dq(t)/dt si ottiene invertendo la relazione (3.1.2):
dq(t) dq(t)
p(t) = (q(t), ) = (q(t), p(t)) (3.1.3)
dt dt
(q, (q, p) p. Come vedremo la (3.1.3) ha
dove (q, p) `e linversa di (q, q):
un aspetto pi u conveniente usando le trasformate di Legendre.
La lagrangiana `e la dierenza dellenergia cinetica e potenziale, sem-
bra dunque che lenergia potenziale appaia con il segno sbagliato. Come
vedremo la hamiltoniana `e denita con la somma di energia cinetica e
potenziale.
Nel caso di una lagrangiana sica e ricordando la (3.1.2)
1( )
L= G(q)q U (q),
q, p = (q, q)
= G(q)q (3.1.4)
2
si vede che p ha il signicato di un impulso generalizzato, se G = m allora
p `e il prodotto di massa per velocit`a.
Il passaggio da lagrangiana a hamiltoniana ha un notevole signica-
to geometrico, in quanto caso particolare di una trasformazione ben nota in
matematica e con moltissime applicazioni in sica: la trasformata di Legendre
su cui torneremo pi u avanti nella Sezione 3.2.
p = (q, q)
= Lq (q, q),
q = (q, p) : (q, (q, p)) = p (3.1.6)
osservando che H(q, p) `e lenergia nel caso della lagrangiana (3.1.4) e in gen-
erale `e lenergia E(q, q),
q = (q, p), denita nella (1.8.5), come aermato
allinizio della sezione. Lequivalenza tra equazioni di Lagrange e di Hamilton
`e dimostrata nei due teoremi che seguono:
avendo usato la (3.1.6) per cancellare gli ultimi due termini nella prima
uguaglianza. Dalle (3.1.8) e ricordando che `e linversa di , segue che
dqi (t)
i (q(t), p(t)) = (3.1.10)
dt
che dimostra la prima delle (3.1.9).
Analogamente derivando la (3.1.7) rispetto a qi otteniamo:
j j
Hq i = pj Lqj Lqi = Lqi
j
qi j
qi
dq(t) ( )
= q(t), p(t) (3.1.11)
dt
che usando la (3.1.6) implica:
( dq(t) )
p(t) = q(t),
dt
Ricordando la denizione di lequazione dp(t)/dt = Hq diventa allora
d ( dq(t) ) ( )
Lq q(t), = Hq q(t), p(t)
dt dt
Si `e dimostrato nel Teorema 3.1.1 che Hq (q, p) = Lq (q, (q, p)). Usando la
( ) ( dq(t) )
(3.1.11) abbiamo allora Hq q(t), p(t) = Lq q(t), e quindi
dt
d ( dq(t) ) ( dq(t) )
Lq q(t), = Lq q(t),
dt dt dt
e il teorema `e dimostrato.
Figura 3.1. f (x) `e decrescente nellintervallo (a, b). Le aree delle due regioni tra
graco e linea tratteggiata (sopra e sotto) sono uguali, equal area rule di Maxwell.
Figura 3.2. f (x) `e convessa eccetto nellintervallo (a, b) i cui estremi sono punti di
esso per f .
per cui f (x) px + c per ogni x. Inoltre se c > c per denizione di inf esiste
x tale che f (x) px < c e quindi la retta px + c non `e sotto f . Abbiamo
percio dimostrato che la retta y = px + c `e la pi
u alta sotto il graco di f (pi
u
precisamente non sopra il graco di f ).
Chiamando f (p) = c si ha dalla (3.2.1):
f (p) = sup{px f (x)} (3.2.2)
x
d (
H q(t), p(t)) = 0 (3.3.12)
dt
Se, pi
u in generale, H = H(q, p, t) dipende esplicitamente dal tempo, allora
d ( H (
H q(t), p(t), t) = q(t), p(t), t) (3.3.13)
dt t
3.4 Il usso temporale 101
d ( ( H dqi H dpi ) H
H q(t), p(t), t) = + +
dt i
qi dt pi dt t
Nel seguito supporremo tacitamente valide lipotesi nel Teorema 3.3.2 per
cui il problema di Cauchy (3.3.1) (relativo alle equazioni di Hamilton) ha
soluzione globale nel tempo e la soluzione `e unica. Esiste dunque una funzione
di x e t che indichiamo con St (x) il cui valore `e la soluzione al tempo t 0
del problema di Cauchy (3.3.1) con dato iniziale x. Fissato t, St denisce
una trasformazione dello spazio delle fasi in se che descrive come levoluzione
temporale in un tempo t trasformi gli stati. Viceversa ssato x, St (x), t 0, `e
102 3 Equazioni di Hamilton
lorbita che inizia in x. La teoria dei sistemi dinamici studia la struttura della
funzione St (x) al variare di t e x piuttosto che lanalisi esplicita di soluzioni
della (3.3.1), cercando di determinare le propriet`a qualitative, quantitative e
statistiche dei moti.
Consideriamo per esempio un punto x e il corrispondente St (x) dopo un
tempo t. Consideriamo poi sferette di raggio > 0 intorno a x e a St (x), indi-
cate con B (x) e B (St (x)). Lidea che abbiamo di moti ordinati e caotici
si riette nellidea che nei primi St (B (x)) = {St (y), y B (x)} non `e molto
diverso da B (St (x)), mentre lopposto accade se il moto `e caotico. Recente-
mente O. Penrose ha proposto di quanticare questidea misurando il volume
dellinsieme St (B (x)) B (St (x)) confrontandolo con quello di B (St (x)): ci
si aspetta che il rapporto sia dellordine dellunit`a per moti ordinati e molto
minore per moti caotici, vedremo pi u avanti come i volumi si trasformino
in seguito al usso St . Iniziamo col dimostrare alcune propriet`a generali del
usso St .
dy(t) dx (T t)
Poiche = = w(y(t)) = v(y(t)) ne segue che H(x (t)) =
dt dt
H(x0 ) e quindi che la soluzione x (t) conserva anchessa lenergia. Come nel
Teorema 3.3.2 la soluzione si estende poi a tutti i t > 0. Abbiamo visto qui
sopra che ST (x (T )) = y(T ) = x0 , quindi ST1 (x0 ) = x (T ). Pi
u in generale,
indicando con St (x) la soluzione al tempo t con campo di velocit`a v, abbiamo
1
Deniamo St con t < 0 come S|t| = S|t| , e supponendo, come fatto
sinora, che la hamiltoniana non dipenda esplicitamente dal tempo, si ha (la
dimostrazione `e lasciata per esercizio)
Ovviamente
d d
Jt (x) = Jt+ (x)
dt d =0
Per la propriet`a di semigruppo St+ = S St . Si ha allora, chiamando x =
St (x),
( S ) ( S (x ) )( x )
t+ (x)
Jt+ (x) = J (x )Jt (x)
= ,
x x x
da cui la (3.5.3).
Rimane quindi da dimostrare che
d ( )
J x = v(x ) (3.5.4)
d =0
xj ( ; x )
aj,k ( ) =
xk
con x( ; x ) = S (x ). Quindi
vj ( ; x )
aj,(j) (0) = 1j,(j) ; aj,(j) ( ) = (3.5.6)
x(j)
Dimostrazione. Si ha dx = Jt (y)dy, Jt (y) lo jacobiano della trasfor-
St (A) A
mazione y St (y) (si veda lesercizio 3.6.3 e la sua soluzione). Poiche J0 = 1,
usando il Teorema 3.5.1 baster`a dimostrare che il campo di velocit`a v(x)
dellequazione di Hamilton `e solenoidale (ha cio`e divergenza nulla).
( ) ( H ) n {
d q(t) vi vi+n }
v(x) = = p
, v(x) +
dt p(t) q
H
qi pi
i=1
vi 2H vi+n 2H
che si annulla perche = e = .
qi qi pi pi pi qi
2n
P (u(1) , .., u(2n) ) = { ai u(i) , 0 ai 1} (3.6.9)
i=1
Indichiamo con
|P (u(1) , .., u(2n) )| = dx (3.6.10)
P (u(1) ,..,u(2n) )
G0 = {x F : T x F } (3.6.15)
F1 = {y = T x : x F \ G0 } (3.6.16)
Cio`e F `e diviso in due intervalli, uno G0 a sinistra, laltro, T 1 F1 , a destra.
F1 `e il tetto di F \ G0 , simbolicamente `e un segmento parallelo ad F sopra
F \ G0 , in modo tale che la verticale per x T 1 F1 incontri F1 in T x, si
veda Fig. F.2. In questo modo lazione di T su F \ G0 `e rappresentata da uno
shift verticale che porta da T 1 F1 a F1 , mentre T trasforma G0 in un qualche
insieme contenuto in F , si veda la Fig. pic:F2. Si denisca ora:
w Ty
F
z Tx
y F
Tw Tz x F
Figura 3.4. I primi tre livelli della torre di Rokhlin. Gi `e la parte a sinistra di Fi
con niente sopra.
G1 = {x F1 : T x F } (3.6.17)
F2 = {y = T x : x F1 \ G1 } (3.6.18)
Si ha:
F2 F1 = F2 F = (3.6.19)
Per denizione F F2 = , rimane quindi da dimostrare che se x F1 ,
allora T x
/ F1 . Se T x F1 allora per costruzione esisterebbe z F tale che
108 3 Equazioni di Hamilton
Gn = {x Fn : T x F } (3.6.20)
Fn+1 = {y = T x : x Fn \ Gn } (3.6.21)
poich`e gli insiemi T i B sono disgiunti e T conserva la misura. (La prima dis-
uguaglianza invece sfrutta lassunzione che sia una misura di probabilit`a).
Quindi (B) 1/n per ogni n e perci`o (B) = 0.
F \ B `e linsieme dei punti di F che tornano almeno una volta in F , per`o
non `e detto che quando tornano in F tornino proprio in F \ B, se cos` fosse
avremmo concluso il teorema. Baster`a tuttavia dimostrare che F (1) denito
come il luogo in F dove ritornano per la prima volta i punti di F , ha la stessa
misura di F . Infatti, per iterazione, la prova del teorema segue poi facilmente.
Si ha
F (1) = T G0 T G1 . . . T Gn . . .
e ( ) ( )
T G0 T G1 T Gn . . . = G0 G1 Gn . . .
per linvarianza sotto T della .
Inoltre ( )
G0 G1 Gn . . . = (Gi )
i
1
perche gli insiemi Gi sono disgiunti. Usando ancora linvarianza della misura
(Gi ) = (T i Gi )
1
Si usa qui la -additivit`
a della misura, che estende la propriet`
a di additivit`
a della
misura a unioni numerabili di insiemi disgiunti e che `e vericata dalla misura di
Lebesgue (per costruzione).
3.6 Complementi ed esercizi 109
quindi ( )
(Gi ) = (T i Gi ) = G0 T 1 G1
i i
Lultima uguaglianza discende dal fatto che gli insiemi T i Gi sono tra loro
disgiunti, come evidente dalla costruzione graca. Da questa risulta anche
ovvio che gli insiemi T i Gi ricoprono F \ B e quindi
( )
G0 T 1 G1 = (F \ B) = (F )
n
Usando le e(i) come base per le coordinate x, il vettore ti e(i) ha coordinate
i=1
(t1 , .., tn ) [0, 1]n . Per cui S denisce una trasformazione x(t) dalle coordinate
t dei punti di Pe nelle coordinate x dei punti di P :
110 3 Equazioni di Hamilton
n
(i)
x(t)j = t i uj
i=1
Si ha allora
dx
V = dx = | | dt
SPe Pe dt
la matrice Jacobiana dxj /dti `e
dx(t)j (i)
= uj
dti
( (i) )
e quindi V = |det uj |.
In realt`a la formula per lo Jacobiano, cio`e che il rapporto tra i volumi dx(t)
e dt `e uguale al determinante della matrice d[x(t)]i /dtj , si dimostra calcolando
indipendentemente il rapporto tra i volumi di Pe e P di cui daremo nel seguito
una dimostrazione diretta, cio`e che
dx ( (i) ) ( (i) )
| | = |det uj | ovvero che dx = |det uj |
dt SPe
{
Pn1 (xn ) := (x1 , .., xn1 ) : esiste (t1 , .., tn1 ) [0, 1]n1 :
n1 }
(i) (n)
xj = ti uj + tn uj , j = 1, .., n 1 , tn := xn /u(n)
n
i=1
Per iterazione
n
(i)
dx = ui
SPe i=1
(i)
perche come gi`a osservato (uj ) `e una matrice triangolare.
4
Meccanica Analitica
I
Soluzione. Lenergia cinetica dellanello `e 2 , il momento di inerzia I `e uguale
2
a 2
M
I= (R sin )2 Rd, =
0 2R
quindi
2 M R2
I = R3 =
2 2
Lenergia cinetica totale `e allora
I m( ) m( )
T = 2 + [R sin 1 ]2 2 + R2 12 + [R sin 2 ]2 2 + R2 22
2 2 2
1( ) mR 2( )
= I + mR2 [sin2 1 + sin2 2 ] 2 + 12 + 22
2 2
Lenergia potenziale `e
kR2 ( )
U = mgR(cos 1 + cos 2 ) + [cos 1 cos 2 ]2 + [sin 1 sin 2 ]2
2
La lagrangiana `e L = T U . I momenti sono
( )
p = I + mR2 [sin2 1 + sin2 2 ]
p1 = mR2 1 , p2 = mR2 2
e la hamiltoniana:
p2 p21 p2
H= + + 2 +U
2(I + mR2 [sin2 1 + sin2 2 ]) 2mR 2mR
4.1 Formulazione variazionale delle equazioni di Hamilton 115
I moti lagrangiani sono allora quei moti che rendono stazionaria lazione (e
viceversa), ricordando che la variazione di un moto q Mt1 ,t2 ,q(1) ,q(2) `e
una funzione : [1, 1] Mt1 ,t2 ,q(1) ,q(2) che quindi per ogni [1, 1] `e
in Mt1 ,t2 ,q(1) ,q(2) , ma con lulteriore condizione che per = 0 coincide con
q, la variazione sar`a indicata come (t, ) e supporremo che tale funzione sia
regolare. Quindi la stazionariet`a dellazione in q vuol dire che
d
A() = 0, per ogni variazione di q (4.1.4)
d =0
Esiste unovvia corrispondenza biunivoca tra Mt1 ,t2 ,q(1) ,q(2) e M t ,t ,q(1) ,q(2)
1 2
semplicemente imponendo che q Mt1 ,t2 ,q(1) ,q(2) si trasformi nella coppia
(q, p) M t ,t ,q(1) ,q(2) con stesso q. Con tale corrispondenza A(q) = A(q,
1 2
p) e
quindi i punti di stazionariet`a di A sono gli stessi (tramite la corrispondenza
denita tra i due spazi) che quelli di A. Quindi A(q, p) `e stazionaria su quei
dq(t)
(q, p) in cui q soddisfa le equazioni di Lagrange e p(t) = Lq (q(t), ). Quindi
dt
per quanto visto sullequivalenza tra Lagrange e Hamilton, (q(t), p(t)) soddisfa
le equazioni di Hamilton. Largomento permette di concludere che la soluzione
delle equazioni di Hamilton (nello spazio M t ,t ,q(1) ,q(2) ) `e equivalente a trovare
1 2
su Mt1 ,t2 ,q(1) ,q(2) ancora dalla stessa formula (4.1.5), pertanto A estende A
a tutto M t1 ,t2 ,q(1) (2) . Tale spazio contiene Mt ,t ,q (1) ,q (2) come suo sottoin-
,q
1 2
sieme (che puo esser visto come una ipersupercie di Mt1 ,t2 ,q(1) ,q(2) ). Se una
funzione f su Rn ha derivata direzionale nulla in un punto x di una supercie
di Rn su tutte le direzioni tangenti alla supercie non avr`a in generale gra-
diente nullo, cio`e derivata direzionale hulla sulle direzioni non tangenti alla
supercie. Non vi `e dunque motivo a priori per pensare che anche A abbia
variazione nulla sui moti hamiltoniani, ma A `e un funzionale molto speciale
e questa propriet`a `e in eetti vera:
Teorema 4.1.2 Lazione A su Mt1 ,t2 ,q(1) ,q(2) `e stazionaria in (q, p) se e solo
se (q, p) `e un moto hamiltoniano in Mt1 ,t2 ,q(1) ,q(2) .
Dimostrazione.
Osservazioni. Per quanto detto risulta naturale denire lazione sullo spazio
Mt1 ,t2 ,q(1) ,q(2) . Daltra parte, poiche i moti nello spazio sono le coppie (q(t), p(t))
si puo anche pensare allo spazio Mt1 ,t2 ,x(1) ,x(2) dove x(i) = (q (i) , p(i) ), i = 1, 2.
Si puo dimostrare che se (q(t), p(t)) `e un moto hamiltoniano in Mt1 ,t2 ,x(1) ,x(2)
allora `e un punto di stazionariet`a per lazione (tale aermazione `e inclusa nel
teorema precedente in quanto le variazioni di (q(t), p(t)) in Mt1 ,t2 ,x(1) ,x(2) sono
anche variazioni in Mt1 ,t2 ,q(1) ,q(2) ); e viceversa, se (q(t), p(t)) `e in Mt1 ,t2 ,x(1) ,x(2)
ed `e un punto su cui lazione `e stazionaria, allora (q(t), p(t)) `e un moto
hamiltoniano.
In generale tuttavia non esistono moti hamiltoniani in Mt1 ,t2 ,x(1) ,x(2) perche la
specicazione di x(1) determina il moto hamiltoniano (q(t), p(t)) (che soddisfa
il problema di Cauchy con dato x(1) al tempo t1 ) e quindi solamente con la
scelta x(2) = (q(t2 ), p(t2 )) esiste un moto hamiltoniano in Mt1 ,t2 ,x(1) ,x(2) .
Denizione.
coniuga canonicamente le hamiltoniane h(q, p, t) e H(Q, P, t) se le im-
magini (q(t), p(t), t) dei moti hamiltoniani con hamiltoniana h soddisfano
le equazioni di Hamilton con hamiltoniana H.
`e canonica se per ogni h esiste una H coniugata canonicamente a h da
.
`e completamente canonica se non dipende da t, `e canonica e se per ogni
h indipendente dal tempo la nuova hamiltoniana `e
fi (q)
= L(f (q), Aq),
L(q, q) Ai,j =
qj
Da questultima possiamo ricavare la trasformazione P p ricordando che
pi = Lqi e Pi = LQ i :
pi = LQ j Aj,i , p = A+ P
j
quindi
f (q) + f (q) + 1
p = A+ P, P = (B + )1 p, p=( ) P, P = [( ) ] p (4.2.7)
q q
La (4.2.7) mostra che la trasformazione P = P (q, p) non dipende dalla la-
grangiana L usata per introdurre i momenti come anche (Q, P ) = (q, p) =
(f (q), (B + )1 p).
Come discusso nella sezione precedente questa trasformazione coniuga
canonicamente le hamiltoniane h e H associate alle lagrangiane L e L.
dq(t) dQ(t)
{p(t) P (t) } {h(q(t), p(t), t) H(Q(t), P (t), t)}
dt dt
`e una derivata totale rispetto a t. Deve cio`e esistere una funzione (q, p, t)
per cui
d(q(t), p(t), t) dq(t) dQ(t)
= p(t) P (t) {h(q(t), p(t), t) H(Q(t), P (t), t)}
dt dt dt
(4.2.8)
4.2 Flussi hamiltoniani e trasformazioni canoniche 121
F0 F0
pi = , Pi = (4.3.1)
qi Qi
F0
= F0 , H =h+ (4.3.2)
t
F1 F1
pi = , Qi = (4.3.3)
qi Pi
possono essere invertite in modo tale da esprimere per ogni t le (P, Q) come
funzione delle (p, q), (P, Q) = t (p, q) in modo regolare ed invertibile. Si ha
allora che t `e una trasformazione canonica e verica la condizione (4.2.8) con
F1
(q, p, t) = F1 (q, P, t) Pi Qi , H =h+ (4.3.4)
i
t
Infatti sia (p(t), q(t)) una qualunque traiettoria e (P (t), Q(t)) la sua immagine,
4.3 Funzioni generatrici di trasformazioni canoniche 123
da cui la tesi.
in termini delle (q, Q), allora lesistenza della funzione generatrice F0 (q, Q, t)
equivale a richiedere che
( )
pi dqi Pi dQi sia una forma dierenziale esatta (4.3.11)
i
124 4 Meccanica Analitica
Esempi 3.
F1 (q, P ) = qP genera la trasformazione identica, che `e evidentemente
canonica, ma non era a priori ovvio che fosse indotta da una funzione
generatrice.
con V (q) un potenziale ad una buca: V (0) = 0, V (x) < 0 per x < 0 e
V (x) > 0 per x > 0, quindi V (x) > 0 per x = 0.
I moti in cui il potenziale V has queste propriet`a sono periodici con periodo
q+ (E)
dx
T (E) = 2 , E = V (q (E)) (4.4.2)
q (E) 2
m (E V (x))
Vediamo ora come si possa studiare il moto con lausilio delle trasfor-
mazioni canoniche. Sia (Q, P ) = (q, p) una trasformazione completamente
canonica, quindi H(Q, P ) = h(1 (Q, P )). Come detto, lo scopo `e di trovare
trasformazioni che semplicano il problema, in particolare vorremmo trovare
in modo che H non dipenda da Q.
Se troviamo una tale trasformazione, possiamo ottenerne innite altre cam-
biando P P in modo regolare ed invertibile e conseguentemente Q in modo
che la trasformazione associata sia canonica; conseguentemente cambier`a an-
che la forma di H. Supponiamo (vedremo poi che `e possibile) che si possa
scegliere P in modo che H(P ) = P , in tal caso P ha il signicato di una
energia e scriveremo E per P : quindi (Q, E) = (q, p) e H(Q, E) = E.
Poiche h(q, p) = H(Q, E) = E, la coppia (q, p) si trasforma in (Q, E)
con E = p2 /2m + V (q) lenergia dello stato (q, p). Resta da determinare
Q = Q(q, p) per ogni dato E. Q = Q(q, p) ad E ssato `e una parametriz-
zazione della curva h(q, p) = E, ma tale parametrizzazione non `e arbitraria in
quanto la trasformazione deve essere completamente canonica. Si sceglie con-
venzionalmente il valore Q = 0 per il punto (q (E), 0) della curva di energia
E, V (q (E)) = E, q (E) < q+ (E). Vogliamo mostrare che tale scelta ssa
completamente la funzione Q = Q(q, p). Infatti se (q(t), p(t)) `e soluzione delle
equazioni di Hamilton con h allora e solo allora (Q(t), E(t)) = (q(t), p(t)) `e
soluzione delle equazioni con H. Questultima si trova banalmente ricordando
che H(Q, E) = E:
E(t) = E(0), Q(t) = Q(0) + t
Scegliamo Q(0) = 0, E(0) = E, quindi (q(0), p(0)) = 1 (0, E) = (q (E), 0).
Con tali dati iniziali: (t, E) = (q(t), p(t)), per cui la variabile Q associata a
(q, p) `e il primo tempo in cui partendo da (q (E), 0) lo stato diventa (q, p).
Per costruzione coniuga canonicamente h(q, p) e H(Q, E) = E ma la
denizione data non ci assicura che sia completamente canonica, cio`e che
trasformi moti hamiltoniani con h in moti hamiltoniani con hamiltoniana
H = h(1 (q, p)), punto questo di importanza fondamentale nella teoria
delle perturbazioni che vedremo nel prossimo capitolo.
Dimostreremo che `e completamente canonica mostrando che `e generata
da una funzione generatrice di tipo 1 che indicheremo con W (q, E): dovr`a
quindi essere
W (q, E) W (q, E)
p= , Q=
q q
e poiche la hamiltoniana corrispondente a h deve essere E,
126 4 Meccanica Analitica
1 W (q, E) 2
( ) + V (q) = E (4.4.3)
2m q
La funzione W (q, E) `e denita nellinsieme
{ }
(q, E) : E 0, q [q (E), q+ (E)]
(il secondo termine non dipende da q e quindi `e una costante che si puo
aggiungere liberamente alla soluzione). La trasformazione (q, p) associata
a W `e denita per q R e p 0 e Q(q, p) `e uguale a T (E)/2 piu il tempo
necessario per raggiungere (q, p) partendo al tempo 0 da q+ (E).
Gli insiemi in cui le due trasformazioni e + sono denite hanno in
comune lasse p = 0. e + coincidono nel semi-asse positivo q > 0, p =
0, ma hanno valori diversi per q < 0, p = 0: infatti + (q (E), 0) = (0, E)
mentre (q (E), 0) = (T (E), E). Le due trasformazioni percio si possono
incollare ma solo nel piano tagliato R2 \ {q < 0, p = 0}. Incollate in
tal modo coincidono con la denita allinizio della sezione, che quindi `e
dimostrato essere completamente canonica.
Invece che con (Q, E) indichiamo le nuove coordinate con (, E) = (q, p),
per ricordare che la variabile Q `e un tempo. trasforma R2 nel sottospazio
di R2 costituito dai punti: := {(, E) R2 : E 0, 0 < T (E)}.
Come funzione di (q, p), (q, p) `e discontinua sul semi-asse {q < 0, p = 0}
in quanto (q, p) T (E) se p 0 e q q (E) mentre (q (E), 0) = 0.
Si puo eliminare questa discontinuit`a cambiando la topologia in che non
4.4 Variabili azione-angolo, (per sistemi con un grado di libert`
a) 127
dH
I(t) = I(0), Q(t) = Q(0) + t (4.4.7)
dI
Poiche vogliamo che Q sia un angolo imponiamo che se h(q, p) = H(I) = E,
dH dH(I) 2
Q(T (E)) Q(0) = 2, T (E) = 2, = (4.4.8)
dI dI T (E)
E(P )
P (t) = P (0), Q(t) = Q(0) + V (P )t, V (P ) = (4.5.3)
P
e, come prima, (q(t), p(t)) = (Q(t), P (t)).
che implica (q(t), p(t), t) = (q(0), p(0)), cio`e (come asserito nel teorema)
(q, p, t) = st (q, p) determinando quindi il dato iniziale per cui il moto
conseguente al tempo t `e in (q, p).
Dimostrazione. Fissati q, Q, t vogliamo calcolare
S(q , Q, t) . Chia-
q q =q
mando
(q(s), p(s)) = (q(s|Q, q , t), p(s|Q, q , t))
abbiamo
t
dp dq d dq dq dp
S(q , Q, ) = { +p hq hp }
q 0
dq ds ds dq dq dq
4.6 Lazione come funzione generatrice 131
dq
Il primo e lultimo termine si semplicano perche hp = . Integrando per
ds
dp
parti il secondo termine e usando che hq = , si ha:
ds
qj (s) t qj
S(q , Q, ) = pj (s) = pj (t) = pi (t)
qi q =q
j
qi 0 j
qi
In conclusione
S(q, Q, t) = p(t|q, Q, t) (4.6.2)
q
Un argomento simile mostra che
S(q, Q, t) = p(0|q, Q, t) (4.6.3)
Q
S(q, Q, t) = h(q, p) (4.6.6)
t
quindi H = 0.
` spesso pi
E u conveniente scegliere le variabili (q, P, t) e quindi, supponendo che
si possa invertire la relazione S(q, Q, t) = P scrivendo Q come funzione
Q
di (q, Q, t), invece di S(q, Q, t) consideriamo una specie di sua trasformata di
Legendre:
F (q, P, t) = S(q, Q, t) + QP (4.6.7)
Le derivate sono:
132 4 Meccanica Analitica
4.7 Complementi
Consideriamo una supercie nello spazio delle fasi che sia trasversale al
usso (tale cio`e che il usso in non sia mai tangente a ). La traiettoria
`e allora individuata dal punto in cui interseca (supponiamo per ora che
ve ne sia uno solo). Con unaltra coordinata possiamo individuare i punti
della traiettoria: parametro naturale per questa `e il tempo, cosicche la coppia
(x, t), x , parametrizza il punto st (x). Levoluzione nelle coordinate (x, t) `e
semplice, s (x, t) = (x, t + ). Lipotesi che la traiettoria intersechi una sola
volta `e tuttavia troppo restrittiva, escludendo per esempio il caso di orbite
periodiche e comunque di moti che avvengono in domini limitati. In generale
dato x esister` a un tempo massimo (x) > 0 in cui la traiettoria non `e in
, st (x) / per 0 < t < (x), (x) si chiama quindi tempo di ritorno in
, poniamo (x) = se non torna mai. Chiamiamo X linsieme dei punti
dello spazio delle fasi che possono scriversi come (x, t), x , t [0, (x)).
`e la base in X , (x, (x)), x , il tetto. La dinamica in X `e
semplicemente un usso verso lalto dalla base al tetto. Raggiunto il tetto
(se (x) < ), lorbita s (x) (x) `e di nuovo in e la dinamica riparte come
4.7 Complementi 133
4.7.2 Esercizi
S(E)
F2 (E, ) = (4.7.1)
2
Ricordando la (4.3.6)
I
S(E) T (E) S(E) 1
= = , I= = pdq (4.7.2)
2 E 2 2 2
Ma se Q = e P = E
I I
pdq = 2I; P dQ = ET (E) (4.7.5)
Che succede?
134 4 Meccanica Analitica
p2 kq 2 p
E= + , { + } = arctan{ } (4.7.9)
2m 2 mq
Linversa `e
( ) 2E ( )
p= 2mE sin + , q= cos + (4.7.10)
k
m
Poiche T (E) = T = 2 `e indipendente da E, S(E) = T E e
k
m ( p2 kq 2 ) p
I= + , = = arctan{ } (4.7.11)
k 2m 2 mq
(j)
U la matrice n n le cui colonne sono i vettori u(i) : Ui,j = ui . La matrice
inversa U 1 `e
U 1 = U + G
+ (i) (k)
in quanto Ui,j Gj, U,k = uj Gj, u = (u(i) , Gu(k) ) = i,k , si sottinde la
somma su indici ripetuti. Ricordando la (4.2.7) la trasformazione (q, p)
(Q, P ) con Q = U 1 q Aq e P = (A+ )1 p `e completamente canonica, cio`e
Q = U + Gq, P = U + p
1 1
Qi Qj (u(i) , V u(j) ) = Qi Qj i i,j
2 i,j 2 i,j
1 ( Pi2 2 Q2 ) Pi
Ii = + i i , i = arctan{ }
i 2 2 i Qi
`e completamente canonica e la nuova hamiltoniana diventa
H (I1 , .., In ) = i Ii
i
Si osservi che: I
1
Ii = Pi dQi
2
La variabile dazione Ii puo anche essere espressa in termini delle (q, p)
originarie e si ha
136 4 Meccanica Analitica
I
1
Ii = p dq
2 Ci
m 2 (k 2 h )
3 3
L= y i y + (yi jj )2 (4.7.13)
2 i=1 2 i=1 i 2
1i<j3
m ( k )
yi = sin t , i = 1, 2, 3, verica le equazioni di Lagrange con i
k m
voluti dati iniziali.
La matrice cinetica G `e = m1 (1 la matrice identit`a), quella potenziale
V `e
k + 2h h h
V = h k + 2h h (4.7.14)
h h k + 2h
4.7 Complementi 137
La soluzione
y1 (t)
y2 (t) = sin{1 t} u1 (4.7.20)
y3 (t)
soddisfa anche lequazione con il potenziale aggiuntivo y14 in quanto y1 (t) 0
e quindi la forza aggiuntiva `e sempre nulla.
Sia U + la matrice 3 3 le cui righe sono rispettivamente u(0) , u(1) e
u(2) allora la trasformazione completamente canonica
Q = mU + q, P = U +p (4.7.21)
1 ( 2 )
3
Pi + i2 Q2i (4.7.22)
2 i=1
138 4 Meccanica Analitica
Larea totale dellorbita `e 2S+ (E, I1 , q+ ) e ricordando lanalisi del caso con
un grado di libert`a deniamo
q+ (E,I1 ))
1 1
I2 = 2S+ (E, I1 , q+ (E, I1 )) = 2 2m (E U (q; I1 ))
2 2 q (E,I1 ))
(4.7.29)
4.7 Complementi 139
E 2
= (4.7.32)
I2 T (E, I1 )
E (T (E, I1 )) (0)
= (4.7.34)
I1 T (E, I1 )
140 4 Meccanica Analitica
E E
e sono le pulsazioni degli angoli 1 e 2 . Quindi la pulsazione di 1
I1 I2
`e data dallincremento medio dellangolo originario nellintervallo di tempo
T (E, I1 ) (in cui cio`e la variabile R(t) compie un ciclo completo, il risultato
essendo indipendente dal valore iniziale di ).
Calcolo di 1 .
R
E I1 dq 1
1 = + (E, I1 , R) ( ) dq (4.7.35)
I1 q (E,I1 )) mq 2 dt
n
f g f g
{f, g} = [ ] (4.8.1)
i=1
p i q i q i pi
Nella (4.8.4) P e Q sono pensate come funzioni delle (q, p), P = P (q, p),
Q = Q(q, p), e le parentesi di Poisson sono rispetto alle (q, p).
che diventa:
( G G ) ( G G )
{F, Qj } + {F, Pj } = {Pj , F } + {Qj , F }
j
Qj Pj j
Pj Qj
Un accenno alla dimostrazione del teorema si trova nella sezione che segue. Si
verichi per esercizio che le trasformazioni completamente canoniche denite
precedentemente lasciano invariate le parentesi di Poisson.
`e una variet`
a n-dimensionale, connessa e compatta allora esiste una trasfor-
mazione completamente canonica denita sullunione su P in V di P la cui
immagine `e un insieme descritto da coordinate azione-angolo (, I).
Operatore di Liouville.
Data lhamiltoniana h, si denisce loperatore di Liouville L : O O come
Lf = {h, f } (4.9.3)
Si ha: {
dft (Lf )(st x)
(x) = (4.9.4)
dt (Lft )(x)
Dimostrazione. Sia
st x = q1 (t|x), . . . , pn (t|x)
allora
dft d
(x) = f (q1 (t|x), . . . , pn (t|x))
dt dt
n
dqi (t|x) dpi (t|x)
= [f (qi ) (st x) + f (pi ) (st x) ]
i=1
dt dt
F F
pi = , Qi = (4.10.2)
qi Pi
Per la propriet`a di gruppo (11.1) per = 0 `e la trasformazione identica,
quindi
n
F (q, P, 0) = qi Pi (4.10.3)
i=1
( )
Chiamando x = (q, p), X(x, ) = Q(x, ), P (x, ) e interpretando come un
tempo, vogliamo trovare il campo di velocit`a V = V (X) per cui le equazioni
del moto si scrivono
dX
= V (X) (4.10.4)
d
Vedremo che il campo di velocit`a `e hamiltoniano con hamiltoniana il gener-
atore del gruppo :
(si suppone che la funzione generatrice sia funzione regolare dei suoi ar-
gomenti). Per la propriet`a di gruppo basta calcolare la velocit`a per =
0,
Poiche
2
n
F (Pi ,Pj ) (q, P, 0) = q k Pk = 0 (4.10.11)
Pi Pj
k=1
f (x) = f ( x) (4.10.1)
{G, h} = 0 (4.10.3)
e quindi che
dG
= {h, G} = 0 (4.10.4)
dt
4.10 Trasformazioni canoniche innitesime 147
da cui la tesi.
Traslazioni spaziali
Si consideri il gruppo di trasformazioni
e quindi
G(r, p) = p n
Rotazioni
Indicando con R(n, ) la matrice unitaria che implementa una rotazione di
angolo intorno allasse di versore n,
R(r, p, ) = R(n, )r
P (r, p, ) = R(n, )p
Poiche
R
(r, p, 0) = n r
P
(r, p, 0) = n p
lequazione per G ha soluzione:
G(r, p) = n (r p) (4.10.6)
Traslazioni temporali
Per queste trasformazioni consideriamo il caso generale di una hamiltoniana
h indipendente dal tempo denita sullo spazio delle fasi . La trasformazione
`e allora denita ponendo (P, Q) uguale alla soluzione delle equazioni di hamil-
ton al tempo t = con dato iniziale (p, q). Per quanto visto nella sezione
8 questa trasformazione `e simplettica e quindi completamente canonica. Il
generatore `e
dPi G dQi G
(r, p, 0) = (r, p); (r, p, 0) = (r, p) (4.10.8)
d qi d pi
che `e chiaramente soddisfatta ponendo G = h.
In conclusione, lhamiltoniana `e il generatore delle traslazioni temporali,
la quantit`a di moto di quelle spaziali e il momento angolare delle rotazioni.
Analogo risultato vale per un sistema di punti materiali.
5
Teoria delle perturbazioni
Supponiamo per esempio che il dato iniziale a T = 0 sia tale che solo il
primo modo normale risulti eccitato (lenergia di ciascuno degli altri modi
normali `e supposta nulla). Ci si domanda allora se ad un generico tempo
T questo sia ancora vero. I termini non lineari presenti in H potrebbero
spostare energia dal primo agli altri modi. In quale scala di tempo (per quali
valori di T , in funzione di ) questo accade ? quali termini in H causano tale
eetto ? Questo `e il tipo di domande cui la teoria delle perturbazioni cerca di
rispondere, e a cui furono rivolti gli esperimenti pionieristici al computer di
Fermi, Pasta e Ulam. La Teoria KAM `e uno dei passi pi u signicativi di una
ricerca ancora molto attiva su questi problemi.
La scala di tempi in cui i moti veri dipartono da quelli approssimati
soluzioni dellequazione con H0 `e legata all entit`a delle deviazioni in un tem-
po nito: sotto opportune ipotesi di stabilit`a, se conosciamo la soluzione con
accuratezza k avremo una risposta valida almeno no a tempi k . Ci pos-
siamo quindi ridurre a studiare le deviazioni in tempi niti ai vari ordini in
.
Considereremo essenzialmente due tipi di hamiltoniane imperturbate:
n n
Ii2
H0 = i Ii , i > 0; H0 = , ; ci > 0 (5.0.2)
i=1 i=1
2ci
(I2 )2 I I
H = I1 1 + + 1 2 + O(2 ) (5.0.11)
2 2
Il moto nelle nuove coordinate `e allora:
( I )
Ii (t) = Ii (0),1 (t) = 1 (0) + t 1 + 2 + O(2 )
2
( I1 )
2
2 (t) = 2 (0) + t I2 + + O( ) (5.0.12)
2
Dobbiamo quindi esprimere i dati iniziali nelle nuove coordinate e poi
trasformare i moti dalle nuove alle vecchie coordinate. Per entrambi i punti
occorre studiare la trasformazione indotta da S. Questa `e
( I1 I2 I1 I2
I1 = I1 + sin(1 + 2 ) sin(2 1 )
2(1 + I2 ) 2(1 I2 )
2I1 I2 )
+ cos(2[1 2 ])
2(1 I2 )
(
I1 I2 I1 I2
I2 = I2 + sin(1 + 2 ) + sin(2 1 )
2(1 + I2 ) 2(1 I2 )
2I1 I2 )
cos(2[1 2 ])
2(1 I2 )
( I2
I2
1 = 1 + cos(1 + 2 ) cos(2 1 )
2(1 + I2 ) 2(1 I2 )
I2 )
+ sin(2[ 1 2 ])
2(1 I2 )
( I ( + I ) I I I (1 I2 ) + I1 I2
2 = 2 + 1
1 2
1 2
cos(1 + 2 ) 1 cos(2 1 )
2(1 + I2 ) 2 2(1 I2 )2
I (1 I2 ) + I1 I2 )
+ 1 sin(2[ 1 2 ]) (5.0.13)
2(1 I2 )2
Abbiamo:
Usando la (5.0.12):
Soluzione.
Indicando con 1 e I1 le coordinate angolo-azione per loscillatore si ha
2I1 k
x= cos( 1 ), =
k m
Indicando poi con 2 , I2 le coordinate hamiltoniane del punto P2 , abbiamo
I22 2I1
h = I1 + + cos 1 cos 2
2m2 k
Consideriamo una funzione generatrice di forma
154 5 Teoria delle perturbazioni
S = I1 + 2 I2 + W + 2 K
h = ho + h1 + 2 h2 + O(3 )
(I )2
h0 = I1 + 2
2m2
I2 2I1
h1 = W1 + W2 + cos 1 cos 2
m2 k
I2 W22 1 2
h2 = K1 + K2 + + W1 cos 1 cos 2
m2 2m2 2 kI1
Poiche
1( )
cos 1 cos 2 = cos(1 + 2 ) + cos(1 2 )
2
possiamo eliminare gli angoli al primo ordine ponendo
1 2I1 ( m2 m2 )
W = sin(1 + 2 ) + sin( 1 2 )
2 k m2 + I2 m2 I2
e usiamo le formule
1( ( ) )
cos2 (1 2 ) = cos 2(1 2 ) + 1
2
1( )
cos(1 + 2 ) cos(1 2 ) = cos 21 + cos 22
2
La dipendenza dagli angoli scompare al secondo ordine ponendo
( ) ( )
K = a3 sin 2(1 + 2 ) + a4 sin 2(1 2 ) + a5 sin 21 + a6 sin 22
e scegliendo
5 Teoria delle perturbazioni 155
I2 m22 I1 m2
2( + )a3 = +
m2 8km2 (m2 + I2 )2 8k(m2 + I2 )
I m22 I1 m2
2( 2 )a4 = +
m2 8km2 (m2 I2 )2 8k(m2 I2 )
m22 I1 2 m22
2a5 = +
4km2 [(m2 ) (I2 ) ] 4k[(m2 )2 (I2 )2 ])
2 2
La hamiltoniana `e allora
(I2 )2 ( m2 ( 1
h = I1 + + 2 2
2m2 8km2 (m2 + I2 )2
1 ) 2 m22 )
+ I + O(3 )
(m2 I2 )2 1 4k[(m2 )2 (I2 )2 ])
e, modulo O(2 ),
m22I1 (0) ( cos(1 (t) + 2 (t)) cos(1 (t) 2 (t)) )
I1 (t) = I1 (0) +
2 k m2 + I2 m2 I2
m2 2I1 (0) ( cos(1 (t) + 2 (t)) cos(1 (t) 2 (t)) )
I2 = I2 (0)
2 k m2 + I2 m2 I2
m2 2 ( sin(1 (t) + 2 (t)) sin(1 (t) 2 (t)) )
1 (t) = 1 (t) + +
4 I1 (0)k m2 + I2 m2 I2
m2 2I1 (0) ( sin(1 (t) + 2 (t)) sin(1 (t) 2 (t)) )
2 (t) = 2 (t)
2 k (m2 + I2 )2 (m2 I2 )2
n
k
S(, I ) = i Ii + W (, I ) (5.0.18)
i=1 =1
p2 kq 2
h(q, p) = + + q 4 , (q, p) R2 , k > 0 (5.1.1)
2m 2
quando il dato iniziale `e q(0) = 1 e p(0) = 0.
S(, I ) = I + W (, I ) (5.1.6)
W (, I ) W (, I )
I = I + , = + (5.1.7)
I
devono potersi invertire in modo di avere una corrispondenza biunivoca tra
le vecchie coordinate (I, ) e le nuove (I , ). Cio verr`a assicurato dalla re-
golarit`a di W per sucientemente piccolo (usando il teorema delle funzioni
implicite).
Supponendo che la (5.1.7) verichi tali propriet`a la trasformazione corrispon-
dente `e completamente canonica e la nuova hamiltoniana `e
( )
H = 0 (I + W
) + c(I + W )2 cos4 (5.1.8)
1 4
4i0 a4 = c(I )2 , 2i0 a2 = c(I )2 , b4 = a4 , b2 = a2
16 16
c(I )2 c(I )2
W = sin(4) sin(2) (5.1.12)
320 40
e quindi
4! 3c
X = c(I )2 24 = (I )2 (5.1.13)
4 8
La (5.1.7) diventa
c(I )2 c(I )2
I = I cos(4 ) cos(2 ) + O(2 ),
80 20
cI cI
= + sin(4 ) + sin(2 ) + O(2 ) (5.1.14)
160 20
cI 2 cI 2
I = I + cos(4) + cos(2) + O(2 ),
80 20
cI cI
= sin(4) sin(2) + O(2 )
160 20
k
Il dato iniziale `e (0) = 0 e I(0) = , quindi
2 0
k k 2 5c
I (0) = + + O(2 ) (5.1.15)
2 0 40 80
(0) = 0
La nuova hamiltoniana `e
3c 2
H ( , I ) = 0 I + (I ) + O(2 ) (5.1.16)
8
e quindi il moto nelle nuove coordinate `e (ricordando la (5.1.15))
3c 2
I (t) = I (0) + O(2 ), (t) = + (I ) + O(2 ) (5.1.17)
8
Il moto nelle vecchie coordinate `e ((t), I(t)) che si ottiene dalle prime
due espressioni nella (5.1.14) ponendo per ( , I ) i valori ( (t), I (t)) della
(5.1.17).
M 2 L2
a= R + mR2 , c = m2 + , b = mR
2 3
e, considerando c sso, sviluppare la hamitloniana no allordine 2 inclu-
so.
Trovare la funzione generatrice (con il suo insieme di denizione) per cui
gli angoli nella nuova hamiltoniana H non appaiono piu allordine .
Supponendo (0) = (0) = (0)
= 0, (0) = 1, si usi il risultato precedente
per calcolare (t) e (t) trascurando termini di ordine 2 .
Calcolare H no allordine 2 e trovare una seconda funzione generatrice
per cui la trasformata H di H non dipende pi
u dagli angoli allordine 2 ;
2
calcolare H allordine .
Soluzione.
Lagrangiana. Scrivendo OC = OQ + QC si ha
OC = Rn() + n(),
vC = Ru()
+ u()
2
vC = R2 2 + 2 2 + 2R cos( )
)
Chiamando q = (, la lagrangiana `e allora:
( )
1( ) a b cos( )
L = q, G q , G =
2 b cos( ) c
M 2 L2
a= R + mR2 , c = m(2 + ), b = mR.
2 3
Hamiltoniana. I momenti sono
( ) ( ) ( ) ( )
p 1 p
=G , =G
p p
dove
( )
1 1 c b cos( )
G = , D = ac b2 2 cos2 ( )
D b cos( ) a
1 1 b
= + ( )2 2 cos2 ( ) + O(4 )
D ac ac
Le condizioni iniziali sono:
1
La hamiltoniana `e h = (p, G1 p), p = (p , p ), e ordinando i termini in
2
potenze di
h = ho + h1 + 2 h2 + O(3 )
1 ( p2 p2 ) b
h0 = + , h1 = cos( )p p
2 a c ac
b2 ( p2 p2)
h2 = cos2 ( ) +
2ac a c
Riscriviamo X come
A2 I1 W I W ( 1)
X= + X0 , X0 = + 2 + A2 cos2 ( )
2 a c 2
Si ha X0 = 0 con la scelta
ac
W = A2 sin(2[ ]), d = I1 c I2 a
4d
e allora
(I1 )2 (I )2 A2
H = ( + 2 ) + 2 + O(3 )
2a 2c 2
Le soluzioni delle equazioni del moto nelle nuove coordinate sono:
Abbiamo: d = I1 c I2 a
b2 1 1
ac
( A2 ) = ( + ) + O()
I1 4d t=0 a2 8 4
b2 b2
ac
( A2 ) = + O()
I2 4d t=0 8ac 4a62
e quindi
(b ( b2 b2 b2 ))
(t) = t + 2 2 2 + 2 + O(3 )
a a 4a 2a
Troviamo allora (t) tramite
3b2
(t) = (t) + 2 sin(2[ (t) (t)]) + O(3 )
8a2
e, ricordando che (t) = t + O(2 ),
b ( b ) b2
(t) = (t) sin t + (t) + sin(t) + 2 sin( (t) (t)) 2 + O(3 )
a a a
Esonero. Giugno-2010
Un disco omogeneo di massa M e raggio R ruota nel piano orizzontale 0xy
intorno al suo centro che `e sso in 0. Una pallina puntiforme di massa m `e
vincolata a muoversi su una retta solidale al disco che passa per il suo centro.
La pallina `e attratta dallorigine con una forza elastica di costante k > 0.
Denito un orientamento sulla retta, si indichi con langolo che la retta
forma con lasse delle x (contato in senso anti-orario) e con la coordinata
del punto sulla retta.
M R2 M R2 ( 2 2 )
m 2 + = 1+ 2
2 2 R
Indicando la hamiltoniana cos` scritta con h(, , p , p ; ), si introducano
variabili azione-angolo per h(; 0) e, usando la teoria perturbativa, si cal-
166 5 Teoria delle perturbazioni
Soluzione. La hamiltoniana `e
p2 p2 k 2 M R2
h(, , p , p ) = + + , = (5.2.3)
2( + m 2 ) 2m 2 2
Costanti del moto sono p e h e poiche
dp
0= = {h, p }
dt
p e h sono in involuzione.
Lequazione di Hamilton-Jacobi `e
W2 W2 k 2
2
+ + =E (5.2.4)
2( + m ) 2m 2
dove W = W (, , I , I ) e W , W indicano derivate rispetto a e, rispetti-
vamente, . La (5.2.4) si risolve per separazione delle variabili:
I = W
I2 W2 k 2
E= 2
+ + (5.2.5)
2( + m ) 2m 2
Si ha quindi
I2 k 2
W = I + 2m[E ] (5.2.6)
q (E,I ) 2( + m 2 ) 2
dove q (E, I ) sono i valori di per cui la radice quadrata si annulla. Come
nel caso con un grado di libert`a la trasformazione indotta da questa funzione
generatrice `e denita solo per p 0, unanaloga espressione denisce la
trasformazione per p 0. Scegliendo
q+ (E,I )
1 I2 k 2
I = 2 2m E (5.2.7)
2 q (E,I ) 2( + m 2 ) 2
la trasformazione
1 := WI , 2 = WI ; p = W , p = W (5.2.8)
p2 p2 k 2
h(; 0) = + +
2 2m 2
p2 ( 2 2 )
h(; ) h(; 0) = [1 + 2 ]1 1 (5.2.9)
2 R
h(; 0) puo esser scritta in variabili azione angolo (indicate con i , Ii ) come
I12 k
h0 (I1 , I2 ) = + I2 2 , 2 =
2 m
22 I2 ( )
= 1 , = cos 2 +
k
( )
p = I1 , p = 2m2 I2 sin 2 + (5.2.10)
I1
W1 + 2 W2 c(I1 )2 I2 cos2 2 = H1 (5.2.13)
Quindi
c
H1 = (I1 )2 I2
2
c
W = (I )2 I sin(22 ) (5.2.14)
42 1 2
La trasformazione `e allora
c
I1 = I1 , I2 = I2 + (I )2 I cos(22 )
22 1 2
c c
1 = 1 + I I sin(22 ), 2 = 2 + (I )2 sin(22 ) (5.2.15)
22 1 2 42 1
mentre le nuove pulsazioni sono
I1 c
1 = cI1 I2 , 2 = 2 (I1 )2 (5.2.16)
2
168 5 Teoria delle perturbazioni
Soluzione. La lagrangiana `e
mx 21 mx 22 my 22 hx2 k( )
L= + + 1 (x1 x2 )2 + ky22 mgy2
2 2 2 2 2
mg
La posizione di equilibrio `e x1 = x2 = 0, y2 = .
k
Poiche le equazioni del moto sono lineari, la soluzione generale `e somma
della soluzione generale dellequazioni senza forza peso pi u una soluzione
particolare. Usando notazioni vettoriali, indichiamo con x il vettore
x1
x = x2
y2
La soluzione generale delle equazioni di Lagrange senza forza peso si ottengono
risolvendo il problema agli autovalori V u = Gu, nel nostro caso G = m1,
quindi
V u = u, = m
V `e la matrice 3 3:
k + h k 0
V = k k 0
0 0 k
Un autovalore `e 3 = k con autovettore u(3) = (0, 0, 1/ m), si ricordi che
la normalizzazione degli autovettori `e (u, Gu) = m(u, u) = 1. Gli altri due
autovalori sono le radici dellequazione:
1( )
2 (2k + h) + hk = 0, = 2k + h 4k 2 + h2
2
5.2 Cambi di scala: piccole deviazioni dallequilibrio 169
Ricordando che 3k = 2h
7h 5h h
= , + = 2h, =
6 6 3
I corrispondenti autovettori sono:
2 1
1 1 , 1
u(+) = u() = 2
5m 0 5m 0
2h h 2h
+ = , = , 3 =
m 3m 3m
La soluzione generale con la forza peso presente `e
0
mg
x(t) = x0 (t) + 0 , y =
k
y
la lagrangiana diventa
2 2
Q 2 2
Q 2 Q2
= { Q+ +
L(Q, Q) 2 Q+ 2 Q
} + { } + { 3 32 3 }
2 2 2 2 2 2
La hamiltoniana nelle coordinate (Q, P ) `e
P+2 2 Q+
2
P2 2 Q
2
P2 Q2
H(Q, P ) = { + + } + { + } + { 3 + 32 3 }
2 2 2 2 2 2
Passando a variabili azione angolo:
h(, I) = I+ + + I + I3 3
( )2
Per scrivere la perturbazione (x1 x2 )2 + y22 ricordiamo che
170 5 Teoria delle perturbazioni
( )
Qi = 2 i Ii cos i + = ci Ii cos i , i = +, , 3
e, avendo posto m = 1,
2 1 1 2
x1 = Q+ + Q , x2 = Q+ + Q , y2 = Q3
5 5 5 5
Quindi la perturbazione `e a meno del fattore m2 che per semplicit`a poniamo
= 1:
( 2 1 1 2 )2 (1 )2
{[ Q+ + Q ][ Q+ + Q ]}2 +Q23 = [3Q+ +Q ]2 +Q23
5 5 5 5 5
(1 )2
[9c2+ I+ cos2 + +c2 I cos2 +2c+ c I+ I cos + cos ]+c3 I3 cos2 3
5
La nuova hamiltoniana ha un termine aggiuntivo che, al primo ordine, `e uguale
a:
1 3 3 1 1 3
[(9c2+ I+ )2 + (c2 I ) + (2c+ c I+ I )2 + 9c2+ I+ c2 I ] + (c3 I3 )2
25 8 8 4 2 8
2 1
+ [9c2+ I+ + c2 I ]c3 I3
5 4
Le derivate rispetto a I determinano le correzioni alle frequenze (al primo
ordine in ).
Soluzione. Denendo
( ) ( ) ( )
sin cos 1
n() = , u() = , e1 =
cos sin 0
si ha
OP = n() + xe1
( )
cos + x
vP = u() + xe
1=
sin
vP2 = ( cos + x)
2 + ( sin )2 = ()
2 + x 2 + 2( cos )x
Ricordando che (M +m)2 = m (si osservi che tale uguaglianza implica < 1),
( ) ( )
1 cos 1
G = m m , = cos < 1
cos 1 1
( )
1 1
G1 =
m(1 2 ) 1
V u = G0 u
ha soluzione
( ) ( )
1 1
= 1 > 0, v+ = , v =
1 1
Quindi:
k 1
= , u = v = v
m(1 ) 2m(1 )
( ) ( )1 ( ) ( 1 1 ) ( )
P + + P+ 1 + P+
= = 1 1
PX P 2 + P
1( 2 2 2
) 1( )
K(Q+ , Q , P+ , P ) = P+ + + Q+ + P2 +
2 2
Q , =
2 2
Le variabili azione-angolo sono
( ) 2I ( )
P = 2 I sin + , Q = cos +
e si ha
K(Q+ , Q , P+ , P ) = I+ + + I
Le soluzioni delle equazioni del moto sono: I (t) = I (0), (t) = (0) +
t.
Lenergia potenziale U `e
1 4
U = (Q, V Q) 2 g(M + m) + o(2 )
2 4!
Scrivendo H(; ) = H(; 0) + 2 f + o(2 ) ed esprimendo f nelle variabili P ,
Q , otteniamo:
{ 2 }
1 1
f = (+ Q+ + Q )2 (P+2 + P2 ) + [(+ P+ )2 ( P )2 ]
2(1 )
2 4m(1 )
2
g(M + m)
(+ Q+ + Q )4
24
Rimane ancora da esprimere P e Q in termini delle variabili azione-angolo.
Si ha quindi per opportuni valori delle costanti a1 , .., a11 ,
2
f = a1 I+ cos2 + sin2 + + a2 I
2
cos2 sin2 + a3 I+ I cos2 + sin2
+a4 I+ I cos2 sin2 + + a5 I+ I I+ cos + cos sin2 +
+a6 I+ I I cos + cos sin2 + a7 I+ 2
cos4 + + a8 I2
cos4
1/2 1/2
+a9 (I+ )3/2 I cos3 + cos + a10 (I )3/2 I+ cos3 cos +
+a11 I+ I cos2 + cos2
174 5 Teoria delle perturbazioni
Nelle nuove azioni I la parte di f che rimane `e quella che ha la componente
di Fourier con numero donda nullo:
2 2
2
2
b1 I+ + b2 I + b3 I+ I + b4 I+ I + b7 I+ + b8 I + b11 I+ I
Le derivate di questa espressione rispetto a I danno la correzione di ordine
2
alle frequenze di oscillazione.
m1 21 m2 22 k(1 2 )2
L= +
2 2 2
Linvarianza per rotazioni globali implica che:
(k + m1 g m1 )(k + m2 g m2 ) k 2 = 0
m1 m2 2 (kM + 2gm1 m2 ) (kgM + m1 m2 g 2 ) = 0
m2 (k + 2gm) (kg + mg 2 ) = 0
1 ( )
= (k + 2gm) (k + 2gm)2 4m(kg + mg 2 )
2m
1 ( )
= (k + 2gm) k
2m
k
= g, + = g +
m
() () () () ()
(k + m1 g)1 k2 = gm1 1 , 2 = 1
( )
1 1
u ()
=
M 1
Sommario formule pi
u importanti.
Oscillatore armonico.
p2 kq 2 k m
h(q, p) = + , = , T = 2
2m 2 m k
(q, p) (, I) ((4.7.11)(4.7.12))
( 2
m p kq 2 ) p
I= + , = arctan{ }
k 2m 2 mq
( ) 2I ( )
p = 2mI sin + , q = cos +
k