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1 I nomi delle tre parti della Trilogia balthasariana sono stati resi con Esthetica, indicare con la forma inusuale di un termine il fatto che intende un significato diverso
Theodrammatica o Ethica e Theologica, perch si tratta quasi di nuove discipline, da quello che il lettore recepirebbe come immediato.
come fossero rifondate dallorigine, e occorreva distinguerle dallestetica, letica e la
teologia dei manuali scolastici, pur mantenendo il nesso con queste. Balthasar tende a
certa. E parlando damore, si porr inevitabilmente la domanda se non stia
proprio qui il fondamento nascosto del compenetrarsi reciproco dei
Se vero che pu essere teologo solo chi anche, e prima di tutto, filosofo,
trascendentali, cos che lapparente dualismo espresso dalla parola philo-
e dunque chi, anche proprio alla luce della rivelazione, si immerga nelle
sophia, ad una pi profonda osservazione, possa risolversi in una vivente
misteriose strutture dellessere creaturale - cosa che il semplice pu
unit, documentando cos nuovamente e in modo specifico lanalogia fra
altrettanto bene, se non meglio del sapiente e dellintelligente (Matteo
lessere del mondo e lessere infinito, perch di una tale unit si pu dire
11, 25) - costui si stupir sempre pi nel constatare quanto possano essere
identicamente che sapienza e che amore.
complesse le strutture dei trascendentali nellessere contingente, il cui
abissale mistero rende impossibile il venire definitivamente a capo anche In questi ultimi accenni gi si introduce la problematicit pi profonda di
di un singolo problema. Non solo tutto lessere finito attraversato e retto una Theologica, perch documentando nellanalisi della verit del
dalla distinzione reale fra lessenza e lesse-esistenza (e questultimo mondo (cos come in quella degli altri trascendentali) questa struttura
termine sfugge a sua volta allunivocit), ma occorrer mostrare che questi polare, nella quale apparentemente accentuato proprio il momento di
due poli possono essere compresi esclusivamente luno attraverso laltro. dissomiglianza dellessere creaturale rispetto allessere del creatore,
Non diversamente si comporta poi la polarit fra il particolare e ebbene, ci si deve chiedere se paradossalmente proprio in questa struttura
luniversale nellunit; polare, e in ragione della vitalit intima che lanima, non sia contenuto
nello stesso tempo anche un momento di positiva somiglianza, che
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permetta il paragone con Dio. Qui si pone in modo diretto la domanda
la polarit fra la forma e la luce nella bellezza (Non posso far altro
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che ridere diceva Goethe di quegli esteti che si tormentano nel tentativo
di costringere con poche affermazioni astratte lineffabile che esprimono su come lessere finito sia immagine e somiglianza dellessere assoluto
con la parola bello dentro un concetto. Lettera a Eckermann (senza voler ora distinguere fra immagine e traccia), ed una
18.4.1827); e nelletica, la polarit fra obbedienza e libert, ossia il domanda il cui senso e la cui stringenza si manifesta solo nel contesto di
problema del compimento della libert finita nella consegna di s alla una riflessione teologico-trinitaria.
libert infinita. Proprio queste opposizioni polari fanno la vivida Per approcciare in modo sensato una questione cos intricata, la ricerca
consistenza dellessere finito, conferendogli una dignit che lo eleva oltre deve articolarsi in due parti: una prima parte si occuper delle strutture
la fattualit, lo rende oggetto di un interesse inestinguibile, e persino di un intramondane della verit, dellessere del mondo e delle sue gerarchie, che
timore reverenziale e di uno stupore ammirato, che non fa che aumentare sono nel contempo anche le modalit in cui la verit esplica se stessa
con lapprofondirsi della conoscenza di queste strutture, tanto pi avvolte sempre pi profondamente. Questa ricerca stata svolta per la sua parte
di mistero quanto pi si svelano allo sguardo della conoscenza. Di tale essenziale e in modo sufficientemente approfondito in unopera apparsa
paradosso bisogner poi trattare esaustivamente come di una questione diverso tempo fa (Wahrheit der Welt, 1947), che riproponiamo qui
assolutamente centrale: che cio disvelamento sopporta perfettamente di come prima parte della Theologica. Questopera si presentava gi allora
essere coniugato con nascondimento e mistero, e dunque che il
come una prima parte, alla quale avrebbe dovuto poi seguire una ricerca
carattere di mistero dellessere non da intendersi in nessun modo come sulla verit di Dio; questultima non venne allora redatta per ragioni
irrazionalit. E cos si svilupper anche il tema della polarit fra sapere e estrinseche, biografiche, e viene presentata qui, dopo un lungo lasso di
credere, e non parr strano a nessuno che questo motivo venga trattato, tempo: con essa lintera Trilogia raggiunge il suo compimento.
tanto pi se applicato allambito del rapporto fra persone, allamore.
In questa prima parte si proceder in modo prevalentemente filosofico. o aree di neutralit. Il mondo come oggetto della conoscenza si trova gi
Verranno studiate le strutture della verit nellessere finito (le quali non comunque immerso in questa sfera sovranaturale, e cos pure la capacit
possono essere illuminate che dalla circuminsessio degli altri conoscitiva delluomo sottost sempre e preventivamente al segno
trascendentali, come si mostrato)2 ed emergeranno agli occhi del lettore positivo della fede o a quello negativo dellincredulit. Muovendosi in un
anche aspetti meno usitati, aspetti non pi notati dopo lantichit e la ambito relativamente astratto, e non considerando largine sovranaturale
patristica, ma che contemplando retrospettivamente la grande tradizione della natura creaturale, la filosofia pu senzaltro rilevare strutture
dimostrano chiaramente la propria validit. Questa tradizione non pu qui fondamentali nel mondo e nella conoscenza, che per il fatto di essere cos
essere presentata estensivamente e, per non distrarre lattenzione dal arginate non vengono certo annullate, o anche solo alterate nella loro
nostro oggetto, ci si limitati a rilevare in pochi accenni la corrispondenza essenza. Ma nella misura in cui andr avvicinandosi a questoggetto nella
con Tommaso dAquino, a testimonianza del fatto che non ci siamo sua concretezza, e nella misura in cui pi profondamente solleciter questa
allontanati molto dal grande flusso di ci che ci trasmesso. concreta potenza conoscitiva, la filosofia dovr, che sia di ci cosciente o
meno, necessariamente integrare sempre pi anche dei dati teologici. Il
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sovranaturale si radica infatti nelle strutture pi intime dellessere, per
Che le strutture di verit intramondane, qui oggetto della ricerca, farle levare come il lievito fa nella pasta, ed come il soffio di una brezza
rimandino a un Logos divino trascendente sar tematizzato, salvo pochi o di un profumo che si diffonda ovunque. Il profumo che viene dalla verit
altri punti, solo nellultimo capitolo, perch chiaro che per il pensiero sovranaturale non solo non pu essere bandito ed estirpato dalla ricerca
filosofico Dio e la sua verit non possono essere considerati che come filosofica, con qualunque mezzo ci si provi, ma anche folle lintenzione
principium et finis mundi (Concilio Vaticano I, DS 3004). di volerlo bandire ed estirpare;
La seconda parte tratter della verit su di s che Dio ci ha reso nota con XII
la sua libera rivelazione, una verit che con ci stesso diventa norma
il sovranaturale troppo fortemente compenetrato nella natura perch sia
ultima della verit del mondo. La descrizione e la comprensione di come
possibile ricostruirla in un suo stato di purezza (natura pura). poi cosa
in questo modo la verit del mondo non venga annullata, ma anzi elevata
diversa lintegrazione non consapevole dei dati teologici, che di necessit
oltre se stessa e compiuta, si poggia sulle analisi della nostra prima parte.
impastano qualunque filosofia, com il caso ad esempio per la filosofia
Se la prima parte distende il suo sguardo in una prospettiva filosofica e pagana di un Platone e di un Aristotele, dallesclusione consapevole di tali
lavora con concetti filosofici, la seconda parte proceder in prospettiva dati o da una loro secolarizzazione che li riconduca a strutture immanenti
teologica e con metodi teologici. Ma questa distinzione esige che vengano della verit, come fanno il metodo moderno del razionalismo, ma
sempre tenuti presente due aspetti. identicamente anche un certo nuovo idealismo, o misticismo, o
Prima di tutto questo mondo, cos come concretamente esiste, esistenzialismo come pure una dottrina esclusivamente filosofico-
originariamente in rapporto o positivo o negativo col Dio della grazia e personalistica dei valori; e unaltra cosa ancora sar infine riconoscere nel
della rivelazione sovranaturale, e in un simile rapporto non ci sono punti bel mezzo del concreto pensare filosofico linestinguibile presenza di tali
2 Perci si potuto e dovuto esporre qui in modo pi preciso quanto stato gi cos come lo espone la Theodrammatica II, 1 nel capitolo La libert come mossa di
anticipato per brevi accenni nelle parti precedenti dellopera. In particolare questa s (192-219). Si potrebbe poi confrontare molto di quanto qui si dice a proposito di
notazione riguarda la contemporaneit con cui nellatto autocosciente del soggetto si espressione, immagine, parola con la dottrina dellespressio di Bonaventura trattata
aprono lo spazio dellio e lo spazio dellessere (e in questo, lo spazio del tu e del noi), nellEsthetica (Gloria II,1, 288-311).
theologumeni, per valorizzarli come tali nel pensiero cristiano. mediata dal mondo creato? Non escludere a priori una simile terza zona
appare ad occhio nudo come meno pregiudiziale rispetto a un metodo che
La prima via non per noi pi percorribile; la seconda via, quella della
postuli per principio limpossibilit della rivelazione. La descrizione della
secolarizzazione della teologia, nutrita da un tale pregiudizio negativo
verit del mondo che qui tentiamo si preoccuper perci di portare alla
nei confronti di una rivelazione, sia considerata come solo possibile sia
luce ci che risplende come verit, senza preoccuparsi di voler distinguere
come effettivamente realizzata, che dovrebbe giustificare teologicamente
(dal momento che una simile distinzione appare intrinsecamente
un simile pregiudizio prima ancora di osare un tentativo dapproccio a una
impossibile) se sia illuminata da luce naturale oppure sovranaturale.
cosiddetta filosofia pura, nella quale pretenderebbe di trattare ed elaborare
la verit della rivelazione come appartenente alluomo stesso. Cos a noi Solo a questo punto, e in modo metodologicamente distinto, pu avere
resta aperta solo la terza via: descrivere la verit del mondo nella sua inizio la ricerca teologica: prendendo le mosse dallautorivelazione di Dio,
prevalente mondanit, senza escludere che una tale descrizione della nel Logos divino fattosi uomo e nel Pneuma che lo esplicita, essa assume
verit contenga elementi di immediata provenienza divina, di origine tale autorivelazione espressamente come suo oggetto. Ci si guarder dal
direttamente sovranaturale. Alcune descrizioni contenute in questa prima distinguere una autorivelazione trascendentale da una categoriale, come
parte bagnano in un chiaroscuro di questo tipo: non avrebbero potuto se fosse possibile distinguere come meramente categoriale la sfera di
essere dette cose come quelle che in effetti vi si dicono sullamore, la Cristo e della sua interpretazione per mezzo dello Spirito nella chiesa, da
grazia, la distrazione, la dimenticanza eccetera, se il raggio luminoso della una sfera che la inglobasse trascendentalmente comprendendo tutta la
teologia non ce le avesse mostrate. Ma forse necessario non limitarsi a storia. No, piuttosto occorre universalizzare il mistero della potenza
contrapporre le due sfere di natura e sovranatura, e occorre aggiungere ad efficace dello Spirito Santo di Cristo, il quale nella sua storica realt di
esse un terzo ambito di verit, quelle cio che pur appartenendo veramente resurrezione luniversale concretum, i cui raggi possono raggiungere
e in proprio alla natura creaturale, non possono accedere alla luce della gli estremi confini della terra (confronta su questo Teologia della
consapevolezza se non quando un raggio sovranaturale le abbia storia 61979).
illuminate. Non appartiene forse a questa sfera laffermazione del In secondo luogo dovrebbe emergere dalle ricerche che seguiranno il fatto
Vaticano I, secondo cui la ragione naturale sufficiente a conoscere con che la pienezza inerente alla verit filosofica - anche a
certezza lunico vero Dio
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prescindere dalla luce teologica che pu illuminarla - molto pi ricca di
come nostro creatore e Signore attraverso il segno della creazione. (DS quanto un buon numero di sue rappresentazioni lascino supporre. Se non
3026)? Non sar forse possibile allora intraprendere quella sintesi che ci si lascia sconcertare dallapparente esclusivismo di alcuni sistemi
storicamente sostanzialmente fallita nellambito di tutte le religioni filosofici - come empirismo e razionalismo, idealismo e realismo,
pagane: la sintesi fra un politeismo personale e unimpersonale mistica oggettivismo ed esistenzialismo - e si tenta invece di infiltrare questi
dellunit, fallita poich a queste religioni parve che laspetto personale sistemi semplicemente guardando alla realt - cos ad esempio Tommaso
inducesse una limitazione al divino, non risolvibile se non cercando dietro
ha infiltrato la supposta inconciliabilit di platonismo (o agostinismo) e
il mondo degli dei ununit impersonale. E non forse questa stessa luce aristotelismo - allora si riveleranno una vastit, una pienezza e una
ad illuminare laffermazione di san Tommaso, secondo la quale luomo diversit tali nellambito naturale, da consentire che lopera della grazia
finito, per natura (e dunque senza ricorrere a una dimensione esistenziale vi venga pienamente valorizzata: questultima ha bisogno infatti di tutta
sovranaturale) desidera di vedere Dio, aspira a una visione diretta, non
questa pienezza per potersi rappresentare, essa la imbeve di s, la forma, Integrazione: un simile programma esige un lavoro di squadra fra filosofia
la eleva e la porta fino alla sua ultima attualizzazione. A evitare questo e teologia, una collaborazione che risulter possibile solo se entrambe le
lavoro filosofico propedeutico, come abbiamo gi affermato, si danneggia discipline saranno reciprocamente e intimamente aperte luna per laltra.
anzitutto la teologia, che allora dovr appoggiarsi su un pugno di concetti E questa apertura sar possibile solo se entrambe le parti tenteranno
dallasciuttezza astratta, oppure rinuncer completamente alle proprie nuovamente di pensare come centrale lanalogia fra limmagine divina
fondamenta filosofiche, arrangiandosi in caso di bisogno con qualcosa di originaria e limmagine creaturale. E non potr trattarsi solamente di
fatto in casa e finendo cos facilmente per sostenersi su un materiale non quellimmagine che luomo di Dio - e della questione di quanto possa
sufficientemente sottoposto a riflessione, di colorazione spesso andare o non andare perduta questa immagine per una posizione contro
ideologica. Dio che luomo pu assumere -, ma in modo molto pi globale,
dellimmagine che lintero essere del mondo forma di Dio. Gli esseri
In questo modo le vicende della vita renderebbero sempre pi estranee la
dotati di spirito avranno nel mondo creato certamente un posto di rilievo,
filosofia e la teologia luna dallaltra. Una filosofia poi che faccia a meno
eppure, e questo riguarda per lo meno luomo, esso non sar separabile
di ogni trascendenza, trincerandosi nellimmanenza, non ci metter molto
dagli ordini dessere infraumani, perch la verit essenziale di quelli non
prima di rinunciare a parlare di cifre indecifrabili o di un essere cui
risolvibile dalla sua propria.
occorra un pastore per restringere a vista docchio il proprio campo e
limitarsi alle forme e variazioni di un positivismo comtiano, esaurendosi Per poter descrivere in modo adeguato questa verit essenziale, dobbiamo
in funzionalismi, logicismi, e analisi linguistiche del tutto sterili, dove per rifarci a quanto inizialmente detto: i trascendentali non sono
della verit come trascendentale dellessere non rimasto pi niente. categorie che possano delimitarsi reciprocamente per la finitezza del loro
Conseguentemente, la teologia fluttua in se stessa, anche e sopratutto contenuto; sono determinazioni che penetrano integralmente lessere
quando pretende di avere valenza esistenziale o quando tenta di come tale e perci ciascuno di essi ne comprende ogni altro. Siamo
annullare la voragine fra il Cristo della fede e il Ges della scienza; e il coscienti di esporci con queste affermazioni alle percosse di Nietzsche:
nudo riferimento a questo Ges non sufficiente a gettare un ponte verso Per un filosofo unindegnit dire che il bene e il bello sono una cosa
quello che la verit, risuonando come uneco, pu (eventualmente) sola; se poi dovesse aggiungervi anche il vero, bisogner picchiarlo.
significare ancora per un uomo ormai privo di filosofia e immerso in (Schlechta III 832). Ma non dobbiamo stupircene: basta considerare
unera tecnico-positivistica. In questo isolamento la teologia, colta da cosa siano diventati i trascendentali in Kant, e cio (nel 12 dellAnalitica
insicurezza e tende a voler tagliare il ramo su cui del concetto, allinterno della Critica della ragion pura) un pensiero forse
di veneranda antichit, ma vuoto, la cui verit consiste nel formare le
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categorie della quantit, e cio dellunit, della molteplicit, della
siede mettendo mano al razionalismo esegetico, oppure prorompendo nel totalit come esigenze logiche e criteri di ogni possibile conoscenza
politicismo, come fa una parte della teologia della liberazione, delle cose, che poi vengono trasformate imprudentemente in
erroneamente confondendo lo scandalo della povert terrena con lo caratteristiche
scandalo della croce e trasponendo la fede nellattivismo della prassi.
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Onoriamo sia lesegesi che limpegno etico del credente, ma affermiamo
che aspetti parziali della verit non possono far altro, se non integrati, che delle cose stesse. Nietzsche non si limita a mettere i trascendentali in
condurre a strade senza uscita. conflitto (la verit brutta, dice la frase successiva nel frammento
citato), ma ne dichiara lintima contraddittoriet, in modo da annullarli in
una negazione di ogni trascendenza ben pi appassionata dellaffettazione La
dindifferenza della parte positivista. XVII
A partire da Nietzsche e fino alla nostra contemporaneit lo svuotamento formula A non altro che ... identifica questa perversione in ognuna
dei trascendentali giustificato da quanto luomo pu, nella sua sfera e in delle dimensioni trascendentali. vero piuttosto che A sempre e ancora
forza della sua libert, commettere nei loro confronti: menzogna, qualcosa di diverso da ... . N lessere buono n la bellezza, n la verit
cattiveria, bruttezza, e lelevazione a principio di una discordia radicale possono essere esauriti da una de-finizione, lo spazio tridimensionale che
sembrano dominare il suo mondo, cos che ad uno sguardo che riesca a governano non pu essere violentemente ridotto a una superficie piatta a
sostenere la vista di tutto ci (ed lunico sguardo realistico), il pensiero due dimensioni, e il mistero della loro esistenza e della loro essenza non
dellessere come vero, buono e bello appare come disperatamente pu essere ricondotto a una formula. Certamente la ragione ultima per cui
illusorio. Lesistenza umana dominata dalla volont di potere, che si tutto il conoscibile ha carattere di mistero si mostrer solo quando si
serve dei trascendentali come le fa comodo: la verit la pravda, cio ci attinger il carattere creaturale di quanto conoscibile in modo oggettivo,
che utile al potere, eccetera. Eppure allapparente strapotere della libera cio si giunger a riconoscere il fatto che la sua verit ultima nascosta
disposizione delluomo si oppone la potenza della sua nello Spirito del creatore, lunico che abbia il potere di pronunciare il
autocontraddizzione, rendendola impotente e minandola dal suo interno nome eterno delle cose. Ma questo rinvia al di fuori della prima parte,
cos che presto o tardi, in modo palese oppure dissimulato, avverr filosofica, nella successiva, teologica3. Da questultimo punto
lazzeramento della libert stessa. La morale borghese dellAntico dosservazione i trascendentali saranno resi immuni - quale che sia il
Testamento (alla quale si oppone Giobbe) credeva di poter costatare danno loro arrecato - dagli attacchi che contro di essi pu sferrare la libert
empiricamente nella vita il naufragio di tale autocontraddizione. Non umana.
aveva del tutto torto, ma non poteva certo aspirare ad erigersi a legge
universale. Considerata da un punto di vista cristiano, la rivelazione
completa di questa autocontraddittoriet che attraversa la libert trascende La seconda parte della Theologica dovr a sua volta dividersi in due
luomo. Il regno dellanticristo crolla solo in un tempo escatologico. sezioni. Al centro della prima star il problema cristologico: come pu
Eppure uno sguardo non accecato pu riconoscere la contraddizione nello linfinita verit divina tradursi nella finita verit creata? Lanalogia entis
svolgersi della storia e il repentino crollo di imperi millenari pu essere proibisce che sopra le due sia postulato qualcosa di terzo che le unifichi:
oggetto desperienza. Il potere dellessere e delle sue inalienabili nessun concetto pu elevarsi al di sopra di Dio. E cos il problema resta
determinazioni pi forte del tentativo umano di annullare aperto fra Dio e il mondo: come pu Dio rendersi comprensibile al mondo
nichilisticamente queste determinazioni e di includere in un simile in quanto Dio, senza perdere il suo carattere divino e senza cadere quindi
annullamento anche lessere a cui ineriscono. vittima di una dialettica intra-divino-mondana (hegeliana)? Pu Dio
Possiamo esprimere la stessa cosa in un altro modo. Tutte le perversioni rivelarsi in quanto Dio allumanit - oltre che nei cenni profetici che le
di cui la libert umana pu fare oggetto lessere e le sue determinazioni ha destinato - senza che questa se ne scolpisca un concetto idolatrico?
tendono sempre ad annullarne la dimensione di profondit, quella stessa Lidea che luomo sia immagine di Dio consistente abbastanza da
che proprio anche nel momento in cui conosciuto, fa che resti un mistero. sopportare che luomo possa essere colui che comprende limmagine
4 Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio delluomo sta per essere consegnato in mano degli uomini. Luca, 9, 44 (NdT)
risparmiato il seguente serio rimprovero teologico: per la fede cristiana, la Questo inizio ci parso tanto pi necessario, in quanto nel tentativo
rivelazione di Dio alluomo trinitaria: Dio Padre, la sorgente della odierno di riforma della teologia, nel postconcilio cattolico, esso non ha
divinit (DS 490, 525, 568) si rivela a noi solo in due ipostasi divine: il ricevuto una valorizzazione soddisfacente, e rischia di essere invece
Figlio, che ci annuncia la verit del Padre, e lo Spirito che infonde in noi sopraffatto dal razionalismo di certi approcci esegetici al fenomeno Cristo
il suo amore. E in questa rivelazione salvifica ci svela qualcosa del mistero - sostituendosi al modello razionalistico della tarda scolastica.
della sua immanente Tri-unit. .Questa dualit trascendentale [tra XXI
conoscenza e amore] non integrabile con ulteriori determinazioni (per
es., mediante un bello ugualmente originario, []) Ci non solo per il Fa parte della pratica perenne della chiesa introdurre chi sia stato colpito
motivo che altrimenti sarebbe compromessa irrimediabilmente una reale dallo splendore di Cristo - e in lui dal Dio unitrino - alla risposta che
comprensione della necessit di due sole processioni allinterno della occorre dare con la propria stessa vita: la praxis cristiana di cui oggi si
Trinit, n si potrebbe pi sostenere lassioma fondamentale dellidentit scrive a caratteri cubitali pu per sua essenza solo seguire la theoria,
della Trinit economica e immanente. Piuttosto qualora volont, libert, seguire cio il riconoscimento dellesigenza che il dono del Dio
bonum siano compresi nella loro piena essenza, cio innanzitutto non solo consegnatosi per amore implica, unesigenza che non altro se non dono
come tendenza, bens come amore verso la persona, il quale non solo tende anchessa: nel seguire il comandamento pi grande, formulato da Cristo
verso la persona, ma riposa nel pieno bene e splendore della stessa, allora come unico e duplice, avviene la liberazione dalle pastoie con cui luomo
non appare motivo alcuno di aggiungere a questa dualit una terza e legato in s, e cos pu essere data una risposta conveniente a Dio.
ulteriore possibilit. 5 Questa obiezione, che identifica il bonum e il Conseguentemente era necessario che il bonum fosse rimeditato fino
pulchrum (lo splendore) sembra supporre che il nostro progetto fosse nei suoi ultimi aspetti escatologici come il drammatico rapportarsi
strutturato in modo trinitario. Ma non cos; della Trinit si parla in realt reciproco della libert divino-trinitaria e della libert umana, peccatrice e
in tutte tre le parti. redenta. Anche questa Ethica di struttura trinitaria nei suoi tratti
fondamentali, dal momento che centrale in essa una duplice fattualit
Il porre linizio sotto il segno della Gloria pu essere paragonato allantica cristologica: ogni autentico essere-persona determinato dalla
apologetica, o anche con la teologia fondamentale; una volta posto di partecipazione alla missione compiuta da Cristo nellobbedienza
fronte al fenomeno Cristo luomo ateo-positivistico, cieco ormai non solo dellamore, e il singolare pro nobis del Dio-uomo si comunica ai
alla teologia ma anche alla filosofia, dovrebbe infatti reimparare a vedere: credenti e ai sofferenti nel mistero della communio sanctorum come
sperimentando nellalterit totale e senza paragone che Cristo gli rende possibilit di radicale solidariet reciproca, fino alla vicariet. Ma neppure
presente lirradiarsi della maest del Dio della gloria, per la quale egli, in il momento tragico di questa Ethica deve restare inevaso, quel momento
forza della sua stessa umanit, possiede comunque una precomprensione leggibile nel destino cui la vita di Cristo and incontro, e che resta decisivo
(Gloria III/1)6. Ma alla presenza reale di Dio viene reso ragione solo anche per il destino della sua chiesa: un amore sempre crescente evoca un
trattando la storia della salvezza, nellantico e nel nuovo Patto (III/2), odio sempre maggiore - lultimo libro della Scrittura lo mostra in modo
sviluppata tematicamente dalle grandi forme teologiche cristiane (II).
5 Karl Rahner, Il Dio trino come fondamento originairo e trascendente della precomprensione nellambito della modernit, ma occorre rilevare lattualit di una
storia della salvezza, in Mysterium Salutis, III (1969), 478. Non vogliamo in queste religione atea e impersonale (il buddismo), e infine di una irreligione (marxista e
sede formulare alcun giudizio sul valore dellassioma fondamentale formulato da positivista) che in questopera sono state invece troppo poco considerate; i miei pi
Rahner. recenti saggi su questi aspetti sarebbero da porre accanto a quellopera per integrarla.
6 Il III volume di Gloria si occupato dellitinerario storico di questa
stringente -, e per questo la vittoria di Cristo sul mondo non esclude Pag. 11
affatto il giudizio, il cui esito nessuno pu presumere calcolare in
anticipo, anche se ci si pu affidare alla parola di Cristo: Non temete, io
Verit del mondo
ho vinto il mondo (Giovanni 16,33).
Perch dopo tutto ci era necessaria anche una Theologica? La ragione Introduzione
sta nel fatto che nelle prime due parti si dava per assunto il fatto che Dio
possa farsi comprendere dalluomo, e lo possa rendere capace di
Per parlare della verit non sufficiente porre la domanda esiste la
imitazione di S, ma non vi si affatto riflettuto su come possano la verit
verit?, e magari rispondere affermativamente. Di questa questione si
infinita di Dio e il suo Logos esprimersi non solamente in modo vago e
occupa prevalentemente e in modo critico la teoria della conoscenza: e
approssimativo, ma adeguatamente, nellangusto contenitore della logica
certamente si tratta di una domanda la cui seriet merita una ricerca
umana. Non c forse nella parola stessa Theo-logia unintima
accurata. Prima di tutto per di essa dovrebbe occuparsi anche lontologia:
contraddizione, il significato di questa parola non forse
la verit non infatti solo una caratteristica della conoscenza, ma
XXII sopratutto una determinazione trascendentale dellessere come tale. Ma
espressione dellinesprimibile e dellimpensabile? Ma luomo non supponiamo pure che a questa questione si sia trovata una soluzione
solamente un essere sensitivo e agente, anche un essere pensante, soddisfacente, senza occuparci di valutare con quale metodo, e assumiamo
parlante e capace di formulazione. Che valore pu avere la quasi dunque che la ragione, nel suo conoscere, abbia raggiunto la convinzione
scientia che egli esercita sotto il nome di theo-logia, e nella quale egli che ci sia effettivamente qualcosa come la verit, e che essa inerisca al
intende intraprendere la traduzione della logica di Dio nella sua? Se prima pensiero e allessere regolando i loro reciproci rapporti: potr forse la
si detto che non esiste praxis senza la luce e la normazione da parte di ragione dichiararsi soddisfatta di una simile constatazione? O non
una theoria, cos pure occorrer chiarire come una simile prassi possa considerer piuttosto che la parte pi feconda del suo lavoro abbia ora da
esprimersi e giustificarsi in concetti e in parole umane. E neppure qui se incominciare, adesso che ha ottenuto il passaporto che lautorizza ad
ne uscir, se non fondando la questione a livello trinitario. La Theologia intraprendere il viaggio nel regno della conoscenza? E non si
non sar anzitutto unoperazione delluomo, ma piuttosto del Padre dimostrerebbe essere ragione, ma piuttosto follia se, contenta del primo
celeste, che nella sua Parola incarnata pu veramente esprimersi e rendersi successo, interrompesse proprio adesso la ricerca appena incominciata!
comprensibile, anche se solo a coloro che il dono dello Spirito Santo rende Certamente non possibile rispondere alla domanda sullesistenza di fatto
capaci di comprendere. E cos si realizza una cosa straordinaria: il Dio che della verit senza porre anche la domanda circa la sua essenza, giocando
non cessa di esprimersi e di dirsi senza alcun ritegno, con ci stesso non cos in anticipo sulla soluzione richiesta. Per sapere se la verit c,
cessa di essere mistero. Che questo non sia assurdo, e abbia nelle strutture bisogna avere prima un qualche genere di conoscenza riguardo a cosa essa
della verit intramondana una sua precomprensione, sar documentato sia. Ma fintanto che la ragione occupata con la domanda sul dato di fatto,
dallo studio sulla Verit del mondo che immediatamente segue. pone la domanda sullessenza solo in modo indiretto, solo per poter
risolvere la questione dellesistenza, e non si dedicher invece alla ricerca
della verit di cui ormai assume lesistenza con tutta la passione che
sa risvegliare la domanda sullessenza.
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Ammettiamo anche pure che in filosofia non ci sono domande cui si possa dietro ogni risposta trova una nuova domanda, dietro ogni certezza, si apre
rispondere una volta per tutte con una soluzione definitiva, domande che una nuova, pi ampia prospettiva. Ma la domanda che sempre nuovamente
si possa esaurire e lasciarsi alle spalle. Su un altro piano, a un tornante pi posta, ha un carattere completamente diverso dal nudo chiedere mi
alto della spirale, in un punto pi profondo del carotaggio che la trivella ami? dellinizio. Essa si muove ora nello spazio creato dallamore stesso,
scava nel mistero abissale dellessere, tornano sempre le stesse, elementari parte della sua vita e concausa della sua vitalit, della sua essenza,
domande, e, dopo tutte le altre, la domanda sullesistenza fattuale della presuppone lesistere dellamore del quale chiede le prove desistenza. Il
verit. Lindivisibilit ultima di che e di cosa, di fattualit e idealit, presupporre lesistenza di quanto si ricerca esprime con ogni evidenza una
di esistenza ed essenza dimostra di essere pi potente dei tentativi sapienza molto pi profonda che non lapproccio interrogativo iniziale.
superficiali di distinguerli in modo metodicamente chiaro: proprio Cos trova conferma la giustezza dellaffermazione di quei filosofi
dallanalisi dell'essenza che veniamo rigettati nella situazione di partenza, secondo i quali alladepto dubitoso ed esitante davanti al problema
l dove, senza rete, si pone la nuda domanda sullesserci dellessere e della dellesistenza della verit, come prima cosa da suggerire che si tuffi nella
verit come tali. Eppure accade che lo stupore elementare per il fatto che corrente, per imparare nel corpo a corpo con londa cosa sia lacqua e
si dia qualcosa come esistenza, essenza e verit, questa meraviglia, che come ci si muova in essa. Chi non osasse il salto, non potrebbe mai fare
invece di diminuire nel corso del lavoro non fa che aumentare per chi un lesperienza di cosa sia nuotare, e cos, chi non osasse tuffarsi nella verit,
vero ricercatore, questa meraviglia sempre pi adorante e compenetrata di non avr mai la certezza della sua esistenza. Questo primissimo atto di
stupore per il miracolo che sono loggetto della sua conoscenza e il suo fede non ha nulla di irrazionale, e non altro che il presupposto per potersi
stesso conoscere, si discosta sempre pi dallastratto, infecondo dubbio accertare dellesistenza della razionalit stessa. Allo stesso modo, per
che uno scolaretto pu nutrire sullesistenza dellessere e della verit. Le tornare al primo esempio, luomo che da molti anni fosse sposato con una
esperienze con la verit che nel corso della sua vita ha collezionato chi la donna, abbia da lei avuto dei figli, e con lei condiviso gioie e dolori, non
ricerca sono in lui troppo profondamente radicate perch possa metterla in torner a domandarle con timore, ad ogni ora del giorno, se veramente
questione negli stessi termini con cui pot farlo un tempo. Linizio, lami. Un simile vaneggiare dubitoso, alla lunga, non sarebbe altro che il
quando da principiante intraprendeva i primi tentativi di pensiero chino miglior modo per rendere insopportabile il rapporto e addirittura
sul testo scolastico di gnoseologia, gli pare ora, se paragonato al peso degli distruggere lamore. Ma non si potrebbe per questo dire che egli si sia
anni di convivenza con la verit, ingenuo e commovente. Liniziale allontanato dalla sua originaria, iniziale domanda damore, che si sia
domanda c una verit? gli pare ora come il tentativo di un primo tranquillizzato e abituato al dato di fatto
approccio che un ragazzo impegnasse con una ragazza, e il cui esito fosse 14
poi la certezza: mi ama! Ma sarebbe un ben strano amante colui che si
accontentatasse della costatazione del dato di fatto, senza che questo fosse dellamore, e che in seguito ci non gli sia pi interessato. Cos come il
come lo spalancarsi di nuotatore deve nuotare sempre, per non andare a fondo, e questo anche se
nellarte del nuoto si ormai perfezionato moltissimo, cos anche lamante
13 deve quotidianamente rivivere e interrogare lorigine dellamore, e cos
una porta, linizio di una vita vissuta per amore. Nel corso della vita, ogni pure infine, il ricercatore di conoscenza deve porre quotidianamente di
giorno rivivr leterna domanda che gli amanti si rivolgono lun laltro nuovo la domanda sullessenza della verit, senza per questo esserne lo
chiedendo se si amino; lamore non mai interrogato abbastanza, perch sterile e dubbioso distruttore. Nellarte del nuoto, nellarte dellamore, e
non cessa mai il suo desiderio di ascoltare la conferma della risposta, e nel riconoscimento della verit esiste un vero progresso, ma nessuno sar
mai tale da permettere che si voltino le spalle al vivo istante dellinizio, e questo vale anche per tutte le determinazioni che gli ineriscono in quanto
allontanandosene definitivamente. Il punto originario della metafisica essere. Luniversalit della verit di tale ampiezza da non poter essere
talmente vitale da non poter mai essere oltrepassato, piuttosto esso raccolta in nessuna costrizione definitoria, e piuttosto, ogni atto definitorio
contiene in s, come un seme, tuttintera la metafisica, e pu a partire da presuppone di essere abbracciato dallo spazio della verit, allinterno del
s svilupparla interamente. Lestensione di un problema a un nuovo quale solo pu essere posto. Non esiste una geografia che delimiti il regno
ambito dindagine, o lampliarsi del problema stesso, sono sempre anche della verit, che nella sua essenza e nel suo ambito altrettanto priva di
e nello stesso tempo un porre la domanda originaria con una maggiore frontiera quanto lessenza e lambito dellessere stesso. Ci si guarder
intensit, quella domanda che sviluppandosi in questo modo non si perci dal partire da definizioni e concetti precostituiti ed esclusivi della
affatto allontanata dallorigine, ma anzi si sviluppata allinterno verit, tali da limitare fin da principio la sua validit o indirizzarla solo in
dellorigine stessa, diventando cos sempre pi originaria. una determinata direzione, ma si bader piuttosto ad attribuirle lintera
ampiezza che le compete in quanto determinazione non limitata
Quella prima domanda sulla verit ben lontana dallessere un
dellessere come tale. Solo cos potr comunicarci qualcosa della sua
impedimento a che la vita si dispieghi, come se la verit la limitasse
infinit, dimostrandoci come la sua natura sia sempre pi grande, pi
rinchiudendola; essa piuttosto ne esige potentemente lo sviluppo. Come
nobile di quanto noi non avessimo gi colto.
gli sposi solo nel lento corso della loro vita comune vedono compiersi la
pienezza, lampiezza, la profondit del loro amore, quale nel loro primo Tutti i pi grandi pensatori ebbero la convinzione che tale sia lampiezza
incontro non poteva essere neppure lontanamente immaginato, cos anche e linesauribile ricchezza della verit. E proprio colui che di preferenza
la verit dispiega la sua sempre inesauribile ricchezza solo quando si additato come esemplare nel procedere scolastico del suo pensiero,
diventi familiari con essa. Sarebbe ben strano infatti se poche asciutte Tommaso dAquino, nel suo trattato De Veritate abbraccia un tale cosmo
asserzioni potessero definire, classificare, esaurire e infine archiviare una di oggetti che chi esperto riconosce come evidente la loro pertinenza al
qualit trascendentale dellessere, una determinazione e formulazione problema della verit,
fondamentale di tutto ci che , che come tale ha dunque intimamente 16
parte a tutta lampiezza e profondit sia dellessere come tale, sia delle
diverse gerarchie e forme di enti. Ben piuttosto sar chiaro prima ancora mentre i profani ne hanno potuto parlare come di deviazioni e di
di cominciare che estrapolazioni arbitrarie. Ma vero piuttosto che Tommaso non ha
tematizzato e risposto nella sua pur vasta opera che a una piccola parte
15 delle domande che si possono legittimamente porre sotto il titolo della
la verit come caratteristica trascendentale dellessere, esattamente come verit, e addirittura non ne ha poste alcune che sarebbe invece stato
questultimo, sar impossibile da maneggiare con una definizione necessario porre. E Tommaso stesso sarebbe proprio lultimo a voler
esaustiva. Una definizione comporta, come dice la parola stessa, anche contraddire questa affermazione. Anchegli non ha potuto far altro che
una delimitazione rispetto ad altri contenuti, che sarebbero quindi esclusi quello che pu un uomo: cio cogliere negli sterminati campi della verit
da essa, com la determinazione di un genere in forza di una differenza e comporre in modo pi o meno casuale un mazzo coi fiori che vi
specifica. Ma lessere non un genere, perch tutte le differenze fioriscono, tale da poter forse trasmettere qualcosa come unidea della
dellessere, sono essere esse stesse. Solo pu essergli contrapposto il nulla, flora che nasce in simili campi, ma senza potere in nessun modo restituire
che per non atto a definire positivamente il contenuto dellessere. la ricchezza, labbondanza, latmosfera, la fecondit e la gloria di tutto
Cos lessere pu essere determinato e compreso solo attraverso se stesso, quanto il paesaggio. Quanto diciamo di Tommaso si potrebbe dire
ugualmente di Aristotele o di Agostino, i quali, non meno di Platone, erano sopratutto da parte cristiana, ha rallentato il suo corso ed ha finito col
profondamente persuasi del fatto che ogni conoscenza non che un formare pozze di acqua stranamente stagnante. Quanto dellessenza della
frammento, e anche di Hegel, che fa sperare di poter gettare uno sguardo verit era ancora ben noto ai padri della chiesa! A Clemente, a Origene, a
nellessenza della verit giusto solo al termine del suo sistema, con cui ha Gregorio di Nissa, ad Agostino; con che gesto profondo e originario ha
abbracciato tutto lessere e ha permesso che lo sguardo si stendesse in tutte riflettuto su tutto ci Anselmo, con quale ampiezza sovrana lha descritto
le direzioni. Tommaso, se confrontato con le poche, avare frasi con cui i manuali di
filosofia cristiana si riducono ad esprimersi! Forse la colpa di questo ha
Il modestissimo tentativo esposto nelle pagine che seguono non pretende
da ricadere su unimpostazione pratico-apologetica, che sempre pi
di essere altro che un ulteriore viaggio esplorativo nellimpero della verit,
ritirandosi su poche posizioni strategiche si trincerata in una specie di
sul quale il sole non tramonta mai. Il nostro itinerario non far lungamente
fortino intellettuale, nel quale la solidit di una difesa inattaccabile si
tappa al problema relativo alla garanzia della verit nella conoscenza,
sconta con la resa su tutto il resto di un indifendibile territorio - questa
perch questo lo si fatto gi fin troppo, ma riconoscer piuttosto
posizione identifica il suo compito nella dimostrazione dellesistenza della
lesistenza della verit come un dato di fatto originario per volgersi subito
verit in quanto tale, esaurito il quale le pare di non dover far altro. Ma
alle domande relative alla sua essenza. E in questo emergeranno senzaltro
una simile opposizione al
cose molto basilari ed elementari, cose che appartengono allessenza della
verit come leconomia domestica e la generazione di figli appartengono 18
al matrimonio, e purtuttavia delle quali i correnti trattati sulla verit ci razionalismo e allo scetticismo moderno rivela forse anche linfluenza che
dicono ben poco. E di queste cose queste correnti hanno esercitato su di essa, senza che di questo ci si
17 avvedesse: infatti lideale della verit viene identificato con la garanzia
della sua fattualit, o comunque invaso da un tipo di scientificit chiara
ce n una tale quantit e variet che saremo costretti, come un cicerone
e inconfutabile quale pu essere ottenuto solo in cambio del sacrificio di
in un treno in corsa, a limitarci ad accennare ad esse mentre a destra e a
vastissime regioni del regno della verit. Il ridurre la conoscenza della
sinistra gi le stiamo oltrepassando, e invece la maggior parte di quanto
verit a unevidenza puramente teoretica, dalla quale siano state asportate
sarebbe ben degno di menzione, per la rapidit del viaggio non pu essere
con diligenza tutte le vive, personali scelte etiche, rappresenta gi di per
mostrato che di sfuggita. Il sentimento schiacciante suscitato da questa
se un restringimento del campo della verit, tale che essa, anche solo per
inesauribile abbondanza non ci sopraff solamente di fronte alla
questa ragione, si trover ad essere defraudata della sua universalit e con
percezione a posteriori della molteplicit delle cose esistenti, perch tutte
ci stesso della sua essenza. Se la bont e la verit sono realmente
vorrebbero prendere parte a questo discorrere sulla verit, ma esso si
caratteristiche trascendentali dellessere, dovranno compenetrarsi
impossessa di noi gi di fronte alla semplice qualit a priori della verit,
reciprocamente; ma se invece i loro rispettivi ambiti vengono opposti
cio il suo appartenere ad ogni cosa che , un miracolo sempre nuovo che
luno allaltro come se si escludessero, lesito non potr essere che un
si ripropone a colui che pensa. Proprio nella convivenza con questo
misconoscimento di entrambe le loro essenze. Cos anche per lultima
miracolo ci soffermeremo qualche tempo.
caratteristica trascendentale dellessere, la bellezza: anchessa pretende di
Non crediamo di esserci con ci distanziati dalla grande tradizione valere universalmente, e perci non si potr mai separarla dalle sue due
occidentale del pensiero sulla verit, e in particolare da quella cristiana; al sorelle. A partire dal riconoscimento che solo le tre determinazioni
contrario, crediamo di riprendere una corrente che in tempi recenti, e trascendentali dellessere possono svelarne lintima ricchezza, si fa luce
la necessit elementare di sviluppare unetica ed unestetica sia della Conseguentemente si parla perci solo di contenuti senza rilevanza, in
verit, sia della conoscenza della verit. Solo le sue caratteristiche modo generico, mentre le pi grandi domande sulla verit, che non
trascendentali possono rivelare lessere cos com, cio svelarne la verit, possono essere approcciate al di fuori del gusto che se ne ha e dalla
e si vedr cos che solo la vivente e perdurante unit fra la posizione decisione che implicano, sono consegnate con falso pudore al silenzio. Se
teoretica, quella etica e quella estetica pu veicolare una conoscenza vera la verit non implica alcuna decisione, allora neppure nella decisione del
dellessere. Quanto pi vero che questi tre punti prospettici si singolo rispetto alla sua personale visione del mondo sar implicata alcuna
distinguono formalmente luno dallaltro nelle loro diverse angolature, e verit. Una simile neutralizzazione del dialogo sulla verit corrisponde
quanto pi una metafisica seria deve distinguerli fino in fondo, tanto pi esattamente - come si mostrer in seguito - a un annichilimento della verit
vera la necessit di non ignorare - e questo fin dallinizio e non a posteriori in quanto tale. Una filosofia cristiana dovr perci guardarsi dal favorire,
- la loro comune radice e il loro costante e reciproco fare gioco, che tanto magari in modo incosciente e non voluto, un simile razionalismo. Per
stringente da non consentire un discorso dal contenuto minimamente opporre a questo pericolo un contrappeso consistente dovr per volgersi
concreto su uno di essi, senza che anche gli altri siano perci stesso presi a quelle origini
in considerazione. Considerare e descrivere una tale unit dal punto di 20
vista della sua radice
in cui storicamente la vivente concatenazione di verit, bont e bellezza,
19 come pure delle scienze ad esse correlate, ha consentito il sorgere di
fa s che nel prosieguo della ricerca siano evitate fin dallinizio tutta una unimmagine del mondo cosmica e universale. Il razionalismo e
serie di situazioni di possibile perplessit, dovute esclusivamente alla lirrazionalismo possono essere vinti e superati entrambi solo sul
scelta di un punto di partenza troppo semplicistico. Cos ad esempio fondamento di una posizione dunit.
Newman ha riconosciuto con piena ragione il fatto che non si possa in La nostra ricerca si articola in due parti: la prima considera la verit cos
alcun modo risolvere adeguatamente il problema teologico che oppone il come prima di tutto la incontriamo nel mondo, come verit delle cose e
credere e il conoscere fintanto che lorigine filosofica di questa domanda delluomo, una verit che nel suo fondo ultimo rimanda al Dio creatore.
non abbia colto e descritto lunit di atteggiamento teoretico e di In questa prospettiva la verit di Dio appare come principio e fine
atteggiamento etico, lunit che sussiste fra levidenza e la decisione.
(principium et finis Concilio Vaticano I, Denz. 1785) della verit di questo
Nello stesso modo unestetica avr le sue belle gatte da pelare con la mondo. La seconda parte si occupa della verit che Dio ci ha comunicato
questione del supposto irrazionalismo del suo oggetto, fintanto che non su se stesso nella rivelazione, e che in questo positivo essere-rivelata
abbia colto il rapporto che sussiste alla radice fra lo svelamento dellessere diventa da qui in poi norma ultima alla verit del mondo. Cos la prima
e il suo movimento espressivo, e quindi fra la verit e la bellezza. Il fatto parte considera la verit come oggetto della filosofia, con metodi
che il regno del bene e del bello siano stati esclusi dal campo di quanto filosofici, la seconda parte come oggetto della teologia con metodi
verificabile in termini di conoscenza e siano invece stati assoggettati alla teologici. Ma bisogna prendere in considerazione due cose che non vanno
sfera dellarbitrario, del gusto e della credenza privata, frutto del mai dimenticate.
moderno razionalismo, che ha supposto di poter isolare su un piano
puramente teoretico lambito della verit. Con ci stesso limmagine Prima di tutto questo mondo, cos come concretamente esiste, fin
dellessere e la visione dinsieme del mondo sono state frantumate, dallorigine in rapporto o positivo o negativo col Dio della grazia e della
rendendo con ci stesso impossibile anche un reale dialogo sulla verit. rivelazione sovranaturale, e in un simile rapporto non ci sono punti o aree
di neutralit. Il mondo come oggetto della conoscenza si trova comunque effettivamente realizzata, e dovrebbe perci giustificare teologicamente
immerso in questa sfera sovranaturale, e cos pure la capacit conoscitiva un simile pregiudizio prima ancora di osare di avvicinarsi a una cosiddetta
delluomo sottost sempre e preventivamente al segno positivo della fede filosofia pura, nella quale pretenderebbe poi di trattare ed elaborare la
o a quello negativo dellincredulit. Muovendosi in un ambito verit della rivelazione come appartenente alluomo stesso. Cos a noi
relativamente astratto, e non considerando largine sovranaturale della resta aperta solo la terza via: descrivere la verit del mondo nella sua
natura creaturale, la filosofia pu senzaltro rilevare strutture prevalente mondanit, senza escludere che una tale descrizione della
fondamentali nel mondo e nella conoscenza, che per il fatto di essere cos verit contenga
arginate non vengono certo annullate, o anche solo alterate nella loro
22
21 elementi di immediata provenienza divina, di origine direttamente
essenza. Ma nella misura in cui andr avvicinandosi a un oggetto nella sua sovranaturale. Si pu costatare a occhio nudo che un simile metodo
concretezza, e nella misura in cui pi profondamente solleciter la meno pregiudiziale di quello che calcoli con un a priori per cui rivelarsi
concreta potenza conoscitiva, la filosofia dovr necessariamente, che sia sia per Dio impossibile. La prima parte della ricerca sulla verit nel mondo
di ci cosciente o meno, integrare sempre pi anche dei dati teologici. Il sar perci una specie di fenomenologia della verit a noi ben nota, cos
sovranaturale si radica infatti nelle strutture pi intime dellessere, per come la incontriamo, descrivendo quindi sopratutto ci che da
farle levare come il lievito fa nella pasta, ed come il soffio di una brezza, considerarsi come verit naturale. Solo a questo punto, e in modo
o di un profumo, che si diffonda ovunque. Il profumo che viene dalla metodologicamente distinto, potr cominciare la ricerca teologica, che,
verit sovranaturale non solo non pu essere bandito ed estirpato dalla partendo dallautorivelazione di Dio come da un nuovo inizio, si prover
ricerca filosofica, con qualunque mezzo ci si provi, ma anche folle a descrivere la verit divina: come a partire dal suo esistere in Dio essa si
lintenzione di volerlo bandire ed estirpare. Il sovranaturale troppo comunichi, e coinvolgendo nella comunicazione di s anche la verit del
fortemente compenetrato nella natura perch sia possibile ricostruirla in mondo, la ordini alla verit divina.
un suo stato di purezza (natura pura). poi cosa diversa lintegrazione In secondo luogo va notato il fatto che la pienezza inerente alla verit
non consapevole dei dati teologici, che di necessit impastano qualunque filosofica - anche a prescindere dalla luce teologica che pu illuminarla -
filosofia, com il caso ad esempio per la filosofia pagana di un Platone e
molto pi ricca di quanto un buon numero di sue rappresentazioni
di un Aristotele, dallesclusione consapevole di tali dati o dalla loro lascino supporre. Lantico adagio secondo il quale la grazia presuppone la
secolarizzazione che li riconduca a strutture immanenti della verit, come natura, rende necessarie una ricerca e una descrizione molto pi ampie di
fanno il metodo moderno del razionalismo, ma identicamente anche un cosa sia la verit naturale, molto pi di quanto non accada correntemente,
certo nuovo idealismo, o misticismo, o esistenzialismo, come pure una e questo proprio allo scopo di poter comprendere la sovranaturalit della
dottrina esclusivamente filosofico-personalistica dei valori; e unaltra grazia. Solo nel momento in cui si saranno poste in evidenza in modo
cosa ancora sar infine riconoscere nel bel mezzo del concreto pensare conveniente lintera ampiezza, profondit e molteplicit dellambito
filosofico linestinguibile presenza di tali theologumeni, per farli valere naturale potr anche mostrarsi degnamente come lopera della grazia
come tali nel pensiero cristiano. penetri con potenza ogni aspetto di questa ricca abbondanza, come si serva
La prima via non per noi pi percorribile; la seconda via, quella della di essa, come le dia forma, la elevi, la compia. A evitare questo lavoro
secolarizzazione della teologia, nutrita da un pregiudizio negativo nei filosofico propedeutico, come abbiamo gi affermato, si danneggia
confronti di una rivelazione, sia considerata come possibile, sia come anzitutto la teologia, che allora dovr appoggiarsi su un pugno di concetti
dallasciuttezza astratta, esponendosi cos al pericolo di non permettere pag. 25
che il suo stesso contenuto possa svilupparsi secondo tutte le prospettive
che gli apparterrebbero, semplicemente perch il lavoro preparatorio non
I - La verit in quanto natura
ha fornito un materiale sufficiente. Se poi la teologia dovesse diventare
consapevole di questa mancanza, si forger accanto alla concettualit
astratta della scolastica, una terminologia A. Precomprensione della verit
23
Ogni uomo che si sia destato alla coscienza non solo conosce il concetto
propria, finalizzata ai suoi scopi (come ad esempio ha fatto la teologia di verit e lo comprende, ma sa anche che una tale verit rinvenibile
kerygmatica) ma con ci stesso taglier definitivamente tutti i ponti che nella realt. La verit ha lo stesso grado di evidenza dellesistenza e
permettevano di oltrepassare labisso che ormai si apre fra la teologia e la dellessenza stessa, e cos anche per lunit, la bont e la bellezza.
filosofia. Un simile percorso definitivamente deleterio per entrambe, e Ciascuna di queste realt pu essere messa in dubbio, almeno
in realt non altro che lespressione della disperazione rassegnata della apparentemente; si pu argomentare contro di esse con mille cavilli, e
teologia rispetto allinsufficienza dei concetti filosofici che ha a alcuni di questi argomenti non mancheranno di impressionare qualche
disposizione. Le pu essere daiuto solo una rinnovata, originaria anima timida, inusata al pensare o in qualche modo malaticcia e indifesa.
percezione fenomenologica della verit e dellessere del mondo, che per Ma sono cose ben diverse il non sottrarsi allattacco, e magari ritrovarsi
proprio col non essere ansiosamente finalizzata nella scelta e per questo feriti e impotenti di fronte a unargomentazione abilmente
nellesposizione dei suoi oggetti alla susseguente trattazione teologica, le condotta che metta totalmente in questione la verit, e unaltra cosa
potr fornire i pi preziosi servizi. rinunciare allevidenza concreta, originaria della verit stessa. Allo stesso
Loggetto formale della ricerca la verit. Non verr per proposta modo possono esserci uomini che si siano abituati, per una qualunque
nessuna gnoseologia, nessuna ontologia e nessuna teodicea. inevitabile ragione, a dubitare che esista qualcosa come la bont in senso proprio: ci
che questi ambiti vengano sfiorati, perch la verit non pu essere che viene cos denominato e che incontrano nella realt quotidiana essi lo
descritta altrimenti che come caratteristica della conoscenza e dellessere. ascrivono allabitudine, alla moda, alla comodit, allegoismo, e insomma
Ma la scelta delle questioni e la forma proposta per il loro approccio a una naturale volont di potere che si nasconda sotto molte maschere
determinata esclusivamente dalloggetto formale della verit. Un simile diverse. Ma se un giorno sono messi di fronte allevidenza di un gesto
trattato oggi inusuale, e si ascriver perci al beneficio del tentativo il gratuito, che magari un amico compia in loro favore, e daltra parte sanno,
procedere a tentoni e una certa insicurezza della presente ricerca. Molto a partire dalla loro stessa esperienza interiore, che possibile e pu essere
rester frammentario e aperto nella sua problematicit, altre questioni si richiesto il nudo superamento di se stessi per pura volont del bene, allora
illumineranno solo dopo essere state circumnavigate pi e pi volte. Le tutta la loro teoria sar come dimenticata, ed essi si potranno inchinare di
questioni sul rapporto fra la verit del mondo e la verit di Dio saranno fronte alla semplice, disadorna fattualit del bene. La teoria che avevano
poi trattate solo sommariamente alla fine della prima parte, perch costruito ha una falla, e forse cercheranno a posteriori di richiuderla,
andranno riprese integralmente nella seconda, in prospettiva teologica. 26
ma almeno una volta si sono ritrovati nudi e senza maschera di fronte al
bene. Se poi saranno leali nel loro pensiero, se daranno ascolto ai fatti, non
riusciranno a servirsi della teoria con cui cercavano di spiegare il bene con rapporto che sussistente fra ci che egli sa e ci che egli esprime.
un fenomeno apparentemente pi fondamentale, per scacciare dalla faccia Lo scettico potrebbe qui intromettersi e affermare che tutte quelle che
della terra a colpi di sillogismo questo incontro elementare con una reale chiamiamo verit non sono altro se non la corrispondenza arbitraria e
gratuit. puramente formale di apparenze qualsiasi, per esempio quelle che ci
Identicamente avviene alluomo per quanto riguarda la verit. Pu giungono attraverso i sensi, coi segni che convenzionalmente le designano
dubitare, e in moltissimi frangenti ha perfettamente ragione a dubitare che ed esprimono, segni grazie ai quali gli uomini cercano di intendersi fra
questa verit particolare, nella sua pretesa a tanto nome, lo meriti anche loro in modo del tutto pragmatico. Se le cose stessero cos, se la verit non
realmente; egli potr anche costruire sul fondamento della possibilit di fosse altro che una corretta corrispondenza formale, allora naturalmente
questo particolare dubbio, o di altre singole esperienze di disillusione, una la verit in senso proprio non avrebbe pi ragione di esistere. Per cogliere
teoria sulla non-esistenza o meglio sullinconoscibilit della verit, nel punto decisivo il concetto di verit, quello che tutti in modo irriflesso
affinandola poi nel modo pi accurato e scientifico: tutta questa attivit e ingenuo portano in se stessi, non ci si pu limitare a parlare di apparenze,
paradossalmente dovr coniugarsi, e lo potr, con il fatto che egli sar occorre parlare dellessere, qualunque sia la forma del suo svelarsi.
nello stesso tempo consapevole di cosa in realt sia la verit, una verit Proprio questo essere gi noto e accessibile nel pensiero stesso di chi
che luomo incontra tanto intorno a s, quanto allinterno di se stesso. Sar pensi, anche di chi pensi dubitando. E proprio questo essere-noto
sufficiente ricordare come convincentemente Agostino confuti gli scettici, dellessere costituisce la pi intima natura della verit.
dicendo che il dubbioso deve essere certo per lo meno del suo dubbio, e Nellatto del pensare, la consapevolezza svelata e presente a se stessa in
quindi del proprio pensiero, e perci in questo anche del proprio essere. una immediatezza tale, che le due parti di questa parola - Bewut-sein,
Linterdipendente stringenza di questo dato di fatto gli noto in modo essere-consapevole - non possono in nessun modo venire separate. Nella
tale che un atto di pensiero che vi obbiettasse potrebbe solo essere formale, consapevolezza non contenuta solo la caratteristica astratta della
vuoto, incompiuto da una qualsivoglia evidenza. Il dubbio a riguardo della coscienza, ma in modo altrettanto immediato anche lessere cui appartiene
verit si coniuga immediatamente in colui che dubita con la di essere cosciente, e proprio questo essere immediatamente scoperto e
consapevolezza previa della verit, perch proprio questo il presupposto presente alla consapevolezza. Il soggetto che pensa sempre anche un
inevitabile al suo stesso dubitare. E se anche il nostro scettico volesse soggetto esistente, che si riconosce tale. Sa dunque cosa sia essere.
radicalizzare il suo dubbio dicendo di non volerlo esprimere neppure come Possiamo soprassedere qui sulla domanda
unaffermazione, e provvedesse tutti suoi giudizi di un esponente che li
facesse valere non come verit, ma semplicemente come opinioni, incluso 28
anche quello sul dubbio quanto alla verit, ebbene anche cos ci avrebbe se al soggetto che pensa sia presente nella stessa immediatezza anche
guadagnato lessere delloggetto del suo pensiero. A questa domanda bisogner dare
27 una risposta in seguito; qui dove dobbiamo trattare del primissimo
approccio alla verit, ancora irrilevante. per il momento sufficiente
poco. Perch da un lato la vita lo induce continuamente ad esprimere
che anche solo in un unico punto la sfera delle nude, inessenziali,
opinioni e affermazioni rispetto alle quali egli deve per lo meno situarsi apparenze sia stata sfondata, e sia quindi lessere stesso ad apparire, e a
come colui che le ha poste, di modo che il problema solo rinviato, e presentarsi come tale alla consapevolezza. Cos data la dimostrazione
dallaltro non pu non riconoscere la reale possibilit che ha di esprimere che lessere pu venir scoperto e afferrato proprio nella sua caratteristica
la propria opinione, riconoscendo perci anche come valida la verit del
dessere. E cos, implicitamente, espressa anche la disvelabilit di tutto Se nel suo apparire veramente lessere stesso a svelarsi, e pu dunque
lessere. realmente testimoniare di se stesso nel suo disvelamento, allora si
stempera il sospetto di una mera sembianza, di un inganno, di una
La verit pu perci essere descritta inizialmente come essere-svelato,
menzogna, per fare luogo ad una certezza che per la consapevolezza il
essere-scoperto, essere-accessibile, essere-non-nascosto ().
riflesso della solidit, della validit, dellaffidabilit dellessere. un
Questo non-nascondimento significa entrambe le cose: che sia lessere ad
autentico conoscere perch il conosciuto autentico. Non si sta
apparire, come anche che lessere appaia. Che questa duplicit si risolva
inoltrandosi su di un terreno paludoso, ma si poggia sul terreno sicuro
in unit una caratteristica del disvelamento stesso, e in esso, della verit.
dellessere. La sicurezza affidabile che lessere conferisce consiste in
Lessere come tale non perci nascosto, come fosse un ignoto oggetto in
questo, che immediatamente sotto di esso c il nulla. Nel riconoscere
s, che non faccia sapere nulla di se stesso e del quale lapparire non
lessere, colui che conosce sa di avere di fronte a s il soggetto ultimo di
tradisca niente; e neppure lapparire un fluttuante miraggio, un riflesso
tutti i possibili predicati, di avere perci percorso tutta la sfera del
del nulla - o di un indecifrabile abisso - nellaer perso. Ben piuttosto,
conoscibile, e sa dunque che nulla fondamentalmente sfugge al suo
lessere stesso ad apparire, per quanto il rapporto che lo lega alla sua
conoscere, per lo meno nelle misura in cui si tratta di essere. La certezza
apparizione possa rimanere misterioso e indecifrabile, e la distanza fra i
di essere giunti fino alle frontiere del nulla, e che perci non si deve pi
due maggiore o minore, pi agevole o pi ardua da documentare. Lessere-
temere un oltre, un fondo sconosciuto che potrebbe mettere in questione o
disvelato (Enthlltheit) designa anzitutto una caratteristica assoluta
invalidare quanto gi si sia conosciuto, questa certezza conferisce alla
dellessere come tale. Ma racchiude in s una seconda caratteristica,
verit una seconda caratteristica: non solo , essere-disvelato,
relativa questa, perch immediatamente fa sorgere la domanda: a chi si
ma anche emeth:
svela lessere? Si potrebbe pensare che questa seconda considerazione si
affianchi alla prima solo a posteriori, sinteticamente, poich si pu ben 30
formulare limmagine di un ente che possedesse in s la caratteristica fedelt, costanza, affidabilit. Dov emeth, ci si pu fidare, ci si pu
assoluta della conoscibilit senza che per questo debba anche affidare. La verit agisce grazie a questa caratteristica in due diverse
29 direzioni: da un lato chiude, perch mette fine allincertezza e
allinterminabilit della ricerca, alle supposizioni e ai sospetti; per far
essere realmente conosciuto. Ma quanto pu valere per un ente, oggetto di
spazio, invece di questirrequietezza, alla forma dellevidenza,
conoscenza di soggetti concreti, non pu invece valere per lessere stesso
stabilmente fondata in s e nello stato di cose riconosciuto come disvelato.
ed il suo rapporto al conoscere. Vale qui piuttosto il fatto che se lessere
Daltro lato laver posto un termine allincertezza e alla sua cattiva infinit
fosse disvelato solo in s e non anche immediatamente per un soggetto
corrisponde allaprirsi di una vera infinit di feconde possibilit e
consapevole, non sarebbe in ultima analisi affatto svelato, ma piuttosto
situazioni: dalla verit resasi presenza scaturiscono come da un germe
nascosto e chiuso in se stesso. Che sia disvelato, analiticamente significa
mille conseguenze, mille nuove conoscenze; laffidabilit conquistata con
che lo anche per chi lo riconosce nel suo essere-disvelato. Questo
levidenza reca immediatamente in s la promessa di altre verit, essa
qualcuno il soggetto, a prescindere dalla questione se sia identico oppure
un portone dingresso, una chiave per la vita dello spirito. La caratteristica
no allessere disvelato, cio se lessere si disveli a se stesso oppure a un
di essere un inizio e unapertura che permette di uscire talmente
altro. Non appartiene al concetto della verit che tutto lessere sia
preponderante che emeth metter la sua prima funzione tipica, quella di
autocosciente, ma vi appartiene il fatto che tutto lessere si rapporti a una
chiudere, sempre e solo al servizio di questa seconda: la verit non
autocoscienza.
rinchiude mai chi la riconosca in uno spazio pi angusto; la verit piuttosto infinitamente pi grande della parte che ce n nota. Nel primo di questi
sempre unapertura, non solo su cio che essa stessa , ma su ulteriori due sentimenti, il soggetto racchiude in s loggetto, nella misura in cui
verit. La verit scopre lessere e perci anche le sue correlazioni, apre ci che afferrato trova posto nellatto dellafferrare da parte di colui che
prospettive in domini dellessere non ancora conosciuti, porta in se stessa afferra. Nel secondo invece il soggetto viene introdotto e iniziato ai segreti
un movimento che tende verso sempre ulteriori verit. delloggetto, la profondit e pienezza del quale possono essere
esplicitamente afferrati solo in minima parte, anche se sempre portano con
I due caratteri della verit, lessere-svelato e lessere-affidabile, sono
s la promessa di unulteriore susseguente iniziazione. Laspetto di
accomunati dal fatto che entrambi sono aperture, perch rinviano oltre s.
razionalit del momento iniziale, nel suo senso ristretto, trova il suo
Nello scoprirsi, lessente si apre per offrirsi alla conoscenza: ma non si
immediato completamento in questa apertura di prospettiva sul
apre per solo come questo singolo ente, esso si offre anche e ugualmente
conoscibile ancora sconosciuto, e addirittura conserva il suo carattere di
come essere, e in quanto essere. Cos ogni singolare, particolare apertura
razionalit solo nel momento in cui il singolo atto del conoscere emerga
di un ente reca in s la promessa della possibile rivelazione di tutto
dallo sfondo
lessere. Il fatto che la verit sia degna di fiducia e credibile invita
espressamente ad affidarsi a questa promessa di 32
31 del conoscibile in quanto tale, che pu anche non essere attualmente
conosciuto. Questi due momenti non si escludono a vicenda come il
apertura, a seguire la certezza che la verit trasmette, abbandonandosi al
razionale e lirrazionale, ma piuttosto lunit fra i due lindivisibile
movimento cui essa ha dato inizio. Cos si riesce finalmente a capire
struttura della ragione umana. La razionalit in senso stretto, come il
perch la verit implichi da un lato un trasparenza e una comprensivit
definitivo dischiudersi alla conoscenza di un singolo ente, esige come
totale mentre daltra parte non mai possibile rinchiuderla in una
condizione della sua possibilit la dischiusura di principio di tutto lessere
definizione. La verit comprensiva e quindi razionale, nel senso di una
noto. Solo sullo sfondo di questo essere, noto in s, ma indefinibile nella
delimitazione, perch lente si d cos come realmente, e perci proprio
sua infinit, pu in primo piano disegnarsi il rilievo della definibilit di un
una parte del mondo ad essere afferrata e colta nel suo senso e nella sua
singolo ente. Razionalit nel suo pieno significato esprime dunque
essenza. Ma questo pezzetto di mondo solo una piccolissima parte
entrambe le cose: sapere di possedere realmente un dato di fatto esistente,
dellessere nella sua interezza, e se in questo frammento lessere si svela
ma nel contesto di una totalit dessere che, pur essendo
radicalmente, nella sua totalit esso continua ad esserne immensamente
fondamentalmente disponibile alla conoscenza, concretamente la deborda
pi grande, e a conservare il suo segreto. Cos la verit di questo pezzetto
sempre.
sar una minuscola parte ritagliata dalla verit nella sua totalit, che sar
certamente rivelata totalmente nella sua verit particolare (perch ogni A questo rapporto di duplice inclusione fra soggetto e oggetto - nel quale
verit verit), ma nella sua interezza sar immensamente pi grande, e da un lato loggetto viene come catturato e circoscritto dal soggetto, e
nascosta, e proprio cos dester in colui che conosce il desiderio di un dallaltro lato il soggetto viene introdotto nella vastit del mondo
sempre di pi. Nella conoscenza vera si intrecciano due sentimenti, delloggettiva disponibilit dellessere alla conoscenza - consegue per la
apparentemente opposti: quello del possesso, che sorge per la chiarezza verit la caratteristica di possedere sempre due versanti, una caratteristica
luminosa con cui lo sguardo dello spirito domina ci che conosce, e quello da cui il suo destino sar profondamente segnato. Il concetto di
di essere travolti da qualcosa che allinterno della conoscenza stessa la dischiusura conteneva un versante assoluto e uno relativo: nella misura in
deborda, la coscienza cio di partecipare a qualcosa che in s cui lessere-dischiuso una caratteristica che appartiene oggettivamente
allessere, il soggetto conoscente ha da adeguarsi a questa dischiusura; in non consente che esso agisca comportandosi come un registratore
altre parole, la verit sar conosciuta nel momento in cui la conoscenza si oggettuale in alcuno degli atti nei quali la sua spontaneit trova
sar adeguata al dato di fatto (adaequatio intellectus ad rem) lasciandosi espressione, ma piuttosto come il con-creatore che lo determina. Se ci
misurare e determinare da esso. Nella proporzione che vogliamo disegnare fosse una sfera della conoscenza terrena nella quale il soggetto fosse
fra soggetto ed oggetto, la misura determinante sta perci dalla parte esclusivamente
delloggetto. Daltronde il soggetto non ha n il senso n il compito di 34
essere un semplice apparecchio registratore di stati di cose oggettivi. La
soggettivit nel suo senso pieno comprende la libert, lauto- commisurato dalla misura delloggetto e non anche contemporaneamente
ci che detta le sue proporzioni alloggetto, allora cadrebbe lanalogia fra
33 la conoscenza umana e quella divina. Cos la conoscenza creaturale si
determinazione, e lesplicarsi della sua efficacia creativa sul mondo distingue da quella divina, assolutamente creatrice, solo per il fatto che in
circostante. in funzione dei soggetti che ci sono degli oggetti, in essa la misura della verit appare come condivisa fra il soggetto e
funzione della loro reale conoscenza che essi sono offerti come possibili loggetto. La conoscenza creaturale sar sempre entrambe le cose:
oggetti di conoscenza, e cos sono correlati ai soggetti. E i soggetti non si ricettiva e spontanea, misurante e misurata. Questi due fattori possono
limitano a conservare chiusa in loro stessi la conoscenza, ma giudicano essere diversamente accentuati e distribuiti: la spontaneit della
riguardo alla verit come tale: solo nellatto che ponga sulla verit un conoscenza pu mettersi completamente al servizio della ricettivit,
giudizio si realizza verit in senso pieno: come possesso della dischiusura trasformandosi in una passivit apparentemente totale, per accogliere
dellessere di fronte ad una coscienza. E il centro di gravit della verit si quanto le viene offerto in modo il meno prevenuto possibile. Oppure, in
sposta: il metro di misura della verit resta loggetto, ma il soggetto a unaltra occasione, la stessa spontaneit pu esprimersi in una libera
misurare, e questa la sua propria, spontanea attivit creatrice. Ma non decisione creatrice su ci che in un dato stato di cose sia vero, o anche
basta. In quanto la dischiusura delloggetto ha un senso solo quando sia cosa in essa stessa debba essere vero. Ma in qualunque modo siano
rivolta a un soggetto conoscente, bisogna che si dica che loggetto trova distribuiti gli accenti: la conoscenza sempre sia misura di qualcosa, sia
pienamente il suo senso solo in questo soggetto, e che perci misurata da qualcosa, e in questa duplicit di una misura data e di una
questultimo a portare in se stesso la misura delloggetto. Alla libert e misura ricevuta sorge e consiste la verit. Nellatto del conoscere essa
alla mossa connaturale e spontanea del soggetto appartiene la possibilit viene sia generata dalla ragione (come intellectus agens) sia constatata
non solo di cogliere la verit, ma anche di porla. Lopera darte che uno (come intellectus passibilis). La verit si muove nello spazio fra queste
scultore o un compositore creano ha un contenuto di verit la cui misura due funzioni della ragione, costituendone lequilibrio: fra latteggiamento
sta nella concezione del suo autore. Identicamente avviene ovunque il del consegnarsi nellatto di percezione e di adeguazione, e quello di
soggetto determini a partire dal potere sovrano e creativo della sua libert decidere nellatto del giudizio.
e dalla sua sponataneit ci che ha da essere, e ci che ha da essere vero. Con ci abbiamo raggiunto un provvisorio concetto di verit. Questo
In questo il soggetto umano partecipa in modo particolare al potere-porre- concetto ci si documentato in tre stadi: inizialmente la verit ci apparsa
la-verit che appartiene alla ragione divina, la quale racchiude nelle sue come non-nascondimento e in questo come credibilit dellesistente nel
immagini archetipe la misura sia dellessere sia della verit di tutte le cose suo apparire. Questa caratteristica presupponeva che nellesistente che
che esistono. La soggettivit, con la quale conferita al soggetto umano appare si renda noto anche lessere nella sua totalit, ma non allo stesso
la libert e quindi il diritto a determinare liberamente il mondo circostante, modo di ci che fattualmente conosciuto in atto, quanto piuttosto nella
forma di un fondale che si possa sempre ulteriormente scoprire. Con ci 35
siamo giunti ad una polarit insolubile fra soggetto e oggetto, che si 35
circoscrivono reciprocamente, perch il soggetto viene introdotto nella
vastit del mondo della verit oggettiva in cui immerso, mentre
dalleminenza del suo punto dosservazione pu abbracciare con lo B. Il soggetto
sguardo e giudicare loggetto che di volta in volta gli appare. La forma pi
radicale di questa polarit si ha fra una posizione del soggetto che vedere La verit lessere in quanto scoperto e afferrato nel suo disvelamento,
loggetto e constatarlo (verit come ), e una posizione del soggetto o detto pi brevemente, la verit la misura dellessere. La sua misura
che invece creativit spontanea nel conferimento di misura alloggetto non pu venire applicata allessere dallesterno, come se gli fosse
(verit come ). estranea, perch al di fuori dellessere non c che il nulla. Lessere deve
piuttosto portare in se stesso la propria misura, rinvenirla su di s, e questo
suo essere-misurato non unaltra cosa rispetto al suo stesso essere-
scoperto. Nellesatta misura in cui esso si svela, diviene misurabile e
contemporaneamente capace di misurare con il metro della verit. Viene
poi chiamato soggetto quellesistente che pu misurarsi da s perch a
se stesso disvelato. In quanto scoperto a se stesso e non pi nascosto,
per se stesso luminoso, chiarificato, trasparente; il suo essere ha la forma
particolare dellauto-consapevolezza. Nellalone di questa luce il soggetto
pu misurare se stesso, e prendere da s la sua propria misura. E mentre si
riconosce essere afferra contemporaneamente cosa sia lessere in quanto
tale nella sua interezza; per questo nellatto di riflessione non gli
consegnata nelle mani solo la misura del suo essere proprio, ma la misura
di tutto quanto lessere. La misura con cui dora in poi misurer ogni
esistente sar la sua stessa luce, che in lui corrisponde al coincidere
dellessere con la consapevolezza, la compiuta commisurazione di ci che
a se stesso disvelato. In questa coincidenza, questa identit dellessere
con se stesso nella consapevolezza
36
nella quale il soggetto si costituisce come soggetto, gli diventa accessibile
sia la sua interiorit sia, radicalmente, ogni possibile ambito dellessere
esteriore. Lapertura di entrambe queste vie daccesso perfettamente
contemporanea ed esse sono completamente identiche. Se lapertura
dellaccesso allinteriorit soggettiva fosse primaria e quella allo spazio
degli oggetti esteriore solo conseguente, allora la misura con cui il
soggetto misura e giudica le cose sarebbe puramente soggettiva: essa c per essi alcun oggetto. Esseri con una interiorit incompiuta, come le
investirebbe di se stessa tutte le cose e non riuscirebbe mai a raggiungere piante, possono includere in s qualcosa del loro ambiente, ma senza
una conoscenza oggettiva. Se invece laccesso al mondo gli fosse aperto comprenderne anche lalterit come tale. Ad un livello ulteriore, lo stesso
prima che lo fosse il suo spazio interiore, non potrebbe possedere nessun vale anche per gli animali; la sensibilit li apre allesteriorit, essi
criterio con cui misurare gli oggetti, perch un simile criterio non pu comprendono altro da s, ma dal momento che non hanno autocoscienza,
essere altro che la compiuta commisurazione dellessere, cio non possono neppure situarlo come qualcosa daltro rispetto a s. Ma
lautocoscienza. Nella corrispondenza e nellidentit di entrambe queste alluomo, che con la consapevolezza di s riceve la misura dellessere, il
aperture, quella al s e quella al mondo, data la garanzia che sia la mondo si offre aperto come qualcosa che gli sta di fronte.
conoscenza di s, sia la conoscenza del mondo potranno essere veramente La ricettivit non significa per solo apertura nei confronti di altri esseri,
oggettive. ma intende esplicitamente anche la capacit di ricevere in dono la verit
In base allautocoscienza, cio alla riflessione, lesistente dunque aperto che loro propria. La capacit di ricevere la verit appartiene ai pi alti
sia nei confronti di s che nei confronti di altro. Ma questo altro si valori dellesistenza umana. Niente supera la gioia dello scambio e della
giustappone come oggetto rispetto al soggetto in quanto in possesso di comunicazione reciproca. Cos non sarebbe affatto un segno di perfezione
una sua propria legge essenziale, e con ci di una sua propria verit non quello di un soggetto che fosse di suo cos fornito di verit di ogni tipo,
deducibile dalla conoscenza generica dellessere come totalit, e che ben cos rimpinzato di verit da non aver affatto bisogno della comunicazione
piuttosto deve dichiararsi di suo per poter essere nota; e il soggetto di altri, e che perci di questultima non sapesse cosa farsene, se la verit
aggiunge alla sua precedente indeterminata apertura, come sua nuova fosse in lui innata, cos che al massimo potesse ritrovare al di fuori di s
determinazione, la possibilit di essere interpellato da questo oggetto, quello che gi in precedenza possedeva in se stesso. Sapere tutto in
affetto da lui, provocato alla conoscenza. Il soggetto diventa, nel senso pi maniera tale che non fosse pi possibile alcuna comunicazione, sarebbe il
generale di questa parola, ricettivo. sommo della noia, ed avere a che fare con un essere che dimostrasse di
possedere un simile sapere, sarebbe una cosa sprovvista di qualunque
La ricettivit in questa sua connotazione generale una precisa perfezione
fascino. E il rapporto con un simile essere non sarebbe reso pi
dellessere, e non esprime altro che il completamento corrispondente alla
sopportabile
autocoscienza. Essere ricettivo significa essere interpellabile da un essere
estraneo, essere aperto per qualcosa daltro che non il proprio spazio 38
interiore, avere finestre per tutto quanto , ed vero. La ricettivit se questi facesse finta di non sapere quello che in realt gi sa. Si pu forse
37 trattare cos dei bambini, ma un seria comunicazione della verit non pu
fondarsi su un simile facciamo-come-se come suo presupposto. Per
significa la possibilit di ospitare nella propria casa qualcosa di estraneo,
poter sperimentare e gustare tutta la ricchezza dellessere, occorre una
e la capacit di saperlo anche trattare adeguatamente. Quanto pi
povert specifica, la disponibilit a ricevere dellaltro, dellulteriore, la
compiutamente dunque un essere possiede se stesso, tanto pi sar libero,
capacit di ascoltare il rivelarsi dellaltro, il convincimento di poter e
accessibile e recettivo per quanto lo circonda. Esseri senza
dovere sempre imparare. Una spontaneit che non volesse essere nel
consapevolezza, come un sasso, non hanno alcuna ricettivit. La loro
contempo anche ricettivit, sarebbe un potere senza amore, un donare, ma
essenza loro preclusa, e essi non sono perci neppure capaci di
non se stessi, e cadrebbe sotto la maledizione con cui Zaratustra maledice
accogliere ci che li circonda; dal momento che non sono soggetti, non
se stesso nel suo canto notturno:
Luce son io: se solo fossi tenebra! Ma sta in questo la mia solitudine, un essere- gi-sempre-coinvolto con il mondo circostante. Lunit dellio
nellesser circoscritto dalla luce... come soggetto sempre anche l unit dellappercezione, la quale si
realizza nel giudizio che sinteticamente attua la conoscenza delloggetto.
Sta in questo la mia povert, che la mia mano mai non riposa dal donare;
sta in questo la mia invidia, nel fatto che vedo occhi pieni dattesa e notti Certamente con ci descriviamo gi la forma particolare della ricettivit
rischiarate dal desiderio. umana, della quale si usa supporre che sia lespressione di un essere
incompiutamente spirituale. In una simile valutazione sopratutto
O infelicit del datore di doni! O ottenebramento del mio sole!
considerata la determinazione della conoscenza umana da parte della
O brama di bramare! O famelicit di essere saziati!7 sensibilit corporeo-organica. Non vi dubbio che un simile legame
Perci la verit di Zaratustra gli porge il consiglio: Devi diventare pi intralci e oscuri la pura spiritualit della conoscenza umana. Questo non
povero, o saggio insipiente! Una povert che potesse nuovamente perch ricettiva in quanto tale, ma piuttosto per la particolare forma che
ricevere, ricondurrebbe alla vera vitalit della verit, che non pu la ricettivit vi assume. Perci limmaginare una conoscenza puramente
sussistere senza uno scambio reciproco. Il soggetto che possedesse in s spirituale che fosse priva di ricettivit una costruzione monca, che
tutta la sua verit sarebbe colpito dalla maledizione di re Mida: non deruba il puro spirito di una parte essenziale della sua congenita
potrebbe trovare ovunque se non se stesso e la sua verit. Come il re Mida perfezione. La ricettivit specificamente umana si determina come
non poteva mangiare, perch ogni cibo che toccava si trasformava in oro, imperfetta solamente per la sua partecipazione alle forme di conoscenza
cos un simile soggetto non potrebbe ricevere nessuna verit senza infraumane, che non sono spirituali
riconoscerla come la sua propria e gi conosciuta. Una vera spontaneit 40
esige perci unaltrettanto vera ricettivit, come comunque questa possa
e che corrispondono al legame che lanima umana ha con la vita
pi dettagliatamente venire compresa.
vegetativa e sensibile, determinata dal corpo. qui che la disponibilit del
39 soggetto ad aprirsi a verit a lui estranee non spontanea, ma
Si pu compiere un altro passo. Occorre comprendere la contemporaneit determinata nel suo destino dal fatto che pu essere, o di fatto scassinato
fra il prendere coscienza di s e la dischiusura del mondo come loro intima dal modo in cui, a partire dalle inferiori vie daccesso dei sensi, fluiscono
indivisibilit. Non occupandosi in solitudine anzitutto di s che il nel suo spazio spirituale una vita e una verit ad esso estranee. Tale
soggetto finito coglie alla propria luce la misura del proprio essere, imperfezione non determinata dal fatto che il soggetto umano sia
riconoscendo magari anche di avere la capacit di afferrare alcune verit orientato alla verit del mondo in modo ricettivo, ma piuttosto dalla
estranee al di fuori del proprio io. No, piuttosto nella contemporaneit modalit con cui questa relazione primaria si esplica. Ma anche qui
dellattuale essere interpellato da parte di una verit altra che si prende occorre grande prudenza, prima di dichiarare imperfetto un qualche
coscienza di s. Il metro dellessere, nella forma dell autocoscienza, viene aspetto della conoscenza umana. Perch anche la sensibilit, alla quale si
trasmesso al soggetto solo quando un richiamo estraneo lo suscita a imputa usualmente la ricettivit, a suo modo attiva e spontanea, cos
misurare con questa misura una verit altra. La soggettivit non in come la ragione, alla quale invece si attribuisce un ruolo di spontaneit,
nessun istante un permanere solitario e autosufficiente in se stesso, ma ricettiva in quanto apprende, come intellectus possibilis. La spontaneit
8 riporto il testo originale: da alles Sein an sich selbst gelichtet sein mu. (NdT)
verit nella cui luce egli misura loggetto, verit che non altro se non la 46
radura stessa dellessere, non limitata alla puntiformit della sua essa ne partecipa, ma in quanto non essa stessa il metro infinito che
autocoscienza. Sa misura, la sfera della verit divina le rester trascendente.
45 Non possibile perci parlare di una conoscenza immediata di Dio, o di
che mentre adopera il suo proprio metro per conoscere loggetto, non unintuizione immediata della verit divina. Immediata per il soggetto
utilizza per questo un metro soggettivo, ma partecipa invece a un metro solo levidenza della propria contingenza, ma in questa stessa
oggettivo, ultimamente infinito e assoluto. Sa dunque che nella sua contingenza, che gli fa conoscere immediatamente il fatto di non essere
funzione di misuratore viene contemporaneamente anche misurato dalla Dio con tutta la chiarezza che si possa desiderare - e senza che occorra per
verit dellessere in quanto tale, dalla quale completamente compreso. questo affatto parlare di una velata intuizione del divino - in forza di un
La sua luce una limitata partecipazione ad una luce infinita. Il suo legame causale implicito e come presupposto di tutta la realt e verit del
pensiero scorre negli argini del pensiero infinito dellessere, e pu essere mondo portata alla sua coscienza anche lesistenza di una sfera di
impiegato come metro solo perch esso stesso misurato da un metro non assoluta identit. Non c conoscenza di Dio che non passi attraverso la
pi a sua volta misurabile, ma infinito, e origine della misura di tutto. contingenza dal mondo, ma non c neppure una via che conduca pi
direttamente a Dio che non questa. Se la trascendenza di Dio non ci fosse
La misura infinita e immisurabile sta nellidentit fra il pensiero e lessere
originariamente nota come fondamento del nostro esistere, non potremmo
divino, la cui presenza la condizione necessaria di qualsiasi soggettivit
mai dallesistenza del mondo concludere che ci sia Dio.
e di qualsiasi conoscenza finite. Senza mai potere applicare questa stessa
piena misura - perch la pienezza dellessere non appare al soggetto finito Che il soggetto debba necessariamente aspettare un oggetto a lui estraneo
neppure lontanamente realizzata n in s, n in un qualunque oggetto che semplicemente per potere accedere allatto della conoscenza, fa percepire
gli appaia - esso pu misurare solo alla luce di questo metro, dal quale nel modo pi acuto possibile questa trascendenza. Per attingere fino a
esso stesso misurato. In ogni atto di autocoscienza, come in ogni atto di quella somiglianza con Dio che lautocoscienza, egli inizialmente
conoscenza oggettuale, esso riconosce perci implicitamente Dio (omnia sospinto via da s, in territorio straniero. E diverr cosciente della sua
cognoscientia cognoscunt implicite Deum in quolibet cognitio. De somiglianza con Dio esattamente nella misura in cui riconoscer di
Veritate q.22 a 2 ad 1), allo stesso modo in cui non pu riconoscere s e dipendere da altro, e ammetter perci la propria creaturalit. La pura
le cose se non attraverso Dio. Ma altrettanto riconosce che n il suo disponibilit, potenziale e indifferenziata, quale il suo stato prima della
conoscere, n lessere delle cose sono lessere divino, il quale non si conoscenza, non pu che attuarsi nellatto di servizio ad un oggetto, il
rapporta alla consapevolezza come un suo accrescimento, ma come la quale a sua volta si documenta essere, per la sua finitudine e misuratezza,
misura al misurato, e non si rapporta alloggetto come una sua dilatazione, qualcosa di creaturale.
ma come il suo presupposto trascendente. Cos per il soggetto sar Nellatto del soggetto diventa cos visibile una necessaria analogia con il
certamente dischiusa la verit, che in quanto verit toccher sempre la soggetto infinito, ma in modo tale che questa sua analogia non pu in
sfera dellassoluto, dellinfinito, del divino. Ma essa non gli sar dischiusa
nessun caso diventare unidentit.
in modo tale che la misura di verit affidata al soggetto diventi linfinita
verit divina stessa. In quanto questa misura essa stessa misurata 47
dallinfinita verit divina, Mentre per il soggetto conoscente si accresce la conoscenza del mondo e
della verit che vi si trova, si accresce nel contempo anche il suo sapere
rispetto alla propria non-divinit. La potenzialit attivo-indifferenziata questelementare distanza fra lio e Dio, non si capirebbe come mai gli
aperta a ogni verit, che il punto dorigine del suo conoscere la verit, oggetti che emergono nellambito del soggetto non siano da questultimo
non pu essere da lui oltrepassato. Egli pu avvicinarsi allideale che interpretati come forme, espressioni e apparizioni dellio, e riconosciuti
lidentit divina unicamente distinguendosene sempre pi chiaramente. come tali; non si capirebbe dunque perch gli uomini, nella loro
Diviene ora finalmente possibile comprendere il senso ultimo del carattere quotidianit, non siano dei convinti idealisti. Che essi non lo siano affatto,
di apertura e di promessa della verit, perch si vede come vi si esprima e che invece attribuiscano alle cose conosciute al di fuori di s una
linsuperabile analogia fra Dio e la creatura: quanto pi il soggetto sussistenza e una validit propria, senza che nessun argomento possa
conoscendo accresce la propria certezza nella verit, tanto pi gli appare convincerli del fatto che questaffermazione abbia ragioni solo
grande la distanza fra la sua misura misurata e la misurante misura divina. pragmatiche, eventualmente da superarsi in una qualche prospettiva
La verit propria allessere creato non tanto il possesso della verit speculativa, che cio essi invece approvino, riconoscendola come corretta,
assoluta, quanto piuttosto la disponibilit a riceverla e concepirla sempre lintenzionalit della conoscenza nella sua primaria direzione di uscita dal
di nuovo. Concepisce la propria autocoscienza l dove a partire soggetto, tutto ci trova il suo ultimo fondamento nel fatto che nellatto
dallobbediente indifferenziazione nei confronti delle verit possibili se ne originario in cui colgono se stessi come soggetti si percepiscono come
esce da s per servire la verit del mondo. nella distanza dalla verit posti e afferrati, confrontati e sottoposti ad un Altro. Precisamente in
divina che diviene consapevole della sua prossimit ad essa. Lapertura questo spazio aperto fra Dio e la creatura dal timore reverenziale
totale e infinita della verit, la cui essenza proprio unapertura a compaiono le altre con-creature nellindipendenza del loro essere proprio.
dimensioni sempre pi ampie, non si chiarisce agli occhi dellessere creato Nel momento in cui il soggetto finito deve decidersi a riconoscere la
se non a partire dal fondamento ultimo che la verit del suo stesso essere- propria finitezza rispetto allinfinit di Dio, deve anche decidersi a
creato, a partire cio dal suo proprio obbediente essere-a-disposizione concedere lindipendenza allessere delle altre creature. Rispetto a Dio,
(potentia oboedientialis) rispetto alla verit divina. Ma questa apertura, e riconoscer che tutto lessere non gli ignoto, senza per essergli anche
anzi in special modo questa, egli non la possiede da se stesso: persino ci aperto nella sua totalit. Perci sar facilitato a formulare unammissione
che in s gli appare come pi radicalmente opposto alla forma divina di bruciante umilt riconoscendo che anche un oggetto finito gli potr
dellessere e della verit, diviene comprensibile solo a partire essere noto, senza che debba perci anche essergli accessibile nella sua
dallanalogia con lessere divino: anche questultima apertura opera e intimit. Lidealista panteistico, che in qualunque modo sia
dono della verit di Dio, che tutto apre. Il rapporto di familiarit con la 49
verit, che gli fa riconoscere presente in ogni incontro finito con gli oggetti
del mondo lampiezza sempre maggiore della verit divina, dilata il pone lidentit fra il soggetto finito e quello infinito (e lo pu solo in forza
soggetto finito secondo le dimensioni di questultima. del fatto che Dio sufficientemente magnanimo da non opporgli
unobiezione) dimostra la sua inconsistenza di fronte al fatto
48 dellintersoggettivit, al fatto irriducibile che i soggetti finiti sono una
Nellelementare differenza allinterno dellautocoscienza fra la verit molteplicit. Solo il riconoscimento dellanalogia fra Dio e la creatura
dellio e la verit del soggetto divino da cui infinitamente compresa rende sopportabile lulteriore analogia tra i diversi centri di autocoscienza
(cogitor ergo sum come forma fondamentale del cogito ergo sum), e di possesso di verit. La verit appare allora come distribuita nel mondo
fondata infine anche la possibilit delloggettivazione di oggetti estranei su un numero indeterminato di soggetti, che stanno originariamente in una
in quanto tali, cio lintenzionalit della conoscenza. Se non ci fosse posizione di disponibile apertura luno nei confronti dellaltro, in
reciproca attesa che si partecipi loro quella parte di verit che Dio ha loro s una correlazione al soggetto al quale lessere, di fatto, sia disvelato.
destinata come partecipazione alla sua propria verit divina. In questa Solo dal momento in cui il disvelamento non solamente possibile, ma
reciproca apertura luno nei confronti degli altri, e in questo essere- fattuale, lessere chiarificato in se stesso e commisurato come tale. La
disponibile, i soggetti finiti rispecchiano la misura pi alta di quanto il misura e la luce sono per le due indivisibili caratteristiche della verit.
mondo creato pu cogliere dellinfinita apertura della verit divina. Perci non possibile supporre che un ente abbia misura, e con ci
conoscibilit, senza stare nella luce di un suo reale essere-misurato.
Questa condizione facilmente realizzabile l dove un ente prenda da se
stesso la sua propria misura e in essa divenga a se stesso chiaro, cio l
C. Loggetto
dove loggetto immediatamente anche soggetto. Ma non tutti gli oggetti
sono anche soggetti, perch ci sono oggetti che sono invece chiarificati
Di primo acchito sembrerebbe che sulloggetto della conoscenza ci sia solo per altri, e non per se stessi. E secondariamente, come si mostrato,
poco da dire. Lunica condizione che il soggetto sembra porre alloggetto anche il soggetto si chiarifica solo nella misura in cui si dedica ad un
per permettergli di accedere alla conoscenza sembra essere questa: che oggetto, che in s pu anche essere un soggetto, ma che nella misura in
esso si trovi in un qualche modo, diretto o indiretto, allinterno della sfera cui oggettivato, non lo . Un essere consapevole di s pu diventare
dellessere. Dal momento che il soggetto conosce solo rispetto allessere oggetto della consapevolezza di un altro, senza che per ci che a lui
come tale, e che questa lunica forma a priori del suo conoscere, sembra stesso presente in modo oggettivo coincida immediatamente con quanto
che loggetto soddisfi alla condizione della propria conoscibilit con il viene oggettivato dallaltro. In tal modo la questione della
fatto di essere. Ma questa semplice determinazione necessita di un pi commisurazione delloggetto posta a prescindere dal soggetto
preciso esame, che verter sulle condizioni di conoscibilit delloggetto, misurante.
le quali non devono necessariamente coincidere con le condizioni della
conoscenza stessa. Nella storia della teoria 51
9 Balthasar scrive qui: Es steht fest, da die allmhliche Annherung der Lichtung, Durchleuchtung, Erhellung des Seins. [NdT]
Seinsstufen an die geistige Daseinsform gleichbedeutend ist mit einer inneren
allora proprio nel mondo degli spiriti, cio l dove lintimit personale essere simile allopera darte di un artista terreno: si eleva al di l delle
dovrebbe raggiungere il suo compimento, verrebbe meno la possibilit convenzioni dellespressione linguistica e porta in fronte il segno della sua
stessa di una tale intimit. Nel regno di questi esseri non ci sarebbe unicit creativa. Cos come questa lingua pu solo essere quella di Haydn
segreto, non ci sarebbe un aprirsi spontaneo dello spirito come vero 106
avvenimento personale. Qualunque discorso, qualunque scambio fra
questi esseri liberissimi si ridurrebbe o di Mahler, cos la parola di un angelo pu essere detta solo da questo
angelo. La verit non cessa con questo di essere universalmente
105 comprensibile, ma resta lespressione dello svelamento di un essere
ed essere la comunicazione di un qualcosa di gi noto, di gi posseduto, e spirituale, che come tale comprensibile a tutti quelli che sono svelati a
sarebbe per ci stesso superfluo. se stessi. Ma essa definitivamente sottratta allambito della mediocre,
impersonale tiepidezza nella quale si vive per lo pi fra gli uomini,
Lapproccio di Tommaso, il quale ha considerato gli esseri puramente
elevandosi invece ora totalmente nello spazio della libert e dellessere
spirituali come distinti luno dallaltro in modo esclusivamente qualitativo
personale. Corrispondentemente alla libert del dirsi, occorre contare su
(come species), era una buona cosa. Veniva sottolineata con forza la loro
una libert dellaccogliere: latteggiamento dellofferta di s in chi parla
unicit e irripetibilit, anche se in parte a discapito delluomo, per il quale
implica latteggiamento corrispondente di offerta di s in chi ascolta. E
unindividuazione quantitativa puramente materiale non potr di per s
neanche lascolto del puro spirito pu essere concepito senza un momento
quasi pi distinguersi da quella degli esseri infraspirituali. Meno felice
di fiduciosa fede che presuppone la verit.
stata lidentificazione di questi esseri spirituali, distinti per la specie, con
idee sussistenti, e anche il semplice paragone con esse. Perch con questo Solo ora che abbiamo percorso tutti i gradi dellintimit spirituale, con un
spostamento si espongono al grave pericolo di venire svalutati a contenuti ultimo sguardo verso lalto possiamo supporre anche nellinfinito spirito
intelligibili (noemata) del tutto sprovvisti di segreto, spogli di qualunque del Creatore la libert assoluta e lintimit. Dio il puro essere-per-s, che
pienezza interiore, come pure di ogni spontaneit. Di contro, il mondo non necessita di nessunaltro essere. La sua luce eterna pienezza a se
angelico non pu venir rappresentato che come la pi alta forma creaturale stessa, non si perde riversandosi al di fuori di s per natura, piuttosto,
di libert, e questo anche per quanto riguarda la verit. Che un angelo parli, quando vuole partecipare se stessa, si rivela per sua libera disposizione.
e la sua parola sar un avvenimento creativo ben al di l di quanto non lo La parole creatrice sia, che causa di ogni essere extradivino, pu essere
sia la parola delluomo. laccadere di un qualcosa di elementare, che unicamente una parola espressa nella libert assoluta. E cos anche la
non sconvolge solo luomo, ma anche la pi intima essenza dei suoi rivelazione di Dio contenuta nella creazione, per quanto essa avvenga
fratelli, che gli sono uguali per specie. Pone un inizio, qualcosa che non attraverso la natura creata, resta unopera della libert. Di questa libert
aveva precedentemente luogo nel sapere a priori di altri spiriti. Molto parla ogni fiore, ogni montagna, ogni uomo. In quanto creatura, ogni
meno di quanto un uomo non possa leggere nel pensiero di un altro uomo, essere creato rivela certo necessariamente il Creatore, ma esso rivela con
un angelo pu avere accesso al nobile spazio interiore di un altro angelo, ci il proprio esistere come non-necessario, e rivela perci la libert del
se questi non glielo apre in piena libert. Perch anche il linguaggio Creatore. Nella misura in cui la creatura, conformemente alla sua pi
corporeo, che spesso tradisce il pensiero lasciando trasparire molto di intima essenza, non pu non parlare del suo Creatore, la sua contingenza
quanto spirito, negli angeli viene meno. Nel loro discorso, la parola un per la ragione creaturale una valida traccia
atto libero, libero non solo nellintenzione, ma anche nella modalit 107
espressiva, nella forma che la parola assume. La parola di un angelo deve
dellevidente e necessaria esistenza del Creatore. Ma la rivelazione del interamente nel possesso della conoscenza. Ciascun essere e ciascun
Creatore che di necessit la creatura testifica, non porta lo spirito creato evento ha significato, carico di senso, espressione e segno. Il rapporto
che alla soglia del mistero insondabile della sua interiore essenza. Davanti fra il fatto che si documenta alla luce del giorno e il retroterra a cui
allintimit della vita personale in Dio, la conoscenza naturale di Dio si rimanda e dal quale sorge, da un lato non sopporta alcuna frattura, e
arresta irrevocabilmente. E si rende necessaria che una nuova rivelazione dallaltro non sopporta neppure che i due poli siano fatti collassare luno
di grazia partecipi alluomo che vi si apre nella fede il permanente mistero nellaltro. Il significante non consente di essere totalmente assimilato al
di cosa nella sua pi intima essenza sia Dio. significato, ma neppure di esserne realmente distaccato. Dal riconoscere
lintimit dellessere matura proprio questo importante contenuto di
conoscenza.
Questa affermazione basta per rigettare come insostenibile qualunque
2. La segretezza dellessere
divisione fra il bene e lessere in due regni distinti, e anzi per rigettare una
Da ci che precede consegue con grande chiarezza che quanto pi sono simile divisione come mortifera per il segreto dellessere. vero che da
preziosi e rilevanti gli esseri che esistono, tanto pi vengono circondati da un lato lessere creato non necessario, e che la sua esistenza resta
una custodia che, come a proteggerne la sacralit, li sottrae alla presa di esteriore alla sua essenza. Ma la distinzione fra essenza ed esistenza non
chi non sia iniziato. Solo unintelligenza refrattaria a quanto nobile e alla ha affatto lo stesso significato di quella fra bene ed essere, dal momento
protezione che necessariamente tale nobilt esige si lamenter perch che lesistenza, come essere dellessenza, deve avere gli stessi suoi tratti,
quanto vi di migliore nascosto. Forse finir con il confondere tale e deve perci avere parte a quanto ne determina il valore. vero ancora
caratteristica con una carenza di razionalit, e parler perci che non tutti i valori vengono realizzati: si danno scopi esigenti che
dellirrazionalit di tutti quegli oggetti che non sono accessibili sembrano restare come sospesi al di sopra della realt, senza mai
allanonima, pubblica conoscenza di chicchessia. Ma il castello di un re giungere a realizzarsi in essa. Ma con ci non certo detto che non
non inaccessibile solo perch a pochi consentito visitarlo. Ogni verit esistano valori realizzati nella realt, o che la realt come tale sia
razionale, ma non ad ogni intelletto consentito conoscere ogni verit. sprovvista di un carattere di valore. Piuttosto, la scissione fra valore ed
Cos come fra gli uomini esistono segreti, che se svelati in modo indebito essere dovuta a quello stesso gruppo di ideologie moderne che gi
vengono profanati nella loro pi intima essenza, vanificando lo scopo al precedentemente stato caratterizzato con la scissione fra intelligenza
quale erano destinati, cos anche in ogni essere e in ogni conoscenza c pratica ed intelligenza intuitiva, espressione di una forma di rassegnazione
un segreto che esige di essere rispettato. davanti allessenziale problema che lessere pone. Il moderno pensiero
Questo carattere di segretezza proprio ad ogni essere dato insieme alla tecnico suppone di essere venuto a capo di tutto un ambito dellessere, e
sua interiorit, cos come stata or ora descritta. la dimensione crede di poterlo dominare fino al punto che non possa pi nascondergli
dellinteriorit a far s che non possano esistere solo nudi dati di fatto che alcun segreto. pur vero che un essere conosciuto fino in fondo e di parte
si esauriscano nella loro fattualit, senza svelare oltre s un rapporto a una in parte non ha pi segreti per colui che lo conosca, ma non ha perci pi
profondit di senso, senza avere un altro significato, diverso da quello neppure un fascino che stimoli ad occuparsene ancora,
piattamente evidente, 109
108 non ha pi valore. Quanto pi dunque si diffonde la persuasione che sia
e che, sciolti da qualunque nesso, fossero nella loro pura fattualit possibile venire a capo di un certo ambito dellessere, tanto pi si
allontaner anche la sfera dei valori, che dora innanzi rappresenter un sempre qualcosa di pi di quanto non venga fattualmente realizzato. Un
qualcosa di pi alto, di trascendente, qualcosa che non sar possibile uomo resta essenzialmente lo stesso dalla culla alla tomba, anche se
dominare con la sola razionalit. E di fronte alla conoscenza del fattuale, fattualmente cambia continuamente. Eppure anche la sua essenza
totalmente priva di segreti, la sfera dei valori richieder perci una forma partecipa di questo cambiamento. Senza che sia possibile costatare una
specifica di conoscenza: la sensibilit per i valori. soluzione di continuit, la sfera essenziale si estende dalla realt fino
allidealit, dalla figura che si informa nellesistere, mutando nel tempo e
Ma la scissione di queste due sfere si fonda su una barbarica
nello spazio, fino allidea che sovrasta ogni cambiamento reale,
semplificazione delle cose. La considerazione dellintimit dellessere,
fornendogli la sua norma. Qualunque tentativo di istituire una distinzione
che appartiene alla sua struttura essenziale in tutti i diversi gradi della sua
precisa fallisce davanti allinsolubile reciproco rapportarsi fra loro delle
gerarchia, permette di concludere che la conoscibilit delle cose non solo
due sfere. Tanto quanto inevitabile ricorrere al fenomeno della polarit
ne sopporta benissimo il carattere di segretezza, ma addirittura, che non
per poter spiegare lessere, altrettanto impossibile intendere questo
da esso divisibile. La verit discoprimento dellessere; ma anche quando
fenomeno secondo lo schema mentale di una composizione, come se
ci che si scopre discopre s, continua ad essere pi del suo stesso
fosse il costrutto di diverse parti o elementi.
svelamento. Le cose non sono mai rivelate a un punto tale da non potersi
pi ulteriormente rivelare. Un certa circostanza pu essere interamente La polarit lassoluta reciprocit dessere dei poli che determinano la
conosciuta, ma una circostanza non un essere esistente, solo uno dei tensione reciproca. E ci visibile nel modo pi inequivocabile nella
suoi molteplici aspetti in connessione con moltissimi altri, i quali non sono polarit fra essenza ed esistenza nellessere finito. La loro connessione
a loro volta tutti conosciuti. lintimit delle cose a determinarne il tale, da costituire nella sua unitariet il mistero stesso dellessere finito, e
valore. Qui esse sfuggono alla nuda quantificazione, questo le fa uniche, da frustrare ogni tentativo di identificare solo uno dei poli come sede di
piene di segreto e degne di essere amate. Qui esse sono pi che non nuda questa misteriosa segretezza, allo scopo di impadronirsi poi dellaltro
fattualit. Daltra parte il loro apparire esteriore non si lascia distaccare in come se ne fosse del tutto sprovvisto. Si sarebbe indotti a identificare la
alcun modo dal loro nucleo essenziale; e infatti questultimo non pu sfera dellinteriorit delle cose con la loro segreta essenza, che non
rivelarsi altrimenti che in ci che appare. Perci quanto appare partecipa potremo mai conoscere totalmente, - e si adduce il fatto che la nostra
essenzialmente al valore della sfera intima, e per colui che conosce esso ragione sia discorsiva e non attrezzata per vedere le essenze - mentre
ha linestimabile valore di essere un accesso allessenza, addirittura una la sfera dellesistere fattuale nella sua indivisibile semplicit non
rivelazione dellessenza stessa. sembrerebbe porre alcuna questione. Noi tutti infatti sappiamo bene cosa
sia esistere. Lesistere in fondo un concetto cos elementare da
Quanto lapparenza esteriore non si lascia distaccare dallessenza interiore
sconsigliare per la sua stessa evidenza manifesta qualsiasi spiegazione e
come da un qualcosa di puramente fattuale, altrettanto non consentita
analisi ulteriore. Come pensava Husserl, il pensiero filosofico pu,
rispetto allintero essere esistente, che sarebbe fattuale, lastrazione di
allinizio,
un non-esistente regno dei valori
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110
mettere semplicemente fra parentesi lesistere, per dedicarsi interamente
o di un dover-essere. Perch gi allessenza delle cose appartiene un
al campo che gli pi congeniale, quello dellindagine delle essenze. E
genere di essere che non semplicemente assimilabile a quello
forse questo itinerario condurr poi ad affermare che anche il porre
dellesistenza, intesa nel senso di fattualit constatabile. Lessenza
lesistenza non che una fondazione derivata dal mondo essenziale.
Oppure come fanno alcuni pensatori, lesistere pu essere considerato la sfera dellesistenza solo per se stessa. Ci che inevitabilmente doveva
come ci che sempre gi noto, e pu perci essere supposto e messo da accaderle, ed immancabilmente le accaduto, che nel focalizzarsi sulle
parte nel corso della ricerca, oppure al contrario pu essere invece singole categorie dellesistenza non ha potuto far altro che darne una
abbandonato sulla strada come un resto del tutto irrazionale, imbarazzante descrizione essenziale. Quando uno cercasse di cogliere il pi spoglio dato
per il pensiero concettuale, un qualcosa che irriducibilmente si prenda desistenza (Da) , non pu farlo altrimenti che dicendo ci (was) che esso
gioco di ogni sforzo logico che tenti di analizzarlo. La filosofia .
esistenzialista si opposta con ragione ad una simile semplificazione della E avviene uno strano fatto: sia lessenza sia lesistenza, non appena
questione. Lesistenza non in ultima analisi divisibile dalla sfera delle
ciascuna venga considerata concettualmente, indicano entrambe laltro
essenze. Indagare il carattere dintimit di un singolo ente, porre la polo come luogo del proprio segreto. L dove la sfera essenziale
domanda circa la sua unicit, e quella sulla sua personalit, significa porre considerata il campo di ricerca in senso proprio, si premura essa stessa di
nello stesso tempo la questione sulla sua esistenza e sulla sua essenza. Nel far sapere che non concettualmente esaurita fintanto che non si sia risolto
nucleo pi intimo della domanda sullessenza, l dove il pensiero vien anche lenigma dellesistere. E dove invece si suppone lesistere come gi
posto davanti allabisso dellessere particolare, emerge inaspettatamente e noto, esso rimanda allintimit dellessere, come a ci la cui eterna
di bel nuovo, quando si era creduto di averlo lasciato fuori, il problema superflua ricchezza superer sempre qualsiasi concettualizzazione.
dellesistenza. E se anche tutto di unessenza fosse stato racchiuso in Ognuno dei due poli ha in s un momento concepibile, che
concetti: una domanda troppo intrusiva respinta da una spada infuocata
immediatamente rinvia oltre s allaltro polo come a ci che invece resta
brandita con maest abbacinante, perch pur sempre inconcepibile resta la inconcepibile. In questa reciproca supposizione di essenza ed esistenza
realt di questessenza. diventa sempre pi esplicito il mistero dellunico essere, che nel suo esser-
Che il pensiero si disponga ad essere intelligente quanto vuole, che ci e nel suo esser-tale si discopre in modo sempre nuovo, per dimostrare
costruisca altissime sommit speculative a riguardo dellessere e in questa sua rivelazione come esso sia sempre anche ci che nascosto,
dellessenza, della libert e della necessit, riuscendo anche a ci che di pi di quanto non se ne riveli. Un pensiero che non frema
raggiungerne la sintesi: baster il semplice dato di fatto che una qualche davanti al permanente mistero dellessere, davanti al mare della verit, che
cosa ci sia, che una cosa emerga dal nulla, che la sua esistenza venga per sua stessa essenza non pu essere esaurito, non ha compreso nulla n
preferita al suo non-essere, che abbia linconcepibile grazia di essere di s, n del proprio oggetto. Lessere nella sua totalit ha stabilmente la
presente e di offrirsi come oggetto alla conoscenza, perch come davanti caratteristica di essere pi di quanto non se ne sia colto concettualmente.
alla pi alta rivelazione esso sia scaraventato gi da cavallo. E non sar Possiede questa caratteristica perch ha una caratteristica ancora pi
per un segreto diverso, estraneo a quello dellessenza, che invece gli misteriosa, quella di essere pi di quanto esso stesso non sia. Pur non
sarebbe ben nota, ma per lincandescente nucleo segreto dellessere in cui essendo irrazionale, sempre pi di quanto unintelligenza ne possa aver
racchiusa ad un tempo lintimit segreta dellessenza. colto. Lessere finito non ha infinit, eppure non sar mai possibile
possederlo in modo tale da
Per quanto riguarda
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non poter pi aver da concepire niente a suo riguardo. Come una grazia
la reciproca dipendenza fra i due poli e il loro supporsi lun laltro, la
che lo accompagna nel cammino, ha ottenuto di partecipare
filosofia dellesistenza ha mostrato dove conduca una ricerca che indaghi
allinesauribilit della suo origine. Reca in s una ricchezza che non pu
essere dissipata come fosse una somma finita di denaro. Con nessun essere questa caratteristica del soggetto, in quanto la soggettivit significa
si arriva ad una conclusione, e anche se si trattasse della pi piccola mosca, anzitutto uno spazio aperto verso lesterno, il quale anche da sempre
del sasso pi ordinario, possiede una segreta apertura attraverso la quale posto sotto sequestro dagli oggetti dai quali occupato, mentre il suo
gli fluiscono dalleterno sempre nuove provvigioni di senso e di aprirsi spontaneo, o anche il suo chiudersi, sempre e comunque
significato. successivo rispetto alla sua prima apertura. La posizione da cui la
conoscenza parte, per cui il soggetto come un luogo ospitale nel quale le
E cos anche la sfera dellesserci stata coinvolta nella libert della verit.
cose possono dispiegare se stesse, perdurer anche in tutto ci che avverr
Non solo la sfera dellessenza, come sfera dellintimit, a possedere un
successivamente. E se ci nonostante occorre parlare della libert del
segreto che la protegge e la custodisce dallinvadenza della conoscenza,
soggetto della conoscenza, ci non pu avvenire che in senso relativo, un
mentre la sfera dellesistenza delle cose le sarebbe completamente
senso che non metter mai in questione la sua ricettivit primaria. E
abbandonata, senza nessuno scampo. Anche il fatto di esserci appartiene
neppure la spontaneit del pensiero spirituale potr sganciarsi interamente
ai titoli di nobilt di unessenza e allimpossibilit di racchiuderla in
da questa ricettivit. I concetti, se sprovvisti di intuizione, sono vuoti; ogni
concetti, ed essa potrebbe sempre rimandare a questultimo suo segreto,
contenuto di conoscenza, anche quando superi il sensibile, ha avuto
anche quando tutti gli altri fossero stati scoperti, ed esso si opporrebbe a
origine dai sensi. E infine, il soggetto non libero di pensare quel che
qualsiasi risoluzione definitiva. Lesserci probabilmente la rivelazione
vuole. Non ha la libert delloggetto, il quale pu rivelarsi oppure
pi incontrovertibile dellessere, ma nello stesso tempo cos
chiudersi nel suo silenzio. Il soggetto per sua struttura deve orientarsi
meraviglioso da essere anche il suo nascondimento pi impenetrabile.
secondo la norma di ci che gli si rivela. Il dono essenziale che il soggetto
Nessuna conoscenza potr mai venire a capo del miracolo di unesistenza,
riceve nella conoscenza il poter cogliere in se stesso le cose cos come
e se anche un amante credesse di conoscere veramente come sia lamato,
sono. Pu arricchire ed ampliare la sua propria limitata pienezza attraverso
non potrebbe per mai fare a meno di ringraziarlo ogni giorno per
la pienezza altrui, quella degli esseri che come lui sono, e cos diventare
linconcepibile miracolo che il fatto del suo esserci.
grande, un riflesso dellintero universo. Per ottenere un tale bene, colui
che conosce deve prima di tutto disporsi a servire le cose.
Eppure la conoscenza anche spontaneit, e in essa si esprime linteriorit
B. La libert del soggetto del soggetto. Se nellatto del conoscere non ci fosse nessuna libert, non
potrebbe neppure
La verit dellessere, considerato in quanto oggetto della conoscenza, il 115
suo disvelamento di s, che andato assumendo sempre pi la forma della
libert. La rivelazione di s divenuta un gesto affidato allessente stesso, trattarsi di un atto spirituale. E cos anche per il soggetto finisce col porsi
alla sua responsabilit. E con ci pare quasi che, rispetto a quanto se ne lidentica domanda che si posta a riguardo delloggetto.
pensa di consueto, il rapporto fra soggetto e oggetto sia stato capovolto In quanto persona, il soggetto ha anzitutto la libert di rivolgersi a quegli
nel suo contrario. Loggetto non pi il materiale impartecipe della oggetti che voglia accogliere dentro di s per conoscerli. Pu considerare,
conoscenza, il cui supporto attivo e creativo sarebbe il solo soggetto, e si leggere, scegliere come oggetto della sua ricerca ci che corrisponde alla
trasforma invece esso stesso quasi nel partner attivo, mentre il soggetto, sua propria tensione alla conoscenza. Pu ritagliarsi, allinterno
per la sua originaria ricettivit, sembra venir confinato al ruolo di dellinfinito ambito di ci che conoscibile, quella parte che a lui pare
unindifesa passivit. Abbiamo sottolineato con forza e fin dallinizio
adeguata, e che andr ad integrare la particolare sfera che egli vorr possibilit positiva di accogliere liberamente qualcosaltro.
considerare la sua immagine del mondo. E poich pu rivolgersi A una chiusura liberamente posta di fronte ad una verit intempestiva,
liberamente alle cose, possiede nel contempo anche la libert di corrisponde lapertura liberamente scelta rispetto a una verit ricercata,
distogliersi da quelle che non gli corrispondono, che egli trova di disturbo che invece si ben disposti a ricevere. Questa apertura, questa
o superflue per la costruzione del suo mondo spirituale. Se anche molto di inclinazione a muoversi incontro alla verit, un requisito essenziale
quanto penetra nel campo della sensibilit vi si introduce senza esservi perch si costituisca e riesca pienamente latto della conoscenza. dunque
stato invitato, al soggetto resta pur sempre la possibilit di vagliare questa un momento squisitamente intellettuale, che determina e pu favorire la
moltitudine, di lasciare la maggior parte di tutto ci come in anticamera,
conoscenza. Ma questo non impedisce affatto che sia nello stesso tempo
e di dedicarsi al proprio interno solo a ci che ora desta il suo interesse. un momento della libert e della volont, e di fare perci ingresso nella
Questa chiusura alla maggior parte di quanto ci assedia, questa severa sfera delletica. Cos, la semplice preferenza per ci che uno conosce e
censura che lo spirito esercita rispetto al materiale fornito dai sensi, indica con cui formula la sua immagine del mondo condeterminata dalla sua
senzaltro anche la limitatezza della nostra potenza conoscitiva, che non libera disposizione etica nei confronti del mondo e delle domande ultime
sa accogliere nellangusta sua coscienza che una piccolissima parte di dellesistenza. Egli possiede la visione del mondo che preferisce avere,
quanto le offerto; ma nello stesso tempo anche la dimostrazione della nella misura in cui il vaglio di ci che si propone al suo spirito non avviene
libert ordinante e costruttiva dello spirito, che si sceglie fra tutta la massa senza il concorso della sua libert. Non accade mai che la volont prenda
di materiale offertole solo quello che le conviene per la costruzione del
possesso solo a posteriori di una conoscenza che fosse gi acquisita,
suo edificio spirituale. La libert di scelta non sta solo nel preferire certi scegliendola e valutandola solo in un secondo tempo, no, essa piuttosto
elementi e nel rigettarne altri, ma comporta anche la notevole capacit di partecipe dellatto stesso della conoscenza, che in quanto tale un atto del
potere liberamente sorvolare su ci che a quella costruzione non si adatti. vagliare e del preferire. Ci sono sempre uninfinit di possibilit secondo
Si pu non accorgersi affatto a livello spirituale di ci che a livello dei le quali sarebbe possibile considerare un oggetto. Quale di queste io
sensi si costretti a vedere, addirittura non si d unappercezione in cui scelga, dipender a quale fra esse mi spinga maggiormente la mia
una simile cernita e scelta non avvenga. Appartiene alla nobilt dello predilezione.
spirito il non essere costretto a frequentare
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Questa osservazione ci conduce ad unaltra, che ci consente di penetrare
nessuno senza averne scampo. Pu ricusare di aver a che fare con tutta una la libert nel modo in cui essa si realizza nello spazio della conoscenza
serie di inessenziali dati di fatto per dedicarsi ad un pi alto compito al spirituale. Non solo la scelta delle singole conoscenze condeterminata
servizio della verit. un segno distintivo di colui che veramente conosce, dalla volont, ma laprirsi stesso del soggetto non pensabile senza che vi
il fatto che abbia deciso una volta per tutte di non volere sapere tutta una giochi un momento della volont. Va da s che il suo aprirsi non pu
serie di cose, e con ci stesso proprio anche non le sappia per nulla. Una essere considerato un gesto di libera scelta personale; esso piuttosto la
smemoratezza produttiva come a sua disposizione grazie alla quale, prefigurazione naturale nella volont (voluntas ut natura) di ci che sar
negando laccesso a quelle cose, consente alle conoscenze essenziali di la libert personale (voluntas elicita). Se un soggetto non volesse nulla,
venire innanzi in vece loro, formando il mondo della verit come fosse un non potrebbe neppure mai conoscere niente. Parte della sua volont
bassorilievo vivente. In forza della possibilit negativa di trascurare impiegata nella ricerca della conoscenza e qui, quando essa sia raggiunta,
qualcosa per questo tipo di dimenticanza, compare in piena visibilit la si esaurisce; ma unaltra parte corre parallela alla conoscenza, e al di sopra
di essa, utilizzandola come un mezzo per raggiungere i suoi fini. Solo nella possibile pensare che esista una conoscenza senza la volont, cos non
traiettoria gi messa in atto dalla volont pu realizzarsi lopera della possibile pensare la verit senza lamore. Lamore non un aldil della
conoscenza. E qui si incontrano le due domande a riguardo del senso del verit, nella verit ci che le assicura oltre qualunque suo svelamento un
soggetto e di quello delloggetto. Nelloggetto, la verit consisteva in una segreto sempre nuovo; il perdurante di-pi-del-gi-saputo, senza del
crescente rivelazione di se stesso, nella quale ci che si rivela resta sempre quale non ci sarebbe nulla n di conosciuto n di conoscibile; nellessere
maggiore e pi ricco di quanto nella sua manifestazione non se ne riveli. ci che non consente che sia mai ridotto a un puro dato di fatto, ed ci
Questo movimento non per diverso da quello dellinteriore diradarsi e che non permette alla conoscenza di adagiarsi in se stessa, mettendola
illuminarsi dellessere, per il quale loggetto diventa soggetto. Allora, dal invece sempre al servizio di qualcosa di ulteriore. Il concetto di amore
punto di vista prospettico del soggetto, possiamo constatare come appartiene al concetto di verit, cos come quello di volont appartiene al
completamento che, oltre il dato di fatto della sua apertura, sta il suo concetto di conoscenza. cio ben possibile che anche chi non ama
movimento di aprire-s, e che cio al di l della sua luminosa lucidit riconosca correttamente delle circostanze. Ma la sua ragione
intelligente, sta la sua permanente volont di apertura di s, di accessibile paragonabile alla vista di un miope: nitida, addirittura acuta per quanto
dischiusura. E neppure in questa prospettiva c irrazionalit, come riguarda il particolare, ma incapace di cogliere pi ampie prospettive di
sarebbe se si considerasse il campo del pensiero come limitato e verit. Non un caso se si dice del diavolo che astuto e stupido ad un
determinato, mentre quello della volont sarebbe illimitato e tempo. Perch la verit piena non raggiungibile se non nellamore, la
determinante. Una voluta dischiusura non in quanto tale per nulla vera visione della verit pu averla solo uno che ami. Solo un amante pu
irrazionale, essa ben piuttosto il pi alto e definitivo senso della ratio essere disposto a dischiudersi veramente e con ci portare a compimento
stessa: lultima giustificazione per ogni essere nella sua essenza e nella il movimento nel quale sorge la verit dellessere. Solo un amante in
sua esistenza, il fondamentale pre-supposto al quale qualunque ulteriore grado di rispondere gratuitamente alla domanda e al richiamo di un altro
costruzione deve riferirsi, e senza del quale 119
118 che gli si affidi, gli si apra, e magari cerchi presso di lui aiuto. E compie
lessere e quanto avviene resterebbe incomprensibile e senza senso. Ci cos a sua volta il movimento nel quale sorge la verit della conoscenza.
che , ha un senso solo se ha un essere-per-s, ma cio-che--per-s ha Si pu perci dire che la verit sgorga dallamore, che lamore pi
senso solo quando possiede il movimento della comunicazione, della originario, pi onnicomprensivo della verit. Esso il fondamento della
condivisione di s. Lessere-per-s e la comunicazione sono in effetti una verit, perch la spiega e la rende possibile. Eppure non si pu dire che
cosa sola; insieme essi costituiscono lunica e indivisibile, chiara radura lamore ci fosse prima della verit, o che sarebbe concepibile senza la
dellessere10. Ma questo significa allora che il senso dellessere verit. Perch lapertura che di s attuano lessere e il conoscere, il cui
nellamore, e che dunque anche la conoscenza non spiegabile se non nome in modo originario quello di amore, porta immediatamente anche
attraverso lamore e in funzione dellamore. Che un oggetto sostanziale il nome di verit.
voglia dischiudersi per rivelarsi, e che un soggetto voglia aprirsi per Ma per il momento ci occupa anzitutto la libert del soggetto, intesa come
ricevere una percezione, la duplice forma di un unico dono di s, che la possibilit di volgersi in modo personale alloggetto, potendogli come
manifesta se stesso in questi due diversi modi. E cos si guadagna venire incontro con unattenzione particolare. Bench essa appartenga
levidenza che non possibile dividere lamore dalla verit. Come non
10 Balthasar scrive: Ja, Fr-sich-sein und Mitteilung sind sogar ein und dasselbe; sie bilden zusammen die eine, untrennbare Lichtung des Seins. [NdT]
esplicitamente alla libera decisione di colui che conosce, questa attenzione come in tribunale si sta sul banco dellimputato, sapendo, come unico dato
parte integrante della piena riuscita della relazione di verit. E pu, in positivo, che il giudizio sar imparziale. Ma una simile giustizia non
forza della duplice caratteristica della verit prima descritta, assumere due sarebbe per il soggetto propriamente un andare allincontro, non sarebbe
forme diverse. un movimento della conoscenza verso loggetto. Eppure stato descritto
precedentemente come le cose debbano compiere se stesse allinterno
Il volgersi cosciente e libero alloggetto della conoscenza ha anzitutto il
della sfera della soggettivit. Questo spazio loro destinato e messo a
carattere di vero e serio essere-disponibile. Come se il soggetto
disposizione affinch abbiano a svolgere alcune delle loro potenzialit pi
accantonasse tutta la sua soggettivit, per disporsi a non essere altro che
determinanti, che non possono invece rappresentare altrove. Lapertura
pura apertura percettiva per loggetto. In questa rinuncia a quanto
del soggetto rispetto alle cose stato descritto inizialmente, al livello della
proprio per potere cogliere meglio quanto estraneo a s, si situa lo
natura, come non volontario. Ma qui esso si erge nella sfera della libert.
smantellamento di tutto quanto pregiudizio, e di quanto impedisce la
E occorre che le cose che devono potersi esprimere nel soggetto, si trovino
pura concezione delloggetto. Ed necessario un impegno non piccolo
qui anche a loro agio, come fossero a casa loro. Potrebbe darsi da parte
della spontaneit del soggetto perch questo non voglia essere altro che
delle cose qualcosa come un pudore nel disvelamento di s, e sarebbe
capacit daccoglienza, ricettivit. Il soggetto rinuncia alla sua propria
allora compito del soggetto vincerne la timidezza grazie alla cortesia
parola per non udire altro che la parola della cosa stessa. disposto a non
dellinvito rivolto ad esse. Non raro che dei penitenti vengano dal padre
interrompere il discorso delle cose che vogliano esprimere se stesse. Si
confessore senza osare esprimersi
proposto
121
120
e preghino il prete in questi termini: Mi interroghi lei. E cos pure latto
di esercitare la giustizia nei confronti delle cose. Questa volont di
di conoscenza pu avere il compito di sostenere e aiutare loggetto ad
giustizia gi un gesto damore, perch alla propria propriet e alla
attingere alla sua verit. Perch accade spesso che una cosa attenda di
propria verit, preferisce la propriet e la verit altrui. Nella relazione di
essere conosciuta in un modo che non quello con cui essa stessa si
verit latteggiamento determinato a volere ascoltare realmente non potr
conosce. Entra al cospetto di colui che conosce con una grande aspettativa
mai essere superato. Esso rester lineliminabile base sulla quale tutto il
nel potere del suo conoscere. Vorrebbe essere colta con uno sguardo dello
resto si costruisce, e bisogner tornare a verificarne la saldezza, perch
spirito che le svelasse ci che ha di pi intimo, davanti al quale potesse
qui che si documenta lautenticit e la sanit dellamore, anche se verr
mostrarsi nella sua nudit senza patirne danno, cos come un paziente si
compresa poi nella forma di un altro atteggiamento.
spoglia davanti al suo medico. Lo spogliarsi non fine a se stesso, ma
Nella misura in cui infatti latteggiamento di giustizia gi unespressione piuttosto il medico deve poter rilevare e riconoscere sul corpo nudo
dellamore originario, si trasforma in un altro, nel quale loriginariet qualcosa che il malato forse percepisce, ma non capace di definire. Il
dellamore si esprime pi esplicitamente. Se questo secondo medico possiede uno sguardo esperto con cui vede cose realmente
atteggiamento non la correggesse, la possibilit di volgersi liberamente presenti, ma che nessuno al di fuori di lui pu, dal nascondimento in cui
alloggetto potrebbe pervertirsi in qualunque momento, e diventare una sono, portare alla luce del sole. Anche un modello si spoglia davanti
fredda oggettivizzazione, come un pesante silenzio che imponga il timore, allartista, nellattesa di essere da lui guardato in un modo in cui nessun
e nel quale risuonasse come sperduta e priva di protezione la voce altro saprebbe guardare, in un modo tale come neppure il modello stesso
delloggetto. Le cose starebbero di fronte a questo tipo di conoscenza saprebbe vedere se stesso quando per caso si vedesse allo specchio.
Questo sguardo cos particolare, dal quale tanto si attende loggetto, della verit di quanto gli stato proposto. Al comando dellamore, osa
conduce a penetrare allinterno del sacrario della conoscenza. essere ci che avrebbe potuto essere, ma che da solo non avrebbe mai
stimato possibile. Ma lamante considerer sempre come oggettiva
Per descriverlo correttamente, occorre porre due affermazioni
limmagine che indica allamato. Egli lo sa: la possibilit che vede
contemporaneamente, senza che una possa disgiungersi dallaltra: questo
incarnata nellamato, essa non viene inventata dallamante, ma
particolare sguardo, che non possibile al di fuori dellinclinazione
semplicemente costatata. Perderebbe ogni valore ai suoi occhi se dovesse
amorosa del soggetto, nello stesso tempo uno sguardo oggettivo e ideale.
considerarla solo un prodotto della sua capacit immaginativa. Questa
La grande speranza delloggetto della conoscenza che sia possibile
immagine era solo nascosta nellamato, e deve giungere lo sguardo
lunit di queste sue due propriet. Spera di poter attingere, allinterno
dellamore per poterla far emergere dal profondo. Cos, lamante
dello spazio offertogli da un altro essere, allidealit che gli impossibile
considerer la realizzazione dellideale sempre e solo una prodezza
realizzare da se stesso. Sa, o ha sentore, di ci che potrebbe essere, di come
dellamato. Se riesce, si rallegra per avere sempre saputo che lamato ne
ci siano in lui gloriose possibilit. Ma per poterle realizzare ha bisogno di
capace, e di non essersi sbagliato a suo riguardo.
uno che le creda possibili, anzi no, che le veda gi essere nascostamente
presenti, oggettivamente, ma visibili solo a chi ritenga la loro 123
realizzazione possibile, e cio a colui che creda e ami. Ci sono alcuni che Lamato al contrario, sapr che la realizzazione delle sue migliori
aspettano solo uno che li ami, per diventare ci che possibilit non sono merito suo, ma frutto dellopera creatrice dellamore,
122 che gliene ha dato labbrivio, gliene ha mostrato limmagine ideale nello
specchio, e gliene ha dato la forza. In questo avvenimento creativo ogni
avrebbero potuto essere da sempre. anche possibile che solo lamante,
distinzione fra oggettivo e soggettivo risulta inadeguata. Limmagine che
con questo suo sguardo misterioso e creatore, scopra nellamato delle
lamore ha visto e innalzato come uno stendardo senza alcun dubbio
possibilit del tutto ignote a colui che le possedeva, e che sarebbero
unimmagine delloggetto. Non delloggetto com, ma come potrebbe
risultate a lui non credibili. Questi somiglia a uno di quegli alberi a
essere. la realt ideale e non reale delloggetto. E questa realt ideale
spalliera che non possono portare frutto se non sono sostenuti nella
non esiste da alcunaltra parte se non nellamore di un soggetto. Solo in
crescita da pali e filo di ferro ad essi del tutto estranei.
questo spazio lideale pu svilupparsi. Non esiste nessuna realt ideale
Lautentico mistero della libert nella conoscenza perci questo. E come fluttuante nelletere, in un qualche impersonale e astratto regno dei
tutti i veri misteri, un mistero dellamore. Limmagine ideale di ci che valori. Il luogo proprio di queste immagini ideali lamore personale di
conosciuto, che lamante conosce per amore, altrettanto oggettiva un altro essere.
quanto soggettiva. E non soggettiva in quanto non corrisponderebbe alla
Porre una tale immagine, e lentamente o rapidamente realizzarla, deve
verit; soggettiva perch solo in grazia di un soggetto la sua verit
essere considerata a tutti gli effetti un atto di creazione, nel quale lamante
diventa verit reale e oggettiva, cos come un frutto non pu giungere a
e lamato agiscono di concerto tendendo a dare forma allideale proposto.
maturazione se non in un determinato clima. Se colui che conosce non gli
Quando si realizzasse una corrispondenza, o anche solo
indicasse lideale, al conosciuto non sarebbe mai venuta lidea di tendervi,
unapprossimazione somigliante, in questa loggetto avrebbe attinto alla
oppure sarebbe venuto meno cammin facendo perch il tentativo gliene
sua propria verit, ci che in esso era nascosto disvelato, il possibile
sarebbe parso fantastico alleccesso. Occorre il credere e la fiducia animati
realizzato, e tutto ci lattuazione della sua idea originaria. Ma lidea
dallamore di colui che conosce perch anche il conosciuto creda e si fidi
stessa stata contemplata ed espressa creativamente dallamante; il suo
ideale a conferire realmente forma allamato, tanto che dora innanzi ha valenza, non ha peso, non legittimata ad esistere. come se fosse
lamato sar grato allamante per ci che , come a colui che gli ha donato radiata ed esiliata dal cosmo delle cose esistenti. Non le viene tributato
la vera immagine di ci che egli . lonore della conoscenza. Non le viene data tanta importanza da far s che
debba essa stessa svelarsi, come se potesse possedere una propria verit
Lassimilazione dellimmagine formulata nel reale alloriginaria
che possa essere intesa seriamente. Per il fatto che non le si presta
immagine ideale non avviene per gradi. Non si realizza in modo che si
attenzione, per il fatto che non le viene data loccasione di disvelarsi, si
possa, da un periodo allaltro, identificare quanto sia avanzato il processo
elabora in modo attivo e efficace la sua nullificazione. Un essere a cui
di assimilazione, per esempio in modo proporzionale agli sforzi e
venga negato il diritto a disvelarsi, e cio il diritto alla verit,
allimpegno che ci mette loggetto, che con zelo si preoccupasse di
raggiungere limmagine posta come obiettivo. Una simile 125
124 alla lunga viene distrutto dalla mancanza daria e di luce. Ci che non-ha-
da-essere viene trattato dallamore come qualcosa a cui lessere di diritto
concezione del gesto creativo che la conoscenza amorosa, resterebbe
non appartiene, e che si punisce nel modo migliore semplicemente non
completamente prigioniero della raffigurazione che abbiamo dato della
considerandolo. La rappresentazione ideale ha quindi come sua
prima possibilit inerente al conoscere libero. Secondo questultima, colui
controparte una sorta di estinzione dellimmagine reale. E lamato deve
che conosce si limiterebbe a proporre al conosciuto unimmagine con una
attenersi a questa duplice azione creatrice della conoscenza amorosa. Per
sorta di giustizia impartecipe, mentre lascerebbe che lassimilazione ad
raggiungere quellideale che viene trattato come fosse la sua realt, egli
essa fosse integralmente opera delaltro. Ci che nel suo conoscere vi di
non deve far altro che agire come se quello gi fosse realt; per lasciare
produttivo si limiterebbe allimmagine conosciuta, e si esaurirebbe in
che il reale che deve essere estinto possa davvero scomparire, non deve
questa, lasciando il gesto della realizzazione alloggetto conosciuto. Ma
far altro che comportarsi come se gi non esistesse pi. Lamato deve
questa non sarebbe conoscenza amorosa secondo la piena accezione di
prendere piena coscienza di ci che accade nel processo creativo della
questa parola. No, nellamore ben piuttosto limmagine proposta a
conoscenza dellamante. Deve sapere che questi ha conosciuto la sua
contenere essa stessa una forza di realt e di realizzazione. Lamante
carente realt, che dunque a questo riguardo un conoscitore oggettivo, e
considera limmagine la vera realt dellamato, e orienta in tal senso il suo
non invece uno che preferisca abbellirla o che ne sia ingenuamente
agire. Egli tiene fisso lo sguardo sulla vera immagine dellamato, lo
innamorato. Deve quindi sapere che il movimento dellamore partito da
interpella in funzione di questa immagine, lo tratta come se esso stesso
un momento di conoscenza oggettiva in cui al reale stata fatta
fosse quellimmagine. E non considera laltra immagine, quella reale e
giustizia, ma che questo punto iniziale lo ha abbandonato, ormai gli
imperfetta. Ma non come se una cieca ebbrezza, quale d
volge la schiena, e in sua vece tiene alta la realt dellideale come quella
linnamoramento, lo ingannasse e gli facesse vedere la realt e lidealit
valida e vera. Deve sapere: in forza di costui, che mi conosce nellamore,
come realmente assimilate nellamato, sorvolando invece sulla sua reale
io dora innanzi sar un altro. Per il potere di questa affermazione, lamato
incompiutezza. Egli vede la distanza, e nello stesso tempo la trascura. Non
trover a sua volta la forza di portare a compimento la sua trasformazione.
gli interessa dettagliare gli errori dellamato. E trascurandoli, permette che
vengano superati. E con ci si guadagnata una conoscenza dalle innumerevoli
conseguenze: nel conoscere e nella verit non c solo qualcosa da
Lascia che limmagine reale e incompiuta dellamato semplicemente
scoprire, ma anche qualcosa da nascondere, e da coprire. Non c niente
sprofondi nel non essere. Allo sguardo dellamante questa immagine non
di pi sbagliato dellidea che si debba approcciare ci che non-ha-da-
essere smascherandolo nella sua verit solo apparente. Nessun errante aprono. Sar in grado di portare a compimento
verr mai corretto per il fatto di essere sollecitato a prestare attenzione ai 127
suoi propri errori. Egli potr diventare capace di concepire un dispiacere
per la sua reale condizione solo considerando lideale. E solo sapendo che questavventura creatrice? E non correr il pericolo di proporre agli
lideale, che gli pare irraggiungibile, oggetti degli ideali fasulli, i suoi convincimenti soggettivi, dando loro
occasione di smarrirsi o di venire sedotti? Non ha forse bisogno il soggetto
126 stesso per realizzare questopera in cui crea la verit, di unimmagine-
anticipatamente considerato nella conoscenza di un altro soggetto come guida secondo la quale possa formulare lideale del conoscere?
la realt vera, trover il coraggio di tendervi. Stupefatto, costater che Un conoscere che non sia immagine derivata, ma immagine originaria
possibile ci cui non avrebbe mai osato credere: lannientamento della della realt, che cio non sia misurata dalle cose, ma le misuri invece essa
realt che non-ha-da-essere in forza di una creazione della conoscenza. Si stessa, appartiene in prima istanza a Dio. Il conoscere di Dio crea la verit;
abituer a comprendere che ricadendo nei suoi vecchi errori vive in una pura spontaneit, senza che vi si mescoli alcuna ricettivit per qualcosa
realt ormai superata, e non pi reale. E solo in questo modo, attraverso che venga dalle cose conosciute. La verit posta dal suo conoscere la
una conoscenza che nasconde, possibile essere daiuto allamato. Il non misura della verit delle cose. Il conoscere umano non pu ambire a porre
voler vedere questo dato di fatto una delle imperdonabili mancanze della una verit originaria intesa in senso assoluto. Ma conforme alla legge
psicoanalisi, come pure della maggior parte delle scuole di psicologia
dellanalogia dellessere e a quella della causalit seconda che Dio
applicata. Con la sola analisi non si ottiene alcuna verit, per quanto possa condivida con la creatura qualcosa della sua potenza creatrice, anche
propalarsi in modo realistico quanto viene scoperto. Resecando il vivente nellambito della verit. Se luomo possedesse una funzione conoscitiva
nelle sue parti si distrugge la vita. Nel discoprire ci che gli dei hanno per che fosse esclusivamente misurata dalle cose, da questo punto di vista egli
clemenza nascosto con loscurit della notte e con lorrore non si non sarebbe pi una causa, ma solo un effetto. Il suo apporto sarebbe
costruiscono condizioni favorevoli alla vita. Solo quando le radici della limitato a rendere possibile la pura riproduzione di verit esistenti.
pianta restano nascoste nella terra, la sua corona di rami pu svilupparsi Luomo verrebbe s arricchito dalla conoscenza di quanto c nel mondo
sanamente. E cos fa parte della verit del vivente che una parte di s debba intorno a lui, ma senza avere alcuna possibilit di intervenire egli stesso
necessariamente restare nascosta. E appartiene alla verit dellessere
per conferire forma alla verit delle cose. Il suo potere in quanto causa
spirituale libero che una parte di s venga di necessit consegnata alla seconda non gli apparterrebbe che nellambito dellazione, e non invece,
dimenticanza. Non ogni verit ha la pretesa di valere in eterno, e vi come per Dio, anche in quanto soggetto della conoscenza. Oppure
abbiamo gi accennato in precedenza. Il cosmo ordinato della verit si glielo si accorderebbe per determinate limitate tipologie di conoscenza,
costituisce solo nella scelta e nella preferenza: molto di quanto nascosto come per esempio quella artistica, nella quale egli avrebbe il potere di dare
deve essere portato alla luce, e molto di quanto discoperto deve essere forma ad un brano di realt secondo unidea liberamente prodotta. Ma pare
riposto nuovamente nello stato di nascondimento. che in questo modo non si renda alla legge dellanalogia dellessere quanto
dunque chiaro che un simile rapporto creativo con la verit pone luomo le dovuto. La potenza attiva che Dio ha conferito alle sue creature non
di fronte a una serissima responsabilit. Non deve disporsi a conoscere pu esercitarsi nellambito della verit solo accidentalmente; occorre che
solo ci che , ma anche ci che ha-da-essere, ed al suo conoscere che possieda un significato pi centrale di quanto non le venga comunemente
affidato il compito di conferire validit e realt a ci che ha-da-essere. Egli riconosciuto.
deve proporre unimmagine-guida agli oggetti che pieni di fiducia gli si
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Bisogna che ci sia unanalogia della conoscenza creatrice, e in questo sta
la chiave per rispondere alla domanda a riguardo dellimmagine-guida per
la quale si genera lideale. La conoscenza che Dio ha delle cose quella
originaria e normativa in senso assoluto. Egli possiede in s lidea delle
cose. E questa limmagine giusta, non perch Dio veda le cose in modo
pi oggettivo che non noi, ma perch limmagine che Dio realizza in
quanto tale quella vera, al contempo soggettiva e oggettiva. Poich Dio
guarda cos le cose, esse devono essere cos come Egli le vede. La
conoscenza creativa delluomo deve volgere il suo sguardo a questa idea
delle cose, che riposta in Dio. Solo in Dio un uomo pu guardare un altro
uomo vedendolo come dovrebbe essere. E solo muovendo da Dio pu
proporgli la sua immagine ideale. Solo indicando Dio pu incoraggiarlo a
corrispondere a questa immagine. Se tutto ci lo facesse senza Dio, laiuto
fornito non sarebbe altro che presunzione e vanit. Si arrogherebbe di
essere migliore e pi intelligente del suo prossimo; esigerebbe che questi
si legasse totalmente allideale prescrittivo di unimmagine, senza avere
in quanto uomo n il potere n lautorit di pretendere questassolutezza
da un altro uomo. Senza Dio, questo sommo atto dellumano conoscere
risulterebbe irresponsabilmente prometeico. Solo quando possibile
indirizzare gli uomini a Dio, quando si render credibile ai loro occhi il
fatto che limmagine che lamore ha conosciuto quella che Dio
custodisce per ciascuno di loro, solo allora sar possibile cominciare a
partecipare allopera di dar forma alla verit del mondo. Per questo
occorrer che si sia imparato, o meglio, che si sia ricevuta da Dio la grazia,
di amare gli uomini in Dio stesso, di guardarli nella sua prospettiva, l
dove nella loro origine limmagine della conoscenza e limmagine
dellamore coincidono.