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3 Lindividuo nellorganizzazione
3.1 Introduzione
34 PARTE I ORGANIZZAZIONE
3.2 La microstruttura
3. Lindividuo nellorganizzazione 35
36 PARTE I ORGANIZZAZIONE
CASO
3.1
IDI: compiti e mansioni in un grande poliambulatorio
loperatore del call center, che svolge attivit di prenotazione e informazione per la quale
esistono ben 6 posizioni per coprire un orario esteso e far fronte alla massa delle chiama-
te negli orari di punta;
loperatore al desk del laboratorio, che integra tutti i compiti a eccezione della conse-
gna ma limitatamente ai servizi di laboratorio e per il quale esistono 5 posizioni distin-
te per soddisfare, soprattutto nelle ore mattutine, la mole di clienti che si presenta per i
prelievi;
laddetto alla consegna, che svolge un solo compito ma per tutti i servizi e per il quale esi-
stono 2 posizioni;
loperatore al desk delle immagini, che svolge accoglienza e amministrazione per i servizi
di diagnostica per immagini: 2 posizioni in organico;
loperatore al desk delle visite specialistiche, che svolge accoglienza e amministrazione
per i servizi di diagnostica per immagini: 2 posizioni previste.
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3. Lindividuo nellorganizzazione 37
Compiti
Prenotazione
Operatore call center
Informazione 6 posizioni
Accoglienza Op. desk laboratorio
5 posizioni Op. desk immagini Op. desk visite
Amministrazione
2 posizioni 2 posizioni
Consegna
Addetto alla consegna, 2 posizioni
38 PARTE I ORGANIZZAZIONE
3. Lindividuo nellorganizzazione 39
CASO
3.2
Italcementi: ruoli e mansioni in un gruppo in rapida crescita
D.A., dopo essersi brillantemente laureato in ingegneria elettrica, venne assunto a met de-
gli anni Ottanta da Italcementi, impresa italiana leader nel settore del cemento, con una
quota di mercato pari a circa il 30% e oltre 25 cementerie sul territorio. La crescita port Ital-
cementi ad adottare una struttura organizzativa nella quale i capi delle 5 funzioni principali
Produzione, Acquisti, Vendite, Risorse umane, Finanza e controllo, in forma di unit orga-
nizzative autonome rispondevano direttamente al vertice aziendale.
Il cemento, per quanto offerto in alcune linee di prodotto destinate a usi diversi, considera-
to una commodity, ovvero un prodotto poco differenziato per il quale il cliente sensibile
quasi esclusivamente al prezzo. In passato alcune imprese straniere cercarono di entrare nel
mercato italiano puntando su una forte riduzione dei prezzi. Lazienda rispose ponendo una
forte enfasi sulla riduzione dei costi; in particolare allinterno della funzione Produzione fu-
rono standardizzati in modo efficiente i processi di lavorazione del cemento. La lavorazione
del cemento prevede numerose fasi: estrazione del calcare e della marna dalla cava, traspor-
to in cementeria, macinazione in appositi mulini, essiccazione della farina ottenuta, cottura
nei forni a oltre 1400 C, raffreddamento, frantumazione della miscela ottenuta, e, infine, ag-
giunta di additivi specifici.
LIng. D.A., dopo un periodo di formazione interna sulle principali tecnologie di processo,
assunse lincarico di controllore del mulino di macinazione nella cementeria di Vibo Valen-
tia. Il suo compito principale era quello di controllare continuamente i parametri di funzio-
namento del mulino (ad esempio temperatura, grado di umidit, velocit di rotazione ecc.)
e, nel caso essi si fossero discostati dai valori standard, egli avrebbe dovuto agire pronta-
mente per ripristinare la situazione ideale seguendo procedure predefinite. Nel caso di si-
tuazioni impreviste, avrebbe dovuto invece interpellare il suo capo diretto, il supervisore di
processo.
40 PARTE I ORGANIZZAZIONE
procedure, sulla descrizione di come applicarle, e il potere decisionale dei manager locali ri-
sult fortemente limitato. In questo contesto, lIng. D.A. accett di assumere il ruolo di Re-
sponsabile della manutenzione allinterno della funzione Produzione in Jalaprathan Cement
(una societ acquisita in Thailandia). Egli rispondeva direttamente al Direttore di produzio-
ne ed era a capo di un team di 10 persone che si occupava della manutenzione delle due ce-
menterie della Jalaprathan Cement.
Il nuovo lavoro era completamente diverso da quello precedente e prevedeva compiti diver-
sificati con una certa autonomia nello svolgimento delle attivit di manutenzione. LIng. D.A.
cerc di integrarsi nel miglior modo possibile nella nuova realt interagendo frequentemen-
te con i suoi colleghi allinterno e allesterno della funzione Produzione, fronteggiando situa-
zioni impreviste.
3. Lindividuo nellorganizzazione 41
42 PARTE I ORGANIZZAZIONE
Ingegnere progettista meccanico con una forte competenza nelluso del CAD 3D e nella progettazione
virtuale a elementi finiti, impiegato nellufficio tecnico di unazienda del settore aerospaziale
Avvocato specializzato nelle operazioni di mergers and acquisition (M&A) nel settore bancario operante
in un grande studio legale internazionale
Tecnico manutentore di unazienda manifatturiera con elevata conoscenza dei processi automatizzati, in
grado di riprogrammare e mettere a punto le macchine e gli impianti
Analista finanziario dellufficio studi di una banca di investimenti specializzato nelle analisi del settore del-
le public utilities
Ricercatore farmaceutico impegnato nella ricerca e nei test sugli antitumorali impiegato nellufficio ri-
cerche di una multinazionale
Professore universitario che insegna una materia specialistica e conduce ricerche in un settore ben spe-
cifico allinterno di un dipartimento di un grande ateneo con pi facolt e corsi di laurea
Pubblicitario ideatore di slogan, messaggi promozionali e loghi operante in unagenzia di pubblicit
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Job enlargement
Mansioni operative
Mansioni operative ristrette
Job enrichement
allargate Ripetitivit
Versatilit Norme e procedure
Multifunzionalit
Norme e procedure
Mansioni manageriali
Potere decisionale
di medio-basso livello
Coordinamento
Norme e procedure
Autonomia limitata
Mansioni professionali
Compiti limitati ma sofisticati
Mansioni manageriali Conoscenza tecnica
di alto livello Autonomia decisionale locale
Delega e autonomia
Bassa formalizzazione
Variet e imprevedibilit dei compiti
Coinvolgimento nei processi
decisionali strategici
Specializzazione orizzontale
44 PARTE I ORGANIZZAZIONE
3. Lindividuo nellorganizzazione 45
46 PARTE I ORGANIZZAZIONE
3. Lindividuo nellorganizzazione 47
CASO
3.3
Bonelli Erede & Pappalardo: lorganizzazione dei servizi professionali
48 PARTE I ORGANIZZAZIONE
I professionisti
I professionisti si dividono in 2 categorie: soci e non soci (collaboratori). I ruoli dei collabo-
ratori sono articolati su 3 livelli: professionista senior, junior e praticante. I soci sono artico-
lati in due categorie: soci equity e soci non equity (junior partner). I soci equity non ricevono
uno stipendio, bens partecipano alla distribuzione degli utili dello studio, in quanto ne sono
a tutti gli effetti comproprietari. La categoria dei junior partner stata introdotta a seguito
della fusione per consentire la maturazione di professionisti in possesso delle capacit, ma
non dellesperienza, necessaria per il ruolo di socio equity. Questa categoria apparsa pro-
gressivamente di notevole utilit: consente infatti alle risorse di essere valutate in modo pi
completo, acquisendo gradualmente le responsabilit connesse allo status di socio. at-
tualmente allo studio un tentativo di stabilizzazione definitiva (istituzionalizzazione) di que-
sto ruolo. I meccanismi di selezione e promozione alla partnership sono ancora di tipo
informale, basati sul consenso e la cooptazione.
La procedura di ripartizione dei profitti tra i soci equity estremamente formalizzata e tiene
conto della seniority, del contributo alla generazione di fatturato, di attivit che abbiano por-
tato prestigio allo studio e anche delleventuale coinvolgimento dei soci giovani e dei colla-
boratori in nuovi progetti e attivit. Questo aspetto particolarmente significativo. Infatti, in
molte realt professionali la tendenza dei singoli avvocati a sentirsi in competizione, e a per-
cepire i propri pari come una minaccia, si concretizza in una sostanziale resistenza alla con-
divisione del lavoro e delle informazioni. Poich un simile comportamento non coerente
con la strategia di istituzionalizzazione di BEP, sono stati incoraggiati, anche a livello di re-
tribuzione, i comportamenti volti a favorire le collaborazioni.
BEP utilizza un sistema di reporting piuttosto strutturato che si basa sulla compilazione di
timesheet, nei quali vengono indicate le informazioni relative alle ore dedicate dal profes-
sionista alle diverse attivit dello studio. Il sistema di reporting consente al Consiglio di rice-
vere in automatico i dati mensili delle grandezze monitorate: le ore lavorate da tutti i profes-
sionisti, landamento del fatturato e dellincassato confrontato con i rispettivi valori dei
due anni precedenti , landamento dellincassato individuale di ogni socio confrontato con
il budget formulato a inizio anno. La realizzazione di un budget, considerata la grande varia-
bilit delle attivit realizzate dalla figura dellavvocato, particolarmente complessa. Esso
viene tuttavia elaborato e rivisto con scadenza trimestrale o semestrale.
I ruoli di supporto
La struttura di staff composta da ben 86 persone. Lo staff gestito da un Direttore generale
che riporta al Consiglio degli Associati. Le sezioni presenti sono quelle di Gestione delle risor-
se umane, Amministrazione e Controllo di gestione, Servizi generali e Sviluppo della struttu-
ra IT, la cui ristrutturazione molto recente: la gestione dellinformatica, affidata in preceden-
za a persone esterne non specializzate, ora di competenza di un responsabile interno, che
sta implementando numerosi progetti. Le diverse sedi saranno presto collegate mediante
una rete Intranet. Si utilizza inoltre un sistema standard per la gestione della documentazio-
ne, che costituisce un elemento indispensabile per garantire il livello richiesto di produttivit
(mediamente si producono 20.000 documenti nuovi ogni anno e si devono gestire 80.000 re-
visioni). La formalizzazione della struttura di staff, attuata recentemente dallo studio, fina-
lizzata a unistituzionalizzazione del rapporto con i soci. La presenza di un responsabile della
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3. Lindividuo nellorganizzazione 49
gestione del personale dipendente, ad esempio, contribuisce a slegare le esigenze dello stu-
dio da quelle dei singoli soci, togliendo di fatto a questi ultimi un grande margine di discrezio-
nalit sulle risorse di staff. Questa figura assiste i soci per alcuni aspetti relativi ai collaborato-
ri: in particolare nella gestione dei processi di valutazione, definizione dei percorsi di carriera,
revisione delle retribuzioni, organizzazione di stage e periodi allestero.
La formazione
Lo studio sostiene direttamente e indirettamente molte attivit formative, per favorire la cre-
scita professionale dei suoi giovani membri. Anzitutto, stato predisposto un sistema di
supporto per i giovani praticanti, finalizzato al superamento dellesame di abilitazione, me-
diante laffiancamento a un avvocato nelle fasi di preparazione e svolgimento dellattivit
processuale. Sono inoltre stati istituiti specifici corsi di preparazione allesame di abilitazio-
ne. Per i praticanti e gli appartenenti alle prime 2 o 3 fasce di avvocati sono organizzati degli
ulteriori corsi interni di formazione. Si tratta di corsi tenuti prevalentemente da soci junior
provenienti dai diversi dipartimenti, su alcuni argomenti di interesse. Esiste inoltre un socio
anziano che svolge la funzione di tutor per i praticanti. I corsi di formazione rivolti invece a
tutto lo studio sono tenuti dai professionisti senior, eventualmente anche avvocati, notai o
professori esterni. Infine, una parte rilevante della formazione data dallesperienza alleste-
ro, possibilit offerta a professionisti riconosciuti come meritevoli che lavorino nello studio
da almeno 2 anni. Lo studio finanzia anche una parte dei costi dei Master in Law, general-
mente in scuole americane o inglesi. Di norma si cerca di abbinare a questa esperienza an-
che un periodo di secondment in uno studio straniero nellambito di un programma di scam-
bi tra studi amici.
I percorsi di carriera
Le persone sono dedicate, fin dal loro ingresso nello studio come praticanti, ai dipartimenti
specifici. Allinterno dei singoli dipartimenti, nellambito quindi delle medesime competen-
ze, si cerca di mantenere unelevata flessibilit, evitando che i professionisti si specializzino
eccessivamente, favorendo al contrario il loro impiego in attivit variegate. Lobiettivo sotte-
so a molte scelte organizzative la creazione di un contesto di estrema collaborazione e
mobilit delle risorse. Nellambito delle valutazioni annuali sono fornite ai professionisti le
indicazioni relative agli avanzamenti di carriera, ai passaggi di fascia retributiva, o alla nomi-
na a socio. Questo avviene in particolare a partire dalle fasce superiori, poich le risorse de-
vono avere la possibilit di crescere e maturare con lesperienza. Seppur in modo non for-
malizzato e rigoroso, viene applicato il principio dellup-or-out. Dalle risorse infatti si attende
annualmente una progressione di carriera; qualora questo non avvenga, soprattutto se in
modo ripetuto, la persona spontaneamente portata a trovare una nuova collocazione. In
alcune occasioni viene chiaramente indicata la non idoneit del candidato alla posizione di
socio, ma non per questo la persona deve abbandonare lo studio. Esistono infatti delle figu-
re, indicate come senior lawyers, che svolgono un lavoro utile e apprezzato allinterno dello
studio, pur senza accedere alla partnership.
50 PARTE I ORGANIZZAZIONE
mentazione per la ricerca testuale in rete, a eccezione di alcuni documenti riservati. Allo sta-
to attuale esistono archivi su svariate materie di comune trattazione, con strumenti di ricer-
ca per lindividuazione di pareri o precedenti. Non sono presenti invece, per motivazioni cul-
turali e non tecnologiche, archivi di modelli standard, che mostrino le modalit pi utilizzate
per una certa pratica. Lintento infatti di stimolare nei praticanti la capacit di svilupparli
autonomamente, e non solo di applicare modelli gi preparati. Di fatto per i professionisti
con maggiore esperienza agiscono come filtro e guida: sono infatti portatori di una serie di
modelli di riferimento, che possono essere utilizzati dai collaboratori come base di parten-
za. Complessivamente lo studio ritiene di dover recuperare un forte gap su questo tema ri-
spetto agli studi stranieri. Nonostante infatti il lavoro venga ritenuto non completamente
standardizzabile, lutilizzo di modelli simili potrebbe presentare una notevole utilit.
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52 PARTE I ORGANIZZAZIONE
Sistemi organici e meccanici sono tipi ideali che in quanto tali non
esistono nella realt. Le organizzazioni reali possono essere pi o me-
no sbilanciate verso un tipo o verso laltro. Inoltre, una singola orga-
nizzazione pu avere alcune sue parti pi aderenti al tipo meccanico
e altre al tipo organico. Ad esempio, nelle grandi imprese industriali
solitamente lambiente di fabbrica pi orientato al sistema mecca-
nico, con forte standardizzazione dei compiti ed elevata formalizza-
zione delle mansioni; viceversa, nel reparto ricerca e sviluppo dove
vengono progettati i nuovi prodotti e sviluppate le nuove tecnologie
lorganizzazione pi orientata al tipo organico, con mansioni pro-
fessionali meno formalizzate e bassa standardizzazione. Nel capitolo 4
i sistemi meccanici e organici saranno ripresi in relazione alla macro-
struttura, mentre nel capitolo 6 le due metafore saranno nuovamente
utilizzate per descrivere come cambiano le organizzazioni al variare
dellambiente in cui operano.
3.2.6 La formazione
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54 PARTE I ORGANIZZAZIONE
Prestazione
Motivazione
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Intelligenza, La capacit una caratteristica intrinseca individuale che sta alla ba-
destrezza, se di una prestazione efficace o superiore in una specifica attivit o
abilit
psicomotorie mansione. un insieme di caratteristiche intellettuali, di abilit men-
tali e psicomotorie, di conoscenze esplicite e tacite e, infine, del gra-
do o della possibilit di utilizzo della tecnologia. Per uno sciatore
agonistico la capacit di sciare il risultato delle sue abilit motorie,
della prontezza di riflessi, di precise conoscenze tecniche, prevalen-
temente tacite e rinforzate dallesperienza delle gare e degli allena-
menti, e del fatto di utilizzare e far rendere al meglio le tecnologie
necessarie (sci e scarponi). Nel caso di un pilota di Formula 1 il ruo-
lo della tecnologia ancora superiore e la capacit una combina-
zione di abilit psicomotorie e di destrezza nelluso della tecnologia.
Le capacit sono caratteristiche individuali relativamente stabili nel
tempo. Possono essere migliorate attraverso lapplicazione e lap-
prendimento, ma entro determinati limiti. Infatti, vi sono individui
naturalmente dotati di capacit eccezionali, il cui livello comunque
irraggiungibile per le persone normali.
Capacit Frequentemente, nella realt aziendale e nella letteratura organizza-
innate e tiva, al posto del termine capacit si utilizza il termine competenza. I
competenze
acquisite
due concetti, invero molto simili, differiscono per alcune sfumature.
Le capacit hanno una valenza pi innata e, viceversa, il termine
competenza d lidea che lo studio e lesperienza abbiano un ruolo
dominate. Nel linguaggio corrente quella di un grande pianista la
definiremmo capacit (anche se indubbiamente occorrono anni di
studio e di applicazione per farla maturare), mentre quella di un
egittologo capace di decifrare geroglifici la definiremmo pi facil-
mente competenza. In questo senso, la formazione contribuisce di-
rettamente alla generazione delle competenze pi che delle capa-
cit. Anche in senso negativo i due termini hanno sfumature diffe-
renti. Dire di qualcuno che non ha le capacit per svolgere unatti-
vit significa esprimere un giudizio negativo abbastanza definitivo re-
lativo allinsufficienza delle capacit fisiche e intellettuali rispetto
agli obiettivi. Dire che non ha le competenze significa lasciare aperta
la porta al fatto che potrebbe forse acquisirle se fosse adeguatamente
formato e si applicasse. Infine, la competenza fa spesso riferimento
non solo agli elementi tecnici ma anche a quelli comportamentali,
legati al ruolo e alla sua corretta interpretazione. Infatti, per i profes-
sionisti e i manager si fa riferimento rispettivamente alle competenze
professionali e manageriali.
Le comunit Nei paragrafi 3.2.3 e 3.2.4 abbiamo gi accennato alla tendenza dei
di pratiche; professionisti a intrattenere relazioni con i loro pari anche esterni al-
la socializza-
zione delle lorganizzazione e al carattere tacito della conoscenza che sta alla base
competenze delle loro competenze. Un fenomeno interessante emerso di recente
quello che va sotto il nome di comunit di pratiche: si tratta di gruppi
informali di persone che condividono interessi professionali pur aven-
do bassi legami operativi e scarsa occasione di interazione sul lavoro. I
membri di queste comunit possono perfino appartenere a organizza-
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56 PARTE I ORGANIZZAZIONE
CASO
3.4
Xerox: la comunit di pratiche dei tecnici di manutenzione
Nata negli anni Cinquanta del secolo scorso, Xerox una multinazionale leader nel settore
delle macchine copiatrici per ufficio. Il problema della manutenzione di queste macchine
sempre stato molto critico, per la complessit tecnologica e lelevato utilizzo. La fotoco-
piatrice guasta un classico in qualunque ufficio! Negli ultimi due decenni il livello di ser-
vizio richiesto dai clienti diventato maggiore. Parallelamente si sono fatte pi pressanti
le necessit di contenere i costi della manutenzione. Allinizio degli anni Novanta, Xerox
cerc di migliorare notevolmente la sua capacit di intervento rapido ed economico. Predi-
spose a tal fine una considerevole mole di materiale documentale sui problemi tecnici e
sul modo migliore di risolverli presso il cliente. Venne realizzato anche un sistema esperto
installato su computer portatili che doveva consentire ai tecnici di identificare ogni proble-
ma e di rintracciare la migliore soluzione e intervento di ripristino. I risultati furono per
deludenti. Numerosi problemi, molto pi frequenti del previsto, non erano contemplati
dal sistema esperto oppure si presentavano in forme diverse. Xerox abbandon il progetto
e cambi approccio. Decise di studiare direttamente il comportamento dei tecnici, almeno
di quelli pi esperti, e scopr un fatto allora ritenuto sorprendente. Nonostante quella del
tecnico manutentore fosse ritenuta una mansione professionale altamente individuale
in effetti il lavoro di manutenzione si svolge in autonomia e solitudine presso il cliente e
con un forte contenuto di conoscenza tacita, i tecnici coltivavano una forte dimensione so-
ciale, condividendo esperienze e conoscenze. Utilizzando tutti gli spazi informali quali le
pause pranzo, i coffee break a met turno e perfino il tempo libero nei weekend, la comu-
nit dei tecnici si incontrava e si scambiava esperienze, problemi, consigli, socializzando
la conoscenza e sviluppando una dimensione collettiva del sapere, sebbene del tutto infor-
male. Il veicolo principale di questo processo si rivel la narrazione delle cosiddette war
stories, cio casi difficili e situazioni complicate il cui racconto, venato spesso di toni epici
e talvolta esagerati, costituiva per loccasione per catalizzare linteresse e il coinvolgi-
mento dei tecnici. La comunit di pratiche funzionava molto meglio del sistema esperto.
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CASO
3.5a
Heineken: pay for competence
58 PARTE I ORGANIZZAZIONE
3. Lindividuo nellorganizzazione 59
I bisogni Tra le teorie del contenuto vi anzitutto la scala dei bisogni origina-
come fattori riamente messa a punto da Maslow (1954). Secondo questa teoria la
motivazionali
motivazione si sviluppa a partire da bisogni pi elementari, e solo
Quali sono i fattori che stanno Quali sono i meccanismi che spiegano il formarsi,
alla base della motivazione? consolidarsi ed estinguersi della motivazione?
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64 PARTE I ORGANIZZAZIONE
3.4.1 I gruppi
3. Lindividuo nellorganizzazione 65
66 PARTE I ORGANIZZAZIONE
CASO
3.5b
Heineken: la team-based organization
Nel Caso 3.5a abbiamo visto come Heineken Italia abbia realizzato un cambiamento orga-
nizzativo importante introducendo un sistema di valutazione e di gestione delle competen-
ze a supporto della polivalenza degli operatori (Multitasking Multiskilling System). Accanto
a questo progetto ne stato realizzato un altro, complementare, orientato allintroduzione
del lavoro di gruppo e denominato Team-Based Organization (TBO).
3. Lindividuo nellorganizzazione 67
stabilizzate. Per ricoprirlo servono comunque competenze specifiche, che alcuni hanno svi-
luppato e altri si rendono conto di non avere. Sono le persone stesse in ogni caso a non la-
sciare che il referente diventi un capo: come il capitano di una squadra di calcio: un gioca-
tore come gli altri con alcune funzioni in pi, non lallenatore n un dirigente della societ.
Lorganizzazione in team deve confrontarsi con la stagionalit della domanda e le esigenze del-
la produzione. In bassa stagione c un numero base di team formato da dipendenti a tempo
indeterminato. In alta stagione, per costituire altri team e coprire cos pi turni, vengono divisi i
team esistenti e ne viene formato un numero maggiore inserendo i lavoratori stagionali. Si trat-
ta di una scelta imposta dalle esigenze della produzione, perch data loscillazione della do-
manda in alta stagione necessario introdurre nuovi lavoratori nellorganizzazione. Non sa-
rebbe opportuno naturalmente costituire team composti esclusivamente dai nuovi assunti.
I dipendenti fissi sono responsabilizzati nel ruolo di tutor dei nuovi arrivati, che sono inseriti
nei team con affiancamento e training on the job. Il rimescolamento periodico dei team e la
stessa rotazione dei ruoli, se da un certo punto di vista uno svantaggio, contribuisce ad ab-
battere le barriere tra i team, tra i vari turni, tra reparti differenti: scongela gli schemi, favori-
sce il cambiamento, impedisce la cristallizzazione delle persone in ruoli definiti. Il concetto
che lazienda ha cercato di trasmettere stato quello di non vivere il team come un gruppo
chiuso e autoreferenziale, ma di sentirsi parte di una squadra pi ampia, quella dello stabili-
mento e del reparto.
Le resistenze al cambiamento
Lesperienza della Team-Based Organization in Heineken stata un successo, ma la gestio-
ne del cambiamento dallorganizzazione tradizionale a quella evoluta non stata semplice:
fin dallinizio stato evidente che la trasformazione per il middle management presentava
notevoli criticit. La TBO di fatto prevedeva leliminazione dei capiturno e la trasformazione
del ruolo dei capireparto: questi ultimi avrebbero dovuto interfacciarsi direttamente con gli
operatori e non pi attraverso la gerarchia. stata spesa molta formazione per spiegare ai
capireparto il cambiamento, e per presentare agli ex capiturno il nuovo percorso che li avreb-
be fatti diventare coach, responsabili di formare le competenze degli operatori. Oltre alla le-
va della formazione, per lintroduzione della TBO stata colta unopportunit, scegliendo
un momento in cui alcuni capiturno anziani lasciavano spontaneamente lorganizzazione
per il pensionamento. Il capoturno pi coinvolto nel progetto e potenzialmente pi adatto al
nuovo modello organizzativo stato promosso a caporeparto, mentre il vecchio caporepar-
to, legato a logiche organizzative tradizionali, stato trasferito a un altro incarico.
Il cambiamento organizzativo stato spiegato fin dallinizio anche agli operatori: sono stati
illustrati non solo i vantaggi, ma anche gli svantaggi dellorganizzazione in team; in partico-
lare stato sottolineato con chiarezza che la nuova organizzazione avrebbe comportato una
maggiore assunzione di responsabilit da parte degli operatori su aspetti che prima erano
gestiti dai capi. Nellorganizzazione tradizionale i bravi operatori diventavano conduttori di
macchine, avevano capacit tecniche come saper cambiare il formato di imbottigliamento
ed effettuare gli interventi tecnici, ma non le capacit manageriali e di gestione delle risorse
umane. Le persone erano arrivate a ricoprire questo ruolo dopo anni di esperienza, quindi al
momento di introdurre la TBO si erano opposte al cambiamento, perch non riuscivano a
capirne le ragioni. Per coinvolgerle nel progetto stata necessaria molta formazione su co-
me rapportarsi con gli altri, come gestire il lavoro di gruppo e le riunioni.
Un grande aiuto al cambiamento venuto dalle caratteristiche della forza lavoro di uno sta-
bilimento con unet media inferiore ai 30 anni in produzione, e un buon livello di istruzio-
ne, variabili considerate fondamentali per proporre uninnovazione cos radicale. Non sta-
to semplice convincere persone, abituate a lavorare in modo tradizionale da 20 o 30 anni, a
rimettersi in gioco cambiando completamente i propri riferimenti. Per giovani con una buo-
na istruzione, invece, un simile modello organizzativo ha rappresentato unopportunit di
lavorare in maniera pi coinvolgente e con maggiori possibilit di crescita professionale.
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3.4.2 I conflitti
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