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APPUNTI DI GEOMETRIA

1. Vettori liberi
Definizione 1. Presi due punti qualsiasi A e B dello spazio ordinario S, dicesi
segmento orientato avente A come primo estremo e B come secondo estremo, il
segmento AB dotato del verso secondo cui A precede B. Tale segmento orientato,
indicato con una freccia che parte da A e termina in B, pu essere identificato con
la coppia ordinata (A, B). Nel caso in cui A = B, il segmento orientato (A, A) si
riduce ad un punto ed ha direzione e verso indeterminati. Se A e B sono distinti,
un segmento orientato (A, B) dello spazio possiede le seguenti tre propriet:
(1) la direzione, cio la direzione della retta passante per A e B,
(2) il verso, cio il verso che su tale retta porta da A a B,
(3) la lunghezza, cio la misura AB del segmento AB rispetto ad una fissata
unit di misura dei segmenti.
Denotato con 3 linsieme di tutti i segmenti orientati dello spazio, su tale insieme
si pu definire una relazione nel modo che segue.
Si dice che due segmenti orientati (A, B) e (C, D) dello spazio sono equipollenti
e si indica con (A, B) (C, D), se si verifica una delle seguenti condizioni:
se A = B, allora C = D;
i segmenti orientati (A, B) e (C, D), entrambi non ridotti ad un punto,
appartengono alla stessa retta, sono congruenti e concordi;
i segmenti orientati (A, B) e (C, D), entrambi non ridotti ad un punto,
appartengono a due rette parallele distinte e le rette AC, BD sono parallele
(cio ACDB un parallelogrammo).

Figura 1.1.

In altre parole, due segmenti orientati sono equipollenti se hanno lunghezza nulla
oppure se hanno lunghezza, direzione e verso uguali. Si verifica facilmente che la
1
APPUNTI DI GEOMETRIA 2

relazione di equipollenza una relazione di equivalenza su 3 . Dicesi vettore


libero (o vettore geometrico o vettore ordinario) ogni classe di equivalenza [(A, B)]
di segmenti orientati equipollenti, cio ogni elemento dellinsieme quoziente 3 / .
Un vettore libero si denota con una lettera scritta in carattere grassetto v e se
(A, B) un rappresentante di v, si scrive

v = AB
oppure
v =BA

Il modulo kvk, la direzione e il verso di un vettore v = AB si definiscono come
la lunghezza, la direzione e il verso comuni ad (A, B) e a tutti i segmenti orientati
equipollenti ad (A, B). Il vettore nullo il vettore 0 = [(A, A)] i cui rappresentanti
sono segmenti orientati ridotti a un punto: esso ha lunghezza nulla, direzione e
verso indeterminati. Un vettore di lunghezza unitaria si dice versore; se v un
vettore non nullo, il versore di v il versore vers (v) che ha la stessa direzione e lo
stesso verso di v. Linsieme quoziente 3 / sar denotato con V3 . Se v V3 un
vettore libero e P un punto qualsiasi dello spazio, allora esiste un unico punto Q
dello spazio tale che il segmento orientato (P, Q) sia un rappresentante di v, cio
tale che v = [(P, Q)]. La coppia ordinata (P, v) si dice vettore applicato.
Nellinsieme V3 dei vettori liberi dello spazio ordinario S si definisce la seguente
operazione di addizione. Siano u e v due vettori liberi. Scelti come rappresentanti
di u e di v, rispettivamente, i segmenti orientati (A, B) e (B, C), il segmento
orientato (A, C) rappresenta il vettore somma u + v. Si verifica facilmente che
tale operazione ben posta, nel senso che non dipende dai rappresentanti scelti.
Pi precisamente, se (A0 , B 0 ) e (B 0 , C 0 ) sono altri due rappresentanti di u e di v,
allora il segmento orientato (A0 , C 0 ) equipollente al segmento orientato (A, C)
e, quindi, rappresenta il medesimo vettore. Con la notazione di un vettore libero
come differenza di punti introdotta precedentemente (notazione che trover una
giustificazione successivamente) si ha che
u + v = (B A) + (C B) = C A

Figura 1.2.

La costruzione di un rappresentante del vettore u + v pu anche essere fatta


mediante la ben nota regola del parallelogrammo: se (A, B) e (A, C) sono due rap-
presentanti di u e di v, rispettivamente, applicati nel medesimo punto A, costruito
il parallelogrammo ABDC avente tali segmenti orientati come lati, il segmento
orientato (A, D) rappresenta u + v.
APPUNTI DI GEOMETRIA 3

Figura 1.3.

Mediante semplici costruzioni geometriche, si vede che (V3 , +) un gruppo


abeliano, cio che la somma di due vettori liberi gode delle seguenti propriet:
(1) u + v = v + u u,v V3
(2) (u + v) + w = u + (v + w) u, v, w V3
(3) il vettore nullo 0 lelemento neutro rispetto alla somma, cio:
u + 0 = u u V3
(4) per ogni vettore u V3 esiste un unico vettore u detto opposto di u tale
che
u + (u) = 0
Su V3 si pu definire anche una operazione esterna avente R come dominio di
operatori, cio il prodotto di un numero reale per un vettore libero, nel modo
seguente. Se R e v V3 , il vettore prodotto di per v il vettore v cos
definito:
(1) se = 0 oppure v = 0, allora
v := 0
(2) se 6= 0 e v 6= 0 allora
v ha la stessa direzione di v;
v ha il verso concorde con quello di v se > 0, discorde se < 0;
il modulo di v si ottiene moltiplicando il modulo di v per il valore assoluto
di , cio
kvk = || kvk
Utilizzando la definizione e considerazioni di geometria elementare (il concetto di
congruenza e di similitudine), si pu dimostrare che loperazione appena definita
su V3 soddisfa le seguenti propriet:
(1) (u + v) = u + v R, u, v V3
(2) ( + ) v = v + v , R, v V3
(3) () v = (v) , R, v V3
(4) 1v = v v V3
Si osservi, infine, che, ripetendo quanto fatto nello spazio, si possono introdurre
linsieme V2 dei vettori liberi di un piano e linsieme V1 dei vettori liberi di una
retta e su di essi definire le operazioni di somma e di prodotto per un numero reale.
Definizione 2. Due o pi vettori liberi non nulli si dicono paralleli se hanno la
medesima direzione, cio se i loro rappresentanti applicati in uno stesso punto O di
S giacciono su una stessa retta r; si conviene che il vettore nullo sia parallelo
APPUNTI DI GEOMETRIA 4

ad ogni vettore. Tre o pi vettori liberi non nulli si dicono complanari se i loro
rappresentanti applicati in uno stesso punto O di S giacciono su uno stesso piano ;
si conviene che il vettore nullo sia complanare con ogni coppia di vettori.

Alla luce delle definizioni di somma tra vettori liberi , di prodotto di un numero
reale per un vettore libero e della Proposizione che caratterizza la lineare dipendenza
di vettori di uno spazio vettoriale qualunque V , si prova facilmente che

Proposizione 3. Due vettori liberi v1 , v2 sono linearmente dipendenti se e solo


se sono paralleli. Tre vettori liberi v1 , v2 , v3 sono linearmente dipendenti se e solo
se sono complanari.

In altre parole, un vettore v parallelo ad un vettore non nullo w se e solo se


esiste uno scalare R tale che v = w. Tre vettori sono complanari se e solo se
uno di essi combinazione lineare degli altri due ovvero un vettore w complanare
con due vettori non paralleli u,v se e solo se esistono due scalari , R tali che
w = u + v.

Proposizione 4. Lo spazio vettoriale V3 dei vettori liberi dello spazio ordinario ha


dimensione finita 3.

Dimostrazione. Se v1 , v2 , v3 sono tre vettori liberi linearmente indipendenti (cio


non complanari), si prova facilmente che essi generano V3 , cio che ogni vettore
v si esprime come combinazione lineare di v1 , v2 , v3 . Dette r, s, t le rette conte-
nenti i rappresentanti (O, P1 ) , (O, P2 ) , (O, P3 ) di v1 , v2 , v3 uscenti da uno stesso
punto O e concordemente orientate, sia P lunico punto dello spazio S tale che

v = OP . I piani per P paralleli ai piani individuati dalle coppie di rette st, rt,
rs, intersecano le rette r, s, t rispettivamente nei punti Pr , Ps , Pt . I segmenti orien-
tati (O, Pr ) , (O, Ps ) , (O, Pt ) rappresentano tre vettori rispettivamente paralleli a
v1 , v2 , v3 . Ne segue che


OPr = 1 v1 , OPs = 2 v2 , OPt = 3 v3


Poich v = OP = OPr + OPs + OPt , si ha che v = 1 v1 + 2 v2 + 3 v3 .
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Figura 1.4.

2. Prodotto scalare di due vettori


Definizione 5. Assegnati due vettori liberi u, v non nulli dello spazio ordinario
S, dicesi angolo di u e v langolo convesso AOB formato dalle semirette che con-
tengono due loro rappresentanti (O, A) e (O, B) uscenti da un punto arbitrario O
dello spazio.

Figura 2.1.

Osservazione 6. Cambiando il punto di applicazione dei due vettori, langolo non



cambia. Infatti, se u = OA = O0 A0 e v = OB = O0 B 0 , allora AOB = A0 O0 B 0 , poi-
ch angoli con i lati paralleli e concordi sono congruenti. Ne segue che la definizione
ben posta.
Langolo di u e v di solito denotato con uv c ed soggetto alle limitazioni

0 uv
c
APPUNTI DI GEOMETRIA 6

avendo assunto come unit di misura degli angoli il radiante. Langolo di due
vettori risulta indeterminato se almeno uno dei due vettori il vettore nullo.
Si definisce allo stesso modo langolo di due vettori di V2 .

Figura 2.2.

Definizione 7. Dicesi prodotto scalare (o interno) di due vettori liberi non nulli
u, v di V3 (o V2 ) e si indica con il simbolo u v, il numero reale

(2.1) u v := kuk kvk cos (uv)


c

Nel caso in cui almeno uno dei due vettori sia il vettore nullo 0, si conviene che
il prodotto scalare sia nullo.

Osservazione 8. Se due vettori u e v sono entrambi non nulli, u v = 0 se e


solo se cos (uv)
c = 0, cio se e solo se uv c = 2 . In altre parole, lannullarsi del
prodotto scalare di due vettori non nulli equivalente alla loro ortogonalit. Tenuto
conto del fatto che il vettore nullo, avendo direzione indeterminata, pu considerarsi
ortogonale ad ogni vettore, concludiamo che:
due vettori liberi u, v sono ortogonali (in simboli, uv) se e solo se u v = 0.

Assegnati in V3 tre vettori non complanari (cio, linearmente indipendenti)


u, v, w, il piano individuato dai rappresentanti (O, A) e (O, B) di u e v ap-
plicati in un punto qualsiasi O dello spazio, divide lo stesso in due semispazi, uno
dei quali quello individuato da w. Pi precisamente, tale semispazio quello cui

appartiene lunico punto C tale che w = OC.

Definizione 9. Una terna ordinata {u, v, w} di vettori liberi di V3 non complanari


(o, equivalentemente, una base ordinata di V3 ) si dice positiva (o destrorsa) se
la pi piccola rotazione che porta u a sovrapporsi a v nel piano vista dal
semispazio individuato da w in senso antiorario. In caso contrario si dice negativa
(o sinistrorsa).

Nella figura sottostante a sinistra rappresentata una terna positiva, a destra


una terna negativa.
APPUNTI DI GEOMETRIA 7

Figura 2.3.

In altre parole, un osservatore disposto lungo w con i piedi nel punto O, vede
u sovrapporsi a v con una rotazione di un angolo convesso, effettuata in senso
antiorario.
Si pu dare anche una definizione alternativa, nota come regola della ma-
no destra: la base {a, b, c} dicesi positiva se i tre vettori nellordine hanno
rispettivamente il verso del pollice, dellindice e del dito medio della mano destra.

Figura 2.4.

Definizione 10. Una base di vettori di V3 si dice ortonormale se costituita da


tre vettori di modulo unitario (versori ) a due a due ortogonali.

Osservazione 11. Una base ortonormale positiva verr indicata nel seguito con la
notazione {i, j, k}.
APPUNTI DI GEOMETRIA 8

Figura 2.5.

Il prodotto scalare tra vettori liberi di V3 (di V2 e di V1 ) gode delle seguenti


propriet.
Proposizione 12. Per ogni u, v, w V3 e per ogni a R, si ha che:
1) u v = v u (propriet commutativa);
2) (u + v) w = u w + v w (propriet distributiva rispetto alla somma di
vettori);
3) (au) v = u (av) = a (u v) (propriet associativa rispetto al prodotto per
uno scalare);
4) u u 0 e u u = 0 u = 0 (positivit).
Dimostrazione. Le propriet si dimostrano facilmente facendo uso della definizione
di prodotto scalare e di considerazioni di geometria elementare. 
Osservazione 13. Possiamo concludere affermando che il prodotto scalare unap-
plicazione f : V3 V3 R che ad ogni coppia ordinata di vettori liberi (u, v)
associa un numero reale f (u, v) = u v dato dalla 2.1 e che soddisfa le propriet
1), 2), 3) e 4) della precedente Proposizione. Nel prossimo capitolo, vedremo che il
concetto di prodotto scalare pu estendersi a spazi vettoriali reali astratti.
Dalla definizione di prodotto scalare, segue che, fissata una base ortonormale
B = {i, j, k}, risulta:

(2.2) ii=jj=kk=1

(2.3) ij=jk=ki=0
Note le componenti di due vettori u e v rispetto a tale base ortonormale B, il
prodotto scalare di u e v si pu calcolare facilmente. Infatti, se

u = u1 i + u2 j + u3 k
e

v = v1 i + v2 j + v3 k
allora, dalle propriet del prodotto scalare sopra elencate e dalle formule 2.2 e
2.3 segue che:

(2.4) u v = u1 v1 + u2 v2 + u3 v3
Mantenendo le stesse notazioni, osservato che per definizione uu = kuk kuk cos (0) =
2
kuk e che, per quanto appena dimostrato, uu = u21 +u22 +u23 , si ottiene la seguente
APPUNTI DI GEOMETRIA 9

formula che esprime la lunghezza di un vettore in funzione delle sue componenti


rispetto ad una base ortonormale:
q
(2.5) kuk = u21 + u22 + u23
Se u 6= 0, allora il versore di u ha componenti rispetto alla base B:

1 u1 u2 u3 u1 u2 u3
vers (u) = u= i+ j+ k= p 2 i+ p 2 j+ p 2 k
kuk kuk kuk kuk 2 2
u1 + u2 + u3 2 2
u1 + u2 + u3 u1 + u22 + u23
Infine, se u e v sono due vettori non nulli, dalla definizione di prodotto scalare
e dalle formule 2.4 e 2.5, si ricava il coseno dellangolo dei due vettori in funzione
delle componenti dei vettori rispetto a B:

uv u1 v1 + u2 v2 + u3 v3
(2.6) cos (uv)
c = =p 2 p
kuk kvk u1 + u22 + u23 v12 + v22 + v32

Definizione 14. Siano u un vettore non nullo e v = AB un vettore qualsiasi.
Detta r una retta parallela ad u e concordemente orientata, indicate con A0 , B 0 le
proiezioni ortogonali di A, B su r, dicesi vettore proiezione ortogonale di v su
u e si indica con vu (o anche pu (v)) il vettore

vu := A0 B 0

Figura 2.6.

Osservazione 15. Si verifica facilmente che la definizione ben posta nel senso che
il vettore vu non dipende dal rappresentante (A, B) del vettore v.
Il segmento orientato (A0 , B 0 ) ha lunghezza pari a kvk cos (uv)
c se A0 precede B 0

c [0, 2 ); lunghezza nulla se uv
(come nella figura), cio se uv c = 2 ; lunghezza pari
0 0
a kvk cos (uv)
c se B precede A , cio se uv c ( 2 , ]. In ogni caso, il numero
uv
reale kuk = kvk cos (uv)
c fornisce la misura con segno del segmento orientato
APPUNTI DI GEOMETRIA 10

(A0 , B 0 ) che, per definizione, coincide con A0 B 0 nel caso in cui A0 precede B 0 (nel
verso individuato da u), con A0 B 0 in caso contrario. Tale numero indicato con vu
prende il nome di componente ortogonale di v rispetto ad u. Dunque
vu
(2.7) vu =
kuk
Pertanto, il vettore proiezione ortogonale di v su u pari a
vu 1 vu
vu = vu vers (u) = u= 2u
kuk kuk kuk
Detto U := L (u) il sottospazio vettoriale di V3 generato da u (detto anche
retta vettoriale individuata da u), il vettore sopra definito prende anche il nome
di proiezione ortogonale di v su U e si indica anche con vU o pU (v). In ultima
analisi
vu
(2.8) vu = pu (v) = vU = pU (v) = 2u
kuk

Figura 2.7.

Osservazione 16. Ovviamente pu (v) = 0 se e solo se vu.


Proposizione 17. Mantenendo le stesse notazioni, il vettore pu (v) lunico vet-
tore parallelo ad u, cio del tipo tu, tale che v tu risulti ortogonale ad u. Inoltre
2
il vettore tu con t tale che kv tuk sia minimo.
Dimostrazione. Il vettore v tu ortogonale ad u se e solo se
(v tu) u = 0
Cio, se e solo se
vu
v u tu u = 0 t = 2
kuk
2 2 2
Posto f (t) = kv tuk = (v tu) (v tu) = kvk 2tv u + t2 kuk si ha che
APPUNTI DI GEOMETRIA 11

2
f 0 (t) = 2v u + 2t kuk
Dal segno della derivata prima di f si deduce che il punto critico
vu
t0 = 2
kuk
punto di minimo. 

Esercizio 18. Dimostrare che lapplicazione

pu : V3 V3

che ad ogni vettore v V3 associa la sua proiezione ortogonale sul vettore non
nullo u, un endomorfismo di V3 .

Siano v, v0 V3 e h R. Dobbiamo verificare che:


a) pu (v + v0 ) = pu (v) + pu (v0 )
b) pu (hv) = hpu (v)
Applicando la 2.8 si ha che
(v + v0 ) u v u + v0 u vu v0 u
pu (v + v0 ) = 2 u= 2 u= 2u+ 2 u = pu (v) + pu (v0 )
kuk kuk kuk kuk
In modo analogo si prova la b) (la dimostrazione lasciata al lettore).

Esercizio 19. Utilizzando il prodotto scalare, dimostrare che un parallelogrammo


un rettangolo se e solo se ha le diagonali congruenti.
Sia ABCD il parallelogrammo in esame. Posto

v1 = AB v2 = AD

si ha che

v1 + v2 = AC v1 v2 = DB
Pertanto, il parallelogrammo un rettangolo se e solo se v1 v2 = 0 (cio v1 v2 ),
ha le diagonali congruenti se e solo se kv1 + v2 k = kv1 v2 k. Osservato che
2 2 2
kv1 + v2 k = kv1 k + 2v1 v2 + kv2 k

e
2 2 2
kv1 v2 k = kv1 k 2v1 v2 + kv2 k

sottraendo membro a membro e dividendo per 4 si ottiene la seguente identit


(valida per ogni v1 , v2 V3 ):
1 2 2

v1 v2 = kv1 + v2 k kv1 v2 k
4
A questo punto, tale semplice identit ci consente di arrivare immediatamente
alla conclusione cercata. Infatti
2 2
v1 v2 = 0 kv1 + v2 k kv1 v2 k = 0 kv1 + v2 k = kv1 v2 k .
APPUNTI DI GEOMETRIA 12

3. Prodotto vettoriale di due vettori


Definizione 20. Assegnati due vettori u, v V3 , dicesi prodotto vettoriale (o
esterno) di u e v e si denota con il simbolo u v (o, anche, u v), il vettore cos
definito:
1) Se i due vettori sono paralleli (in particolare se almeno uno dei due vettori
il vettore nullo), allora u v := 0.
2) Se i due vettori non sono paralleli, il vettore u v ha :
a) lunghezza data da ku vk := kuk kvk sin (uv);c
b) direzione ortogonale a u e v;
c) verso tale che la terna ordinata {u, v, u v} sia positiva.

Figura 3.1.

Osservazione 21. Lannullarsi del prodotto vettoriale di due vettori non nulli
equivalente al loro parallelismo. Ricordando che il vettore nullo, avendo direzione
indeterminata, si conviene essere parallelo a qualsiasi vettore, concludiamo che:
due vettori liberi u, v sono paralleli (in simboli, u//v) se e solo se u v = 0.

Osservazione 22. Se u e v sono due vettori non paralleli, il modulo ku vk del loro
prodotto vettoriale pari allarea del parallelogrammo avente come lati consecutivi
due loro rappresentanti (O, A) e (O, B) uscenti da un punto arbitrario O.
Il prodotto vettoriale tra vettori liberi di V3 gode delle seguenti propriet.
Proposizione 23. Per ogni u, v, w V3 e per ogni a R, si ha che:
1) u v = v u (propriet alternante o anticommutativa);
2) u (v + w) = u v + u w (propriet distributiva rispetto alla somma di
vettori);
3) (au) v = u (av) = a (u v) (propriet associativa rispetto al prodotto
per uno scalare).
Dimostrazione. Le propriet 1) e 3) seguono direttamente dalla definizione di pro-
dotto vettoriale. Omettiamo la dimostrazione della propriet 2). 
APPUNTI DI GEOMETRIA 13

Osservazione 24. Dalla 1) e dalla 2) si ricava che:

(u + v) w = u w + v w
Dalla definizione di prodotto vettoriale segue che, fissata una base ortonormale
B = {i, j, k}, valgono le seguenti relazioni:

(3.1) ii=jj=kk=0


i j = k; j i = k
(3.2) j k = i; k j = i
k i = j; i k = j

Utilizzando le propriet del prodotto vettoriale e le formule 3.1 e 3.2, fissata una
base ortonormale B = {i, j, k}, assegnati due vettori

u = u1 i + u2 j + u3 k
e

v = v1 i + v2 j + v3 k
si ha che:

u v = (u1 i + u2 j + u3 k) (v1 i + v2 j + v3 k) =

= u1 v1 i i + u1 v2 i j + u1 v3 ik+

+u2 v1 j i + u2 v2 j j + u2 v3 j k+

+u3 v1 k i + u3 v2 k j + u3 v3 k k =

= (u2 v3 u3 v2 ) i + (u3 v1 u1 v3 ) j + (u1 v2 u2 v1 ) k


Tale espressione si pu ottenere sviluppando lungo la prima riga il seguente
determinante formale:

i j k

u1 u2 u3

v1 v2 v3
Esplicitamente

u u3 u1 u3 u1
u2
(3.3) u v = 2 i j + k
v2 v3 v1 v3 v1
v2

Definizione 25. Considerato un piano ed il vettore v = AB, dicesi vettore
proiezione ortogonale di v su e si denota con v il vettore

v := A00 B 00
dove A00 , B 00 sono le proiezioni ortogonali di A, B su .
APPUNTI DI GEOMETRIA 14

Figura 3.2.

Osservazione 26. Ancora una volta il vettore v non dipende dal rappresentante
(A, B) di v.

Se a e b sono due vettori non paralleli tra loro e paralleli al piano (in altre

parole, se O e a = OP e b = OQ, allora P, Q ), il vettore

u := a b

non nullo e perpendicolare ad . Evidentemente si ha che

(3.4) v = vU + v
APPUNTI DI GEOMETRIA 15

Figura 3.3.

La formula 3.4 fornisce la decomposizione del vettore v secondo un vettore pa-


rallelo ed un vettore ortogonale ad u e porta alla seguente formula che consente di
calcolare la proiezione ortogonale di un vettore v su un piano individuato da due
vettori a, b
vu
v = v 2u
kuk
Detto W := L (a, b) il sottospazio vettoriale di V3 generato da a, b (detto anche
piano vettoriale individuato da a e b), il vettore v dicesi anche proiezione
ortogonale di v su W e si indica con vW o pW (v). Dunque
vab
(3.5) pW (v) = v 2a b
ka bk
Osservazione 27. Ripetendo quanto fatto per pu (v) si pu provare che v lunico
vettore parallelo ad tale che v v risulti perpendicolare ad . Inoltre, se ab,
allora con semplici considerazioni di carattere geometrico (si fa uso del Teorema
delle tre perpendicolari), si prova che
(3.6) pW (v) = pa (v) + pb (v)
Esercizio 28. Dati i vettori liberi a = j + 2k, b = 3i j + k e v = i + 2j + 2k,
determinare la proiezione ortogonale di v sul piano individuato da a e b.
Posto W := L (a, b), dalla 3.5 segue che il vettore richiesto
vab
pW (v) = v 2a b
ka bk
Ora
i j k

a b = 0 1 2 = 3i + 6j 3k

3 1 1
APPUNTI DI GEOMETRIA 16

Dunque
v a b = (i + 2j + 2k) (3i + 6j 3k) = 3 + 12 6 = 3
e
2
ka bk = 9 + 36 + 9 = 54
Svolgendo i calcoli si trova che
7 5 13
pW (v) = i + j + k
6 3 6
Poich
a b = 1 + 2 = 1 6= 0
i due vettori a, b non sono ortogonali. Se vogliamo applicare la 3.6, necessario
determinare due vettori v1 e v2 che siano tra loro ortogonali e che individuino lo
stesso piano vettoriale W (in altre parole tali che L (v1 , v2 ) = L (a, b)). Si verifica
facilmente che i vettori
v1 := a
e
v2 := b pv1 (b)
soddisfano entrambe le condizioni richieste. Infatti
! !
ba ba
v1 v2 = a(b pa (b)) = aba 2 a = ab 2 aa = abba = 0
kak kak
Anche la seconda condizione
L (v1 , v2 ) = L (a, b)
evidentemente verificata. Dunque
6 3
v2 = 3i j + k
5 5
Dalla 3.6 si ha che
6 12 7 7 7 7 5 13
pW (v) = pv1 (v) + pv2 (v) = j+ k i+ j k= i+ j+ k
5 5 6 15 30 6 3 6
Supponiamo ora di avere una base B = {u, v, w} di V3 ; vediamo come sia possi-
bile costruire a partire da B una nuova base B 0 = {v1 , v2 , v3 } costituita da vettori
a due a due ortogonali (supponendo che u, v, w non lo siano gi). In effetti basta
porre
v1 := u

v2 := v pv1 (v)

v3 := w pv1 (w) pv2 (w)


Normalizzando i vettori vi , si ottiene una base ortonormale B 00 = {e1 , e2 , e3 }
con
vi
ei :=
kvi k
per ogni i = 1, 2, 3.
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4. Prodotto misto di tre vettori


Definizione 29. Dicesi prodotto misto di tre vettori liberi u, v, w V3 il numero
reale:

wuv
Le propriet del prodotto misto conseguono direttamente dalle propriet del
prodotto scalare e del prodotto vettoriale. in particolare
il prodotto misto w u v nullo se e solo se u, v, w sono complanari.
Proposizione 30. Il valore assoluto del prodotto misto di tre vettori u, v, w non
complanari uguaglia il volume del parallelepipedo costruito sui tre vettori applicati
in un medesimo punto.

Figura 4.1.

Dimostrazione. Applichiamo i tre vettori in un punto arbitrario O dello spazio.


Siano A, B, C i tre punti tali che
u=AO v =BO w =C O
Se H rappresenta la proiezione ortogonale di C sulla retta parallela al vettore
u v, detto langolo dei due vettori w e u v, evidentemente laltezza h del
parallelepipedo costruito sui tre vettori
h = kwk |cos |
Poich larea S del parallelogrammo costruito sui vettori u e v pari a ku vk,
essendo il volume V del parallepipedo pari a Sh, ne segue che
|w u v| = |kwk ku vk cos | = ku vk kwk |cos | = Sh

Osservazione 31. Se i vettori u, v, w hanno componenti rispetto ad una base or-
tonormale B = {i, j, k}rispettivamente (u1 , u2 , u3 ), (v1 , v2 , v3 ) e (w1 , w2 , w3 ), allo-
ra, dalle espressioni ottenute in precedenza per il prodotto scalare e il prodotto
vettoriale (2.4 e 3.3), si ottiene che:
APPUNTI DI GEOMETRIA 18


u1 u2 u3

(4.1) u v w = v1 v2 v3

w1 w2 w3
Inoltre, la terna ordinata {u, v, w} positiva se e solo se u v w > 0: tale pro-
priet giustifica la denominazione di terna positiva. Si osservi infine che il prodotto
misto ciclico
uvw =vwu=wuv
come si dimostra facilmente applicando le propriet del determinante.
In alcuni casi, quando ad esempio affronteremo problemi di geometria analitica
piana, faremo uso dei vettori liberi del piano. Nellinsieme V2 dei vettori liberi di un
piano oltre alle operazioni di somma e di prodotto di un numero reale per un vettore
si pu definire allo stesso modo il prodotto scalare, dopo aver definito langolo di
due vettori (esattamente come in V3 ). Non hanno senso invece le operazioni di
prodotto vettoriale (a meno che non si rivedano i vettori di un piano come vettori
dello spazio aventi la terza componente nulla) e di prodotto misto. Due vettori di
un piano sono linearmente dipendenti se e solo se sono paralleli; tre vettori di V2
sono linearmente dipendenti. Una coppia ordinata {u, v} di vettori liberi di V2 non
paralleli (o, equivalentemente, una base ordinata di V2 ) si dice positiva se la pi
piccola rotazione che sovrappone u a v avviene in senso antiorario. Nella figura
sottostante rappresentata una coppia positiva {u, v} di vettori, in cui la minima
rotazione (di 4 ) che porta u a sovrapporsi a v avviene in senso antiorario.

Figura 4.2.

5. Esercizi
Negli esercizi che seguono si sottintende fissato nello spazio vettoriale reale V3
dei vettori liberi dello spazio ordinario una base ortonormale positiva B = {i, j, k}.
Esercizio 32. Determinare i vettori di V3 aventi modulo 3, complanari con i vettori
u = i + j e v = 3j + 2k e che formano un angolo di 34 con il vettore w = i k.

I vettori liberi che soddisfano le condizioni richieste sono x1 = i + 2j + 2k e


27
x2 = 11 i 18 6
11 j + 11 k.
APPUNTI DI GEOMETRIA 19

Esercizio 33. Dati i vettori u = j k e v = i j + 2k:


a) Calcolare langolo di u e v.
b) Determinare il vettore w perpendicolare ad u e tale che u w = u v.

c = 65 e il vettore w = i + 12 j + 12 k.
Langolo uv

Esercizio
34. Dati i vettori u = i j e v = 2k, determinare i vettori w di modulo
2, complanari con u, v e tali che u
dw=v dw.


2 2 2 2
I vettori cercati sono w1 = 2 i 2 j + k e w2 = 2 i + 2 j k.

35. Dati i vettori u = 2i j + 2k e v = i j, determinare i vettori w di


Esercizio
modulo 3 ortogonali a v e la cui componente ortogonale rispetto ad u valga 1.

Sia w = xi + yj + zk il vettore libero incognito. Le condizioni da imporre su w


sono:
a) kwk = 3
b) w v = 0
c) wu = wu
kuk = 1
Condizioni che portano alla risoluzione del seguente sistema
2
x + y2 + z2 = 3
xy =0
2x y + 2z = 3

I vettori cercati sono w1 = i + j + k e w2 = 31 i 31 j + 53 k.

Esercizio 36. Dati i vettori u = 2i 3k, v= i + 2j + k, w = 3i + j + 2k trovare


i vettori a complanari con u, v, di modulo 6 e la cui proiezione ortogonale su w
sia 21 w.

Sia a = xi + yj + zk. Le condizioni da imporre su a sono:


a) a u
v=0
b) kak = 6
aw 1
c) pw (a) = kwk 2 w = 2w

Condizioni che si traducono nel sistema



6x 5y + 4z = 0
x2 + y 2 + z 2 = 6
3x + y + 2z = 7

17 7
I vettori cercati sono a1 = i 2j k e a2 = 13 i 2j 13 k.

Esercizio 37. Dati i vettori u = 3j + k, v = i + j k e w = 2i + j + 2k,


determinare il vettore proiezione ortogonale di u sul piano individuato da v e w,
dopo aver verificato che B = {u, v, w} una base di V3 . Successivamente costruire
APPUNTI DI GEOMETRIA 20

a partire da B una base ortogonale di V3 (cio costituita da vettori a due a due


ortogonali).

La proiezione ortogonale di u sul piano W = L (v, w) il vettore


1 1
pW (u) = i + 3j + k
2 2
Una base ortogonale di V3 ottenuta da B B 0 = {v1 , v2 , v3 } con
 
1 1
v1 = v = i + j k v2 = i + 2j + k v3 = , 0,
2 2

Esercizio 38. Dati i vettori u = j k, v = i + 2j k, w = j:


a) Determinare langolo che u forma con la sua proiezione ortogonale sul piano
individuato da v, w.
b) Trovare il simmetrico del vettore u rispetto a tale piano.

La proiezione ortogonale di u sul piano individuato da v, w il vettore


1 1
u = i + j k
2 2
Langolo che u forma con la sua proiezione u

uu
d =
6
Il simmetrico di u rispetto ad il vettore u0 tale che
u + u0 = 2u
Ne segue che
u0 = 2u u = i + j

Esercizio 39. Dati i vettori u = i hk, v = hj k e w = hi + 2hj k con h R:


a) Determinare, se esiste, un valore di h per cui i vettori u, v, w siano complanari.
b) Determinare, se esiste, un valore di h per cui i vettori u e v siano paralleli.
c) Determinare, se esiste, un valore di h per cui i vettori u, v, w costituiscano
una base ortogonale.
d) Posto h = 2, determinare il vettore proiezione ortogonale di u sul piano
generato da v e w.

La risposta negativa per i punti b) e c). Per il punto a), la complanarit si ha


per h = 0. Infine, la proiezione ortogonale di u sul piano individuato da v e w
il vettore
1 5 1
u = i + j k
6 6 3

Esercizio 40. Dati i vettori v1 = 2i + 3j k, v2 = j + k e v3 = i + k:


a) Determinare gli angoli formati dalle diagonali del parallelogrammo individuato
dai vettori v1 e v2 .
b) Calcolare larea del parallelogrammo di cui sopra.
APPUNTI DI GEOMETRIA 21

b) Calcolare il volume del parallelepipedo i cui spigoli sono individuati da v1 , v2 , v3 .

Gli angoli delle diagonali del parallelogrammo in esame coincidono con gli angoli
formati dai vettori v1 + v2 e v1 v2 e dai vettori v1 + v2 e v2 v1 . Si trova cos
che gli angoli sono 6 e 65 .

Larea de parallelogrammo pari a kv1 v2 k = 2 3. Calcolando il valore
assoluto del prodotto misto v1 v2 v3 si ottiene che il volume del parallelepipedo
individuato dai tre vettori pari a 4.

Esercizio 41. Utilizzando il prodotto scalare, dimostrare che un parallelogrammo


un rombo se e solo se le diagonali sono perpendicolari.

Siano v1 e v2 i vettori liberi che individuano il parallelogrammo. Per quanto


osservato nellesercizio precedente, uno dei due angoli formati dalle due diagonali
coincide con langolo formato dai vettori v1 + v2 e v1 v2 . Dunque, le diagonali
sono perpendicolari se e solo se tali vettori lo sono, cio se e solo se il loro prodotto
scalare nullo:
2 2
(v1 + v2 ) (v1 v2 ) = 0 kv1 k kv2 k = 0 kv1 k = kv2 k
Abbiamo cos provato che le diagonali sono perpendicolari se e solo se due lati
consecutivi del parallelogrammo sono congruenti, cio se e solo se il parallelogrammo
un rombo.

Esercizio 42. Utilizzando il prodotto scalare, dimostrare che le diagonali del rombo
sono bisettrici degli angoli.

Come nellesercizio precedente, Siano v1 e v2 i vettori liberi che individuano il


parallelogrammo. In questo caso i due vettori hanno lo stesso modulo per ipotesi
kv1 k = kv2 k
A questo punto basta provare che langolo formato dai vettori v1 e v1 + v2
congruente allangolo formato dai vettori v2 e v1 + v2 .

Esercizio 43. Siano u, v due arbitrari vettori liberi. Provare la validit della
seguente identit (nota come identit di Lagrange):

2 2 2 2
ku vk = kuk kvk (u v)

Basta ricordare che


ku vk = kuk kvk sin (uv)
c
Elevando al quadrato e sapendo che sin2 (uv)
c = 1cos2 (uv)
c si giunge facilmente
allidentit.
APPUNTI DI GEOMETRIA 22

Esercizio 44. Dimostrare che in un parallelogrammo la somma dei quadrati delle


lunghezze delle due diagonali uguale alla somma dei quadrati delle lunghezze dei
lati.

Detti u e v i vettori che individuano il parallelogrammo, le due diagonali hanno


lunghezza pari a ku + vk e ku vk. La relazione cercata si riduce alla seguente:
2 2 2 2
ku + vk + ku vk = 2 kuk + 2 kvk

Esercizio 45. Dati i vettori u = i + j e v = j + k, determinare il vettore x V3


tale che:
a) La proiezione ortogonale di x sul piano individuato da u e v sia il vettore
3u + 4v.
b) La terna ordinata {u, v, x} sia positiva.
c) Il volume del tetraedro individuato dai vettori u, v e x sia pari a 21 .

Detto x = xi + yj + zk il vettore richiesto, se W = L (u, v), svolgendo i calcoli


si trova che
xy+z xy+z xy+z
pW (x) = i j+ k
3 3 3
La seconda condizione equivalente a dire che
uvx>0
Il volume del tetraedro individuato dai vettori u, v e x pari a 16 del volume del
parallelepipedo individuato dai medesimi vettori e, quindi, a
1
V = (u v x)
6
(Si osservi che si omesso il valore assoluto per la positivit del prodotto misto).
Le condizioni di cui sopra portano al seguente sistema


2x + y z = 9
x + 2y + z = 21


x + y + 2z = 12
xy+z =3

risolvendo il quale si trova che
x = 4i + 6j + 5k

6. Riferimento cartesiano nello spazio


Definizione 46. Si chiama riferimento cartesiano affine dello spazio ordinario S e
si denota con RA (O, B) una coppia ordinata costituita da un punto O dello spazio
detto origine e da una base B = {u1 , u2 , u3 } di V3 .
Osservazione 47. Fissando nello spazio un riferimento cartesiano affine, si realizza
una corrispondenza biunivoca tra S e V3 . Infatti, per ogni v V3 esiste un unico

punto P S tale che v = OP .
Daltra parte, V3 isomorfo a R3 : per ogni v V3 esiste ununica terna ordinata
(x1 , x2 , x3 ) R3 tale che v = x1 u1 + x2 u2 + x3 u3 . Ci giustifica la seguente:
APPUNTI DI GEOMETRIA 23

Definizione 48. Fissato nello spazio un riferimento cartesiano affine RA (O, B),
ad ogni punto P S resta associata la terna ordinata (x1 , x2 , x3 ) R3 tale che

OP = x1 u1 + x2 u2 + x3 u3
Tali tre numeri si dicono le coordinate cartesiane affini di P : x1 dicesi ascissa,
x2 ordinata e x3 quota.
Applicando i vettori u1 , u2 , u3 in O, si ottengono i segmenti orientati
(O, U1 ) , (O, U2 ) , (O, U3 )
Le tre rette uscenti da O e orientate concordemente a tali segmenti orientati, si
indicano, rispettivamente, con x, y, z e si chiamano asse delle x o delle ascisse, asse
delle y o delle ordinate, asse delle z o delle quote. I piani individuati da due assi si
dicono piani coordinati e si indicano con [xy] , [xz] , [yz].
Definizione 49. Si chiama riferimento cartesiano ortonormale (od ortogonale mo-
nometrico o metrico) e si denota con R (O, x, y, z) o R (O, i, j, k) la coppia ordinata
costituita da un punto O e da una base ortonormale B = {i, j, k}. Il riferimento si
dice positivo se tale risulta la base B.
Nel seguito utilizzeremo sempre un riferimento metrico positivo. Indicheremo
con (x, y, z) le coordinate cartesiane ortogonali di un punto P dello spazio,

cio le componenti del vettore OP rispetto alla base B = {i, j, k}. Scriveremo in
modo sintetico P (x, y, z), sottintendendo che, nel riferimento metrico fissato:


(6.1) P (x, y, z) OP = xi + yj + zk

Figura 6.1.

Analogamente, per ogni vettore libero v scriveremo in modo sintetico v =


(l, m, n), sottintendendo che, nel riferimento metrico fissato:
v = (l, m, n) v = li + mj + nk
APPUNTI DI GEOMETRIA 24

Considerati due punti A (x1 , y1 , z1 ) e B (x2 , y2 , z2 ), tenuto conto del fatto che

OA + AB = OB, e, quindi, che AB = OB OA, dalla 6.1, segue che:


OA = x1 i + y1 j + z1 k


OB = x2 i + y2 j + z2 k
da cui


(6.2) AB = (x2 x1 ) i + (y2 y1 ) j + (z2 z1 ) k

In altre parole, il vettore rappresentato dal segmento orientato (A, B) ha compo-


nenti (rispetto alla base B = {i, j, k}) che si ottengono calcolando le differenze tra
le coordinate di B e le coordinate di A, cio tra le coordinate del secondo estremo
e quelle del primo estremo del segmento orientato. Questo giustifica il motivo per
cui tale vettore viene anche indicato come differenza di due punti

AB = B A

Facendo uso della 6.2, si prova la formula che consente di calcolare le coordinate
del punto medio M di un segmento, note le coordinate dei suoi estremi.
Infatti, assegnati due punti distinti A (x1 , y1 , z1 ) e B (x2 , y2 , z2 ), il punto medio

M lunico punto dello spazio tale che AM = M B. Ora, se M ha coordinate
(xM , yM , zM ), risulta:


AM = M A = (xM x1 ) i + (yM y1 ) j + (zM z1 ) k


M B = B M = (x2 xM ) i + (y2 yM ) j + (z2 zM ) k
Uguagliando le componenti dei due vettori, si ottiene:

x1 + x2 y1 + y2 z1 + z2
(6.3) xM = , yM = , zM =
2 2 2
Equivalentemente
1  
OM = OA + OB
2
Osservazione 50. La formula del punto medio appena ricavata continua a valere
nel piano, a patto di eliminare la variabile z.

7. Equazioni di un piano
Un piano pu essere individuato geometricamente assegnando:
(1) un suo punto P0 ed un vettore n 6= 0 ortogonale al piano;
(2) un suo punto P0 e due vettori w, w0 linearmente indipendenti e paralleli al
piano (vettori di giacitura del piano).
APPUNTI DI GEOMETRIA 25

Figura 7.1.

Ricordiamo che:
un vettore libero v si dice parallelo al piano (e si scrive v//) se appli-
cando il vettore in un punto arbitrario A del piano, il segmento orientato
(A, B) che lo rappresenta giace interamente nel piano (o, equivalentemente,
B appartiene al piano);
un vettore libero non nullo n si dice ortogonale (o perperdicolare o
normale) al piano (e si scrive n) se ortogonale ad ogni vettore
parallelo al piano, cio se nv per ogni v//.
Si osservi che, nel caso 2. rientrano anche quelli in cui il piano risulti individuato
da:
tre suoi punti A, B, C non allineati;
una retta r contenuta in esso e un punto A del piano che non appartiene a
r;
due rette r, s parallele e distinte in esso contenute;
due rette r, s incidenti in esso contenute.

Infatti, se A, B, C , allora i vettori w = AB e w0 = AC sono linearmente indi-
pendenti (cio non paralleli) poich i tre punti non sono allineati e sono chiaramente
paralleli al piano.
In tutti gli altri rimanenti casi, basta scegliere opportunamente tre punti non
allineati.
Cominciamo con lesaminare il caso 1.
Fissato nello spazio un riferimento metrico R (O, x, y, z), se P0 ha coordinate
(x0 , y0, z0 ) e il vettore non nullo n ortogonale al piano ha componenti (a, b, c), allora

un punto P (x, y, z) appartiene al piano se e solo se il vettore P0 P parallelo al piano
o, equivalentemente, ortogonale a n. Daltra parte, due vettori sono ortogonali se
e solo se il loro prodotto scalare nullo. Dunque:

P P0 P n P0 P n = 0

Dalla 6.2, P0 P = P P0 = (x x0 ) i + (y y0 ) j + (z z0 ) k. Applicando la
2.4, si ottiene lequazione cartesiana del piano

(7.1) a (x x0 ) + b (y y0 ) + c (z z0 ) = 0
Sviluppando i calcoli, si perviene ad unequazione lineare nelle tre incognite
(x, y, z) del tipo
APPUNTI DI GEOMETRIA 26

(7.2) ax + by + cz + d = 0
Osservazione 51. Viceversa, ogni equazione del tipo 7.2 rappresenta un piano ort-
gonale al vettore n = (a, b, c). Infatti, poich (a, b, c) 6= (0, 0, 0), esiste almeno un
punto P0 (x0 , y0 , z0 ) dello spazio le cui coordinate soddisfano lequazione, tale cio
che ax0 + by0 + cz0 + d = 0. Pertanto, essendo d = ax0 by0 cz0 la 7.2 diventa
a (x x0 ) + b (y y0 ) + c (z z0 ) = 0, equazione che rappresenta il piano passante
per P0 e ortogonale al vettore ai + bj + ck.

Osservazione 52. I coefficienti a, b, c delle incognite che compaiono nellequazione


cartesiana 7.2 di un piano, costituiscono le componenti di un vettore non nullo
ortogonale al piano stesso. Se si moltiplica la 7.2 per un numero reale arbitrario
non nullo , si ottiene una nuova equazione che rappresenta il medesimo piano. In
altre parole, lequazione cartesiana 7.2 di un piano definita a meno di un fattore
di proporzionalit non nullo. Infine, si osservi che la 7.1, al variare di (a, b, c) in
R3 \ {(0, 0, 0)}, rappresenta la totalit dei piani passanti per il punto P0 , cio la
stella di piani di centro P0 .
Se nella 7.2 qualche coefficiente nullo, il piano in posizione particolare rispetto
al sistema di riferimento. Pi precisamente:
se d = 0, il piano passa per lorigine O;
se a = 0, il piano parallelo allasse x;
se b = 0, il piano parallelo allasse y;
se c = 0, il piano parallelo allasse z;
se a = b = 0, il piano parallelo al piano coordinato [xy] e quindi perpendi-
colare allasse z;
se a = c = 0, il piano parallelo al piano coordinato [xz] e quindi perpendi-
colare allasse y;
se b = c = 0, il piano parallelo al piano coordinato [yz] e quindi perpendi-
colare allasse x.
In particolare, i piani coordinati hanno equazioni:
[xy] : z = 0 [xz] : y = 0 [yz] : x = 0.
Esaminiamo, ora, il caso 2.
Se il piano passa per P0 (x0 , y0 , z0 ) ed parallelo ai vettori linearmente indi-
pendenti w, w0 , allora, un punto P (x, y, z) appartiene al piano se e solo se i vettori

P0 P , w, w0 sono complanari. Supponendo che w = li+mj+nk e w0 = l0 i+m0 j+n0 k,


ricordando che tre vettori liberi sono complanari se e solo se il loro prodotto misto
nullo, dalla 4.1 segue che:

x x0 y y0 z z0
0

P (x, y, z) P0 P w w = 0 l m n =0
l0 m0 n0


Sviluppando tale determinante, si perviene allequazione cartesiana del piano che
sar ancora del tipo 7.2

possibile esprimere la complanarit dei tre vettori P0 P , w, w0 in un altro mo-

do equivalente. Infatti, P0 P , w, w0 sono complanari se e solo se il vettore P0 P
APPUNTI DI GEOMETRIA 27

combinazione lineare di w e w0 , cio se e solo se esistono due numeri reali u, v tali


che:

P0 P = uw + vw0
Questultima detta lequazione vettoriale del piano. Passando alle compo-
nenti, si ottengono le equazioni parametriche del piano:

x = x0 + ul + vl0

(7.3) y = y0 + um + vm0
z = z0 + un + vn0

che restituiscono, al variare di (u, v) R2 , le coordinate di tutti i punti del piano.


Osservazione 53. Si pu passare dalle equazioni parametriche 7.3 allequazione
cartesiana 7.2 del piano, ricavando u, v da due equazioni delle 7.3 e sostituendo
nella terza. In tal caso, si suol dire che si procede nella eliminazione di parametri.
Il passaggio dalla 7.2 alle 7.3 molto pi semplice: basta indicare con un
parametro due incognite e ricavare la terza dalla 7.2.
Si osservi che il caso 2. pu ricondursi al caso 1. prendendo come vettore
ortogonale al piano, il vettore

n := w w0
Tale vettore non nullo perch w, w0 sono linearmente indipendenti (cio non
paralleli).
Infine, se indichiamo con W := L (w, w0 ) il sottospazio di V3 generato da w, w0 ,
il piano pu esprimersi come linsieme dei punti P dello spazio tali che P P0 W.
Tenuto conto della identificazione tra V3 , S e R3 , lequazione vettoriale del piano
pu riscriversi cos:

P = P0 + W
In altre parole, un piano un traslato di un sottospazio bidimensionale W di
R3 . Il sottospazio W detto lo spazio direttore (o la giacitura) di ; si dice
anche che il piano passa per P0 ed parallelo a W .
Esercizio 54. Fissato nello spazio un riferimento metrico R (O, x, y, z), si consi-
derino i punti A(2, 1, 0), B(3, 1, 2) e C(3, 0, 2). Dopo aver verificato che i tre
punti non sono allineati, scrivere lequazione cartesiana del piano passante per
essi.
Consideriamo i vettori


AB = B A = i 2k = (1, 0, 2)
e


AC = C A = i j + 2k = (5, 1, 2)
Tali vettori non sono paralleli (non essendo proporzionali). Risulta cos univo-
camente individuato il piano per essi passante. Un vettore non nullo ortogonale al
piano :
APPUNTI DI GEOMETRIA 28


i j k

n = AB AC = 1 0 2 = 2i 8j + k = (2, 8, 1)
5 1 2
Il piano passa per il punto A ed perpendicolare al vettore n; quindi la sua
equazione :

2 (x + 2) 8 (y 1) + 1 (z 0) = 0
cio

2x + 8y z 4 = 0
In modo alternativo potevamo procedere osservando che

x+2 y1 z

P (x, y, z) AP AB AC = 0 1 0 2 =0

5 1 2
Sviluppando il determinante si perviene allequazione cercata.
Infine, ricaviamo le equazioni parametriche del piano. Un punto P (x, y, z)
se e solo se esistono due numeri reali u, v tali che

AP = uAB + v AC
Passando alle componenti, si ottengono le:

x = 2 u v
y =1v (u, v) R2
z = 2u + 2v

8. Posizione reciproca di due piani


noto che due piani , 0 nello spazio possono essere
paralleli se non hanno alcun punto in comune ( 0 = ) o sono coinci-
denti ( 0 );
incidenti se si intersecano secondo una retta r ( 0 = r).
Supponiamo che e 0 abbiano equazioni rispettivamente:

: ax + by + cz + d = 0

0 : a0 x + b0 y + c0 z + d0 = 0
Gli eventuali punti P 0 avranno coordinate (x, y, z) soluzione del seguente
sistema lineare:

ax + by + cz + d = 0
(8.1)
a 0 x + b0 y + c 0 z + d 0 = 0
Denotate con A e A0 le matrici
   
a b c 0 a b c d
A= A =
a0 b0 c0 a0 b0 c0 d0
APPUNTI DI GEOMETRIA 29

si ricordi che (a, b, c) 6= (0, 0, 0) e (a0 , b0 , c0 ) 6= (0, 0, 0); ne segue che, certamente,
r (A) > 0.
Si presentano tre possibilit:
1. r (A) = r (A0 ) = 2
In tal caso, per il Teorema di Rouch-Capelli, il sistema 8.1 compatibile e
ammette 1 soluzioni. Tali soluzioni rappresentano i punti della retta r intersezione
dei due piani che, pertanto, risultano incidenti.
2. r (A) = 1, r (A0 ) = 2
Sempre per il medesimo Teorema, il sistema 8.1 incompatibile. Dunque, i piani
e 0 sono paralleli e distinti.
3. r (A) = r (A0 ) = 1
In questo caso, il sistema 8.1 compatibile e ammette 2 soluzioni. Tali soluzioni
rappresentano tutti i punti di un piano: i piani e 0 sono coincidenti.
In ultima analisi, osservato che il parallelismo tra i due piani si realizza nei casi
2. e 3., condizione necessaria e sufficiente affinch i due piani siano paralleli che il
rango della matrice A sia pari a 1. In simboli:
 
a b c
//0 r =1
a0 b0 c0
Osservazione 55. La condizione analitica di parallelismo tra piani poteva essere
ricavata in modo pi semplice osservando che i piani e 0 sono paralleli se e solo
se lo sono i vettori n (a, b, c) e n0 (a0 , b0 , c0 ) ortogonali a e 0 . Tali vettori sono
paralleli se e solo se sono linearmente dipendenti. Dunque:
 
a b c
//0 n//n0 r =1
a0 b0 c0
Se e 0 non sono paralleli, le coordinate dei punti della retta r intersezione dei
due piani sono le soluzioni del sistema lineare

ax + by + cz + d = 0
a0 x + b0 y + c0 z + d0 = 0
La retta r pu quindi essere rappresentata attraverso queste due equazioni che
si dicono equazioni cartesiane di r.
Definizione 56. Dicesi fascio improprio di piani la totalit dei piani paralleli ad
un piano assegnato. Dicesi fascio proprio di piani di asse r la totalit dei piani
passanti per la retta r.
Per quanto visto in precedenza, se il piano ha equazione:

: ax + by + cz + d = 0
allora il generico piano parallelo a ha equazione:

(8.2) ax + by + cz + h = 0
Al variare di h in R, si ottengono tutti e soli i piani paralleli a . Per questo,
la 8.2 dicesi lequazione del fascio improprio di piani individuato da .
Per quanto concerne il fascio proprio di piani di asse r, sussiste la seguente:
APPUNTI DI GEOMETRIA 30

Proposizione 57. Fissato nello spazio un riferimento metrico R (O, x, y, z), siano
e 0 due piani di equazioni:

: ax + by + cz + d = 0

0 : a 0 x + b0 y + c 0 z + d 0 = 0
Se e 0 non sono paralleli, detti r la retta intersezione dei due piani e un
piano, sono equivalenti le seguenti condizioni:
a) r ;
b) (, ) R2 \ {(0, 0)} tale che ha equazione:

(8.3) (ax + by + cz + d) + (a0 x + b0 y + c0 z + d0 ) = 0


Dimostrazione. Proviamo che b) a). Sia Q (x0 , y0 , z0 ) r. Allora

ax0 + by0 + cz0 + d = 0

a0 x0 + b0 y0 + c0 z0 + d0 = 0
Ne consegue che

(ax0 + by0 + cz0 + d) + (a0 x0 + b0 y0 + c0 z0 + d0 ) = 0 + 0 = 0


e quindi Q .
Proviamo ora che a) b). Supponiamo, quindi, che r . Sia A (x1 , y1 , z1 ) un
punto di che non appartiene a r. Questultima condizione implica che

ax1 + by1 + cz1 + d 6= 0 a0 x1 + b0 y1 + c0 z1 + d0 6= 0


Posto

:= a0 x1 + b0 y1 + c0 z1 + d0

:= (ax1 + by1 + cz1 + d)


si verifica facilmente che il piano di equazione:
(ax + by + cz + d) + (a0 x + b0 y + c0 z + d0 ) = 0
contiene r (lo abbiamo provato nella prima parte della dimostrazione) e passa per
A dal momento che.

(ax1 + by1 + cz1 + d) + (a0 x1 + b0 y1 + c0 z1 + d0 ) = 0


Tale piano, dunque, coincide con il piano . 

La 8.3 si dice lequazione del fascio proprio di piani di asse r o anche


lequazione del fascio di piani individuato da e 0 . Al variare di (, ) in
R2 \ {(0, 0)}, si ottengono tutti e soli i piani contenenti la retta r.
APPUNTI DI GEOMETRIA 31

9. Equazioni di una retta


Abbiamo gi visto nel precedente paragrafo che una retta r, individuata come in-
tersezione di due piani e 0 , pu essere rappresentata mediante il sistema formato
dalle loro equazioni cartesiane:

ax + by + cz + d = 0
(9.1)
a0 x + b0 y + c0 z + d0 = 0
ottenendo le equazioni cartesiane di r. In realt, i piani che contengono r
sono infiniti e due qualsiasi di essi (purch distinti) possono essere usati per la
rappresentazione di r.
Una retta r pu anche essere individuata assegnando un suo punto P0 e un
vettore u 6= 0 parallelo a r.

Figura 9.1.

Se P0 ha coordinate (x0 , y0 , z0 ) e il vettore u ha componenti (l, m, n), allora un



punto P (x, y, z) dello spazio appartiene alla retta r se e solo se il vettore P0 P
parallelo a u. In simboli:

P r P0 P //u t R 3 P0 P = tu

Lequazione P0 P = tu si chiama equazione vettoriale della retta r. Passando

alle componenti, il parallelismo tra i vettori P0 P e u si traduce nelle seguenti tre
equazioni:

x = x0 + lt
(9.2) y = y0 + mt
z = z0 + nt

dette equazioni parametriche di r, equazioni che forniscono le coordinate di


tutti i punti della retta r al variare del parametro reale t.
Osservazione 58. Altre equazioni parametriche di r si possono ottenere sostituendo
u con un vettore non nullo hu ad esso parallelo (h R ) oppure cambiando il punto
P0 di r con un altro punto P1 (x1 , y1 , z1 ) r, ottenendo le equazioni parametriche

x = x1 + hlt
y = y1 + hmt t R
z = z1 + hnt

APPUNTI DI GEOMETRIA 32

che rappresentano la medesima retta r. Ne segue che ogni retta ammette infinite
rappresentazioni parametriche.


Osservazione 59. Il parallelismo tra P0 P e u pu altres esprimersi dicendo che
 
x x0 y y0 z z0
r =1
l m n
o equivalentemente che

x x0 y y0 z z0
(9.3) = =
l m n
con la convenzione che, se nullo qualche denominatore, si deve porre uguale a
zero il corrispondente numeratore. Pertanto, se lmn 6= 0 (cio i tre numeri sono
tutti non nulli), una rappresentazione cartesiana di r , ad esempio
= yy
 xx0 0
r: l m
yy0 zz0
m = n
Se mn 6= 0 e l = 0, si ha

x x0 = 0
r: yy0
m = zz
n
0

Infine, se l = m = 0 (e necessariamente n 6= 0, dal momento che (l, m, n) 6=


(0, 0, 0)), si ha che 
x x0 = 0
r:
y y0 = 0
Le 9.3 si dicono equazioni della retta r sotto forma di rapporti uguali.
Definizione 60. Si chiamano parametri direttori di una retta r le componenti
(l, m, n) di un vettore u non nullo parallelo a r. Le componenti del versore di u si
dicono i coseni direttori di r. Il vettore u detto vettore direttore o direzionale di
r.
Osservazione 61. Ovviamente se u//r, per ogni h R anche il vettore hu non
nullo e parallelo a r. Pertanto, se (l, m, n) sono parametri direttori di r, lo sono
anche i numeri (hl, hm, hn). In altre parole, i parametri direttori di una retta r sono
definiti a meno di un fattore di proporzionalit non nullo. Ovviamente, i
coseni direttori di r sono individuati a meno del segno. Se (l, m, n) sono parametri
direttori di r, i coseni direttori di r saranno dati da:
 
l m n
, ,
l2 + m2 + n2 l2 + m2 + n2 l2 + m2 + n2
Nel caso in cui r sia la retta passante per i due punti distinti A (x1 , y1 , z1 ) e

B (x2 , y2 , z2 ), un vettore direzionale di r AB e i parametri direttori di r sono dati
da (x2 x1 , y2 y1 , z2 z1 ).
Concludiamo il paragrafo vedendo come si passa da una rappresentazione allal-
tra di una retta r.
Per passare dalle equazioni parametriche 9.2 alle equazioni cartesiane 9.1 si
elimina il parametro t dalle 9.2.
APPUNTI DI GEOMETRIA 33

Viceversa, se della retta r sono assegnate le equazioni cartesiane 9.1, per ottenere
una rappresentazione parametrica della stessa occorrer determinare una soluzione
particolare del sistema 9.1 (cio le coordinate di un punto P0 r) e i parametri
direttori (l, m, n) di r. Per quanto concerne questi ultimi si osservi quanto segue.
noto che
n (a, b, c) n0 (a0 , b0 , c0 ) 0
Il vettore u := n n0 essendo ortogonale sia a n che a n0 , risulta parallelo sia al
piano che al piano 0 . In simboli.

un un0 u// u//0 u// 0 = r


In ultima analisi, u un vettore direzionale di r e le sue componenti sono proprio
i parametri direttori (l, m, n) cercati. Dalla 3.3, segue che:

b c a c a b
(9.4) l = 0 , m = 0 , n = 0
b c0 a c0 a b0

Figura 9.2.

Osservazione 62. Ripetendo quanto gi fatto con il piano, indicati con V := L (u)
il sottospazio di V3 generato da u e con P0 un punto della retta r, lequazione
vettoriale di r si pu riscrivere cos:

P = P0 + V
In altre parole, una retta r un traslato di un sottospazio unidimensionale V di
R3 . Il sottospazio V detto lo spazio direttore di r; si dice anche che la retta r
passa per P0 ed parallela a V .
Esercizio 63. Fissato nello spazio un riferimento metrico R (O, i, j, k), la simme-
tria rispetto allorigine O
SO : R3 R3
un endomorfismo di R3 (o, equivalentemente, di V3 ) tale che, per ogni v R3 ,
risulta
SO (v) = v
Ne segue che ogni vettore non nullo un autovettore di SO relativo allautovalore
1 e che questultimo lunico autovalore di SO .
APPUNTI DI GEOMETRIA 34

Sia S la simmetria rispetto al piano passante per lorigine. Evidentemente


tale simmetria un endomorfismo di R3 che fissa tutti i vettori paralleli a , cio
tale che per ogni v// risulta
S (v) = v
Detta r la retta passante per O perpendicolare a , per ogni vettore w//r risulta
S (w) = w
Ne segue che i vettori non nulli paralleli a sono autovettori di S relativi
allautovalore 1, i vettori non nulli paralleli a r sono autovettori di S relativi al-
lautovalore 1. Detto W il sottospazio di R3 (o, equivalentemente, di V3 ) costituito
dai vettori paralleli a (cio la sua giacitura) si ha che gli autospazi di S sono
V1 = W V1 = W
essendo W il sottospazio di R3 (o, equivalentemente, di V3 ) costituito dai vettori
paralleli a r.
In modo perfettamente analogo, si prova che la simmetria rispetto ad una
retta r passante per lorigine Sr un endomorfismo di R3 che ammette come
autovalori 1 e 1. Infatti, detto il piano per O ortogonale a r, tutti i vettori
paralleli a sono trasformati nel loro opposto, mentre i vettori paralleli a r sono
fissati dalla simmetria Sr . Ne segue che, denotato con U il sottospazio di R3 (o,
equivalentemente, di V3 ) costituito dai vettori paralleli a r, gli autospazi di Sr sono
V1 = U V1 = U
essendo U il sottospazio di R3 (o, equivalentemente, di V3 ) costituito dai vettori
paralleli a .

10. Posizione reciproca di una retta e di un piano


Nello spazio una retta r e un piano possono essere:
paralleli se non hanno nessun punto in comune (r = ) o se r ;
incidenti se hanno un sol punto in comune (r = {P }).
Supponiamo che, nel fissato riferimento metrico, il piano abbia equazione:

: ax + by + cz + d = 0
e che la retta r abbia equazioni parametriche:

x = x0 + lt
r: y = y0 + mt
z = z0 + nt

Un punto P (x, y, z) r ha coordinate (x0 + lt, y0 + mt, z0 + nt) e appartiene al


piano se solo se ne soddisfa lequazione cartesiana, cio:

a (x0 + lt) + b (y0 + mt) + c (z0 + nt) + d = 0


Sviluppando i calcoli si perviene alla seguente equazione di primo grado nellin-
cognita t:

(10.1) (al + bm + cn) t + ax0 + by0 + cz0 + d = 0


Distinguiamo tre casi:
APPUNTI DI GEOMETRIA 35

1. al + bm + cn 6= 0
In questo caso, lequazione 10.1 ammette ununica soluzione data da

ax0 + by0 + cz0 + d


t=
al + bm + cn
A tale unico valore di t corrisponde un unico punto P di r che giace su .
Dunque, r e sono incidenti e r = {P }.
2. al + bm + cn = 0 ax0 + by0 + cz0 + d = 0
La 10.1 indeterminata, cio verificata per ogni t R. Ne segue che tutti i
punti di r giacciono su , cio r .
3. al + bm + cn = 0 ax0 + by0 + cz0 + d 6= 0
La 10.1 impossibile. Ne segue che nessun punto di r giace su , cio r = .
Il parallelismo tra retta e piano si realizza nei casi 2. e 3. Dunque la condizione
analitica di parallelismo tra r e :

r// al + bm + cn = 0
Osservazione 64. La condizione di parallelismo poteva essere ottenuto in un altro
modo osservando che, detti u (l, m, n) il vettore direzionale di r e n (a, b, c) il vettore
ortogonale ad , chiaramente

r// nu n u = 0 al + bm + cn = 0
Esercizio 65. Determinare lequazione cartesiana del piano passante per i punti
A (2, 1, 0) e B (1, 0, 1) e parallelo alla retta

x + y 4z 1 = 0
r:
x y + 2z + 1 = 0
Risolviamo lesercizio in due modi. Innanzitutto ci calcoliamo i parametri diret-
tori della retta, utilizzando le 9.4:

1 4 1 4 1 1
l = = 2 m = = 6 n = = 2
1 2 1 2 1 1
Dunque, un vettore direzionale di r r = (2, 6, 2) o anche u = (1, 3, 1). Il

piano cercato passa per A ed parallelo ai vettori AB = B A = (3, 1, 1) e u.
Un vettore non nullo ortogonale a :

i j k

n = u AB = 1 3 1 = (4, 4, 8) // (1, 1, 2)
3 1 1
Lequazione del piano :

1 (x 2) 1 (y 1) + 2 (z 0) = 0
cio:

: x y + 2z 1 = 0
Un secondo metodo di risoluzione il seguente.
Sia s la retta passante per A e B. Essa ha equazioni parametriche:
APPUNTI DI GEOMETRIA 36


x = 2 3t
s: y =1t
z=t

ed equazioni cartesiane:

x + 3z 2 = 0
s:
y+z1=0
Il piano contiene s, pertanto ha equazione:

(x + 3z 2) + (y + z 1) = 0
2
con (, ) R \ {(0, 0)} da determinare imponendo che sia //r. Esplicitando,
lequazione del piano :

x + y + (3 + ) z 2 = 0
Dalla condizione analitica di parallelismo si ha che:

r// (, , 3 + ) (1, 3, 1) = 0 =
Tenuto conto del fatto che 6= 0 (se cos non fosse si avrebbe = = 0),
lequazione del piano :

(x + 3z 2) (y + z 1) = 0
Dividendo ambo i membri per si ottiene lequazione finale

: x y + 2z 1 = 0

11. Posizione reciproca di due rette


Si ricordi che nello spazio due rette r e s possono essere:
complanari se esiste un piano che le contenga entrambe (r s );
sghembe in caso contrario.
Nel primo caso, sono parallele se sono coincidenti o non hanno alcun punto in
comune (r s r s = ) oppure sono incidenti se hanno un sol punto in comune
(r s = {P }).
Per stabilire la posizione reciproca di due rette r e s dello spazio si pu procedere
nel modo che segue.
Siano r (l, m, n) e s (l0 , m0 , n0 ) due vettori direttori di r e s rispettivamente. Se
r//s (cio se i due vettori sono proporzionali) allora le rette r e s sono parallele e,
quindi, complanari.
In caso contrario, resta da stabilire se le rette sono incidenti (e, quindi, complana-
ri) oppure sghembe. Per fare ci, si considerino un punto P0 r ed un punto P1 s
(la scelta del tutto arbitraria). Allora, chiaro che le rette r e s sono complanari

se solo se i vettori r, s, P0 P1 sono complanari. Se P0 ha coordinate (x1 , y1 , z1 ) e P1
ha coordinate (x2 , y2 , z2 ), ricordando che tre vettori liberi sono complanari se e solo
se il loro prodotto misto nullo, dalla 4.1 segue che le rette sono complanari se e
solo se:
APPUNTI DI GEOMETRIA 37


l m n
0
m0 n0

(11.1)
l =0

x2 x1 y2 y1 z2 z1
In caso contrario, se, cio, tale determinante non nullo, le rette sono sghembe.

Figura 11.1.

Si osservi che potrebbe capitare che nella scelta dei punti P0 e P1 ritroviate
che P0 P1 ... Ebbene, avete trovato proprio il punto comune alle due rette che,

pertanto, sono incidenti. In questo caso P0 P1 = 0 e chiaramente la 11.1 continua a
valere. Tale condizione continua a valere anche se le rette sono parallele. Quindi,
la 11.1 fornisce una condizione necessaria e sufficiente di complanarit di
due rette.
Un secondo modo di procedere nello studio della posizione reciproca di due rette,
supponendo che non siano parallele, consiste nel considerarne le equazioni cartesiane
(metodo algebrico). Supponiamo che r e s abbiano equazioni:
 
ax + by + cz + d = 0 x + y + z + = 0
r: s:
a0 x + b0 y + c0 z + d0 = 0 0 x + 0 y + 0 z + 0 = 0
Allora un punto P (x, y, z) r s se solo se (x, y, z) soluzione del seguente
sistema lineare di 4 equazioni in 3 incognite:

ax
+ by + cz + d = 0
a0 x + b0 y + c0 z + d0 = 0

x + y + z + = 0
0
x + 0 y + 0 z + 0 = 0

In virt del Teorema di Rouch-Capelli, il sistema compatibile se e solo se il de-


terminante della matrice completa nullo (in caso contrario si avrebbe che r (A0 ) >
r (A)). Dunque, una seconda condizione necessaria e sufficiente di complanarit di
due rette data da:

a b c d
a0 b0 c0 d0


(11.2) =0

0 0 0 0


APPUNTI DI GEOMETRIA 38

Osservazione 66. La condizione di complanarit 11.2 continua a sussistere anche se


le rette sono parallele. Infatti, in tal caso, dette r0 e s0 le rette passanti per lorigine
e parallele rispettivamente a r e s, evidentemente esse hanno equazioni
 
ax + by + cz = 0 x + y + z = 0
r0 : s0
:
a0 x + b0 y + c0 z = 0 0 x + 0 y + 0 z = 0
Se r e s sono parallele, allora r0 s0 . Ne segue che il seguente sistema lineare
omogeneo
ax + by + cz = 0
0
a x + b0 y + c0 z = 0

x + y + z = 0
0
x + 0y + 0z = 0

ammette 1 soluzioni (rappresentanti tutti i punti di r0 ). Per il Teorema di


Rouch-Capelli ci avviene se e solo se

a b c
a0 b0 c0
r
=2

0 0 0
Segue immediatamente la 11.2.
Esercizio 67. Siano assegnate le rette r e s di equazioni rispettivamente:

x = 2 2t x = 1 + 2t
r: y = 1 + 4t tR s: y = 2 + t t R
z=t z =2t

Stabiliamo la posizione reciproca di tali rette.
Un vettore direzionale di r :

r = (2, 4, 1)
un vettore direzionale di s :

s = (2, 1, 1)
Tali vettori non sono paralleli (non essendo proporzionali). Ne segue che r e s
sono sghembe o incidenti (complanari). Scelti arbitrariamente i punti A (2, 1, 0)
r e B (1, 2, 2) s, le due rette sono complanari se e solo se

r s AB = 0
Nel nostro caso, tale prodotto misto :

2 4 1

2
1 1 = 35 6= 0
3 3 2
Pertanto le rette sono sghembe.
Procedendo in modo algebrico, le rette hanno equazioni cartesiane
 
y 4z 1 = 0 y+z =0
r: s:
x + 2z + 2 = 0 x 2y 5 = 0
Il sistema
APPUNTI DI GEOMETRIA 39



y 4z 1 = 0
x + 2z + 2 = 0


y+z =0
x 2y 5 = 0

incompatibile poich


0 1 4 1


1 0 2 2
= 35 6= 0

0 1 1 0

1 2 0 5

Esercizio 68. Verificare che le rette



x=t 
x+yz =0
r: y=t tR s:
2y + z 4 = 0
z =1+t

sono incidenti e determinare lequazione cartesiana del piano che le contiene.
Un vettore direttore di r

r = (1, 1, 1)
Utilizzando le 9.4 si ottiene che un vettore direttore di s

s = (3, 1, 2)
Tali vettori non sono proporzionali per cui le rette non sono parallele. Conside-
riamo i punti P (0, 0, 1) r e Q (2, 2, 0) s. Dal fatto che

1 1 1

r s P Q = 3 1 2 = 0
2 2 1
segue che le rette sono incidenti. Il piano che le contiene pu essere ottenuto
in due modi: considerando il generico piano per r e imponendo il passaggio per
un punto di s non appartenente a r oppure considerando il generico piano per s e
imponendo il passaggio per un punto di r non appartenente a s. Se utilizziamo il
primo metodo, necessario scrivere le equazioni cartesiane di r:

xy =0
r:
xz+1=0
Il generico piano contenente r ha equazione:

(x y) + (x z + 1) = 0
con (, ) R2 \ {(0, 0)}. Imponendo il passaggio per il punto Q s (che non
appartiene alla retta r) si ottiene = 4. Osservato che 6= 0, si ottiene:

: 3x + y 4z + 4 = 0
Il lettore verifichi che il punto di intersezione delle due rette ha coordinate
(1, 1, 2).
APPUNTI DI GEOMETRIA 40

12. Angoli nello spazio


Definizione 69. Assegnate due rette r e s dello spazio si definiscono angoli di r e
s gli angoli di due vettori qualsiasi non nulli paralleli alle due rette.

Pertanto, se r (l, m, n) un vettore direzionale di r e s (l0 , m0 , n0 ) un vettore


direzionale di s, gli angoli delle due rette r e s, indicati con rs
b sono dati da


rs
rs
b :=
b
rs
b

Ne segue che

b = cos rs
cos rs b

Dalla 2.6 del Cap. 5 si ricava:

ll0 + mm0 + nn0


(12.1) b =
cos rs
l2 + m2 + n2 l02 + m02 + n02

formula che consente di calcolare gli angoli di due rette noti i parametri direttori
delle stesse.
b = 2 . Quindi, se e solo
In particolare le due rette sono ortogonali se e solo se rs
se cos rs
b = 0. Dalla 12.1, si ottiene la condizione analitica di ortogonalit di
due rette:

(12.2) ll0 + mm0 + nn0 = 0

Se r//s allora gli angoli delle due rette sono 0 e .

Osservazione 70. La nozione di angoli di due rette prescinde dal fatto che le due
rette si intersechino oppure no; quello che si vuole valutare langolo formato da due
vettori non nulli paralleli alle rette stesse o, anche, gli angoli formati da due rette
r0 e s0 parallelle rispettivamente alle rette r e s e passanti per un punto arbitrario
dello spazio.
Si osservi che la condizione 12.2 di ortogonalit di due rette pu essere ottenuta
immediatamente dal momento che

rs rs r s = 0 ll0 + mm0 + nn0 = 0

Definizione 71. Assegnati due piani e si definiscono angoli di e gli angoli


di due rette n e n0 perpendicolari rispettivamente a e .
APPUNTI DI GEOMETRIA 41

Figura 12.1.

Osservazione 72. A rigore, bisognerebbe distinguere due casi. Se i piani e sono


paralleli, lo sono anche le rette n e n0 . Ne segue che gli angoli dei due piani sono 0
e . Se i due piani non sono paralleli e si intersecano secondo la retta t = ,
considerato un piano perpendicolare a t, dette r = e s = le rette
intersezioni di e con , gli angoli dei due piani sono, per definizione, gli angoli
di r e s (gli angoli individuati da una qualsiasi sezione normale dei diedri definiti
da e ). Tuttavia, se n e n0 sono due rette perpendicolari a e , gli angoli di r
e s sono congruenti a quelli di n e n0 .
Se i due piani hanno equazioni:

: ax + by + cz + d = 0 : a0 x + b0 y + c0 z + d0 = 0
le rette n e n0 hanno come vettori direzionali n (a, b, c) e n0 (a0 , b0 , c0 ) rispettiva-
mente. Pertanto, indicati con
c gli angoli dei due piani, cos c = cos nn d0 . Quindi,
dalla 12.1 si ha:

c = aa0 + bb0 + cc0


(12.3) cos
a2 + b2 + c2 a02 + b02 + c02
In particolare, la condizione analitica di ortogonalit di due piani data
da:

(12.4) aa0 + bb0 + cc0 = 0


APPUNTI DI GEOMETRIA 42

Osservazione. Anche la condizione 12.4 di ortogonalit tra piani pu essere ricavata


semplicemente osservando che

nn0 n n0 = 0 aa0 + bb0 + cc0 = 0


Concludiamo il paragrafo introducendo la definizione di angolo tra una retta ed
un piano.
Definizione 73. Assegnati una retta r ed un piano , langolo di r con langolo
denotato con rc e definito nel modo seguente:
a) Se r, allora rc := 2 .
b) Se r non perpendicolare a , detta r0 la retta proiezione ortogonale di r su
il pi piccolo degli angoli formati da r e r0 .
, rc
Si ricordi che la retta r0 la retta intersezione di con il piano perpendicolare
ad e contenente r. Pertanto, se n una retta perpendicolare ad , indicato con
langolo acuto formato da n ed r se r non parallela ad , = 2 se r//, risulta


(12.5) rc
=
2

Figura 12.2.

La 12.5 valida anche se r. Infatti, in tal caso, n//r e = 0.


Se r//, allora r0 //r. Ne segue che rc = 0 (in questo caso = 2 ).
Ora  
sin rc
= sin = cos
2
Tenuto conto che un vettore direttore di n n (a, b, c), che cos 0 (essendo
acuto o retto), se (l, m, n) sono i parametri direttori di r allora dalla 12.1 segue che:

|al + bm + cn|
(12.6) =
sin rc
a2 + b2 + c2 l2 + m2 + n2
APPUNTI DI GEOMETRIA 43

13. Distanze nello spazio


Cominciamo il paragrafo con la definizione generale di distanza tra due figure
dello spazio ordinario S. A tale scopo, premettiamo alcune definizioni.

Definizione 74. Dicesi figura dello spazio ordinario S un insieme non vuoto F di
punti.

Definizione 75. Assegnati due punti A e B dello spazio, dicesi distanza tra A e
B, il numero reale non negativo


d (A, B) := AB

Se F e G sono due figure dello spazio, si definisce distanza tra esse il numero
reale non negativo

d (F, G) := inf {d (P, Q) | P F, Q G}

In questo paragrafo affronteremo solo il caso semplice in cui le figure in esame


siano punti, rette e piani. In tali casi, la distanza cercata un minimo ed esiste un
metodo esplicito che ci consente di calcolarla.

13.1. Distanza tra due punti. Assegnati due punti A (x1 , y1 , z1 ) e B (x2 , y2 , z2 ),

ricordando che il vettore AB ha componenti (x2 x1 , y2 y1 , z2 z1 ), dalla 2.5
segue che:

q
2 2 2
(13.1) d (A, B) = (x2 x1 ) + (y2 y1 ) + (z2 z1 )

13.2. Distanza di un punto da una retta. Assegnati un punto P0 e una retta r,


la distanza di P0 da r coincide con la distanza di P0 dalla sua proiezione ortogonale
H sulla retta r

d (P0 , r) = d (P0 , H)

Il punto H si determina come intersezione della retta r con il piano passante


per P0 e perpendicolare alla retta stessa. Se P0 r, ovviamente d (P0 , r) = 0.
APPUNTI DI GEOMETRIA 44

Figura 13.1.

Un secondo metodo per il calcolo della distanza d (P0 , r) sfrutta il significato


geometrico del modulo del prodotto vettoriale di due vettori. Se P1 e P2 sono due
punti distinti arbitrari di r, evitando il caso banale in cui P0 r, larea del triangolo

P1 P2 P1 P0 . Daltra
P1 P2 P0 uguale alla met del modulo del prodotto vettoriale
parte la stessa area pari alla met del prodotto di P1 P2 per laltezza relativa al

lato P1 P2 , altezza che coincide con la distanza cercata. Uguagliando le espressioni
si ottiene la formula:


P1 P2 P1 P0

(13.2) d (P0 , r) =
P1 P2

13.3. Distanza di un punto da un piano. La distanza di un punto P0 da un


piano coincide con la distanza di P0 dalla sua proiezione ortogonale H su .

d (P0 , ) = d (P0 , H)

Il punto H si ottiene intersecando il piano con la retta n passante per P0 e


perpendicolare al piano stesso. Se P0 , ovviamente d (P0 , ) = 0.
APPUNTI DI GEOMETRIA 45

Figura 13.2.

La formula che consente di calcolare tale distanza, note le coordinate del punto
e lequazione cartesiana del piana fornita dalla seguente:
Proposizione 76. Fissato nello spazio un riferimento metrico R (O, x, y, z), siano
assegnati un punto P0 (x0 , y0 , z0 ) ed un piano : ax + by + cz + d = 0. Allora la
distanza di P0 da data da:

|ax0 + by0 + cz0 + d|


(13.3) d (P0 , ) =
a2 + b2 + c2
Dimostrazione. La retta n perpendicolare a ha parametri direttori (a, b, c) e passa
per P0 . Ne segue che le equazioni parametriche di n sono:

x = x0 + at
n: y = y0 + bt
z = z0 + ct

Il punto H proiezione ortogonale di P0 su appartiene a n. Dunque h R


tale che le coordinate di H sono (x0 + ah, y0 + bh, z0 + ch). Il punto H appartiene
anche a . Imponendo tale condizione si ottiene il valore di h.

H a (x0 + ah) + b (y0 + bh) + c (z0 + ch) + d = 0


Sviluppando i calcoli, osservato che (a, b, c) 6= (0, 0, 0) e, quindi a2 + b2 + c2 > 0,
si ottiene:

ax0 + by0 + cz0 + d


h=
a2 + b2 + c2
Quindi, facendo uso della 13.1
p p
d (P0 , ) = d (P0 , H) = a2 h2 + b2 h2 + c2 h2 = |h| a2 + b2 + c2 =


a2 + b2 + c2 = |ax0+ by0 + cz0 + d|
ax0 + by0 + cz0 + d p
=

a2 + b2 + c2 a2 + b2 + c2

APPUNTI DI GEOMETRIA 46

13.4. Distanza di una retta da un piano. Siano assegnati una retta r ed un


piano . Se r e sono incidenti oppure se r , chiaramente d (r, ) = 0.
Nel caso in cui r e siano paralleli e disgiunti, allora

d (r, ) = d (P, )
dove P un punto qualsiasi della retta r.
13.5. Distanza tra due rette. Siano assegnate due rette r e s. Dalla definizione
generale di distanza tra due figure segue che:
se r e s sono incidenti, allora d (r, s) = 0;
se r e s sono parallele e coincidenti, allora d (r, s) = 0;
se r e s sono parallele e distinte, allora d (r, s) = d (A, s) = d (B, r) dove A
un arbitrario punto di r e B un arbitrario punto di s.
Si osservi che nel caso di rette parallele il calcolo della distanza tra rette si riconduce
a quello di distanza punto-retta.
Nel caso in cui r e s siano rette sghembe, noto dalla geometria elementare che
esiste ununica retta m ortogonale e incidente ad r e s. Detti P1 r e P2 s i
punti per cui passa la retta m, si ha che:

d (r, s) = d (P1 , P2 )
La retta m detta la retta di minima distanza tra r e s e la distanza tra r e
s detta a sua volta minima distanza tra le rette sghembe.
Vediamo esplicitamente come si determina la minima distanza tra due rette
sghembe.
Il primo metodo si basa sulla definizione di retta di minima distanza. Precisa-
mente, si tratta di determinare le coordinate dei punti P1 e P2 per cui passa m.
Conviene usare una rappresentazione paramerica delle due rette.
Se r ha equazioni parametriche

x = x0 + lt
r: y = y0 + mt
z = z0 + nt

e s ha equazioni parametriche

x = x1 + l 0 t

s: y = y1 + m0 t
z = z1 + n0 t

allora esisteranno due numeri reali h e k tali che
P1 (x0 + lh, y0 + mh, z0 + nh) , P2 (x1 + l0 k, y1 + m0 k, z1 + n0 k)
A questo punto , i due parametri h e k si determinano imponendo che il vettore

P1 P2 sia ortogonale sia a r (l, m, n) che a s (l0 , m0 , n0 ), vettori direttori di r e s


rispettivamente. Il sistema lineare che consente di calcolare i due parametri :
(
P1 P2 r = 0

P 1 P2 s = 0
Lindividuazione dei due punti P1 e P2 consente di determinare sia la minima
distanza che la retta di minima distanza.
APPUNTI DI GEOMETRIA 47

Se fossimo interessati solo al calcolo della minima distanza tra le due rette
sghembe, questultima pu ottenersi nel modo che segue.
Si consideri il piano contenente r e parallelo a s o il piano contenente s e
parallelo a r. Allora

d (r, s) = d (s, ) = d (r, )


In questo modo ci si riconduce al calcolo di una distanza retta-piano.

Figura 13.3.

Esercizio 77. Verificare che le due rette



x=2 x=1+t
r: y =3+t tR s: y =1t tR
z = 1 2t z=3

sono sghembe. Calcolare la minima distanza tra le due rette e determinare le
equazioni della retta m di minima distanza.
I vettori direzionali di r e s sono rispettivamente:

r (0, 1, 2) s (1, 1, 0)
La verifica che le due rette siano sghembe lasciata al lettore. Sappiamo che
esiste ununica retta m incidente r e s e ortogonale alle stesse. Siano P1 e P2 i punti
delle due rette per cui passa la retta m di minima distanza. Il punto P1 r ha
coordinate (2, 3 + h, 1 2h) mentre il punto P2 s ha coordinate (1 + k, 1 k, 3).
Determiniamo i parametri h e k imponendo che
(
P1 P2 r = 0

P1 P2 s = 0
Esplicitando i calcoli, dopo aver determinato il vettore direzionale di m

P1 P2 = P2 P1 = (k 1, 2 k h, 2 + 2h)
si ottiene il seguente sistema lineare di due equazioni nelle due incognite h, k
APPUNTI DI GEOMETRIA 48


5h + k + 6 = 0
h + 2k + 1 = 0
la cui soluzione la coppia ordinata 11 1

9 , 9 . Sostituendo, si ottiene

     
16 31 10 8 8 8 4
P1 2, , P2 , ,3 P1 P2 = , , // (2, 2, 1)
9 9 9 9 9 9 9
Dunque, la retta di minima distanza ha equazioni parametriche

x = 10
9 + 2t
8
m: y = 9 + 2t tR
z =3+t

e la minima distanza tra le due rette :

s 2  2  2
8 8 4 4
d (r, s) = d (P1 , P2 ) = P1 P2 = + + =

9 9 9 3
Se avessimo voluto calcolare solo la minima distanza tra le due rette, avremmo
potuto procedere nel modo seguente.
La retta r ha equazioni cartesiane:

x2=0
r:
2y + z 7 = 0
Il piano contenente r e parallelo alla retta s ha equazione

: (x 2) + (2y + z 7) = 0
2
con (, ) R \ {(0, 0)} da determinare imponendo che //s. Un vettore
ortogonale a n = (, 2, ). Ricordando la condizione di parallelismo tra retta
e piano si ottiene:

//s n s = 0 = 2
Dunque, effettuando semplici calcoli si ha:

: 2x + 2y + z 11 = 0
Scelto ad arbitrio un punto di s, ad esempio A (1, 1, 3) s

|2 + 2 + 3 11| 4
d (r, s) = d (s, ) = d (A, ) = =
4+4+1 3
13.6. Distanza tra due piani. Siano e due piani. Se i piani sono incidenti o
coincidenti, chiaramente d (, ) = 0.
Nel caso in cui e siano paraleli e distinti, allora

d (, ) = d (A, ) = d (B, )
dove A un punto arbitrario di e B un punto arbitrario di .
APPUNTI DI GEOMETRIA 49

14. Esercizi
In tutti gli esercizi che seguono supporremo fissato nello spazio un riferimento
metrico R (O, x, y, z).
Esercizio 78. 1. Scrivere le equazioni della retta s passante per A (1, 0, 0) e inci-
dente ortogonalmente la retta

x = 2 3t
r: y=t tR
z = 1 + 2t

Successivamente, calcolare la distanza del punto B (2, 0, 1) dalla retta r.


Risolviamo lesercizio in due modi.
La retta s incidente la retta r (si dice anche che la retta s si appoggia alla
retta r); pertanto passa per un punto Q (2 3h, h, 1 + 2h) r oltre che per il punto
A. Un vettore direzionale di s quindi

s = AQ = Q A = (1 3h, h, 1 + 2h)
La retta s ortogonale alla retta r, dunque:

1
sr sr s r = 0 h =
14
11 1 8

Pertanto s = 14 , 14 , 7 // (11, 1, 16). Le equazioni parametriche di s sono:

x = 1 + 11t
s: y=t tR
z = 16t

Quelle cartesiane:

x 11y 1 = 0
s:
16y z = 0
Un secondo modo di risolvere tale esercizio il seguente.
Dire che la retta s passa per il punto A ed incidente r equivale a dire che la
retta s giace nel piano contenente r e A.
Dire che la retta s passa per A ed ortogonale alla retta r equivale a dire che la
retta s giace nel piano passante per A e perpendicolare a r. Dunque

s=
Facendo i calcoli si ottiene che

: x + 5y z 1 = 0 : 3x y 2z 3 = 0
La retta s quindi ha equazioni cartesiane

x + 5y z 1 = 0
s:
3x y 2z 3 = 0
Tale rappresentazione cartesiana della retta non in contraddizione con quella
ottenuta precedentemente dal momento che:

x + 5y z 1 = 1 (x 11y 1) + 1 (16y z)
APPUNTI DI GEOMETRIA 50

3x y 2z 3 = 3 (x 11y 1) + 2 (16y z)
cio i piani e appartengono al fascio proprio di asse s individuato dai piani
: x 11y 1 = 0 e 0 : 16y z = 0.
Il piano passante per B e perpendicolare alla retta r ha equazione

: 3x y 2z 8 = 0
e interseca la retta stessa nel punto H 20 2 3

7 , 7 , 7 . Pertanto

2 35
d (B, r) = d (B, H) =
7

Esercizio 79. 2. Scrivere le equazioni della retta s passante per A (1, 1, 0) perpen-
dicolare alla retta

x=2
r: y =3+t tR
z = 1 2t

e parallela al piano : y + z 1 = 0.
Sia s (l, m, n) un vettore direzionale di s. Le due condizioni da imporre sono:

sr s r = 0 (l, m, n) (0, 1, 2) = 0
e

s// s n = 0 (l, m, n) (0, 1, 1) = 0


essendo r (0, 1, 2) un vettore direzionale di r e n (0, 1, 1) un vettore ortogonale
al piano . Risolvendo il sistema:

m 2n = 0
m+n=0
si trova m = n = 0. Poich l 6= 0 (in caso contrario sarebbe l = m = n = 0
contraddicendo la definizione di vettore direzionale di una retta) si ha che

s (1, 0, 0) = i
Le equazioni parametriche di s sono:

x=1+t
s: y=1 tR
z=0

Le equazioni cartesiane di s sono:



y=1
s:
z=0
Allo stesso risultato si perveniva seguendo questaltra strada.
Dire che la retta s passa per il punto A ed perpendicolare a r equivale a dire
che la retta s giace nel piano passante per A e perpendicolare alla retta r.
APPUNTI DI GEOMETRIA 51

Dire che la retta s passa per A ed parallela al piano equivale a dire che la
retta s giace nel piano passante per A e parallelo ad . Dunque

s=
Facendo i calcoli si ottiene che

: y 2z 1 = 0 : y + z 1 = 0
La retta s quindi ha equazioni cartesiane

y 2z 1 = 0
s:
y+z1=0
Al lettore lasciata la verifica che tale rappresentazione cartesiana della retta s
non contraddice quella trovata in precedenza.

Esercizio 80. 3. Scrivere le equazioni della retta s passante per O (0, 0, 0) parallela
al piano : x + y 3 = 0 e incidente la retta

x=1
r: y =3+t tR
z = 1 + 2t

La retta s passa per O e per il punto A (1, 3 + h, 1 + 2h) r con parametro reale
da determinare imponendo che s sia parallela al piano . Un vettore direzionale di
s :

s = OA = A O = (1, 3 + h, 1 + 2h)
s// s n = 0 (1, 3 + h, 1 + 2h) (1, 1, 0) = 0 h = 4
essendo n (1, 1, 0) un vettore ortogonale a . Dunque la retta s ha equazioni
parametriche:
x=t
s: y = t t R
z = 7t

ed equazioni cartesiane: 
x+y =0
s:
7x + z = 0
Allo stesso risultato si perveniva procedendo nel modo seguente.
Dire che la retta s passa per il punto O ed incidente r equivale a dire che la
retta s giace nel piano passante per O e contenente la retta r.
Dire che la retta s passa per O ed parallela al piano equivale a dire che la
retta s giace nel piano passante per O e parallelo ad . Dunque

s=
Facendo i calcoli si ottiene che

: 5x 2y + z = 0 : x + y = 0
La retta s quindi ha equazioni cartesiane
APPUNTI DI GEOMETRIA 52


5x 2y + z = 0
s:
x+y =0
Tale rappresentazione non contraddice quella precedente dal momento che

5x 2y + z = 2 (x + y) + 1 (7x + z)

Esercizio 81. Assegnate le rette


 
x + y 2z = 0 3x + y z = 0
r: s:
2x + 2y z + 1 = 0 5x + 2y z + 3 = 0
stabilirne la posizione reciproca. Successivamente calcolare gli angoli delle due
rette.

Le rette sono sghembe e, applicando la formula relativa agli angoli di due rette,
si trova 
rs
= 6
5
6

Esercizio 82. Assegnati i due piani

: y+z4=0 : x+z1=0
stabilirne la posizione reciproca. Dopo calcolare gli angoli dei due piani.

I due piani sono incidenti e, applicando la formula relativa agli angoli di due
piani, si trova 
=
2
3
3

Esercizio 83. Siano dati il piano : x + y 5 = 0 e la retta



x=1
r: y=t tR
z =3t

Studiare la posizione reciproca di r e e determinare langolo che la retta forma
con tale piano.

La retta e il piano sono incidenti (r = {P } con P (1, 4, 1)) e, applicando la


formula relativa allangolo che una retta forma con un piano, si ha che

r
=
6
APPUNTI DI GEOMETRIA 53

Esercizio 84. Si considerino i piani dello spazio di equazioni


: x y + z = 0 : 8x + y z = 0
a) Stabilire la posizione reciproca dei due piani.
b) Determinare lequazione cartesiana del piano passante per P (1, 1, 1) e
perpendicolare ai piani e .

I piani e sono incidenti; infatti, i vettori n = (1, 1, 1) e n = (8, 1, 1)


ortogonali, rispettivamente, ai piani , non sono paralleli tra loro. Il generico
piano per P ha equazione
: a (x 1) + b (y 1) + c (z 1) = 0
con n = (a, b, c) vettore non nullo ortogonale a . Tale piano risulta perpendi-
colare ad se e solo se n n = 0; risulta perpendicolare a se solo se n n =0.
Pertanto, si perviene al seguente sistma lineare di due equazioni nelle tre incognite
a, b, c : 
ab+c=0
8a + b c = 0
Risolvendo si trova che tale sistema ammette 1 soluzioni (0, b, b) al variare di
b in R. Ora deve risultare b 6= 0 (in caso contrario, si avrebbe a = b = c = 0). Ne
segue che, dividendo tutto per b, lequazione del piano cercato :
: y+z2=0

Esercizio 85. Determinare le equazioni parametriche e cartesiane della retta r


passante per A (2, 1, 3) e B (1, 2, 1). Successivamente scrivere lequazione del piano
passante per lorigine O parallelo alla retta r e allasse z.

Imponendo la condizione di parallelismo tra piano e retta si trova che


: x+y =0

Esercizio 86. Assegnati la retta



x = 3 + 2t
r: y=t tR
z =2t

e il piano : x + z 5 = 0, determinare lequazione del piano contenente r e


perpendicolare ad .

Il piano ha equazione x 3y z + 5 = 0.

Esercizio 87. Si considerino le rette di equazioni:



x=1+t 
x+y1=0
r: y =1t tR s:
xy+z =0
z=3

APPUNTI DI GEOMETRIA 54

a) Mostrare che le due rette sono sghembe.


b) Calcolarne la minima distanza.
c) Determinare lequazione cartesiana del piano parallelo alle due rette ed
equidistante da esse.

Il piano ha equazione 2x + 2y 3 = 0.

Esercizio 88. Si considerino la retta r di equazioni



x=2+t
r: y = 3 2t
z=1

e la famiglia di piani
k : 2x + ky z 1 = 0
con k R. Determinare per quale valore di k il piano k risulta parallelo a r.
In corrispondenza del valore trovato, calcolare la distanza tra k e r.

Il valore k = 1; la distanza tra piano e retta d (1 , r) = 1 .


6

Esercizio 89. Si considerino la retta



x+z =0
r:
y hz = 1
e il piano : x y + 2z h = 0.
a) Si studi la posizione reciproca di r e al variare del parametro reale h.
b) Scelto, se esiste, un valore di h in corrispondenza del quale r e risultano
paralleli e disgiunti, se ne calcoli la distanza.

Un vettore direzionale di r r = (1, h, 1). Dunque, r e sono paralleli se e


solo se n r = 0 dove n = (1, 1, 2) un vettore ortogonale ad . Si trova cos che
per h = 1 r e sono paralleli e disgiunti (il punto A (0, 1, 0) r ma A / ), per
h 6= 1 r e sono incidenti. Posto h = 1
2
d (r, ) = d (A, ) =
6

Esercizio 90. Determinare i piani passanti per il punto P (1, 0, 0) , perpendicolari


al piano : x + 2z = 0 ed aventi distanza 1 dalla retta r di equazioni

y=1
r:
z = 2x 1

I piani che soddisfano le condizioni di cui sopra sono due:


1 : y = 0 2 : 2x 2y z 2 = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 55

Esercizio 91. Dati la retta



x=z+1
r:
y = 2z 2
ed il punto P (2, 1, 3):
a) Determinare le coordinate del punto P 0 simmetrico di P rispetto ad r.
b) Determinare le equazioni della retta passante per P perpendicolare ad r ed
incidente la retta 
x 3z + 3 = 0
s:
y 2z + 4 = 0

La proiezione ortogonale di P su r il punto H (2, 0, 1) (punto di intersezione


tra r e il piano per P perpendicolare ad r). Il simmetrico di P rispetto ad r
il punto P 0 (2, 1, 1) tale che H sia punto medio del segmento P P 0 . La retta del
punto b) ha equazioni

3x 4y z 7 = 0
x + 2y + z 3 = 0

Esercizio 92. Assegnati i punti A (2, 1, 0) , B (0, 2, 2) ed il piano : 2x y


z + 1 = 0:
a) Determinare le coordinate del punto C simmetrico del punto B rispetto ad
e larea del triangolo ABC.
b) Determinare
le equazioni dei piani passanti per A, perpendicolari ad ed
aventi distanza 3 dal punto B.

Il punto C (2, 1, 1) si determina in modo simile a quanto fatto nel precedente


esercizio. Si determina prima la proiezione ortogonale H di B su (intersecando
il piano con la retta per B perpendicolare ad ); C il punto tale
che H risulti
punto medio del segmento BC. Larea del triangolo ABC pari a 221 . Intanto
si verifica che i tre punti A.B e C non sono allineati ricordando che condizione
necessaria e sufficiente affinch tali punti siano allineati che

AB//AC
il che a sua volta equivalente allannullarsi del prodotto vettoriale dei due
vettori. Ora
i j k

AB AC = 2 3 2 = i + 2j 4k 6= 0
0 2 1
Inoltre
21
1
S (ABC) = AB AC =
2 2

I piani che soddisfano le condizioni dellultimo punto sono:

1 : 5x + 11y z + 1 = 0 2 : x + y + z 1 = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 56

Esercizio 93. Dati i punti A (1, 0, 1), B (2, 1, 1) e la retta



y+z2=0
r:
x 2y + 2 = 0
a) detta s la retta passante per A e B, verificare che le rette r ed s sono incidenti
determinando il loro punto in comune, il piano che le contiene e lampiezza dei loro
angoli;
b) trovare il punto di r equidistante da A e B;
c) determinare un punto C su r in modo che il triangolo ABC abbia area 3.

Le rette si intersecano nel punto P (4, 3, 1) e sono contenute nel piano :


x y + z = 0. Gli angoli formati dalle due rette sono

rs
b = 6
5
6

Il punto di r equidistante da A e B ha coordinate 23 , 43 , 23 . I punti di r che




soddisfano la condizione c) sono


C1 (0, 1, 1) C2 (8, 5, 3)

Esercizio 94. Assegnati il piano : 2x y z 1 = 0 e i punti A (2, 1, 0),


B (0, 0, 1) , determinare le equazioni
dei piani passanti per A, perpendicolari a
e aventi da B distanza uguale a 2.

Il generico piano per A ha equazione


: a (x 2) + b (y + 1) + cz = 0
Imponendo la perpendicolarit con , si ha
2a b c = 0
La condizione

d (B, ) = 2
assieme alla precedente si rtraduce nella seguente equazione omogenea
3a2 4ab = 0
I piani cercati hanno equazioni:
1 : y z + 1 = 0 2 : 4x + 3y + 5z 5 = 0


x 2y 5 = 0
Esercizio 95. Sono dati i punti A (2, 1, 1), B (4, 2, 0) e la retta r :
2y z = 0
a) Determinare lequazione cartesiana del piano che passa per A e B e che
interseca r nel punto C equidistante da A e B;
b) scrivere le equazioni della retta s per C contenuta in e ortogonale a r;
c) calcolare le coordinate del punto A0 proiezione ortogonale di A su r.
APPUNTI DI GEOMETRIA 57

Il punto C appartiene alla retta r che ha equazioni parametriche



x = 5 + 2t
r: y=t tR
z = 2t

ne segue che tale punto ha coordinate


C (5 + 2h, h, 2h)
con h R tale che
d (C, A) = d (C, B)
Svolgendo i calcoli, si perviene a h = 1, per cui C (3, 1, 2). A questo punto,
il piano il piano passante per A, B e C ed ha equazione
: 5x + 3y z 14 = 0
La retta s ha vettore direzionale
s = (l, m, n)
tale che
sn=0 sr=0
essendo n = (5, 3, 1) un vettore ortogonale a e r = (2, 1, 2) un vettore
direzionale di r. Le due condizioni sopra enunciate si traducono nel sistema

2l + m + 2n = 0
5l + 3m n = 0
dalla cui soluzione si deduce
s = (7, 12, 1)
Ne segue che la retta s ha equazioni parametriche

x = 3 + 7t
s: y = 1 12t t R
z = 2 t

Il piano passante per A e perpendcolare a r ha equazione


: 2x + y + 2z 3 = 0
La proiezione ortogonale di A su r il punto dintersezione A0 di con r ed ha
coordinate  
0 31 7 14
A , ,
9 9 9

15. Geometria analitica del piano. Rappresentazioni di una retta.


Posizione reciproca di due rette.
In perfetta analogia con quanto detto nel precedente capitolo, un riferimento
metrico (o cartesiano ortonormale) del piano ordinario costituito da un
punto O del piano (origine del sistema di riferimento) e da una base ortonormale
B = {i, j} di vettori liberi del piano. Il riferimento si dice positivo se tale la base
B. Le rette passanti per O e orientate concordemente ai versori della base si dicono
rispettivamente asse delle ascisse o asse x ed asse delle ordinate o asse y. Il
riferimento metrico si indica usualmente con R (O, i, j) o R (O, x, y). Nel seguito si
supporr fissato un riferimento metrico positivo.
APPUNTI DI GEOMETRIA 58

Come nello spazio, anche nel piano fissando un riferimento metrico si stabilisce
una corrispondenza biunivoca tra i punti del piano , i vettori liberi di V2 e le
coppie ordinate di R2 . In particolare le coordinate cartesiane ortogonali (x, y) di

un punto P del piano sono le componenti del vettore OP rispetto alla base B, cio

P (x, y) OP = P O = xi + yj
Per ogni vettore libero v del piano, scriveremo
v = (l, m) v = li + mj
Una retta r nel piano pu essere individuata geometricamente assegnando:
(1) un suo punto P0 ed un vettore libero non nullo n ortogonale a r;
(2) un suo punto P0 ed un vettore livero non nullo u parallelo a r.
Nel caso 1, se P0 r ha coordinate (x0 , y0 ) e il vettore non nullo n ha componenti
(a, b), allora un punto P (x, y) del piano appartiene alla retta r se e solo se il vettore

P0 P ortogonale a n. Dunque, ripetendo quanto fatto nel precedente capitolo



P (x, y) r P0 P n P0 P n = 0 a (x x0 ) + b (y y0 ) = 0
Sviluppando i calcoli si ottiene l0 equazione cartesiana della retta
ax + by + c = 0

Figura 15.1.

Osservazione 96. Come nel caso del piano, si dimostra facilmente che ogni equazione
lineare del tipo ax + by + c = 0 rappresenta una retta ortogonale al vettore n =
(a, b). Moltiplicando lequazione per un numero reale non nullo , si ottiene una
nuova equazione che rappresenta la stessa retta. In altre parole, anche lequazione
cartesiana di una retta definita a meno di una costante moltiplicativa non nulla.
Al variare di (a, b) in R2 \{(0, 0)}, lequazione a (x x0 )+b (y y0 ) = 0 rappresenta
la totalit delle rette del piano passanti per il punto P0 , cio il fascio proprio di
rette di centro P0 .
Passando al caso 2, se il vettore non nullo u ha componenti (l, m), un punto

P (x, y) del piano appartiene alla retta r se e solo se il vettore P0 P parallelo a u.
Quindi

P (x, y) r P0 P //u t R 3 P0 P = tu
APPUNTI DI GEOMETRIA 59


Come nel caso della retta nello spazio, lequazione P0 P = tu dicesi equazione
vettoriale di r. Passando alle componenti, si perviene alle equazioni parametriche
di r 
x = x0 + lt
tR
y = y0 + mt
equazioni che, al variare di t in R, danno le coordinate (x, y) di tutti e soli i punti
di r.
Osservazione 97. Altre equazioni parametriche di r si possono ottenere sostituendo
u con un vettore non nullo hu ad esso parallelo (h R ) oppure cambiando il punto
P0 di r con un altro punto P1 (x1 , y1 ) r, ottenendo le equazioni parametriche

x = x1 + hlt
tR
y = y1 + hmt
che rappresentano la medesima retta r. Ne segue che ogni retta ammette infinite
rappresentazioni parametriche. Anche nel piano, le componenti (l, m) di un vettore
u non nullo parallelo a r si dicono parametri direttori di r e sono definiti a meno
di un fattore di proporzionalit non nullo. Il vettore u dicesi vettore direttore o
direzionale di r. Si dicono coseni direttori di r, le componenti del versore di u
(individuate a meno del segno). Se (l, m) 6= (0, 0) sono parametri direttori di r, i
coseni direttori di r saranno dati da:
 
l m
,
l 2 + m2 l2 + m2

Il parallelismo tra P0 P e v pu anche esprimersi imponendo che
 
x x0 y y0
r =1
l m
o equivalentemente che
x x0 y y0
=
l m
con la solita convenzione , nel caso di denominatore nullo, di porre uguale a zero
il corrispondente numeratore. In particolare se l = 0, risulta u//j, cio la retta
verticale ed ha equazione
x x0 = 0
Se m = 0, risulta u//i, cio la retta orizzontale ed ha equazione
y y0 = 0
Una retta r pu anche essere individuata geometricamente assegnando due suoi
punti distinti A (x1 , y1 ) e B (x2 , y2 ). Questo caso si riconduce immediatamente a

quello 2. considerando come vettore direzionale di r il vettore AB e come punto di
r il punto A (o, indifferentemente, il punto B).
Osservazione 98. Nel piano, due rette possono essere parallele (se coincidono o non
hanno alcun punto in comune) oppure incidenti (se hanno un solo punto in comune).
Tutte le definizioni relative agli angoli di due rette, al parallelismo, allortogonalit,
alle distanze nel piano sono del tutto simili a quelle introdotte nel precedente ca-
pitolo nello studio della geometria analitica dello spazio. In particolare, assegnate
due rette
r : ax + by + c = 0 s : a0 x + b0 y + c0 = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 60

le rette r e s sono parallele se e solo se sono paralleli i rispettivi vettori direzionali


r e s o, equivalentemente, i due vettori n e n0 ad esse ortogonali. Si osservi che
il vettore n = (a, b) ortogonale a r ed un vettore non nullo parallelo ad r , ad
esempio, il vettore r = (b, a). Analogamente, il vettore n0 =(a0 , b0 ) ortogonale a
s e un vettore direzionale di s , ad esempio il vettore s = (b0 , a0 ) (basta osservare
che n r = n0 s = 0). In generale, se r = (l, m) un vettore direzionale di r e
s = (l0 , m0 ) un vettore direzionale di s, allora

l m
r//s r//s 0 =0
l m0


0
a b
r//s n//n 0 0 = 0

a b
ll0 + mm0
=
cos (rs)
l2 + m2 l02 + m02
r s r s r s = 0 ll0 + mm0 = 0

r s n n0 n n0 = 0 aa0 + bb0 = 0
Se le rette r e s sono incidenti, cio se ab0 a0 b 6= 0, detto P0 il loro punto di
intersezione, si dice fascio proprio di rette individuato da r e s il fascio proprio
di rette di centro P0 , ossia linsieme di tutte le rette del piano passanti per P0 .
Ripetendo quanto fatto in riferimento ai fasci propri di piani, si prova la generica
retta del fascio ha equazione
(ax + by + c) + (a0 x + b0 y + c0 ) = 0
con (, ) R2 \ {(0, 0)}. Analogamente, dicesi fascio improprio individuato
dalla retta r il fascio improprio di rette parallele a r, ossia linsieme di tutte le rette
del piano parallele a r. La generica retta del fascio ha equazione
ax + by + k = 0
con k R. Per ogni punto Q del piano passa ununica retta del fascio.
Anche se r e s sono parallele e distinte, lequazione
(15.1) (ax + by + c) + (a0 x + b0 y + c0 ) = 0
fornisce, al variare di (, ) R2 \ {(0, 0)}, tutte le rette parallele ad r e s (ad
eccezione del caso in cui a + a0 = b + b0 = 0). Pertanto, in generale, assegnate
due rette distinte r, s la 15.1 rappresenta lequazione del fascio di rette da esse
individuato, fascio che indicheremo con F (r, s).
Ricordando le propriet del determinante immediato che una retta di equazione
a00 x + b00 y + c00 = 0 appartiene al fascio F (r, s) di equazione 15.1 se e solo se

a
0 b0 c0

(15.2) a00 b00 c00 = 0

a b c
La 15.1 dicesi equazione del fascio in forma omogenea (e i parametri , si
dicono omogenei) poich per ogni h R\{0} le coppie (, ) e (h, h) individuano
la medesima retta. Dividendo la 15.1 per e ponendo

k :=

APPUNTI DI GEOMETRIA 61

il fascio viene rappresentato con lequazione non omogenea


(15.3) ax + by + c + k (a0 x + b0 y + c0 ) = 0
Al variare di k in R la 15.3 rappresenta tutte le rette del fascio ad eccezione della
retta s : a0 x + b0 y + c0 = 0 a cui si associa per convenzione il valore k = .
Esercizio 99. Scrivere lequazione della retta appartenente al fascio individuato
dalle rette
r : x + 2y 4 = 0, s : x 2y + 5 = 0
e soddisfacente ad una delle seguenti condizioni:
a) passante per il punto P (3, 1);
b) parallela alla retta h : 3x y + 7 = 0.
Le rette r, s non sono parallele. Ne segue che si tratta di un fascio proprio di
rette il cui centro P0 ha coordinate che non ci interessa determinare ai fini dello
svolgimento dellesercizio. La generica retta del fascio F (r, s) ha equazione
(x + 2y 4) + (x 2y + 5) = 0
2
con (, ) R \ {(0, 0)}. Imponendo il passaggio per P (3, 1) si trova che
+ 6 = 0
La retta soddisfacente la condizione a) ha, quindi, equazione
5x + 14y 29 = 0
Sviluppando i prodotti, si ha che la generica retta del fascio ha equazione
( + ) x + (2 2) y 4 + 5 = 0
Tale retta parallela alla retta h se e solo se

+ 2 2
=0
3 1
cio se e solo se
5 7 = 0
La retta soddisfacente la condizione b) ha, quindi, equazione
12x 4y + 15 = 0
Esercizio 100. Scrivere le equazioni delle rette passanti per il punto P (2, 1) e
che formano un angolo di 4 con la retta r : x + 3y 4 = 0.
La generica retta s per P ha equazione
s : a (x 2) + b (y + 1) = 0
con (a, b) R2 \ {(0, 0)}. Due vettori direzionali di r e s sono, rispettivamente
r = (3, 1) s = (b, a)
Tenuto conto che
2
|cos (rs)|
b =
2
dalla ?? segue che
|3b + a| 2
p =
10 (a2 + b2 ) 2
APPUNTI DI GEOMETRIA 62

Elevando ambo i membri al quadrato si perviene allequazione omogenea di


secondo grado
2a2 3ab 2b2 = 0
Certamente b 6= 0. Infatti, se per assurdo fosse b = 0, allora lequazione si
ridurrebbe a 2a2 = 0. Ne seguirebbe che a = b = 0 e ci contraddice lipotesi fatta
su (a, b). Possiamo allora dividere tutto per b2 ottenendo
 a 2 a
2 3 2=0
b b
Posto
a
k :=
b
lequazione diventa
2k 2 3k 2 = 0
Le due soluzioni
1
k1 = k2 = 2
2
danno luogo alle relazioni
1
a= b a = 2b
2
Le rette cercate hanno equazioni
s1 : x 2y 4 = 0 s2 : 2x + y 3 = 0
Fissati due punti A (x1 , y1 ) e B (x2 , y2 ), la loro distanza il modulo del vettore

B A = AB = (x2 x1 )i + (y2 y1 ) j. Quindi:
q
2 2
d (A, B) = AB = (x2 x1 ) + (y2 y1 )

Se A e B sono distinti, il punto medio M del segmento AB ha coordinate


(xM , yM ) date da
x1 + x2 y1 + y2
xM = yM =
2 2
Equivalentemente
1  
OM = OA + OB
2
Lasse del segmento AB la retta s per M perpendicolare alla retta passante
per A e B. Il vettore n = B A un vettore non nullo ortogonale allasse s che,
pertanto, ha equazione
s : (x2 x1 ) (x xM ) + (y2 y1 ) (y yM ) = 0
Infine, si prova in modo del tutto simile a quanto fatto nel precedente capitolo
che la distanza del punto P0 (x0 , y0 ) dalla retta r : ax + by + c = 0 data da:
|ax0 + by0 + c|
d (P0 , r) =
a2 + b2
Esercizio 101. Dato un triangolo ABC, dimostrare che le tre mediane passano
per uno stesso punto (detto baricentro).
APPUNTI DI GEOMETRIA 63

Siano M, Q e N rispettivamente i punti medi dei lati BC, AC e AB. Sia G il


punto del segmento AM (mediana relativa al lato BC) tale che

(15.4) AG = 2GM
Proviamo in modo molto semplice (con luso dei vettori) che

C, G, N sono allineati e CG = 2GN

B, G, Q sono allineati e BG = 2GQ
In effetti
1  
AG = OG OA GM = OM OG OM = OB + OC
2
Dalla 15.4 segue che
 
OG OA = 2 OM OG = 2OM 2OG
da cui

3OG = 2OM + OA = OB + OC + OA
In ultima analisi
1  
(15.5) OG = OA + OB + OC
3
Dalla formula 15.5 segue che
1   1 1 2
CG = OG OC = OA + OB + OC OC = OA + OB OC
3 3 3 3
1   1  
GN = ON OG = OA + OB OA + OB + OC
2 3
e quindi
2   1 1 2
2GN = OA + OB OA + OB + OC = OA + OB OC = CG
3 3 3 3

Restano cos provati contemporaneamente la relazione CG = 2GN e, quindi,
lallineamento dei tre punti C, G, N . In modo analogo si prova la seconda parte
(lasciata come esercizio al lettore).
Si osservi, altres, che
1   1   1   1
QM = OM OQ = OB + OC OA + OC = OB OA = AB
2 2 2 2
cio il segmento QM congiungente i punti medi Q e M di due lati del triangolo
parallello al terzo lato AB ed congruente alla sua met (risultato noto della
geometria elementare).

Esercizio 102. Determinare le bisettrici degli angoli individuati dalle rette


r : 7x y + 1 = 0 s : x y + 1 = 0
Le rette sono incidenti dal momento che

7 1
1 1 = 7 + 1 = 6 6= 0

La bisettrice di un angolo il luogo geometrico dei punti equidistanti dai lati del
medesimo. Ne segue che un punto P (x, y) appartiene alla bisettrice se e solo se
APPUNTI DI GEOMETRIA 64

d (P, r) = d (P, s)
cio, se e solo se

|7x y + 1| |x y + 1|
=
50 2
Eliminando i valori assoluti, si ha che
7x y + 1
= (x y + 1)
5
Svolgendo i calcoli, si trova che le due bisettrici (tra loro ortogonali) hanno
equazione:
b1 : 2x y + 1 = 0 b2 : x + 2y 2 = 0
Un secondo metodo di risoluzione del problema fa uso del fascio di rette. Detti u
e v due versori paralleli rispettivamente a r e s, le bisettrici cercate sono parallele
ai vettori
u+v uv
e passano per il punto A di intersezione tra r ed s, cio appartengono al fascio
F (r, s) da esse individuato. Ora, svolgendo i calcoli, si trova che
   
6 12 4 2
u+v = , // (1, 2) u v = , // (2, 1)
5 2 5 2 5 2 5 2
Lequazione del fascio
(7x y + 1) + (x y + 1) = 0
2
con (, ) R \ {(0, 0)}. Pertanto, una bisettrice ha equazione
(7 + ) x ( + ) y + + = 0
ed parallela al vettore (1, 2). Pertanto, dalla condizione di parallelismo ?? si
ha che
+ 7 +
= 0 = 5
1 2
da cui si trova
b1 : 2x y + 1 = 0
Laltra bisettrice appartiene al medesimo fascio ed parallela al vettore (2, 1).
Imponendo ancora una volta la ?? si ha

+ 7 +
= 0 = 5
2 1
da cui
b2 : x + 2y 2 = 0
Osservazione 103. Assegnati tre punti distinti del piano P0 (x0 , y0 ) , P1 (x1 , y1 ) e
P2 (x2 , y2 ), essi sono allineati (cio appartengono alla medesima retta) se e solo se

P0 P1 //P0 P2

Tenuto conto che P0 P1 = P1 P0 = (x1 x0 , y1 y0 ) e P0 P2 = P2 P0 =
(x2 x0 , y2 y0 ), tali vettori sono paralleli se e solo se sono linearmente dipendenti,
cio se e solo se
x1 x0 y1 y0
x2 x0 y2 y0 = 0

APPUNTI DI GEOMETRIA 65

Si verifica facilmente che questultima relazione equivalente alla seguente



x0 y0 1

(15.6) x1 y1 1 = 0

x2 y2 1
(si tratta di qualche semplice calcolo). Se il determinante 15.6 non nullo, allora
i tre punti non sono allineati e individuano un triangolo la cui area pu essere
calcolata in due modi. Un metodo consiste nel fissare una base, ad esempio P1 P2 ,
nel calcolarne la lunghezza d (P1 , P2 ) e nel determinare la distanza d (P0 , r) dove r
la retta passante per P1 e P2 .
Il secondo metodo (pi rapido ed elegante) consiste nellinserire il problema nello
spazio vedendo P0 , P1 P2 come punti dello spazio aventi quota nulla
P0 (x0 , y0 , 0) P1 (x1 , y1 , 0) P2 (x2 , y2 , 0)
In questo modo, larea del triangolo P0 P1 P2 pu essere calcolata nel modo visto
nel precedente capitolo.

1 i j k
1
x1 x0 y1 y0 0

S (P0 P1 P2 ) = P0 P1 P0 P2 =

2 2

x2 x0 y2 y0 0
Ora

P0 P1 P0 P2 = [(x1 x0 ) (y2 y0 ) (x2 x0 ) (y1 y0 )] k
da cui segue che
(15.7)
x0 y0 1
1 1
S (P0 P1 P2 ) = k[(x1 x0 ) (y2 y0 ) (x2 x0 ) (y1 y0 )] kk = det x1 y1 1
2 2
x2 y2 1
Esercizio 104. Fissato nel piano un riferimento metrico R (O, i, j), la simmetria
rispetto allorigine
SO : R2 R2
un endomorfismo di R2 (o, equivalentemente, di V2 ) tale che, per ogni v =
(x, y) R2 , risulta
SO (v) = v
Ne segue che ogni vettore v non nullo autovettore di SO relativo allautovalore
1 e questultimo lunico autovalore di SO .
La simmetria rispetto allasse x
Sx : R2 R2
fissa tutti i vettori v = he1 = (h, 0)
Sx (v) = Sx (h, 0) = (h, 0) = v
e cambia il verso dei vettori w = ke2 = (0, k)
Sx (w) = Sx (0, k) = (0, k) = w
Dunque, gli autovalori di Sx sono 1 e 1; i rispettivi autospazi sono
V1 = L (e1 ) V1 = L (e2 )
In modo analogo, la simmetria rispetto allasse y
Sy : R2 R2
APPUNTI DI GEOMETRIA 66

fissa tutti i vettori v = he2 = (0, h)


Sy (v) = Sy (0, h) = (0, h) = v
e cambia il verso dei vettori w = ke1 = (k, 0)
Sy (w) = Sy (k, 0) = (k, 0) = w
per cui gli autovalori di Sy sono 1 e 1 con autospazi
V1 = L (e2 ) V1 = L (e1 )
In realt anche una simmetria Sr rispetto ad una qualunque retta r passante per
lorigine e diversa dagli assi ha ancora autovalori 1 e 1, poich ogni vettore v//r
viene fissato da Sr , mentre ogni vettore wr viene cambiato di segno.

16. Generalit sulle curve nel piano. Circonferenza


Una curva nel piano pu rappresentarsi come:
(1) luogo geometrico dei punti P (x, y) del piano le cui coordinate soddisfano
unequazione del tipo f (x, y) = 0 detta equazione cartesiana di ;
(2) luogo dei punti P (x, y) del piano le cui coordinate sono funzioni del para-
metro reale t 
x = x(t)
tIR
y = y(t)
con I intervallo.
Nel secondo caso, si parla di equazioni parametriche di .
Osservazione 105. In generale si pu passare, almeno su piccoli tratti di curva, dalla
2. alla 1. eliminando il parametro t; viceversa risolvendo la 1. rispetto ad una delle
incognite si perviene alla 2. Conviene altres osservare che, affinch si possa parlare
di curva, le funzioni che compaiono in 1. ed in 2. devono soddisfare determinate
condizioni di regolarit (prima fra tutte, la continuit).
Definizione 106. Se nella 1. f (x, y) un polinomio di grado n (n 1), la curva
si dice curva algebrica di ordine n. In caso contrario la curva si dice trascendente.
Le rette sono, pertanto, curve algebriche del primo ordine. Le curve algebriche
del secondo ordine prendono il nome di coniche. In questa classe di curve rientra,
come caso particolare, la circonferenza, di cui forniamo subito la definizione.
Definizione 107. Siano C (x0 , y0 ) un punto del piano ed R > 0 una costante
positiva. Si dice circonferenza in di centro C e raggio R il luogo geometrico dei
punti P del piano che hanno distanza costante R da C, cio tali che
kP Ck = R
o, equivalentemente
2
CP = R2
Passando alle coordinate, un punto P (x, y) di appartiene alla circonferenza
se e solo se
2 2
(x x0 ) + (y y0 ) = R2
Questa lequazione cartesiana della circonferenza di centro C (x0 , y0 ) e
raggio R. Sviluppando i calcoli, si ottiene
x2 + y 2 + ax + by + c = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 67

ove
a = 2x0 b = 2y0 c = x20 + y02 R2
Ne segue che
s
a b  a 2  b 2 q
x0 = y0 = R= + c = x20 + y02 c
2 2 2 2
Esercizio 108. Scrivere lequazione della circonferenza che verifica le seguenti
condizioni:
a) ha centro C (1, 2) ed tangente alla retta s : x y + 1 = 0;
b) ha centro C (1, 2) e intercetta sulla retta s : x y + 1 = 0 una corda di
lunghezza 4;
c) i punti A (1, 3) e B (3, 5) sono estremi di un diametro;
d) passa per i punti A (2, 0), B (0, 1) e C (1, 1);
e) passa per i punti A (1, 2), B (1, 0) ed ha centro sulla retta s : 4x y 4 = 0.


La prima circonferenza ha raggio pari a d (C, s) = 2 2 e, quindi, equazione
x2 + y 2 2x + 4y 3 = 0

La seconda circonferenza ha raggio pari a d2 + 4 essendo d = d (C, s) = 2 2.
Pertanto ha equazione
x2 + y 2 2x + 4y 7 = 0
La terza circonferenza
ha centro M (1, 4) punto medio del segmento AB e
raggio d (A, M ) = 5. Essa ha equazione
x2 + y 2 + 2x 8y + 12 = 0
Per quanto concerne la circonferenza passante per i tre punti A, B e C, si de-
termini lequazione degli assi a, b di due corde di (ad esempio delle corde AB e
AC); il centro C 0 di si ottiene come punto di intersezione di a e b. Il raggio della
circonfernza pari a d (C 0 , A). Si trover che ha equazione
x2 + y 2 + x + 5y 6 = 0
Infine, il centro della circonferenza del punto e) deve appartenere alla retta s e
allasse a : x + y 1 = 0 di AB. Si trova cos che ha coordinate (1, 0). Il raggio
d (C, A) = 2. Ne segue che la circonferenza ha equazione
x2 + y 2 2x 3 = 0
Esercizio 109. Scrivere lequazione della circonferenza tangente alla retta s :
2x + y 1 = 0 nel punto A(2, 3) e passante per il punto B (2, 1).

Il centro C della circonferenza cercata appartiene allasse a della corda AB e


alla retta b per A ortogonale a s. Si verifica facilmente che lasse a ha equazione
y + 1 = 0 mentre la retta b ha equazioni parametriche

x = 2 + 2t
b: tR
y = 3 + t
APPUNTI DI GEOMETRIA 68

e, quindi, equazione cartesiana x q


2y 8 = 0. Ne segue che il centro ha coor-
2 2
dinate C (6, 1) e raggio R = AC = (6 2) + (1 + 3) = 2 5. Lequazione
cartesiana della circonferenza :
2 2
(x 6) + (y + 1) = 20
o, equivalentemente
x2 + y 2 12x + 2y + 17 = 0
Esercizio 110. Scrivere lequazione della circonferenza tangente alla retta s :
x + 2y 3 = 0 nel suo punto T (1, 1) e avente centro sullasse y.

Il centro di appartiene alla retta a : 2x y 1 = 0 passante per T e perpen-


dicolare a s. Imponendo lappartenenza del centro anche allasse
y si trova che il
centro C ha coordinate (0, 1). Il raggio pari a d (C, T ) = 5, lequazione
: x2 + y 2 + 2y 4 = 0


Se denotiamo con [0, 2) langolo che il vettore CP forma con il versore i,
si ha che
P C = R cos i + R sin j
Ne segue che
P O = (P C) + (C O) = R cos i + R sin j + x0 i + y0 j
Dunque, tenuto conto del fatto che P O = xi + yj, le equazioni parametriche
di una circonferenza di centro C (x0 , y0 ) e raggio R sono

x = x0 + R cos
[0, 2)
y = y0 + R sin

Figura 16.1.

E noto dalla geometria elementare che due circonferenze distinte 1 e 2 possono


avere:
due punti in comune (in tal caso si dicono secanti)
un solo punto in comune (in tal caso si dicono tangenti)
APPUNTI DI GEOMETRIA 69

nessun punto in comune.


Dal punto di vista geometrico la posizione reciproca di due circonferenze di centri
C1 , C2 e raggi R1 , R2 pu essere studiata confrontando la distanza tra i centri con
i raggi. Pi precisamente si ha che:
se d (C1 , C2 ) > R1 + R2 , 1 e 2 sono esterne
se d (C1 , C2 ) = R1 + R2 , 1 e 2 sono tangenti esternamente
se |R1 R2 | < d (C1 , C2 ) < R1 + R2 , 1 e 2 sono secanti
se d (C1 , C2 ) = |R1 R2 |, 1 e 2 sono tangenti internamente
se d (C1 , C2 ) < |R1 R2 |, 1 e 2 sono una interna allaltra.
Esercizio 111. Determinare la posizione reciproca delle seguenti coppie di circon-
ferenze:
a) 1 : x2 + y 2 + 6x 8y + 16 = 0, 2 : x2 + y 2 + 2x = 0
b) 1 : x2 + y 2 2x = 0, 2 : x2 + y 2 8x + 12 = 0
c) 1 : x2 + y 2 2x 3 = 0, 2 : x2 + y 2 2y 1 = 0
d) 1 : x2 + y 2 x + 2y = 0, 2 : x2 + y 2 2x + 4y = 0
e) 1 : x2 + y 2 2x + 4y = 0, 2 : x2 + y 2 3x + 2y + 3 = 0
Il lettore verifichi che si presentano nellordine indicato le cinque situazioni sopra
esposte.
Esercizio 112. Scrivere lequazione della circonferenza passante per i punti
A (1, 2), B (1, 0) e tangente esternamente alla circonferenza : x2 + y 2 2x +
6y + 9 = 0.
Il centro C di deve appartenere allasse a : x + y 1 = 0 del segmento AB.
Ne segue che ha coordinate (k, 1 k) con k R da determinarsi imponendo che
d (C, C 0 ) = R + R0

essendo C 0 (1, 3) il centro di , R = d (C, A) = 2k 2 + 2 il raggio di e R0 = 1
il raggio di . Svolgendo i calcoli si trova k = 1. Ne segue che lequazione di
: x2 + y 2 2x 3 = 0
Osservazione 113. Consideriamo due circonferenze distinte 1 e 2 di equazioni
1 : x2 + y 2 + a1 x + b1 y + c1 = 0
e
2 : x2 + y 2 + a2 x + b2 y + c2 = 0
Se le due circonferenze non sono concentriche (cio se (a1 , b1 ) 6= (a2 , b2 )), sot-
traendo unequazione dallaltra si ottiene la retta a di equazione
(16.1) a : (a1 a2 ) x + (b1 b2 ) y + c1 c2 = 0
detta asse radicale della coppia 1 , 2 . Tale retta ortogonale alla retta
congiungente i centri di 1 , 2 ; se 1 , 2 sono secanti, a passa per i loro punti di
intersezione; se 1 , 2 sono tangenti, la retta a coincide con la tangente comune
alle due circonferenze nel loro punto di contatto.
In generale, per ogni (, ) R2 \ {(0, 0)} lequazione
x2 + y 2 + a1 x + b1 y + c1 + x2 + y 2 + a2 x + b2 y + c2 = 0
 

rappresenta ancora una circonferenza, ad eccezione del caso in cui + = 0


allorch essa rappresenta lasse radicale a se le due circonfernze non sono concen-
triche, perde significato se lo sono. Se le circonferenze non sono concentriche, lasse
APPUNTI DI GEOMETRIA 70

radicale pu considerarsi come una circonferenza impropria di raggio infinito


appartenente al fascio.
Definizione 114. Con le notazioni sopra introdotte, dicesi fascio di circonfe-
renze individuato da 1 , 2 la totalit delle circonferenze di equazione
x2 + y 2 + a1 x + b1 y + c1 + x2 + y 2 + a2 x + b2 y + c2 = 0
 
(16.2)
al variare di (, ) R2 \ {(0, 0)}. Le due circonferenze 1 , 2 si dicono gene-
ratrici del fascio.

Se 1 , 2 sono concentriche, lequazione 16.2 rappresenta una circonferenza con-


centrica con esse per ogni coppia (, ) escluso il caso in cui + = 0.
Se 1 , 2 non sono concentriche e si intersecano in due punti A, B, ogni cir-
conferenza del fascio da esse individuato passa per A e B (detti punti base del
fascio).
Se 1 , 2 sono tangenti in un punto T , ogni circonferenza del fascio da esse
individuato passa per T (detto punto base del fascio) ed tangente in tale punto
alla retta a tangente comune a 1 e 2 . In entrambi i casi (circonferenze secanti
o tangenti) due qualsiasi circonferenze distinte del fascio hanno il medesimo asse
radicale coincidente con la retta a di equazione 16.1 detto per questo asse radicale
del fascio e individuano, pertanto, lo stesso fascio. Se P un punto del piano distinto
dai punti base, esiste ununica circonferenza del fascio passante per P . Inoltre,
sempre supponendo che 1 , 2 non siano concentriche, il fascio da esse generato
pu essere anche rappresentato dallequazione
(16.3) x2 + y 2 + a1 x + b1 y + c1 + k (Ax + By + C) = 0
al variare del parametro reale k, essendo a : Ax + By + C = 0 lasse radicale. Si
verifica facilmente che i centri di tutte le circonferenze del fascio appartengono ad
una stessa retta, detta asse centrale, ortogonale allasse radicale del fascio.
Esempio 115. Determinare lequazione della circonferenza passante per lorigine
e tangente la circonferenza : x2 + y 2 2x 3 = 0 in T (1, 2).

Le circonferenze tangenti in T appartengono al fascio di circonferenze indi-


viduato da e dalla retta a : y 2 = 0 tangente a in T . Pertanto ha
equazione
x2 + y 2 2x 3 + k (y 2) = 0
con k R tale che O . Cio
3
3 + k (2) = 0 k =
2
Dunque
: 2x2 + 2y 2 4x 3y = 0

Esempio 116. Possiamo determinare lequazione della circonferenza passante


per tre punti non allineati A, B e C facendo uso dei fasci di circonferenze. Infatti,
tale circonferenza appartiene al fascio F di circonferenze avente come punti base
A e B; fascio individuato dalla retta r per Ae B e da una qualsiasi circonferen-
za passante per tali punti (ad esempio quella che ha A e B come estremi di un
APPUNTI DI GEOMETRIA 71

diametro). Imponendo il passaggio per C resta individuata . Riprendendo un


esercizio precedente, se A (2, 0), B (0, 1) e C (1, 1), lasse redicale r del fascio F
ha equazione
r : x + 2y 2 = 0

La circonferenza avente diametro AB ha centro 1, 12 e raggio 25 per cui


: x2 + y 2 2x y = 0
Il fascio F ha equazione
F : x2 + y 2 2x y + k (x + 2y 2) = 0
con k R tale che C F. Si trova che k = 3 e, quindi, che
: x2 + y 2 + x + 5y 6 = 0
Definizione 117. Siano assegnati una curva L nel piano e un puntoP0 L. Se la
retta passante per P0 e P (con P L, P 6= P0 ) ammette una posizione limite r al
tendere di P a P0 , tale retta r detta la retta tangente alla curva L nel punto P0 .

Figura 16.2.

Se la curva L ha equazioni parametriche



x = x(t)
tI
y = y(t)
e P0 (x(t0 ), y (t0 )), nelle ipotesi che x (t) e y (t) siano derivabili in I e che (x0 (t0 ) , y 0 (t0 )) 6=
(0, 0)si ha che la retta r tangente a L in P0 ha equazione
x x (t0 ) y y (t0 )
0
=
x (t0 ) y 0 (t0 )
con la solita convenzione che, nel caso in cui uno dei due denominatori sia nullo,
lequazione si riduce al numeratore uguagliato a zero. Infatti, se P (x (t) , y (t))
un punto della curva distinto da P0 (pertanto risulta t 6= t0 ), la retta per P0 e P ha
equazione
x x (t0 ) y y (t0 )
=
x (t) x (t0 ) y (t) y (t0 )
o, equivalentemente
(y (t) y (t0 )) (x x (t0 )) = (y y (t0 )) (x (t) x (t0 ))
APPUNTI DI GEOMETRIA 72

1
Moltiplicando ambo i membri per tt0 si ottiene

y (t) y (t0 ) x (t) x (t0 )


(x x (t0 )) = (y y (t0 ))
t t0 t t0
Se P tende a P0 lungo la curva., t tende a t0 . Per definizione di derivata

x (t) x (t0 )
x0 (t0 ) := lim
tt0 t t0
e
y (t) y (t0 )
y 0 (t0 ) := lim
tt0 t t0
Dunque, la retta per P0 e P ammette la posizione limite r la cui equazione

y 0 (t0 ) (x x (t0 )) = x0 (t0 ) (y y (t0 ))

Se la curva L rappresentata dallequazione cartesiana f (x, y) = 0 e se esistono


entrambe le derivate parziali di f nel punto P0 (x0 , y0 ) L risultando
 
f f
(x0 , y0 ) , (x0 , y0 ) 6= (0, 0)
x y

allora la retta r tangente a L in P0 ha equazione


f f
(x0 , y0 ) (x x0 ) + (x0 , y0 ) (y y0 ) = 0
x y
Definizione 118. Due curve L e L0 si dicono tangenti in un punto P se si
intersecano in P e ammettono in tale punto la stessa retta tangente.

Concludiamo questo paragrafo, affrontando i cambiamenti di riferimenti carte-


siani.

Siano R (O, i, j) e R (O0 , i0 , j0 ) due riferimenti metrici (cio, cartesiani ortonor-


mali positivi). La matrice P di passaggio dalla base B = {i, j} alla base B 0 = {i0 , j0 }
rappresenta geometricamente una rotazione nel piano in senso antiorario di un certo
angolo ed data da
 
cos sin
P =
sin cos
dal momento che, come si verifica facilmente,

i0 = cos i + sin j

e
j0 = sin i + cos j
Supponiamo che un punto P del piano abbia coordinate (x, y) rispetto al ri-
ferimento R (O, i, j) e coordinate (x0 , y 0 ) rispetto al riferimento R (O0 , i0 , j0 ). Ci
proponiamo di determinare le relazioni intercorrenti tra tali coordinate.
APPUNTI DI GEOMETRIA 73

Figura 16.3.

Se il punto O0 ha coordinate (x0 , y0 ) rispetto al riferimento R (O, i, j), si ha che:


P O = xi + yj

P O0 = x0 i0 + y 0 j0

O 0 O = x0 i + y0 j
e, quindi

P O = (P O0 )+(O0 O) = x0 i0 +y 0 j0 +x0 i+y0 j = x0 (cos i + sin j)+y 0 ( sin i + cos j)+x0 i+y0 j
da cui
P O = (x0 cos y 0 sin + x0 ) i + (x0 sin + y 0 cos + y0 ) j
Ne segue che le equazioni del cambiamento di riferimento sono date da
x = x0 cos y 0 sin + x0

y = x0 sin + y 0 cos + y0
o, equivalentemente, in forma compatta
   0   
x x x0
=P +
y y0 y0
Si verifica facilmente che P T P = P P T = I2 e |P | = 1. In altre parole, P una
matrice ortogonale speciale (una matrice P Rn,n dicesi ortogonale se P 1 =
P T ; in tal caso ha certamente determinante uguale a 1, se P ha determinante
uguale a 1 detta speciale).

17. Definizione geometrica e algebrica di conica


Definizione 119. Siano assegnati nel piano un punto F (detto fuoco) e una retta
d (detta direttrice). Dicesi conica il luogo geometrico C dei punti P del piano tali
che
d (P, F )
=e
d(P, d)
dove e rappresenta una costante positiva (e > 0) detta eccentricit.
APPUNTI DI GEOMETRIA 74

Supponiamo che, nel fissato riferimento metrico R (O, x, y), il fuoco F abbia
coordinate (x0 , y0 ) e che la direttrice d abbia equazione ax + by + c = 0. Allora, un
punto P (x, y) appartiene alla conica C se e solo se
|ax + by + c|
q
2 2
(x x0 ) + (y y0 ) = e
a 2 + b2
cio
h 2 2
i
2
P (x, y) C a2 + b2 (x x0 ) + (y y0 ) = e2 (ax + by + c)

Dalla definizione geometrica appena data, si evince che una conica una curva
algebrica del secondo ordine. Se F d, la conica C si dice degenere e si spezza in
due rette (distinte o coincidenti). Se F
/ d, la conica C si dice non degenere e si
distinguono tre casi:
(1) Se e > 1, la conica si dice iperbole.
(2) Se e = 1, la conica si dice parabola.
(3) Se e < 1, la conica si dice ellisse.
Per comprendere meglio la natura di tai curve, conviene semplificare lequazione
trovata scegliendo un opportuno sistema di riferimento.

Se F d, scegliendo un riferimento metrico in cui la direttrice d coincide con


lasse y e il fuoco F coincide con lorigine O, lequazione della conica C diventa:
1 e2 x2 + y 2 = 0


Posto k = 1 e2 , si presentano tre possibilit:


se e < 1 (cio k > 0), la conica si riduce al solo punto F (0, 0) o, meglio, si
spezza in due rette complesse coniugate

r1 : i kx y = 0 r2 : i kx + y = 0
se e = 1 (cio k = 0), la conica costituita dallasse x, contato due volte o,
meglio, si spezza in due rette coincidenti
r1 : y = 0 r2 : y = 0
se e > 1 (cio k < 0), la conica costituita da due rette reali e distinte o,
meglio, si spezza nelle due rette

r1 : kx y = 0 kx + y = 0

Se F / d, scegliamo il riferimento in modo che lasse x coincida con la retta


passante per F e ortogonale a d (tale asse dicesi asse focale o asse principale
della conica). A prescindere dalla scelta dellorigine O del sistema di riferimento,
il fuoco F avr coordinate (c, 0) mentre la direttrice d avr equazione x = h con
h 6= c (dal momento che F non appartiene a d) , c > 0. Con tale scelta, lequazione
diventa

1 e2 x2 + y 2 2 c e2 h x + c2 e2 h2 = 0
 
(17.1)
A questo punto distinguiamo due casi.
APPUNTI DI GEOMETRIA 75

se e 6= 1, la conica interseca lasse x in due punti A e A0 . Infatti ponendo


y = 0, si ottiene lequazione

1 e2 x2 2 c e2 h x + c2 e2 h2 = 0
 
(17.2)

2
in cui 2
4 = e (c h) > 0. Daltra parte, noto anche dal punto di vista
geometrico che esistono esattamente due punti A e A0 tali che d(A,F )
d(A,r) =
0
d(A ,F )
d(A,r) = e; detto H (h, 0) il punto di intersezione dellasse x con la di-
rettrice d, si dice che A e A0 dividono armonicamente il segmento HF .
Scelta lorigine coincidente con il punto medio di AA0 , le coordinate di A
e A0 sono rispettivamente (a, 0) e (a, 0) con a > 0. In tal modo, le solu-
zioni dellequazione 17.2 sono x1 = a e x2 = a; pertanto, x1 + x2 = 0 e
x1 x2 = a2 . Ricordando le relazioni intercorrenti tra le soluzioni di une-
quazione di secondo grado e i coefficienti della medesima (se lequazione
ax2 + bx + c = 0 allora x1 + x2 = ab e x1 x2 = ac ) si ottiene

c2 e2 h2
c e2 h = 0, = a2
1 e2

da cui seguono le seguenti relazioni

a2 c2
h= , e2 =
c a2

A questo punto, lequazione 17.1 diventa

a2 c2 x2 + a2 y 2 = a2 a2 c2
 

Posto b2 := a2 c2 se e < 1 e b2 := c2 a2 se e > 1, lequazione della conica


2 2 2 2
C diventa xa2 + yb2 = 1 se e < 1, e xa2 yb2 = 1 se e > 1.
se e = 1, lasse x interseca C in un unico punto V . Scelta lorigine coinci-
dente con V , lequazione diventa

y 2 2 (c h) x + c2 h2 = 0

Poich O C, deve risultare c2 h2 = 0. Questo si verifica se e solo se h = c


(essendo h 6= c). Posto p := 2c, si perviene, alla fine, allequazione

y 2 = 2px

Riepilogando, se la conica C non degenere:


1. se se e < 1, la conica prende il nome di ellisse e la sua equazione canonica

x2 y2
2
+ 2 =1 (a > b > 0)
a b
APPUNTI DI GEOMETRIA 76

Figura 17.1.

Intersecando lellisse con gli assi coordinati si trovano quattro punti di interse-
zione, detti vertici: A (a, 0) , A0 (a, 0) , B (0, b) , B 0 (0, b).
Per ogni P (x, y) C, risulta che |x| a, |y| b; ne segue che tutti i punti
dellellisse sono interni al rettangolo individuato dalle rette x = a e y = b.
Se P (x, y) C, si verifica facilmente che appartengono allellisse anche i punti
P1 (x, y) , P2 (x, y) , P3 (x, y): in altre parole, lellisse possiede due assi di
simmetria ortogonali (lasse x e lasse y) che si dicono assi dellellisse e un
centro di simmetria (lorigine O del riferimento) punto di incontro degli assi
detto centro dellellisse. Dalle propriet di simmetria appena evidenziate segue che
anche il punto F 0 (c, 0) e la retta x = h sono rispettivmente fuoco e direttrice:
lellisse, pertanto, ha due fuochi e due direttrici. Utilizzando i due fuochi si pu
dimostrare che lellisse il luogo geometrico dei punti del piano aventi da
due punti fissi, detti fuochi, distanze con somma costante 2a, propriet
caratterizzante dellellisse che viene anche usata per definirla.

2. se e = 1, la conica prende il nome di parabola e la sua equazione canonica

y 2 = 2px (p > 0)

Figura 17.2.
APPUNTI DI GEOMETRIA 77

Tale curva passa per lorigine detto vertice della parabola, che lunico punto di
intersezione con gli assi coordinati. Se P1 (x, y) C, si verifica facilmente che anche
P2 (x, y) C; in altre parole, lasse delle x asse di simmetria detto asse della
parabola. Non vi simmetria rispetto allasse  y, non c un centro di simmetria,
la parabola possiede un solo fuoco F p2 , 0 e una sola direttrice di equazione
x = p2 .

3. se e > 1, la conica prende il nome di iperbole e la sua equazione canonica

x2 y2
=1 (a > 0, b > 0)
a2 b2

Figura 17.3.

Anche nel caso delliperbole, si hanno le simmetrie rispetto agli assi coordinati
e rispetto allorigine: in altre parole, anche liperbole ha due assi di simmetria
ortogonali (lasse x e lasse y), un centro di simmetria (lorigine O del riferi-
mento), due fuochi (F (c, 0) e F 0 (c, 0)) e due direttrici (x = h). Solo lasse
x ha intersezioni reali con liperbole nei punti A (a, 0) e A0 (a, 0) detti vertici;
lasse y non interseca liperbole: per tale motivo, lasse x detto asse trasverso
e lasse y asse non trasverso. A differenza dellellisse e della parabola, liperbole
consta di due rami; inoltre, al crescere di |x| cresce anche |y| e la curva si avvicina
indefinitamente alle rette di equazione y = ab x oppure y = ab x , rette che rappre-
sentano gli asintoti delliperbole. Come per lellisse, facendo uso dei due fuochi,
si pu dimostrare che liperbole il luogo geometrico dei punti del piano
aventi da due punti fissi, detti fuochi, distanze con differenza costante in
valore assoluto 2a, propriet caratterizzante delliperbole che viene anche usata
per definirla.
APPUNTI DI GEOMETRIA 78

Osservazione 120. Nel caso dellellisse, scegliendo come asse focale lasse y, la sua
equazione resta invariata con b > a. Nel caso delliperbole, invece, tale scelta
modifica lequazione canonica della stessa che diventa
x2 y2
= 1 (a > 0, b > 0)
a2 b2
Lasse trasverso lasse y, quello non trasverso lasse x. Infine, nel caso della
parabola, se p < 0, la concavit della parabola volge nel verso opposto a quello
dellasse x (la parabola giace interamente nel II e III quadrante o, equivalentemente,
nel semipiano x 0).

Osservazione 121. Lapproccio geometrico seguito per definire le coniche, basato sul
concetto di eccentricit, presenta un unico inconveniente: quello di escludere come
conica la circonferenza. In realt, possibile considerare una circonferenza come
una curva ottenuta da unellisse, mediante un passaggio al limite, con il fuoco F che
tende verso il centro e la direttrice che tende allinfinito. Tale passaggio al limite
equivalente a far tendere a 0 leccentricit e, cio a porre a = b nellequazione
canonica dellellisse.
Alla luce di tale inconveniente, in generale, conviene intraprendere lo studio delle
coniche da un punto di vista algebrico. Diamo, pertanto, una definizione algebrica
di conica che ci consentir di affrontare lanalisi delle stesse facendo uso dellalge-
bra lineare. Pi precisamente utilizzeremo i concetti di autovalore, autovettore e
determinante di matrici per dedurre propriet geometriche delle coniche.
Definizione 122. Fissato nel piano un riferimento metricoR (O, x, y), si dice conica
il luogo C dei punti P del piano le cui coordinate (x, y) soddisfano una equazione
polinomiale di secondo grado a coefficienti reali:
f (x, y) = a11 x2 + 2a12 xy + a22 y 2 + 2a13 x + 2a23 y + a33 = 0
con (a11 , a12 , a22 ) 6= (0, 0, 0). Alla conica C restano associate due matrice reali
simmetriche
a11 a12 a13  
a11 a12
A = a12 a22 a23 B=
a12 a22
a13 a23 a33
dette rispettivamente matrice associata ad f e matrice dei termini di secondo grado
di f.
Lintroduzione di tali matrici permette di riscrivere lequazione di una conica in
forma matriciale

 x
f (x, y) = x y 1 A y = 0
1
come si pu facilmente verificare con un calcolo esplicito.
Osservazione 123. Se la conica C ha equazione f (x, y) = 0, per ogni R \
{0}, lequazione f (x, y) = 0 rappresenta la medesima curva C. In altre parole,
lequazione di una conica (come del resto quella di una curva qualsiasi) definita a
meno di un fattore di proporzionalit non nullo.
APPUNTI DI GEOMETRIA 79

A questo punto si pongono due problemi: classificare tutte le coniche e ricono-


scerle.
Teorema 124. Se si effettua un cambiamento di riferimento metrico passando da
R (O, x, y) a R (O0 , X, Y ) mediante una rototraslazione, lequazione della conica C
diventa
a011 X 2 + 2a012 XY + a022 Y 2 + 2a013 X + 2a023 Y + a033 = 0
Denotate con A0 e B 0 le nuove matrici associate a C
0
a11 a012 a013

 0
a11 a012

0 0 0 0 0
A = a12 a22 a23 B =
a012 a022

a013 a023 a033
risulta che
1. |A| = |A0 |
2. r(A) = r(A0 )
3. B e B 0 sono simili (in particolare hanno lo stesso determinante, lo stesso
polinomio caratteristico, gli stessi autovalori e la medesima traccia).
Alla luce di tale fondamentale teoremache mette in luce il comportamento delle
matrici associate ad una conica rispetto a cambiamenti di riferimento, si deduce
che, in generale, una rototraslazione modifica lequazione di una conica C lasciando
per inalterati i seguenti tre numeri reali:

a11 a12 a13

I3 := |A| = a12 a22 a23
a13 a23 a33

a a12
I2 := |B| = 11
a12 a22
I1 := tr(B) = a11 + a22
detti gli invarianti ortogonali o metrici della conica. Se si moltiplicano entrambi
i membri dellequazione della conica per un numero reale non nullo , la conica non
cambia mentre i numeri I3 ,I2 e I1 risultano moltiplicati rispettivamente per 3 , 2
e . Per questo motivo I3 detto l0 invariante cubico, I2 detto l0 invariante
quadratico e I1 detto l0 invariante lineare.

Luso degli invarianti si rivela di particolare utilit per riconoscere il tipo di


conica. Una conica C si dice degenere o riducibile se il polinomio f (x, y) si
puo scrivere come prodotto di due polinomi di primo grado a coefficienti reali o
complessi coniugati
f (x, y) = (ax + by + c) (a0 x + b0 y + c0 )
In questo caso la conica C costituita da due rette e diremo che si spezza nelle
due rette di equazione ax + by + c = 0 e a0 x + b0 y + c0 = 0. Ad esempio, la conica
di equazione x2 4y 2 = 0 degenere e si spezza nelle due rette reali di equazioni
x + 2y = 0 e x 2y = 0. La conica di equazione x2 + y 2 = 0 anchessa degenere e
si spezza nelle due rette complesse coniugate di equazioni x + iy = 0 e x iy = 0.
Si tratta della circonferenza degenere di raggio nullo; essa ha un solo punto reale,
lorigine degli assi. La conica di equazione y 2 1 = 0 degenere e si spezza nelle
due rette reali parallele y = 1 e y = 1. Le ellissi, le parabole e le iperboli non
sono ovviamente coniche riducibili. Vedremo ora che esse sono le uniche coniche
APPUNTI DI GEOMETRIA 80

non degeneri. Sussiste, infatti, il seguente fondamentale teorema di classificazione


(metrica) delle coniche.
Teorema 125. (di classificazione delle coniche) Mantenendo le stesse nota-
zioni introdotte precedentemente, si hanno sette famiglie fondamentali di coniche.
Precisamente:
1. Se I3 = 0 e I2 < 0, la conica C degenere e di tipo iperbolico; essa si spezza
in due rette reali incidenti (ortogonali se I1 = 0).
2. Se I3 = 0 e I2 > 0, la conica C degenere e di tipo ellittico; essa si spezza in
due rette complesse coniugate (e si riduce ad un solo punto reale).
3. Se I3 = 0 e I2 = 0, la conica C degenere e di tipo parabolico; essa si spezza
in due rette parallele (reali o complesse coniugate).
4. Se I3 6= 0 e I2 < 0, la conica C non degenere (irriducibile) di tipo iperbolico;
essa uniperbole (equilatera se I1 = 0).
5. Se I3 6= 0 e I2 > 0, la conica C non degenere (irriducibile) di tipo ellittico;
essa una ellisse reale se I1 I3 < 0 (in particolare una circonferenza reale se a11 =
a22 e a12 = 0).
6. Se I3 6= 0 e I2 > 0, la conica C non degenere (irriducibile) di tipo ellit-
tico; essa una ellisse immaginaria se I1 I3 > 0 (in particolare una circonferenza
immaginaria se a11 = a22 e a12 = 0).
7. Se I3 6= 0 e I2 = 0, la conica C non degenere (irriducibile) di tipo parabolico;
essa una parabola.
Dunque, una conica degenere se e solo se linvariante cubico I3 nullo. Le
coniche aventi linvariante quadratico I2 non nullo (di tipo ellittico o iperbolico)
sono dette coniche a centro. Il centro C di tali coniche coincide con il centro
dellellisse e delliperbole nel caso non degenere, con il punto di intersezione delle
due rette in cui la conica si spezza, nel caso degenere. Si dimostra che le coordinate
di C sono date dalla soluzione del seguente sistema lineare

a11 x + a12 y + a13 = 0
a12 x + a22 y + a23 = 0

18. Riduzione a forma canonica dellequazione di una conica


Sussiste il seguente fondamentale teorema.
Teorema 126. (di riduzione a forma canonica per le coniche) Sia C :
f (x, y) = 0 una conica nel piano riferito al sistema di coorodinate R (O, x, y). Se
C una conica a centro, allora esiste un opportuno sistema di riferimento cartesiano
ortonormale R (O0 , X, Y ) rispetto al quale lequazione della conica diventa del tipo
X 2 + Y 2 + = 0
ove ,, R, = 0 se C degenere e 6= 0 se C non degenere. Se C una
conica di tipo parabolico, allora esiste un opportuno sistema di riferimento cartesia-
no ortonormale R (O0 , X, Y ) rispetto al quale lequazione della conica diventa del
tipo
Y 2 + 2X + = 0
ove ,, R, = 0 se C degenere, 6= 0 e = 0 se C non degenere. Se
la matrice B dei termini di secondo grado ha due autovalori distinti e , gli assi
X e Y sono paralleli a due autovettori di B relativi a tali autovalori. Se C una
APPUNTI DI GEOMETRIA 81

iperbole o una ellisse, gli assi X e Y coincidono con gli assi di simmetria di C; se
C una parabola, gli assi X e Y coincidono rispettivamente con lasse di C e la
tangente nel vertice di C e sono paralleli, nellordine, agli autovettori di B relativi
agli autovalori 0 e .
Le equazioni introdotte nel teorema di cui sopra, diconsi le equazioni cano-
niche di una conica. Per determinare una equazione canonica di una conica C,
si possono utilizzare vari metodi. Il pi rapido e semplice quello basato sulluso
degli invarianti ortogonali.

Supponiamo che la conica sia a centro (I2 6= 0). In tal caso C ha unequazione
canonica del tipo
X 2 + Y 2 + = 0
ove
= I3
= I2

+ = I1
Se la conica non degenere ( 6= 0), a seconda dei segni di ,, , si hanno le
seguenti equazioni canoniche:
X2 2
(1) a2 + Yb2 = 1 (ellisse con asse focale lasse X se a > b, lasse Y se a < b e
come caso particolare circonferenza se a = b);
2
Y2
(2) Xa2 + b2 = 1 (ellisse immaginaria);
2
Y2 X2 Y2
(3) Xa2 b2 = 1 oppure a2 b2 = 1 (iperbole avente come asse trasverso
lasse X oppure lasse Y rispettivamente).
Se la conica degenere ( = 0), a seconda che > 0 (tipo ellittico) o < 0
(tipo iperbolico) si hanno rispettivamente le seguenti equazioni canoniche:
X2 2
(1) a2+ Yb2 = 0 (conica ridotta al solo punto reale (0, 0), che si spezza in due
rette complesse coniugate);
2
Y2
(2) Xa2 b2 = 0 (conica che si spezza in due rette reali incidenti).
Se la conica di tipo parabolico (I2 = 0), distinguiamo i due casi. Nel caso
non degenere (I3 6= 0), la conica una parabola e ammette una rappresentazione
canonica
Y 2 + 2X = 0
ove
2 = I3
= I1
cio, unequazione del tipo
Y 2 = 2pX
con p 6= 0.
Se la conica degenere (I3 = 0 e quindi = 0), allora essa ha unequazione
canonica del tipo
Y 2 + = 0
cio del tipo
Y2 =k
APPUNTI DI GEOMETRIA 82

In tal caso, essa si spezza in una coppia di rette parallele, reali e distinte se k > 0,
coincidenti se k = 0, complesse coniugate se k < 0. Tuttavia la determinazione di
k non questa volta immediata. Si pu provare che
a213 a33
k=
|a11 I1 | I1
Un metodo diverso per la determinazione dellequazione canonica di una conica
quello basato sulluso degli autovalori e degli autovettori della matrice B dei termini
di secondo grado di f (x, y). Metodo un p pi laborioso dal punto di vista dei
calcoli, ma che consente di trovare esplicitamente le equazioni del cambiamento di
riferimento che porta lequazione della conica a diventare di tipo canonico. Come
primo passo, si determinano le equazioni della rotazione che porta a far scomparire
il termine xy nellequazione della conica. Poich la matrice B  reale e simmetrica

1 0
esiste una matrice ortogonale speciale P tale che P BP = con ,
0
autovalori di B. Le colonne di P rappresentano le componenti rispetto alla base
{i, i} dei versori {i0 , j0 } del nuovo riferimento. Effettuando la trasformazione
   0 
x x
=P
y y0
lequazione
a11 x2 + 2a12 xy + a22 y 2 + 2a13 x + 2a23 y + a33 = 0
diventa
x02 + y 02 + 2a013 x0 + 2a023 y 0 + a033 = 0
A questo punto, effettuando una opportuna traslazione di equazioni
 0
x =X +r
y0 = Y + s
lequazione diventa
X 2 + Y 2 + = 0
nel caso di ellissi o iperboli
Y 2 + 2X = 0
nel caso di parabole.
Esempio 127. Studiamo la conica
C : 3x2 4xy + 8x + 5 = 0
Le matrici associate sono

3 2 4  
3 2
A = 2 0 0 B=
2 0
4 0 5
I tre invarianti ortogonali sono
I3 = 20 I2 = 4 I1 = 3
Ne segue che si tratta di uniperbole (non equilatera). Pertanto ammette una
equazione canonica del tipo
X 2 + Y 2 + = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 83

con , , R tali che


= 20
= 4
+ =3

Risolvendo tale sistema si trova che


= 1 = 4 = 5
oppure
= 4 = 1 = 5
cui corrispondono le due possibili rappresentazioni canoniche
X2 Y2
5 =1
5 4
e
X2 Y2
5 = 1
4
5
Se vogliamo determinare le equazioni del cambiamento di riferimento che porta
alla rappresentazione canonica, cominciamo con il determinare gli autovalori e gli
autospazi della matrice
 
3 2
B=
2 0
Si verifica che gli autovalori di B sono 1 e 4 (e questo lo sapevamo gi...). Gli
autospazi ad essi relativi sono:
   
1 2
V1 = L V4 = L
2 1
Dunque, la matrice ortogonale P che diagonalizza B
!
1 25
P = 5
2 1
5 5

Effettuando la rotazione di equazioni


(
x = 15 x0 25 y 0
y = 25 x0 + 15 y 0

lequazione delliperbole diventa

8 16
x02 + 4y 02 + x0 y 0 + 5 = 0
5 5
A questo punto si tratta di determinare due costanti reali u, v tali che la trasla-
zione  0
x =X +u
y0 = Y + v
faccia scomparire dallequazione delliperbole i termini di primo grado. Sosti-
tuendo si ha che lequazione diventa
   
2 2 8 16 8 16
X + 4Y + 2u + X + 8v Y u2 + 4v 2 + u v + 5 = 0
5 5 5 5
APPUNTI DI GEOMETRIA 84

Imponendo (
2u + 85 = 0
16
8v 5
=0
si trova che la traslazione cercata ha equazioni
(
x0 = X + 45
y 0 = Y + 25
Alla fine ritroviamo lequazione canonica
X 2 + 4Y 2 + 5 = 0
Le equazioni del cambiamento di riferimento sono
(
x = 15 X 25 Y
(18.1)
y = 25 X + 15 Y + 2
Lorigine O0 del nuovo riferimento metrico R (O0 , X, Y ) ha coordinate (0, 2)
rispetto al riferimento metrico R (O, x, y) di partenza. Ne segue che il centro
delliperbole il punto
C (0, 2)
Dalle equazioni 18.1 si deduce che
(
X = 15 x + 25 y 45
(18.2)
Y = 25 x + 15 y 25
Nel riferimento R (O0 , X, Y ) gli assi trasverso e non delliperbole hanno equazione
rispettivamente
Y =0 X=0
Dalle 18.2 si ricavano le equazioni degli assi delliperbole nel riferimento R (O, x, y)
di partenza
2x y + 2 = 0 x + 2y 4 = 0
Nel riferimento R (O0 , X, Y ) gli asintoti delliperbole hanno equazione
1 1
Y = X Y = X
2 2
Sempre dalle 18.2 si deducono le equazioni degli asintoti delliperbole nel riferi-
mento R (O, x, y) di partenza
x=0 3x 4y + 8 = 0
I vertici delliperbole si ottengono intersecando lasse trasverso di equazione 2x
y + 2 = 0 con liperbole; essi sono i punti V1 (1, 0) e V2 (1, 4).
Esempio 128. Studiamo la conica
C : x2 xy + y 2 5x + 7y + 1 = 0
Le matrici associate sono
21 25

1
21
 
1
A = 12 1 7
B=
12

2 1
52 7
2 1
I tre invarianti ortogonali sono
3
I3 = 9 I2 = I1 = 2
4
APPUNTI DI GEOMETRIA 85

Ne segue che si tratta di unellisse. Pertanto ammette una equazione canonica


del tipo
X 2 + Y 2 + = 0
con , , R tali che
= 9
= 43
+ =2

Risolvendo tale sistema si ottengono le due possibili rappresentazioni canoniche


X2 Y2
+ =1
24 8
e
X2 Y2
+ =1
8 24
1
Ripetendo quanto fatto in precedenza, si trova che la matrice B ha autovalori 2
e 23 con autospazi
   
1 1
V 12 = L V 23 = L
1 1
La matrice di rotazione
!
1 12
P = 2
1 1
2 2

Effettuando la rotazione di equazioni


(
x = 12 x0 12 y 0
y = 12 x0 + 12 y 0

lequazione dellellisse diventa


1 02 3 02 0
x + y + 2x + 6 2y 0 + 1 = 0
2 2
La traslazione
x0 = X + u


y0 = Y + v
porta allequazione
1 2 3 2     1 3
X + Y + u + 2 X + 3v + 6 2 Y + u2 + v 2 + 2u + 6 2v + 1 = 0
2 2 2 2
Imponendo che

u + 2= 0
3v + 6 2 = 0
si trova che la traslazione cercata ha equazioni
 0
x = X 2
y0 = Y 2 2
Alla fine ritroviamo lequazione canonica
1 2 3 2
X + Y 12 = 0
2 2
APPUNTI DI GEOMETRIA 86

Le equazioni del cambiamento di riferimento sono


(
x = 12 X 12 Y + 1
y = 12 X + 12 Y 3
Ne segue che il centro C = O0 dellellisse ha coordinate (1, 3). Tenendo presente
che (
X = 12 x + 12 y + 2

Y = 12 x + 12 y + 2 2
e che nel riferimento R (O0 , X, Y ) gli assi dellellisse hanno equazione Y = 0 e
X = 0, si ottengono le equazioni cartesiane degli assi nel riferimento R (O, x, y):
xy4=0 x+y+2=0
Esempio 129. Studiamo la conica
C : x2 4xy + 4y 2 + 2x + y 5 = 0
Le matrici associate sono

1 2 1  
1 1 2
A = 2 4 B=
1
2 2 4
1 2 5
I tre invarianti ortogonali sono
25
I3 = I2 = 0 I1 = 5
4
Ne segue che si tratta di una parabola. Pertanto ammette una equazione cano-
nica del tipo
Y 2 + 2X = 0
con , R tali che
2 = 25

4
=5
Risolvendo tale sistema si trova che la parabola ammette le seguenti equazioni
canoniche
2 5
Y = X
5
e
2 5
Y = X
5
Determiniamo, ora, esplicitamente le equazioni del cambiamento di riferimento
usato. La matrice B ha autovalori 0, 5 con autospazi
   
2 1
V0 = L V5 = L
1 2
La matrice ortogonale speciale P che diagonalizza B
!
2 1
P = 5 5
1 2
5 5

La rotazione di equazioni
(
x= 2 x0 15 y 0
5
y= 1 x0 + 25 y 0
5
APPUNTI DI GEOMETRIA 87

trasforma lequazione della parabola in



5y 02 + 5x0 5 = 0
La traslazione
x0 = X + u

y0 = Y + v
conduce allequazione

5Y 2 + 5X + 10vY + 5v 2 + 5u 5 = 0
Imponendo che 
v=0
5v 2 + 5u 5 = 0
si trova che la traslazione cercata ha equazioni
 0
x =X+ 5
y0 = Y
Alla fine ritroviamo lequazione canonica

5Y 2 + 5X = 0
Le equazioni del cambiamento di riferimento sono
(
x = 25 X 15 Y + 2
y = 15 X + 25 Y + 1

Ne segue che il vertice V = O0 della parabola ha coordinate (2, 1). Tenendo


presente che (
X = 25 x + 15 y 5
Y = 15 x + 25 y
e che nel riferimento R (O0 , X, Y ) lasse della parabola e la tangente nel vertice
hanno equazione Y = 0 e X = 0, si ottengono le equazioni cartesiane dellasse e
della tangente nel riferimento R (O, x, y):

x 2y = 0 2x + y 5 = 0
 
p
Infine, nel riferimento R (O0 , X, Y ) il fuoco F ha coordinate = 205 , 0 .

2, 0
Ne segue che, nel rifermento di partenza R (O, x, y) il fuoco ha coordinate
 
19 19
F ,
10 20
Osservazione 130. Per poter determinare tutte le caratteristiche geometriche fon-
damentali di una conica non degenere (centro, assi, fuochi, vertici ed eventuali asin-
toti), in generale, necessario trovare le equazioni del cambiamento di riferimento.
I risultati che seguono consentono di evitare questo passaggio.
Proposizione 131. (sul centro di una conica) Sia C una conica a centro di
equazione
a11 x2 + 2a12 xy + a22 y 2 + 2a13 x + 2a23 y + a33 = 0
Allora le coordinate del centro C della conica sono date dalla soluzione del
seguente sistema lineare
APPUNTI DI GEOMETRIA 88


a11 x + a12 y + a13 = 0
a12 x + a22 y + a23 = 0
Dimostrazione. Osservato che I2 6= 0, si tratta di effettuare una traslazione

x=X +u
y =Y +v
che porti lorigine O a coincidere con il centro C (u, v) della conica. Tale trasla-
zione deve far scomparire i termini di primo grado. Svolgendo i calcoli si trova che
i termini di primo grado sono
2 (a11 u + a12 v + a13 ) X + 2 (a12 u + a22 v + a23 ) Y
Pertanto deve risultare

a11 u + a12 v + a13 = 0
a12 u + a22 v + a23 = 0

A questo punto, se la conica C unellisse reale o uniperbole, gli assi sono le
rette passanti per il centro C e parallele ai vettori u e v, autovettori della matrice
B relativi ai due autovalori , .
Nel caso in cui C uniperbole, possibile determinare in modo rapido le equa-
zioni dei suoi asintoti. Infatti, sussiste il seguente teorema di cui omessa la
dimostrazione.
Teorema 132. (sugli asintoti delliperbole) Sia C uniperbole di equazione
f (x, y) = a11 x2 + 2a12 xy + a22 y 2 + 2a13 x + 2a23 y + a33 = 0
La conica C 0 di equazione
g (x, y) = a11 x2 + 2a12 xy + a22 y 2 = 0
degenere e di tipo iperbolico. Dette r1 , r2 le rette incidenti in cui C 0 si spezza,
gli asintoti di C sono le rette parallele ad r1 , r2 passanti per il centro C della conica
stessa.
Per quanto riguarda la parabola, supponendo a12 6= 0 (in caso contrario, lasse
sarebbe orizzontale o verticale) lasse parallelo ad u = (a12 , a11 ) autovettore di
B relativo allautovalore 0. La tangente t alla parabola nel vertice V parallela a
v = (a11 , a12 ) autovettore di B relativo allautovalore (non nullo). Ne segue che
tale tangente ha equazione
t : a12 x a11 y + h = 0
con h R da determinarsi imponendo che lintersezione tra t e la parabola sia
ridotta ad un punto (il vertice V ). In tal modo si determinano sia lequazione di t
che le coordinate di V . Lasse della parabola la retta per V parallela ad u.
Infine, per quanto concerne la determinazione dei fuochi, si pu procedere nel
modo che segue.
a) Se C unellisse, occorre distinguere i due casi: se a > b, basta intersecare
lasse maggiore con la circonferenza di equazione
2 2
: (x x0 ) + (y y0 ) = a2 b2
APPUNTI DI GEOMETRIA 89

essendo C (x0 , y0 ) il centro; se a < b, si taglia lasse maggiore con la circonferenza


di equazione
2 2
: (x x0 ) + (y y0 ) = b2 a2
b) Se C uniperbole, si interseca lasse trasverso con la circonferenza di
equazione
2 2
: (x x0 ) + (y y0 ) = a2 + b2
dove C (x0 , y0 ) il centro.
c) Se C una parabola, una volta stabilito da quale parte si svolge il grafico
della stessa rispetto alla tangente nel vertice, si interseca lasse della parabola con
la circonferenza di equazione
2 2
: (x x0 ) + (y y0 ) = 2
dove V (x0 , y0 ) il vertice e
s
1 I3
= 3
2 ()
Esempio 133. Determiniamo centro, assi, vertici e fuochi dellellisse
C : 7x2 2xy + 7y 2 + 34x + 2y + 31 = 0
Le matrici associate a C sono

7 1 17  
7 1
A = 1 7 1 B=
1 7
17 1 31
Gli invarianti ortogonali sono
I3 = 576 I2 = 48 I1 = 14
Ne segue che C non degenere (I3 6= 0) e che si tratta di unellisse reale (I2 > 0
e I1 I3 < 0).
Risolvendo il sistema 
7x y + 17 = 0
x + 7y + 1 = 0
si trova che il centro C dellellisse ha coordinate 25 , 12 .


Gli autovalori di B sono 6, 8 con rispettivi autospazi


   
1 1
V6 = L V8 = L
1 1
Una equazione canonica di C
6X 2 + 8Y 2 12 = 0
cio
X2 Y2
+ 3 =1
2 2
Essendo a2 = 2 e b2 = 32 (e, quindi, a > b), lasse X lasse focale. Nel riferi-
mento R (O, x, y) lasse focale passa per C ed parallelo allautovettore u = (1, 1)
di B relativo allautovalore 6. Laltro asse passa per C ed parallelo allautovettore
v = (1, 1) di B relativo allautovalore 8. Ne segue che gli assi di C, nellordine,
hanno equazione
a1 : x y + 2 = 0 a2 : x + y + 3 = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 90

Intersecando lellisse con lasse focale a1 si trovano i primi due vertici


   
7 3 3 1
V1 , V2 ,
2 2 2 2
Gli altri due vertici, intersezione tra C e lasse a2 sono
! !
5+ 3 31 35 3+1
V3 , V4 ,
2 2 2 2
Infine, determiniamo i fuochi dellellisse intersecando
lasse focale a1 con la
circonferenza di centro C 52 , 12 e raggio c = a2 b2 = 12


Svolgendo i calcoli si trova che i fuochi sono


F1 (3, 1) F2 (2, 0)
Si osservi, infine, che leccentricit dellellisse pari a
1
c 1
e= = 2 =
a 2 2
Esempio 134. Determiniamo centro, assi, vertici, fuochi e asintoti delliperbole
C : 3x2 + 10xy + 3y 2 8x 8 = 0
Le matrici associate a C sono

3 5 4  
3 5
A= 5 3 0 B=
5 3
4 0 8
Gli invarianti ortogonali sono
I3 = 80 I2 = 16 I1 = 6
Ne segue che C non degenere (I3 6= 0) e che si tratta di uniperbole (I2 < 0 ).
Risolvendo il sistema 
3x + 5y 4 = 0
5x + 3y = 0
si trova che il centro C delliperbole ha coordinate 43 , 54 .


Gli autovalori di B sono 2, 8 con rispettivi autospazi


   
1 1
V2 = L V8 = L
1 1
Una equazione canonica di C
2X 2 + 8Y 2 5 = 0
cio
X2 Y2
5 5 = 1
2 8
Dunque, lasse Y lasse trasverso (e, quindi, focale). Nel riferimento R (O, x, y)
lasse trasverso a1 passa per C ed parallelo allautovettore u = (1, 1) di B relativo
allautovalore 8. Laltro asse a2 passa per C ed parallelo allautovettore v =
(1, 1) di B relativo allautovalore 2. Ne segue che gli assi di C, nellordine,
hanno equazione
a1 : x y + 2 = 0 a2 : 2x + 2y 1 = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 91

Intersecando liperbole con lasse focale a1 si trovano i due vertici


! !
3+ 5 5 5 53 5+ 5
V1 , V2 ,
4 4 4 4
Intersecando lasse trasverso a1 con la circonferenza di centro C e raggio a2 +
b = 25 + 58 = 25
2
8 , cio risolvendo il seguente sistema

y =x+2
2 2
x + 43 + y 54 = 25 8
si trova che i fuochi sono
 
1 5
F1 (2, 0) F2 ,
2 2
Infine, per quanto concerne gli asintoti, in virt del Teorema 132, essi sono le
rette passanti per C e parallele alle rette r1 , r2 in cui si spezza la conica degenere
C 0 : 3x2 + 10xy + 3y 2 = 0
Risolvendo tale equazione di secondo grado rispetto ad x (ad esempio) si trova
che
5y 4y
x=
3
per cui
r1 : x + 3y = 0 r2 : 3x + y = 0
Gli asintoti delliperbole hanno, dunque, equazioni
s1 : x + 3y 3 = 0 s2 : 3x + y + 1 = 0
q q
Si osservi infine che a = 52 , b = 58 = 252 e c = 2 5
2
, per cui leccentricit
delliperbole
c
e= = 5
b
Esempio 135. Determiniamo lasse, il vertice e il fuoco della parabola
C : x2 2xy + y 2 12x 4y + 20 = 0
Le matrici associate a C sono

1 1 6  
1 1
A = 1 1 2 B=
1 1
6 2 20
Gli invarianti ortogonali sono
I3 = 64 I2 = 0 I1 = 2
Ne segue che C non degenere (I3 6= 0) e che si tratta di una parabola (I2 = 0 ).
Gli autovalori di B sono 0, 2 con rispettivi autospazi
   
1 1
V0 = L V2 = L
1 1
Una rappresentazione canonica di C

Y 2 = 4 2X
La tangente t alla parabola nel vertice V parallela allautovettore v = (1, 1)
di B relativo allautovalore = 2. Ne segue che ha equazione t : x + y + k = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 92

con k R da determinare imponendo che lintersezione tra t e C sia ridotta ad un


punto (il vertice). Dal sistema

y = x k
x2 2xy + y 2 12x 4y + 20 = 0
si ottiene lequazione
4x2 + 4 (k 2) x + k 2 + 4k + 20 = 0
Dallannullarsi del discriminante si ottiene che k = 2 e quindi
t : x + y 2 = 0 V (2, 0)
Lasse a della parabola passa per V ed parallelo allautovettore u = (1, 1) di
B relativo allautovalore nullo. Essa ha equazione
a: xy2=0
Il fuoco F si determina intersecando lasse a con la circonferenza di centro
V (2, 0) e raggio
s
1 I3 1
= = 8= 2
2 ()3 2
Risolvendo il sistema 
y =x2
2
(x 2) + y 2 = 2
si trovano due soluzioni: (1, 1) , (3, 1). Poich la parabola non ha intersezioni
con lasse y (il lettore lo verifichi), il suo grafico si trova al di sopra della tangente
t per cui il fuoco
F (3, 1)
Definizione 136. Sia P0 (x0 , y0 ) un punto del piano e C una conica di equazione
a11 x2 + 2a12 xy + a22 y 2 + 2a13 x + 2a23 y + a33 = 0
La polare p0 di P0 rispetto alla conica C la retta di equazione

 a11 a12 a13 x
x0 y0 1 a12 a22 a23 y = 0
a13 a23 a33 1
Proposizione 137. Mantenendo le notazioni precedenti, si ha che:
1. Se P0 C e C non degenere, allora la polare p0 di P0 coincide con la
tangente alla conica in P0 .
2. Siano P e Q due punti del piano. Se P appartiene alla polare di Q, allora Q
appartiene alla polare di P rispetto alla stessa conica C.
3. Se la polare p0 di P0 rispetto a C interseca C in due punti M e N , allora le
due rette P0 M e P0 N sono tangenti alla conica.
4. Siano R e S due punti distinti della polare p0 di P0 rispetto alla conica C. Se
da R si possono condurre le due tangenti a C (cio se R un punto esterno alla
conica), si denoti con r la retta passante per i due punti di contatto. Analogamente,
se anche S esterno a C, condotte le due tangenti a C, si indichi con s la retta
passante per i due punti di contatto. Allora, r e s sono incidenti in P0 .
APPUNTI DI GEOMETRIA 93

Figura 18.1.

Dimostrazione. Ci limitiamo a provare la 2 (nota come propriet di reciprocit


della polare). Siano P (x1 , y1 ) e Q (x2 , y2 ) due punti del piano per cui esistono le
rispettive polari rispetto a C

 a11 a12 a13 x
rP : x1 y1 1 a12 a22 a23 y = 0
a13 a23 a33 1
e
 a11 a12 a13 x
rQ : x2 y2 1 a12 a22 a23 y = 0
a13 a23 a33 1
Ora
 a11 a12 a13 x1
P rQ x2 y2 1 a12 a22 a23 y1 = 0
a13 a23 a33 1
Passando alla trasposta di entrambi i membri, tenuto conto che
T
a) (ABC) = C T B T AT per ogni terna di matrici A, B, C per cui sia ben definita
la matrice prodotto ABC
a11 a12 a13
b) la matrice A = a12 a22 a23 associata alla conica C simmetrica
a13 a23 a33
(A = AT )
si ha che

 a11 a12 a13 x1  a11 a12 a13 x2
x2 y2 1 a12 a22 a23 y1 = 0 x1 y1 1 a12 a22 a23 y2 = 0 Q rP
a13 a23 a33 1 a13 a23 a33 1

Osservazione 138. La polare di un punto P0 (x0 , y0 ) rispetto ad una conica C di


equazione a11 x2 + 2a12 xy + a22 y 2 + 2a13 x + 2a23 y + a33 = 0 pu anche determinarsi
APPUNTI DI GEOMETRIA 94

mediante la regola degli sdoppiamenti, sostituendo x2 con x0 x, y 2 con y0 y, xy


con y0 x+x
2
0y
, x con x+x
2
0
e y con y+y 0
2 . In questo modo, lequazione della polare
a11 x0 x + a12 (y0 x + x0 y) + a22 y0 y + a13 (x + x0 ) + a23 (y + y0 ) + a33 = 0
Nel caso di coniche non degeneri a centro, la retta polare definita per ogni punto
ad eccezione del centro (come si verifica facilmente utilizzando la Proposizione sul
centro di una conica). Nel caso delle parabole, la polare definita per ogni punto
del piano.
Esempio 139. Consideriamo liperbole C di equazione
3x2 4xy + 8x + 5 = 0
che abbiamo studiato precedentemente. La tangente nel vertice V1 (1, 0) a C
coincide con la polare di V1 rispetto alla conica stessa. Pertanto ha equazione

 3 2 4 x
1 0 1 2 0 0 y = 0
4 0 5 1
cio
x + 2y + 1 = 0
Determiniamo, ora, le equazioni delle tangenti t1 , t2 alliperbole uscenti dal punto
P (1, 1). Utilizziamo ancora le propriet della polare (enunciate nella precedente
proposizione). La polare di P rispetto a C ha equazione
9x 2y + 9 = 0
e interseca la conica nei punti
 
1
M (1, 0) N ,6
3
(il lettore lo verifichi). Le rette t1 , t2 tangenti a C condotte da P sono le rette
congiungenti P con i due punti di contatto M, N. Esse hanno, quindi, equazione
x + 2y + 1 = 0 21x + 2y 19 = 0
Osservazione 140. Assegnata una conica non degenere C, la polare di un fuoco F
rispetto a C coincide con la direttrice relativa al fuoco stesso. Pertanto, lellisse
studiata in precedenza
C : 7x2 2xy + 7y 2 + 34x + 2y + 31 = 0
ha come direttrici le rette
d1 : x + y 1 = 0
polare del fuoco F1 (2, 0) rispetto a C e
d2 : x + y + 7 = 0
polare del fuoco F2 (3, 1) rispetto a C.

Siano
C 0 : f (x, y) = a11 x2 + 2a12 xy + a22 y 2 + 2a13 x + 2a23 y + a33 = 0
e
C 00 : g (x, y) = b11 x2 + 2b12 xy + b22 y 2 + 2b13 x + 2b23 y + b33 = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 95

due coniche distinte del piano. Per ogni (, ) R2 \ {(0, 0)} consideriamo
lequazione

(18.3) f (x, y) + g (x, y) = 0

Essa rappresenta, in generale, ancora una conica tranne, eventualmente, per


particolari valori di , . Ad esempio, abbiamo gi visto che, se C 0 e C 00 sono due
circonferenze, prendendo = 1 e = 1, lequazione 18.3 rappresenta una retta o
diventa incompatibile (perde significato).

Definizione 141. Con le notazioni appena introdotte, linsieme di tutte le coniche


di equazione 18.3 si dice fascio di coniche individuato (o generato) da C 0 e C 00 .
Tali coniche si dicono coniche generatrici del fascio che si indica con F (C 0 , C 00 ).

Osservazione 142. La 18.3 si chiama equazione omogenea del fascio. In modo


analogo a quanto gi visto per i fasci di rette e di circonferenze, si verifica facilmente
che:
a) per ogni (, ) R2 \ {(0, 0)} e per ogni h R \ {0}, le coppie (, ) e (h, h)
individuano la medesima conica;
b) se P C 0 C 00 , allora P appartiene a tutte le coniche del fascio e dicesi punto
base del fascio stesso;
c) lo stesso fascio si pu individuare considerando al posto delle equazioni di C 0
e C 00 quelle di due qualsiasi coniche C10 , C20 distinte dello stesso fascio;
d) il fascio 18.3 si pu anche rappresentare in forma non omogenea (dividendo,
ad esempio, ambo i membri per ) mediante lequazione

(18.4) f (x, y) + kg (x, y) = 0

dove k = , osservando che al variare di k in R, la 18.4 rappresenta tutte le


coniche del fascio ad eccezione della conica C 00 : g (x, y) = 0 che si conviene far
corrispondere a k = . Nel seguito ci limiteremo ad usare la 18.4.
Studiare un fascio di coniche significa stabilire per quali valori di k si hanno
ellissi, parabole, iperboli o coniche degeneri. Tenendo presente che una conica
degenere se e solo se I3 = 0, dalla 18.4 segue che si hanno due possibilit:

I3 = 0 per ogni k R. In tal caso tutte le coniche del fascio sono degeneri.
I3 = 0 effettivamente unequazione di terzo grado in k. Questo il caso
generale (che noi affronteremo), cio quello in cui nel fascio ci sono tre
coniche degeneri, eventualmente non tutte distinte.

I fasci di coniche possono essere classificati in funzione del numero di punti base,
cio del numero di punti in cui si intersecano le coniche generatrici C 0 e C 00 . Ci
limiteremo a considerare i seguenti tre casi:
I) Il fascio presenta quattro punti base distinti A, B, C e D per cui passano tutte
le coniche del fascio. Le coniche degeneri del fascio sono tre: quella che si spezza
nelle rette AD, BC, quella che si spezza nelle rette AC, BD e quella che si spezza
nelle rette AB, CD.
APPUNTI DI GEOMETRIA 96

Figura 18.2.

II) I punti base distinti sono tre A, C e D (due punti A e B coincidono) e le


coniche C 0 ,C 00 sono tangenti in A ivi ammettendo la medesima retta tangente r.
Tutte le coniche non degeneri del fascio sono tangenti in A alla retta r (per questo
si parla di fascio di coniche tangenti). Le coniche degeneri del fascio sono due:
quella che si spezza nella retta r e nella retta CD e quella che si spezza nelle rette
AC, AD.

Figura 18.3.

III) I punti base distinti sono due (doppi) A( B) e C( D) e le coniche C 0 , C 00


sono tangenti in A e C ivi ammettendo, rispettivamente, la stessa retta tangente
r e s. Tutte le coniche non degeneri del fascio sono tangenti a r in A e a s in C
(per questo si parla di fascio di coniche bitangenti). Le coniche degeneri del
fascio sono due: quella che si spezza nelle due tangenti r, s e la retta AC contata
due volte (conica doppiamente degenere).
APPUNTI DI GEOMETRIA 97

Figura 18.4.

Osservazione 143. I coefficienti reali aij che compaiono nellequazione di una conica
C

C : a11 x2 + 2a12 xy + a22 y 2 + 2a13 x + 2a23 y + a33 = 0


sono 6 ma quelli essenziali sono 5: infatti poich (a11 , a12 , a22 ) 6= (0, 0, 0),
dividendo tutto per il coefficiente non nullo, restano cinque parametri (il sesto
coefficiente 1). Ne segue che, per individuare univocamente una conica necessario
imporre cinque condizioni lineari indipendenti, cio condizioni che si traducano in
cinque equazioni lineari indipendenti nelle incognite aij .
Ad esempio si dimostra che
Teorema 144. Per cinque punti dati nel piano, a tre a tre non allineati passa una
ed una sola conica. Se tre dei cinque punti sono allineati, allora la conica per essi
passante degenere.
Esercizio 145. Determinare lequazione della conica C passante per i punti P1 (0, 0),
P2 (0, 1), P3 (1, 2) ,P4 (1, 1) e P5 (1, 2).

La conica esiste ed unica essendo i cinque punti a tre a tre non allineati (come
facile verificare). Sia F il fascio di coniche avente come punti base i punti P1 , P2 , P3
e P4 . Come coniche generatrici del fascio scegliamo due delle tre coniche degeneri,
ad esempio
C 0 : x (x 1) = 0
conica che si spezza nella retta x = 0 passante per P1 e P2 e nella retta x 1 = 0
congiungente P3 con P4 e
C 00 : (x y) (x y + 1) = 0
conica che si spezza nella retta x y = 0 per P1 e P4 e nella retta x y + 1 = 0
per P2 e P3 . Il fascio ha dunque equazione
x (x 1) + k (x y) (x y + 1) = 0
Imponendo il passaggio per il punto P5 , si ottiene k = 31 . La conica C
(uniperbole) ha, pertanto, equazione
C : 2x2 + 2xy y 2 4x + y = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 98

Esercizio 146. Determinare lequazione della conica C tangente alla retta r : x


y + 2 = 0 nel punto A (0, 2) e passante per i punti P1 (0, 1), P2 (1, 1) e P3 (1, 0).

Sia F il fascio di coniche tangenti in A alla retta r e passanti per P1 ,P2 . Esso
generato dalle due coniche degeneri
C 0 : (y 1) (x y + 2) = 0
che si spezza nella retta y 1 = 0 per P1 e P2 e nella retta r e
C 00 : x (x + y 2) = 0
che si spezza nella retta x = 0 passante per A e P1 e nella retta x + y 2 = 0
passante per A e P2 . Il fascio ha, quindi, equazione
(y 1) (x y + 2) + kx (x + y 2) = 0
Imponendo il passaggio per il punto P3 , si trova k = 3 e
C : 3x2 + 2xy + y 2 5x 3y + 2 = 0
Si tratta di unellisse.
Esercizio 147. Determinare lequazione della conica C tangente alla retta r : x = 0
nel punto P1 (0, 1) e alla retta s : x y + 2 = 0 nel punto P2 (1, 3) e passante per
il punto P (1, 1).
Sia F il fascio di coniche bitangenti in P1 e P2 rispettivamente alle rette r, s.
Esso generato dalle due coniche degeneri
C 0 : x (x y + 2) = 0
che si spezza nelle rette r e s e
2
C 00 : (2x y + 1) = 0
conica doppiamente degenere, cio conica che si spezza nella retta 2x y + 1 = 0
per P1 e P2 contata due volte. Lequazione del fascio
2
x (x y + 2) + k (2x y + 1) = 0
Imponendo che la conica C passi per il punto P , si ottiene k = 21 per cui
C : 2x2 2xy + y 2 2y + 1 = 0
Osservazione 148. In generale, facile dimostrare che un fascio di coniche contiene
tre coniche degeneri
due coniche di tipo parabolico
infinite ellissi immaginarie
infinite ellissi reali, tra le quali, al pi una circonferenza
infinite iperboli, tra le quali, al pi uniperbole equilatera
Si ricordi che in un fascio esiste una circonferenza se esiste un valore del parametro
in corrispondenza del quale il coefficiente di xy nullo e i coefficienti di x2 e y 2
sono uguali.
Ci sono, tuttavia, particolari fasci in cui tutte le coniche sono dello stesso tipo.
Ad esempio se linvariante quadratico I2 identicamente nullo, il fascio costituito
solo da coniche di tipo parabolico: siamo in presenza di un fascio di parabole.
Tale situazione si realizza se le coniche generatrici del fascio sono due parabole C 0 ,
C 00 aventi lo stesso asse.
APPUNTI DI GEOMETRIA 99

Se le coniche generatrici del fascio sono due circonferenze C 0 , C 00 , tutte le coni-


che del fascio saranno a loro volta delle circonferenze: siamo in presenza di un
fascio di circonferenze. In altre parole, questultimo tipo di fascio (analizzato in
precedenza) un caso particolare di fascio di coniche.

19. Esercizi
In tutti gli esercizi che seguono si suppone fissato nel piano ordinario un riferi-
mento metrico R (O, x, y).
Esercizio 149. Classificare le seguenti coniche e, se non degeneri, ridurle a forma
canonica:
a) 4x2 4xy + y 2 y = 0
b) 5x2 + 4xy + 2y 2 6x + 1 = 0
c) 5x2 + 24xy 5y 2 6x 4y + 2 = 0

La prima conica una parabola. Una sua rappresentazione canonica



2 2 5
Y = X
25
La seconda unellisse. Una sua rappresentazione canonica
X 2 + 6Y 2 = 2
Infine, la terza conica uniperbole che, ridotta a forma canonica, ha equazione
13X 2 13Y 2 = 1

Esercizio 150. Data la conica


C : 4x2 4xy + y 2 8x + 24y + 24 = 0
a) Verificare che una parabola e ridurla a forma canonica.
b) Determinare le coordinate del vertice V , lasse e la tangente nel vertice.
c) Sapendo che la direttrice d passa per il punto A (1, 0), determinare le coordi-
nate del fuoco F .

7 6

Il vertice ha coordinate V 5, 5 , il fuoco F (1, 2).

Esercizio 151. Classificare le seguenti coniche:


a) 2x2 2xy + 5y 2 6y + 2 = 0
b) 2x2 + 4xy + 2y 2 x y 1 = 0
c) x2 xy 6y 2 + x + 17y 12 = 0
d) 3x2 2xy + 3y 2 4x + 8y + 1 = 0
e) 2x2 4xy + y 2 + 4x 2y 3 = 0
f ) 3x2 + 4xy + 5y 2 2x 2y + 1 = 0
g) 9x2 + 12xy + 4y 2 6x + 8y 3 = 0
h) x2 xy + y 2 x y 1 = 0
i) x2 8xy + y 2 + 4x = 0
l) x2 + 6xy 2y 2 + y = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 100

La a) una conica degenere di tipo ellittico.


La b) una conica degenere di tipo parabolico.
La c) una conica degenere di tipo iperbolico.
La d) unellisse reale.
La e) uniperbole non equilatera.
La f ) unellisse immaginaria.
La g) una parabola.
La h) unellisse reale.
La i) uniperbole non equilatera.
La l) uniperbole non equilatera.

Esercizio 152. Data la conica


C : x2 + 2xy + y 2 2x + 2y = 0
verificare che una parabola determinandone vertice, fuoco e asse. Successiva-
mente si consideri il triangolo individuato dalle tre rette s, t1 , t2 rispettivamente
tangenti alla parabola C nei suoi punti di coordinate
(0, 0) (0, 2) (2, 0)
Scrivere lequazione della circonferenza circoscritta a tale triangolo e verificare
che tale circonferenza passa per il fuoco della parabola.

Il vertice della parabola il punto V (0, 0), la tangente s in V a C e lasse a della


parabola hanno equazioni
s: xy =0 a: x+y =0
Il fuoco della parabola il punto F 14 , 14 . La tangente t1 in (0, 2) e la


tangente t2 in (2, 0) alla parabola hanno equazioni


t1 : 3x + y + 2 = 0 t2 : x + 3y 2 = 0
Il triangolo individuato dalle rette s, t1 , t2 ha vertici
   
1 1 1 1
P1 (1, 1) P2 , P3 ,
2 2 2 2
La circonferenza circoscritta al triangolo P1 P2 P3 ha equazione
3 3 1
: x2 + y 2 + x y = 0
4 4 2
Si verifica facilmente che F (in realt questo risultato noto come Teorema
di Lambert: considerate tre tangenti distinte ad una parabola, la circonferenza
circoscritta al triangolo da esse individuato passa per il fuoco della parabola stessa).

Esercizio 153. Data la famiglia di coniche:


Ck : kx2 + (3k 1) xy + ky 2 + (1 k) y = 0
classificare Ck al variare del parametro reale k, specificando se esistono eventuali
valori del parametro per cui la conica degenere.
APPUNTI DI GEOMETRIA 101

Per k = 0 oppure k = 1 la conica Ck degenere. Se 51 < k < 1 la conica


unellisse, se k = 15 una parabola, se k (, 0) 0, 15 (1, +) la conica
uniperbole.

Esercizio 154. Data la conica:


C : 2xy x y + 1 = 0
a) Verificare che uniperbole equilatera e ridurla a forma canonica;
b) trovarne il centro, verificare che passa per il punto P (0, 1) e determinarne la
tangente r in tale punto P ,
c) scrivere lequazione della circonferenza tangente a C in P e passante per il
punto Q (2, 1).

1 1

Liperbole ha centro C 2, 2 . Unequazione canonica
2X 2 2Y 2 = 1
La tangente r ha equazione
r : xy+1=0

La circonferenza ha centro (1, 0) e raggio 2. Pertanto ha equazione
: x2 + y 2 2x 1 = 0

Esercizio 155. Siano date le rette r : 2x + y 1 = 0 e r0 : x y 2 = 0. Il


parallelogrammo RR0 SS 0 ha il vertice opposto S (2, 2) . Si determinino gli altri
due vertici R0 , S 0 e larea del parallelogrammo.

Gli altri due vertici del parallelogrammo hanno coordinate


   
5 7 4 2
R0 , S0 ,
3 3 3 3
Larea del parallelogrammo vale 32 e pu essere calcolata in due modi. Quello
classico si basa sul calcolo della lunghezza di una base (ad esempio d (R, R0 )) e
della relativa altezza (d (S, r)). Il secondo metodo pi rapido consiste nel calcolare

il prodotto vettoriale dei vettori RR0 e RS 0 (visti come vettori dello spazio)
0 2 4 1 1
RR = i j + 0k RS 0 = i + j + 0k
3 3 3 3
e nel valutarne il modulo

2 2
S = RR0 RS 0 = 3 = 3
k

Esercizio 156. Dati i punti P1 (4, 2) , P2 (2, 3) e la retta r : x 4y 5 = 0,


si determinino il punto P3 r in modo che P1 , P2 , P3 siano allineati e, quindi,
lequazione della retta s per essi. Detto F (r, s) il fascio di rette individuato da r e
s, si determini la retta r1 F (r, s) ortogonale al vettore v = (1, 1).
APPUNTI DI GEOMETRIA 102

La retta s passante per P1 e P2 ha equazione


s : 5x 2y 16 = 0
Il punto P3 r s ha coordinate 3, 21 soluzione del sistema


x 4y 5 = 0
5x 2y 16 = 0
Si poteva procedere anche in questo altro modo. Il punto P3 r per cui ha
coordinate (4h + 5, h) con h R. A questo punto, utilizziamo la condizione di
allineamento di tre punti 15.6


4 2 1

2 3 1 = 0
4h + 5 h 1

e otteniamo h = 21 da cui P3 3, 12 . La retta r1 ha equazione




r1 : (x 4y 5) + (5x 2y 16) = 0
con (, ) 6= (0, 0) tale che r1 v. Un vettore direzionale di r1
u = (2 + 4, + 5)
Dunque
r1 v uv = 0 (2 + 4, + 5)(1, 1) = 0 2+4++5 = 0 5+7 = 0
Ne segue che la retta r1 ha equazione
r1 : 2x + 2y 5 = 0

Esercizio 157. Si determini lequazione della circonferenza passante per P (1, 1) ,


R (2, 2) e avente il centro C appartenente alla retta r : 2x y 3 = 0. Suc-
cessivamente scrivere lequazione della tangente t a nel punto P e, verificato che
T (1, 0) t, si conduca da T lulteriore tangente t0 a . Infine, si calcoli lampiezza
dellangolo acuto formato dalle rette t e t0 .


La circonferenza ha centro C (4, 5) e raggio 3 5. La sua equazione , pertanto:
: x2 + y 2 8x 10y 4 = 0
La tangente t in P a ha equazione
t : x + 2y + 1 = 0
0
Laltra tangente t richiesta ha equazione
t0 : 2x + y + 2 = 0
Gli angoli formati da t e t0 hanno coseno
c0 = 4
 
cos tt
5
Quindi, langolo acuto formato dalle due tangenti ha ampiezza
 
4
= arccos
5
APPUNTI DI GEOMETRIA 103

Esercizio 158. Determinare le coordinate dellortocentro H del triangolo indivi-


duato dalle rette
r : y = 0 s : x + y 1 = 0 t : x + 3y 3 = 0

Risolviamo lesercizio usando i fasci di rette ed evitando il calcolo delle coordinate


dei vertici del triangolo (che richiederebbe la risoluzione di tre sistemi lineari). In-
tanto verifichiamo che le tre rette non appartengano allo stesso fascio. A tale scopo,
per la condizione 15.2, basta verificare che sia non nullo il seguente determinante

0 1 0

1 1 1 = 2 6= 0

1 3 3

Lortocentro H il punto di intersezione delle tre altezze del triangolo. Ba-


sta determinare lequazione di due di esse. Siano r1 la retta contenente laltezza
condotta dal puntoA r s al lato opposto BC del triangolo assegnato ABC e
r2 la retta contenente laltezza condotta dal puntoB r t al lato opposto AC.
Evidentemente, r1 F (r, s) ed ortogonale alla retta t, mentre r2 F (r, t) ed
ortogonale alla retta s. Ne segue che r1 ha equazione
y + (x + y 1) = 0
con (, ) 6= (0, 0) tale che r1 t, cio tale che (condizione ??)
3
+ ( + ) 3 = 0 =
4
da cui
r1 : 3x y 3 = 0
Analogamente, r2 ha equazione
y + (x + 3y 3) = 0
con (, ) 6= (0, 0) tale che r2 s, cio tale che
+ + 3 = 0 = 4
da cui
r2 : x y 3 = 0
Risolvendo il sistema 
3x y 3 = 0
xy3=0
si trova H (0, 3).

Esercizio 159. Determinare lequazione della circonferenza passante per il punto


P (0, 1) e tangente alla retta r : x 2y + 1 = 0 in R (3, 2). Verificato che il punto
T (1, 1) esterno a , scrivere le equazioni delle tangenti t1 , t2 condotte da T alla
circonferenza.
APPUNTI DI GEOMETRIA 104

La retta s passante per R e ortogonale ad r ha equazione


s : 2x + y 8 = 0
Lasse h del segmento P R ha equazione
h: x+y2=0
Il centro C della circonferenza appartiene ad entrambe le rette (cio C s h).
Mettendo a sistema le due equazioni si trova che C ha coordinate (6, 4). Il raggio
di
R = CR = 3 5

Pertanto ha equazione
x2 + y 2 12x + 8y + 7 = 0

La distanza di T dal centro C pari a 5 2 ed maggiore del raggio R della
circonferenza. Ne segue che T esterno a . La polare di T rispetto a C ha
equazione
pT : x y 1 = 0
ed interseca nei punti
M (0, 1) N (3, 2)
Le rette tangenti a uscenti da T sono
t1 : 2x y 1 = 0 t2 : x 2y + 1 = 0
rette congiungenti T con M e con N .

Esercizio 160. Studiare la conica


C : x2 2xy + y 2 + x + y 2 = 0
riducendola a forma canonica. Determinare larea del triangolo ABC con A (2, 0)
e B, C punti di contatto delle rette tangenti a C condotte dal punto A.

Si tratta di una parabola con invarianti ortogonali


I3 = 1 I2 = 0 I1 = 2
Una equazione canonica
2 2
Y = X
2
Nel riferimento assegnato R (O, x, y) lasse e la tangente nel vertice V hanno
equazioni, rispettivamente
xy =0 x+y2=0
Il vertice ha coordinate (1, 1); le tangenti condotte da A alla parabola hanno
equazioni
t1 : x + y 2 = 0 t2 : 9x 7y 18 = 0
e toccano la parabola nei punti
B V (1, 1) C (5, 9)
Larea del triangolo ABC vale 8.
APPUNTI DI GEOMETRIA 105

Esercizio 161. Assegnati il punto A (1, 2) e la retta r : x y = 0, determinare


a) i punti B, C di r tali che il triangolo ABC risulti rettangolo in A e isoscele;
b) un punto D della retta s : x + 2y = 0 in modo che il triangolo BCD abbia
area doppia di quella del triangolo ABC.

I punti B, C r hanno coordinate


B (h, h) C (k, k)
con h, k R (h 6= k) tali che
(
AC =
AB 0
AB = AC


Tenuto presente che AB = BA = (h 1, h 2) e AC = C A = (k 1, k 2),
si ottiene 
2hk 3h 3k + 5 = 0
(h k) (h + k 3) = 0
Essendo h 6= k, la seconda equazione equivale a h+k 3 = 0. Svolgendo i calcoli,
si trova che i punti cercati sono
B (1, 1) C (2, 2)
1
Larea del triangolo ABC pari a Il punto D ha coordinate (2t, t) con t R
2.
tale che S (BCD) = 2S (ABC) = 1. Applicando la formula 15.7) si ha che

1 1 1
1 3
S (BCD) = det 2 2 1 = |t|
2 2
2t t 1
Imponendo
3 2 2
|t| = 1 |t| = t =
2 3 3
si ha che i punti della retta s che soddisfano la condizione b) sono due
   
4 2 4 2
D1 , D2 ,
3 3 3 3

Esercizio 162. Dati i punti A (2, 0) , B (2, 0) , C (0, 1) determinare


a) lequazione della retta simmetrica della retta BC rispetto alla retta AB;
b) i punti dellasse y da cui il segmento AB visto sotto un angolo di 3 .

Dette r la retta passante per A, B (lasse x) ed s la retta per B, C, la retta s0


simmetrica di s rispetto ad r la retta per B, C 0 dove C 0 il simmetrico di C
rispetto ad r. Poich C 0 (0, 1) , la retta s0 ha equazione
s0 : x + 2y 2 = 0
I punti che soddisfano la seconda condizione sono i punti del tipo P (0, h) con
h R tale che

AP B =
3
cio tali che, in termini di vettori, posto

u = P A = (2, h) v = P B = (2, h)
APPUNTI DI GEOMETRIA 106

si abbia
1
cos (uv)
c = cos =
3 2
Facendo uso del prodotto scalare, si ha
(2, h) (2, h) 1
=
4 + h2 4 + h2 2
Risolvendo tale equazione si trova

h = 2 3
I punti sono, quindi
   
P1 0, 2 3 P2 0, 2 3

Esercizio 163. Data la circonferenza


C : x2 + y 2 4x 2y = 0
si determini la retta t tangente a C nel punto Q (1, 1) e la retta tangente t0
parallela ad essa; considerato il quadrato circoscritto alla circonferenza avente un
lato sulla retta t, si determinino le rette degli altri tre lati.


La circonferenza C ha centro C (2, 1) e raggio R = 5. La tangente in Q ha
equazione
t : x + 2y + 1 = 0
(equazione che si pu determinare anche con la regola degli sdoppiamenti). La
retta tangente t0 parallela a t ha equazione
x + 2y + k = 0
con k R tale che
d (C, t0 ) = 5
Da tale condizione si trova che k1 = 1 e k2 = 9. Dunque
t0 : x + 2y 9 = 0
Le rette s, s0 che contengono gli altri due lati del quadrato circoscritto a C sono
tra loro parallele e ortogonali a t, t0 . Pertanto hanno equazione
s : 2x y + h = 0
con h R tale che
d (C, s) = 5
Svolgendo i calcoli, si ottiene
h1 = 2 h2 = 8
Ne segue che
s : 2x y + 2 = 0 s0 : 2x y 8 = 0
I vertici del quadrato sono
P1 (1, 0) P2 (3, 2) P3 (5, 2) P4 (1, 4)
I punti di contatto tra il quadrato e la circonferenza sono
Q (1, 1) S (4, 0) T (3, 3) U (0, 2)
APPUNTI DI GEOMETRIA 107

Esercizio 164. Siano assegnati il punto A (3, 2) e la conica


C : x2 + y 2 + 2xy 9x 7y + 16 = 0
a) Classificare C e ridurla a forma canonica;
b) scrivere lequazione della circonferenza tangente a C in A e passante per il
punto B (1, 6).

La conica C una parabola. Usando gli invarianti ortogonali


I3 = 1 I2 = 0 I1 = 2
si trova che unequazione canonica di C

2 2
Y = X
2
La retta t tangente a C in A ha equazione
t : x + 3y 9 = 0
Tale retta anche tangente in A alla circonferenza . La retta s per A perpen-
dicolare a t ha equazione
s : 3x y 7 = 0
Lasse a del segmento AB ha equazione
a : x 2y + 6 = 0
Il centro C di appartiene ad entrambe le rette s ed a. Ne segue che
C (4, 5)
Il raggio di pari a
R = d (AC) = 10
per cui lequazione della circonferenza
: x2 + y 2 8x 10y + 31 = 0

Esercizio 165. Sono assegnati il punto A (0, 1) e la circonferenza : x2 +y 2 4x+


7
2 = 0. Determinare le equazioni delle rette a cui appartengono i lati del triangolo
ABC circoscritto a ed isoscele sulla base BC.

La circonferenza ha centro C (2, 0) e raggio R = 1 . Intersecando con la


2
polare pA di A rispetto alla circonferenza stessa
pA : 2y 4x + 7 = 0
si trova che i due punti di contatto con delle tangenti uscenti dal punto A
(cio delle rette contenenti i lati obliqui congruenti del triangolo isoscele ABC
circoscritto) sono    
3 1 21 7
T1 , T2 ,
2 2 10 10
Le tangenti t1 (per A e T1 ) e t2 (per A e T2 ) hanno equazioni
t1 : x + y 1 = 0 t2 : x + 7y 7 = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 108


La retta s contenente la base BC del triangolo perpendicolare al vettore AC =
(2, 1). Ne segue che ha equazione
s : 2x y + k = 0
con k R da determinarsi imponendo che
d (C, s) = R
cio che
|4 + k| 1
=
5 2
Si trovano i valori r r
5 5
k1 = 4 k2 = 4
2 2
La retta s contenente BC ha intercetta allorigine pi piccola per cui
r
5
s : 2x y 4=0
2

Esercizio 166. Dati i punti A (2, 0) , B (2, 3) e la retta r : 2x y 6 = 0


a) trovare i punti P di r tali che il triangolo ABP abbia area 7;
b) scrivere lequazione della circonferenza avente i punti A, B come estremi di
un diametro e della circonferenza 0 simmetrica di rispetto ad r;
c) calcolare la distanza di dalla retta r.

I punti P di r hanno coordinate (h, 2h 6) con h R. La condizione da imporre


che S (ABP ) = 7, cio che (per la formula 15.7)

2 0 1
1
det 2 3 1 = 7
2
h 2h 6 1
Svolgendo i calcoli si perviene a
|11h + 30| = 14
da cui
16
h1 = h2 = 4
11
Ne segue che i punti di r che soddisfano la condizione a) sono
 
16 34
P1 , P2 (4, 2)
11 11
La circonferenza ha centro  
3
C 0,
2
punto medio del segmento AB e raggio
5
R = d (A, C) =
2
Ne segue che ha equazione
: x2 + y 2 3y 4 = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 109

Il punto C 0 simmetrico di C rispetto alla retta r ha coordinate 6, 32 (il lettore




lo verifichi intersecando r con la retta s : x+2y3 = 0 perpendicolare a r e passante


per C; detto H (3, 0) tale punto di intersezione, cio la proiezione ortogonale di C
su r, C 0 il punto di s tale che H risulti il punto medio del segmento CC 0 ). La
circonferenza 0 simmetrica di rispetto ad r la circonferenza di centro C 0 e
raggio congruente a quello di . Pertanto ha equazione
0 : x2 + y 2 12x + 3y + 32 = 0
Infine, la distanza della circonferenza dalla retta r

3 5 5
d (, r) = d (C, r) R =
2 2

Esercizio 167. Dati la circonferenza : x2 + y 2 + 2x + 2y 6 = 0 ed il suo punto


T (1, 1) , determinare:
a) lequazione della retta s tangente a in T ;
b) lequazione della circonferenza tangente a in T e passante per lorigine;
c) lequazione della conicaC avente come direttrice la retta s, come fuoco il punto
F (3, 3) ed eccentricit e = 22 .

La retta s ha equazione x + y 2 = 0. La circonferenza appartiene al fascio


generato da e da s; pertanto ha equazione
x2 + y 2 + 2x + 2y 6 + k (x + y 2) = 0
Imponendo il passaggio per O si trova k = 3 e quindi
: x2 + y 2 x y = 0
La conica C unellisse (essendo e < 1) ed il luogo dei punti P (x, y) tali che

2
d (P, F ) = d (P, s)
2
da cui
|x + y 2|
q
2 2
(x 3) + (y 3) =
2
Elevando al quadrato entrambi i membri e sviluppando i calcoli, si ottiene
C : 3x2 + 3y 2 2xy 20x 20y + 68 = 0
Ridotta a forma canonica, tale ellisse ha equazione
X2 Y2
83 + 83 =1
8 16

Esercizio 168. Date le circonferenze


1 : x2 + y 2 2x 4y = 0 2 : x2 + y 2 + 2x + 4y 20 = 0
a) verificare che sono secanti e determinare lequazione della retta passante per
i loro punti comuni A e B;
b) determinare lequazione della circonferenza passante per A e B ed avente
centro sulla retta s : x y + 2 = 0;
c) scrivere lequazione della conica C avente come direttrice
la retta passante per
A e B, come fuoco il punto F (4, 8) ed eccentricit e = 5.
APPUNTI DI GEOMETRIA 110


La circonferenza 1 ha centro C1 (1, 2) e raggio R1 = 5, la circonferenza 2 ha
centro C2 (1, 2) e raggio R2 = 5. Ora

d (C1 , C2 ) = 2 5 R1 + R2 = 5 + 5 |R1 R2 | = 5 5
Dunque
|R1 R2 | < d (C1 , C2 ) < R1 + R2
Ne segue che 1 e 2 sono secanti. Esse individuano un fascio il cui asse radicale
a : x + 2y 5 = 0
(equazione ottenuta sottraendo membro a membro le equazioni delle due circon-
ferenze) coincide con la retta passante per i loro punti comuni A e B.
La circonferenza appartiene a tale fascio; dunque ha equazione
: x2 + y 2 2x 4y + k (x + 2y 5) = 0
Riscrivendo
: x2 + y 2 + (k 2) x + 2 (k 2) y 5k = 0
si vede che ha centro 2k

2 , 2 k . Imponendo che tale punto giaccia sulla
retta s si trova che k = 2 e
: x2 + y 2 4x 8y + 10 = 0
La conica C uniperbole (essendo e > 1) ed il luogo dei punti P (x, y) tali che

d (P, F ) = 5d (P, a)
Svolgendo i calcoli, si ottiene
: 3y 2 + 4xy 2x 4y 55 = 0

Esercizio 169. Date le circonferenze


1 : x2 + y 2 x 3y = 0 2 : x2 + y 2 4y = 0
a) verificare che sono secanti in due punti A e B;
b) determinare lequazione della circonferenza avente diametro AB;
c) detto A il punto di ascissa minore tra A e B, determinare lequazione della
parabola avente vertice in A e fuoco in B.

Le due circonferenze si intersecano nei punti A (0, 0) e B (2, 2). La circonferenza


ha equazione
: x2 + y 2 2x 2y = 0

La direttrice r della parabola perpendicolare al vettore V F = AB = B A =
(2, 2) e passa per il punto H (2, 2) simmetrico di B rispetto ad A. Ne segue che
ha equazione
r : x+y+4=0
La parabola il luogo dei punti P (x, y) del piano tali che
d (P, F ) = d (P, r)
APPUNTI DI GEOMETRIA 111

cio tali che


|x + y + 4|
q
2 2
(x 2) + (y 2) =
2
Sviluppando i calcoli si trova
: x2 + y 2 2xy 16x 16y = 0
Usando gli invarianti ortogonali, si perviene alla equazione canonica

Y 2 = 8 2X

Esercizio 170. Assegnati la circonferenza : x2 + y 2 2x 2y 2 = 0, il suo


punto P (3, 1) e la retta r : x + y = 0, determinare:
a) lequazione della circonferenza tangente a in P ed avente il centro sulla
retta r;
b) lequazione della retta s tangente a in P ;
c) lequazione ed il tipo della conica C avente fuoco in P , direttrice relativa a P
la retta r e passante per il punto A (2, 2) ;
d) larea del triangolo avente un lato su r, uno su s ed uno sulla congiungente P
con il centro C di .

Determiniamo la circonferenza facendo uso dei fasci di circonferenza. Tale


circonferenza appartiene al fascio individuato dalla circonferenza e dalla tangente
s a in P
s: x3=0
Pertanto, ha equazione
: x2 + y 2 2x 2y 2 + k (x 3) = 0
cio
x2 + y 2 + (k 2) x 2y 2 3k = 0
Imponendo che il centro C 2k

2 , 1 di appartenga a r, si trova che k = 4, per
cui
: x2 + y 2 + 2x 2y 14 = 0
La conica C ha eccentricit
d (A, P ) 1
e= =
d (A, r) 2
Si tratta quindi di una ellisse, luogo dei punti Q (x, y) tali che
1
d (Q, P ) = d (Q, r)
2
cio tali che
1 |x + y|
q
2 2
(x 3) + (y 1) =
2 2
Sviluppando i calcoli si perviene a
C : 7x2 + 7y 2 2xy 48x 16y + 80 = 0
Larea del triangolo del punto d) vale 8.
APPUNTI DI GEOMETRIA 112

Esercizio 171. Data la conica


C : x2 xy 2y 2 x + 5y = 0
a) Verificare che non degenere e classificarla;
b) determinare le equazioni delle parabole tangenti nellorigine a C e passanti per
i punti A (1, 0) e B (0, 1).

La conica C uniperbole. La retta r tangente in O a C ha equazione


r : x 5y = 0
Le parabole richieste appartengono al fascio F di coniche tangenti in O alla retta
r e passanti per i punti A e B. Tale fascio generato, ad esempio, dalle due coniche
degeneri
C1 : (x 5y) (x y + 1) = 0 C2 : xy = 0
essendo C1 lunione della retta r e della retta per A, B e C2 lunione della retta
per O, A e della retta per O, B. Dunque, il fascio ha equazione
F : (x 5y) (x y + 1) + kxy = 0
Imponendo la condizione I2 = 0 (condizione per cui le coniche del fascio sono
parabole), si ottiene che, le parabole cercate hanno equazioni:

x2 2 5xy + 5y 2 + x 5y = 0

Esercizio 172. Determinare lequazione delliperbole equilatera C passante per i


punti O (0, 0), A (1, 0), B (0, 1) e C (2, 1).

La conica C appartiene al fascio F di coniche avente O, A, B, C come punti base.


Fascio che ha equazione
F : x (x y 1) + ky (y 1) = 0
avendo scelto come coniche generatrici la conica degenere C1 : x (x y 1) = 0
unione della retta per O e B e della retta per A e C e la conica degenere C2 :
y (y 1) = 0 unione della retta per O e A e della retta per B e C. Imponendo
la condizione I1 = 0, si ottiene k = 1. Ne segue che liperbole equilatera ha
equazione
C : x2 y 2 xy x + y = 0

Esercizio 173. Determinare lequazione della circonferenza tangente alla retta


r : x + y 2 = 0 nel punto P (1, 1) e avente il centro sulla retta s : 2x y + 1 = 0.
Successivamente calcolare le coordinate dei vertici V1 , V2 , V3 e V4 del quadrato
circoscritto a avente un lato giacente sulla retta r.


La circonferenza ha centro C (1, 1) e raggio 2 2; pertanto ha equazione
: x2 + y 2 + 2x + 2y 6 = 0
I vertici del quadrato circoscritto alla circonferenza hanno coordinate
V1 (1, 3) V2 (5, 1) V3 (1, 5) V4 (3, 1)
APPUNTI DI GEOMETRIA 113

20. Sfera e circonferenza nello spazio


Definizione 174. Assegnati un punto C nello spazio e una costante R > 0, dicesi
superficie sferica (o sfera) di centro C e raggio R il luogo geometrico dei punti
P dello spazio aventi distanza R da C, cio tali che

d (C, P ) = kP Ck = R

Fissato nello spazio un riferimento metrico R (O, x, y, z), se C ha coordinate


(x0 , y0 , z0 ), un punto P (x, y, x) dello spazio appartiene a se e solo se:

2 2 2
(x x0 ) + (y y0 ) + (z z0 ) = R2

o anche

x2 + y 2 + z 2 + ax + by + cz + d = 0

avendo posto

a := 2x0 , b := 2y0 , c := 2z0 , d := x20 + y02 + z02 R2

In particolare, ne segue che

a b c
q
x0 = y0 = z0 = R= x20 + y02 + z02 d
2 2 2
Si considerino ora un piano : x + y + z + = 0 e la superficie sferica
di centro C (x0 , y0 , z0 ) e raggio R. Per studiare la posizione reciproca di e ,
occorre valutare la distanza di C dal piano . Si hanno tre casi:
(1) d (C, ) > R; il piano esterno alla superficie sferica ;
(2) d (C, ) = R; il piano ha un solo punto T in comune con e si dice
tangente alla superficie sferica in T (detto punto di tangenza o di
contatto);
(3) d (C, ) < R; il piano interseca la superficie sferica secondo una circon-
ferenza .
Pertanto, nello spazio una circonferenza , rappresentata come intersezione di un
piano e di una superficie sferica, ha equazioni cartesiane:

x2 + y 2 + z 2 + ax + by + cz + d = 0

:
x + y + z + = 0
Il centro C1 della circonferenza si ottiene intersecando il piano con la retta s
per C perpendicolare a . Il raggio r di si calcola mediante il Teorema si Pitagora
ed dato da

p
r= R2 d2

ove d = d (C, ) = d (C, C1 ).


APPUNTI DI GEOMETRIA 114

Figura 20.1.

E noto che due superfici sferiche distinte


1 : x2 + y 2 + z 2 + a1 x + b1 y + c1 z + d1 = 0
e
2 : x2 + y 2 + z 2 + a2 x + b2 y + c2 z + d2 = 0
possono:
intersecarsi secondo una circonferenza (in tale caso si dicono secanti)
avere un solo punto T in comune (in tal caso si dicono tangenti in tale
punto)
non avere punti in comune.
La posizione reciproca di due superfici sferiche pu essere studiata confrontando
la distanza d tra i centri C1 , C2 delle superfici con i raggi R1 , R2 delle medesime.
Precisamente:
1 e 2 si tagliano in una circonferenza se |R1 R2 | < d < R1 + R2
1 e 2 sono tangenti esternamente se d = R1 + R2 , internamente se
d = |R1 R2 |
1 e 2 non hanno punti in comune se d > R1 + R2 (esterne) oppure
d < |R1 R2 | (una interna allaltra).
Dal punto di vista analitico, lo studio della posizione reciproca di due superfici
sferiche si traduce in quello del seguente sistema
 2
x + y 2 + z 2 + a1 x + b1 y + c1 z + d1 = 0
(20.1)
x2 + y 2 + z 2 + a2 x + b2 y + c2 z + d2 = 0
Se le due superfici sono secanti in una circonferenza , questultima pu anche
essere rappresentata dal sistema 20.1.
Supponendo che le due superfici non siano concentriche, sottraendo membro a
membro le due equazioni, si ottiene
(20.2) : (a1 a2 )x + (b1 b2 ) y + (c1 c2 ) z + d1 d2 = 0
Lequazione 20.2 rappresenta un piano detto piano radicale della coppia 1 ,
2 . Ovviamente lo studio dellintersezione tra le due superfici sferiche ricondotto
a quello dellintersezione (ad esempio) tra 1 e , cio del sistema
 2
x + y 2 + z 2 + a1 x + b1 y + c1 z + d1 = 0
(a1 a2 )x + (b1 b2 ) y + (c1 c2 ) z + d1 d2 = 0
Si verifica immediatamente che:
APPUNTI DI GEOMETRIA 115

se 1 2 = , il piano radicale coincide con il piano contenente ;


se 1 2 = {T }, il piano radicale coincide con il piano tangente in T ad
entrambe le superfici sferiche
in ogni caso il piano radicale ortogonale alla retta passante per i due
centri.
Se 1 : f (x, y) = 0 e 2 : g (x, y) = 0 non sono concentriche, per ogni (, )
R2 \ {(0, 0)} lequazione
f (x, y) + g (x, y) = 0
rappresenta ancora una superficie sferica ad eccezione del caso particolare =
in cui si ottiene il piano radicale della coppia di superfici sferiche.
Definizione 175. Mantenendo le medesime notazioni, dicesi fascio di superfici
sferiche generato da 1 e 2 la totalit delle superfici sferiche di equazione

f (x, y) + g (x, y) = 0
2
al variare di (, ) R \ {(0, 0)}. Il piano radicale di 1 e 2 dicesi piano
radicale del fascio.
Osservazione 176. Se : f (x, y) = 0 una qualunque superficie sferica del fascio
e : h (x, y) = 0 il piano radicale, allora il fascio pu anche essere rappresentato
dalla seguente equazione non omogenea
f (x, y) + kh (x, y) = 0
con k R. Si dimostra che:
se 1 2 = , il piano radicale del fascio coincide con il piano contenente
e le superfici sferiche del fascio sono esattamente quelle che contengono
(detta circonferenza base);
se 1 e 2 sono tangenti nel punto T , il piano radicale del fascio il
piano tangente ad entrambe in T e le superfici sferiche del fascio sono tutte
e sole quelle tangenti a in T .
In ogni caso, tutte le superfici sferiche di un fascio hanno il centro giacente su
una retta ortogonale al piano radicale detta, per questo motivo, retta dei centri
o asse centrale del fascio e della circonferenza se 1 2 = .
Considerato un punto qualsiasi P dello spazio, non appartenente alleventuale
circonferenza base , esiste ed unica la superficie sferica del fascio passante per
P.
Esercizio 177. Determinare lequazione cartesiana della superficie sferica di
centro C (1, 2, 2) e tangente al piano : x z + 1 = 0.
Il raggio R di pari alla distanza di C dal piano
4
R = d (C, ) = = 2 2
2
Ne segue che ha equazione
2 2 2
(x 1) + (y + 2) + (z + 2) = 8
cio
: x2 + y 2 + z 2 2x + 4y + 4z + 1 = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 116

Esercizio 178. Determinare lequazione cartesiana della superficie sferica di


centro C (1, 0, 1) e tangente alla retta

y=2
r:
x+z =4
Il raggio R di pari alla distanza di C da r. Calcoliamo tale distanza facendo
uso del prodotto vettoriale. Scelti ad arbitrio due punti P1 (0, 2, 4) e P2 (4, 2, 0) di
r, la distanza cercata pari a

P1 P2 P1 C

d (C, r) =

P1 P2
Svolgendo i calcoli si trova che

i j k

P1 P2 P1 C = 4 0 4 = 8i + 8j 8k

1 2 3
Pertanto

r
192 3
R = d (C, r) = =2
32 2
da cui
2 2
: (x 1) + y 2 + (z 1) = 6
o, equivalentemente
: x2 + y 2 + z 2 2x 2z 4 = 0

Esercizio 179. Data la superficie sferica : x2 + y 2 + z 2 2x + 8y + 11 = 0,


determinare lequazione cartesiana del piano tangente a nel punto A (3, 3, 1).

Il piano passa per A ed perpendicolare al vettore AC = (2, 1, 1).
Pertanto ha equazione
2 (x 3) (y + 3) (z 1) = 0
Esplicitando
: 2x + y + z 4 = 0

Esercizio 180. Determinare lequazione cartesiana della superficie sferica tan-


gente al piano : x + y + 2z 4 = 0 nel punto P (2, 0, 1) e avente centro sul piano
: x + y + z + 1 = 0.
Il centro C di appartiene alla retta s passante per P e perpendicolare al piano

x=2+t
s: y=t tR
z = 1 + 2t

APPUNTI DI GEOMETRIA 117

Daltra parte C deve giacere anche sul piano ; dallintersezione di s con si


trova che C ha coordinate (1, 1, 1). Il raggio R pari a

d (C, P ) = 6
Pertanto
: x2 + y 2 + z 2 2x + 2y + 2z 3 = 0
 passante per i punti A (4, 2, 3)
Determinare lequazione della superficie sferica
x=y
e B (1, 2, 2) ed avente centro sulla retta r : .
x=z

Dicesi piano assiale di un segmento il piano perpendicolare alla retta che con-
tiene il segmento stesso e passante per il suo punto medio. Evidentemente esso
coincide con il luogo geometrico dei punti dello spazio equidistanti dagli estremi
del segmento (in qualche modo rappresenta lequivalente tridimensionale dellasse
di un segmento nel piano). Se A e B sono due punti di , il centro C di (in
quanto equidistante da A e B) deve appartenere al piano assiale di AB, piano
che ha equazione (il lettore lo verifichi)
: 5x + 4y + z 10 = 0
Risolvendo il sistema
5x + 4y + z 10 = 0
x=y
x=z


si trova che C (1, 1, 1). La superficie sferica ha raggio d (C, A) = 14 e, quindi,
equazione
: x2 + y 2 + z 2 2x 2y 2z 11 = 0

Esercizio 181. Determinare centro e raggio della circonferenza


 2
x + y2 + z2 x + z 3 = 0
:
xyz+2=0
q
ha centro C 21 , 0, 12 e raggio R = 72 . Il centro C1 della circonferenza si


ottiene intersecando il piano : x y z + 2 = 0 con la retta s passante per C e


ortogonale ad

x = 12 + t
s: y = t tR
z = 21 t

Svolgendo i calcoli si ottiene C1 21 , 1, 12 . Osservato che




d = d (C, C1 ) = 3
si ha che il raggio r di dato da

p 2
r = R2 d2 =
2
APPUNTI DI GEOMETRIA 118

Scrivere le equazioni della circonferenza descritta dal punto P0 (0, 0, 1) in una


rotazione completa attorno alla retta

x+1=0
a:
y+z1=0
Determinare il centro C1 e il raggio r di e le equazioni della retta s tangente a
in P0 .
Il punto P0 descrive una circonferenza giacente nel piano passante per P0 e
ortogonale alla retta a. Tale piano ha equazione
: yz+1=0
Il centro di il punto di intersezione di con la retta a ed ha coordinateC1 (1, 0, 1).
Il raggio di r = d (C1 , P0 ) = 1. Una superficie sferica contenente la circonfe-
renza quella di centro C1 e raggio d (C1 , P0 ) = 1 ( ammette come circonferenza
massima). Dunque le equazioni della circonferenza sono
 2
x + y 2 + z 2 + 2x 2z + 1 = 0
:
yz+1=0
Le infinite superfici sferiche che contengono hanno il centro C 00 a e raggio
d (C 00 , P0 ). Esse costituiscono un fascio avente come piano radicale il piano e
come retta dei centri la retta a che costituisce a sua volta lasse centrale della
circonferenza . Per quanto visto precedentemente, tali superfici hanno equazione
x2 + y 2 + z 2 + 2x 2z + 1 + k (y + z 1) = 0
al variare di k in R.
La retta s tangente a in P0 si ottiene intersecando il piano con il piano
: x = 0 tangente a in P0 . Essa ha pertanto equazioni

x=0
s:
yz+1=0
Esercizio 182. Determinare lequazione della superficie sferica contenente la
circonferenza  2
x + y 2 + z 2 2x + 4y + 3 = 0
:
2x y + z 2 = 0
e passante per lorigine.

La superficie cercata appartiene al fascio individuato dalla superficie sferica 1 :


x2 + y 2 + z 2 2x + 4y + 3 = 0 e dal piano : 2x y + z 2 = 0. Pertanto, ha
equazione
x2 + y 2 + z 2 2x + 4y + 3 + k (2x y + z 2) = 0
con k parametro reale il cui valore si determina imponendo il passaggio per
O (0, 0, 0)
3
3 + k (2) = 0 k =
2
Ne segue che ha equazione
2x2 + 2y 2 + 2z 2 + 2x + 5y + 3z = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 119

21. Generalit sulle superfici. Curve nello spazio


Fissato un riferimento metrico nello spazio, una superficie S pu essere rappre-
sentata come il luogo dei punti P (x, y, z) le cui coordinate soddisfano lequazione

(21.1) f (x, y, z) = 0
detta equazione cartesiana della superficie;
oppure mediante equazioni parametriche del tipo

x = x (u, v)
y = y (u, v) (u, v) R
z = z (u, v)

o
dove R R2 una regione di R2 , cio un insieme tale che il suo interno R un
aperto non vuoto e connesso.
Definizione 183. Sia assegnata una superficie S rappresentata mediante la 21.1.
Se la funzione f un polinomio di grado n nelle variabili x, y, z, S detta una
superficie algebrica di ordine n. In caso contrario si dice una superficie trascendente.
Pertanto il piano una superficie algebrica di ordine 1 e la superficie sferica
una superficie algebrica di ordine 2. In generale, le superfici algebriche del secondo
ordine prendono il nome di quadriche.
Una curva L dello spazio si pu rappresentare in due modi:
a) come intersezione di due superfici S1 e S2 , cio come il luogo dei punti
P (x, y, z) dello spazio le cui coordinate soddisfano un sistema del tipo

f (x, y, z) = 0
g (x, y, z) = 0
b) mediante equazioni parametriche del tipo

x = x (t)
y = y (t) t I
z = z (t)

dove I R un intervallo.
Definizione 184. Una curva L nello spazio si dice piana se esiste un piano che la
contiene. In caso contrario,dicesi sghemba oppure gobba.
Osservazione 185. Le rette e le circonferenze sono curve piane.
Per decidere se una curva L piana si possono seguire due metodi che ora
esplicitiamo.
Primo metodo. Si considerano tre punti non allineati A, B, C L; si
determina il piano passante per essi e si verifica se L contenuta in
.
Secondo metodo. Se la curva L data in forma parametrica

x = x (t)
y = y (t) t I
z = z (t)

APPUNTI DI GEOMETRIA 120

allora L contenuta nel piano : ax + by + cz + d = 0 se e solo se


ax (t) + by (t) + cz (t) + d = 0
per ogni t I con (a, b, c) 6= (0, 0, 0).
Esempio 186. Stabilire se la curva

x = t t2
L: y = 2t + 1 t R
z = t2 + 1

piana o sghemba.
Applichiamo il primo metodo. Assegnando al parametro t rispettivamente i valori
0, 1, 1 si ottengono i tre punti
P1 (0, 1, 1) P3 (2, 1, 2)
P2 (0, 3, 2)

I tre punti di L non sono allineati dal momento che P1 P2 = (0, 2, 1) e P1 P3 =
(2, 2, 1) non sono paralleli. Il piano per essi passante ha equazione
2x y + 2z 1 = 0
Verifichiamo, ora, che L , cio che P L risulta P . In effetti, per ogni
t R:
2 t t2 (2t + 1) + 2 t2 + 1 1 = 0
 

Dunque, la curva piana e il piano che la contiene proprio .\\


Applichiamo il secondo metodo. Ci chiediamo se esiste un piano : ax + by +
cz + d = 0 con (a, b, c) 6= (0, 0, 0) tale che t R risulti
a t t2 + b (2t + 1) + c t2 + 1 + d = 0
 

Sviluppando i calcoli, si ottiene


(c a) t2 + (a + 2b) t + b + c + d = 0
Per il principio di identit dei polinomi, lequazione sempre verificata se

a + c = 0
a + 2b = 0
b+c+d=0

Il piano cercato esiste se tale sistema lineare omogeneo in quattro incognite am-
mette almeno una soluzione (a, b, c, d) con (a, b, c) 6= (0, 0, 0) . In effetti, risolvendo
il sistema si ha che le soluzioni del medesimo sono le 1 quaterne di numeri reali
del tipo
(2b, b, 2b, b)
al variare di b R. Dunque
: 2bx + by 2bz + b = 0
con b 6= 0. Dividendo ambo i membri per 2b si perviene allequazione del piano
cercato.
APPUNTI DI GEOMETRIA 121

Esempio 187. Stabilire se la curva



x=1+t
L: y = t2 1 tR
z = 1 + 2t t2

piana e, in caso affermativo, determinare il piano che la contiene.


Come gi fatto nel piano, anche per una curva nello spazio si pu definire la retta
tangente alla stessa in un suo punto.
Definizione 188. Siano assegnati una curva L nello spazio e un puntoP0 L. Se
la retta passante per P0 e P (con P L, P 6= P0 ) ammette una posizione limite r
al tendere di P a P0 , tale retta r detta la retta tangente alla curva L nel punto
P0 .

Figura 21.1.

Se la curva L ammette una rappresentazione parametrica



x = x (t)
y = y (t) t I
z = z (t)

se P0 ha coordinate (x (t0 ) , y (t0 ) , z (t0 )), le funzioni x (t) , y (t) , z (t) sono deri-
vabili in I e u = (x0 (t0 ) , y 0 (t0 ) , z 0 (t0 )) 6= (0, 0, 0), allora la retta r tangente a L in
P0 parallela al vettore u. Infatti, se P (x (t) , y (t) , z (t)) un generico punto di L
distinto da P0 (quindi t 6= t0 ), la retta rt passante per P0 e P parallela al vettore

P0 P = (x (t) x (t0 ) , y (t) y (t0 ) , z (t) z (t0 )) e, quindi, anche al vettore


 
1 x (t) x (t0 ) y (t) y (t0 ) z (t) z (t0 )
ut = P0 P = , ,
t t0 t t0 t t0 t t0
Facendo tendere P a P0 e, quindi, per t t0 , la retta rt tende alla retta r
tangente alla curva. Ne segue che per t t0 il vettore ut u (ricordando, al
solito, la definizione di derivata di una funzione reale di una variabile reale per cui
x (t) x (t0 ) y (t) y (t0 ) z (t) z (t0 )
x0 (t0 ) y 0 (t0 ) z 0 (t0 )
t t0 t t0 t t0
per t t0 . Dunque, la retta r tangente a L in P0 ha equazioni parametriche
x = x (t0 ) + x0 (t0 ) s

r: y = y (t0 ) + y 0 (t0 ) s s R
z = z (t0 ) + z 0 (t0 ) s

APPUNTI DI GEOMETRIA 122

O, equivalentemente, sotto forma di rapporti uguali


x x (t0 ) y y (t0 ) z z (t0 )
r: = =
x0 (t0 ) y 0 (t0 ) z 0 (t0 )
Consideriamo una superficie S di equazione
S : f (x, y, z) = 0
ed un suo punto P0 . Si dimostra che, se P0 un punto sufficientemente regolare
di S (ad esempio non coincide con il vertice di un cono), le rette tangenti in P0
alle curve L contenute in S e passanti per tale punto giaccione tutte su uno stesso
piano, detto il piano tangente alla superficie S in P0 . Se la funzione f derivabile
parzialmente rispetto alle tre variabili x, y, z in P0 (x0 , y0 , z0 ) e
 
f f f
(x0 , y0 , z0 ) , (x0 , y0 , z0 ) , (x0 , y0 , z0 ) 6= (0, 0, 0)
x y z
(cio le tre derivate parziali di f in P0 non si annullano contemporaneamente),
il piano tangente ad S in P0 (x0 , y0 , z0 ) ha equazione:
(21.2)
f f f
(x0 , y0 , z0 ) (x x0 ) + (x0 , y0 , z0 ) (y y0 ) + (x0 , y0 , z0 ) (z z0 ) = 0
x y z
Infine, se una curva L rappresentata come intersezione di due superfici S1 :
f (x, y, z) = 0 e S2 : g (x, y, z) = 0, la retta r tangente ad L in un suo punto
P0 (x0 , y0 , z0 ) lintersezione dei piani tangenti in P0 alle due superfici. Ne segue
che r ha equazioni cartesiane:
(21.3)
(
f f f
x (x0 , y0 , z0 ) (x x0 ) + y (x0 , y0 , z0 ) (y y0 ) + z (x0 , y0 , z0 ) (z z0 ) = 0
r: g g g
x (x0 , y0 , z0 ) (x x0 ) + y (x0 , y0 , z0 ) (y y0 ) + z (x0 , y0 , z0 ) (z z0 ) = 0

22. Coni e cilindri. Superfici di rotazione


Definizione 189. Assegnati un punto V e una curva L, dicesi cono di vertice V e
direttrice L la superficie C luogo geometrico delle rette passanti per V e incidenti
L. Tali rette si dicono generatrici.
Se il vertice V ha coordinate (, , ) e la direttrice ha equazioni parametriche

x = x(u)
L: y = y(u) u I
z = z(u)

il generico punto Q L ha coordinate (x(u), y(u), z(u)) e un punto P (x, y, z) C



se e solo se il vettore V P parallelo al vettore V Q. Passando alle coordinate, si ha
che

P (x, y, z) C v R V P = v V Q (x , y , z ) = v (x(u) , y(u) , z(u) )
Si ottengono cos le equazioni parametriche del cono

x = + v (x(u) )
C: y = + v (y(u) ) (u, v) A R2
z = + v (z(u) )

Lequazione cartesiana del cono si ottiene eliminando i parametri u e v.


APPUNTI DI GEOMETRIA 123

Osservazione 190. Il cono C si dice anche cono proiettante la curva L da V .

Figura 22.1.

Esempio 191. Determiniamo lequazione cartesiana del cono C di vertice V (0, 0, 3)


e direttrice la curva
x=u
L: y = u2 u R
z =1u

In questo caso le equazioni parametriche di C sono



x = uv
C: y = u2 v
z = v(u 2) + 3

Eliminando i parametri u e v dalla prima e dalla terza equazione si ottiene che


2x 3zx
u= v=
3zx 2
Sostituendo tali espressioni nella seconda equazione si ha
4x2 3zx
y= 2
(3 z x) 2
da cui si perviene allequazione cartesiana di C
2x2 3y + xy + yz = 0
Se la direttrice L assegnata mediante equazioni cartesiane

f (x, y, z) = 0
L: (x, y, z) D R3
g (x, y, z) = 0
dove D una regione di R3 , le equazioni parametriche del cono C si ottengono
in modo simile. Il generico punto P L ha coordinate (x0 , y0 , z0 ) tali che

f (x0 , y0 , z0 ) = 0
g (x0 , y0 , z0 ) = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 124


e un punto Q(x, y, z) C se e solo se il vettore V Q parallelo al vettore V P .
Passando alle coordinate, si ha che

Q(x, y, z) C t R V Q = tV P (x , y , z ) = t (x0 , y0 , z0 )
Si ottengono cos le equazioni parametriche del cono


x = + t (x0 )
y = + t (y0 )



C: z = + t (z0 ) (x0 , y0 , z0 ) D, t R
f (x0 , y0 , z0 ) = 0




g (x0 , y0 , z0 ) = 0

Lequazione cartesiana del cono si ottiene eliminando i parametri x0 , y0 , z0 e t.


Esempio 192. Determiniamo lequazione cartesiana del cono C di vertice V (1, 0, 1)
e direttrice  2
x + y2 = 1
L:
z=0
In questo caso, le equazioni parametriche di C sono:

x = 1 + t (x0 1)

y = ty0


C: z = 1 + t (z0 + 1) (x0 , y0 , z0 , t) R4
x2 + y02 = 1


0


z0 = 0
Cerchiamo di isolare i 4 parametri da 4 equazioni e sostituire le espressioni trovate
nella rimanente equazione (ci conviene lasciare come ultima equazione la quarta).
Dalla quinta equazione, sostituendo nella terza si ha:
t=z+1
da cui, dalle prime due equazioni deduciamo che:
y x+z
y0 = x0 =
z+1 z+1
Sostituendo le espressioni di x0 , y0 , z0 e t nella quarta equazione, troviamo
2
y2

x+z
+ 2 =1
z+1 (z + 1)
Eliminando i denominatori, si ottiene lequazione cartesiana del cono:
C : x2 + y 2 + 2xz 2z 1 = 0
Definizione 193. Un cono C si dice circolare retto se la direttrice L una
circonferenza e il vertice V appartiene alla retta passante per il centro di L e
ortogonale al piano contenente L.
Si prova che un cono circolare retto (cio il cono della geometria elementare)
una quadrica.
Un particolare cono circolare retto il cono circoscritto ad una superficie sferica.
Esempio 194. Determinare lequazione cartesiana del cono C di vertice V (0, 0, 1)
circoscritto alla superficie sferica : x2 + y 2 + z 2 2x = 0.
APPUNTI DI GEOMETRIA 125

Sia P (x0 , y0 , z0 ) il punto di contatto della generica generatrice del cono


con la superficie sferica . Oltre ad imporre che P abbia coordinate soddisfacenti
lequazione di , occorre tenere presente che

CP V P

essendo C (1, 0, 0) il centro di . Ora CP = (x0 1, y0 , z0 ), V P = (x0 , y0 , z0 1).
Lortogonalit tra tali vettori equivalente allannullarsi del loro prodotto scalare.
Ne segue che P (x0 , y0 , z0 ) deve soddisfare le seguenti due condizioni:
 2
x0 + y02 + z02 2x0 = 0
x20 + y02 + z02 x0 z0 = 0
Sottraendo membro a membro, si ottiene x0 z0 = 0. In altre parole, la direttrice
del cono proprio la circonferenza
 2
x + y 2 + z 2 2x = 0
L:
xz =0
A questo punto, si procede come al solito.

Q(x, y, z) C t R V Q = tV P
Le equazioni parametriche del cono sono


x = tx0
y = ty0


z = 1 + t (z0 1)
x2 + y02 + z02 2x0 = 0


02


x0 + y02 + z02 x0 z0 = 0
Isolando i parametri x0 , y0 , z0 e t, si trova lequazione cartesiana del cono:
C : y 2 + 2xz 2x = 0
Definizione 195. Assegnati una curva L, un punto V ed un piano , la proiezione
di L da V su la curva L0 intersezione del piano con il cono C di vertice V e
direttrice L.
Esempio 196. Determinare le equazioni della curva L0 proiezione della curva

x = 1 + t
L: y=t tR
z = t2

dal punto O (0, 0, 0) sul piano : 3x y + 2z 1 = 0.


Per definizione
L0 = C

dove C il cono di vertice O e direttrice L. Svolgendo i calcoli si trova tale cono


ha equazione
C : y 2 xz yz = 0
Ne segue che la curva L0 ha equazioni
 2
0 y xz yz = 0
L :
3x y + 2z 1 = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 126

Definizione 197. Assegnati un vettore non nullo v e una curva L, dicesi cilindro
di direttrice L e generatrici parallele a v la superficie C luogo geometrico delle rette
parallele a v e incidenti L.

Se il vettore v ha componenti (l, m, n) e la direttrice ha equazioni parametriche



x = x(u)
L: y = y(u) u I
z = z(u)

il generico punto Q L ha coordinate (x(u), y(u), z(u)) e un punto P (x, y, z) C



se e solo se il vettore QP parallelo al vettore v. Passando alle coordinate, si ha
che

P (x, y, z) C v R QP = vv (x x(u), y y(u), z z(u)) = v (l, m, n)

Si ottengono cos le equazioni parametriche del cilindro



x = x(u) + lv
C: y = y(u) + mv (u, v) A R2
z = z(u) + nv

Lequazione cartesiana del cilindro si ottiene eliminando i parametri u e v.

Figura 22.2.

Osservazione 198. Il cilindro C si dice anche cilindro proiettante la curva L


secondo la direzione di v. Ad esempio, la figura sottostanterappresenta un ci-
y = x2
lindro parabolico, cio un cilindro proiettante la parabola L : secondo
z=0
la direzione di k.
APPUNTI DI GEOMETRIA 127

Figura 22.3.

Esempio 199. Determiniamo lequazione cartesiana del cilindro C proiettante la


curva
x=u
L: y = u2 u R
z =1u

secondo la direzione del vettore v = (1, 1, 1). In questo caso le equazioni


parametriche di C sono
x=u+v
C: y = u2 v
z =1u+v

Dalla prima e dalla terza equazione si ricava che


xz+1 x+z1
u= v=
2 2
Sostituendo tali espressioni nella seconda equazione, si perviene allequazione
cartesiana del cilindro
2
(x z + 1) x+z1
y=
4 2
che esplicitata diventa
x2 + z 2 2xz 4y 4z + 3 = 0
Se la direttrice L assegnata mediante equazioni cartesiane

f (x, y, z) = 0
L: (x, y, z) D R3
g (x, y, z) = 0
dove D una regione di R3 , le equazioni parametriche del cilindro C si ottengono
in modo simile. Il generico punto P L ha coordinate (x0 , y0 , z0 ) tali che

f (x0 , y0 , z0 ) = 0
g (x0 , y0 , z0 ) = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 128


e un punto Q(x, y, z) C se e solo se il vettore P Q parallelo al vettore v. Passando
alle coordinate, si ha che

Q(x, y, z) C t R P Q = tv (x x0 , y y0 , z z0 ) = t (l, m, n)
Si ottengono cos le equazioni parametriche del cono

x = x0 + tl

y = y0 + tm


C: z = z0 + tn (x0 , y0 , z0 ) D, t R
f (x , y , z ) = 0

0 0 0



g (x0 , y0 , z0 ) = 0

Lequazione cartesiana del cilindro si ottiene eliminando i parametri x0 , y0 , z0 e


t.
Esempio 200. Determiniamo lequazione cartesiana del cilindro C proiettante la
curva  2
x + y2 = 1
L:
z=0
secondo la direzione del vettore v = (2, 2, 1). In questo caso le equazioni
parametriche di C sono


x = x0 2t
y = y0 + 2t


z = z0 t (x0 , y0 , z0 , t) R4
2 2
x + y0 = 1


0


z0 = 0
Sostituendo z0 = 0 nelle prime tre equazioni, si ha che:
t = z x0 = x 2z y0 = y + 2z
Dalla quarta equazione si ottiene lequazione cartesiana del cilindro
C : x2 + y 2 + 8z 2 4xz + 4yz 1 = 0
Definizione 201. Un cilindro C si dice retto se la direttrice L una curva piana
e le generatrici sono ortogonali al piano contenente L.
Un cilindro retto dicesi ellittico, parabolico o iperbolico a seconda che la
direttrice L sia unellisse, una parabola o uniperbole. In particolare, un cilindro
retto circolare se L una circonferenza.
Si prova che un cilindro circolare retto (cio il cilindro della geometria elemen-
tare) una quadrica.
Un particolare cilindro circolare retto il cilindro circoscritto ad una superficie
sferica.
Esempio 202. Scrivere lequazione cartesiana del cilindro C circoscritto alla su-
perficie sferica : x2 + y 2 + z 2 2x + 3y z + 1 = 0 con le generatrici parallele
alla retta 
xy =0
r:
xz =0
APPUNTI DI GEOMETRIA 129

In generale, se le generatrici sono parallele al vettore v, il cilindro cercato il


cilindro circolare retto avente per direttrice la circonferenza L = ove il
piano ortogonale a v passante per il centro C di . In questo caso il piano per
C 1, 32 , 12 ortogonale al vettore direzionale di r


v = (1, 1, 1)
ha equazione
: x+y+z =0
Dunque, la direttrice del cilindro la circonferenza
 2
x + y 2 + z 2 2x + 3y z + 1 = 0
L:
x+y+z =0
Procedendo come al solito, si trova che il cilindro C ha equazione:
C : 2x2 + 2y 2 + 2z 2 2xy 2xz 2yz 6x + 9y 3z + 3 = 0
Definizione 203. Assegnati un vettore v non nullo, un piano non parallelo a v e
una curva L, la proiezione di L su secondo la direzione individuata da v
la curva L0 intersezione del piano con il cilindro C avente direttrice L e generatrici
parallele a v. Se v ortogonale ad , la curva L0 la proiezione ortogonale di L
su .
Esempio 204. Scrivere le equazioni della proiezione L0 della curva
y = x2

L:
z=0
sul piano : x + 3y z 1 = 0 secondo la direzione individuata dal vettore
v = (1, 1, 1).
Per definizione
L0 = C
dove C il cilindro avente direttrice L e generatrici parallele a v. Svolgendo i
calcoli, si trova che C ha equazione
C : x2 + z 2 2xz y + z = 0
Ne segue che la curva L0 ha equazioni
 2
x + z 2 2xz y + z = 0
L0 :
x + 3y z 1 = 0
Esercizio 205. Scrivere le equazioni della curva L0 proiezione ortogonale della
curva 
xy+z =0
L:
x2 yz + 1 = 0
sul piano : x + z = 0.
La curva L0 lintersezione del piano con il cilindro C avente direttrice L e
generatrici parallele al vettore v = (1, 0, 1) (ortogonale ad ). Svolgendo i calcoli
si trova
C : x2 y 2 + z 2 + 4xy 2xz 4yz + 4 = 0
Dunque  2
0 x y 2 + z 2 + 4xy 2xz 4yz + 4 = 0
L :
x+z =0
APPUNTI DI GEOMETRIA 130

Definizione 206. Siano assegnati una retta a e una curva L. Nel caso in cui L sia
una curva piana, supponiamo che a non sia perpendicolare al piano che contiene L.
La superficie S che si ottiene facendo ruotare L attorno alla retta a e detta superficie
di rotazione di asse a e generatrice L. Le sezioni di S con piani perpendicolari
allasse a sono circonferenze che hanno il centro sullasse a di rotazione e sono dette
paralleli. Le sezioni di S con semipiani di origine lasse a sono curve congruenti alla
curva generatrice L e sono dette meridiani.

Figura 22.4.

Osservazione 207. Ogni meridiano pu assumersi come generatrice. In modo equi-


valente, una superficie S dicesi di rotazione di asse la retta a se esiste una curva L
tutta contenuta nella superficie S e tale che per ogni punto Q L la circonferenza
passante per Q, contenuta nel piano per Q perpendicolare allasse a e avente centro
su a, giace sulla superficie S.

La superficie S pu essere vista come linsieme dei suoi paralleli. Questo suggeri-
sce un metodo per determinarne lequazione cartesiano note che siano le equazioni
parametriche dellasse e della curva generatrice

x = x0 + lt x = x(t)
a: y = y0 + mt t R L: y = y(t) t I
z = z0 + nt z = z(t)

Fissato un punto Q(x(t), y(t), z(t)) L, la circonferenza t descritta da Q nella


sua rotazione completa attorno allasse a pu ottenersi come intersezione della su-
perficie sferica t di centro C(x0 , y0 , z0 ) e raggio CQ (dove C un punto arbitrario
dellasse di rotazione) con il piano t passante per Q e perpendicolare ad a. Le-
quazione cartesiana della superficie S unione dei paralleli t (S = t ) si ottiene
tI
eliminando il parametro t dalle equazioni

(x x0 )2 + (y y0 )2 + (z z0 )2 = (x(t) x0 )2 + (y(t) y0 )2 + (z(t) z0 )2



l(x x(t)) + m(y y(t)) + n(z z(t)) = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 131

Esempio 208. Determiniamo lequazione cartesiana della superficie S generata


dalla rotazione attorno allasse x della curva

x=t
L: y = t2 t R
z = t3

Le equazioni parametriche dellasse x sono



x=t
a: y=0 tR
z=0

Il piano t passante per Q(t, t2 , t3 ) e perpendicolare allasse x ha equazione


t : x t = 0
Scegliendo come punto C dellasse di rotazione lorigine O(0, 0, 0) (il punto pi
semplice possibile), consideriamo la superficie sferica t di centro O e raggio OQ
t : x2 + y 2 + z 2 = t2 + t4 + t6
Eliminando il parametro t dalle equazioni
 2
x + y 2 + z 2 = t2 + t4 + t6
xt=0
si ottiene lequazione cartesiana di S
y 2 + z 2 x4 x6 = 0
Se la curva generatrice L data mediante equazioni cartesiane

f (x, y, z) = 0
L: (x, y, z) D R3
g (x, y, z) = 0
dove D una regione di R3 , le equazioni parametriche della superficie di rotazione
S si ottengono in modo simile. Il generico punto P L ha coordinate (, , ) tali
che 
f (, , ) = 0
g (, , ) = 0
La circonferenza P descritta da P nella sua rotazione completa attorno allasse a
pu ottenersi come intersezione della superficie sferica P di centro C(x0 , y0 , z0 ) e
raggio CP (dove C un punto arbitrario dellasse di rotazione) con il piano P
passante per P e perpendicolare ad a. Lequazione cartesiana della superficie S
unione dei paralleli P (S = P ) si ottiene eliminando i parametri , , e t
P L
dalle equazioni

2 2 2 2 2 2


(x x0 ) + (y y0 ) + (z z0 ) = ( x0 ) + ( y0 ) + ( z0 )
l (x ) + m (y ) + n (z ) = 0


f (, , ) = 0
g (, , ) = 0

Esempio 209. Determiniamo lequazione cartesiana della superficie S che si ot-


tiene facendo ruotare la curva
xy + z 2 = 1

L:
xy =0
APPUNTI DI GEOMETRIA 132

attorno alla retta


x=t
a: y = t t R
z =1+t

Scelto C (0, 0, 1) a, lequazione cercata si ottiene eliminando i parametri , ,


e t dalle equazioni
2

x + y 2 + z 2 2z = 2 + 2 + 2 2
xy+z+ =0

+ 2 = 1

=0

Dalla seconda, terza e quarta equazione si trova che:


=xy+z
e
2 = 2 = 1 x2 y 2 z 2 + 2xy 2xz + 2yz
Sostituendo il tutto nella prima equazione, si ottiene
S : x2 + y 2 + z 2 xy + xz yz + x y 1 = 0
Analogamente a quanto fatto nel piano, anche nello spazio una opportuna scelta
del riferimento metrico semplifica notevolmente la rappresentazione delle curve e
delle superfici.

Siano R (O, i, j, k) e R (O0 , i0 , j0 , k0 ) due riferimenti metrici (cio, cartesiani or-


tonormali positivi). La matrice P di passaggio dalla base B = {i, j, k} alla base
B 0 = {i0 , j0 , k0 } rappresenta geometricamente una rotazione nello spazio attorno ad
una retta r passante per lorigine in senso antiorario di un certo angolo ed data
da
a11 a12 a13
P = a21 a22 a23
a31 a32 a33
con |P | = 1e P T P = I3 (in altre parole, P una matrice ortogonale speciale)
e 0
i = a11 i + a21 j + a31 k
j0 = a12 i + a22 j + a32 k
0
k = a13 i + a23 j + a33 k
Pi precisamente sussiste il seguente teorema.
Teorema 210. (di Eulero) Una matrice ortogonale speciale P di ordine 3 ha sem-
pre un autovalore uguale ad 1. Lendomorfismo f di R3 individuato da P rispetto
alla base canonica di R3 rappresenta una rotazione attorno alla retta r passante per
lorigine e avente direzione individuata da un autovettore u di P relativo allauto-
valore 1. Langolo di rotazione tale che cos i sin sono zeri del polinomio
caratteristico di P . Inoltre
T r (P ) = 1 + 2 cos
APPUNTI DI GEOMETRIA 133

Supponiamo che un punto P dello spazio abbia coordinate (x, y, z) rispetto al


riferimento R (O, i, j, k) e coordinate (x0 , y 0 ) rispetto al riferimento R (O0 , i0 , j0 , k0 ).
Ci proponiamo di determinare le relazioni intercorrenti tra tali coordinate.

Figura 22.5.

Se il punto O0 ha coordinate (x0 , y0 , z0 ) rispetto al riferimento R (O, i, j, k), si


ha che:
P O = xi + yj + zk

P O 0 = x 0 i 0 + y 0 j0 + z 0 k 0

O0 O = x0 i + y0 j + z0 k
e, quindi

P O = (P O0 ) + (O0 O) = x0 i0 + y 0 j0 + z 0 k0 + x0 i + y0 j + z0 k
da cui, ripetendo quanto gi fatto nel caso del piano, si ottengono le equazioni
del cambiamento di riferimento date da
x = a11 x0 + a12 y 0 + a13 z 0 + x0

y = a21 x0 + a22 y 0 + a23 z 0 + y0


z = a31 x0 + a32 y 0 + a33 z 0 + z0

o, equivalentemente, in forma compatta


0
x x x0
y = P y 0 + y0
z z0 z0
Se P = I3 , si ha un cambiamento di riferimento del tipo R (O, i, j, k) R (O0 , i, j, k)
(cambia lorigine ma non mutano i versori della base ortonormale): in tal caso si
ha una traslazione le cui equazioni sono date da:
x = x0 + x0

y = y 0 + y0
z = z 0 + z0

APPUNTI DI GEOMETRIA 134

o, equivalentemente, in forma matriciale


0
x x x0
y = y 0 + y0
z z0 z0
Se P 6= I3 e (x0 , y0 , z0 ) = (0, 0, 0), si ha un cambiamento di riferimento del tipo
R (O, i, j, k) R (O, i0 , j0 , k0 ) (non cambia lorigine ma cambiano i versori della
base ortonormale): in tal caso si ha una rotazione le cui equazioni sono date da
0
x x
y = P y0
z z0
La matrice P detta anche matrice della rotazione.
Un cambiamento di riferimento generale del tipo R (O, i, j, k) R (O0 , i0 , j0 , k0 )
pu ottenersi effettuando prima la rotazione R (O, i, j, k) R (O, i0 , j0 , k0 ) e do-
po la traslazione R (O, i0 , j0 , k0 ) R (O0 , i0 , j0 , k0 ). Per tale motivo, un generico
cambiamento di riferimento prende anche il nome di rototraslazione.
Accenniamo, ora, senza entrare nei dettagli, alla teoria delle quadriche. Intanto
ne ricordiamo la definizione data nel paragrafo relativo alle generalit sulle superfici.
Definizione 211. Fissato nello spazio un riferimento metrico R (O, x, y, z), si dice
quadrica il luogo S dei punti P dello spazio le cui coordinate (x, y, z) soddisfano
una equazione polinomiale di secondo grado a coefficienti reali:
f (x, y, z) = a11 x2 +2a12 xy+a22 y 2 +2a13 xz+2a23 yz+a33 z 2 +2a14 x+2a24 y+2a34 z+a44 = 0
Alla quadrica S restano associate due matrici reali simmetriche

a11 a12 a13 a14
a12 a11 a12 a13
a22 a23 a24 B = a12 a22 a23
A= a13 a23 a33 a34
a13 a23 a33
a14 a24 a34 a44
dette rispettivamente matrice associata ad f e matrice dei termini di secondo grado
di f.
Lintroduzione di tali matrici permette di riscrivere lequazione di una quadrica
in forma matriciale

x
 y
f (x, y, z) = x y z 1 A z =0

1
come si pu facilmente verificare con un calcolo esplicito.
Osservazione 212. Se la quadrica S ha equazione f (x, y, z) = 0, per ogni R\{0},
lequazione f (x, y, z) = 0 rappresenta la medesima superficie S. In altre parole,
lequazione di una quadrica (come del resto quella di una superficie qualsiasi)
definita a meno di un fattore di proporzionalit non nullo.
Procedendo in modo analogo a quanto fatto per lo studio delle coniche si dimostra
il seguente teorema.
APPUNTI DI GEOMETRIA 135

Teorema 213. Se si effettua un cambiamento di riferimento metrico passando


da R (O, x, y, z) a R (O0 , X, Y, Z) mediante una rototraslazione, lequazione della
quadrica S diventa
a011 X 2 +2a012 XY +a022 Y 2 +2a013 XZ+2a023 Y Z+a033 Z 2 +2a014 X+2a024 Y +2a034 Z+a044 = 0
Denotate con A0 e B 0 le nuove matrici associate a S
0
a012 a013 a014

a11
a011 a012 a013

a012 a022 a023 a024
A0 = B0 = a012 a022 a023

a013 a023 a033 a034
a013 a023 a033
a014 a024 a034 a044
risulta che
1. |A| = |A0 |
2. r(A) = r(A0 )
3. B e B 0 sono simili.
Alla luce di tale teorema che evidenzia il comportamento delle matrici associate
ad una quadrica rispetto a cambiamenti di riferimento, si deduce che, in generale,
una rototraslazione modifica lequazione di una quadrica S lasciando per inalterati
i seguenti quattro numeri reali:

a11 a12 a13 a14

a12 a22 a23 a24
I4 := |A| =
a13 a23 a33 a34

a14 a24 a34 a44

a11 a12 a13

I3 := |B| = a12 a22 a23
a13 a23 a33

a11 a12 a11 a13 a22 a23
I2 :=
+ +
a12 a22 a13 a33 a23 a33
I1 := tr(B) = a11 + a22 + a33
detti gli invarianti ortogonali o metrici della conica. Se si moltiplicano entrambi
i membri dellequazione della conica per un numero reale non nullo , la conica
non cambia mentre i numeri I4 , I3 ,I2 e I1 risultano moltiplicati rispettivamente
per 4 , 3 , 2 e . Per questo motivo I4 detto linvariante quartico, I3 detto
linvariante cubico, I2 detto linvariante quadratico e I1 detto linvariante
lineare.
Anche per le quadriche sussiste un teorema di riduzione a forma canonica.
Teorema 214. (di riduzione a forma canonica per le quadriche) Sia S :
f (x, y, z) = 0 una quadrica riferita al sistema di coordinate R (O, x, y, z). Allora
esiste un opportuno sistema di riferimento cartesiano ortonormale R (O0 , X, Y, Z)
rispetto al quale lequazione della quadrica diventa del tipo
(22.1) X 2 + Y 2 + Z 2 + = 0
ove ,,, R e 6= 0 oppure del tipo
(22.2) X 2 + Y 2 + 2Z + = 0
ove , ,, R, (, ) 6= (0, 0) e = 0.
APPUNTI DI GEOMETRIA 136

Dimostrazione. Analogamente a quanto visto nello studio delle coniche, si prova


che i numeri , , che compaiono nella 22.1 e i numeri , , 0 che compaiono
nella 22.2 coincidono con gli autovalori della matrice B. Infatti, questultima una
matrice reale simmetrica e, quindi, per il Teorema spettrale ?? esiste una matrice
ortogonale speciale P tale che

0 0
P 1 BP = D = 0 0
0 0
con , e autovalori di B. Effettuando la rotazione
0
x x
y = P y0
z z0
lequazione della quadrica diventa

(22.3) x02 + y 02 + z 02 + 2a014 x0 + 2a024 y 0 + 2a034 z 0 + a44 = 0


A questo punto, con una opportuna traslazione di equazioni
0
x =X +u
y0 = Y + v
0
z =Z +w
la 22.3 diviene
(22.4) X 2 +Y 2 +Z 2 +2 (a014 + u) X +2 (a024 + v) Y +2 (a034 + w) Z + = 0
dove
:= u2 + v 2 + w2 + 2a014 u + 2a024 v + 2a034 w + a44
Distinguiamo,ora, i seguenti tre casi:
I) 6= 0;
II) 6= 0 e = 0;
III) 6= 0 e = = 0.
I) Possiamo scegliere in modo univoco u, v, w in modo che si annullino i coeffi-
cienti di X, Y, Z nella 22.4 ponendo
a014 a024 a034
u= v= w=

In tal modo la 22.4 diventa
X 2 + Y 2 + Z 2 + = 0
cio unequazione del tipo 22.1. Il punto C che nel riferimento metrico di
partenza R (O, x, y, z) ha coordinate (x0 , y0 , z0 ) date da

x0 u
y0 = P v
z0 w
dicesi il centro della quadrica.
II) In questo caso, scegliendo
a014 a024
u= v=

APPUNTI DI GEOMETRIA 137

la 22.4 diventa
(22.5) X 2 + Y 2 + 2a034 Z + = 0
Possono presentarsi due possibilit:
IIA ) a034 = 0. Per w R qualsiasi, la quadrica ammette lequazione
X 2 + Y 2 + = 0
cio unequazione del tipo 22.2.
IIB ) a034 6= 0. Scegliamo w in modo che = 0 e che, quindi, la 22.5 diventi
X 2 + Y 2 + 2a034 Z = 0
ritrovando ancora una equazione del tipo 22.2.
III) In questo caso possibile scegliere preliminarmente solo u in modo che si
annulli il coefficiente di X nella 22.4
a014
u=



per cui la 22.4 diventa


X 2 + 2a024 Y + 2a034 Z + = 0
A questo punto dobbiamo distinguere due sottocasi:
IIIA ) a024 = a034 = 0. Per qualsiasi scelta di v, w R, la quadrica assume
lequazione
X 2 + = 0
(ancora unequazione del tipo 22.2).
IIIB ) (a024 , a034 ) 6= (0, 0) . Possiamo innanzitutto scegliere v e w in modo che si
annulli e che lequazione della quadrica diventi
X 2 + 2a024 Y + 2a034 Z = 0
Effettuando lulteriore rotazione di equazioni

1 0 0
X a034 a024 X
Y =
0 02 02 02 02
Y
a24 +a34 a24 +a34
0
a034

Z a Z

0 02 02 24 02 02
a24 +a34 a24 +a34

si ha
2
X + 2Z = 0
p
( = a02 02
24 + a34 ) cio unequazione del tipo 22.2.
Le equazioni 22.1 e 22.2 prendono il nome di equazioni canoniche di una
quadrica.
Definizione 215. Una quadrica S si dice propria o non degenere se, ridotta a
forma canonica
6= 0 se del tipo 22.1
6= 0 (e, quindi, = 0) se del tipo 22.2
APPUNTI DI GEOMETRIA 138

Cominciamo con lesaminare le quadriche non degeneri del tipo 22.1. A seconda
dei segni dei coefficienti , e si hanno i seguenti quattro tipi:
2
Y2 Z2
a) Xa2 + b2 + c2 = 1 (ellissoide reale)

Figura 22.6.

X2 Y2 Z2
b) a2 + b2 + c2 = 1 (ellissoide immaginario privo di punti reali))
X2 Y2 Z2
c) a2 + b2 c2 = 1 (iperboloide ad una falda o iperbolico)

Figura 22.7.

X2 Y2 Z2
d) a2 b2 c2 = 1 (iperboloide a due falde o ellittico)

Figura 22.8.
APPUNTI DI GEOMETRIA 139

Se = 0, la quadrica si dice degenere e si presentano i due seguenti tipi:


2
Y2 Z2
e) X
a2 + b2 + c2 = 0 (cono immaginario ridotto allorigine)
2 2
Z2
f) X Y
a2 + b2 c2 = 0 (cono reale con vertice nellorigine)

Figura 22.9.

Passiamo ad esaminare le quadriche del tipo 22.2. Se 6= 0 (e = 0) si hanno


i seguenti due tipi:
2
Y2
g) X
a2 + b2 = 2Z (paraboloide ellittico)

Figura 22.10.

X2 Y2
h) a2 b2 = 2Z (paraboloide iperbolico o a sella)
APPUNTI DI GEOMETRIA 140

Figura 22.11.

Se = 0, si hanno i seguenti nove tipi di quadriche degeneri:


2
Y2
i) X
a2 + b2 = 1 (cilindro ellittico)

Figura 22.12.

2 2
l) X Y
a2 + b2 = 1 (cilindro immaginario privo di punti reali)
2
Y2
m) X a2 b2 = 1 (cilindro iperbolico)
APPUNTI DI GEOMETRIA 141

Figura 22.13.
2
n) Xa2 = 2Z (cilindro parabolico)
(si veda il disegno riportato in precedenza)
2
Y2
o) Xa2 + b2 = 0 (coppia di piani complessi coniugati incidenti)
2
Y2
p) Xa2 b2 = 0 (coppia di piani reali incidenti)
2
q) Xa2 = 1 (coppia di piani complessi coniugati paralleli)
2
r) Xa2 = 1 (coppia di piani reali paralleli e distinti)
s) X 2 = 0 (coppia di piani reali paralleli e coincidenti o piano doppio)
Definizione 216. Una quadrica S si dice irriducibile se non unione di due
piani.
Da quanto visto in precedenza, una quadrica irriducibile se non degenere
oppure un cono o un cilindro, quindi, se e solo se r (A) 3, essendo A la matrice
associata alla quadrica.
Riepilogando il tutto perveniamo alla seguente classificazione metrica delle qua-
driche.
Teorema 217. (di classificazione delle quadriche) Mantenendo le notazioni
introdotte precedentemente, a meno di scambi tra le inderterminate x, y, z, si hanno
17 famiglie fondamentali di quadriche. Precisamente:
(1) Se I4 > 0, I2 > 0 e I1 I3 > 0, la quadrica S non degenere ed un ellissoide
immaginario.
(2) Se I4 < 0, I2 > 0 e I1 I3 > 0, la quadrica S non degenere ed un ellissoide
reale.
(3) Se I4 > 0, I2 0 e I1 I3 0, la quadrica S non degenere ed un
iperboloide ad una falda (o iperbolico).
(4) Se I4 < 0, I2 0 e I1 I3 0, la quadrica S non degenere ed un
iperboloide a due falde (o ellittico).
(5) Se I4 > 0 e I3 = 0, la quadrica S non degenere ed un paraboloide
iperbolico.
(6) Se I4 < 0 e I3 = 0, la quadrica S non degenere ed un paraboloide
ellittico.
APPUNTI DI GEOMETRIA 142

(7) Se I4 = 0, r (A) = 3, I2 > 0 e I1 I3 > 0, la quadrica S degenere irriducibile;


essa un cono immaginario.
(8) Se I4 = 0, r (A) = 3, I2 0 e I1 I3 0, la quadrica S degenere irriducibile;
essa un cono reale.
(9) Se I4 = 0, r (A) = 3, I3 = 0 e I2 > 0 , la quadrica S degenere irriducibile;
essa un cilindro (ellittico o immaginario).
(10) Se I4 = 0, r (A) = 3, I3 = 0 e I2 < 0 , la quadrica S degenere irriducibile;
essa un cilindro iperbolico.
(11) Se I4 = 0, r (A) = 3, I3 = 0 e I2 = 0 , la quadrica S degenere irriducibile;
essa un cilindro parabolico.
(12) Se r (A) = r (B) = 2 e > 0, la quadrica S degenere riducibile; essa si
spezza in una coppia di piani complessi coniugati incidenti.
(13) Se r (A) = r (B) = 2 e < 0, la quadrica S degenere riducibile; essa si
spezza in una coppia di piani reali incidenti.
(14) Se r (A) = 2 e r (B) = 1, la quadrica S degenere riducibile; essa si spezza
in una coppia di piani paralleli distinti (complessi coniugati o reali).
(15) Se r (A) = r (B) = 1, la quadrica S degenere riducibile; essa si spezza in
un due piani coincidenti ( un piano doppio).
Come per le coniche a centro, anche per le quadriche a centro non degeneri (ellissoidi
e iperboloidi) sussiste la seguente:
Proposizione 218. (sul centro di una quadrica) Sia S : f (x, y, z) = 0 una
quadrica a centro non degenere. Allora, le coordinate del centro C della quadrica
sono date dalla soluzione del seguente sistema lineare

a11 x + a12 y + a13 z + a14 = 0
a12 x + a22 y + a23 z + a24 = 0
a13 x + a23 y + a33 z + a34 = 0

Assegnata una quadrica S, una retta r in generale interseca S in una coppia di


punti reali e distinti o coincidenti o complessi coniugati oppure tutta contenuta
in S.
Definizione 219. Una retta r dicesi tangente alla quadrica S se r S oppure
r S = {P0 }. Nel secondo caso, P0 detto punto di tangenza o di contatto.
Un piano interseca una quadrica S secondo una conica C (a meno che non sia
interamente contenuto in S).
Se P0 (x0 , y0 , z0 ) un punto della quadrica, in generale, le infinite rette tangenti
a S in P0 giacciono su un medesimo piano detto piano tangente a S in P0 . Se
S ha equazione f (x, y, z) = 0, allora dalla 21.2 segue che
f f f
: (P0 ) (x x0 ) + (P0 ) (y y0 ) + (P0 ) (z z0 ) = 0
x y z
Poich P0 S (e, quindi, f (x0 , y0 , z0 ) = 0) facile verificare che lequazione del
piano tangente in un punto ad una quadrica pu anche essere ottenuta (come nel
caso delle coniche) con la regola degli sdoppiamenti, cio

: a11 x0 x + a12 (x0 y + y0 x) + a22 y0 y + a13 (x0 z + z0 x) + a23 (y0 z + z0 y) +

+a33 z0 z + a14 (x + x0 ) + a24 (y + y0 ) + a34 (z + z0 ) + a44 = 0


APPUNTI DI GEOMETRIA 143

oppure in forma compatta matriciale



x
 y
: x0 y0 z0 1 A
z =0

Il piano tangente non definito se le tre derivate parziali di f in P0 si annullano


contemporaneamente: in tal caso il punto P0 dicesi doppio (o singolare). Se P0
un punto non singolare di una quadrica irriducibile S (cio un punto diverso dal
vertice se S un cono), il piano tangente in P0 a S interseca la quadrica stessa
secondo una conica C degenere. A seconda della natura di tale conica, si ha la
seguente classificazione:
C di tipo iperbolico, cio si spezza in due rette reali e distinte; con
analogia di denominazione, P0 si dice un punto iperbolico;
C di tipo ellittico, cio si spezza in due rette complesse e coniugate; con
analogia di denominazione, P0 si dice un punto ellittico;
C di tipo parabolico, cio si spezza in due rette reali e coincidenti; con
analogia di denominazione, P0 si dice un punto parabolico.
Si prova che tutti i punti (non doppi) di una quadrica irriducibile sono dello stesso
tipo. Pi precisamente, con riferimento alle quadriche non degeneri:
lellissoide, liperboloide a due falde e il paraboloide ellittico sono quadriche
a punti ellittici
liperboloide ad una falda e il paraboloide iperbolico sono quadriche a punti
iperbolici
I coni e i cilindri sono le uniche quadriche a punti parabolici.

Proposizione 220. Siano S : f (x, y, z) = 0 una quadrica non degenere, P0 (x0 , y0 , z0 )


/
S e T (x1 , y1 , z1 ) S. Allora detta r la retta passante per P0 e T , essa tangente
a S in T se e solo se

x1
 y1
x0 y0 z0 1 A z1 = 0

Dimostrazione. La retta r tangente a S in T se e solo se contenuta nel piano


tangente alla quadrica in tale punto

x
 y
: x1 y1 z1 1 A z =0

Ovviamente

x0
 y0
r P0 x1 y1 z1 1 A
z0 = 0

1
APPUNTI DI GEOMETRIA 144

Passando alla trasposta di ambo i membri si ottiene



x1
 y1
x0 y0 z0 1 A z1 = 0

1
(ricordando che A simmetrica e, quindi, A = AT ). 
Definizione 221. Assegnati una quadrica non degenere S : f (x, y, z) = 0 ed
un punto P0 (x0 , y0 , z0 ), dicesi piano polare di P0 rispetto a S il piano P0 di
equazione
x
 y
P0 : x0 y0 z0 1 A z =0

1
Osservazione 222. Alla luce di tale defnizione, la precedente Proposizione si pu
riformulare come segue:
La retta r tangente a S in T se e solo se T appartiene al piano polare di P0
rispetto a S.
Si osservi altres che il piano polare definito per tutti i punti P0 dello spazio
eccetto quelli per cui
 
x0 y0 z0 1 A = 0 0 0
con R. Si verifica facilmente che, nel caso di paraboloidi, punti del genere
non ce ne sono; nel caso di quadriche a centro (ellissoidi e iperboloide) lunico punto
per cui non definito il piano polare il centro della quadrica stessa (lo si prova
utilizzando la Proposizione sul centro di una quadrica). Analogamente a quanto
visto per le coniche, il piano polare pu essere determinato anche con la regola
degli sdoppiamenti, sostituendo x2 con x0 x, y 2 con y0 y, z 2 con z0 z, xy con
y0 x+x0 y
2 , xz con x0 z+z
2
0x
, yz con y0 z+z
2
0y
, x con x+x
2 , y con
0 y+y0
2 e z con z+z
2 . In
0

questo modo, lequazione della polare


: a11 x0 x + a12 (x0 y + y0 x) + a22 y0 y + a13 (x0 z + z0 x) + a23 (y0 z + z0 y) +

+a33 z0 z + a14 (x + x0 ) + a24 (y + y0 ) + a34 (z + z0 ) + a44 = 0


Come nel caso della retta polare rispetto ad una conica, anche per le quadriche
si pu dimostrare la seguente propriet di reciprocit:
Proposizione 223. Sia S : f (x, y, z) = 0 una quadrica non degenere. Allora, se
P e Q sono due punti per cui sono definiti i rispettivi piani polari P e Q rispetto
aS
P Q Q P
Inoltre, se P S, il piano polare di P rispetto a S coincide con il piano tangente
a S in P.
Osservazione 224. Dalla 220 segue che, se il piano polare P di un punto P rispetto
ad una quadrica non degenere S interseca la quadrica stessa secondo una conica
CP , il cono di vertice P e direttrice CP coincide con il cono circoscritto alla
quadrica S. Se, ad esempio, S una superficie sferica, lequazione del cono di
APPUNTI DI GEOMETRIA 145

vertice V circoscritto a S pu essere cos determinata in modo alternativo a quello


seguito precedetemente, come mostra il seguente esercizio.
Esercizio 225. Dato il piano : x + y 2z + 4 = 0, determinare:
a) lequazione della superficie sferica di centro lorigine e tangente ad ;
b) scrivere lequazione del cono C di vertice V (0, 0, 3) circoscritto a .

La superficie sferica ha centro O e raggio d (O, ) = 4 . Ne segue che ha


6
equazione
8
: x2 + y 2 + z 2 = 0
3
Il piano polare di V rispetto a ha equazione
V : 9z 8 = 0
Detta = V la circonferenza intersezione del piano polare con la superficie
sferica trovata, il cono circoscritto a ha vertice V e direttrice . Svolgendo i
calcoli, si trova che
C : 19x2 + 19y 2 8z 2 + 48z 72 = 0

23. Esercizi
Anche negli esercizi che seguono si suppone fissato nello spazio ordinario un
riferimento metrico R (O, x, y, z).
Esercizio 226. Siano assegnate la superficie sferica di equazione x2 + y 2 + z 2
2z 3 = 0 e la retta 
x1=0
r:
y2=0
a) Verificare che la retta r esterna alla superficie sferica.
b) Scrivere lequazione cartesiana dei piani contenenti r e tangenti alla superficie
sferica.

I due piani cercati hanno equazioni


y2=0 4x + 3y 10 = 0

Esercizio 227. Determinare lequazione della superficie sferica di centro C (1, 2, 2)


e tangente alla retta

x=y
r:
x=z

La superficie sferica ha equazione x2 + y 2 + z 2 2x + 4y + 4z + 3 = 0.


APPUNTI DI GEOMETRIA 146

Esercizio 228. Siano assegnati il punto A (3, 3, 1) e le rette


 
2x y + 3z + 5 = 0 x + 2y 1 = 0
r: s:
x y + 2z = 0 3y z 2 = 0
a) Determinare lequazione cartesiana del piano passante per A e parallelo alle
rette r ed s.
b) Determinare lequazione cartesiana della superficie sferica tangente a in
A ed avente centro sul piano xy.

Il piano ha equazione 2x + y + z 4 = 0; la superficie sferica ha equazione


x2 + y 2 + z 2 2x + 8y + 11 = 0.

Esercizio 229. Determinare lequazione cartesiana del cilindro Q avente come


direttrice la curva  2
x + 2y 2 5 = 0
:
z=0
e generatrici parallele alla retta

x=z
r:
y=0

Il cilindro Q ha equazione x2 + 2y 2 + z 2 2xz 5 = 0.

Esercizio 230. Scrivere lequazione del cono Q di vertice V (0, 5, 2) e direttrice la


curva  2
x + y 2 + z 2 = 25
:
z=0

Il cono Q ha equazione x2 + y 2 5yz + 25z 25 = 0.

Esercizio 231. Scrivere lequazione del cono Q di vertice V (0, 0, 1) e direttrice la


curva  2
x + y 2 + z 2 = 25
:
z=0

Il cono Q ha equazione 3x2 + 2y 2 + 4yz 4y = 0.

Esercizio 232. Scrivere lequazione del cono Q di vertice V (1, 1, 1) e direttrice


la curva  2
z y =0
:
xz+1=0

Il cono Q ha equazione
Q : 2x2 + 5z 2 + xy 6xz yz + 3x 5z + 1 = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 147

Esercizio 233. Scrivere lequazione cartesiana della superficie di rotazione Q ge-


nerata dalla retta 
z1=0
r:
x 2y = 0
attorno alla retta
x = 2t
a: y=t tR
z=0

Si tratta di un cilindro rotondo di equazione x2 + 4y 2 + 5z 2 4xy 5 = 0.

Esercizio 234. Assegnata la curva



x=t+1
: y = t2 tR
z = t2 1

scrivere lequazione cartesiana del cono C che proietta dallorigine O e lequa-


zione cartesiana della superficie S ottenuta dalla rotazione di attorno allasse
z.

Il cono C ha equazione
C : z 2 xz + xy = 0
La superficie di rotazione S ha equazione
S : z 4 x2 y 2 + z 2 2z + 1 = 0

Esercizio 235. Scrivere lequazione cartesiana del cilindro Q con generatrici pa-
rallele allasse x e circoscritto alla superficie sferica di equazione x2 + y 2 + z 2
2x + 3y z + 1 = 0.

Detto il piano passante per il centro C 1, 23 , 12 di e perpendicolare allasse




x, la circonferenza = la direttrice del cilindro Q. Ne segue che il cilindro


cercato, avendo generatrici parallele al versore i e direttrice, ha equazione y 2 +
z 2 + 3y z = 0.

Esercizio 236. Scrivere lequazione cartesiana del cono Q di vertice lorigine O


circoscritto alla superficie sferica : x2 + y 2 + z 2 6z + 8 = 0.

Il cono Q ha equazione 8x2 + 8y 2 z 2 = 0.

Esercizio 237. Scrivere lequazione cartesiana della superficie di rotazione Q ge-


nerata dalla retta 
x1=0
r:
y 2z = 0
attorno allasse z.
APPUNTI DI GEOMETRIA 148

Si tratta delliperboloide rotondo a una falda di equazione x2 + y 2 4z 2 1 = 0.

Esercizio 238. Scrivere lequazione cartesiana della superficie di rotazione Q ge-


nerata dalla retta 
2x y = 0
r:
3x z + 3 = 0
attorno allasse z.

2
Si tratta del cono rotondo di equazione 9x2 + 9y 2 5 (z 3) = 0.

Esercizio 239. Dati il piano : x + 2y 2z + 1 = 0 e la retta



2x + y + z = 0
r:
2x y 3z = 0
a) Scrivere lequazione del piano contenente r e ortogonale a .
b) Determinare i punti della retta

x+y =0
s:
xz =0
q
che hanno distanza d = 32 dalla retta r.
c) Sia la circonferenza intersezione del piano con la superficie sferica di
equazione x2 + y 2 + z 2 2x 2y + h = 0. Trovare il valore di h R in modo tale
che il raggio di sia 1.

3 3 3

Il piano ha equazione 2x + 2y + 3z = 0; i punti di b) sono P1 2, 2, 2 e
P2 23 , 32 , 32 . Il valore di h 97 .

Esercizio 240. Si consideri la curva C di equazioni



x=t+1
C: y = t2 tR
z = t2 1

a) Stabilire se C una curva piana oppure sghemba.


b) Se la curva piana, determinare il piano che la contiene.
c) Scrivere le equazioni della retta tangente alla curva C nel punto A (1, 0, 1).
d) Determinare lequazione del cono Q avente lorigine come vertice e la curva C
come direttrice.

La curva C piana ed contenuta nel piano : y z 1 = 0. La retta s tangente


a C in A ha equazioni 
y=0
s:
z = 1
Il cono Q ha equazione
Q : x2 + z 2 2xy + 2xz yz = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 149

Esercizio 241. Si considerino le rette r ed s di equazioni


 
x=0 yz =0
r: s:
y =z1 x+y =0
a) Se le rette sono complanari si determini il piano che le contiene; se sghembe
se ne determinino la retta di minima distanza e la minima distanza.
b) Si determini la superficie Q generata dalla rotazione della retta s attorno alla
retta r.

Le rette sono sghembe e d (r, s) = 1 . La superficie di rotazione Q ha equazione


2
4x + y 2 + z 2 6yz + 4y z = 0.
2

Esercizio 242. Determinare centro e raggio della circonferenza


 2
x + y 2 + z 2 + 2z 3 = 0
:
xz+1=0


La circonferenza ha centro C (1, 0, 0) e raggio = 2.

Esercizio 243. Determinare lequazione della superficie sferica passante per il


punto P (1, 0, 2) e tangente in R (1, 0, 0) al piano contenente le rette

x=1+t
x1=0

r: s: y=0
y+z =0
z=t

e quella del piano 0 tangente a e parallelo ad . Successivamente determinare


i piani 1 e 2 della stella di centro P paralleli allasse x tali che il centro C di
abbia da essi distanza 35 e calcolare gli angoli dei due piani. Infine, dopo aver
verificato che il piano : 2x + y + 2z 6 = 0 secante , determinare centro e
raggio della circonferenza = .

Le due rette r,s sono incidenti in R (e, quindi, complanari), il piano che le
contiene ha equazione
x y z 1 = 0. La superficie sferica ha centro C (0, 1, 1)
e raggio R = 3 per cui
: x2 + y 2 + z 2 2y 2z 1 = 0
Il piano 0 ha equazione x y z + k = 0 con k R da determinarsi imponendo
che
d (C, 0 ) = R
Si trova cos che
0 : x y z + 5 = 0
La stella di piani di centro P ha equazione
: a (x 1) + by + c (z 2) = 0
3
con (a, b, c) R \ {(0, 0, 0)}. La condizione di parallelismo tra il piano e lasse
x si traduce nellequazione
a=0
APPUNTI DI GEOMETRIA 150

Inoltre, deve risultare


3
d (C, ) =
5
cio
|b c| 3
=
b2 + c 2 5
Sviluppando i calcoli, si perviene alla seguente equazione omogenea
2b2 + 5bc + 2c2 = 0
Osservato che c 6= 0 (in caso contrario si avrebbe c = b = a = 0), dividendo
ambo i membri per c2 e ponendo cb = s, si trova
2s2 + 5s + 2 = 0
da cui
b b 1
s1 = = 2 s2 = =
c c 2
e
1 : 2y z + 2 = 0 2 : y 2z + 4 = 0
Applicando la formula 12.3 si ottiene
4
1 2 =
cos [
5
Infine
d (C, ) = 1 < 3=R
per cui interseca secondo la circonferenza che ha centro C 0 2 4 5

3, 3, 3 e
raggio 2.

Esercizio 244. Assegnata la circonferenza


 2
x + y 2 + z 2 2x 6y + 4 = 0
:
y+z1=0
a) determinare centro e raggio di ;
b) scrivere le equazioni delle superfici sferiche contenenti e tangenti al piano
: z 2 = 0;
c) studiare la curva 0 proiezione ortogonale di sul piano coordinato [xy].

La circonferenza ha centro C 0 (1, 2, 1) e raggio 2.


Le superfici sferiche del punto b) appartengono al fascio di equazione
x2 + y 2 + z 2 2x 6y + 4 + k (y + z 1) = 0
q
2
Esse hanno centro Ck 1, 6k k
1 + (6k) k2

2 , 2 e raggio R k = 4 + 4 4 + k.
Imponendo la condizione
d (Ck , ) = Rk
si perviene allequazione
k 2 16k + 8 = 0
per cui le due superfici sferiche 1
e 2 cercate si ottengono
sostituendo nelle-
quazione del fascio i valori k1 = 8 + 2 14 e k2 = 8 2 14.
APPUNTI DI GEOMETRIA 151

La curva 0 data dallintersezione del piano [xy] con il cilindro C avente


direttrice e generatrici parallele allasse z (cio al versore k)
C : x2 + 2y 2 2x 8y + 5 = 0
Dunque
x2 + 2y 2 2x 8y + 5 = 0

0
:
z=0
La curva 0 (nel piano [xy]) evidentemente una conica. Mediante il calcolo
degli invarianti ortogonali si trova che una ellisse di equazione canonica
X2 Y2
+ =1
4 2


x 2y = 0
Esercizio 245. Si considerino la retta r : e il punto A (1, 2, 0).
z+1=0
a) Determinare la circonferenza passante per A e avente la retta r come asse
centrale. Detta s la retta tangente a in A, si orienti s nel verso delle y crescenti
e se ne calcolino i coseni direttori;
b) determinare i piani perpendicolari a r aventi da A distanza uguale a 5.

La circonferenza giace nel piano


: 2x + y 4 = 0
passante per A e perpendicolare a r; ha centro C 0 58 , 45 , 1 punto di intersezione


tra r e , e raggio = d (C 0 , A) = 570 . Considerando la superficie sferica di
centro C 0 e raggio , si ottiene che = per cui
x + y 2 + z 2 16 8 7
 2
: 5 x 5 y + 2z + 5 = 0
2x + y 4 = 0
Il piano tangente a in A ha equazione 3x 6y 5z + 9 = 0 per cui la retta
tangente a in A s = cio

3x 6y 5z + 9 = 0
s:
2x + y 4 = 0
Un vettore direzionale di s
s = (1, 2, 3)
Normalizzando tale vettore in modo che la seconda componente sia positiva (la
retta deve essere orientata nel verso delle y crescenti) si ottengono i coseni direttori
della retta
1 2 3
, ,
14 14 14
I piani del secondo punto b) sono due e hanno equazioni
1 : 2x + y + 1 = 0 2 : 2x + y 9 = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 152


 x = 2t 2
x+y =0
Esercizio 246. Assegnate le rette r : es: y = 2t 1 e
x + 2z 1 = 0
z=t

il punto P (1, 1, 0)
a) determinare la circonferenza passante per P e avente la retta r come asse
centrale e, quindi, la retta p tangente in P a ;
b) determinare
le superfici sferiche aventi centro su r, passanti per P e di
raggio 3;
c) determinare il piano passante per r e P e, successivamente, la distanza
d (s, );
d) verificare che le rette r e s sono complanari e determinare il piano che le
contiene.

Per quanto concerne la prima parte, si procede esattamente come nellesercizio


precedente. La circonferenza ha centro C 0 97 , 79 , 89 e raggio 23 2. Ha quindi


equazioni

x + y 2 + z 2 + 14 14 16 10
 2
: 9 x 9 y 9 z+ 9 =0
2x 2y z + 4 = 0
La tangente p in P a ha equazioni

x y + 4z + 2 = 0
p:
2x 2y z + 4 = 0
Le superfici sferiche del punto b) appartengono al fascio avente come circonferenza
base. Esse hanno centro (2h + 1, 2h 1, h) con

8 19
h=
9
e raggio d (C, P ). Il piano ha equazione x + y = 0, parallelo alla retta s e
d (s, ) = 32 . Le rette r e s sono parallele e il piano che le contiene ha equazione
: y 2z + 1 = 0

Esercizio 247. Date le rette


 
x+y2=0 xyz =0
p: q:
x+z4=0 4x 2y z 4 = 0
a) determinare lequazione del piano contenente p e perpendicolare a q;
b) scrivere le equazioni della retta r passante per il punto P0 (1, 0, 1) , perpen-
xy+z =0
dicolare a p ed incidente la retta s : ;
3x + y 7 = 0

c) determinare le equazioni delle superfici sferiche di raggio 2, aventi centro su
p e tangenti al piano : x z + 2 = 0.

Il piano ha equazione x + 3y 2z + 2 = 0. La retta r ha equazioni



xyz2=0
r:
xy+z =0
APPUNTI DI GEOMETRIA 153

Per quanto concerne lultimo punto dellesercizio, conviene determinare le equa-


zioni parametriche della retta p

x=t
p: y =2t
z =4t

Le superfici sferiche cercate hanno, pertanto, centro C (h, 2 h, 4 h) con h R


tale che
d (C, ) = 2
Svolgendo i calcoli si trovano due valori di h
h=0 h=2
cui corrispondono le due superfici sferiche
1 : x2 + y 2 + z 2 4y 8z + 18 = 0 2 : x2 + y 2 + z 2 4x 4z + 6 = 0


x = t
Esercizio 248. Assegnati la retta r : y=t , i punti P (0, 0, 1), R (0, 2, 1)
z=1

e il piano : x y + z + 3 = 0, determinare lequazione della superficie sferica
tangente a r in P e a in R. Detto il piano passante per r e R, determinare
centro e raggio della circonferenza = .

La superficie sferica ha equazione


: x2 + y 2 + z 2 2x 2y 1 = 0
Il piano per r e R ha equazione
: x+y+z1=0
q
La circonferenza ha centro 32 , 23 , 31 e raggio 2 23 .


Esercizio 249. Scrivere lequazione del cilindro C che ha come direttrice la curva
 2
x yz 1 = 0
L:
2x y z = 0
e generatrici ortogonali al piano : x y = 0.

Il cilindro ha equazione
C : x2 + y 2 + 4z 2 + 2xy 4xz 4yz 9 = 0

Esercizio 250. Assegnate le superfici sferiche


1 : x2 + y 2 + z 2 1 = 0 2 : x2 + y 2 + z 2 4x 4y + 4 = 0
studiare il fascio da esse individuato determinando piano radicale, asse centrale
e circonferenza base. Successivamente scrivere lequazione del cono C con vertice
nellorigine e direttrice la circonferenza base del fascio.
APPUNTI DI GEOMETRIA 154

Il piano radicale del fascio ha equazione


: 4x + 4y 5 = 0
La circonferenza base del fascio ha equazioni
 2
x + y2 + z2 1 = 0
:
4x + 4y 5 = 0
q
ha centro 85 , 58 , 0 e raggio 14 72 .


Lasse centrale del fascio ha equazioni



xy =0
a:
z=0
Il cono richiesto ha equazione
C : 9x2 + 9y 2 + 25z 2 32xy = 0

Esercizio 251. Sono assegnati i punti P (1, 2, 0), R (3, 0, 1) e S (0, 1, 0).
a) Verificare che P, R, S non sono allineati e scrivere le equazioni della circonfe-
renza passante per essi;
b) detta r la retta per R e S, determinare i piani passanti per P aventi dalla
retta r distanza uguale a 110 .

Il piano per P, R, S ha equazione


: x + y + 4z 1 = 0
Detti il piano assiale di P R e il piano assiale di P S, lasse centrale della
circonferenza la retta a = e il centro di il punto C a . Svolgendo
i calcoli, si ha
: 4x + 4y 2z + 5 = 0 : x y + 2 = 0
Quindi, lasse centrale ha equazioni

4x + 4y 2z + 5 = 0
a:
xy+2=0
e il centro C ha coordinate che si ricavano risolvendo il sistema

4x + 4y 2z + 5 = 0
xy+2=0
x + y + 4z 1 = 0


Dunque, la circonferenza ha centro C 23 , 12 , 21 e raggio d (C, S) = 211 . Con-


siderata (ad esempio) la superficie sferica di centro C e raggio 211 , si ha che
= per cui  2
x + y 2 + z 2 + 3x y z = 0
:
x + y + 4z 1 = 0
Un piano per P avente distanza 1 da r deve necessariamente essere innan-
10
zitutto parallelo alla retta r. Dunque
: a (x + 1) + b (y 2) + cz = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 155

con (a, b, c) R3 \ {(0, 0, 0)} tale che


3a + b c = 0
(condizione di parallelismo tra e r) e
|a b| 1
=
a2 2
+b +c 2 10
(condizione d (r, ) = d (S, ) = 1 ). Risolvendo il sistema di equazioni si
10
ottengono due piani
1 : x + 3z + 1 = 0 2 : 4x + 13y + 25z 22 = 0

Esercizio 252. Sono assegnate le superfici sferiche


1 : x2 + y 2 + z 2 + x 2y z 7 = 0 2 : x2 + y 2 + z 2 2y = 0
a) Determinare le equazioni  della retta r tangente a 1 nel suo punto P (1, 1, 2)
xz =0
e perpendicolare alla retta s : ;
2y + z 3 = 0 
x+y+z =0
b) scrivere le equazioni dei piani paralleli allasse z, alla retta t :
yz =0
e tangenti a 2 .

La retta r giace sul piano tangente a 1 in P , piano che ha equazione


: 3x 4y + 3z 13 = 0
Daltra parte, r contenuta anche nel piano passante per P e perpendicolare
alla retta s, piano che ha equazione
: 2x y + 2z 7 = 0
Dunque, r = e

3x 4y + 3z 13 = 0
r:
2x y + 2z 7 = 0
Un vettore direzionale di r
r = (1, 0, 1)
Un piano : ax + by + cz + d = 0 parallello allasse z e alla retta t che ha
parametri direttori (2, 1, 1) deve soddisfare le seguenti due equazioni
c=0 2a + b + c = 0
Pertanto
: ax + 2ay + d = 0
con a 6= 0. La superficie sferica 2 ha centro C2 (0, 1, 0) e raggio R2 = 1. Il
piano tangente a 2 se e solo se d (C2 , ) = R2 , cio se e solo se
|2a + d|
=1
5a2
Svolgendo i calcoli, si trova che i piani richiesti hanno equazioni

1 : x + 2y 2 5 = 0 2 : x + 2y 2 + 5 = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 156

Esercizio 253. Data


 la superficie sferica : x2 + y 2 + z 2 9 = 0 ed il suo
punto P 1, 2 2, 0 , determinare le equazioni dei piani perpendicolari alla retta
congiungente il centro di con P e che intersechino secondo una circonferenza
di raggio 12 .

La superficie sferica ha centro C (0, 0, 0) e raggio R = 3; il piano cercato



perpendicolare al vettore CP = 1, 2 2, 0 , pertanto ha equazione

: x + 2 2y + h = 0
con h R da determinare imponendo che, detta = , il raggio di tale
circonferenza sia pari a 21 . Ora
|h|
d = d (C, ) =
3
ed essendo
d 2 + 2 = R 2
si ha
h2 1
+ =9
9 4
da cui h = 32 35. I piani richiesti hanno equazioni
3 3
1 : x + 2 2y + 35 = 0 2 : x + 2 2y 35 = 0
2 2

Esercizio 254. Determinare le equazioni della circonferenza giacente nel pia-


no : z + 1 = 0, di centro C (2, 3, 1) e raggio = 3. Successivamente
scrivere
 le equazioni delle superfici sferiche passanti per e tangenti alla retta
x=0
s:
y3=0

Sia S la superficie sferica di centro C e raggio 3. Chiaramente = S , per
cui 
z+1=0
:
x2 + y 2 + z 2 4x 6y + 2z + 11 = 0
Una superficie sferica contenente la circonferenza appartiene al fascio indi-
viduato da S e da . Ne segue che ha equazione
: x2 + y 2 + z 2 4x 6y + 2z + 11 + k (z + 1) = 0
o, equivalentemente
: x2 + y 2 + z 2 4x 6y + (2 + k)z + 11 + k = 0
con k R da determinarsi imponendo che sia tangente alla retta s, cio che
d (C , s) = R
q
(k+2)2
C 2, 3, 2+k

essendo 2 il centro di e R = 2 k + 4 il suo raggio.
Svolgendo i calcoli si trova che d (C , s) = 2 per cui
k = 2
APPUNTI DI GEOMETRIA 157

e le superfici sferiche cercate sono


1 : x2 + y 2 + z 2 4x 6y + 4z + 13 = 0 2 : x2 + y 2 + z 2 4x 6y + 9 = 0


x=t
Esercizio 255. Siano assegnati la retta r : y = t + 2 , il piano : x y = 0
z=t

e il punto P (0, 0, 2) .
a) Determinare le equazioni della retta r0 simmetrica di r rispetto a e lequa-
zione del piano contenente r e r0 ;
b) scrivere le equazioni della circonferenza giacente nel piano avente il centro
sulla retta r e passante per P e, successivamente, determinare la tangente s in P a
.

La retta r0 ha equazioni

x+y2=0
r0 :
yz =0
Il piano ha equazione
: x+y2=0

La circonferenza ha centro C (1, 1, 1) r e raggio d (C, P ) = 3. Con-
siderata la superficie sferica di centro C e raggio 3, si ha che = per
cui  2
x + y 2 + z 2 2x 2y 2z = 0
:
xy =0
Il piano tangente a in P ha equazione
: x+yz+2=0
per cui la tangente s = a in P ha equazioni

x+yz+2=0
s:
xy =0

Esercizio 256. Determinare lequazione cartesiana della superficie sferica avente


centro C (2, 1, 1) e tangente alla retta

x = 2t 1
r: y = 2t 2
z=t

e quella del piano contenente r e tangente a . Successivamente, scrivere le


equazioni della retta s contenente il diametro di perpendicolare e incidente la
retta r (specificando le coordinate degli estremi di tale diametro).

La superficie sferica ha raggio



R = d (C, r) = 2
e centro C. Ne segue che ha equazione
2 2 2
: (x 2) + (y + 1) + (z 1) = 2
APPUNTI DI GEOMETRIA 158

cio
: x2 + y 2 + z 2 4x + 2y 2z + 4 = 0

Il piano contenente r e tangente a tale che d (C, ) = 2. Sviluppando i
calcoli si trova
: xy1=0
La retta s ha equazioni cartesiane

2x + 2y + z 3 = 0
s:
x + y 4z + 3 = 0
essendo
: 2x + 2y + z 3 = 0
il piano passante per C e perpendicolare alla retta r e
: x + y 4z + 3 = 0
il piano per C contenente la retta r. Gli estremi del diametro di giacente sulla
retta s sono i punti
A (1, 0, 1) B (3, 2, 1)

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