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Baan. LIOpBpuUuo|l ounig olreueypu OooAmnbo un :oUULUL] OURSIUTIS TUUBAOT*) Linfnito: wn equivoco mailenaro torrentizio, risale al sumero ambar (zona paludosa), in antico ba- bilonese appiru, in neobsbilonere ippat. ¢ “iperbore cotes questa forma ipparu con la componenete -Bop-, corrispondente ad accadico baru (pescare, trarre dalle once), Cos si svela later 11 paludosa dove la rete coglie glisplendori della giallaresina, 25. La scoperta di Ebla La scoperta di Ebla resteri uno degli avvenimenti culturali di pits grande rilievo uiinconeo con fscinoso impero di aril fu aro che casuale: presuppose uno studio accurato dei quadri di riferimento nella meth deli millennio aC ela rvcanone dic cheese so. premio Vattivita di Paolo Matthiae e della sua scorta. Lesito di quella scoperta ha anche ill merito di avere accostato noi un vasto mondo di civilta delle origini, su un orizzonte sto rico in apparenza retrospettivo, ma in realté ancora operante a tutti i livelli della nostra ea mm mins E sono particolarmente sensibile a questo ria ci ibile a questo riappropriarci delle fomti del nostro sapere: accosta quellirripetbile centro di irra, diazione che in tante pagine ho evocato con felicita, per un'ope. ra che poteva apparire un viaggio perduto in secoli sepolti 26. II velo di Iside In Sais, un'immagine di Atena, assimilata a Iside, recava la scrit «lo sono tutto cio che fu, eid che & cid che sari. Nessumo mai osd sollevare il mio velo». Questo per noi mortali é l'essenza stessa' della parola, ¢ la ti- cerca delle sue seprete armonie non ha il fascine di un'oseura fo i, maé a ri 7a di un'intraveduta bellezza. Per noi & la riconquista di quel lontano passato'" in cui vivono le paral che hanno creato il mondo. p ~ a © Plutarch. de Is. et Osir 9. 6 tinh Zimmer sce pl ini del sec soo un milo dive tal clr asics Fate» det so del oon ee a Mets Hel css vl nla ces vod wae se ark no aveda Zine, lade Pomdeoner Lees 1h 30 1] fascino illusorio dell’infinito Quando Anu ebbe creato il cielo ed Ea ebbe creato ?' cea rio (Apsu), sua dimora, Ea trasse dall Oceano wna zolla dargilla Da ritual babilonese Il vasto corredo culturale offesto dalle infinite scoperte archeolo- giche e lincessante lavoro critico, filologico, storico sui matetiali recuperati oggi awvalorano la vecchia intuizione di Glotz che «senza la Grecia d’Asia, terra di feconde esperienze, la Grecia <'Europa non sarebbe stata la Grecia». In termini non ipotetici, oggi le ricerche sul mondo culturale delle origini dell’Ellade antica resteranno senza apprezzabili esiti se non integrate dal sussidio delle lingue ¢ delle testimonianze delle antiche civilta del Vicino Oriente mesopotamico, di cui oggi potrebbe fruire lesegeta consapevole dell’ampiezza e della severita del suo compito. Ad esempio, fuori del raggio di quel- Tantico universo che oggi si rivela, non & dato disegnare in per fetta cortelazione le fasi di sviluppo del pensiero greco delle ori- gini, rappresentato dalle concezioni cosmogoniche dei tre grandi pensatori milesi, Talete, Anassimandro, Anassimene. Quest ult mi due non mutano l'aspetto, il gioco delle forze ¢ dei principi messi in opera dal predecessore a definire Vorigine del cosmo, ma lo integrano ¢ lo confermano. Le fasi evolutive, dunque, di quel pensiero possono ora tradur silin un rapido diagramma I principio creatore di Talete, l'acqua, ¢ stato esaltato all'inizio del pocma babilonese della creazione, Enima el, con Vassenso della divinita delle acque. La divinita egizia delle acque, Nun, alla quale si fa spesso cenno, non ha diritto di cittadinanza nel mondo culturale dell’Ellade. ‘Liacqua di Talete preannunzia il limo e poi la polvere, la terra: "6, Glote, Le Cit grees, Finaudi, Torino 1975. 31 Linfnito: wn equivoco milenario. € anche ‘Elohim ne fa materia della creazione nel plasmare Ada- mo: ebraico “adam (uomo), ‘dama (terra). Talete e Anassimene diranno gli astriterrosi, consapevoli di quella terra cosmogonica, Nessuno sospettd che lesito di quell’acqua evaporata lasciando polvere, terra creatrice, fosse, come vedremo, il misterioso anew. Pov di Anassimandro, semitico ‘apar (polvere, terra), accadico eperu, il biblico ‘afar. Perché il greco tinetpos, dorico anewpos, colico Greppos, il tedesco Ufer (riva), si identificano con éner. Pov (polvere terrosa) al quale fu premesso il neutro 79, segno della confusione. Tpensatori antichi, di poco posteriori ad Anassimandro, cono- scevano bene il signilicato di éxetpov: valgano le testimonianze di Ferecide di Siro e, pit espliciti, i richiami di Senofane che sonora mente ripete: «Dalla terra tutto nasce e tutto alla terra finisce» Ma come la creatura plasmata di polvere, di terca (afar) & spenta senza il soffio animatore, senza la ritab di Elohim, cost Anassimene aggiunge l'aria all’Gnewpov, alla polvere terrosa che struttura universo di Anassimandro: «egli concep! come princi- pio aria congiunta all'éxetpov».? 1. Il problema di Anassimandro La scienza si compone di un mosaico di punt di visa parziali © contrastanti i quali hanno peré un elemento comune, un germe di ribellione controle limitazioni impposte dalla cult 1 locale predominante, sia essa occidentale oppure orientale Luu}. Vintzio dell antica scienza si deve tanto ai Babilonesi quanto agli Egii e ai Greci (J. La scienza & un'alleanca dé Spirit liberi di tutte le culture in rivalta contro la locale t- vranmia che ogni singola cultura impone ai suai ig Freeman Dyson In una pagina del Cratlo Platone da voce all’esigenza di una fon. damentale ricerca sulle origini di molte voci (noaAd évouara) della lingua greca, E un’intuizione di incontestabile validits, dal- Ja quale owiamente i linguisti non hanno potuto trarre profitto. E enorme la rilevanza del problema storico di quelle origini non ipotetiche, ché non di un meccanismo di prestito si tratta, ma di tun fenomeno che si rivelera di vaste dimensioni e che fa giustizia del rigido egocentrismo linguistico dei Greci ? Diog. Laert. I, 3. 32 1 fscino illasorio deinfinito Soctate. Rispondim: sapresti dirmi perché ilfuoco si chiama “nip”? Ermogene. Per Zeus, proprio no. Soctate, Allora, bada, fo un sospetto a tale riguardo, penso che gli Elleni, specie quelli che vivono sotto il dominio degh stranieri, molte rol i bbian pee dae Ermogene. E allora? Soctate. Se amo eves le gion di questi nomi in base ala lingua elle nica e non in base a quella dalla quale derivano, tu capisci che non ba via d’uscita? A tale generica esigenza metodologica si associa oggi l'istanza irrinunciabile di affrontare temi innovativi, in una dimensione storica arricchita delle rivelazioni di remote civilta,all‘alba delle culture d'Occidente, nel profondo bisogno di riannodare final mente i sentieri interrott, Tale bisogno @ finalizzato al recupero di remoti antecedenti nella storia della civlta; al desiderio di ria- scoltare un’eco della coscienza dell’uomo nell’atto di prendere visione pensosa del cosmo, e ritrovare in quell aurora di vita as- sociata le ragioni pitt profonde e il significato di quelle origini che segneranno per sempre i nostri destini nel Continente del tramonto. rensiero greco é l'infanzia che 'Occidente continua ad avere den medias Neale pensiero, come inconscio essenziale delleta adulta dell’Occidente, non ha nulla a che vedere con cid di cui parlano le migliaia di libri che sono stati scritti ¢ si continuano a scrivere sul senso del pensiero e della civilta greca.* E un’illuminante riflessione che ferma lattenzione del lettore non ha bisogno di rincalzi probativi. ‘A immediata riprova di come POccidente, gia dalla lontana an tichita, abbia continuato a fraintendere e falsare una delle testi monianze pitt profonde del pensiero greco, valga il significato che I'Gnetpov di Anassimandro ha assunto in una lunga tradizio- ne storico-filosofica: “indeterminato”, “infinito”. Non mancd di agitare le acque, fra gli altri, Heidegger, nel saggio Il detto di Anassimandro, ¢ il motivo @ richiamato con frequente incidenza da scrittori oltre che da studiosi e filosofi’ > Plat. Crt. 4084-4086, 4F, Severino, Técbne. Le radic della violenza, Rusconi, Milano 1988, p15 7M, Heidegger, If detto di Anassimandro (1950), in Sentieri interott, La Nuova lala, Firenze 1984, pp, 299-348, Tale motivo torna in pagine meditate e 3 infinite wn eqivoco millenario What piece of work is a man... and yet, to me, what is this quintessence of dust? W. Shakespeare, Hamlet I,2 Ora sappiamo quale sia il reale valore di ypedv™ in Anassiman. dro: cid che @ fatale ¢ governa il destino di tutti gli esseri in un cosmo senza perdono e senza pace La meditazione di Anassimandro, come si é accennato, & di pitt vasto dominio. Contempla cupamente anche gli uomini trascina- ti dall'implacabile prova della lotta mortale, gli uni contro gli al tri, La violenza (SBptc) del mondo, instaurata a fatale necessita, & destinata a spegnersi nella polvere ove si riattiva il cielo incessan te. E legge che condanna a morire i prevaricatori, gli operatori di morte come gli innocenti, oppressi per iniquita (d6txiac), desti- nati tutti a tormare negli elementi dai quali ebbero origine. La voce di Paolo, quando disse che «il compenso del peceato la morte>, discendeva da inascoltate lontananze. E per quanto & concesso al destino dell'uomo @ gia testimonianza il testo bibli- co. Gia nel teatro del giovane universo tuona la maledizione del Creatore contro I'uomo che Egli ha plasmato di polvere ed & di venuto ribelle a suo volere, Nell Ecclesiastico & detto: «ll Signore cred 'uomo dalla terra e ad essa lo fa tornare di nuovo. Egli assegné agli uomini giorni contati €.un tempo fissatom: kad tiv to xpovo wéty, di Anassimandro, Ma gia V'antica sapienza babilonese aveva inciso nell'epopea di Gil game8: al giorni dell’ uomo sono contati, qualunque cosa faccia epli non é altro che vento»,?° Si fa sempre pit chiaro che lontano dai valori di “polvere”, di “terra”, origine e fine di ogni cosa, principio elementare dal qua- le le cose hanno avuto origine e nel quale tutte si disfano, la pa- rola greca dnetpov tradotta “illimitato”, che sarebbe stata usata per la prima volta in forma assoluta da Anassimandto, col tempo parve inaudita Decisamente la testimonianza di Aczio tegistra lo sconcerto di quanti, nel passato, hanno dovuto a lungo meditare su quel léxeipov del filosofo milesio, perché egli non delucida che cosa & Paretpov, se aria, acqua o terra o qualche altro corpo. Disce- polo di Aristotele che definiva sapienza la conoscenza certa di ™ pes sisulta dello stesso valore semantico di rin: cfr ebraico qi ("to happen”, “to let happen”) ” Tavoleta di Yale, 41-2, 38 fascia llc del infinite principi e di cause, Teofrasto, che & riecheggiato in quelle parole, parrebbe in sintonia con il noto aforisma di Berkeley che ritene- va «indegno di un filosofo pronunziare una parola e con essa non significare nulla»." In realtd Anassimandro @ immune da tali sospetti ¢ avrebbe potuto anzi condividere I'horror infiniti espresso nei Paradossi di Zenone, lostracismo dell'infinito bandito da Euclide, da Eudos- s0, da Archimede, avrebbe potuto sentie il degrado dell’infinito nell'armonia dei tardi pitagoric, ridotto al concetto di imperfe- igne, come dell'accadico la gata (incompiuto). E inoltre fortemente indicativo che Aristotele neghi potenzis lita all'énetpoy, relegandolo allinerzia di una materia potenzial Ma evocando Anassimandro, grande filosofo della natura nel concerto con gli altri filosofi degli clementi naturali, acqua, aria, fuoco, quell’dreipov si chiarisce a evidenza come materia. Ben diverso & l'aggettivo infinito detto talora dai filosofi antichi per lo spazio dell'universo; cosi la scuola ioniea ¢ i tardi pitagorici concepiscono dxeipov lo avetua che avvolge il mondo. ‘Anet- pot, cio® “innumerevoli” sono anche i mondi che si dissalvono negli clementi primi (Leucippo, Democrito), infiniti sono gli ato- mi. Ma come per un pensatore antico, Ferecide, parve a Zeller poco credibile lattribuzione della concezione di xp6vos inteso come “tempo” quale elemento cosmogonico («e difatti chronos appare come un essere concreto»), cosi ancora meno credibile Vémewpoy di Anassimandro, inteso come infinito, in assoluto, origine dell'universo. Nella Metafisica, Aristotele, con aperto ri- chiamo ad Anassimandro, rivela che i pid, fra quelli che per primi filosofarono, concepitono che principi 4 ogni. cosa siano solo quelli materili. Ein realta alfermarono che principio primo ed elemento originario degli esseri ¢ quello dal quale tutti sono costtuit, dal quale originariamente derivano e nel quale infine ess si dissolvono.” E nella Fisica dichiara che «l'infinito @ causa come materia». Aristotele assicura dunque che «in efferti, 'éeipov non é altro che materia (ob8Ev GAAo fy She)».” 9G, Berkeley, Opere filosofiche: Trattto sui principi della conose § 122, Utet, Torino 1996, p. 263. tot metaph. 1,3, 983b6= 11 A 12 DK. % Avistot. phys IIL, 7, 207b 35 = 12. 14 DK. % AG 1,3,3 = Dox 277 = 12 AM4DK. 39

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