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XXVIII 2016

UNIVERSIT DEGLI STUDI DI MESSINA


Dipartimento di Civilt Antiche e Moderne

ACCADEMIA FIORENTINA DI PAPIROLOGIA


E DI STUDI SUL MONDO ANTICO

ANALECTA PAPYROLOGICA
una rivista peer reviewed

diretta da
Rosario Pintaudi
Diletta Minutoli

comitato scientifico
Daniele Castrizio
Paola Colace Radici
Alain Delattre
Lucio Del Corso
Hermann Harrauer
Antonio Lpez Garca
Gabriella Messeri Savorelli
Paola Pruneti
Dominic Rathbone
Silvia Strassi
Giuseppe Ucciardello
Antonino Zumbo

in copertina:
PSI IX 1092 Callimaco: Chioma di Berenice
Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana
XXVIII 2016

SICANIA
university press
Questo volume, cos come il precedente, stato finanziato personalmente
dal Direttore di questa Rivista.

ISSN 1122-2336

2016, SICANIA by GEM s.r.l.


Via Catania 62, 98124 Messina
www.sicania.me.it
info@sicania.me.it

Tutti i diritti sono riservati dallEditore.


vietata la riproduzione, anche parziale, dellopera.
Il volume dedicato a Isabella Andorlini,
che ci ha lasciati senza pi lacrime

28.04.1955-10.11.2016
TIMONE DI FLIUNTE, EURIPIDE E POTAMONE:
NUOVE IPOTESI DI ATTRIBUZIONE PER PSI XV 1476*

I frammenti di papiro, che si discuteranno, furono in parte presentati


allXI Congresso Internazionale di Papirologia (1965) e pubblicati da Vit-
torio Bartoletti in un contributo che per oltre quarantanni ne ha costituito
leditio princeps1. Solo nel 2008, essi sono stati pienamente valorizzati nella
nuova edizione (MP3 1583.3) realizzata da Guido Bastianini per il XV vo-
lume dei PSI2.
Si tratta di vari frammenti vergati nella seconda met del II secolo d.C.
sul verso di due documenti amministrativi del I secolo, incollati a formare
un volumen. Il supporto serv ad accogliere una silloge di passi di poesia
greca di carattere gnomico3.

* Per la pazienza e i buoni consigli prestati nella lettura del presente lavoro, desidero
ringraziare vivamente lamico e collega Lucio Del Corso (Universit degli Studi di Cassino)
nonch gli anonimi referees di AnPap che, attraverso attente osservazioni, hanno contri-
buito a migliorare limpostazione e lefficacia dellesposizione.
1
Vd. BARTOLETTI 1966.
2
Vd. BASTIANINI 2008b; la bibliografia registrata a p. 51 pu essere aggiornata: cfr.
AUSTIN 2009; PAGANO 2010, pp. 37, nt. 62, e pp. 185-186; PUGLIA 2010 e 2011; NERVEGNA
2013, p. 191, nt. 216 e p. 206, nt. 24; PORDOMINGO 2013, p. 224. Numerose ragioni, tra cui
la morte di Vittorio Bartoletti, avvenuta il 15 aprile 1967, spiegano il lungo arco temporale
intercorso tra le prime bozze di stampa di PSI XV, risalenti al 1967, e la sua uscita nel 2008,
vd. BASTIANINI 2008a, pp. V-VII.
3
La definizione fornita dagli studiosi per i papiri che accolgono materiali di questo
tipo risponde al senso aristotelico di elaborato nel II libro della Retorica: unaffer-
mazione generale concernente le azioni degli uomini e in particolare i princip che devono
ispirare le scelte della loro vita, vd. 1394a 21-25 

!
 La massima unaffermazione che non riguarda il particolare ad esempio, che
genere di uomo sia Ificrate ma di carattere universale, e che non concerne tutti gli uni-
versali ad esempio che il diritto il contrario dello storto ma solo ci che in rapporto
con le azioni e che pu essere scelto o evitato in funzione di esse (trad. M. Dorati); sulla
definizione aristotelica, cfr. MOST 2003, pp. 145-146.
208 MENICO CAROLI

La fruibilit delle massime agevolata da titoli di sezione che chiari-


scono il senso degli accostamenti in funzione dei temi trattati e della suc-
cessione antinomica dei passi letterari4. Anche se la suddivisione per aree
tematiche si conserva in un solo caso (nel fr. 3 nominato il titolo 
, vd. col. II, l. 10), possibile congetturare il tenore delle intestazioni
perdute: i temi sono la ricchezza (: fr. 1, col. I), la fortuna (
: frr. 2, coll. II-III; 3) e le potenzialit della parola (: fr. 4);
una sezione a s era riservata allinfluenza degli di (e forse del solo Zeus:
cfr. fr. 2, col. I) nella vita degli uomini.
Le sentenze, copiate senza divisione di versi, come fossero prosa, sono
precedute dal nome dellautore e talvolta dal titolo dellopera, circostanza
insolita nei papiri gnomologici. A essere scelti sono per lo pi poeti di te-
atro, con predominanza di Euripide, per la tragedia, e di Menandro per la
commedia. Il dato non costituisce novit rispetto a quanto documentato
per raccolte dello stesso tipo. Ci evidente soprattutto per Euripide, po-
eta 5, e per Menandro, che nel riuso morale e paideutico
dei suoi versi ha goduto di una notoriet pari solo a quella euripidea. Non
mancano, nel papiro, citazioni da Eschilo, Sofocle e Moschione, nonch,
per i comici, da Filemone, Antifane e da Apollodoro. Estranei al dramma
attico sono una citazione da poema orfico, una dalle Opere e giorni di Esio-
do ed una, pressoch muta, del poeta Cercida6.
Anche se il manoscritto opera di un copista che tradisce estrema
scorrettezza in trascrizioni che pullulano di errori di ogni tipo7, mol-
ti elementi fanno di esso un testimone di sicuro pregio. Alcune citazioni
hanno restituito passi non altrimenti noti di Menandro e di Euripide (il
cui numero, secondo una delle ipotesi che formuleremo, pu essere au-
mentato), mentre altre non sono state identificate. Alcune di esse saranno
riconsiderate nel presente contributo; si tenter, in particolare, di suggeri-
re: 1) lidentificazione di una sequenza di lettere restituita da un frustulo

4
Tale contrapposizione, su cui torneremo, realizza quella che il primo editore ha defi-
nito una sorta di antilogia di sentenze: unalternarsi di lodi e biasimi, intorno a uno stesso
soggetto favorito dal meccanismo retorico delle contrapposizioni () che risale
ad antichit molto notevole, come anche mostrato da papiri antologici di et tolemaica
(BARTOLETTI 1966, p. 9, con adattamenti).
5
La definizione di MOST 2003.
6
Vd. fr. 1, col. II, ll. 5-9: a parte il nome, parzialmente restituito, dellautore (>),
si leggono solo 7 lettere iniziali di ciascun rigo, al punto che il frammento accolto come
dubium dalla pi recente editrice del poeta, vd. LOMIENTO 1993, p. 55, ad fr. *67.
7
BASTIANINI 2008b, p. 54.
Timone di Fliunte, Euripide e Potamone: nuove ipotesi di attribuzione per PSI XV 1476 209

con un passo dei Silli di Timone di Fliunte; 2) la probabile appartenenza di


un passo di Euripide, menzionato senza titolo, ai Cretesi; 3) la paternit
(forse euripidea) di un passo adespoto di tragedia; 4) lappartenenza di
due frammenti, gi editi come passi di prosa filosofica, a tal Potamone, non
prosatore, ma probabile esponente della Commedia nuova.

1. Timone di Fliunte? (fr. 11)

A proposito dei frr. 6-19, i pi esigui del rotolo, le cui dimensioni va-
riano da un minimo di 0,5 1,7 cm (fr. 7) a un massimo di 3,6 4,4 cm (fr.
6), lultimo editore rinuncia a formulare ipotesi identificative per la scrittu-
ra riportata al loro interno8. Tuttavia, possibile riconsiderare il fr. 11 (cm
1,7 1,1), che restituisce nitidamente tre lettere al primo rigo e quattro al
successivo:

  @>
  @>

Gli scarni resti di scrittura potrebbero confluire nei primi due versi di
un passo di Timone di Fliunte che Ateneo leggeva ancora nel II libro dei
Silli. Lipotesi, resa possibile dallampiezza materiale delle colonne, le quali,
nel manoscritto, arrivano a contenere fino a una trentina ca. di lettere (e.g.
fr. 4, col. I, l. 12), consentirebbe di documentare la prima (e ad oggi unica)
attestazione dellopera di Timone tramandata da papiro. Si tratta del fr. 3
DI MARCO, che cos recita:

  27
  
  .

Non mi piace n la focaccia di Teo n la karykke dei Lidii: con


un semplice ed arido bollito di fave che sciala tutta la massa dei Greci in
miseria9.

8
Vd. BASTIANINI 2008b, p. 55: sul contenuto degli altri frammenti [= 6-19], impos-
sibile dire alcunch.
9
La traduzione ripresa da DI MARCO 1989, p. 101, alla cui opera di commento si
rinvia per una interpretazione complessiva del frammento, vd. pp. 117-120.
210 MENICO CAROLI

La sezione del papiro che avrebbe potuto contemplare un passo


di questo tenore era forse la  . Di essa possediamo un ampio
stralcio nel fr. 1 del manoscritto, dove passi di vari autori (Euripide, Esiodo,
Sofocle, Cercida, Eschilo e Potamone, di cui diremo) concorrono a delineare
una valutazione serena e positiva della ricchezza. Essa si fonderebbe sulla
condanna della miseria come ineludibile calamit, un topos ricorrente nella
letteratura arcaica che non a caso si ravvisa gi in Esiodo, contemplato
proprio in questa sezione del florilegio. Lattrattivit sociale della ricchezza
infatti valorizzata fin dal primo passo presente nel fr. 1 (col. I, ll. 1-9), corri-
spondente al fr. 462 KANNICHT delle Cretesi di Euripide: So per lunga espe-
rienza che gli uomini sono amici dei ricchi. Tutti evitano i morti di fame e
corteggiano chi possiede ricchezze, ha relazioni sociali e buone conoscenze.
La nobilt della famiglia dei ricchi tenuta in alta considerazione: il povero a
morire ci guadagna (@ _>@

_y _
>@y__y
_). Anche il verso che segue (fr. 1, col. I,
ll. 9-10), tratto dalle Opere e giorni di Esiodo, concorre a costituire lidea,
letteraria e sociale, del come fonte di credito individuale: di ric-
chezza, prestigio e successo sono compagni, dice il poeta (Op. 313 
). E, ancora, lelogio della ricchezza culmina nella ri-
presa di un nuovo passo di Euripide, da tragedia di cui omesso il titolo. Se-
condo lipotesi che formuleremo al 2, potrebbe trattarsi di escerto dai Cre-
tesi dello stesso Euripide, in cui la persona loquens (verosimilmente Minosse)
accusa Dedalo di non aver dedicato statue o altari al dio della ricchezza.
Come collocare, allora, la citazione di Timone nel quadro della di-
scussione sul rispetto ai passi di Euripide e di Esiodo che si sono
menzionati?
Editori e studiosi del papiro riconoscono allinterno delle varie sezio-
ni del manoscritto un andamento per , giustificato, come notava
Bartoletti, dal fatto che la valutazione dei temi trattati era formulata ora
in forma di ora di . dunque probabile che a una valuta-
zione senzaltro positiva del , restituita dai passi di Euripide e di
Esiodo, fosse contrapposto un punto di vista altro, nel tentativo di fornire
una sorta di soluzione morale alla ricchezza, rappresentata dalla rinuncia
sociale della stessa. un indirizzo, questo, che il frammento di Timone
professa con originalit. Si ritiene da pi parti che a parlare sia un filosofo
cinico ritratto nel suo rifiuto orgoglioso della ricchezza, espresso attraver-
so il rigetto di leccornie, tipiche della Ionia e della Lidia, e lelogio di una
povert, estesa a tutti i Greci, mediata da una ripresa parodica del fr. 102
Timone di Fliunte, Euripide e Potamone: nuove ipotesi di attribuzione per PSI XV 1476 211

WEST2 di Archiloco ( La miseria di


tutti i Greci si radunata a Taso). Daltra parte, se leco archilochea del
passo di Timone circoscritta dai commentatori al solo v. 3 (
), al poeta pario sembra ricondurre anche quel
rifiuto tout court della ricchezza che lo stesso evoca nel fr. 19 WEST2, uno
dei pi celebrati nellantichit: 2
y
     . Non mi interessano le ricchezze
di Gige coperto doro, non mi ha mai preso linvidia, n sono geloso dei
capolavori degli di, e non certo aspiro a un gran potere: sono cose infini-
tamente lontane dai miei desideri.

2. Euripide, ? (fr. 1, ll. 11-19)

Il fr. 1, collocato da Bastianini allinizio del volumen10, reca nella I co-


lonna di testo frammenti di poesia dedicati, come si detto, allelogio del
. I passi sono trascritti nellordine che segue: a ll. 1-9 figurano sei versi
di tragedia di Euripide >@>@ > @ presentati senza titolo. Due di tali
versi erano gi noti dallo Stobeo, che li desumeva  (4, 31, 11 [5,
736, 11 HENSE]); la fortuita circostanza ha perci consentito di identificare il
passo con sicurezza. Si tratta del fr. 462 KANNICHT delle Cretesi ()11,
titolo da non confondere con quello di unaltra tragedia dello stesso Euripide,
i , di cui ancora diremo. A ll. 9-10 poi citato un verso di Esiodo (
), corrispondente a Op. 31312; a ll. 11-19 figurano quindi altri sette versi
di Euripide (), senza indicazione di titolo.
Noti soltanto da questo papiro, i sette trimetri furono inclusi nei
TrGF tra gli incertarum fabularum fragmenta (= fr. 928a KANNICHT) della
produzione euripidea; a nostro avviso, potrebbero sussistere indizi per una
attribuzione pi precisa.
Un personaggio accusa il primo artigiano che, specializzatosi nellarte
della scultura e dellarchitettura, avrebbe dimenticato di onorare Pluto, il
pi illustre fra gli di:

10
A sinistra della col. I si scorgono infatti i resti di un ampio , che con i suoi
5,4 cm rivela unampiezza superiore a quella di qualunque altro intercolumnio presente
negli altri frammenti.
11
Testo e traduzione sono dati supra, 1.
12
Vd. supra, 1.
212 MENICO CAROLI

  _
  _
  >@_>@_
  _y
  _
  _.
   !>  @> @>  @>

Il primo uomo che ha innalzato altari per le divinit celesti,


che ha modellato sacre statue con immagini scolpite ad arte,
ha trascurato allora, come io penso, una cosa sola:
neanche un altare inghirlandato ha edificato per Pluto,
il pi grande e il pi potente fra gli di.
Da parte mia Zeus

Gli editori rinunciano a formulare ipotesi circa la provenienza dei


versi, nei quali indizio non trascurabile potrebbe essere proprio il destina-
tario dellaccusa. A detta di Kannicht, lo scultore dimentico di Pluto sareb-
be Dedalo, ottimo architetto e primo a inventare le statue, come chiosava
Apollodoro13.
Evocate da Euripide anche nellEcuba e in un suo dramma satiresco,
lEuristeo14, le opere di Dedalo, al centro di infinite reminiscenze nel dram-
ma attico di V e IV secolo15, sembrano qui inquadrate in un contesto par-

13
Bibl. 3, 15, 8 ; che la figura cui si
allude sia Dedalo evidenzia R. KANNICHT in TrGF 5, 2, p. 930 (ad fr. 928a): ad Daedalum
 spectat. Sulla figura di Dedalo nel mito e nelle fonti classiche,
vd. BECATTI 1987, pp. 169-183, e PUGLIARA 2003, pp. 176-240.
14
Il riferimento a Dedalo, nellEcuba, si sovrappone al motivo della voce animatrice:
la protagonista dispera di avere il potere di persuadere Agamennone e implora: Ah, se le
mie mani, i miei capelli, i miei piedi per mezzo delle arti di Dedalo o di qualche dio avessero
voce per piangere e pregarti con ogni parola possibile stringendosi tutti insieme alle tue
ginocchia (836-840 (

). E ancora, nellEuristeo, un personaggio, rivolgendosi a un
vecchio, forse turbato dal repentino agitarsi di un idolo, lo rassicurerebbe, spiegando come
tutte le statue dedaliche sembra che camminino e parlino, tanto era sapiente quelluomo
(fr. 372, 2-3 KANNICHT        y  
).
15
Se Dedalo, come scultore magico e prodigioso, gi evocato nel fr. 78a RADT dei
Theoroi o Uomini dellIstmo di Eschilo, una parte dei frammenti comici incentrati sulla sua
Timone di Fliunte, Euripide e Potamone: nuove ipotesi di attribuzione per PSI XV 1476 213

ticolare. Motivo conduttore non sarebbero le opere compiute di Dedalo,


quelle che gli avevano garantito la celebrit, ma le imprese mancate, quelle
che Dedalo non avrebbe mai realizzato n dedicato (cfr. v. 6 )
a potenti divinit. Colpa non veniale per Dedalo sarebbe stata laver tra-
scurato il dio della ricchezza, orfano di templi e di altari, malgrado la sua
importanza nella vita degli uomini.
Una certa attenzione per divinit neglette dagli artisti ricorre nella
produzione di Euripide. Nel fr. 170 KANNICHT della perduta Antigone il
poeta rileva una dimenticanza analoga, perpetrata ai danni della divina Pei-
tho. Nessun artista le avrebbe dedicato templi e altari, per cui la parola,
come afferma Euripide, lunico tempio di Persuasione e la natura umana
il suo altare (
)16.
Laccusa mossa a Dedalo non costituirebbe per lunica sua deficienza
degna di memoria. Per unaltra defaillance lo scultore era ricordato in un
passo di Euripide, menzionato da Plutarco nei Praecepta gerendae rei pu-
blicae (15, 812e), modulato in forma di biasimo:

7

Tu che sei un falegname non hai fatto opera di falegnameria!

Poich Plutarco non indica il titolo del dramma, Kannicht ha archivia-


to il passo tra i fragmenta incertarum fabularum (= fr. 988). Diversamente,

figura riporta lo scolio al v. 838 dellEcuba, vd. vol. II, p. 67 SCHWARTZ. Tra i passi paralleli
a quello del dramma euripideo, in cui si farebbe riferimento sulla scena a Dedalo e a statue
mobili e parlanti, sono citati il passo dellEuristeo di cui si detto alla nt. 14 e inoltre i frr.
75 e 204 K-A di Cratino e Platone Comico. Un frammento del commediografo Filippo
citato da Aristotele (De an. 406b 15 = fr. 1 K-A), su cui vd. PUGLIARA 2003, pp. 192-193.
La figura di Dedalo al centro di drammi perduti che recano il suo nome gi nel titolo: un
Dedalo, forse satiresco, compose Sofocle (frr. 158-164a RADT); tre drammi omonimi com-
posero Aristofane (frr. 191-204 K-A, su cui vd. PELLEGRINO 2015, pp. 130-137), Platone
Comico (frr. 19-20 K-A, su cui vd. PIRROTTA 2009, p. 85) ed Eubulo (frr. 20-21 K-A, su
cui vd. HUNTER 1983, pp. 112-113). Drammi collegati alle vicende di Dedalo includono
anche gli Abitanti di Camico di Sofocle (frr. 323-327 RADT) e il Cocalo di Aristofane (frr.
359-371 K-A, vd. PELLEGRINO 2015, pp. 221-226), ambedue dedicati alle avventure siciliane
di Dedalo, contrapposte alle vicissitudini cretesi del Minosse di Sofocle (fr. 407 RADT) e dei
Cretesi di Euripide, di cui diremo.
16
Sul passo, cfr. DE MARTINO 1998, p. 73; GREGORY 1999, p. 143; HAFFNER 2001,
pp. 126-128.
214 MENICO CAROLI

sulla scia di Wilamowitz, editori e studiosi di Euripide sospettano che il


trimetro possa appartenere ai Cretesi (), tragedia ricondotta dai pi
alla prima fase della produzione del drammaturgo17, da non confondersi
con le summenzionate Cretesi () dello stesso Euripide.
Il lavoro critico sui , avviato da Wilamowitz, conta 10 fram-
menti, di cui uno, a parere degli studiosi, riguarderebbe la figura di De-
dalo: si tratterebbe proprio del trimetro giambico ricordato da Plutarco.
Secondo Wilamowitz, il verso farebbe parte di uno dei dialoghi fra i due
personaggi-chiave del dramma: Minosse, re di Creta, e Dedalo, accusato di
aver architettato la vacca lignea con cui linfedele Pasifae si sarebbe unita al
toro marino, dono di Poseidone, generando il Minotauro18.
La possibile attribuzione ai Cretesi del passo citato da Plutarco stata
sostenuta sul fondamento di indizi interessanti. Riprendendo lassunto di
Wilamowitz, Cantarella ha sottolineato come lunico noto in trage-
dia sia, appunto, Dedalo, incaricato della stessa qualifica anche nel ditiram-
bo Pasifae di Bacchilide (vd. fr. **26, 6 MAEHLER)19. La stessa attribuzione
stata quindi valorizzata dagli editori euripidei: Jouan e van Looy stampano
il verso tra i fragmenta incerta vel dubia dei Cretesi (= fr. 6). In consonan-
za con tale scelta appare lautorevole edizione critica dei Cretesi curata da
Adele Teresa Cozzoli (= fr. 9). E anche nella pi recente raccolta dei fram-
menti euripidei, realizzata da Christopher Collard in collaborazione con
altri studiosi, il passo di Plutarco ricondotto allo stesso dramma20.
Oltre al trimetro su Dedalo, Plutarco ha trasmesso altri versi dei Cre-
tesi (vd. frr. 2, 12; 4, 5; 6 Cozzoli). Come dimostra uno studio sulle fonti del
Cheronese, egli non avrebbe avuto conoscenza diretta dei versi che citava21.
Ipotesi plausibile che Plutarco conoscesse il passo sul Dedalo per
la sua proverbialit: parlando di uomini che si dedicano ad attivit per le
quali non sarebbero portati per natura, Plutarco concludeva che chi sba-
glia coscientemente non meriterebbe neanche il perdono, ma piuttosto un
biasimo modulato secondo le parole di Euripide. Plutarco, come conclude
la Cozzoli, non menziona il titolo del dramma, ma la mancata citazione
della tragedia a cui il verso appartiene non implica necessariamente che

17
Vd. COZZOLI 2010, p. 9.
18
Vd. WILAMOWITZ 1935, p. 192.
19
Vd. CANTARELLA 1964, p. 89 e nt. 2.
20
Vd. JOUAN-VAN LOOY 2000, p. 332; COZZOLI 2001, pp. 12, 15, 67, 116; COLLARD-
CROPP 2008, pp. 554-555 (cfr. COLLARD-CROPP-LEE 1995, pp. 66 e 78).
21
Vd. DI GREGORIO 1980, pp. 64-65.
Timone di Fliunte, Euripide e Potamone: nuove ipotesi di attribuzione per PSI XV 1476 215

esso non derivi dai Cretesi. Anzi questa affermazione doveva con ogni
probabilit essere pronunciata da Minosse che incolpava Dedalo della sua
connivenza con Pasifae22.
Quale sarebbe, allora, il tenore dellaccusa di Minosse e quali i punti
di contatto che essa potrebbe eventualmente rivelare con il passo del papiro
fiorentino?
Plasmatore eccelso di statue tanto simili alla realt da impressionare
anche la fantasia di Platone23, Dedalo non si sarebbe degnato di dedicare
altari a Pluto. Eppure, dimentico degli di pi influenti nella vita degli uo-
mini, egli non si sarebbe preoccupato di rigettare il progetto di Pasifae,
umiliandosi lui che mai aveva voluto degradarsi al ruolo di ad as-
semblare, come lultimo dei falegnami, le assi di legno simulanti le fattezze
del famigerato animale24. Quel suo gesto sarebbe stato causa di mali infiniti
per i Cretesi, come lo era stato il cavallo di legno per i Troiani25.
Di questo tenore potrebbero essere state le accuse formulate da
Minosse attraverso il modulo retorico-accusatorio dellessere o non essere
qualcuno o qualcosa che si voleva richiamare alla memoria del pubblico
teatrale. Lipotesi che laddebito di colpa a Dedalo fosse mosso in due
passi, traditi distintamente (uno il verso plutarcheo su Dedalo-,
laltro quello sulla dimenticanza di Pluto), riconducibili entrambi alla

22
COZZOLI 2001, p. 116.
23
Le oscillanti e instabili sono paragonate, nel Menone (97c 4-98a 3), alle statue
di Dedalo, che avrebbero la capacit di fuggire se non legate (sul passo, vd. BECATTI 1987, p.
181). E ancora, nellEutifrone (11b-e), Socrate confronta le parole di Eutifrone alle opere di
Dedalo: vd. PUGLIARA 2003, pp. 191-192.
24
Il gesto di Dedalo, che, pur di compiacere Pasifae, regredisce al ruolo di ,
era cos proverbiale nellantichit da lasciare un segno persino nel campo dellarte pub-
blicitaria. Come osserva TOSO 2007, p. 116, a Pompei, sullesterno della cd. Bottega del
Profumiere (VI 7, 8), rappresentata Pasifae con la vacca lignea realizzata dallartigiano
ateniese, cui fa pendant la raffigurazione di scene da una falegnameria. Si tratta evidente-
mente della bottega di un falegname che aveva scelto queste immagini a scopo pubblicitario:
lartigiano si identifica cos con Dedalo, mitico collega e insieme modello (ZANKER 2002,
p. 217; per un esempio in ambito funerario, cfr. TURCAN 1999, p. 41, per lurna dellebanista
C. Volcacius Artemidorus).
25
Sulle statue animate, come fonte di insidia, vd. PUGLIARA 2003, pp. 164-166. Come
mi fa notare lanonimo referee, va certo anche osservato come il rimprovero a Dedalo per
aver fatto il manutengolo di Pasifae dovrebbe fare di lui un personaggio cattivo. Il rimpro-
vero di non aver costruito un altare per Pluto porterebbe invece a identificare come buono
il (Dedalo, secondo la nostra ipotesi) e come cattivo il rimproverante, non
perch la ricchezza sia da avversare in s, ma perch non pu godere del piano etico vincente
colui che metta Pluto al di sopra di tutti gli di (fr. 928a KANNICHT, v. 5).
216 MENICO CAROLI

scena del je accuse di Minosse, che certo doveva comprendere anche un


tentativo di discolpa da parte di Dedalo26.
Se plausibile, lattribuzione che si qui formulata consentirebbe di
elevare a 11 il numero dei frammenti dei Cretesi, ampliando il canale della
tradizione diretta del dramma, ridotta a due soli testimoni27.
Anche laspetto titolistico potrebbe condurre verso tale direzione.
Definita, con riferimento al plot, tragedia shadow, mysterious and
frustrating28, i Cretesi di Euripide rivelerebbero aspetti frustranti anche
a causa del titolo, , che qualche confusione aveva potuto creare tra
quanti, nellantichit, dovevano citare dalle quasi omonime . An-
che il modus operandi dellantologista sembra tradire una qualche difficolt
di questo tipo. Nella stessa sezione del florilegio (col. I), egli ricorre a due
passi di tragedia, che si limita a siglare come escerti di Euripide, separati
solo da un verso esiodeo: una citazione, desunta sicuramente dalle Crete-
si, figura alle ll. 1-9, laddove alle ll. 11-19 seguiva probabilmente il passo
riconducibile, secondo la nostra ipotesi, alla rhesis di Minosse nei quasi
omonimi Cretesi. Non sarebbe allora casuale che, per ambedue i passi, lan-
tologista abbia omesso i titoli, venendo meno a quella precisione che, altro-
ve, lo induce a precisare la fonte. Daltra parte, sappiamo che nellantichit i
Cretesi e le Cretesi di Euripide erano talora confusi e sovrapposti non solo
per i titoli, ma anche per aspetti coincidenti della trama29.

3. Euripide? (fr. 4, ll. 1-6)

Fra i passi presenti nella sezione del papiro dedicata alle potenzialit
del , meritano nuova attenzione i versi trascritti alle ll. 1-6 del fr. 4,

26
COZZOLI 2001, p. 12, che ovviamente non considera il passo dellantologia fiorentina,
si dichiara certa che il fr. 9, tramandato da Plutarco, rappresenti lunico verso appartenente
a un dialogo tra Minosse e Dedalo, da collocarsi o subito prima dellagone tra Minosse e
Pasifae (parte del suo discorso di difesa si conserva nel fr. 7 COZZOLI), conseguente alla con-
fessione di lei, o immediatamente dopo questo.
27
Si tratta di un testimone pergamenaceo del I-II secolo d.C. (Pergamena Berolinensis
13217 = MP3 437) e di uno papiraceo del II d.C. (P. Oxy. 2461 = MP3 451).
28
Ch. Collard in COLLARD-CROPP-LEE 1995, p. 53.
29
Ad esempio, POHLENZ 19542, vol. I, pp. 248 ss., rimarca quello che lui reputa senzal-
tro un inizio comune alle due tragedie: in entrambi i casi il presupposto dellazione scenica
sarebbe costituito da amori illeciti, di Pasifae, nel dramma intitolato , e di Aerope, nella
pice intitolata . Sul fatto che lEschilo aristofaneo di Ran. 849 abbia potuto deridere
Euripide per aver scritto due drammi dai titoli quasi identici, vd. DEL CORNO 1985, p. 208.
Timone di Fliunte, Euripide e Potamone: nuove ipotesi di attribuzione per PSI XV 1476 217

uno dei pi estesi del manoscritto (cm 20,2 10,3). Si tratta di quattro tri-
metri giambici di autore ignoto che, per il tono tragico che li caratterizza,
furono gi inclusi fra gli adespota dei Tragicorum Graecorum Fragmenta
come fr. 702 KANNICHT-SNELL.
Dal primo contributo di Bartoletti alledizione di Bastianini, sforzi
apprezzabili sono stati compiuti per restituire al passo una correttezza,
formale e metrica, inficiata dallimperizia dello scriba e dai danni materiali
del papiro:

  >@>@_
  >@_>@
  _>@
  _>@30.

O lingua, male intollerabile per gli uomini,


che hai il potere di adornare le cose maligne con belle
parole, e invece le cose chiare con la tua arte rendi sempre sfuggenti,
sfruttando il desiderio incontrollabile dellanima.

Lorigine dei versi obliterata dalla laconica inscriptio  , il


cui senso sar discusso alla fine del paragrafo; valuteremo invece subito se
elementi di natura almeno stilistica e lessicale possano suggerire ipotesi di
attribuzione che lo anticipiamo fin da ora porterebbero nuovamente a
Euripide.
A parte lascendenza sofistica dellassunto che attribuisce alla paro-
la forza tale da mutare diametralmente il senso delle cose31, primo, flebile

30
Per il testo, seguo BASTIANINI 2008b, p. 88, ad eccezione del v. 3: leditore, muoven-
do dalla sequenza, sicuramente corrotta, del papiro, , stampa >@. Per le
ragioni argomentate da PUGLIA 2010, p. 75, forse preferibile leggere qui >@: il
curioso del papiro pu risolversi in  pensando a uno dei tanti scambi per di
cui il testo pullula (si vedano almeno a fr. 1 col. I 5 per e nel v. 2 del nostro passo @
@. Alla fine dello stesso verso Bastianini stampa , che potrebbe per essere
erronea trascrizione di , come si dir pi avanti.
31
Esperti nella reversibilit delle argomentazioni, i sofisti si dicevano egualmen-
te capaci di amplificare e attenuare a piacimento: Grazie alla forza delle parole essi dan-
no alle piccole cose lapparenza della grandiosit, a quelle grandi quelle della piccolezza
(Plat. Phdr. 267a 
, a proposito di Tisia e Gorgia; ugualmente Isocr. Pan. 8); su Euripide e i Sofisti, vd.
CONACHER 1998.
218 MENICO CAROLI

indizio su cui soffermarsi forse lallocuzione , formulata al v.


1 mediante + vocativo. Si tratta di modulo attestato decine di volte nel
dramma attico e specialmente in quello di Euripide32. Daltra parte, dei pas-
si sicuramente euripidei, offerti nel florilegio, la maggior parte comincia
allo stesso modo33.
Con tre soli esempi conservati, lallocuzione alla figura rara
nella poesia greca. Nellunico passo attribuibile ad autore certo (si tratta del
fr. 757 RADT di Sofocle), un personaggio, dopo aver mantenuto a lungo un
segreto, decide alla fine di svelarlo. Inutili i tentativi di risalire alla vicenda
mitica di pertinenza: la citazione inserita in uno dei dialoghi deipnoso-
fistici di Ateneo, per i quali lepitomatore ha conservato solo il nome del
poeta (I 33c ), ma non il titolo del dramma. Linvocazione
alla pare qui immessa in un contesto diverso da quello del papiro
fiorentino: mentre, in questo, si biasima la per la sua capacit di
abbellire le cose vili e di deprimere quelle di pregio, Sofocle alluderebbe al
tradimento verbale del segreto e dunque al diniego di omert: 
__
_. Lin-
gua, dopo aver taciuto per tanto tempo, come avrai il coraggio di divulgare
questo fatto? Certo, nulla pi forte della necessit, per la quale rivelerai il
segreto dei tuoi signori34.
Unaltra allocuzione alla citata da Plutarco nelle Questioni
conviviali: si tratta di un passo che Kock annoverava tra gli adespota co-
mici (fr. 1228) e che oggi, invece, il consenso degli studiosi archivia come
adespoto tragico (= fr. 398 KANNICHT-SNELL). Anche in questo caso, lin-
vocazione, affiancata dal testimone al tema della , non rivela punti

32
Non raramente esso considerato elemento utile nel riconoscimento di passi
frammentari del poeta, cfr. PAGANO 2010 sui frr. 127 e 129 KANNICHT dellAndromeda,
entrambi introdotti dal vocativo : si ritiene che la paternit euripidea del pri-
mo tra i due trimetri [che costituiscono il fr. 127] possa essere accettata per la presenza
dellallocuzione , particolarmente cara a Euripide, tanto che la si ritrover nel
fr. 129 (p. 155).
33
Vd.  (fr. 2, col. II, l. 9 = Frisso II, fr. 820b, 1 KANNICHT);  (fr. 4, col.
II, l. 1 = Andromeda, fr. 140, 1 KANNICHT);  (fr. 4, col. II, l. 2 = fab. inc. fr. 928b, 1
KANNICHT); allo stesso modo () comincia anche lunico escerto del papiro (vd. fr. 3
col. I, l. 11) desunto da tragico minore; si tratta del fr. 12 SNELL di Moschione.
34
Sul passo si soffermano MAIULLARI 2000, p. 87, e MANUWALD 2011, p. 126; per il le-
game, non documentabile, dei versi con i misteri eleusini, cfr. CLINTON 1992, p. 128: Soph.
frg. 757 Radt seems to be an allusion to the Eleusinian Anaktoron, but not enough is pre-
served to allow any confirm conclusions about the nature of the structure.
Timone di Fliunte, Euripide e Potamone: nuove ipotesi di attribuzione per PSI XV 1476 219

di contatto con il passo del papiro, dove la medium di parole non


franche ma ingannevoli: ! 
O lingua, se vuoi vantare qualcosa che sia conveniente, dillo!35.
Quali altri indizi, allora, consentirebbero di accostare a Euripide il
passo del papiro sul potere malefico della ?
Se questo termine (per intendere non lorgano fonatorio, come nei
passi tragici test citati, ma la parola) ricorre spesso nei drammi di Euripi-
de36, allo stile del tragediografo sembrano rinviare soprattutto i vv. 2-3 e,
in particolare, laddebito di abbellire le cose malvage con belle parole (
_>@ / ). Si profila in questo passaggio dellaccu-
sa un forte indizio lessicale che riporterebbe a Euripide. Elemento-chiave
il verbo , questo, s, onnipresente nel lessico del tragediografo: come
suggerisce il dato statistico, verificabile da ricerca nei testi del TLG, nei passi
conservati di tragedia attica forme verbali del verbo appartengono
nel 98% dei casi a drammi integri e frammentari del solo Euripide37. Ma
ci che suggerisce una possibile mano euripidea nei trimetri del papiro
luso (per quanto sappiamo, tipico se non esclusivo del poeta) di ,
seguito da accusativo di nome riferito a realt malevola, quale sinonimo
di . Nel passo adespoto, infatti, certamente usato per
stigmatizzare la capacit della parola () di abbellire () le
realt maligne ( ) ricorrendo a nomi allettanti () che si
rivelerebbero per ingannevoli e degni di biasimo38.
Seppure trascurato nei dizionari, e anche nel LSJ, questo valore se-

35
Rigettato anche nel volume degli adespota comica (PCG VIII) di Kassel-Austin
come passo di tragedia, il frammento archiviato come tragico anche dal pi autorevole
commentatore dellopera di Plutarco, testimone del passo: vd. TEODORSSON 1989-1997, vol.
III, p. 90: it is uncertain, whether this line derives from a tragedy or a comedy: the latter
seems the more improbable.
36
Cfr. in Med. 465-466 lo sfogo liberatorio della protagonista contro Giasone: 
,  Infame: di pi
non posso offenderti a parole per la tua disumanit; cfr. Suppl. 112 
 non si ottiene alcun risultato senza luso della parola) e il fr. 5 KANNICHT
dallEgeo  se non terrai a freno la lingua, mal te ne
incorrer).
37
Aggiungerei altres il fr. adesp. 698 KANNICHT-SNELL, da papiro antologico (vd.
PORDOMINGO 2013, nr. 32, vd. p. 219), fondato, malgrado i danneggiamenti che impedisco-
no di focalizzarne il senso, sul gioco verbale >_ (ll. 1-2).
38
In tal senso il passo interpretato anche da PORDOMINGO 2013, p. 224, che ne accen-
na il contenuto, con riferimento a un pasaje, posiblemente de tragedia, en el que se censura
la lengua, capaz de ensalzar lo malo y de envilecer lo bueno.
220 MENICO CAROLI

mantico di , per indicare chi usa belle parole a mo di consolatorio


eufemismo, costituisce un tipico modus loquendi euripideo. Ad oggi, per
quanto della tragedia attica sia conservato, esso risulta attestato solo in Eu-
ripide, come suggeriscono tre passi di tragedie integre39.
Nello Ione i disonesti non avrebbero pari nellescogitare eufemi-
smi per abbellire con le parole il senso delle loro malefatte (vv. 832-833):
2
_ Ah come odio da sempre i malvagi, che tramano ingiustizie e
poi con i loro espedienti le abbelliscono.
Parimenti, nelle Troiane, Ecuba invita a non mitigare con le parole
(perlomeno non con le divinit) il peso delle colpe umane. Non servirebbe
(come fa Elena che si discolpa della sua condotta dicendosi vittima di Afro-
dite40) abbellire con eufemismi le circostanze dolorose in cui gli uomini

39
Vd. STEVENS 1971, p. 205: from the common meaning adorn, embellish,
sometimes acquires the special connotation (not noticed in LSJ) gloss over, disguise.
40
Giover ricordare come anche in un altro dramma di Euripide, lOreste, la colpa
di Elena sia elusa attraverso un modulo eufemistico, ricorrente in tragedia, che consiste
nella ripetizione del verbo insieme con , , et al.: poich a Troia, ci andai come
ci andai (Or. 78-79 / ), dice, appunto Elena, per al-
ludere ai suoi trascorsi e velare il senso di abbandono della patria. Sul valore retorico della
frase, vd. SCARCELLA 1958, p. 20, che parla di elegante eufemismo. Dalle stesse premesse
parte DI BENEDETTO 1965, p. 22: sostituisce eufemisticamente unespressione pi
forte come o , ma tutto il giro di frase ha un valore eufemistico;
cfr. WILLINK 1986, p. 95, che parla di a common turn of phrase, usually euphemistic. Il
peccato di Elena, come quello originale di Eva, divenne nel mondo antico il prototipo di
colpa velato da eufemismi. Nel (un manuale di retorica costituito a
partire da materiali di Basilico di Nicomedia e Dionisio di Mileto, attribuita a un imitatore
di Elio Aristide: vd. PATILLON 2002, pp. VII-XXII), la capacit delleufemismo di capovol-
gere lantinomia tra vitia e virtutes sarebbe dimostrabile proprio con riferimento allantica
colpa di Elena, causa della guerra infinita tra Greci e Troiani. Assunto quale soggetto di
un particolare tipo di elogio, fondato su un uso sapiente delleufemismo, lepisodio del
suo rapimento produce linaspettata rivalutazione dei protagonisti: Si ricorre alleufemi-
smo quando, anzich evitare i fatti spiacevoli, li esponiamo in modo pi velato, come se,
nellelogiare Alessandro, non chiamassimo il rapimento di Elena n torto n adulterio n
fallo verso Menelao che lo aveva ospitato, ma desiderio di diventare genero di Zeus. Allo
stesso modo, di Elena, diciamo non che commise la colpa di abbandonare marito, figlia
e casa, ma che aspir a diventar famosa (12, 164, p. 158 PATILLON (   


.

 .
Timone di Fliunte, Euripide e Potamone: nuove ipotesi di attribuzione per PSI XV 1476 221

precipitano per loro capriccio (vv. 981-982): 0


! Non far passare per stolte le dee,
abbellendo la tua colpa; tu non persuaderai chi saggio.
E, infine, nellAndromaca, il Coro ha ragione di redarguire Ermione
per laccanimento con cui biasima i difetti delle donne, responsabili di mol-
te cattive azioni. Non sarebbe, per, questo, un atteggiamento plausibile
per una . Donde lammonimento formulato ai vv. 955-956: 
 Eppure le donne dovreb-
bero abbellire i mali delle donne!.
Che nel lessico di Euripide valga come possibile sinonimo di
indirettamente evidenziato dagli scoliasti. Con riferimento al
passo dellAndromaca, i commentatori notano come, per il poeta, abbel-
lire i mali delle donne corrisponda di fatto a velare e a nascondere (p.
308 SCHWARTZ   ) colpe gi compiute41. E proprio
la tendenza a   , richiamata dagli scoliasti, ricono-
sciuta dai retori come tratto peculiare della figura designata dal tecnicismo
. A teorizzarlo (per la prima volta nel I secolo a.C.) il gramma-
tico alessandrino Trifone nella pi antica definizione retorica del termine
: Mediante il termine sostituito (si ottiene) quanto si dice per
eufemismo e che vela persino il male (, RhG III, p. 204 SPEN-
GEL: 
).
Questo primo insieme di passi euripidei, in cui la necessit di ab-
bellire il male formulata in drammi e contesti scenici differenti, realizza
unimmagine evidentemente cara al tragediografo: unimmagine nella quale
egli sembra cogliere perfettamente la natura benefica, ma di fatto fuorviante
ed effimera, dell. A questi passi (che bene ribadirlo costi-
tuiscono i soli esempi pervenuti di tragedia attica fondati su tale valore
semantico di ) saranno allora da affiancare i trimetri del papiro fio-

41
unaffermazione, quella euripidea, che i commentatori moderni hanno giustamen-
te messo in relazione con un passo della perduta Fedra di Sofocle, dove linvito al silenzio
eufemistico (), per mettere a tacere le colpe delle donne, risolto col mero occulta-
mento () delle stesse: Perdonate e mantenete il silenzio: una donna deve aiutare a
nascondere la vergogna di unaltra donna (fr. 679 RADT y
). Sfugge talvolta agli studiosi come unanalogia
ancora pi forte sussista tra il passo euripideo dellAndromaca ed uno delle Tesmoforiazuse
di Aristofane, dove la Prima donna minaccia il Parente (travestito da donna) di depilargli
il pube e aggiunge: Cos imparer per lavvenire che una donna non deve dir male delle
donne (538-539 ).
222 MENICO CAROLI

rentino. Sia in questo sia nei passi citati da Ione, Troiane e Andromaca il
verbo , unito a complemento oggetto di termine dalla forte accezio-
ne negativa (), sembra perfezionare il
senso del procedimento eufemistico: quanto costituisce causa di vergogna
sociale pari a un errore da abbellire con la , strumento ingannevo-
le, capace di mitigare il lato spregevole della realt42.
Se il particolare costrutto di  costituisce un buon indizio a
favore di una possibile paternit euripidea del frammento, ulteriori affinit
lessicali e linguistiche col tragediografo rivelano altri punti del passo
fiorentino. Esclusivamente euripideo ad esempio luso dellaggettivo
, che nel dramma attico attestato solo nel passo in oggetto e in al-
tro verso, sicuramente euripideo, come il celebre fr. 382 KANNICHT del Te-
seo, dove il pastore analfabeta sorpreso a descrivere la forma delle lettere
componenti il nome . Con riferimento alla lettera epsilon, egli dice:
La quarta una linea verticale e ad essa sono puntellate tre linee per tra-
verso (8-10 
). Si potrebbe altres notare come, a livello stilistico,
anche laggettivo , che al v. 1 connota la quale male
intollerabile per gli uomini (>@>@_), sia raro
nel dramma attico, contando, ad oggi, una sola attestazione in Euripide (HF
1422) ed una in Sofocle (Ant. 1346). E un altro aggettivo formato sul pre-
fisso , non raro nel lessico euripideo (cfr. Med. 109 ),
figura nel passo del papiro, obliterato dalla disperata, ma paleograficamen-

42
Che (indipendentemente dal citato costrutto di ) sia, questo, un concetto
caro a Euripide suggerito anche da altri brani di sue tragedie. Valga, uno per tutti, quel
passaggio cruciale delle Baccanti in cui la tendenza a nobilitare le colpe con nomi attraenti
significativamente racchiusa nel concetto di , nientaltro che un trucco per giusti-
ficare un errore e trasformare la vergogna in un onore di cui vantarsi. E perci, ai vv. 29-30
del dramma, le sorelle di Semele affermano che Dioniso non fosse figlio di Zeus ma che
Semele, sedotta da comune mortale, avesse rigettato su Zeus la colpa del suo accoppiamen-
to (v. 29 ): queste, aggiunge Euripide, erano solo trovate di Cadmo
(v. 30 ; sul passo, vd. MAIULLARI 2000, p. 107). Il termine usato dal poeta,
, notevole in riferimento alla volont di mitigare lorrore di una colpa. La capa-
cit di mutare i in , tipica delleufemismo, infatti procedimento che non
sporadicamente produrrebbe . Lo attesta, fra gli altri, un passo della plutarchea
Vita di Solone in relazione al pi antico eufemismo politico coniato dal nomoteta, un legi-
slatore che era per anche poeta: 15, 2 
 il trucco, a quanto sembra, lebbe per primo Solone,
che aveva denominato sgravio lestinzione dei debiti.
Timone di Fliunte, Euripide e Potamone: nuove ipotesi di attribuzione per PSI XV 1476 223

te sicura, sequenza di lettere che al v. 4 legge _, emendata per


lo pi in o 43.
Ancora un ultimo indizio lessicale si pu cogliere al v. 3. Qui il papiro
presenta alcune lettere, compromesse da lacuna (> @), che lultimo
editore integra nella forma >@44. Bastianini osserva come luso
di questo verbo in un tale contesto pu sorprendere (dovrebbe intendersi
nel senso di significhi, raffiguri, rappresenti), a meno che non si voglia
anche qui riconoscere un errore di scrittura per (tu che con la voce
rendi ambiguo ci che chiaro). La forma , tuttavia, sposterebbe
questo brano nellambito della commedia; dato che il tono del passo sem-
bra decisamente tragico, dovremmo allora correggere in , dove -
sarebbe da considerare breve (cfr. per es. Soph. OT 918)45.
Le osservazioni delleditore possono essere ulteriormente valorizzate.
Un eventuale ricorso al verbo , nel passo del papiro, richiamerebbe
ancora una volta lo stile di Euripide, come suggeriscono i summenzionati
vv. 981-982 delle Troiane. Anche qui, infatti, usato con lo stesso
valore semantico eventualmente attestato nel frammento papiraceo, cio
far s che qualcuno o qualcosa appaia in modo diverso da come in effetti
sia: Elena che, nel passo delle Troiane, vorrebbe far passare per stupide le
divinit; la lingua ingannevole che, nel papiro, rende ambiguo ci che
chiaro. In due passi di tragedia (uno sicuramente euripideo, laltro con ogni
probabilit) si farebbe ricorso ad altrettanti verbi, e , in felice
consonanza con lo stile e il lessico di Euripide.
A questo punto, sulla base di ci che si argomentato, si dovr fi-
nalmente considerare il senso della problematica inscriptio , con-
frontandola possibilmente con analoghi titoli di sezione presenti in altre
raccolte di stampo gnomologico.
Il valore della didascalia  si deve circoscrivere, a nostro av-
viso, a due sole possibilit esegetiche. Una prima ipotesi che la dicitura
valesse per , volendo indicare quale autore del passo in
oggetto lo stesso drammaturgo da cui erano tratti i versi (perduti) copiati
prima di esso. Lantologista non avrebbe avuto ragione di ripetere il nome

43
Vd. BASTIANINI 2008b, p. 88: il primo, , suggerito alleditore da Colin
Austin.
44
Vd. supra, nt. 30.
45
BASTIANINI 2008b, p. 88; a pensa anche AUSTIN 2009, p. 198 (che leggeva il v.
3 >@ toi qui rends le beau quivoque par des mots
inconsidrs) e PUGLIA 2010.
224 MENICO CAROLI

di un poeta (Euripide?) che il lettore poteva desumere dallintestazione del


passo precedente. Certo, come osserva Bastianini, poich lintitolazione
del brano suona, appunto, , e quella del brano successivo risulta
essere >@ (l. 7), se ne potrebbe desumere che lo
della presente intitolazione non sia Euripide. Ma non si pu fare troppo
affidamento sulla coerenza del nostro antologista46.
Laffermazione delleditore ha una sua velata prudenza che va colta
fra le righe: sebbene si sia introdotto il passo successivo al nostro con la
registrazione del nome Euripide, la circostanza non avrebbe il potere di
escludere una paternit comunque euripidea del passo adespoto. Invero
, questa, una possibilit che Bastianini avanza cautamente gi in un
articolo anteriore alla sua edizione di PSI XV 1476, laddove il problema
della paternit del passo era lasciato in sospeso con punto di domanda
(tragedia [non euripidea?]47) che di fatto non esclude la possibilit di
attribuire a Euripide i versi in questione. Ma una tale eventualit non
sarebbe suggerita solo dalla mancanza di omogeneit che lo scriba rivela
nellabbinare gli escerti teatrali al nome del poeta e/o al titolo dei drammi
che di volta in volta registra48. Proprio perch molti indizi sembrano
condurre allo stile e al lessico di Euripide, la dicitura  potrebbe
significare tanto dello stesso (poeta) () quanto dello
stesso (dramma) (  ) di Euripide. Il compilatore
potrebbe, cio, riferirsi a tragedia euripidea della quale, poco prima, si
era offerto altro specimen nella parte di manoscritto non conservata.
La necessit di specificare, subito dopo, che il passo ancora successivo
costituiva citazione delle Fenicie di Euripide (fr. 4, col. I, l. 7 
> @) non varrebbe allora come attestazione di autore altro
rispetto a quello della sentenza precedente. In ogni caso, lantologista
avrebbe dovuto ripetere il nome del tragediografo, dal momento che
era titolo non esclusivo del repertorio euripideo49. dunque
probabile che la sequenza dei tre passi, nel papiro, abbia potuto produrre
intitolazioni diversificate:

46
BASTIANINI 2008b, p. 88.
47
BASTIANINI 2005, p. 233.
48
Vd. BASTIANINI 2008b, p. 54, con descrizione di singoli casi.
49
Per il solo teatro, VOLPI 1994, p. 2284, registra, oltre il titolo di Euripide, altre tre
presso tragediografi (Phryn. frr. 8-12 KANNICHT-SNELL) e commediografi (vd.
Aristoph. frr. 570-576, Strattis frr. 46-53 K-A).
Timone di Fliunte, Euripide e Potamone: nuove ipotesi di attribuzione per PSI XV 1476 225

 L " + titolo?;


 LL  vel ;
 LLL >@.

E, che pur in assenza di un titolo di sezione, largomento cui si


ispiravano questi passi fosse la discussione  suggerito da un
particolare a cui non stata forse riconosciuta la dovuta importanza. Nel fr.
4 di PSI XV 1476 inclusa una citazione dallAndromeda euripidea (fr. 140
KANNICHT) gi nota dallo Stobeo (2, 4, 7 [2, 28, 1 WACHSMUTH]). Nel codice
A dellAnthologion il passo ha lindicazione mentre S reca una
dicitura analoga allintestazione del papiro fiorentino:  (vale a dire
appunto Euripide!) . La sezione dellopera dello Stobeo che
ospitava il citato passo dellAndromeda aveva come esergo 
, titolo che era forse lo stesso riportato nel papiro fiorentino in
relazione ai passi inclusi nel fr. 4, tra cui ladespoto 702 KANNICHT-SNELL,
riconducibile, secondo la nostra ricostruzione, a Euripide. Questo esempio
di didascalia sintetica , presente anche nellopera di Stobeo, var-
rebbe come segnale utile per il discorso che si formulato circa linscriptio
presente nel papiro fiorentino. Se il ragionamento plausibile, linsieme di
indizi, che si discusso, porterebbe a suggerire che i titoli di PSI XV 1476
non sarebbero poco omogenei, ma obbedirebbero a una qualche logica
del compilatore. Un confronto con le didascalie presenti in raccolte dello
stesso tipo potrebbe convalidare il nostro punto di partenza. Il sospetto
che, come nelle raccolte epigrammatiche, la didascalia  era di
necessit sempre riferita allautore, cos, nelle raccolte di passi teatrali, la
stessa potesse indicare o il titolo di una pice o il nome di un drammaturgo
precedentemente specificato.
Questo schema, tuttavia, non sempre avrebbe costituito norma di
riferimento, come suggerisce la successione delle titolature in un codice
miscellaneo50 attribuibile alla fine del XIII secolo o agli inizi del successi-
vo51, il cosiddetto Antholognomicon di Orione Tebano (V sec.), che assieme
allAnthologion di Giovanni Stobeo costituisce una delle principali raccol-
te di materiale gnomologico-sentenzioso della tarda antichit52. Assieme
allesempio di cui si detto, per lopera di Stobeo, le titolature del lavoro

50
Vind. phil. gr. 321, su cui vd. HAFFNER 2001, pp. 63-68.
51
Ledizione di riferimento curata da HAFFNER 2001.
52
Su tali aspetti, vd. diffusamente PICCIONE 2003 e 2004.
226 MENICO CAROLI

di Orione, complice anche la minore estensione dei materiali conservati53,


consentono di risalire al metodo del compilatore nelluso di titoli e dida-
scalie. Questi sono cos utilizzati:
1) negli otto capitoli, il tema di sezione indicato sempre da +
genitivo, come nel papiro fiorentino54;
2) in caso di passi tratti da opere di teatro, il compilatore indica una
sola volta (a inizio di sezione) il nome del drammaturgo, da cui sceglie altri
escerti siglati solo dal titolo senza il genitivo dellautore55;
3) la didascalia  indica o lautore56 o il dramma, ma in questo
caso la dicitura esplicita: 57. Almeno una volta, tut-
tavia, il compilatore usa la didascalia ellittica , anzich 
. il caso della sequenza menandrea dei titoli registrati in VII
9-10: se la didascalia di VII 9 , nel lemma successivo 
sottintende necessariamente il gen. , poich il passo a cui
Orione pensa il fr. 3 SANDBACH del 58. La stessa logica sottendono
le titolature delle opere in prosa. Per limitarci a un solo esempio, si pu
considerare il lemma I 26: il passo, come si legge, scelto >@

53
Della redazione originaria in tre libri, di cui reca traccia la tradizione indiretta, si
vogliono riconoscere i resti nei fogli 264r-266v dellunico testimone citato supra alla nt. 50.
54
I titoli dei capitoli sono: 1. ; 2. ; 3. 
; 4.  ; 5. ; 6.    ; 7.   8. 

55
Cos il capitolo VII () prende le mosse  (VII 1),
mentre i passi che seguono, scelti da altri drammi euripidei, recano o solo la formula +
titolo () o solo il genitivo del titolo (), senza il
genitivo .
56
Cfr. la sequenza dei passi registrati in I 24-25: I 24, intitolato , ha una cita-
zione corrispondente a Op. 293-297, mentre I 25 reca la didascalia  perch il passo
antologizzato il fr. 61 MERKELBACH-WEST del Catalogo delle donne, opera, evidentemente,
dello stesso .
57
Cfr. la sequenza I 14-15: ad I 14 il passo scelto da commedia tratto  
, per cui ad I 15 la didascalia segnala che il passo ivi registrato
sar tratto dallo stesso dramma () di Platone comico.
58
Non influisce, nello schema che si ricostruito, il fatto che, in un secondo tempo,
uno scriba abbia corretto il titolo di VII 9 in , rendendosi conto che
il verso era tratto in realt dagli Epitrepontes (= fr. 9 SANDBACH). Orione, evidentemente,
riconduceva i passi comici di VII 9 e VII 10 a uno stesso dramma di Menandro, il .
Diversamente si dovrebbe immaginare che il compilatore, resosi conto di aver sbagliato il
titolo, abbia corretto la dicitura  in , riferendo il suc-
cessivo  non pi al dramma ma al poeta. Lintervento correttivo sul titolo sembra
invece imputabile al copista, non al compilatore.
Timone di Fliunte, Euripide e Potamone: nuove ipotesi di attribuzione per PSI XV 1476 227

>@ e corrisponde a [Isocr.] I 15. Pertanto, a I 27, il passo


escerto  sottintende nella didascalia il gen. , trat-
tandosi di [Isocr.] I 16.
Un ulteriore esempio, dalla stessa opera di Orione, chiarisce invece
lesigenza, gi rilevata nel papiro fiorentino, di ripetere (come nel caso
della dicitura >@) il nome di un drammaturgo gi im-
plicito nellescerto precedente, per quei titoli che non fossero esclusivi
di un certo poeta. Negli otto passi euripidei censiti da Orione in I 1-8, il
genitivo ripetuto quasi sempre in caso di dramma recante un
titolo usato anche da altri tragediografi (cfr. I 1 ).
Di contro, il genitivo del nomen auctoris omesso ripetutamente (ma non
sempre) quando il titolo del dramma sembra essere esclusivo di Euripide
(cfr. I 4 >@; I 5 ). Non si tratta certamente di regole
universalmente valide, come dimostrano le oscillazioni che lanalisi dei ti-
toli rivela nelle singole sezioni del manoscritto di Orione. E, daltra parte,
la lemmatizzazione formalmente incostante e a volte imprecisa, come
la definisce una studiosa59, caratteristica ricorrente in raccolte antologi-
che e florilegi. Pur tuttavia, gli esempi considerati dovrebbero avere forza
tale da suggerire che nel passo adespoto fiorentino, riconducibile secon-
do la nostra esegesi a paternit euripidea, la laconica didascalia ,
in assenza della parte di volumen che veniva prima del nostro frammento,
possa riferirsi tanto al dramma quanto allautore di una tragedia identifi-
cata da apposito titolo.

4. Potamone (comico?)

A editori e studiosi sempre parso singolare che lantologista di PSI


XV 1476 abbia intercalato a passi, esclusivamente poetici, di autori di chia-
ra fama, tre citazioni in prosa di uno sconosciuto Potamone, inediti per
altra via. Del primo excerptum, che figura nella sezione  , si
conserva parzialmente il nome dellautore (fr. 1, col. II, l. 15 >);
di altre due citazioni (frr. 2, col. III, ll. 8-10, e fr. 3, col. I, ll. 5-6) sussistono
invece passi riconducibili al tema trattato nella .
Valorizzando le ipotesi identificative avanzate da Bartoletti per Po-
tamone, lultimo editore ha formulato unipotesi interessante circa la
provenienza e la circolazione egiziana dellantologia. Scartata la pos-

59
PICCIONE 2003, p. 255.
228 MENICO CAROLI

sibilit che sia il retore di Mitilene, vissuto tra il 75 a.C. e il 15


d.C., nellet di Tiberio, Bastianini non si discosta dallidentificazione del
nostro autore con il filosofo alessandrino, vissuto al tempo di Augusto,
che fond una scuola eclettica e che fu anche commentatore della Repub-
blica di Platone60. In particolare, il papirologo non esclude che lantolo-
gia possa risalire alla cerchia di Potamone, se non a Potamone stesso,
il quale si sarebbe concesso varie autocitazioni. In questottica, data la
circolazione egiziana del testo, potrebbe essere forse meno improbabi-
le pensare al Potamone filosofo alessandrino piuttosto che allomonimo
retore di Mitilene61.
Lattribuzione delle massime riportate nel papiro al filosofo Potamo-
ne ha riscosso una certa fortuna tra gli studiosi: la loro pubblicazione
stata salutata dai pi come evento sorprendente e quasi certamente [ri-
conducibile a]l filosofo eclettico62.
Un tale inquadramento giustifica linserimento dei passi di Potamo-
ne nei corpora dei frammenti filosofici63, e tuttavia un contributo di Enzo
Puglia ha scardinato non solo lidentificazione di Potamone con il filosofo
alessandrino, ma anche la forma stessa dei suoi excerpta, i quali costituireb-
bero frammenti non di prosa ma di poesia.
Come prosa stato, infatti, accolto dagli editori il passo riportato nel
fr. 2 (col. III, ll. 8-10): >@_.
Cos presentato nel Corpus dei Papiri Filosofici e nellultima edizione del
papiro gnomologico64, lescerto di Potamone potrebbe rivelare una sor-
prendente facies metrica. Si tratterebbe di due trimetri giambici incompleti,
laddove si ammetta che la forma verbale presentasse nel

60
Di ambedue i Potamone reca notizie bio-bibliografiche il lessico Suda, cfr. 2126 Adler
per Potamone alessandrino (
; vd. ora DORANDI 2016) e 2127 per lo-
monimo di Mitilene (      

y
         
    ). Sulle attestazioni del nome in papiri
documentari greco-egizi, vd. il contributo (ancora inedito) di S. PERRONE, Operazioni ban-
carie sul recto di una lettera di Nerone agli Alessandrini (PUG I 10)?, presentato al XXVIII
International Congress of Papyrology (Barcelona, 2 August 2016).
61
BASTIANINI 2008b, p. 76.
62
PERNIGOTTI 2003, p. 107, n. 22.
63
Vd. ANCPF 1999.
64
Vd. ANCPF 1999, p. 636, e BASTIANINI 2008b, p. 82.
Timone di Fliunte, Euripide e Potamone: nuove ipotesi di attribuzione per PSI XV 1476 229

dettato originale lelisione del dittongo davanti alla vocale iniziale della
parola successiva, non inclusa dallantologista. In pratica, una volta che il
verso fu estrapolato per essere antologizzato, lelisione non
avrebbe pi avuto ragion dessere. E metricamente, i versi di Potamone
suonerebbero secondo Puglia:


    

>@     
Tu, nel prendere una decisione, affidati anche alla fortuna.

La metrica che emerge pi che possibile per un autore comico, ma i


mutamenti di testo necessari per ottenerla non risultano pochi nellinsieme
(anche se lievi ove presi singolarmente). Su questo frammento, in partico-
lare, occorrerebbe avvertire che il v. 1, essendo breve per natura, pu
risultare prosodicamente regolare solo assegnando allo iota di una
quantit insolitamente lunga. Ne risulterebbe un tribraco non in terza ma

in quarta sede:  _  _ .
Anche il passo attribuito a Potamone nel fr. 3 (col. I, ll. 5-6) stato edi-
to come prosa: >@_65.
Una ripartizione metrica del testo trdito sarebbe tuttavia possibile, am-
mettendo gli emendamenti motivati da Puglia in chiave sia metrica sia pa-
leografica, cos da leggere:


          >@
!

      66


65
BASTIANINI 2008b, p. 84.
66
Secondo PUGLIA 2011, p. 94, lo iato >@ si supererebbe facilmente sul model-
lo di quanto, tra i commediografi, professa Timocle nel fr. 6, 8-9 K-A, dove posto
a fine verso e allinizio del trimetro successivo (
). Non meno problematici sono i due attestati nello stesso
passo, di cui il primo (da espungere) era forse indotto dalla presenza di quattro termini
uscenti in - e forse solo da diplografia della sillaba finale di , ripetuta in forma di
congiunzione al rigo successivo: - | . Espunta la congiunzione in eccesso, il trimetro
necessiterebbe, dopo , di sillaba breve facilmente reperibile nella congiunzione
, forse obliterata dal primo dei due . Inadatta alle esigenze del trimetro sarebbe infine la
forma verbale , emendabile per in  per quello scambio di iota per
epsilon-iota, che costituisce uno degli errori pi ricorrenti dello scriba.
230 MENICO CAROLI

Considera come gli eventi fortunati sono graditi e recano sempre


danno.

La coppia di passi cos restituita si succederebbe, nel papiro, secondo


quel criterio di e che, come si detto, fa da sfondo alle sezioni
tematiche dellantologia. Nel primo brano, la fortuna fungerebbe da cie-
co elemento risolutore del destino umano. In casi in cui sarebbe difficile
prendere decisioni rilevanti, scelte affidate pi al caso che alla ragione si
rivelerebbero quanto mai opportune, dimostrando come tutti i mutamenti
avvengano secondo lestro di una fortuna imprevedibile. Nel secondo pas-
so, invece, alla fortuna sarebbe assegnato un ruolo deleterio: indomabile e
inaspettata, nelle lotte e nelle contraddizioni della vita, non raramente la
muterebbe il suo volto, trasformando in dolore apparenti gioie iniziali.
Daltra parte, una volubilit, quella della fortuna, espressa non raramente
da accostamenti di passi letterari selezionati in altri florilegi su papiro67.
A chi attribuire, allora, due massime di questo tenore? Non risulta
infatti che Potamone di Alessandria e di Mitilene abbiano mai pubblicato
opere in versi. N appare verosimile che gli stessi passi possano riguardare
altri due attestati nellepigrafia e nella letteratura greca: lauleta
tebano, celebrato da un epigramma di tradizione diretta (IG II/III2 8883)68,
e il Potamone citato in un epigramma di Lucillio quale capace di
mietere pi vittime di un diluvio o di un incendio o di un pessimo chirur-
go. Il Potamone in questione sarebbe infatti figura non reale ma fittizia: un
poeta immaginario il cui nome, Fiume, sarebbe strumentale alla metafora
della pioggia e del diluvio. Poesia copiosamente acquosa che, con la sua
potenza, travolge e uccide i lettori69.

67
Vd. PORDOMINGO 2013, nr. 18, pp. 139-144.
68
Su cui vd. TENTORI MONTALTO 2009.
69
Vd. AP XI 131 
             

. N lacqua, quando al tempo di Deucalione sommerse tutto, n Fetonte che distrus-
se col fuoco i terrestri, uccisero tanti uomini quanti ne fece perire il poeta Potamone e il chi-
rurgo Ermogene. Dunque dallalba dei tempi vi furono quattro flagelli: Deucalione, Fetonte,
Ermogene, Potamone (trad. M. Marzi); sullepigramma vd. FLORIDI 2014, pp. 234-236. Sulle
stragi, di cui sarebbe stato capace Potamone, cfr. MORELLI 1916, p. 103. Lo studioso richiama il
caso di un altro celebre poeta-stragista, Polliano, che in Ammian. AP XI 228 presentato come
una sorta di triplice Edipo, non solo assassino del padre, ma anche della madre e del fratello:
Polliano avrebbe commesso qualche strage in qualche sua poesia, e lavrebbe commessa pres-
sappoco come loraziano turgidus Alpinus iugulat dum Memnona [Sat. I 10,36].
Timone di Fliunte, Euripide e Potamone: nuove ipotesi di attribuzione per PSI XV 1476 231

Indizi di natura soprattutto metrica, secondo Puglia, potrebbero


orientare lidentificazione del nostro Potamone verso il novero degli autori
di teatro e, specialmente, di commedia: lunico trimetro completo, infatti,
presenta la cosiddetta sostituzione anapestica in quinta sede (-), in
un punto cio dove la tragedia la ammette solo per collocare nomi propri;
inoltre la cesura quella mediana, dopo il sesto elemento, rarissima nella
tragedia ma normale nella commedia. Si pu osservare che il nesso ,
che abbiamo supposto in chiusura del secondo verso, sembra assente nella
commedia attica antica, mentre ben attestato in Menandro (cfr. Asp. 453,
Dysc. 415; Georg. 70; Sam. 461 et al.)70.
Lipotesi dello studioso orienterebbe dunque linquadramento di Po-
tamone tra i poeti della Commedia nuova, unipotesi che pu essere ulte-
riormente sviluppata.
Oltre agli indizi metrici, si deve considerare un elemento legato allan-
troponimo . Tra i titoli e i nomi incompleti di poeti della com-
media attica, censiti da Kassel e Austin nella sezione Fabularum tituli dei
Poetae Comici Graeci (PCG), figura una sola possibilit di rinvenire un
nome (non altrimenti noto) di commediografo, come , fra le re-
gistrazioni didascaliche che documentino lattivit di drammaturghi della
. Tale possibilit sembra offerta da un frammento delle cosiddette 
(IG II2 2323, col. III, l. 184 = OLSON-MILLIS 2012, p. 98, l. 357
= PCG VIII, test. 19), in cui una registrazione agonale del II secolo a.C.
rinvia al piazzamento conseguito alle Dionisie del 176-175 a.C., con un
dramma intitolato 71, da un commediografo il cui nome, sia pure
incompleto, lunico ad essere eventualmente compatibile con :

  @>
    @

Il dato non sembra in conflitto con il quadro statistico offerto


dallindagine prosopografica. Lesistenza di un cospicuo numero di indi-
vidui di nome , presenti in Attica nel periodo di attivit del pre-
sunto Potamone comico, ampiamente documentata dalla raccolta di J. S.

70
PUGLIA 2011, p. 95.
71
Attestata anche in Alessi, Damosseno, Posidippo e Difilo, la grafia del titolo
>@, avanzata gi da KUMANUDES 1877, p. 478, ritenuta pi probabile rispetto
allalternativa >@ scartata da OLSON-MILLIS 2012, p. 105.
232 MENICO CAROLI

Traill72. E anche quel poco che di tale poeta traspare dai trimetri ricostruiti
da Puglia riconduce indubitabilmente ai temi della Commedia nuova.
unanimemente riconosciuto da studiosi del dramma attico come gi in tra-
gedie tarde di Euripide (Elena, Ifigenia Taurica, Ione) e poi, specialmen-
te, nella Commedia nuova, il dinamismo degli eventi sia determinato dalla
presenza continua della fortuna come motore delle vicende umane.
forza capricciosa e imprevedibile, potenza semireligiosa che getta confu-
sione fra le cose e gli uomini, stabilendo il destino degli individui con una
pur consapevole loro partecipazione agli eventi73.

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72
Vd. TRAILL PA, vol. 1, pp. 392-393.
73
Sul ruolo di allinterno delle trame e degli intrecci della Commedia nuova, vd.
BRUZZESE 2011, pp. 157-172, con ampia bibliografia.
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gini nel mondo romano, a cura di Eugenio POLITO, (Saggi di Archeologia 7),
Milano 2002.

Foggia Menico Caroli (menico.caroli@unifg.it)

ABSTRACT

Fragments of PSI XV 1476 (MP3 1583.3), from a gnomic anthology


with sententiae, suggest new attributions of texts to Timon of Phlius (the
first taken from a papyrus), Euripides and Potamon, an obscure poet of the
so-called New Comedy.
INDICE GENERALE

Rosario Pintaudi
La Papirologia italiana alla luce del giudizio sui progetti PRIN 2015 pag. 7
Diletta Minutoli
Due frammenti letterari adespoti della Biblioteca Medicea Laurenziana:
PL III/280 A; B 11
Lincoln H. Blumell-Michael R. Trotter
Three New Fragments from the J. Rendel Harris Collection (Birmingham) 19
Alain Delattre-Paul Heilporn-Alain Martin-Nam Vanthieghem
Trois fragments de registres de la Bibliothque Laurentienne 29
Diletta Minutoli
Frammento di contratto? (PL III/512) 49
Gabriella Messeri
Riedizione di PSI V 448.
Rapporto di episkepsis ed edizione del conto privato presente sul verso 59
Alain Delattre-Rosario Pintaudi-Agostino Soldati
O. Medin. Madi: riedizioni e nuovi testi 71
Dieter Hagedorn
Bemerkungen zu Urkunden 95
Roberto Mascellari
Note di lettura a papiri documentari:
P. Oxy. I 38, P. Bastianini 17, P. Mil. Vogl. IV 222 107
Paola Pruneti
Alcune considerazioni sui biglietti dinvito 117
Lucio Del Corso-Laura Lulli
Le avventure di Eracle in un papiro tolemaico: per una riedizione di P. Lond. Lit. 190 129
Giuseppe Russo
Padri vili e figli eroi nella declamazione greco-romana: P. Hamb. II 134 181
Francesco Valerio
Quattro note al Vienna Epigrams Papyrus (CPR XXXIII) 197
Claudio Meliad
Sul verso di P.Laur. III 56: note di lettura 203

Menico Caroli
Timone di Fliunte, Euripide e Potamone:
nuove ipotesi di attribuzione per PSI XV 1476 207

Raffaele Luiselli
Il toponimo pygela in un frammento di Ipponatte 237

Salvatore Costanza
Nuove acquisizioni palmomantiche: P. Mich. inv. 4281b; P. Runnels 241

Giuditta Mirizio
Archetypes and Antigrapha in the Papyrological Documentation:
Preliminary Considerations 255

Valeria Piano
Sullautore del P. Herc. 1067: una nuova lettura della subscriptio 273

Giuliana Franz
Scelte traduttive della terminologia critico-esegetica del 
nella traduzione di Domenico Pizzimenti 285

Andrea Filocamo
Moneta prezzo e moneta merce in C.Th. 9.23.1.
Tra legge di Gresham e penuria monetae 301

Moamen Othman - Mohamed Abdel-Rahman - Ahmed Tarek


Amre Mostafa - Eslam Shaheen
From Visual Documentation to Conservation Implementation:
A Holistic Treatment Approach to Papyrus CG 40005 = Boulaq 22 319

DOCUMENTI PER UNA STORIA DELLA PAPIROLOGIA

Todd M. Hickey-James G. Keenan


At the Creation. Seven Letters from Grenfell, 1897 351

Rosario Pintaudi
Schch Farag el-bedawi 383

Francesco Pagnotta
Lo scolopio e il venerato maestro: il carteggio Pistelli-Vitelli 391

Alain Martin
Integer vitae scelerisque purus.
Un papyrologue mconnu: Josef Luke (1893-1942) 445

Rosario Pintaudi
Excusatio 459
LIBRI RICEVUTI
A. Magnani: Corpus dei papiri filosofici greci e latini (CPF), Testi e lessico nei papiri
di cultura greca e latina, Parte II.2: Sentenze di Autori Noti e Chreiai,
L. Olschki, Firenze 2015 461

INDICI DEI VOLUMI XII-XXVII (2000-2015) 471


a cura di Diletta Minutoli

INDICI 501
a cura di Diletta Minutoli
Stampato su carta Palatina
della Cartiera Miliani-Fabriano

Messina 2016

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