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Elaborato finale
NON LOCALITA IN
MECCANICA QUANTISTICA,
ESPERIMENTI
CONCETTUALI E REALI
Candidato Relatore
Gianpiero Caruso Chiar.mo Prof. Emilio dEmilio
Indice
Sommario i
4 Curiosita e conclusioni 24
4.1 Telegrafo Superluminale (TS) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
4.2 Il TS non puo esistere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
4.3 Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
Riferimenti bibliografici 26
Sommario
Si presenta una discussione sulla non localita in meccanica quantistica
(MQ). Questo argomento verra affrontato seguendo levoluzione storica: si
inizia dal famoso articolo di Einstein-Podolsky-Rosen [1] (EPR) del 1935
che, analizzando situazioni di entanglement a due corpi, si propone di di-
mostrare la non completezza della teoria della MQ. Verranno poi discusse
le importanti disuguaglianze di Bell [2] e le disuguaglianze BCHSH [3].
i
1 Entanglement a due corpi e
disuguaglianze di Bell
1.1 Paradosso EPR
Dopo neanche un decennio dalla nascita della MQ, Einstein, in collaboarazio-
ne con Podolsky e Rosen, scrisse un articolo che aveva lo scopo di dimostrare,
sulla base di argomentazioni molto ragionevoli, la non completezza della teoria
da poco costruita. In particolare viene formulata, nel suddetto articolo, una
ragionevole condizione di completezza di una teoria fisica:
Ogni elemento di realta fisica deve avere una controparte nella teoria fisica
a cui viene aggiunto, per chiarezza, un criterio di realta con cui possiamo
stabilire quali siano gli elementi della realta fisica:
1
Inoltre si potrebbe ripetere tutto questo ragionamento considerando, al po-
sto di A, un altro osservabile B, sempre relativo al sistema 1, con autovalo-
ri b1 , b2 , b3 , . . . e autovettori v1 (x1 ), v2 (x1 ), v3 (x1 ), . . .. In tal caso si potrebbe
scrivere:
X
(x1 , x2 ) = j (x2 )vj (x1 )
j=1
per cui, dopo la misura, lo stato del sistema 2 sarebbe descritto dalla funzione
donda l (x2 ).
In altre parole, una misura sul sistema 1 definisce lo stato del sistema 2 pur
essendo, i due sistemi, al momento non interagenti. Piu correttamente cio suc-
cede nel caso in cui lo stato non e fattorizzabile: in tal caso si dice che lo stato
e entangled.
2
Principio di localita
Dati due sistemi fisici e supposto che durante un certo intervallo di tempo essi
rimangano isolati tra loro, allora levoluzione delle proprieta fisiche di uno di
essi durante tale intervallo di tempo non puo essere influenzata da operazioni
eseguite sullaltro. (localita alla Einstein)
In altre parole (vedi figura), se si pongono due sistemi a grande distanza (ad
esempio a una distanza di 12 m che la luce percorre in 40 ns) e se si fanno delle
misurazioni in un breve intervallo di tempo (ad esempio 5 ns), in modo tale che
non ci sia il tempo di uninterazione (in modo, cioe, che neanche la luce abbia
il tempo di andare da una particella allaltra durante la misurazione), allora i
due sistemi si possono considerare isolati uno dallaltro. In questo caso si dice
che i due sottosistemi sono separati da un intervallo space-like.
Incredibilmente gli esperimenti successivi dimostreranno che e proprio questo
principio di localita a costituire lanello debole del suo ragionamento.
(ii) Localita: Poiche al momento della misura le due particelle non inte-
ragiscono piu, non puo esserci nessun reale cambiamento nella seconda
particella in conseguenza di qualunque operazione effettuata sulla prima
particella.
(iii) Realta: Se, senza disturbare in nessun modo un sistema, possiamo preve-
dere con certezza (cioe con propabilita unitaria) il valore di una quantita
1 Osserva che questa ipotesi afferma proprio cio che prevede la MQ per lo stato di singoletto.
3
fisica, allora esiste un elemento di realta fisica corrispondente a questa
quantita fisica.
(iv) Completezza: Ogni elemento di realta fisica deve avere una controparte
nella teoria fisica (completa).
Largomento EPR procede come segue. Data la perfetta correlazione (i), possia-
mo prevedere con certezza il risultato delle misure di ogni componente dello spin
della particella 2 scegliendo precedentemente di misurare la stessa componente
per la particella 1. Per la localita (ii), le misure effettuate sulla particella 1 non
possono causare nessun reale cambiamento nella particella 2. Quindi, dallipo-
tesi di realta (iii), la componente di spin scelta della particella 2 e un elemento
della realta fisica. Questargomento si puo ripetere per ogni componente dello
spin e quindi tutte le componenti dello spin della particella 2 sono elementi della
realta fisica (e ovviamente lo stesso ragionamento vale per la particella 1). Tut-
tavia non esiste nessun sistema quantistico in cui tutte le componenti dello spin
hanno valore definito. Percio, dalla (iv), si ha che la MQ e una teoria incompleta
almeno per quanto riguarda la descrizione del sistema fisico qui descritto.
Il piu importante passo, per risolvere questa disputa, fu fatto da John Bell
[2]. Egli mostro che una teoria locale avrebbe necessariamente richiesto lesi-
stenza di variabili nascoste (fece anche notare che, mediante variabili nascoste,
si poteva descrivere lo spin di una sola particella in accordo esatto con la MQ)
e dimostro che nel problema a due corpi le misure dovevano rispettare una ben
precisa disuguaglianza in accordo con la localita.
4
dellinterazione e tale determinazione e codificata nel valore di una variabile (o
in generale di un gruppo di variabili) che e una variabile che la MQ non ci
permette di determinare, per cui e detta nascosta. Dobbiamo quindi supporre
che la natura probabilistica della MQ sia dovuta alla distribuzione di probabilita
() di tale variabile, per cui si puo scrivere:
Z
d() = 1,
| i | i
|si = .
2
Supponiamo di fare in modo che i due fermioni si allontanino luno dallaltro
senza modificare lo stato quantistico di singoletto (questa operazione e speri-
mentalmente delicata perche e molto difficile lasciare inalterato uno stato quan-
tistico, soprattutto in caso di entanglement, a causa del rumore). Si fanno
allontanare i fermioni fino a quando sono separati da un intervallo space-like e,
a quel punto, si fanno passare attraverso due magneti Stern-Gerlach che hanno,
rispettivamente, orientazioni ~a e ~b (due vettori unitari).
Siano A(~a, ) e B(~b, ) i risultati delle misurazioni, rispettivamente, delle com-
ponenti ~1 ~a e ~2 ~b, dove ~i e lo spin delli-esima particella. Poiche stiamo
misurando le componenti dello spin, sappiamo gia che gli unici autovalori sono
12 , per cui A e B possono assumere solo i valori 1. Nota che, mettendoci
nellipotesi di localita, le quantita A e B devono dipendere dalla succitata va-
riabile nascosta e inoltre non possono dipendere dalla misurazione dellaltro
rivelatore (in particolare, A non puo dipendere da ~b e B non puo dipendere
da ~a). Abbiamo visto in precedenza che ha una distribuzione di probabilita
() che, per la localita, richiediamo non dipendere dalle orientazioni ~a e ~b dei
rivelatori. Mediante la distribuzione (), definiamo il valore di aspettazione
del prodotto delle due componenti, ~1 ~a e ~2 ~b, detto anche coefficiente di
correlazione: Z
E(~a, b) = d()A(~a, )B(~b, ).
~ (1)
Noi vorremmo che i due formalismi (1) e (2) dessero la stessa previsione per
tutte le possibili orientazioni ~a e ~b dei rivelatori: in realta le disuguaglianze di
Bell dimostreranno invece un seria incompatibilita tra la previsione quantistica
e quella locale.
La trattazione di Bell, esposta sopra, e molto generale e fino a questo punto
abbiamo solo specificato che esiste una situazione fisica in cui due misure A e
B possono assumere esclusivamente i valori 1. Introduciamo, a questo punto,
5
un ipotesi2 necessaria per ottenere le disuguagianze di Bell.:
Ipotizziamo che esista una situazione fisica per cui, se i rivelatori hanno
la stessa orientazione (~a = ~b), allora E(~a, ~a) = 1
in questo caso si dice che siamo in uno stato di piena correlazione, perche E
assume il valore estremale 1.
In MQ lo stato di singoletto rispetta perfettamente tale condizione, cioe la MQ
prevede che uno stato di massima correlazione esista. Percio nello stato di
singoletto, se fosse valido il principio di localita, i dati sperimentali dovrebbero
verificare la disuguaglianza di Bell, che adesso ricaveremo.
Lipotesi ci permette di dire, dalla (1), che A(~a, ) = B(~a, ), a meno di un
insieme di punti di misura nulla. Per cui si puo scrivere:
Z
E(~a, ~b) = d()A(~a, )A(~b, ) (3)
Dato un altro vettore unitario ~c possiamo scrivere, ricordando che A puo assu-
mere solo i valori 1, la seguente uguaglianza:
Z h i
E(~a, b) E(~a, ~c) = d()A(~a, )A(~b, ) A(~b, )A(~c, ) 1
~
6
cioe la sovrapposizione dello stato in cui i fotoni sono entrambi polarizzati li-
nearmente lungo x con quello in cui i fotoni sono entrambi polarizzati lungo y.
Facciamo, adesso, passare i due fotoni attraverso due rivelatori, che misurano
la polarizzazione (per esempio due polaroid), che sono orientati rispettivamente
lungo ~a e ~b (anche qui li prendiamo unitari).
Come prima, chiamiamo con A(, ~a) e B(, ~b) i risultati delle misure dei pola-
roid, associando al caso di polarizzazione parallela il valore +1 e alla polarizza-
zione ortogonale il valore 1 (sperimentalmente la polarizzazione e ortogonale
quando il fotone viene assorbito dal polaroid). Anche in questo caso abbiamo
imposto che, per la localita, le misure di un rivelatore non dipendano dallorien-
tazione dellaltro rivelatore.
Definiamo adesso la probabilita di transizione P+ (~a, ~b) come la probabilita
di misurare +1 per il primo fotone e 1 per il secondo fotone. Analogamen-
te definiamo tutte le altre possibili probabilita di transizione che per la MQ
valgono:
1
P+ (~a, ~b) = P+ (~a, ~b) = sin2 (~a, ~b) (5)
2
1
P++ (~a, ~b) = P (~a, ~b) = cos2 (~a, ~b) (6)
2
dove (~a, ~b) e langolo compreso tra i due vettori ~a e ~b. Definiamo, adesso, i
seguenti insiemi = {|A(, ~a) = 1, B(, ~b) = 1}.
Con le precedenti definizioni possiamo riscrivere il coefficiente di correlazione
nel seguente modo:
Z
.
E(~a, ~b) = d()A(, ~a)B(, ~b)
Z Z Z Z
= d() + d() d() d()
++ + +
= P++ (~a, ~b) + P (~a, ~b) P+ (~a, ~b) P+ (~a, ~b) (7)
che per la MQ, dalle (5)-(6), vale
dove ~a0 e ~b0 sono altre due possibili orientazioni dei rivelatori (anche qui vettori
unitari).
E evidente, dalla (9) che s(, ~a, ~a0 , ~b, ~b0 ) = 2, per cui:
Z
2 d()s(, ~a, ~a0 , ~b, ~b0 ) 2
7
con
.
S(~a, ~a0 , ~b, ~b0 ) = E(~a, ~b) E(~a, ~b0 ) + E(~a0 , ~b) + E(~a0 , ~b0 ).
Queste sono le disuguaglianze BCHSH [3].
Disaccordo con la MQ
Proviamo adesso ad evidenziare i casi di massimo disaccordo tra la previsione
quantomeccanica e la disuguaglianza (10).
La quantita SM Q (~a, ~a0 , ~b, ~b0 ) prevista dalla MQ si ottiene semplicemente dalla
definizione e dalla (8). Notiamo che S dipende solo dagli angoli indipendenti
(~a, ~b), (~b, ~a0 ) e (~a0 , ~b0 ), con cui sono ben definite tutte le direzioni dei vettori ~a,
~b, ~a0 e ~b03 . In particolare possiamo scrivere, con la convenzione che un angolo
e positivo se percorso in senso antiorario, (~a, ~b0 ) = (~a, ~b) + (~b, ~a0 ) + (~a0 , ~b0 ). Ne
consegue che per massimizzare la previsione quantomeccanica,
h i h i
SM Q (~a, ~a0 , ~b, ~b0 ) = cos 2(~a, ~b) cos 2(~a, ~b) + 2(~b, ~a0 ) + 2(~a0 , ~b0 )
h i h i
+ cos 2(~a0 , ~b) + cos 2(~a0 , ~b0 ) , (11)
per rotazione, per cui le uniche informazioni importanti sono gli angoli relativi.
8
2 Esperimenti reali, lesperimento di Aspect
Un secondo esperimento fu fatto da Freedman e coll. [9] nel 1972. Gli autori
utilizzarono le cascate fotoniche applicando, quindi, un metodo diverso da quello
di Kasday, in particolare la cascata (4p)21 S0 (4p4s)1 P1 (4p)21 S0 del cal-
cio. In altre parole, si eccitano degli atomi di calcio in modo che alcuni elettroni
possano fare una transizione, saltando al secondo livello di energia superiore.
Successivamente, lelettrone tornera di nuovo al livello energetico iniziale e per
far cio dovra emettere due fotoni (uno per ogni transizione elettromagnetica).
Anche questo esperimento e in ottimo accordo con la MQ.
Un terzo esperimento venne realizzato nel 1973 da Holt e coll. [10]. An-
che questi usarono il metodo delle cascate fotoniche, in particolare la cascata
91 P1 73 S1 63 P0 del mercurio 198 Hg. Lesperimento ha registrato un netto
disaccordo con la MQ. Si deve pero aggiungere che, in seguito, e stata trovata
una sorgente di errore sistematico.
Nel 1976 Wilson e coll. [13] tentarono di smentire i risultati di Faraci. Le-
sperimento di Wilson (una ripetizione dellesperimento precedente) risulto in
4 Il positronio e un sistema atomico similare allatomo di idrogeno in cui nel nucleo al posto
9
pieno accordo con la MQ e non venne osservata nessuna dipendenza dalla di-
stanza sorgente-rivelatore.
Nello stesso anno (1976) Fry e coll. [14] realizzarono lultimo esperimento,
prima di Aspect, a cascata fotonica. In particolare la cascata 73 S1 63 P1
61 S0 del mercurio 200 Hg: anche questo in accordo con la MQ.
MQ vs BELL
MQ anno Bell
Kasday 1970
Freedman 1972
1973 Holt
Clauser 1974
1974 Faraci
Kasday II 1975
Wilson 1976
Fry 1976
Lamehi-Rachti 1976
e Mittig
Bruno 1977
10
il disaccordo di alcuni esperimenti con la MQ. In realta, lesistenza di tali espe-
rimenti non permette alla comunita scientifica di dar ragione alla MQ contro la
localita delle disuguaglianze di Bell. Per dare fine alla disputa e stato necessario
realizzare un esperimento molto piu accurato e molto piu efficiente dei prece-
denti. Il primo che ci riusc fu Aspect che con i suoi esperimenti diede il colpo
di grazia definitivo alle disuguaglianze di Bell.
Per far cio Aspect uso un laser al Kripton (K = 406.7 nm) e un dye laser
(D = 581 nm), rispettivamente, per ogni eccitazione. Per ottimizzare leffi-
cienza di questa prima fase, si usano esattamente le frequenze di risonanza per
stimolare la doppia eccitazione cercata e si pongono i due fasci laser a polariz-
zazioni parallele. Inoltre si utilizzano due cicli di retroazione per assicurare la
stabilita della frequenza laser e della potenza. Alimentando ogni laser con poche
decine di milliwatt si ottiene unintensita di fotoni emessi pari a N = 4 107
s1 . Aspect scelse tale valore per lintensita del fascio perche il rapporto segnale-
rumore non sarebbe migliorato ulteriormente aumentando N . Infatti il tasso di
coincidenze accidentali cresce con N 2 mentre il vero tasso di coincidenze cresce
con N .
5 I fotoni, viaggiando alla velocita della luce, non possono scambiarsi informazioni nemmeno
durante il volo. Percio i fotoni potrebbero interagire, ipotizzando la localita, solo nel momento
di emissione dalla sorgente.
11
Un dettaglio fondamentale dellesperimento e la sorgente di cui, pian piano, sco-
priremo le proprieta: il calcio 40 Ca.
Il calcio ha una prima qualita nel fatto che la vita media del livello intermedio
e molto breve ( = 5 ns). Cio comporta che i due fotoni vengono emessi quasi
contemporaneamente (e cio aumenta la correlazione) e, inoltre, vi e un evidente
guadagno sperimentale, quello di rendere piu efficiente il conteggio di coinciden-
ze. In altre parole, potendo distinguere meglio le coppie correlate si riesce ad
ottimizzare il rapporto segnale-rumore.
Abbiamo visto come Aspect perfeziona sperimentalmente il modo di emettere
una coppia di fotoni ma noi vorremmo una coppia di fotoni in stato di singoletto
perche la MQ prevede che tale stato violi le disuguaglianze BCHSH6 .
dove e1i
e e2i
sono due vettori ortonormali ed entrambi ortogonali alla direzione
di propagazione delli-esimo fotone, mentre c C sono tali che
2
X
|c |2 = 1. (12)
,=1
12
ed occorre massimizzarla tenendo conto del vincolo (12). E evidente che, innan-
zitutto, possiamo porre c12 = c21 = 0 in modo che P possa essere piu grande
possibile. Adesso applichiamo il metodo dei moltiplicatori di Lagrange, per cui
si massimizza la funzione:
Derivando e ponendo uguale a zero, ottengo la stessa espressione sia per |c11 |
che per |c22 | (che quindi devono essere uguali), infatti:
|xi|xi + |yi|yi
|si =
2
Concludiamo con una nota: poiche non abbiamo specificato la direzione di x
e di y (nella nostra trattazione sono due versori ortonormali e contemporanea-
mente ortogonali alla direzione di propagazione z) allora questo ragionamento
puo essere ripetuto esattamente con unaltra coppia di vettori ortonormali x0 e
y 0 , sempre ortogonali a z.
Dimostrato il fatto che viene prodotta una coppia di fotoni in uno stato che,
in letteratura, si chiama di EPR-Bell, torniamo allesperimento e, in particolare,
ad unaltra problematica relativa alla sorgente.
Sperimentalmente, per aumentare la statistica, si pongono due lenti in prossi-
mita della sorgente in modo da poter selezionare le coppie di fotoni di un certo
angolo solido e non solo quelle di una data direzione.
13
In un articolo molto tecnico di Fry si dimostra, pero, che la previsione quantistica
del coefficiente di correlazione (8) verrebbe cos corretta da un fattore F (u):
dove u e langolo del cono da cui fuoriescono i fotoni che poi andremo a misu-
rare, cioe il cono disegnato dalla sorgente e dalla lente.
Fortunatamente il fattore F (u) rimane approssimativamente costante al valore 1
fino ad angoli abbastanza grandi (per esempio per u = 32o si ha F (u) = 0, 984).
Si sa, pero, che a causa della struttura iperfine il valore di F (u) diminuisce
drasticamente, per cui scompare la correlazione. Per questo motivo si possono
usare solo gli isotopi pari e con spin del nucleo I = 0 [14]. Il calcio 40 Ca fa al
caso nostro.
14
i quattro vettori (~a, ~a0 , ~b e ~b0 ) per cui vi e massimo disaccordo tra previsione
quantomeccanica e digugualianze BCHSH (vedi il corrispondente paragrafo) e
si fanno quattro serie di misure (una per ogni disposizione dei polaroid). In una
prima serie di misura si orientano i polaroid lungo, per esempio, ~a e ~b e si conta
il numero di occorrenze N (~a, ~b) di coppie per cui i risultati delle misure sono
++, +, + e 7 . Questi quattro numeri, normalizzati (cioe divisi per la
somma), ci danno le probabilita P, (~a, ~b), da cui, usando la (7), ricaviamo il
coefficiente di correlazione E(~a, ~b). Analogamente, si fanno le altre tre serie di
misure in cui si utilizzano le altre tre coinfigurazioni di orientazione dei polaroid.
Cos si ottengono i quattro coefficienti di correlazione E(~a, ~b), E(~a, ~b0 ), E(~a0 , ~b)
e E(~a0 , ~b0 ) e, usando la (11), si ottiene il valore sperimentale della S. Infine si
verifica la compatibilita del valore sperimetale di S con la disuguaglianza BCH-
SH (10).
In realta, anche per questultima fase, vi sono dei seri problemi: i polaroid
comuni fanno passare solo i fotoni che, con la misura, sono stati proiettati in
uno stato di polarizzazione parallela allorientazione del polaroid. Gli altri foto-
ni, quelli proiettati in uno stato di polarizzazione ortgonale, vengono assorbiti:
ovvero non e possibile distinguere le misure +, +, e dal semplice rumo-
re. Per esempio, il caso + non si puo distinguere dal caso di un solo fotone
con polarizzazione + e addirittura il caso non si puo nemmeno osservare.
Questa problematica si puo risolvere in due modi: o si usano polarizzatori non
distruttivi che permettono losservazione di tutti i casi , oppure si usano i
polaroid distruttivi ma si devono cambiare le disuguaglianze BCHSH, tenendo
conto del fatto che si puo misurare solo il numero di occorrenze del caso ++.
15
.
N (~a, ~b) = N++ (~a, ~b) + N (~a, ~b) + N+ (~a, ~b) + N+ (~a, ~b) = numero
totale di coppie correlate emesse.
Con queste definizioni, si riscrive lespressione (7) nel seguente modo:
E(~a, ~b) = P++ (~a, ~b) + P (~a, ~b) P+ (~a, ~b) P+ (~a, ~b)
4N++ (~a, ~b) 2N+ (~a, ~b) 2N+ (~a, ~b) + N (~a, ~b)
= . (15)
N (~a, ~b)
A questo punto facciamo lipotesi9 che N+ (~a, ~b) = N (, ~b), cioe che non
dipenda da ~a, e, analogamente, che N+ (~a, ~b) = N (~a, ) e che N (~a, ~b) =
N (, ) (come ci si aspetta dalla definizione). Sostituendo, quindi, questa
espressione (15) nella definizione di S e, quindi, nelle disuguaglianze BCHSH,
si ottiene la disuguaglianza cercata:
1 S 0 0 (16)
con
N++ (~a, ~b) N++ (~a, ~b0 ) + N++ (~a0 , ~b) + N++ (~a0 , ~b0 ) N (~a0 , ) N (, ~b)
S0 =
N (, )
S2
=
4
Anche in questo caso si ottiene, analogamente a come e stato fatto nel paragrafo
sulla disuguaglianza BCHSH, che il massimo disaccordo con la MQ si ha quando
gli angoli indipendenti valgono (~a, ~b) = (~b, ~a0 ) = (~a0 , ~b0 ) = = 8 , 3
8 . La
previsione quantistica vale:
(
0 21
SM Q ( = 8 ) = 2 w 0.207
0 3 21
SM Q ( = 8 ) = 2 w 1.207
16
non possono essere viste (si era detto che i casi , + e + non potevano
essere osservati). Sarebbe, quindi, molto utile usare dei polarizzatori che non
distruggano i fotoni ortogonali. Lintroduzione di polarizzatori non distruttivi
fu una delle piu importanti innovazioni che Aspect introdusse nel suo esperi-
mento. Egli uso dei cubi polarizzati che trasmettono una polarizzazione e che
riflettono la polarizzazione ortogonale e grazie a questa innovazione e possibile
verificare direttamente le disuguaglianze BCHSH. Sperimentalmente ottenne:
17
Ricordiamo che in precedenza avevamo ottenuto che il massimo disaccordo tra
MQ e disuguaglianze BCHSH si ha per certe orientazioni dei polarizzatori, ri-
pettivamente, ~a e ~a0 per il polarizzatore 1 e ~b e ~b0 per il polarizzatore 2. Aspect,
quindi, dispose alla distanza di L = 6 m dalla sorgente due commutatori ran-
dom che, usando uninterazione acusto-ottica della luce con unonda stazionaria
ultrasonica nellacqua, dirottavano i fotoni a volte in una direzione e le altre
volte in unaltra direzione. Ogni commutatore e stato regolato per poter di-
rottare i fotoni solo in due precise direzioni. In corrispondenza di queste due
direzioni si disposero due polarizzatori, uno orientato lungo ~a e laltro lungo ~a0 ,
per quanto riguarda il commutatore 1, e altri due polarizzatori con orientazioni
~b e ~b0 , questi dalla parte del commutatore 2. Questo processo di commutazione e
abbastanza caotico e la direzione di dirottamento del fotone cambia circa ogni
10 ns mentre i fotoni distano di 2L c = 40 ns. Possiamo quindi affermare che, in
questo modo, i fotoni non possano sapere in anticipo quale sara lorientazione
del polarizzatore da cui passeranno ed inoltre, al momento della misura, i due
fotoni si troveranno separati da un intervallo space-like (vedi schema).
Dopo tutti questi accorgimenti, che dovrebbero evidenziare una qualunque for-
ma di localita, Aspect misuro di nuovo la violazione delle disuguaglianze (16):
0
Sexp = 0.101 0.020
Si sono, inoltre, effettuate alcune serie di misure per verificare laccordo con
la MQ al variare delle orientazioni dei polaroid. Da tutte queste esperienze si
ottiene un perfetto accordo con la previsione quantomeccanica e la violazione
delle disuguaglianze.
18
3 Entanglement a tre corpi
Abbiamo visto come nel caso di due particelle (o di due fotoni) si possano
ricavare, supponendo valido il principio di localita, delle disuguaglianze come
quelle di Bell e BCHSH. Il caso di tre particelle ci da un risultato ancora piu
sorprendente: lipotesi di localita ci spinge a dire che un certo risultato di una
misura debba valere +1 mentre la MQ prevede 1.
Si consideri una sorgente che emette terne di particelle di spin 1/2 in diverse
direzioni, che poi passano per tre magneti Stern-Gerlach che ne misurano lo spin
lungo una direzione. Sia zi la direzione di propagazione delli-esima particella.
Supponiamo che la terna sia emessa nel seguente stato, che in letteratura e
chiamato stato GHZ [6]:
| i1 | i2 | i3 | i1 | i2 | i3
|si = (17)
2
dove, evidentemente, zi | ii = | ii e zi | ii = | ii , cioe | ii e | ii sono gli
autostati della componente dello spin lungo la direzione di propagazione delli-
esima particella (in altre parole gli autostati dellelicita).
Ricordiamo che:
0 1 1
x | i = = | i; x | i = | i
1 0 0
0 i 1
y | i = = i| i; y | i = i| i
i 0 0
da queste si ottiene facilmente che lo stato |si e autostato dei seguenti operatori:
1 2 3
x y y |si = |si
y1 x2 y3 |si = |si (18)
1 2 3
y y x |si = |si
19
in cui, appunto, abbiamo indicato con la stessa lettera risultati di misure diverse,
proprio perche una misura su una particella non puo dipendere dalle misure sulle
altre particelle. Moltiplicando membro a membro le (20) si ottiene:
m1x m2x m3x = 1
che e evidentemente in contraddizione con la (19) che prevede
m1x m2x m3x = 1
Questo argomento puo essere utilizzato per realizzare un esperimento che possa
rimettere di nuovo in discussione la localita. Laspetto eccezionale e che, al
contrario del caso a due corpi, qui non dobbiamo verificare la violazione di una
disuglianza con un esperimento in cui si fa una statistica sui risultati. Con
questo argomento basterebbe ununica misura. Se il risultato e 1 allora vale
largomentazione della localita, se vale 1 allora viene confermata per lennesima
volta una previsione della MQ e viene violata lipotesi di localita.
20
Questo stato di entanglement a tre corpi e anchesso chiamato GHZ.
Come si evince dalla figura, una volta creato questo stato si fanno passare i
fotoni primati10 attraverso degli strumenti che ne alterano la fase (1 , 2 e 3 ).
Infine si fanno ricongiungere le due direzioni (quella normale e la corrispondente
primata: per esempio, la direzione a e quella di a0 , ecc.) e si fanno passare
attraverso un beam splitter dopo il quale i fotoni possono andare, ad esempio
nel caso di a e a0 , o nel rivelatore d o in d0 e analogamente per b e b0 e per c e
c0 (vedi figura). Levoluzione degli stati, nel caso a e a0 , e la seguente:
|di1 + i|d0 i1
|ai1
2
i|di1 + |d0 i1
|a0 i1 ei1
2
dove la i e dovuta alla riflessione sul beam splitter, e analogamente per gli altri.
Risostituendo in (21) si ottiene che lo stato finale e una combinazione linea-
re di stati del tipo |di1 |ei2 |f i3 , |di1 |ei2 |f 0 i3 , |d0 i1 |e0 i2 |f 0 i3 , ecc.. Da questa
combinazione lineare, facendo i calcoli, si ricavano le probabilita di transizione:
1
Pdef = [1 + sin(1 + 2 + 3 )]
8
1
Pd0 ef = [1 sin(1 + 2 + 3 )]
8
in cui, in generale, se il numero di lettere primate e dispari ce il segno ,
altrimenti ce il segno +. Adesso, analogamente a quanto e stato fatto nei
paragrafi precedenti, si definiscono le quantita A(, 1 ), B(, 2 ) e C(, 3 )
ciascuna delle quali vale, rispettivamente, +1 se il fotone e stato rilevato da un
rivelatore non primato (cioe d, e ed f ), vale invece 1 se e stato rilevato da un
rivelatore primato. Si definisce quindi un nuovo coefficiente di correlazione:
Z
.
E (1 , 2 , 3 ) = d()A(, 1 )B(, 2 )C(, 3 )
= Pdef + Pd0 e0 f + Pd0 ef 0 + Pde
0 f 0 Pd0 ef Pde0 f Pdef 0
= sin(1 + 2 + 3 )
21
mentre usando il caso E = 1 si ottiene, per esempio:
Si inviano fotoni (UV) su del -borato di bario (BBO) che, mediante un processo
di ottica non lineare, emette lungo due ben precise direzioni coppie di fotoni in
stato gia entangled:
|Hia |V ib |V ia |Hib
|si =
2
dove per H si intende polarizzazione orizzontale, mentre con V quella verti-
cale; inoltre a e b sono le due possibili direzioni (vedi schema). E sufficiente
commentare la figura sopra per capire come si evolve lo stato.
Per POL BS (polarization beam splitter) si intende uno strumento che
trasmette un fotone se ha polarizzazione orizzontale e lo riflette se e
polarizzato verticalmente.
Il BS (beam splitter) e invece uno strumento che trasmettere o riflette il
fotone con probabilita 1/2 e non dipende dalla polarizzazione, cioe una
sorta di materiale semitrasparente.
22
Per /2 si intende un apparecchio che fa ruotare la polarizzazione del
fotone di 45o , si chiama anche sostanza otticamente attiva.
|Hia |HiT
|V i2 + |V i3
|V ib
2
|V i1 + |Hi2
|V ia
2
|Hi1 + |Hi3
|Hib
2
(24)
23
4 Curiosita e conclusioni
Da tutti gli esperimenti che sono stati eseguiti per evidenziare la violazione del
principio di localita, si evince nettamente che esiste una correlazione superlu-
minale tra misure isolate, soprattutto in particolari stati quantistici. In altre
parole, la riduzione del pacchetto, che avviene quando si fa una misura anche
se solo su un sottosistema, avviene in modo istantaneo per cui, appena si fa la
misura sul sottosistema, immediatamente lo stato degli altri sottosistemi viene
proiettato.
Si potrebbe usare questa correlazione superluminale per costruire un telegrafo
superluminale?
|xxi + |yyi
|i =
2
che sarebbe lo stato di polarizzazione parallela tra i due fotoni. Supponiamo
che, mediante coppie di fotoni di questo tipo, Alice (mittente) voglia inviare
un messaggio a Bob (destinatario). Il messaggio viene inviato in bit. Per far
cio, osserviamo che se Alice misura con un polarizzatore lungo lasse x (oppure
lungo y) allora Bob ricevera un fotone polarizzato o lungo x o lungo y. Se,
invece, Alice usa un polarizzatore lungo x + y (oppure x y) allora Bob ricevera
un fotone polarizzato o lungo x + y oppure lungo x y.
Quindi la polarizzazione del fotone ricevuto da Bob sta nella croce (x, y) nel
primo caso e nella croce (x + y, x y) nel secondo caso. A questo punto si
puo fare la seguente identificazione per definire il bit 1 e il bit 0:
Lo scopo di Bob e quello di capire se il fotone sta in una croce piuttosto che
nellaltra in modo da sapere se Alice gli sta mandando il bit 1 o il bit 0. Ite-
rando questa procedura si potrebbe trasmettere una sequenza di bit in maniera
superluminale. Ma come fa Bob a conoscere la polarizzazione del fotone?
Ovviamente una sola misura sulla polarizzazione del fotone non ci direbbe niente
perche per esempio un fotone puo passare attraverso un polarizzatore orientato
lungo y sia se ha polarizzazione proprio lungo y sia se e polarizzato lungo x + y.
Una soluzione potrebbe essere clonare lo stato quantistico del fotone ricevuto in
modo da poter disporre di tanti fotoni tutti nello stesso stato di polarizzazione.
A questo punto, con un po di misure statistiche, si potrebbe determinare con
certezza la polarizzazione del fotone e di conseguenza la disposizione del pola-
rizzatore di Alice. Questa e lunica soluzione ma purtroppo e sbagliata perche
24
per il teorema del no-cloning non e possibile clonare esattamente un generico
stato quantistico ignoto.
4.3 Conclusioni
Si e visto che, dallipotesi di localita, lEPR dimostra la non completezza della
MQ. Con Bell si e formalizzato il contrasto tra localita e MQ e si e potuto,
tramite le sue disuguaglianze, dare voce agli esperimenti per sciogliere la disputa.
Gli esperimenti di Aspect hanno mostrato la violazione delle disuguaglianze di
Bell e di conseguenza la non validita del principio di localita in alcuni fenomeni
quantistici.
Faccio notare, pero, che con lultimo argomento sullinesistenza del telegrafo
superluminale si e dimostrato che non ci puo essere un rapporto causale tra
due misure separate da un intervallo space-like, infatti Bob non puo capire in
alcun modo che tipo di misura sta effettuando Alice. In definitiva si verifica una
correlazione tra le misure che viola il principio di localita, ma nonostante cio
non viene violata la causalita.
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Riferimenti bibliografici
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[2] J. S. Bell, Physics (N.Y.) 1, (1964) 195. Fondations of Quantum
Mechanics, ed. da B. dEspagnat, Academic, N. Y. (1973).
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Freedman and J. F. Clauser, Phys. Rev. Lett. 38 (1972) 938.
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9 (1974) 607.
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Rev. Lett. 37 (1976) 465.
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[16] M. Bruno, M. dAgostino and C. Maroni, Nuovo Cim. 40B (1977) 142.
La prima parte del lavoro e stata inoltre ispirata dalla lettura di un Quaderno
di Fisica Teorica di Oreste Nicrosini (Univ. di Pavia), Paradosso EPR e
Teorema di Bell.
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