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1. Vettori liberi
Definizione 1. Presi due punti qualsiasi A e B dello spazio ordinario S, dicesi
segmento orientato avente A come primo estremo e B come secondo estremo, il
segmento AB dotato del verso secondo cui A precede B. Tale segmento orientato,
indicato con una freccia che parte da A e termina in B, pu essere identificato con
la coppia ordinata (A, B). Nel caso in cui A = B, il segmento orientato (A, A) si
riduce ad un punto ed ha direzione e verso indeterminati. Se A e B sono distinti,
un segmento orientato (A, B) dello spazio possiede le seguenti tre propriet:
(1) la direzione, cio la direzione della retta passante per A e B,
(2) il verso, cio il verso che su tale retta porta da A a B,
(3) la lunghezza, cio la misura AB del segmento AB rispetto ad una fissata
unit di misura dei segmenti.
Denotato con 3 linsieme di tutti i segmenti orientati dello spazio, su tale insieme
si pu definire una relazione nel modo che segue.
Si dice che due segmenti orientati (A, B) e (C, D) dello spazio sono equipollenti
e si indica con (A, B) (C, D), se si verifica una delle seguenti condizioni:
se A = B, allora C = D;
i segmenti orientati (A, B) e (C, D), entrambi non ridotti ad un punto,
appartengono alla stessa retta, sono congruenti e concordi;
i segmenti orientati (A, B) e (C, D), entrambi non ridotti ad un punto,
appartengono a due rette parallele distinte e le rette AC, BD sono parallele
(cio ACDB un parallelogrammo).
Figura 1.1.
In altre parole, due segmenti orientati sono equipollenti se hanno lunghezza nulla
oppure se hanno lunghezza, direzione e verso uguali. Si verifica facilmente che la
1
APPUNTI DI GEOMETRIA 2
Figura 1.2.
Figura 1.3.
ad ogni vettore. Tre o pi vettori liberi non nulli si dicono complanari se i loro
rappresentanti applicati in uno stesso punto O di S giacciono su uno stesso piano ;
si conviene che il vettore nullo sia complanare con ogni coppia di vettori.
Alla luce delle definizioni di somma tra vettori liberi , di prodotto di un numero
reale per un vettore libero e della Proposizione che caratterizza la lineare dipendenza
di vettori di uno spazio vettoriale qualunque V , si prova facilmente che
OPr = 1 v1 , OPs = 2 v2 , OPt = 3 v3
Poich v = OP = OPr + OPs + OPt , si ha che v = 1 v1 + 2 v2 + 3 v3 .
APPUNTI DI GEOMETRIA 5
Figura 1.4.
Figura 2.1.
0 uv
c
APPUNTI DI GEOMETRIA 6
avendo assunto come unit di misura degli angoli il radiante. Langolo di due
vettori risulta indeterminato se almeno uno dei due vettori il vettore nullo.
Si definisce allo stesso modo langolo di due vettori di V2 .
Figura 2.2.
Definizione 7. Dicesi prodotto scalare (o interno) di due vettori liberi non nulli
u, v di V3 (o V2 ) e si indica con il simbolo u v, il numero reale
Nel caso in cui almeno uno dei due vettori sia il vettore nullo 0, si conviene che
il prodotto scalare sia nullo.
Figura 2.3.
In altre parole, un osservatore disposto lungo w con i piedi nel punto O, vede
u sovrapporsi a v con una rotazione di un angolo convesso, effettuata in senso
antiorario.
Si pu dare anche una definizione alternativa, nota come regola della ma-
no destra: la base {a, b, c} dicesi positiva se i tre vettori nellordine hanno
rispettivamente il verso del pollice, dellindice e del dito medio della mano destra.
Figura 2.4.
Osservazione 11. Una base ortonormale positiva verr indicata nel seguito con la
notazione {i, j, k}.
APPUNTI DI GEOMETRIA 8
Figura 2.5.
(2.2) ii=jj=kk=1
(2.3) ij=jk=ki=0
Note le componenti di due vettori u e v rispetto a tale base ortonormale B, il
prodotto scalare di u e v si pu calcolare facilmente. Infatti, se
u = u1 i + u2 j + u3 k
e
v = v1 i + v2 j + v3 k
allora, dalle propriet del prodotto scalare sopra elencate e dalle formule 2.2 e
2.3 segue che:
(2.4) u v = u1 v1 + u2 v2 + u3 v3
Mantenendo le stesse notazioni, osservato che per definizione uu = kuk kuk cos (0) =
2
kuk e che, per quanto appena dimostrato, uu = u21 +u22 +u23 , si ottiene la seguente
APPUNTI DI GEOMETRIA 9
1 u1 u2 u3 u1 u2 u3
vers (u) = u= i+ j+ k= p 2 i+ p 2 j+ p 2 k
kuk kuk kuk kuk 2 2
u1 + u2 + u3 2 2
u1 + u2 + u3 u1 + u22 + u23
Infine, se u e v sono due vettori non nulli, dalla definizione di prodotto scalare
e dalle formule 2.4 e 2.5, si ricava il coseno dellangolo dei due vettori in funzione
delle componenti dei vettori rispetto a B:
uv u1 v1 + u2 v2 + u3 v3
(2.6) cos (uv)
c = =p 2 p
kuk kvk u1 + u22 + u23 v12 + v22 + v32
Definizione 14. Siano u un vettore non nullo e v = AB un vettore qualsiasi.
Detta r una retta parallela ad u e concordemente orientata, indicate con A0 , B 0 le
proiezioni ortogonali di A, B su r, dicesi vettore proiezione ortogonale di v su
u e si indica con vu (o anche pu (v)) il vettore
vu := A0 B 0
Figura 2.6.
Osservazione 15. Si verifica facilmente che la definizione ben posta nel senso che
il vettore vu non dipende dal rappresentante (A, B) del vettore v.
Il segmento orientato (A0 , B 0 ) ha lunghezza pari a kvk cos (uv)
c se A0 precede B 0
c [0, 2 ); lunghezza nulla se uv
(come nella figura), cio se uv c = 2 ; lunghezza pari
0 0
a kvk cos (uv)
c se B precede A , cio se uv c ( 2 , ]. In ogni caso, il numero
uv
reale kuk = kvk cos (uv)
c fornisce la misura con segno del segmento orientato
APPUNTI DI GEOMETRIA 10
(A0 , B 0 ) che, per definizione, coincide con A0 B 0 nel caso in cui A0 precede B 0 (nel
verso individuato da u), con A0 B 0 in caso contrario. Tale numero indicato con vu
prende il nome di componente ortogonale di v rispetto ad u. Dunque
vu
(2.7) vu =
kuk
Pertanto, il vettore proiezione ortogonale di v su u pari a
vu 1 vu
vu = vu vers (u) = u= 2u
kuk kuk kuk
Detto U := L (u) il sottospazio vettoriale di V3 generato da u (detto anche
retta vettoriale individuata da u), il vettore sopra definito prende anche il nome
di proiezione ortogonale di v su U e si indica anche con vU o pU (v). In ultima
analisi
vu
(2.8) vu = pu (v) = vU = pU (v) = 2u
kuk
Figura 2.7.
2
f 0 (t) = 2v u + 2t kuk
Dal segno della derivata prima di f si deduce che il punto critico
vu
t0 = 2
kuk
punto di minimo.
pu : V3 V3
che ad ogni vettore v V3 associa la sua proiezione ortogonale sul vettore non
nullo u, un endomorfismo di V3 .
si ha che
v1 + v2 = AC v1 v2 = DB
Pertanto, il parallelogrammo un rettangolo se e solo se v1 v2 = 0 (cio v1 v2 ),
ha le diagonali congruenti se e solo se kv1 + v2 k = kv1 v2 k. Osservato che
2 2 2
kv1 + v2 k = kv1 k + 2v1 v2 + kv2 k
e
2 2 2
kv1 v2 k = kv1 k 2v1 v2 + kv2 k
Figura 3.1.
Osservazione 21. Lannullarsi del prodotto vettoriale di due vettori non nulli
equivalente al loro parallelismo. Ricordando che il vettore nullo, avendo direzione
indeterminata, si conviene essere parallelo a qualsiasi vettore, concludiamo che:
due vettori liberi u, v sono paralleli (in simboli, u//v) se e solo se u v = 0.
Osservazione 22. Se u e v sono due vettori non paralleli, il modulo ku vk del loro
prodotto vettoriale pari allarea del parallelogrammo avente come lati consecutivi
due loro rappresentanti (O, A) e (O, B) uscenti da un punto arbitrario O.
Il prodotto vettoriale tra vettori liberi di V3 gode delle seguenti propriet.
Proposizione 23. Per ogni u, v, w V3 e per ogni a R, si ha che:
1) u v = v u (propriet alternante o anticommutativa);
2) u (v + w) = u v + u w (propriet distributiva rispetto alla somma di
vettori);
3) (au) v = u (av) = a (u v) (propriet associativa rispetto al prodotto
per uno scalare).
Dimostrazione. Le propriet 1) e 3) seguono direttamente dalla definizione di pro-
dotto vettoriale. Omettiamo la dimostrazione della propriet 2).
APPUNTI DI GEOMETRIA 13
(u + v) w = u w + v w
Dalla definizione di prodotto vettoriale segue che, fissata una base ortonormale
B = {i, j, k}, valgono le seguenti relazioni:
(3.1) ii=jj=kk=0
i j = k; j i = k
(3.2) j k = i; k j = i
k i = j; i k = j
Utilizzando le propriet del prodotto vettoriale e le formule 3.1 e 3.2, fissata una
base ortonormale B = {i, j, k}, assegnati due vettori
u = u1 i + u2 j + u3 k
e
v = v1 i + v2 j + v3 k
si ha che:
u v = (u1 i + u2 j + u3 k) (v1 i + v2 j + v3 k) =
= u1 v1 i i + u1 v2 i j + u1 v3 ik+
+u2 v1 j i + u2 v2 j j + u2 v3 j k+
+u3 v1 k i + u3 v2 k j + u3 v3 k k =
Figura 3.2.
Osservazione 26. Ancora una volta il vettore v non dipende dal rappresentante
(A, B) di v.
Se a e b sono due vettori non paralleli tra loro e paralleli al piano (in altre
parole, se O e a = OP e b = OQ, allora P, Q ), il vettore
u := a b
(3.4) v = vU + v
APPUNTI DI GEOMETRIA 15
Figura 3.3.
Dunque
v a b = (i + 2j + 2k) (3i + 6j 3k) = 3 + 12 6 = 3
e
2
ka bk = 9 + 36 + 9 = 54
Svolgendo i calcoli si trova che
7 5 13
pW (v) = i + j + k
6 3 6
Poich
a b = 1 + 2 = 1 6= 0
i due vettori a, b non sono ortogonali. Se vogliamo applicare la 3.6, necessario
determinare due vettori v1 e v2 che siano tra loro ortogonali e che individuino lo
stesso piano vettoriale W (in altre parole tali che L (v1 , v2 ) = L (a, b)). Si verifica
facilmente che i vettori
v1 := a
e
v2 := b pv1 (b)
soddisfano entrambe le condizioni richieste. Infatti
! !
ba ba
v1 v2 = a(b pa (b)) = aba 2 a = ab 2 aa = abba = 0
kak kak
Anche la seconda condizione
L (v1 , v2 ) = L (a, b)
evidentemente verificata. Dunque
6 3
v2 = 3i j + k
5 5
Dalla 3.6 si ha che
6 12 7 7 7 7 5 13
pW (v) = pv1 (v) + pv2 (v) = j+ k i+ j k= i+ j+ k
5 5 6 15 30 6 3 6
Supponiamo ora di avere una base B = {u, v, w} di V3 ; vediamo come sia possi-
bile costruire a partire da B una nuova base B 0 = {v1 , v2 , v3 } costituita da vettori
a due a due ortogonali (supponendo che u, v, w non lo siano gi). In effetti basta
porre
v1 := u
v2 := v pv1 (v)
wuv
Le propriet del prodotto misto conseguono direttamente dalle propriet del
prodotto scalare e del prodotto vettoriale. in particolare
il prodotto misto w u v nullo se e solo se u, v, w sono complanari.
Proposizione 30. Il valore assoluto del prodotto misto di tre vettori u, v, w non
complanari uguaglia il volume del parallelepipedo costruito sui tre vettori applicati
in un medesimo punto.
Figura 4.1.
u1 u2 u3
(4.1) u v w = v1 v2 v3
w1 w2 w3
Inoltre, la terna ordinata {u, v, w} positiva se e solo se u v w > 0: tale pro-
priet giustifica la denominazione di terna positiva. Si osservi infine che il prodotto
misto ciclico
uvw =vwu=wuv
come si dimostra facilmente applicando le propriet del determinante.
In alcuni casi, quando ad esempio affronteremo problemi di geometria analitica
piana, faremo uso dei vettori liberi del piano. Nellinsieme V2 dei vettori liberi di un
piano oltre alle operazioni di somma e di prodotto di un numero reale per un vettore
si pu definire allo stesso modo il prodotto scalare, dopo aver definito langolo di
due vettori (esattamente come in V3 ). Non hanno senso invece le operazioni di
prodotto vettoriale (a meno che non si rivedano i vettori di un piano come vettori
dello spazio aventi la terza componente nulla) e di prodotto misto. Due vettori di
un piano sono linearmente dipendenti se e solo se sono paralleli; tre vettori di V2
sono linearmente dipendenti. Una coppia ordinata {u, v} di vettori liberi di V2 non
paralleli (o, equivalentemente, una base ordinata di V2 ) si dice positiva se la pi
piccola rotazione che sovrappone u a v avviene in senso antiorario. Nella figura
sottostante rappresentata una coppia positiva {u, v} di vettori, in cui la minima
rotazione (di 4 ) che porta u a sovrapporsi a v avviene in senso antiorario.
Figura 4.2.
5. Esercizi
Negli esercizi che seguono si sottintende fissato nello spazio vettoriale reale V3
dei vettori liberi dello spazio ordinario una base ortonormale positiva B = {i, j, k}.
Esercizio 32. Determinare i vettori di V3 aventi modulo 3, complanari con i vettori
u = i + j e v = 3j + 2k e che formano un angolo di 34 con il vettore w = i k.
c = 65 e il vettore w = i + 12 j + 12 k.
Langolo uv
Esercizio
34. Dati i vettori u = i j e v = 2k, determinare i vettori w di modulo
2, complanari con u, v e tali che u
dw=v dw.
2 2 2 2
I vettori cercati sono w1 = 2 i 2 j + k e w2 = 2 i + 2 j k.
17 7
I vettori cercati sono a1 = i 2j k e a2 = 13 i 2j 13 k.
Gli angoli delle diagonali del parallelogrammo in esame coincidono con gli angoli
formati dai vettori v1 + v2 e v1 v2 e dai vettori v1 + v2 e v2 v1 . Si trova cos
che gli angoli sono 6 e 65 .
Larea de parallelogrammo pari a kv1 v2 k = 2 3. Calcolando il valore
assoluto del prodotto misto v1 v2 v3 si ottiene che il volume del parallelepipedo
individuato dai tre vettori pari a 4.
Esercizio 42. Utilizzando il prodotto scalare, dimostrare che le diagonali del rombo
sono bisettrici degli angoli.
Esercizio 43. Siano u, v due arbitrari vettori liberi. Provare la validit della
seguente identit (nota come identit di Lagrange):
2 2 2 2
ku vk = kuk kvk (u v)
Definizione 48. Fissato nello spazio un riferimento cartesiano affine RA (O, B),
ad ogni punto P S resta associata la terna ordinata (x1 , x2 , x3 ) R3 tale che
OP = x1 u1 + x2 u2 + x3 u3
Tali tre numeri si dicono le coordinate cartesiane affini di P : x1 dicesi ascissa,
x2 ordinata e x3 quota.
Applicando i vettori u1 , u2 , u3 in O, si ottengono i segmenti orientati
(O, U1 ) , (O, U2 ) , (O, U3 )
Le tre rette uscenti da O e orientate concordemente a tali segmenti orientati, si
indicano, rispettivamente, con x, y, z e si chiamano asse delle x o delle ascisse, asse
delle y o delle ordinate, asse delle z o delle quote. I piani individuati da due assi si
dicono piani coordinati e si indicano con [xy] , [xz] , [yz].
Definizione 49. Si chiama riferimento cartesiano ortonormale (od ortogonale mo-
nometrico o metrico) e si denota con R (O, x, y, z) o R (O, i, j, k) la coppia ordinata
costituita da un punto O e da una base ortonormale B = {i, j, k}. Il riferimento si
dice positivo se tale risulta la base B.
Nel seguito utilizzeremo sempre un riferimento metrico positivo. Indicheremo
con (x, y, z) le coordinate cartesiane ortogonali di un punto P dello spazio,
cio le componenti del vettore OP rispetto alla base B = {i, j, k}. Scriveremo in
modo sintetico P (x, y, z), sottintendendo che, nel riferimento metrico fissato:
(6.1) P (x, y, z) OP = xi + yj + zk
Figura 6.1.
Considerati due punti A (x1 , y1 , z1 ) e B (x2 , y2 , z2 ), tenuto conto del fatto che
OA + AB = OB, e, quindi, che AB = OB OA, dalla 6.1, segue che:
OA = x1 i + y1 j + z1 k
OB = x2 i + y2 j + z2 k
da cui
(6.2) AB = (x2 x1 ) i + (y2 y1 ) j + (z2 z1 ) k
Facendo uso della 6.2, si prova la formula che consente di calcolare le coordinate
del punto medio M di un segmento, note le coordinate dei suoi estremi.
Infatti, assegnati due punti distinti A (x1 , y1 , z1 ) e B (x2 , y2 , z2 ), il punto medio
M lunico punto dello spazio tale che AM = M B. Ora, se M ha coordinate
(xM , yM , zM ), risulta:
AM = M A = (xM x1 ) i + (yM y1 ) j + (zM z1 ) k
M B = B M = (x2 xM ) i + (y2 yM ) j + (z2 zM ) k
Uguagliando le componenti dei due vettori, si ottiene:
x1 + x2 y1 + y2 z1 + z2
(6.3) xM = , yM = , zM =
2 2 2
Equivalentemente
1
OM = OA + OB
2
Osservazione 50. La formula del punto medio appena ricavata continua a valere
nel piano, a patto di eliminare la variabile z.
7. Equazioni di un piano
Un piano pu essere individuato geometricamente assegnando:
(1) un suo punto P0 ed un vettore n 6= 0 ortogonale al piano;
(2) un suo punto P0 e due vettori w, w0 linearmente indipendenti e paralleli al
piano (vettori di giacitura del piano).
APPUNTI DI GEOMETRIA 25
Figura 7.1.
Ricordiamo che:
un vettore libero v si dice parallelo al piano (e si scrive v//) se appli-
cando il vettore in un punto arbitrario A del piano, il segmento orientato
(A, B) che lo rappresenta giace interamente nel piano (o, equivalentemente,
B appartiene al piano);
un vettore libero non nullo n si dice ortogonale (o perperdicolare o
normale) al piano (e si scrive n) se ortogonale ad ogni vettore
parallelo al piano, cio se nv per ogni v//.
Si osservi che, nel caso 2. rientrano anche quelli in cui il piano risulti individuato
da:
tre suoi punti A, B, C non allineati;
una retta r contenuta in esso e un punto A del piano che non appartiene a
r;
due rette r, s parallele e distinte in esso contenute;
due rette r, s incidenti in esso contenute.
Infatti, se A, B, C , allora i vettori w = AB e w0 = AC sono linearmente indi-
pendenti (cio non paralleli) poich i tre punti non sono allineati e sono chiaramente
paralleli al piano.
In tutti gli altri rimanenti casi, basta scegliere opportunamente tre punti non
allineati.
Cominciamo con lesaminare il caso 1.
Fissato nello spazio un riferimento metrico R (O, x, y, z), se P0 ha coordinate
(x0 , y0, z0 ) e il vettore non nullo n ortogonale al piano ha componenti (a, b, c), allora
un punto P (x, y, z) appartiene al piano se e solo se il vettore P0 P parallelo al piano
o, equivalentemente, ortogonale a n. Daltra parte, due vettori sono ortogonali se
e solo se il loro prodotto scalare nullo. Dunque:
P P0 P n P0 P n = 0
Dalla 6.2, P0 P = P P0 = (x x0 ) i + (y y0 ) j + (z z0 ) k. Applicando la
2.4, si ottiene lequazione cartesiana del piano
(7.1) a (x x0 ) + b (y y0 ) + c (z z0 ) = 0
Sviluppando i calcoli, si perviene ad unequazione lineare nelle tre incognite
(x, y, z) del tipo
APPUNTI DI GEOMETRIA 26
(7.2) ax + by + cz + d = 0
Osservazione 51. Viceversa, ogni equazione del tipo 7.2 rappresenta un piano ort-
gonale al vettore n = (a, b, c). Infatti, poich (a, b, c) 6= (0, 0, 0), esiste almeno un
punto P0 (x0 , y0 , z0 ) dello spazio le cui coordinate soddisfano lequazione, tale cio
che ax0 + by0 + cz0 + d = 0. Pertanto, essendo d = ax0 by0 cz0 la 7.2 diventa
a (x x0 ) + b (y y0 ) + c (z z0 ) = 0, equazione che rappresenta il piano passante
per P0 e ortogonale al vettore ai + bj + ck.
x = x0 + ul + vl0
(7.3) y = y0 + um + vm0
z = z0 + un + vn0
n := w w0
Tale vettore non nullo perch w, w0 sono linearmente indipendenti (cio non
paralleli).
Infine, se indichiamo con W := L (w, w0 ) il sottospazio di V3 generato da w, w0 ,
il piano pu esprimersi come linsieme dei punti P dello spazio tali che P P0 W.
Tenuto conto della identificazione tra V3 , S e R3 , lequazione vettoriale del piano
pu riscriversi cos:
P = P0 + W
In altre parole, un piano un traslato di un sottospazio bidimensionale W di
R3 . Il sottospazio W detto lo spazio direttore (o la giacitura) di ; si dice
anche che il piano passa per P0 ed parallelo a W .
Esercizio 54. Fissato nello spazio un riferimento metrico R (O, x, y, z), si consi-
derino i punti A(2, 1, 0), B(3, 1, 2) e C(3, 0, 2). Dopo aver verificato che i tre
punti non sono allineati, scrivere lequazione cartesiana del piano passante per
essi.
Consideriamo i vettori
AB = B A = i 2k = (1, 0, 2)
e
AC = C A = i j + 2k = (5, 1, 2)
Tali vettori non sono paralleli (non essendo proporzionali). Risulta cos univo-
camente individuato il piano per essi passante. Un vettore non nullo ortogonale al
piano :
APPUNTI DI GEOMETRIA 28
i j k
n = AB AC = 1 0 2 = 2i 8j + k = (2, 8, 1)
5 1 2
Il piano passa per il punto A ed perpendicolare al vettore n; quindi la sua
equazione :
2 (x + 2) 8 (y 1) + 1 (z 0) = 0
cio
2x + 8y z 4 = 0
In modo alternativo potevamo procedere osservando che
x+2 y1 z
P (x, y, z) AP AB AC = 0 1 0 2 =0
5 1 2
Sviluppando il determinante si perviene allequazione cercata.
Infine, ricaviamo le equazioni parametriche del piano. Un punto P (x, y, z)
se e solo se esistono due numeri reali u, v tali che
AP = uAB + v AC
Passando alle componenti, si ottengono le:
x = 2 u v
y =1v (u, v) R2
z = 2u + 2v
: ax + by + cz + d = 0
0 : a0 x + b0 y + c0 z + d0 = 0
Gli eventuali punti P 0 avranno coordinate (x, y, z) soluzione del seguente
sistema lineare:
ax + by + cz + d = 0
(8.1)
a 0 x + b0 y + c 0 z + d 0 = 0
Denotate con A e A0 le matrici
a b c 0 a b c d
A= A =
a0 b0 c0 a0 b0 c0 d0
APPUNTI DI GEOMETRIA 29
si ricordi che (a, b, c) 6= (0, 0, 0) e (a0 , b0 , c0 ) 6= (0, 0, 0); ne segue che, certamente,
r (A) > 0.
Si presentano tre possibilit:
1. r (A) = r (A0 ) = 2
In tal caso, per il Teorema di Rouch-Capelli, il sistema 8.1 compatibile e
ammette 1 soluzioni. Tali soluzioni rappresentano i punti della retta r intersezione
dei due piani che, pertanto, risultano incidenti.
2. r (A) = 1, r (A0 ) = 2
Sempre per il medesimo Teorema, il sistema 8.1 incompatibile. Dunque, i piani
e 0 sono paralleli e distinti.
3. r (A) = r (A0 ) = 1
In questo caso, il sistema 8.1 compatibile e ammette 2 soluzioni. Tali soluzioni
rappresentano tutti i punti di un piano: i piani e 0 sono coincidenti.
In ultima analisi, osservato che il parallelismo tra i due piani si realizza nei casi
2. e 3., condizione necessaria e sufficiente affinch i due piani siano paralleli che il
rango della matrice A sia pari a 1. In simboli:
a b c
//0 r =1
a0 b0 c0
Osservazione 55. La condizione analitica di parallelismo tra piani poteva essere
ricavata in modo pi semplice osservando che i piani e 0 sono paralleli se e solo
se lo sono i vettori n (a, b, c) e n0 (a0 , b0 , c0 ) ortogonali a e 0 . Tali vettori sono
paralleli se e solo se sono linearmente dipendenti. Dunque:
a b c
//0 n//n0 r =1
a0 b0 c0
Se e 0 non sono paralleli, le coordinate dei punti della retta r intersezione dei
due piani sono le soluzioni del sistema lineare
ax + by + cz + d = 0
a0 x + b0 y + c0 z + d0 = 0
La retta r pu quindi essere rappresentata attraverso queste due equazioni che
si dicono equazioni cartesiane di r.
Definizione 56. Dicesi fascio improprio di piani la totalit dei piani paralleli ad
un piano assegnato. Dicesi fascio proprio di piani di asse r la totalit dei piani
passanti per la retta r.
Per quanto visto in precedenza, se il piano ha equazione:
: ax + by + cz + d = 0
allora il generico piano parallelo a ha equazione:
(8.2) ax + by + cz + h = 0
Al variare di h in R, si ottengono tutti e soli i piani paralleli a . Per questo,
la 8.2 dicesi lequazione del fascio improprio di piani individuato da .
Per quanto concerne il fascio proprio di piani di asse r, sussiste la seguente:
APPUNTI DI GEOMETRIA 30
Proposizione 57. Fissato nello spazio un riferimento metrico R (O, x, y, z), siano
e 0 due piani di equazioni:
: ax + by + cz + d = 0
0 : a 0 x + b0 y + c 0 z + d 0 = 0
Se e 0 non sono paralleli, detti r la retta intersezione dei due piani e un
piano, sono equivalenti le seguenti condizioni:
a) r ;
b) (, ) R2 \ {(0, 0)} tale che ha equazione:
a0 x0 + b0 y0 + c0 z0 + d0 = 0
Ne consegue che
:= a0 x1 + b0 y1 + c0 z1 + d0
Figura 9.1.
che rappresentano la medesima retta r. Ne segue che ogni retta ammette infinite
rappresentazioni parametriche.
Osservazione 59. Il parallelismo tra P0 P e u pu altres esprimersi dicendo che
x x0 y y0 z z0
r =1
l m n
o equivalentemente che
x x0 y y0 z z0
(9.3) = =
l m n
con la convenzione che, se nullo qualche denominatore, si deve porre uguale a
zero il corrispondente numeratore. Pertanto, se lmn 6= 0 (cio i tre numeri sono
tutti non nulli), una rappresentazione cartesiana di r , ad esempio
= yy
xx0 0
r: l m
yy0 zz0
m = n
Se mn 6= 0 e l = 0, si ha
x x0 = 0
r: yy0
m = zz
n
0
Viceversa, se della retta r sono assegnate le equazioni cartesiane 9.1, per ottenere
una rappresentazione parametrica della stessa occorrer determinare una soluzione
particolare del sistema 9.1 (cio le coordinate di un punto P0 r) e i parametri
direttori (l, m, n) di r. Per quanto concerne questi ultimi si osservi quanto segue.
noto che
n (a, b, c) n0 (a0 , b0 , c0 ) 0
Il vettore u := n n0 essendo ortogonale sia a n che a n0 , risulta parallelo sia al
piano che al piano 0 . In simboli.
Figura 9.2.
Osservazione 62. Ripetendo quanto gi fatto con il piano, indicati con V := L (u)
il sottospazio di V3 generato da u e con P0 un punto della retta r, lequazione
vettoriale di r si pu riscrivere cos:
P = P0 + V
In altre parole, una retta r un traslato di un sottospazio unidimensionale V di
R3 . Il sottospazio V detto lo spazio direttore di r; si dice anche che la retta r
passa per P0 ed parallela a V .
Esercizio 63. Fissato nello spazio un riferimento metrico R (O, i, j, k), la simme-
tria rispetto allorigine O
SO : R3 R3
un endomorfismo di R3 (o, equivalentemente, di V3 ) tale che, per ogni v R3 ,
risulta
SO (v) = v
Ne segue che ogni vettore non nullo un autovettore di SO relativo allautovalore
1 e che questultimo lunico autovalore di SO .
APPUNTI DI GEOMETRIA 34
: ax + by + cz + d = 0
e che la retta r abbia equazioni parametriche:
x = x0 + lt
r: y = y0 + mt
z = z0 + nt
1. al + bm + cn 6= 0
In questo caso, lequazione 10.1 ammette ununica soluzione data da
r// al + bm + cn = 0
Osservazione 64. La condizione di parallelismo poteva essere ottenuto in un altro
modo osservando che, detti u (l, m, n) il vettore direzionale di r e n (a, b, c) il vettore
ortogonale ad , chiaramente
r// nu n u = 0 al + bm + cn = 0
Esercizio 65. Determinare lequazione cartesiana del piano passante per i punti
A (2, 1, 0) e B (1, 0, 1) e parallelo alla retta
x + y 4z 1 = 0
r:
x y + 2z + 1 = 0
Risolviamo lesercizio in due modi. Innanzitutto ci calcoliamo i parametri diret-
tori della retta, utilizzando le 9.4:
1 4 1 4 1 1
l = = 2 m = = 6 n = = 2
1 2 1 2 1 1
Dunque, un vettore direzionale di r r = (2, 6, 2) o anche u = (1, 3, 1). Il
piano cercato passa per A ed parallelo ai vettori AB = B A = (3, 1, 1) e u.
Un vettore non nullo ortogonale a :
i j k
n = u AB = 1 3 1 = (4, 4, 8) // (1, 1, 2)
3 1 1
Lequazione del piano :
1 (x 2) 1 (y 1) + 2 (z 0) = 0
cio:
: x y + 2z 1 = 0
Un secondo metodo di risoluzione il seguente.
Sia s la retta passante per A e B. Essa ha equazioni parametriche:
APPUNTI DI GEOMETRIA 36
x = 2 3t
s: y =1t
z=t
ed equazioni cartesiane:
x + 3z 2 = 0
s:
y+z1=0
Il piano contiene s, pertanto ha equazione:
(x + 3z 2) + (y + z 1) = 0
2
con (, ) R \ {(0, 0)} da determinare imponendo che sia //r. Esplicitando,
lequazione del piano :
x + y + (3 + ) z 2 = 0
Dalla condizione analitica di parallelismo si ha che:
r// (, , 3 + ) (1, 3, 1) = 0 =
Tenuto conto del fatto che 6= 0 (se cos non fosse si avrebbe = = 0),
lequazione del piano :
(x + 3z 2) (y + z 1) = 0
Dividendo ambo i membri per si ottiene lequazione finale
: x y + 2z 1 = 0
l m n
0
m0 n0
(11.1)
l =0
x2 x1 y2 y1 z2 z1
In caso contrario, se, cio, tale determinante non nullo, le rette sono sghembe.
Figura 11.1.
Si osservi che potrebbe capitare che nella scelta dei punti P0 e P1 ritroviate
che P0 P1 ... Ebbene, avete trovato proprio il punto comune alle due rette che,
pertanto, sono incidenti. In questo caso P0 P1 = 0 e chiaramente la 11.1 continua a
valere. Tale condizione continua a valere anche se le rette sono parallele. Quindi,
la 11.1 fornisce una condizione necessaria e sufficiente di complanarit di
due rette.
Un secondo modo di procedere nello studio della posizione reciproca di due rette,
supponendo che non siano parallele, consiste nel considerarne le equazioni cartesiane
(metodo algebrico). Supponiamo che r e s abbiano equazioni:
ax + by + cz + d = 0 x + y + z + = 0
r: s:
a0 x + b0 y + c0 z + d0 = 0 0 x + 0 y + 0 z + 0 = 0
Allora un punto P (x, y, z) r s se solo se (x, y, z) soluzione del seguente
sistema lineare di 4 equazioni in 3 incognite:
ax
+ by + cz + d = 0
a0 x + b0 y + c0 z + d0 = 0
x + y + z + = 0
0
x + 0 y + 0 z + 0 = 0
x + y + z = 0
0
x + 0y + 0z = 0
r = (2, 4, 1)
un vettore direzionale di s :
s = (2, 1, 1)
Tali vettori non sono paralleli (non essendo proporzionali). Ne segue che r e s
sono sghembe o incidenti (complanari). Scelti arbitrariamente i punti A (2, 1, 0)
r e B (1, 2, 2) s, le due rette sono complanari se e solo se
r s AB = 0
Nel nostro caso, tale prodotto misto :
2 4 1
2
1 1 = 35 6= 0
3 3 2
Pertanto le rette sono sghembe.
Procedendo in modo algebrico, le rette hanno equazioni cartesiane
y 4z 1 = 0 y+z =0
r: s:
x + 2z + 2 = 0 x 2y 5 = 0
Il sistema
APPUNTI DI GEOMETRIA 39
y 4z 1 = 0
x + 2z + 2 = 0
y+z =0
x 2y 5 = 0
incompatibile poich
0 1 4 1
1 0 2 2
= 35 6= 0
0 1 1 0
1 2 0 5
r = (1, 1, 1)
Utilizzando le 9.4 si ottiene che un vettore direttore di s
s = (3, 1, 2)
Tali vettori non sono proporzionali per cui le rette non sono parallele. Conside-
riamo i punti P (0, 0, 1) r e Q (2, 2, 0) s. Dal fatto che
1 1 1
r s P Q = 3 1 2 = 0
2 2 1
segue che le rette sono incidenti. Il piano che le contiene pu essere ottenuto
in due modi: considerando il generico piano per r e imponendo il passaggio per
un punto di s non appartenente a r oppure considerando il generico piano per s e
imponendo il passaggio per un punto di r non appartenente a s. Se utilizziamo il
primo metodo, necessario scrivere le equazioni cartesiane di r:
xy =0
r:
xz+1=0
Il generico piano contenente r ha equazione:
(x y) + (x z + 1) = 0
con (, ) R2 \ {(0, 0)}. Imponendo il passaggio per il punto Q s (che non
appartiene alla retta r) si ottiene = 4. Osservato che 6= 0, si ottiene:
: 3x + y 4z + 4 = 0
Il lettore verifichi che il punto di intersezione delle due rette ha coordinate
(1, 1, 2).
APPUNTI DI GEOMETRIA 40
rs
rs
b :=
b
rs
b
Ne segue che
b = cos rs
cos rs b
formula che consente di calcolare gli angoli di due rette noti i parametri direttori
delle stesse.
b = 2 . Quindi, se e solo
In particolare le due rette sono ortogonali se e solo se rs
se cos rs
b = 0. Dalla 12.1, si ottiene la condizione analitica di ortogonalit di
due rette:
Osservazione 70. La nozione di angoli di due rette prescinde dal fatto che le due
rette si intersechino oppure no; quello che si vuole valutare langolo formato da due
vettori non nulli paralleli alle rette stesse o, anche, gli angoli formati da due rette
r0 e s0 parallelle rispettivamente alle rette r e s e passanti per un punto arbitrario
dello spazio.
Si osservi che la condizione 12.2 di ortogonalit di due rette pu essere ottenuta
immediatamente dal momento che
Figura 12.1.
: ax + by + cz + d = 0 : a0 x + b0 y + c0 z + d0 = 0
le rette n e n0 hanno come vettori direzionali n (a, b, c) e n0 (a0 , b0 , c0 ) rispettiva-
mente. Pertanto, indicati con
c gli angoli dei due piani, cos c = cos nn d0 . Quindi,
dalla 12.1 si ha:
(12.5) rc
=
2
Figura 12.2.
|al + bm + cn|
(12.6) =
sin rc
a2 + b2 + c2 l2 + m2 + n2
APPUNTI DI GEOMETRIA 43
Definizione 74. Dicesi figura dello spazio ordinario S un insieme non vuoto F di
punti.
Definizione 75. Assegnati due punti A e B dello spazio, dicesi distanza tra A e
B, il numero reale non negativo
d (A, B) :=
AB
Se F e G sono due figure dello spazio, si definisce distanza tra esse il numero
reale non negativo
13.1. Distanza tra due punti. Assegnati due punti A (x1 , y1 , z1 ) e B (x2 , y2 , z2 ),
ricordando che il vettore AB ha componenti (x2 x1 , y2 y1 , z2 z1 ), dalla 2.5
segue che:
q
2 2 2
(13.1) d (A, B) = (x2 x1 ) + (y2 y1 ) + (z2 z1 )
d (P0 , r) = d (P0 , H)
Figura 13.1.
P1 P2 P1 P0
(13.2) d (P0 , r) =
P1 P2
d (P0 , ) = d (P0 , H)
Figura 13.2.
La formula che consente di calcolare tale distanza, note le coordinate del punto
e lequazione cartesiana del piana fornita dalla seguente:
Proposizione 76. Fissato nello spazio un riferimento metrico R (O, x, y, z), siano
assegnati un punto P0 (x0 , y0 , z0 ) ed un piano : ax + by + cz + d = 0. Allora la
distanza di P0 da data da:
a2 + b2 + c2 = |ax0+ by0 + cz0 + d|
ax0 + by0 + cz0 + d p
=
a2 + b2 + c2 a2 + b2 + c2
APPUNTI DI GEOMETRIA 46
d (r, ) = d (P, )
dove P un punto qualsiasi della retta r.
13.5. Distanza tra due rette. Siano assegnate due rette r e s. Dalla definizione
generale di distanza tra due figure segue che:
se r e s sono incidenti, allora d (r, s) = 0;
se r e s sono parallele e coincidenti, allora d (r, s) = 0;
se r e s sono parallele e distinte, allora d (r, s) = d (A, s) = d (B, r) dove A
un arbitrario punto di r e B un arbitrario punto di s.
Si osservi che nel caso di rette parallele il calcolo della distanza tra rette si riconduce
a quello di distanza punto-retta.
Nel caso in cui r e s siano rette sghembe, noto dalla geometria elementare che
esiste ununica retta m ortogonale e incidente ad r e s. Detti P1 r e P2 s i
punti per cui passa la retta m, si ha che:
d (r, s) = d (P1 , P2 )
La retta m detta la retta di minima distanza tra r e s e la distanza tra r e
s detta a sua volta minima distanza tra le rette sghembe.
Vediamo esplicitamente come si determina la minima distanza tra due rette
sghembe.
Il primo metodo si basa sulla definizione di retta di minima distanza. Precisa-
mente, si tratta di determinare le coordinate dei punti P1 e P2 per cui passa m.
Conviene usare una rappresentazione paramerica delle due rette.
Se r ha equazioni parametriche
x = x0 + lt
r: y = y0 + mt
z = z0 + nt
e s ha equazioni parametriche
x = x1 + l 0 t
s: y = y1 + m0 t
z = z1 + n0 t
allora esisteranno due numeri reali h e k tali che
P1 (x0 + lh, y0 + mh, z0 + nh) , P2 (x1 + l0 k, y1 + m0 k, z1 + n0 k)
A questo punto , i due parametri h e k si determinano imponendo che il vettore
Se fossimo interessati solo al calcolo della minima distanza tra le due rette
sghembe, questultima pu ottenersi nel modo che segue.
Si consideri il piano contenente r e parallelo a s o il piano contenente s e
parallelo a r. Allora
Figura 13.3.
r (0, 1, 2) s (1, 1, 0)
La verifica che le due rette siano sghembe lasciata al lettore. Sappiamo che
esiste ununica retta m incidente r e s e ortogonale alle stesse. Siano P1 e P2 i punti
delle due rette per cui passa la retta m di minima distanza. Il punto P1 r ha
coordinate (2, 3 + h, 1 2h) mentre il punto P2 s ha coordinate (1 + k, 1 k, 3).
Determiniamo i parametri h e k imponendo che
(
P1 P2 r = 0
P1 P2 s = 0
Esplicitando i calcoli, dopo aver determinato il vettore direzionale di m
P1 P2 = P2 P1 = (k 1, 2 k h, 2 + 2h)
si ottiene il seguente sistema lineare di due equazioni nelle due incognite h, k
APPUNTI DI GEOMETRIA 48
5h + k + 6 = 0
h + 2k + 1 = 0
la cui soluzione la coppia ordinata 11 1
9 , 9 . Sostituendo, si ottiene
16 31 10 8 8 8 4
P1 2, , P2 , ,3 P1 P2 = , , // (2, 2, 1)
9 9 9 9 9 9 9
Dunque, la retta di minima distanza ha equazioni parametriche
x = 10
9 + 2t
8
m: y = 9 + 2t tR
z =3+t
s 2 2 2
8 8 4 4
d (r, s) = d (P1 , P2 ) =
P1 P2
= + + =
9 9 9 3
Se avessimo voluto calcolare solo la minima distanza tra le due rette, avremmo
potuto procedere nel modo seguente.
La retta r ha equazioni cartesiane:
x2=0
r:
2y + z 7 = 0
Il piano contenente r e parallelo alla retta s ha equazione
: (x 2) + (2y + z 7) = 0
2
con (, ) R \ {(0, 0)} da determinare imponendo che //s. Un vettore
ortogonale a n = (, 2, ). Ricordando la condizione di parallelismo tra retta
e piano si ottiene:
//s n s = 0 = 2
Dunque, effettuando semplici calcoli si ha:
: 2x + 2y + z 11 = 0
Scelto ad arbitrio un punto di s, ad esempio A (1, 1, 3) s
|2 + 2 + 3 11| 4
d (r, s) = d (s, ) = d (A, ) = =
4+4+1 3
13.6. Distanza tra due piani. Siano e due piani. Se i piani sono incidenti o
coincidenti, chiaramente d (, ) = 0.
Nel caso in cui e siano paraleli e distinti, allora
d (, ) = d (A, ) = d (B, )
dove A un punto arbitrario di e B un punto arbitrario di .
APPUNTI DI GEOMETRIA 49
14. Esercizi
In tutti gli esercizi che seguono supporremo fissato nello spazio un riferimento
metrico R (O, x, y, z).
Esercizio 78. 1. Scrivere le equazioni della retta s passante per A (1, 0, 0) e inci-
dente ortogonalmente la retta
x = 2 3t
r: y=t tR
z = 1 + 2t
1
sr sr s r = 0 h =
14
11 1 8
Pertanto s = 14 , 14 , 7 // (11, 1, 16). Le equazioni parametriche di s sono:
x = 1 + 11t
s: y=t tR
z = 16t
Quelle cartesiane:
x 11y 1 = 0
s:
16y z = 0
Un secondo modo di risolvere tale esercizio il seguente.
Dire che la retta s passa per il punto A ed incidente r equivale a dire che la
retta s giace nel piano contenente r e A.
Dire che la retta s passa per A ed ortogonale alla retta r equivale a dire che la
retta s giace nel piano passante per A e perpendicolare a r. Dunque
s=
Facendo i calcoli si ottiene che
: x + 5y z 1 = 0 : 3x y 2z 3 = 0
La retta s quindi ha equazioni cartesiane
x + 5y z 1 = 0
s:
3x y 2z 3 = 0
Tale rappresentazione cartesiana della retta non in contraddizione con quella
ottenuta precedentemente dal momento che:
x + 5y z 1 = 1 (x 11y 1) + 1 (16y z)
APPUNTI DI GEOMETRIA 50
3x y 2z 3 = 3 (x 11y 1) + 2 (16y z)
cio i piani e appartengono al fascio proprio di asse s individuato dai piani
: x 11y 1 = 0 e 0 : 16y z = 0.
Il piano passante per B e perpendicolare alla retta r ha equazione
: 3x y 2z 8 = 0
e interseca la retta stessa nel punto H 20 2 3
7 , 7 , 7 . Pertanto
2 35
d (B, r) = d (B, H) =
7
Esercizio 79. 2. Scrivere le equazioni della retta s passante per A (1, 1, 0) perpen-
dicolare alla retta
x=2
r: y =3+t tR
z = 1 2t
e parallela al piano : y + z 1 = 0.
Sia s (l, m, n) un vettore direzionale di s. Le due condizioni da imporre sono:
sr s r = 0 (l, m, n) (0, 1, 2) = 0
e
s (1, 0, 0) = i
Le equazioni parametriche di s sono:
x=1+t
s: y=1 tR
z=0
Dire che la retta s passa per A ed parallela al piano equivale a dire che la
retta s giace nel piano passante per A e parallelo ad . Dunque
s=
Facendo i calcoli si ottiene che
: y 2z 1 = 0 : y + z 1 = 0
La retta s quindi ha equazioni cartesiane
y 2z 1 = 0
s:
y+z1=0
Al lettore lasciata la verifica che tale rappresentazione cartesiana della retta s
non contraddice quella trovata in precedenza.
Esercizio 80. 3. Scrivere le equazioni della retta s passante per O (0, 0, 0) parallela
al piano : x + y 3 = 0 e incidente la retta
x=1
r: y =3+t tR
z = 1 + 2t
La retta s passa per O e per il punto A (1, 3 + h, 1 + 2h) r con parametro reale
da determinare imponendo che s sia parallela al piano . Un vettore direzionale di
s :
s = OA = A O = (1, 3 + h, 1 + 2h)
s// s n = 0 (1, 3 + h, 1 + 2h) (1, 1, 0) = 0 h = 4
essendo n (1, 1, 0) un vettore ortogonale a . Dunque la retta s ha equazioni
parametriche:
x=t
s: y = t t R
z = 7t
ed equazioni cartesiane:
x+y =0
s:
7x + z = 0
Allo stesso risultato si perveniva procedendo nel modo seguente.
Dire che la retta s passa per il punto O ed incidente r equivale a dire che la
retta s giace nel piano passante per O e contenente la retta r.
Dire che la retta s passa per O ed parallela al piano equivale a dire che la
retta s giace nel piano passante per O e parallelo ad . Dunque
s=
Facendo i calcoli si ottiene che
: 5x 2y + z = 0 : x + y = 0
La retta s quindi ha equazioni cartesiane
APPUNTI DI GEOMETRIA 52
5x 2y + z = 0
s:
x+y =0
Tale rappresentazione non contraddice quella precedente dal momento che
5x 2y + z = 2 (x + y) + 1 (7x + z)
Le rette sono sghembe e, applicando la formula relativa agli angoli di due rette,
si trova
rs
= 6
5
6
: y+z4=0 : x+z1=0
stabilirne la posizione reciproca. Dopo calcolare gli angoli dei due piani.
I due piani sono incidenti e, applicando la formula relativa agli angoli di due
piani, si trova
=
2
3
3
Il piano ha equazione x 3y z + 5 = 0.
Il piano ha equazione 2x + 2y 3 = 0.
e la famiglia di piani
k : 2x + ky z 1 = 0
con k R. Determinare per quale valore di k il piano k risulta parallelo a r.
In corrispondenza del valore trovato, calcolare la distanza tra k e r.
1 : 5x + 11y z + 1 = 0 2 : x + y + z 1 = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 56
x 2y 5 = 0
Esercizio 95. Sono dati i punti A (2, 1, 1), B (4, 2, 0) e la retta r :
2y z = 0
a) Determinare lequazione cartesiana del piano che passa per A e B e che
interseca r nel punto C equidistante da A e B;
b) scrivere le equazioni della retta s per C contenuta in e ortogonale a r;
c) calcolare le coordinate del punto A0 proiezione ortogonale di A su r.
APPUNTI DI GEOMETRIA 57
Come nello spazio, anche nel piano fissando un riferimento metrico si stabilisce
una corrispondenza biunivoca tra i punti del piano , i vettori liberi di V2 e le
coppie ordinate di R2 . In particolare le coordinate cartesiane ortogonali (x, y) di
un punto P del piano sono le componenti del vettore OP rispetto alla base B, cio
P (x, y) OP = P O = xi + yj
Per ogni vettore libero v del piano, scriveremo
v = (l, m) v = li + mj
Una retta r nel piano pu essere individuata geometricamente assegnando:
(1) un suo punto P0 ed un vettore libero non nullo n ortogonale a r;
(2) un suo punto P0 ed un vettore livero non nullo u parallelo a r.
Nel caso 1, se P0 r ha coordinate (x0 , y0 ) e il vettore non nullo n ha componenti
(a, b), allora un punto P (x, y) del piano appartiene alla retta r se e solo se il vettore
Figura 15.1.
Osservazione 96. Come nel caso del piano, si dimostra facilmente che ogni equazione
lineare del tipo ax + by + c = 0 rappresenta una retta ortogonale al vettore n =
(a, b). Moltiplicando lequazione per un numero reale non nullo , si ottiene una
nuova equazione che rappresenta la stessa retta. In altre parole, anche lequazione
cartesiana di una retta definita a meno di una costante moltiplicativa non nulla.
Al variare di (a, b) in R2 \{(0, 0)}, lequazione a (x x0 )+b (y y0 ) = 0 rappresenta
la totalit delle rette del piano passanti per il punto P0 , cio il fascio proprio di
rette di centro P0 .
Passando al caso 2, se il vettore non nullo u ha componenti (l, m), un punto
P (x, y) del piano appartiene alla retta r se e solo se il vettore P0 P parallelo a u.
Quindi
P (x, y) r P0 P //u t R 3 P0 P = tu
APPUNTI DI GEOMETRIA 59
Come nel caso della retta nello spazio, lequazione P0 P = tu dicesi equazione
vettoriale di r. Passando alle componenti, si perviene alle equazioni parametriche
di r
x = x0 + lt
tR
y = y0 + mt
equazioni che, al variare di t in R, danno le coordinate (x, y) di tutti e soli i punti
di r.
Osservazione 97. Altre equazioni parametriche di r si possono ottenere sostituendo
u con un vettore non nullo hu ad esso parallelo (h R ) oppure cambiando il punto
P0 di r con un altro punto P1 (x1 , y1 ) r, ottenendo le equazioni parametriche
x = x1 + hlt
tR
y = y1 + hmt
che rappresentano la medesima retta r. Ne segue che ogni retta ammette infinite
rappresentazioni parametriche. Anche nel piano, le componenti (l, m) di un vettore
u non nullo parallelo a r si dicono parametri direttori di r e sono definiti a meno
di un fattore di proporzionalit non nullo. Il vettore u dicesi vettore direttore o
direzionale di r. Si dicono coseni direttori di r, le componenti del versore di u
(individuate a meno del segno). Se (l, m) 6= (0, 0) sono parametri direttori di r, i
coseni direttori di r saranno dati da:
l m
,
l 2 + m2 l2 + m2
Il parallelismo tra P0 P e v pu anche esprimersi imponendo che
x x0 y y0
r =1
l m
o equivalentemente che
x x0 y y0
=
l m
con la solita convenzione , nel caso di denominatore nullo, di porre uguale a zero
il corrispondente numeratore. In particolare se l = 0, risulta u//j, cio la retta
verticale ed ha equazione
x x0 = 0
Se m = 0, risulta u//i, cio la retta orizzontale ed ha equazione
y y0 = 0
Una retta r pu anche essere individuata geometricamente assegnando due suoi
punti distinti A (x1 , y1 ) e B (x2 , y2 ). Questo caso si riconduce immediatamente a
quello 2. considerando come vettore direzionale di r il vettore AB e come punto di
r il punto A (o, indifferentemente, il punto B).
Osservazione 98. Nel piano, due rette possono essere parallele (se coincidono o non
hanno alcun punto in comune) oppure incidenti (se hanno un solo punto in comune).
Tutte le definizioni relative agli angoli di due rette, al parallelismo, allortogonalit,
alle distanze nel piano sono del tutto simili a quelle introdotte nel precedente ca-
pitolo nello studio della geometria analitica dello spazio. In particolare, assegnate
due rette
r : ax + by + c = 0 s : a0 x + b0 y + c0 = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 60
0
a b
r//s n//n 0 0 = 0
a b
ll0 + mm0
=
cos (rs)
l2 + m2 l02 + m02
r s r s r s = 0 ll0 + mm0 = 0
r s n n0 n n0 = 0 aa0 + bb0 = 0
Se le rette r e s sono incidenti, cio se ab0 a0 b 6= 0, detto P0 il loro punto di
intersezione, si dice fascio proprio di rette individuato da r e s il fascio proprio
di rette di centro P0 , ossia linsieme di tutte le rette del piano passanti per P0 .
Ripetendo quanto fatto in riferimento ai fasci propri di piani, si prova la generica
retta del fascio ha equazione
(ax + by + c) + (a0 x + b0 y + c0 ) = 0
con (, ) R2 \ {(0, 0)}. Analogamente, dicesi fascio improprio individuato
dalla retta r il fascio improprio di rette parallele a r, ossia linsieme di tutte le rette
del piano parallele a r. La generica retta del fascio ha equazione
ax + by + k = 0
con k R. Per ogni punto Q del piano passa ununica retta del fascio.
Anche se r e s sono parallele e distinte, lequazione
(15.1) (ax + by + c) + (a0 x + b0 y + c0 ) = 0
fornisce, al variare di (, ) R2 \ {(0, 0)}, tutte le rette parallele ad r e s (ad
eccezione del caso in cui a + a0 = b + b0 = 0). Pertanto, in generale, assegnate
due rette distinte r, s la 15.1 rappresenta lequazione del fascio di rette da esse
individuato, fascio che indicheremo con F (r, s).
Ricordando le propriet del determinante immediato che una retta di equazione
a00 x + b00 y + c00 = 0 appartiene al fascio F (r, s) di equazione 15.1 se e solo se
a
0 b0 c0
(15.2) a00 b00 c00 = 0
a b c
La 15.1 dicesi equazione del fascio in forma omogenea (e i parametri , si
dicono omogenei) poich per ogni h R\{0} le coppie (, ) e (h, h) individuano
la medesima retta. Dividendo la 15.1 per e ponendo
k :=
APPUNTI DI GEOMETRIA 61
La bisettrice di un angolo il luogo geometrico dei punti equidistanti dai lati del
medesimo. Ne segue che un punto P (x, y) appartiene alla bisettrice se e solo se
APPUNTI DI GEOMETRIA 64
d (P, r) = d (P, s)
cio, se e solo se
|7x y + 1| |x y + 1|
=
50 2
Eliminando i valori assoluti, si ha che
7x y + 1
= (x y + 1)
5
Svolgendo i calcoli, si trova che le due bisettrici (tra loro ortogonali) hanno
equazione:
b1 : 2x y + 1 = 0 b2 : x + 2y 2 = 0
Un secondo metodo di risoluzione del problema fa uso del fascio di rette. Detti u
e v due versori paralleli rispettivamente a r e s, le bisettrici cercate sono parallele
ai vettori
u+v uv
e passano per il punto A di intersezione tra r ed s, cio appartengono al fascio
F (r, s) da esse individuato. Ora, svolgendo i calcoli, si trova che
6 12 4 2
u+v = , // (1, 2) u v = , // (2, 1)
5 2 5 2 5 2 5 2
Lequazione del fascio
(7x y + 1) + (x y + 1) = 0
2
con (, ) R \ {(0, 0)}. Pertanto, una bisettrice ha equazione
(7 + ) x ( + ) y + + = 0
ed parallela al vettore (1, 2). Pertanto, dalla condizione di parallelismo ?? si
ha che
+ 7 +
= 0 = 5
1 2
da cui si trova
b1 : 2x y + 1 = 0
Laltra bisettrice appartiene al medesimo fascio ed parallela al vettore (2, 1).
Imponendo ancora una volta la ?? si ha
+ 7 +
= 0 = 5
2 1
da cui
b2 : x + 2y 2 = 0
Osservazione 103. Assegnati tre punti distinti del piano P0 (x0 , y0 ) , P1 (x1 , y1 ) e
P2 (x2 , y2 ), essi sono allineati (cio appartengono alla medesima retta) se e solo se
P0 P1 //P0 P2
Tenuto conto che P0 P1 = P1 P0 = (x1 x0 , y1 y0 ) e P0 P2 = P2 P0 =
(x2 x0 , y2 y0 ), tali vettori sono paralleli se e solo se sono linearmente dipendenti,
cio se e solo se
x1 x0 y1 y0
x2 x0 y2 y0 = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 65
ove
a = 2x0 b = 2y0 c = x20 + y02 R2
Ne segue che
s
a b a 2 b 2 q
x0 = y0 = R= + c = x20 + y02 c
2 2 2 2
Esercizio 108. Scrivere lequazione della circonferenza che verifica le seguenti
condizioni:
a) ha centro C (1, 2) ed tangente alla retta s : x y + 1 = 0;
b) ha centro C (1, 2) e intercetta sulla retta s : x y + 1 = 0 una corda di
lunghezza 4;
c) i punti A (1, 3) e B (3, 5) sono estremi di un diametro;
d) passa per i punti A (2, 0), B (0, 1) e C (1, 1);
e) passa per i punti A (1, 2), B (1, 0) ed ha centro sulla retta s : 4x y 4 = 0.
La prima circonferenza ha raggio pari a d (C, s) = 2 2 e, quindi, equazione
x2 + y 2 2x + 4y 3 = 0
La seconda circonferenza ha raggio pari a d2 + 4 essendo d = d (C, s) = 2 2.
Pertanto ha equazione
x2 + y 2 2x + 4y 7 = 0
La terza circonferenza
ha centro M (1, 4) punto medio del segmento AB e
raggio d (A, M ) = 5. Essa ha equazione
x2 + y 2 + 2x 8y + 12 = 0
Per quanto concerne la circonferenza passante per i tre punti A, B e C, si de-
termini lequazione degli assi a, b di due corde di (ad esempio delle corde AB e
AC); il centro C 0 di si ottiene come punto di intersezione di a e b. Il raggio della
circonfernza pari a d (C 0 , A). Si trover che ha equazione
x2 + y 2 + x + 5y 6 = 0
Infine, il centro della circonferenza del punto e) deve appartenere alla retta s e
allasse a : x + y 1 = 0 di AB. Si trova cos che ha coordinate (1, 0). Il raggio
d (C, A) = 2. Ne segue che la circonferenza ha equazione
x2 + y 2 2x 3 = 0
Esercizio 109. Scrivere lequazione della circonferenza tangente alla retta s :
2x + y 1 = 0 nel punto A(2, 3) e passante per il punto B (2, 1).
Se denotiamo con [0, 2) langolo che il vettore CP forma con il versore i,
si ha che
P C = R cos i + R sin j
Ne segue che
P O = (P C) + (C O) = R cos i + R sin j + x0 i + y0 j
Dunque, tenuto conto del fatto che P O = xi + yj, le equazioni parametriche
di una circonferenza di centro C (x0 , y0 ) e raggio R sono
x = x0 + R cos
[0, 2)
y = y0 + R sin
Figura 16.1.
: x2 + y 2 2x y = 0
Il fascio F ha equazione
F : x2 + y 2 2x y + k (x + 2y 2) = 0
con k R tale che C F. Si trova che k = 3 e, quindi, che
: x2 + y 2 + x + 5y 6 = 0
Definizione 117. Siano assegnati una curva L nel piano e un puntoP0 L. Se la
retta passante per P0 e P (con P L, P 6= P0 ) ammette una posizione limite r al
tendere di P a P0 , tale retta r detta la retta tangente alla curva L nel punto P0 .
Figura 16.2.
1
Moltiplicando ambo i membri per tt0 si ottiene
x (t) x (t0 )
x0 (t0 ) := lim
tt0 t t0
e
y (t) y (t0 )
y 0 (t0 ) := lim
tt0 t t0
Dunque, la retta per P0 e P ammette la posizione limite r la cui equazione
i0 = cos i + sin j
e
j0 = sin i + cos j
Supponiamo che un punto P del piano abbia coordinate (x, y) rispetto al ri-
ferimento R (O, i, j) e coordinate (x0 , y 0 ) rispetto al riferimento R (O0 , i0 , j0 ). Ci
proponiamo di determinare le relazioni intercorrenti tra tali coordinate.
APPUNTI DI GEOMETRIA 73
Figura 16.3.
P O0 = x0 i0 + y 0 j0
O 0 O = x0 i + y0 j
e, quindi
P O = (P O0 )+(O0 O) = x0 i0 +y 0 j0 +x0 i+y0 j = x0 (cos i + sin j)+y 0 ( sin i + cos j)+x0 i+y0 j
da cui
P O = (x0 cos y 0 sin + x0 ) i + (x0 sin + y 0 cos + y0 ) j
Ne segue che le equazioni del cambiamento di riferimento sono date da
x = x0 cos y 0 sin + x0
y = x0 sin + y 0 cos + y0
o, equivalentemente, in forma compatta
0
x x x0
=P +
y y0 y0
Si verifica facilmente che P T P = P P T = I2 e |P | = 1. In altre parole, P una
matrice ortogonale speciale (una matrice P Rn,n dicesi ortogonale se P 1 =
P T ; in tal caso ha certamente determinante uguale a 1, se P ha determinante
uguale a 1 detta speciale).
Supponiamo che, nel fissato riferimento metrico R (O, x, y), il fuoco F abbia
coordinate (x0 , y0 ) e che la direttrice d abbia equazione ax + by + c = 0. Allora, un
punto P (x, y) appartiene alla conica C se e solo se
|ax + by + c|
q
2 2
(x x0 ) + (y y0 ) = e
a 2 + b2
cio
h 2 2
i
2
P (x, y) C a2 + b2 (x x0 ) + (y y0 ) = e2 (ax + by + c)
Dalla definizione geometrica appena data, si evince che una conica una curva
algebrica del secondo ordine. Se F d, la conica C si dice degenere e si spezza in
due rette (distinte o coincidenti). Se F
/ d, la conica C si dice non degenere e si
distinguono tre casi:
(1) Se e > 1, la conica si dice iperbole.
(2) Se e = 1, la conica si dice parabola.
(3) Se e < 1, la conica si dice ellisse.
Per comprendere meglio la natura di tai curve, conviene semplificare lequazione
trovata scegliendo un opportuno sistema di riferimento.
1 e2 x2 + y 2 2 c e2 h x + c2 e2 h2 = 0
(17.1)
A questo punto distinguiamo due casi.
APPUNTI DI GEOMETRIA 75
1 e2 x2 2 c e2 h x + c2 e2 h2 = 0
(17.2)
2
in cui 2
4 = e (c h) > 0. Daltra parte, noto anche dal punto di vista
geometrico che esistono esattamente due punti A e A0 tali che d(A,F )
d(A,r) =
0
d(A ,F )
d(A,r) = e; detto H (h, 0) il punto di intersezione dellasse x con la di-
rettrice d, si dice che A e A0 dividono armonicamente il segmento HF .
Scelta lorigine coincidente con il punto medio di AA0 , le coordinate di A
e A0 sono rispettivamente (a, 0) e (a, 0) con a > 0. In tal modo, le solu-
zioni dellequazione 17.2 sono x1 = a e x2 = a; pertanto, x1 + x2 = 0 e
x1 x2 = a2 . Ricordando le relazioni intercorrenti tra le soluzioni di une-
quazione di secondo grado e i coefficienti della medesima (se lequazione
ax2 + bx + c = 0 allora x1 + x2 = ab e x1 x2 = ac ) si ottiene
c2 e2 h2
c e2 h = 0, = a2
1 e2
a2 c2
h= , e2 =
c a2
a2 c2 x2 + a2 y 2 = a2 a2 c2
y 2 2 (c h) x + c2 h2 = 0
y 2 = 2px
x2 y2
2
+ 2 =1 (a > b > 0)
a b
APPUNTI DI GEOMETRIA 76
Figura 17.1.
Intersecando lellisse con gli assi coordinati si trovano quattro punti di interse-
zione, detti vertici: A (a, 0) , A0 (a, 0) , B (0, b) , B 0 (0, b).
Per ogni P (x, y) C, risulta che |x| a, |y| b; ne segue che tutti i punti
dellellisse sono interni al rettangolo individuato dalle rette x = a e y = b.
Se P (x, y) C, si verifica facilmente che appartengono allellisse anche i punti
P1 (x, y) , P2 (x, y) , P3 (x, y): in altre parole, lellisse possiede due assi di
simmetria ortogonali (lasse x e lasse y) che si dicono assi dellellisse e un
centro di simmetria (lorigine O del riferimento) punto di incontro degli assi
detto centro dellellisse. Dalle propriet di simmetria appena evidenziate segue che
anche il punto F 0 (c, 0) e la retta x = h sono rispettivmente fuoco e direttrice:
lellisse, pertanto, ha due fuochi e due direttrici. Utilizzando i due fuochi si pu
dimostrare che lellisse il luogo geometrico dei punti del piano aventi da
due punti fissi, detti fuochi, distanze con somma costante 2a, propriet
caratterizzante dellellisse che viene anche usata per definirla.
y 2 = 2px (p > 0)
Figura 17.2.
APPUNTI DI GEOMETRIA 77
Tale curva passa per lorigine detto vertice della parabola, che lunico punto di
intersezione con gli assi coordinati. Se P1 (x, y) C, si verifica facilmente che anche
P2 (x, y) C; in altre parole, lasse delle x asse di simmetria detto asse della
parabola. Non vi simmetria rispetto allasse y, non c un centro di simmetria,
la parabola possiede un solo fuoco F p2 , 0 e una sola direttrice di equazione
x = p2 .
x2 y2
=1 (a > 0, b > 0)
a2 b2
Figura 17.3.
Anche nel caso delliperbole, si hanno le simmetrie rispetto agli assi coordinati
e rispetto allorigine: in altre parole, anche liperbole ha due assi di simmetria
ortogonali (lasse x e lasse y), un centro di simmetria (lorigine O del riferi-
mento), due fuochi (F (c, 0) e F 0 (c, 0)) e due direttrici (x = h). Solo lasse
x ha intersezioni reali con liperbole nei punti A (a, 0) e A0 (a, 0) detti vertici;
lasse y non interseca liperbole: per tale motivo, lasse x detto asse trasverso
e lasse y asse non trasverso. A differenza dellellisse e della parabola, liperbole
consta di due rami; inoltre, al crescere di |x| cresce anche |y| e la curva si avvicina
indefinitamente alle rette di equazione y = ab x oppure y = ab x , rette che rappre-
sentano gli asintoti delliperbole. Come per lellisse, facendo uso dei due fuochi,
si pu dimostrare che liperbole il luogo geometrico dei punti del piano
aventi da due punti fissi, detti fuochi, distanze con differenza costante in
valore assoluto 2a, propriet caratterizzante delliperbole che viene anche usata
per definirla.
APPUNTI DI GEOMETRIA 78
Osservazione 120. Nel caso dellellisse, scegliendo come asse focale lasse y, la sua
equazione resta invariata con b > a. Nel caso delliperbole, invece, tale scelta
modifica lequazione canonica della stessa che diventa
x2 y2
= 1 (a > 0, b > 0)
a2 b2
Lasse trasverso lasse y, quello non trasverso lasse x. Infine, nel caso della
parabola, se p < 0, la concavit della parabola volge nel verso opposto a quello
dellasse x (la parabola giace interamente nel II e III quadrante o, equivalentemente,
nel semipiano x 0).
Osservazione 121. Lapproccio geometrico seguito per definire le coniche, basato sul
concetto di eccentricit, presenta un unico inconveniente: quello di escludere come
conica la circonferenza. In realt, possibile considerare una circonferenza come
una curva ottenuta da unellisse, mediante un passaggio al limite, con il fuoco F che
tende verso il centro e la direttrice che tende allinfinito. Tale passaggio al limite
equivalente a far tendere a 0 leccentricit e, cio a porre a = b nellequazione
canonica dellellisse.
Alla luce di tale inconveniente, in generale, conviene intraprendere lo studio delle
coniche da un punto di vista algebrico. Diamo, pertanto, una definizione algebrica
di conica che ci consentir di affrontare lanalisi delle stesse facendo uso dellalge-
bra lineare. Pi precisamente utilizzeremo i concetti di autovalore, autovettore e
determinante di matrici per dedurre propriet geometriche delle coniche.
Definizione 122. Fissato nel piano un riferimento metricoR (O, x, y), si dice conica
il luogo C dei punti P del piano le cui coordinate (x, y) soddisfano una equazione
polinomiale di secondo grado a coefficienti reali:
f (x, y) = a11 x2 + 2a12 xy + a22 y 2 + 2a13 x + 2a23 y + a33 = 0
con (a11 , a12 , a22 ) 6= (0, 0, 0). Alla conica C restano associate due matrice reali
simmetriche
a11 a12 a13
a11 a12
A = a12 a22 a23 B=
a12 a22
a13 a23 a33
dette rispettivamente matrice associata ad f e matrice dei termini di secondo grado
di f.
Lintroduzione di tali matrici permette di riscrivere lequazione di una conica in
forma matriciale
x
f (x, y) = x y 1 A y = 0
1
come si pu facilmente verificare con un calcolo esplicito.
Osservazione 123. Se la conica C ha equazione f (x, y) = 0, per ogni R \
{0}, lequazione f (x, y) = 0 rappresenta la medesima curva C. In altre parole,
lequazione di una conica (come del resto quella di una curva qualsiasi) definita a
meno di un fattore di proporzionalit non nullo.
APPUNTI DI GEOMETRIA 79
iperbole o una ellisse, gli assi X e Y coincidono con gli assi di simmetria di C; se
C una parabola, gli assi X e Y coincidono rispettivamente con lasse di C e la
tangente nel vertice di C e sono paralleli, nellordine, agli autovettori di B relativi
agli autovalori 0 e .
Le equazioni introdotte nel teorema di cui sopra, diconsi le equazioni cano-
niche di una conica. Per determinare una equazione canonica di una conica C,
si possono utilizzare vari metodi. Il pi rapido e semplice quello basato sulluso
degli invarianti ortogonali.
Supponiamo che la conica sia a centro (I2 6= 0). In tal caso C ha unequazione
canonica del tipo
X 2 + Y 2 + = 0
ove
= I3
= I2
+ = I1
Se la conica non degenere ( 6= 0), a seconda dei segni di ,, , si hanno le
seguenti equazioni canoniche:
X2 2
(1) a2 + Yb2 = 1 (ellisse con asse focale lasse X se a > b, lasse Y se a < b e
come caso particolare circonferenza se a = b);
2
Y2
(2) Xa2 + b2 = 1 (ellisse immaginaria);
2
Y2 X2 Y2
(3) Xa2 b2 = 1 oppure a2 b2 = 1 (iperbole avente come asse trasverso
lasse X oppure lasse Y rispettivamente).
Se la conica degenere ( = 0), a seconda che > 0 (tipo ellittico) o < 0
(tipo iperbolico) si hanno rispettivamente le seguenti equazioni canoniche:
X2 2
(1) a2+ Yb2 = 0 (conica ridotta al solo punto reale (0, 0), che si spezza in due
rette complesse coniugate);
2
Y2
(2) Xa2 b2 = 0 (conica che si spezza in due rette reali incidenti).
Se la conica di tipo parabolico (I2 = 0), distinguiamo i due casi. Nel caso
non degenere (I3 6= 0), la conica una parabola e ammette una rappresentazione
canonica
Y 2 + 2X = 0
ove
2 = I3
= I1
cio, unequazione del tipo
Y 2 = 2pX
con p 6= 0.
Se la conica degenere (I3 = 0 e quindi = 0), allora essa ha unequazione
canonica del tipo
Y 2 + = 0
cio del tipo
Y2 =k
APPUNTI DI GEOMETRIA 82
In tal caso, essa si spezza in una coppia di rette parallele, reali e distinte se k > 0,
coincidenti se k = 0, complesse coniugate se k < 0. Tuttavia la determinazione di
k non questa volta immediata. Si pu provare che
a213 a33
k=
|a11 I1 | I1
Un metodo diverso per la determinazione dellequazione canonica di una conica
quello basato sulluso degli autovalori e degli autovettori della matrice B dei termini
di secondo grado di f (x, y). Metodo un p pi laborioso dal punto di vista dei
calcoli, ma che consente di trovare esplicitamente le equazioni del cambiamento di
riferimento che porta lequazione della conica a diventare di tipo canonico. Come
primo passo, si determinano le equazioni della rotazione che porta a far scomparire
il termine xy nellequazione della conica. Poich la matrice B reale e simmetrica
1 0
esiste una matrice ortogonale speciale P tale che P BP = con ,
0
autovalori di B. Le colonne di P rappresentano le componenti rispetto alla base
{i, i} dei versori {i0 , j0 } del nuovo riferimento. Effettuando la trasformazione
0
x x
=P
y y0
lequazione
a11 x2 + 2a12 xy + a22 y 2 + 2a13 x + 2a23 y + a33 = 0
diventa
x02 + y 02 + 2a013 x0 + 2a023 y 0 + a033 = 0
A questo punto, effettuando una opportuna traslazione di equazioni
0
x =X +r
y0 = Y + s
lequazione diventa
X 2 + Y 2 + = 0
nel caso di ellissi o iperboli
Y 2 + 2X = 0
nel caso di parabole.
Esempio 127. Studiamo la conica
C : 3x2 4xy + 8x + 5 = 0
Le matrici associate sono
3 2 4
3 2
A = 2 0 0 B=
2 0
4 0 5
I tre invarianti ortogonali sono
I3 = 20 I2 = 4 I1 = 3
Ne segue che si tratta di uniperbole (non equilatera). Pertanto ammette una
equazione canonica del tipo
X 2 + Y 2 + = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 83
8 16
x02 + 4y 02 + x0 y 0 + 5 = 0
5 5
A questo punto si tratta di determinare due costanti reali u, v tali che la trasla-
zione 0
x =X +u
y0 = Y + v
faccia scomparire dallequazione delliperbole i termini di primo grado. Sosti-
tuendo si ha che lequazione diventa
2 2 8 16 8 16
X + 4Y + 2u + X + 8v Y u2 + 4v 2 + u v + 5 = 0
5 5 5 5
APPUNTI DI GEOMETRIA 84
Imponendo (
2u + 85 = 0
16
8v 5
=0
si trova che la traslazione cercata ha equazioni
(
x0 = X + 45
y 0 = Y + 25
Alla fine ritroviamo lequazione canonica
X 2 + 4Y 2 + 5 = 0
Le equazioni del cambiamento di riferimento sono
(
x = 15 X 25 Y
(18.1)
y = 25 X + 15 Y + 2
Lorigine O0 del nuovo riferimento metrico R (O0 , X, Y ) ha coordinate (0, 2)
rispetto al riferimento metrico R (O, x, y) di partenza. Ne segue che il centro
delliperbole il punto
C (0, 2)
Dalle equazioni 18.1 si deduce che
(
X = 15 x + 25 y 45
(18.2)
Y = 25 x + 15 y 25
Nel riferimento R (O0 , X, Y ) gli assi trasverso e non delliperbole hanno equazione
rispettivamente
Y =0 X=0
Dalle 18.2 si ricavano le equazioni degli assi delliperbole nel riferimento R (O, x, y)
di partenza
2x y + 2 = 0 x + 2y 4 = 0
Nel riferimento R (O0 , X, Y ) gli asintoti delliperbole hanno equazione
1 1
Y = X Y = X
2 2
Sempre dalle 18.2 si deducono le equazioni degli asintoti delliperbole nel riferi-
mento R (O, x, y) di partenza
x=0 3x 4y + 8 = 0
I vertici delliperbole si ottengono intersecando lasse trasverso di equazione 2x
y + 2 = 0 con liperbole; essi sono i punti V1 (1, 0) e V2 (1, 4).
Esempio 128. Studiamo la conica
C : x2 xy + y 2 5x + 7y + 1 = 0
Le matrici associate sono
21 25
1
21
1
A = 12 1 7
B=
12
2 1
52 7
2 1
I tre invarianti ortogonali sono
3
I3 = 9 I2 = I1 = 2
4
APPUNTI DI GEOMETRIA 85
y0 = Y + v
porta allequazione
1 2 3 2 1 3
X + Y + u + 2 X + 3v + 6 2 Y + u2 + v 2 + 2u + 6 2v + 1 = 0
2 2 2 2
Imponendo che
u + 2= 0
3v + 6 2 = 0
si trova che la traslazione cercata ha equazioni
0
x = X 2
y0 = Y 2 2
Alla fine ritroviamo lequazione canonica
1 2 3 2
X + Y 12 = 0
2 2
APPUNTI DI GEOMETRIA 86
La rotazione di equazioni
(
x= 2 x0 15 y 0
5
y= 1 x0 + 25 y 0
5
APPUNTI DI GEOMETRIA 87
x 2y = 0 2x + y 5 = 0
p
Infine, nel riferimento R (O0 , X, Y ) il fuoco F ha coordinate = 205 , 0 .
2, 0
Ne segue che, nel rifermento di partenza R (O, x, y) il fuoco ha coordinate
19 19
F ,
10 20
Osservazione 130. Per poter determinare tutte le caratteristiche geometriche fon-
damentali di una conica non degenere (centro, assi, fuochi, vertici ed eventuali asin-
toti), in generale, necessario trovare le equazioni del cambiamento di riferimento.
I risultati che seguono consentono di evitare questo passaggio.
Proposizione 131. (sul centro di una conica) Sia C una conica a centro di
equazione
a11 x2 + 2a12 xy + a22 y 2 + 2a13 x + 2a23 y + a33 = 0
Allora le coordinate del centro C della conica sono date dalla soluzione del
seguente sistema lineare
APPUNTI DI GEOMETRIA 88
a11 x + a12 y + a13 = 0
a12 x + a22 y + a23 = 0
Dimostrazione. Osservato che I2 6= 0, si tratta di effettuare una traslazione
x=X +u
y =Y +v
che porti lorigine O a coincidere con il centro C (u, v) della conica. Tale trasla-
zione deve far scomparire i termini di primo grado. Svolgendo i calcoli si trova che
i termini di primo grado sono
2 (a11 u + a12 v + a13 ) X + 2 (a12 u + a22 v + a23 ) Y
Pertanto deve risultare
a11 u + a12 v + a13 = 0
a12 u + a22 v + a23 = 0
A questo punto, se la conica C unellisse reale o uniperbole, gli assi sono le
rette passanti per il centro C e parallele ai vettori u e v, autovettori della matrice
B relativi ai due autovalori , .
Nel caso in cui C uniperbole, possibile determinare in modo rapido le equa-
zioni dei suoi asintoti. Infatti, sussiste il seguente teorema di cui omessa la
dimostrazione.
Teorema 132. (sugli asintoti delliperbole) Sia C uniperbole di equazione
f (x, y) = a11 x2 + 2a12 xy + a22 y 2 + 2a13 x + 2a23 y + a33 = 0
La conica C 0 di equazione
g (x, y) = a11 x2 + 2a12 xy + a22 y 2 = 0
degenere e di tipo iperbolico. Dette r1 , r2 le rette incidenti in cui C 0 si spezza,
gli asintoti di C sono le rette parallele ad r1 , r2 passanti per il centro C della conica
stessa.
Per quanto riguarda la parabola, supponendo a12 6= 0 (in caso contrario, lasse
sarebbe orizzontale o verticale) lasse parallelo ad u = (a12 , a11 ) autovettore di
B relativo allautovalore 0. La tangente t alla parabola nel vertice V parallela a
v = (a11 , a12 ) autovettore di B relativo allautovalore (non nullo). Ne segue che
tale tangente ha equazione
t : a12 x a11 y + h = 0
con h R da determinarsi imponendo che lintersezione tra t e la parabola sia
ridotta ad un punto (il vertice V ). In tal modo si determinano sia lequazione di t
che le coordinate di V . Lasse della parabola la retta per V parallela ad u.
Infine, per quanto concerne la determinazione dei fuochi, si pu procedere nel
modo che segue.
a) Se C unellisse, occorre distinguere i due casi: se a > b, basta intersecare
lasse maggiore con la circonferenza di equazione
2 2
: (x x0 ) + (y y0 ) = a2 b2
APPUNTI DI GEOMETRIA 89
Figura 18.1.
Siano
C 0 : f (x, y) = a11 x2 + 2a12 xy + a22 y 2 + 2a13 x + 2a23 y + a33 = 0
e
C 00 : g (x, y) = b11 x2 + 2b12 xy + b22 y 2 + 2b13 x + 2b23 y + b33 = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 95
due coniche distinte del piano. Per ogni (, ) R2 \ {(0, 0)} consideriamo
lequazione
I3 = 0 per ogni k R. In tal caso tutte le coniche del fascio sono degeneri.
I3 = 0 effettivamente unequazione di terzo grado in k. Questo il caso
generale (che noi affronteremo), cio quello in cui nel fascio ci sono tre
coniche degeneri, eventualmente non tutte distinte.
I fasci di coniche possono essere classificati in funzione del numero di punti base,
cio del numero di punti in cui si intersecano le coniche generatrici C 0 e C 00 . Ci
limiteremo a considerare i seguenti tre casi:
I) Il fascio presenta quattro punti base distinti A, B, C e D per cui passano tutte
le coniche del fascio. Le coniche degeneri del fascio sono tre: quella che si spezza
nelle rette AD, BC, quella che si spezza nelle rette AC, BD e quella che si spezza
nelle rette AB, CD.
APPUNTI DI GEOMETRIA 96
Figura 18.2.
Figura 18.3.
Figura 18.4.
Osservazione 143. I coefficienti reali aij che compaiono nellequazione di una conica
C
La conica esiste ed unica essendo i cinque punti a tre a tre non allineati (come
facile verificare). Sia F il fascio di coniche avente come punti base i punti P1 , P2 , P3
e P4 . Come coniche generatrici del fascio scegliamo due delle tre coniche degeneri,
ad esempio
C 0 : x (x 1) = 0
conica che si spezza nella retta x = 0 passante per P1 e P2 e nella retta x 1 = 0
congiungente P3 con P4 e
C 00 : (x y) (x y + 1) = 0
conica che si spezza nella retta x y = 0 per P1 e P4 e nella retta x y + 1 = 0
per P2 e P3 . Il fascio ha dunque equazione
x (x 1) + k (x y) (x y + 1) = 0
Imponendo il passaggio per il punto P5 , si ottiene k = 31 . La conica C
(uniperbole) ha, pertanto, equazione
C : 2x2 + 2xy y 2 4x + y = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 98
Sia F il fascio di coniche tangenti in A alla retta r e passanti per P1 ,P2 . Esso
generato dalle due coniche degeneri
C 0 : (y 1) (x y + 2) = 0
che si spezza nella retta y 1 = 0 per P1 e P2 e nella retta r e
C 00 : x (x + y 2) = 0
che si spezza nella retta x = 0 passante per A e P1 e nella retta x + y 2 = 0
passante per A e P2 . Il fascio ha, quindi, equazione
(y 1) (x y + 2) + kx (x + y 2) = 0
Imponendo il passaggio per il punto P3 , si trova k = 3 e
C : 3x2 + 2xy + y 2 5x 3y + 2 = 0
Si tratta di unellisse.
Esercizio 147. Determinare lequazione della conica C tangente alla retta r : x = 0
nel punto P1 (0, 1) e alla retta s : x y + 2 = 0 nel punto P2 (1, 3) e passante per
il punto P (1, 1).
Sia F il fascio di coniche bitangenti in P1 e P2 rispettivamente alle rette r, s.
Esso generato dalle due coniche degeneri
C 0 : x (x y + 2) = 0
che si spezza nelle rette r e s e
2
C 00 : (2x y + 1) = 0
conica doppiamente degenere, cio conica che si spezza nella retta 2x y + 1 = 0
per P1 e P2 contata due volte. Lequazione del fascio
2
x (x y + 2) + k (2x y + 1) = 0
Imponendo che la conica C passi per il punto P , si ottiene k = 21 per cui
C : 2x2 2xy + y 2 2y + 1 = 0
Osservazione 148. In generale, facile dimostrare che un fascio di coniche contiene
tre coniche degeneri
due coniche di tipo parabolico
infinite ellissi immaginarie
infinite ellissi reali, tra le quali, al pi una circonferenza
infinite iperboli, tra le quali, al pi uniperbole equilatera
Si ricordi che in un fascio esiste una circonferenza se esiste un valore del parametro
in corrispondenza del quale il coefficiente di xy nullo e i coefficienti di x2 e y 2
sono uguali.
Ci sono, tuttavia, particolari fasci in cui tutte le coniche sono dello stesso tipo.
Ad esempio se linvariante quadratico I2 identicamente nullo, il fascio costituito
solo da coniche di tipo parabolico: siamo in presenza di un fascio di parabole.
Tale situazione si realizza se le coniche generatrici del fascio sono due parabole C 0 ,
C 00 aventi lo stesso asse.
APPUNTI DI GEOMETRIA 99
19. Esercizi
In tutti gli esercizi che seguono si suppone fissato nel piano ordinario un riferi-
mento metrico R (O, x, y).
Esercizio 149. Classificare le seguenti coniche e, se non degeneri, ridurle a forma
canonica:
a) 4x2 4xy + y 2 y = 0
b) 5x2 + 4xy + 2y 2 6x + 1 = 0
c) 5x2 + 24xy 5y 2 6x 4y + 2 = 0
7 6
Il vertice ha coordinate V 5, 5 , il fuoco F (1, 2).
1 1
Liperbole ha centro C 2, 2 . Unequazione canonica
2X 2 2Y 2 = 1
La tangente r ha equazione
r : xy+1=0
La circonferenza ha centro (1, 0) e raggio 2. Pertanto ha equazione
: x2 + y 2 2x 1 = 0
r1 : (x 4y 5) + (5x 2y 16) = 0
con (, ) 6= (0, 0) tale che r1 v. Un vettore direzionale di r1
u = (2 + 4, + 5)
Dunque
r1 v uv = 0 (2 + 4, + 5)(1, 1) = 0 2+4++5 = 0 5+7 = 0
Ne segue che la retta r1 ha equazione
r1 : 2x + 2y 5 = 0
La circonferenza ha centro C (4, 5) e raggio 3 5. La sua equazione , pertanto:
: x2 + y 2 8x 10y 4 = 0
La tangente t in P a ha equazione
t : x + 2y + 1 = 0
0
Laltra tangente t richiesta ha equazione
t0 : 2x + y + 2 = 0
Gli angoli formati da t e t0 hanno coseno
c0 = 4
cos tt
5
Quindi, langolo acuto formato dalle due tangenti ha ampiezza
4
= arccos
5
APPUNTI DI GEOMETRIA 103
Pertanto ha equazione
x2 + y 2 12x + 8y + 7 = 0
La distanza di T dal centro C pari a 5 2 ed maggiore del raggio R della
circonferenza. Ne segue che T esterno a . La polare di T rispetto a C ha
equazione
pT : x y 1 = 0
ed interseca nei punti
M (0, 1) N (3, 2)
Le rette tangenti a uscenti da T sono
t1 : 2x y 1 = 0 t2 : x 2y + 1 = 0
rette congiungenti T con M e con N .
Tenuto presente che AB = BA = (h 1, h 2) e AC = C A = (k 1, k 2),
si ottiene
2hk 3h 3k + 5 = 0
(h k) (h + k 3) = 0
Essendo h 6= k, la seconda equazione equivale a h+k 3 = 0. Svolgendo i calcoli,
si trova che i punti cercati sono
B (1, 1) C (2, 2)
1
Larea del triangolo ABC pari a Il punto D ha coordinate (2t, t) con t R
2.
tale che S (BCD) = 2S (ABC) = 1. Applicando la formula 15.7) si ha che
1 1 1
1 3
S (BCD) = det 2 2 1 = |t|
2 2
2t t 1
Imponendo
3 2 2
|t| = 1 |t| = t =
2 3 3
si ha che i punti della retta s che soddisfano la condizione b) sono due
4 2 4 2
D1 , D2 ,
3 3 3 3
si abbia
1
cos (uv)
c = cos =
3 2
Facendo uso del prodotto scalare, si ha
(2, h) (2, h) 1
=
4 + h2 4 + h2 2
Risolvendo tale equazione si trova
h = 2 3
I punti sono, quindi
P1 0, 2 3 P2 0, 2 3
La circonferenza C ha centro C (2, 1) e raggio R = 5. La tangente in Q ha
equazione
t : x + 2y + 1 = 0
(equazione che si pu determinare anche con la regola degli sdoppiamenti). La
retta tangente t0 parallela a t ha equazione
x + 2y + k = 0
con k R tale che
d (C, t0 ) = 5
Da tale condizione si trova che k1 = 1 e k2 = 9. Dunque
t0 : x + 2y 9 = 0
Le rette s, s0 che contengono gli altri due lati del quadrato circoscritto a C sono
tra loro parallele e ortogonali a t, t0 . Pertanto hanno equazione
s : 2x y + h = 0
con h R tale che
d (C, s) = 5
Svolgendo i calcoli, si ottiene
h1 = 2 h2 = 8
Ne segue che
s : 2x y + 2 = 0 s0 : 2x y 8 = 0
I vertici del quadrato sono
P1 (1, 0) P2 (3, 2) P3 (5, 2) P4 (1, 4)
I punti di contatto tra il quadrato e la circonferenza sono
Q (1, 1) S (4, 0) T (3, 3) U (0, 2)
APPUNTI DI GEOMETRIA 107
La retta s contenente la base BC del triangolo perpendicolare al vettore AC =
(2, 1). Ne segue che ha equazione
s : 2x y + k = 0
con k R da determinarsi imponendo che
d (C, s) = R
cio che
|4 + k| 1
=
5 2
Si trovano i valori r r
5 5
k1 = 4 k2 = 4
2 2
La retta s contenente BC ha intercetta allorigine pi piccola per cui
r
5
s : 2x y 4=0
2
La circonferenza 1 ha centro C1 (1, 2) e raggio R1 = 5, la circonferenza 2 ha
centro C2 (1, 2) e raggio R2 = 5. Ora
d (C1 , C2 ) = 2 5 R1 + R2 = 5 + 5 |R1 R2 | = 5 5
Dunque
|R1 R2 | < d (C1 , C2 ) < R1 + R2
Ne segue che 1 e 2 sono secanti. Esse individuano un fascio il cui asse radicale
a : x + 2y 5 = 0
(equazione ottenuta sottraendo membro a membro le equazioni delle due circon-
ferenze) coincide con la retta passante per i loro punti comuni A e B.
La circonferenza appartiene a tale fascio; dunque ha equazione
: x2 + y 2 2x 4y + k (x + 2y 5) = 0
Riscrivendo
: x2 + y 2 + (k 2) x + 2 (k 2) y 5k = 0
si vede che ha centro 2k
2 , 2 k . Imponendo che tale punto giaccia sulla
retta s si trova che k = 2 e
: x2 + y 2 4x 8y + 10 = 0
La conica C uniperbole (essendo e > 1) ed il luogo dei punti P (x, y) tali che
d (P, F ) = 5d (P, a)
Svolgendo i calcoli, si ottiene
: 3y 2 + 4xy 2x 4y 55 = 0
La circonferenza ha centro C (1, 1) e raggio 2 2; pertanto ha equazione
: x2 + y 2 + 2x + 2y 6 = 0
I vertici del quadrato circoscritto alla circonferenza hanno coordinate
V1 (1, 3) V2 (5, 1) V3 (1, 5) V4 (3, 1)
APPUNTI DI GEOMETRIA 113
d (C, P ) = kP Ck = R
2 2 2
(x x0 ) + (y y0 ) + (z z0 ) = R2
o anche
x2 + y 2 + z 2 + ax + by + cz + d = 0
avendo posto
a b c
q
x0 = y0 = z0 = R= x20 + y02 + z02 d
2 2 2
Si considerino ora un piano : x + y + z + = 0 e la superficie sferica
di centro C (x0 , y0 , z0 ) e raggio R. Per studiare la posizione reciproca di e ,
occorre valutare la distanza di C dal piano . Si hanno tre casi:
(1) d (C, ) > R; il piano esterno alla superficie sferica ;
(2) d (C, ) = R; il piano ha un solo punto T in comune con e si dice
tangente alla superficie sferica in T (detto punto di tangenza o di
contatto);
(3) d (C, ) < R; il piano interseca la superficie sferica secondo una circon-
ferenza .
Pertanto, nello spazio una circonferenza , rappresentata come intersezione di un
piano e di una superficie sferica, ha equazioni cartesiane:
x2 + y 2 + z 2 + ax + by + cz + d = 0
:
x + y + z + = 0
Il centro C1 della circonferenza si ottiene intersecando il piano con la retta s
per C perpendicolare a . Il raggio r di si calcola mediante il Teorema si Pitagora
ed dato da
p
r= R2 d2
Figura 20.1.
f (x, y) + g (x, y) = 0
2
al variare di (, ) R \ {(0, 0)}. Il piano radicale di 1 e 2 dicesi piano
radicale del fascio.
Osservazione 176. Se : f (x, y) = 0 una qualunque superficie sferica del fascio
e : h (x, y) = 0 il piano radicale, allora il fascio pu anche essere rappresentato
dalla seguente equazione non omogenea
f (x, y) + kh (x, y) = 0
con k R. Si dimostra che:
se 1 2 = , il piano radicale del fascio coincide con il piano contenente
e le superfici sferiche del fascio sono esattamente quelle che contengono
(detta circonferenza base);
se 1 e 2 sono tangenti nel punto T , il piano radicale del fascio il
piano tangente ad entrambe in T e le superfici sferiche del fascio sono tutte
e sole quelle tangenti a in T .
In ogni caso, tutte le superfici sferiche di un fascio hanno il centro giacente su
una retta ortogonale al piano radicale detta, per questo motivo, retta dei centri
o asse centrale del fascio e della circonferenza se 1 2 = .
Considerato un punto qualsiasi P dello spazio, non appartenente alleventuale
circonferenza base , esiste ed unica la superficie sferica del fascio passante per
P.
Esercizio 177. Determinare lequazione cartesiana della superficie sferica di
centro C (1, 2, 2) e tangente al piano : x z + 1 = 0.
Il raggio R di pari alla distanza di C dal piano
4
R = d (C, ) = = 2 2
2
Ne segue che ha equazione
2 2 2
(x 1) + (y + 2) + (z + 2) = 8
cio
: x2 + y 2 + z 2 2x + 4y + 4z + 1 = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 116
r
192 3
R = d (C, r) = =2
32 2
da cui
2 2
: (x 1) + y 2 + (z 1) = 6
o, equivalentemente
: x2 + y 2 + z 2 2x 2z 4 = 0
Dicesi piano assiale di un segmento il piano perpendicolare alla retta che con-
tiene il segmento stesso e passante per il suo punto medio. Evidentemente esso
coincide con il luogo geometrico dei punti dello spazio equidistanti dagli estremi
del segmento (in qualche modo rappresenta lequivalente tridimensionale dellasse
di un segmento nel piano). Se A e B sono due punti di , il centro C di (in
quanto equidistante da A e B) deve appartenere al piano assiale di AB, piano
che ha equazione (il lettore lo verifichi)
: 5x + 4y + z 10 = 0
Risolvendo il sistema
5x + 4y + z 10 = 0
x=y
x=z
si trova che C (1, 1, 1). La superficie sferica ha raggio d (C, A) = 14 e, quindi,
equazione
: x2 + y 2 + z 2 2x 2y 2z 11 = 0
(21.1) f (x, y, z) = 0
detta equazione cartesiana della superficie;
oppure mediante equazioni parametriche del tipo
x = x (u, v)
y = y (u, v) (u, v) R
z = z (u, v)
o
dove R R2 una regione di R2 , cio un insieme tale che il suo interno R un
aperto non vuoto e connesso.
Definizione 183. Sia assegnata una superficie S rappresentata mediante la 21.1.
Se la funzione f un polinomio di grado n nelle variabili x, y, z, S detta una
superficie algebrica di ordine n. In caso contrario si dice una superficie trascendente.
Pertanto il piano una superficie algebrica di ordine 1 e la superficie sferica
una superficie algebrica di ordine 2. In generale, le superfici algebriche del secondo
ordine prendono il nome di quadriche.
Una curva L dello spazio si pu rappresentare in due modi:
a) come intersezione di due superfici S1 e S2 , cio come il luogo dei punti
P (x, y, z) dello spazio le cui coordinate soddisfano un sistema del tipo
f (x, y, z) = 0
g (x, y, z) = 0
b) mediante equazioni parametriche del tipo
x = x (t)
y = y (t) t I
z = z (t)
dove I R un intervallo.
Definizione 184. Una curva L nello spazio si dice piana se esiste un piano che la
contiene. In caso contrario,dicesi sghemba oppure gobba.
Osservazione 185. Le rette e le circonferenze sono curve piane.
Per decidere se una curva L piana si possono seguire due metodi che ora
esplicitiamo.
Primo metodo. Si considerano tre punti non allineati A, B, C L; si
determina il piano passante per essi e si verifica se L contenuta in
.
Secondo metodo. Se la curva L data in forma parametrica
x = x (t)
y = y (t) t I
z = z (t)
APPUNTI DI GEOMETRIA 120
piana o sghemba.
Applichiamo il primo metodo. Assegnando al parametro t rispettivamente i valori
0, 1, 1 si ottengono i tre punti
P1 (0, 1, 1) P3 (2, 1, 2)
P2 (0, 3, 2)
I tre punti di L non sono allineati dal momento che P1 P2 = (0, 2, 1) e P1 P3 =
(2, 2, 1) non sono paralleli. Il piano per essi passante ha equazione
2x y + 2z 1 = 0
Verifichiamo, ora, che L , cio che P L risulta P . In effetti, per ogni
t R:
2 t t2 (2t + 1) + 2 t2 + 1 1 = 0
Il piano cercato esiste se tale sistema lineare omogeneo in quattro incognite am-
mette almeno una soluzione (a, b, c, d) con (a, b, c) 6= (0, 0, 0) . In effetti, risolvendo
il sistema si ha che le soluzioni del medesimo sono le 1 quaterne di numeri reali
del tipo
(2b, b, 2b, b)
al variare di b R. Dunque
: 2bx + by 2bz + b = 0
con b 6= 0. Dividendo ambo i membri per 2b si perviene allequazione del piano
cercato.
APPUNTI DI GEOMETRIA 121
Figura 21.1.
se P0 ha coordinate (x (t0 ) , y (t0 ) , z (t0 )), le funzioni x (t) , y (t) , z (t) sono deri-
vabili in I e u = (x0 (t0 ) , y 0 (t0 ) , z 0 (t0 )) 6= (0, 0, 0), allora la retta r tangente a L in
P0 parallela al vettore u. Infatti, se P (x (t) , y (t) , z (t)) un generico punto di L
distinto da P0 (quindi t 6= t0 ), la retta rt passante per P0 e P parallela al vettore
r: y = y (t0 ) + y 0 (t0 ) s s R
z = z (t0 ) + z 0 (t0 ) s
APPUNTI DI GEOMETRIA 122
Figura 22.1.
e un punto Q(x, y, z) C se e solo se il vettore V Q parallelo al vettore V P .
Passando alle coordinate, si ha che
Q(x, y, z) C t R V Q = tV P (x , y , z ) = t (x0 , y0 , z0 )
Si ottengono cos le equazioni parametriche del cono
x = + t (x0 )
y = + t (y0 )
C: z = + t (z0 ) (x0 , y0 , z0 ) D, t R
f (x0 , y0 , z0 ) = 0
g (x0 , y0 , z0 ) = 0
Definizione 197. Assegnati un vettore non nullo v e una curva L, dicesi cilindro
di direttrice L e generatrici parallele a v la superficie C luogo geometrico delle rette
parallele a v e incidenti L.
Figura 22.2.
Figura 22.3.
e un punto Q(x, y, z) C se e solo se il vettore P Q parallelo al vettore v. Passando
alle coordinate, si ha che
Q(x, y, z) C t R P Q = tv (x x0 , y y0 , z z0 ) = t (l, m, n)
Si ottengono cos le equazioni parametriche del cono
x = x0 + tl
y = y0 + tm
C: z = z0 + tn (x0 , y0 , z0 ) D, t R
f (x , y , z ) = 0
0 0 0
g (x0 , y0 , z0 ) = 0
v = (1, 1, 1)
ha equazione
: x+y+z =0
Dunque, la direttrice del cilindro la circonferenza
2
x + y 2 + z 2 2x + 3y z + 1 = 0
L:
x+y+z =0
Procedendo come al solito, si trova che il cilindro C ha equazione:
C : 2x2 + 2y 2 + 2z 2 2xy 2xz 2yz 6x + 9y 3z + 3 = 0
Definizione 203. Assegnati un vettore v non nullo, un piano non parallelo a v e
una curva L, la proiezione di L su secondo la direzione individuata da v
la curva L0 intersezione del piano con il cilindro C avente direttrice L e generatrici
parallele a v. Se v ortogonale ad , la curva L0 la proiezione ortogonale di L
su .
Esempio 204. Scrivere le equazioni della proiezione L0 della curva
y = x2
L:
z=0
sul piano : x + 3y z 1 = 0 secondo la direzione individuata dal vettore
v = (1, 1, 1).
Per definizione
L0 = C
dove C il cilindro avente direttrice L e generatrici parallele a v. Svolgendo i
calcoli, si trova che C ha equazione
C : x2 + z 2 2xz y + z = 0
Ne segue che la curva L0 ha equazioni
2
x + z 2 2xz y + z = 0
L0 :
x + 3y z 1 = 0
Esercizio 205. Scrivere le equazioni della curva L0 proiezione ortogonale della
curva
xy+z =0
L:
x2 yz + 1 = 0
sul piano : x + z = 0.
La curva L0 lintersezione del piano con il cilindro C avente direttrice L e
generatrici parallele al vettore v = (1, 0, 1) (ortogonale ad ). Svolgendo i calcoli
si trova
C : x2 y 2 + z 2 + 4xy 2xz 4yz + 4 = 0
Dunque 2
0 x y 2 + z 2 + 4xy 2xz 4yz + 4 = 0
L :
x+z =0
APPUNTI DI GEOMETRIA 130
Definizione 206. Siano assegnati una retta a e una curva L. Nel caso in cui L sia
una curva piana, supponiamo che a non sia perpendicolare al piano che contiene L.
La superficie S che si ottiene facendo ruotare L attorno alla retta a e detta superficie
di rotazione di asse a e generatrice L. Le sezioni di S con piani perpendicolari
allasse a sono circonferenze che hanno il centro sullasse a di rotazione e sono dette
paralleli. Le sezioni di S con semipiani di origine lasse a sono curve congruenti alla
curva generatrice L e sono dette meridiani.
Figura 22.4.
La superficie S pu essere vista come linsieme dei suoi paralleli. Questo suggeri-
sce un metodo per determinarne lequazione cartesiano note che siano le equazioni
parametriche dellasse e della curva generatrice
x = x0 + lt x = x(t)
a: y = y0 + mt t R L: y = y(t) t I
z = z0 + nt z = z(t)
2 2 2 2 2 2
(x x0 ) + (y y0 ) + (z z0 ) = ( x0 ) + ( y0 ) + ( z0 )
l (x ) + m (y ) + n (z ) = 0
f (, , ) = 0
g (, , ) = 0
Figura 22.5.
P O 0 = x 0 i 0 + y 0 j0 + z 0 k 0
O0 O = x0 i + y0 j + z0 k
e, quindi
P O = (P O0 ) + (O0 O) = x0 i0 + y 0 j0 + z 0 k0 + x0 i + y0 j + z0 k
da cui, ripetendo quanto gi fatto nel caso del piano, si ottengono le equazioni
del cambiamento di riferimento date da
x = a11 x0 + a12 y 0 + a13 z 0 + x0
y = y 0 + y0
z = z 0 + z0
APPUNTI DI GEOMETRIA 134
1
come si pu facilmente verificare con un calcolo esplicito.
Osservazione 212. Se la quadrica S ha equazione f (x, y, z) = 0, per ogni R\{0},
lequazione f (x, y, z) = 0 rappresenta la medesima superficie S. In altre parole,
lequazione di una quadrica (come del resto quella di una superficie qualsiasi)
definita a meno di un fattore di proporzionalit non nullo.
Procedendo in modo analogo a quanto fatto per lo studio delle coniche si dimostra
il seguente teorema.
APPUNTI DI GEOMETRIA 135
la 22.4 diventa
(22.5) X 2 + Y 2 + 2a034 Z + = 0
Possono presentarsi due possibilit:
IIA ) a034 = 0. Per w R qualsiasi, la quadrica ammette lequazione
X 2 + Y 2 + = 0
cio unequazione del tipo 22.2.
IIB ) a034 6= 0. Scegliamo w in modo che = 0 e che, quindi, la 22.5 diventi
X 2 + Y 2 + 2a034 Z = 0
ritrovando ancora una equazione del tipo 22.2.
III) In questo caso possibile scegliere preliminarmente solo u in modo che si
annulli il coefficiente di X nella 22.4
a014
u=
si ha
2
X + 2Z = 0
p
( = a02 02
24 + a34 ) cio unequazione del tipo 22.2.
Le equazioni 22.1 e 22.2 prendono il nome di equazioni canoniche di una
quadrica.
Definizione 215. Una quadrica S si dice propria o non degenere se, ridotta a
forma canonica
6= 0 se del tipo 22.1
6= 0 (e, quindi, = 0) se del tipo 22.2
APPUNTI DI GEOMETRIA 138
Cominciamo con lesaminare le quadriche non degeneri del tipo 22.1. A seconda
dei segni dei coefficienti , e si hanno i seguenti quattro tipi:
2
Y2 Z2
a) Xa2 + b2 + c2 = 1 (ellissoide reale)
Figura 22.6.
X2 Y2 Z2
b) a2 + b2 + c2 = 1 (ellissoide immaginario privo di punti reali))
X2 Y2 Z2
c) a2 + b2 c2 = 1 (iperboloide ad una falda o iperbolico)
Figura 22.7.
X2 Y2 Z2
d) a2 b2 c2 = 1 (iperboloide a due falde o ellittico)
Figura 22.8.
APPUNTI DI GEOMETRIA 139
Figura 22.9.
Figura 22.10.
X2 Y2
h) a2 b2 = 2Z (paraboloide iperbolico o a sella)
APPUNTI DI GEOMETRIA 140
Figura 22.11.
Figura 22.12.
2 2
l) X Y
a2 + b2 = 1 (cilindro immaginario privo di punti reali)
2
Y2
m) X a2 b2 = 1 (cilindro iperbolico)
APPUNTI DI GEOMETRIA 141
Figura 22.13.
2
n) Xa2 = 2Z (cilindro parabolico)
(si veda il disegno riportato in precedenza)
2
Y2
o) Xa2 + b2 = 0 (coppia di piani complessi coniugati incidenti)
2
Y2
p) Xa2 b2 = 0 (coppia di piani reali incidenti)
2
q) Xa2 = 1 (coppia di piani complessi coniugati paralleli)
2
r) Xa2 = 1 (coppia di piani reali paralleli e distinti)
s) X 2 = 0 (coppia di piani reali paralleli e coincidenti o piano doppio)
Definizione 216. Una quadrica S si dice irriducibile se non unione di due
piani.
Da quanto visto in precedenza, una quadrica irriducibile se non degenere
oppure un cono o un cilindro, quindi, se e solo se r (A) 3, essendo A la matrice
associata alla quadrica.
Riepilogando il tutto perveniamo alla seguente classificazione metrica delle qua-
driche.
Teorema 217. (di classificazione delle quadriche) Mantenendo le notazioni
introdotte precedentemente, a meno di scambi tra le inderterminate x, y, z, si hanno
17 famiglie fondamentali di quadriche. Precisamente:
(1) Se I4 > 0, I2 > 0 e I1 I3 > 0, la quadrica S non degenere ed un ellissoide
immaginario.
(2) Se I4 < 0, I2 > 0 e I1 I3 > 0, la quadrica S non degenere ed un ellissoide
reale.
(3) Se I4 > 0, I2 0 e I1 I3 0, la quadrica S non degenere ed un
iperboloide ad una falda (o iperbolico).
(4) Se I4 < 0, I2 0 e I1 I3 0, la quadrica S non degenere ed un
iperboloide a due falde (o ellittico).
(5) Se I4 > 0 e I3 = 0, la quadrica S non degenere ed un paraboloide
iperbolico.
(6) Se I4 < 0 e I3 = 0, la quadrica S non degenere ed un paraboloide
ellittico.
APPUNTI DI GEOMETRIA 142
Ovviamente
x0
y0
r P0 x1 y1 z1 1 A
z0 = 0
1
APPUNTI DI GEOMETRIA 144
1
(ricordando che A simmetrica e, quindi, A = AT ).
Definizione 221. Assegnati una quadrica non degenere S : f (x, y, z) = 0 ed
un punto P0 (x0 , y0 , z0 ), dicesi piano polare di P0 rispetto a S il piano P0 di
equazione
x
y
P0 : x0 y0 z0 1 A z =0
1
Osservazione 222. Alla luce di tale defnizione, la precedente Proposizione si pu
riformulare come segue:
La retta r tangente a S in T se e solo se T appartiene al piano polare di P0
rispetto a S.
Si osservi altres che il piano polare definito per tutti i punti P0 dello spazio
eccetto quelli per cui
x0 y0 z0 1 A = 0 0 0
con R. Si verifica facilmente che, nel caso di paraboloidi, punti del genere
non ce ne sono; nel caso di quadriche a centro (ellissoidi e iperboloide) lunico punto
per cui non definito il piano polare il centro della quadrica stessa (lo si prova
utilizzando la Proposizione sul centro di una quadrica). Analogamente a quanto
visto per le coniche, il piano polare pu essere determinato anche con la regola
degli sdoppiamenti, sostituendo x2 con x0 x, y 2 con y0 y, z 2 con z0 z, xy con
y0 x+x0 y
2 , xz con x0 z+z
2
0x
, yz con y0 z+z
2
0y
, x con x+x
2 , y con
0 y+y0
2 e z con z+z
2 . In
0
23. Esercizi
Anche negli esercizi che seguono si suppone fissato nello spazio ordinario un
riferimento metrico R (O, x, y, z).
Esercizio 226. Siano assegnate la superficie sferica di equazione x2 + y 2 + z 2
2z 3 = 0 e la retta
x1=0
r:
y2=0
a) Verificare che la retta r esterna alla superficie sferica.
b) Scrivere lequazione cartesiana dei piani contenenti r e tangenti alla superficie
sferica.
Il cono Q ha equazione
Q : 2x2 + 5z 2 + xy 6xz yz + 3x 5z + 1 = 0
APPUNTI DI GEOMETRIA 147
Il cono C ha equazione
C : z 2 xz + xy = 0
La superficie di rotazione S ha equazione
S : z 4 x2 y 2 + z 2 2z + 1 = 0
Esercizio 235. Scrivere lequazione cartesiana del cilindro Q con generatrici pa-
rallele allasse x e circoscritto alla superficie sferica di equazione x2 + y 2 + z 2
2x + 3y z + 1 = 0.
2
Si tratta del cono rotondo di equazione 9x2 + 9y 2 5 (z 3) = 0.
3 3 3
Il piano ha equazione 2x + 2y + 3z = 0; i punti di b) sono P1 2, 2, 2 e
P2 23 , 32 , 32 . Il valore di h 97 .
La circonferenza ha centro C (1, 0, 0) e raggio = 2.
Le due rette r,s sono incidenti in R (e, quindi, complanari), il piano che le
contiene ha equazione
x y z 1 = 0. La superficie sferica ha centro C (0, 1, 1)
e raggio R = 3 per cui
: x2 + y 2 + z 2 2y 2z 1 = 0
Il piano 0 ha equazione x y z + k = 0 con k R da determinarsi imponendo
che
d (C, 0 ) = R
Si trova cos che
0 : x y z + 5 = 0
La stella di piani di centro P ha equazione
: a (x 1) + by + c (z 2) = 0
3
con (a, b, c) R \ {(0, 0, 0)}. La condizione di parallelismo tra il piano e lasse
x si traduce nellequazione
a=0
APPUNTI DI GEOMETRIA 150
x 2y = 0
Esercizio 245. Si considerino la retta r : e il punto A (1, 2, 0).
z+1=0
a) Determinare la circonferenza passante per A e avente la retta r come asse
centrale. Detta s la retta tangente a in A, si orienti s nel verso delle y crescenti
e se ne calcolino i coseni direttori;
b) determinare i piani perpendicolari a r aventi da A distanza uguale a 5.
x = 2t 2
x+y =0
Esercizio 246. Assegnate le rette r : es: y = 2t 1 e
x + 2z 1 = 0
z=t
il punto P (1, 1, 0)
a) determinare la circonferenza passante per P e avente la retta r come asse
centrale e, quindi, la retta p tangente in P a ;
b) determinare
le superfici sferiche aventi centro su r, passanti per P e di
raggio 3;
c) determinare il piano passante per r e P e, successivamente, la distanza
d (s, );
d) verificare che le rette r e s sono complanari e determinare il piano che le
contiene.
equazioni
x + y 2 + z 2 + 14 14 16 10
2
: 9 x 9 y 9 z+ 9 =0
2x 2y z + 4 = 0
La tangente p in P a ha equazioni
x y + 4z + 2 = 0
p:
2x 2y z + 4 = 0
Le superfici sferiche del punto b) appartengono al fascio avente come circonferenza
base. Esse hanno centro (2h + 1, 2h 1, h) con
8 19
h=
9
e raggio d (C, P ). Il piano ha equazione x + y = 0, parallelo alla retta s e
d (s, ) = 32 . Le rette r e s sono parallele e il piano che le contiene ha equazione
: y 2z + 1 = 0
x = t
Esercizio 248. Assegnati la retta r : y=t , i punti P (0, 0, 1), R (0, 2, 1)
z=1
e il piano : x y + z + 3 = 0, determinare lequazione della superficie sferica
tangente a r in P e a in R. Detto il piano passante per r e R, determinare
centro e raggio della circonferenza = .
Esercizio 249. Scrivere lequazione del cilindro C che ha come direttrice la curva
2
x yz 1 = 0
L:
2x y z = 0
e generatrici ortogonali al piano : x y = 0.
Il cilindro ha equazione
C : x2 + y 2 + 4z 2 + 2xy 4xz 4yz 9 = 0
Esercizio 251. Sono assegnati i punti P (1, 2, 0), R (3, 0, 1) e S (0, 1, 0).
a) Verificare che P, R, S non sono allineati e scrivere le equazioni della circonfe-
renza passante per essi;
b) detta r la retta per R e S, determinare i piani passanti per P aventi dalla
retta r distanza uguale a 110 .
x=t
Esercizio 255. Siano assegnati la retta r : y = t + 2 , il piano : x y = 0
z=t
e il punto P (0, 0, 2) .
a) Determinare le equazioni della retta r0 simmetrica di r rispetto a e lequa-
zione del piano contenente r e r0 ;
b) scrivere le equazioni della circonferenza giacente nel piano avente il centro
sulla retta r e passante per P e, successivamente, determinare la tangente s in P a
.
La retta r0 ha equazioni
x+y2=0
r0 :
yz =0
Il piano ha equazione
: x+y2=0
La circonferenza ha centro C (1, 1, 1) r e raggio d (C, P ) = 3. Con-
siderata la superficie sferica di centro C e raggio 3, si ha che = per
cui 2
x + y 2 + z 2 2x 2y 2z = 0
:
xy =0
Il piano tangente a in P ha equazione
: x+yz+2=0
per cui la tangente s = a in P ha equazioni
x+yz+2=0
s:
xy =0
cio
: x2 + y 2 + z 2 4x + 2y 2z + 4 = 0
Il piano contenente r e tangente a tale che d (C, ) = 2. Sviluppando i
calcoli si trova
: xy1=0
La retta s ha equazioni cartesiane
2x + 2y + z 3 = 0
s:
x + y 4z + 3 = 0
essendo
: 2x + 2y + z 3 = 0
il piano passante per C e perpendicolare alla retta r e
: x + y 4z + 3 = 0
il piano per C contenente la retta r. Gli estremi del diametro di giacente sulla
retta s sono i punti
A (1, 0, 1) B (3, 2, 1)